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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17 prof. arch. Caterina Giannattasio Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro contemporaneo Il restauro come elogio della bellezza: Paolo Marconi

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17

prof. arch. Caterina Giannattasio

Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro contemporaneo

Il restauro come elogio della bellezza: Paolo Marconi

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Paolo MARCONI 1933-2013

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1. PROFILO BIO-PROFESSIONALE

2. ELOGIO DELLA BELLEZZA

2.1 Il recupero della bellezza

2.2 Che cos’è il restauro?

2.3 Arte e Cultura della Manutenzione dei Monumenti

3. LA PRASSI METODOLOGICA

3.1 La Zisa, Palermo | 1978-1980

3.2 Casa delle Nozze d’argento, Pompei | 1998-2000

3.3 Basilica Palladiana, Vicenza | 2007-2012

3.4 Tempio-Cattedrale a Pozzuoli | Concorso di idee 2003

INDICE

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1. PROFILO BIO-PROFESSIONALE

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PROFILO BIO-PROFESSIONALE

Paolo Marconi è stato un architetto italiano che ha svolto

un’attività ultraquarantennale nel campo del restauro

architettonico.

I punti fondamentali della sua lunga carriera fondamentale sono:

1958: Conseguimento della laurea in Architettura a Roma

1964: Libera docenza in Storia dell’arte e Storia e stili

dell’architettura

1966-1967: Professore incaricato di Letteratura

artistica nella Facoltà di Architettura di Roma.

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PROFILO BIO-PROFESSIONALE

1966-1970: Architetto principale della Soprintendenza ai

Monumenti di Roma diretta Riccardo Pacini.

In questi anni si occupa di progettare e dirigere numerosi i lavori di

restauro, tra cui:

Il Chiostro di Santa Maria della Pace di Bramante,

Il Tempietto di San Giovanni in Oleo di Borromini,

La Chiesa dei Santi Luca e Martina di Pietro da Cortona,

Le Chiese di piazza del Popolo.

1970: Diviene professore incaricato di Storia dell’architettura a

Roma, poi professore ordinario di Storia dell’architettura a

Palermo e poi a Roma. La sua attività di restauratore in

sovrintendenza gli vale la prima cattedra ordinaria in Roma di

restauro architettonico

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Innumerevoli gli interventi realizzati su tutto il territorio nazionale, sia

come progettista che come direttore dei lavori di restauro.

In particolare:

In Sicilia:

• La Zisa con Giuseppe Caronia

• La Cattedrale di Cefalù

In Piemonte:

• Il Teatro Carignano a Torino

• Il Museo Egizio a Torino

• La Citroniera e la Grande Scuderia nella Reggia di Venaria Reale

In Veneto:

• La Basilica palladiana, Vicenza

In Campania:

• Il Castel Sant'Elmo a Napoli

• Il ripristino della Casa delle Nozze d’Argento di Pompei su

incarico del World Monuments Found tramite la Kress Foundation

PROFILO BIO-PROFESSIONALE

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Pubblicazioni

• Arte e Cultura della Manutenzione dei Monumenti, 1984

• Il restauro e l’architetto, Teoria e pratica in due secoli di dibattito,

1993

• Materia e significato. La questione del restauro architettonico,

1999

• Il recupero della bellezza, 2005

PROFILO BIO-PROFESSIONALE

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2. ELOGIO DELLA BELLEZZA

2.1 Il recupero della bellezza

2.2 Che cos’è il restauro?

2.3 Arte e Cultura della Manutenzione dei Monumenti

«Perché non ripristinare l’antico, se è bello?» (P. Marconi)

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LA BELLEZZA DEI PAESAGGI E DELLE CITTÀ ITALIANE

Nel volume “Il Recupero della Bellezza”, 2005, Paolo Marconi afferma che

sono numerosi i borghi e le città italiane famose per la loro bellezza.

Da oltre sette secoli, questi luoghi sono stati documentati in letteratura, in

poesia, in pitture, in disegni ed in fotografia.

Questi, grazie ai media, sono diventati “luoghi comuni” della cultura

internazionale, “icone di bellezza architettonica e urbana, collocati in siti

memorabili anche per gli eventi storici che vi si svolsero negli ultimi

millenni”.

1 | IL RECUPERO DELLA BELLEZZA

J.H. Schilbach, Castel Gandolfo,1828 ca.. H.Reinhold, Olevano, 1822 ca..

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Ricostruire la bellezza dei borghi e delle città murate significa

garantire la compatibilità dei nuovi inserti con le preesistenze in

termini non solo di volumetria ma anche di linguaggio

architettonico.

Il recupero della bellezza è il grande impegno morale degli

architetti e degli archeologi, nonché l’unica risorsa del nostro

paese, altrimenti povero di materie prime.

1 | IL RECUPERO DELLA BELLEZZA

1. S. Stefano di Sessanio | 2. Colletta di Castelbianco | 3. Solomeo

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LA BELLEZZA DELL’ARCHITETTURA E LA SUA TIPICITÀ

“La ripetizione è una compagna amata di cui non ci si stanca

mai..siccome è solo il nuovo ad annoiare, il vecchio non annoia

mai, e la sua presenza rende felici (…). La vita è una ripetizione, e

in ciò sta la bellezza della vita …” (Kierkegaard S., 1843)

Avvalendosi di questo concetto, Marconi afferma che la ripetizione

e la replica sono la glorificazione dell’architettura.

Pertanto, il segreto della bellezza dei borghi e delle città murate sta

nella ripetizione di alcune caratteristiche ricorrenti che l’autore

definisce come tipi edilizi.

1 | IL RECUPERO DELLA BELLEZZA

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LA BELLEZZA DELL’ARCHITETTURA E LA SUA TIPICITÀ

I tipi edilizi:

• Modalità espressive dell’edilizia che si sono evoluti nei secoli,

stabilizzati ora secondo uno schema e una forma.

• Spesso le mode architettoniche hanno dettato le leggi, subendo

le influenze del gusto dei ceti dominanti.

• I tipi sono frutto di una convenzione tra la tradizione abitativa e

l’architetto, in situazioni spesso dettate da permanenze

archeologiche, dalla configurazione geomorfologica del sito, dal

clima, dall’agiatezza del committente e dall’evoluzione tecnica

delle consuetudini costruttive, dipendenti dalla presenza delle

materie prime da costruzione.

1 | IL RECUPERO DELLA BELLEZZA

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TIPI DELL’EDILIZIA MINORE_ ESEMPIO DI

EVOLUZIONE

I tipi elementari (monocellulari)

aumentano progressivamente con alcuni

ingrandimenti in profondità e in altezza.

Nelle città maggiori, le lottizzazioni

consentono l’elevazione degli edifici fino

a cinque e più piani fuori terra per

ospitare gli affittuari.

Ciò comporta l’espansione dei fabbricati

nella parte interna del lotto, per

collocarvi le scale condominiali.

Si provoca un aumento patologico

dell’altezza, fino a rendere le strade buie

e ventose.

1 | IL RECUPERO DELLA BELLEZZA

Caniggia G, Maffei G.L., Lettura dell’edilizia di base, Schema delle

evoluzione e delle tipologie di base delle città di Firenze, Roma e Genova.

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QUANDO L’ARCHITETTURA COMUNICAVA CON CODICI NOTI, IL RESTAURO LE

RESTITUIVA IL SIGNIFICATO PERDUTO

Tra l’Ottocento e gli anni quaranta del Novecento l’architettura

europea si esprimeva grazie a codici noti, maturati nei secoli

precedenti. Il restauro, nello stesso modo, ripristinava il

“significato perduto”.

Negli anni dell’immediato dopoguerra, la cultura architettonica aprì

le porte al movimento moderno, eliminando il carattere regionale

dell’architettura.

1 | IL RECUPERO DELLA BELLEZZA

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Paolo Marconi ha vissuto in prima persona il dibattito relativo alla

ricostruzione post-bellica.

“La ricostruzione edilizia era la grande metafora della ricostruzione

del nostro paese e degli altri paesi europei”, una “condizione

necessaria per mettere riparo alle ferite recenti della guerra e ai

guasti dell’inurbamento”.

1 | IL RECUPERO DELLA BELLEZZA

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1 | IL RECUPERO DELLA BELLEZZA

Ponte di Santa Trinita, Firenze, in sequenza:

una veduta storica del ponte,

una foto storica del ponte bombardato

un’immagine attuale del ponte.

LA RICOSTRUZIONE “DOV’ERA, COM’ERA” DEL PONTE DI SANTA TRINITA,

FIRENZE 1956

L’intervento rappresenta, per Paolo Marconi, l’“Indice di un alto livello culturale

che ha superato l’annoso dualismo tecnica-arte, storicizzando i termini”

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2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

Definizione di restauro di P. Marconi in Che

cos’è il restauro?, Torsello B.P. (a cura di),

2005

“Restaurare vuol dire operare su

un’architettura o un contesto urbano al

fine di conservarli a lungo, quando

fossero degni di essere apprezzati e

goduti dai nostri discendenti.

L’operatore deve far sì che l’oggetto del

suo operare sia tramandato nelle

migliori condizioni, anche ai fini della

trasmissione dei significati che

l’oggetto possiede”.

“La funzione didascalica e quella

simbolica dunque prevalgono”.

Particolare dell’apparato scultoreo dell’interno dell’Arco di Tito, foto di

MacPherson, 1860.

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L’esempio della duplice funzione del

restauro dell’Arco di Tito: didascalica e

simbolica.

L’apparato scultoreo all’interno

dell’arco, raffigura la conquista di

Gerusalemme da parte di Tito.

Il restauro serviva ad ammonire gli ebrei

di Roma che gli ideali di fratellanza,

uguaglianza e libertà erano caduti con

la Restaurazione.

Ancora oggi i cittadini di Israele non

passano sotto l’Arco di Tito perché

commemora, con i suoi rilievi, la

conquista di Gerusalemme.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

Particolare dell’apparato scultoreo dell’interno dell’Arco di Tito, foto di

MacPherson, 1860.

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FILOLOGIA E RESTAURO ARCHITETTONICO:DUE DISCIPLINE AFFINI

Approva la Voce “Restauro”, nel Nuovo Vocabolario illustrato della

lingua italiana di Devoto G., Oli G. C., Le Monnier, Firenze 1967-

1987, che dice:

“Un buon restauro è un’operazione tecnica intesa a reintegrare i

particolari compromessi o deteriorati di un monumento o ad

assicurarne la conservazione alla scopo di rimetterlo nelle

condizioni originarie”

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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FILOLOGIA E RESTAURO ARCHITETTONICO:DUE DISCIPLINE AFFINI

Il Nostro afferma che:

Per tali complesse operazioni sono necessarie “una serie di

competenze tecniche e manuali, capaci di farci intendere

correttamente il testo pervenutoci, al fine di restituire la lezione al

pubblico nella sua vera bellezza, seguendo l’esempio della

filologia nelle scienze umane”.

Quindi, la filologia è un valido modello metodologico per il

restauro architettonico.

Nella filologia, infatti, il frammento perduto viene restituito

attraverso l’utilizzo di un linguaggio congruo al contesto.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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Aggiunge:

“Un’adeguata filologia dei testi architettonici può nascere solo da

un terreno culturale in cui l’architettura sia approfondita sotto

l’aspetto tecnico-scientifico, evitando la consuetudine di valutarne

la bellezza, ma prendendo in considerazione anche le altre qualità

vitruviane, la firmitas e l’utilitas”.

Risulta, pertanto, fondamentale lo studio della “Storia di come

sono state fatte le architetture, che non si limiti dunque a dire chi

le fece, e quando, e per chi (… ). E dunque non neghino la validità

dei restauri ben fatti, se questi ci consentono di leggere e di

interpretare l’architettura sul piano filologico, restauri ai quali è

legata la conservazione nei secoli dell’architettura”.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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LA CONSERVAZIONE DEI MONUMENTI

È impossibile “conservare i monumenti o i contesti urbani a lungo

uguali a se stessi. Anzi, di norma ci giungono sconciati da

numerose trasformazioni, sia d’uso che morfologiche”.

È necessario indurre altre trasformazioni di segno contrario, al fine

di ristabilire l’unità semantica del contesto più opportuna in

funzione didascalica.

Un buon restauro è l’unica alternativa per la conservazione in

lunga vita di un oggetto architettonico, il quale è sottoposto oltre

che all’invecchiamento naturale, al degrado atmosferico, alla

polluzione, ai sismi e agli insulti degli utenti.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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Marconi, inoltre, pone l’accento sul linguaggio architettonico,

affermando così:

“L’edilizia si esprime mediante linguaggi, destinati, come ogni

linguaggio, a comunicare”.

La comunicazione avviene attraverso l’uso di un codice tra

comunicatore e fruitori.

Il codice del linguaggio architettonico ha una lunga durata,

trascritto nella dura pietra e nei mattoni, e consiste in robuste

espressioni tipologiche, spaziali e strutturali, fondate sulla roccia.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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Noi tutti abbiamo inconsciamente acquisito il linguaggio

architettonico del nostro paese, e basterebbe solo praticarlo nelle

scuole per poter “intervenire in un dato centro storico, nel caso in

cui una casa o una sua chiesa fossero “rovinate”, (…)

reintegrandole o ripristinandole grazie ad una adeguata

conoscenza del loro linguaggio, così come un filologo interviene

su un testo mutilo o illeggibile, interpolandolo con un linguaggio

affine a quello del testo”.

Spesso tale ripristino è richiesto a gran voce dagli abitanti e dal

tutto mondo civile.

Ciò avviene in tutto il mondo ma non in Italia. Anzi, qui viene

considerato un atto da criminali.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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AUTENTICITÀ: “Un mito terroristico, creato per impedire

l’interpretazione”

In Italia esiste il terrore della falsificazione.

La ricerca dell’autenticità, nel restauro architettonico, è

inesistente.

Cosa fare quando un campanile simmetrico crollerà e l’intera

facciata reclamerà la sua pristina simmetria?

Unica soluzione possibile: RIPRODURLO DOV’ERA, COM’ERA

Il campanile “si ricostruisce, con un apposito progetto, come era

stato fatto grazie ai rilievi e allo studio, con un’opera preliminare di

restituzione ideale che richiede, a differenza della conservazione,

una grande quantità di studio e di intelligenza, oltre che di

denaro”.

Senza lasciare su di esso la nostra firma da architetti moderni,

“introducendo innovazioni linguistiche gratuite e sciocche quanto

diverse dal contesto”.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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FALSARI D’ ARCHITETTURA, NECESSARI PER LA VERA CONSERVAZIONE

Riemerge ancora una volta l’analogia tra filologia letteraria e

filologia restaurativa

“la fedeltà è piuttosto la tendenza a credere che la traduzione sia

sempre possibile se il testo fonte è stato interpretato con

appassionata complicità, è l’impegno a identificare quello che per

noi ha il senso profondo del testo, è la capacità di negoziare a ogni

istante la soluzione che ci pare più giusta. Se consultate qualsiasi

dizionario vedrete che tra i sinonimi di fedeltà non c’è la parola

esattezza. Ci sono piuttosto lealtà, onestà, rispetto, pietà” (U. Eco,

2003)

È meglio una buona citazione, appassionatamente complice, leale

onesta e rispettosa, piuttosto che un buco nero nel nostro

patrimonio di bellezze architettoniche.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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FALSARI D’ ARCHITETTURA, NECESSARI PER LA VERA CONSERVAZIONE

È lecito tremare di fronte ad un restauro di un famoso e unico

reperto architettonico, ma gran parte dei monumenti della nostra

storia sono sopravvissuti solo grazie alle numerose interpolazioni

di materiali nuovi modellati con un disegno analogo a quello

originario.

Il problema è la qualità dell’interprete e dell’esecutore.

Vietare ex lege la replica nel campo del restauro architettonico

equivarrebbe a vietare gli interventi chirurgici di sostituzione di un

organo.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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Ciò viene negato, nel limbo accademico italico dove si coltiva la religione

della pura conservazione. Per la conservazione dall’autenticità.

Ma in realtà, il testo architettonico raramente ci è pervenuto nell’edizione

originaria. L’arco di Tito, il Colosseo ne sono l’esempio: “quei monumenti

sono rimasti pur sempre significanti agli occhi del mondo, altrimenti

sarebbero già andati a far calcina”.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

Arco di Tito, incisione del Piranesi, 1774. Arco di Tito, stato attuale.

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L’ALTRO MESTIERE DELL’ARCHITETTO

Architetto come addetto all’aspetto, alla configurazione estetica

delle case e delle città.

Egli evolve i tipi esistenti, facendoli aderire al meglio, agli usi e

costumi contemporanei, ma anche al costume linguistico degli

attributi architettonici, alle loro modalità espressive.

Nel caso del restauro, l’architetto dovrà conoscere la storia e

l’anatomia dei tipi e la loro evoluzione così come il medico deve

conoscere l’anatomia e la fisiologia degli essere umani per curarli.

La figura del RESTAURATORE:

• Miglior intenditore della storia delle trasformazioni: grazie alle

sue competenze di anamnesi e di diagnostica, individua il valore e

il significato di una fase o delle fasi più storicamente significative;

• Ma non deve dominare l’incapacità o il terrore di scegliere.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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IL DECADIMENTO DELL’INSEGNAMENTO DEL RESTAURO ARCHITETTONICO

“L’architetto è un muratore che ha studiato il latino, ma gli architetti

moderni sembrano piuttosto degli esperantisti” (A. Loos, 1972)

Le facoltà d’architettura puntano all’artisticizzazione dell’architetto

e alla sua riduzione a designer, considerando così l’architettura

come mero evento visivo, ambigua “opera d’arte”.

Si concentra sul design di edifici nuovi e diversi piuttosto che

sullo studio e sull’interpretazione dell’architettura esistente.

E precisa che il design è una disciplina architettonica che trascura

il problema del contesto linguistico in cui quello oggetto si

inserisce.

L’architettura oggi corrisponde ad un eccesso di creatività.

Quando, in realtà, l’architettura è una tecnica, munita di una ricca e

nobile tradizione linguistica e strutturale, tenendo in mente la

triade vitruviana: ventustas, firmitas, utilitas.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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Oggi si trascura l’insegnamento dei modi dell’edilizia tradizionale

eseguita con tecnologie tradizionali.

È necessario potenziare le facoltà di architettura, inserendo

discipline che servono a comprendere e ad apprendere l’antico.

Infatti, in architettura, come in filologia, non si studia per diventare

poeti o romanzieri, ma per diventare buoni conoscitori della lingua

nazionale.

Insegnare l’abc dell’edilizia per comprendere la storia

dell’edificazione e dello sviluppo urbani dei nostri borghi, per

restaurare l’edilizia e l’architettura con qualche ripristino ben fatto

e talvolta con l’eliminazione di brutture, prodotte ultimamente.

Gli studi essenziali per la disciplina del restauro architettonico

sono tutti relativi alla restituzione ideale delle fasi attraverso le

quali l’architettura è passata, quindi la progettazione della replica

sapiente dell’architettura degradata o crollata.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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In conclusione

Il buon architetto restauratore deve essere in grado di replicare

abilmente i frammenti dei monumenti smozzicati dal tempo

cronologico e meteorologico per ricollocarli in opera, in caso di

calamità o di scavo archeologico.

L’architetto dovrebbe insomma essere in grado di restaurare e cioè

di ripristinare interpretando e replicando in modo intelligente, le

case, i borghi, le chiese e le città, diventate mitiche per la loro

bellezza.

2 | CHE COS’È IL RESTAURO?

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“La manutenzione è l’altra faccia dell’architettura, e comincia dove

finisce il restauro”

La manutenzione, regina sul fronte della conservazione, se

adeguatamente condotta, deve far premio sul restauro.

Il restauro è una tantum, da equiparare all’intervento chirurgico in

medicina, una operazione acrobatica e spettacolare, ma

necessariamente traumatica e rischiosa.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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Distinzione tra opere d’arte mobile e architettura

Per le opere d’arte mobili, si ammette una teoria del restauro che

annulla la componente temporale, ammettendo un restauro una

tantum, e dopo di esso la conservazione avviene in teche

climatizzate e blindate.

L’architettura dopo il restauro resta esposta alle intemperie, ai

sismi e agli abusi degli utenti, quindi sarà necessario prevedere

opere frequenti di riparazione e manutenzione, da programmare e

finanziare su appositi bilanci che accompagnano la vita fisica fino

all’estinzione.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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La manutenzione è sempre stata un appannaggio naturale degli

architetti.

Essi si occupano di conservare e mantenere il manufatto, dopo

averlo costruito ex novo, o dopo averlo restaurato, gli stessi che

conoscono la fabbrica nel suo farsi, e dunque i più adeguati a

correggerne i difetti, riparare e rinnovare le porzioni degradate

dalle intemperie, i sismi o l’incuria degli utenti.

L’architetto è l’unico ad essere in grado di orchestrare le

competenze specialistiche nel campo del degrado superficiale,

senza perdere di vista la cosa essenziale:

• il risultato estetico finale, ciò che ha maggior impatto con

l’opinione pubblica.

Fondamentali per quest’ azione sono anche gli storici dell’arte e

dell’architettura, essi sono in grado di mettere in evidenza i

dettagli costruttivi e i pregi estetici.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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GLI ARCHITETTI E LA CRISI DELLA MANUTENZIONE

La manutenzione è sempre stato un capitolo fondamentale della

letteratura tecnica e della manualistica storica dell’architettura, si

vedano Vitruvio, Leon Battista Alberti, etc.

Nel periodo pre-industriale, le cure della manutenzione erano

affidate, naturalmente, allo stesso cantiere che aveva fondato o

modificato gli edifici, alle stesse maestranze, mostrando nei secoli

il segno di evoluzione tecnica e del gusto.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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GLI ARCHITETTI E LA CRISI DELLA MANUTENZIONE

L’architettura moderna ha generato una crisi, provocando una

separazione del linguaggio architettonico moderno da quello

storico, la differenza tra architetti conservatori e architetti moderni,

comportando anche la separazione delle competenze e dei metodi

della base produttiva.

Si è avuta una rapida trasformazione delle tecniche costruttive,

con conseguente rinnovo della mano d’opera a tutti i livelli,

compresi architetti e direttori dei lavori, sempre più dimentichi

delle tecniche tradizionali, sempre più incompetenti nell’affrontare

il tema della manutenzione di edifici storici.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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La ricostruzione di un profilo professionale efficiente di un

architetto restauratore non può non passare attraverso una

revisione attenta di alcune discipline, dal consolidamento statico

degli edifici in muratura alle dottrine storiche.

La storia dell’architettura si è occupata prevalentemente di

stabilire date, attribuzioni, confronti stilistici, disinteressandosi

completamente di ricostruire il processo formativo dei manufatti

attraverso le vicende della fabbrica.

Solo da qualche tempo, la storia dell’arte si pone il problema della

consistenza originaria dei manufatti architettonici.

Nella teoria del restauro italiana, questo problema non si presenta,

in quanto il monumento è quello a cui lo hanno ridotto le

circostanze, pertanto è necessario domandarsi come fu, dal

momento che è improbabile riprodurne le fattezze originali, si

tratterebbe di falsificazione.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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RIFACIMENTO E FALSIFICAZIONE: EQUIVOCI E RIMOZIONI CULTURALI

“Imbalsamare è facile, rifare è difficile”

Il rifacimento delle “superfici di sacrificio” dei manufatti

architettonici, indispensabile, è connaturato alla filosofia delle

costruzioni e della manutenzione dei manufatti stessi dall’antichità

ai nostri giorni.

Abbandonare i manufatti degradati, imbalsamandoli con resine

mirabolanti e consolidandoli con imperniazioni occulte, è una

pratica decadente e assai facile.

Significa deresponsabilizzare completante il restauratore di quella

che fino a qualche decennio fa era la sua croce e anche il suo

merito: esito estetico dell’operazione conservativa.

Rifare un buon intonaco o una raffinata scialbatura che echeggi il

colorito della pietra e del marmo è assai più difficile e costoso che

demolire fino all’osso quell’intonaco e impregnare di sostanze di

dubbia utilità e durata il residuo strutturale.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE

In conclusione

“La tradizione del fare architettura ci suggerisce che mai il

monumento fu previsto per durare tal quale nel tempo, senza cure

assidue, e che anzi nella fattura dei monumenti, (…), la struttura

superficiale della materia era prevista tale da poter essere

progressivamente sostituita (…), con opere infaticabili e

necessarie di manutenzione mediante rifacimento”.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE

“Si vuole solo alludere alla possibilità di risarcire con altri mezzi

(…), le superfici esposte alla polluzione e agli insulti atmosferici,

ricorrendo a una manualità che in fondo è possibile ancora

coltivare, e a tecniche e materiali che abbiano dalla loro il collaudo

dei millenni, pur sempre avendo a mente l’imperativo, (…), di non

voler competere con il contesto e anzi di volersi adeguatamente

subordinare ad esso”.

Pertanto, si dovrebbe vietare l’intervento sui manufatti dei quali sia

riconoscibile l’aspetto originario, o per documenti espliciti o per

tracce materiali certe, senza un’approfondita cultura delle tecniche

artistiche e con la loro delle tecniche di finitura e di presentazione

del manufatto al pubblico.

3 | ARTE E CULTURA DELLA MANUTENZIONE DEI MONUMENTI

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3.1 La Zisa, Palermo | 1978-1980

3.2 Casa delle Nozze d’argento, Pompei | 1998-2000

3.3 Basilica Palladiana, Vicenza | 2007-2012

3.4 Tempio-Cattedrale a Pozzuoli | Concorso di idee | 2003

3. PRASSI METODOLOGICA

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Premessa

Il palazzo della Zisa, situato

fuori dalle mura di Palermo, è

un edificio del XII secolo,

realizzata durante la

dominazione normanna in

Sicilia.

Dopo il crollo del 1971,

l’amministrazione comunale

ha avviato un progetto di

restauro.

Paolo Marconi, in veste di

consulente, affianca Giuseppe

Caronia per la realizzazione

del progetto di restauro degli

esterni e degli interni, e della

ricostruzione dell’ala crollata.

I lavori furono avviati nel

1974.

1. LA ZISA | Palermo 1978-1980

Il castello de La Zisa, Palermo.

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Lineamenti storici

La Zisa è una costruzione di forma parallelepipeda a pianta rettangolare con due brevi

avancorpi sui lati corti. Si articola su tre piani, in ciascuno dei quali è sempre individuabile

una parte centrale con ai lati due unità residenziali uguali e simmetriche.

Gli ambienti sono caratterizzati dalla presenza di nicchie negli spessori murari, molte delle

quali conservano ancora le originarie voltine a pendenti di origine islamica (muqarnas).

All'interno dell'edificio un sistema di aperture sui divisori interni e di canne di ventilazione

collocate nelle torrette laterali, garantiva, attraverso la continua circolazione dell'aria, buone

condizioni di vivibilità negli ambienti anche nelle giornate più calde.

1. LA ZISA | Palermo 1978-1980

La Zisa delle origini si trovava

inserita nel grande parco reale di

caccia del Genoard, che si estendeva

ad occidente della città.

Tutti gli edifici reali ricadenti in esso

erano circondati da splendidi

giardini, irrigati ed abbelliti da

fontane e grandi vasche, utilizzate

anche come peschiere.

Pianta Pianoterra.

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La Zisa è stata costruita dal re Normanno Guglielmo I,

nella seconda metà del XII secolo.

Il suo impianto originario è stato notevolmente

trasformato da inconsulti interventi nelle strutture e nella

immagine architettonica.

Nel Trecento, tra le altre modifiche apportate, fu

realizzata una merlatura, distruggendo parte

dell'iscrizione in lingua araba che faceva da

coronamento all'edificio.

Radicali furono le trasformazioni seicentesche

intervenute quando il palazzo, in pessime condizioni,

venne rilevato da Don Giovanni di Sandoval, a cui risale

lo stemma marmoreo con i due leoni, oggi posto sopra il

fornice di ingresso.

Per le mutate esigenze residenziali dei nuovi proprietari

furono modificati alcuni ambienti interni, soprattutto

all'ultima elevazione, furono realizzati nuovi volumi sul

tetto a terrazza, fu realizzato un grande scalone e

vennero modificati i vani finestra sui prospetti esterni.

Nel 1808, con la morte dell'ultimo Sandoval, la Zisa

passò ai Notarbartolo, principi di Sciara, che la

utilizzarono per usi residenziali fino agli anni '50, quando

la Regione Siciliana la espropriò, con l’intento di

restaurarlo.

1. LA ZISA | Palermo 1978-1980

Veduta in una incisione dei primi

dell’Ottocento.

La Zisa in una ripresa dei primi del

Novecento.

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Il mancato consolidamento, la mancata manutenzione dopo l’esproprio, la vandalica

asportazione di materiali furono cause ultime e non minori del crollo avvenuto nella notte

del 13 Ottobre del 1971.

Si verificò una falla larga otto metri circa ed estesa dal primo piano alla copertura nel fronte

occidentale, e sprofondarono larghi tratti di volte della copertura con relative sovrastruttura,

le volte del primo piano e murature interne.

1. LA ZISA | Palermo 1978-1980

A sinistra, Lo

squarcio del

fronte Ovest.

A destra, Immagini

delle strutture

superstiti.

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Intervento di restauro

Al primo sopralluogo, lo squarcio del prospetto occidentale, la precarietà delle strutture

superstiti e sconnesse, l’allarmante gravità delle lesioni che prevedeva ulteriori imminenti

crolli, lo stato generale di abbandono del monumento, suggerirono un “restauro

archeologico”: non ricostruire le parti crollate e consolidare le parti restanti.

Questa ipotesi,avanzata dalla scarsa fiducia nei confronti dell’amministrazione che fino ad

allora aveva inadeguatamente affrontato la difesa del patrimonio architettonico, fu presto

accantonata.

Si procedette a delineare un progetto di massima, limitato agli interventi urgenti che

prevedevano il consolidamento delle coperture e delle murature.

L’approvazione del progetto esecutivo avvenne dopo due anni, e comprendeva tre fasi:

1. Opere di consolidamento

2. Ricostruzione delle murature e delle coperture

3. Opere di “Cosmesi”

1. LA ZISA | Palermo 1978-1980

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1. Opere di consolidamento

Per primi vengono effettuati gli interventi di tamponamenti e muratura di mattoni, con

alleggerimento delle volte asportando circa 800 mc di materiale gravante sui rifianchi, per

costruire i piani di calpestio.

Le volte originarie, una volta alleggerite, sono state poi consolidate con uno strato di

conglomerante cementizio a granulometria fine armato con rete metallica, e sono stati

costruiti dei cordoli in cemento armato lungo le murature sui quali sono appoggiate le

solette di c.a. precompresso.

Molti architravi in legno sovrastanti o nicchie quasi completamente infradiciate sono stati

sostituiti con architravi in legno rinforzati da rinforzi in ferro o cemento armato.

1. LA ZISA | Palermo 1978-1980

Immagini

relative al

processo di

alleggeriment

o delle volte e

il loro

consolidamen

to con uno

strato di

conglomerant

e cementizio.

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Notevoli sono stati gli interventi di bonifica generale delle murature.

Alcuni saggi hanno fatto emergere che la malta di allettamento era quasi del tutto

decalcificata e che la muratura presentava gravi soluzioni di continuità.

Si sono previste delle iniezioni di boiacca cementizia attraverso un sistema di fori.

La bonifica ha previsto anche il risarcimento delle lesioni attraverso le cuciture con barre

d’acciaio sigillate con resina epossidica.

Si è prevista inoltre l’imbracamento delle travi reticolari dei muri di ambito della zona

crollata.

Il continuo aggravamento delle condizioni statiche ha costretto la predisposizione di una

ingabbiatura dell’intero edificio con barre verticale di acciaio, ancorate alle dolce di

fondazione con micropali e tiranti orizzontali con trefori di acciaio armonico annegato alle

murature.

1. LA ZISA | Palermo 1978-1980

Prospetto Est, indicazioni relative alla

sigillature delle lesioni.

ProspettoSud, indicazioni della

maglia delle perforazioni per le

iniezioni di boiacca di cemento.

Prospetto Ovest, indicazioni delle

barre verticali di acciaio.

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2. Ricostruzione delle murature e delle coperture

Conclusi i lavori di consolidamento, nel 1978, si

diedero avvio ai lavori per la ricostruzione delle

murature e delle volte crollate , per riconfigurare

integralmente il monumento nelle sue strutture e

sovrastrutture in copertura, e nella organicità dei

suoi spazi interni ed originari.

Le volte sono state riprodotte con dei getti di

cemento armato.

Il restauro del paramento murario è avvenuto

mettendo in pratica il concetto di “restauration à

l’idéntique”: ovvero si è ricorsi a tecniche di

taglio della pietra attuali, pur mantenendo le

stesse dimensione dei blocchi lapidei.

Non si è tenuto conto delle raccomandazioni

tipiche del restauro archeologico che prevede di

segnare con fondini ribassati o con laminette di

ferro o cotto, il perimetro delle zone riprese,

perché “i singoli conci, figli del loro tempo,

parlano a noi meglio di qualsiasi didascalica

sottolineatura”.

1. LA ZISA | Palermo 1974-1980

Particolare della murquana, e della ricostruzione

della volta in cemento armato.

Particolare del paramento murario .

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3. Opere di “Cosmesi”

Le manutenzioni seicentesche del castello della Zisa hanno “falsificato” gli apparecchi

lapidei ricorrendo a un intonaco, realizzato con la funzione di simulare uno spartito lapideo

più perfetto di quello naturale, di sigillare le giunture e di saturare in superficie la pietra

altrimenti porosa e corrodibile.

Negli anni ‘50 del Novecento, i restauri hanno previsto la stonacatura di alcune parti per

mettere in luce la struttura lapidea.

1. LA ZISA | Palermo 1974-1980

L’intervento di restauro in oggetto

ha rifiutato il rifacimento

dell’intonaco. Si è optato per

l’utilizzo di vernici trasparenti a

base di resine per proteggere

l’apparecchiatura muraria a vista.

Tuttavia, insieme alla vernice, è

stata pensata una velatura del

colore della pietra per restituire

un’omogeneità cromatica,

altrimenti perduta a furia di

manutenzioni e rifacimenti

parziali.

La Zisa, Facciata principale.

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Conclusioni

Nel restauro della Zisa, il progettista e i consulenti si sono trovati ad optare tra un restauro

archeologico e un restauro architettonico.

Con il primo, la Zisa sarebbe dovuta restare un rudere archeologico.

Con il restauro intrapreso, invece, oggi la Zisa si appresta a ospitare funzioni museali e

terziarie, uniche garanzie di un adeguato mantenimento.

Pertanto si è recuperata un’ immagine storicamente valida quanto architettonicamente

unitaria e si è ricostituita l’unità della composizione architettonica e cromatica per

tramandare l’autentica forma significante del Monumento.

1. LA ZISA | Palermo 1974-1980

Vedute del castello e del parco.

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Premessa

La casa delle Nozze d’Argento è una domus

romana della città antica di Pompei. Si trova

nel Vicolo delle Nozze d’Argento (Regio V,

Insula 2).

Il suo nome deriva dal fatto che i resti

archeologici furono ritrovati negli scavi del

1893, anno delle nozze d’argento di Umberto

e Margherita di Savoia.

La casa, costruita nel 300 a.C., ha subito nel I

secolo d.C., in età augustea, opere di

ammodernamento.

La casa si contraddistingue per le sue grandi

dimensioni. Il suo atrio tetrastilo è tra i più

grandi della città antica di Pompei.

Presenta un peristilio rodio, e affreschi

murari.

Vista la ricchezza degli elementi,

probabilmente la domus apparteneva ad un

ricco abitante.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

Casa delle Nozze d’Argento, in alto l’atrio tetrastilo, in basso

il peristilio rodio.

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Lineamenti storici

La città antica di Pompei, seppellita dalle ceneri e dai lapilli vulcanici dell’eruzione del

Vesuvio del 79, è stata restituita grazie ad una serie di scavi archeologici intrapresi per la

prima volta nel 1748.

Nel 1980, la città fu colpita dal terremoto dell’Irpinia. Tra gli anni novanta del Novecento e il

primo decennio del nuovo millennio, furono stanziati vari finanziamenti internazionali per

continuare gli scavi e per restaurare le parti già scavate.

In questo periodo si inquadra l’intervento di restauro e destinazione museale della Casa

delle Nozze d’Argento, affidato ad un gruppo di lavoro multidisciplinare, il cui capogruppo è

Paolo Marconi.

La committenza è Kress Foundation (per il World Monuments Fund) e la Soprintendenza

Archeologica di Pompei.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

Planimetria con le suddivisioni degli scavi, e

immagine storica degli scavi.

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La domus romana è stata nel corso del XX secolo soggetta a vari interventi di restauro che

hanno interessato la copertura.

Nel 1907-1909, il tetto è stato ripristinato con un sistema di travi e travicelli lignei.

I successivi interventi di restauro hanno modificato il significato architettonico e lo scopo

tecnico originari delle strutture, sia per il fascino delle rovine sia per un disfattismo

istituzionale che dubita ogni possibilità di fare manutenzione.

Infatti, la struttura della copertura venne mutata nel 1968-75, per deviare lo smaltimento

delle acque piovane dall’impluvium, diminuendo così le opere di manutenzione ordinario del

sistema fognario.

La canalizzazione dell’acqua piovana avviene attraverso una grondaia all’interno dello

spessore della trave cementizia, i discendenti sono tubi in eternit suborizzontali, appesi al

solaio con filo di ferro.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

Pompei,

Immagini

storiche

della Casa

delle

Nozze

d’Argento.

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Intervento di restauro

L’intervento di restauro

proposto da Paolo Marconi

e dalla sua equipe si

concentra su tre aree:

1. Atrio Tetrastilo

2. Peristilio Rodio

3. Oecus Tetrastilo

Gli interventi hanno in

comune il rifacimento delle

coperture, concepite in

legno e posizionate nei fori

antichi secondo le

modalità antiche.

Nel progetto è previsto

anche un programma di

manutenzione che

comprende anche alla rete

idrica e fognaria.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

Casa delle Nozze d’Argento, Planimetria di inquadramento.

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1. Atrio tetrastilo

Il progetto prevede che il manto di copertura sia

composto da tegole e coppi in laterizio, con

dimensioni e fogge tradizionali, ma per

distinguerle, le nuove saranno marcate con le

date dei lavori.

Per smaltire l’acqua piovana saranno ripristinate

la parte terminale della tegola, la sima laterizia

munita di un foro in una protome leonina o

canina, realizzata secondo calchi di elementi

similari, e la parte terminale dei coppi, l’antefissa,

anch’essa in laterizio.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

Sistema di raccolta delle acque meteoriche.

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Si prevede la progettazione del solaio ligneo, secondo le disposizione della legge

antisismica.

Esso è composto da una sovrapposizione di travi, travicelli, regoli e tavolati, concatenati

attraverso appositi elementi metallici inossidabili e armature leggere dei cordoli sommitali.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

Cordolo di muratura armata e

meccanismi di ancoraggi delle

struttura di copertura al cordolo e alle

pareti su cui poggiano le travi.

Tipi di coperture lignee composte da

mezze capriate e da travi inclinate

secondo pendenza.

Cornice di architrave corinzio in

legno e sua connessione alle

strutture di copertura a capriata.

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l soffitto a lacunari è pervenuto quasi intatto. Il progetto prevede di rivestirli in stucco o di

lasciarli in legno a vista.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

Atrio corinzio, particolari del soffitto a lacunari. Atrio corinzio, soffitto a lacunari.

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Le parti interne

Risultando impossibile ripristinare la

situazione di età sillana poiché sono stati

fatti una serie di interventi irreversibili che

hanno modificato gli spazi interni della

magione, si conserverà questa ultima fase.

Nella fase esecutiva, tuttavia, si prevede di

delineare nel muro le altezze delle antiche

porte, ripristinando gli imbotti in legno.

Il portale di ingresso sarà progettato

tenendo conto dei disegni e delle

descrizione degli studiosi, sarà imponente

per ridare un tono di nobiltà alla casa.

Gli affreschi saranno restaurati dai tecnici

dell’ICR, col metodo classico.

I pavimenti verranno restaurati secondo il

metodo archeologico, conservando e

proteggendo quelli originali.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

Portone ligneo desunto dalle tracce nella soglia e

negli stipiti.

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2. Peristilio Rodio

Anche nel peristilio rodio, si programma la ricostruzione delle coperture. Qui i lacunari

lasciano il posto ai travicelli tessuti ortogonalmente agli architravi destinati a supportare le

tegole e relativa sima.

3. Oecus Tetrastilo

Si prevede il ripristino della volta lignea attuale, frutto di un recente ripristino del 1907, ad

opera di Ruggieri.

I pavimenti musivi presentano un dislivello, dovuto ad un probabile cedimento causato da

una vena d’acqua superficiale. Gli stilobati vengono conservati così come sono, livellando

gli architravi delle colonne ottagonali.

Si prevede di rifare il tetto in legno e i supporti in legno delle centine per ricostruire il manto

in stucco voltato a botte sul quale saranno riportati i frammenti di stucco originali tentando

di ripristinare, sommariamente il disegno geometrico dei lacunari.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

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Conclusioni

Il caso di Pompei è un unicum. Il problema della sua conservazione è legato al fatto che il

monumento si trova in bilico tra stato di rudere e monumento.

Questo equilibrio non può durare a lungo, data la sua continua esposizione ad intemperie, a

sismi.

Le scelte progettuali presentate sono destinate alla preservazione del significato

architettonico del monumento.

Restituire il significato architettonico alle macerie dell’architettura è doveroso se esse sono

ancora in condizioni di conservazione e di leggibilità tali da consentirlo e se esse lo

meritano per il loro interesse storico ed artistico.

La copertura è la parte più deperibile, ma anche la parte più strategica delle strutture ai fini

della preservazione di ciò che ne è protetto.

Ripristinare il tetto è il passo fondamentale per la conservazione e la tutela dell’architettura.

Il restauro della Casa delle Nozze d’Argento doveva essere il restauro di un modello al vero,

costituito da parti autentiche, di casa pompeiana di gran classe.

l’allestimento museale prevedeva un’illuminazione a braccio o su candelabri calcati sugli

originali conservati presso il museo si Napoli alimentati con condotti minimali.

Alcuni mobili strategici riprodotti sulla base dei prototipi museali.

Tutto ciò al fine di conferire alla casa una didascalicità che faccia intendere la qualità

abitativa del monumento.

2. CASA DELLE NOZZE D’ARGENTO| Pompei 1998-2000

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Premessa

La Basilica Palladiana è l’edificio simbolo di

Vicenza. Progettata da Andrea Palladio e

completata nel 1614, è stata

inserita dall'Unesco nella lista dei beni

patrimonio dell’umanità nel 1994.

Tra il 2007 al 2012 la Basilica è stata oggetto di

un complesso ed articolato intervento di

restauro architettonico, funzionale ed

impiantistico grazie al fondamentale

contributo della Fondazione Cassa di

Risparmio di Verona Vicenza Belluno e

Ancona.

Il progetto è stato elaborato dal gruppo

guidato da Paolo Marconi e composto da

Salvador Perez Arroyo, Eugenio Vassallo,

Maurizio Milan (Favero & Milan Ingegneria),

Tifs Ingegneria, Andrea Piero Donadello.

Al restauro della Basilica Palladiana di Vicenza

è stato assegnato il Premio 2014 dell'Unione

Europea “Concorso Europa Nostra” per la

conservazione del patrimonio culturale.

3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

Vicenza, Basilica Palladiana

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Lineamenti storici

Il primo nucleo della Basilica Palladiana era

costituito dal Palazzo della Ragione, sede delle

magistrature pubbliche cittadine e di botteghe al

piano terra.

Venne realizzato tra il 1449 e il 1460, operando

su alcuni edifici pubblici medievali preesistenti.

La tradizione attribuisce al maestro Domenico da

Venezia la progettazione dell'ampio salone

superiore con copertura lignea a carena di nave

rovesciata rivestita da lastre di piombo.

3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

Basilica Palladiana, primo nucleo 1200.

Basilica Palladiana, fase 1450.

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Nel 1481 iniziarono i lavori progettati dal maestro

Tommaso Formenton per cingere tre fronti del

palazzo con un duplice loggiato, escludendo il

lato est dove già sorgeva la medievale Domus

Comestabilis.

Tra il 1495 e il 1496 venne realizzato da Pietro

Lombardo lo scalone d’accesso al loggiato

superiore.

Nel 1496 il crollo dell’angolo sud-ovest delle logge

diede vita ad un intenso dibattito sulla

ricostruzione che coinvolse i più importanti

architetti del tempo: Jacopo Sansovino,

Sebastiano Serlio, Michele Sanmicheli e Giulio

Romano.

3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

Basilica Palladiana, disegni di Andrea Palladio, 1570.

Basilica

Palladiana,

1481.

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Solo nel 1546 il Consiglio cittadino diede il

proprio assenso alla proposta di Giovanni da

Pedemuro e di Andrea Palladio.

L’approvazione del progetto nel maggio del

1549 segnò la consacrazione artistica di

Palladio.

Il complesso medievale preesistente venne

circondato da due ordini di logge sovrapposte;

fu scelta la soluzione a serliana (una struttura

composta da un arco a luce costante affiancato

da due aperture laterali rettangolari di

larghezza variabile per compensare la

differenza di larghezza delle campate).

3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

Vicenza, incisione del 1604, autore anonimo.

Basilica

Palladiana,

1550.

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La realizzazione del primo ordine di arcate su piazza dei Signori e sulla piazzetta oggi

dedicata a Palladio si concluse nel 1561; il secondo livello venne completato nel 1597 dopo

la morte dell'architetto, mentre la costruzione del prospetto su piazza delle Erbe terminò nel

1614.

3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

Basilica Palladiana, veduta XVIII secolo.

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3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

Per alleggerire il carico sulle murature, nel 1827 su progetto di Bartolomeo Malacarne,

venne rifatta la copertura con la sostituzione dei grandi archi lignei e del rivestimento

esterno in piombo con uno più leggero in rame.

Basilica Palladiana, incisione del XIX secolo.

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Durante la seconda guerra mondiale,

il 18 marzo 1945, la grande carena

lignea di copertura del salone venne

colpita da un bombardamento e

crollò. Venne ricostruita in cemento

armato e legno nel 1948.

Nel 2002 il Comune di Vicenza lanciò

un concorso internazionale per il

restauro conservativo e funzionale

realizzato tra il 2007 e il 2012.

La Basilica è stata riaperta al

pubblico il 5 ottobre 2012.

3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

Basilica Palladiana, immagini dopo i

bombardamenti del 1943.

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Intervento di restauro

Allo scopo di preservare le straordinarie qualità figurative e spaziali del monumento e

garantirne la funzionalità con adeguamenti impiantistici idonei alle rinnovate destinazioni

d’uso, in particolare i grandi eventi culturali in grado di attirare un vasto pubblico, il

progetto e i lavori di restauro si sono articolati su tre fronti:

1. Interventi dedicati all’apparato decorativo interno ed esterno: pulitura, consolidamento e

protezione dei materiali;

2. Dotazione impiantistica, con l’utilizzo di passaggi esistenti, differenze di quota e

sottofondi delle pavimentazioni per la stesura di nuove reti impiantistiche;

3. Restauro della grande copertura a carena di nave rovesciata, distrutta da una bomba

durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruita con elementi strutturali ad arco in

calcestruzzo armato.

3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

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3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

1. Apparato decorativo

Per arrestare i fenomeni di degrado presenti, il paramento lapideo, interno ed esterno, è

stato soggetto ad un preliminare intervento di pulitura. Successivamente esso è stato

consolidato e protetto.

In seguito, è stato realizzato il pavimento in terrazzo veneziano, “rimiscelato” basandosi sui

resti del pavimento originario ritrovato nel corso della rimozione di quello realizzato nel

dopoguerra. Dopo il trattamento finale ad olio, la “veneziana” risalta nella sua tonalità di

colore.

2. Dotazione Impiantistica

Al di sotto del pavimento sono stati installati gli impianti di riscaldamento e di

raffrescamento, che consentiranno di mantenere una temperatura costante fino a 3-4 metri

d’altezza.

Sono stati predisposti all’interno tutti gli impianti elettrici e di illuminazione.

La coibentazione ed il trattamento acustico dell'ambiente solenne del Salone ne

consentiranno tra l'altro anche un uso concertistico, finora impossibile, oltre quello per

conferenze in modo finalmente adeguato sotto il profilo impiantistico.

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3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

Tavola Interventi di Pulitura

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3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

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3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

3. Il restauro della grande copertura

L’intervento alla copertura ha permesso

di salvare il rivestimento in rame e la

gran parte dei rivestimenti lignei, e di

sostituire i grandi archi in calcestruzzo

con legno lamellare più adatto a

rispondere a eventuali oscillazioni

sismiche.

Basilica Palladiana, studio delle coperture

In alto lo stato di fatto, in basso lo studio del

comportamento statico

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Conclusioni

Il progetto di restauro, elaborato tra il 2004 ed il 2006, richiedeva di coniugare le esigenze di

conservazione con quelle di valorizzazione, garantendo condizioni di sicurezza e benessere

ambientale per consentire, oltre alla visita della Basilica in ogni sua parte, anche un utilizzo

adeguato al valore storico e monumentale dell’edificio.

Oggi l’intero complesso monumentale, gli spazi espositivi e per l’accoglienza risultano

adeguati a ospitare grandi mostre; il salone del primo piano può accogliere importanti

eventi in regime di benessere ambientale e di sicurezza; l’accesso alla terrazza panoramica

del secondo piano è garantito per un pubblico numeroso; l’intero monumento può essere

visitato e percorso in ogni sua parte anche da persone diversamente abili.

A lavori conclusi, la Basilica è stata restituita alla città e al mondo come centro culturale

capace di ospitare manifestazioni di caratura internazionale e come punto di riferimento per

la cittadinanza con la rivitalizzazione degli esercizi commerciali e dei punti di ristoro

presenti al piano terra, influendo in modo incisivo sulla logica funzionale urbana

complessiva.

3. BASILICA PALLADIANA | Vicenza 2007-2012

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Premessa

Il concorso internazionale per il restauro

dell’importante complesso monumentale

del tempio-cattedrale dell’acropoli di

Pozzuoli, promosso dalla Regione

Campania nel 2003, rappresenta un evento

eccezionale nel variegato panorama del

restauro architettonico italiano.

Oltre all’eccezionalità del bando, il

concorso ha rappresentato un confronto

esemplare per la contemporanea presenza

di tutti gli esponenti dei principali

orientamenti attuali, teorici e operativi, del

restauro in Italia.

Paolo Marconi, capogruppo di un gruppo

multidisciplinare e molto ampio di

progettisti e consulenti, ha presentato un

progetto dal titolo: “Tempio/Cattedrale:

Composito Oppositorium.

4 TEMPIO-CATTEDRALE A POZZUOLI | Concorso di idee 2003

Pozzuoli, individuazione dell’area oggetto di studio su ortofoto.

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Lineamenti storici

Il monumento è una cattedrale barocca costruita su di un antico tempio romano, con

consistenti parti di restauro realizzate negli anni Sessanta e Settanta dall’architetto Ezio De

Felice, all’interno di una ricca area archeologica.

4 TEMPIO-CATTEDRALE A POZZUOLI | Concorso di idee 2003

Tempio-Cattedrale di Pozzuoli, Pianta.

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Tempio/Cattedrale: Composito Oppositorium

Il progetto ha tenuto conto della casistica dei Templi antichi, realizzando il pavimento

marmoreo della Cattedrale in piano al livello seicentesco ma evidenziando lo spiccato

interno del tempio romano grazie alle due gallerie realizzate al livello antico. Quest’ultime

sono destinate, oltre che alla celebrazione liturgica, all’esame dei frammenti lapidei

presentati sui muri della cella.

4 TEMPIO-CATTEDRALE A POZZUOLI | Concorso di idee 2003

Tempio-Cattedrale di Pozzuoli, Planimetria quota 38.37

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4 TEMPIO-CATTEDRALE A POZZUOLI | Concorso di idee 2003

Tempio-Cattedrale di Pozzuoli, Prospetti e sezioni

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4 TEMPIO-CATTEDRALE A POZZUOLI | Concorso di idee 2003

Tempio-Cattedrale di Pozzuoli, Schizzi Tavola 1

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4 TEMPIO-CATTEDRALE A POZZUOLI | Concorso di idee 2003

Tempio-Cattedrale di Pozzuoli, Schizzi Tavola 2

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Tempio/Cattedrale: Composito Oppositorium

L’accesso avviene da Pronao, ripristinato grazie al

soffitto e ai lacunari come richiesto dal bando, con una

vetrata dell’aspetto esterno marmoreo che sostituisce la

parete Sud della Cella.

Il campanile viene ricollocato nella posizione originaria.

4 TEMPIO-CATTEDRALE A POZZUOLI | Concorso di idee 2003

Tempio-Cattedrale di Pozzuoli, Render di progetto.

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Conclusioni

Seppure, nella relazione introduttiva al bando, curata da Giovanni Carbonara, sono espressi

con chiarezza i principi dell’attuale approccio “critico-conservativo”al tema di restauro, allo

stesso tempo, si è garantita la massima apertura ai diversi e autorevoli orientamenti in

materia.

Paolo Marconi, fautore di una linea di restauro definibili in termini di “manutenzione-

ripristino, privilegia l’apprezzamento estetico del monumento e la sua formulazione

architettonica originaria.

4 TEMPIO-CATTEDRALE A POZZUOLI | Concorso di idee 2003

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Riferimenti Bibliografici

• AA.VV., Che cos’è il restauro? Nove studiosi a confronto, Marsilio Editore, Venezia, 2005

• Caronia G., Il restauro del Castello della Zisa in Palermo, in Galloni F. (a cura di), Il restauro

delle costruzioni in muratura. Problemi metodologici e tecniche di consolidamento, Edizione

Kappa, Roma, 1982.

• Marconi P., Arte e cultura della manutenzione dei monumenti, Laterza, Bari, 1990

•Marconi P., Il restauro della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei, in Centroni A. (a cura di),

Manutenzione e recupero nella città storica. L’inserzione del nuovo e nel vecchio a trenta

anni da Cesare Brandi, Gangemi Editore, Roma, 2004

• Marconi P., Il recupero della bellezza, Skira, Milano, 2005

• Marconi C. (a cura di), Paolo Marconi. Il restauro dei monumenti. Cultura, progetti e cantieri

1967-2010, Gangemi Editore, Roma, 2012

•http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/database/page_musei/pagina_musei.as

p?ID=11&IdSito=56

•http://www.comune.vicenza.it/cittadino/scheda.php/42724,47267

•http://www.monumentinazionali.it/regioni/veneto/basilica_palladiana_vicenza.htm

•http://www.vaga.info/seminari/basilica/basilica2.htm

•https://www.youtube.com/watch?v=yqScOY21ptY