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ANALISI DEI FENOMENI DEVIANTI Gli autori e le vittime docente Maurizio BORTOLETTI a.a. 2012 2013 LIBERA UNIVERSITAMARIA SS. ASSUNTA Dipartimento di Giurisprudenza Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali

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ANALISI DEI FENOMENI DEVIANTI

Gli autori e le vittime

                                                                                           docente    

Maurizio  BORTOLETTI  

                                                                                           a.a.  2012  -­‐  2013    

LIBERA UNIVERSITA’ MARIA SS. ASSUNTA Dipartimento di Giurisprudenza

Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali

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Le vittime dei reati

IL BERSAGLIO IDEONEO è caratterizzato da quattro elementi, basati sull’acronimo VIVA, che sta per: 1.  VALORE. Il valore del bersaglio nella mente del criminale

influenza la sua disponibilita a correre dei rischi per attaccarlo o rubarlo

2.  INERZIA. Si riferisce al peso dei beni che devono essere sottratti: “se le automobili dovessero essere trasportate a spalla, raramente sarebbero rubate”

3.  VISIBILITA’. Tiene in considerazione il fatto che gli autori di reato, per lo piu , sono attenti alle opportunita che si presentano, vale a dire a cio che possono notare nel loro ambiente. I bersagli piu visibili saranno i piu vulnerabili.

4.  ACCESSIBILITA’. Tiene in considerazione sia la disponibilita del bersaglio che il grado di difficoltà nella fuga.

Rossella Selmini, introduzione al Corso. I concetti fondamentali della sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale.

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Le vittime dei reati

La percezione della sicurezza, si rileva con le inchieste di vittimizzazione e con i sondaggi, un altro genere di inchiesta campionaria. 1.  Si rilevano la “paura sociale” o astratta e la preoccupazione per il

crimine o paura in concreto; 2.  Si rileva anche la preoccupazione per il disordine fisico e sociale. E’ piu alta nei centri delle aree metropolitane, nelle periferie, nei comuni piu grandi. Non è sempre collegata alla esperienza di vittimizzazione (soprattutto la paura astratta). E’ piu elevata tra donne, persone anziane, persone con basso grado di istruzione.

Rossella Selmini, introduzione al Corso. I concetti fondamentali della sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale.

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Le vittime dei reati

Gran parte della criminalità predatoria si concentra su un numero relativamente piccolo di vittime: 70% dei reati sono vittimizzazione MULTIPLA, il 6% delle vittime ha subito il 20% dei reati; molto alta in Lazio e in Campania, Veneto, Calabria e Sicilia. GRUPPI A RISCHIO. Il rischio diminuisce con l’eta; i giovani sono più spesso vittime degli anziani. 1.  Femmine: maggiori probabilità di subire scippo o borseggio. 2.  Maschi: maggiori probabilità di subire rapine o minacce. 3.  Famiglie: furti nell’abitazione.

Rossella Selmini, introduzione al Corso. I concetti fondamentali della sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale.

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Le vittime dei reati

LE ZONE A RISCHIO. I tassi di vittimizzazione sono più alti nelle zone metropolitane Il rischio è maggiore per Sud e isole per tutti i reati violenti e per i furti di auto e motorini. Nel Centro-Nord per borseggi, furti senza contatto, furti in prima casa, furti di biciclette. CONSEGUENZE DELLA VITTIMIZZAZIONE 1.  Effetti diretti: natura transitoria e legati al danno immediato 2.  Effetti indiretti: durevoli nel tempo, relativi alla sfera emotiva,

difficilmente quantificabili. 3.  Aprono la strada gli studi sul costo del crimine

Rossella Selmini, introduzione al Corso. I concetti fondamentali della sociologia giuridica, della devianza e del mutamento sociale.

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Le vittime dei reati

SERVIZI PER LE VITTIME 1.  Servizi di assistenza legale (nel corso del processo o prima) 2.  Sportelli di aiuto alle vittime dopo il reato (assistenza

psicologica e materiale) 3.  Risarcimento e compensazione del danno 4.  Mediazione sociale e penale

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Le vittime dei reati

L’attenzione alle vittime di reato è recente nella sociologia criminale, che ha sempre messo al centro degli studi l’AUTORE, più che la vittima. The Criminal and His Victims (Von Hentig, 1948). VICTIM PRECIPITATION. Introdotto da Von Hentig, indica il contributo che la vittima dà all’evento criminoso: la vittima ha sempre qualche forma di partecipazione, anche inconscia, al reato. VICTIM PRONENESS. Esistono alcune tipologie di soggetti che presentano una predisposizione a subire un reato. 1.  Approccio biologico e positivista. 2.  Studio dei fattori predisponenti.

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Le vittime dei reati

TEORIA DELLO SPAZIO DIFENDIBILE Oscar Newman; Janet Jacobs. 1.  Studio di forme di progettazione urbana in funzione difensiva. 2.  Crime Prevention Trhrough Environmental Design. 3.  Criminologia ambientale. HOT SPOTS 1.  La criminalita si concentra in pochi luoghi. 2.  Questi luoghi possono essere mappati e controllati. 3.  Alla base delle strategie di polizia Usa dagli anni ’90

(CompStat).

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Le vittime dei reati

La paura della criminalità ed il timore di esserne colpiti fanno parte di un fenomeno che sta caratterizzando sempre più profondamente la società contemporanea e comporta gravissime conseguenze sociali e psicologiche. Molti ricercatori sottolineano come l'insicurezza possa divenire un fattore critico nei processi che determinano ansia e stress, determinare una limitazione dei comportamenti e dei movimenti delle persone nonché modificare sostanzialmente le relazioni sociali degli individui. Inoltre, l'affiorare del problema dell'insicurezza si correla in profondità alle scelte politiche delle amministrazioni locali ed influenza le relazioni fra i diversi gruppi sociali nonché l'assetto urbanistico delle città. http://www.aresitalia.org/2001_mantova/rapportosicurezza2b.htm

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Le vittime dei reati

Si è potuto notare come l'aumento del senso di insicurezza e la corrispondente diminuzione del senso di solidarietà e di coesione fra i cittadini fanno decrescere anche il controllo sociale informale, secondo un processo a spirale che finisce per ribaltare il tradizionale rapporto secondo cui più criminalità ---- > più insicurezza e divenire piuttosto più insicurezza ----> più criminalità. Famoso quello dello psicologo americano Philip Zimbardo che alla fine degli anni '60 vagliò empiricamente la validità di questa teoria sulle strade americane dove lasciò abbandonate, la prima volta nel Bronx a New York e la seconda a Palo Alto in California, due auto senza targa e con il cofano alzato. Verificò in tal modo che le reazioni dei passanti e dei residenti, nei due quartieri, si rivelarono in parte diverse.

http://www.aresitalia.org/2001_mantova/rapportosicurezza2b.htm

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Le vittime dei reati

http://www.aresitalia.org/2001_mantova/rapportosicurezza2b.htm

Nel Bronx, dopo soli dieci minuti dall'abbandono, l'auto, è stata presa d'assalto dai componenti di una famiglia tanto che in ventiquattro ore tutti i pezzi di qualche valore erano stati asportati da varie persone, in genere bianche, ben vestite e dall'aria rispettabile. A Palo Alto, invece, per ben una settimana nessuno si è avvicinato alla macchina. L'ottavo giorno lo stesso Zimbardo si è avvicinato all'auto con una mazza in mano ed ha iniziato a colpirla e tanto è bastato perché dopo poco i passanti si unissero a lui ed iniziassero a distruggere l'auto. Quest'ultimo esperimento conferma appieno la teoria che sostiene la contagiosità e l'autopropagazione del vandalismo ed in genere degli atti di inciviltà .

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Le vittime dei reati 1.  Viviamo nella società probabilmente più sicura della storia, ma gli

stili di rappresentazione del rischio aumentano a dismisura la domanda di sicurezza

2.  La misura del benessere nei contemporanei è sempre più legata alla percezione di vivere in un mondo relativamente sicuro e prevedibile, in cui il rischio di essere vittime di atti criminali possa tendenzialmente ridimensionarsi

3.  Decisori politici, organi di polizia giudiziaria e magistratura devono quotidianamente far fronte alle attese dei cittadini in tema di sicurezza

4.  I temi della sicurezza e della criminalità sono sempre più centrali non solo nelle pratiche discorsive degli individui, ma anche nell’agenda dei media e soprattutto in quella politica

5.  Si assiste al successo delle prestazioni private di sicurezza e all’insuccesso delle manovre pubbliche

Marco Bruno, Sara Ritucci, La costruzione giornalistica dell’insicurezza: distorsioni e pratiche professionali Corso di Teoria, etica e regolamentazione del giornalismo, Giovedì 6 maggio 2010.

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Le vittime dei reati 1.  Viviamo nella società probabilmente più sicura della storia, ma gli

stili di rappresentazione del rischio aumentano a dismisura la domanda di sicurezza.

2.  La misura del benessere nei contemporanei è sempre più legata alla percezione di vivere in un mondo relativamente sicuro e prevedibile, in cui il rischio di essere vittime di atti criminali possa tendenzialmente ridimensionarsi.

3.  Decisori politici, organi di polizia giudiziaria e magistratura devono quotidianamente far fronte alle attese dei cittadini.

4.  I temi della sicurezza e della criminalità sono sempre più centrali non solo nelle pratiche discorsive degli individui, ma anche nell’agenda dei media e soprattutto in quella politica.

5.  Si assiste al successo delle prestazioni private di sicurezza e all’insuccesso delle manovre pubbliche.

6.  Le dinamiche elettorali e amministrative focalizzano l’importanza attribuita dagli elettori a questi temi.

Marco Bruno, Sara Ritucci, La costruzione giornalistica dell’insicurezza: distorsioni e pratiche professionali Corso di Teoria, etica e regolamentazione del giornalismo, Giovedì 6 maggio 2010.

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Le vittime dei reati

Il “perimetro difensivo” della sicurezza: nel tempo, le attese dei cittadini nei confronti dello Stato in materia di sicurezza sono profondamente mutate. Il perimetro difensivo della società moderna è ampio e fa riferimento alla dimensione collettiva della sicurezza (difesa militare, sanità, sistemi di welfare) le istituzioni sono “fabbriche dell’ordine e della certezza” (Foucault, 1975). Nella “società degli individui” (Elias, 1990, Bauman, 2000) il controllo dell’incertezza si sposta entro una dimensione prettamente individualistica dell’agire sociale (contrasto alla criminalità , decoro urbano, rischi antropici locali etc, sicurezza stradale etc). La marginalizzazione del concetto di sicurezza alla sola sfera individuale restringe il perimetro difensivo al proprio quartiere, al proprio condominio sino ad arrivare alla villetta unifamiliare, apoteosi simbolica dell’individualizzazione della società (gated communities)

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Le vittime dei reati

La sicurezza insicura (Bauman): il declino della sicherheit (sicurezza) si puo osservare in relazione a tre diversi significati: 1.  fine della sicherheit come fine della sicurezza esistenziale: fine del

senso di stabilità e affidabilità del mondo sul piano delle abitudini e delle competenze acquisite;

2.  fine della sicherheit come fine della certezza: fine della prevedibilità razionale nelle scelte quotidiane (la rete di aspettative dell’interazionismo simbolico);

3.  fine della sicherheit come fine della sicurezza personale: incapacità di difendere il proprio “io esteso” inteso come corpo, famiglia e proprietà .

Il senso di vuoto viene talvolta riempito dal ripiegamento identitario, dai “surrogati di comunità ” (es: gated communities), dall’identificazione di capri espiatori che soddisfino l’equazione “noi vs loro”.

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Le vittime dei reati

Ordine locale e caos globale (Bauman): nella società globale la gerarchia sociale si ristruttura attorno alle élite mobili, il cui potere è sempre più svincolato dal luogo fisico in cui le persone vivono o lavorano. La globalizzazione tende a destrutturare la forma regolativa statuale. Le élite mobili non hanno interesse a gestire il territorio, il loro potere non richiede il controllo costante, l’esercizio della sovranità e la costituzione del legame tra governanti e governati.

Marco Bruno, Sara Ritucci, La costruzione giornalistica dell’insicurezza: distorsioni e pratiche professionali Corso di Teoria, etica e regolamentazione del giornalismo, Giovedì 6 maggio 2010.

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Le vittime dei reati

Lo “stato leggero” esercita un potere leggero solo in apparenza poco repressivo, attraverso il passaggio dal “welfare state” al “workfare state” basato sul lavoro deregolamentato, precarietà e insicurezza. Diminuiscono le spese per i servizi sociali e aumentano quelle per la sicurezza (soprattutto privata), lo stato leggero esercita il controllo sociale criminalizzando la povertà o minacciando l’esclusione attraverso il precariato. La radicalizzazione del processo può generare disintegrazione del tessuto sociale, devianza, criminalità e violenza urbana.

Marco Bruno, Sara Ritucci, La costruzione giornalistica dell’insicurezza: distorsioni e pratiche professionali Corso di Teoria, etica e regolamentazione del giornalismo, Giovedì 6 maggio 2010.

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Le vittime dei reati

La lente bifocale della sicurezza. Gli intervistati percepiscono come relativamente sicuri i contesti accessibili attraverso l’esperienza diretta (il proprio quartiere, la propria città). I contesti accessibili attraverso l’esperienza mediata (altre città, l’Italia in generale) appaiono più minacciosi ed insicuri. L’esperienza mediata sembra influenzare la stessa percezione della realtà circostante, vissuta come potenzialmente meno sicura. I media sembrano portare l’inquietudine davanti alla porta di casa, proiettando un’immagine drammatizzata ed ansiogena della realtà.

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Le vittime dei reati

I rischi del crimine mediatizzato. 1.  Crimini come eccezionalità prive di causa, manifestazioni individuali

di follia o malvagità indipendenti dal contesto sociale. 2.  Creazione di “cattivi da telefilm” in grado di incarnare gli archetipi del

male. Affermazione del principio di presunzione di colpevolezza anche in assenza di riscontri investigativi o di conferme da parte della magistratura. Tendenza a rafforzare le aspettative nei confronti delle moderne tecniche di investigazione (effetto CSI). Scarsa sistematicità nell’attenzione verso gli sviluppi delle attività investigative e pressione per l’abbreviazione dei tempi della sanzione. Validazione della tesi dell’impunità dei responsabili come esito scontato in caso di indagini prolungate. Incapacità di ricucire il tessuto sociale ormai strappato. Marco Bruno, Sara Ritucci, La costruzione giornalistica dell’insicurezza: distorsioni e pratiche professionali Corso di Teoria, etica

e regolamentazione del giornalismo, Giovedì 6 maggio 2010.

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Le vittime dei reati

La costruzione del nemico e del deviante: è il 1972 quando Stanley Cohen pubblica Folk devils and moral panic, una ricerca sulla rappresentazione mediale di due subculture giovanili, etichettate come devianti (Mod e Rockers). Talvolta, specifici eventi o gruppi di individui vengono definiti come una reale minaccia ai valori e all’identità collettiva: si crea una situazione di panico morale. Aumenta il senso di ostilità nei confronti del gruppo “ostile” che viene spesso etichettato (labelling) come nemico interno o esterno (folk devil), moralmente identificato come “cattivo”. I media spesso costituiscono un potente volano del panico morale: il ricorso a rappresentazioni stereotipate ed enfatiche delle reali minacce crea un clima di forte mobilitazione emotiva nell’opinione pubblica. I media forniscono la scena entro la quale esperti, politici, e altre autorità definiscono la condotta dei “folk devils” come antisociale, proponendo analisi e soluzioni possibili (Cohen, 1972)

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Le vittime dei reati

Realtà e rappresentazioni mediali: “Non esistono fatti puri, ma solo interpretazioni di fatti” (F. Nietzsche). L’idea dei media come specchio della realtà sociale è un caratteristico tic di giornalisti e politici italiani. È un’idea semplicistica ed irrealistica, e costituisce un potente argomento di influenza dell’opinione pubblica che alla lunga finisce per opacizzare i processi sociali. In altri paesi prevale una lettura meno convenzionale, e soprattutto l’interpretazione della notizia è un tema centrale nella formazione prevalentemente universitaria dei giornalisti (USA, GB, Spagna etc.).

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Le vittime dei reati

Una paradossale deriva di questa tendenza è che gli unici “fatti” che contano siano quelli raccontati dai politici ai giornali mentre quelli descritti da ricercatori, statistici e demografi non sono solo irrilevanti, ma anche denunciati come oggetto di manipolazioni di carattere ideologico. I media assolvono ad una funzione ideologica di controllo sociale: la costruzione dei “casi” o l’uso manipolatorio delle statistiche criminali sono determinanti nella costruzione del consenso verso misure eccezionali di contrasto alla criminalità (Hall, 1979). La forza dei media risiede nella loro capacità veridittiva: “essi funzionano come potenti attori di certificazione della realtà valida intersoggettivamente” (Morcellini, 1987). Marco Bruno, Sara Ritucci, La costruzione giornalistica dell’insicurezza: distorsioni e pratiche professionali Corso di Teoria, etica

e regolamentazione del giornalismo, Giovedì 6 maggio 2010.

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Le vittime dei reati

Alcune ragioni per cui l’idea dei media come specchio della realta è impraticabile: 1.  Il gioco della selezione giornalistica enfatizza alcuni aspetti ed

eventi della realtà mentre tende ad occultarne altri; 2.  L’insieme dei criteri di selezione riguarda in particolare la

“spendibilità ” mediale degli eventi da trasformare in notizie e la possibile convenienza politica a darle o a negarle. E’ ciò che ormai viene abitualmente definito come “agenda setting”;

3.  Nella selezione delle notizie, vengono privilegiati i fatti più controversi e quelli che minacciano l’identita e i valori morali condivisi, prestandosi a trasformarsi in grandi narrazioni mediali;

4.  I media, in tempi di crisi, tendono a privilegiare storie epiche che hanno per oggetto la minaccia all’ordine simbolico prestabilito, e quindi i rischi che per definizione minacciano la società .

Marco Bruno, Sara Ritucci, La costruzione giornalistica dell’insicurezza: distorsioni e pratiche professionali Corso di Teoria, etica e regolamentazione del giornalismo, Giovedì 6 maggio 2010.