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Anno III n. 1

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Anno III n. 1

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GRUPPO LAVORATORI ANZIANIDEL COMUNE DI TORINO

Via Garibaldi 25 1° piano 10122 TorinoTelefono: 011-4431951 - 011-4431952

Fax: 011 - [email protected]

Cod.Fisc. 80099240014

Orario di ufficioMartedì, Mercoledì, Giovedì: dalle 9,30 alle 11,30

PRESIDENTE: Vittorio FERRANDO

VICE PRESIDENTISoci Pensionati: Pieralberto ROLANDOSoci in Servizio: Fausto SORBA

SEGRETARIO: Giovanni AJMAR

TESORIERE ECONOMO: Liliana VALENTINI

CONSIGLIERI: Enzo BRAIDALivio CROSETTOAldo LANTERIMarisa MODICAChiaffredo MOSCAAntonio NACCALuisella NIGRAPier Vittorio PRATOPier Lorenzo RAVERALaura SILVAMaria TITTARELLIRenza VARVELLO

PROBIVIRI: Mario BIGNARDIDomenico PAVARINValeriano TEMPO

REVISORIDEI CONTI: Loredana IGUERA

Germana LA CHIOMAAldo PICCHETTO

IN…FORMA!

Direttore Responsabile:Vittorio FERRANDO

Comitato di redazione:Chiaffredo MOSCAPier Vittorio PRATORosanna ROCCIA

Pieralberto ROLANDO

Hanno collaborato a questo numero

Anna BraghieriEdmondo Paganelli

Autorizzazione del Tribunale di Torino 1921 del 17 febbraio 1968

Stampato presso Grafica FerriereButtigliera Alta (TO) – Marzo 2006

Sommario

Editoriale Pag. 1Cronaca di un tedoforo 4Assemblea annuale 8Il salto della “Bellotte” 10Contacc 12La bronchite cronica 14Notizie 16Tempo libero 18

In copertina: Il Monte dei CappucciniLitografia firmata Chapuy (uguale a quella litografata da Enrico Gonin nel 1852), stampata da Imprimerie Le MercierBernard et C. Veduta prospettica della chiesa della Gran Madre, del ponte e della collina del Monte dei Cappuccini con la chiesadi Santa Maria del Monte, iniziata nel 1583 dal Vittozzi e diventata famosa per il miracolo avvenuto il 12 maggio 1640,quando un saccheggiatore francese, tentando di rubare il ciborio d’oro, cadde inspiegabilmente morto.

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A poche settimane dai giochi olimpici Torino 2006, giovedì 22 dicembre ha avutoluogo il Concerto di Natale del coro Going Gospel organizzato con il sostegno del-

l’Assessorato alle Risorse Umane in onore di tutti coloro che hanno prestato servizionell’Amministrazione Comunale, contribuendo al raggiungimento di questo storico tra-guardo della nostra città.

In un’atmosfera di cordiale familiarità, scevra da ogni sorta di formalismo, in cui pas-sato e presente si sono stretti in un simbolico abbraccio, circa 1500 persone hanno gremi-to il Teatro Alfieri in ogni ordine di posti tributando meritati, calorosi ed insistenti applau-si ai componenti del coro, che ha allietato la serata con un repertorio di brani partico-larmente coinvolgenti. È toccato all’Assessore Olmeo ed al sottoscritto in veste di promo-tori della manifestazione dare il benvenuto a quanti hanno aderito all’invito per poi lascia-re spazio al Sindaco Chiamparino, ospite d’onore della serata il quale ha manifestato unvivo apprezzamento per la nostra associazione il cui scopo principale è quello di mante-

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Un evento straordinario

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nere vincoli di solidarietà e di collaborazione tra i soci che sono stati per anni la strutturaportante dell’Amministrazione.

Dai diversi punti di vista è stato dato il giusto rilievo all’imminente, straordinario even-to per Torino costituito dai XX Giochi Olimpici Invernali auspicando che tutti, cittadini evalligiani dei diversi siti ove si svolgeranno le varie discipline, si sentano coinvolti in que-sta bellissima ed irripetibile avventura.

Durante gli intervalli sono intervenuti gli ex Sindaci di Torino: Giovanni Picco, DiegoNovelli, Giorgio Cardetti, Valerio Zanone e Giovanna Cattaneo che, ritornando indietronegli anni, su sollecitazione del giornalista RAI Rino Battaglia, hanno rievocato fatti edepisodi più o meno curiosi verificatisi durante i rispettivi mandati.

Sono inoltre saliti alla ribalta gli schermitori torinesi Anglesio e Salvadori, medaglied’oro olimpiche che oltre a ricordare le loro imprese sportive hanno rammentato a tuttiche dopo le Olimpiadi della neve , Torino sarà teatro, nel mese di settembre, di un altroimportantissimo evento sportivo rappresentato dai campionati mondiali di scherma.

Infine è stato presentato ufficialmente il tedoforo chiamato a rappresentare gli exdipendenti comunali in un tratto del percorso cittadino della Fiamma Olimpica.

La scelta è caduta su Rosanna Roccia, socia del Gruppo, i cui meriti acquisiti in tanti annidi direzione dell’Archivio Storico della Città e con la collaborazione a diverse pubblicazionidi carattere storico, sono unanimemente riconosciuti non solo in ambito cittadino.

Una particolare soddisfazione per il nostro Gruppo di cui Rosanna è stata e, ci augu-riamo, continuerà ad essere co-redattrice del Notiziario.

Quanto sopra per dovere di cronaca.Ma più che altro tengo ad evidenziare, come ho inteso fare nel mio brevissimo inter-

vento in apertura di serata, rivolgendomi al Sindaco ed all’Assessore, come la serataabbia costituito per il gruppo un evento straordinario di particolare e ampiamente con-divisa valenza.

Dopo anni trascorsi dal Gruppo nell’ombra e nell’anonimato, la Civica Ammini-strazione si è dimostrata particolarmente sensibile nei nostri confronti prima contribuen-do significativamente all’organizzazione dei festeggiamenti per il cinquantenario ed oraavendo assecondato incondizionatamente, con particolare merito dell’Assessore GavinoOlmeo, la proposta del concerto di Natale.

Per la prima volta quindi, nella storia del nostro gruppo, abbiamo così fruito dellaopportunità di renderci maggiormente visibili, uscendo dal nostro abituale piccolo mondo.

Non possiamo che compiacersi del nuovo clima che si è venuto a creare e che costi-tuisce ulteriore motivo per perseverare nel nostro impegno con l’auspicio, già dal sotto-

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scritto formulato in quell’occasione, che coloro che saranno chiamati a governare lanostra città in futuro sappiano guardare con simpatia ed anche con un po’ di ricono-scenza a quanti hanno speso la loro vita lavorativa al servizio della città, certamente coni propri limiti ma anche con capacità e talora con talento, comunque fieri ed orgogliosidi operare per la nostra bella e cara Torino.

Vittorio Ferrando

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Esperienze

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A llorchè lo scorso autunno l’assessoreal Personale Gavino Olmeo mi co-

municò di avermi scelta per rappresenta-re, in qualità di tedoforo, la vasta schieradei dipendenti comunali, passati, presentie ... futuri, lungo una frazione del percor-so cittadino della Fiamma olimpica, nonnego di aver avuto un sussulto al cuore.

Perché proprio a me, non più giovane,piuttosto minuta e un po’schiva, l’onore di portare ilsacro Fuoco a nome di mi-gliaia di colleghi ed ex colle-ghi, nel novero dei quali al-tri, aitanti e prestigiosi, pote-vano forse vantare ambizio-ni e meriti maggiori? Di più:sarei stata fisicamente ed e-motivamente all’altezza diun compito così speciale?Come in un film passai ra-pidamente in rassegna lacorsa, il peso della torcia, lacommozione, il pubblico,l’eccezionalità dell’evento: miparve di essere in grado di reggere laprova e dunque accettai di compiere quel-lo che per me appariva come un nuovosingolarissimo atto d’amore per Torino.

Al luogo caro delle mie radici ho dedi-cato e dedico tuttora studio e lavoro inten-so: nelle pieghe della sua memoria mille-naria, che ho custodito in lunghi anni concura e dedizione, ho scoperto la storiaappassionante, il carattere vivace, l’imma-gine seducente di questa straordinaria città,che i XX Giochi Olimpici invernali hannofinalmente svelato al mondo. Per settimane

mi sono ripetuta che nonpotevo non sentirmi orgoglio-sa di essere chiamata a par-tecipare da protagonista – siapure per un istante – a unevento grandioso e senzaprecedenti per la mia Torino.

L’entusiasmo e l’ansia tut-tavia crescevano; temendo diarrivare impreparata, cerca-vo di documentarmi e dirimettere a posto il fisico. In-torno alla metà di dicembrepartecipai alla presentazioneufficiale della torcia, espostaad Atrium, in piazza Solfe-

rino: in quell’occasione imparai alcunenozioni sulla struttura del geniale ma-nufatto firmato da Pininfarina e soprattut-to lo fotografai mentalmente ad vivum. La

Cronaca di un tedoforo... per sempre

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lettura del racconto limpido di GiuseppeCulicchia, La forma di un sogno (che cu-stodisco gelosamente con tanto di dedicadell’autore), mi rivelò poi altri segreti. Il 22dicembre, durante la serata musicale na-talizia al Teatro Alfieri (della quale altririferiscono in queste stesse pagine), poteifinalmente prendere tra le mani e solleva-re in alto, dinnanzi alla platea plaudente,il meraviglioso oggetto, realizzato con ilconcorso di belle intelligenze e grandicapacità: emblematico, funzionale e..., peri miei muscoli “arrugginiti”, un po’ pesante!

A metà gennaio una lettera dell’asses-sore alle Olimpiadi Elda Tessore miinformò ufficialmente che il Comune diTorino aveva incluso il mio nominativo nel-l’elenco dei Tedofori che il 9 e 10 febbraio2006 avrebbero rappresentato la Città:non mi restava che attendere i «dettaglitecnici», ossia il giorno, l’ora e il tratto dapercorrere con la Fiamma olimpica. Daquel momento intensificai la “preparazio-ne atletica”: abolito da tempo l’uso dell’a-scensore, avevo cominciato a percorreredi volta in volta, di corsa (e col fiatone!),brevi tratti di strada, che decisi di renderevia via più lunghi; presi inoltre a flettere lebraccia impugnando bottiglie d’acquaminerale. Infine mi parve di essere pronta.Un paio di giorni prima dell’evento rice-vetti i ragguagli tanto attesi: avrei portatola fiaccola la mattina del giorno 10, lungoun tratto iniziale di corso Giulio Cesare. Lacosa mi rallegrò, perché quella strada,

percorsa infinite volte, non era che il pro-tendimento di via Milano, l’antica contra-da d’Italia dipartente dal cuore di Torino,ossia dal Palazzo di Città, ove avevo svol-to per lunghi anni la mia opera, prima delfelice approdo all’Archivio Storico in viaBarbaroux.

Il 10 febbraio, dopo una notte insonne– poichè un’avventura come questa ti fatornare un po’ bambino – arrivai, con net-to anticipo, all’appuntamento fissato per leore 7 in corso Belgio 91, ove il primo grup-po, capitanato da Urbano Cairo, si stavapreparando per raggiungere il colle di Su-perga. A poco a poco giunsero anche imiei compagni di avventura, alcuni asson-nati, i più elettrizzati quanto me. L’appa-rizione del volto amico di Bruno Gam-barotta, assiduo frequentatore dell’Ar-chivio e compartecipe di belle iniziativenegli anni fervidi del mio mandato, mitranquillizzò. Furono distribuite le tute d’or-dinanza, che indossammo non senza diffi-coltà sopra strati di maglie e di “pile” pre-cauzionalmente infilati l’uno sull’altro primadi uscire di casa all’alba; a ciascuno fu con-segnata la targhetta con il numero dellarispettiva tappa da portare ben visibile sulpetto, e la relativa fatidica torcia, egual-mente numerata. Dopo aver ripetuto varievolte le istruzioni su come reggere la fiac-cola con il braccio o le due braccia prote-se lateralmente in alto, passare il fuocoda torcia a torcia, spiccare la corsa, oprocedere camminando di buon passo,

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gli organizzatori ci caricarono su un pul-mino stanco, che dall’8 dicembre 2005aveva percorso in lungo e in largo tuttaItalia, toccando inoltre vari luoghi oltreconfine. Da quel momento cisentimmo come scolari in gita:venti “piccoli eroi” in età com-presa tra i 14 e i 70 anni eoltre, turbati da problemi irri-solvibili: i guanti troppo lunghio troppo corti, il berretto trop-po stretto o troppo largo, ilfazzoletto, il cellulare, la cara-mella.... Tra due ali di folla,curiosa e partecipe, schieratasotto un cielo terso da cartoli-na, il pulmino, baciato dalprimo sole già tiepido come in primavera,lentamente si mosse e prese a scaricareuno dopo l’altro, nei punti stabiliti, itedofori del gruppo: sul corso Belgio, sulLungo Dora, sul corso Regina Margherita,sullo sfondo del quale si stagliava nitida eperfetta la splendida corona delle Alpi:donne, uomini e bambini sventolavanobandierine, si sbracciavano per salutarevia via Silvana, Marco, Piero...; alcunispettatori, nel clima surreale della festa,mandavano verso di noi financo baci chesubito contraccambiavamo attraverso ilfinestrino.

In via XX Settembre uno dei nostriavrebbe passato il Fuoco a una radiosaManuela di Centa, già in attesa tra molti“fans” alla sua postazione. Di lì, risalendo

il recente colonnato, giungemmo in piaz-za San Giovanni, ove ai piedi del Duomo,tra un nugolo di gente, scorgemmo inprima fila e salutammo il cardinal Poletto,

incuriosito e sorridenteaccanto all’assessore Ol-meo. Dopo che la nostra“collega” coreana ebbesuperato piazza IV Marzo,fu il turno del tedoforo 34,ossia di Bruno Gambarot-ta, il quale durante il viag-gio aveva narrato un saccodi cose amene, scambiatobattute con il Berry televisi-vo, litigato con il guantodestro e messo le mani a-

vanti lamentando una noiosa tendinite. Ladiscesa dal mezzo del popolare personag-gio fu salutata con una autentica ovazione.

Mentre perdevo di vista il vecchio ami-co stretto nell’abbraccio della folla, sul-l’angolo di via Milano scorsi alcune faccenote, financo incredule, e risposi al loroincitamento. Ormai ero al culmine dellatensione: quando in piazza della Repub-blica, animata al solito dal frastuono edai mille colori del mercato, il tedoforo35, Hicham El Guerrouj, ragazzo d’orodei 1500 metri alle Olimpiadi di Atene,scese con un balzo rapido ed elegante tracentinaia di connazionali festanti fui coltadal panico: in corso Giulio Cesare, all’al-tezza di via Noè sarebbe toccato a me, te-doforo 36, abbandonare il veicolo, gli or-

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mai pochi compagni di avventura e il sor-riso consolatorio dell’autista.

Come fui a terra riconobbi tra gli astan-ti persone care al mio cuore: alcuni fami-liari, molti amici e vecchi colleghi; unamamma volle fotografare il suo bimbo ac-canto a me, che, la torcia in pugno, scru-tavo nervosamente l’arrivo della carovanache precedeva la Fiamma in corsa. La miatorcia infine fu attivata: il lieve sibilo delgas, il suo odore intenso e all’orizzontecomparve il celebre atleta magrebino, ilquale in un attimo mi fu dappresso e, avvi-cinata la fiaccola alla mia, che immediata-mente si infiammò, mi scoccò con simpatiaun doppio bacio sulle guance.

Sicura, salda e sorridente cominciaiallora a correre con la fiaccola crepitanteverso il ponte Mosca, superai la chiesa diSan Gioacchino e la stazione della vec-chia Cirié-Lanzo, ed esausta ma felicearrivai alla meta, ove mi attendeva il gio-vane Mirko Marra, numero 37, pronto asvoltare in Lungo Dora. Dopo che gli ebbiceduto il sacro Fuoco, la mia torcia vennespenta da mani esperte e in una frazionedi secondi mi ritrovai su di un nuovo mez-zo, tra i compagni che mi avevano prece-duta nell’impresa: invero breve, memora-bile ed esaltante.

Seduta in fondo a quest’altro pulmino,sfinito come il precedente, che, a missionecompiuta, raccoglieva i tedofori ad uno auno per ricondurli al punto di partenza,pensai al senso della mia avventura, com-

piuta a nome della grande famiglia comu-nale, fui profondamente grata a quantime l’avevano permessa e mi sentii all’im-provviso le ciglia umide. Cosa che mi èaccaduta più volte in questi giorni, presada improvvisa commozione dinnanzi alsorriso fresco e pulito di Carolina Kostner,alla genuina felicità di Enrico Fabris, allagioia composta dell’ “eroe” Giorgio DiCenta, così come alle rovinose cadute ealle inaspettate imprese di tanta gioventùbella d’ogni latitudine, impegnata e pro-mettente. Ma anche camminando lungostrade consuete, percorse da idiomi in-comprensibili, da un vento nuovo e spe-cialmente dal colore caldo del sorriso.

Aver fatto parte dei 10.001 tedoforiche in sessantaquattro giorni hanno maci-nato 11.300 chilometri portando alta laFiamma della concordia e della gioia au-tentica è stato per me e per tutti come rice-vere il “gran premio” della vita: un premioche, parafrasando Gambarotta, comeuna seconda pelle, sarà “per sempre”. Latorcia numero 36, con i segni della com-bustione, ora troneggia a casa mia: sim-bolo e memoria viva di un’esperienzaunica, appagante e irripetibile, che affi-derò in custodia ai miei nipoti come unpegno, in ricordo della Torino olimpica,delle sue straordinarie capacità e del suogran cuore.

Rosanna Roccia

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Assemblea Annuale dei soci

Ai sensi dell’art. 9 dello Statuto Sociale, l’Assemblea ordinaria dei Soci è convocataper sabato 10 giugno 2006 a Zanco (in provincia di Asti, a 60 km da Torino) presso ilristorante:

“Da Maria”

In 1a convocazione: alle ore 9.30 e in 2a convocazione: alle ore 11.00 (in questo casol’Assemblea è valida qualunque sia il numero dei Soci presenti in regola con la quota 2006)

Ordine del giorno:

1. Apertura della seduta 2. Nomina del Presidente dell’Assemblea3. Approvazione del rendiconto economico e finanziario, con allegate le relazioni

dei Revisori dei Conti, del Tesoriere Economo, delle varie Commissioni e del Pre-sidente del Gruppo

4. Approvazione delle variazione allo Statuto Sociale5. Varie ed eventuali6. Conclusioni del Presidente

Al termine dell’Assemblea seguirà il tradizio-nale pranzo, con il seguente menù:

Nel pomeriggio verrà effettuata la visita delCastello di Razzano.

Il castello di Razzano è una eccellente culladel vino di qualità del Monferrato. Una tenuta digrande bellezza paesaggistica, abbracciataattorno ad un castello di aspetto inconsueto peril territorio piemontese, assimilabile a quei domi-ni del vino che in Francia hanno ottenuto ungrande prestigio enologico. Una corte chiusaper costruzione ma apertissima alla conoscenzadei visitatori, naturalmente su presentazione, che

Vita sociale

Antipasti:•• lingua in salsa carbonero; •• carne cruda alla monferrina; •• insalata di gallina

Primi:•• agnolotti al burro e salvia; •• tagliolini al sugo d’arrosto;

Secondi:•• tonno di coniglio con contorni

Dessert:•• dolci dello chef

Caffè, vini.

Menù

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consente una visione prospettica del Monferrato più dolce, degustazione in ambienti raffi-nati, visita a cantine di grande progetto storico

Si rammenta che l’Assemblea annuale deve essere un momento fondamentale per lavita del Gruppo per cui confidiamo in una consistente partecipazione. Il Gruppo inter-viene con uno speciale contributo per i Soci, più limitato a favore dei familiari; pertantole quote individuali sono fissate in: • Soci € 20,00• Familiari ed amici € 30,00 • Ridotti a € 15,00 e 25,00

per coloro che non intendono usufruire del servizio di pullman).

Il programma, per coloro che intendono usufruire del servizio riservato di pullman ècosì fissato: • ore 8.45 ritrovo dei partecipanti in Piazza Solferino, lato Teatro Alfieri• ore 9.00 partenza per Zanco• ore 11.00 apertura dei lavori assembleari• ore 13.00 pranzo sociale• ore 16.00 visita del Castello di Razzano• ore 19.00 circa rientro a Torino nello stesso luogo della partenza.

Le prenotazioni si riceveranno presso la Segreteria del Gruppo nei giorni e orari diapertura entro e non oltre il 1 giugno 2006 e comunque fino ad esaurimento dei posti.

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Auguri!Il Consiglio Direttivo porge le più vive felicitazioni a

Nalini Natalina e Raimondi Giovanni

che il 29 maggio 2006 hanno festeggiato 40 anni di matrimonio

Cavallina Carla e Caparra Federico

che il 22 aprile 2006 festeggeranno 50 anni di matrimonio

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N on mi sono mai capacitato di nomi-nare il salto della ragazza della Sa-

cra di San Michele con il nome di Bel-l’Alda come riportano i testi moderni.

I nostri anziani lo chiamavano infatti“El saut ed la Belàuta (o Belauda)” eanche la traduzione in italiano di Belàutain Bellalta, che ricorre anche qua e là, misembrava abbastanza posticcio, forzato,perché privo di senso logico. Perché mainel secolo scorso dicevano comunementeBelàuta? Da dove saltava fuori? Da qual-che parte doveva ben esserci una spiega-zione logica ed esauriente.

La soluzione del piccolo mistero l’hoavuta leggendo il libro “II Millennio

Composito di San Michele dellaChiusa” a cura di Maria Luisa Reviglìo del-la Veneria, recentemente ristampato dopoche la prima edizione è stata esaurita inpoche settimane. A pagina 201 vieneriprodotto il seguente passo tratto dal “Vo-yage en Savoie, en Piemont, a Nice et aGènes” che Millin1 pubblicò nel 1816 aseguito del viaggio fatto tra il 1811 e ed il1813.

Ecco, di seguito, il testo che ci interessacon l’episodio famoso che tutti conoscia-mo. “Viene indicata, dietro il Monastero,una stanza semidistrutta, affacciata sul di-rupo dove la roccia precipita a strapiom-

bo dietro S.Ambrogio. E ciò che vienedetto il salto della Bellotte.

Si narra che una ragazza, sopranno-minata così per la sua bellezza, si trovòinseguita da un soldato che voleva violareil suo onore.

Bisognava cedergli o gettarsi nel preci-pizio.Bellotte non indugia, invoca la Ver-gine protettrice della Virtù, si butta, e cadenella vallata senza farsi alcun male. Legrazie di Maria la resero vanitosa e ungiorno che si volle mettere in dubbio unfatto cosi straordinario, ella non esita aripetere la prova; ma, per punirla dellasua orgogliosa sfrontatezza, la Vergine,questa volta, le rifiutò l’aiuto ed ella fu sfra-cellata dalle punte del massiccio rocciosoai piedi del quale piombò priva di vita”.

Quando lessi Bellotte capii l’errore.Questa ragazza, se mai visse, sopranno-minata la Bellotte per la sua bellezza (danotare che non doveva essere uno splen-dore ma solo belletta cioè carina), avevacertamente un suo nome, Maria oGiovanna... come si vuole, e l’episodio,divenuto leggenda a sfondo educativo,venne tramandato per generazioni solooralmente, prima nel francese parlato inPiemonte e poi in italiano.

Il primo che mise per iscritto la leggen-da interpretò “la Bellotte” come la Belle

Il salto della “Bellotte”

Curiosità

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Haute (Bella Alta) che si pronuncia allastessa maniera (bellott) ma che evidente-mente ne stravolge il senso inducendo apensare non più ad una ragazza carina,e quindi corteggiabile, ma ad una comu-ne valligiana che si distingueva dalle altreper la sua altezza.

L’assonanza fonetica delle due parolecausò l’errore madornale complice forseanche il più comune uso del secondo ter-mine nel lessico corrente.

Di qui “Belle Haute” si tramutò primanel piemontese Belàuta , o nel meno usa-to “Belàuda” (con una traduzione lettera-le bislacca), per poi tradursi nell’italiano“Bellalta” o “Bell’Alta” che mise in crisi tut-ti. Annaspando nel buio storico, l’insensa-to “Belll’ Alta” venne interpretato comeun errore di scrittura e corretto nell’attualeBell’Alda.

A questo punto, chiarito l’equivocofilologico e resa giustizia alla povera Ma-ria (o Giovanna) cosa fare? Riscriviamotutti i libri? E, anche se si potesse, qualenome scegliamo? Belàuta, anche se è sta-to il più usato, è una interpretazione di-storta che non soddisfa.

Anche Belàuda non va bene per lostesso motivo. Dell’’incolpevole Bell’Aldapoi non parliamone nemmeno, è una sto-natura stridente. Allora, Bellotta? Po-trebbe anche andare bene ma perchétradurre in italiano un nome al quale èlegato un fatto storico (o di leggenda co-me dir si voglia) avvenuto in Piemonte,

ma con una valenza francese, propriooggi che utilizziamo di continuo parolestraniere? Ogni traduzione poi, compor-ta inevitabilmente quella perdita di fre-schezza e autenticità che solo l’originalepuò esprimere.

Non resta allora che Bellotte! Sì, forse èil più indicato e storicamente corretto.

D’ora innanzi non racconteremo più,dunque, la storia del “Salto della Bell’Al-da” ma la storia del “Salto della Bellotte”ristabilendo una verità storica perdutarestituendo alla protagonista l’esatto nomeo meglio nomignolo (il famoso “stranòm”di passata memoria che uno riceveva neiprimi anni di vita – a volte anche pesan-toccio – e che si portava appresso persempre).

A questo punto rileggendo quanto hoscritto, mi sorge improvviso un dubbio: ese la nostra protagonista si fosse chiama-ta per puro caso proprio Alda?

No, no! Non voglio nemmeno pensarci!

Bruno Sartore

1 Aubin Louis Millin (1759-1818) fu un archeo-logo responsabile del Museo di Antichità diParigi e docente liceale di storia e fisica. Nel1795, convertitosi ai princìpi giacobini, ottennela direzione del Magasin Encyclopédique.

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Q uando scoppiò la peste nel Milanese,nel settembre del 1629, il protomedi-

co Ludovico Settala, nel riferire dopo qual-che tempo al Tribunale della Sanità la situa-zione nel distretto, disse che «era scoppiatoindubitabilmente il contagio». Così il Man-zoni si esprime nel capitolo XXXI de I Pro-messi Sposi. Contagio dunque per non di-re peste, parola dal suono funesto cheevocava immagini di imminente sciagurae di morte, contagio per non diffondere ilpanico, contagio infine per esprimersi inun linguaggio forbito e professionale. Do-po questa premessa torniamo a quella pe-stilenza che, secondo le notizie storichedell’epoca non si fermò lì nel Milanese,ma invase e spopolò una buona parte d’I-talia, Piemonte compreso.

Per dare un’idea della mortalità provoca-ta da quella epidemia possiamo riferirci allacittà di Torino la cui popolazione, all’appa-rire della peste, era di circa 30.000 abitan-ti. Durante l’anno 1630, quello di maggiorvirulenza della pestilenza, 18.000 cittadi-ni fuggirono verso le località montane rite-nute più salubri, dei rimanenti 12.000 nemorirono ben 8.000. Ebbene è proprio inquesta tragica circostanza che si situa l’ori-gine della parola “contacc” che in seguito itorinesi profferirono abitualmente comeimprecazione o esclamazione dialettale.

Ma procediamo con ordine: il terroredella pestilenza aveva fatto fuggire dallacittà tutta la Corte, le famiglie dei nobili edei benestanti, nonché tutti i rappresen-tanti dei pubblici poteri. Rimasero a fron-teggiare l’emergenza soltanto il sindaco,Gian Franco Bellezia ed il protomedicoGiovanni Fiocchetto i quali affrontarono imolti problemi con slancio per sopperireai tanti bisogni della popolazione. Colpitodalla peste anche il sindaco, il Fiocchettoper misura precauzionale, prese l’abitudi-ne di colloquiare con lui da un giardinet-to sul quale si apriva la finestra della stan-za dov’era ricoverato il Bellezia. Quel par-lare dal giardino alla finestra non era cer-tamente un bisbiglio e i vicini cominciaronocosì a sentire il Fiocchetto che ripetutamen-te usava la parola “contagio” riferendosial rapido diffondersi della pestilenza. Dabuon medico, nel parlare, non era da menodel suo collega celebrato dal Manzoni.

Quella parola cominciò a serpeggiarenei discorsi della gente del popolo con leinevitabili deformazioni dialettali per cui sidisse comunemente “contagi” e poi “con-tacc”. Il sindaco Bellezia miracolosamenteguarì ed ebbe poi attestazioni di beneme-renza dal Duca Vittorio Amedeo I succe-duto a Carlo Emanuele I morto pure lui dipeste a Savigliano. Morì poi nel 1672

Contacc

Detti piemontesi

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compianto da tutti i torinesi che ricorda-vano l’impegno e l’opera di soccorso svol-ta durante la pestilenza e venne sepoltonella chiesa dei SS. Martiri in viaGaribaldi ove si trova tuttora. Alla suamemoria e a quella del medico Fiocchettovennero anche dedicate due vie cittadine.

L’esclamazione “contacc” non scom-parve con la fine della pestilenza, ma siradicò nel dialetto piemontese e in quellotorinese in particolare. All’inizio era usata

quasi come una maledizione: “ch’atpija‘Icontacc”, poi col tempo il significato diminaccia si è affievolito per assumerequello di disappunto o di stizza per uncontrattempo, per un lieve disagio dovutia cause impreviste ed è tuttora usato daitorinesi genuini, dai cultori della parlatapiemontese.

Gigi Pautasso

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■ DICHIARAZIONE DEI REDDITI

Si porta a conoscenza che sono disponibili per l’elaborazione delledichiarazioni dei redditi ed i versamenti dell’ICI, a condizioni particolar-mente vantaggiose riservate ai soci ed ai loro parenti, i seguenti StudiProfessionali:

SERVICE EDP s.a.s. C.so Galileo Ferraris, 7 Tel.: 011 5623112STUDIO MASSUCCO (nella persona del rag. Agostino Data)

Via Duchessa Iolanda, 25 Tel.: 011 4345590

Gli interessati possono contattare direttamente gli Studi sopraindi-cati per chiarimenti e prenotazioni.

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L’apparato respiratorio comprende:

le alte vie respiratorie.(faringe, laringe,trachea),le basse vie respiratorie (i bronchi e leloro diramazioni) il polmone profondo con gli alveoli.

La sua funzione è quella di introdurrel’aria nell’organismo. L’ossigeno contenu-to nell’aria inspirata viene veicolato daibronchi fino agli alveoli. Qui entra in con-tatto con il sangue dei capillari del circolopolmonare e si lega all’emoglobina (unaparticolare proteina contenuta nei globulirossi) che lo trasporta e lo cede ai tessutidei vari organi. Con andamento inverso itessuti cedono l’anidride carbonica al san-gue, che la riporta fino agli alveoli doveviene espirata.

I bronchi sono rivestiti da un epitelioformato da cellule che possiedono micro-scopiche ciglia, le quali, con un movimen-to ritmico verso l’esterno, spostano conti-nuamente uno strato di muco che ha ilcompito di allontanare dal profondo delpolmone particelle di polvere, batteri edagenti potenzialmente dannosi.

La bronchite è un’infiammazione cheprovoca un’eccessiva produzione di mucocon edema (ossia “rigonfiamento”) dellepareti bronchiali.

La bronchite acuta ha i caratteristicisintomi di un episodio infettivo, con feb-bre, tosse e produzione di escreato puru-lento.

La bronchite cronica definisce una con-dizione in cui questi sintomi si ripetonoogni anno, perdurano per mesi e ad ogniepisodio peggiorano e durano per perio-di sempre più lunghi. L’evoluzione neltempo consiste in una progressiva man-canza di fiato e presenza costante di e-spettorazione di muco giallastro.

L’enfisema è un processo patologico incui si verifica la distruzione delle paretidegli alveoli, con la formazione di grossebolle che perdono la funzione originariadi scambio dell’ossigeno con il sangue. E’raro nelle donne. colpisce specialmente imaschi tra i 50 e 70 anni. Esistono ancheforme giovanili dovute a deficit congenitidi enzimi o proteine.

II fumo di sigaretta è la principalecausa della bronchite cronica e dell’enfi-sema, che sono due forme di un unicoquadro patologico noto come bronco-pneumopatia cronica ostruttiva (BPCOnelle sigle mediche). Anche l’inquinamen-to ambientale può contribuire a questapatologia. Non tutti i fumatori ne vengonocolpiti, ma è impossibile prevedere chi lasvilupperà.

La Bronchite cronica

La nostra salute

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La bronchite cronica predispone alleinfezioni bronco-polmonari perché il fumointacca le difese del polmone e l’eccessodi muco è ideale per lo sviluppo dei batte-ri. Inizialmente si presenta con la “solita”tosse dei fumatori, che peggiora nei mesiinvernali e con una diminuzione del respi-ro riscontrabile solo con esami particolari(spirometria). Poi inizia a mancare il fiatoper piccoli sforzi e la tosse e l’espettoratoaumentano. Infine può diventare impossi-bile svolgere le normali attività quotidianesenza l’ausilio dell’ossigeno.

Gli stadi terminali della malattia con-ducono ad un’insufficienza respiratoria ecardiaca che costringono il paziente aletto o su una sedia. In caso di infezionipolmonari il quadro si può aggravare finoa richiedere il ricovero in ospedale.

Il miglior rimedio per la bronchite cro-nica è smettere di fumare, anche se ciònon è curativo, ma serve solo a non peg-giorare. La tosse migliora progressiva-mente fino a scomparire nell’arco di 3-4

mesi. I Farmaci broncodilatatori spray pos-sono aiutare a respirare meglio, dilatando ibronchi ostruiti dal muco e dall’infiamma-zione cronica delle pareti. L’impiego di anti-biotici in caso di infezioni broncopolmonariserve a impedire che si verifichino delle veree proprio polmoniti. La vaccinazione antiinfluenzale è utile a prevenire ulteriori com-plicazioni polmonari.

Un’attività fisica su base regolareaiuta la funzione cardiaca più che quellarespiratoria, ma il risultato è comunque diun miglioramento globale.

La bronchite cronica e l’enfisema sonomalattie ampiamente prevenibili e rare inchi non ha mai fumato. Non è mai troppotardi per smettere di fumare: se la malat-tia viene affrontata in una fase più preco-ce può essere curata con risultati migliori.

Dr. Giovanni Selvaggi

Specialista in pneumologiaDa “Monitore Medico”

Poliambulatorio Larc

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Per conoscere, anche poco,se stessi bisogna conoscere a fondo gli altri.

(Oscar Wilde)

Nulla di grande è mai raggiuntosenza l’entusiasmo.

(R.W. emerson)

Il lavoro mi piace, mi affascina. Potrei starmene seduto delle orea guardarlo.

(J.K. Jerom)

Nulla passa così rapidamente di moda come la moda.

(H. Dumery)

Hanno detto

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Associazione per la Prevenzione

P er lodevole iniziativa della socia Annamaria Gianotti vengono allegati al presentenumero del notiziario un paio di pieghevoli relativi all’”Associazione per la Preven-

zione e la Cura dei Tumori in Piemonte”, nata in Torino nel 1984 e con sede ammini-strativa in Via Carlo Alberto, 5.

L’attività e l’impegno dell’Associazione sono stati indirizzati, nel corso degli anni, suiseguenti fronti di intervento:

– Servizio di visite ed esami gratuiti di prevenzione e diagnosi precoce svolte al saba-to mattina in tutto il Piemonte. L’Associazione è presente sul territorio con 19 presi-di, ciascuno specializzato in una o più patologie. Sono state realizzate oltre300.000 prestazioni sanitarie gratuite, con una media di oltre 20 mila visite l’annotra il 2000 e il 2005.

– Acquisto e successiva donazione di attrezzature mediche ad ospedali ed universitàpiemontesi e l’elargizione di borse di studio a giovani medici che si specializzanoin oncologia.

– Progettazione, finanziamento e realizzazione di campagne di comunicazione per ladiffusione della cultura della prevenzione rivolte alla cittadinanza piemontese.Redazione del periodico “Nuova Speranza” indirizzato per posta ad oltre 18.000soci e sottoscrittori.

– Organizzazione di incontri tra medici oncologi e studenti attraverso il Progetto “LaPrevenzione entra nella scuola” che dal 1997 ad oggi ha avvicinato oltre 20.000ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori di Torino e provincia.

– Collaborazione con Università di Torino attraverso la divulgazione della “Culturadella Prevenzione”, con convegni e seminari per tutti i 4000 dipendenti, che saran-no estesi prossimamente a tutti gli studenti.

Notizie

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Comunicato

E’ intendimento del Gruppo organizzare nel prossimo autunno un corso base di linguainglese ed un corso di alfabetizzazione informatica. Gli argomenti trattati saranno indi-cativamente i seguenti:

Corso di informatica:

◗ conoscenza dei principali termini usati in informatica;◗ l’hardware ed il software;◗ principali operazioni per la gestione del computer;◗ elementi base di Word, Excel, Access;◗ grafica vettoriale e bitmap;◗ internet e posta elettronica.

Corso di lingua inglese:

◗ pronuncia;◗ fondamenti elementari della grammatica;◗ elementi base di conversazione.

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Al fine di valutare l’interesse di tali corsi presso i soci, si prega di voler restituire il modello allegato con l’indicazione

dell’ eventuale interesse a partecipare. Modalità e costi saranno comunicati successivamente

in base al numero di adesioni pervenute.

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Viaggi23 – 24 giugno

Svizzera e Alta Savoia

❏ 1° giorno: visita al Castello di AIGLE;proseguimento per GRUYERE, dove si produce ilformaggio omonimo; visita del Caseificio; nel pomeriggio partenza perLOSANNA con soste nel DEZELAY per ammirare i vigneti affacciati sullago, e porto turistico di Ouchy; proseguimento per MALBUISSON, gra-zioso paese a pochi Km dalla frontiera svizzera.

❏ 2° giorno: visita di MONT SUR ROLLE e breve sosta tra i vigneti della CÔTE; prose-guimento per GINEVRA. Nel pomeriggio partenza per ANNECY, con visi-ta del centro storico ed eventuale giro in battello sul lago. Arrivo in serataa TORINO

Quota individuale di partecipazione in camera doppia € 170,00

Per i soci la quota è ridotta ad € 120,00 per il contributo di € 50,00 da parte del Gruppo.

Supplemento camera singola: € 25,00

Le prenotazioni dovranno pervenire in segreteria entro il 2 maggio 2006.

23 settembre - 2 ottobre

Tour della Campania

❏ 1° giorno: Torino – Napoli in aereo con volo di linea.Visita della Reggia di Caserta e del suo splendido parco.

❏ 2° giorno: intera giornata dedicata alla visita delle perle del Golfo: Capri ed Anacapri.

❏ 3° giorno: escursione nella costiera amalfitana con visita di Positano, Amalfi ed altriborghi a picco sul mare.

❏ 4° giorno: visita di Napoli.

❏ 5° giorno: visita di Pompei. Ritorno a Torino con aereo di linea.

Tempo libero

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Quota individuale di partecipazione: in camera doppia € 740,00

Per i soci la quota è ridotta € 690,00 per il contributo di € 50,00 da parte del Gruppo.

Supplemento camera singola € 90,00

Le prenotazioni dovranno pervenire in Segreteria entro il 14 luglio 2006con il versamento dell’acconto di € 200,00.

I programmi dettagliati sono a disposizione in Segreteria.

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Annecy - Palais de l’Ile

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Note tristi

Il 16 novembre 2005 ci ha lasciati all’età di 85 anni Felice Castagno.La sua vita terrena, che si è spenta dopo lunga sofferenza, è stata vis-suta in modo saggio ed operativo. A quanti ha incontrato, sia in ser-vizio, sia come membro del Gruppo, ha donato la sua competenzaprofessionale con consigli saggi e discreti nella soluzione delle diffi-coltà che quotidianamente ci assillano. Rimarrà nel ricordo di noi tutti,che sempre lo abbiamo apprezzato.

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Il 2 gennaio 2006 si è spenta Germana La Chioma, da tanti annipreziosissima ed instancabile collaboratrice del nostro Gruppo oltreche Revisore dei conti. Alla ripresa dell’attività, a fine estate,sopraggiunti problemi di salute l’avevano costretta ad allentare pro-gressivamente il suo impegno presso il Gruppo. Il vuoto profondoche ha lasciato in tutti noi potrà solo parzialmente essere colmatodall’affettuoso ricordo della sua riservatezza, della sua bontà edella sua totale dedizione, sino all’ultimo, alla nostra Associazione.

Ai familiari di Felice e di Germana rinnoviamo da queste pagine i sensi del nostrocordoglio.

Per motivi organizzativi si raccomanda vivamente ai soci di voler segnalarecon tempestività alla Segreteria del Gruppo ogni variazione di indirizzo o dinumero telefonico.

Si ringrazia per la collaborazione.

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Il Consiglio Direttivo porge a tuttii soci e alle loro famiglie i più fervidi auguri