adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

12

Upload: italiani-romania

Post on 25-Jul-2016

222 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

 

TRANSCRIPT

Page 1: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c
Page 2: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

2

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

L’attualità delle opere di misericordia nel

MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA

QUARESIMA

Le opere di miseri-cordia spirituale e corporale, chi

le ricorda ancora? Forse nessuno, nemmeno tra i catto-lici fedeli e praticanti. A ma-lapena i vecchi avranno me-moria delle prime due: “Dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati…”; ma oltre non si va. Per fortuna che nostro Signo-re la memoria ce l’ha più lun-ga di noi e, come ammonisce la Madonna nel Magnificat, agisce sempre “ricordandosi della sua misericordia”, che si è manife-stata in pienezza nella vita terrena di Gesù, il quale le opere di misericordia, sia spirituale sia corporale, le ha messe in pratica in ma-niera insuperabile. Vi im-maginate cosa accadrebbe se Dio si dimenticasse della sua misericordia? L’umani-tà sarebbe senza speranza, senza futuro, con l’unica certezza di una vita e un’e-ternità disperata: il presente e il futuro sarebbero soltan-to inferno. Ad aiutare la nostra memo-ria ci ha pensato Papa Fran-cesco che, nel messaggio per la prossima Quaresima – “Misericordia voglio e non sacrifici” (Mt 9,13) -, ci indica “Le opere di mise-ricordia nel cammino giubilare”. Non è un appello generico quello di Francesco, ma molto concreto: ci invita, infatti, a guardare all’immenso “dramma del-la povertà” che oggi più che mai attanaglia popoli in-teri: uno “scandaloso mistero” di iniquità, nel quale si prolunga la sofferenza di Gesù in Croce. E non inten-de, il Papa, solo la povertà di cibo: ricorda anche la povertà di libertà di quei milioni di cristiani “che sof-frono a causa della loro fede”. E questo in un mondo sempre più tentato di volgere lo sguardo altrove, chiu-dendosi in se stesso. L’appello è chiaro e immediato: se Dio è misericor-dia, anche l’uomo, ogni uomo, l’umanità intera de-

ve diventare misericordia. Il mondo ricco che si chiude in sé per non vede-re i drammi

dell’umanità sofferente, finisce per chiudersi in un “delirio di onnipotenza”, in una “alienazione esisten-ziale”. La salvezza del mondo passa unicamente attra-verso la misericordia. Parole più chiare di così Papa

Francesco non poteva trovarle. Leggendole, mi sono trovato a pensare alle notizie di questi gior-ni: l’Unione europea si chiude a riccio; ricostruisce le barriere, sbarra le frontiere. I drammi della povertà, della schiavitù, della fa-me e della sete del mondo senza speranza bussano alla porta dell’Occidente, della nostra civi-lissima Europa, tutta intenta a sal-vare le banche e terribilmente di-stratta di fronte all’urgenza di sal-vare i poveri, i perseguitati, i mi-

serabili. Un’Europa sazia e disperata – sazia di benes-sere e disperata di fronte al terrorismo e alla supposta invasione dei poveri – dà il via alla realizzazione di

una nuova “cortina”: come non pensare alle antiche “cortina di ferro” e “cortina di bambù”? Diventa realtà attuale e concreta la parabola evangelica di Lazzaro e del ricco Epulone (Luca 16,19- 31). L’Europa si configura, ora, a imma-gine dell’Epulone sazio, che, nel suo banchettare splendidamente, pensa di potersi godere la vita volgendo la sguardo lon-tano dai poveri Lazzari

che premono alle sue porte. Guarda alle banche, ai commerci, al petrolio: non ai miseri, ai cristiani perse-guitati per la loro fede; alle popolazioni intere che debbono fuggire dalla patria per conservare il diritto di vivere e di sognare un futuro degno di uomini. Di-menticando che, come per l’Epulone evangelico, la conseguenza sarà la condanna, la rovina. L’appello quaresimale di Papa Francesco è rivolto a tutti, singole persone, popoli e nazioni, per ricor-dare a tutti che “se non ascoltano Mosè e i Profeti” non ci saranno miracoli di sorta in grado di salvare l’umanità. Il suo messaggio è rivolto anzitutto a noi cristiani, che spesso dimentichiamo la misericordia, che non può essere fatta di belle parole o di nobili sentimenti, ma deve diventare solidarietà concreta che porta salvezza.

Page 3: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

3

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

1. DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI

La fame continua ad essere presente nel mondo, nonostante i progressi tecnologici e la crescita della produzione alimen-tare e industriale. Non è il cibo che manca: manca un'equa distribuzione dei beni della terra. La fame è frutto della po-vertà e la povertà scaturisce dalle ingiustizie. C'è chi ha trop-po e chi non ha nulla, o manca comunque del necessario. Questa prima opera di misericordia corporale ci chiede anzitutto di aprire gli occhi sulla fa-me e sulla povertà del mondo: del mondo del sottosviluppo, dove la fame comporta non so-lo assenza di cibo, ma anche impossibilità a curare la salute, ad accedere alla scuola, ad avere un lavoro e un reddito; povertà del nostro Paese, dove pure esistono casi e fenomeni di povertà e di emarginazione. La permanenza della povertà nel mondo ci dice che non è sufficiente il gesto occasionale di

misericordia, che assicura un pasto a chi ha fame. La misericordia deve diventare costume di vita, deve portarci a verificare lo stile dei no-stri consumi, ad evitare tutto ciò che è super-fluo per destinarlo ai poveri ai quali appartie-ne, a praticare perciò non solo l'elemosina, ma la condivisione, la comunione con gli altri. La misericordia di Cristo, infatti, alla quale faccia-mo riferimento, nella fede, è stata ed è condi-visione.

CONTINUA

Page 4: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

4

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

S

ono una carezza per tutti i malati del mondo le parole che Francesco scrive nel suo M01123345 607 82 24° G457<2-

=2 M5<>4280 >08 M282=5 .

L' 11 febbraio p.v., memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, si celebrerà la XXIV Giornata Mondiale del Malato a Naza-reth. In quel luogo, cioè, dove “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” e dove Gesù ha dato inizio alla sua missione salvifica.

Il Tema proposto da Pa-pa Francesco alla rifles-sione della comunità ec-clesiale per questa ricor-renza è: Affidarsi a Gesù miseri-cordioso come Maria: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2,5).

Il Santo Padre nel suo Messaggio intende ri-spondere all'interrogativo che la malattia, soprat-tutto quella grave, suscita nel cuore di chi soffre: "Perché proprio a me?". Egli afferma che in questi momenti così dramma-tici "la fede in Dio rivela tutta la sua potenzialità positiva". La fede, infatti, pur non facendo sparire la malat-tia o il dolore, ne offre una chiave di lettura con cui è possibile scoprire il senso più profondo di ciò che si vive. E questa chiave ce la consegna Maria, Madre di Dio, esperta della via per arrivare più vicini a Ge-sù. La celebrazione della Giornata Mondiale del Ma-

lato durante quest'Anno Santo del Giubileo Straor-dinario della Misericordia acquista un significato più intenso. Si tratta di testimoniare, in particolar modo, quello che Gesù dice nel Vangelo e che costituisce la V Opera di Misericordia Corporale: "Ero malato e mi avete visitato".

Queste parole ci ricordano quanto è importante per ogni sofferente avere ac-canto persone che se ne prendono cura con com-petenza professionale, ma anche persone che con una vicinanza umana e spirituale l'aiutano a soste-nere le sue giornate .

DDDD al tempo della prima

guarigione di Cate-rina Latapie (verificata il 1 mar-zo 1858), i malati affluiscono a Lourdes, cercando la guarigione del corpo, ma soprattutto la guarigione del cuore, il coraggio di ricominciare e la gioia di vi-vere. In una società che manifesta, anche indirettamente, che la sofferenza non serve a nulla, anzi, che per di più é anche un costo finanziario, cosa rimarrebbe in chi si sente imprigionato in questa logica ? La disperazione, null'altro che la disperazione. E’ soprattutto da questa che i pellegrini fuggono! Ufficialmente 80 000 malati o disabili di tanti Paesi vengono a toccare la Roccia delle Apparizioni per dare un senso alle proprie sofferenze, fisiche o mora-li. Nonostante questa visione, a volte impressionante, di certe piaghe o di certe disabilità, Lourdes non sem-bra affatto un ospedale o un luogo di dolore; qui ci si sente in un’oasi di pace e di serenità. La Gioia: ecco quanto di più vero provano interiormente molte persone durante il loro pellegrinaggio a Lourdes. Nel pensiero comune, Lourdes è la città dei miracoli, cioè, é la città delle guarigioni miracolose; anche delle guarigioni dell'anima e del cuore. Le prime guarigioni di Lourdes sono avvenute du-rante le Apparizioni stesse. Quasi immediatamente i malati hanno cominciato a ve-nire sempre più numerosi e da sempre più lontano. All'epoca la vista dei malati emozionava così profonda-mente, che molti si offrivano spontaneamente di aiutarli. Da allora il numero di uomini e donne di buona volontà non ha mai cessato di aumentare né di svolgere mille servizi nelle Accueils dei malati, alla stazione, all’aero-porto, sull’esplanade del Rosario, alla Grotta, alle pisci-ne. Sono chiamati Hospitaliers, o barellieri e dame, o semplicemente volontari. La guarigione del cuore non è da meno della guari-gione dei corpi. Tanto gli ammalati quanto i sani si ri-trovano tutti ai piedi di Maria: si scambiano sorrisi, ge-sti e preghiere. Da allora, Lourdes è più che mai vissuto come un luogo di tenerezza, affabilità e di riconcilia-zione dei cuori.

Prima la guarigione del cuore

Page 5: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

5

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

Dio riempie le reti della nostra vita

Q uattro pescatori sono lanciati in un'av-ventura più grande di loro: pescare per

la vita. Pescare produce la morte dei pesci. Ma per gli uomini non è così: pescare si-gnifica «catturare vivi», è il verbo usato nella

Bibbia per indicare coloro che in una battaglia sono salvati dalla morte e lasciati in vita (Gs 2,13; 6,25. 2 Sam 8,2). Nella battaglia per la vita l'uomo sarà salvato, protetto dall'abisso dove rischia di cadere, portato alla lu-ce.

«Sarai pescatore di uomini»: li raccoglierai da quel fondo dove credono di vivere e non vivono; mostrerai loro che sono fatti per un altro respiro, un altro cielo, un'altra vita! Raccoglierai per la vita.

Gesù sale anche sulla mia barca, non importa se è vuota e l'ho tirata in secco, e dice anche a me: Vuoi mettere a disposizione la tua barca, la barca della tua vita? c'è una missione per te. Quella stessa di Pietro, che è per tutti, non solo per preti o suore: se pescare non significa dare la morte, ma portare a vivere meglio, con più respiro e luce, portare a galla la persona da quel fondo limaccioso, triste, senza speranza, in cui vive, allora in questa nostra «epoca delle passioni tristi» un grande lavoro è da compiere. Non noi però, ma lo Spirito di Dio.

Sulla tua parola getterò le reti. Che cosa spinge Pie-tro a fidarsi? Non ci sono discorsi sulla barca, ma sguardi: per Gesù guardare una persona e amarla era la stessa cosa. Pietro in quegli occhi ha visto l'amore per lui. Si è sentito amato, sente che la sua vita è al sicuro accanto a Gesù, crede nella forza dell'amore che ha visto, e si fida.

E le reti si riempiono. Simone, davanti a questa po-tenza e mistero, ha paura: allontanati da me, perché sono un peccatore. E Gesù ha una reazione bellissi-ma: trasporta Simone su di un piano totalmente di-verso. Non si interessa dei suoi peccati; ha una sovrana indifferenza per il passato di Simone, pronuncia paro-le che creano futuro: Non temere. Tu sarai pescatore, donerai vita.

Mi incantano la delicatezza e la sapienza con le quali il Signore Gesù si rivolge a Simone, e in lui a tutti:

- lo pregò di scostarsi da riva: Gesù prega Simone, non si impone mai;

- non temere: Dio viene come coraggio di vita; libera dalla paura, paralisi del cuore;

- tu sarai: Tu donerai vita. Gesù intuisce in me fioriture di domani; per lui nessun uomo coincide con i suoi fallimenti, bensì con le sue potenzialità.

Tre parole con cui Gesù, maestro di umanità, rilancia la vita: delicatezza, coraggio, futuro.

Lasciarono tutto e lo seguirono. Senza neppure chiedersi dove li condurrà. Sono i «futuri di cuore». Vanno dietro a lui e vanno verso l'uomo, quella doppia direzione che sola conduce al cuore della vita.

Page 6: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

6

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

La foiba è un tipo di inghiottitoio natu-rale dalle elevate dimensioni: una delle varie specie di doline carsiche,

comune appunto nella regione del Carso, regione condivisa da Italia, Slovenia e Croazia. Con il termine “foibe” si intendono le uccisioni di migliaia di cittadini italiani compiute per moti-vi etnico-politico alla fine (e durante) la seconda guerra mondiale in Venezia Giulia e Dalmazia; per lo più dai comunisti jugoslavi di Tito. Il 10 febbraio di ogni anno si celebra la “Giornata del ricordo” per le vittime delle foibe carsiche: il 10 febbraio del 1947 l’Italia firmò a Parigi il trattato di pace col quale rinunciava alle terre perdute istriane, fiumane, dalmate. Pertanto questa ricorrenza si connette ai due episodi dolorosi dell’area balcanica e friulana, nell’Alto Adriatico, di quelli anni di fine e immediato dopo-guerra: i massacri di civili italiani, gettati (spesso vivi) nelle foibe; e l’esodo dall’Istria di 350mi-la italiani lì residenti in modo stabile da generazioni. Emblematico il fatto che lo Stato italiano pagherà i danni di guerra al nuovo stato iugoslavo dando in contropartita i beni che questi istriano-italiani avevano lasciato lì (le loro case, tutti i loro averi). Solo il 15% di quei beni sono stati indennizzati dallo Stato agli eredi di quelli esuli. Pertanto, al massacro delle foibe, con il 10 febbraio si ricorda anche il dolore e le perdite subite da parte di tutti quelli istriano-italiani che se ne sono andati da quella terra.

DON FRANCESCO BONIFACIO, il martire delle Foibe

“Bello, desiderabile è morire sul campo di battaglia, nell’adempimento del proprio dovere, con il cuore distaccato dal mondo. Oltre che portare il Crocifisso con noi portiamolo anche nella nostra vita quotidia-na nella mortificazione e nell’accettare qualsiasi croce senza lamento”.

Sono alcune delle parole che don Francesco Bonifa-cio, ucciso nel 1946 dall’armata popolare di libera-zione della Jugoslavia, rivolgeva ai giovani durante un corso di esercizi spirituali.

Il sacerdote istriano era responsabile della curazia di Villa Gardossi, che raccoglieva diverse frazioni sparse nella zona di Buie. Qui si fece subito amare, promuovendo numerose attività, visitando le fami-glie, gli ammalati, e donando quel poco che aveva ai poveri. Il suo impegno lo rese un prete troppo scomodo per la propaganda antireligiosa della Jugo-slavia di allora, ma nonostante le intimidazioni pro-seguì fino alla fine per la sua strada.

È la sera dell’11 settembre 1946 e don Francesco Bonifacio sta rincasando da Grisignana. A un certo punto viene fermato da due uomini della guardia popolare. Chi li vide raccontò che sparirono insieme nel bosco.

Il fratello, che andò immediatamente a cercarlo, venne incarcerato con l’accusa di raccontare delle falsità. Per anni la vicenda è rimasta sconosciuta, finché un regista teatrale è riuscito a contattare una delle guardie popolari che avevano preso don Boni-facio.

Quest’ultimo raccontò che il sacerdote era stato caricato su un’auto, picchia-to, spogliato, colpito con un sasso sul viso e finito con due coltellate prima di esse-re gettato in una foiba. Da allora, i suoi resti non sono stati mai più ritrovati.

C’è una bella annotazione fatta da Pavel A. Florenskij, il grande matematico, filo-sofo e sacerdote russo mor-to in uno dei tanti gulag, che in un suo quaderno degli anni Venti, scrive: “Non tradire mai le tue più profonde convinzioni interiori per nessuna ragione al mondo. Ricorda che ogni compromesso porta a un nuovo compromesso, e così all’infinito. Non rin-negare per nessun motivo la Verità, ma resta sempre fedele ad essa!”.

Don Francesco Bonifacio ha testimoniato fino alla morte la sua fede, senza scendere a compromessi di nessun genere, rimanendo sempre fedele alle sue più profonde convinzioni interiori.

Il sacerdote sosteneva che “chi non ha il coraggio di morire per la propria fede è indegno di professarla”; frase che ha incarnato attraverso la propria testimo-nianza viva.

Il 4 ottobre 2008, presso la cattedrale San Giusto di Trieste, don Francesco Bonifacio è stato proclamato Beato.

Page 7: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

7

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

C iao mi chiamo... anzi no, non mi chiamo ancora, sono troppo pic-colo per avere un nome, figurate-

vi che sono ancora dentro la pancia della mamma, ho appena 3 settimane di vita.

Chissà se la mamma si è accorta che ci so-no; è così giovane la mia mamma, ma io le voglio già tanto bene, e so tutto di lei, pian-go quando è triste e rido quando lei ride. Anche il mio papà è molto giovane. Ecco; adesso la mamma si è accorta che ci sono e sta dicendo tutto alla nonna. Ma perchè piange? Dovrebbe essere felice! No nonna non sgridarla e tu mamma non piangere, ci sono io che ti voglio bene!

E' da quel giorno che non ho più visto il mio papà e che la nonna non parla più con la mamma. Adesso lei è più calma, ma è triste, di notte quando nessuno la vede la mia mamma mette le mani sul ven-tre e mi sussurra paroline dolci. Adesso la mia mamma, io e la nonna ci troviamo in un ambulatorio. La mamma sta distesa su un lettino, una persona che non ho mai visto prima, con la faccia co-perta ha in mano un bisturi, dicono che sia un dottore, c'è anche un'infermiera dagli occhi cattivi. Ma cosa ha la mia mamma? Perchè piange? Ecco. . . ho capito . . . Mamma aiutami non voglio morire.!!! ”Perdonami piccolo mio” ma sono già mor-to. Il mio corpicino è stato estratto dalle sue carni, lei è svenuta, io sono triste . . tristissimo Chissà se lei mi penserà . . . ma certamente la penserò io. Chissà se mi vorrà bene . . . ma io gliene vorrò. Ecco la mia piccola anima si sta sollevando in cielo. Chissà se esiste un paradiso creato apposta per i bam-bini mai nati?

Cosa aggiungere di più, ovviamente è una lettera inventata ma nello stesso tempo vera, ma non scritta da me, l'ho trovata tra vecchie cose, ma voglio che sia letta affinchè possa aiutare tante donne a non praticare l'aborto. L'aborto non è la soluzione al problema, un figlio non è un problema o un errore. Un fi-glio è una benedizione di Dio. Forse hai un bambino piccolo e pensi che non sei in grado di crescerne un'altro, o credi non sia il momento, o ascolti le voci del mondo che dicono che oggi è pesante mante-nere due figli o... Lascia perdere queste voci, non ascoltarle,

non sminuire il valore di una innocente vita di fronte a tutte queste domande. Se hai già un

figlio ti chiedo di guardarlo bene e riflettere: ovvia-mente non vorresti mai che gli fosse fatto del male!

Beh . . . sappi che il bimbo che cre-sce dentro al tuo ventre non desidera altro che AMORE , desidera che la propria mamma lo protegga da ogni male, lui sente ogni cosa pur essen-do piccino, riconosce subito la sua mamma quando viene alla luce e questo perchè lui ha per la sua mam-ma un amore infinito.

E quando ti verrà dopo tanti anni il desiderio di un'al-tro figlio? Ti ricorderai sempre del figlio che hai rin-negato e che è stato strappato dal tuo ventre braccio per braccio, gamba per gamba così, un pò alla volta, è tremendo! È atroce! Non farlo tu, no non farlo, è la parte di te che crescen-do ti assomiglierà e che rivedrai nei suoi occhi. I doni che DIO ci da sono preziosissimi e non si potranno mai valutare perchè non c'è nulla al mondo più prezio-so di un figlio. Non chiedere consiglio a questo e a quello, ma rivolgiti a Dio, lui solo sa cosa è buono per te. Anche se Gesù accoglie queste piccole anime in paradiso, Dio le ha volute donare. Gesù ti ama, avvici-nati a Lui e Lui ti libererà la mente confusa e ti inse-gnerà ad amare i veri valori della vita. .

Page 8: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

8

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

Un viaggio che fa tremare il cuore. Inizia lontano nel tem-po; passa per un episodio. Ac-cadde che, terminata la funzio-ne vespertina, il Santo di Pie-trelcina stava tornando in sacre-stia quando, Donato Centra, saltata la balaustra della chie-setta antica, con una pistola lo minacciò: “O vivo o morto, de-vi restare con noi”.

Il giovane muratore, fortunata-mente, venne subito immobiliz-zato. Quella sera il frate con le stimmate per sedare gli animi agitati dalla notizia di un suo possibile trasferimento, scrisse un’intensa lettera al Sindaco del paese, datata 12 agosto 1923; mancavano 45 anni ancora alla sua morte: “Io ricorderò sempre codesto po-polo generoso nelle mie pove-re preghiere, implorando per esso pace e prosperità e, quale segno della mia predilezione, null’altro potendo fare, espri-mo il mio desiderio che, ove i miei superiori non si opponga-no, le mie ossa siano composte in un tranquillo cantuccio di questa terra…”.

Ora dal cantuccio di quella terra, per la prima volta le spoglie del Santo lasceranno San Giovanni Rotondo dove riposano dal 1968, anno della morte, per essere portate a Roma… Lui che aveva in obbedienza accettato le decisioni e le misure che la Chiesa aveva preso nei suoi confronti, addi-rittura tacciandolo in un primo mo-mento di isteria per bocca di Padre Agostino Gemelli, torna come “trionfatore”, come testimone della Misericordia, nel cuore della cri-stianità.

E a chiamarlo in questo viaggio singolare è nienteme-no che il successore di Pietro: oggi, 2 febbraio, avvie-ne la traslazione delle reliquie dalla cripta presso la Chiesa superiore di San Giovanni Rotondo; poi la par-tenza il 3 febbraio alla volta di Roma. L’arrivo a Ro-ma è previsto nel primo pomeriggio del 3 febbraio nella basilica di San Lorenzo al Verano dove saranno

portate anche le reli-quie di san Leopoldo Mandic. Qui si suc-

cederanno una serie di appuntamenti che culmineran-no nel Mercoledì delle Ceneri, il 10 febbraio, sempre a San Pietro, dove il pontefice conferirà a circa 1000 missionari del-la Misericordia (sacerdoti e religiosi di tutto il mon-do) il mandato di essere «segno della sollecitudine materna della Chiesa per il popolo di Dio».

Uno degli eventi più par-tecipati dell’Anno Santo della Misericordia sarà dunque l’ostensione delle

spoglie di due santi, due grandi confessori “di manica larga”, come sono stati definiti, ed in arrivo a Roma.

Padre Pio da Pietrelcina, il più noto, e l’altro frate cappuccino San Leopol-do Mandic (1866-1942), nato in Croazia che a Pa-dova passò la sua vita a confessare e di cui papa Bergoglio è devoto: “Dicono che do troppo facilmente l’assoluzione, anche a chi non ne ha le dovute disposizioni”. Al-largando le braccia, sog-giunse rivolgendosi al suo interlocutore: “Mi guardi, signore. Le pare che se un peccatore viene a inginocchiarsi davanti a

me lo possa fare per me e non per il Padrone Iddio?” E Pa-dre Pio che nelle sue epistole scriveva: “Fate vostro il detto del gran vescovo d’Ippo-nia: Pondus meum, amor meus. Sì, pesate tutte le vostre azioni colla bilancia dell’amo-re e vi andrete tessendo una corona di meriti pel Cielo”.

In questo secolo due giganti della santità, in qualche modo hanno anticipato, anche preannunciato, questa primavera della Chiesa portata da Papa Francesco. Uno straordinario Anno della Misericordia, in cui il papa ha chiesto alla Chiesa e a tutti gli uomini di buo-na volontà di piegarsi sulle ferite dell’umanità, di guardare con compassione alle periferie delle nostre

A Roma. la reliquia del corpo di A Roma. la reliquia del corpo di A Roma. la reliquia del corpo di A Roma. la reliquia del corpo di San Pio da PietrelcinaSan Pio da PietrelcinaSan Pio da PietrelcinaSan Pio da Pietrelcina torna come “trionfatore”, come testimone della Misericordia, torna come “trionfatore”, come testimone della Misericordia, torna come “trionfatore”, come testimone della Misericordia, torna come “trionfatore”, come testimone della Misericordia,

nel cuore della cristianitànel cuore della cristianitànel cuore della cristianitànel cuore della cristianità.

Insieme alla reliqua di San Leopoldo Mandic, apostolo della Confessione e dell’Ecumenismo.

L’Urna di San Pio in partenza per Roma

San Pio da Pietrelcina e San Leopoldo Mantic

Page 9: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

9

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

vite; ai sacerdoti di farsi apostoli della Misericordia per portare fino agli estremi confini della Terra l’amo-re incondizionato del Padre.

Era il 2008 quando fu riesumato ed esposto agli occhi del mondo alla presenza di 250 sacerdoti concelebran-ti, 26 vescovi ed il cardinale José Saraiva Martins, il frate cappuccino diventato santo non per effetto delle stimmate o degli altri doni soprannaturali, ma per la coerenza con cui ha portato indosso il saio di san Francesco.

Ecco perché Francesco ha voluto le spoglie di Padre Pio a Roma, in San Pietro, a sottolineare come la mi-sericordia ha un luogo preciso di accoglienza. Questo “luogo” è il sacramento della Riconciliazione, a cui Padre Pio ha dedicato quasi tutte le ore dei propri giorni di sacerdote cappuccino accompagnato dalla sua bilancia dell’amore; Paolo VI nella sua visita alla tomba del frate, dopo appena tre anni dalla sua morte, scrisse: “Guardate che fama ha avuto, che clientela mondiale ha adunato intorno a sé! Ma perché? Forse perché era un filosofo? Perché era un sapiente? Perché aveva mezzi a disposizione? Perché diceva la Messa umilmente, confessava dal mattino alla sera, ed era, difficile a dire, rappresentante stampato delle stimma-te di nostro Signore. Era un uomo di preghiera e di sofferenza”.

San Pio è stato per tutta la vita testimone della miseri-cordia di Dio accogliendo i peccatori, offrendo il suo consiglio spirituale, permettendo a tante persone di ritrovare conforto nella fede e pace dell’anima. Il mi-nistero di Padre Pio come dispensatore della miseri-cordia nel sacramento della Riconciliazione, si accom-pagna alle sue opere di misericordia sociale e alcuni significativi episodi che testimoniano la personale mi-sericordia del Santo verso i suoi persecutori. Padre Pio santo della gente, i suoi doni naturali e soprannaturali messi a disposizione del popolo di Dio, da una monta-gna diventata un nuovo Calvario nel momento in cui Gesù trasmise al santo Frate non solo i segni esterni della sua passione, ma anche e soprattutto la motiva-zione profonda di essa: il suo stesso appassionato amore per l’umanità.

A Roma da tanti sentieri altrettanti pellegrini giunge-ranno dinanzi a chi ha indicato un’unica strada mae-stra: quella della santità. Padre Pio, il campione del perdono, è voluto dal Francesco come segno di questo Giubileo della Misericordia: “la sua persona sarà un incoraggiamento per i missionari, i sacerdoti, tutti i credenti che si affidano alla sua intercessione per otte-nere la grazia e la benedizione divina”.

Ce lo ricorderà la stola che risalta sul saio marrone del Frate. È bianca, il colore della gloria. È stata posta su un corpo che ha subito la naturale corruzione mortale di ogni creatura, e quel corpo non è soltanto un cada-vere; ciò che si vede non è il tutto dell’esistenza, ma è il corpo con cui un uomo, uno come gli altri, ha saputo raggiungere la perfezione della vita cristiana, alla qua-le ciascun credente è chiamato.

Colui che da Paolo VI fu definito “il santo dalla clien-tela mondiale”, che per più di 50 anni non si è mosso

da quella roccia brulla su cui si era stabilito per caso, inviato dai superiori, per motivi di salute, nel lontano 28 luglio del 1916, il più importante taumaturgo della storia della Chiesa, che visse momenti di persecuzione e fu al centro di sospetti e calunnie e che continuava nell’obbedienza a pregare e confessare, si ritroverà a Roma indicato al mondo come esempio luminoso di Misericordia. Un viaggio durato 50 anni in cui la Mi-sericordia dispensata da un umile fraticello è stata trasformata in certezza.

Misericordia, che è la nostra speranza. La grazia di Dio la trasformerà in certezza.

(source Zenith)

San Leopoldo Mandic

Un frate umile, piccolo di statura, povero e di salute cagionevole, ma forte nello

spirito, capace di aprire le coscienze di molti alla grazia e alla conversione. Nato nel 1866 in Dalmazia, allora Impero austriaco, ha vissuto nel silenzio, nella riservatezza e nell’umiltà 52 anni di vita sacerdotale. Durante l’omelia per la sua canonizzazione, il 16 otto-bre 1983, San Giovanni Paolo II aveva ricordato che padre Leopoldo era sempre “pronto e sorriden-te, prudente e modesto”. Un “confidente discre-to”, un “maestro rispettoso” e un “consigliere spirituale comprensivo e paziente”. Le sue erano confessioni brevi. “La misericordia di Dio - dice-va - è superiore ad ogni nostra aspettativa”. Con-fessa fino a poche ore prima della morte, avvenu-ta il 30 luglio del 1942. Il suo ministero è stato anche sempre animato da un desiderio ardente: l’unità di tutti i cristiani. E’ il Santo della riconci-liazione e dell’ecumenismo spirituale,.

Page 10: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

10

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Dio è santo e la sua santità riempie l’universo. Egli, che bru-cia con carboni ardenti ogni im-purità, purifichi i nostri cuori con il suo perdono.

Breve pausa riflessione

Signore, che affidi alle nostre lab-bra impure e alle nostre fragili mani l’annunzio del Vangelo, abbi pietà di noi. Signore, pietà. Cristo, che ci doni la tua grazia, abbi pietà di noi. Cristo, pietà. Signore, che ci hai scelto perché andiamo e portiamo frutto, abbi pietà di noi. Signore, pietà. C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di voi, perdoni i vostri peccati e vi conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo gra-zie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Fi-glio del Padre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. Dio di infinita grandezza, che affidi alle nostre labbra impure e alle nostre fragili mani il compito di portare agli uomini l'annunzio

del Vangelo, sostienici con il tuo Spirito, perché la tua parola, ac-colta da cuori aperti e generosi, fruttifichi in ogni parte della terra. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e re-gna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli . A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA Prima Lettura

Dal libro del Profeta Isaia Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. So-pra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamava-no l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eser-citi! Tutta la terra è piena della sua gloria». Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi han-no visto il re, il Signore degli eserciti». Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!». Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R. Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria. Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. Non agli dèi, ma a te voglio cantare, mi prostro verso il tuo tempio santo. R/. Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà: hai reso la tua promessa più gran-de del tuo nome. Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza. R/. Ti renderanno grazie, Signo-re, tutti i re della terra, quando ascolteranno le parole della tua bocca. Canteranno le vie del Si-gnore: grande è la gloria del Si-gnore! R/. La tua destra mi salva. Il Signore farà tutto per me. Signore, il tuo

amore è per sempre: non abban-donare l’opera delle tue mani. R/.

Seconda Lettura Dalla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annun-ciato. A meno che non abbiate creduto invano! A voi infatti ho trasmesso, anzitut-to, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cin-quecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive an-cora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato aposto-lo perché ho perseguitato la Chie-sa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. An-zi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia, alleluia. Venite die-tro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini . Alleluia. C. Il Signore sia con Voi A. E con il tuo spirito C. Dal vangelo secondo LUCA A. Gloria a te o Signore. + In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascol-tare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e inse-gnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pe-sca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sul-la tua parola getterò le reti». Fe-cero così e presero una quantità

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: Is 6,1-2.3-8 Sal 137 1Cor 15,1-11 Lc 5,1-11

Page 11: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

11

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

enorme di pesci e le loro reti qua-si si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra bar-ca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affon-dare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontà-nati da me, perché sono un pec-catore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Gio-vanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Si-mone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tira-te le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Si-gnore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della ter-ra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Gesù ha sempre chiamato gli uomini ad ascoltarlo e a se-guirlo. Ancora oggi, pur sapendo cogliere i segni dei tempi, il suo messaggio non ha perso nulla della sua forza. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, rendi feconda la nostra aridità. 1. Perché le nostre scelte non siano mai dettate dagli equili-bri di potere ma sempre da giu-stizia e misericordia. Preghiamo. 2. Perché la consapevolezza di essere peccatori non sia per noi una condanna ma un’occasio-

ne per sentirsi accolti. Preghia-mo. 3. Perché ci sforziamo di se-guirti sempre una volta di più di quello che le nostre forze ci con-sentirebbero. Preghiamo. 4. Perché sappiamo lasciare ai nostri fratelli la libertà di scelta che tu hai lasciato a noi. Preghia-mo. C. O Padre, aiutaci a non avere paura del tuo messaggio di spe-ranza e fa che comprendiamo che la nostra inadeguatezza è proprio ciò che tu vuoi che mettiamo a servizio. Te lo chiediamo per Cri-sto nostro Signore. A. Amen LlITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi) SULLE OFFERTE

C. Il pane e il vino che hai creato, Signore, a sostegno della nostra debolezza, diventino per noi sacramento di vita eterna. Per cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. È veramente cosa buona e giusta renderti grazie e innalzare a te l'inno di benedizione e di lode, Dio onnipotente ed eterno, dal quale tutto l'universo riceve esi-stenza, energia e vita. Ogni gior-no del nostro pellegrinaggio sulla terra é un dono sempre nuovo del tuo amore per noi, e un pegno della vita immortale, poiché pos-sediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risuscita-to Gesù Cristo dai morti e viviamo nell'attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del tuo regno. Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi, proclamiamo a una sola vo-ce l'inno della tua gloria: Santo, Santo,Santo……. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede

A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. A. Amen C.A. P A D R E NO S T R O Padre nostro, …... C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. A. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C O Dio, che ci hai resi parte-cipi di un solo pane e di un solo calice, fa' che uniti al Cristo in un solo corpo portiamo con gioia frutti di vita eterna per la salvezza del mondo. Per Cristo nostro Si-gnore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

Page 12: Adeste 06 domenica 7 febbraio 2016c

12

*ADESTE nr. 6 / anno 5-Domenca 07 Febbraio 2016

Primo test della penicillina su un paziente

mercoledì 12 febbraio 1941 (74 anni fa) Le sorti della guerra della medicina contro batteri e ma-lattie infettive volsero a favore della prima, mentre la Seconda guerra mondiale seminava morte e distruzione in Europa. A tredici anni dalla sua scoperta, la penicilli-na venne testata per la prima volta su un uomo. La storia ufficiale della molecola antibatterica, formata dall'unione di due aminoacidi (cisteina e vali-na), comincia con Alexander Fleming. Molto più tar-di si scoprì che ben trent'anni prima del biologo britan-nico, il ricercatore molisano Vincenzo Tibe-rio (originario di Sepino) era giunto ad analoghe con-clusioni. Osservando delle muffe in un pozzo d'acqua, scoprì la loro natura antibatterica nel constatare che gli abitanti del luogo si ammalavano quando il pozzo veniva ripulito. I suoi stu-di "Sugli estratti di alcune muffe" pubblicati negli Annali di Igiene Sperimentale, una rivista prestigiosa dell’epoca, arrivaro-no all'attenzione di Fleming e di altri studiosi, ma rimasero pres-soché ignorati dalla medicina ufficiale. Solo durante il Secondo conflitto mondiale, di fronte alla richiesta urgente di farmaci che arrestassero la conseguente epi-demia di infezioni, si ebbe un'accelerazione nell'applicazione medica della penicillina. Nel 1940 il patologo australia-no Howard Walter Florey e il collega tedesco Ernst Boris

Chain, entrambi studiosi dell'Universi-tà di Oxford, diedero il via ad esperimenti sull'azione chemiote-

rapica della molecola e sulle sue possibili applicazioni nel tratta-mento delle malattie infettive. Dopo esser riusciti a isolarla in forma pura, passarono a

testarla per la prima volta su unpaziente terminale affetto da setticemia. Si tratta-va di un poliziotto londinese di nome Al-bert Alexander, cui fu somministrata per via endovenosa una quantità di antibiotico pari a 160 mg. Ventiquattrore dopo la sua temperatura iniziò a scendere di pari passo con il ridursi dell'infezione. Purtroppo per lui la quantità di penicillina non era suffi-ciente e ciò, un mese più tardi, lo condusse alla morte. I risultati tuttavia erano innegabili: la sostanza aveva un effetto curativo efficace e non era tossica per l'uomo. Prima dell'e-state Florey e il suo collaboratore Norman Hartley raggiunsero gli Stati Uniti per dare il via alla commercializzazione del prodot-

to, che in poco tempo diventò un farmaco di interesse indu-striale per aziende come Merck, Pfizer e Squibb. Il mondo della scienza accolse con entusiasmo questa scoperta e decise di rendere merito ai vari protagonisti con il massimo riconoscimento: Alexander Fleming, Ernst Boris Chain e Howard Walter Florey ricevettero il Nobel per la Medicina del 1945, «per la scoperta della penicilli-na e dei suoi effetti curativi in molte malattie infettive».

B�������: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I��-: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi,

Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected] Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* C9:;: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527

Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* A9@A I:9BA: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* TBDBEFAGA: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

07070707 D������� S. Riccardo reS. Riccardo reS. Riccardo reS. Riccardo re

08080808 L���� s. Giuseppina BaKhita s. Giuseppina BaKhita s. Giuseppina BaKhita s. Giuseppina BaKhita

09090909 M����� s. Apollonia s. Apollonia s. Apollonia s. Apollonia

10101010 M������� CENERICENERICENERICENERI

11111111 G����� Madonna di LourdesMadonna di LourdesMadonna di LourdesMadonna di Lourdes

12121212 ������ s. Damianos. Damianos. Damianos. Damiano

13131313 S����� s. Benigno da Todis. Benigno da Todis. Benigno da Todis. Benigno da Todi

I SANTI DELLA

SETTIMANA

Cura…..di calcio per italiani