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ZERI DI POLINOMI
Corso di laurea in Matematica - Universita di Ferrara 31 Marzo 2010 1
Polinomi
Un polinomio a coefficienti complessi e una successione finitaf = (a0, . . . , an) di numeri complessi tale che:
(1) n e un numero naturale.
(2) Se n ≥ 1, allora an 6= 0.
Con un’indeterminata x si scrive allora anche
f = a0 + a1x + . . . + anxn
Il grado di f e definito cosı:
(a) Se n ≥ 1, allora il grado di f e n.
(b) Se n = 0 ed an 6= 0, il grado di f e 0.
(c) Se n = 0 ed an = 0, il grado di f e −∞.
I polinomi di grado ≤ 0 si dicono costanti.
L’addizione e la moltiplicazione di polinomi sono definiti come sex fosse un numero. Ad esempio
(3 + 5x + 6x2)(2 + 3x + x4)
= 6 + 9x + 3x4 + 10x + 15x2 + 5x5 + 12x2 + 18x3 + 6x6
= 6 + 19x + 27x2 + 18x3 + 3x4 + 5x5 + 6x6
Si puo anche usare questo schema:
2 3 0 0 1
3 6 9 0 0 3
5 10 15 0 0 5
6 12 18 0 0 6
I coefficienti del prodotto sono le somme delle diagonali del rettangolointerno.
Il grado e definito in modo tale che il grado di fg sia uguale allasomma dei gradi di f e g.
In particolare sono definiti prodotti della forma
(x − α1) · · · (x − αn)
per α1, . . . , αn ∈ C. Ad esempio
f := (x − 2)(x − 3)(x + 1) = (x − 2)(x2
+ x − 3x − 3)
= (x − 2)(x2− 2x − 3) = x
3− 2x
2− 3x − 2x
2+ 4x + 6
= x3− 4x
2+ x + 6
E chiaro che qui f(2) = f(3) = f(−1) = 0.
Si usano le seguenti notazioni:
R := insieme dei numeri reali.C := insieme dei numeri complessi.R[x] := insieme dei polinomi a coefficienti reali.C[x] := insieme dei polinomi a coefficienti complessi.
Zeri di un polinomio
Per f = a0 + a1x + . . . + anxn ∈ C[x] ed α ∈ C possiamo calcolareil numero f(α) che si ottiene sostituendo x con α:
f(α) := a0 + a1α + . . . + anαn
Uno zero (o una radice) di f e un numero complesso α per il qualef(α) = 0.Vedremo adesso che ogni polinomio non costante possiede uno zero.
Attenzione: Se f ∈ R[x], non e invece detto che f abbia radici reali!Ad esempio f = x2 + 1 non possiede radici reali.Questa e stata proprio la ragione per l’introduzione dei numeri
complessi: Infatti (x − i)(x + i) = x2 + 1, quindi x2 + 1 possiedegli zeri i e −i. In algebra si dimostra (non e difficile) che questo poli-nomio non possiede altri zeri (prop. 1.1).
Proposizione 1.1. Sia f ∈ C[x] di grado n ed f 6= 0 (quindi n ≥ 0).Allora f non possiede piu di n radici distinte.
Dimostrazione. Corso di Algebra.
Nota 1.2 (schema di Ruffini). Sia dato un polinomio
f = a0xn + a1xn−1 + · · · + an
Per α ∈ C vogliamo calcolare f(α).Sia ad esempio f = 3x4 + 5x3 + 6x2 + 8x + 17. Poniamo
b0 = 3
b1 = b0α + 5 = 3α + 5
b2 = b1α + 6 = 3α2
+ 5α + 6
b3 = b2α + 8 = 3α3
+ 5α2
+ 6α + 8
b4 = b3α + 17 = 3α4
+ 5α3
+ 6α2
+ 8α + 17
e vediamo che b4 = f(α). Lo stesso si puo fare nel caso generale:
b0 = a0
b1 = b0α + a1
. . .
bk = bk−1α + ak
. . .
bn = bn−1α + an
con bn = f(α), come dimostriamo adesso. Consideriamo il polinomio
g := b0xn−1 + b1xn−2 + · · · + bn−1.
Allora, usando che αbk = bk+1−ak+1 per k = 0, . . . , n−1, abbiamo
αg = αb0xn−1
+ αb1xn−2
+ · · · + αbn−1
= (b1 − a1)xn−1
+ (b2 − a2)xn−2
+ . . .
+ (bn−1 − an−1)x + bn − an
= (b1xn−1
+ b2xn−2
+ · · · + bn−1x + bn)
− (a1xn−1
+ a2xn−2
+ . . . an−1x + an)
= x(g − b0xn−1
) + bn − (f − a0xn)
= xg − b0xn
+ bn − f + a0xn
= xg + bn − f
quindi
f = (x − α)g + bn
e cio implica f(α) = bn.
b0, . . . , bn−1 sono percio i coefficienti del quoziente nella divisione
con resto di f per x − α, mentre bn e il resto, uguale a f(α).
Questo algoritmo e detto schema di Ruffini ed e molto piu velocedel calcolo separato delle potenze di α (tranne nel caso che il poli-nomio consista di una sola o di pochissime potenze).
Proposizione 1.3. Siano f ∈ C[x] ed α ∈ C. Allora f(α) = 0 se esolo se esiste un polinomio g ∈ C[x] tale che f = (x − α)g.Se allora f 6= 0 ed f e di grado n, allora f non e costante e g e
univocamente determinato e di grado n − 1.
Dimostrazione. Cio segue direttamente dallo schema di Ruffini.
Siano f ∈ C[x] ed f 6= 0 ed α ∈ C,m un numero naturale.Diciamo che α e uno zero dimolteplicitam di f , se f = (x−α)mg
per qualche polinomio g, ma f non e della forma f = (x − α)m+1h
per un polinomio h.Quindi f(α) = 0 ⇐⇒ m ≥ 1. La molteplicitam e univocamentedeterminata.
ZERI DI POLINOMI 31 Marzo 2010 2
Il teorema fondamentale dell’algebra
Teorema 2.1 (teorema di Rouche). F ed h siano due polinomia coefficienti complessi e C una circonferenza (cioe il bordo di uncerchio) nel piano tale che
|F (z)| > |h(z)|per ogni z ∈ C.La disuguaglianza e quindi richiesta solo sul bordo del cerchio,
non al suo interno. Allora i polinomi f := F + h ed F possiedonoall’interno del cerchio lo stesso numero di radici, se queste vengono
contate con le loro molteplicita.
In particolare: Se F possiede una radice all’interno del cerchio, al-lora anche f ne possiede una.
f e considerata una perturbazione di F tramite h.
Dimostrazione. Corso di Analisi complessa.
Teorema 2.2 (teorema fondamentale dell’algebra). Sia
f = a0 + a1x + . . . + anxn ∈ C[x]
di grado n ≥ 1 (cioe non costante).Allora esiste α ∈ C tale che f(α) = 0.
Dimostrazione. Usiamo il teorema di Rouche.Consideriamo f come perturbazione di F := anxn (ricordiamo che
an 6= 0) mediante h := a0 + a1x + . . . + an−1xn−1.Per ogni z ∈ C si ha |F (z)| = |anzn| = |an||z|n ed e chiaro che per
|z| sufficientemente grande F (z) domina tutte le potenze inferiori eanche h(z); percio esiste certamente un raggio R > 0 tale che perogni z che appartiene alla circonferenza di raggio R (cioe tale che|z| = R) si abbia |F (z)| > |h(z)|.Per il teorema di Rouche il nostro polinomio f all’interno del
cerchio |z| < R possiede lo stesso numero di radici come F . MaF = anzn in questo cerchio possiede la radice 0 di molteplicita n.Percio anche f possiede all’interno dello stesso cerchio n radici
(non necessariamente distinte, cosı come non sono distinte le radi-ci di F ) e quindi almeno una radice perche per ipotesi n ≥ 1.
Corollario 2.3. Sia f ∈ C[x] di grado n ≥ 1. Allora esistono numericomplessi α1, . . . , αn univocamente determinati (a parte l’ordine in
cui sono elencati), tali che
f = an(x − α1) · · · (x − αn)
dove an e il coefficiente di xn in f . Inoltre:
(1) f non possiede altre radici.
(2) La molteplicita di αi e uguale al numero di volte che αi appare
in questo prodotto.
Dimostrazione. Facile dal teorema 2.2 e dalla prop. 1.3.
Il linguaggio di programmazione R
Il linguaggio di programmazione R possiede la funzione polyroot peril calcolo delle radici di un polinomio. I coefficienti devono essere elen-cati iniziando con il coefficiente piu basso e vengono compresi medi-ante l’operatore di concatenazione c. Per
f = 3x4 + 5x3 − 2x2 + 7x + 10
usiamo ad esempio
f=c(10,7,-2,5,3)radici=polyroot(f)for (alfa in radici) print(alfa)
ottenendo l’output
[1] 0.704353+1.084357i[1] -0.9287587+0i[1] 0.704353-1.084357i[1] -2.146614+0i
Per l’installazione di R collegarsi a cran.stat.unipd.it e seguireWindows −→ base.Per appunti su R collegarsi a felix.unife.it e seguire
Studenti −→ Corsi −→ 2009/10 Programmazione.
Localizzazione degli zeri
Un polinomio si dice normato, se e di grado n ≥ 1 e se il coefficientedi xn e uguale ad 1.Attenzione: Formuliamo tutte le seguenti proposizioni per polino-mi normati. Se il polinomio dato non lo e, bisogna dividere tutti icoefficienti per il coefficiente della potenza piu alta.Nel seguito siano quindi sempre
f = a0 + a1x + . . . + an−1xn−1 + xn ed α ∈ C.
Proposizione 2.4. Sia A := max(a0, . . . , an−1). Sia f(α) = 0.Allora |α| < 1 + A.
Dimostrazione. Possiamo assumere che A 6= 0 e che |α| > 1,perche altrimenti l’enunciato e banale.Da αn = −(a0+a1α+. . .+an−1αn−1) usando la disuguaglianzatriangolare si ottiene |αn| ≤ A(1 + |α| + . . . + |αn−1), cosicche per
ρ := |α| si ha ρn ≤ Aρn − 1
ρ − 1< A
ρn
ρ − 1, usando che A 6= 0 e ρ > 1,
per cui otteniamo 1 <A
ρ − 1e ρ − 1 < A e quindi ρ < 1 + A.
Proposizione 2.5. Sia E il massimo dei valori assoluti dei seguentinumeri:
an−1an−1 − an−2
an−1an−2 − an−3
. . .an−1a1 − a0
an−1a0
Sia f(α) = 0. Allora |α| ≤ 1 +√
1 + 4E
2.
Esercizio 2.6. Applicare la prop. 2.5 al polinomio
f = 3x4 + 5x3 − 2x2 + 7x + 10
e controllare il risultato con R; cfr. esempio 2.10.
Se i coefficienti di f sono reali, il numero dei cambi di segno nellasuccessione (a0, . . . , an−1, 1) si determina cosı: Si tolgono tutti glizeri, poi si conta quante volte passando da un coefficiente a quellosuccessivo cambia il segno. Denotiamo nel seguito questo numerocon S.
Proposizione 2.7 (regola di Descartes). Sia f ∈ R[x]. Allora ilnumero (tenendo conto delle molteplicita) delle radici positive di f e
uguale ad S oppure piu piccolo di un multiplo di 2.
Corollario 2.8. I coefficienti a0, . . . , an−1 siano tutti ≤ 0, ma nontutti uguali a 0.Allora f possiede esattamente una radice positiva; questa radice esemplice.
Dimostrazione. Infatti in questo caso S = 1. Per la regola diDescartes il numero delle radici positive deve essere uguale a unodei numeri 1,−1,−3,−5, . . . e quindi necessariamente uguale a 1.
Proposizione 2.9 (Enestrom/Kakeya). I coefficienti di f sianotutti positivi. Sia f(α) = 0. Poniamo
U := min(a0/a1, a1/a2, . . . , an−2/an−1, an−1)
V := max(a0/a1, a1/a2, . . . , an−2/an−1, an−1)
Allora U ≤ |α| ≤ V .
Esempio 2.10. Sia f := 3 + 2x + 5x2 + 4x3 + 3x4 + x5. Allora
U = min(3/2, 2/5, 5/4, 4/3, 3) = 0.4
V = max(3/2, 2/5, 5/4, 4/3, 3) = 3
Per il teorema di Enestrom/Kakeya ogni radice α di f soddisfa ladisuguaglianza 0.4 ≤ |α| ≤ 3. Infatti con
f=c(3,2,5,4,3,1)for (x in polyroot(f)) print(abs(x))
in R otteniamo i valori assoluti
0.873403 1.349562 0.873403 1.349562 2.159266
felix.unife.it/Didattica/Conferenze/Zeri.pdf Docente: Josef Eschgfaller
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