12mesi - brescia - aprile 2011

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N. 4 ANNO

III // april

e 2011

1,00

PENSIERI DI

Franco Gussalli Beretta Gianluca Delbarba Alessandro Fogazzi Federica Quaranta Luigi SavelliStRaDE E quaRtIERI

Via Corsica Via Dalmazia Castel Mella

HINtERlaND vIaggIo IN PRovINcIa

Carpenedolo Castiglione d/S Montichiari

GIOCARE PER VINCERE?UNA LEVA PER BRESCIA I PIRATI DELLA RETE

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7 DODICI MESI // aprile 2011

IN QUESTO NUMerO

Editoriale Una no tax area per le famiglie Prodotto & mercato Franco Gussalli Beretta: Il vero asset aziendale? La formazione continua Luigi Savelli: Il peggio passato Alessandro Fogazzi: Too Late, un successo partito da New York Gianluca Delbarba: La crisi? Si vince con il gioco di squadra Federica Quaranta: Una chiave di violino che apre la porta dei sogni Strategia dimpresa Una leva per Brescia La siderolatria bresciana rosa Silicon Valley Bacheca Pompea cresce nell'intimo e nella moda mare Inchiesta: Giocare per vincere?

9 11 13 18 21 24 27 30 32 35 43 46 47 51 55

63 Strade e quartieri: via Corsica e via Dalmazia, tra vecchio e nuovo 69 Hinterland: Castelmella, il paese del grande boom 74 Viaggio in Provincia. Il triangolo della Bassa orientale: Montichiari, Carpenedolo, Castiglione delle Stiviere 89 Tu e il fisco 91 Conciliazione: pensieri sparsi in favore 98 Pelo e contropelo 101 I pirati della rete 105 Verso una cultura globale 107 Gruppo Amerigo Viaggi: Trentanni di attivit 110 Qui & l 113 La pup di Fido e altri tab 117 Sapori del Garda 119 Harley Davidson: cambio di tendenza 122 Gentile Farmacista 124 Specchio delle mie brame 127 Videoteca 128 successo

Mensile di attualit, economia, inchieste, opinioni e cultura da Brescia e dal mondo. Aprile 2011 Anno III - Numero 4 Rivista mensile - 1,00 Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia tel 030.3758435 - fax 030.3758444 www.dodicimesi.com [email protected] Direttore Responsabile Roberto Barucco [email protected] Coordinamento Donatella Car [email protected] Hanno collaborato Alice Aimo, Eva Alessandri, Giovanni Altuni, Luca Anni, Davide Bacca ,Fiorenzo Bandirali, Roberto Barucco, Luce Bellori, Nicola Bendinelli, Livio Benassi, Esterino Benatti, Elizabeth Bertoli, Silvio Bettini, Paoloemilio Bonzio, Donatella Car, Alessandra Cascio, Lodovico Cherubini, Alessandro Cheula, Paolo Cittadini, Mario Conserva, Enrico Filippini, Bruno Forza, Rolando Giambelli, Roberto Giulietti, Viola Ladi, Lucrezia Lombardi, Riccardo Maffei, Ferdinando Magnino, Sergio Masini, Enrico Mattinzoli, Cristina Minini, Giorgio Olla, Antonio Panigalli, Irene Panighetti, Luciano Ponzi, Massimo Portolani, Francesco Rastrelli, Federico Rossi, Massimo Rossi, Emanuele Salvi, Salvatore Scandurra, Alessandra Tonizzo, Andrea Tortelli, Silvia Valentini.Questo periodico associato allUnione Stampa Periodica Italiana

DODICI MESI

MESI

Editore Sales Solutions Srl Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia Registrazione Tribunale di Brescia n. 52 del 24/11/2008 Impaginazione Sales Solutions Srl Fotografie Archivio Sales Solutions, Umberto Favretto Agenzia Reporter, Rolando Giambelli Il Fotogramma, Patrick Merighi Brescia in Vetrina, Cristina Minini Stampa Tiber Spa - Brescia Pubblicit Sales Solutions Srl Viale Duca degli Abruzzi, 163 - 25124 Brescia tel 030.3758435 - fax 030.3758444 [email protected]

MESI 12aprile 2011

Edi rOBerTO BarUCCO

DITORIALE

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LA LIBERT

GUIDA IL POPOLO

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ibia, Yemen, Siria, Marocco, Bahrein, Giordania e prima ancora Egitto e Tunisia. Scriviamo il 25 di marzo, mentre londa cresce e prende i colori della libert e della primavera. C chi guarda al cui prodest, a chi giova, chi rimuove, che tanto siamo quasi al ponte di Pasqua, chi guarda i reality, chi cerca oscuri complotti, infiltrazioni qaediste, sommovimenti integralisti, malcelate voglie di potere. C lanalisi politica, quella sull'evoluzione dei bisogni. Eppure sia nella Libia visitata dalle bombe dei liberatori e bagnata dal sangue della gente massacrata dal rais, sia nellEgitto che fu di Mubarak, forse le ragioni trovano altro modo dessere. Sono le ragioni comuni ai ragazzi che si fanno ammazzare ogni giorno in Siria, dove lo stato demergenza dura da mezzo secolo, e solo ora sembra finire (sostituito da leggi speciali anti terrorismo, in fondo non molto diverse negli effetti), e Beraa e le sue strade sono chiazzate del sangue di chi dimostra per la libert mentre i kalashnikov cantano la stessa canzone di Tripoli. Sono le stesse ragioni di chi muore nello Yemen di Ali Abdullah Saleh, da 32 anni al potere e ora in odore di cambiamenti. O nel Bahrein del petrolio, retto dalla secolare dinastia sunnita dei Khalifa, dove ha base la V Flotta americana, quando nella piazza di Manama spunta lombra dei carri armati. Le ragioni di chi lotta nel Marocco, liberale certo, ma dove possibile morire di libert. Le ragioni che fanno tremare i polsi alla dirigenza saudita, nellarabia felix imbottita di petrolio e wahabismo. Ragioni che spingono la dinastia al po-

tere a guardare ai fatti del vicino yemenita come a un fantasma da esorcizzare e chiamare alle elezioni amministrative per il 23 aprile. Elezioni che arrivano, s, ma stimolate da un lungo dibattito intellettuale e studentesco sul web. Una borghesia colta che si risveglia, avrebbe detto John Maynard Keynes. Un mondo web cos libero da essere oscurato. la costante ricorrente delle oligarchie e delle dittature, dei potentati di comodo che muoiono tra gli applausi comandati, proprio come i pi elementari diritti di stampa. Oscurare il pensiero. Perch ora le idee hanno trovato lo spazio per battere le ali nel cielo virtuale di internet. E l, che piaccia o meno ai potenti e ai loro lacch, volano alte. forse anche questo, tra le tante analisi e le tante versioni da consegnare alla storia, il denominatore comune che unisce genti e speranze che si affacciano al Mediterraneo e ai golfi del petrolio. Non ci sono sofismi, distinguo politici, passi felpati diplomatici e gattopardiani o saggezze dellOccidente di russelliana memoria che tengano, di fronte al ritratto desolante di societ decrepite e al diffondersi di nuovi pensieri. Questo lanelito, quasi illuministico, che guida il popolo, ovunque, manco ci fosse sullo sfondo virtuale un quadro di Delacroix. La libert di pensiero, la forza delle idee, della parola. Ci sono i sogni dei ragazzi di Praga nel 68, degli studenti di Tien An Men a popolare i sonni dei giovani nordafricani. A stimolare quella forza capace di superare ogni confine, far crollare muri e imposizioni, testimoniata da blogger che non hanno paura e usano il nuovo per scardinare il vecchio, che rivela un volto inquietante e ridicolo, il ghigno contratto della paura. con questa realt, questo cambio epocale e questa lezione di libert che presto dovremo confrontarci tutti. E non importa su quali rive del Mediterraneo.

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Odi aNTONiO paNiGalli

PINIONI

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UNA NO TAX AREAPER LE FAMIGLIE

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articolo 53 della Costituzione recita: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacit contributiva. Il sistema tributario informato a criteri di progressivit. In molti ne parlano, in pochi probabilmente conoscono la materia e le proposte operative legate al quoziente familiare (o meglio al fattore famiglia), che, applicato con i dovuti correttivi, rispetto agli esempi di altri paesi che gi lo adottano, potrebbe favorire la perequazione del sistema contributivo, e non solo, a condizione che ritornino e si applichino valori socio/morali contrari alla imperante egoistica furbizia. Per rispondere appieno ai dettami costituzionali, potrebbe essere interessante intervenire introducendo unarea non tassabile, proporzionale alle necessit primarie della persona, necessit che non possono costituire capacit contributiva e che quindi non possono/ dovrebbero essere tassate a qualsiasi livello (nazionale, regionale, comunale). La proposta di un fattore famiglia (in sostituzione di quello comunemente chiamato quoziente famigliare) viene da pi voci promossa ed stata oggetto di approfondimento anche nel corso dellultimo forum sulla famiglia. I carichi familiari contribuiscono in modo fondamentale alla determinazione dellammontare di reddito non soggetto a tassazione; questo reddito, non assoggettabile a tassazione, si potrebbe chiamare no tax area, che dovrebbe

essere proporzionale ai carichi familiari e crescere al loro aumentare. Il principio base del fattore famiglia parte dallo stabilire e quantificare il costo di mantenimento e di accrescimento indispensabile di ciascun componente il nucleo familiare, sommando al costo di mantenimento del percettore di reddito i contributi di tutti i familiari a carico e cos determinando la no tax area (la fascia di reddito ad aliquota zero). Superata la no tax area, si applicano le aliquote progressive normalmente previste che scattano ai livelli predefiniti, uguali per tutti. La no tax area si ottiene quindi moltiplicando il costo di mantenimento del dichiarante per il valore dedotto da una scala di equivalenza modulata sul numero dei componenti e sulle problematiche reali (la non autosufficienza, la disabilit, la monogenitorialit, la vedovanza ed eventuali parametri che si possono inserire per meglio quantificare il carico familiare) connesse con il nucleo familiare. In caso di vera incapienza la no tax area potrebbe risultare superiore al reddito. La parte eccedente al reddito dovrebbe quindi essere tassata in modo negativo. La tassazione negativa potrebbe divenire un credito di imposta o essere elargita come assegno. La no tax area aumenta allaumentare del numero dei componenti a carico. Per semplicit nei grafici non sono riportati altri elementi (es. disabilit) che possono incrementare il valore dalla no tax area, ma solo il numero dei familiari a carico (coniuge e figli).

Pur essendo il sistema fattore famiglia un metodo a detrazione fissa, comunque proporzionale al carico familiare, esso differisce sostanzialmente dallattuale sistema a detrazioni di imposta in quanto, definendo una no tax area, questa area non pu essere tassata, neppure a livello locale e regionale. Considerato limpatto che un nuovo metodo potrebbe introdurre nelle entrate fiscali, pensabile immaginare di introdurlo con una certa gradualit, partendo da impegni economici sicuramente impegnativi (lo hanno promesso tutte le forze politiche), ma non impossibili, fino ad arrivare, gradualmente, anno dopo anno a regime ed equilbrio. Ci possono essere diversi modi per avviare un sistema fiscale in modo graduale. Il primo consiste nellapplicarlo a partire dalle famiglie pi numerose, ad esempio il primo anno con 6 figli, il secondo anno con 5, poi 4, 3, 2, 1. I gradini relativi allimpegno economico risultano proporzionali alla numerosit delle famiglie via via coinvolte. E per evitare gradini troppo alti ci si potrebbe basare sul reddito, in modo particolare partendo dalle famiglie con reddito sotto alla soglia di povert relativa. Interessante risulta la proposta di istituire dei veri e propri assegni familiari a livello regionale, che andrebbero ad integrare quanto gi erogato a livello nazionale dallInps. Info e approfondimenti su www.forumfamiglie.org.

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Rdi SilViO BeTTiNi

UBRICA

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PRODOTTO & MERCATOCOMMODITIES, AGROALIMENTAREE ALTRI DETTAGLIinserita in una scatola di cartone prodotta con polpa di legno pressata e stampata. Solo allora la mia "colazione" lascia l'Irlanda, viaggia per 7.000 chilometri via nave e camion fino al mio negozio di alimentari in California. Il 40% di petrolio finale quello che serve per il semplice atto di mantenere il cibo fresco e poi prepararlo. Per decenni, gli scienziati hanno calcolato quanti combustibili fossili vanno nel nostro cibo. Secondo i ricercatori dell'University of Michigan's Center for Sustainable Agriculture, vengono impiegate circa sette calorie di petrolio per produrre una sola caloria di cibo. Questo significa che la mia colazione da 400 calorie, ne costata 2.800 da combustibili fossili. Se, prendendo spunto dalla nostra storiella, ci chiediamo perch nell'ultimo anno il riso aumentato del 172%, il grano del 113%, l'olio di palma del 92%, la soia del 77% e il mais del 63% (dati Fao, International commodity prices), superando di gran lunga il trend degli ultimi dieci anni, forse possiamo risponderci che ci dipende dalla volatilit della prezzo del petrolio. Tale legame ancora pi evidente se si confronta l'andamento dei prezzi relativi. L'indice di correlazione tra due prezzi pari a 1 quando alla variazione di un prezzo corrisponde una pari variazione dell'altro prezzo. E tale indice ha raggiunto un valore di 0,83 per la palma da olio, 0,89 per il riso, 0,92 per il mais e addirittura 0,95 per la soia. Una correlazione che confermata dal grafico riportato.

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uesto mese vorrei sottoporre ai lettori di 12 Mesi una riflessione sul legame tra quotazione delle commodities (principalmente petrolio) e prezzi al consumo dei beni alimentari. Ritengo questo argomento di attualit sia perch mentre scrivo si consumano i tragici avvenimenti in Libia e Giappone, che fanno temere un nuovo shock petrolifero paragonabile a quelli vissuti negli anni settanta, sia perch contemporaneamente osserviamo un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli che dall'inizio dell'anno ha avuto un andamento perennemente al rialzo, tanto da far affermare a Filippo Ferrua (presidente di Federalimentare) che linflazione alimentare vola al 5% e si trasferir sui consumatori nel 2011. Consentitemi allora di divagare citando una storiella californiana dal titolo Mangiare petrolio: la mia colazione mi rifornisce di circa 400 calorie e mi sazia. Cos, per poco pi di un dollaro e mezz'ora di lettura del giornale in cucina ho energia per le successive ore. Ma prima di prendere la prima cucchiaiata di cereali (a cui ho aggiunto burro e latte), osservo questo porridge da una prospettiva differente: nascosti alla vista e alle papille, sto osservando circa quindici litri di petrolio! Se contassi anche i lamponi, il caff, il burro e il latte avrei un pezzettino di Medio Oriente qui nella mia cucina. Da dove viene questa quantit di petrolio? Il 20% servito a far crescere i lamponi in fattorie cilene a migliaia di chilometri di distanza, l'avena in Irlanda, il caff in Guatemala, pensate solo a quanti trattori, fertilizzanti e pesticidi si sono resi necessari. Un altro 40% arriva dalla filiera di distribuzione tra fattorie e negozio di alimentari, in trattamenti, imballaggi e trasporti. Infine, i miei fiocchi finiscono in una busta di plastica (fatta col petrolio), che viene

Perch ci deve preoccuparci? Perch il rischio consiste nelle stagflazione, ovvero di una situazione in cui si hanno contemporaneamente presenti sia inflazione che decrescita delleconomia. Si tratta di una soluzione anomala e di un fenomeno molto difficile da gestire per governi e banche centrali: il rallentamento economico richiede tassi bassi per incentivare leconomia, ma la lotta allinflazione richiede al contrario un aumento dei tassi stessi. La Bce ha annunciato una stretta monetaria da attuare entro lestate, ma una decisione in tal senso rischia di avere conseguenze gravi su una ripresa economica gi in rallentamento per via del citato caos in corso in Medio Oriente e adesso anche a causa del disastro che ha investito il Giappone, inoltre potrebbe addirittura risultare inefficace visto che si tratta di inflazione importata, ovvero indipendente da fattori direttamente controllabili dai governi dei Paesi dell'Eurozona. Con in pi il rischio di un raffreddamento della crescita economica gi debole di per s. Insomma, come al solito non c da stare allegri.MESI 12aprile 2011

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ENSIERI DI

IL VERO ASSET AZIENDALE?

LA FORMAZIONE CONTINUAdi rOBerTO GiUlieTTi

Franco Gussalli Beretta, a. d. della Fabbrica darmi pietro Beretta, illustra il ruolo dellaggiornamento costante dei dipendenti e limportanza della creazione di figure professionali e tecniche altamente specializzate, frutto di un costruttivo rapporto tra impresa e scuola.sa che creando un bene individuale potesse contribuire alla crescita collettiva dellazienda. Oggi, per fortuna, moltissimi imprenditori hanno capito limportanza di compiere questo salto culturale e si sono resi conto che non pi possibile non fare formazione. Anche perch sempre pi spesso la realt allinterno delle aziende spinge gli imprenditori a dover affrontare il tema cos come successo alla Beretta. Anni fa spiega la.d. con i nostri collaboratori ci siamo accorti di alcune difficolt oggettive presenti in azienda dovute alla mancanza di figure professionali e tecniche che avessero competenze specifiche nel settore armiero. Ci siamo guardati attorno e ci siamo accorti che il mercato del lavoro non offriva quello che cercavamo e per questo abbiamo cominciato a pensarci, come impresa, creando qualcosa che fosse pi strutturato rispetto allinserimento di giovani per la tradizionale gavetta. Lultimo progetto per un apprendistato professionalizzante nato allinterno della Beretta partito a dicembre scorso con lappoggio del sindacato dopo aver coinvolto le ultime classi di quattro istituti tecnici industriali e professionali bresciani. Le finalit del piano di lavoro sono quelle di favorire lingresso nel mondo del lavoro di neodiplomati, risolvere il problema legato alla carenza di personale operativo altamente specializzato e contribuire a creare un rapporto sul territorio tra impresa e scuola. Il progetto ha consentito linserimento in

asset pi importante in unazienda il capitale umano e la sua formazione continua un tema fondamentale per la crescita di unimpresa. Laggiornamento costante di tutti i propri dipendenti inoltre una delle principali leve strategiche sulle quali puntare per uscire dalle crisi. Cos Franco Gussalli Beretta, amministratore delegato della Fabbrica darmi Pietro Beretta di Gardone Valtrompia, illustra il ruolo che ha la formazione allinterno della propria azienda e aggiunge: Per troppo tempo si intesa la formazione come una cosa che distraeva tempo e risorse dallimpresa e non come qualcoMESI 12aprile 2011

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Beretta, con un contratto triennale di apprendistato, a quindici neodiplomati. Il percorso formativo li vede impegnati in aula con docenti esterni per un totale di 1.000 ore in due anni mentre il resto del tempo sono occupati on the job nei reparti dellazienda nei quali sono stati inseriti e dove sono assistiti da 4 tutor aziendali. Alla fine dei tre anni i ragazzi avranno le competenze necessarie per diventare i futuri capi reparto, le colonne portanti dellazienda. Ma non ancora sufficiente. Come Fabbrica darmi Pietro Beretta aggiunge Franco Gussalli Beretta siamo convinti che il futuro, anche del nostro settore, si giochi sulla capacit delle imprese di fare ricerca avanzata, innovazione, per questo abbiamo sempre creduto in uno strumento come il Csmt (Centro Servizi Multisettoriale e Tecnologico) dove imprese, universit ed enti locali si incontrano e si confrontano. Lavorare con i giovani serve per aprire le menti e per chi, come noi, guarda al futuro non cosa da poco. Altrettanto certo che non tutti gli imprenditori hanno alle spalle aziende, e quindi capitali e strutture, in grado di svolgere la formazione in modo autonomo, ed per questo che lAssociazione industriale bresciana gioca un ruolo molto importante, in prima persona con il proprio Centro di formazione professionale ma anche come intermediario e interlocutore del dialogo con il sistema scolastico provinciale. Come vice presidente dellAib del settore education dice Gussalli Beretta uno dei nostri principali obiettivi quello di ridare visibilit e dignit alle scuole professionali e tecniche. Per troppo tempo sono state

Ci siamo accorti che il mercato del lavoro non offriva quello che cercavamo e per questo abbiamo cominciato a pensarci come impresa.poco considerate da famiglie e studenti con il risultato che nelle nostre aziende mancano persone competenti. Oggi con soddisfazione registriamo che i ragazzi stanno invece tornando a fare quel tipo di scuole. A suo avviso si potrebbero migliorare le norme che regolano lingresso dei giovani nel mondo del lavoro? Tutto sempre migliorabile. Di certo lapprendistato professionalizzante uno strumento che favorisce un approccio corretto tra formazione e lavoro, e come tale andrebbe sviluppato, magari ispirandosi a modelli pi avanzati. Penso ad esempio a quello tedesco, che promuove direttamente dalle scuole questa modalit di inserimento nel mondo del lavoro ed offre sgravi di costo alle aziende che assumono giovani con contratti di apprendistato. I risultati positivi sono sotto gli occhi di tutti. Ritengo che funzionerebbe molto bene anche da noi, perch stimolerebbe i ragazzi ad accedere a professionalit di cui le aziende manifatturiere hanno bisogno. Il sistema industriale dispone di Fondimpresa, uno strumento che dovrebbe finanziare la formazione secondo le esigenze di ogni singola azienda. Le imprese per lo usano poco, perch?

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Troppa burocrazia. In Italia stato adottato un sistema poco snello a confronto di altri Paesi europei, come la Francia, dove accedere a questi finanziamenti pi semplice. Pi in generale, sul tema della formazione credo esista un deficit di comunicazione. Si dovrebbe comunicare di pi e meglio il ruolo fondamentale della formazione per il futuro delle nostre aziende. Anche la sottovalutazione delle possibilit offerte da Fondimpresa una conseguenza della scarsa comunicazione che esiste sullargomento. Si parla tanto di fuga dei cervelli, secondo Lei abbiamo qualcosa da imparare dalle esperienze di altri Paesi per evitare questo fenomeno? Non credo. La nostra esperienza nel mercato Nord americano ci ha insegnato che la cultura americana del lavoro completamente diversa dalla nostra. In tema di formazione, ad esempio, solo alcune grandi aziende dicono di impegnarsi in tal senso. Nelle medie e piccole realt non esiste formazione del personale. Lo Stato ti aiuta soprattutto snellendo gli adempimenti burocratici, ma poi verifichi che sono strumenti poco utilizzati. Altra mentalit, altro attaccamento allazienda. In conclusione, come sta andando il mercato per la Fabbrica darmi Pietro Beretta? Il 2011 iniziato con difficolt per il mercato europeo e sostanzialmente rispecchia landamento del biennio precedente. Qualche segnale di piccola ripresa si registra invece dal mercato Nord e Sud americano mentre tra i nuovi sbocchi commerciali particolare attenzione rivolta nei confronti della Russia. Per quanto riguarda il Nord Africa, cominciavano ad esserci alcune opportunit ma oggi ovviamente tutto bloccato. Cina, Brasile, India, le grandi economie che hanno risentito poco della crisi internazionale: sono mercati di interesse per il vostro settore? Poco, sia per le regolamentazioni presenti in quei Paesi in materia di armi sportive sia per la scarsa tradizione che hanno nella caccia e nel tiro a volo. Recentemente per abbiamo firmato un contratto per la fornitura, in due anni, di 35 mila carabine Mx4 alla polizia indiana.MESI 12aprile 2011

C A LVA G N AL u m e z z a n e ( B S ) - Te l . 0 3 0 8 7 1 4 8 5 - w w w . c a l v a g n a g i o i e l l i . i t

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ENSIERI DI

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IL PEGGIO PASSATOil presidente della Savelli Spa illustra la strategia dellazienda per uscire dalla crisi: un piano industriale vero che si basa su ordini reali, un migliore controllo dei costi e il passaggio a una gestione pi manageriale dellimpresa.l peggio sembra essere alle spalle ma la crisi ha lasciato segni pesanti e Luigi Savelli, presidente della Savelli SpA, ha le idee chiare su come rimboccarsi le maniche correggendo, dove occorre, gli errori del passato. A supporto dellottimismo dellazienda ci sono i numeri che, a fine 2010, dicono di un bilancio a pareggio con un fatturato di 24 milioni di euro ed una marginalit lorda del 10%. Pochi rispetto ai 40 milioni del 2008, ma in crescita se paragonati ai 17 del 2009 e a met strada dei 45 milioni previsti per il 2011. Le ragioni della crisi, esterne allazienda, sono note: Ai primi segnali della crisi ricorda Luigi Savelli i nostri clienti che sono sostanzialmente le fon-

LUIGI SAVELLIderie alle quali forniamo macchine a valle dalla colata per il settore dellauto motive e ferroviario, hanno sospeso gli investimenti e il mercato si bloccato. Proprio nellanno di grandi investimenti sulle energie rinnovabili si fatta pi pesante la crisi anche finanziaria e i costi sono lievitati fino a far registrare, nel 2009, perdite per 6,5 milioni di euro. A quel punto sono scattati gli allarmi del sistema bancario. Dalle banche aggiunge Savelli abbiamo ricevuto un grande appoggio perch abbiamo messo sul tavolo della trattativa per la ristrutturazione del debito un piano industriale vero che si basa su ordini reali, su una riorganizzazione interna che ha nel controllo dei costi e nel passaggio ad una gestione pi manageriale e meno familiare, i suoi punti di forza. Ma Savelli ha ben chiaro che questi passaggi, anche se indispensabili, non saranno sufficienti ad uscire definitivamente dalla crisi e per questo punta, ancora, sui vantaggi competitivi che lazienda ha dimostrato di avere nel corso di questi anni: Quello che ci ha caratterizzato in tanti anni di attivit spiega la capacit di creare un vestito su misura per i nostri clienti. Grazie alla professionalit e allesperienza dei nostri tecnici, siamo in grado di personalizzare i nostri impianti secondo le esigenze dei clienti. Se a questo aggiungiamo che i nostri prezzi sono nella media, visto che abbiamo partecipato e vinto gare dasta con ribassi anche del 20-30% e che abbiamo unassistenza post vendita di primissimo livello, sono chiari i motivi del mio ottimismo.

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di rOBerTO GiUlieTTi

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Gli istituti di credito hanno giocato un ruolo fondamentale per superare la fase di crisi, ma sono stati poco presenti per supportare la ripresa.Ma, nonostante lottimismo, anche questo potrebbe non essere sufficiente. Ed ecco allora che nelle strategie future dellazienda di via Cacciamali, sono previsti avvicendamenti generazionali e nuove alleanze. Ma andiamo con ordine. Attualmente allinterno dellazienda sono presenti tre fratelli (Luigi, Severino e Giuseppe) e sei figli che, come precisa il presidente, dovranno assumersi maggiori responsabilit con incarichi basati sulla meritocrazia. Un segnale, anche questo, su come si vuole impostare il futuro dellazienda. Il secondo capitolo prevede invece lo sviluppo di nuove alleanze industriali e finanziarie. Per prima cosa vorrei ricordare che i nostri fornitori non ci hanno mai mollato e hanno continuato a credere in noi sottolinea Savelli segno evidente della loro fiducia nelle nostre capacit di recupero. Oggi vogliamo contraccambiare coinvolgendoli sempre di pi e la prima alleanza , infatti, con loro che, grazie alla grande professionalit che sono in grado di sviluppare, contribuiranno alla costruzione di parte dei nostri impianti. Manterremo allinterno dellazienda, potenziandola, la parte progettuale, tecnica e di assistenza, ma non escludo alleanze, ad esempio, lungo la filiera della manifattura pesante con importanti realt industriali presenti in Cina. Per quanto riguarda invece la parte finanziaria si sta prendendo in considerazione lingresso, nel capitale sociale, di fondi di private equity. Se gli istituti di credito, infatti, hanno giocato un ruolo fondamentale per superare la fase di crisi, poco sono stati presenti per supportare la ripresa: Oltre l80% della nostra produzione destinata ai mercati stranieri e diventa fondamentale saper interloquire con quei Paesi. Andare allestero da soli non facile. Con i pochiMESI 12aprile 2011

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ENSIERI DI

aiuti da parte dello Stato e delle banche ancora pi difficile. Meglio delocalizzare allora? Nellimpiantistica non ha senso delocalizzare. Il costo della manodopera non un elemento che influisce in modo determinante sui costi degli impianti. Ci sono state aziende che hanno intrapreso questo percorso ma chi lo ha fatto tornato indietro anche grazie ai contributi dello Stato come successo ad esempio per aziende francesi o tedesche. Quanto al futuro, il presidente della Savelli vede positivo: Il percorso che abbiamo intrapreso quello giusto e i primi risultati gi cominciano a vedersi. Se a questo si aggiunge una tiepida ripresa dei mercati asiatici, Cina e Corea in testa, della Russia (7/8 milioni di commesse) o come quello, del tutto inaspettato, del Nord America dove abbiamo ricevuto una commessa da 28 milioni di euro dalla John Deere (storico produttore di trattori), lottimismo non manca. Lintenzione quella di inter-

Quello che ci ha caratterizzato in tanti anni di attivit la capacit di creare un vestito su misura per i nostri clienti.

venire ancora su alcuni settori allinterno dellazienda: Margini di miglioramento ne esistono come quello che riguarda il settore della grande carpenteria che oggi, con 6 milioni, rappresenta circa il 25% del nostro fatturato. Il nostro obiettivo quello di raddoppiarlo, portandolo a 12 milioni nellarco di due anni anche perch abbiamo verificato che larea ha una marginalit pi bassa ma ha il vantaggio di essere pi costante nel tempo. Si pu dire che lazienda sia uscita definitivamente dalla crisi? Di certo abbiamo intrapreso una strada positiva e, grazie alla grande professionalit degli oltre 100 dipendenti, dei tecnici e dei professionisti come lo studio Zulli-Tabanelli per la parte finanziaria, lo studio Livolsi per quella industriale e lo studio Gitti-Pavesi per la parte legale, sono molto fiducioso. A tutti loro ci siamo affidati non solo per superare la crisi ma anche per accompagnarci in questa fase di ripresa e sono convinto che sia la scelta migliore.

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TOO LATE

UN SUCCESSO PARTITO DA NEW YORKalessandro Fogazzi, 30 anni, titolare della giovane azienda di Gussago, racconta la storia di un business nato da unidea vincente: vendere orologi stravaganti, a prezzi low cost.di aleSSaNdra CaSCiO

ncora una volta da Brescia che parte lidea vincente legata al mercato della moda low cost. Alessandro Fogazzi, giovane imprenditore trentenne, lungimirante, importando direttamente dagli States cinque colorati orologi in silicone dal design accattivante, si inventa in quattro e quattrotto un business che in soli tre anni fa un fatturato da capogiro e che, con il marchio Too Late, fa diventare il suo mood uno stile di vita seguito da molti ed imitato da tanti sino a spingere le note case produttrici di orologi Swatch e Breil a rimettere sul mercato collezioni in voga negli anni ottanta e non pi prodotte da tempo. Ma nel frattempo Alessandro e il suo staff stanno andando avanti. Guardano al futuro diversificando la produzione e sdoganando il marchio Too Late dallicona orologio per cimentarsi in altreMESI 12aprile 2011

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produzioni che a breve saranno immesse sul mercato. Un anticipo? Ve lo svela 12 Mesi: la fixed bike e il Too Late Caf in Piazzale Arnaldo. Alessandro, non pensa di aver avuto un colpo di genio con il suo business? Lidea di business non nata immediatamente, ma a seguito di una vacanza fatta nel 2007 a New York. Ero al Moma, il tempio dellarte moderna, ed ho notato su alcuni scaffali degli orologi molto stravaganti. In quel momento non avevo assolutamente in testa di mettermi a fare il commerciante di orologi, ma listinto mi diceva di acquistarne qualcuno. Cos ho fatto e, quando sono tornato, ho visto che piacevano parecchio. Tutti mi chiedevano: Ma da dove viene? Fai vedere. Cos? Da l tutto partito quasi per gioco, ho acquistato 1.000-2.000 orologi per vedere se funzionavano e capire quale poteva essere linteresse della gente. La giusta intuizione stata quella di iniziare subito, anche se per gioco, ma con locchio puntato al futuro.

Che cosa le ha fatto capire che questa sarebbe stata lidea che lavrebbe fatta svoltare? Non lho vista come idea che mi avrebbe fatto svoltare, perch io sono una persona curiosa che da sempre nota le cose belle e quelle strane. Quindi, per me questa cosa era abbastanza normale. Si sente una persona che fa tendenza? No, assolutamente. Sono semplicemente un bravo osservatore. Fare tendenza lavoro daltri. Chi lancia le tendenze un eccentrico e io non mi ritengo tale. Non pu negare per che con questa sua idea ha lanciato un oggetto di moda. Vero, per la cosa aveva gi in s tutto il potenziale. La storia era carina, il prodotto anche e per di pi poteva essere venduto a prezzi competitivi. Come ha diffuso il prodotto? Inizialmente ho usato il passaparola nei negozi attraverso informazioni al punto vendita e materiale da esposizione degno

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di marchi noti per far s che losservatore lo ritenesse un oggetto serio e importante. Una grossa mano me lha data unazienda artigianale bresciana di bigiotteria, Le Griffe, che commercia sia con negozi di nicchia, sia con quelli che ricercano molto e sposano i nuovi prodotti. Dove sono prodotti gli orologi? Ho acquisito il brevetto di un designer newyorkese, ma la produzione dellorologio era vincolata alla licenza. Il produttore orientale e non mi vergogno a dire che produco buona parte di ci che vendo in Cina, Giappone e in altri paesi emergenti. Il Made in Italy non la nostra prerogativa, noi ci affidiamo a chi sul mercato pi bravo e competitivo. Qui per ideiamo, progettiamo, comunichiamo e vendiamo, il resto lo facciamo fare a chi lo sa fare. Per lei Too Late ? Una creatura che sento molto sulla mia pelle, credo che possa definirsi un marchio che vorrei rappresentasse uno stile di vita o una precisa fascia di persone un po eccentriche e ricercatrici, che allo stesso tempo si divertono e che sono o si sentono giovani. Tre aggettivi con cui descriverebbe i punti di forza del brand Too Late? Popolare, nellaccezione di pop, quindi, che piace o pu piacere a tutti con un pizzico di ricercatezza; spregiudicato, nel senso che spesso facciamo scelte paradossali rispetto a quello che siamo o facciamo. Il terzo lo lascerei dire a chi sta sposando il nostro stile. Quali sono state le maggiori difficolt che ha incontrato nella realizzazione del suo progetto? La reticenza iniziale dei commercianti e la poca fedelt di alcuni punti di vendita nel momento successivo alla prima fase, cos come la concorrenza fatta con meno ricerca e meno amore. La cosa pi difficile comunque, stata quella di far

in modo che Too Late, oggi, non rappresentasse pi solo lorologio, ma anche le cinture, i portafogli, i costumi, i capi dabbigliamento e, tra non molto, anche le biciclette. Quanta concorrenza c in questo settore? Oggi il mercato si ripulito da tutte quelle realt che avevano fatto le cose alla carlona, mentre sono rimaste le multinazionali contro le quali veramente faticoso competere.

Sono semplicemente un bravo osservatore. Fare tendenza lavoro daltri. Chi lancia le tendenze un eccentrico e io non mi ritengo tale.Come sono andati questi anni in termini di fatturato? Molto bene perch nellarco di tre anni lazienda ha sviluppato un fatturato di dieci milioni di euro con la vendita di orologi a 18 euro luno. Si aspettava questo risultato? Assolutamente no! Anche perch un fatturato di questa entit avrebbe spaventato chiunque inizialmente. Diciamo che lho saputo gestire, o meglio questo lo potr dire tra sei anni. Qual il posizionamento allestero della sua azienda? Siamo presenti praticamente in tutto il mondo, tranne in Russia e in Africa dove stiamo individuando alcuni punti di vendita. I rapporti con lestero li gestiamo da qui e la cosa pi difficile far capire il posizionamento dei prezzi, perch ini-

zialmente abbiamo deciso di non guadagnare quanto gli altri operatori per poter far uscire un prodotto con un prezzo accessibile. Questa strategia ci ha dato ragione in Italia, quindi, abbiamo deciso di adottarla anche allestero. Quali sono i progetti per il futuro? Ora che siamo noti a livello di operatori di settore, lobiettivo trovare dei partner per licenziare il marchio, e allo stesso tempo vorremmo consolidare il livello distributivo e il settore estero in termini di risultato. La mia idea quella di creare unazienda che duri nel tempo, portandola a un livello imprenditoriale che non rientri nella logica di mi faccio un orologio e ne vendo un po. Moda low-cost, trend in ascesa? Come crede si svilupper il mercato in questo settore? Domanda complicata, nel senso che sicuramente in ascesa per via della crisi, ma parallelamente dovrebbe essere gestita in modo tale che sia lutente ad indirizzare il mercato, ricercando il prodotto. Cos il 2L8-Lab? Funziona? Avete realizzato e prodotto qualche idea inserita in questo progetto? 2L8 sta per Too Late nello slang inglese. Lidea nasce circa un anno fa. un laboratorio virtuale nel quale chi vuole interagire con noi pu farlo liberamente. Nasce per fidelizzare gli utenti Too Late da un lato, e per avere nuovi spunti e idee dallaltro. Ad esempio Tony Ranidro stato il primo artista che tramite il Lab ha creato cinque opere darte riprodotte sugli orologi, anche Andy dei Bluvertigo ha collaborato con noi. Oggi stiamo vagliando parecchie idee, ma di geniali sinceramente non ce ne sono. Quali sono le difficolt che secondo lei un giovane al giorno doggi incontra per realizzare unidea come la sua? Diciamo che i problemi riguardano il capitale con cui partire (anche se non lo vedo come un ostacolo insormontabile) e la paura di non riuscire legata al pessimismo e alla negativit. Io sono partito investendo 15.000-20.000 euro e, visti i risultati, non mi pare tantissimo. Concludendo, che consiglio si sente di dare a chi, come lei, volesse cimentarsi in una nuova idea imprenditoriale? La formula magica non ce lho. Per devo dire che il far bene a priori il nostro mood e credo che possa essere seguito da chiunque.MESI 12aprile 2011

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IL GIOCO DI SQUADRAa colloquio con il presidente di Cogeme Gianluca delbarba, che con un libro ha scelto di raccontare leconomia bresciana attraverso una chiave di lettura originale: quella del rocambolesco incontro mondiale, finito 4 a 3, tra italia e Germania.

LA CRISI? SI VINCE SOLO CON

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di aNdrea TOrTelli

a crisi nel morale e nei muscoli. il 111 a Citt del Messico. E Gianni Rivera butta la palla in rete regalando allItalia di Valcareggi lagognata finale mondiale. Ma questo goal, quarantanni dopo, leconomia bresciana non lha ancora messo a segno. A sostenerlo, nero su bianco, il presidente di Cogeme Gianluca Delbarba, che da poco ha consegnato alle stampe un pamphlet 4 a 3 (la speranza ai tempi supplementari) in cui racconta la Leonessa attraverso la chiave di lettura del rocambolesco match del 17 giugno 1970. Con unidea chiara di fondo: Per sconfiggere la crisi

Brescia deve fare squadra, puntando innazitutto su territorio e ambiente. Territorio e ambiente... Crede davvero che bastino? Il primo passo da compiere quello di non adagiarsi sulla retorica della crisi, trasformando le difficolt delloggi in unoccasione per ripensare il sistema, rivedere le priorit e gettare le basi di uneconomia pi forte. In questo quadro credo che investire su responsabilit sociale e sfida ecologica, oltre che su innovazione e formazione, possa essere la strada giusta. In un passaggio del libro lei sottolinea che in Cogeme avete difeso come valori irrinunciabili la sicurezza e la dignit lavorativa. Traduco

con un esempio: non avete call center a Bombay ma sportelli sul territorio. Quanto pesano certe scelte in termini di competitivit? Noi siamo sul mercato. Ma i nostri azionisti sono i Comuni e fin quando questi vorranno come oggi attribuire valore a fattori come la qualit dei servizi, la presenza sul territorio e la tutela del lavoro, certi costi saranno sopportabili. Certo , per, che a penalizzarci, oggi, c anche la concorrenza sleale di una finta cooperazione sociale, presente purtroppo anche a Brescia, che dietro il paravento della solidariet punta solo ad arricchire qualcuno. C unulteriore elemento critico per voi. Dovete conciliare lesi-

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genza di tenere basse le tariffe con quella di garantire dividendi ai Comuni soci... Gli enti locali vivono un momento di forte difficolt economica. Ma evidente che non possibile rispondere in maniera adeguata a entrambe le istanze. Tanto pi alla luce del fatto che a ci va aggiunta lesigenza di fare investimenti. E tra le due ipotesi lei quale preferisce? La scelta compete agli azionisti. A me, personalmente, piacerebbe riversare i frutti del nostro lavoro direttamente nelle tasche dei cittadini. Ma mi rendo conto che questo ragionamento ha un limite, visto che come societ operiamo anche al di fuori del territorio dei nostri comuni soci. Certo , comunque, che le tariffe vanno tenute a un livello congruo. E in Italia sono spesso altissime... Spesso s, se ci confrontiamo con lEuropa. Ma sullacqua, ad esempio, c il problema opposto. E comunque va sottolineato che i nostri margini sono ridotti allosso su tutto. Solo la gestione degli impianti ha mantenuto una redditivit significativa. il prezzo della concorrenza. Ma oggi sembra avanzare un fronte, anche legislativo, che spinge le utility verso la privatizzazione. Che ne pensa? La concorrenza positiva, perch spinge gli operatori ad abbassare le tariffe e a migliorare il servizio. Ma unGianluca delbarba, 34 anni, originario di Cazzago San Martino. Ha due lauree: una in Scienze politiche alla Statale di Milano, l'altra in Economia aziendale alla Bocconi. Revisore contabile, presidente di Cogeme da cinque anni. stato inoltre responsabile ambiente di Confservizi Lombardia ed attualmente membro degli organismi dirigenti nazionali di Assoelettrica e Federambiente. Ha inoltre promosso negli anni numerose iniziative culturali e politiche (Pd). Appassionato di letteratura, ha pubblicato a dicembre il suo primo libro: "4-3, la speranza ai tempi supplementari" (edizione i Minuti).MESI 12aprile 2011

acqua: abbiamo la quintultima tariffa pi bassa d'italia e ci apprestiamo a fare investimenti, tra pozzi e depuratori, per circa 100 milioni in tre anni.altro conto imporci la privatizzazione, mettendo sullo stesso piano chi opera bene e genera utili con realt costose e inefficienti. Sullacqua, ad esempio, non capisco perch il legislatore debba imporci lapertura ai privati: abbiamo la quintultima tariffa pi bassa dItalia, non abbiamo mai avuto problemi di qualit e ci apprestiamo a fare investimenti, tra pozzi e depuratori, per circa 100 milioni in tre anni. La concorrenza pu funzionare anche per sanit e istruzione? S, se attraverso la comparazione si mette in moto un meccanismo virtuoso. Altrimenti si generano mostri. Io, ad esempio, collaboro con la cattedra di Revisione aziendale della Statale e trovo assurdo che gli studenti, per sostenere questo esame, non debbano prima aver passato quello sul bilancio. Un paradosso dovuto al fatto che, nel nome di un concetto distorto di concorrenza, si assegnano le risorse a chi laurea prima gli studenti, obbligando di fatto le facolt a cancellare le propedeuticit che spesso rallentano i percorsi di studio per ricevere i fondi. Torniamo a voi. La piccola Cogeme pu sopravvivere davvero alla liberalizzazione dei mercati? Il modello federativo di Lgh sufficiente? Linea Group ci ha consentito di fare economie di scala ed efficientamento, ma anche a differenza di altri di mantenere la centralit dei nostri territori. Oggi siamo un player importante: la seconda utility lombarda, la sesta in Italia e

la prima tra quelle non quotate. Certo , per, che la complessit di alcuni mercati, come energia e gas, render indispensabile a noi come a tutti pensare ad ulteriori operazioni di allargamento. Ragionando, per quanto ci riguarda, non in termini di acquisizioni o fusioni, ma di aggregazioni e sinergie operative. Con A2A i rapporti oggi quali sono? Al momento non abbiamo collaborazioni significative, ma anche nelle istituzioni mi sembra crescente la richiesta a entrambi i soggetti di avviare collaborazioni nellinteresse del territorio. Penso innanzitutto al tema dellacqua, su cui gi in corso un confronto per arrivare in tempi brevi alla nascita di un grande soggetto provinciale che gestisca lintero ciclo. Ma sarebbe interessante valutare sinergie anche sugli impianti. Il vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi vi ha indicato come modello e ha definito fondamentale definire un percorso che possa portare anche allintegrazione tra le societ. Che ne pensa? Per noi qualsiasi processo deve rispondere prioritariamente a logiche di natura industriale e territoriale. Di certo si tratta di una suggestione interessante ed allettante immaginare un progetto che possa riportare Brescia ad occupare un ruolo pi centrale nelleconomia nazionale. Cadute le banche, sareste lultimo baluardo... Ma in questo match un ruolo determinante dovrebbe averlo la politica, che lei nel libro invoca spesso. E che pare assente. Qualcuno potrebbe pensare che dallassenza della politica un manager pubblico tragga giovamento, visto che gode di maggiore libert. Ma non cos. Il problema proprio che le nostre aziende, oggi, non sempre trovano nella politica una sponda per sostenere le scelte che tutelano il lavoro, lambiente e creano valore per la collettivit. Il cronometro corre. E il goal del 4 a 3 rischia di non arrivare mai... Possiamo farlo. Ma sbagliato puntare sul guizzo di qualche fuoriclasse. Dobbiamo recuperare lo spirito di squadra, convincendo politica, imprese, sindacati e universit a fare sistema. Solo cos possiamo battere la crisi.

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UNA CHIAVE DI VIOLINO

CHE APRE LA PORTA DEI SOGNI

intervista a Federica Quaranta, violinista bresciana reduce dallesperienza al Festival di Sanremo.

di BrUNO FOrZa

negli ancestrali ricordi dinfanzia che, a volte, troviamo tracce di noi stessi. Ci avviene quando affiorano nella nostra mente fotografie antiche tinte di ingenuit e fantasia. Esse rivelano pezzi di un futuro che riconosciamo allistante come il nostro presente. Federica si trovava a casa dei nonni quando pos lo sguardo su quel piccolo violinino. La curiosit la spinse a prenderlo tra le mani e a suonarlo regalando un sorriso ai famigliari che la osservavano. Lo zio sbott: Se questo non un segno. Lo spartito di quella bambina si apr quel giorno e lo scorso febbraio si arricchito della sua sinfonia pi bella, iniziata quando la trentenne violinista bresciana ha messo piede al teatro Ariston, dove

ha fatto parte dellorchestra del Festival insieme allamica Katia Toselli, compagna di scuola, di musica e di vita. Come iniziato il suo cammino nel mondo della musica? Ho iniziato a 5 anni quasi per gioco seguendo lezioni private, poi sono entrata in conservatorio in prima media. Sono stati 10 anni molto impegnativi tra teoria, pratica ed esami. Bisogna studiare ogni giorno. Cosa ricompensa questa mole di lavoro? La risposta nella musica stessa, che diventa un valore aggiunto nella tua vita. Con essa puoi esprimere qualcosa che a parole non riusciresti a dire, poi un mondo di evasione ed un rifugio per sconfiggere lo stress. Nel 2003 arrivato il diploma. Alla fine del percorso di studi come si mossa? Gi al settimo anno suonavo in unorchestra. Il diploma non mi ha cambiato

la vita, ma per fare certe cose indispensabile. Al termine degli studi ho provato a fare solo la violinista per un paio danni e mi sono resa conto che in Italia quasi impossibile, quindi mi sono laureata in psicologia e adesso sto prendendo la seconda laurea. Fino a gennaio ho lavorato in un negozio di articoli sportivi, poi ho dovuto lasciare in vista di Sanremo. Quanti musicisti devono rinunciare al loro sogno? Chi pu vivere esclusivamente di musica una volta uscito dal conservatorio il 2-3%. un problema italiano. Faccio un esempio: io suono nellunico quartetto in Italia che fa musica new age (Emotional Quartet, ndr.) eppure difficilissimo emergere perch il mercato propone una musica standard, nella maggior parte dei casi la canzoncina o il gruppo pop di turno. La musica di nicchia non ha spazio, per non parlare di

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KATIA TOSELLI, LALTRA FACCIA DI BRESCIA A SANREMOQual stato il sacrificio pi grande che ha fatto per arrivare a questo traguardo? Diventare una musicista ha richiesto da sempre sacrifici e rinunce. La cosa pi difficile stata organizzare 5 settimane lontana dai vari posti di lavoro, e soprattutto convivere col distacco da mio marito. Cosa non scorder mai di questa esperienza? Il poter vivere di musica ogni giorno senza altri pensieri. Cosa significa approdare allariston al fianco di unamica? stato rassicurante. Condividere con una persona che conosci da tanto tempo sensazioni ed emozioni, poi, qualcosa di speciale. Qual il suo prossimo sogno nel cassetto? Ce ne sono molti. Spero un giorno di suonare nei grandi templi della musica classica.

Katia Toselli con Gianni Morandi durante le prove a Sanremo. Che consiglio darebbe a un giovane apprendista violinista? Studia tanto e non sprecare energie in pi cose. Visualizza il prima possibile il tuo traguardo e studia musica solo se la senti dentro.

quella classica. La qualit lascia il posto al ritorno economico. La politica in questo senso come si muove? ferma. I pochi fondi a disposizione per lorganizzazione di eventi vengono investiti su chi d garanzie in termini di pubblico e non si punta sui giovani. Segue i reality show musicali? Seguo X Factor. Lo apprezzo proprio perch si sperimentano nuove vie. I cantanti lanciati da questo programma, poi, sono di assoluto valore. Quanto contano conoscenze e raccomandazioni in questo campo? Sono importanti, ma nel senso positivo del termine. Le definirei pi relazioni e contatti che ti permettono di lavorare. Esistono i chiacchierati do ut des per le donne? Come in tutti i settori credo che certi meccanismi dipendano da come si pone una persona. Sicuramente anche nella musica ci sono donne che si offrono in un certo modo pur di arrivare e c chi pronto ad aprire certe porte in cambio di qualcosa. Famiglia e lavoro in questo campo sono conciliabili? Assolutamente no. Secondo me impossibile dedicarsi nel modo migliore

a entrambe le cose. Attualmente la mia priorit la musica e sono felice cos. Come ha saputo che avrebbe suonato a Sanremo? Lufficialit arrivata tramite sms il 22 dicembre intorno alle 16. Io e Katia labbiamo letto contemporaneamente. I nostri sguardi valevano pi di mille parole. Nel suo film di Sanremo c un fotogramma che non dimenticher mai? I 5 minuti antecedenti la diretta della prima serata. Eravamo coperti da un telo bianco. Cera un silenzio surreale. Il livello di tensione era inimmaginabile. Ricordo Antonella Clerici agitatissima seduta sulla scalinata davanti a noi che ci incitava. Sono stati 5 minuti di terrore in cui io e Katia ci siamo tenute per mano. E dire che fino a pochi secondi prima eravamo tranquillissime. Qual stato laspetto pi ostico di questa esperienza? Durante le dirette dovevamo essere impeccabili. Ci avevano detto che un orchestrale in unedizione precedente aveva sbadigliato ed era finito su tutti i giornali con titoloni del tipo: Anche gli orchestrali si annoiano a Sanremo. I fotografi sono pronti a stanarti in qualsiasi momento di debolezza e fare le belle statuine in quella lunga diretta dopo

giorni di duro lavoro non semplice. Qual stato, secondo lei, il momento pi bello di questa edizione? Innanzitutto la sigla della prima serata. Abbiamo suonato una musica meravigliosa composta da Marco Sabiu facendo da sottofondo a una coreografia straordinaria. Poi la commozione per lintervento di Benigni. Infine, lesibizione della serata finale del maestro Sabiu al pianoforte in unatmosfera magica. Roberto Vecchioni: vittoria meritata? Assolutamente s. Gi nelle prove di Roma lorchestra aveva le idee chiare. La bellezza della canzone si capiva semplicemente leggendo gli spartiti. Lo stesso vale per Albano. Nella sua canzone cerano parti sinfoniche stupende. Lorchestra d molto peso a questi aspetti. Questanno anche il vostro giudizio stato preso in considerazione. Credo sia giusto un mix tra orchestra, giornalisti e televoto. A tal proposito mi ha colpito Emma Marrone, arrivata a Sanremo tramite Amici, dove il televoto ha un peso assoluto. Ha dichiarato che per lei il giudizio positivo dellorchestra era la prima cosa. Ho avuto modo di conoscerla: ottima cantante e grande donna. Quale altro artista lha impressionata? Anna Oxa ha grandi doti umane e canore. Mi ha stupita per la sua sensibilit. Una ragazza dellorchestra le aveva fatto sapere che Ti sento era stata una canzone importante per lei e suo marito, cos durante le prove scesa dal palco e glielha cantata tutta nellorecchio. Lartista pi personaggio? Patty Pravo. Ha un rito tutto suo: sale sempre sul palco con la gomma da masticare e prima di cantare la appiccica al microfono. Il sogno targato Sanremo ha spiccato il volo. Ora cosa resta nel cassetto? Da ragazzina guardavo la tv e dicevo: un giorno sar l. Spero che ci possa essere il bis, ma intanto sogno lascesa dellEmotional Quartet. C un progetto importante con 4 anni di lavoro alle spalle che pu dare grandi frutti. Poi spero un giorno di accompagnare qualche cantante in tourne. Ad esempio? Magari i La Crus.MESI 12aprile 2011

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UBRICA

STRATEGIA DI IMPRESAdi MariO CONSerVa

I RISCHI DELLA FINANZIARIZZAZIONE

IL CASO DELLE BORSE METALLI

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i parla di finanziarizzazione di una borsa merci quando il volume daffari, piuttosto che provenire dagli operatori tradizionali, secondo i meccanismi di entrata e uscita dal mercato in funzione del trend di prezzo atteso, dominato da un flusso di liquidit portato da investimenti a lungo termine di istituzioni finanziarie, come fondi pensione, hedge found, merchant bank, oltre che da privati. In questo caso, il peso di questi attori del mercato sovrasta, fin quasi a renderlo ininfluente, quello proveniente dal mercato reale, cio dalle industrie utilizzatrici delle merci, generando quindi le condizioni per effetti distorsivi, come livelli di prezzo poco correlati al reale meccanismo di domanda e offerta delle merci. La questione riveste una grande importanza per il sistema manifatturiero italiano, conviene quindi cercare di fare chiarezza sul quadro di insieme, partendo dallistituzione cardine, cio il London Metal Exchange, o LME, la principale borsa merci di riferimento per le commodities, istituito a Londra nel 1877. Lorganismo fu creato per dare regole e trasparenza al commercio internazionale dei metalli non ferrosi, in particolare rame e stagno, che servivano ad alimentare lindustria britannica, ma divenne ben presto il punto di riferimento mondiale per facilitare gli scambi tra le industrie produttrici e quelle consumatrici. Le funzioni fondamentali di servizio al mercato dei metalli non ferrosi richieste al LME erano sostanzialmente le seguenti: fornire le quotazioni, cio i prezzi di riferimento globalmente accettati (pricing); offrire agli operatori gli strumenti di copertura dal rischio di variazioni future

dei prezzi, cio le coperture a termine (hedging); assicurare una stanza di compensazione attraverso i magazzini autorizzati presso i quali cedere o prelevare quantitativi di merci per regolare gli sbilanciamenti momentanei fra produzione e consumo (delivery). Sin dalla sua istituzione, il LME ha effettivamente condotto con buona efficacia queste tre funzioni, per nel corso degli ultimi venti anni lattivit finanziaria derivata dal mercato fisico dei metalli ha assunto un peso via via crescente, e il fenomeno, che abbiamo chiamato finanziarizzazione, preoccupa non poco gli operatori industriali, interessati alla materia prima come tale e non come prodotto finanziario. Se, infatti, scontata la presenza degli investitori finanziari che, in funzione dellandamento del mercato, garantiscono una certa liquidit, comprando quando non c sufficiente domanda e vendendo quando lofferta scarseggia, per opportuno che questa presenza non prenda il controllo della borsa e non assuma un ruolo determinante e distorsivo al punto, ad esempio, di creare livelli di domanda e/o di offerta artificiali. chiaro che non si tratta di rischi di poco conto, e,Index (2-Jan-09 = 100)

infatti, recentemente si registrata la vivace reazione dellassociazione italiana delle Industrie italiane dei metalli non ferrosi, lAssomet, che ha denunciato le difficolt degli imprenditori del settore, in quanto lofferta e la domanda di metallo vengono stimolate o depresse da livelli di prezzo che fanno riferimento allandamento di prodotti finanziari, alterando cos la propensione alla produzione e al consumo, con pesanti ripercussioni in termini di investimenti, occupazione, politica industriale. Assomet ha anche indicato la strada per interventi correttivi mirati a: limitare ai soli operatori finanziari leffetto leva, richiedendo il versamento immediato dellintero valore del metallo acquistato o venduto a termine, anzich il pagamento dei soli margini; ritornare allindipendenza delle imprese che gestiscono i magazzini autorizzati LME; dare maggiore trasparenza alle posizioni dominanti in termini di volumi daffari dei principali operatori e di controllo degli stock ufficiali. Tutto questo semplicemente per innescare un ritorno al normale.

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UNA LEVAPER BRESCIACerchiare il quadrato per quadrare il cerchio. Brescia, regina dei prodotti maturi e madrina dei processi moderni, da sempre una terra di piccoli grandi solisti. Ma, a differenza del passato, mancano i direttori dorchestra. alle soglie degli anni 2000 Brescia deve rimuovere e risolvere, pena una lenta irreversibile deriva, la dicotomia "gigante economico - nano politico". Come? Con un salto di qualit adeguato alla dilatazione del mercato e alla globalit dei problemi.quello dellet boniana (Bruno Boni) a met del secolo scorso con la piccola impresa diffusa. Affinch tale terzo salto non sia un salto nel buio occorre un disegno. Un progetto per un convegno, per preparare un convegno per un progetto. Un programma mosso da 4 fattori (interessi, idee, ideali, valori) cui corrispondono 4 vettori (economia, politica, cultura, etica) alimentati da 4 motori (profitto, consenso, merito, servizio) pilotati da 4 sensori (imprese, partiti, professioni, istituzioni). Un percorso ai cui 4 numeratori (mercato, Stato, societ, persona) sottostanno 4 denominatori (pulsione, ragione, passione, mozione) cui corrispondono 4 conduttori (pancia, testa, cuore, spirito). Tutto in 4 contenitori: liberismo economico, riformismo politico, progressismo culturale, solidarismo sociale. La prassi degli interessi, per essere positiva oltre che produttiva, deve coniugarsi alletica dei valori, ma questa per essere propulsiva deve avere la forza attrattiva di unepica degli ideali. La dialettica del conflitto di interessi (la prassi del mercato: leconomia), per essere progressiva deve saldarsi alla dialogica del consenso sui valori (letica nello Stato, non dello Sta-

di aleSSaNdrO CheUla

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n terzo salto, dopo quello dellet zanardelliana allinizio del 900 con la grande industria e dopo

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so per un salto in avanti. Programma e progetto come due poli di un possibile piano; percorso e processo come due momenti di un fattibile progresso, due aspetti di un probabile sviluppo. Unipotesi di lavoro, una proposta di metodo da riempire e implementare con specifici contributi e specialistici contenuti di merito. Non solo unidea nuova ma una idea-leva, vale a dire unidea- guida che pu diventare unidea- forza. Una leva per il futuro di Brescia. 4 pUNTi CardiNali 4 pieTre aNGOlari Liberismo economico, riformismo politico, progressismo culturale, solidarismo sociale. Attenzione: nessuna velleit dirigistica, nessuna volont interventistica, nessuna virtualit illuministica. Dunque nessun dispotismo illuminato da tous pour le peuple, rien par le peuple, tutto per il popolo, niente dal popolo. Guai a chi, come la pianificazione dei Gosplan di staliniana memoria, pensava a disporre la felicit privata tramite lautorit pubblica. Quello che segue non un piano ma semplicemente un progetto ideale, bench non astratto, quale premessa e condizione di un programma reale (il primo dei quattro succitati punti cardinali , infatti, il liberismo economico, inteso come altra faccia del liberalismo politico, al quale conseguono naturaliter il riformismo politico, il progressismo culturale e il solidarismo sociale). Non per programmare ma per preparare il futuro; non per precostituire ma per prevedere il domani.

Adriano Paroli, sindaco di Brescia.

to: la politica) attraverso la dinamica del concorso degli ideali (lepica nella societ: la cultura). Un progetto per Brescia deve avere, pragmaticamente ma pure ambiziosamente, il profilo etico di un alto intravvisto insieme al respiro epico di un grande obiettivo, in vista dei quali comporre i tasselli di un percorso pratico collettivo e condiviso nella cui prospettiva focalizzare i temi reali di un discorso corale e coassiale. Noi tentiamo di farlo, senza pretese didattiche n presunzioni cattedratiche, senza velleit pedagogiche o illusioni carismatiche, ma semplicemente nella speranza di quadrare il cerchio, o meglio di cerchiare il quadrato. Se il primo impossibile, il secondo bello e possibile. E dunque probabile. iNTereSSi e ValOri Interessi e valori sono due facce della stessa medaglia: la persona. Per tale ragione, come insegna il crollo del Muro di Berlino (metafora estrema della rovina del socialismo) se falliscono gli interessi periscono anche i valori. Poich se gli interessi senza valori sono miopi, i valori senza interessiMESI 12aprile 2011

sono presbiti. Ma per coniugare interessi e valori, vale a dire leconomia e letica, occorre passare attraverso le idee e gli ideali, vale a dire la politica e la cultura. Pi chiaramente: dagli interessi del mercato (leconomia) ai valori della persona (letica) attraverso le idee della politica (lo Stato) e gli ideali della cultura (la societ). Programma - progetto - percorso processo = progresso Un programma per un progetto, un progetto per un percorso, un percorso per un processo, un processo per un progresso. Leconomia al primo posto, la politica al secondo, la cultura come valore, letica come sensore. Vale a dire il mercato (leconomia) come motore, lo stato (la politica) come vettore, la societ (la cultura) come tutore, la persona (letica) sul palco donore. Programma - progetto - percorso processo. Ovvero le quattro fasi di un progresso. Un programma ideale per un progetto corale per un percorso ottimale per un processo globale. Il tutto per un progresso reale. Progetto per guardare avanti, percorso per andare avanti, processo come passo in avanti, progres-

Occorre un colpo dala, un atto di coraggio, qualcosa che incarni pienamente lidentit di Brescia e le sue necessit.

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Quello prossimo, che per essere tale cio possibile necessita non solo di un programma corale ma un progetto globale. Allinterno del quale focalizzare unidea che sia una leva. Non solo unidea-guida ma unidea-forza intorno alla quale coagulare le responsabilit migliori e le opportunit maggiori. Una modernit sostenibile. Ecco perch occorre un colpo dala, una nuova intuizione, un diverso intravvisto, unalta missione. Come dire un atto di coraggio per un alto messaggio. Qualcosa che incarni pienamente lidentit di Brescia e le sue necessit. Vale a dire la maturit della sua storia e la modernit della sua cronaca. In una parola, la continuit e la complessit della sua societ civile. Per ci occorre una provocazione salutare lanciando il sasso nello stagno. E soprattutto per pensare a come si possa incarnare il binomio compatibile e la sintesi sostenibile tra programma e progetto, tra progresso e percorso. Ossia tra la tradizione, intesa come continuit storica, e linnovazione, intesa come modernit loica e maturit stoica della societ bresciana. UN prOGeTTO per UN CONVeGNO Quattro gli addendi (fattori o coefficienti) che concorrono a formare un progetto. Non solo la sequenza interessi-idee-ideali-valori, ma anche, specularmente, la filiera economiapolitica-cultura-etica. Pi chiaramente: gli interessi delleconomia (il liberismo economico cio il mercato); le idee della politica (il riformismo politico ossia lo Stato); gli ideali della cultura (il progressismo culturale ovvero la societ); i valori delletica (il solidarismo sociale cio la persona). Come dire, rispettivamente, il profitto delle imprese (il mercato, ossia la pulsione degli interessi delleconomia); il consenso dei partiti (lo Stato, ossia la ragione delle idee della politica); il merito delle professioni (la societ, ovvero la passione degli ideali della cultura); il servizio delle istituzioni (la persona, ovvero la mozione dei valori delletica). Non si tratta di un

I TASSELLI DEL PROGETTOLIBERISMO ECONOMICO RIFORMISMO POLITICO PROGRESSISMO CuLTuRALE SOLIDARISMO SOCIALE

pulsione Mercato pancia interessi economia profitto Imprese

ragione Stato testa idee politica consenso Partiti

passione Societ cuore ideali cultura merito Professioni

mozione Persona spirito valori etica servizio Istituzioni

discorso astratto. Certo lapproccio, dal momento che si parte da grandi astrazioni, per ora non pu che essere informale. Cio non strettamente di merito ma di metodo. Non questo il momento per anticipare i contenuti di un programma operativo. Ma questo il momento per pensare alle coordinate di un progetto onnilaterale nel senso pi ampio del termine. Ossia, giova ripeterlo, economico, politico, culturale e morale. Il momento per guardare avanti con un atto di coraggio non velleitario n temerario ma realizzabile in quanto adeguato alle concrete condizioni della realt bresciana. Una realt che, al punto cui giunta e per lo spessore socioeconomico che vanta la complessit delle sue relazioni ossia la densit delle sue connessioni e lintensit delle sue proiezioni esterne, basti pensare a A2A e a Ubi Banca o alle due Universit pu dirsi alle soglie di una nuova svolta. Tutto sta trovare la leva in grado di sollevare le potenzialit nascoste e capace di toccare i tasti giusti. Ma nessuno pu negare che Brescia necessiti oggi di un salto di qualit allaltezza dei problemi indotti dalla sua complessit e dalla nuova globalit del mercato. Un salto di qualit paragonabile a quelli di cui stata capace allinizio del secolo scorso (let toviniana-zanardelliana della prima industrializzazione della grande impresa) e a met del secolo scorso

(let boniana, intesa come Bruno Boni, della seconda industrializzazione della piccola impresa diffusa). TraSVerSali NON diaGONali Per concepire un progetto allaltezza della complessit locale, e successivamente un programma che ne possa incarnare lanima e rappresentarne compiutamente lessenza, basterebbe attingere alla storia moderna della civilt bresciana e alla variet della sua tradizione amministrativa. Un costume che affonda le radici nella ricostruzione di Boni e nella modernizzazione di Capra, coloro che hanno rappresentato nel senso pi completo e concreto la prima autentica rottura con il passato. Quello di cui abbiamo pi volte scritto su queste pagine. Se Boni stato la ricostruzione industriosa, Trebeschi ha rappresentato linnovazione coscenziosa e Corsini la transizione laboriosa. Adriano Paroli rappresenta la rottura con tutti i precedenti sessantanni di governo, sia il trentennio di Boni sia quello successivo della sinistra cattolica e laica. Esperienze che andrebbero valorizzate a supporto di un nuovo progetto, e pi ancora di un nuovo programma capace di rappresentare e realizzare le aspettative con il consenso maggioritario della societ bresciana. Unidea ai

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Giovanni Bazoli.

primi passi, unipotesi allo stato nascente. Ma non velleitaria n utopistica, non volontaristica n onirica. Non un sogno da realizzare ma una seria opportunit da perseguire. Anche perch, come dice Benigni, il modo migliore per realizzare i sogni svegliarsi dal sonno. E se il sonno letargico, a maggior ragione ne-

cessario svegliarsi e vegliare affinch i sogni si realizzino. Se non proprio qui e subito, quantomeno in un futuro prossimo. Un futuro bello e possibile. E pure probabile. GlOBaliT e SOlidarieT La prima una condizione economica, la seconda una mozione dello spirito.

La globalit attiene alleconomia, la solidariet alletica. Come metterle in relazione biunivoca, concretamente convincente? Attraverso la politica e la cultura. attraverso tali due vettori che economia ed etica possono entrare in connessione. Come scrivevamo nel numero scorso di 12 Mesi c qualcosa di pi vasto e pi alto della globalizzazione. Qualcosa che va oltre gli interessi delleconomia (il mercato), le idee della politica (lo Stato), gli ideali della cultura (la societ): la solidariet, ovvero i valori delletica (la persona). Senza solidariet siamo costretti a dare risposte individuali, quindi perdenti, a problemi generali. Perch restare prigionieri del nostro particulare, al cospetto della generalit delle risposte richieste dalla globalit delle domande, significa essere perdenti. Ecco perch per un progetto allaltezza dei problemi e delle aspettative occorre coalizzare quattro addendi: leconomia, la politica, la cultura, letica. Intesi rispettivamente ripetiamo a costo di essere stucchevoli come gli interessi delleconomia, le idee della politica, gli ideali della cultura, i valori delletica. Quattro coefficienti che sul piano programmatico scrivevamo nel citato numero della nostra testata

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Per concepire un progetto allaltezza della complessit locale, basterebbe attingere alla storia moderna della civilt bresciana.

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P si traducono in liberismo economico, riformismo politico, progressismo culturale, solidarismo sociale. Pi chiaramente, Brescia, per elaborare un progetto a livello delle attese di una nuova crescita, deve riuscire a mettere insieme il profitto delle imprese (gli interessi delleconomia ossia il mercato), il consenso dei partiti (le idee della politica cio lo Stato), il merito delle professioni (gli ideali della cultura ossia la societ), il servizio delle istituzioni (i valori delletica ovvero la persona). UN CONVeGNO per UN prOGeTTO Non bisogna dimenticare che le forze produttive sono sempre oggettivamente progressive e propulsive. Sono attori del processo e quindi agenti di progresso anche senza saperlo o senza volerlo, cio anche se soggettivamente non se ne rendono conto (non che ne siano del tutto inconsapevoli, ovviamente, ma nel senso che non questa la finalit primaria del loro operare). Per ci qualsiasi progetto degno di questo nome deve saper coniugare i primordiali animal spirits, cio la prassi o dialettica degli interessi conflittuali del mercato (la pulsione - la pancia), con una corale best practice, ossia lepica o dinamica degli ideali concorsuali della societ (la passione - il cuore), e un ottimale politically correct, ovvero letica o dialogica dei valori consensuali nello Stato (la ragione la testa). Attenzione: diciamo valori nello Stato, non dello Stato, a evitare qualunque fraintendimento o

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Graziano Tarantini.

Attraverso la politica e la cultura economia ed etica possono entrare in connessione.

identificazione con lo Stato etico (hegelo-marxiano) declinato nella vulgata peninsulare come Stato gentiliano. Domanda: ci sono a Brescia le forze propulsive (sia le borghesie coscienti e pensanti, cio consapevoli delle proprie responsabilit e del proprio ruolo, sia quelle vincenti e rampanti cio soggettivamente meno coinvolte ma oggettivamente protagoniste) che intendono intraprendere tale possibile percorso per dare vita a tale fattibile progetto, realistico ancorch ambizioso ma non temerario in quanto non volontaristico n velleitario? Se ci sono, perch non danno il proprio contributo a tale disegno con un convegno opportunamente articolato secondo la sequenza tematica sopra descritta? Un incontro nel quale mettere a punto e porre a confronto gli interessi delleconomia (il profitto delle imprese, ossia le associazioni imprenditoriali comprese banche

e finanza); le idee della politica (il consenso dei partiti, ovvero i politici); gli ideali della cultura (il merito delle professioni , ossia il mondo del lavoro, del terziario, della ricerca e dell universit); i valori delletica (il servizio delle istituzioni, delle onlus, del volontariato)? Il tutto in un quadro agli angoli del quale stanno quattro punti cardinali, quattro pietre angolari vale a dire il liberismo economico, il riformismo politico, il progressismo culturale e il solidarismo sociale? Perch dette forze progressive non partecipano allorganizzazione di un convegno, alla stesura dei relativi contenuti, alla focalizzazione dei rispettivi temi e alla formulazione delle varie proposte per giungere ad una sintesi programmatica degna della complessit bresciana e levatrice di una nuova fecondit? Una nuova modernit, produttiva in senso lato cio propulsiva e progressiva?

Nella prossima puntata sar nostra cura pubblicare la proposta programmatica del convegno con larticolazione dei diversi temi e la formulazione dei singoli argomenti. Un appuntamento al quale inviteremo a contribuire e chiameremo a partecipare coloro che hanno a cuore il futuro di Brescia. Ovvero la brescianit migliore, quella cosciente e pensante del politically correct della societ e dello Stato, insieme a quella vincente e rampante degli animal spirits delleconomia e del mercato.MESI 12aprile 2011

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CONOMIA

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LA SIDEROLATRIA BRESCIANANellindustria bresciana, in particolare nella sidermetallurgia, sta nascendo un nuovo matriarcato? Nuove risidure, nome dialettale per definire le reggitrici, lequivalente del risidur, il reggitore ossia il fattore, alter ego del padrone nonch figura centrale dellazienda agricola? ebbene, anche nei comparti bresciani tipicamente maschili savanza una nuova figura, la risidura: attiva, volitiva, preparata, determinata.di aleSSaNdrO CheUla

ROSAvariegato arcipelago dei metalli made in Brescia. Un appeal derivante non solo dal magnetismo atavico e ancestrale del fuoco, ma anche dal fascino attuale delle donne. Non le vergini (le vestali) custodi del fuoco sacro dellantica Roma, ma le imprenditrici della terza generazione che si stanno affacciando al vertice delle imprese familiari e alla ribalta del mercato. Intendiamo le figlie, le consorti e le collaboratrici dei titolari delle acciaierie della provincia pi acciaiosa e ferrigna dItalia, quella che ha fatto del ferro e

ue eventi bresciani, anzi tre, di rilievo nazionale confermano la dimensione e limportanza assunte dalla manifattura bresciana, spesso ignota (snobbata?) alle cronache metropolitane ma sovente densa di utili insegnamenti sui trend in atto nelleconomia globale. Con una peculiarit: settori produttivi rudi e duri come i metalli lacciaio in particolare, fino a ieri monopolio degli uomini si stanno progressivamente femminilizzando, senza perdere la loro durezza ma guadagnando in duttilit. NON SOlO eMMa Il primo evento di cui scriviamo la quarta rassegna di Made in Steel, la rassegna internazionale dellacciaio e delle sue tendenze mercantili e tecnologiche tenutasi a Brescia dal 23 al 25 marzo scorsi; il secondo la delocalizzazione in Bosnia Erzegovina della Confindustria di Roma grazie a un manager bresciano, Salvatore DErasmo, ex direttore generale della Associazione Industriale Bresciana e oggi consulente di Emma Marcegaglia; il terzo uno stimolante convegno sul nucleare organizzato a Brescia dallOrdine degli ingegneri presieduto da Marco Belardi: un appuntamento tenuto alla presenza di esperti ed esponenti politici nazionali, tra cui Stefano Saglia sottosegretario allo Sviluppo

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economico e Monica Frassoni presidente dei Verdi europei, la cui valenza andata oltre lambito provinciale avendo investito un problema di prioritario rilievo nazionale. Una questione dirimente la cui attualit ha assunto contorni pi allarmati dopo lo tsunami giapponese e la fusione di uno dei reattori della centrale atomica di Fukushyma, e la cui drammaticit ha innescato un salutare rilancio del dibattito tra nuclearisti e antinuclearisti a livello nazionale. Dibattito per la verit mai sopito n spento, ma oggi pi che mai in ripresa data la grave incognita che pesa sul deficit energetico del nostro Paese e della nostra provincia. Essendo Brescia, come noto, la terra pi energivora della Penisola in ragione delle sue imprese siderurgiche e metallurgiche, al cui crescente fabbisogno non bastano neppur lontanamente le energie rinnovabili (eolico, solare, geotermico, biomasse) non essendo sufficienti nemmeno le rinnovabili tradizionali come lidroelettrico. dal riSidUr alla riSidUra La siderolatria bresciana, quella nostrana idolatria del ferro che da sempre caratterizza il dna manifatturiero della gens bresciana dallet romana ai giorni nostri, ha un fan in pi. Meglio, lacciaio bresciano ha un appeal in pi. Intendiamo non solo la siderurgia ferrosa ma anche la metallurgia non ferrosa ovvero la sidermetallurgia, vale a dire il

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Alessandra Franchini.MESI 12aprile 2011

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CONOMIA

Roberta Niboli.

suoi derivati un must della propria condizione esistenziale e un cult della propria vocazione industriale. Un ambiente esclusivamente maschile e un settore tipicamente maschilista ad eccezione di Angela Busi di Lonato e della mitica reggitrice della Fenotti di Nave alla cui

guida stanno approdando le figlie dei titolari, spesso anche nipoti dei fondatori (per ci parliamo di terze generazioni). Donne che parlano di forno elettrico e di rottame padroneggiandone la complessa materia con la puntualit lessicale di un tecnico consumato, la competenza specifica di un ingegnere collaudato e la conoscenza mercantile di un manager dedicato. In una parola, con la stessa esperienza dei migliori colleghi maschi. Donne spesso laureate non solo in economia o ingegneria gestionale ma in ingegneria tout court. Non facciamo nomi ma cognomi, anche se ci scusiamo se ne dimenticheremo qualcuno. Sono ormai numerose le dinastie industriali bresciane dellacciaio, della meccanica, dellottone, dellalluminio, persino della forgia e della fonderia che contano donne tra le loro future reggitrici. Giovani straordinarie laureate in discipline tecniche con master a Zurigo, a Monaco o a Londra ( il caso delle cinque figlie dei fratelli Bruno e Mario Bertoli della Metra). Donne che si segnalano per intelligenza e determinazione, come Alessandra Franchini dellomonima forgia di Mairano o come Margherita Stabiumi dellAlfa Acciai di San Polo. Donne eccezionali per fedelt e affidabilit, come Paola Artioli, perno della Aso di Ospitaletto, azienda fondata dallindimenticato Aldo Artioli, e guida della sua recente ultima crescita con il passaggio alla forgia. Donne impegnate e dedicate come Roberta Niboli dalla Fondital di Vestone. da BreSCia ai BalCaNi CON deraSMO Un conto delocalizzarsi allestero, cio aprire nuove fabbriche per lucrare su salari minori, un altro internazionalizzarsi, cio aprire nuovi mercati per puntare su risorse migliori. La Confindustria italiana con Confindustria in Bosnia ha puntato, grazie anche a Salvatore DErasmo, sulla seconda alternativa. Operazione non facile ma auspicabile e realizzabile, visto che la Confindustria bosniaca sar non solo ambasciatrice delle azienda italiane ma anche anticipatrice della pi estesa Confindustria Balcani, strategia ad ampio raggio della

maggiore organizzazione imprenditoriale italiana. Il fatto che per avviare tale ambizioso progetto sia stato scelto un manager confindustriale che ha svolto a Brescia quasi tutta la propria carriera conferma la credibilit e laffidabilit acquisite sul campo dalle migliori professionalit bresciane. Perch Confindustria apre una sede in Bosnia? lo stesso manager responsabile delloperazione, Salvatore DErasmo, a spiegarlo. Perch linvestimento italiano in Bosnia presenta aspetti di rilevante interesse quali la vicinanza dei Balcani, la forte presenza

Margherita Stabiumi.

Paola Artinoli.MESI 12aprile 2011

di fonti energetiche rinnovabili, la qualificazione marcatamente manifatturiera della manodopera, il costo del lavoro contenuto e le politiche di sostegno allinnovazione, allesportazione e alla delocalizzazione di aziende estere. La prima domiciliazione professionale di Confindustria in Bosnia sar nella sede bosniaca della Metalleghe, il gruppo bresciano leader europeo nelle leghe guidato da Guido Dusi con la consorte Maria Teresa Fedrigolli e la figlia Silvia (a conferma ulteriore che la siderurgia bresciana donna), gi delocalizzato in Francia e Bulgaria.

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ECNOLOgIE

SILICON VALLEYNETWORKING, VENTURE CAPITAL, GIOVANI TALENTIdi FederiCO GhidiNi

Fondamentale essere capaci di innovare e riuscire a portare vantaggi per tuttiella Silicon Valley si parla una sola lingua, il Networking, termine dal significato ormai pi che condiviso ma che sorprende per il carattere cos radicato nelle abitudini di chi vive e opera in questarea. Qui non strano adottare questo linguaggio imprenditoriale, anzi considerato bizzarro non farlo! Frequentando alcuni italiani trapiantati nella Bay Area da molti anni, traspare la reale soddisfazione di aver potuto creare un nuovo business o di aver potuto mettere la propria professionalit al servizio di questo grande paese e del suo tessuto imprenditoriale. In tutte le aziende pi importanti della Silicon Valley, da Cisco ad HP, passando da colossi come mvware, Google e DreamWorks, si rimane colpiti dai veri e propri talenti italiani oramai trapiantati da anni e abituati a pensare in inglese e tradurre in italiano. Come Stefano Maffulli, The Italian Guy, che da Milano ha deciso di seguire il suo istinto abbandonando il capoluogo lombardo e approdando a Twitter, per arrivare ad un ceo come Guerrino De Luca, che in un bar di San Francisco mi racconta la formula tutta italiana della trasformazione del mouse in un oggetto di design in grado di vendere milioni di pezzi un ingegnere italiano con un percorso iniziato nella grande scuola della Olivetti degli anni 70, capace di farlo arrivare fino in Logitech, passando dal colosso di Cupertino Apple. Ad un interessante incontro di networking dello Sviec (associazione di imprenditori e manager italiani della Silicon Valley), un ingegnere friulano manager di HP spiega che la cultura di

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base che impariamo nelle nostre scuole in Italia che qui fa la differenza. Litaliano ha qualcosa di diverso e in pi della media statunitense e questo molto apprezzato. Anche questa Italia, quella buona. Ma qual dunque il tratto in grado di unire la celebre Silicon Valley e le nostre valli bresciane? Sicuramente il concentrato di imprese! Le aziende di tutto il mondo che puntano sullalta qualit mettono un piede nella Silicon Valley per percepire subito e con prontezza ogni minimo cambiamento nel fondamentale ambito dellinnovazione tecnologica. Tra queste la bresciana Wave Group particolarmente attiva nella grande sfida del business scouting: vera e grande opportunit di mercato, oggi pi che mai, in un momento paragonabile alla crescita enorme del 1997, in cui il mercato tecnologico in grande fermento. Cosa possiamo imparare? Tanto! La persona al centro, il contatto esasperato sempre acceso, sfruttato e messo come punto di partenza. Meritocrazia: la raccomandazione di chi davvero bravo sana e funziona. Non importa essere una grande impresa. Fondamentale essere capaci di innovare e riuscire a portare vantaggi per tutti. I Venture Capital sono pronti a svolgere appieno il proprio ruolo e ad affermarsi come parte attiva della societ statunitense: un ingente lavoro da fare, cercando, scoprendo