antrum magicae 8
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Antro della Magia ~ Liberatoria ~
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Antro della Magia http://antrodellamagia.forumfree.it/
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I
ANTRUM MAGICAE
Rivista
dell’Antro della Magia
a cura di Lady Lu
VIII numero Distribuita da http://antrodellamagia.forumfree.it/
Antro della Magia ©
II
Antrum Magicae è la rivista del forum “antro della magia”.
Redatta grazie alle conoscenze, alle ricerche e all’impegno degli utenti dell’antro della
magia, si pone il fine di informare e divulgare la cultura esoterico - pagana e valorizzarla
con articoli riguardanti le festività pagane, la magia teorica e pratica appartenente alle
diverse branche, la conoscenza e l’utilizzo magico delle erbe, i culti, la mitologia, i misteri
e le leggende dei diversi Paesi e popolazioni, nonché le straordinarie e incredibili scoperte
dell’uomo fino al giorno d’oggi. La conoscenza è condivisa liberamente dagli utenti attra-
verso le discussioni contenute sul forum ed eventuali articoli inediti.
INDICE
INDICE……………………….……...……..…………………...…. pag. III
FESTE PAGANE
Festa di Cibele - 30 Agosto…...….………………....………………….…pag. 6
MAGIA TEORICA
Rituali druidici e abilità magiche …………..……………………….….pag. 11
MAGIA PRATICA
Scatola protettiva di piombo.…..…….……………………...……...….pag. 23
Talismano della fortuna di Ock..…….……….………………...……....pag. 25
La Maledizione dell’Amarrado y Claveteado.…………………………...pag. 26
IL MERAVIGLIOSO MONDO DELLE ERBE
Come estrarre i principi benefici delle erbe…...…………………………...pag. 29
RICETTE STREGATE
Rimedi contro il mal di denti…………………………………………...pag. 32
Rimedio contro l’ipertensione………..………………………………….pag. 35
Rimedio contro i reumatismi…………………………………………....pag. 35
III
PILLOLE MAGICHE
Il “sacchetto” di buon auspicio..…………………..………………….…pag. 36
Il Lapislazzuli e la comunicazione...……………………….…………....pag. 37
SCOPERTE E STRANEZZE DEL MONDO (Archeologia, scienza, astronomia,
ufolo-gia)
Il teschio di Satrchild…………………………….…..………………...pag. 38
Le gigantesche rovine di Nan Madol……………………….…………....pag. 40
LEGGENDE E FANTASMI
Culto delle piante e delle foreste…………...……………..…...………....pag. 43
Yuki, la donna delle nevi……………………………………………….pag. 47
CREATURE MAGICHE
Pegaso…….……………….…………….………………...………….pag. 49
MITOLOGIA , CULTI E DIVINITÀ
Le origini mitologiche dell’Universo….…....….…………….…………....pag. 51
IV
Per essere uno stregone un uomo deve essere appassionato.
Un uomo appassionato ha passioni terrene e cose a lui care e, se non altro,
semplicemente il sentiero dove cammina.
Carlos Castaneda
V
FESTE PAGANE
Festa di CibeleFesta di CibeleFesta di Cibele 30 Agosto
Il 30 Agosto cade la
F e s t a d i C i b e l e
Cibele (greco: Κυβέλη -
Kubelē; latino: Cibelis) è
un'antica divinità anato-
lica, venerata come
Grande Madre, dea della
natura, degli animali
(potnia theron) e dei luo-
ghi selvatici.
Il centro principale del
suo culto era Pessinunte,
nella Frigia, da cui attraverso la Lidia passò approssimativamente nel VII secolo a.C. nelle co-
lonie greche dell'Asia Minore e successivamente nel continente. Nella mitologia greca fu identi-
ficata con Rea.
Cibele viene generalmente raffigurata seduta sul trono tra due leoni o leopardi, spesso con in
mano un tamburello e con su il capo una corona turrita.
I due leoni rappresentano i personaggi mitologici di Melanione e Atalanta, trasformati in leo-
ni da Zeus e condannati a trascinare il carro della dea come punizione per aver profanato un
tempio della dea.
6
La madre di tutti gli Dei
È la Dea creatrice che ha dato origine all’intero universo senza bisogno di intervento maschi-
le, vergine inviolata e tuttavia madre degli dei. La grande dea anatolica si manifestava nella
dura sostanza della roccia e si riteneva fosse caduta dal cielo sotto forma di una Pietra nera.
Cibele era la grande madre di tutti i viventi , protettrice della fecondità, signora degli animali
selvatici e della natura selvaggia, attraversava le foreste montane su un cocchio tirato da leoni,
accompagnata dal corteo orgiastico dei coribanti. Era anche una divinità poliade, fondatrice di
città e patrona del suo popolo in pace e in guerra, aveva anche caratteri oracolari.
Il suo culto, che aveva il centro principale in Pessinunte, in A-
sia minore, era in origine di carattere nettamente orgiastico, con
danze sfrenate al suono di flauti, timpani e cembali ed estasi de-
liranti, durante le quali i galli, suoi sacerdoti servitori, si flagel-
lavano e arrivavano a autoevirarsi.
In seguito il suo culto passò in Grecia e specialmente a Creta,
sotto il nome di Rea. Sotto l'influenza greca, questo culto perse
molte delle sue caratteristiche barbariche, che riaffiorarono in
epoca ellenistica.
A Roma ella fu venerata a partire dal 205 a. C. come simbolo di fecondità. I suoi sacerdoti si
chiamavano Galli nella Galizia, Coribanti nella Frigia, Dattili Idei nella Troade e Cureti a
Creta.
In suo onore furono incisi svariati fregi e solchi su marmo quale atto per ridestare l’insita sua
presenza. Santuari imponenti le venivano dedicati in posti inaccessibili, ricavandoli nelle pareti
a picco mille metri sul mare.
Il suo misterioso culto ctonio era praticato nelle fenditure della montagna, entro nicchie e gal-
lerie. 7
Talora l’apertura era un lontano punto visibile su un dirupo, tal altra corrispondeva al punto
più alto di un’acropoli: era l’ingresso a tunnels scavati interamente nella roccia con gradinate
discendenti nelle viscere della montagna, ad andamento elicoidale e senza sbocco. Ieratica in
trono, Cibele riceve gli omaggi delle processioni che avanzano al ritmo frenetico di timpani,
cembali, flauti e tamburi. Porta sul capo un ornamento cilindrico, di solito a forma turrita; è
coperta da un velo o da un mantello, regge uno specchio nella mano e, sette volte su dieci, pos-
siede una melagrana. Come Demetra, impugna le spighe d’orzo la cui Claviceps purpurea forni-
va la bevanda allucinogena. Il leone è il veicolo di Cibele ed immancabilmente lo troviamo ai
suoi piedi. Anche nei bassorilievi della corrispondente dea ittita (Kubaba) compare un leone ai
piedi del trono.
Non solo in Anatolia: nel 1200 a.C. l’iconografia di una
donna nuda in equilibrio sulla schiena del leone era pre-
sente in una vasta area del bacino mediterraneo orientale
che interessava Assiri (Ishtar), Fenici (Astarte) ed Egizia-
ni (Quadesh). La criniera del leone e le sue fauci spalanca-
te sono l’emblema del pube femminile.
Solo più tardi, quando le società patriarcali hanno svilup-
pato concezioni misogine, nel pelo leonino è stata proiet-
tata l’immagine raggiata della corona solare.
Non deve stupirci la banalità dell’attribuzione sessuale,
l’idea dell’antro genitale femminile è insita nel nome stes-
so di Cibele, che significa grotta.
Bisogna considerare che in Cibele c’è la continuità con le
semplici concezioni religiose dell’uomo del neolitico e che in Anatolia, già nel 6.000 a. C., la
grande dea veniva rappresentata seduta in trono fra due leonesse.
8
Rituale per rendere omaggio a Cibele
Venerate la sua forma archetipale davanti un "cumulo" di pietre che raccoglierete personalmente
e posizionerete a forma di cerchio "stretto".
Inginocchiatevi e recitate quanto segue:
Ave, Grande Madre dell'Ida, Madre degli Dei! Ave, O piu'antica Sacra Dea!
io ti offro preghiere devote, O Cibele, Berecinziana Madre di Dindymus
Accoglici sotto la Tua protezione Che Tu possa difenderci!
A Te offro questa supplica Per garantire pace, sicurezza,
E salute alla nostra famiglia.
Possa tu essere benevolente e a noi propizia e non abbandonare mai la Tua progenie.
OFFRITE DEL VINO, GETTANDOLO SOPRA LE PIETRE, E DITE: Per queste cose
sii Tu onorata da questa libagione. Sii Tu benevola e a noi propizia!
9
Inno a Cibele
SALVE MATER DEVM MAGNA IDAEA
SALVE O DEA MAIOR SANCTISSIMA
TE PRECOR BONAS PRECES O CYBELE
BERECYNTHIA MATER DINDYMENE
TE QVAESO IN CVSTODELAM NOS TVAM
VTINAM RECIPIAS ET TVTERE
TIBI OFFERO HANC ORATIONEM
VT DES PACEM PROPITIA SALVTEM
ET SANITATEM NOSTRAE FAMILIAE
VTI SIS VOLENS PROPITIA NOBIS
ET NVNQVAM DESOLES LIBEROS TVOS
* * * * * * * * * * * * * * * *
HARVM RERVM ERGO MACTE HAC LIBATIONE ESTO
FITO VOLENTE PROPITIA NOBIS
Black&White
Fonti
www.sentierowicca.com
Wiki - Cibele
10
MAGIA TEORICA
Rituali druidici e abilità magicheRituali druidici e abilità magicheRituali druidici e abilità magiche
Introduzione
Nella tradizione Druidica l'impegno di celebrare il rituale in pubblico è stato sempre forte. I
Druidi antichi erano i celebranti del rito e fungevano da sacerdoti, indovini e consiglieri per la
loro gente.
Noi speriamo di seguire il loro esempio e quindi il nostro lavoro ruoterà attorno ad un Pagane-
simo pubblico moderno. Se da una parte questo offre molte opportunità di crescita spirituale,
da un'altra presenta un certo pericolo.
Il rituale pubblico richiede preparazione.
I druidi devono preoccuparsi degli elementi per il rito, dei testi, dell'istruzione e del controllo
delle persone presenti. Questo può risultare difficile anche per druidi con una certa esperienza,
concentrare le abilità mentali e magiche che trasformano semplici rappresentazioni in esperien-
ze religiose.
Questo ci mostra anche il pericolo che il culto pagano si trasformi in occasioni soltanto sociali
e convenzionali. Con l'attenzione della ADF [1] e il nostro intervento per sollecitare le istitu-
zioni pubbliche, la Rete e la nostra comunità, noi potremmo svilupparci in una specie di Paga-
nesimo 'protestante'. Potremmo essere competenti, coinvolti ed interessanti senza necessaria-
mente dover spiegare compiutamente anche ai non praticanti tutti quegli aspetti esoterici del
Potere che dovrebbero essere riservati ai praticanti.
L'esperienza religiosa pagana, io credo, non si presenta con 'grazia e bellezza'. Non è un rega-
lo, piuttosto richiede uno sforzo esperto di tutti i partecipanti e particolarmente delle guide spi-
rituali, che possiamo individuare nei druidi.
11
Nella maggior parte dei rituali wiccan questa necessità si soddisfa con una serie di abilità ma-
giche chiaramente capite e assimilate che sono state tramandate dall'insegnante all'allievo
(anche se l'insegnante è un libro o la rete). Tali forme si possono anche sviluppare per i nostri
rituali druidici, ma sono decisamente fuori posto nella confusione che si genera in un rituale
pubblico che noi vogliamo ben riuscito.
Credo che l'obiettivo primario della religione nei tempi attuali sia di aiutare la gente a stringe-
re rapporti diretti e personali con i mondi interni e con la Dea, il Dio, le Divinità, e gli Spiriti.
A tale scopo sembra fondamentale che coloro che conducono il rituale druidico siano bene intro-
dotti nella pratica e nelle abilità magiche principali ed intermedie.
Le guide del rituale dovrebbero essi stessi essere in grado di usare bene queste abilità e di poter
condurre anche i partecipanti inesperti in quegli stati alterati di coscienza che indicano che il
rituale è effettivamente riuscito.
In un articolo breve
come questo possia-
mo esaminare soltan-
to un profilo del la-
voro interno del ritu-
ale druidico.
Per una descrizione
più dettagliata, si
veda il mio lavoro
D r u i d h e a c h d :
Symbols and Rites of
Druidry o il libro in
uscita sui Riti dell'ADF The Portal Book: Teachings and Works of Celtic Witchcraft.
12
Trance e la meditazione
Capitolo 1
L'abilità principale intorno alla quale ruota la magia è il controllo della mente e i suoi stati di
consapevolezza. È stato scritto molto sui principi fondamentali di queste abilità: rilassamento,
concentrazione e visualizzazione.
Il risultato combinato di queste abilità è chiamato 'trance'- , stati di consapevolezza rivolti ad
uno scopo preciso e condizionati da uno stato volontario del soggetto.
La mente umana è costantemente in uno stato di pensiero cosciente/incosciente, saltando fra
abituali tipi di consapevolezze, a seconda degli eventi e delle interazioni casuali della vita quo-
tidiana.
Nel rituale noi usiamo la nostra abilità per indurre la mente in particolari "trance" in cui ci
percepiamo un certo timore reverenziale, rispetto e amore per i Poteri e le Energie; particolari
"trance" che ci rendano ben disposti a ricevere le benedizioni offerte dal rito.
Ci sono parecchi tipi di trance ai quali normalmente ci si uniforma nei nostri riti dell'ADF.
Grounding, Centering ed Armonia principale [2]
Il lavoro comunemente citato come la Meditazione della Congrega (si parla di Grove – Bo-
schetto, ma è il Gruppo di partecipanti; nella Wicca è la Coven), ha due scopi principali. Per
primo i partecipanti sono stimolati a rilassare sia il corpo che la mente, mettendo da parte le
preoccupazioni quotidiane e gli atteggiamenti abituali in modo che si possano ricevere ed assi-
milare le nuove sensazioni ed esperienze del rito.
Questo obiettivo non dovrebbe essere trascurato, particolarmente quando ci sono nuovi ospiti
inesperti presenti. Se qualcuno lascia un rito con nient'altro ricordo che la sensazione della tre-
gua di quell’ora dalle preoccupazioni della vita quotidiana, già questo da solo ha un certo valo-
re nel nostro mondo movimentato da ritmi incalzanti.
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Il secondo obiettivo, ugualmente importante, è il mettere in collegamento ciascuno dei prati-
canti con le primitive Forze e Poteri di Terra e Cielo. Una delle chiavi di lettura della magia dei
Druidi e Celtica è l’Energia con le due correnti dei Mondi di Sopra e di Sotto (Underworld e
Upperworld) che si uniscono e si intersecano sulla Terra ( che è il Mondo di Mezzo) attraverso
il corpo del praticante ed in tutto il mondo manifesto. La presenza di queste due correnti di e-
nergia dà potere e guida ogni singolo partecipante individualmente ed al gruppo/congrega/
coven intero collettivamente.
Tutto questo è solitamente seguito, o anche accompagnato, dal riconoscimento rituale del Sa-
cro Centro del rito – il fuoco, il pozzo e l’albero. Così rispecchiamo nel gruppo/congrega/coven
fisico la realtà del Mondo di Sotto (il Pozzo), del Mondo di Sopra (il Fuoco) e del Mondo di
Mezzo (l’Albero). Questa identificazione dell’anima con la cerimonia permette che ci facciamo
attraversare dalla forza dei Poteri , e che poi, fuori da noi stessi, questa energia si espanda nel
mondo reale.
Questa primaria interpretazione della visione dovrebbe essere rinnovata parecchie volte du-
rante tutto il rito, e ancor di più se ci sono nuovi ospiti presenti.
La Visione del Boschetto (o come preferite chiamarlo questo gruppo/congrega/coven): quando
l'Ordine Cosmico è stato stabilito nel Boschetto ed il Cancello è stato ritualmente aperto, il
druido dovrebbe accompagnare i partecipanti in una visualizzazione del Boschetto intero e
completo.
Dopo il rinnovamento della visione di Accentramento/Concentrazione, tutti dovrebbero tro-
varsi dentro una nuova visione, dove poter entrare in contatto con la realtà più profonda del
fuoco, del pozzo e dell'albero, visti come belli e perfetti, sacri e potenti. Il druido li accompagna
nella visualizzazione del/i Cancello/i - il collegamento del Sacro Centro con gli Altri Mondi
attraverso la terra ed il cielo.
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Con questa visione i naturali oggetti di culto del Boschetto sono identificati con i loro archeti-
pi originali nel primario Spazio Rituale al centro di tutti i Mondi. Inoltre questa visione pone i
Cancelli nelle anime di ciascuno dei partecipanti.
Le Forme dei Poteri: le abilità di visualizzazione sono più spesso usate durante l’invocazione
(che vedremo sotto) per dare forma alle varie Divinità ed ai Poteri ai quali stiamo dedicando il
rito. Gli antichi Celti raramente avevano idoli antropomorfici delle loro divinità, ma la tradi-
zione orale contiene descrizioni verbali che suggeriscono che le forme visualizzate erano ben co-
nosciute ed usate. Così il druido dovrebbe avere un ben sviluppato insieme di forme per i Poteri
invocati di consuetudine ad ogni rito - la Madre Terra, il Guardiano del Cancello e l’Ispiratrice
- ed aver preparato chiare visioni dei Poteri principali, della Dea e del Dio da poter offrire nei
vari riti.
Nel Paganesimo tradizionale ciascuna delle Divinità poté scegliere di adorare una delle altre
divintà. Particolarmente nella tradizione Vedica troviamo Vishnu e Shiva che compiono sacri-
fici l’uno in onore dell’altro. Così immaginiamo che l’Invocazione alla Triade – cioè
l’evocazione degli antenati, degli spiriti della Terra e delle altre divinità in generale – richiami-
no anche un gruppo ancor più numeroso di poteri/forze/energie nel nostro Boschetto ad asso-
ciarsi nell’adorazione delle Entità a cui il rito è dedicato.
A questi Spiriti si pensa come personali alleati, antenati e Divinità protettrici di tutti i fedeli
riuniti, così come di qualsiasi altra entità che il gruppo/coven possa desiderare. Così alla fine
dell’offerta alle Triadi e prima di quella della Chiave il druido dovrebbe richiamare una visione
di questa folla di Spiriti.
Essi vengono a sostenere ed aiutare i loro alleati umani e la stirpe a loro devota, e partecipano
alle benedizioni impartite alla compagnia riunita.
Ci sono molti altri piccoli accenti lievemente differenti fra di loro nella comprensione della vi-
sione e della trance nei nostri riti, principalmente in relazione ad altri livelli di conoscenza
15
druidica, non tutti allo scoperto.
In generale, la trance dovrebbe rispecchiare la forma esterna del rituale in una esposizione più
luminosa e più magica, ed il rituale dovrebbe manifestare e realizzare il contenuto delle visioni
interiori.
Invocazione e Mediazione
Capitolo 2
L'invocazione è l'abilità di rendere
percepibile il rito ai Poteri Interio-
ri; rendendo udibili le parole e tan-
gibili i doni a loro dedicati. Allo
stesso tempo fa in modo che i prati-
canti riuniti siano in grado di per-
cepire questi stessi Poteri.
Ciò richiede una combinazione di
notevole capacità di visualizzazio-
ne con rime poetiche adatte e ben
scritte e sincero spirito di sacrificio,
la combinazione di quello che armonizza le anime dei partecipanti con l’essenza del Potere in-
vocato.
Nella pratica Pagana l’invocazione non consiste nel “convocare” magicamente nel senso ritua-
le. Noi non cerchiamo di dare ordini al Dio/Dea/Dei, ma li invitiamo ad un benigno rapporto
tra loro e noi. Per mezzo dell’invocazione ci avviciniamo sempre più agli Spiriti e loro si predi-
spongono a ricevere i nostri doni e e le nostre manifestazioni di devozione. In cambio chiediamo
che la loro natura divina sia riflessa dentro di noi per benedire e dare potere alle nostre vite.
16
La mediazione è l'abilità di trasmettere attivamente l'essenza di un Potere ad altri esseri uma-
ni ed al mondo intero. Nella comune metafisica cristiana questa caratteristica è limitata al cle-
ro tradizionale di un singolo dio. Nella visione pluralistica del Paganesimo, un'ampia varietà
di persone può far da tramite ad una varietà ancora più ampia di Poteri.
Dal più semplice dei doveri familiari, alle indicazioni convenzionali per un’attività religiosa, ai
più alti momenti di eroismo o di giudizio, ogni essere umano ha l'occasione ed il potenziale per
mediare con Divinità o Spiriti.
Nel nostro Druidismo stiamo lavorando per intendere i Poteri come entità obiettivamente rea-
li e a sé stanti - non solo come “archetipi” o “aspetti del sé”. Già la tradizione ci dice che questi
grandi Poteri sono in strettissima relazione con noi, formati della stessa essenza spirituale di
cui siamo fatti. Così la loro presenza può risvegliare potere che trova corrispondenza nelle no-
stre stesse anime - un archetipo, che ci rende consapevoli della Divinità dentro noi stessi.
Quando un Pagano si dedica in particolare ad un/a Dio/Dea, inizia il processo di mediazione.
Quando il Praticante progredisce in l’armonia con quel suo/a Dio/Dea, la forza di quel Potere
diventa più forte nella sua propria anima. Incomincia a provare le sensazioni che sente la sua
Divinità; e come questa si muove (o come immagina dovrebbe comportarsi), così il/la Pagano/a
agiscono. Nel tempo diventa in grado di distribuire alcune delle benedizioni che il/la Dio/Dea
donano. Questo è quello che effettivamente richiesto al Sacerdote/ssa nel nostro Paganesimo,
che il Potere delle Divinità venga accresciuto dal rispecchiarsi nelle anime dei loro seguaci.
Così la cosa migliore sarebbe se il ministro per ogni rito fosse effettivamente Sacerdote/ssa del-
la Divinità da onorare in quell'occasione. Se non fosse così, allora il Druido dovrebbe premurar-
si di passare un po’ di tempo nei giorni precedenti il rito meditando sui Poteri che saranno coin-
volti, magari facendo un'offerta preliminare per migliorare la propria armonia con essi, così che
sia in grado di poter far da tramite per trasmettere la loro energia nel rito pubblico.
17
Il lavoro della guida rituale inoltre include l'aiuto ai praticanti intervenuti per percepire e tra-
smettere la Benedizione del Potere che la Divinità ci invia.
Quando i partecipanti si congedano dal rito, dovrebbero portare con loro una parte della Be-
nedizione a tutti quelli che fanno parte della loro vita quotidiana. Qui c’è una semplice
visualizzazione che può contribuire a tale scopo.
Il Cuore-Specchio: Il Druido incomincia conducendo una dettagliata visione della Divinità o
dello Spirito invocati. Questa immagine può essere vista come stare in piedi davanti al cancello,
o essere definita nella luce del Fuoco o nei riflessi del pozzo.
Alla compagnia che partecipa è richiesto di presentare il proprio cuore come uno specchio lim-
pido e brillante che rifletta e rifranga perfettamente la presenza della Divinità. Così il Dio/
Dea è sentito/ta come presente sia nell'anima dei fedeli individualmente così come nel gruppo
nel suo insieme.
Quando la Divinità è da questo momento lodata e viene riverita con doni, la venerazione è
condivisa da ognuno della Compagnia riunita ed ogni sua azione è contemporaneamente dentro
le anime ed nello spazio intorno.
18
Divinazione e Preveggenza
Capitolo 3
Nei rituali druidici della ADF, utilizziamo la divinazione dopo le offerte principali, per de-
terminare il tipo e la qualità della Benedizione che i Poteri ci offrono.
Le abilità divinatorie tramite un sistema di simboli come le Rune, Ogham o perfino Tarocchi
sono così di estrema importanza per l'attività Druidica, e dovrebbero essere perseguite da ogni
"Guida rituale".
In qualche modo questa è la più semplice delle nostre abilità, da discutere qui.
Nella divinazione rituale il fine è leggere il semplice presagio dato da Tre rune, profondamente
e bene. La predizione dovrebbe essere esposta in modo tale da permettere a ciascun partecipante
di trovar profitto e buon consiglio per sé stessi e per la loro comunità.
19
C'è stata una tendenza nel nostro Gruppo a leggere il Presagio come se
fosse una lettura per il Gruppo stesso. Penso che questo trascuri il carat-
tere di Cerimonia Pubblica, dove spesso un criptico presagio deve riferirsi
allo stesso modo a ciascuno o a tutti.
Nel nostro lavoro sta anche diventando il lavoro del divinatore quello di
inserire il contenuto del Presagio all'interno della meditazione sulle neces-
sità del singolo o del gruppo, che precederebbe la Benedizione.
Ciò rende Oracolare questa intera sezione del rito e fornisce qualche li-
bertà per l’intuizione ed ispirazione personale.
È stato qualche volta proposto che la visione Interiore potesse servire meglio questi obiettivi
che la semplice divinazione basata sui simboli.
È vero che i Druidi del passato erano grandi veggenti, spesso capaci con la loro sola ispirazio-
ne poetica di dire il vero su eventi futuri e la volontà dei Poteri. Comunque l'oracolo ha una
particolare responsabilità: parlare oggettivamente, semplicemente e con distacco.
Per troppi Psichici questi sembrano fini difficili. Un Presagio basato su di un simbolo presen-
ta un significato più o meno oggettivo che in qualche modo costringe qualsiasi tendenza verso
l'appagamento del desiderio o la gratificazione dell'ego.
Nell'antichità il Paganesimo era sostenuto da un gran numero di potenti veggenti. In entram-
be le culture Celtica e Germanica questo sembra essere centrato sull'ispirazione poetica.
Si dice che Poeti-Veggenti Celtici erano capaci, posando la loro bacchetta sopra la testa di una
persona, di rivelare la loro vita e il loro destino.
20
Il "thule" [3] Germanico era un "scaldo" [4] visionario il quale parlava attraverso verità poeti-
che dal suo Magico scranno. Ognuno di questi era limitato da un'ampio corpo di preesistenze
culturali che sinora manca nella rinascita Pagana. Nello stesso modo gli Anziani praticavano
predizioni in cui gli auspici erano dati dagli eventi del mondo naturale. Questo ha un vero po-
tenziale per noi, ma, di nuovo, ci manca la pienezza di significati tradizionali che era il tesoro
dei veggenti antichi.
Così noi dovremmo certamente lavorare per sviluppare questo genere di vera veggenza. Quan-
do avremo il nostro corpus di tradizioni "riconosciuto", e un mezzo per valutare la qualità del
lavoro di veggente, noi avremo fatto une vero passo avanti verso una più potente e moderna
magia. Fino a quel momento dovremo anche lavorare diligentemente per approfondire una divi-
nazione basata sui simboli, specialmente Rune ed Ogham.
Conclusione
Credo che, affinché ogni rituale religioso abbia il maggiore effetto possibile, esso debba essere
ispirato e supportato da abilità Magiche come le abbiamo descritte.
Il Fallimento della ritualità Cristiana è rintracciabile con la perdita di queste tradizioni eso-
teriche, e sembra probabile che la decadenza del Paganesimo classico, specialmente nel mondo
Greco-Romano abbia avuto la stessa causa.
Quando il rituale diventa puramente un dovere, un evento meramente sociale, intellettuale o
dottrinale, esso arriva rapidamente a sembrare vuoto al praticante.
Lavoriamo insieme per rendere certo che il rituale Druidico rimanga vibrante e potentemente
Magico ora e nel futuro.
21
NOTE:
[1] ADF - Ar nDraiocht Fein: A Druid Fellowship (Adunanza Druidica) è un’associazione
internazionale con lo scopo di creare una tradizione pubblica di Druidismo neopagano
[2] Le prime due azioni definite Grounding e Centering non le ho tradotte perché ormai di uso
comune. La prima indica l’azione di stabilire una connessione con la Madre Terra, mentre la
seconda ha lo scopo di allineare il corpo con le linee di gravità; cfr. www.fortepiano.it/
PagineDelTempo/Materiali/pdtmat28.htm. Per la terza, si parla di Primary Attunement, Ar-
monia con le Divinità.
[3] Thule è in questo caso quel genere di poeti germanici che frequentavano le corti medievali
del tempo con le loro strofe spesso oscure ed indecifrabili. Erano analoghi ai poeti scaldici scan-
dinavi (vedi qui sotto)
[4] L’arte della poesia scaldica, dei poeti “scaldi” – da skald appunto -, era quel tipo di epica
erudita, dotta e colma di significato ma nascosto da un pesante velo che ne occultava i concetti.
Il genere era costituito da componimenti encomiastici in cui sono cantate le gesta di re vichin-
ghi. I carmi (scritti dagli scaldi, poeti-guerrieri fioriti tra il IX e il XIV sec. soprattutto alla
corte norvegese) sono redatti secondo leggi metriche complesse, in uno stile oscuro e prezioso,
denso di metafore, di simboli, di perifrasi (le famose Kenninga). www.sapere.it
Black&White
Fonti:
Traduzione di Laugha e ddrwydd
Scritto da : Ian Corrigan
Sites Google Wiccannews
22
MAGIA PRATICA
Scatola protettiva di piomboScatola protettiva di piomboScatola protettiva di piombo
Il Piombo è conosciuto da sempre per la sua caratteristica magico/esoterica di impenetrabili-
tà , dovuta al fatto che è il metallo che più di qualunque altro respinge energie negative ed enti-
tà indesiderate..
La sua naturale malleabilità , la bassissima temperatura di fusione , e la possibilità di incider-
lo con un qualsiasi attrezzo a punta , facilitano l'uso di questo metallo anche a chi non ha
grandi doti di manualità .
Facilmente reperibile in ferramenta sotto forma di sottili lastre può essere agevolmente taglia-
to con delle robuste forbici nelle misure da noi desiderate, e piegate a mano , dando maggior
precisione con un martello ( meglio se in legno ) .
Poggiate una scatola aperta da ogni lato ( coperchio
escluso ) sulla lastra, con un piccolo punteruolo ed un
righello tracciatene i contorni sulla piastra con l'accor-
tezza di tenervi più larghi di un centimetro , poi con le
forbici ( robuste ) .
Tagliate la parte segnata, e ricomponete ogni lato ( parete ) potete aiutarvi modellandola su
una scatola di cartone identica a quella ritagliata per incidere la lastra , rivetterete i lati della
scatola di piombo con una semplice pinza e con il martello di legno , dando dei leggeri colpi la
rivetterete. Per il coperchio procederete nello stesso modo della scatola .
23
Potrete a vostro piacimento ( a seconda della branca magica che seguite ) Fare delle incisioni
tipo Pentacoli o sigilli ,
La scatola dovrà essere poi purificata, mettendo all'interno dei fiori di lavanda e dei rametti
di rosmarino e tenuta aperta ai raggi della seconda luna piena del mese.
P.S. Con le lastre sottili ed un briciolo di manualità è possibile rivestire internamente anche
piccoli armadietti in Legno.
Li potrete conservare al sicuro di energie negative oggetti come Rune, Bacchette,Amuleti, Ta-
lismani, Anelli con servitore , Tarocchi, Boccettine e tutto quello che non desiderate possa scari-
carsi . Potrete ricoprire se volete la vostra scatola con un panno nero o rosso , di Lino grezzo...
yamato san
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Talismano della fortuna di OckTalismano della fortuna di OckTalismano della fortuna di Ock
Questo talismano concede fortuna e ricchezze ed è posto sotto l’influenza di Ock.
Per preparare questo talismano bisogna attendere una domenica di primavera, quando il sole
appare all’orizzonte.
Si deve prendere una lastra circolare d’oro puro oppure d'argento se non avete la possibilità
allora guardare infondo la procedura con pergamena, di circa cinque centimetri di diametro, sul-
la quale si traccerà un cerchio a cinque millimetri dal bordo esterno.
Con un punteruolo si scriveranno nello spazio tra il bordo ed il cerchio queste parole:
Folgurarant oculi ejus et ams faciem ejus parescebant omnes gentes et omnes populi.
Quindi si devono tracciare i segni cabalistici corrispondenti ad ock (V Ψ H. R.) e quindi una
croce.
Al centro del cerchio si disegnerà la figura mistica di ock.
Il talismano quindi, deve essere profumato con l’aroma del Sole ed avvolto in un pezzo di seta
gialla.
Il talismano della fortuna può anche essere realizzato in pergamena.
Alla stessa ora e nello stesso momento già descritti si ritaglierà un cerchio di pergamena con
una lancetta magica.
I cerchi ed i segni cabalistici devono essere tracciati in color oro, mentre le parole che lo attor-
niano, devono essere scritte con i colori corrispondenti ai pianeti e la figura di Ock in azzurro
chiaro.
Chi possiede questo talismano deve essere una persona buona e caritatevole altrimenti la sorte
gli si rivolgerà contro.
Black&White
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La Maledizione dell’Amarrado y ClaveteadoLa Maledizione dell’Amarrado y ClaveteadoLa Maledizione dell’Amarrado y Claveteado
PREMESSA
Non faccio morale a nessuno, anzi... al di là delle conseguen-
ze strette della persona affatturata, e quindi della vita poco
gloriosa che l' attende e di cui potreste pentirvi, per un mo-
mento di incazzatura o una cosa non dovuta, il rischio mag-
giore è per voi stessi. Già qualcuno ha avuto esempi con l'a-
marrado legamento, chi ha sbagliato l'effetto è stato esatta-
mente contrario, idem Qui chi sbaglia però paga! Quindi oc-
chio alla penna, ci rischiate grosso.
Questo come già detto è uno dei riti dai quali è nato il mito
degli zombie. Persone svuotate di volontà, forza vitale e
"anima". La scintilla è veramente tenuta al minimo.
Materiale occorrente
Cenere di ebano
Essenza di verbena
Spilli
Spago
Olio extravergine di oliva di frantoio
2 foto o materiale organico della persona ( unghie capelli etc. )
Cera vergine
Sangue di drago 4 cucchiai
Barbabietola rossa
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Procedimento
La polevere : rispettare le ore scritte per i riti di magia nera, luna calante, sabato sera calato il
sole e ora di saturno. Prendete della cenere di ebano pura il più possibile e fatta da voi in prece-
denza, anch'essa fatta di sera in orario di saturno, la potete fare il venerdì o martedì ancora
meglio.
Prendete foto e se avete resti organici vanno tenuti per la polvere e per la bambolina di cera.
Sennò basta la foto e bruciateli.
Prendete dell'olio extravergine di frantoio, bastano 4 cucchiai. Va portato a ebollizione sul
fuoco in modo che tiri fuori il fumo, ovvero quando l'olio si guasta, fatelo pure la sera si sabato
quando preparerete la polvere.
Mescolare 1 cucchiaio di questo olio con 4 cucchiai di cenere di ebano, 1 cucchiaio di olio e la
cenere della foto/ unghie capelli.
Mescolate 4 volte per 4 giri antiorari. Mettete questa pappa in un coccio.
Bambolina; da preparare il martedì o il sabato. Sciogliere la cera a bagnomaria, e quando è
sciolta, aggiungere 4 cucchiai di sangue di drago, e polvere di barbabietola rossa che avrete fat-
to in precedenza e l'essenza di verbena. Il risultato è che una volta essiccata la cera sarà di co-
lore scuro. Quando state per togliere dal fuoco unite se li avete altri resti, unghie capelli etc.
Non dimenticate di inserire lo stoppino che dovrà uscire dalla testa.
Date poi la forma a vostro estro più simile possibile alla persona... non dovete essere Miche-
langelo, è solo un po' di impegno.
Girate lo spago intorno alla bambolina una volta raffreddata in modo che paia mani e piedi,
braccia e corpo stretto in una morsa come nel rituale d'amore e usate gli spilli per tenerlo fermo.
Inserite gli spilli ovunque su tutto il corpo e non dimenticate la testa, ma lasciate libera fronte,
cuore e addome e basso addome ( genitali).
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RITUALE DI CHIUSURA
Di sabato notte in ora tarda prendete la bambola e ponetela sopra una foto della persona da
affatturare, se non la avete, dovete essere bravi a convogliare l'energia nella direzione che deve
prendere, se invece l'avete, segnate con il vostro pollice sinistro fronte, cuore (quindi sulla sini-
stra dello sterno), e parti basse lasciate libere, e se avete la foto cancellate la faccia della perso-
na mettendo questa polvere sopra di essa. Poggiateci quindi la candela sopra, e con un fiammi-
fero lungo (da camino), acceso, portate la mano destra all'altezza dello stoppino, come se vole-
ste accenderlo e rimanete fermi ripetendo:
"Io ti maledico, io ti annullo, io ti spengo e a cenere la tua vita riduco!"
Da ripetere fintanto che il fiammifero brucia... verso la fine accendete la cera.
Attendere poi che si consumi magari facendo altro.
Quando finisce il rito avvolgere il tutto in un panno nero di cotone, e seppellire in un luogo
naturale
Attendete il necessario ( molto poco) e vedrete.
Mi dispiace, è una maledizione, se si fanno errori non so come assistervi. Seriamente!
Se si iniziano a sentire forti problematiche personali, che evadono dal capogiro, tra l'altro è
normale nel caso specifico, iniziate a fare purificazioni di luoghi, ambienti, diverse docce e ba-
gni purificatori.
Purtroppo non so come aiutarvi, non ho la soluzione perché fra ciò che ho cercato non è previ-
sta.
Ultimo chiarimento, quando si parla di cucchiai, si intendono a raso del bordo.
RedJackson
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IL MERAVIGLIOSO MONDO DELLE ERBE
Come estrarre i principi benefici delle erbeCome estrarre i principi benefici delle erbeCome estrarre i principi benefici delle erbe
Quando si parla di erboristeria, o si descrivono i "metodi " per beneficiare delle proprietà tera-
peutiche delle Piante, si finisce sempre col descrivere essiccazione, e indicazioni come infusi, o
metodi più spartani tipo la masticazione o suzione (in caso di radici ).
In realtà non è assolutamente così!
L'indicazione ci viene data da donne che da millenni hanno sempre utilizzato le energie della
natura per operare a livelli fisici ed esoterici: e Masche Piemontesi.
Confuse con le streghe e con le sciamane queste donne hanno pagato più di tutte il prezzo del-
la loro conoscenza, non esiste paese delle valli Piemontesi che non menzioni nomi di donne con-
dannate dall'inquisizione, e condannate a morti orribili dopo aver subito orribili torture.
La loro immagine distorta dalla religione che ha spazzato il paganesimo, le ha dipinte brutte,
ignoranti, cattive, tanto che spesso, sono state costrette a vivere hai margini della società.
Eredi del sapere Celtico le Masche erano/sono donne molto emancipate, e di notevole cultura,
spesso di origini d'alto rango sociale e per nulla brutte come invece le vuole l'immaginario collet-
tivo, esse sono da considerare sacerdotesse Druide a tutti gli effetti.
Il libro del comando, passato di generazione in generazione, scritti in Latino, a volte in Greco
antico, o in " Volgare " descrive i Quattro metodi per " Trarre energie dalle piante ".
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1° Macerazione : La pianta viene immersa in un liquido freddo ( Aceto, o Acqua, o Alcool. in
alcuni casi si possono miscelare i liquidi tra loro ). Il periodo varia dalle 24 alle 48 ore, per al-
cuni trattamenti/pozioni il periodo può variare ulteriormente, il tutto deve essere preparato in
luogo fresco.
2° Decozione : La pianta precedentemente lavata in ogni sua parte, viene immersa in acqua
fredda, poi messa a bollire (quanto basta) se si tratta di "Cortecce" fatele macerare in acqua
fredda 12/24 ore, poi mettetele a bollire nelle stessa acqua.
Per le piante aromatiche ricordatevi che essendo più sensibili, vanno sempre utilizzate per in-
fusione..
3° Distillati : Questi sono i più difficili da ottenere, ma anche i più preziosi in assoluto, si di-
stinguono in Tinturati, o Alcooilati I primi dedicati alla bellezza femminile in genere ( corpo/
capelli/) . I secondi sono vere e proprie pozioni con tanto di antidoto previsto e connesso .
Dopo aver ridotto la corteccia in polvere, o la parte della pianta "gentile...foglie, fiori, polpa
del frutto" in poltiglia in un mortaio in pietra " li-
scia" .
Dividete l'estratto in due parti uguali. Una parte ver-
rà tenuta in un contenitore ( terra cotta o vetro) e con-
servata ad una temperatura di 40° l'altra al freddo
( frigo zona frutta è ottimo).
Verranno tenuti in questo stato 4/5 giorni, poi tenuti
separati in due contenitori in vetro, e lontani dalla luce.
La parte fredda verrà poi lavorata in un distillatore ( io adopero un distillatore in vetro di
vecchia scuola che sono comunque reperibili nei negozi specializzati, o addirittura in farmacie
su ordinazione ) ma è possibile utilizzare anche vaporiere per verdure dedicate alla preparazio-
ne di alimenti.
I due estratti sono da considerarsi, una la pozione..... l'altro....l'antidoto..
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4° Spremitura : Particolarmente indicata per "Bacche, Acini, Semi di tipo tenero, Foglie, Ra-
dici dal cuore bianco e tuberose, Gambi verdi, e per raffinare i lattici direttamente estratti dal
legnaceo, tipo linfe, o per esempio il lattice del peduncolo di fico.
Tagliate le parti a pezzi non troppo fini, e pestatele in un mortaio. Il verde su un mortaio in
legno ( io uso il mortaio in ciliegio ) le altre parti in un mortaio in pietra ( meglio se zigrinato,
MAI in plastiche o pietra lavica).
Prendete il Bolo di poltiglia mettetelo in un sacchetto di tela ( naturale) e ponete tutto in un
torchietto, spremete e mettete tutto in una boccetta in vetro. Le boccette vanno poi introdotte
in posizione verticale in acqua semi bollente, e tenute fino a raffreddamento, conservate poi fi-
no all'uso in luogo senza luce e al fresco.
Indicazioni per i contenitori. Il vetro è il materiale principe, sono reperibili boccettine in vetro
in mercatini dell'artigianato, per i distillati, ricordate di prendere due boccette identiche.
Il tappo deve essere sempre assolutamente naturale...Il sughero Sardo è reperibile un po' ovun-
que, non utilizzate vecchi tappi di chissà quale bottiglia precedentemente....aperta.
yamato san
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RICETTE STREGATE
Rimedi contro il mal di dentiRimedi contro il mal di dentiRimedi contro il mal di denti
ERBE NECESSARIE E USI:
Le erbe a cui facciamo riferimento in questi casi sono diverse, in base al caso specifico
Menta: Masticare qualche foglia di menta, aiuta moltissimo, tanto che anche la medicina
spicciola se ne serve, vedi colluttori e dentifrici, l'azione antisettica della menta ripara e previe-
ne da infiammazioni il cavo orofaringeo, nel caso specifico di male di denti per cause infiamma-
torie, piccole lesioni, crescita di denti, o dieta squilibrata (a volte capita), aiuta tantissimo.
Mettere la foglia sotto i denti che dolorano e masticare lentamente ed il più a lungo possibile.
E' possibile anche deglutire, non è assolutamente cancerogena. Darà un enorme sollievo sin da
subito, e per chi dolora, non sarà una pena.
Può essere usata la foglia masticata ma
anche decotto, però meglio andarci cau-
ti... una bocca irritata non tollererà
freddo intenso o caldo intenso, quindi
va' fatto un decotto. 7 foglie di menta
in circa 700 ml di acqua (meglio se di
ruscello), messe fredde in una pentola
con coperchio. Accendere il fuoco e dal
momento in cui inizia a bollire, 7 minu-
ti. Lasciare poi il fuoco spento e la pen-
tola lì a raffreddare fino alla temperatura ambiente. Una volta filtrata, usare prima a sorsate,
con cui fare gargarismi, e poi deglutire, fino ad esaurimento scorte. Ha un ottimo sapore.
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Aglio: antisettico ed antibiotico a livelli altissimi, l'aglio in natura tiene lontani moltissimi
parassiti. Per esempio, mettere uno spicchio d'aglio in un vaso di piante colpite da parassiti va-
ri, cocciniglie, minatrici e parassiti specifici, li fa scappare....
Lo stesso funziona come molti ben sanno in magia, e quindi triturato finemente, o ancora me-
glio schiacciando con un coltello adatto, lo spicchio d'aglio, ed applicato sulla parte cariata,
manterrà a freno il proliferare di queste care bestiole, donando sollievo o quanto meno un mo-
mento di pace al sofferente. Ovviamente un visita a breve dal dentista è d'obbligo. Non avrete
un alito felice, ma più fate queste applicazioni e meglio starete!
Chiodi di garofano: Antiinfiammatorio e antisettico, mettersi due chiodi di garofano in bocca
e tenerceli in caso di lacerazioni o crescita di denti, o infiammazioni varie, non sarà piacevole,
ma aiuterà a riportare il PH della bocca ad un valore accettabile, e disinfetterà la bocca a largo
spettro. Non abbiatene paura, ma come dicevo non sarà piacevolissimo!
Malva: Pianta per eccellenza antidolorifica, non esiste difficoltà che non riesca ad affrontare.
dalla più semplice alla più complessa, quando si parla di dolore, dall'applicazione esterna in
creme, ai decotti per uso interno, fino alla masticazione di foglie e fiori, darà sollievo immedia-
to e duraturo ai vostri dolori... Ma analizziamo i vari utilizzi di questa pianta.
Per il decotto usate lo stesso metodo della menta, 7 fra foglie e fiori, più foglie che fiori (4 e 3
va benissimo), seguire il procedimento e fare come con la menta. A temperatura ambiente sciac-
qui lunghi e deglutire.
Usando un mortaio, si può pestare e farne poltiglia, aggiungendo poi un cucchiaio di olio a
freddo, con un bastoncino per orecchi (cotton fiocc), intingere nella mistura, ed applicare dove
ci duole, più e più volte. Senza esagerare però.
Quello che avanza trasferirlo in una ciotolina purificata ed usare quando ci duole. ne avrete
per molte applicazioni.
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Masticazione di foglie e fiori lentamente porterà sollievo veloce, ma meglio poi andare a ripa-
rare il problema con i sistemi di cui sopra.
DA EVITARE
Quando i denti fanno male, meglio evitare ogni irritazione plausibile, in primis fumo ed alcol,
non fanno che aumentare dolore ed irritazione, sono sostanze che non vanno d'accordo con la
bocca in nessun modo in questi casi, limitatevi al massimo.
Evitare cibi piccanti, il piccante non fa male di per sé, anche se irrita un po', ma pulisce anche,
ma frizza soffrirete non poco.
Consigliabile cibi in bianco, verdure al vapore non bollenti, rilassarsi con il sale (non abbonda-
re).
RedJackson
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Rimedio contro l’ipertensioneRimedio contro l’ipertensioneRimedio contro l’ipertensione Cultura Gitana
Una manciata di foglie d'ulivo
1 l. d'acqua
Far bollire nell'acqua una manciata di foglie d'ulivo. Continuare l'ebollizione sino ad arrivare
a circa metà del suo contenuto originale. Filtrare, lasciare raffreddare. Berne una tazza il mat-
tino e una alla sera, a settimane alterne.
Le foglie di ulivo, si usano tradizionalmente in un decotto che è attivo sull' ipertensione e che
non causa depressione cardiaca.
Nenyha
Rimedio contro i reumatismiRimedio contro i reumatismiRimedio contro i reumatismi
Cultura Gitana
250 gr. di foglie di frassino
150 gr. di corteccia di sambuco
20 gr. di radice di saponaria
2 l. di acqua piovana.
Far bollire in due litri di acqua, filtrare e lasciare raffreddare. Berne non più di tre tazze al
giorno.
Il principio attivo del frassino, la frassinite, ha ottime capacità di combattere i reumatismi. La
corteccia di sambuco, oltre essere un discreto antireumatico, contiene anche principi antinevral-
gici. Le radici di saponaria, pianta universalmente utilizzata (gli Arabi l'usavano contro la leb-
bra e nelle ulcere), contengono anch' esse principi attivi contro i reumatismi.
Nenyha
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PILLOLE MAGICHE
Il “sacchetto” di buon auspicioIl “sacchetto” di buon auspicioIl “sacchetto” di buon auspicio
Nelle culture sciamaniche, in quella celtica, ma anche in diverse tipologie di culture magiche
europee più "recenti" si fa spesso riferimento ad un Sacchetto Magico contenente diversi elemen-
ti, che sapientemente messi insieme servivano/servono a dare una mano nella quotidianità.
Spesso è possibile trovarne in vendita per pochi euro sulle bancarelle delle fiere di matrice
celtico/contadina, altre volte purtroppo vengono "vendute" per somme assurde da millantatori/
truffatori che si spacciano come esperti di arti magiche. Beh per chi lo desiderasse, ecco come
prepararselo da soli, rispettando gli antichi incanti celtici (se vi truffano adesso non avete più
scusanti).
Procuratevi un pezzo di stoffa gialla (color grano maturo) e del filo dello stesso colore.
Cinque (5) chicchi di grano (meglio ancora se la spiga è raccolta da voi)
Girasole ( petali essiccati o semi) come per la spiga, se raccolto da voi è meglio
Vischio (Una o tre foglie)
1 (uno) cristallo di quarzo (ovviamente piccolissimo) altrimenti come sacchetto vi serve una
borsa della spesa.
In una domenica di sole cucite il sacchetto sui tre lati, quando il sole è a metà ponete nel sac-
chetto l'occorrente che avete preparato é chiudete l'ultimo lato.
L'apoteosi di questo incanto si può avere durante il solstizio d'estate, ma qualsiasi domenica
come descritta può andar bene. Portate il sacchetto sempre con voi, ne beneficerete per innume-
revoli aspetti, particolarmente indicato a studenti, viaggiatori, si rivela utile anche per mante-
nere un efficiente stato psicofisico, il cristallo di quarzo è strettamente legato al settimo Cha-
kra, e rappresenta l'insieme di tutti gli elementi.
Si ringrazia yamato san
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Il Lapislazzuli e la comunicazioneIl Lapislazzuli e la comunicazioneIl Lapislazzuli e la comunicazione
Il lapislazzuli, come tutte le pietre blu facilita la comunicazione, dove per comunicazione si
intende sia sociale che sentimentale.
Essendo una pietra che facilita questa facoltà sarebbe bene associarla ad ambra o ametista che
forniscono protezione.
Si ringrazia Mato Waci U
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SCOPERTE E STRANEZZE DEL MONDO
Il Teschio di StarchildIl Teschio di StarchildIl Teschio di Starchild
STARCHILD, in italiano chiamato “il bambino venuto dalle stelle” è il nome che è stato dato
al teschio ritrovato nel 1930 in Texas.
Una ragazza, appena adolescente,in vacanza con la famiglia a Chihuahua(Texas) nell'esplo-
rare un grotta fece una scoperta sensazionale. Ricoperti dalla terrà trovò due scheletri,uno era
sicuramente i resti di un esemplare adulto,l'altro era più piccolo e ciò le fece pensare che appar-
tenesse ad un bambino magari affetto da qualche handicap dato che il cranio e gli arti erano
deformi.
Depose i resti in una cesta per poter recuperare poi tutto il giorno successivo ma una alluvione
disperse i due scheletri nella valle e le fu possibile recuperare solo i due teschi ed una parte della
mascella del cranio deformato.
Fino al 1998 questi reperti rimasero in suo possesso ed alla morte passarono a Melanie Young
la quale ,essendo una infermiera neonatale,capi subito che le deformità non potevano essere di
natura umana e decise di far vedere i due crani al ricercatore Lloyd Pye. Dopo una attenta a-
nalisi Lloyd Pye constatò che il cranio non deformato era sicuramente umano,probabilmente di
una femmina morta tra i venti ed i trenta anni di età.
L'altro invece rappresentava un enigma,la dentatura apparteneva a quella di un bambino di
circa 5/6 anni ma il cranio era di grandezza sproporzionata e per questo si poteva pensare che
il bambino fosse stato affetto dalla Sindrome di Hutchinson-Gilford,(malattia che causa l'in-
vecchiamento precoce),ma le caratteristiche straordinarie erano che questo teschio era completa-
mente sprovvisto di seno paranasale,le cavità oculari non erano abbastanza profon-
de,l'attaccatura del collo era decisamente anomala per un essere umano e l’area parietale spor-
gente da entrambi i lati delle orbite non lasciava traccia di tempie normali.
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Concluse che l'anatomia di quello strano essere non corrispondeva a quella di un essere umano
Iniziò allora a fare una serie di esami e oltre all'analisi del DNA ne sono state effettuate molte
altre, tra cui la datazione al carbonio-14 (grazie al quale si è stabilita la sua età di 900 anni),
l'analisi a raggi x, la TAC e delle scannerizzazioni a microscopio atomico; dalle analisi emerge
che non c'è alcun segno di manomissione e che il teschio è composto da idrossiapatite di calcio,
cioè il materiale del quale è composto il normale osso umano.
Elaborò allora la teoria che potesse essere il teschio di un ibrido nato quindi madre umano e
padre alieno,questo spiegherebbe il fallimento nello stabilire l'origine del genitore maschile da
parte del test del DNA.
Lloyd Pye nel febbraio del 1999, ha fondato il “Progetto ricerca Starchild”, e nel corso degli
ultimi tredici anni ha supervisionato lo studio delle prove scientifiche sul cranio in tre paesi,
sconcertando così anche gli esperti di Stati Uniti, Canada, ed in Inghilterra.
Purtroppo ha dovuto attendere quasi 10 anni, che la tecnologia per il recupero e il sequenzia-
mento del DNA "antico", potesse essere modificata e perfezionata. Questa tecnologia è stata in
uso per un paio d'anni, e il suo alto costo iniziale è sceso ad una portata accettabile. I membri
del Progetto Starchild ritengono di avere abbastanza analisi parziali del DNA e che comunque,
quando si potrà ottenere l'intero genoma dal cranio, si dimostrerà la natura non umana di que-
sto essere.
Sunshine2608
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Le gigantesche rovine di Nan MadolLe gigantesche rovine di Nan MadolLe gigantesche rovine di Nan Madol
Nan Madol è uno straordinario sito archeologico che, insieme a diversi altri sparsi nell'area
dell'Oceano Pacifico, costituisce uno dei grandi misteri della storia e un notevole elemento di
disturbo per le solide certezze della scienza "ufficiale", la quale, non riuscendo a spiegarlo, pre-
ferisce continuare a ignorarlo.
Si trova sull'isola di Pohnpei, che in prece-
denza si chiamava Ponapé, nelle Isole Caro-
line, un vasto arcipelago della Micronesia
nel quale, secondo gli storici e gli archeologi
di formazione accademica, non avrebbe do-
vuto prosperare alcuna civiltà capace di erigere monumenti del genere. È un complesso monu-
mentale di proporzioni straordinarie, al cui confronto anche l'enigma dei "moai" dell'isola di Pa-
squa, le grandiose statue disseminate lungo le pendici dell'isola più solitaria e orientale della
Polinesia, appare relativamente semplice.
Strano a dirsi, le problematiche relative a Nan Madol sono poco conosciute e forse, a ritardare
l'esigenza di uno studio serio e approfondito posto dalle rovine di Nan Madol, ha contribuito il
fatto che uno dei primi ad occuparsene è stato, tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del
Novecento, un personaggio che non godeva di alcun credito presso la scienza "ufficiale": il co-
lonnello britannico James Churchward, convinto sostenitore del continente
perduto di Mu e controverso studioso delle cosiddette tavolette Naacal,
trovate - a suo dire - in alcune località dell'India e, poi, della Mesoamerica,
scritte in un linguaggio sconosciuto e che lui stesso avrebbe decifrato, rica-
vandone informazioni sconcertanti sulla storia più antica dell'umanità.
Per Churchward, il continente di Mu, situato nella parte centro-
meridionale del Pacifico, sarebbe stato la sede di un Impero del Sole, che ha
dato origine a tutte le antiche civiltà del pianeta, prima di essere distrutto da una serie di cata-
clismi naturali. 40
Al momento del suo massimo splendore, esso avrebbe ospitato una popolazione di 64 milioni
di abitanti, oltre a una ricca fauna di grandi animali, tra i quali il mastodonte, progenitore dei
nostri elefanti.
Caratterizzato da un clima sub-tropicale, da estesissime foreste e praterie, il continente di Mu
avrebbe raggiunto un governo unitario, benché fosse abitato da dieci diverse razze umane. Da
una di quelle stirpi sarebbero discesi gli ariani, simili a noi, ma di statura più alta.
Ecco come il ricercatore tedesco Ulrich Dopatka descrive il sito di Nan Madol nel suo
"Dizionario UFO" (2):
«La zona delle rovine è sorprendentemente grande, si tratta di costruzioni a colonne di basal-
to esagonali e ottagonali (si dice che in tutto siano 400.000), disseminate su una lunghezza di
oltre 24 km.; alcune superano in grandezza e in peso i blocchi della piramide di Cheope. In pas-
sato il luogo portava il nome di Soun Nal-Leng, ossia "scogliera del cielo" e le leggende della
Micronesia affermano che i masi giunsero sul posto in volo. Vi sono mura alte fino a 10 metri
Costituiscono un enigma le pietre da catapulta perfettamente levigate e grandi quanto un uovo
di struzzo rinvenute fra le rovine, dacché in tempi storici la catapulta non fu una macchina di
guerra nota ai micronesiani.
Aperture praticate nel suolo immettono in camere sotterranee. La maggior parte delle costru-
zioni (mura, strade, canali) giace sommersa nel mare che le circonda; quindi è possibile che Nan
Madol rappresenti le vestigia di una cultura del Mari del Sud, scomparsa per una catastrofica
inondazione e della quale ignoriamo sia l'epoca che l'origine.
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Dalle prove col metodo C 14 le costruzioni e risalirebbero al 1180 d.C., ma è una data che
sembra troppo recente per questa straordinaria, deserta città di pietra dove i micronesiani odier-
ni non osano inoltrarsi per timore degli spiriti. Nelle loro leggende spesso figurano dei protago-
nisti giganti (kauna) e nani preistorici che vivevano sotto terra, nonché un drago esperto di ma-
gia che aveva collocato alloro posto i blocchi facendoli volare.
Strana è la notizia diffusa dai giapponesi prima del 1939, i quali assicuravano di aver trovato
tesori sommersi nelle acque dell'arcipelago Platin. (...) Nan Madol significa a un dipresso "luogo
dello spazio", un termine ambiguo che potrebbe significare molte cose.
Le rovine furono esplorate nel XIX secolo dal missionario J. Hale. I nativi si tramandano i-
noltre, nelle loro leggende, l'episodio di un'occupazione dell'isola di "uomini con la pelle così du-
ra che li si sarebbe potuti ferire soltanto colpendoli agli occhi". Può darsi però che questo sia il
ricordo di uno sbarco e di successivi scontro con i portoghesi, che nel 1595 incrociavano in que-
ste acque, e che la "pelle dura" di cui parlano fossero semplicemente le armature che li protegge-
vano.»
Non è possibile dire, allo stato presente delle nostre conoscenze, se vi
sia qualche cosa di vero nelle teorie del colonnello Churchward; se, cioè,
Nan Madol sia una delle vestigia del mitico continente scomparso di
Mu, terra madre delle civiltà umane.
Non resta che continuare a indagare, con mente sgombra da pregiudizi;
senza scartare a priori alcuna possibilità, per una malintesa forma di
ossequio verso le certezze "ufficiali" degli storici e degli archeologi.
È già accaduto che popoli e imperi importantissimi della storia antica, come quello degli Ittiti,
siano emersi praticamente dal nulla.
È già accaduto; e, piaccia o no agli studiosi arroccati nelle proprie certezze accademiche come
le ostriche al guscio, potrebbe ancora accadere.
Sunshine2608 Fonte
www.edicolaweb.net/dimen36a.htm
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LEGGENDE E FANTASMI
Culto delle piante e delle foresteCulto delle piante e delle foresteCulto delle piante e delle foreste
Folklore e leggende dell’Alto Adige
Di recente ho ritrovato un vecchio libro sulle leggende dell'Alto Adige e vorrei riportarne alcu-
ne, partendo proprio da quelle che riguardano la flora locale.
Introduzione
Il regno vegetale - in modo particolare il bosco - è sempre stato fonte di credenze e oggetto di
culto anche per i Reti dell'Alto Adige.
Si riteneva che in ogni pianta dimorasse il genio tutelare della famiglia o della schiatta ed ad
ognuna venivano attribuite speciali caratteristiche.
Così, nella poesia germanica il frassino, l'albero tutelare degli dei, affondava le radici nel mon-
do delle nebbie e della morte, la cima svettante nel cielo e le sue fronde stormivano sopra l'inte-
ra superficie della terra. Assise tra le radici, tre dee, le "Norne", Passato, Presente e Futuro, re-
golavano il destino degli dei e degli uomini. Lo stesso Odino vi si aggrappava per esplorare i più
reconditi segreti del mondo.
I Germani non avevano templi. Adoravano le divinità nei boschetti posti generalmente sulle
alture o sulle rive dei laghi o vicino alle fonti. (...) In tempi più recenti i templi, tutti di legno,
erano circondati da alberi sacri, ai quali i pagani appendevano, secondo i loro riti, parti degli
animali sacrificati. (...)
Dopo la disfatta dei Romani nella Selva Teutoburgica (anno 9 d.C.) i tribuni e i centurioni
romani fatti prigionieri vennero uccisi e offerti in olocausto agli dei.
Sotto i tigli sacri dalle foglie cuoriformi si radunava il Tribunale per giudicare i colpevoli di
delitti e si tenevano le assemblee popolari.
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Il tiglio che ancora oggi si vede nelle piazzette di qualche villaggio corrisponde ad una tradi-
zione millenaria. Una bella poesia tedesca dice
"... Tu sei il grande figlio del paese; tu distendi i tuoi rami tra il sussurrare del vento, ed apri
sia al vecchio che al bimbo questa piccola piazza come ad un mondo intero".
La quercia, sacra anch'essa e simbolo di forza, delimitava l'area entro cui si compivano sacrifi-
ci di vite umane.
La leggenda narra che un giorno il diavolo si rivolse all'Eterno Padre per chiedergli un favore.
Gli fu risposto che sarebbe stato esaudito quando la quercia avesse perduto le foglie. Contento,
il diavolo attese invano l'autunno, l'inverno e la primavera: le foglie cadevano, ma altre ne
spuntavano, così che la quercia era sempre verde, Sentendosi canzonato, il diavolo graffiò rab-
biosamente la chioma dell'albero. Da allora, le foglie della quercia conservano la venatura trac-
ciata ... dagli unghioni del maligno.
Del sambuco si credeva che portasse fortuna. I suoi bianchi fiori mai colti erano la fortuna
della casa. Quando il padre moriva, uno dei suoi figli precedeva la bara reggendo una croce fat-
ta con due rametti di sambuco, chiamata "la croce di lunga vita", che avrebbe bene accompagna-
to il defunto sino all'al di là. Se la croce, piantata sulla tomba, metteva radici (cosa assai rara),
significava che il morto... era un santo.
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Il nocciolo era una pianta di straordinaria potenza. Guai ad estirparla!
Con i suoi rametti, streghe e fate costruivano bacchette magiche. La superstizione intorno a
questa pianta ha origini antichissime e fu ereditata anche dai cristiani, i quali, per preparare le
bacchette dei rabdomanti, tagliavano i rametti in stato di grazia santificante, usando un col-
tello mai adoperato e accompagnando l'azione con l'invocazione "Nel nome del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo".
Le bacchette così battezzate avevano nomi particolari: Gaspare si chiamava quella per cercare
l'oro, Melchiore quella per l'argento e Baldassare quella per scoprire i tesori; e su ognuna veniva
incisa una crocetta. Il nocciolo era una pianta benedetta e miracolosa perché vi si era rifugiata
la Madonna sperdutasi tra i monti tirolesi.
Il vischio cresce parassita sulle conifere e sulle querce. Era sacro perchè non toccava la terra, e
gli si attribuivano quindi proprietà magiche.
Se cresceva sul nocciolo, non lontano era celato un tesoro. Veniva colto con una cerimonia so-
lenne e gli venivano offerti sacrifici di animali. Oggi il vischio viene donato a Natale in segno
di augurio.
Anche altre piante erano oggetto di culto:il ciliegio, il pero, il sorbo, il faggio e l'olivo benedetto
contro il malocchio, la fattura e i temporali.
Infine il biancospino fissato sulla porta di casa con i suoi rami pungentissimi teneva lontane
le streghe.
L'ortica serviva contro la paura.
Il cardo proteggeva dai fulmini.
La verbena era l'antidoto dell'epilessia.
Il quadrifoglio portava (e porta ancora) fortuna a chi lo trovava frammisto al trifoglio.
La ruta, nemica del diavolo e delle streghe, veniva coltivata in vasi sui davanzali, legata con
nastri rossi.
La felce, utile contro le streghe e gli stregoni, non veniva mai colta: si usava dipingerla sulle
tazze per rendere un buon augurio il vino che si beveva.
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La mandragola, simbolo degli spiriti cattivi e del diavolo, è la pianta più misteriosa, fin
dall'antichità circondata da leggende, che tuttora vivono nelle tradizioni popolari. E' di due
tipi (maschio e femmina), ha le radici a forma di figura umana tra un nodo e l'altro e si coglieva
con grande precauzione. La pianta veniva legata al collo di un cane nero, che la sradicava o la
strappava camminando. Oggi è un semplice porta fortuna.
Il mirtillo rosso, una piccola pianta erbacea di sottobosco assai comune, è circondato da una
curiosa leggenda pagano-cristiana.
Si racconta che il diavolo aveva creato il mirtillo rosso dolce ma velenoso. Allora Iddio e la
Madonna dotarono ogni suo fiorellino di una crocetta, che si riprodusse anche nelle bacche, pri-
vandole del veleno messovi dal diavolo e rendendole salutari. Il diavolo, scorgendo la crocetta,
si vendicò insegnando all'uomo la maniera di distillare il mirtillo rosso per ricavarne ...grappa.
La margheritina variopinta dei prati (in latino bellis perennis) si chiama in tedesco Marien-
blumchen, fiorellino di Maria, perché raccolse le lacrime versate dalla Madonna durante la sua
fuga in Egitto col bambino Gesù e con Giuseppe.
Huginn&Muninn Fonte
Le leggende dell'Alto Adige di Lucillo Merci
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Yuki, la donna delle neviYuki, la donna delle neviYuki, la donna delle nevi
Molto tempo fa, in una fredda regione del Giappone del nord, vivevano un taglialegna e suo
figlio, Mosaku e Minokichi. Un giorno, usciti per andare a caccia, furono sorpresi da una tor-
menta di neve e si persero; fortunatamente trovarono riparo in una capanna di legno abbando-
nata e poterono trascorrere la notte all’asciutto.
Così i due ebbero modo di parlarsi con tranquillità come non avevano fatto da molto tempo, e
il vecchio Mosaku cercò di esporre al figlio alcune sue preoccupazioni: “Credo, figliolo” gli disse
“ che sia giunto per te il momento di prendere moglie. Io inizio a sentire il peso della vecchiaia,
e tu hai bisogno di farti una famiglia per non restare solo…” I due si addormentarono poi ac-
canto al fuoco; mentre Minokichi pen-
sava ancora alle parole del padre, una
raffica di vento più forte delle altre fe-
ce spalancare la porta della capanna.
In un turbinio di neve apparve sulla
soglia una donna dalla pelle candida e
dai lunghi capelli neri, con indosso uni-
camente una leggerissima veste bianca.
Quasi aleggiando sul pavimento di le-
gno della capanna, si diresse verso il
vecchio Mosaku, mentre Minokichi
non riusciva a muovere un dito dallo
stupore. La donna soffiò una brezza gelida sul padre, poi si volse verso il giovane, e sorridendo-
gli disse: “La giovinezza è meravigliosa. Ti lascerò vivere, ma ricorda: se racconterai a qualcuno
quanto è avvenuto questa notte, ucciderò anche te.” Detto questo, la donna svanì com’era ap-
parsa, e Minokichi perse conoscenza. Il giovane non capì se era accaduto tutto per davvero o se
si fosse trattato solo di un sogno, ma il mattino dopo, quando si risvegliò, ebbe la triste sorpre-
sa di trovare accanto a sé il padre privo di vita.
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Al funerale in tanti cercarono di consolarlo, e molti dissero che la bufera era stata fra le più
violente che si ricordassero a memoria d’uomo. Minokichi, pur provando un’immensa tristezza
per la morte del padre, non fece parola con nessuno della misteriosa dama in bianco. Esatta-
mente un anno dopo, durante un giorno di pioggia, Minokichi intravide dalla finestra una don-
na che si riparava sotto il portichetto di casa sua. La invitò all’interno ad attendere la fine del
maltempo, e così la conobbe: disse di chiamarsi Yuki e di essere in viaggio per la capitale. Mino-
kichi si offrì di aiutarla in qualsiasi modo, parlarono a lungo e bevvero tè. Ancora prima di ca-
pirlo, i due si erano già innamorati. Inutile dire che Yuki non ripartì più per il suo viaggio e ri-
mase con Minokichi. I due si sposarono, ebbero cinque figli, e vissero per lungo tempo felice-
mente e senza problemi.
L’unico fatto che preoccupava il marito era la salute cagionevole di Yuki, che sembrava essere
ancora più delicata nelle giornate calde e in estate; fortunatamente, le brezze serali erano suffi-
cienti a donarle sollievo e serenità. Una sera, mentre Yuki era occupata a cucire, Minokichi os-
servò attentamente la moglie, e costatando ancora una volta quanto fosse bella, gli sembrò di
notare una certa somiglianza con la dama delle nevi, anzi… era proprio identica! Minokichi,
dopo molte congetture, decise di dirlo a Yuki, e le raccontò per filo e per segno lo strano sogno
fatto anni prima, la notte della morte del padre. “Era proprio necessario raccontarlo a qualcu-
no?” le chiese Yuki smettendo d’un tratto di cucire e voltandosi verso di lui “Non dovevi dirlo a
nessuno: perché l’hai fatto?” disse alzandosi e dirigendosi verso la porta mentre il suo kimono
sfumava fino a diventare bianco come la neve. Piangendo, la donna delle nevi si allontanò in
un gelido mulinello d’aria da Minokichi per non essere costretta ad uccidere l’unico uomo che
l’aveva amata, ma che aveva anche rotto la promessa.
Da allora Minokichi non rivide mai più sua moglie, e la gente di quei posti narra tutt’oggi
che, nelle gelide notti invernali, colei che loro chiamano Donna delle Nevi vaga sola e disperata
tra i monti, alla ricerca di un uomo che possa amarla e, contemporaneamente, mantenere il se-
greto della sua vera identità.
Laetitia
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CREATURE MAGICHE
PegasoPegasoPegaso
Pegaso è una figura della mitologia greca. È il più famoso dei cavalli alati. Secondo il mito,
nacque dal terreno bagnato dal sangue versato quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Secon-
do un'altra versione, Pegaso sarebbe balzato direttamente fuori dal collo tagliato del mostro,
insieme a Crisaore.
Animale selvaggio e libero, Pegaso viene inizial-
mente utilizzato da Zeus per trasportare le folgori
fino all'Olimpo. Grazie alle briglie avute in dono da
Atena, viene successivamente addomesticato da
Bellerofonte, che se ne serve come cavalcatura per
uccidere la Chimera. Dopo la morte dell'eroe, avve-
nuta per essere caduto da Pegaso, il cavallo alato
ritorna tra gli dei.
Nella famosa gara di canto tra le Muse e le Pieridi,
Pegaso aveva colpito con uno zoccolo il monte Eli-
cona, che si era ingigantito fino a minacciare il cielo
dopo aver udito il celestiale canto delle dee. Dal
punto colpito dallo zoccolo di Pegaso nacque una sorgente, chiamata Ippocrene, o "sorgente del
cavallo". Nello stesso modo, Pegaso fece scaturire una sorgente a Trezene.
Terminate le sue imprese, Pegaso prende il volo verso la parte più alta del cielo e si trasforma
in una nube di stelle scintillanti che hanno formato una costellazione.
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Con il nome di Pegaso sono definite numerose figure mitologiche minori, tutte deformazioni
del Pegaso greco. Nella letteratura latina, Plinio descrive come Pegasi degli uccelli dell'Etiopia
con teste di cavallo. Sempre Plinio descrive sotto lo stesso nome un cavallo dotato di ali e cor-
na. Per Giulio Solino e Pomponio Mela sarebbe invece un uccello con orecchie di cavallo. In ge-
nerale, ogni figura, mitologica o araldica, corrispondente ad un cavallo alato viene chiamata
Pegaso.
Simbologia
L'idea di un cavallo alato è molto antica e proviene dall'Asia Minore. La vitalità e la forza
del cavallo, unite alla capacità di volare e quindi di svincolarsi dal peso della gravità fanno di
Pegaso un simbolo della vita spirituale del poeta e della sua ispirazione che si eleva indomabile,
incurante di qualsiasi ostacolo terreno.
Phoenix Lux
Fonte
Wikipedia
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MITOLOGIA, CULTI E DIVINITÀ
Le origini mitologiche dell’UniversoLe origini mitologiche dell’UniversoLe origini mitologiche dell’Universo Caos, acqua e uova cosmiche
Una parte considerevole della mitologia è rappresentata dalla cosmogonia, che spiega la nasci-
ta dell'universo. Come nell'Antico Testamento, che si apre con le parole “In principio”, anche
nella maggior parte delle mitologie si contempla un tempo in cui il mondo non esisteva, un di-
sordine antecedente all'ordine.
Tutti i miti della creazione tentano di spiegare cosa c'era prima dell'universo stabile di pianeti
e stelle che conosciamo.
In molti casi la risposta è il caos, un'epoca in cui la materia fisica dell'universo era indifferen-
ziata e confusa, e spesso troviamo l'acqua all'origine di tutto.
Quando in principio era l'Acqua:
Per gli Egizi le acque del caos si separarono dando vita al cielo, alla terra e al mondo infero.
- Secondo la teologia ermopolitana (basata su un'antica leggenda della
città di Ashmunein -Ermopoli-) la separazione delle acque avvenne tra-
mite l'emersione di una collina di fango che originò otto creature (o pri-
mordiali), quattro maschili con la testa di rana e quattro femminili dalla
testa di serpente che assieme formavano l'Ogdoade (le forze primeve del
Caos ).
- Secondo il trattato di teologia Menfita (dalla Pietra di Shabaka) la
creazione del mondo sarebbe opera di Ptah che generò otto sue emana-
zioni, creò città e portò benessere e conoscenza agli esseri umani.
- Infine, secondo il mito cosmogonico legato all'enneade di Eliopoli, in principio c'era Nun, il
Caos incontrollato, il non creato.
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Dal Nun emerse una collina dalla quale nacque Atum, il dio creatore, che sputando o eiacu-
lando creò Shu (l'aria) eTefnut (l'umido), i quali a loro volta generarono Geb (la terra) e Nut (il
cielo).
Nella creazione secondo la mitologia mesopotamica (descritto nell'Enûma Elish del 1700 a.C.)
dalle acque primordiali , mescolanza delle acque dolci di Apsû (dio dell'oceano sotterraneo o del-
le acque sotterranee ) con le acque salate di Tiāmat (dea primordiale degli oceani e delle acque
salate ), nacquero tre generazioni di divinità fino ad Ea/Enki e Anum/An.
Apsû decise di sterminare le giovani divinità, Tiāmat contrariata avvisò il più potente tra lo-
ro, Ea/Enki che con un incantesimo addormentò l'antenato e
si impossessò delle profondità delle acque trasformandole in un
regno dove vivere con la moglie Damkina.
Dall'unione di Ea/Enki e Damkina nacque il dio Marduk.
Dopo una serie di vicissitudini (scusate se taglio corto, ma è
una storia un po' lunga da raccontare nei minimi dettagli...)
Marduk affrontò in battaglia Tiāmat e la tagliò a metà: la parte superiore divenne la volta ce-
leste e quella inferiore la Terra, dalle sue orbite fluirono il Tigri e l'Eufrate.
Marduk venne eletto capo supremo degli dei e Kingu (giudicato responsabile della rivolta)
venne giustiziato. Mischiando il sangue di Kingu con l'argilla, Ea/Enki creò l'umanità il cui
compito era servire gli dei.
Anche secondo la mitologia Cherokee in principio c'era solo acqua e tutti gli animali vivevano
al di sopra di essa. La curiosità degli animali spinse lo scarabeo acquatico Dayuni'si ad esplora-
re il mondo sommerso.
Tutto ciò che trovò fu fango che portò in superficie fino a formare la Terra. Gli animali la at-
taccarono al cielo con quattro stringhe e l'asciugarono grazie al grande falco del Galun'lati.
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La mitologia shintoista giapponese narra di divinità primordiali che crearono Izanagi
(l'essenza maschile) e Izanami (l'essenza femminile) con il compito di creare la terra. Dal Ponte
Fluttuante del Cielo, Amenoukihashi (il ponte che univa il cielo alla terra), tramite l'Alabarda
Celeste della Palude, Amanonuhoko (che non è quella di Goldrake...) mescolarono il mare sotto-
stante formando l'isola di Onogoro dove costruirono la loro dimora e diedero alla luce le otto
grandi isole del Giappone.
Nella mitologia cinese l'universo nasce come una nuvola informe di vapore che si tramuta nel
binomio di ying e yang.
Nei miti più tardi questo vapore è racchiuso in un uovo gigantesco e al centro della sostanza
informe dorme Pangu, il creatore, che un giorno ruppe l'uovo: le parti più chiare volarono in al-
to a creare i cieli, quelle più scure caddero giù a formare la terra.
La storia di Pangu è legata al mito indù di Brahma che uscì da un uovo d'oro per creare il
mondo.
La cosmogonia legata alla figura dell'uovo cosmico la ritroviamo in diverse mitologie tra cui
quella preellenica (vedi più sotto).
Nella religione celtica l'uovo assume la forma di un cerchio vuoto, l' Oiw che è il centro dell'e-
voluzione cosmica, simboleggiato dal Sole.
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Nei Bambara (l'etnia principale del Mali) all'inizio vi era un uovo vuoto che si
riempì e si sviluppò tramite un soffio creativo dello Spirito.
La parola caos deriva dal greco antico e indica lo stato primordiale dell'univer-
so, vuoto e privo di forma. Secondo la Teogonia di Esiodo scritta intorno al
700 a.C., Caos generò Gea (la terra), Eros (il desiderio), Erebo (le tenebre), Nyx
(la notte) e Tartaro (il mondo infero).
A loro volta questi generarono gli altri mattoni fondamentali dell'universo, fra cui Urano (il
cielo stellato), Etere (la luminosità del cielo) e il giorno.
Secondo un'altra versione della storia
della creazione (risalente alle popolazioni
preelleniche della Grecia), la dea Eurinome
nacque spontaneamente dal Caos e, fecon-
data dal serpente Ofione, depose un uovo
da cui nacque ogni altra cosa.
Ma il disordine non sparisce mai del tutto. Il dio egizio Ra, ed esempio, combatte quotidiana-
mente con Apopi, il serpente del caos, mentre il monte Olimpo, dimora degli dei greci, viene at-
taccato dai Giganti ribelli.
Huginn&Muninn
Fonte
Mitologie by Christopher Dell / wikipedia / cherokeeindians.net
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