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Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti e Pescara
Corsi di “Teoria e storia del restauro”; “Restauro I”
prof. Claudio VARAGNOLI
Appunti di teoria e storia del restauro Aggiornamento 2017-18
13. Movimento moderno e restauro: differenze di approccio al patrimonio architettenico del
passato.
Movimento Moderno è un’espressione usata frequentemente per indicare la produzione delle
avanguardie artistiche e architettoniche (espressionismo, futurismo, ecc.) e dei “maestri” come Le
Corbusier (1887-1965), Mies van der Rohe (1886-1969), Gropius (1883-1969) che inaugurano un
nuovo modo di concepire l’architettura, dagli aspetti costruttivi e tecnologici a quelli tipologici.
1) Periodo di affermazione dell’architettura moderna: 1910-1930
Agli inizi del Novecento, i movimenti artistici d’avanguardia operano una decisa rottura con l’arte
tradizionalmente intesa. Si rifiuta quindi l’educazione sulle opere dei grandi maestri del passato, lo
studio dell’arte “classica” – cioè normativa – l’applicazione di tutti i canoni estetici tradizionali,
come le proporzioni, la simmetria, l’imitazione della natura. Tutte le avanguardie – che si
differenziano appunto dalle “retroguardie” tradizionaliste – postulano il rifiuto del patrimonio
artistico del passato, almeno inteso nel suo valore di modello didattico. Nel manifesto del
Futurismo (1909), l’esaltazione della velocità e della macchina, vero motore del futuro, si nutrono
dell’avversione per l’arte e l’architettura del passato (Venezia), visti soprattutto nella loro
acquisizione passiva e museale.
L’architettura è largamente influenzata dalle avanguardie artistiche: basta pensare al ruolo del
cubismo di Braque (1882-1963) e Picasso (1881-1973) o al ruolo del Costruttivismo nella pittura e
in architettura. L’atteggiamento anti-passatista domina anche in architettura. Ad esempio,
nell’ordinamento didattico del Bauhaus, Gropius esclude la storia dell’architettura dal processo
formativo dell’architetto moderno (e si pensi invece al ruolo centrale che nel 1920-21 la storia
assume nella Facoltà di Architettura aperta da Giovannoni in Italia).
Le novità dell’architettura del Movimento Moderno sono riassunte dai noti “Cinque punti” di Le
Corbusier: uso di pilotis, Il tetto giardino, la pianta libera, la facciata libera, la finestra a nastro
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sono i tratti essenziali di un nuovo linguaggio e di una nuova tecnica costruttiva che rompe con
decisione il legame con l’architettura tradizionale fatta di muri continui, decorazioni, ordini
architettonici. Contrariamente alla cultura del XIX secolo, gli architetti del movimento moderno
non si dedicano, in larghissima parte, ad interventi di restauro o trasformazione di edifici del
passato. Mentre ancora nel XIX secolo la pratica del restauro si sposava al progetto
contemporaneo, tanto che spesso il confine tra le due attività è labile, nel XX secolo le due
“culture” – il progetto del nuovo e la conservazione del passato – si separano, a volte anche in
modo drastico. Questa scissione dominerà per tutto il XX secolo, arrivando in sostanza fino ai
nostri giorni.
2) Il Congresso Internazionale di Architettura Moderna di Atene, CIAM 1933
Il congresso si svolge in Grecia, pochi anni dopo l’incontro internazionale fra i tecnici del restauro
che portò alla “Carta di Atene” del restauro (1931). Nel congresso CIAM, protagonista fu Le
Corbusier, che ispirò il documento finale che va ugualmente sotto il nome di Carta di Atene, del
1933. Le due “carte” sono diverse e per certi aspetti contrapposte.
La carta del 1933 è orientata ad affermare i principi dell’architettura moderna: razionalismo,
adesione al funzionalismo, sperimentazione di nuovi materiali e nuove tipologie, visione profetica
tesa a delineare la città del futuro. Importanti sono quindi i contributi sulla nuova urbanistica.
Le Corbusier enuncia, attraverso la carta del 1933, la teoria dei “tre insediamenti”, secondo la
quale nella città si devono scindere le funzioni della residenza, del lavoro e dello svago: che invece
sono confusamente intrecciate nella città tradizionale, generando disordine e disarmonie nella
vita degli abitanti. La Carta CIAM del 1933 non parla di restauro o conservazione dei centri storici:
la città antica non rientra nei compiti dell’architetto moderno. Alcune voci richiamano la necessità
di risanare i centri antichi, considerati malsani e inadeguati alla vita moderna, mediante le
demolizioni di tessuti e la liberazione dei monumenti principali, o addirittura attraverso il loro
“spostamento“. Si tratta di provvedimenti molto incisivi, che non considerano la città nel suo
insieme – antica e moderna – e che sembrano guardare ancora ai modelli di sviluppo
ottocenteschi.
Sono molto rari gli interventi realizzati da architetti del Movimento moderno sul patrimonio
storico, negli anni precedenti la seconda guerra mondiale. Vale la pena di ricordare la proposta, in
gran parte utopica e persino provocatoria, dello stesso Le Corbusier per il risanamento di un vasto
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settore di Parigi con un piano, il Plan Voisin del 1925, che prevede la risoluzione dei problemi di
traffico e igiene grazie alla demolizione del tessuto edilizio storico della città, salvandone i
monumenti e la sua sostituzione con alti immobili residenziali (i grattacieli detti “cartesiani”
perché orientati secondo il migliore irraggiamento solare) che svettano al di sopra di una distesa
verdeggiante (fig. 1). Più che il progetto, sono interessanti gli schizzi che lo accompagnano, in cui si
manifesta il desiderio di Le Corbusier di lasciare un segno sulla città, così come era successo in
ogni epoca del passato: una giustificazione delle proprie scelte che tornerà più volte nel rapporto
tra architettura nuova e patrimonio architettonico del passato.
3) Gli Anni Trenta e Quaranta
Naturalmente, non tutta l’architettura del primo Novecento si allinea ai precetti del Movimento
Moderno. In tutti i paesi europei e negli Stati Uniti, molti architetti continuano le loro ricerche
progettuali in continuità con il linguaggio del passato, cercando spesso un punto d’incontro fra
tendenze diverse o un vero e proprio compromesso. E’ ad esempio la situazione dell’Italia, ma
anche di paesi di più rapida evoluzione, come la Francia o la Germania, dove gli architetti del
Movimento Moderno rappresentano spesso un’eccezione. Molti architetti, fra quelli che seguono
la linea accademica, si dedicano al restauro.
Fra i maggiori rappresentanti del razionalismo in Italia è interessante la posizione di Giuseppe
Terragni (1904-1943), per il quale il rapporto con il contesto in cui opera assume un ruolo
fondamentale. Per la sua città, Como, progetta la nota Casa del Fascio (1928-36), ma anche un
piano per il risanamento del quartiere della Cortesella (1934 e 1937), di origine medievale – agli
inizi del Novecento molto alterato e degradato - dove progetta grandi stecche di abitazioni al
posto del tessuto edilizio storico inserendole nella planimetria della città, di cui segue i principali
assi viari in un interessante tentativo di integrazione (fig. 2). La proposta di Terragni suscitò molte
perplessità e il risanamento del quartiere fu attuato secondo un progetto curato dall’Ufficio
Tecnico del Comune. Terragni progettò inoltre l’ampliamento per delle più importanti edifici
medievali del quartiere, la casa Vietti (fig. 3), caratterizzata da un loggiato ad archi acuti aperto
sulla corte antistante. Nei disegni che prefigurano l’intervento, che non venne realizzato, traspare
l’intenzione di sopraelevare la casa con una aggiunta moderna, che riprenda le partizioni del
loggiato sottostante, ma utilizzando materiali moderni come vetro, acciaio e cemento. Terragni
mostra come per l’architettura moderna sia possibile dialogare con le testimonianze del passato
rileggendone ritmi e proporzioni all’interno dei linguaggi contemporanei.
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Nel corso degli anni Trenta, anche in altri paesi, si affievolisce la spinta delle avanguardie: prende
corpo una fase di “ritorno al passato” che porta anche ad una riflessione sulle architetture della
tradizione. Gunnar Asplund (1885-1940), capofila dell’architettura moderna svedese, torna al
dialogo con il linguaggio accademico nel municipio della città di Goteborg, 1937. Si trattava di
ampliare un edificio ottocentesco costruito sul modello dei palazzi italiani rinascimentali: ordini
architettonici classici, simmetria, rispetto dei canoni derivati da Palladio. Il progetto di
ampliamento consiste in un edificio nuovo al fianco della preesistenza: edificio che interpreta il
telaio architettonico degli ordini con un telaio strutturale in cemento armato e rende la
modularità classicista con l’ideazione di un modulo base, fatto di aperture secondo modelli
razionali, replicato in serie. Alla simmetria centripeta dell’edificio ottocentesco si associa una
simmetria data dalla serialità del modulo: al vecchio classismo di decorazioni si risponde con un
nuovo classicismo fatto di elementi lineari e razionali, con una limitata concessione a pannelli
decorativi concepiti con un linguaggio artistico contemporaneo (fig.4).
L’esempio di Asplund è importante, perché soprattutto nel secondo dopoguerra, davanti alle
immani distruzioni, l’architettura moderna dovrà fare fronte al compito della ricostruzione e in
molti casi si opterà per una risposta non imitativa, ma tuttavia dialogante con i resti del passato.
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Fig. 4 Gunnar Asplund, ampliamento del municipio della città di Goteborg
- edificio ottocentesco: sul modello dei palazzi italiani rinascimentali
- progetto di ampliamento: edificio nuovo al fianco della preesistenza, privo di elementi decorativi
e di simmetrie, ma che riprende le sequenze dell’edificio del passato