accordi per il futuro

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  • 7/24/2019 Accordi per il futuro

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    ACCORDIP E R I L

    FUTUROVALORI E REGOLE DELLA POLITICA COMMERCIALE EUROPEA

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    INDICE

    PREFAZIONE

    PARTE 1 - La Politica Commerciale europea

    CAP. 1 - Introduzione alla Politica Commerciale europeaCAP. 2 - Trade for all: la nuova strategia della Commissione Europea

    PARTE 2 - I grandi partner commerciali, da Occidente a Oriente. Stati Uniti e Cina

    CAP. 3 - UE-USA: il TTIPCAP. 4 - Il TPP Trans Pacifc PartnershipCAP. 5 - La Cina e il riconoscimento delleconomia di mercato

    PARTE 3 - Gli altri accordi bilaterali

    CAP. 6 - UE-Corea del SudCAP. 7 - UE-VietnamCAP. 8 - UE-CanadaCAP. 9 - UE-Giappone

    PARTE 4 - Accordi plurilaterali e multilaterali

    CAP. 10 - Accordo sugli scambi di servizi (TiSA - Trade in Services Agreement)CAP. 11 - Accordo sui beni ambientali (EGA - Environmental Goods Agreement)CAP. 12 - Accordi di Partenariato Economico (EPAs - Economic PartnershipAgreements)

    PARTE 5 - Le regole per tutelare le specifcit e letica del commercio

    CAP. 13 - I Conict MineralsCAP. 14 - Le Indicazioni Geografche

    CAP. 15 - IPR : i diritti di propriet intellettualeCAP 16 - Il commercio internazionale nel settore vitivinicolo

    PARTE 6 - Digital, Energia, Ambiente: la prospettiva commerciale

    CAP. 17 - Digital Single MarketCAP. 18 - Energy Union Il mercato unico dellenergiaCAP. 19 - COP21 La Conferenza sul Clima di Parigi

    Conclusioni

    Glossario

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    Prefazione

    Parlare di libero commercio, di globalizzazione, di flussi di persone, beni e capitali

    oggi genera sospetto - e anche paure. Oggi, un momento in cui prevale la vocedi chi vuole chiudere, costruire muri, difendersi con steccati, evocando una sortadi autarchia nazionalista.

    Ogni forma di globalizzazione, anche quella allinterno dei confini europei, vista come la causa della crisi che stiamo vivendo. Questo perch si associano alconcetto di globale perlopi idee negative: recentemente, la globalizzazione delterrore ma, anche prima di Daesh, comunque il termine globalizzazione statospesso usato come sinonimo di imperialismo mercantilista e deregolamentazioneliberista. E quindi diseguaglianze, antidemocraticit, omologazione.Concettualmente, poi, nella posizione opposta alla globalizzazione si trova tuttoci che locale, e chi non affascinato dal recupero di tradizioni, sapori,culture locali e identitarie? Come si possono conservare tali specificit allinternodi movimenti globali? possibile intrecciare due concetti, locale e globale, chesono apparentemente antitetici?

    Queste sono le questioni che non certo per prima pongo e che richiedono

    una riflessione profonda per produrre una risposta che non sia superficiale outopistica, n, tuttavia, di rassegnazione.

    La sfida sta, infatti, nel riuscire a valorizzare il locale senza demonizzare ogniforma di globalizzazione, fonte di gran parte del progresso di cui beneficiamooggi, e, anzi, saper vedere questultima come unopportunit da cui la produzionelocale (in senso ampio) pu trarre beneficio e forza. Ad esempio, i produttorinostrani sanno bene che sfruttando al meglio la domanda di Made in Italy in

    tutto il mondo si possono addirittura rafforzare le nostre specificit.

    Non mia intenzione, n convinzione, addentrarmi in una difesa tout-courtdella globalizzazione. La globalizzazione non un bene in s: alcune sue storturehanno provocato le degenerazioni che conosciamo, a partire dai divari sociali edi accesso alle risorse. E con questo linevitabile esplosione dei conflitti. uttavia,ignorarla o combatterla non potr essere la soluzione: dobbiamo essere capacidi fare i conti con essa. Peraltro, non da oggi, essendo la globalizzazione unfenomeno che affonda le sue radici assai lontano nel tempo.

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    Non si pu dire che i romani abbiano inventato laglobalizzazione perch essa esisteva gi nellimpero diAlessandro, ma loro lhanno portata a un livello di perfezione

    rimasto insuperato per cinque secoli. quello che succede anche oggicon McDonalds, CocaCola, gli ipermercati, i negozi Apple: dovunque

    andiamo troviamo sempre le stesse cose. Naturalmente ci sono quelli chemugugnano, a cui non va gi questo imperialismo culturale e politico,ma la maggior parte della gente tutto sommato contenta di viverein un mondo pacificato, dove si pu circolare liberamente, non ci sisente mai spaesati, le guerre le fanno soltanto i soldati di professione,lontano, ai confini dellImpero, senza che ci sia nessuna ripercussionesulla vita quotidiana se non sotto forma di festeggiamenti e trionfi incaso di vittoria1.

    Oggi purtroppo la guerra anche nella nostra vita quotidiana, labbiamosperimentata con tutta la sua violenza nel cuore dellEuropa. Ma la causa dici non la globalizzazione, bens, a mio modo di vedere, un livello di divariche significativamente oggi2corrispondono a quelli di prima delle due guerremondiali. E questi divari diventeranno sempre pi drammatici perch losquilibrio economico produce un uguale squilibrio, ad esempio, tra chi ha accessoa informazioni e servizi e chi no, tra chi ha condizioni sostenibili di vita e chi no.

    uttavia, continuo a sostenere che lantidoto alle diseguaglianze non sia lachiusura ma una apertura meglio regolata, uno scambio basato su regole comuni,un commercio libero ma equo, attento a ridurre gli squilibri. Se cos intesa,lapertura la base della pace e della stabilit e la condizione di una solidarietinternazionale, unica strada per affrontare le crisi e le iniquit globali e per farprevalere valori universali.

    Il rattato sullUnione europea, non a caso, inserisce il commercio internazionale

    in un articolo in cui parla di pace, sviluppo sostenibile, solidariet, eliminazionedella povert, diritti umani.

    Articolo 3(5) : 5. Nelle relazioni conil resto del mondo lUnione affermae promuove i suoi valori e interessi,contribuendo alla protezione dei suoi cittadini.

    1 Emmanuel Carrre, Il Regno, Adelphi 2015, p.130

    2 Lo scorso anno la percentuale di ricchezza concentrata nelle mani del top 1%, che era del 44% nel 2009, aumentata al 48% del totale e superer quota 50% nel 2016. Le 80 persone pi ricche del pianeta hannorisorse equivalenti ai 3,5 miliardi di poveri che costituiscono il 50% della popolazione globale. Mentre llitepossiede in media 2,7 milioni di dollari a testa, il 99% si deve accontentare di 3.851 dollari. (Rapporto GrandiDisuguaglianze Crescono 2015, Oxfam Italia)

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    Contribuisce alla pace, alla sicurezza, allosviluppo sostenibile della erra, alla solidariet eal rispetto reciproco tra i popoli, al commerciolibero ed equo, alleliminazione della poverte alla tutela dei diritti umani, in particolare dei

    diritti del minore, e alla rigorosa osservanza e allosviluppo del diritto internazionale, in particolareal rispetto dei principi della Carta delle NazioniUnite.

    Ma come garantire che ci sia una buona globalizzazione fondata su regolecerte, condivise ed eque? Attraverso buona politica e buone istituzioni. Questoperch quando leconomia di un paese pi aperta e quindi pi esposta a forze

    economiche internazionali, i cittadini chiedono una maggiore protezione ecompensazione per i rischi conseguenti (...) Questa esigenza despansione non legata solo al fatto che i governi sono necessari per assicurare pace e sicurezza,proteggere i diritti di propriet, far rispettare i contratti e gestire la macro-economia, ma anche al fatto che essi servono a salvaguardare la legittimitdei mercati proteggendo le persone dai rischi e dalle incertezze che i mercatiportano con s3. Questa descrizione, che porta lautore a conclusioni che ionon condivido, fotografa per bene le domande che giungono dai cittadini e lerisposte che i governi (e io dico il governo dellUnione europea) devono elaborare.

    Una buona politica commerciale dunque una politica non di deregolamentazioneselvaggia, non mercantilista, ma ispirata a valori di nuovo umanesimo. E, comein fondo ogni politica, ha bisogno di istituzioni forti e democraticamentelegittimate. Il nocciolo della questione , quindi, quanto credibili siano leistituzioni e la politica in generale.

    Infatti, siamo nel pieno di una crisi non solo economica, ma anche e soprattutto

    di legittimit democratica e del ruolo delle istituzioni che tradizionalmente nesono custodi. Questo non solo perch la classe politica ha perso credibilit: per ireiterati episodi di malaffare, per leccessiva litigiosit, per la diffusa inadeguatezzaal ruolo di leadership, e cos via. La crisi ha una radice pi profonda, e con piprofondit deve essere affrontata. Lo spostamento del potere decisionale a unlivello superiore a quello nazionale, in molte delle principali materie, ha resoi politici nazionali spesso privi di strumenti per risolvere davvero i problemicontingenti4.

    La politica commerciale, che comunemente considerata appannaggio di addetti3 Dani Rodrik, La globalizzazione intelligente, Laterza 2015, p. 42

    4 Christian Salmon, La politica nellera dello storytelling, Fazi Editore, 2013

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    ai lavori per la sua complessit tecnica, oppure campo di massima ingerenza dipotenti lobby, pu essere paradossalmente il campo ideale in cui si pu recuperarequesta legittimit democratica.

    Intanto, uno dei settori in cui lo spostamento di sovranit dal livello nazionale

    a quello europeo stato pi deciso e meglio compreso. abbastanza intuitivo,infatti, che negoziare come Europa - invece che come singoli, piccoli, paesi -con i maggiori partner della portata degli Stati Uniti o della Cina sia molto pivantaggioso per tutti. Questa una conquista da cui non dobbiamo retrocedere,negando qualsiasi spazio a quanti vorrebbero tornare alla ri-nazionalizzazionedella politica commerciale.

    In parallelo, abbiamo loccasione di rafforzare e dare piena legittimit

    democratica a questa politica attraverso la piena attuazione dei poteri che sonostati conferiti al Parlamento europeo dal rattato di Lisbona. Dal 2009, infatti,lunica istituzione europea democraticamente eletta ha la possibilit di legiferaresulla politica commerciale a pieno titolo, con pari dignit del Consiglio europeo,come descritto nel dettaglio nel primo paragrafo di questo volume.

    A questo punto, quindi, sta a noi, Parlamento europeo, esercitare fino in fondoquesto diritto e questo dovere, interpretando al meglio le istanze di tutti icittadini dEuropa. E sta a noi, cittadini dEuropa, conoscere, comprendere, far

    sentire la nostra opinione a quanti hanno il potere di decidere. Perch la politicacommerciale ha un impatto sulla nostra vita quotidiana molto pi pervasivo diquanto non sembri in apparenza.

    Il senso di questa pubblicazione di rendere quanto pi esplicito e fruibilepossibile il lavoro fatto dal Parlamento europeo nella politica commerciale,durante il 2015. Lunica istituzione europea democraticamente eletta , infatti,allo stesso tempo la pi invisibile ai cittadini.

    Sono convinta, invece, che sia estremamente importante che i cittadini conoscanoi loro diretti rappresentanti, che conoscano il nostro lavoro e siano coinvoltinelle decisioni che prendiamo. Perch questo possa accadere, indispensabileche tutti ci impegnamo per uninformazione corretta, completa e facilmentecomprensibile. Penso che questo sforzo possa contribuire alla ricostruzione dellalegittimit democratica delle istituzioni europee, messa a dura prova anche dagliavvenimenti di quest'ultimo anno.

    Da queste considerazioni nasce la decisione di pubblicare questo piccolo volume.Per rendere disponibili e accessibili a chi non si occupa quotidianamente di

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    Vi sono, poi, alcune regole sul commercio tra lUnione Europea e gli Stati terzi,poste in essere o per valorizzare alcuni settori produttivi per noi centrali (pensoalle Indicazioni Geografiche o ai diritti di propriet intellettuale, ma anche alsettore vitivinicolo) o per affermare, anche attraverso il commercio, valori pernoi fondamentali: il caso esemplare laccordo sui cosiddetti conflict minerals,

    i minerali insanguinati, provenienti da zone interessate da conflitti e violazionidei diritti umani. A tutti questi accordi dedicato il quinto capitolo.

    Per chiudere, ho scelto di raccontarvi alcuni dossier importanti di cui ilParlamento europeo si occupato questanno e continuer a occuparsi nel 2016,non strettamente legati al commercio ma che presentano con questo connessionie affinit: la strategia sul mercato unico digitale (DSM - Digital Single Market)e sul mercato unico dell'energia. Infine, ho deciso di dare uno spazio anche al

    racconto di uno dei pi grandi appuntamenti di questo 2015: la Conferenza sulClima di Parigi. Per rendere pi accessibile la fruizione, ho evidenziato alcuneparole che appartengono al lessico tecnico: di queste sar fornita una definizionenel glossario che chiude l'intero volume.

    So bene di stare andando molto controcorrente, decidendo di pubblicare unaserie di documenti di analisi in un momento e in un mondo in cui tutto sembravotato alla sintesi, alla velocit, allimmediatezza. Dove, secondo i consigli ditutti gli esperti di social media marketing, i video su Youube devono durare

    meno di un minuto e i post su Facebook essere lunghi meno di sette righe. Locapisco, andiamo di fretta. Il mondo va di fretta.

    uttavia, io vi rinnovo linvito a fermarvi, a prendere del tempo per sapere cosavi succede intorno, ad ascoltare pi punti di vista su ogni fenomeno, a formarviunopinione. La politica il governo della nostra societ e tutti noi dovremmoprendervi parte. Essendo consapevoli, per, della sua complessit e decidendo dipadroneggiarla, non sfuggirla.

    Alessia Mosca

    dicembre 2015

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    PARTE 1 - La Politica Commerciale europea

    CAPITOLO 1 - Introduzione alla Politica Commercialeeuropea

    La riduzione dei tempi e dei costi necessari per percorrere distanze, reali o virtuali,ha creato una pi accentuata interdipendenza tra le varie aree del nostro pianeta.Di conseguenza assistiamo a unestensione e a una diffusione a livello mondiale,sempre pi accentuata, di tecniche, linguaggi, culture e prodotti e servizipotenzialmente fruibili6. Linterconnessione globale, facilitando il trasferimentodi flussi tecnologici, di capitali e di beni ha permesso di innescare la crescita digiganti rimasti per secoli assopiti, per certi versi fuori dalla storia: tra i tanti, la

    Cina e lIndia, ovvero, pi di un terzo della popolazione mondiale, in menodi un decimo della superficie delle terre emerse. Lingresso dei nuovi attori sulpalcoscenico della vita politica ed economica del pianeta avvenuta in due fasi.Nella prima fase i paesi occidentali hanno esportato nel resto del mondo capitalie importato materie prime, essenzialmente forza lavoro, pur non trasportandolafisicamente, attraverso processi di delocalizzazione della produzione. Nellaseconda fase, di cui noi oggi abbiamo avuto solo un primo assaggio, i paesioccidentali provano a importare flussi di capitali, ovvero investimenti diretti o

    indiretti, ed esportare prodotti finiti ad alto valore aggiunto. In estrema sintesi,oggi cerchiamo soldi freschi e nuovi mercati.

    Seppure le due fasi appena descritte della globalizzazione non siano ancora del tuttoscevre da reciproche connessioni, assistiamo ad una impetuosa trasformazionesociale nei paesi in via di sviluppo. Se per classificare gli strati sociali utilizziamolapproccio adottato dalla Banca Mondiale che considera poveri quanti hannouna disponibilit di spesa quotidiana inferiore ai 2 dollari e gli appartenenti allaclasse media sono quanti possono spendere fino a 20 dollari, avremo la confermadi quanto appena esposto. In Asia nel 1990 solo il 21% della popolazione potevaessere considerata classe media, quindi circa 540 milioni di persone. Nel 2008,invece, erano classe media in Asia il 56% della popolazione, pi di 1,5 miliardidi persone; inoltre, circa 400 milioni di persone possono spendere pi 20 dollarial giorno7.

    Sempre secondo le stesse categorie, nel 1990, nei paesi dellareaOCSE8(Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) solo il 24

    6 P. Figini, 2005. La politica economica della globalizzazione, Sistemaeconomico; p. 17 A. Bianco, 2013. Classi medie nei paesi emergenti, Societ Mutamento Politica; pp. 72-738 Fanno parte dellOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico i paesi

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    % della popolazione faceva parte della classe media, ma soltanto perch il 76%aveva gi un potere di spesa maggiore9. Questo spiega in maniera inequivocabilelasfittica crescita dei paesi europei. Larea dellUnione Europea negli ultimidodici anni cresciuta in media del 1,1% annuo, la Cina nel 2014 ha registrato iltasso di crescita pi basso degli ultimi 24 anni, + 7,4%. Ma anche altre realt nel

    mondo hanno realizzato risultati eccezionali. ra il 2004 e il 2008, lAzerbaijanha quintuplicato il PIL pro capite. Il Vietnam ha triplicato le proprie riserve inoro e valute estere. Il mercato europeo, invece, non cresce. La popolazione dei28 stati dellUE cresce dello 0,002% allanno, e il benessere in cui viviamo rendeil nostro mercato tendenzialmente saturo di beni. utti i dati fin qui espostiportano a prevedere che, in conseguenza degli effetti sempre pi evidenti dellaglobalizzazione, nei prossimi venti anni il 90% della crescita del PIL mondiale sargenerata allinfuori dei confini dei ventotto paesi membri dellUnione Europea10.

    Il termine globalizzazione viene quasi sempre associato al fenomeno dellamaggiore apertura delle economie nazionali ai mercati internazionali e alcommercio estero, soprattutto attraverso una progressiva eliminazione di misuretariffarie e di protezionismo nei confronti dei beni e servizi prodotti allinternodei confini statali11. Considerare la globalizzazione soltanto come un sinonimo diliberalizzazione del commercio internazionale , per, un errore. Viene, infatti,demonizzato, o almeno ideologizzato, un fenomeno che di per s , per comeabbiamo tentato di argomentare sopra, un fenomeno oggettivo che se lasciato

    senza regole provoca squilibri e quelle iniquit che abbiamo sperimentato.Comunque, laumento dei flussi commerciali che attraversano i confini di unoStato uno degli aspetti pi evidenti della globalizzazione. Dagli anni 50 ad oggi,secondo lOrganizzazione Mondiale del Commercio (World rade Organization,WO), gli scambi transfrontalieri di beni e servizi sono cresciuti di 30 volte,ovvero del 2900%12.

    Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, infatti, su impulso degli Stati Uniti

    e del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, iniziarono negoziatitra 23 Paesi, al fine di stabilire le basi per un sistema multilaterale di relazionicommerciali con lo scopo di favorire la liberalizzazione del commercio mondiale.Liniziativa si concluse il 30 ottobre 1947 con la firma a Ginevra dell'AccordoGenerale sulle ariffe e il Commercio (General Agreement on ariffs and rade,GA). Nellambito del GA, dal 1948 al 1994, si sono discusse e adottate le

    dellUE, gli USA il Canada, il Messico, il Cile, la urchia, Israele, lAustralia, la NuovaZelanda, il Giappone e la Corea del Sud.

    9 A. Bianco, 2013.10 Dati Indexmundi e Eurostat; http://www.indexmundi.com; http://ec.europa.eu/eurostat11 P. Figini, 200512 http://www3.istat.it/dati/catalogo/20120719_00/Rapporto_2011-2012.pdf

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    norme per regolare il commercio internazionale. Il principio sul quale basatoil GA quello della nazione pi favorita. Questo principio implica chele condizioni applicate al paese pi favorito (vale a dire quello a cui vengonoapplicate il minor numero di restrizioni tariffarie e doganali) sono applicateincondizionatamente a tutte le nazioni partecipanti allaccordo. Nel corso degli

    anni, il GA cresciuto attraverso otto diverse sessioni di negoziati per lariduzione delle tariffe doganali. Il GA, infine, stato sostituito, dal 1 gennaio1995, dal WO, unorganizzazione permanente dotata di proprie istituzioni13.

    Oggi il WO ha circa 160 paesi membri che rappresentano il 95% del commerciomondiale. Obiettivo prioritario del WO quello di aiutare i flussi commercialia circolare senza intoppi, liberamente, in modo equo e prevedibile. Il WOpersegue il suo fine assicurando lapplicazione degli accordi commerciali, agendo

    come un forum per i negoziati commerciali internazionali, fungendo da sedeper la risoluzione delle controversie commerciali, monitorando le politichecommerciali nazionali, aiutando i paesi in via di sviluppo in questioni di politicacommerciale, attraverso programmi di assistenza tecnica e di formazione, infine,cooperando con altre organizzazioni internazionali, come il Fondo MonetarioInternazionale e la Banca Mondiale.

    significativo notare che, diversamente da come avviene, ad esempio, in senoalle Nazioni Unite, lUnione Europea rappresenta da sola i suoi 28 paesi membri

    ai lavori del WO. Inoltre, oltre tre quarti dei membri dellOrganizzazioneMondiale del Commercio sono paesi in via di sviluppo o paesi meno sviluppati,per questa ragione tutti gli accordi firmati in seno al WO contengono specialidisposizioni per questi paesi, come: scadenze pi elastiche per lapplicazione degliimpegni sottoscritti, misure specifiche per accrescere le opportunit di scambicommerciali, supporto tecnico e finanziario per la costruzione di determinateinfrastrutture, per la risoluzione delle controversie, e per il rispetto degli standard14.

    Fino allentrata in vigore del rattato di Lisbona la politica commerciale europeaera stata appannaggio del Consiglio e della Commissione Europea. Oggi, invece,il Parlamento europeo ha acquisito il ruolo di co-legislatore a tutti gli effetti.Il sistema di regole allinterno del quale si svolgono le relazioni economiche ecommerciali con i paesi extra-UE viene definito pressoch integralmente a livelloeuropeo. La politica commerciale di competenza esclusiva dellUE: ci significache solo lUE, e non i suoi singoli Stati membri, pu legiferare e concludereaccordi internazionali riguardanti il commercio di beni, servizi, investimenti e

    aspetti commerciali dei diritti di propriet intellettuale.13 http://www.wto.org14 Ibidem

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    La necessit di attuare una politica comune nellambito degli scambi commerciali strettamente collegata allinstaurazione, nel 1968, dellunione doganale trai paesi membri della ex Comunit Europea. Dal rattato sul FunzionamentodellUnione Europea, FUE, emerge che la politica commerciale comune siriferisce principalmente ad azioni quali le modificazioni tariffarie, la conclusione

    di accordi tariffari e commerciali, luniformazione delle misure di liberalizzazione,la politica di esportazione, nonch le misure di difesa commerciale, tra cui quelleda adottarsi in casi di dumping e di sovvenzioni. Si specifica, inoltre, che lapolitica commerciale comune condotta nel quadro dei principi e obiettividellazione esterna dellUnione. La politica commerciale europea ha dunque unadoppia dimensione, dato che lUE ha la facolt sia di adottare misure interne siadi concludere accordi con Stati terzi15.

    Per quanto riguarda le misure interne, la politica commerciale comune funzionasecondo le misure adottate dal Parlamento europeo e dal Consiglio secondo laprocedura legislativa ordinaria. Questo aspetto, introdotto con il rattato diLisbona, in vigore dal 2009, risulta in una vera rivoluzione copernicana per lapolitica commerciale europea. Consiglio e Parlamento appaiono ora come co-legislatori. Nelladozione delle norme che regolano la difesa commerciale, glistrumenti di commercio equo, quali la regolamentazione delle barriere alcommercio, le regole dorigine, il riconoscimento dello status di economia dimercato, le misure preferenziali autonome, al Parlamento europeo sono conferiti

    poteri pari a quelli del Consiglio. Per quanto concerne invece la conclusionedegli accordi con Stati terzi, la Commissione Europea presenta raccomandazionial Consiglio, che la autorizza ad aprire i negoziati necessari.

    Spetta al Consiglio e alla Commissione adoperarsi affinch gli accordi negoziatisiano compatibili con le politiche e norme interne dellUnione. ali negoziatisono condotti dalla Commissione in consultazione con un comitato specialedesignato dal Consiglio per assisterla in questo compito. Sempre il rattato

    di Lisbona introduce, per, ancora un altro nuovo elemento che consistenellobbligo in capo alla Commissione di informare regolarmente dei progressidei negoziati, oltre che il comitato speciale, anche il Parlamento europeo16. Infine,il Parlamento, su un piano di parit con il Consiglio, respinge o ratifica il testodellaccordo negoziato dalla Commissione.

    Le modifiche dei rattati da sole non garantiscono coerenza e responsabilit.Molto dipender dallinterpretazione che il Parlamento dar al suo nuovo ruolo. Il

    rischio di politicizzare una materia tecnica come il commercio andr neutralizzatoattraverso lo sforzo di rendere pi democratica e giusta la globalizzazione.15http://www.cittastudi.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/I/IDPagina/403916 Ibidem

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    Il Parlamento dovr essere in prima fila nella creazione di standard globalisullambiente, la partecipazione della societ civile nella definizione delle prioritpolitiche, i diritti dei lavoratori e la protezione dei consumatori. Allo stessotempo il Parlamento non dovr utilizzare questi nobili valori come pretesto pertornare a politiche di chiusura, e di pi immediata comprensione per le pance

    dellopinione pubblica. Il Parlamento non dovr creare un muro di fronte altreno della globalizzazione, dovr piuttosto incanalare la sua potenza e farloscorrere nei giusti binari.

    CAPITOLO 2 - Trade for all: la nuova strategia della

    Commissione EuropeaIl 14 ottobre 2015, la Commissaria al commercio, Cecilia Malmstrom, hapresentato il documento strategico su cui dovr basarsi la politica commercialedellUnione Europea. Questo documento, prendendo le mosse dal dibattito,in seno al Parlamento europeo e nella societ civile, suscitato attorno al temadel Partenariato ransatlantico sul Commercio e gli Investimenti (ransatlanticrade and Investment reaty, IP), disegna una politica commerciale meno

    orientata al business e pi attenta ai temi della trasparenza, della sostenibilit.

    Negli ultimi anni linteresse per le politiche commerciali si intensificato. Un

    pubblico sempre pi ampio guarda con attenzione alla politica commerciale e sipreoccupa dellimpatto che questa pu avere sulle regole in materia di protezionedei consumatori o sul mercato del lavoro.

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    Daltro canto, il commercio uno dei pochi strumenti disponibili per stimolareleconomia senza aumento della spesa pubblica. LUnione Europea il principalepartner commerciale per circa 80 paesi al mondo e il secondo per altri 40. Ilsistema economico attuale, che sempre pi globale e digitale, si basa su catenesovranazionali di produzione, che prevedono lo svolgersi delle fasi dideazione,

    progettazione, fabbricazione, assemblaggio, confezionamento e venditaattraverso diversi paesi nel mondo. Per questo motivo limpatto delle politichecommerciali ha ripercussioni sul panorama geopolitico, e viceversa. Inoltre, lapolitica commerciale, abbinata alla cooperazione allo sviluppo, un importantestrumento per stimolare crescita e riforme nei paesi meno sviluppati o in viadi sviluppo. A questo proposito lUE utilizza lo strumento degli Accordi diPartenariato Economico (Economic Partnership Agreement, EPA) con i paesidellAfrica e delle aree dei Caraibi e del Pacifico. Infine, la politica commerciale

    ha un ruolo anche nel rafforzare il funzionamento del mercato interno, favorendoil collegamento tra questo e le regole del sistema globale del commercio e degliinvestimenti.

    Circa il 90% della crescita economica globale nei prossimi 15 anni verr generataal di fuori della UE; allo stesso tempo, in Europa, 30 milioni di posti di lavorosono legati al commercio internazionale - 1 posto di lavoro su 7. Proprio perqueste due ragioni la politica commerciale vitale per mantenere e migliorare ilruolo dellEuropa nel panorama internazionale. Per stimolare la capacit dellUE

    di beneficiare dal commercio e dagli investimenti, la Commissione Europea hasviluppato unambiziosa agenda di negoziati bilaterali, contemporaneamente alsuo impegno in seno allOrganizzazione Mondiale del Commercio (World radeOrganization, WO).

    LAccordo di Libero Scambio (Free rade Agreement, FA) con la Corea delSud il primo esempio di accordo di nuova generazione che lUE ha sceltodi negoziare, dora in avanti. Eliminando circa il 99% delle barriere tariffarie

    e occupandosi anche di barriere non-tariffarie, in quattro anni, le esportazionieuropee sono cresciute del 55%. Quelle di automobili sono addirittura triplicate.E, nonostante la quota di importazioni dalla Corea sia cresciuta dal 9 al 13%, iltradizionale segno meno sulla bilancia dei pagamenti si trasformato in un surpluscommerciale. Su questo stile sono anche i negoziati, conclusi ma ancora in fasedi approvazione, con Canada (Comprehensive Economic and rade Agreement,CEA), Singapore e Vietnam. I buoni risultati raggiunti con la Corea del Sud,inoltre, hanno quindi spinto lUE a modernizzare degli accordi commerciali

    stipulati in precedenza (con Messico, Cile e urchia), ad accelerare la conclusionedei negoziati aperti su questa falsariga (USA-IP, Giappone, Cina per il capitoloinvestimenti) e di lanciare o rilanciare trattative con Australia, Nuova Zelanda,

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    Filippine, India, Malesia, ailandia, Hong Kong, aiwan e paesi del Mercosur.La politica commerciale ha dunque allargato il suo campo di applicazione. Alsettore esclusivamente tariffario ha aggiunto un approccio olistico che includeintese, tra le tante, sul settore degli appalti pubblici, sulla concorrenza, sui sussidistatali, e sulle barriere sanitarie e fitosanitarie, sul commercio in servizi e su quello

    digitale, sulla mobilit dei lavoratori qualificati, sullaccesso alle materie prime,sullenergia, sullinnovazione e sulla gestione delle dogane.

    Il settore dei servizi rappresenta il 70% del PIL europeo. Per questa ragione semprepi importante migliorare laccesso a questo settore nei mercati internazionali,cos come lattrazione di investimenti esteri. LUE , infatti, uno dei 25 membridellOrganizzazione Mondiale del Commercio che sta negoziando un accordosul commercio dei servizi (rade in Services Agreement, iSA). Nonostante ci,

    la posizione europea sui servizi pubblici resta quella secondo cui nessun accordointernazionale pu restringere il diritto degli stati di legiferare nellinteresse deipropri cittadini.

    Per quanto riguarda leconomia digitale, si registra la formazione di nuove tipologiedi ostacoli agli scambi. La strategia per il Mercato Unico Digitale (Digital SingleMarket, DSM) affronta molte di queste frammentazioni allinterno dellUE.Quello che, invece, la politica commerciale pu fare la creazione di una paritdi condizioni al livello globale. LUnione Europea ha concluso o sta negoziando

    il maggior numero al mondo di accordi di libero scambio, la sfida dunque difare in modo che questi siano efficaci e portino benefici per tutti. LUE dovrassicurarsi che i propri partner rispettino gli impegni presi, che tutti gli Statimembri siano in grado di beneficiare delle opportunit create, infine, che leaziende si impegnino ad evitare pratiche scorrette, dal punto di vista sociale eambientale, quando operano al di fuori dalla UE.

    La riduzione delle asimmetrie informative, specialmente per le piccole e medie

    imprese, PMI, un altro degli obiettivi che la Commissione si posta. Sono,infatti, gli attori economici pi piccoli quelli che incontrano maggiori difficoltad accedere ai mercati internazionali. Seguendo la stessa filosofia, si provvedera una revisione del funzionamento del Fondo Europeo di Adeguamento allaGlobalizzazione per offrire soluzioni efficaci per i lavoratori di quei settori chepotrebbero risentire negativamente dellapertura dei mercati. rasparenza epartecipazione sono altri due temi che la Commissione ha voluto ribadire nellasua strategia per il 2016. Lobiettivo dunque quello di aumentare i momenti di

    confronto con il Parlamento europeo, gli Stati membri e la societ civile in ognifase dei negoziati commerciali. Inoltre, si stabilisce che per ogni nuova iniziativadi una certa rilevanza si effettuino valutazioni dimpatto.

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    Questo nuovo spirito di partecipazione e trasparenza dovrebbe portare maggiorefiducia tra i cittadini rispetto allimpegno che non si modifichino in negativogli standard di protezione dei consumatori, dei lavoratori e dellambiente, chenessun meccanismo di protezione degli investimenti possa danneggiare il dirittodegli Stati di legiferare nel pubblico interesse e che si promuovano nei paesi

    terzi politiche concrete per lo sviluppo sostenibile, il rispetto dei diritti umani,il buon governo e una crescita inclusiva. Infine, lidea di proseguire nella fittaattivit di negoziati internazionali seguendo due direttrici parallele. Da un lato,rilanciare il sistema multilaterale; dallaltro, proseguire nei negoziati bilaterali dinuova generazione, prevedendo che possano essere estesi ad altri partner a livelloregionale.

    Di seguito lagenda dei negoziati bilaterali previsti nella strategia commerciale.

    Negoziati FTA da aprire Negoziati FTA da rilanciare

    Australia EU-India

    Nuova Zelanda EU-Malesia

    Filippine EU-Tailandia

    Indonesia

    Negoziati FTA e investimenti da

    concludereFTA da modernizzare IP

    Messico EU-Giappone

    Cile EU-Cina (solo investmenti)

    urchia (Unione doganale) Mercosur

    FTA da modificare Negoziati sugli investimenti da aprire

    Corea del Sud(inserimento di un capitolo sugli

    investimenti)

    Hong Kong

    aiwan

    Conclusione delle procedure diapprovazione

    CEA

    EU-Singapore

    EU-Vietnam

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    PARTE 2 - I GRANDI PARTNER COMMERCIALI,DA OCCIDENTE A ORIENTE. STATI UNITI E CINA

    Il 5 ottobre del 2015 si chiuso il negoziato sullaccordo di partenariatocommerciale trans-pacifico (rans Pacific Partnership, PP). Questo accordocommerciale, negoziato tra 12 Paesi17che si affacciano sullOceano Pacifico ha,in realt, portata globale: perch rappresenta il 40% degli scambi mondiali eperch fissa standard - sulla propriet intellettuale, sui diritti dei lavoratori, sullasostenibilit ambientale - con cui tutto il resto del mondo dovr fare i conti.Per dare un giudizio accurato bisogner attendere che il trattato entri in vigore.Possiamo, per, gi affermare che ad oggi si rafforzata quellarea del mondo

    con baricentro nel Pacifico, a danno della centralit europea come crocevia traAmeriche e Asia. LUnione Europea, da parte sua, ha gi siglato laccordo conla Corea del Sud, mentre sono ancora in fase di negoziazione o approvazionei trattati con molti degli stessi partner che hanno firmato il PP (Stati Uniti,Canada, e Giappone; Singapore e Vietnam). Si procede con pi difficolt diquanto si auspicherebbe e di questo sembrano gioire alcuni politici e studiosi. Iopenso, invece, che non si debbano avere esitazioni sulla strada da intraprendere etenter di darne le motivazioni.

    Dalla fine degli anni 90, ciclicamente acquisiscono forza i movimenti no-globalche identificano nella globalizzazione la causa di tutte le crisi e propongonosoluzioni improntate alla chiusura dei confini, per le merci e per le persone. Ipi reazionari sperano di fermare anche le idee. Basta, per, avere presente lemigrazioni di questi mesi per comprendere come queste ricette, basate su muri econfini, siano irrealistiche. La globalizzazione esiste e la sua esistenza inevitabilein un mondo cos interconnesso, dove le distanze sono annullate, dove le culturesi incontrano e mescolano a una velocit che lascia spiazzati. La globalizzazioneesiste, in qualche modo dai tempi di Atene e Roma, e lottare contro significasbagliare bersaglio.

    La prima ondata della globalizzazione contemporanea ha avuto anche conseguenzenegative e il nostro vero errore stato rinunciare al compito di regolarla. Abbiamosbagliato nellinterpretazione della realt e, dunque, nella nostra azione su diessa. Leggendo i dati della Banca Mondiale che certificano la diminuzione di200 milioni di poveri negli ultimi 3 anni, non si pu non riconoscere gli effetti

    positivi di questo fenomeno. La globalizzazione uno strumento, non un fine.17 Stati Uniti, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Canada, Messico, Per, Cile, Vietnam,

    Singapore, Brunei e Malesia.

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    Basta pensare al cambiamento climatico o allesperienza della crisi economico-finanziaria del 2008, alla lotta al terrorismo. Cosa possono fare i singoli Stati,persino Russia, Cina e Stati Uniti, davanti a sfide epocali simili? Da soli, nessunodi loro ha un potere sufficiente. Servono risposte globali. In questa prospettiva,le partnership commerciali possono oggi andare ben al di l del loro scopo di

    liberalizzazione economica: attraverso gli accordi si fissano standard. Ambientali,del lavoro, sanitari, di sicurezza. E se lEuropa vuole essere promotrice di questistandard, non subirli, deve riacquisire protagonismo. Il trattato con gli StatiUniti, ransatlantic rade and Investment Partnership, IP, dovrebbe avereesattamente questo ruolo: creare standard basati sui nostri modelli valoriali. IlIP a cui dobbiamo aspirare deve mettere tutti gli attori delleconomia globaledavanti al fatto compiuto che, se vogliono fare affari con gli 800 milioni dipersone con il maggior potere dacquisto al mondo, devono adattarsi a certe

    regole: modelli di produzione ecologicamente sostenibili, rispetto dei diritti deilavoratori, protezione dei consumatori e della salute pubblica.

    Inoltre, anche se la Cina non inserita in nessuno dei due grandi accordicommerciali di cui pi spesso si parla, IP e PP, dobbiamo fare di tuttoper trovare delle forme di collaborazione per creare le regole del commerciointernazionale e, soprattutto, della globalizzazione. Se la chiusura nei suoiconfronti una scelta anacronistica, anche una sconsiderata e totale aperturasarebbe una mossa non sostenibile per i nostri sistemi produttivi. Sono sicura

    che la famiglia politica dei Socialisti e Democratici europei beneficerebbe dauna presa di posizione in questo senso, a proposito della globalizzazione e deirapporti con i nostri partner commerciali, che renderebbe il nostro messaggiochiaro e comprensibile a fronte degli slogan dei populismi euroscettici.

    Dobbiamo contribuire a modellare una societ migliore, invece di limitarci acercarne il consenso.

    CAPITOLO 3 - UE-USA: Il TTIP

    Il TTIP: di cosa parliamo?

    Il IP (ransatlantic rade and Investment Partnership) un accordo

    commerciale attualmente in corso di negoziato tra lUnione Europea e gli StatiUniti. Ha lobiettivo primario di rimuovere le barriere commerciali, tariffarie enon tariffarie, in un ampio numero di settori economici per facilitare lacquisto e

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    la vendita di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti. Il dibattito, molto articolatoin altri Paesi, durante il 2015 ha iniziato a svilupparsi anche in Italia.

    Ecco una schematizzazione delle informazioni al momento disponibili:

    a) Il IP il negoziato pi trasparente in assoluto nella storia dellUnioneEuropea. Il Parlamento europeo ha fatto di questo la sua prima e piforte battaglia e ora possibile visionare tutti i testi negoziali sul sito dellaCommissione Europea. Il primo documento a essere stato reso pubblico stato il mandato negoziale, grazie alle pressioni del Governo italiano ein modo particolare del nostro vice-ministro allo Sviluppo Economico,Carlo Calenda. Il mandato negoziale rappresenta i confini allinterno deiquali si pu muovere la stessa Commissione durante i negoziati: cosa

    pu accettare e cosa no, innanzitutto. Quando il testo stato messo adisposizione di tutti, dunque, stato possibile accertare, senza timoredi fraintendimento, che non saranno oggetto dei negoziati gli OGM,le misure relative al sostegno del settore culturale, il livello di diritti deilavoratori e delle regole ambientali, la gestione dei beni pubblici (pp. 4,6, 8, 11).

    Il mandato, in particolare, prevede:

    la riduzione a zero delle barriere tariffarie; lallineamento delle regolamentazioni tecniche (come per esempio i

    crash test per le autovetture: nonostante gli standard di sicurezza sianoelevati e simili nei due paesi, per poter esportare le loro automobili iproduttori devono rifare i test per soddisfare gli standard di misurazionedel paese importatore. Se USA e UE riconoscessero i crash test e irelativi standard gli uni degli altri, le stime dicono che il risparmio sulprezzo finale dellauto potrebbe arrivare sino al 7 per cento);

    lapertura del mercato degli appalti pubblici, superando cos il BuyAmerican Act (una legge risalente alla presidenza Roosevelt e ancorain vigore, volta a proteggere le imprese manifatturiere nazionalilimitando lacquisto di prodotti finiti stranieri per commesse pubblicheallinterno del territorio nazionale);

    la promozione di uno sviluppo sostenibile; il sostegno alle piccole e medie imprese, fino ad oggi troppo deboli per

    poter affrontare il commercio internazionale;

    la creazione di un mercato unico dellenergia. La parte pi delicata riguarda le barriere non tariffarie in materia diproduzione agroalimentare. Su questo punto fondamentale porre

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    la massima attenzione per non ridurre in alcun modo gli standardqualitativi. In particolare, il riconoscimento delle IndicazioniGeografiche, punto su cui gli Stati Uniti hanno una posizionepiuttosto negativa, rappresenta uno dei principali obiettivi italiani,date le evidenti ricadute positive che queste comporterebbero per i

    produttori nostrani.

    b) Uno degli elementi pi oggetto di critiche stato la presenza nellaccordodellISDS (Investor-State Dispute Settlement), un meccanismo dirisoluzione delle controversie su investimenti distinto rispetto alle Cortidei paesi coinvolti, da alcuni accusato di essere uno strumento in manoalle multinazionali. La posizione italiana ha riconosciuto fin dalliniziodei negoziati la necessit di prevedere un sistema quanto pi trasparente e

    democratico possibile. Alla fine di questo paragrafo, troverete una schedasu questo strumento e sulla recentissima proposta di riforma avanzatadalla Commissione Europea.

    c) I possibili vantaggi:

    Il IP rappresenta allo stesso tempo unopportunit economica e unasfida per la politica commerciale dellUnione Europea, con evidentiimplicazioni geopolitiche;

    la creazione di un mercato unico fra UE e USA porterebbe a unaumento del PIL comunitario stimato intorno allo 0.5% circa (mediafra le previsioni di impatto di Bertelsmann Foundation, CEPR -Centre for Economic Policy Research ed ECIPE - European Centrefor International Political Economy), con punte particolarmentepositive per i settori meccanico e manifatturiero, fra le eccellenze delsistema produttivo del nostro paese;

    LItalia al momento uno dei paesi maggiormente colpiti dalle

    barriere tariffarie e non tariffarie degli Stati Uniti sarebbe, sempresecondo studi di impatto, uno dei paesi europei maggiormente favoritida un accordo che darebbe alle piccole e medie imprese la possibilitdi accedere al mercato statunitense, al momento caratterizzato daalte barriere tariffarie e, specialmente, non tariffarie (basti pensareche nonostante gli evidenti ostacoli rappresentati dalle divergentidisposizioni regolamentari, lItalia il 13 fornitore e il 23 clientedegli USA, mentre gli USA sono l8 fornitore e il 3 cliente del nostro

    paese - Osservatorio Economico Mise); La crisi ucraina sviluppatasi a cavallo tra la fine del 2014 e il 2015ha comportato un danno ingente, specialmente ai produttori italiani,

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    che, con lapertura di nuovi sbocchi commerciali, potrebbero avere unbilanciamento delle perdite subite.

    La posizione del Pe: la relazione Lange

    L8 luglio scorso il Parlamento europeo ha approvato, con 436 voti favorevoli,241 contrari e 32 astenuti, la relazione di iniziativa del Parlamento (INI)

    sul rattato sul Commercio e gli Investimenti tra Unione europea e StatiUniti (IP), di cui relatore Bernd Lange (S&D, Germania). Con questarisoluzione il Parlamento fornisce delle indicazioni riguardanti il proseguimentodei negoziati: cosa, per lassemblea eletta dai cittadini europei, auspicabile ecosa considerato inaccettabile. Si tratta di uno strumento molto importanteperch rappresenta un segnale politico forte di cui la Commissione dovr tenereconto nel proseguimento dei negoziati: una sorta di avvertimento che, se rimarrdisatteso, potrebbe portare anche alla conseguenza estrema della bocciaturadellintero accordo.

    Il Gruppo S&D ha fortemente voluto questa risoluzione proprio perch espressioneconcreta del potere di controllo che detiene il Parlamento e dunque, attraverso diesso, i cittadini. In primo luogo, la risoluzione ha previsto labbandono dellISDScos come conosciuto fino ad oggi: il Parlamento ha chiesto alla Commissionedi proporre una soluzione permanente per la risoluzione delle controversie trainvestitori e Stati, soggetta al controllo e ai princpi democratici, in cui i casi sianotrattati in modo trasparente da giudici indipendenti e nominati pubblicamente,

    in audizioni, anchesse, pubbliche. Ha richiesto, inoltre, la previsione di unmeccanismo di appello, dove sia garantita la coerenza delle decisioni giudiziariee dove sia rispettata la giurisdizione dei tribunali europei e degli Stati membri.

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    Queste richieste sono state ascoltate e inserite nella proposta di riforma di questostrumento, avanzata recentemente dalla Commissione e di cui trovate una sintesiin conclusione a questo paragrafo. ra le altre indicazioni che, con questo testo,il Parlamento presenta alla Commissione, rivestono particolare importanza leseguenti:

    Trasparenza: pur riconoscendo la necessit di un certo livello diriservatezza, vengono richieste trasparenza e accesso ai documenti deinegoziati.

    Servizi Pubblici: viene richiesta una esplicita esclusione dei servizipubblici dalle materie del negoziato.

    Mantenimento degli standard: non negoziabilit degli standard

    relativi a sicurezza degli alimenti, benessere, salute degli animali,protezione dei lavoratori, dellambiente, dei dati personali e dellediversit culturali.

    Sostegno alla crescita: creazione di nuove opportunit di sviluppoper le aziende europee, in particolare le PMI, e creazione di nuoviposti di lavoro qualificati.

    Globalizzazione 2.0: viene chiesto che il IP sia unopportunit perdare una forma pi democratica e inclusiva alla globalizzazione.

    Piena sovranit degli Stati: deve essere salvaguardato il diritto degliStati, della pubblica amministrazione e degli enti locali di introdurre,adottare, mantenere o abrogare qualsiasi misura nellinteresse del benepubblico.

    Piena mobilit dei lavoratori: il IP dovrebbe accelerare il mutuo

    riconoscimento delle qualifiche professionali e una piena reciprocitnella politica di concessione dei visti, in modo da facilitare la mobilitdi investitori, professionisti, tecnici e lavoratori qualificati tra le duesponde dellAtlantico.

    Appalti pubblici: questi devono avere un pari livello di apertura allaconcorrenza in Europa e negli Stati Uniti.

    Diversit culturale: il Parlamento chiede che vengano garantite la

    protezione e la promozione della diversit culturale, riconoscendoalle parti di adottare qualsiasi misura necessaria alla promozione delladiversit linguistica e culturale.

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    molti salumi e insaccati a causa dellemergenza mucca pazza di diversidecenni fa, che ha portato gli USA a bandire le importazioni dellacarne europea. Il IP aiuter a gestire in maniera scientificamentepi razionale questioni di questo tipo, a tutto vantaggio dei nostriproduttori di qualit.

    w Il TTIP solo un pretesto per affievolire le norme europee, datoche i dazi doganali tra UE e USA sono gi molto bassi. vero chei dazi sono generalmente bassi, ma, innanzitutto, non per tutte lecategorie merceologiche e, in ogni caso, il fatto che siano bassi nonvuol dire che non abbiano un effetto. La media delle tariffe, infatti, siaggira attorno al 4%, ma alcuni settori come lalimentare e il tessile -strategici per le esportazioni italiane - sono gravati da dazi ben pi alti,

    con picchi rispettivamente del 35% e del 27%. Questa situazione rendei prodotti europei meno competitivi sul mercato americano. Il IPridurr sensibilmente quasi tutti i dazi rimasti producendo risparmiper i produttori e ampliando il potere di scelta dei consumatori.

    w Il TTIP obbligher i governi europei a privatizzare i servizipubblici? In ogni accordo commerciale lUE lascia in capo agli Statimembri la decisione su come gestire al meglio per i propri cittadini iservizi pubblici (scuole, ospedali, distribuzione dellacqua...). Questa

    garanzia espressamente prevista nei testi dei diversi accordi e noi stiamochiedendo che lo sia anche nel IP. Dopo la firma del trattato, gliStati dovranno avere il pieno potere di decidere la definizione di servizipubblici, di mantenere pubblico il monopolio della fornitura di undeterminato servizio, di ri-nazionalizzare un servizio precedentementeprivatizzato o di non rinnovare, senza pericolo di essere citato ingiudizio, i contratti stipulati con societ private per lesternalizzazionedi determinati servizi pubblici.

    w Il TTIP stato chiesto dalle multinazionali e i cittadini e i governinon sanno nulla di quanto stanno discutendo i negoziatori. Inegoziati sul IP sono i pi trasparenti di sempre e i Parlamentinazionali e il Parlamento europeo sono attori cruciali in questa partitapoich dovranno approvare o respingere la ratifica dellaccordo. LaCommissione Europea: ha reso pubblico il mandato negoziale (votatoallunanimit dai ventotto Stati membri dellUE), divulga regolarmente

    un resoconto dei round negoziali e i testi delle proprie proposte, producedocumenti esplicativi e infografiche sui vari capitoli dellaccordo,infine rende disponibili per tutti i membri del Parlamento europeo,

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    paesi terzi) con un mandato di 6 anni. I giudici verrebbero pagati da una cassacomune tra UE e USA, quindi non dalle parti in causa. La nomina a giudicedi questa nuova corte sarebbe subordinata al possesso del titolo di giudice nelpaese di provenienza e/o allessere un giurista di fama comprovata in materia didiritto internazionale privato e del commercio. Con queste accortezze si potr

    evitare che avvocati daffari facciano da arbitri in cause in cui potrebbero averedei conflitti dinteresse.

    Allinsorgere di ogni nuova controversia si costituir una corte giudicante di tregiudici (uno europeo, uno americano e uno terzo) estratti a sorte tra i quindici.In questo modo si prova a mantenere al massimo il livello dimparzialit deltribunale. La proposta della Commissione permetterebbe, inoltre, al IPdi essere il primo accordo commerciale della storia a prevedere, in caso di

    controversie tra Stato e investitore, anche un meccanismo dappello in secondogrado. La corte dappello ricalcherebbe perfettamente il tribunale di primaistanza, ma con sei giudici (2 USA, 2 UE e 2 terzi), piuttosto che quindici.Potr adire alla corte ognuna delle parti e la sentenza di primo grado potr esseremodificata o completamente ribaltata dal giudizio di secondo. Nel preambolo,inoltre, la Commissione accoglie una preoccupazione molto forte manifestatadal Parlamento europeo e dalla societ civile, esplicitando il diritto degli Stati dilegiferare per attuare obiettivi legittimi di politica pubblica.

    La formulazione unimportante vittoria per chi temeva che le multinazionali,attraverso lISDS, potessero piegare le legislazioni nazionali ai propri interessi.Si precisa, inoltre, che non pu considerarsi legittima leventuale pretesa degliinvestitori che le legislazioni restino immutate nel tempo. Infine, sono statepreviste alcune clausole per favorire lutilizzo di questo nuovo sistema anche daparte delle PMI. Nello specifico: tempi certi per la conclusione dei procedimenti(18 mesi per il primo grado e 6 mesi per lappello), un meccanismo volontariodi mediazione per risolvere la disputa prima che si apra il procedimento presso

    la corte e la previsione che alcune categorie di PMI, in caso di giudizio avversodei giudici, non siano costrette a pagare tutte le spese processuali, ma soltantouna quota.

    Il documento pubblicato solo la posizione della Commissione Europea eprima di diventare realt dovr essere approvato dal Consiglio e negoziato congli americani, nel contesto di tutto il IP. Superati tutti questi scogli, poi,comunque il trattato nel suo complesso dovr essere firmato e ratificato da tutte

    le parti. Nonostante ci, la proposta della Commissione rappresenta un progressoincontestabile e una rivoluzione copernicana nellapproccio europeo alla politicacommerciale.

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    PARTE 3 - GLI ALTRI ACCORDI BILATERALI

    Il 2015 stato un anno fondamentale per lagenda dei rapporti commerciali

    bilaterali dellUnione Europea. A fronte di un negoziato con gli Stati UnitidAmerica che procede fra numerose difficolt, sono stati aperti, portati avanti ochiusi numerosi altri negoziati, che non sono meno importanti del pi discussoIP. Allinizio del mese di dicembre stata annunciato dal Presidente dellaCommissione Europea Jean-Claude Juncker e dal Primo Ministro vietnamitaNguyen an Dung il raggiungimento dellaccordo per il trattato bilaterale UE-Vietnam, che, oltre che aprire le porte di un mercato in netta espansione aglioperatori comunitari, potrebbe fungere da modello per altri accordi con paesidel Sud-Est asiatico. Sono, infatti, gi state annunciate le aperture dei negoziaticon Filippine e Indonesia, mentre sta procedendo la fase di scoping in vista dieventuali trattative con Malesia e ailandia.

    Restando nel continente asiatico, vanno ricordati la ratifica ufficiale dellaccordobilaterale con la Corea del Sud, il primo di nuova generazione raggiuntodalla Unione Europea, gi in vigore dal 2011, e lavanzare dei negoziati conil Giappone, partner commerciale fondamentale per la complementarit conil mercato comunitario. Anche con la Cina - di cui si gi trattato - vi sonodue trattative bilaterali attualmente in corso, una sugli investimenti e una sulleIndicazioni Geografiche, nelle quali sar cruciale raggiungere un buon accordo

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    CAPITOLO 6 - UE-Corea del Sud

    A 5 anni dalla firma del trattato di libero scambio con laRepubblica di Corea, il primo ottobre scorso, lUnioneEuropea ha concluso, in seguito allapprovazione dei diversiparlamenti nazionali, la procedura di ratifica dellaccordo.Nonostante il regime previsto dallaccordo fosse stato applicato

    in maniera provvisoria dal 2011. Con un piano di attuazione particolarmenterapido, laccordo ha determinato leliminazione di tutte le barriere tariffariesui prodotti industriali e parzialmente rimosso quelle sui beni agricoli. Conbeneficio dei settori automobilistico, farmaceutico, elettronico e medico, si provveduto anche alla cancellazione dimportanti barriere non tariffarie. Iltrattato ha migliorato laccesso al mercato dei servizi e agli investimenti e, infine,

    ha regolamentato la protezione dei diritti di propriet intellettuale e determinatolapertura degli appalti pubblici. Laccordo di libero scambio (FA-Free radeAgreement) con la Corea del Sud, essendo molto esteso per scopo e portata, il primo accordo commerciale di nuova generazione siglato dallUnioneEuropea e il primo con un partner asiatico. La Corea del Sud, dopo uno sviluppoventennale che lha posizionata al quinto posto a livello mondiale per esportazionie importazioni, si attestata come una delle maggiori economie orientali. I flussicommerciali europei e coreani sono molto simili per le categorie di prodotti

    scambiati. Con circa l80% sul totale, a dominare le transazioni internazionali dientrambi sono, infatti, i prodotti industriali. I settori prevalenti sono quelli dellaproduzione di veicoli ed equipaggiamenti per i traporti e il comparto chimico.

    I risultati dei primi 4 anni

    La Commissaria al Commercio UE, Cecilia Malmstrom, ha definito laccordocome un esempio da seguire, una storia di successo che possibile replicarecon gli accordi attualmente in cantiere. Il rapporto di marzo della CommissioneEuropea mostra, infatti, un aumento delle esportazioni verso la Corea del 35%rispetto al 2011, determinando un aumento del 3% della quota europea sultotale delle importazioni coreane (JAP -3%, USA +0%). Nel 2013, lUnione ha,per la prima volta, registrato un surplus della bilancia commerciale con il partnerasiatico. Se, infatti, le esportazioni sono cresciute velocemente, le importazionidalla Corea sono rimaste stabili. Sebbene nellultimo anno, complice liniziodella ripresa economica europea, limport dalla Corea abbia conosciuto un

    aumento del 6%, il dato rimane comunque inferiore alla crescita media annuadel 9% registrata dallexport nostrano. Nonostante gli iniziali scetticismi daparte dei rappresentanti del settore, lindustria ad aver maggiormente beneficiato

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    Agreement), sullaccordo sul commercio di servizi (iSA - rade in ServicesAgreement) e quelle relative agli accordi di partenariato economico (EPAs -Economic Partnership Agreements), a cui dedicato un approfondimento nelleprossime pagine.

    CAPITOLO 10 - Accordo sugli scambi di servizi (TiSA - Tradein Services Agreement)

    Laccordo sugli scambi di servizi (iSA) un accordo commerciale che vieneattualmente negoziato tra 23 paesi (Australia, Canada, Cile, aiwan, Colombia,

    Costa Rica, UE, Hong Kong, Islanda, Israele, Giappone, Corea, Liechtenstein,Mauritius, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Per, Svizzera,urchia e Stati Uniti) membri dellOrganizzazione Mondiale del Commercio(World rade Organization, WO). Insieme, questi paesi rappresentano il70% del commercio mondiale di servizi. La Commissione Europea partecipaai negoziati a nome dellUE e il suo team di negoziatori trasmette resocontiperiodici al Consiglio e al Parlamento europeo.

    I servizi hanno acquisito unimportanza crescente nelleconomia mondialee costituiscono un elemento centrale delleconomia di ciascun paese dellUE.LUnione Europea il principale esportatore mondiale di servizi, un settore chevanta decine di milioni di posti di lavoro in tutta Europa. Aprire i mercati deiservizi significa promuovere la crescita e loccupazione.

    I colloqui si basano sulle proposte avanzate dai partecipanti. Il iSA si prefigge difavorire lapertura dei mercati e migliorare le norme in settori quali la concessione

    delle licenze, i servizi finanziari, le telecomunicazioni, il commercio elettronico,il trasporto marittimo e il trasferimento temporaneo di lavoratori allestero ai finidella prestazione dei servizi.

    Il iSA aperto a tutti i membri del WO che desiderano aprire gli scambi diservizi. La Cina ha chiesto di unirsi ai negoziati. LUE sostiene la sua candidatura,poich auspica che laccordo raccolga il maggior numero possibile di adesioni.Le riunioni si svolgono a Ginevra e sono presiedute a turno dallUE, lAustraliae gli USA. I colloqui e il processo decisionale si svolgono su base consensuale.

    I colloqui sono iniziati ufficialmente nel marzo 2013. Nel settembre dello stessoanno i partecipanti hanno concordato un testo di base.

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    entusiasmo e da un clima di concordanza circa gli estremi dellaccordo, mancano,ad oggi, i dettagli. Non si , per esempio, ancora parlato delle tempistiche relativealleliminazione dei dazi, che probabilmente, come lo stato per la gran parte diaccordi simili, sar graduale.

    La tabella di marcia , tuttavia, serrata. Lobiettivo , infatti, raggiungerelimplementazione nel 2017 ottenendo significativi progressi in tempo utile persfruttare limpeto della Conferenza di Parigi e lincontro ministeriale del WOa Nairobi. Per rispettare la tabella necessaria, le parti sperano di raggiungere unaccordo di massima durante la prossima fase delle negoziazioni, nei primi mesidel 2016.

    Obiettivo ambienteLattuale contesto ambientale indica limperativo categorico di unazione concretae globale contro il cambiamento climatico. Nellampio scenario comprendentelAccordo di Parigi, lEGA si pone come un componente di una pi ampia presadi coscienza globale. I due ambiti sono strettamente legati e spesso convergenti.Gli obiettivi sono molto ambiziosi e il percorso ancora lungo, ma il mondo delcommercio ha limperativo di sfruttare loccasione per dimostrarsi uno strumentodi sviluppo sostenibile.

    CAPITOLO 12 - Accordi di Partenariato Economico (EPAs -Economic Partnership Agreements)

    Gli Accordi di Partenariato Economico sono accordi commerciali, miranti allosviluppo, negoziati dallUnione Europea e i paesi delle regioni africana, caraibicae pacifica (ACP). Gli accordi hanno lobiettivo di promuovere un modello dicrescita sostenibile e di ridurre il livello di povert tramite lo sviluppo dei flussicommerciali e laumento degli investimenti.

    Il volume delle importazioni e delle esportazioni con i paesi ACP rappresentail 5% del totale degli scambi europei. LEuropa la principale destinazione deiprodotti manifatturieri e agricoli dei partner ACP. LUE , infatti, lunico mercato

    che garantisce lassenza di dazi su tutti i prodotti provenienti da questi paesi.

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    Gli accordi mirano a una diversificazione delle importazioni dagli ACP,tradizionalmente dipendenti dalle esportazioni di materie prime, che promuova,quindi, lo scambio di beni e servizi con un valore aggiunto superiore. Lobiettivofinale , dunque, quello di favorire gli individui e le imprese, facilitando leesportazioni e incentivando i flussi dinvestimenti.

    Per promuovere lintegrazione regionale dei partner, gli EPA sono conclusi onegoziati dallUE e dalle comunit economiche regionali, come ECOWAS eCARIFORUM, rispettivamente lunione delle economie dellAfrica Occidentalee della regione caraibica.

    Accordi asimmetrici

    Al fine di garantire accordi su misura rispetto alle diverse esigenze e ai varicontesti dei partner, non esiste un modello unico di partenariato economico.utti gli accordi, tuttavia, sono rigorosamente asimmetrici e prevedono pacchettidi aiuti finanziari che ne facilitino limplementazione, per esempio migliorandole infrastrutture e fornendo consulenza alle imprese.

    Fra il 2008 e il 2013, i fondi destinati agli ACP hanno raggiunto i 20 miliardidi euro. In primo luogo, gli accordi favoriscono, infatti, lo sviluppo economico-sociale della controparte. Gli accordi prevedono unapertura immediata eintegrale del mercato unico ma, al contrario, stabiliscono una parziale e gradualeliberalizzazione delle economie ACP, che provveda unadeguata protezione aisettori sensibili. Gli accordi prevedono, inoltre, la creazione di istituzioni comuniche ne monitorino limplementazione, che stabiliscano una cooperazione diampia portata sullarmonizzazione di standard, ad esempio sanitari e qualitativi,e che promuovano una governance economico-giuridica che favorisca lafflussodi investimenti esteri e la crescita interna. Gli EPA prevedono, infatti, specifiche

    clausole su protezione della propriet intellettuale, assicurazione degli investimentied equa competizione.

    La cooperazione

    La forte dimensione politica degli accordi, spesso tramite lapplicazione dellaConvenzione di Cotonou, si traduce nella cooperazione su un ampio spettrodi questioni e nella previsione di procedure sanzionatorie, fino alla completa

    sospensione degli accordi, nel caso di gravi violazioni in materia di diritti umani ebuon governo, termine che definisce chiaramente le linee rosse sulla conduzionedegli affari pubblici. Un grave caso di corruzione pu, ad esempio, determinare

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    linterruzione del trattato. Laccordo promuove, inoltre, un regolare dialogopolitico volto a rafforzare il multilateralismo e la concertazione con le parti sociali.Attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni regionali e internazionali, comelUnione Africana e la Corte Penale Internazionale, Cotonou promuove la pacee la stabilit dei paesi ACP.

    La Convenzione di Cotonou e il nuovo regime di reciprocit

    La Convenzione lultimo e il pi comprensivo trattato di sviluppo siglatodallUE e da 78 paesi provenienti dalle regioni di Africa, Caraibi e Pacifico(ACP), nonch il pi ampio accordo quadro a disciplina dei rapporti fra Sud eNord del mondo. La convenzione figlia del rattato di Roma del 1957 e dei

    successivi accordi di sviluppo e, in particolare, sostituisce il regime impostato dallaConvenzione di Lom. La collaborazione e il sostegno ai paesi ACP sono, infatti,uno dei principali e pi vecchi pilastri dellazione esterna dellUnione Europea.Nata come forma di partenariato post coloniale, la collaborazione si , sin daprincipio, basata su una nuova forma di parit delle parti e sulla commistione diaiuti economici e forme di cooperazione commerciale, finanziaria e politica conlobiettivo di ridurre il livello di povert.

    La Convenzione di Cotonou, in accordo con gli obiettivi di sviluppo delMillennio, stata firmata nel 2000 e regoler i rapporti fra UE e ACP fino al2020. Il trattato, prevedendo un meccanismo di revisione quinquennale, daconsiderarsi vivente.

    Gli EPA sinseriscono nella cornice della Convenzione di Cotonou e nesostituiscono il capitolo commerciale. La riforma si resa, infatti, necessaria inquanto il regime impostato dalla Convenzione, postulando una liberalizzazioneunilaterale da parte europea, non in conformit con le normative del WO

    in materia di reciprocit. Fino al varo dei nuovi EPA, infatti, lazzeramentodei dazi doganali avviene solo per le merci importate nel mercato comune. GliEPA, invece, predispongono una maggiore reciprocit nello smantellamentodelle barriere tariffarie. Il processo di abbassamento tariffario prevede la tuteladei settori sensibili dei partner ACP e punta a rendere la tecnologia europeamaggiormente accessibile per il settore industriale dei paesi ACP.

    La liberalizzazione esclude i settori sensibili dei partner e, in ogni caso, ha

    lobbiettivo di sviluppare il tessuto industriale locale. Ad esempio, lesenzionetariffaria beneficia limportazione di componenti di autoveicoli ma, al contrario,esclude le automobili pronte per la messa in strada. Lo scenario, cos impostato,

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    favorisce listituzione di stabilimenti di assemblaggio in loco.

    Le temute perdite fiscali, dovute allabbassamento dei dazi, sono state moltocontenute e hanno determinato una maggiore disponibilit economica da partedei consumatori e dei produttori. Infine, linvasione dei beni europei non si , ad

    oggi, verificata a causa della bassissima elasticit di questi mercati.

    Il processo di ratica

    Dal momento del raggiungimento di un accordo, il testo degli EPA inizia il lungoiter che si concluder con la ratifica da parte delle diverse camere parlamentari.Laccordo innanzitutto tradotto nelle diverse lingue nazionali e aperto alle firme

    dei vari governi. A questo punto, il testo viene sottoposto alla ratifica da parte dellevarie assemblee dei paesi ACP, dalle camere nazionali europee e, ovviamente, delParlamento europeo. Gli accordi EPA attualmente conclusi stanno affrontandole diverse fasi procedurali e alcuni, come quello con il CARIFORUM, sonogi provvisoriamente applicati in attesa della ratifica formale. Il procedimento,implicando la ratifica di centootto camere parlamentari, appare particolarmentelungo.

    Il Parlamento Europeo, nello scrutinio che precede la ratifica dei paesi membri,concentra la sua attenzione sui capitoli relativi allo sviluppo sostenibile, chehanno obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale ed istituzionale.A questo riguardo i testi finali differiscono notevolmente, laccordo con ilCARIFORUM, ad esempio, prevede delle clausole esplicite mentre quello conECOWAS rimanda alla Convenzione di Cotonou.

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    La proposta della Commissione Europea

    Il 5 marzo 2014 la Commissione Europea ha presentato una proposta cheprevede un approccio integrato per bloccare limpiego dei profitti derivanti dalcommercio di minerali per finanziare conflitti armati. Questo pacchetto prevede,

    in primo luogo, un progetto di regolamento che istituisce un sistema UE diautocertificazione volontario per gli importatori di stagno, tantalio, tungstenoe oro. Lautocertificazione richiede agli importatori dellUnione di tali metallie dei loro minerali di osservare la due diligence, garantendo che la gestione eil monitoraggio della catena di approvvigionamento e delle vendite rispettinole cinque tappe previste dalla guida OCSE. La proposta di regolamento accompagnata da una Comunicazione, un documento che delinea una strategiaglobale di politica estera volta a spezzare il collegamento tra i conflitti armati e il

    commercio di minerali e che invita a prendere provvedimenti concreti di variotipo - dal sostegno al dialogo sulle politiche allimpegno diplomatico nei paesi incui si realizza la fusione di tali risorse.

    Queste le caratteristiche della proposta della Commissione:

    su base volontaria. Si tratta di un regime di certificazione apartecipazione volontaria, aperto alle aziende (da 300 a 400 allincirca)

    che importano in Europa i 3G. Campo di applicazione alle aziende assai limitato. Sebbene laproposta riconosca limportante legame esistente fra il compartoa monte (tutte le aziende che operano dalla miniera alle fonderie ealle raffinerie) e quello a valle (tutti gli importatori, i produttori, ifabbricanti ecc., che operano fra la fonderia/raffineria e lutilizzatorefinale), la Commissione si rivolge unicamente alle fonderie e raffineriee agli importatori di materie prime. Di conseguenza, questa propostaconcerne soltanto 419 aziende dellUE che rappresentano lo 0,05%

    delle aziende europee che commerciano o lavorano i suddetti minerali.

    Quali sono le criticit di questa proposta?

    Un passo indietro: un regime su base volontaria e ristretto ai soliimportatori, fonderie e raffinerie un passo indietro rispetto allenorme internazionali sullacquisto responsabile gi esistenti (comeil Dodd-Frank Act e le iniziative regionali nella regione dei Grandi

    Laghi). Gli effetti negativi per le PMI: le norme volontarie creano situazionidi inefficienza del mercato, in quanto i costi di conformit saranno

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    sempre minori per le grandi aziende rispetto a quelle piccole.Conseguentemente, gli incentivi proposti dalla Commissione comei requisiti di conformit degli appalti pubblici porteranno gravisvantaggi alle piccole aziende (specialmente alle micro-imprese).

    La proposta del gruppo S&D

    Il Gruppo dei Socialisti e Democratici sostiene la proposta di un regolamentoobbligatorio che si applichi a tutta la catena di produzione, agli operatori tanto amonte quanto a valle, ma tenendo anche conto delle dimensioni di questi ultimie della loro posizione nella catena di approvvigionamento.

    Questo si traduce in:

    un obbligo vincolante di due diligence lungo tutta la catena diapprovvigionamento per tutte le aziende che fabbrichino (o appaltinola fabbricazione) utilizzando tantalio, tungsteno, stagno e oro: si trattadi un obbligo proporzionato in base alla dimensione e alla posizionenella catena di produzione;

    un meccanismo per allargare il campo di applicazione in futuro inmodo che, nel caso si dimostri che un nuovo minerale o un nuovometallo finanzi un conflitto, questo possa essere regolamentato nellostesso modo;

    un riferimento esplicito alle linee guida dellOCSE, volto a crearecondizioni di autentica parit a livello mondiale: persino la Cina staelaborando il proprio regolamento avvalendosi di queste stesse lineeguida;

    un periodo supplementare di introduzione progressiva per le aziendea valle;

    unopzione di esclusione per le micro-imprese (cio aziende con 10 omeno dipendenti e un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro).

    Il dossier in Parlamento

    In Parlamento, la Commissione responsabile di questo progetto di regolamentoe la Commissione Commercio Internazionale (INA). La versione iniziale

    della proposta di relazione aveva, di fatto, accettato in toto la proposta dellaCommissione apportando modifiche marginali. Il 14 aprile la CommissioneINA ha votato la relazione e gli emendamenti a essa presentati: il testo risultante

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    continuazione delle trattative specifiche sul tema con la Cina, interrottenel 2014 dopo tre round negoziali.

    3. Nellambito dei medicinali lUnione Europea da sempre moltoattenta a bilanciare la necessit di garantire ai produttori un ritornosugli investimenti e tutelare un ampio accesso ai medicinali stessi. La

    Commissione Europea ha promosso laccesso ai medicinali nei paesiin via di sviluppo attraverso linclusione di una prospettiva legata allasalute in tutte le politiche e supporto finanziario.

    Cosa contiene la Comunicazione della Commissione Europea

    La strategia della Commissione ha una struttura lineare e costruttiva ed stata

    largamente apprezzata dai soggetti direttamente interessati, nonostante alcuniproblemi dovuti a una mancata regolamentazione complessiva interna alla UE.Questi i punti principali di forza e debolezza del testo:

    1. Elemento interessante della strategia il richiamo allimportanza dellamoral suasionnei confronti degli Stati con i quali lUnione Europeaintrattiene rapporti commerciali, affinch ratifichino le principaliconvenzioni internazionali sul tema (come il rademark Law reatysui marchi o il Protocollo di Lisbona sulle IG).

    2. Uno dei principali problemi della Comunicazione la mancatadifferenziazione fra beni digitali e beni fisici e, conseguentemente,fra vendita fisica e vendita digitale. necessario, invece, disegnareuna regolamentazione diversa per entrambi i settori, fornendo inentrambi i casi adeguate garanzie ai proprietari di marchi di proprietintellettuale;

    3. La strategia promuove una coerenza maggiore tra i diritti di proprietintellettuale e le altre politiche.

    4. La Comunicazione stabilisce una relazione pi forte tra Commissione,Stati membri e imprese per supportare direttamente gli operatorieconomici in caso questi affrontino difficolt concrete su questionilegate alla propriet intellettuale.

    5. Nel testo manca un riferimento alle misure da adottare nei confrontidegli Stati che si dimostrano meno attenti alla tutela dei diritti dipropriet intellettuale. Servono azioni maggiormente incisive, voltenon solo alla protezione della propriet intellettuale ma anche alla

    promozione di beni tutelati da diritti di propriet intellettuale. A talfine, unidea utile potrebbe essere la creazione di uno sportello per lePMI in ogni paese, insieme alla presenza di un delegato dellUnione

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    Laccordo prevede, poi, unulteriore garanzia per il settore vinicolo. In particolare,esso istituisce degli strumenti giuridici, utilizzabili dalle parti interessate, perprevenire, rifiutare o invalidare la registrazione di marchi e indicazioni geografichefallaci. Il costo di eventuali azioni legali , tuttavia, insostenibile per le PMI. Gliulteriori accordi in materia mirano, quindi, a un maggior coinvolgimento delle

    autorit pubbliche, in modo che prevengano, tramite i controlli doganali e unmaggiore controllo sulle registrazione dei marchi, le azioni di tutela di iniziativaprivata.

    Unulteriore sfida legata alla protezione delle IG riguarda Internet. Se, infatti,i marchi registrati godono della necessaria tutela, lutilizzo delle IG non disciplinato da alcun accordo o norma internazionale. Questa mancanza appareparticolarmente grave considerata la grande potenzialit delle-commerce, che,

    fornendo un rapporto diretto produttore-consumatore, garantisce una grandeottimizzazione dei costi per le piccole imprese. Solo lanno scorso, infatti, levendite di vino online sono cresciute del 30%. LUE dovr, quindi, battersiaffinch una norma internazionale definisca le basi per un commercio virtualeequo e rispettoso nei confronti di consumatori e produttori.

    LUnione Europea continua a essere la pi strenua sostenitrice delle trattativesulle IG nella cornice dellAgenda di Doha, attuale oggetto delle negoziazionifra i membri del WO. Nonostante gli scarsi progressi, causati dalla riluttanza

    dei partner internazionali, i negoziatori europei spingono per listituzione di unalista multilaterale che garantisca un ampio riconoscimento delle indicazioni inessa inserite. Il Parlamento europeo ha supportato linclusione di un capitolosulle IG in ogni trattato commerciale, dalle negoziazioni sul IP e CEA, aquelle con Vietnam e Singapore. Al momento, lUnione Europea ha allattivo17 trattati commerciali, oltre ai molti in fase di negoziazione, che includonoparagrafi o capitoli sulle IG.

    Corea del SudLaccordo di libero scambio con la Corea del Sud ha permesso,dal primo giorno dimplementazione, labbattimento di tuttii dazi applicati sui prodotti vinicoli e la protezione di 60

    indicazioni geografiche europee, come lo Champagne e il Prosciutto di Parma.Le esportazioni dei prodotti, la cui tariffazione stata eliminata, vino compreso,sono cresciute, nel primo anno di implementazione (2011-2012), del 46%.

    Rimangono alcune barriere non tariffarie. In particolare, le procedure doganalicoreane comportano un alto dispendio temporale per gli esportatori europei.

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    negli USA, in continua crescita. Nel 2005, Stati Uniti e UE hanno firmatoun accordo sul commercio di vino. stato il primo passo verso lottenimento dimaggiori garanzie, come il riconoscimento dei rispettivi metodi produttivi, pergli esportatori europei. Lo stesso, tuttavia, presenta evidenti difetti, in particolareriguardo al riconoscimento delle Indicazioni Geografiche. Le denominazioni

    europee sono, infatti, considerate dai legislatori americani come semi-generiche.

    Il risultato che, oggi, un produttore della Napa Valley pu produrre ecommercializzare vini come lo Champagne Californiano o il Chianti diNapa, arrecando un evidente pregiudizio agli interessi dei produttori europei.Unazione che pu essere intrapresa dai consorzi produttori la registrazionedi un marchio, omonimo rispetto allindicazione, presso le autorit americane.La misura, oltre che essere molto costosa, non garantisce un livello di effettivit

    e protezione sufficiente. Inoltre, mentre la tariffazione media sulla totalit deiprodotti scambiati fra le due sponde dellatlantico relativamente bassa, i dazisui prodotti agroalimentari sono nettamente pi alti. La tariffazione su questagamma di prodotti, variabile per paese di provenienza e tipologia, raggiunge,infatti, il 25%.

    uttavia, sono le barriere non tariffarie, come le diverse licenze dimportazionerichieste, a ostacolare maggiormente gli scambi. La complicata architettura delleautorizzazioni, richieste a ogni livello di distribuzione e diverse fra stato e stato,

    favorisce la grande distribuzione, che sostanzialmente inaccessibile alla piccola emedia impresa. Le grosse catene chiedono, infatti, allimportatore un contributominimo per le spese di promozione alla vendita, che possono arrivare, per unadistribuzione nazionale, anche a novantamila dollari annui.

    Per via dellampio numero di punti vendita, le grandi aziende del settoretrattano enormi quantitativi di vino, la cui soglia minima, che varia attorno allequattrocentomila bottiglie lanno, non , spesso, raggiunta dai piccoli produttori.

    Il settore pi svantaggiato , quindi, quello delle piccole e medie imprese, che predominante nel settore produttivo nostrano e che, a causa della piccola scala,fatica ad adeguarsi a ulteriori standard produttivi. Lo scopo dei negoziatorieuropei , tuttavia, proprio quello di intensificare la protezione delle IndicazioniGeografiche e labbassamento delle barriere commerciali.

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    del primo pilastro, Better access for consumers and businesses to digital goods andservices across Europe,8 azioni.

    Una delle ragioni per cui i consumatori o le PMI evitano di acquistare o venderesu internet in altri paesi la complessit e la variet delle legislazioni nazionali

    in materia. Alcune forme di armonizzazione esistono gi, ma per alcuni beniprettamente digitali, come gli e-book, non esiste ancora nessuna normativa.Entro la fine del 2015, la Commissione presenter delle proposte per rendere pisemplici, certe e armonizzate le normative sulle-commerce. Allo stesso modo, enegli stessi termini, per rendere la protezione dei consumatori sempre pi efficace,anche nel mercato digitale, la Commissione proporr delle modifiche allattualeRegolamento in materia di Cooperazione per la Protezione del consumatore.

    Inoltre, spesso le-commerce visto con sospetto a causa di costi di spedizionerelativamente alti a fronte di ordini di piccola entit e della mancanza ditrasparenza sulle condizioni e i tempi del servizio di spedizione. Nella primamet del 2016, la Commissione attuer delle misure per rendere pi trasparenteil mercato dei servizi di spedizione e avvier delle consultazioni con le aziende delsettore per vedere come poter arrivare a offrire dei prezzi pi competitivi.

    Altre volte invece gli utenti non riescono neanche a effettuare acquisti su sitistranieri o vengono reindirizzati su siti con prodotti o prezzi diversi. Questa

    pratica, spesso ingiustificata, si chiama geo-blocking ed una forma didiscriminazione, sulla base del paese in cui ci si trova, che serve a segmentareil mercato. La Commissione far, nella prima met del 2016, delle propostelegislative per porre fine al geo-blocking ingiustificato. Il 56% degli Europei usainternet anche per fini culturali e per il proprio intrattenimento. Purtroppo,per, vista la natura fortemente territoriale delle normative sui diritti dautore edi riproduzione, molto spesso non possibile usufruire di contenuti on-demando legalmente acquistati e scaricati al di fuori del proprio paese. Anche questi sono

    considerati fenomeni di geo-blocking, legati alle normative sul copyright. LaCommissione lavorer su alcune proposte legislative per assicurare laccessibilite la portabilit dei contenuti legalmente acquistati.

    Sempre per facilitare laccesso a contenuti digitali online la Commissioneproporr delle modifiche alla Direttiva in materia di cavi e satelliti per allargarnele definizioni e gli scopi alle trasmissioni on-line. Altrettanto gravosi, pi per leaziende che per i cittadini, sono gli obblighi legati alle imposte sul valore aggiunto

    in ognuno dei paesi in cui stata effettuata una vendita. A questo proposito laCommissione studier e proporr nel 2016 delle misure per ridurre il caricodi burocrazia riguardo al pagamento delle imposte sul valore aggiunto per le

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    Glossario

    Abenomics: una serie di iniziative macroeconomiche messe in pratica nella primavera del 2013dal Primo Ministro giapponese Shinzo Abe allo scopo di sollevare il Giappone dalla decennale

    depressione economica. Liniziativa si compone fondamentalmente di tre direttrici: politicamonetaria, politica fiscale e strategie di crescita.

    Accordi di partenariato e cooperazione: accordi conclusi da Unione Europea e un paese terzocon lobiettivo di rendere pi permeabili i mercati e migliorare la cooperazione a ogni livello.

    Accordi di partenariato economico (EPAs - Economic Partnership Agreements): sonoaccordi commerciali, miranti allo sviluppo, negoziati dallUnione Europea e i paesi delle regioniafricana, caraibica e pacifica (ACP). Gli accordi hanno lobiettivo di promuovere un modello

    di crescita sostenibile e di ridurre il livello di povert tramite lo sviluppo dei flussi commercialie laumento degli investimenti.

    Accordo Generale sulle Tariffe e il Commercio (GATT - General Agreement on Tariffs andTrade): un accordo internazionale, firmato nel 1947 a Ginevra da 23 paesi, per stabilire le basiper un sistema multilaterale di relazioni commerciali con lo scopo di favorire la liberalizzazione