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26 .TuttoScienze .LA STAMPAMERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE 2015
lP SCIENZE
La volta che invitò tre deisuoi «contadini Da Vin-ci» a Shanghai per
l’inaugurazione della mostra,la star cinese dell’arte con-temporanea Cai Guo-Qiangscoprì che nessuno di loroaveva mai volato. Progettareaeroplani sì che l’avevano fat-to, e sognare di muoversi nel-l’aria come uccelli: esatta-mente come tanti secoli pri-ma quel pittore italiano con labarba. Ma prendere un jet?Tutta un’altra storia. Alla finedell’esperienza, infatti, nonfurono per niente soddisfatti:«Perché non erano loro ai co-mandi - racconta Cai -. Gli erasembrata una cosa ordinaria,come salire su un treno. Ma ilsogno era intatto. E di questosi nutre la mia opera: di sognirimasti intatti, belli anche senon realizzati».
Da oggi «Peasant Da Vin-
cis», l’installazione a cui l’arti-sta lavora almeno dal 2010, èvisibile al Museo Nazionaledella Scienza e della Tecnolo-gia di Milano (fino al 6 genna-io). Quello che il visitatoreammira, al centro del chiostrocinquecentesco dell’ex Mona-stero degli Olivetani, è un’ar-dita sagoma metallica di 23
EGLE SANTOLINI
FRANCESCO BERTOCCO, COURTESY PRIVATE INCENTIVE MILANO
tà di alcuni degli inventori, sug-gerendo per esempio la nascitadella monumentale portaerei:«La nostra è nata prima che loStato cinese ne avesse una», se-gnala con ironia. La mostra chene ha ricavato è stata portataprima in Brasile e poi in Giap-pone: ma è a Milano, dove Leo-nardo visse e lavorò, che il cer-
CaiGuoQiang
ArtistaHA RICEVUTO IL LEONE D’ORO ALLA
48A BIENNALE DI VENEZIA, NEL 1999,IL 20° FUKUOKA ASIAN CULTUR PRIZENEL 2009 E IL PRAEMIUM IMPERIALE
NEL 2012. E’ STATO INSIGNITO DELFIRST U.S. DEPARTMENT OF STATE
MEDAL OF ARTS AWARD
metri, la «portaerei», circonda-ta da una miriade di sottomari-ni, aerei, pesci volanti, macchi-ne fantasmagoriche, talvoltaispirati direttamente ai disegnidi Leonardo, sempre a essi im-parentati per l’audacia e l’in-ventiva che possono fiorire nel-l’Italia rinascimentale comenelle campagne cinesi. Perché è
lì che nascono queste sculture,«da persone non necessaria-mente esperte, senza una com-petenza artistica particolare».
Incuriosito dagli strani og-getti, apparecchi, figurette, au-tomi, modellini assemblati conmateriale di recupero da certiartigiani-inventori delle comu-nità rurali, Cai si è messo a cer-
carli e a catalogarli dal 2004,viaggiando in nove province epercorrendo qualcosa come 10mila km. Di quei Da Vinci ruraliè diventato amico e alla fine ga-rante artistico, perché ha datoai loro lavori un senso teoricoche prima non avevano. Pur la-sciandoli liberi nella loro ispira-zione, ha indirizzato la creativi-
FABIO DI TODARO
B io sì o bio no? Il dibatti-to - e le controversie -su uno dei temi più po-
polari del momento è forte.«Biologico» rappresentamolti elementi diversi, daquelli ambientali e agricoli,in una prospettiva globale, fi-no a quelli alimentari e nutri-zionali, in una prospettiva in-vece individuale.
Quali sono le verità accertatee quali le ipotesi in discussione?Che cosa vuol dire «biologico»sul piano scientifico? È la do-manda a cui cerca di risponde-re Roberto Pinton, segretariodi Assobio, l’associazione delleimprese di trasformazione e di-stribuzione di prodotti biologicie naturali: il risultato è «Biologi-co, la parola alla scienza» (128pagine), il saggio che verrà pre-sentato domenica 13 settembrea Sana, il Salone Internazionaledel Biologico e del Naturale, inprogramma a Bologna da saba-to 12 a martedì 15. Obiettivo è
diffondere tra una platea piùampia possibile le conclusionidi oltre 70 ricerche che, finora,sono rimaste confinate in ambi-to accademico.
Il saggio - che contiene unaraccolta di testi sia in italianosia in inglese - è un inizio: sipresenta come un lavoro in fie-ri e sarà ampliato nel tempocon le conclusioni di nuovi stu-di. Un lavoro che rappresentaanche un «appello» ai ricerca-tori «made in Italy», perchéapprofondiscano il tema, dalmomento che si tratta di unarealtà di grande impatto: in
sostenibile». Secondo l’autore,«i risultati indicano che l’agri-coltura biologica ha il poten-ziale per contribuire alla forni-tura alimentare globale, ridu-cendo l’impatto di quella con-venzionale»: teoria che, in re-altà, non mette tutti d’accordo,ma che verrà ribadita a Sana apartire dalle conclusioni di
“Funziona bene per la Terrama un po’ meno per noi”: 70 studi
svelano il vero e il falso sul bioUn work in progress al Salone “Sana” di Bologna
DibattitoIl «bio» è
sempre piùal centro
dellla ricerca
lP EPIDEMIOLOGIA
Italia il 20% delle famiglie ri-corre al bio e allo stesso tempol’agricoltura biologica sta as-sumendo un ruolo sempre piùevidente. È chiaro, quindi, chesia urgente rispondere a duedomande-chiave: quali sono ireali vantaggi per l’ambiente equali i reali benefici per il no-stro organismo?
È significativo che la mag-gior parte delle ricerche citatenon annoveri scienziati italia-ni, mentre - afferma Pinton -«c’è bisogno di una qualificataricerca calata nella realtà me-diterranea e che diffonda ele-menti di conoscenza utili perorientare lo sviluppo della pro-duzione agroalimentare eco-
lP ARTE
nA ogni borsista del reparto di chemioterapiadell’Istituto Tumori di Milano venivano affidate duestanze con quattro letti, una di uomini e una di donne. Era la mia terza settimana nel gennaio 1983,quando morirono in poche ore quattro dei «miei»pazienti: tutti giovani, due più di me. Fu tentato disperatamente di salvarli e alle sei del mattino seguente ero ancora in reparto. Il primario arrivavasempre presto, si informava dalla caposala, Karina,su come era andata la notte, poi si chiudeva nel suo
studio, a scrivere: era un uomo molto colto, pieno diinteressi. Quella mattina mi intravide con gli occhigonfi di pianto. Mi ordinò di andare nel suo studio easpettarlo: troppo stravolta dal dolore per preoccuparmi del perché, ero però a disagio.Gianni Bonadonna entrò dopo poco con un bicchierino preso dal distributore. Me lo porse dicendomi:«Le ho portato una cioccolata calda, lei è torinese,dovrebbe piacerle». Serio, aggiunse: «Ora lei sta quie piange tutte le sue lacrime, ma poi si asciuga gliocchi e si sistema bene e ricomincia a sorridere prima di uscire da qui. Perché si ricordi che tutti gli altri
malati stamattina la guarderanno per leggere nelsuo sguardo e nel suo sorriso se loro vivranno o moriranno».In America, dove lui stesso mi mandò, raccontaiquesto episodio in tempi non sospetti, prima dell’emorragiacerebraleche locolpìa61anninelpienodella suaattivitàecreatività,quandodi luiqualcunoparlava come di «scienziato di ghiaccio». Quello fu ilpiù grande insegnamento che Bonadonna mi diede,insieme con innumerevoli altri di oncologia e statistica necessari alle cure standard e sperimentali deinostri pazienti. È scomparso l’altro ieri a 80 anni, aMilano, e lo ricordo come severo, rigorosissimo edespertissimo. Il suo reparto funzionava all’americanagiàallorasiapermedici e infermieri, trattati con ilmedesimorispettoper il lavorocheciascunosvolge
Il mio ricordo di Gianni Bonadonnamaestro della ricerca oncologica
ANTONELLA SURBONENEW YORK UNIVERSITY
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“Da contadini a inventori folliLeonardo ipnotizza anche noi cinesi”
Una serie di macchine fantasmagoriche in mostra al Museo della Scienza di Milano
LA STAMPAMERCOLEDÌ 9 SETTEMBRE 2015 .TuttoScienze .27
riducono il consumo di energiae i livelli di inquinamento e siregistra anche una più diversi-ficata presenza di flora, insettie popolazioni di uccelli». In piùsi aggiunge una ricerca uscitasu «Pnas»: le pratiche agricolecome le «consociazioni» (pian-te di diversa specie coltivatesullo stesso terreno) e le «rota-
zioni» riduco-no il divario diresa, se appli-cate nei siste-mi biologici.
Ma sul temasi registranoanche visionidivergenti. Inun servizio su«Altroconsu-mo» si sottoli-
nea come «l’impatto ambienta-le di un alimento è dato dallasomma di molti fattori»: non so-lo il lavoro nei campi, ma ancheil trasporto e le modalità di col-tivazione. Nel caso dei prodottibio ottenuti in serra o che viag-giano refrigerati - come fragole
e pomodori - la sostenibilità delprodotto finito sarebbe, dun-que, tutta da verificare.
Altro punto caldo è quelloche riguarda i presunti beneficiin termini nutrizionali. I lavoripresi in rassegna evidenziano ibenefici - in vitro e su animali dalaboratorio - garantiti da unadieta a base di alimenti biologi-ci: in termini di attività antiossi-dante, di ridotta esposizione aipesticidi e a metalli pericolosicome il cadmio. Manca, però, ilriferimento alla posizioneespressa nel 2010 dalla «FoodStandard Agency», l’agenziache in Gran Bretagna si occupadi sicurezza alimentare: dopoaver rianalizzato le pubblica-zioni uscite dal 1958 in poi, hasottolineato che «esistono alcu-ne oscillazioni specifiche, maper la maggioranza dei nutrien-ti non è stata rilevata una diffe-renza nel contenuto tra gli ali-menti organici e quelli prodottiin maniera convenzionale».
Il dibattito è destinato acontinuare.
lP SCIENZE
La scelta tra un calice diBarolo piuttosto che diCabernet californiano
potrebbe non essere più cosìscontata. Già, perché se ilmarketing gioca bene con leemozioni, a fare la differenzasarà l’etichetta alimentare enon il prodotto in sé. A certifi-carlo è un «consorzio» inter-nazionale di ricercatori che hal’obiettivo di disegnare le con-fezioni più attraenti agli occhi -ma dovremmo dire «al cervel-lo» - del consumatore.
Il team ha base in Italia, alNeuromarketing Behavior andBrain Lab dell’Università Iulmdi Milano, ed è nato nel 2010con la missione di applicare laricerca neuroscientifica almondo dei consumi e delmarketing. Al laboratorio, co-ordinato da Vincenzo Russo,professore di psicologia deiconsumi e della comunicazio-ne e membro del comitatoscientifico Expo2015, sono le-gati anche il Politecnico di Mi-lano, con il bioingegnere LucaMainardi, e il Mit di Boston,con il ricercatore RiccardoBarbieri per la parte di elabo-razione dei dati.
Per studiare quali siano le«trame decisionali» della men-te, quando è alle prese con leetichette alimentari, si partedallo studio dei segnali psicofi-siologici: sudorazione, varia-zioni cardiache, ritmo di respi-razione, livello del tono musco-lare, segnali elettroencefalo-grafici e poi movimento delvolto e movimenti oculari. Maè un intreccio niente affattosemplice: «Un aumento delbattito cardiaco non ci dicescientificamente che il consu-matore è più attratto o menoda un prodotto - spiega Russo-. E inoltre la tecnologia di mol-ti strumenti è spesso copertada brevetto e dunque, non sa-pendo nei dettagli come lavo-ra, non conosciamo davverol’effettiva natura del dato chefornisce. Oggi tuttavia, graziea macchine più sofisticate e auna più approfondita cono-scenza dei processi psicofisio-logici, siamo in grado di averedati più certi sull’emozioneprovocata da uno stimolo co-municativo».
La scommessa del laborato-rio, dunque, è sostanziarescientificamente i dati, affin-ché forniscano informazionivalide e ripeti-bili sulle nostreemozioni. È datutto questo la-voro che si puòstabilire quan-to un prodottoriesca a susci-tare nel consu-matore piacereo felicità, sen-sazioni tristi orabbia. Un’analisi che ha valo-re scientifico e che è dimostra-to anche dal mercato: oggisappiamo infatti che l’80% deinuovi prodotti proposti dalleanalisi della ricerca classicanon ha successo. Le ricerche dineuromarketing, invece, sono
MARCO PIVATO
È il cervelloa scegliere
sempre per teAllo Iulm di Milano nascono
le strategie di neuromarketingin grado di misurare ciò checonvince il consumatore a sce-gliere un prodotto rispetto aun altro, soprattutto in unacondizione di incertezza, con-tribuendo così al suo successo.
I primi esperimenti in que-sto campo di frontiera sonostati condotti negli Usa e sonorecenti. Nel 2004, per esem-pio, uno studio ha messo a con-fronto un campione di consu-matori sia con la Coca-Cola siacon la Pepsi, servendosi di unaRisonanza magnetica funzio-nale: alcuni soggetti assaggia-vano «alla cieca», senza cono-scere il marchio, mentre altri,alla seconda misurazione, neerano a conoscenza. I risultatihanno mostrato che nel primocaso si attivavano le aree delcervello deputate all’analisi
dei sapori ela Pepsi ve-niva giudi-cata miglio-re. Nel caso,invece, incui i sogget-ti conosce-vano il con-tenuto - nel-lo specificoCoca-Cola -
si attivavano sia le aree legatealla memoria sia altre correla-te al piacere. Il motivo? Se nonconosciamo qualcosa, il cer-vello elabora solo le informa-zioni che ha a disposizione equindi si concentra sul sapore,non viziato da conoscenze pre-
gresse. Se invece sappiamoche cosa assumiamo, il cervel-lo elabora molte informazionilegate alla sostanza già cono-sciuta, come ricordi ed emo-zioni, appunto.
A confermarlo è stato un al-tro test del laboratorio delloIulm, presentato all’ultimo Vi-nitaly. A un campione di perso-ne veniva sottoposta un’imma-gine del prodotto su uno sfon-do naturale, dove il cielo azzur-ro contrastava con il verde del-la vigna. La reazione risultavamolto diversa, a seconda delbackground culturale dei con-sumatori. Quelli cinesi veniva-no distratti dal colore azzurro,che sembra disturbare il pro-cesso di memorizzazione delmessaggio pubblicitario. Se in-vece si utilizzava un cielo cre-puscolare, per richiamare ilcolore rosso, e si aggiungeva-mo venature dorate, il consu-matore «made in China» ne ve-niva attratto. «Il rosso e l’oro -spiega Russo - sono i colori na-zionali».
Conclusione: il modello de-cisionale che caratterizza gliumani è impregnato dalla di-mensione affettiva. Ed è es-senziale tenerne conto. «Ilmodo di pensare e studiare ilconsumatore - osserva lo stu-dioso - si fonda sempre piùsulla consapevolezza che nonsiamo macchine pensanti chesi emozionano: Siamo, al con-trario, macchine emotive chepensano».
VincenzoRusso
PsicologoRUOLO: È PROFESSORE DI PSICOLOGIA
DEI CONSUMI E DELLACOMUNICAZIONE ALL’UNIVERSITÀ
IULM DI MILANO E MEMBRODEL COMITATO EXPO2015
lP NEUROSCIENZE
uno studio apparso su «Scien-ce» nel 2002 e divenuto un ca-posaldo tra i fautori del bio.
Al termine di un lavoro dura-to 21 anni e mirato a confronta-re le prestazioni agronomicheed ecologiche di sistemi di agri-coltura biodinamica, biologicae convenzionale in Europa èemerso che i raccolti ottenuticon i sistemibiologici sonoinferiori del20% rispettoa quelli con-venzionali. Inc o m p e n s o ,però, l’inputdi fertilizzantie di energia«risulta ridot-to dal 34 al53%, mentre quello di pesticididel 97%. La fertilità del suolo,poi, risulta migliorata».
Dati confermati da una me-tanalisi pubblicata nel 2007 su«Critical Reviews in PlantSciences», secondo cui «nei si-stemi di agricoltura biologica si
tiva al Guggenheim di NewYork, ma affonda le sue radicinella tradizione cinese e orga-nizza spettacolari eventi di arteesplosiva. Dice: «La Cina non èsolo politica, è ricerca, è tecni-ca, sviluppo. Di sicuro oggi sipuò godere di una maggiore li-bertà rispetto al passato. I con-tadini hanno conosciuto un’epo-ca in cui la società era padre epadrone. Ora i loro valori pos-sono esprimersi ed è una speciedi nostro Rinascimento».
Soprattutto, a quanto pare,gli piace entrare nella stanzadei giochi ed è l’impressioneche se ne ricava guardandolomuoversi nel laboratorio che, inun’ala del museo, contiene la se-conda parte della mostra. Qui irobottini si moltiplicano: car-retti-giocattolo, piccoli aerei dicarta e legno, un pupazzo dimetallo riciclato che sputa ac-qua in una ciotola. Intorno, ungruppo di bambini sta co-struendo altre versioni dellesue creature naïf. Lui li incorag-gia, forse ne copia i segreti. Eintanto mostra uno dei pupazzipiù sorprendenti, l’automa chedipinge random, a macchie, co-me Pollock. Viene in mente unaltro automa che da qualchegiorno vive al Museo, quellouguale a Leonardo, capace dipronunciarne le massime. An-che lui orientale, di produzionegiapponese. Tra l’Asia e Vinci ladistanza si raccorcia.
tochemioterapico,prendendoledecisioni terapeutiche fondamentali che inviava ai vari assistenti oborsisti. Ogni consulenza era manoscritta, con unasplendida grafia, in penna verde. A me bastava vedere quel colore per tremare e sentirmi sicura allostesso tempo.Quando tornai negli Usa, al Memorial Sloan KetteringCancerCenterdove lui aveva iniziato la suavitadi oncologo con David Karnofsky, non parve contento inizialmente, ma l’ultimo giorno a Milano miinvitò a pranzo e disse: «Vedrà che presto si ritroverà ad usare tutto quello che qui ha imparato dall’esempio». Aveva ragione.La vita fu impietosa con Bonadonna, prigionierodell’afasiadopo l’ictus.Eppure trovò la forzadi scrivere della natura umanistica della medicina, che la
sua malattia e riabilitazione gli avevano reso piùtrasparente, ma che era sempre stata parte di lui.Con gli occhi di nuovo gonfi di lacrime il mio ultimopensiero va a sabato, quando ricevetti una suaemail: «Finalmente ho tue notizie e spero di potertiriabbracciare di persona… Come vedi ho pronto unnuovo libro… Keep in touch! Gianni». L’altro ieri sera, invece, la email della sua assistente Roberta Negri, a cui ha dedicato il libro, “Appuntamento con ilPadreterno”, iniziava: “E’ con vera tristezza…».In tanti sonograti a lui, chehacontribuitoa trasformare il «male oscuro» in una malattia che, pur grevedi rischiediserie implicazionimedicheepsicosociali, è sempre più curabile o con cui si può convivere. Senza falsi annunci trionfalistici, ma potendosorridere di più ai nostri malati. Grazie, Gianni.
RobertoPinton
ManagerRUOLO: È SEGRETARIO DI ASSOBIO,
L’ASSOCIAZIONE DELLE IMPRESEDI TRASFORMAZIONE
E DISTRIBUZIONE DI PRODOTTIBIOLOGICI E NATURALI
va, sia per i malati, che partecipavano alla sperimentazione di farmaci e terapie dopo aver dato il loro consenso informato. Finanziati anche dal National Cancer Insitute di Bethesda, venivano condotti i primi «trials» clinici che avrebbero portato acambiare il futuro dei pazienti nel mondo: sperimentazione dell’adriamicina, farmaco tuttora essenziale nella cura dei tumori, chemioterapia adiuvante del tumore al seno che aiuta a prevenire le ricadute, terapie curative dell’Hodgkin senza rischiodi sterilità, e tanti altri.Dei risultati di Bonadonna e dei riconoscimenti ottenuti nella sua vita professionale parleranno inmolti: amepiace ricordarequalcosadipiùpersonale. Come molti suoi colleghi, vedeva diversi pazientiinconsulenzaprivata,primaedurante il trattamenGianni Bonadonna
chio si è chiuso davvero.Cinquantasette anni, un
aspetto da ragazzo, un sorrisogentile anche nel dribblare ledomande sulla difficoltà, o me-no, di fare lavoro intellettuale inCina, e perfino se scocca il no-me scomodo del suo persegui-tato collega Ai Wewei, Cai hasaputo ritagliarsi una posizione
protetta e autorevole nel com-plicato orizzonte culturale dellasua patria. Vive a New York da15 anni, ma ha firmato le ceri-monie di apertura e chiusuradelle Olimpiadi di Pechino; èconsiderato un artista d’avan-guardia, premiato con il Leoned’oro dalla Biennale di Veneziae consacrato da una retrospet-
Sogni materializzatiCreature umanoidi e macchine di tutti i tipi, da quelle volanti a quelle per scenderenegli abissi, a volte fuori misura: alcune istantanee della mostra al Museo di Milano
nLeonardodaVinciprendevitanelprimorobotnatocomesosiadiunpersonaggiostorico:accoglie ivisitatori del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, interagendocon loroepronunciandofrasi trattedai suoi celebri manoscritti. Qui è con i creatori: Minoru Asada, esperto di robotica della Osaka University, e,a destra, Takeshi Mita, ad della società ALab.
Ilgeniorinasce inunumanoide
ANSA