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BNV A a Virgilio lab A PIEDI NUDI NEL DIARIO Laboratorio di scrittura sull'autobiografia: dal diario nel cassetto a Facebook dicembre 2012 – marzo 2013 a cura di IL GIARDINO DEI VIANDANTI con Alessia Colognesi

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Laboratorio di scrittura sull'autobiografia: dal diario nel cassetto a Facebook. A cura di IL GIARDINO DEI VIANDANTI, con Alessia Colognesi

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BNVA a Virgilio lab A PIEDI NUDI NEL DIARIO

Laboratorio di scrittura sull'autobiografia:dal diario nel cassetto a Facebook

dicembre 2012 – marzo 2013

a cura di IL GIARDINO DEI VIANDANTIcon Alessia Colognesi

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La scrittura è semplicemente un modo di esprimersi che manifesta un bisogno esistenziale, come mangiare o dormire, un modo di vedere il mondo in cui l’unico vincolo è il linguaggio.Quando sono entrata A PIEDI NUDI NEL DIARIO, ho voluto tradurre in pratica questa certezza.

ALESSIA COLOGNESI

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a piedi nudi nel diario … diario delle lezionia cura di Alessia Colognesi

incontriamo Eleonora C. Caruso

“Scrivere l’incomunicabilità”

Ho assegnato questo compito ai miei corsisti di “A piedi nudi nel diario”. Siamo alla quarta lezione di un percorso che dal diario in forma cartacea ci porterà diritti a parlare della scrittura di internet e dei social network.

Siamo più di venti fra ragazzi e adulti, il programma di oggi prevede di scrivere una pagina di diario per progettare la nostra quotidianità e affrontare il disagio. Per farlo ho scelto di fare vivere le pagine di un’opera prima, svelandole per voce della scrittrice Eleonora C. Caruso, in un pomeriggio nevoso di gennaio, durante un’intervista in connessione remota via skype, con una platea gremita di ragazzi, adulti e un educatore musicista.

Tra un diario e un romanzo c’è una differenza principale, nel primo caso si scrive per sè, nell’altro per un pubblico.

Eleonora, la scrittrice, dice che tiene un diario di scrittura, ma non ha un diario tutto suo.

Nicola, l’educatore musicista, porta con sé una piccola agendina e ci annota la giornata con i verbi all’infinito e poi scrive canzoni per filtrare ciò che pensa e ciò che succede fuori.

Per chi scrive per professione, la scrittura è linfa vitale e il principale mezzo espressivo, per chi lavora “col fare” la scrittura può diventare un input di lavoro, una scintilla da illuminare con la socialità e i contatti umani.

In platea, fra i ragazzi seduti tutt’intorno allo schermo dove svetta la scrittrice in banda larga, quasi nessuno ha un diario e chi ne ha il coraggio, alza la mano per parlare emozionato con Eleonora C. Caruso…

NON HO UN DIARIO VERO E NON PARLO CON CHI NON MI CAPISCE, MI FA MALE, STO MALE. E ALLORA SCRIVO SU UN MIO BLOG. CHI MI RISPONDE, SPESSO NON MI CONOSCE, MA QUESTO MI RASSICURA. PERCHE’ IN INTERNET NESSUNO HA PRECONCETTI SU DI ME E SCRIVERE È IL MODO PIU’ FACILE PER FARSI CONOSCERE.

La scrittrice proiettata sul maxi schermo asserisce con la testa e poi inizia a parlare, siamo attenti mentre lei come una delle pagine del suo romanzo racconta che capisce molto bene Lara, la ragazza che ha preso la parola e che ora ha gli occhi lucidi; Eleonora non può vederla, ma si comprendono a vicenda e a lei svela il grande valore di questo incontro.

“Se non ci fosse stato internet oggi non sarei qui con voi, abito in un piccolo paesino del Piemonte, ho ventisei anni e tutti i pomeriggi vado a scuola, avevo abbandonato le superiori poco prima del diploma, mentre non avevo mai smesso di scrivere. Grazie al mio blog e a internet ho potuto diventare ciò che sono oggi.

Grazie alla rete ad esempio ho conosciuto il mio ragazzo, e nel mio blog entro in contatto

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con persone con i miei stessi interessi. Internet allarga i confini di noi stessi, è un mezzo di comunicazione che ci può aiutare ad affrontare la realtà e a farla nostra, più congeniale a noi e al nostro tempo”

Gli adulti seduti tra i ragazzi, tacciono in silenzio, sembrano stupiti hanno davanti a sé un tempo già conosciuto che sulle labbra dei ragazzi e della scrittrice sembra disconoscerli; sentono l’urgenza di raccontarsi, ma l’avvento della rete e la distanza generazionale li ammutolisce.

Giovani e adulti hanno impresso in faccia il tempo che li separa e la scrittura sembra essere il campo neutro di questo confronto serrato. Senza differenza di età tutti usano la scrittura per ordinare i pensieri, ma anche per svelare a sè stessi, ancora prima di chi li leggerà, qualcosa che non riescono a definire. Un sentimento di cui percepiscono solamente una sensazione fisica. Rispondono ad un’urgenza comunicativa ognuno a modo proprio con il mezzo che più li rappresenta.

“Il medium è il messaggio” diceva McLuhan, certamente il medium consente al messaggio di raggiungere il suo pubblico, perché lo coinvolge e lo rende partecipe. E allora che differenza c’è tra chi preferisce scrivere sulle pagine di carta di un diario e chi invece si trova a suo agio con internet, alimenta il proprio blog o parla di sé dalla propria pagina facebook?

Per spiegarlo ad un ragazzo si possono leggere alcune pagine di un diario cartaceo, e lui forse se ne ricorderà, insieme a molti altri ricordi di lezioni passate in classe e poi si può decidere di far vivere un romanzo al presente, tramutandolo in un diario, anche se diario non è in origine, per voce della sua stessa creatrice, e allora, come ha detto Nicola, l’educatore musicista, “Scrivere può essere terapeutico anche con internet, sì. Ma volete mettere l’energia che si sprigiona quando si comunica guardandosi in faccia?”

Eleonora C. Caruso, la giovane scrittrice che è un caso letterario in Italia, edita dalla piccola casa editrice Indiana, sta al gioco e racconta ai ragazzi perché Darla, la protagonista del suo romanzo passa la maggior parte dei suoi pomeriggi abbarbicata sul divano di casa inerme senza parlare. “L’ha sempre fatto” dice, “ Darla ha 22 anni , ma io la conosco da tanto e anche quando ne aveva dieci di meno non parlava, perché non si sentiva compresa, non ne capiva il senso, perché parlare era faticoso, ancora di più di passare inosservati. Per tutta risposta Darla trascorre le sue giornate al pc, in preda all’apparente non far nulla, ed esce solo per andare in fumetteria. Il linguaggio che conosce meglio, è il linguaggio essenziale dei Manga e spesso persa nei suoi pensieri si ritrova a chiedersi come avrebbe reagito nei suoi panni un personaggio di Evangelion.”

Per un attimo internet sembra separare la platea dalla scrittrice, cade la rete. Nella stanza a fianco del Centro Anziani che ci ospita, più di venti vecchietti giocano a briscola e la connessione si è rallentata, siamo troppi, dice il tecnico, e forse troppo lontani dalla stanza del server.

Per un attimo ci ammutoliamo tutti, Eleonora C. Caruso ci ha catapultato dentro le pagine del suo romanzo e poi è scomparsa come per lasciarci un tempo neutro per pensare.

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Dopo poco però riappare, sembra un esperimento magico e invece sono solo gli scherzi di internet, La vediamo, ma soprattutto riusciamo a sentirla:

“È vero ragazzi, Darla, la protagonista di “Comunque vada non importa”, cresce quando impara a comunicare, costretta a farlo per reagire alla malattia di suo fratello, anche se preferirebbe essere trasparente e non entrare in contatto con anima viva”.

“Quando ho scritto "Comunque vada non importa" volevo raccontare i giovani e la fatica della comunicazione, un mondo ruvido e inesplorato in cui però alla fine Darla sembra intravedere uno spiraglio di salvezza: PARLARE.

Sembrerà scontato, ma è così. Il problema è che parlare, non è affatto facile, e in particolare tra generazioni diverse c'è una chiusura a monte”.

“Mi viene a mente la famosa frase ai miei tempi...” mi sembra continua Eleonara C. Caruso: “Che ci sia sempre dietro un autocompiacimento, come per dire noi abbiamo faticato di più, quindi porta rispetto. Ma tutte le generazioni hanno la sensazione di aver faticato di più, e quindi cos'è, una gara a chi sta o è stato peggio?

Anche il colpevolizzare in toto in nuovi mezzi, le nuove mode e la nuova cultura mi sembra ridicolo. Insomma, perché dovrei voler parlare del mio mondo a qualcuno che parte dal presupposto di disprezzarlo?

La verità è che siamo tutte persone, che in fin dei conti hanno avuto in modi e contesti diversi esperienze simili. Dovremmo incontrarci su questo, anziché scontrarci sulle differenze. Non si può pretendere dai giovani il rispetto per il passato, quando non si è pronti a darne al loro presente”.

dal blog letterario www.internodue.com

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incontriamo Barbara BaraldiCaro diario

Oggi ti vogliamo raccontare della nostra prima esperienza in gruppo insieme. Siamo cento ragazzi della seconda media di Cerese di Virgilio.

Sì, hai capito bene, siamo 100, te lo dico con i numeri così non ci sono dubbi. È il 13 febbraio 2013, sono le 9 di mattina e siamo a scuola, in aula magna per un incontro molto speciale.

Ma… partiamo dall’inizio, quest’anno a scuola, grazie alla nostra nuova prof. d’italiano, abbiamo provato a scrivere per la prima volta un diario di classe così ognuno, ogni giorno, poteva mettere i suoi pensieri su un grande libro che tutti potevamo leggere.

Ma cosa si scrive in un diario?

Quello che vuoi, come vuoi e quando vuoi…L’abbiamo imparato nel tempo.

All’inizio non sapevamo bene cosa scrivere in quello strano quaderno di tutti e spesso, durante le ore di italiano per raccogliere i pensieri abbiamo cercato di raccontarci i nostri ricordi più vecchi.

Per trovare ispirazione è stato molto utile anche ascoltare i racconti più lontani di ognuno di noi.

Una volta poi, è stato davvero emozionante. Aspetta ti racconto.

Lo sai che si può imparare a ricordare leggendo un romanzo?

In classe abbiamo letto insieme alcune pagine di “Un sogno lungo un’estate”, un romanzo di Barbara Baraldi che parla di un segreto nascosto in una casa di campagna abbandonata.

E sai che cos’era quel segreto? Dai non ti voglio svelare la fine…Però ascolta.

Non ci crederai: tantissimi ricordi! Nascosti in un vecchio mulino dove Legnani, un aviatore sopravvissuto alla seconda guerra mondiale, si era rifugiato per paura della guerra.

Molti anni più tardi, un gruppo di ragazzi come noi durante un’estate molto speciale, ha trovato sotto una botola segreta di quel rifugio di campagna un sacco di iuta con dentro un tesoro. Moltissime lettere e fotografie in cui quell’uomo in fuga per dimenticare la distruzione della guerra aveva ritrovato, grazie alla scrittura la forza di raccontare per ricordare.

Tutto quel suo impegno a ritrovare la memoria di un ricordo ci ha colpito molto e oggi…

Beh eccoci a oggi.

Sai perché siamo qui in aula magna?

Un corso di scrittura che si chiama “A piedi nudi nel diario”, per una mattina si è trasferito a scuola e oggi.

Sai cos’è successo?

Abbiamo conosciuto Barbara. Chi è?

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Sì, sì, hai capito bene, la scrittrice di “Un sogno lungo un’estate”. Quella del romanzo che abbiamo letto per imparare a ricordare.

Dopo aver chiacchierato a lungo con noi e averci svelato i segreti della scrittura ci ha mostrato il ricordo più caro che ha e che porta sempre con sé.

E noi? Sai cos’abbiamo fatto?

A sorpresa le avevamo portato i nostri ricordi più belli.

C’era di tutto: delle fotografie, dei peluche, delle bacchette da batteria, dei trofei, delle medaglie d’oro, ognuno è salito sul palco vicino a Barbara e le ha raccontato del suo ricordo. Come lei aveva fatto con la sua piccola trottola di legno.

Alla fine divisi in gruppo abbiamo scritto una pagina di diario molto speciale, dovevamo raccontare in gruppo il nostro ricordo più importante e Barbara dopo aver letto a tutti noi le pagine di diario che le avevamo regalato le ha portate tutte via con sé dentro il sacco di Lagnani in cui ci ha detto custodirà la memoria di questa giornata speciale.

Ah abbiamo un’ultima cosa da dirti! Ed è molto importante…

lunedì 4 marzo 2013 dalle 17 alle 19 Barbara Baraldi tornerà a Cerese di Virgilio per l’ultima lezione di “A piedi nudi nel diario”, e terrà un incontro sul diario, la comunicazione tramite il web e la scrittura.

“Un diario nella rete” è aperto a tutti. SALA GAP, Via Verdi 41, Virgilio. Mantova.

dal blog di Barbara Baraldi www.hotmag.me/barbariche/

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a piedi nudi nel diario … domande ai testimonia cura di Alessia Colognesi

SHINOBU NAKAMURA incontro 14 gennaio 2013

Perché sei partita dal Giappone?Per assimilare gli usi e costumi vivendo in Italia solo per il canto. Volevo cambiare il mio ambiente di vita.

Hai mai scritto un diario sul tuo viaggio?No è scritto dentro di me.

Cos'è per te la musica?La musica e' lo strumento che ho per trasmettere le mie emozioni. Le trasmetto tramite il canto. Quando canto sto bene, perché esprimo la mia natura più spontanea.Le mie aspirazioni si realizzano nella musica a cui mi sento naturalmente portata.

C'è una musica che ti piace cantare che parla del tuo viaggio?Non c'è un pezzo particolare però ci sono delle musiche che amo più di altre e dipendono dai momenti.La musica è un impegno mentale. Quindi ogni tanto ho bisogno di rilassarmi.Le canzoni sono un pezzo di vita. Sia che parlino di sentimenti o descrivano la natura. Quando canto esprimo i miei sentimenti più veri seguendo la musica (le parole ed i suoni).

Che differenza c'è tra l'Italia e il Giappone?Le radici della Lingua: il giapponese è di origine diversa.Le usanze tradizionali Il comportamento delle persone: ad esempio il modo di arrabbiarsi e il modo di essere felici ecc.Voi siete aperti, noi siamo chiusi (ti sembrerà strano ma questo vale anche per i cani europei!!). Un’altra differenza per esempio tra voi europei e noi giapponesi sono le mani e come gesticolate, noi quando per la prima volta incontriamo una persona stiamo con le mani chiuse sulle ginocchia, voi invece aprite le braccia e muovete le mani gesticolando.Il modo di intendere le vacanze e il lavoroNoi abbiamo pochi giorni per le vacanze. E lavoriamo troppo.

Cosa ti manca di più della tua terra cosa ti piace dell'Italia?Mi manca il cibo giapponese e la famiglia.Mi piace la cultura italiana (specialmente la musica).

Preferisci il verbo partire, arrivare o tornare?Ognuna di queste azioni ha il suo fascino.Ma preferisco Partire, perché mi dà il senso dell’illimitatezza e dell’infinito. Quando parto nutro tante speranze. Prima di partire impiego molto tempo e tanta energia a raccogliere il coraggio. In generale temo sempre le prove che dovrò superare. Ma la partenza trasforma la paura in azione e mi dona forza.ArrivareQuando arrivo ho il sorriso sulle labbra. Se guardo dietro di me tutto quello che ho costruito da sola vorrei gridare FINALMENTE SONO ARRIVATA!.TornareMi sento a mio agio se si prospetta il ritorno in un luogo delle mie radici.

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ELEONORA CARUSO incontro 21 gennaio 2013

Cos'è per te un diario, ne hai mai tenuto uno? Se sì, ci racconti di una pagina che hai desiderato scrivere...Ti dirò, credo che il diario sia davvero una cosa importante e bellissima, a saperlo tenere...ma ecco, è questo il problema, io non so tenerlo. Ci ho provato ciclicamente da quando ero bambina, ma niente, scrivere quello che faccio o non faccio, penso o non penso, mi risulta impossibile. Non sono motivata, non è davvero la mia cosa. In compenso tutti i miei diari sono sempre diventati diari di scrittura, e quindi alla fine ho assecondato la tendenza e beh, tengo un diario di scrittura. Mi segno quello che ho scritto, che vorrei scrivere, come lo vorrei scrivere...in particolare parlo delle mie intenzioni e dei problemi che riscontro strada facendo nella narrazione, e di solito mi aiuta a districarli.

Che differenza c'è secondo te tra scrivere un romanzo e tenere un diario?Una differenza sostanziale, direi. La più grande e fondamentale è che, semplicemente, il romanzo è fatto per essere letto, il diario no.Tuttavia, credo che qualcosa della spontaneità del diario andrebbe sempre salvato, nella stesura di un romanzo. Preferisco un romanzo magari imperfetto ma con una vita, piuttosto che un compitino ben svolto e sterile.

"Comunque vada non importa" racconta i giovani e la fatica della comunicazione, un mondo ruvido e inesplorato in cui però alla fine Darla sembra intravedere uno spiraglio. Che cosa la salva e che cosa può rendere più facile la comunicazione tra generazioni diverse?Parlare. Sembrerà scontato, ma è così. Il problema è che parlare non è affatto facile, e in particolare tra generazioni diverse c'è una chiusura a monte. Mi viene a mente la famosa frase "ai miei tempi..." e c'è sempre dietro un autocompiacimento, come per dire "noi abbiamo faticato di più, quindi porta rispetto". Ma tutte le generazioni hanno la sensazione di aver faticato di più, e quindi cos'è, una gara a chi sta o è stato peggio? Anche il colpevolizzare in toto in nuovi mezzi, le nuove mode e la nuova cultura mi sembra ridicolo. Insomma, perché dovrei voler parlare del mio mondo a qualcuno che parte dal presupposto di disprezzarlo? La verità è che siamo tutte persone, che in fin dei conti hanno avuto in salse e contesti diversi esperienze simili. Dovremmo incontrarci su questo, anziché scontrarci sulle differenze. Non si può pretendere dai giovani il rispetto per il passato, quando non si è pronti a darne al loro presente.

Nel tuo romanzo "Comunque vada non importa" Darla sembra in pace con sé stessa solo quando legge Manga. Tu quando ti senti così?Devo dire la banalità? E vabbé, la dico: quando scrivo.

Se dovessi scrivere un diario per raccontare la tua giornata di oggi cosa scriveresti? Quale sms saresti e che immagine di fb useresti?Questa mattina volevo saltare la scuola per riguardare la versione sbilenca ripresa dal cinema del nuovo film di "Evangelion", con tanto di giapponesi che passano davanti allo schermo e bevono Coca Cola in sottofondo, ma poi ho finito la terza visione prima del previsto e mi sono sforzata di uscire e di prendere il pullman, sai, per senso del dovere. Solo che poi i professori o non c'erano o sono arrivati in ritardo, quindi abbiamo fatto poco o niente, e per tutto il pomeriggio ho mandato messaggi del tipo "dovevo restare a casa a guardare Eva" a gente che mi ha risposto "la soluzione è sempre stare a casa a guardare Eva". So true.

Quanto contano le parole per te? Dimmelo da 1 a 10. E con le tue parole.Sono le parole a comporre le storie, e le storie sono più importanti di qualsiasi altra cosa.

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BARBARA BARALDI incontro 13 febbraio 2013

Cos'è per te un diario, ne hai mai tenuto uno? Se sì, ci racconti di una pagina che hai desiderato scrivere...Il diario è uno specchio, che riflette i nostri desideri o paure. È un amico a cui possiamo raccontare storie o con cui possiamo confidarci. Ho avuto un diario. Aveva la copertina bianca con tre Pinocchio che prendevano il tè e si chiudeva con un minuscolo lucchetto. Custodivo la chiave nascosta in una piccola scatola di cartone, legata a un nastro di raso verde. Scrivevo raramente, di solito non avvenimenti ma storie che inventavo, modificavo film o cartoni animati che mi avevano colpito o a volte, quando ero particolarmente malinconica, cercavo di descrivere il mio stato d’animo. Vorrei ritrovare la pagina che avevo scritto il giorno che avevo litigato con la mia migliore amica e avevo paura che non ci saremmo mai più riappacificate. Ricordo che avevo anche fatto alcuni disegni a lato della pagina, ero molto piccola. Naturalmente, il giorno dopo avevamo già fatto la pace.

Che differenza c'è secondo te tra scrivere un romanzo e tenere un diario?Un romanzo richiede rigore, continuità e coerenza mentre un diario può racchiudere cascate di pensieri anche senza un apparente nesso logico.

Carta e penna, sms, facebook. Cos'hanno in comune e in che cosa sono diversi? Tu cosa preferisci?Servono tutti a comunicare. Oggigiorno, è raro scrivere una lettera con carta e penna mentre è molto più immediato comunicare tramite sms o facebook. Personalmente utilizzo l’sms per comunicare in modo veloce e sintetico, facebook quando ho bisogno di più spazio per spiegarmi mentre le lettere scritte con carta e penna quando voglio fare un gesto speciale.

Nel tuo romanzo "Un sogno lungo un'estate" i tuoi personaggi più giovani per comunicare usano gli sms, ma un'estate fa riscoprire a Matilde la forza dei ricordi. Che importanza hanno i ricordi per te e perché hai deciso di scriverne?I ricordi sono a mio avviso il nostro bene più prezioso, perché custodiscono il nostro patrimonio di esperienze. Ricordi brutti o belli che siano rappresentano la memoria di ciò che siamo. Per questo, neppure quelli dolorosi vanno rinnegati, bensì trasformati in consapevolezza. E la consapevolezza ci rende più forti. È questo uno dei concetti che volevo comunicare attraverso Un sogno lungo un’estate.

Se dovessi scrivere un diario per raccontare la tua giornata di oggi che genere letterario sceglieresti? Che sms saresti? Che immagine di fb sceglieresti?Sceglierei il romanzo di formazione, con una narrazione in prima persona che a mio avviso permette il massimo coinvolgimento da parte del lettore. Sarei un sms veloce ma efficace, senza rinunciare alla punteggiatura o far uso di troppe contrazioni. Per rappresentarmi sceglierei la foto di copertina del mio nuovo romanzo, Striges - La promessa immortale (Mondadori). È un’immagine molto evocativa e mi piace comunicare attraverso le mie storie.

Quanto contano le parole per te? Dimmelo da 1 a 10. E con le tue parole.Assolutamente 10. La parola è creazione, comunicazione e meraviglia. Tante parole formano castelli di emozioni. La parola può elevarci e renderci liberi.

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a piedi nudi nel diario … reading 6 aprile 2013pagine di diario dei partecipanti al laboratorio

FARE TEATRO

Non dimenticheremo mai le emozioni provate in quel momento, le sensazioni e i sentimenti, perché il silenzio ci aveva catturati e portati con sé quasi fino alla paura.È di questo che oggi ti voglio parlare caro diario. È stata una strana esperienza quel pomeriggio, e non era un sogno. Eravamo noi quattro in quel teatro, a fare quello che ci piaceva. RECITARE. Era da tanto che provavamo e quel giorno avremo dovuto fare del nostro meglio. Quel giorno era arrivato, ci tremava tutto il corpo e la paura ci avvolgeva il cuore e la mente. Ma non avremmo potuto tirarci indietro, non dopo tutto l’impegno che ci avevamo messo.Il tempo volava e come per magia ci ritrovammo sul palco con una platea immensa che ci guardava. Poi il silenzio assoluto. Il pubblico aspettava solo noi, ci facemmo coraggio e riuscimmo a farcela. Finì tutto in un attimo e rimanemmo immobili fino a quando un grande applauso ci avvolse, così facemmo un inchino ed entusiasti tornammo in camerino. Eravamo stati grandiosi, chiunque ci fece i complimenti per la nostra interpretazione. Tornammo a casa soddisfatti.E ora scrivo a te caro diario. Grazie di esistere.

ANONIMO

Biblioteca Nostra Viva Attiva

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CARO DIARIO

Sabato 26 gennaio 2013Caro diarioquesto pomeriggio, come succede spesso ultimamente, ho litigato con i miei genitori per una cosa banale. Infatti non volevano che io tenessi il mio ipod touch mentre facevo i compiti perché all’interno di esso ci sono dei giochi che potrebbero distrarmi. Così me lo hanno ritirato. Per fortuna abbiamo fatto pace in fretta. Ma i veri motivi per cui litigo spesso con i miei genitori sono sostanzialmente due:- hanno poca fiducia in me perché hanno paura che io perda tempo con i giochi dell’ipod o del cellulare;- quando loro mi chiedono di fare delle cose, io non li ascolto perché preferisco svolgere altre attività.Un errore però l’ho commesso: qualche volta quando mi hanno fatto tenere un oggetto che poteva distrarmi, mi sono fatto beccare ad usarlo nei momenti di studio. Così adesso sono sempre in guerra continua per questo motivo: io chiedo di avere il cellulare e l’ipod nella mia camera anche quanto svolgo i compiti e loro rispondono sempre di no.Oggi, ad esempio, non essendo riuscito a trattenermi dalla tentazione, appena sono usciti i miei genitori, ho giocato senza permesso col computer, piuttosto di terminare quello che mi avevano raccomandato i miei genitori. Quando sono tornati a casa e hanno visto che stavo giocando con il computer, non mi hanno detto niente, ma si sentiva che c’era un’aria di delusione. Cercherò di non deluderli più, di ascoltarli e di fare quello che mi chiedono … dicono che agiscono così per il mio bene ma è faticoso … sopportare questi divieti!!!

LUCA INGHILTERRA

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IL LITIGIO

Cerese, 25/10/11Caro diario,oggi è stata una giornata davvero orribile: ho litigato con le mie 2 migliori amiche: AURORA e CHIARA.Ti racconto,era appena finita l’ora di musica e c’era ricreazione,io ho chiesto una cosa di musica a cane bagnato (è il soprannome di quello a cui piaccio)e loro dopo mi sono venute a dire: <UU,TU E LUI INSIEME…!!> e robe simili. Sanno che a me non piace quando fanno così,mi da sui nervi e mi arrabbio!! Loro,però,hanno continuato e io per vendicarmi ho piegato loro un po’ le dita e hanno subito incominciato a dire: <AHIA,MA SEI PAZZA! CI HAI ROTTO LE DITA!> (ooh!! Che due!! Le ho piegate solamente un pochino!!). Così per tutta la ricreazione non ci siamo parlate e quando cercavano di venirmi incontro io scappavo via con un'altra mia amica.Per questo è stata una giornata orribile,a me non piace litigare, nient’affatto!! ora ti saluto,vado a dormire.Ciao!! bye Marty

…DUE GIORNI DOPO…Cerese, 27/10/11Caro diario,oggi ho fatto finalmente pace, non riuscivo più a stare senza di loro, mi mancavano e allora mi sono fatta forza e abbiamo parlato per un bel po!! A dir la verità non abbiamo parlato molto,è stato piuttosto facile fare pace perché anche loro volevano farla con me e quindi in due,due quattro siamo tornate amiche.Io non riesco a stare senza di loro, loro sono la mia forza,se non le trovo accanto sono triste e non ho voglia di fare più niente e poi tutto questo è stato un equivoco perché sapevo che scherzavano, che volevano solo farmi innervosire, prendermi in giro. Io lo so che sono vere amiche,e poi un amicizia è fatta anche di litigi!! Se no…che amicizia sarebbe?!Ciao!! bye Marty

P.S. saremo per sempre BFF;ah quasi dimenticavo:Chiara,Aurora v.v.u.k.d.b

MARTINA LUCCHINI

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MI FIDO

17 dicembre 2012Conoscere una famiglia affidataria mi ha fatto capire quale coraggio serva per gestire dei bambini nati da genitori non in grado di ricoprire quel ruolo. Penso soprattutto ai bambini ed immagino come si debbano sentire sbalzati all’improvviso da una realtà ad un’altra. Ciò mi fa ricordare il mio periodo di leva: In sei mesi ho cambiato tre città, preso decine di treni ed autobus che non arrivavano mai, proprio io, che ho sempre amato le mie abitudini e la quotidianità. Un ricordo è ancora vivo in me. Quella sera a Predazzo era la prima notte in una caserma della Guardia di Finanza. dopo un anno di concorsi e selezioni, avevo vinto la prova e scelto il mio futuro. Era fine Settembre e l’estate era trascorsa a fare guardie e notti in bianco all’aeroporto di Villafranca, in aeronautica, fra aerei di linea che dolcemente si posavano sulla pista e caccia militari che sembravano schiantarsi sull’asfalto, salvo poi raddrizzarsi all’ultimo istante, fra lo stridore degli ammortizzatori dei carrelli. Ma casa era vicina e dopo il lavoro il mio letto e la mia ragazza mitigavano la naia. ora però mi attendeva la divisa che avevo scelto. Non uno o due mesi, ma dieci mesi di lontananza ed un corso pieno di incognite. il viaggio è stato interminabile e la valle del Brennero non è mai stata così ostile e carica di nostalgia. Arrivati nel primo pomeriggio, il portone della caserma sembrava doverci inghiottire senza più possibilità di restituirci alla vita di tutti i giorni. Ma ero già abituato alla rigidità militare e quel pomeriggio trascorse nella relativa calma. Il momento più duro però fu quando si spensero le luci. Quando tutto intorno a me si fermò riuscii a comprendere finalmente l’epocale cambiamento in corso. Era il 20.09.1994 ed il giorno dopo, santificato a San Matteo, esattore delle imposte dell’Impero Romano e patrono della Guardia di Finanza, avrei firmato il mio destino scegliendo o meno di accettare la carriera militare.

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Al buio guardai il mio lettino, un piccolo comodino ed un armadio. mi sentii solo, di quella solitudine che ti pervade quando capisci che nessuno può e deve aiutarti. Il ricordo della famiglia mi faceva stare male perché mi sembravano così vicini, eppure infinitamente lontani, visto che per quasi due mesi non li avrei rivisti. La tentazione di rinunciare era forte, alcuni lo fecero l’indomani. Mi lasciai avvolgere dalle coperte e la stanchezza ebbe la meglio sulla mia malinconia e sulla mia paura, credo che il profilo delle montagne, le stelle e la luna furono l’ultima immagine prima del sonno, a fare da sfondo alle veneziane che non riuscivano a trattenere la luce che impediva al buio di vincere tutte le nostre incognite, avvolgendoci e facendoci dimenticare il presente

LUCA TOFFALINI

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THE END

Ora dove siamo?

Il corso del diario sta per finire, manca un'ultima lezione.

Ogni lezione aveva un tema differente, una persona che raccontava in prima persona la sua esperienza e infine il compito. La famiglia, il viaggio, la gioventù, la motivazione, come nasceva una pagina di parole su carta, il dolore, l'immedesimazione negli altri ... In così poche ore, scandite il tempo di un giorno alla settimana, abbiamo incontrato un mondo senza neanche viaggiare fuori da Cerese di Virgilio.Io, Miriam, Luca, Anna e Ivana - citando alcuni partecipanti - eravamo viaggiatori alla ricerca di un proprio sé. Ognuno di noi aveva la sua motivazione, il suo senso della vita da ricercare, la sua memoria da ripescare. Ognuno di noi versava, chi con il computer e altri con la penna, un universo interiore per condividerlo o rielaborarlo. Al punto di partenza molti avevano nel loro cassetto o soffitta il diario custode dell'infanzia o dell'adolescenza, pronto a essere riesumato. C'è chi ha scoperto di averlo tenuto come Anna, che poi lo interruppe perché delusa dal primo amore per poi decidere di tramandare a suo figlio adottivo la storia di un legame affettivo senza confini; chi condividendo ricordi del periodo nella caserma militare come Luca e chi condividendo coraggiosamente il dolore per una persona amata come Ivana. Altri hanno scelto la via privata, come Miriam e me. Abbiamo imparato che esistono varie forme di diario adatte al nostro essere e tecniche per svilupparle, ma soprattutto abbiamo superato i nostri limiti umani e i fantasmi del passato. Gli obbiettivi sono passati in secondo piano per alcuni mentre per altri ne sono stati creati.Io non avrei mai condiviso una pagina del mio diario.Fin da bambina mi sono vergognata delle mie emozioni e le ho soffocate ritenendole dannose per me. Mi sono sempre sentita umiliata nel piangere davanti agli altri e dover condividere i miei lati più nascosti. Se non avessi scritto un diario sarei morta emotivamente. Invece ho scelto di afferrare l'occasione e mettermi in gioco. Ce l'ho fatta perché ho imparato a condividere senza urtare le mie opinioni e sensazioni. Il cantante preferito della mia adolescenza, David Bowie, dice nel suo nuovo singolo in conclusione:

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"Ora dove siamo?Al momento che conosciFinché c’è il soleFinché c’è la pioggiaFinché c’è il fuocoFinché ci sono ioFinché ci sei tu".

In fondo la conclusione del corso del diario è un arrivo, non la fine finché vivremo con consapevolezza le nostre piccole scoperte e debolezze trasformate in coraggio.

ANNA MONELLI

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TRE VARIAZIONI

1) PASSATO, PRESENTE E...FUTUROOggi ho indossato il maglione bianco. Lo fissavo da un po’, come se aspettassi il giorno adatto ad indossarlo. Sì perché è di una lana spessa, calda, lunga. E’ ampio ma avvolgente, mi copre ma mi lascia anche respirare, non mi costringe né soffoca. Proprio per questo l’ho acquistato due anni fa, mi ricordava il senso di libertà e protezione che ha caratterizzato la mia infanzia, l’adolescenza e l’età quasi-adulta. Grazie a chi mi ha generato, mio padre in particolare.Non ho potuto però indossarlo così, nella sua purezza. Ho aggiunto, infatti, una fascia in ecopelle nera in cui rivedo il mio desiderio di ribellarmi a fatti che vedo e vivo, che talvolta mi impediscono di essere me stessa. La cinta stringe con fermezza il maglione. Infine la borsa scura, enorme, che contiene tutto o…niente. Solo io so cosa racchiude oggi e … domani. Soprattutto è capiente, raramente è vuota e mi auguro che sarà così anche nei giorni a venire. Rappresenta il mio futuro, spero.

2) GENITORI-FIGLIIl regalo più grande dei miei genitori in questi trent’anni è stato l’amore totale ed incondizionato.Sono stati presenze costanti, vicine, irrinunciabili ma discrete. Mi hanno sempre fornito gli strumenti per poter scegliere autonomamente il mio percorso di vita, chi essere, cosa desiderare, dalle piccole quotidianità alle questioni esistenziali. A domanda hanno sempre risposto. Non è facile per un padre o una madre ascoltare (nel senso più puro del termine) in silenzio, senza lasciar trapelare emozioni. Trovare un equilibrio tra l’ansia di proteggere la propria creatura ed il desiderio di lasciarla libera di crescere, nonostante gli errori che inevitabilmente commetterà. Eppure sono riusciti nell’impresa. Certo, a volte sbagliando, com’è nella natura umana.Quando e se inizierò la mia esperienza di madre, voglio trasmettere lo stesso tipo di amore. Solo ora, ripercorrendo a ritroso i miei trent’anni, mi rendo conto di quanto possa essere difficile.

3) APPUNTI DI VIAGGIO: CRETAAvevo sempre desiderato andare a Creta. Una specie di chiodo fisso. Il fascino della cultura Classica, mitologica ed anche arcaica, mi ero detta. Tuttavia non arrivava mai il momento giusto per vedere quest’isola, sceglievo sempre altre mete, forse più per comodità e tranquillità interiore.

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Solo tre anni fa ordinai a me stessa che non era più tempo di rimandare, volevo sinceramente e consapevolmente recarmi in quel luogo da sola, per godermelo al meglio. Proprio in quel periodo, infatti, sentivo l’esigenza di “ritrovare me stessa”, scoprire nuovi lati del mio carattere, mettermi alla prova. Creta era l’ideale.Il viaggio era monitorato da un tour operator, non era esattamente un salto nel buio. Ora , col senno di poi, credo che sarebbe stato meglio affidarmi alle mie sole forze, al mio istinto, tanto spesso sopito, abbandonato al silenzio ed all’oblio ingiustificatamente.Ero intimorita ed eccitata al contempo, in bilico tra l’esigenza assoluta di andare e l’ansia, lo spaesamento, la possibilità di ritrovarmi faccia a faccia con la solitudine. A questo si aggiungeva l’approccio con la lingua, avevo studiato greco antico al liceo ma, posto che non avevo (e tutt’ora non ho) mai avuto un ottimo rapporto con la mia memoria, dubitavo che gli abitanti lo conoscessero, così come io non avevo mai pensato anche solo lontanamente alla possibilità di conversare in latino nella vita di tutti i giorni a Mantova. E se mi fossi persa in mezzo all’isola senza riuscire a comunicare?[…]La mattina del mio ritorno mi alzai molto presto. Il sole era già sorto, ma era ancora di quel colore giallo arancione, poco energico. L’intenzione era fotografare il più possibile quel mare che per un po’ non avrei rivisto. Mi concentrai sulle rocce che le onde colpivano con la loro delicata forza, lasciando una scia spumosa di colore bianco. Quando salii in aereo non ero né triste né felice serena, piuttosto, convinta che un giorno sarei tornata sull’isola a completare la ricerca di me stessa.

MIRIAM COBELLINI

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VAN GOGH

2/02/2013caro diario,i miei genitori mi avevano assicurato che ieri sarebbe stato il mio giorno libero; pensi forse che abbiano mantenuto la promessa? Faccio senza risponderti, tanto ormai ci abbiamo fatto l'abitudine tutti e due...le tue pagine ormai sono piene di lamentele da parte mia, sul fatto che tutti vogliono che mi adegui alle loro esigenze!!sono stufa, esausta, ne ho fin sopra i capelli di ordini e consigli inutili...inutili per quanto mi riguarda...era da almeno tre settimane che io e Martina progettavamo il nostro pigiama party, i miei lo sapevano benissimo e invece di lasciare che andassi a divertirmi, mi hanno obbligata ad andare con loro in città a vedere una mostra di quadri di un pittore strano di cui non ricordo il nome.La prima “opera d'arte”, se così si può definire, era il ritratto di un uomo dagli occhi gialli e i capelli verdi e ricci, con la classica aria da spaccone...in realtà aveva i capelli rossi corti e gli occhi erano color nocciola, sguardo...perso nel vuoto, ma ho preferito lasciare spazio all'immaginazione, sperando di rendere quella gita più sopportabile... non è che non mi interessi l'arte, anzi come sai mi piace molto disegnare, ma in quel momento ero troppo arrabbiata per godermi la straordinaria bellezza dei dipinti di...ah già ora ricordo!! Van Gogh, ecco il nome dell'artista!! Come ho fatto a dimenticarlo??insomma, sta di fatto che io e la Marty abbiamo dovuto rimandare la festa alla settimana dopo, anche se non le ho promesso niente, sai com'è, magari i miei pensavano di portarmi a teatro questa settimana...evviva... :(comunque sia sta tranquillo (per quanto ti possa interessare), ti terrò aggiornato sulle novità, tua, Chiara.

CHIARA BACCHI

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UN FRAMMENTO DI LUNA

Un ricordo di Gruppo 13-02-2013

Caro diarioCi stiamo preparando per vivere una nuova emozione, le nostre insegnanti ci stanno portando in gita all’osservatorio di Bologna. Arriviamo, l’emozione è alle stelle. Ci accolgono con un caloroso saluto e ci fanno entrare in una sala che ha delle poltrone morbidissime e comodissime. Un signore molto simpatico ci fa osservare le costellazioni proiettate sul soffitto e ci racconta i miti e le origini dei nomi delle costellazioni. Siamo molto presi da tutte queste storie, tanto che non vogliamo più andare via, ma la gita non è ancora finita.Al piano superiore, siamo molto curiosi di quello che stiamo per vedere…Il signore ci fa una sorpresa e ci fa toccare un frammento di luna con un dito, FANTASTICO, EMOZIONANTE, INDIMENTICABILE.

VIOLA, ABRA, FEDERICO, MARTINA, FRANCESCO, CHIARA

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a piedi nudi nel diario … final

CANZONE BRUCIACaro diariooggi 6 aprile 2013 scrivo questa prima pagina, per tentare di togliermi questo peso dallo stomaco.Però ho bisogno di pensare che tu abbia un nome, per rendere tutto più...come dire...personale. Ok?Ti piace Jimi come Hendrix? oppure Bruce come Springsteen? ... anzi facciamo Elvis.È altisonante lo so. ma ho bisogno di pensare a un personaggio forte.Caro Elvis, mi presento: sono Davide Giannotto, chiamato con molta fantasia "gianno", ho 26 anni, sono cantante, autore e chitarrista del gruppo rock da me fondato con altri 4 amici, i NEBBIA.Sì, lo so che non hai mai sentito questo nome...ma d'ora in poi, su queste pagine, sentirai sicuramente parlare di noi molto spesso.Come ti ho anticipato ho bisogno di sfogarmi, perché altrimenti tutta questa faccenda finirà per bruciarmi. CANZONE BRUCIA

ContamiNazioneassociazione di musicisti, attori, autori,

fotografi e pittori ([email protected])

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