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C.I. per la Conoscenza del Costruito Storico Prof. G. Mirabella Roberti Elementi di Teoria del Restauro Il dibattito sul restauro architettonico in Italia alla metà dell’Ottocento Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 1

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C.I. per la Conoscenza del Costruito Storico Prof. G. Mirabella Roberti

Elementi di Teoria del Restauro

Il dibattito sul restauro architettonico in Italia alla metà dell’Ottocento

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 1

Il dibattito sul restauro architettonico in Italia alla metà dell’Ottocento tra stile, filologia e storia

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 2

L’Italia della prima metà del secolo XIX, per ragioni legate

prevalentemente alla situazione politica del paese, ancora diviso in

piccoli stati con realtà sociali e culturali diverse tra di loro, non è

caratterizzata da quel dibattito di grande respiro tipico delle vicine

Francia e Inghilterra.

In epoca pre-unitaria, infatti, la cultura artistica italiana poneva le basi

della teoria e della prassi del restauro pittorico, mentre approfondiva

quello archeologico, limitando il restauro architettonico ad evento

sporadico.

Il dibattito sul restauro architettonico in Italia alla metà dell’Ottocento tra stile, filologia e storia

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 3

Solo tra fine ’800 e primi ‘900, quando i dibattiti d’oltralpe percorrono la

penisola, si assiste a una romantica riscoperta della storia e dell’arte

del passato, medievale soprattutto, satura di valori artistici e morali di

stampo nazionalistico che ben si coniugano con l’esigenza risorgimentale

di unità nazionale.

Nel nuovo clima culturale dell’Italia unita, nulla meglio dell’architettura

riflette e rappresenta tale passato.

L’architettura è e viene considerata il documento storico per

eccellenza.

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo OttocentoEsperienze di restauro stilistico in Piemonte

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 4

in Italia, a differenza degli altri stati europei, il legame con la

tradizione classica è molto forte.

l’attenzione per l’architettura neogotica si diffonde comunque a partire

e prevalentemente dalle regioni del nord e in particolar modo in

Piemonte, alla corte sabauda.

Dopo il breve periodo della dominazione francese e al ritorno del

Piemonte ai Savoia (1814), Torino vide rinascere un certo splendore

grazie alle scelte della committenza reale, fortemente orientata verso

un revival medievale in accordo con gli ideali della restaurazione.

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento

Esperienze di restauro stilistico in Piemonte

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 5

Il recupero del linguaggio medievale è una

delle componenti del programma dinastico.

Pelagio Pelagi (1775-1860), sin dal 1832, fu

decoratore dei palazzi reali. affiancando

l’architetto Ernesto Melano, progettò e diresse

la decorazione degli spazi interni del castello di

Racconigi, secondo uno stile eclettico,

realizzando ex-novo alcuni padiglioni tra cui le

serre in stile neogotico.

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento

Esperienze di restauro stilistico in Piemonte

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I L C A S T E L L O D I R A C C O N I G I

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento

Esperienze di restauro stilistico in Piemonte

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Dal punto di vista della dottrina, emerge in questo periodo la figura di

Carlo Cattaneo (1801-1869).

Sulla rivista Il Politecnico, fondata nel 1839, sin dal primo editoriale

Cattaneo affronta il tema del restauro, considerato principalmente

come questione letterario - filosofica per poi ampliarsi come problema

metodologico – operativo.

Nell’articolo Del restauro di alcuni edifici di Milano, prendendo

spunto proprio da interventi operati nel capoluogo lombardo, egli

enuncia la propria idea di restauro che “perché non diventi opera di

guasto o di sterminio deve conservare al monumento la sua indole

propria e nativa”.

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Piemonte

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 8

Si può leggere in questo scritto, un primo

tentativo di riconoscere una certa “supremazia

del dato storico su quello estetico” nonché

un’ostilità per l’intervento artistico.

Gli architetti sono invitati a procedere “con

libertà nelle opere proprie, ma (…) con riserbo

nelle cose altrui”.

Al contempo egli elogia il ripristino e i

completamenti in stile.

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Toscana

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Tra i completamenti in stile a

Firenze:

la facciata neo-gotica della

basilica di Santa Croce (1853-

1863), su disegno dell’architetto

Nicolò Matas (1798-1872), dopo

la costruzione nel 1847 del

campanile goticizzante, opera di

Gaetano Baccani (1792-1867)

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Toscana

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L A B A S I L I C A D I S A N T A C R O C E , P R I M A E

D O P O I L R E S T A U R O

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Toscana

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 11

la nuova facciata di Santa Maria del Fiore

(1876-87), affidata all’architetto Emilio de

Fabris (1808-83) in seguito al concorso vinto

nel 1868 e da lui condotta sino alla morte,

con vicende segnate dalla lunga disputa sulla

tipologia tricuspidata o monocuspidata

(infine prescelta) per essere poi ripresa

dall’architetto Luigi Del Moro (1845-97)

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Toscana

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 12S A N T A M A R I A D E L F I O R E

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

A Milano, si assiste a numerose esperienze di liberazione delle antichechiese medievali dalle aggiunte di tarda epoca barocca.

Nel 1857, un’apposita commissione, formata dagli architetti Bisi, Brocca, Schmidt (sostituito nel 1859 da Giuseppe Pestagalli), studiò per la basilica di Sant’Ambrogio l’assetto che a grandi linee tuttora conserva: una ricostruzione ipotetica delle forme medievali antecedenti il crollo del 1196.

Nel 1891, su disegno del Landriani, verrà completato il quinto ripiano della torre campanaria e ne sarà costruito un sesto.

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Sant’Ambrogio a Milano

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

Carlo Maciachini (1818-1888), l’architetto del Cimitero Monumentale, restaurerà a Milano le chiese di S. Simpliciano (1870), S. Eustorgio (1871), S. Marco (1871) e Santa Maria del Carmine (1880), ricostruendone le facciate con ampia reinvenzione delle parti mancanti, di cornici e pinnacoli, raggiungendo così un’unità stilistica solo a livello decorativo.

A Trieste, nel Borgo Teresiano, lavorerà nella Chiesa serbo–ortodossa di San Spiridione (1861–1868), in stile neo-bizantino, sostituendo le parti rimosse o perdute con interpretazioni di pura fantasia.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

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chiesa di S.

Simpliciano

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 19A S I N . , L A C H I E S A D I S A N T ’ E U S T O R G I O . A D S . , L A C H I E S A D I S A N T A M A R I A D E L C A R M I N E

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

L’architetto Paolo Cesa-Bianchi (1840-1920) libera la facciata della Chiesa di San Babila dalla facciata barocca che Aurelio Trezzi aveva sovrapposto nel 1604, riprogettandola ex novo in stile.

In realtà, non rimaneva traccia della vecchia facciata romanica, demolita all’inizio del ‘600 per allungare l’aula (di queste si erano trovate però le fondamenta nella posizione originale), ma questo non fermò l’opera.

Tale mancanza non fu considerata grave “giacché la semplicità della costruzione del fianco, la semplicità delle fronti antiche” di chiese con gli stessi caratteri permise di definire la nuova facciata.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

San babila, milano. a sinistra la facciata seicentesca prima deirestauri; a destra la facciata in stile romanico dopo i restauri

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

Da sinistra a destra. San Babila, in una incisione seicentesca. P. Cesa Bianchi, disegno di modifica del primo progetto per la facciata, presentato alla Commissione d'Ornato il 1° gennaio 1888. nuovo progetto con l’indicazione delle parti da demolire

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

Sempre a Milano, nel 1885 e 1888, si tenne, in due gradi, un concorso internazionale per la costruzione di una nuova facciata per il Duomo.

Vincitore fu il progetto neogotico di Giuseppe Brentano (1862-1889) che non venne però mai realizzato.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

A Como, sotto la direzione di don Serafino Balestra (dal 1863), si interviene sulla basilica di Sant’Abbondio, applicando il metodo “induttivo” di derivazione francese, con conseguente distruzione delle aggiunte al fine della riscoperta delle presumibili o presunte forme originarie.

Seguendo la medesima regola dell’adeguamento stilistico, viene realizzato il restauro del San Carpoforo (1864-1909) nonché quello del San Fedele (dal 1867).

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico in Lombardia

A Brescia, la relazione relativa ai lavori previsti per il restauro di Palazzo della Loggia (1863) dell’architetto Giuseppe Conti mostra una netta aderenza ai principi francesi di non-alterazione dell’idea originale e di riproduzione delle parti mancanti secondo una imitazione del carattere, della maniera e del gusto locale dello stile, nonché delle tecniche costruttive.

Il fine è di ottenere con il restauro un’opera non distinguibile dalla parte antica esistente.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Venezia

A Venezia si distingue Pietro Selvatico (1803-1880), figura di spicco nel panorama artistico italiano.

Storico dell’architettura, fu dal 1849 anche docente di estetica e storia dell‘ architettura all’Accademia di Belle Arti di Venezia (ebbe tra gli allievi Camillo Boito).

Egli sostiene l’importanza di guardare al medioevo per rinnovare la cultura architettonica italiana.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Venezia

In quegli anni, importanti opere di restauro interessano:

la Ca’ d’Oro, su progetto dell'arch. Giovan Battista Meduna (1800-1880). si modificano profondamente sia il fronte principale sia gli interni

Palazzo Ducale, anch’esso modificato con operazioni di ripulitura e di unificazione dei dettagli decorativi.

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L A C À D ’ O R O D O P O I L A V O R I D I G . B . M E D U N A

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Venezia

Sempre a Venezia, Federico Berchet (1830-1909) restaura o meglio ricostruisce il Fondaco dei Turchi(1862-1890).

La fabbrica, con pianta ad “U” affacciata sul Canal Grande, era interamente realizzata in laterizi, originariamente rivestiti da lastre di marmo con motivi decorativi come medaglioni e sculture.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Venezia

Gravi problemi interessavano l’edificio: parte delle lastre di marmo erano cadute, alcune logge erano state occluse ed altre costruzioni si erano sovrapposte alla fabbrica.

Scopo del restauro è dare all’edificio un aspetto unitario di gusto medioevale.

Dopo uno studio di tutta la documentazione esistente, dei marmi di rivestimento rimasti e delle decorazioni, Berchet realizza un intervento caratterizzato da:

l’eliminazione di tutte le superfetazioni

il rivestimento completo delle facciate con nuove lastre marmoree

la regolarizzazione di tutte le aperture

la ricostruzione di due torrette angolari.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Venezia

Ispirandosi alla veduta di Venezia di Jacopo de Barbari (1500), Berchet decide di realizzare una serie di elementi decorativi di invenzione al fine di dare alla fabbrica un aspetto orientaleggiante: doccioni, terminazioni a merli triangolari, sfere poste alla sommità di ciascun merlo.

Berchet giunge, utilizzando un documento autentico in maniera del tutto arbitraria, a una riprogettazione dell’edificio in stile ottocentesco.

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Il Fondaco dei Turchi a Venezia

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Venezia

L’opinione pubblica veneziana si oppone violentemente a questo restauro, come anche alla volontà di rinnovare la basilica di San Marco, il cui restauro viene bloccato.

Nel dibattito si manifestano posizioni contrarie al restauro sulla base delrispetto dei materiali originari e dei segni della loro decadenza (patina).

La stessa S.P.A.B. (Society for Protection of Ancient Buildings) intervienepiù volte nel dibattito sin dal 1877.

Si tenta di giustificare operazioni di ricostruzione appellandosi ad una fonte attendibile scientificamente. In qualche caso, l’esigenza di documento è talmente forte che anche quando non esiste, si arriva ad inventarlo pur di provare l’esattezza delle scelte compiute.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Napoli

Federico Travaglini (1814-93) opera nel momento di passaggio tra la fine del Regno borbonico e l’inizio del nuovo stato

la città di Napoli, abbandonato il ruolo di capitale, si appresta a gettare le basi del proprio sviluppo commerciale, industriale e sociale.

Il suo primo approccio con la problematica del restauro riguarda il suo intervento più famoso, quello relativo ala chiesa di San Domenico Maggiore (1850-53).

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S A N D O M E N I C O M A G G I O R E ,

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Napoli

L’intervento su San Domenico era il terzo vasto programma di rinnovamento della chiesa dopo quelli già effettuati alla metà del ‘400 e nel 1670, con lo scopo di “sostituire forme ed ornati della decadenza, con i quali [la chiesa] era stata precedentemente restaurata, con il primitivo carattere della costruzione, ossia il gotico lombardo“

Nel 1849, egli viene scelto tra gli artisti invitati dal priore frà Michele Salzano a presentare proposte di restauro per la chiesa. Travaglini consegna i suoi elaborati dopo solo 24 giorni; elaborati contraddistinti da un elevato livello di approssimazione e che lasciavano molto spazio all’ improvvisazione.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Napoli

L’intervento riguarda l’interno della chiesa, senza alterare né l’esternoné la sacrestia, ancora oggi recante forme barocche:

l’apertura nella parete superiore della facciata di una bifora cheinterrompe la muratura di tufo giallo

il rivestimento delle pareti con stucchi colorati (fasce grigie e rosa) eduna doratura degli archi acuti e dei capitelli dei pilastri, ottenendo uncromatismo violento, compromettendo la lettura e l’aspetto originariodel complesso

lo spostamento e l’eliminazione di molti monumenti

la creazione di vetrate colorate per le nuove aperture gotiche.

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti –

Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci35

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Napoli

Con tali operazioni, l’architetto cerca di modificare struttura e apparato decorativo della chiesa in modo da ottenere un’immagine quanto più simile ai canoni gotici o meglio neogotici, da lui privilegiati.

Il risultato è purtroppo quello di un notevole pastiche che però alla riapertura della chiesa nel luglio 1853, fu accolto con grande entusiasmo dai fedeli, dal clero, dagli intellettuali e dai tecnici dell’epoca.

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Napoli

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A S I N I S T R A

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Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Napoli

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 38I L D U O M O D I T R O I A

Nel 1858, Travaglini lavora sul duomo di Troia, in

Puglia. Secondo i programmi dell’epoca, quest’ultimo

lavoro gli fu affidato con il preciso scopo di “ritornare

dallo squallore alla splendida sua magnificenza il

massimo tempio della cattedrale”.

Un intervento che si voleva di pura creazione e

abbellimento ma che rispetto a San Domenico, sarà

meno invasivo nei riguardi delle preesistenze e più

tenue nelle decorazioni.

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico a Napoli

L’opera di Travaglini sarà più tardi

cancellata dal de-restauro effettuato

dalla soprintendenza locale, all’inizio

degli anni ‘50.

Si avvierà infatti una eliminazione

degli apparati decorativi aggiunti

nell’‘800 per adeguare l’interno della

chiesa alla “rude nudità romanica”

degli esterni di epoca normanna.

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 39L A C A T T E D R A L E D I T R O I A . L ’ I N T E R N O P R O G E T T A T O D A T R A V A G L I N I N E L L ’ 8 0 0 E D O P O I L

D E - R E S T A U R O

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico nel sud Italia

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S E M P R E A N A P O L I , S I R I C O R D E R A N N O

G L I I N T E R V E N T I D I E N R I C O A L V I N O

( 1 8 0 9 - 7 6 ) R E L A T I V I A L L A :

F A C C I A T A D E L D U O M O D I N A P O L I

( 1 8 7 6 - 1 9 0 5 )

F A C C I A T A D E L D U O M O D I A M A L F I

( C R O L L O P A R Z I A L E 1 8 6 1 , P R O G E T T O

1 8 7 1 , P R I M I L A V O R I 1 8 7 2 - 7 6 ,

U L T E R I O R I L A V O R I E

C O M P L E T A M E N T O , D O P O L A M O R T E

D E L L ' A L V I N O , N E G L I A N N I 1 8 8 0 - 9 1 A D

O P E R A D I G U G L I E L M O R A I M O N D I ) .

Le inclinazioni conservative e il ripristino in Italia nel secondo Ottocento Esperienze di restauro stilistico nel sud Italia

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 41

C H I E S A D I S . C A T A L D O , P A L E R M O

A Palermo la chiesetta di San Cataldo,

del XII secolo, è liberata al suo interno, e

rinnovata esternamente nel 1884 da

Giuseppe Patricolo (1833-1905).

Mentre, ancora nel nostro secolo,

risponderanno al criterio dell'unità di stile

gli interventi sul Duomo di Messina

(1919-1920).

Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

In questo periodo emerge però anche la teoria del restauro filologico.

Il caposcuola sarà l’architetto milanese Camillo Boito (1836-1914) uno dei maggiori promotori del rinnovamento della cultura architettonica italiana e dei “padri fondatori” del restauro italiano

“si tratta della prima moderna dottrina di restauro, elaborata in ambiente italiano”

(G. CARBONARA 1997)

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 42

Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Distaccandosi, almeno in teoria, dal restauro in stile, e mantenendosi equidistante dalla posizioni tra loro opposte di Ruskin e Viollet-le-Duc, Boito indicherà come primario il valore storico e documentario dell’edificio, fatto di innumerevoli stratificazioni e parti aggiunte.

Da cui la necessità di rispettare la complessa verità storica del monumento senza sacrificarne alcune parti a vantaggio di altre.

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 43

Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

si iscrive all'Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove è allievo diPiero Selvatico e dove in seguito verrà nominato professore aggiuntodi architettura.

Dal 1860 al 1909, insegnerà all'Accademia di Belle Arti di Brera e, perben 43 anni, al Politecnico di Milano.

Forte sostenitore dell’architettura neomedievale, durante la sua lunga vita pubblica una notevole quantità di articoli e saggi di storia dell’architettura, che contribuiscono a fornire l’indirizzo principale all’architettura italiana dell’800

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 44

Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Boito fu strenuo sostenitore di una nuova architettura realizzata con materiali quali pietra e mattone, dichiarati all’esterno senza l’uso di intonaco e realizzata secondo volumi semplici.

Concetti che si esprimeranno nelle sue opere progettuali:

Il cimitero e l’ospedale di Gallarate

la scuola elementare di Padova

l'intervento nell'area medievale del Palazzo della Ragione di Padova,

dove realizzerà il palazzo delle Debite e l’edificio d’ingresso al Museo

Civico

il progetto per la Casa di riposo per Musicisti «Giuseppe Verdi» a

Milano.

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 45

Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Da sinistra a destra: l’ospedale di Gallarate, la scuola elementare della Reggia Carrarese in Padova, il palazzo delle Debite a Padova

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 46

Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

la Casa di riposo per Musicisti «Giuseppe Verdi» a Milano

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Boito si propone di riuscire ad offrire all’architettura un carattere peculiare e

marcato nell’Italia da poco unita.

Dopo il 1861, ci si pone infatti, il duplice problema di uno stile unitario da

adottare per l’intera nazione.

Boito, riprendendo la posizione di Selvatico, raccomanda l’adozione del

linguaggio romanico, in quanto stile che rappresenta il riflesso di una verità

etica, spirituale: è lo stile dei comuni italiani che si sono ribellati, da una

parte alla Chiesa e dall’altra all’impero tedesco, liberandosi dal loro giogo.

Il medioevo romanico è inteso come modello da seguire ma non da imitare o

riprodurre.

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Nell’ambito del restauro, Boito rifiuta di accettare la fine di un monumento senza intervenire ma non ne accetta neppure ricostruzioni arbitrarie e false: gli edifici che necessitano di cure vanno conservati così come la loro autenticità, in maniera tale da non ingannare chi osserva.

La soluzione proposta da Boito fa indubbiamente riferimento alla filologia, disciplina che, mediante l’analisi linguistica e la critica testuale, mira alla ricostruzione e alla corretta interpretazione di testi o documenti scritti.

Boito osserva in effetti come sia giusto restaurare un edificio antico utilizzando elementi nuovi in modo da renderne chiara la lettura complessiva; i nuovi elementi sono però da inserire tra segni diacritici, quei segni che in scrittura servono a distinguere una parola dal contesto nel quale è inserita (parentesi, virgolette, corsivo)

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Egli suggerisce cioè di utilizzare segni diacritici anche nel restauro,adottando per questa disciplina un metodo filologico attraversol’osservanza di 2 criteri fondamentali:

la distinguibilità dell’intervento (le parti nuove devono distinguersi dalle antiche)

la notorietà dell’intervento (ovvero, quando si esegue il restauro, esso va reso noto e pubblicato, in modo da non ingannare l’osservatore del manufatto oggetto d’intervento).

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

IV Congresso nazionale degli ingegneri e architetti (Roma, gennaio 1883)

L’ordine del giorno del 1883 è articolato in 8 punti relativi al restauro.I principi esposti rappresentano una sorta di prima Carta del restauroitaliano

Principi

Differenza di stile tra nuovo e vecchio;

Differenza di materiali da fabbrica;

Soppressione di sagome o di ornati;

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

IV Congresso nazionale degli ingegneri e architetti (Roma, gennaio 1883)

Principi

Mostra dei vecchi pezzi rimossi, aperta accanto al monumento;

Incisioni in ciascun pezzo rinnovato della data del restauro o di unsegno convenzionale;

Epigrafe descrittiva incisa nel monumento;

Descrizione e fotografie dei diversi periodi del lavoro, deposte nell’edificio o in luogo prossimo ad esso, oppure descrizione pubblicata per le stampe;

Notorietà.

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

1893, “Questioni pratiche di Belle Arti. Restauri, Concorsi, Legislazione, Professione, Insegnamento”

«Non dobbiamo ingannare i posteri col falso restauro, il restauro è una dolorosa necessità»

«I compimenti, se sono indispensabili, e le aggiunte, se non si possono scansare, mostrino non di essere antiche ma di essere opere d’oggi. e soprattutto, che bisogna conservare, non restaurare, piuttosto prevenire il restauro con il ‘mantenimento intelligente’»

Egli sintetizza il voto definendo quindi un primo schema di normativa,al fine di fornire ai restauratori gli indirizzi operativi più pratici

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

tre categorie di monumenti:

alla prima appartengono quei monumenti cui vanno applicati i principi ormai acquisiti del restauro archeologico. Per essi è consentita dunque solo l’anastilosi e le parti aggiunte vanno ben distinte dalle antiche, attraverso l’uso di materiali da costruzione diversi e per la mancanza di ornati lasciati appena abbozzati;

sui monumenti del Medioevo è invece permesso il restauro pittorico, in considerazione delle loro particolari esigenze formali, come la presenza di affreschi;

sui monumenti rinascimentali si applica il restauro architettonico. In particolare, sono vietate sia le aggiunte che i completamenti in stile o le alterazioni delle strutture; mentre le parti mancanti possono essere risarcite con parti moderne, che denuncino però chiaramente la loro modernità;

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Il restauro di Porta Ticinese a Milano (1860-1865)

Singolare esempio di architettura medioevale (impianto 1131 e metà sec. XIII) caratterizzato dal fatto di avere un solo arco a tutto sesto centrale compreso tra due torri

L’amministrazione comunale di Milano, nell’ambito del riassetto urbanistico della città, decide di elaborare un progetto preventivo di demolizione delle case addossate alla Porta (ing. Nazari)

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Il restauro di Porta Ticinese a Milano (1860-1865)

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Una commissione di esperti di cui faceva parte anche Camillo Boito, divisa tra

la conservazione e il ripristino (e perfino favorevole alla demolizione per

aiutare il traffico), alla fine ne delibera il 27 settembre 1860 il mantenimento

La “valorizzazione” del monumento implica la demolizione delle casupole

all’intorno, la rimozione di coperture, sopralzi, intonaci; vengono inoltre rifatti

alcuni tratti della torre di levante (rimasta incompiuta) e realizzato il

completamento della cortina centrale e di quella di ponente (rivestita di

mattoni) che vengono coronate con merlature guelfe e tetto a doppia falda

Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

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Svariate finestre sono inserite nella torre, al di là degli indizi emersi dalla

spicconatura dell’intonaco, oltre a 2 piccole feritoie, ai lati del gruppo

scultoreo, nel corpo centrale

Questi interventi permettono di isolare e ricomporre gli elementi

caratterizzanti “la forma prima” dell’edificio, la loro unità ed identità

tipologica

Rispondono alle necessità di tipo viario, destinando gli archi acuti laterali

emersi dai lavori di liberazione del monumento al traffico veicolare così come

altre bucature archiacute presenti nel resto della fabbrica. Il passaggio

pedonale avviene attraverso un porticato realizzato all’interno di un volume a

fianco della torre occidentale

Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Camillo Boito, Il restauro di Porta Ticinese a Milano (1860-1865)

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Camillo Boito, il restauro di Porta Ticinese a Milano (1860-1865)

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

Porta Ticinese a Milano

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Il restauro tra stile, filologia e storia. Camillo Boito: le formulazioni teoriche, la didattica, le esperienze tra architettura e tutela nell’Italia unita

L’impegno politico-legislativo

Decreto e Circolare del Ministero della Pubblica Istruzione 21 luglio 1882 sui restauri degli edifici monumentali

Legge 1035 del 29 settembre 1891 (creazione degli Uffici regionali per la Conservazione dei monumenti (Soprintendenze)

Legge 185 del 12 giugno 1902 e Legge 364 del 20 giugno 1909 (per la tutela dei monumenti e del paesaggio)

Legge 778 del 11 giugno 1922 “Tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico

Legge 1089 del 1 giugno 1039 “Tutela delle cose d’interesse artistico o storico

Legge 1497 del 29 giugno 1939 “Protezione delle bellezze naturali”

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Luca Beltrami (1854-1933)

Architetto e teorico milanese fu il fautore del

cosiddetto ‘restauro storico’

s’iscrive all’Accademia di Brera che abbandona

per frequentare i corsi di Architettura che

Camillo Boito aveva fondato nell’Istituto

Superiore di Studi (attuale Politecnico di Milano,

ingegneria civile)

Primo laureato della nuova scuola

nel 1877 si reca a Parigi dove partecipa al

concorso di ammissione all’École des Beaux Arts

s’inserisce nell’atelier di Pascal (uno dei

professionisti di prestigio che vi tenevano corsi

liberi)

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

ammesso al cantiere dell’Opera di Charles Garnier

con un incarico ufficiale segue i lavori di restauro all’Hotel de Ville realizzando

una serie di rilievi

Dalla Francia invierà a Milano alcuni suoi elaborati per partecipare al

concorso per l’insegnamento del disegno e del rilievo architettonico presso

l’Accademia di Brera, risultando vincitore

parteciperà al concorso per il monumento alle Cinque giornate risultando

primo, ma rinunciando in favore dello scultore Giuseppe Grandi

Sarà questo per lui un periodo di affinamento che lascerà profonde tracce in una

costante attenzione alla cultura francese

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

rientra a Milano per assumere l’insegnamento a Brera

diviene assistente di Boito al Politecnico (che sostituisce quando questi è chiamato a

Roma presso la Direzione generale di Antichità e Belle Arti)

Progettazione

inizia una prestigiosa carriera che lo condurrà a progettare numerosi edifici nella

Milano di fine secolo e dei primi anni del Novecento

palazzo per l’Esposizione permanente delle Belle arti

rilievi del Lazzaretto di Milano, offerti al Ministero

rilievi e restauri del Castello di Soncino

costruzione del fronte di palazzo Marino, verso piazza della Scala

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

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Il rapporto tra storia e restauro inLuca Beltrami

BELTRAMI si batterà per la sopravvivenza del Castello di Milano:minacciato di parziale demolizione e sventramento, in occasionedella realizzazione di quartieri periferici di grande prestigionell’area nord-ovest di Milano

Otterrà dal Ministero il vincolo per l’edificio e inizierà di lì a poco igrandi restauri che lo impegneranno anche nel primo decennio delsecolo

L’attività di ricerca storiografica, intensa, è in questo momento ingran parte legata ai monumenti milanesi: il castello, la Certosa diPavia

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

La notorietà conseguita con gli studi, la partecipazione ai grandi concorsiinternazionali per la costruzione della facciata del Duomo di Milano nefanno il referente naturale del Ministero della Pubblica istruzione

Nell’opera di conservazione dei monumenti, in ambito lombardo sarà delegato ministeriale e dal 1892 direttore dell’Ufficio tecnico regionale

In questa veste Beltrami sarà l’autore o il controllore del restauro diquasi tutti i principali monumenti lombardi, oltre un centinaio

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

oltre che a Milano, Beltrami sarà attivo anche a Roma:

membro delle Commissioni d’inchiesta per la costruzione del Policlinico e del palazzo di Giustizia di Roma e per le malversazioni avvenute in quell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti;

delle Commissioni di studio per la sistemazione del Tevere;

per la riorganizzazione della tutela dei beni culturali;

sarà interpellato anche per la sistemazione delle aree attorno a piazza Venezia, ai Fori Imperiali, per lo sbocco verso i Fori verso via Cavour. un aspetto questo che lo legherà profondamente alla cultura romana

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

storiografo dell’architettura e più in generale dell’arte, produrrà studi importanti su Leonardo da Vinci per lui, modello ideale di uomo del passato

Beltrami sarà inoltre scrittore, novellista e romanziere e le sue opere assumeranno grande valore artistico ma anche politico e sociale

Egli sarà inoltre giornalista satirico, tra i fondatori dl giornale “Il Guerin Meschino” e amministratore: consigliere comunale e assessore all’edilizia della città di Milano, poi politico: deputato nel 1892, senatore a vita nel 1905

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Beltrami è la maggior personalità della cultura architettonica lombarda tra 1884 e prima guerra mondiale

come co-fondatore, membro del comitato di redazione, e poi collaboratore della rivista Edilizia moderna, svolgerà anche una funzione di orientamento della cultura professionale di quegli anni

Nel periodo postbellico la sua influenza a Milano viene declinando forse perché troppo legato alla cultura dell’800, a una fedeltà a valori e ideali dell’Ottocento che non gli consentono alcun rapporto con i nuovi orientamenti dell’architettura e dell’arte

Contrario al liberty, estraneo al modernismo e al neo-monumentalismo classicista

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Il suo credo politico è ancora legato alla tradizione postrisorgimentale

Ostile a tutto ciò che non si mostri in continuità con la storia, che abbia carattere sovversivo, che rifiuti il passato, la tradizione come momento di esperienza e base per la creazione del presente

Da ciò si innescheranno:

forti polemiche culturali (con lo studioso milanese Ettore Verga, gli architetti Calderini e Piacentini, il critico Adolfo Venturi); o ancora

polemiche di carattere sociale (cfr. i volumi satirici sull’immaginario borgo di Casate Olona in cui egli ambienta fatti e polemiche milanesi e nazionali)

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Dopo la prima guerra mondiale riduce la sua attività professionale

Nel 1924 si trasferisce a Roma e per papa Pio XI (Achille Ratti) sidedica:

ai restauri statici della cupola di S. Pietro

alla costruzione della Pinacoteca Vaticana (1929)

Mantenendosi sempre lontano dal dibattito dell’architettura contemporanea, egli progetterà nuovamente architetture di gusto neorinascimentale (1927-1933)

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

fedele a una concezione positiva della storia

Padre e fautore del restauro storico, egli ritiene che attraverso il restauro la cultura del passato ha continuità nel presente

“il restauro narra gli avvenimenti di ieri e quelli di oggi che ai primi si collegano, manifesta il suo modo d’essere attraverso una serie evidente di indicazioni la cui funzione didascalica mette in qualche modo sullo stesso piano l’intenditore, che lo comprenderà nelle scelta tecniche e stilistiche, e l’illetterato che potrà vivere l’esperienza della storia, percepirne praticamente i valori”

Ogni intervento su un edificio deve essere basato su precisi riscontri documentali

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Castello Sforzesco di Milano (1893-1905)

il suo intervento più significativo

Scopo: recuperare l’integrità storica dell’edificio tramite la ricostruzione in stile

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

dopo l’Unità d'Italia, Milano aveva avviato una rapida espansioneterritoriale, favorita anche dall'annessione nel 1873 dei Corpi Santi,ossia i comuni e i borghi sviluppatisi al di fuori delle mura spagnole.Queste cominciarono pertanto ad essere demolite dal 1885, anche segli ultimi tratti caddero solo nel 1946

Nel 1884 l'ing. Cesare Beruto elaborava, su incarico della giuntamunicipale, il primo vero piano regolatore. Fu così che sarà distruttoil lazzaretto (1882-1890), e al suo posto edificato un vasto quartieredi case popolari, nonostante la strenua opposizione di Beltrami

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Il suo intervento permise però di salvare dalla stessa fine il castello che per i progetti del tempo avrebbe dovuto fare spazio ad un lunghissimo corso (dal Duomo, attraverso la neonata via Dante, sino all'attuale corso Sempione)

A Beltrami furono affidati i lavori di ristrutturazione e reintegrazione del castello (1893)

La prima opera di restauro riguardò il torrione di destra, il quale fu sfruttato per inserire al suo interno un enorme serbatoio d'acqua potabile.

Nel 1905 fu completato il secondo torrione, anche questo adibito a serbatoio per l'acqua.

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Nel 1893-1894 si lavorò alla torre di Bona di Savoia, a spese del Comitato Cittadino promotore delle Esposizioni Riunite, che si tennero in quegli anni proprio al castello

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

fu ricostruita Anche la torre del Filarete, ispirandosi ai graffiti presenti a Chiaravalle e alla Madonna Lia, opera realizzata nel 1490 da Francesco Napoletano, allievo di Leonardo da Vinci

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Prima dell'opera in muratura, tuttavia, si preferì appoggiare alla facciata una imponente sagoma di legno a grandezza naturale, onde verificare l'impatto visivo che una simile torre avrebbe avuto guardando il fortilizio dalla via Dante.

Nell'inverno del 1893-1894, per iniziativa di Paul Muller-Walde furono avviate anche le prime indagini per scoprire le tracce originali della decorazione della sala delle Asse, intonacata in epoca francese

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Il 24 settembre 1904 il Beltrami restituì alla

cittadinanza il castello voluto dai Visconti, che fu

ribattezzato "Sforzesco", come segno del recupero del

tempo in cui aveva vissuto la sua migliore stagione

La retrostante piazza d'armi fu trasformata in parco

cittadino dall'architetto Emilio Alemagna

nel 1894

Solo 21 ettari vennero veramente destinati a verde.

Il restante spazio fu infatti occupato da case e

strade. Altro spazio fu poi tolto agli alberi quando

nel 1931 vide la luce il tanto criticato Palazzo

dell'Arte.

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Luca Beltrami è anche coinvolto nella ricostruzione del campanile di S. Marcoa Venezia, improvvisamente crollato il 14 luglio 1902

nel crollo restò danneggiata anche la Loggetta del Sansovino (sec. XVI) e parte della libreria marciana

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

Dopo i primi interventi di Giacomo Boni, volti a recuperare i materiali del crollo, vengono innescate molte polemiche sulla ricostruzione:

secondo forme tradizionali

in forme moderne o ancora

se spostarlo a sinistra della basilica

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

La ricostruzione è affidata ad un gruppo di esperti capeggiati da Gaetano Moretti (1860-1938), di cui fa parte anche Beltrami, che sceglie con decisione la ricostruzione “come era dove era” del campanile, considerando che in questo caso, l’edificio è documento di se stesso.

Beltrami si dimette poco dopo dall’incarico per via delle polemiche che accompagnano il progetto, ma il suo principio viene rispettato e il campanile viene inaugurato nel 1913

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

“fiumi d’inchiostro si sono versati pro e contro la ricostruzione, e per lo stile nuovo o per l’imitazione dal vecchio. ed in teoria tutti avevano ragione. ma chi si trovava a Venezia negli anni in cui il campanile non esisteva più non poteva aver dubbi: Venezia, senza l’albero di maestra che dall’estremo della laguna o dall’aperto mare Adriatico annunziava la regina dei mari, non era più Venezia: piazza san marco non aveva più la sua armonia e il suo significato (…) in questo contrastare tra i vari atteggiamenti della ragione, tra la ragione e il sentimento è la tragedia dei restauratori” (G. GIOVANNONI, 1929)

“se è possibile costruire dov’era, non credo sia possibile costruirecom’era” (Aldo Rossi, 1995 per la ricostruzione del teatro La Fenice)

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Il rapporto tra storia e restauro in Luca Beltrami

“ a Venezia il monumento era la piazza, anzi l’insieme urbanistico delle due piazze. e il campanile non era che un elemento dell’ambiente monumentale. ma un elemento sostanziale per il suo valore simbolico e per la sua funzione di perno verticale di un insieme articolato che gli era sorto accanto […] se non si poteva parlare di restauro per il campanile in sé stesso, di restauro in realtà poteva ancora trattarsi in quanto era il

monumento-ambiente da ripristinare”(C. Ceschi, 1954)

“considerazioni affettive, psicologiche, nazionalistiche ed anche politiche intervengono, a pieno titolo, a spostare la questione dal campo prettamente culturale ad un altro di natura sociale, con tutte le conseguenze ed i rischi

per i monumenti che tale scarto comporta” (G. Carbonara 2000) Fon

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88Disegno e Restauro per l’Architettura - Prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento Ass. Prof. Antonella

Versaci

UN ESEMPIO DI RESTAURO STORICO MODERNO

LA RICOSTRUZIONE DEL PONTE Di MOSTAR (BOSNIA)

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 89

UN ESEMPIO DI RESTAURO STORICO MODERNO

LA RICOSTRUZIONE DEL PONTE Di MOSTAR (BOSNIA)

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 90

UN ESEMPIO DI RESTAURO STORICO MODERNO

MOSTAR (BOSNIA)

IL PONTE RICOSTRUITO

STARI MOST

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Conoscenza, ripristino e reinvenzione del passato: A. D’Andrade e A. Rubbiani

Alfredo D’Andrade (1839-1915)

fu pittore e studioso di arte e architettura diorigini portoghesi

Membro della Commissione d’arte costituita per l’Esposizione generale italiana di Torino del 1884, si contraddistinse per il progetto di fedele ricostruzione di un tipico villaggio medievale piemontese del XV secolo da edificare nell’ambito del Borgo e della Rocca del Valentino

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 92

Conoscenza, ripristino e reinvenzione del passato: A. D’Andrade e A. Rubbiani

Tutti gli edifici vengono riprodotti in modo da ricreare gli ambienti di un borgo piemontese tardo medievale, circondato da mura di difesa e sovrastato da una roccaforte, mostrando un’approfondita conoscenza delle tecniche costruttive e dei materiali antichi

Il villaggio diviene una sorta di museo della costruzione tradizionale, ispirata a numerosi castelli del Piemonte e della Valle d'Aosta, da quello di Fenis a quello di Issogne, Manta, Montalto, ecc. ma anche a Carcassonne

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Conoscenza, ripristino e reinvenzione del passato: A. D’Andrade e A. Rubbiani

La torre d’ingresso al borgo è ripresa da una torre di un castello presso Alba, demolita per far passare una strada, di cui D’Andrade riproduce anche l’affresco e il sistema di scale che porta in cima

Superata la porta d’accesso, dopo aver attraversato il ponte levatoio, si accede ad una piccola piazza, attraverso una strada curva su cui prospettano botteghe costruite in mattoni e legno

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Il successo di questa realizzazione fu tale che D’Andrade fu invitato a costruire anche l’interno della chiesa

La costruzione di questo villaggio rappresenta un raro caso di conoscenza filologica impiegata nell’invenzione del passato

Il gusto per la decorazione manuale raffinata che emerge da quest’intervento fa capo anche alle Arts and Crafts: ricreare il passato porta spesso a ricreare delle industrie artigianali e la rievocazione dettagliata del mondo medievale ha delle chiare analogie con l’immagine della città medievale offerta dai Contrastsdi Pugin

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Palazzo Madama, TORINO

monumento che, sin dall’epoca romana aveva subito parecchie trasformazioni, in particolare nel XV secolo per opera dell’architetto Filippo Juvarra

Basandosi su un meticoloso studio storiografico e di un rilievo della fabbrica, D’Andrade suggerì di ripristinare dove possibile i resti delle costruzioni primitive, restituendo al palazzo l’immagine del XV secolo

Si trattava anche in questo caso di un restauro in stile, seppur rigorosamente scientifico, in quanto basato su documentazione e principi filologici

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Vennero infatti restaurate

le murature in laterizio di epoca romana e medievale, con analoghi mattoni in cui venne impressa a bassorilievo a data dell’intervento (1884)

la facciata settecentesca, in cui fu previsto un intervento di pulizia, oltre che una serie di integrazioni delle ricche decorazioni in calcare, utilizzando marmi e pietre della valle di Susa

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Raggiunta la notorietà grazie a questi interventi, d’Andrade fu nominato dal ministro della Pubblica Istruzione “Regio delegato per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria”

dal 1891, sarà direttore dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria

Dalla sua attività risulterà la Relazione dell’Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti del Piemonte e della Liguria, parzialmente pubblicata nel 1899, che rappresenta per la vastità e varietà dei casi illustrati, un importantissimo contributo alla storia del restauro

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Quasi priva di produzione letteraria e di enunciazione di principi teorici e metodologici, la sua attività sarà marcata da una ricca testimonianza operativa

fondate su criteri di ricerca analitica e filologica, le scelte di D’Andrade nel campo del restauro lo distingueranno dai suoi contemporanei

pur operando completamenti in stile, egli non compirà mai invenzioni arbitrarie, mostrando sempre rispetto e attenzione per la storia artistica e costruttiva della fabbrica

D’Andrade propone di recuperare l’unità figurativa, verificando ogni scelta operativa sulla base di un accorto procedimento filologico

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Sagra di San Michele, Sant’Ambrogio in Valle

di Susa (1888)

tale intervento di restauro fu basato su scavi e

rilievi e soprattutto su una attenta

osservazione delle caratteristiche artistiche e

architettoniche degli edifici di epoche diverse

che componevano il grande complesso

monumentale

D’Andrade propose ingenti lavori di

sottofondazione dell’edificio e la

demolizione/ricostruzione della volta centrale e

di tutta la copertura della chiesaFondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci

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Indagando sulle cause per cui la chiesa di San Michele si stesse piano piano scomponendo, effettuando in primis un attento rilevamento, egli scoprì che i maggiori danni provenivano dal pessimo stato di fondazione del lato sud della Chiesa

L’angolo sud-est della Chiesa era stato infatti quasi totalmente privato della sua fondazione all’inizio del XIX secolo, con l’apertura di due porte alla base dello scalone antico di accesso alle cantine e al cortiletto del convento

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Inoltre, il secondo pilastro a sud era sostenuto da uno sperone, quasi completamente demolito per l’apertura della rampa inferiore del nuovo scalone, e a sua volte appoggiato ad un muro in parte mancante di fondazione

Il terzo pilastro, sempre a sud a sinistra della porta superiore della chiesa, era tutto in falso perché sostenuto da una volta mancante d’appoggio per tutta la lunghezza del piano di imposta

Fondamenti di Restauro - prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento a cura di A. Versaci 102Disegno e Restauro per l’Architettura - Prof. G. Mirabella Roberti – Seminari di approfondimento Ass. Prof. Antonella

Versaci

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A questo si univa l’enorme spinta e il peso della volta della navata centrale che scaricava sul fianco

Gli interventi interessarono quindi il consolidamento del prospetto sud della chiesa con la sottofondazione dei pilastri, la demolizione dello scalone moderno con il ripristino della parte superiore antica e il progetto della nuova volta della navata centrale con l’intera copertura della chiesa

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A Genova, egli interverrà sulla Chiesa di San Donato nell’intento di restituire al monumento il suo carattere primitivo

consoliderà quindi il campanile

ripristinerà l’antica facciata ed il fianco

ricostruirà il tetto

demolirà e costruirà nuove absidi, liberando infine all’interno della chiesa, quattordici bifore nei muri divisori delle navate

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Porta Soprana, GENOVA

Di origine medioevale, un tempo la principale porta d'accesso alla città. alla costruzione si erano tuttavia addossati molti edifici e dell’originario impianto rimaneva nel 1890 solo il fornice centrale

D’Andrade elimina le abitazioni che si erano addossate e reintegra l’apparato medievale della porta (torri, merli, beccatelli), ripristinando la torre settentrionale e l'arco che sovrasta l'entrata della porta

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Lo studio delle stratificazioni e delle tecniche che in D’Andrade è ai massimi livelli non si traduce di fatto nel rispetto di tutte le fasi e le sovrapposizioni: ancora per D’Andrade la conoscenza approfondita del passato implica la sua ricostruzione

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Torre della cinta Romana di Aosta detta il Pailleron datata 8 agosto 1891, che fu realizzato per analogia con la torre del Leproso, seppur con materiali differenti al fine di sottolineare l’importanza e la necessità di differenziare la parti aggiunte per consentire una lettura diretta del nuovo.

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Alfonso Rubbiani (1848-1913)

energico autodidatta e teorico creativo, a capo del “Comitato per BolognaStorica e Artistica” fondato nel 1899

Con grande sistematicità, egli provvide per anni a modificare profondamente la scenografia urbana di Bologna, con i suoi restauri, da lui considerati come un volano per la sua modernizzazione, e le massicce ricostruzioni in stile medievale

Eliminate le sovrastrutture barocche, riaperti i portici, allargate le sedi stradali, la città assume una veste unitaria, rinnovata e resa più agevole agli abitanti, ma inventata

il libro scritto da Rubbiani per illustrare la sua impresa porterà infatti iltitolo Di Bologna riabbellita

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Palazzo di Re Enzo - Palazzo del Podestà

ricco di integrazioni e abbellimenti, gli fu commissionato dal «Comitato per Bologna Storica e Artistica»

Sulla base di studi archivistici e documentari, egli predispose per il palazzo di ReEnzo un progetto di sistemazione contraddistinto:

dall’apposizione di una merlatura di coronamento ispirata da forme analoghepresenti in edifici coevi

dal ripristino della facciata sulla piazza del Nettuno

l’eliminazione delle finestre asimmetriche

la ricostruzione di due trifore al piano nobile e tre monofore al primo piano

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Tale progetto fu molto criticato tra gli altri anche dal presidente della Società Francesco Francia che aveva bandito il concorso per il progetto del palazzo del Podestà

fu comunque continuato nel 1909-1910 nei lati di via Rizzoli, piazza Re Enzo e nel cortile su piazza Nettuno, con la demolizione del Palazzo degli Uditori di Rota

Gli esterni dell'edificio, che allora si presentavano rinserrati da grandi caseggiati e contornati da stretti vicoli che ne impedivano la visione, vennero così completamente rinnovati. L'aspetto fu radicalmente riorganizzato dal Rubbiani, dopo lunghi studi e rilievi, con parti «vere» abbinate a parti «false»

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Intorno al 1912-1913 l'amministrazione comunale fece demolire, per esigenze di «modernità» e «igiene», tutti i vecchi fabbricati che occultavano quasi completamente il palazzo medievale

Fra i fabbricati demoliti c'erano le residenze dell'Arte dei Merciai e degli Speziali, i resti della Torre Atticonti, l'edificio che era stato sede della Chiesa di S. Michele del Mercato di Mezzo, il Voltone della Corda

Le ingenti distruzioni misero in luce l'inedita facciata del Palazzo Re Enzo che, da quel momento, si erge isolato, fiera esaltazione spettacolare della Bologna medievale

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chiesa di San Francesco (1886-1906)

contraddistinto dalla volontà del progettista di “restituirlo allo stato primitivo, quale lo avevano pensato o lasciato i costruttori”

L’intervento di Rubbiani portò alla demolizione delle quattro cappelle dei secoli XV e XVI poste nel fianco settentrionale (ad eccezione di quella di S. Bernardino) e alla realizzazione di integrazioni

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All’interno si procedette alla

rimozione dell’intonaco e delle

decorazioni realizzate dal Cocchi nel

1848

Si distrusse la cappella edificata al

centro dell’abside nel 1713 e si

recuperarono le tombe dei Glossatori,

con l’abbattimento del porticato che

non permetteva la vista dell’abside e

delle tombe

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chiesa di S. Domenico

realizzato da Rubbiani nel 1909riprendendo un vecchio progetto del Faccioli del 1894, quello successivo alle trasformazioni del Sei-Settecento, che portano alla realizzazione di un grande finestrone in facciata per dar luce alla navata e all’aggiunta di portici costruiti

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L’intervento di Rubbiani prevede di riportare anche questa chiesa all’età medievale: l’eliminazione dei portici e del finestrone sul fronte fa riemergere il rosone medioevale, dietro cui si può leggere la linea d’imposta della facciata monocuspidata medioevale

La chiesa viene restaurata riportando alla luce tutti gli elementi medioevali, con la facciata monocuspidata; il rosone viene completato e tutta la cortina muraria profondamente reintegrata, annullando l’autentica stratificazione si epoche e progetti sull’edificio originario

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Bibliografia e spunti di approfondimento

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G I O V A N N I C A R B O N A R A , A V V I C I N A M E N T O A L R E S T A U R O ,

T E O R I A , S T O R I A , M O N U M E N T I , L I G U O R I , N A P O L I 1 9 9 7 .

S T E L L A C A S I E L L O , L A C U L T U R A D E L R E S T A U R O . T E O R I E E

F O N D A T O R I , M A R S I L I O , V E N E Z I A , 1 9 9 6 ; 2 0 0 5 .

M A R C O D E Z Z I B A R D E S C H I , R E S T A U R O . P U N T O E A C A P O .

F R A M M E N T I P E R U N A ( I M P O S S I B I L E ) T E O R I A , A C U R A D I

V I T T O R I O L O C A T E L L I . E X F A B R I C A , F R A N C O A N G E L I , M I L A N O ,

3 ° E D I Z I O N E , 1 9 9 4 .

S I R I C O R D A A G L I S T U D E N T I C H E L E P R E S E N T A Z I O N I D E V O N O

E S S E R E C O N S I D E R A T E C O M E D E L L E L I N E E G U I D A . S I C O N S I G L I A

V I V A M E N T E L ’ A P P R O F O N D I M E N T O N E I T E S T I S O P R A C I T A T I