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L’uomo più facoltoso del Messico dichiara un reddito di oltre 60 miliardi di euro ma non è il più ricco del mondo. Rappresenta solo uno di quella “eletta” schiera di per- sone che messi insieme dispongono di più ricchezza che metà dell’umanità più povera messa insieme.

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Page 1: CONTROCOPERTINA  · re di un qualsiasi professore universitario cala-brese, o almeno, le palle per sostenere il suo pensiero. Il che vuol dire due cose: che i pro-fessori calabresi

L’uomo più facoltoso delMessico dichiara un redditodi oltre 60 miliardi di euro manon è il più ricco del mondo.Rappresenta solo uno diquella “eletta” schiera di per-sone che messi insiemedispongono di più ricchezzache metà dell’umanità piùpovera messa insieme.

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DOMENICA22 GENNAIO 3www.rivieraweb.it CONTROCOPERTINA

““Dov’è lo Stato?”chiede il salumiereintervistato da unagiornalista di “Chil’ha visto?” almercato dellaMaddalena a

Napoli teatro, neigiorni scorsi, di attiviolenti ai danni di

alcuni cittadinisenegalesi. “Lo Stato qui èassente!” sirisponde in unrigurgito didignità, quelladignità che icalabresi hannosmarrito per

strada, sepolta dagenerazioni dicolletti bianchiposizionati dalpotere centralecome pedine suuna scacchierafatta di ignoranza.

LIDIA ZITARA

In seguito agli atti violenti ai danni di alcuni cit-tadini senegalesi durante i quali è stata feritauna bambina di dieci anni, il team di “Chi l’haVisto” ha pensato bene di spremere succodalla vicenda con il suo abituale tour di intervi-ste a possibili testimoni. Qualche giorno fa ha fatto una breve appari-zione lo stralcio di un’intervista a un salumiereche ha il negozio di fronte al luogo della spara-toria. Il link non è diventato virale neanche trai ferventi meridionalisti, e curiosamente è statopiuttosto complicato ritrovarlo, in rimpalli dalink a link. Il salumiere, visibilmente infastidito dall’arro-ganza con cui le trasmissioni televisive nazio-nali intervistano i passanti, mettendoli in diffi-coltà per potergli così appioppare l’appellativodi omertoso (e chi ha buona memoria ricor-derà un “Chi se ne fotte” detto da uno studen-te locrese ai microfoni RAI), ha invece rispo-sto a tutte le domande, sottolineando l’ovvio,cioè che le Forze dell’Ordine erano già a cono-scenza di movente e colpevoli. Ha anche dettoche i senegalesi sono rimasti un’ora a perderesangue, e che Carabinieri e Polizia sono arriva-ti dopo un’ora e mezza, quando quei cinqueragazzi “tra i venti e trent’anni, belli come alei”, erano già andati via, tranquillamente, apiedi, e probabilmente avevano avuto tempodi prendere un caffè e di “fare un po’ di diver-timento”. A questo punto si percepisce la difficoltà dellagiornalista Lilly Viccaro Theo che per diversisecondi rimane in silenzio, davanti a un uomoche risponde candidamente alle sue domande,e che non rispetta il cliché tanto cercato delnapoletano omertoso. Ora è il salumiere, che impacchettato un pani-no coi ciccioli per 2 euro e 10, fa una domanda

a lei: “Ma io vorrei sapere da tutti perché loStato consente il mercato abusivo, il parcheg-gio abusivo e le impalcature abusive? Dov’è loStato? Lo Stato qui è assente!” dichiara il salu-miere, in un rigurgito di dignità mai persa,quella dignità che i napoletani conoscono, poi-ché figli di una grande capitale mondiale, e chei calabresi hanno invece smarrito per strada,sepolta da generazioni di colletti bianchi posi-zionati dal potere centrale come pedine su unascacchiera fatta di ignoranza. Persino Saviano, che dove trova mollo zappafondo, è intervenuto sull’intervista, chiedendoa De Magistris, sindaco di Napoli, che gli avevaconsigliato di “uscire e mangiare un paninocon emozione” (citazione da Lino Banfi?) seavrebbe consigliato la stessa cosa anche al salu-miere. “Anche a lui si dirà che a Napoli nonesiste un’emergenza sicurezza? Oppure gli sidirà: “si mangi un’emozione, esca dal negozio,vada a femmine?”. E a Chi l’ha visto cosadiranno? Che è sputtanapoli? Che sta diffa-mando la città? Che avrebbe dovuto racconta-re il bello? Il turismo?”. Così Saviano, frescodell’uscita del suo nuovo best-seller “La paran-za dei bambini”, che racconta proprio le vicen-de del clan dei Sibillo, coinvolto – pare – inquesta vicenda. Ho invidiato quel salumiere, perché ha porta-to lustro alla sua città, e vorrei che la mia regio-ne avesse più persone così, meno fiaccate dallavergogna, più pronte a difendersi, a levare lavoce in difesa di sé stessi, a informarsi su quan-to ci è costata l’unificazione nazionale. Io lancio il guanto della sfida: un salumierenapoletano – signori – ha le idee ben più chia-re di un qualsiasi professore universitario cala-brese, o almeno, le palle per sostenere il suopensiero. Il che vuol dire due cose: che i pro-fessori calabresi sono ignoranti o codardi. Oentrambe le cose.

CCaallaabbrreessii,, prendete spunt

o

dal salumiere di Napoli

IL SALUMIERE CHE HA RISPOSTOPROVOCATORIAMENTE A LILLYVICCARO THEO DURANTEL’INTERVISTA MANDATA IN ONDA LASCORSA SETTIMANA SU “CHI L’HAVISTO?”

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DOMENICA22 GENNAIO 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

Flora Sculco e la suastrampalataidea di intitolarela Cittadella aPitagora

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

È partita dicendo di essere orgogliosa di far parte di unaterra riconosciuta dal New York Times come miglioremeta turistica del 2017 (in realtà il quotidiano statuniten-se non scrive esattamente questo ma vabbè... arrotondia-mo per eccesso). Poi è passata al recente riconoscimentointernazionale ricevuto negli Stati Uniti dalla matematicaRosanna Iembo, originaria di Crotone, il cui lavoro diricerca è stato considerato tra le dieci migliori opere delmondo grazie alla sua filosofia rigorosamente pitagorica,fondata sull’idea dell’interdisciplinarietà. Da qui la suastrampalata idea di intitolare la Cittadella Regionale aPitagora. Mentre sono in cerca di un filo logico all'internodel discorso pronunciato dalla consigliera regionale FloraSculco, che più prosegue e più si ingarbuglia, mi sembradi sentire Pitagora supplicarci: "No, il mio triangolo no,per la Cittadella non l'avevo considerato! Non li voglioquesti quadretti mal riusciti di umanità appiccicarsi aicateti del mio triangolo e appollaiarsi sull'ipotenusa.Come spiegherei il mio teorema? La quantità di cavolatesparate sull'ipotenusa è uguale alla somma di cavolatesparate sui cateti?".Come può venirti in mente di proporre a insegna di que-sta torre di Babele il nome di un uomo che ha avuto cosìtanta influenza nella sfera del pensiero?Una parola con cui riassumere la filosofia pitagorica, cheabbracciò ogni campo del sapere, è armonia, ordine.Questo perchè i Pitagorici ritenevano che i principi dellamatematica fossero anche i principi dell'intera realtà. Nonce lo vedo un ordine in quella Cittadella. Vedo piuttostoun moto browniano. Quel moto incessante e disordinatoche Robert Brown, botanico inglese, scoprì osservando almicroscopio particelle di polline sospese in acqua. Lineedisordinate, ascendenti, molte di più quelle discendenti,destra, sinistra, un balzo in avanti, cento indietro, mesco-lanze, inciuci, sotterfugi, ordini, contrordini, retromarce,frenate brusche, accelera, decelera, poi dritto per Viadella Circostanza, imbocca Via della Convenienza e escidopo pochi metri su Corso dell'Interesse. Insomma allafine viene fuori qualcosa di pasticciato. Uno scarabocchio,una figura senza senso anche per chi l'ha generata. Unammasso dove confluiscono fiumi di opportunismi inpiena e dove non esistono acque diverse. Quale Pitagora, intitoliamola a Brown la nostraCittadella. Brown, marrone, così scatta immediata l'im-magine di sterco, fino al collo.

COME FLORASCULCO VEDELA CITTADELLA

COME LAVEDIAMO NOI

Recenti pronunciamenti della Corte diCassazione hanno riconsiderato il cd.“dolo del concorrente esterno” in terminidiversi rispetto alle precedenti sentenzesul tema del reato di concorso esterno inuna associazione per delinquere di stam-po mafioso.Infatti, di recente, i giudici di legittimitàosservano in primo luogo che "la partico-lare struttura della fattispecie concorsua-le comporta [...], quale essenziale requisi-to, che il dolo del concorrente esternoinvesta, nei momenti della rappresenta-zione e della volizione, sia tutti gli ele-menti essenziali della figura criminosatipica sia il contributo causale recato dalproprio comportamento alla realizzazio-ne del fatto concreto, con la consapevo-lezza e la volontà di interagire, sinergica-mente, con le condotte altrui nella produ-zione dell'evento lesivo del 'medesimoreato'". "Pertanto", sostiene la Cassazione,"il concorrente esterno, pur sprovvistodell'affectio societatis e, cioè, dellavolontà di far parte dell'associazione,deve essere consapevole dei metodi e deifini della stessa (a prescindere dalla con-divisione, avversione, disinteresse o indif-ferenza per siffatti metodi e fini, che lomuovono nel foro interno) e si rendacompiutamente conto dell'efficacia cau-sale della sua attività di sostegno, vantag-giosa per la conservazione o il rafforza-mento dell'associazione".I significativi elementi di novità che carat-terizzano la ricostruzione del dolo dell'ex-traneus proposta dalla sentenza in parola,si palesano a partire dalla scelta dell'e-stensore, certo non casuale, di non farealcun riferimento alla "volontà" di contri-buire alla realizzazione del programmacriminoso perseguito dall'associazionecriminale, e di insistere, viceversa, sullanecessità che il concorrente sia "consape-vole" degli scopi e dei metodi dell'orga-nizzazione e che "si renda compiutamen-te conto" dell'efficacia causale del suocontributo.Ma, soprattutto, a venire in rilievo è laprecisazione dell'assoluta irrilevanza del-l'atteggiamento del concorrente esternonei confronti dei metodi e dei fini perse-guiti dal sodalizio criminale: la Corte,infatti, non solo non pretende, da partedel concorrente, alcuna condivisione"interna" del programma criminoso chel'organizzazione criminale intende realiz-zare, ma afferma espressamente che l'ex-traneus, nel proprio foro interno, potràanche provare una vera e propria avver-sione nei confronti degli obiettivi dell'as-sociazione mafiosa, senza che ciò preclu-da in alcun modo la possibilità di configu-rare il dolo del concorso esterno.Sotto questo profilo, dunque, quella degli“Ermellini” sembra privilegiare unainterpretazione dell’elemento soggettivoin termini diversi da quelle ricostruzioniermeneutiche che, negli ultimi anni,hanno inteso attribuire all'extraneus unatteggiamento psicologico sostanzial-mente sovrapponibile al dolo specificorichiesto in capo al partecipante.

GIUDIZIARIA

Il “dolo del concorrente

esterno”

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COPERTINA

SICUREZZA

“In Italia, come si sa, una forte educazione allaprevenzione, una cultura della prevenzione,non esiste. Basti pensare che nel passato sicercava di essere esclusi dalle mappe delrischio sismico per evitare di adottare misurepiù severe nel costruire. Era considerata unaiattura e si assegnava la cittadinanza onorariaai parlamentari che riuscivano a escludere ilcomune dalla mappa delle zone a rischio.Non si capiva che erano misure costose, mache servivano a salvare delle vite umane .Oggile cose stanno cambiando, l’attenzione e l’al-larme è alto ma è necessario chiarire alcuniquestioni critiche e contraddittorie . Partiamodalla constatazione che l’adeguamento sismi-co degli edifici esistenti: non obbligatorio,chel’assicurazione per il danno da terremoto: nonobbligatoria (e se facoltativa, neanche detrai-bile),che il Fascicolo del fabbricato è inesi-stente, che Ecobonus al 65% per gli interven-ti antisismici: c’è dal 2012, prorogato fino allafine di quest’anno, ma non funziona. Al puntoche ora il ministro delle InfrastruttureGraziano Delrio - che non crede nell’assicura-zione per legge perché la ritiene una tassa -pensa di estendere il piano sugli ecobonus aicondomìni con il criterio della cessione delcredito (un piano da 4-5 miliardi attraverso unfondo tra Cassa depositi e prestiti e privati),non solo per gli interventi di riqualificazioneenergetica, ma anche in chiave anti-terremo-ti. L’unico modo forse per smuovere la stasideleteria di un Paese che si sbriciola con trop-pa e drammatica facilità. Guardiamo in detta-glio i quattro punti:

ADEGUAMENTO SISMICO Il 60% degliimmobili italiani è stato costruito prima dellanormativa antisismica del 1974. Di 5.800ospedali, il 30% abbondante è a rischio sismi-co. Le duemila scuole sono decisamente vetu-ste, sebbene non necessariamente pericolose.È vero, il rischio zero, ammesso che esista,non sarà possibile per anni. Ma la messa insicurezza del patrimonio immobiliare non èpiù rinviabile. L’Italia spende 3 miliardi emezzo ogni anno per le emergenze, tra disse-sti idrogeologici e terremoti. Siamo il primofruitore del fondo europeo per le calamità.Vorrà pur dire qualcosa. Eppure l’adegua-mento sismico non è obbligatorio, lo diventasolo in caso di interventi di ristrutturazionerilevante. E certo, per le nuove costruzioni.Quello che bisognerebbe fare è l’obbligo dieffettuare diagnosi antisismiche sugli edifici arischio dal punto di vista del rischio statico,antisismico e, più in generale, della sicurezzadell’edificio, in funzione della tipologiacostruttiva e dello stato di conservazione del-l’edificio stesso. Con la possibilità di detrazio-ne fiscale totale del costo sostenuto, e rinfor-zare l’ecobonus 65% attraverso tempi piùbrevi per il recupero della detrazione%. Ciòpermetterebbe ai proprietari alle pubblicheamministrazioni e alle assicurazioni di avereuna reale cognizione sulla vulnerabilità degliimmobili e sugli interventi prioritari per lariduzione del rischio.ASSICURAZIONI C’ha provato Monti, poiLetta, infine Renzi. L’assicurazione obbligato-ria (e detraibile) contro le calamità naturali

non è mai passata. Bloccata nel 2012 dalParlamento contro il “governo delle banche edelle assicurazioni”, quello tecnico dei profes-sori. Ma anche nel 2013 sotto Letta, perché loStato “non può lavarsi le mani dal compito diricostruire”. Poi anche l’esecutivo Renzi nel2014 si è arreso (nonostante le insistenze del-l’allora ministro Lupi dopo l’alluvione inLiguria). Temendo la rivolta dei consumatorial grido di “basta altre tasse”. Va detto chenon tutte le case sono assicurabili, dipendedalla zone di pericolosità sismica. Oppure losono, ma a costi proibitivi. Il proprietario diun appartamento di 80 metri quadri a Roma,terzo piano in zona semi- centrale, se crollas-se il palazzo incasserebbe sì e no il 20% delsuo valore. Le prime case dell’Aquila venutegiù sono state ripagate al 100%. Le seconde al60-80%. DETRAZIONI L’ecobonus al 65% (quelloper le riqualificazioni energetiche, tipo fine-stre e caldaie a condensazione) è stato estesosin dal 2012 agli interventi antisismici. Alloraera anzi al 36%, portato poi al 50 e infine al65% (da Letta). E di proroga in proroga èancora attivo fino alla fine dell’anno. Ma nonfunziona. Perché vale solo per le prime case inzona antisismica 1 e 2 (su 34 milioni di abita-zioni in Italia, 15 milioni sono seconde, specienei piccoli paesi tipo Amatrice). Il 65% dellaspesa per la “messa in sicurezza statica” vienerimborsato dallo Stato in 10 anni, a fronte dianticipi molto ingenti per questo tipo di inter-venti (anche 30 mila euro per un appartamen-to di media grandezza in un condominio di

quattro piani e mezzo milione di esborso tota-le). E terzo ostacolo: la capienza Irpef. I red-diti medio-bassi che pagano poche tasserischiano di non poter detrarre nulla. Per que-sto il ddl Bilancio 2017 prevede la possibilitàper il contribuente di non usufruire diretta-mente delle detrazioni per la messa in sicurez-za antisismica, ma di cedere il corrispondentecredito ai fornitori o a soggetti terzi. Il vantag-gio è che, invece di recuperare il costo degliinterventi a rate negli anni successivi, sottoforma di detrazione Irpef, si riceve subito unosconto dall’impresa. L’impresa, d’altro canto,ottiene un credito verso l’Erario. Dalle opera-zioni di cessione del credito sono però esclusele banche e gli intermediari finanziari, in que-sto modo si rischia di rendere la misura pocointeressante e impiegabile perché le impresein questo modo sono costrette ad anticiparecompletamente i costi degli interventi, senzala possibilità di essere assistiti da una banca. IL FASCICOLO DEL FABBRICATOQuesto è il libretto di manutenzione dellacasa, esso permette di analizzare lo stato diconservazione e/o degrado di un immobile,estrinsecandone le varie componenti statiche,impiantistiche, di sicurezza e dirifinitura. Fornisce inoltre precise informazio-ni sulle alterazioni significative che inevitabil-mente vengono apportate nel corso della vitadell’immobile. Contiene anche indicazionisulle modalità d’uso dell’immobile e su comeprogrammarne una corretta manutenzione.Peccato che vale solo per le nuove costruzionipost 2008. E a quelle precedenti cosa succe-de? La manutenzione programmata sempli-cemente non esiste. La casa, dopo il collau-do, non la controlla più nessuno, come se lenorme puntassero alla stabilità eterna. Ma imateriali non sono per sempre. Tra ossida-zione delle armature e carbonatazione delcalcestruzzo, assistiamo a un deterioramentodel patrimonio esistente che nessuno moni-tora. Dell’auto sappiamo tutto e la verifichia-mo di continuo. Della casa niente. Almenofinché crolla. È necessario,a questo puntorendere obbligatorio il Fascicolo del fabbri-cato. La conoscenza del livello di sicurezzadiun edificio deve diventare parte essenzialedella sua carta di identità e deve avere valorecertificativo e non una valenza puramentedescrittiva. È assurdo constatare come in unacompravendita di un immobile venga chiestoil certificato di classe energetica e non undocumento che attesti l’adeguamento dellostesso alle norme antisismiche”. È necessariocomunque predisporre un sistema standar-dizzato di analisi, che consenta di determina-re l’attribuzione gli indici di efficienza,conmetodi oggettivi e comparati, e di avere quin-di un quadro immediato della situazione diciascun immobile con particolare riferimen-to agli aspetti di sicurezza. A questo potreb-be dare un contributo determinantel’Università Mediterranea di ReggioCalabria.

Pasquale Giurleo

In passato eraconsiderata una

iattura essere inclusinelle mappe del

rischio sismico e siassegnava lacittadinanza

onoraria aiparlamentari che

riuscivano aescludere un

comune dallamappa delle zone a

rischio. Ciò hacontrubuito a far sì

che oggi il 60% dellecase non rispetti le

norme antisimiche.

L’educazione alla prevenzione è una di quelle cose in cui il nostro Paese difetta.Quando si gioca con le vite umane, tuttavia, come accade quando siignorano deliberatamente le norme antisismiche nell’erezione di nuoviedifici, la situazione si complica. Di recente sono stati diversi gli amministratoriche, complici gli eventi sismici registrati in centro Italia, hanno posto attenzione aquesto aspetto. Ma la strada da percorrere è ancora troppo lunga…

Calabria sicura

Piu della metà dei Comuni calabresi non è dotata di un piano per le emergenze e di evacuazione incaso di sisma o calamità nonostante la legge lo imponga. Bisogna che l’amministrazione regionalevigili attivamente imponendo ai Comuni che ancora non si sono messi al passo di farloimmediatamente. Lo stesso faccia per la definizione degli studi di primo livello dellemicrozonizzazioni che per ora sono solo cinquanta approvati, centonovantanove in fase di istruttoriamentre degli altri non si ha notizia .

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www.rivieraweb.it COPERTINA DOMENICA22 GENNAIO 07

JACOPO GIUCA

Un caldo anomalo seguito da unfreddo sconcertante. È questa lapiù efficace definizione dell’inver-no che sta scuotendo la vita delMezzogiorno e che rischia persinodi sovvertirne le abitudini alimen-tari. Già, perché la conseguenza

più diretta del solleone alternato alla neve, alghiaccio e alla grandine in grado di imbiancare lenostre strade a cicli alternati è di rovinare i rac-colti e falcidiare il bestiame. Il sorriso dei bambi-ni nel vedere imbiancata la spiaggia dietro casa lasera dell’Epifania si sta trasformando nel piagni-steo del portafoglio degli adulti. I prezzi di fruttae verdura hanno già cominciato a impennarsi inmaniera indecente, secondo una logica che sfrut-ta la credulità del consumatore allo stesso modoin cui fa affinare la furbizia del venditore.Giornali e TV non fanno che ripetere come untormentone che i danni alle produzioni pugliesi,lucane, siciliane e calabresi (in rigoroso ordine digravità) sono così impressionanti da convincere ilMinistro delle politiche agricole MaurizioMartina a dispensare stati di calamità già allaprima richiesta da parte delle regioni. Del resto ilcrollo della produzione agricola meridionale,dove si producono il 61% degli ortaggi e il 97%degli agrumi e si alleva 19% del bestiame di tuttoil Paese è la messa in ginocchio del settore prima-rio dell’intera Italia.Nella nostra regione il problema principale èstata la persistenza davvero inusuale di questofreddo anomalo. Ad affermarlo è LeoAutelitano, membro di Coldiretti a buona ragio-ne angosciato dalle difficili condizioni che anco-ra si registrano soprattutto nelle aree montane.«Da quindici giorni - ci racconta - ci sono paesisepolti dalla neve senza che spargisale o spazza-neve siano stati inviati in loro soccorso. Questacondizione mi fa pensare che siamo una terra dinullafacenti, in cui le amministrazioni locali sonolasciate allo stato brado e gli enti preposti nonhanno intenzione di muovere un dito se non perfarsi propaganda. Nell’area di Reggio Calabria,poi, con l’istituzione della Città Metropolitana, lestrade sono distrutte senza che si sappia a chi farereclami, con la Provincia ancora attiva ma privadi incarichi e la Città che ancora deve compren-dere quali sono i propri compiti.«Questa condizione, nonostante la quantifica-zione dei danni in maniera circostanziata si potràfare solo tra qualche mese, ci lascia comunquetemere che il danno alla produzione ortofruttico-la di breve e media durata sia già enorme e che iproblemi maggiori si registrano nell’ambito dellazootecnia e della sezione foraggiera, consideratoche i nostri ricoveri per animali non sono mini-mamente attrezzati ad affrontare queste condi-zioni estreme. Infatti più volte, sulla 106, sonostati registrati gli 0°, temperatura più che suffi-ciente a mettere in ginocchio il nostro primario».La conseguenza più diretta di queste difficoltà èl’aumento esponenziale dei prezzi di frutta e ver-dura, già constatata dai consumatori di tutta laPenisola.«L’aumento dei prezzi è così marcato - ci spiegaAutelitano - non solo per l’effettiva morte dellepiante, ma anche per l’oggettiva difficoltà nei tra-sporti. Per fare un esempio, la nostra Regione èrimasta isolata dalla Puglia, nostro principale for-

nitore di verdura, per più di una settimana, con-dizione che ha ridotto le nostre scorte al lumici-no e che ha aumentato la domanda in manieravertiginosa».Fare fronte a prezzi impossibili, comunque, èpiuttosto semplice, secondo Autelitano: «È suffi-ciente acquistare solo frutta e verdura di stagio-ne o, comunque, fare attenzione a non ricercareprodotti che richiedano lunghi trasporti per nonfar piangere il portafoglio».La principale preoccupazione di noi calabresi,comunque, resta lo stato di salute dei nostri agru-mi e, in particolare del bergamotto, la cui richie-sta, nell’ultimo anno, è cresciuta in maniera sor-prendente.«Se per gli ortaggi è facile comprendere imme-diatamente quanto grave sia la situazione, per lecolture arboree bisognerà attendere che passi lagelata, tra qualche settimana, per quantificare ildanno. Nel caso del bergamotto, poi, usciamo daun anno in cui il prezzo del frutto è aumentatonon solo perché finalmente se ne riconoscono lequalità benefiche, ma anche perché la produzio-ne locale non riesce più a soddisfare la richiesta.Per fare fronte a una crisi produttiva che que-st’anno sarà indipendente dalla gelata, pertanto,dovrà attivarsi quanto prima la stessa RegioneCalabria , creando un programma lungimiranteche valuti dove e come estendere le superfici dicoltivazione potenziando al contempo le struttu-re agricole che lo producono. Alcune propostesono già sul tavolo di chi di competenza, maaspettiamo che si attivi un tavolo per la promo-zione di un progetto di filiera. L’intervento deveessere immediato e massiccio».Solo così, ci lascia intendere Autelitano, si potràfare fronte ad emergenze come quella che stia-mo vivendo in questo primo mese dell’anno.

Il freddo anomalo eprolungato di questesettimane sta mettendo inginocchio il settoreprimario dell’interaPenisola.I danni peggiorisi registrano al sud, dovesi concentra gran partedella produzione diortaggi e agrumi delPaese, e la Calabria,naturalmente, non faeccezione. Per cercare diavere un quadro piùpreciso della situazione,abbiamo contattato LeoAutelitano, membro diColdiretti che non ci hadato notizie confortanti.

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DOMENICA22 GENNAIO 08www.larivieraonline.com IN BREVE

Nel suggestivo Palazzo De Moja di Siderno Superiore si è svol-ta una tavola rotonda dal tema “ Il carcere tra il paradigma uni-versale dei diritti umani” organizzata dalla X circoscrizione delLions Club. Nel corso della tavola rotonda sono state evidenzia-te le molteplici problematiche che si accompagnano al “sistemacarceri” nel nostro Paese ed è emerso che “ il carcere deve rie-ducare con umanità”, deve essere un luogo di pena ma altempo stesso di riscatto.

Breve ma intensa. In una mancia-ta di minuti la grandine ha rim-biancato lunedì mattina Siderno,dopo la magica nevicata portata indono dalla Befana. Come semprel’immagine più suggestiva è quelladella spiaggia, ancora una voltavestita di bianco, un “non colo-re” che, a quanto pare, dallenostre parti, quest’inverno va dimoda. Benché fulminea,questa spruzzata di “cucuja”(grandine) ci ha fatto tornare inmente quando, nei tempi chefurono, i più piccoli attendevanocon ansia una grandinata, in quan-to costituiva l’unica occasione incui era possibile godersi a pienepapille una scorpacciata di granitaal caffè o al limone.

E Siderno si riveste di bianco...

Una Calabria “green” nondovrebbe essere una novità

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Verde, ecologista, ambientali-sta e altri termini così in vogatra gli anni Settanta eOttanta e così politicamenteeccezionali sono oggi diven-tati parole di uso comune in

ogni manifestazione di gover-no del territorio, sia essa vista da

una prospettiva nazionale che in termini dipianificazione delle politiche locali. Si potreb-be quasi plaudere a una consapevolezza e auna maturità della società verso temi che nonsarebbero mai dovuti essere disgiunti dalnostro quotidiano se non altro perché noisiamo parte dell’ambiente e responsabili delcome e con che qualità vorremmo vivere inquesto… ambiente. Eppure ancora una volta,al di là delle esperienze di altre latitudini, avolte anche discutibili, ci si interroga su qualesia la sensibilità concreta verso la tutela e sal-vaguardia del nostro territorio. Ovvero, quan-to esista una consapevolezza comune chel’ambiente non è altro che lo spazio nel qualeviviamo ogni giorno e che non si limita allanostra porta di casa, ma è tutto ciò che ci cir-conda, ciò che respiriamo, tocchiamo, coltivia-mo, usiamo per la nostra esistenza. Politicheambientali, riorganizzazione in termini azien-dalistici di strutture che avrebbero dovutogarantire alla Calabria una valorizzazionecostante e progressiva del proprio territorio -trasformandone il verde in un’occasioneprima di tutto di godibilità per chi vive in que-sta regione - sono naufragate senza appelli ogiustificazioni che possano reggere il pocoamore che tale fallimento ha dimostrato peruna terra di cui vantiamo pregi che abbiamogià dimenticato. Essere green, termine piùspendibile dell’antico “verde” di ecologisticamemoria, dovrebbe significare, far capire ecomprendere, sostenere e difendere tutto ciòche è al di fuori della nostra piccola porta dicasa esprimendo, in questo modo, il vero sen-tirsi individualmente responsabili di un territo-rio che per ogni sua manifestazione è di tutti eal di sopra di tutti. Vi sono, quindi, tante emolte domande che rimangono aperte allor-

quando ci si chiede come mai con un numerosignificativo di forestali in passato questa terranon sia stata trasformata e mantenuta comeun giardino, le coste curate e il verde boschivotutelato nella sua biodiversità che si alterna traincuria e cemento senza soluzione di conti-nuità, perdita di una ruralità che era di per seambientalista senza necessità di dichiararlo.Coste ritenute abbandonate solo perché l’inse-diamento senza ordine non le aveva rese ancorpiù sgradevoli agli occhi di chi guarda allanatura nelle sue bellezze, senza doversi poivoltare e ricordarsi che esistono muri paesag-gistici che esprimono una violenza forse dialtro genere, ma non per questo meno con-dannabile. Discutere di risanamento, di rior-ganizzazione delle istituzioni e di posti di lavo-ro non è fare verde se privi di un disegno con-creto di come gestire il territorio, come voler-lo presentare e come utilizzare al meglio lerisorse disponibili insieme a una nuovacoscienza che deve essere patrimonio di ognisingolo cittadino. Sentire la cosa pubblicacome propria, capire che pulire una strada, unvicolo equivale a rendere più bella la propriacasa diventano le vere priorità di crescita civileattraverso le quali si realizza un disegno di con-divisione del bene comune sia esso un parco,una aiuola, un raccoglitore di rifiuti. Parlare dipresunte eccellenze, affidarsi ad una pubbli-cità che fotografa ciò che si ritiene presentabi-le e non fotografa anche ciò che viene sacrifi-cato per opportunità di coscienza diventa essostesso un limite e un motivo per continuare suuna strada senza uscita. E come continuare adare nomi e definizioni naturalistiche a localitàche di quel nome non hanno più naturalistica-mente un riscontro. È come dire che siamosulla Costa dei Gelsomini mentre percorriamochilometri e chilometri senza vederne uncespuglio o apprezzare il profumo di questifiori. Fragranze che nella nostra infanzia lenonne ci presentavano come l’espressione diun’anima… oggi dimenticate da una certa cul-tura e politica green solo d’occasione, che con-tinua a dare nomi a ciò che non esiste datempo.

Il PD siriorganizza.Dopo dueanni parte lacampagna ditesseramentoLa fase politica che stia-mo vivendo dopo ilReferendum sulla rifor-ma elettorale, ha apertouna stagione delicataper il PartitoDemocratico.L’autocritica non è suffi-ciente se non si affrontaadeguatamente il temadi come si organizza lapolitica sui territori.Pertanto, la fase diascolto e la campagnadel Tesseramento, che siaprono con la convoca-zione di attivi di zona,vogliono essere l’avviodi un percorso politicoche ci porti a celebrare icongressi. Non una sem-plice conta delle forzema crescita e rinnova-mento dei gruppi diri-genti del PDIl Coordinatore dellaFederazionedell’Area Metropolitanadi Reggio CalabriaGiovanni Puccio

Venerdì 20 gennaio a Gioiosa Ionica si ètenuta la cerimonia ufficiale di consegnadei lavori per la costruzione del nuovo edi-ficio del Liceo Scientifico di GioiosaIonica e dell’annesso centro sportivo. Unevento atteso da oltre 25 anni dalla comu-nità di Gioiosa Ionica e dalla comunitàscolastica di tutta la Valle del Torbido. Larealizzazione del nuovo Liceo sarà il giustoriconoscimento per gli sforzi e i sacrifici ditutti coloro i quali hanno contribuito alraggiungimento dell’obiettivo.

Gioiosa avràfinalmente il suoliceo: venerdìscorso la conse-gna dei lavori

Il comunicato redatto dall'ufficio stampa dell'amministrazione comunale parlava di "qualche problema nel far defluire iltraffico che dal Borgo Storico porta alla strada provinciale". Il Borgo è quello di Gerace e la notte dell'Epifania all'internodella Cattedrale si è tenuta la messa solenne relativa all'ordinazione di tre diaconi. A quanto pare, all'uscita dalla celebra-zione si sono registrati non pochi disagi, e più di qualcuno è rimasto bloccato nella neve. Lo stesso comunicato fa riferimen-to all'intervento di "mezzi spazzaneve e spargisale che hanno garantito la viabilità d’urgenza". Stando a quanto si legge, però,dai commenti di chi quella sera si è trovava lì, sembrerebbe che la vicenda sia andata diversamente. Ne proponiamo alcu-ni così che possiate verificare voi stessi se davvero si è svolto tutto senza intoppi come vorrebbe far credere il comunicato.

Gerace, il sindaco scivola sulla neveDai Lions arriva unmonito sullasituazione carceraria

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DOMENICA22 GENNAIO 10www.larivieraonline.com L’EDITORIALE

ILARIO AMMENDOLIA

L’uomo più facoltoso del Messico dichiaraun reddito di oltre 60 miliardi di euro manon è il più ricco del mondo. Rappresentasolo uno di quella “eletta” schiera di per-sone che messi insieme dispongono di piùricchezza che metà dell’umanità più pove-ra messa insieme.Otto persone hanno un patrimonio ugua-le a 426 miliardi di dollari, la stessa ric-chezza detenuta da 3,6 miliardi di perso-ne. E ci sorprendiamo delle guerre, dellemigrazioni e delle violenze che sconvolgo-no il pianeta. Individuiamo i nostri nemiciin “basso” perché non vogliamo o nonsiamo in grado di guardare in “alto”!Sessanta miliardi corrispondono e sessan-tamila milioni di euro.Se il denaroso messicano vivesse 100 anni,spendendo un milione di euro al mese riu-scirebbe a sperperare un decimo del suoreddito. Per poterli dissipare tutti dovreb-be vivere 900 anni, più o meno quantoNoè, e buttare i soldi dalla finestra pertutta la durata della sua esistenza.Qualcuno dirà che anche i più ricchi man-giano solo tre volte al giorno e dormono inun solo letto e che i profitti vengono rego-larmente investiti nelle loro aziendecreando lavoro e generando sviluppo.Sbagliato! Nel 1946 effettivamente il 70% dei profit-ti ritornava alle aziende.Oggi vengono reinvestiti meno del 20%. Ilresto finisce in speculazioni finanziariedestinate ad accrescere sempre più ilpatrimonio dei pochi.Trump ha annunciato che una delle primemisure del suo governo sarà quella didimezzare le tasse sui profitti. Si tratta diun’altra tappa in questa assurda guerrache un manipolo di ricchi sta muovendoalle masse diseredate del mondo che,molto spesso, corrono loro dietro alla per-manente ricerca di un “Messia”.C’è “razionalità”, c’è “cuore” in ciò chesta avvenendo intorno a noi?Non criminalizzo nè la ricchezza nè i “ric-chi” e non ripropongo la lotta di classe;ma che vuol dire un reddito di sessantamiliardi di euro se non che il mondo staimpazzendo?Abbiamo da una parte metà dell’umanitàalienata nella miseria, accecata dall’igno-ranza, stordita dall’informazione di regi-me e dalla rete, rosa dalla rabbia, fiaccatadall’inedia, sterminata da guerre e malat-tie. Dall’altra, un pugno di uomini aliena-ti nel loro immenso capitale e divorati daun infinito cinismo e da una incontenibilebramosia di denaro.Tra la Quinta strada di New York e ilBronx si scendono mille gradini della scala

sociale. Tra via Monte Napoleone diMilano o la Frederich Strass di Berlino eun quartiere degradato di ReggioCalabria o di uno dei paese della Locridese ne scendono altrettanti.Gli equilibri, stabiliti dopo l’ultima terribi-le guerra mondiale, sono saltati e ilmondo sembra slanciato in una folle corsaverso una nuova avventura in cui si verràfuori con la Calabria che sarà parte del“Bronx” dell’Occidente. La Locride saràperiferia dello stesso “Bronx”. Ci potran-no essere singoli ricchi, come in Messico,ma torreggeranno in un mare di miseriamateriale e morale. Dal Bronx è difficilescalare la Quinta Strada o la zona delCentral Park, molto più facile scivolareverso Città del Messico o San Paulo delBrasile e finire in una favelas carica dimiseria e di violenza.Dio non voglia ma se il processo in attonon verrà bloccato, la “placca” africana siavvicinerà sempre più pericolosamente alSud d’Italia, inghiottendo la Calabria.Dov’è la “Sinistra”? Dove sono le organiz-

zazioni di massa? Che ruolo hanno gli entilocali che dovrebbero rappresentare ilprimo livello di contropotere costruito dalbasso?Ci sono sigle che si contendono singole“nicchie” di elettorato ma che non hannoalcuna capacità e volontà di fronteggiare ilprocesso in atto.Faccio un esempio: in Calabria ci sonotanti ottimi sindaci e sicuramenteGiuseppe Falcomatà, sindaco metropoli-tano, sarà tra questi. Tuttavia mi ha colpi-to una sua lettera in cui rivendica il fattoche l’impegno principale della sua ammi-nistrazione, in questi due anni, è statoquello di prendersi cura dei “gioielli difamiglia”. Immagino voglia dire occuparsidi Piazza Italia, di corso Garibaldi, dellavilla comunale, del lungomare ecc.È lodevole che lo si faccia, così come lofanno altri sindaci! Occorre però la consa-pevolezza che per questa strada andremoveloci verso il baratro con la consolazione(o illusione) di poterci fare una bella pas-seggiata in centro città o nei quartieri

esclusivi destinati a ospitare le pochefamiglie ricche.Ho l’impressione che una valanga stia perabbattersi su di noi che, malgrado ciò,restiamo impegnati a lucidarci le scarpe.In fondo, è antica consuetudine delle clas-si dirigenti meridionali rivendicare come“grandi conquiste” qualche opera pubbli-ca che qua e là viene realizzata. Vienesventolata come una bandiera, ma un’o-pera pubblica, per quanto importante,non può annunciare la nostra primavera.Ci vuole ben altra fioritura perché si mani-festi la bella stagione.Il più bravo sindaco rappresenta poco onulla se non ha i piedi ben piantati nelComune che amministra ma la testa devespaziare nel mondo, altrimenti sarà solouna piccola rotella in un grande ingranag-gio che stritola l’Umanità! E infatti i sin-daci della Locride, sebbene individual-mente bravi, non rappresentano più nullacome associazione. Non hanno più funzio-ne alcuna, non hanno alcun ruolo in que-sto aspro confronto che si va dispiegando

dinanzi ai nostri occhi.Certo, continueremo a votare ogni cinqueanni per non decidere nulla. Eleggeremodeputati e senatori completamente inin-fluenti, e una miriadi di “eletti” a tutti ilivelli, privi di un qualsiasi ruolo.“Comparse” in un mondo dove il poterevero si va trasferendo fuori dalleIstituzioni elettive.La democrazia non è solo votare, altri-menti si andrà trasformando sempre piùin uno stanco rito e noi continueremo atrovarci “capi” in cui alieneremo quellaparte di libertà, di dignità, di partecipazio-ne che toglieremo a noi stessi.In questo momento storico dobbiamoprendere atto che in Calabria non mancasolo la “Sinistra” ma manca drammatica-mente la “Politica”, e dove questa soc-combe fioriscono gli inutili politicanti lacui voce è solo il fastidioso e insopportabi-le “ronzio di un’ape dentro un pugnovuoto”!

PS. Nel momento di inviare l’articolo hosaputo dell’arresto di Cosimo Papandrea,artista di piazza molto conosciuto eapprezzato nella Locride. Non sono riu-scito a sapere molto del suo processo.Dalle notizie che ho, sembra che debbascontare un residuo di pena per un reatocommesso nel 1989. Ovviamente non sose successivamente ha commesso altrireati.Comunque sembra che nel 1989 abbiadato ospitalità ad un latitante .Se così fosse il “crimine” è stato commes-so in un’epoca storica in cui a Berlinoc’era il muro, esisteva ancora l’UnioneSovietica, le Torri Gemelle svettavano trai grattacieli di New York. La Cina era unapotenza regionale. Esisteva ancora ilPartito Comunista. Non conoscevamol’euro, Falcone e Borsellino erano vivi. Laglobalizzazione muoveva timidi passi, iltelefonino era sconosciuto così come la“rete”.Un altro mondo. Un’altra epoca storica.Un altro Cosimo Papandrea. Da quanto possiamo intuire CosimoPapandrea si è “rialzato ” da solo, “riedu-cato” nelle piazze, dove ha conosciuto ilcalore, la stima e l’affetto della gente .Nessuno è al disopra degli altri e non invo-chiamo alcuna impunità individuale.Non respingiamo però CosimoPapandrea verso la galera e la perdizionesenza possibilità di riscatto. Altrimentispenderemo 250 euro al giorno per avereun artista in meno nelle piazze ed un cri-minale in più rinchiuso in carcere.Nella misura in cui lo può la “giustizia” siagiusta, indulgente ed umana.

Miseria e Nobiltà

La “placca” africana si sta avvicinando sempre piùpericolosamente al Sud d’Italia, la povertà inghiottirà laCalabria. Dov’è la “Sinistra”? Dove sono le organizzazioni

di massa? Chi fronteggerà il processo in atto?

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Le rappresentative Allievi (nati negli anni2000 e 2001) e Giovanissimi (2002 e 2003)della Delegazione FIGC di Locri approda-no entrambe alla finale regionale dellaCoppa Calabria, che si svolgerà il prossimoMercoledì 25 Gennaio al Centro TecnicoFederale di Catanzaro. Entrambe le rappre-sentative, infatti, si sono imposte nel propriogirone grazie alle vittorie ottenute, lo scorsomercoledì 18, negli scontri diretti con leomologhe rappresentative dellaDelegazione Provinciale di Reggio Calabria.In finale Allievi Locri troverà Catanzaro,qualificata dopo la seconda giornata, e chegrazie alla vittoria ottenuta anche nella terzagiornata contro Rossano chiude il girone apunteggio pieno. In finale Giovanissimi loscontro sarà tra Locri e Cosenza, quest’ulti-ma alla terza finale in tre edizioni, che pro-prio all’ultima giornata, battendo Crotone,si è meritata la qualificazione, con la possibi-

lità dunque di riconquistare il titolo perso loscorso anno e conquistato nel 2015. L’approdo nelle due finali è stato il frutto, inciascuna delle due categorie, di incontricombattuti ed impegnativi, oltre che con laDelegazione di Reggio Calabria, anche conle Delegazioni di Gioia Tauro e di ViboValentia.Merito dei risultati è, soprattutto dei ragaz-zi, che sono stati egregiamente guidati dagliallenatori Mario Loccisano per la categoriaAllievi e Silvio Frascà per la categoriaGiovanissimi, entrambi ben apprezzati inambito giovanile.Dirigenti della delegazione GianlucaLombardo (responsabile dell’attività dibase) per gli Allievi e Giuseppe Musolino(responsabile dell’attività scolastica) per iGiovanissimi, mentre il medico è stato,come di consueto, Pietro Furfaro, semprecon Rodolfo Spataro massaggiatore.

Due squadre diLocri approdano alla finale diCoppa Calabria

Il mio essereDa nulla venni, da un pensieroe da un desiderio, il microscopico si sviluppò e crebbe.Un momento dopo si formò, il pensiero si materializzò...Arrivai, oggi sono! Quanta qpresunzione in questa parola!Oggi sono, cosa sono? Torno a rimembrarequel nulla, quel pensiero e proseguire. Andare avanti, quando poi non sarò, tornerò a quel niente, ma senza il desiderio.

Braun Giò

LA POESIA/ 2

LA POESIA/ 1

Lo scorso 13 gennaio, nella sala delConsiglio Comunale di Locri, si è tenuto uninteressante incontro-dibattito, ad iniziativadel Comitato Regionale Calabria FIGC, suun argomento in generale molto sentito inambito calcistico e, nell’ultimo periodo, par-ticolarmente avvertito nel comprensoriodella Locride. Si è discusso, infatti, di campisportivi, con le connesse problematiche diutilizzabilità.La zona, infatti, presenta, soprattutto nellacorrente stagione agonistica, un’elevata cri-ticità per la situazione dei rettangoli digioco, vivendosi un periodo di particolaredifficoltà rispetto alla disponibilità dellestrutture per lo svolgimento dell’attivitàfederale.Problematiche di vario genere, pur se didiversa entità, interessano i campi diBrancaleone, Africo, Bianco, Bovalino, SanLuca, Antonimina, Gioiosa Jonica,Caulonia, Monasterace, Stilo (e l’elencomette in risalto soltanto le situazioni di piùevidente attualità), che presentano aspetti diinutilizzabilità o di parziale utilizzabilità, conle ovvie ripercussioni per le società, che sitrovano di continuo costrette, ormai datempo, a girovagare nelle (non molte) strut-ture rimaste disponibili, le quali ultime, perconverso, vedono aggravarsi il carico diincontri da gestire.L’incontro, molto partecipato, ha offerto,oltre che un momento di riflessione sulladelicata questione, anche un approccio ope-rativo e concreto da più angolazioni: di par-ticolare rilievo, infatti, sono state le relazionitecniche svolte dal Dott. VincenzoSmeraglia e dall’Ing. Antonio Santaguida.Il Dott. Smeraglia, responsabile Area Suddell’Istituto per il Credito Sportivo, ha trat-tato le possibilità di accesso al credito inmateria di impiantistica sportiva, ponendol’accento sulle linee di intervento previstedall’Istututo, sia in favore di enti pubbliciche di privati proprietari di strutture sporti-ve.L’Ing. Santaguida, componente dellaCommissione Nazionale FIGC-LND sugliimpianti sportivi, ha messo in luce le proble-matiche di natura tecnica che riguardano lecaratteristiche funzionali degli impianti, conspecifico riguardo, ovviamente, alle piùricorrenti criticità che si manifestano in con-creto (l’ampia relazione è stata accompa-gnata dalla presentazione di numerose sli-des, che hanno opportunamente reso ancorpiù attuale la grave situazione degli impian-ti).L’incontro è stato introdotto da CarmineBarbaro, delegato FIGC per la Locride e,dopo un indirizzo di saluto del Sindaco diLocri Giovanni Calabrese, vi sono state lecitate relazioni tecniche, cui ha fatto seguitoil dibattito. Numerosi, oltre ai dirigenti di società, gliamministratori locali presenti, tra cui anchealcuni Sindaci (Siderno, Bianco, GioiosaJonica, Marina di Gioiosa, Monasterace,Roccella, Stilo): gli interventi dei Sindaci diSiderno, Roccella e Bianco hanno eviden-ziato aspetti di varia natura connessi all’uti-lizzabilità degli impianti, con riguardo allecriticità di natura tecnica, anche riferite alledifficoltà finanziarie degli Enti amministra-ti, ed a quelle di natura procedurale peraccedere ai finanziamenti.I lavori sono stati conclusi da SaverioMirarchi, Presidente del ComitatoRegionale, che, dopo aver ringraziato ilComune di Locri per l’accoglienza e tutti ipresenti, ha evidenziato di aver attivato l’ini-ziativa proprio in relazione alla situazione diassoluta criticità presente nel comprensorio,rispetto alla quale la Federazione ha intesooffrire, innanzi tutto, un momento collettivodi riflessione sull’argomento, cercando, nelcontempo, di dare un taglio di natura prati-ca attraverso i qualificati interventi del Dott.Smeraglia e dell’Ing. Santaguida, entrambiparticolarmente apprezzati.Il Presidente, oltre, naturalmente, a rimar-care la disponibilità federale per un costan-te monitoraggio delle singole situazioni, haanche posto un significativo accento sulleipotesi di gestione societaria delle strutture,che, se da un lato costituiscono un delicatoonere per le società stesse, dall’altro, se svol-to con gli opportuni accorgimenti, possonorilevarsi, in molti casi, una buona soluzionedel problema.

Campi Sportivi nellaLocride: criticità eprospettive

TirocinanteForenseNon solo il fatto desser laureata,o quella pergamena appesa al muro.Quello che ti accade a quest’andata,è un taglio tra il vissuto e il futuro.

Dalla materna all’Università,fatiche e impegni; il viaggio ti ha portato.Sagomandoti il piglio e la personalità,al presente il tuo carattere ha plasmato.

Questo non limita la tua formazione!Intense sono le sfide da affrontare.Quando ultimata la specializzazione,sarai fucina di un mondo da esplorare.

Ma oggi, ciò che fa la differenza,sono le fondamenta che hai gettato.Le proprietà d’affrontar la concorrenza.Piattaforma di un solido passato.

Giuseppe Lupis

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TELEVISIONE PUBBLICA

JACOPO GIUCA

«Avete ancora voglia di indignarvi?» domandaretoricamente Massimo Giletti ai suoi telespet-tatori all’inizio dell’ultima puntata del program-ma Rai L’Arena.Sono le 14:02 del 15 gennaio 2017 e il tema trat-tato nella puntata del giorno è Gli Imboscati,termine dispregiativo con il quale si vuole indi-care quella reietta classe di lavoratori col “viziet-to” di studiare elaborati escamotage per nonportare a compimento il proprio dovere. Il con-duttore di Mamma Rai spiega con degli esempia chi è sintonizzato sulla sua trasmissione che fariferimento a quei vigili urbani romani che cad-dero provvidenzialmente malati in concomitan-za con il turno di notte a cavallo tra il 31 dicem-bre 2015 e l’1 gennaio 2016 o, sempre per rima-nere in ambito capitolino, ai 130 autisti ATACdichiarati inabili alla guida e improvvisamentemiracolati in occasione di un’indagine piùapprofondita da parte delle autorità competen-ti. Da nord a sud, spiega Giletti, sono purtroppomoltissimi i casi di “imboscati” di cui si rendonoprotagonisti i lavoratori statali, motivo per il

quale il team de L’Arenaha condotto un’indagi-ne in tutta la Penisola per cercare di spiegare,con l’intervento di validi esperti, come ciò siapossibile. Fin dalle prime battute della trasmis-sione, tuttavia, risulta chiaro al telespettatoreche il viaggio in tutta la Penisola si ridurrà a duesole tappe: Roma, con il già citato “miracolo”relativo ai dipendenti ATAC, e la Calabria, incui la sanità farebbe registrare casi estremi di“imboscature” come quello di Vibo Valentia,presso la cui ASP ben il 34% dei dipendentisfrutterebbe la legge 104 per svolgere con limi-tazioni il proprio mestiere.La parte di trasmissione dedicata alla nostraRegione inizia con la presentazione dei “pun-teggi” conseguiti dal sistema sanitario regionalenell’anno 2016 in quanto ad efficienza. Senzaapprofondire la fonte e il procedimento di cal-colo di tali punteggi, Giletti mostra che secondoquesta indagine la sanità più efficiente si trove-rebbe in Piemonte (che ha ottenuto 492,1 punti)seguita a breve distanza da quella di Lombardia(450,5 punti) ed Emilia Romagna (438 punti) evia via a scendere fino ad arrivare alle ultime treregioni. Come prevedibile si tratta di Puglia

(243,3 punti), Sicilia (234,5 punti) e Calabria,che farebbe registrare, addirittura, un punteggiodi appena 23,8. Sottolineando l’assurdità deldato appena riportato, Giletti fa dell’ironiaaffermando che, nonostante possa sembrareche gli autori abbiano dimenticato uno zero, ireport che hanno consultato gli analisti Raidimostrano effettivamente un distacco sideraletra il punteggio della 19ª classificata, la Sicilia, ela nostra Regione, maglia nera del Paese.Ora, è sufficiente fare una rapidissima ricerca suGoogle (cosa che evidentemente gli analisti Rainon sono in grado di fare) per scoprire la falsitàdel dato riportato dalla trasmissione della televi-sione pubblica per la quale paghiamo un lautocanone ogni anno.I dati cui fa riferimento il Massimo nazionale,infatti, sono il frutto di una ricerca condottaannualmente da Demoskopika, il più illustregruppo italiano per le ricerche di opinione e dimercato, che ricava L’indice di performance sani-tario regionale attraverso un sondaggio relativo asoddisfazione delle prestazioni sanitarie, mobili-ta� attiva e passiva dei pazienti, numero dellafamiglie impoverite a causa delle spese socio-sanitarie, spesa sostenuta dalle ASP, spese lega-li in ambito sanitario da parte di famiglie e isti-tuzioni e costi della politica in ambito sanitario.Ne deriva sì un quadro pietoso della sanitàCalabrese (che si assesta in tutti i settori nelleultime posizioni) ma che la rende maglia nera,come l’anno scorso, con un punteggio di 223,8punti, ad appena (si fa per dire) 10,7 (e non210,7!) punti dalla sanità siciliana che la precedein classifica!Ma la cosa più grave, a nostro parere, è che que-sto dato non è stato contestato da nessuno deipresenti in studio, a cominciare da chi meglio ditutti dovrebbe sapere quale effettivamente sia lacondizione della sanità calabrese, ovveroCommissario ad actaMassimo Scura.La “scure oscura” della sanità calabrese, anzi,

La demolizione controllata della nostra sanità comincia falsando un dato facilmentereperibile su Internet: l’indice di performance sanitaria calabrese si assesta secondo la Raia 23,8, a oltre 200 punti di distacco da quello della Sicilia, che la precede. In realtà il valore èeffettivamente basso, ma molto meno drammatico di quello che la TV vuole farci credere.

Giletti infieri sul cadavere d

(DIS)INFORMAZIONE

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cavalca l’onda del madornale errore dellaRadiotelevisione italiana affermando che i datiapparsi sul ledwall (come ama definirlo Giletti)dimostrino come la nostra sanità sia quindici,venti volte meno efficiente rispetto a quella delresto della nazione. Un po’ come se un commis-sario di polizia, anziché difendere il propriooperato, si compiacesse che nel proprio distret-to il numero degli stupri e degli omicidi è verti-ginosamente più alto rispetto a quello fatto regi-strare in altre aree del proprio paese.A voi giudicare se questo atteggiamento sembranormale.Ma non finisce qui: la (dis)informazione pilota-ta di sexy Giletti lo porta a domandare a Scuraquale sia stato il beffardo destino che ci ha obbli-gato a trovarcelo tra capo e collo ai vertici dellanostra disastratissima sanità, domanda allaquale il Commissario ad acta si è limitato arispondere con una storiella personale brusca-mente mutilata dal conduttore con la scusa deitempi televisivi.Una frase con la quale lasciare il segno, tuttavia,Scura è riuscito a pronunciarla: «Il problemadella sanità calabrese, purtroppo, non è soloorganizzativo, ma culturale!»Sarebbe infatti a causa di questo problema cul-turale se l’ospedale di Locri fino al 2015 nonavrebbe avuto un orologio marcatempo; sareb-be a causa del suddetto problema culturale se lebrillanti soluzioni proposte da Scura per evitaregli atavici problemi della sanità calabrese hannosubito l’ostruzionismo dei sindacati; sarebbe acausa del famigerato problema culturale sel’ASP di Reggio migliora a piccoli passi anzichéa grandi falcate.Con poche affermazioni Scura ha fatto crederea 4 milioni di telespettatori che all’ospedale diLocri non si potesse timbrare il cartellino fino aquando i Carabinieri non hanno fatto irruzionenel nostro nosocomio armati di orologio e obli-

teratrice con il bene placido del sindacoGiovanni Calabrese (che, in una nota inviata aigiornali lunedì ha invece smentito quanto narra-to dal commissario). Dinanzi a 4 milioni di tele-spettatori Scura è passato per l’eroe che avevaproposto la turnazione dei medici responsabiliper risolvere il problema degli “imboscati”,salvo poi essere costretto a fermarsi a causa del-l’ostruzionismo dei sindacati dei medici e dellaCGIL, che avevano interesse (è stato lasciatointendere) a proteggere i lavoratori scansafati-che. Dinanzi a 4 milioni di telespettatori il com-missario ha affermato che, grazie al suo inter-vento, l’Azienda Ospedaliera di ReggioCalabria ha fatto passi da gigante nella sua orga-nizzazione anche se, purtroppo, ancora non sipuò dire lo stesso dell’ASP.A contestarlo, il segretario Generale della CISLAntonio Bevacqua, descritto come un temibilee agguerrito sindacalista intenzionato a fare dacontraddittorio a Scura, al quale tuttavia è statoconcesso di affermare soltanto che la sanitàCalabrese è commissariata da otto anni e trop-pi decreti non hanno cambiato la situazione finoall’arrivo dell’attuale responsabile.

Il sacrificio è compiuto. L’Arena si è trasforma-ta nel Patibolo in cui le spoglie putrefatte dellanostra regione sono state ancora una voltaappese a testa in giù per permettere al restodella nazione di mettersi in fila in buon ordineper sputarci sopra come si fa con i più odiati dit-tatori.“Continui così commissario, siamo tutti con lei”è stata l’inespressa ma plateale conclusione deldibattito prima di passare agli altri argomenti inscaletta.Sì, commissario, continui a mettere in atto solu-zioni che le vengono contestate dagli ammini-stratori locali e dalla povera gente, continui aripetere alla nazione che i calabresi sono fatticosì e non si possono cambiare, continui a cre-dere, com’è stato provvidenzialmente affermatoda Klaus Davi con il suo irritante tono di voce,che i calabresi sono tutti “criptondranghetisti” eche per questo si meritano di annaspare neltugurio marcescente che sono le strutture stata-li da queste parti, tanto lei sa benissimo doveandare a curarsi. Troppi calabresi, invece, si limi-tano ad augurarsi ogni giorno di riuscire a mori-re nel proprio letto…

La Televisione Pubblica colpisce ancora. In 40 minuti di trasmissione un vortice di

parzialità, non detto e notizie tendenziose si abbatte su 4 milioni di telespettatori,

dipingendo l’ennesimo quadro a tinte fosche della Calabria e della sua sanità con il

bene placido di un Massimo Scura accolto come l’eroe dei due mondi: quello

devastato e inghiottito dal fango nel quale viviamo noi e quello dei servizi e

delle opportunità che ci aspetta oltre i confini della nostra regione.

Chiuso frettolosamente il capitolo sanità, trattato in maniera disgustosa e poco esauriente, lapuntata del programma L’Arena dal titolo Gli imboscati ha voluto girare il coltello in quellapiaga chiamata Calabria parlando di ‘ndrangheta. Insoddisfatto relativamente alla quantitàdi sterco che era già stata gettata addosso alla nostra regione e sapendo di poter affondareimpune -

mente le mani nellaprelibata marmella-ta della cronacanera, Giletti è uscitoplatealmente fuoritema ritornandoancora una volta sulfamigerato casoNicotera e sul contenzioso in atto tra il Movimento 14 Luglio ed Enza Dell’Acqua, giornalista che perprima, dalle colonne del Quotidiano del Sud, avrebbe denunciato le irregolarità di quel matrimonioricordato per l’atterraggio di un elicottero in pieno centro storico. Mentre la paladina della libera infor-mazione Enza Dell’Acqua denunciava l’inesistenza di un giornalismo privo di interessi nella nostraregione, alla gogna sono finiti don Francesco Vardè, reo di aver chiesto ai media di non ricordarsi di

Nicotera solo per i fatti di cronaca e lo stesso Movimento 14 Luglio, rappresentato per l’occasione daArturo Lavorato ed Enzo d’Agostino, tacciato invece di aver promosso una raccolta firme porta aporta per cacciare la Dell’Acqua dalla redazione del Quotidiano e con la quale la collega si sarebbesentita minacciata. Come ogni storia che meriti di essere raccontata nel salotto pomeridiano di Rai 1,

anche questa vicen-da si è conclusa conun’accozzaglia diurla e strepiti chenon hanno fatto chegettare ulterioriombre sui suoi pro-tagonisti. Come nelcaso di Scura e della

sanità, la Dell’Acqua ne è uscita come l’eroina che ha avuto il coraggio di portare avanti una battagliaideologica contro i suoi stessi concittadini, tutti in realtà interessati a che le logiche dei poteri oscurirestino immutate per il quieto vivere. Ma noi siamo pronti a scommettere, parafrasando Shakespeare,che ci sia del marcio in questa storia.

JG

‘ndrangheta: come miele per le api di Mamma Rai

isce dellaCalabria

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CULTURA

LA RECENSIONE

Nel 1993-‘94 furono introdotti indiverse università i corsi di lau-rea in scienze dell'Educazione,disciplina che coinvolge lasocietà tutta nel suo complessoper cui è bene di tanto in tantorispolverarne il senso profondoe la valenza per tutto l’arco divita del singolo e di quanti vivo-

no intorno a lui.Lavorando quotidianamente a contatto con bambi-ni, senza mai mollare la tensione e l’attenzioneverso problematiche incalzanti con protagonisti dif-ferenti, è d’obbligo riflettere, in certe circostanze,per fare il punto della situazione. Il piccolo mondorappresentato dalla comunità scolastica in cui si viveè soltanto il campo di gioco di alcune squadre che siallenano legiferando e che per forza di cose stannoin panchina, mandando a confrontarsi con il bambi-no chi è sempre andato, il docente, l’educatore.Tutto riporta a quel prezioso rapporto, fondamen-tale per poter iniziare, quel rapporto che ha bisognodi mesi, di spazi, di strumenti e della dedizione chenessuno può dare tranne l’educando. In momenti di

crisi nuove porte dovrebbero aprirsi: associazioni-smo collaborativo, nuove intese tra team di diversigradi di scuola e le famiglie.Leggendo qua e là ho notato che l’ Organizzazioneper la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ci haricordato che lo sviluppo finanziario non può pre-scindere dal corretto modo di fare politica nei con-fronti della scuola; aggiungerei non soltanto lo svi-luppo economico, ma anche quello sociale.L’Organizzazione lancia una sfida agli addetti ailavori rilevando la necessità di: invertire la tenden-za negativa nel finanziamento dell’istruzione; for-mare, motivare e rinnovare il corpo docente;aumentare il numero degli studenti iscritti all’istru-zione terziaria, in particolare ai programmi di ciclobreve a indirizzo professionalizzante per un accessopiù facile al mondo del lavoro. Il secondo punto(formare, motivare e rinnovare il corpo docente) èquello che preme forse maggiormente all’internodel team quando ci si trova davanti a situazioni vec-chie, richieste dal processo educativo, che si ripeto-no all’insegna di nuovi strumenti fluttuanti a dispo-sizione e nuove esigenze della scolaresca e dellasocietà. Ancora una volta siamo in un momento di

transizione: l’era digitale corre e le strutture arran-cano a mantenere il passo. Tutto ritorna al rappor-to docente-alunno. Nessun passaggio educativopuò prescindere da un’interazione intensiva docen-te- discente e la tecnologia non può distrarsi daquesto fondamentale “rapporto umano”. L’OCSElo ha ricordato recentemente e la Buona Scuola loha riportato nel PNSD, Piano Nazionale ScuolaDigitale.

Riprendendo un mio vecchio scritto ritrovo agrandi linee le stesse riflessioni anche dopo tantianni di esperienza: fiducia piena tra educatore ededucando, la maturità dell’adulto, la sua umiltà eautorevolezza, la coscienza che i saperi comportanocostruzione del sé e traslazione, relazione e parteci-pazione attiva, sono ingredienti che non possonomancare nella ricetta della crescita sociale. Con lanostra persona e personalità, tutti e ognuno occu-piamo in qualche modo, un posto nel piccolomondo nel quale viviamo e interagiamo. Ci siamomai chiesti se in questo ambiente più o meno limi-tato qualche volta siamo stati educatori? Quantibambini, adolescenti, giovani ci hanno ascoltato conattenzione mentre parlavamo? Ecco, in quel

Educazione. Rapporto educatore/educando:una responsabilit

on un concerto a Colonia del Sacramento sabato 21 gennaio siconclude in Uruguay il tour di Peppe Voltarelli in America perpresentare il suo album “Voltarelli canta Profazio”Dopo aver toccato il Canada francofono e gli Stati Uniti con spet-tacoli a Montreal, New York, Boston, Filadelfia, San Diego e LosAngeles il cantante calabrese arriva in Argentina con due concer-ti sold out al Cafè Vinilo, uno dei più prestigiosi Jazz Club dellacapitale. In piena estate, infatti, con temperature torride al disopra dei 35 gradi il pubblico di Buenos Aires ha affollato i dueshow di Voltarelli alla sua sesta visita nel paese latinoamericano.La critica ha accolto Peppe calabrese in maniera unanime conentusiasmo: la musica gli arrangiamenti la voce profonda e l’iro-

nia dell’artista di Cosenza sono molto amati in Argentina. Con “Voltarelli canta Profazio” Targa Tenco 2016 come miglioralbum interprete Peppe Voltarelli è stato ospite a CanalSiete e Telefe suonando dal vivo in diretta e visitando più di tren-ta trasmissioni radiofoniche. “Sono felice di riportare in Argentinala musica Italiana delle radici il dialetto e l’impegno civile e sonoonorato di avere i miei dischi pubblicati da una casa discograficaargentina importante come Los Anos Luz” dichiara “Il pubblico aimie concerti è misto ci sono molti amici argentini appassionati dellamia musica ma anche oriundi italiani che attraverso le mie canzoniriscoprono la lingua italiana e le storie dei loro nonni“.“Molto più di un album di cover, canta Voltarelli Profazio è un pro-getto che riflette sulla cultura calabrese attraverso un libro con poe-sie e saggi firmati da autori del sud italiano.” scrive ClaudioPombinho sul supplemento Radar del quotidiano Pagina/12.Mauro Apicella de La Nacion, autorevole quotidiano argentino,definisce Voltarelli “..artista da esportazione che mescola ilCastillano con il Cocoliche, la lingua degli immigrati italiani venutiin Argentina all’inizio del XX secolo.““La modernità, la mafia e politica, i paesaggi, la fame, l’amore, sude nord, la migrazione, la religione Voltarelli ci ricorda, con le sue ver-sioni impeccabili, le canzoni di Otello Profazio.” Nicola Russo,Veintitres Magazine.Dopo il viaggio in America, proseguiranno appuntamenti livedi Peppe Voltarelli: 9 febbraio – Spazio Alfieri (Firenze), 5 marzo –Bottega Roots (Siena), 23 marzo – Arci Ohibò (Milano), 2 aprile –Tinta Roja Barnasants Festival (Barcellona).

Dopo Canada e Stati UnitiPeppe Voltarellifa sold out in Argentina

C

DOPO IL VIAGGIO IN AMERICA, PROSEGUIRANNOAPPUNTAMENTI LIVE DI PEPPE VOLTARELLI: 9FEBBRAIO – SPAZIO ALFIERI (FIRENZE), 5 MARZO– BOTTEGA ROOTS (SIENA), 23 MARZO – ARCIOHIBÒ (MILANO), 2 APRILE – TINTA ROJABARNASANTS FESTIVAL (BARCELLONA).

Si dice che se nel resto del mondo la gentericorda il tuo nome, nonostante tuappartenga a un paese la cui lingua èincomprensibile, probabilmente hai vis-suto una vita memorabile e fuori dagli

schemi. In un certo senso questa regola valeanche nel cinema: se dopo vent’anni dall’uscitadi un film, la gente ne ricorda ancora la trama,l’immagine e la voce del protagonista, le battutee la colonna sonora, probabilmente più che di unbellissimo film, si tratta di un capolavoro fuoridagli schemi e senza tempo. Un caso di questotipo, nell’immensa videoteca della settima arte, è“Forrest Gump”: il capolavoro di RobertZemeckis. È una favola grottesca e bellissimasulla vita di un giovane ingenuo e con carenzeintellettive che negli anni ‘80 si ritrovò, senza ren-dersene conto, a partecipare ad alcuni deglieventi più importanti della storia americana e aconoscere alcuni dei più grandi uomini dellospettacolo e della politica di quel tempo. In 30anni Gump conoscerà Elvis, John Lennon,Kennedy e Nixon, diventerà un eroe nella guer-ra in Vietnam, una stella del ping-pong e delfootball, sarà azionista della Apple, conquisteràil monopolio nella vendita dei gamberi negliStati Uniti e correrà ininterrottamente permigliaia di chilometri dando vita a una vera epropria marcia. E tutto questo con innocenza,senza rendersi conto della grandezza delle sueazioni. La storia è un flashback raccontato dallostesso Forrest a degli estranei, su una panchinadi fianco a una fermata del bus. Per tutta la dura-ta della pellicola la narrazione è interrotta inalcuni casi per permettere allo stesso Forrest disalutare l’ascoltatore di turno pronto a salire sulproprio bus e di commentare la sua storia; e inaltri per introdurre nel racconto l’immagine diuna piuma che, mossa armoniosamente dalvento, sembra quasi danzare disordinatamente.Ecco, quella foglia, in un certo senso, “è” ForrestGump: un essere indifeso e innocente che pervia delle circostanze si ritrova protagonista diuna danza (o più precisamente di un’odissea)bellissima, armoniosa e disordinata. Il senso diquella danza è sintetizzato in una celebre massi-ma della Signora Gump: “La vita è come unascatola di cioccolatini, non sai mai quello che ticapita”. Dal punto di vista tecnico la pellicola è un suc-cesso. Grazie al montaggio, alla sceneggiatura ea una regia precisissimi, la trama massiccia si sro-tola in maniera fluida e la fotografia non è usataper rendere più “belle” le scene, ma per conferi-re crudezza e per rendere più reale una storiacosì assurda. Sulla colonna sonora non si puòdire nulla che non sia già stato detto, e lo stessovale per il cast capitanato da un Tom Hanks instato di grazia per il suo personaggio (forse) piùriuscito al quale si affiancano due talentuoseattrici (allora a inizio carriera) come RobinWright e Sally Field.Forrest Gump, nelle sale italiane dal 1994, è inparte un viaggio e in parte una favola. Ciò che ècerto e che è un volo, il volo di quella piuma cheballa col vento. E nelle quasi tre ore del film, trarisate e lacrime, è certo che anche lo spettatoresi lascerà coinvolgere da questo ballo.

Domenico Giorgi

Forrest Gump

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momento siamo stati educatori, anche se magarinon abbiamo riflettuto sulla grande, enormeresponsabilità che avevamo nel ricoprire quel ruolo.Per usare altre parole: giovani in cerca di identità ciavranno anche soltanto guardato, scrutato, ammira-to… e noi inconsapevolmente siamo stati educato-ri. I giovani in genere sono aperti alla crescita evedono spesso nel comportamento dell’interlocu-tore adulto un punto di riferimento, vuoi per ladisinvoltura o per la simpatia, vuoi per la fonte dirisorse che vi avvertono, per l’autonomia che auspi-cano, per i saperi o passioni che percepiscono, là siveste un ruolo pregevole. Insomma anche noi, senon lo siamo già stati, siamo potenziali “miti” perbambini e adolescenti e a tal proposito siamoresponsabili della nostra educazione e di quellaaltrui. Coltivare la crescita della persona integrale, sembraessere un po’ fuori moda, in quanto l’immagine e lacura della stessa occupa un posto rilevante, in alcu-ni campi determinante nella società complessa. Ladistrazione dell’apparire spesso è a discapito dellamaturazione armonica che comprende il rispetto diregole e valori morali, ovvero i presupposti per il

sano inserimento futuro. La responsabilità educati-va dunque ha dimensioni sociali, oggi più che mai:le nuove generazioni genitoriali si ritrovano sprovvi-ste di esperienza edificante perché catapultate nellafrenesia quotidiana degli ultimi anni. Il ventennioscorso non ha lasciato spazio adeguato alla crescitadell’educatore materno/paterno distratto dalleopportunità bombardanti, insostenibili, che hannorichiesto corse fuorvianti dalla parte umana dellapersona per mantenere il passo con la società con-sumistica, tecnologica, digitale, magari anche perdare condizioni favorevoli ai figli stessi. Come com-pensare passaggi saltati? Come recuperarespazi/tempi non offerti nei momenti dell’adolescen-za? Lasciamo spazio al dubbio e facciamoci soccor-rere, assistere. Se c’è la consapevolezza il tempo ral-lenta con noi, siamo noi a dover gestire il cammino,non la folata di vento: guardiamoci intorno e soffer-miamoci un attimo per coltivare l’umanità dellavita. Riallacciamo legami che avevamo, per distra-zione, slacciato, raffreddato. I momenti intimi a sca-denza mensile, annuale… con i nonni, gli zii, i cugi-ni, spesso rappresentano una trasmissione di mes-saggi che, inconsciamente sottovalutiamo, ma indi-

spensabili per la formazione di identità.Vivere e creare presupposti a vivere, certo non èuna passeggiata semplice: se anziché la collabora-zione e l’umiltà per favorire un’apertura ai legami,affiora l’orgoglio si creano danni irreparabili per l’i-nevitabile disorientamento infantile e adolescenzia-le: prima di tutto l’essere umano! È lui la priorità. Èsempre presente il rischio di delegare agli altri l’es-sere esempio di disponibilità. L’individualismoincombe, deve essere la consapevolezza e gli affettia permetterci di guardare in faccia chi ci sta accan-to, qualsiasi sia la sua età e il suo ruolo. L’essere umano è educando che assorbe, che natu-ralmente acquisisce e modella una identità nuova eunica, quell’essere vivo grazie alle relazioni, le qualia loro volta per realizzarsi necessitano di crescita,positività, disponibilità a ricevere e dare nel contem-po.L’educatore di professione, nella società figlia del

consumismo, permissivismo, della propagandadistorta o comunque incoerenza politica generaliz-zata… si ritrova con un carico di responsabilità omeglio di lavoro ancora maggiore: fare opera didecondizionamento per riportare nel fanciullo la

serenità educazionale nella quale intravedere riferi-menti certi, a lui più prossimi, valori come la fami-glia, l’aggregazione amicale sana quale punto foca-le per coltivare sane ambizioni che lo guideranno atrovare la propria identità.Nessun educatore, per quanto maturo sia, può

portare da solo il suo carico, né famiglia, né mae-stro, ben venga la collaborazione tra genitori, asso-ciazioni, educatori di professione... Quando ungenitore contraddice la scuola si crea una voragine,un disorientamento incolmabile. Meglio cambiarescuola e maestra/o che smentire l’istituzione davan-ti al proprio figlio incapace di razionalizzare suquanto i suoi educatori (genitori e scuola/maestro)non riescono a mettersi d’accordo. Riguardo lamotivazione di chi educa, in particolar modo quelladell’insegnante, negli ultimi decenni ha percorsouna strada a ritroso da quando, come famiglie,abbiamo frantumato il rapporto docente-discente,prendendo le difese del soggetto sbagliato anzichéportare avanti un’unica voce, per rafforzare l’unicoobiettivo, quello dell’educazione. È quello sgretola-mento sociale che per primo andrebbe rivisto.

Lina Furfaro

tà sociale che richiede consapevolezza, maturazione, dialogo...

All’I.P.S.I.A. sfilata di abiticonfezionati a mano

Nell’ambito della giornata dedicataall’Orientamento durante l’ “OPENDAY” all’Istituto di IstruzioneSuperiore “G.Marconi” di Siderno, si èsvolta la premiazione relativa alla IGara di Disegno Tecnico dal titolo“Comunicare con la Tecnologia”. Sono intervenuti la D.S. dott.ssa CleliaBruzzi, il Sindaco Pietro Fuda,l’Assessore all’Istruzione Ercole Macrì,il Rappresentante del Collegio deiGeometri di Reggio Calabria Catalano,il Presidente della Cassa Edile geom.Francesco Siclari, il Referente delProgetto professor Diano e diversescuole superiori di I grado dellaLocride. Sono stati premiati gli alunni decretativincitori con tre ex aequo dopo avervisto la partecipazione di numerosi stu-denti delle classi terze delle varie ScuoleMedie Inferiori del comprensorio. La gara è stata una competizione dieccellenza finalizzata alla valorizzazio-

ne degli alunni e delle abilità acquisite. Entusiasta dell’iniziativa, la DirigenteScolastica: “Abbiamo visto con favorequesto progetto - ha detto - e riteniamoabbia notevole valenza educativa.L’obiettivo primario è, infatti, valorizza-re gli studenti nei loro rapporti interper-sonali col mondo scolastico proprio edella Scuola Superiore, oltre che verifi-care le abilità e le competenze acquisitenel percorso formativo considerataanche la presenza significativa degliordini professionali presenti all’iniziati-va che hanno anche contribuito conl’acquisto di alcuni premi. L’evento havisto un’ampia partecipazione e ha esal-tato la dedizione, l’impegno e la passio-ne che gli insegnanti tutti pongono nellaformazione degli studenti. Studenti corretti e rispetto per l’Istitutoospitante sono state due caratteristicheche hanno reso preziosa l’iniziativa cheha prodotto effetti positivi nei parteci-panti e nei docenti organizzatori e

sostenitori dell’evento. Il professor Diano, referente delProgetto, ha informato la vasta plateache, per il successo ottenuto, verràriproposta anche il prossimo anno esarà rivolta alle classi II e III delleScuole Medie Inferiori del territorio. Durante la giornata di premiazione, al Iclassificato è stato consegnato un PCportatile acquistato dall’Istituto promo-tore dell’iniziativa, al II classificato èstato consegnato un tablet offerto daArancia Elettronica di Siderno, ai IIIclassificati ex aequo sono state conse-gnate tre stampanti donate rispettiva-mente dalla Cassa Edile, dal Collegiodei Geometri e da Italiana Radio chehanno, in tal modo, sponsorizzato l’ini-ziativa. A tutti gli altri partecipanti èstato consegnato un Attestato diPartecipazione in ricordo dell’evento. Gli interventi del Sindaco, delRappresentante della Cassa Edile, delCollegio dei Geometri e dell’Assessoreall’istruzione hanno focalizzato l’impor-tanza di tale iniziativa che ha inteso evi-denziare il valore educativo e formativoper gli studenti protagonisti della pro-posta progettuale che hanno potutovedere riconosciuto il loro impegno e laloro dedizione verso le iniziative propo-ste dalla Scuola.

Prima Gara di DisegnoTecnico all’Istituto Marconi

Presso la sede centrale dell’I.P.S.I.A. a Siderno, inoccasione delle giornate dedicate all’orientamen-to finalizzate a far conoscere le caratteristichepeculiari dell’Offerta Formativa propostadall’Istituto, ha avuto luogo la tradizionale sfilatadi abiti e modelli confezionati a mano e indossati,per l’occasione, dalle allieve dell’indirizzo “produ-zioni tessili e sartoriali”. L’occasione è servita perillustrare i tradizionali percorsi di studio relativiagli indirizzi elettrico-elettronico, meccanico, chi-mico-biologico, produzioni tessili e sartoriali (atti-vati presso la sede di Siderno), nonchè quelli rife-riti agli indirizzi elettrotecnico, sistemi energeticie odontotecnico (presso la sede di Locri). Nelcorso della manifestazione, nel sottolineare lanecessità di costruire un sistema stabile e sinergi-co tra Scuola e mondo del lavoro e delle professio-ni, il Dirigente Gaetano Pedullà ha evidenziatol’importanza delle esperienze formative che, nel-l’ambito delle attività di Alternanza ScuolaLavoro, l’IPSIA ha organizzato in collaborazionecon associazioni di categoria e con varie impresedi settore (tra le altre: imprese di vendita e manu-tenzione di autoveicoli, officine meccaniche,imprese di installazione di impianti elettrici e ditelecomunicazioni, laboratori odontotecnici, labo-ratori tessili e sartoriali operanti nel comprenso-rio), nonché con la Camera di Commercio diReggio Calabria, con “ItaliaLavoro”(Società delMinistero del Lavoro), con l’Agenzia delleEntrate di Locri e, a partire da quest’anno, anche

con l’Università “Mediterranea” di ReggioCalabria, a testimonianza dell’impegno profusodal Personale dell’IPSIA, della cui professionalitàil Dirigente si è detto orgoglioso, e ciò al fine dioffrire un servizio scolastico qualificato, rispon-dente alle esigenze formative degli studenti edidoneo a favorire l’inserimento lavorativo deidiplomati del suddetto Istituto. Molto apprezzato, da Docenti e Studenti, l’inter-vento, durante la manifestazione, del Sindaco diSiderno Pietro Fuda, la cui Amministrazione, percome evidenziato dal Dirigente dell’IPSIA, si èsempre dimostrata sensibile e pronta a sostenere,nelle sedi competenti, le problematiche connessealla gestione ed al recupero di spazi scolastici ade-guati e funzionali alle svariate attività laboratoria-li di cui necessita l’Istituto Professionale. E inquesta direzione il Sindaco ha assicurato il massi-mo impegno, suo e dell’Amministrazione, nell’in-terloquire con i competenti Uffici della nascenteCittà Metropolitana di Reggio Calabria, affinchèl’IPSIA possa continuare a svolgere, nel territo-rio, un ruolo importante come punto di riferimen-to formativo e di addestramento professionale. Al termine della manifestazione è stato ricordatoche la Segreteria dell’Istituto è tutti i giorni dispo-nibile a fornire assistenza all’utenza ai fini del per-fezionamento delle iscrizioni ai corsi di studio dafrequentare nel prossimo A.S. 2017/2018, iscrizio-ni da effettuarsi con modalità telematiche e la cuiscadenza è fissata al prossimo 6 febbraio.

nelle scuole di SidernoDay Open

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DOMENICA22 GENNAIO 20www.rivieraweb.it CULTURA E SOCIETÀ

Fino agli inizi degli anni ’50 del 900, nei nostriterritori, le prugne davano la possibilità di pre-parare le scorte invernali sotto forma di fruttasecca, utilissima a superare l’inverno considera-ta una soglia difficile da varcare, specie da partedella povera gente con i tanti bambini sempreaffamati e infreddoliti perché mal coperti. Ilfreddo veniva sconfitto con abiti rattoppatiappartenuti ai fratelli più grandi, mentre i piedirimanevano spesso nudi o coperti semmai dalle“scarpe grosse” di “cromo” ossia di pelle ruvidadi vitello conciato nelle concerie del territorio,spesso di Canolo, con le suole chiodate, dotateda “vitarelle” o “ttacce” e “puntette”, puntedifese da parti ferrate, che dovevano “durare”dalle prime acque in ottobre fino alla fine diaprile, quando anche i bambini dei non poveributtavano gli scarponi ormai consunti, che lo“scarparo” aveva con tanta perizia confeziona-to, con la raccomandazione del padre di portar-li a termine di un numero più grande, in quantoi piedi dei ragazzini crescono, si sa, da un giornoall’altro. Naturalmente un altro aiuto contro il

freddo veniva dal sole che i bambini poveri invo-cavano quando una nuvola non densa lo ricopri-va: “suli, suli nesci, nesci, pa li poveri piccirilliche non hannu da mangiari, suli nesci pa cardia-ri”.I bambini poveri già dalla più tenera età, a par-tire da sei o sette anni, nei paesi dell’entroterra,venivano utilizzati come piccoli pastori dallafamiglie povere che li mandavano a pascolarequalche capra o pecora, evadendo l’obbligato-rietà scolastica. Portavano per sfamarsi paneasciutto, che talvolta si accompagnava con pochifichi secchi, pere secche o talvolta con prugnesecche. I bambini poverissimi venivano “ccorda-ti”, ossia divenivano servi pastori, presso agricol-tori benestanti in cambio di qualche quintale digrano o di legumi per un anno di fatica da darealla famiglia di origine. Inoltre ogni anno veni-vano dotati di un paio di scarponi, due paia di“carzuni” (mutande lunghe di tela), una giaccadi velluto o di fustagno del tipo “pelle di diavo-lo” (molto resistente), corredata da due panta-loni dello stesso tipo di stoffa, una camicia di

tela, un berretto (“barritta alla carrettèra”), unombrello resistente, mentre la maglia “in carni”ossia la maglia interna era confezionata dallemamme con i ferri da maglia con lana filatadelle pecore nere, così la sporcizia si notavameno.Di solito i bambini erano capaci di integrare laloro alimentazione molto scarsa e al limite dellasopravvivenza, ancora fino agli inizi degli anni‘50 del 900, cibandosi di erbe edule in campa-gna, imparando dai più grandicelli, che a lorovolta avevano mediato le loro conoscenze dagliadulti.Naturalmente il supporto alimentare più preli-bato per essi era costituito dai “cannoli” ossia glisteli consistenti di sulla (erba da foraggio), chedecorticati e mangiati a sazietà deliziavano perla loro dolcezza, quando portavano qualchecapra o pecora al pascolo; essi poi non omette-vano di costituire dei mazzetti da portare a casaper le sorelline o per un fratellino più piccolo.Osservavano gli animali e si accorgevano chealcune piante, come la ferula, l’oleandro,

PASQUALE GIURLEOprobabilmente architetto

La pioggia viene dall’alto, cade dal cielo sulle nostreteste, arriva non si sa da dove, da quello spazio vuotodove quando passi con l’aeroplano non si vede niente,non c’è niente, non vasche,non catini, o cisterne o innaf-fiatoi, niente: solo nuvole impalpabili, vapori trasparenti,umidità incolore. Cade dall’alto e ci colpisce, come lafortuna e la sventura, il destino,l’ignoranza, il domani.Qualunque cosa succeda se viene dall’alto sappiamo chec’è poco da fare :sia acqua o sole ci colpirà in ogni casoconsegnandoci il senso dell’esistenza, dell’impotenza,della piccolezza della condizione umana. Possiamo pro-teggerci certo, difenderci con i nostri miseri mezzi. Cosìfacciamo da migliaia di anni, ma sono sempre soluzioniprovvisorie e parziali, perché quello che cade dall’altosegna sempre, intacca impercettibilmente tutte le cose,roccia,legni e metalli,rigenera la vegetazione, fa gioire lanatura e umilia l’uomo deteriorando con lentezza edeterminazione tutte le sue costruzioni presuntuosa-mente eterne. Sotto la pioggia si è tutti più vicini e quan-do torna il sole ognuno ha la sua ombra. La pioggia nutree distrugge, rigenera e deprime. La natura della pioggiaè sempre la stessa, eppure fa nascere spine nel pantano efiori in un giardino. Non è tragica, raramentespaventa,non è di per se cattiva, lo diventa, come delresto chiunque pratichi la sgradevole disciplina dell’insi-stenza. È ineluttabile. Bagna, irriga, nutre, feconda: siaccompagna talvolta a cattive compagnie, venti, tempe-

ste, lampi e fulmini e quando si esalta la sua forza diven-ta immane, diventa invincibile. Nel duello cielo controterra è quasi sempre il primo ad avere la meglio. Cambiai colori e le superfici, il verde diventa più verde, il giallopiù giallo, il nero più nero, le pietre grigie si colorano equelle opache si lucidano. La pioggia dà una dimensio-ne, proporziona gli spazi e le ambizioni, cambia la luce el’umore, varia il ritmo delle emozioni. Se la si può vivereserenamente, produce magia, crea un’atmosfera nostal-gica di fiabe da ascoltare da bambini, esalta il silenzio e ilsuo dolce ticchettio libera la fantasia. Non si chiama enon si manda via, viene e se ne va solo quando vuole, èimprevedibile nonostante Internet e i bollettini metereo-logici. È la pioggia che fa i tetti e sono i tetti che fanno lecase: è la più grande protagonista dell’architettura per-ché tutto viene fatto per farla scivolare via. Le forme chela raccolgono non funzionano. L’acqua pesa e imputridi-sce, non va bene averla sopra la testa, filtra nelle fessure,gonfia il legno e si insinua negli interstizi corrodendoanche la pietra. Non c’è verso, qualsiasi sigillatura e inogni caso provvisoria. I tetti piani sembrano aggirare ilproblema ma non è mai così. Strade, piazze, cortili e ter-razzi, tutto ha una sua pendenza perché l’acqua vada daqualche parte, e guai se nel posto sbagliato. A volte l’ac-qua va nelle grondaie e le suona come uno strumentomusicale. Tutto questo ho pensato mentre progettavoquella piccola casa a Janchina, sulla collina con il tetto dilamiera un po’ arrugginito e con la tettoietta sopra laporta dell’entrata per proteggere l’abitante quando cercale chiavi e non le trova nelle tasche.

Susino RusiaPrunus domestica L.

l’euforbia, il laburno fetido, ecc., le risparmia-vano e allora chiedevano agli adulti il perché eapprendevano che erano piante velenose.Grandi e piccini amavano moltissimo la fruttache addolciva un po' l’esistenza stentata e lepiante da frutto più generose, a ben guardareerano i peri e i susini; infatti, alcune varietà diambedue cominciavano a maturare i loro frut-ti a partire da maggio, scaglionando nei varimesi i loro doni fino a ottobre, al tempo dellavendemmia.In questa gara di generosità, tra pero e susino,aveva la meglio, per un soffio, il pero il qualeoffriva l’ultimo suo dono a dicembre con lavarietà Castiglione.Le susine erano molto amate e ogni territorioproponeva qualcosa d’inedito rispetto ad altri,ma c’erano alcune varietà diffuse in alcuni ter-ritori contigui, mentre poche altre erano diffu-se a livello regionale.Addirittura esistevano dei tipi di susini, appan-naggio di qualche famiglia, all’interno di unastessa comunità che non veniva ceduta ad altre,funzionando da pianta totemica, ma la diffu-sione poteva avvenire tramite i matrimoni.Un caso di funzione totemica risulta esserestata assolta dalla bellissima varietà Rusìa(Rosata in greco di Calabria) del susino quipresentato, presente in due esemplari nell’ortodel prof. Domenico Camabreco a FerruzzanoMarina. Egli aveva apprezzato tale frutto dabambino, nella vigna che suo padre, nel 1933,aveva impiantato in contrada Carruso dellostesso comune.Egli era stato a Calusco d’Adda in provincia diBergamo per più di quarant’anni e ritornandoal suo paese d’origine volle visitare il luogo didelizia, quale era stata la vigna di suo padre e,intrappolata in un enorme roveto, scorse boc-cheggiante il susino Rusìa, che solo la sua fami-glia possedeva, e lo salvò in extremis. Ora gliunici esemplari, due, esistono nel suo orto aFerruzzano Marina e producono dei fruttimagnifici anche da vedere, che maturano tra lafine di luglio e la metà di Agosto. Offrono dellesusine dal colore rosato e dal gusto soave, chemolto spesso si saldano tra di loro a due a due,mentre il loro nocciolo viene estratto con faci-lità e risulta spiccagnolo (resta asciutto). È dinon facile attecchimento per cui il rischio d’e-stinzione è altissimo.

I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Esiste un rito magico con il quale si invoca e si propiziala pioggia innaffiando la polvere

secca della terra. Allo stesso modo si invoca e si

propizia l’ universo costruendouna casa. La casa è la

ricostruzione dello spaziodell’ universo come

l’acqua versata sulla terra è laricostruzione della pioggia.

Larchitettura è sempre stata eoggi è più che mai un rito

magico: tutte le volte che siperde la realtà magica

dell’architettura si perde anchel’architettura

La pioggia

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InauguratiDoppia dose di Vito Pirruccio che, inquesto scatto, posa durante il taglio diun nastro, un momento che merita sem-pre di essere immortalato. L’occasione èl’inaugurazione della Biblioteca allaBello Pedullà con gli assessori delComune di Siderno Macrì e Gerace e ilpresidente ALB Cosimo Pellegrino.

Selfie celebrativoLa scuola dell’Arnoldsdi Siderno dopo l’en-nesima vittoria festeg-gia negli spogliatoicon questo particola-rissimo selfie.

Troppo oséNel 1907 Annette

Kellerman si batté peril diritto delle donnedi poter vestire uncostume da bagnointero, ma attillato.Venne arrestata per

atti osceni.

InossidabilePremiamo con questa foto la costanza e la

temerarietà di Siro Bella, ancora forte con lesue trasmissioni dai tantissimi ospiti.

Spessore culturale Presidi o, come si usa dire oggi, dirigenti

scolastici di un’atra generazione (e ditutt’altra sostanza, rispetto a quelli

odierni): da sinistra Vito Pirruccio, ancorain attività, la storica preside Ferrigno e il

dirigente Laruffa.

Candore papaleMerita un posto importante nelnostro BLOB lo straordinariosguardo angelico del nostro EnzoCarrozza durante la consegna delsuo ultimo libro a Papa Francesco.

Auguri?I giovani di Forza Italia, con intesta Filippo Savica e GiuseppeRomeo festeggiano al ristoran-te… non sappiamo bene cosa,considerato che non è che cisiano state grosse vittorie per FInell’ultimo periodo!

J come Calabria Riportiamo senzacommenti il verosignificato delnuovo logo dellaJuventus illustratodai ragazzi de “LoStatale Jonico”.

Osservati specialiFranco Arcidiaco

posa insieme all’exmembro della

nostra nazionale dicalcio Giancarlo“Picchio” De Sistisotto lo sguardociclopico di uno

dei bronzi di Riace.

Punta e cliccaUno dei primi esem-pi del gioco più ese-

guito del mondo:citofonare a un

appartamento ran-dom per poi darsela

a gambe.ImbattibiliLo Sporting Locri festeggiala vittoria contro il RealStatte che le consente diincamerare altri tre prezio-sissimi punti per la classificadel campionato!

Editori morti di freddoDurante un convegno a Siderno SuperiorePancallo e Garreffa resistono stoicamentealla rottura dell’impianto di riscaldamento.

Perché la cultura non teme il freddo!

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DOMENICA22 GENNAIO 22www.larivieraonline.com

Dopo duemila anni, dal sottosuolo diTerracina, è tornata alla luce una statua diDiana Cacciatrice e sono riemersi gliimpianti termali risalenti all’età romana.Beni archeologici di notevole valore, sco-perti casualmente nel corso di alcuni scaviper posizionare dei serbatoi necessari aun’area di servizio dell’Agip in via Roma,principale arteria cittadina. Terracina,noto centro balneare e città che in epocaromana acquisì notevole importanza conl’apertura della via Appia, è ricca di testi-monianze del passato. Nella stessa zonadove si sta scavando oggi, a cui subito si èinteressata la Soprintendenza, nel 2000era stata trovata una statua di GioveAnxur, all’interno di quello che era appar-so come un frigidarium, vasca termale diacqua fredda. Ora la stata di DianaCacciatrice, di cui è stata poi recuperataanche la testa, ha confermato il valoredelle terme presenti in quell’area, che aloro volta stanno tornando alla luce. Lastatua della dea protettrice della cacciasembra si trovasse nella vasca calda del-l’impianto, il caldarium, e dovrebbe risali-re al I-II secolo dopo Cristo. Una zonaricca anche di pavimentazioni, strutture eiscrizioni dell’età imperiale, su cui laSoprintendenza sta appunto ponendoparticolare attenzione. Da tempo inoltrela stessa amministrazione comunale terra-cinese, attualmente guidata dal sindacoNicola Procaccini, sta cercando di valoriz-zare il patrimonio archeologico romano,impegno rafforzato dalla scoperta diDiana. (clemente pistilli)

Sfrattate, fratres

Dopo2000anni

Santità, mi perdoni, ma le giuro che non vorrei davveroessere nei suoi panni. Sia perché mi andrebbero lunghie larghi e rimedierei, quindi, una figuraccia; sia perchécon tutti quegli indumenti, cotte, stole, camici, amitti,pianete, piviali e nelle solennità anche la mitra in testa,rischierei di restarne sommerso; e sia per non esserecostretto ogni mercoledì e tutte le sante domeniche adaffacciarmi al solito finestrone per dispensare la santa

benedizione e inventare sempre qualcosa di nuovo per quei devotiche vi stazionano sotto e ai quali lei si rivolge con l’ormai annosofratelli… elli, elli, elli, che gli altoparlanti diffondono sin nelle partipiù remote della piazza.Può anche darsi che, come mi succede spesso, io mi sbagli, però a mela sua, più che una vita da papa, sembra una da sacrestano e per dipiù trattato male. Se a tutto questo aggiungiamo anche la perfidia dialcuni preti che praticano con spudoratezza pedofilia e usura, alloralei andrà di certo in paradiso perché su questa terra sta conducendodavvero una vita d’inferno.Per questo non vorrei darle ulteriori dispiaceri. Ma sono costretto aricordarle, se ancora è in vita, che un certo monsignore Agostinho daCosta Borges, cristianamente parlando, fa schifo. E non poco ma tan-tissimo avendo sfrattato da un caseggiato, che, come diciamo a SanLuca, “non si dassau mammisa” – cioè, tradotto per i leghisti, “non gliè stato lasciato in eredità da sua madre” –, dei poveretti bisognosi del-l’assistenza divina e ancor più di quella umana, che vi abitavano daquarant’anni e passa. Lei forse nonlo sa perché qualche anno fa avevaben altre gatte da pelare, ma quelche più c’indigna è che quel palazzoè stato donato alla chiesa da qualcu-no non certo giusto di cervello, masicuramente caritatevole, perchéessa lo gestisse con carità cristiana, enon perché il poco reverendo porto-ghese ci mangiasse sopra. Ora nonper ricordarlo giusto a Lei, ma Gesùaveva raccomandato, oltre che diamare il prossimo nostro come noistessi, di vendere tutto quello che siaveva e di darlo ai poveri. Un’altravolta urlò che non si potevano servi-re Dio e Mammona. Ma forse nelvangelo personale del monsignoretutte queste raccomandazioni non cisono e vi è solo quella di sfrattare ipoveretti dalle case che i fessi dannoin donazione. Insomma, non piùorate, ma sfrattate, fratres. Eppure,malgrado ciò, i preti ricorrono anco-ra agli spot televisivi per spillaredenaro, forse perché per alcuni diloro il “senza soldi non si cantamessa” rimane sempre attuale. E midispiace scrivere queste cose micreda, soprattutto quando penso acerti ministri di Dio che danno dav-vero la vita per gli altri. Al contrario,questo monsignore delle patate, nonsolo non dà la vita, della quale tral’altro non sapremmo che farcene,ma s’è pigliato persino un caseggiatodestinato ad altri fini che non quellidi lucro, e vi ha sbattuto fuori un belpo’ di poveracci, per introdurvi altriinquilini che pagavano di più. E ilsuo Predecessore, invece di maledir-lo con i cosiddetti di fuori allamaniera degli antichi patriarchibiblici, almeno che io ne sappia, nonè intervenuto. Io capisco che dopo ladrammatica esperienza di GiovanniPaolo I, che la sera aveva ordinatoun rapporto sullo IOR e al mattinofu ritrovato morto, in Vaticano ci simuova con giustificata circospezio-ne. Però quella della moralizzazionedella chiesa deve essere lo stesso lasua battaglia. Magari, anziché lamadre di tutte le battaglie ne saràsoltanto la suocera, però, secondome, va combattuta lo stesso. Perciò,lasci perdere per una volta la bontà ela misericordia divina, che come irotoloni Regina non finiscono mai,mi rintracci questo Agostinho daCosta Borges e, per quanto monsi-gnore, gli faccia lo stesso un tarallo acappello di prete.

Mario Nirta

VERGOGNE CRISTIANE

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