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Gioco e movimento, stimolatori di apprendimenti in età evolutiva Play and movement, stimulators of learning in childhood ABSTRACT The goal is to deepen the value that recreational activity assumes within the academic context in order to stimulate not only learning, but also training and education of the Person-whole child, in an important age period such as Nursery and Primary school. Initially it highlights the pedagogical thinking of the leading exponents of the eighteenth, nineteenth and twentieth centuries, from Rousseau to Bruner and the importance they gave to playing games. The second part analyzes some research that has demonstrated the impor- tance of the game and motor activity of the child in the development of learning and personality. L’obiettivo è quello di approfondire il valore che l’attività ludica assume al- l’interno della didattica, come stimolatrice non solo di apprendimenti, ma anche di formazione ed educazione della Persona-bambino nella sua glob- alità, in un periodo d’età così importante quale quello dell’ingresso nella Scuola dell’Infanzia e Primaria. Inizialmente si mette in evidenza il pensiero pedagogico dei massimi espo- nenti del Settecento, dell’Ottocento e del Novecento, a partire da Rousseau fino ad arrivare a Bruner, all’importanza che essi danno al gioco. Nella seconda parte si analizzano alcune ricerche che hanno dimostrato l’importanza che il gioco e l’attività motoria hanno nell’apprendimento del fanciullo e nello sviluppo della sua personalità. KEYWORDS Learning, Motion, Motor Activity, Game, Pedagogy. Apprendimento, Movimento, Attività Motoria, Gioco, Pedagogia. Manuela Valentini Università degli Studi di Urbino Carlo Bo [email protected] Vanessa Morbidelli Università degli Studi di Urbino Carlo Bo [email protected] 355 Formazione & Insegnamento XV – 1 – 2017 ISSN 1973-4778 print – 2279-7505 on line doi: 107346/-fei-XV-01-17_26 © Pensa MultiMedia * Equamente distribuiti, i contributi risultano attribuiti come segue: Manuela Valentini: paragrafi 2, 2.1, 2.4, conclusioni; Vanessa Morbidelli: paragrafi 1, 2.2, 2.3.

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Page 1: Gioco e movimento, stimolatori di apprendimenti in età ... · Bruner and the importance they gave to playing games. The second part analyzes some research that has demonstrated the

Gioco e movimento, stimolatori di apprendimenti in età evolutiva

Play and movement, stimulators of learning in childhood

ABSTRACTThe goal is to deepen the value that recreational activity assumes within theacademic context in order to stimulate not only learning, but also trainingand education of the Person-whole child, in an important age period suchas Nursery and Primary school.Initially it highlights the pedagogical thinking of the leading exponents ofthe eighteenth, nineteenth and twentieth centuries, from Rousseau toBruner and the importance they gave to playing games.The second part analyzes some research that has demonstrated the impor-tance of the game and motor activity of the child in the development oflearning and personality.

L’obiettivo è quello di approfondire il valore che l’attività ludica assume al-l’interno della didattica, come stimolatrice non solo di apprendimenti, maanche di formazione ed educazione della Persona-bambino nella sua glob-alità, in un periodo d’età così importante quale quello dell’ingresso nellaScuola dell’Infanzia e Primaria.Inizialmente si mette in evidenza il pensiero pedagogico dei massimi espo-nenti del Settecento, dell’Ottocento e del Novecento, a partire da Rousseaufino ad arrivare a Bruner, all’importanza che essi danno al gioco.Nella seconda parte si analizzano alcune ricerche che hanno dimostratol’importanza che il gioco e l’attività motoria hanno nell’apprendimento delfanciullo e nello sviluppo della sua personalità.

KEYWORDSLearning, Motion, Motor Activity, Game, Pedagogy.Apprendimento, Movimento, Attività Motoria, Gioco, Pedagogia.

Manuela ValentiniUniversità degli Studi di Urbino Carlo Bo

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* Equamente distribuiti, i contributi risultano attribuiti come segue: Manuela Valentini: paragrafi 2, 2.1, 2.4, conclusioni;Vanessa Morbidelli: paragrafi 1, 2.2, 2.3.

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1. Viaggio nel tempo: il pensiero dei Grandi sul gioco

Settecento, Ottocento e Novecento, tre secoli in cui anche la pedagogia, la psi-cologia hanno contribuito al cambiamento, al rinnovamento culturale, sociale,educativo e formativo, tenendo presente ciò che caratterizzava quel determina-to momento storico, partendo dall’Illuminismo, passando per il Romanticismo,arrivando alla Scuola Attiva, dimostrando di essere dentro al contesto cercandodi capirlo, analizzarlo, interpretarlo.

Tra i pedagogisti che hanno caratterizzato il Settecento, non possiamo non ri-cordare “Il padre della pedagogia moderna” (Ubaldo, 1999, p. 350), Jean JacquesRousseau, colui che cercò di riportare il fanciullo allo stato naturale e di formarel’uomo e il cittadino attraverso il suo noto romanzo, “Émile ou De l’éducation”(“Emilio o dell’educazione”), un’opera, questa, talmente antesignana da essere,ancora oggi, di un’attualità sorprendente.

Il grande pedagogista svizzero, Johann Heinrich Pestalozzi, nominato “l’eroee il martire dell’educazione” (Eletti, 1985, p. 54), pone al centro il fanciullo per-ché, secondo lui, l’educatore ha il dovere di esternare le capacità innate del-l’alunno, in modo da permettergli di sviluppare al meglio le sue competenze.

Nell’Ottocento Friedrich Wilhelm August Fröbel, “Pedagogista del Romantici-smo”, è noto per aver ideato il “Kindergarten”, ovvero il giardino d’infanzia, cor-rispondente all’attuale Scuola dell’Infanzia. Per il pedagogista sono molto impor-tanti l’infanzia e l’attività del gioco: “Il giuoco costituisce il più alto grado dellosviluppo del bambino […] poiché è la rappresentazione libera e spontanea”(Froebel, 1826, p. 43). In esso “confluiscono l’attività cognitiva e quella creativa, e[…] trovano pace le tensioni e i conflitti di cui è, normalmente, caratterizzata l’in-fanzia” (Cera, 2009, p. 54).

Il tedesco Johann Friedrich Herbart per buona parte della sua ricerca si occu-pa dell’interesse, una forma di legame intellettivo che determina un connubio trail soggetto e l’oggetto che gli crea curiosità; Herbart lo utilizzerà come stimolo diistruzione e di moralità per l’educando. Elaborò “il principio dell’«istruzioneeducativa», ovvero di un’istruzione tesa a formare il carattere morale dell’indivi-duo e all’accensione dei suoi interessi che poi coltiverà in maniera autonoma”(Bolzano, 2005, p. 221). Inoltre, l’autore paragona l’educazione a un “governo”,cioè a un ambiente ben strutturato, in cui gli infanti diventano soggetti passivi,perché continuamente osservati e aiutati dai maestri. Questo aspetto verrà poisuperato nel ventesimo secolo, grazie alle acquisizioni dell’ “attivismo pedagogi-co”, fondato dal pedagogista e filosofo americano John Dewey. Al centro dellesue riflessioni vi è il concetto di “esperienza”, legato al principio fondamentaledel “Learning by doing”, ovvero “Apprendere facendo”, dove “gli studenti devo-no essere attivi, […] l’apprendimento dovrebbe essere basato sulla motivazioneintrinseca, […] dovrebbe correlarsi ai bisogni e agli interessi degli studenti […] edovrebbe includere l’imparare a lavorare insieme, a rispettare, a comprendere glialtri” (Dionisi & Garuti, 2011, p. 176).

A seguire, Lev Semënovi� Vygotskij, psicologo sovietico, che pone al centrodel suo pensiero lo sviluppo della psiche, condizionato dal contesto sociale, dal-la cultura e dal momento storico che il soggetto vive. Il tutto causa varie stimola-zioni nel piccolo, che di conseguenza sviluppa, tramite una forma di comunica-zione innata, il linguaggio. Assume un ruolo importante nella sua teoria, la Zonadi sviluppo prossimale (ZSP) definita come “la distanza tra il livello effettivo disviluppo esibito dai bambini impegnati a risolvere problemi da soli, e quello ot-tenibile dagli stessi bambini con l’aiuto di adulti, o in collaborazione con altribambini più capaci” (Maldonato, Mininni, Montuori, & Recchia Luciani, 2007, p.

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167). Particolare attenzione viene dedicata sia allo stretto rapporto che intercor-re tra il pensiero (sviluppo dei concetti) e il linguaggio (enunciazione dei concet-ti), sia all’attività ludica, considerata dallo psicologo sovietico “un’area di svilup-po potenziale” (Boccia, 2008, p. 47), attività fondamentale durante l’età prescola-re e utile, soprattutto per sviluppare il pensiero astratto.

Un altro grande, lo svizzero Jean Piaget, sviluppò una distinzione di quattrostadi fondamentali dello sviluppo cognitivo del piccolo: stadio senso-motorio (0-2 anni), stadio pre-operatorio (2-6/7 anni), stadio operatorio-concreto (6/7-11 an-ni) e stadio operatorio-formale (da 11 anni in poi). Attribuirà al gioco un ruolofondamentale, considerandolo come la “più spontanea abitudine del pensieroinfantile” (Frabboni & Montanari, 2006, p. 118).

Importante psicologo statunitense, morto di recente, che contribuì allo svi-luppo della psicologia cognitiva e della psicologia culturale, nel ramo della psi-cologia dell’educazione, è stato Jerome Seymour Bruner. Egli partì dalle ricerchedi Piaget per poi svilupparle sottolineando l’influenza dei fattori socio-culturalirispetto a quelli genetici, proprio perché egli, in quanto ambientalista come laMontessori, nel processo educativo, attribuisce un ruolo di fondamentale impor-tanza all’ambiente familiare, sociale e scolastico. Secondo lo psicologo statuni-tense, il gioco ha un ruolo importante anche nell’ampliamento di competenzelinguistiche e relazionali. Infatti, “è inteso come un luogo privilegiato in cui sicreano pratiche di relazione e comunicazione” (Cera, 2009, p. 64).

Tre importanti pedagogiste, Donne con la “D” maiuscola, che hanno lasciatoil segno, contribuendo a “costruire l’identità della scuola del bambino e dellaprofessione delle educatrici alle quali, pur implicitamente, hanno proposto itine-rari formativi ‘ad orizzonte aperto’, sollecitando la loro creatività didattica, la lo-ro capacità di autonomia e la loro responsabilità educativa” (Macchietti & Serafi-ni, 2011, p. 85), sono Maria Montessori, Rosa e Carolina Agazzi. La prima creò la“Casa dei bambini”, un ambiente creato a misura di fanciullo, in cui possa cresce-re in modo libero ed armonico. Le seconde idearono la scuola materna, in cuisvolgere attività domestiche e coltivare creatività e religiosità, cercando di rispet-tare la spontaneità dei bimbi, guidandoli al fare in autonomia.

Nomi illustri che ci hanno formato e lasciato un’immensa eredità educativa,didattica, pedagogica, psicologica e non solo, il loro pensiero insegna: arrivare aigiovani osservandoli per conoscerli, comprenderli, amandoli nel senso più pro-fondo del termine, un prenderli per mano accompagnandoli verso una crescitaattenta e responsabile.

2. La ricerca bibliografica

Questo viaggio porta ai giorni nostri, in continuità, senza inventarsi nulla, condentro alla valigia tutto il già scritto, sperimentato dai Grandi che in modo ante-signano hanno preparato, realizzato strade concrete da percorrere senza timori,consolidate dal fatto che erano, siamo nel cammino giusto anzi, per paradosso,stiamo indietreggiando, in quanto sembriamo dare anche a livello istituzionale,politico, meno importanza al gioco e al movimento. Fortunatamente però arrivia-mo in alcune stazioni-nazioni che con ricerche hanno concretizzato che l’ap-prendimento sviluppato attraverso il gioco, in particolare durante l’infanzia, ri-sulta fondamentale per porre le basi alle conoscenze successive, a scuola e nonsolo e l’attività motoria risulta essere un bene sul quale investire, costruire, fon-dare.

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Di seguito tratteremo ed analizzeremo alcuni studi che verificano il contribu-to positivo irrinunciabile del gioco, del movimento e dell’attività motoria duran-te la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria, permettendo un miglior apprendi-mento. Un’osservazione-riflessione al fine di poter realizzare delle innovazioniche migliorino il piano metodologico-didattico dell’insegnante-educatore-ani-matore-facilitatore.

Dopo un’attenta, scrupolosa e rigorosa ricerca bibliografica, sono stati sele-zionati undici studi nel periodo che va dal 2000 al 2015, attraverso motori di ricer-ca come MEDLINE, SPORTDiscus ed ERIC, svolti in: Ucraina, Romania, Finlandia,Polonia, Bulgaria, Australia e Stati Uniti.

Sintesi in tabella:

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La scelta di questi protocolli è ricaduta sulla base di tre criteri. Il primo riguar-da l’importanza di svolgere attività ludica all’interno della Scuola dell’Infanzia edella Scuola Primaria e quindi l’ambito scolastico; il secondo mira ad un numeromaggiore di campione di partecipanti; il terzo tiene presente la durata, che va daun minimo di un mese a un massimo di 10 anni.

Al fine di analizzarli al meglio, sono stati suddivisi, in base alla propria analo-gia, in quattro gruppi differenti: 1) l’utilizzo di materiale integrato, 2) lo sviluppocognitivo e del linguaggio, 3) lo sviluppo fisico e motorio, 4) i test di verifica.

2.1. Primo gruppo: l’utilizzo di materiale integrato

Selezionati due studi, entrambi in Ucraina nel 2015, uno riguardante l’uso di ma-teriale tradizionale durante la lezione di attività motoria e l’altro sull’uso di tec-nologie innovative.

Il primo studio “Effectiveness of integral-developmental balls use in complexdevelopment of physical and mental abilities of senior preschool age children” diPasichnyk Viktoria, Melnyk Valeryi, Volodymyr Levkiv, Vasyl Kovtsun, pubblicatoin Journal of Physical Education & Sport Dec2015, Vol. 15 Issue 4, è stato realizza-to in una scuola materna composta da 60 bambini. Sono stati suddivisi in duegruppi, uno sperimentale e uno di controllo; nel primo è stato integrato, duran-te la lezione di attività motoria, il programma “Smart Ball”, che implicava l’uso dimateriale tradizionale, come ad es. delle palline; al contrario, nel secondo, non èstato integrato nessun tipo di materiale.

Al termine della ricerca è stato dimostrato un miglioramento nel gruppo spe-rimentale, con un aumento statisticamente significativo nel pensiero visivo-figu-rativo, nella percezione, nella memoria visiva, uditiva e nell’attenzione.

Dare e cambiare materiali, piccoli e grandi attrezzi, serve per la crescita delbambino. Gli strumenti, integrati all’attività ludica, permettono, attraverso speci-fici esercizi, di lavorare con tutti i muscoli e tutti gli apparati, fino a potenziarnele strutture corporee già naturalmente costituite.

Altri strumenti che possono migliorare lo sviluppo durante il gioco, sonol’uso di tecnologie innovative proprio perché, da alcuni anni, la tecnologia è en-trata a far parte, oltre che nell’esperienza quotidiana familiare e lavorativa, anchenel contesto scolastico.

Il secondo studio è “Evaluation of the effectiveness of integrated psychomo-tor development of children in the age from 2 to 4” di Lahno Olena, HanjukovaOlga, Cherniavska Olena, è stato pubblicato in Journal of Physical Education &Sport Dec2015, Vol. 15 Issue 4, condotto sempre in Ucraina nel 2015. La ricerca haavuto come obiettivo la conferma sperimentale dell’efficacia dell’utilizzo di tec-nologie innovative per lo sviluppo di abilità psicomotorie nell’educazione moto-ria dei bambini dai 2 ai 4 anni. Sono stati coinvolti 322 bambini, suddivisi in duegruppi: sperimentale e di controllo. In quest’ultimo, il gruppo ha lavorato secon-do il programma base, in quello sperimentale sono state utilizzate invece alcunetecnologie innovative di sviluppo delle capacità psicomotorie: “Smart Ring”(“Anello intelligente”), per la pallacanestro; “Happy Corners” (“Angoli felici”),per le gare di staffetta; “Pairs” (Coppie/Memory), un gioco con elementi del turi-smo. Le lezioni si sono svolte 3 volte alla settimana per entrambi i gruppi. La du-rata è sempre stata la stessa: dai 10 ai 20 minuti per i bambini dai 2 ai 3 anni; dai20 ai 25 minuti per i bambini dai 3 ai 4 anni; dai 25 ai 30 minuti per i bambini dai4 ai 5 anni. Gli esercizi (nel gruppo sperimentale) si sono svolti nella parte cen-trale e finale delle lezioni. L’intervento è durato 6 mesi.

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tini, Van

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L’utilizzo di nuove tecnologie durante l’attività motoria, “rende il processo diinsegnamento-apprendimento, e la relativa valutazione, più personalizzabili eoggettivi” (Sgrò, 2014, p. 14).

Al termine è emerso che l’utilizzo di dispositivi tecnici innovativi ha contri-buito al miglioramento della preparazione fisica e delle capacità psicologiche,comunicative e relazionali in età prescolare; si nota anche un potenziamentodello sviluppo integrale delle abilità motorie.

Entrambi gli studi hanno ottenuto ottimi risultati, in quanto l’integrazione siadi materiale tradizionale che tecnologico, permette un migliore sviluppo fisico eintellettuale, raggiungendo risultati maggiori nella memoria visiva, nel linguag-gio, nel pensiero e nell’attenzione, osservando non solo l’accelerazione del tas-so di sviluppo fisico, ma anche di quello psicologico.

2.2. Secondo gruppo: lo sviluppo cognitivo e del linguaggio

Il primo che analizzò la relazione tra motricità e sviluppo cognitivo, e quindi ilrapporto corpo-mente, fu Piaget. “L’origine della conoscenza, infatti, per Piagetrisale inevitabilmente a radici di tipo biologico, in quanto ‘l’intelligenza verbale eriflessa si fonda su un’intelligenza pratica, o senso-motoria, la quale a sua volta,si fonda sulle abitudini e sulle associazioni acquisite’, che presuppongono i ri-flessi, le cui connessioni con le strutture anatomo-fisiologiche risultano eviden-ti” (Santandrea, 1989, p. 1).

Dopo Piaget, si iniziò a pensare ad uno stretto legame tra esercizio fisico eabilità mentale, praticare attività fisica in modo costante può incidere sulle pre-stazioni cognitive dei fanciulli.

Entrambi gli studi presenti all’interno di questo gruppo si sono posti l’obiet-tivo di individuare gli aspetti caratteristici della relazione tra lo sviluppo motorioe lo sviluppo cognitivo.

Il campione della ricerca di uno studio svolto in Romania nel 2010 era compo-sto da 180 soggetti (di cui 60 con la presenza di disturbi del linguaggio), suddivi-si in gruppo di controllo e gruppo sperimentale. “The importance of psy-chomotricity in the apparition and development of language in children”, di To-bolcea Iolanda e Dumitriu Costan�a, pubblicato in Ovidius University Annals, Se-ries Physical Education & Sport/Science, Movement & Health 2010, Vol. 10 IssueLa ricerca si è basata su quattro ipotesi:

l’ipotesi 1 è stata verificata attraverso il test di Bender-Lauretta, composto danove figure di forme differenti che il piccolo deve riprodurre, al fine di capire seil livello di maturità visivo-motorio è, o non è, inferiore nei bambini dislessici inetà prescolare, rispetto ai normalmente sviluppati.

Nell’ipotesi 2, grazie all’uso della scala metrica di “Oseretzky”, si è potuto va-lutare il grado di maturazione motoria, a ogni età.

Il t-test per campioni indipendenti è stato considerato al fine di distinguerel’età motoria dei bambini con un linguaggio normalmente sviluppato e dei bam-bini dislessici. Il test conferma l’ipotesi che l’età motoria nei bambini dislessici di6 anni è notevolmente inferiore rispetto all’età motoria dei bambini normali del-la stessa età.

Nell’Ipotesi 3 sono state applicate le matrici progressive colorate di Raven,che permettono, grazie a una scheda composta da figure da completare, di mi-surare la relazione tra il quoziente intellettivo (QI) e l’età motoria, rispetto al li-vello di maturità visivo-motorio; minore è il quoziente intellettivo, minori saran-no l’età motoria e il livello di maturità visivo-motorio.

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Infine, nell’Ipotesi 4 è stato utilizzato il test Bender, dove ci sono significativedifferenze, per quanto riguarda il numero di errori, da parte dei bambini normal-mente sviluppati rispetto ai bambini dislessici-disgrafici.

Le conclusioni della ricerca evidenziano il rapporto tra lo sviluppo del lin-guaggio e lo sviluppo psicomotorio, aspetto importante per un’educazione pre-coce soprattutto per la prevenzione dei disturbi del linguaggio (dislessia e di-sgrafia) e psicomotori futuri.

La seconda ricerca, all’interno di questo gruppo, è “Effects of Integrated Phy-sical Exercises and Gestures on Preschool Children’s Foreign Language Vocabula-ry Learning”, di Mavilidi Myrto-Foteini, Okely Anthony D., Chandler Paul, CliffDylan P. e Paas Fred, svolta nel 2015 in Australia e pubblicata in Educational Psy-chology Review, v27 n3 p413-426 Sep 2015. L’obiettivo è stato quello di studiarequattro diverse condizioni e gli effetti che hanno sull’apprendimento del lessicodi una lingua straniera, in questo caso l’italiano, in età prescolare. I soggetti era-no chiamati a imparare una nuova parola attraverso: 1) l’utilizzo del movimentodi tutto il corpo (esercizio fisico integrato); 2) l’aiuto del movimento di tutto ilcorpo non inerente alla parola da imparare data (esercizio fisico non integrato);3) la gesticolazione solo degli arti superiori rimanendo seduti al proprio posto (digesticolazione); 4) la ripetizione solo verbale della parola data, sempre rimanen-do seduti (convenzionale).

Hanno partecipato 125 studenti, di 4 e 5 anni, suddivisi in quattro gruppi, aiquali sono state insegnate 14 parole italiane che riguardavano delle azioni quo-tidiane familiari: ‘veloce’, ‘lento’, ‘danza’, ‘calcio’, ‘scopa’, ‘basso’, ‘alto’, ‘nuotare’,‘volare’, ‘saltare’, ‘marciare’, ‘catturare ‘,lanciare’, e ‘rotolare’; con l’aggiunta di duetest, “Ricordo libero” (parole ricordate senza la visione delle immagini) e “Ricor-do guidato” (parole ricordate con l’aiuto della visione delle immagini).

I risultati hanno confermato l’ipotesi che, grazie all’integrazione dell’eserci-zio fisico svolto utilizzando il movimento di tutto il corpo, gli alunni sono riusci-ti ad apprendere un maggior numero di parole italiane.

2.3. Terzo gruppo: lo sviluppo fisico e motorio

Per quanto riguarda “lo sviluppo fisico e motorio”, tutti gli studi concernenti par-tono dal presupposto che, a iniziare dalla prima infanzia, lo svolgimento di piùore di attività motoria garantisce il mantenimento di un peso corporeo adegua-to e il corretto sviluppo di organi e apparati, promuove una crescita armonica delcorpo, previene importanti patologie, sviluppa forza, agilità e resistenza.

“Per qualsivoglia infante, lo sviluppo fisico rivela una fase di crescita relativa-mente refrattaria ad influenze esterne. Alcuni fanciulli sembrano crescere in al-tezza ed in peso secondo un ritmo piano e regolare, laddove altri sembrano cre-scere a sbalzi. […] La crescita nello sviluppo motorio rivela tendenze analoghe:gli infanti tendono a maturarsi secondo un ritmo individuale proprio. […] Comegià per la crescita del corpo, le condizioni ambientali debbono concorrere re-sponsabilmente nel determinare la fase dello sviluppo motorio” (Weiner & El-kind, 1975, pp. 21-22).

Nello studio “Childhood Physical Activity and Adulthood Earnings” di Kari Jaa-na T., Tammelin Tuija H., Viinikainen Jutta, Hutri-Kähönen Nina, Raitakari Olli T. ePehkonen Jaakko, svolto in Finlandia nel 2000 e pubblicato in Medicine & Sciencein Sports & Exercise Jul2016, Vol. 48 Issue 7, i ricercatori hanno preso in considera-zione un elevato numero di soggetti, ben 3596 partecipanti. Scopo dello studio èstato quello di esaminare, per un periodo di 10 anni, il collegamento tra una mag-

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giore quantità di attività motoria, svolta a partire dall’infanzia e i vari benefici avu-ti in età adulta. I dati sono stati elaborati dallo studio longitudinale di giovani fin-landesi (YFS – Young Finns Study). Il livello di attività fisica nell’infanzia è stato po-sitivamente associato ai benefici a lungo termine, soprattutto tra i soggetti di ses-so maschile. In particolare, un più alto livello di attività fisica nel tempo libero, al-l’età di 9, 12 e 15 anni, è stato associato a un aumento compreso tra il 12% e il 25%nella media annuale dei benefici. Per le analisi statistiche è stato utilizzato il Soft-ware STATA (Data Analysis and Statistical Software), versione 13.1, un software sta-tistico che permette di organizzare ed elaborare dati, di produrre statistiche e gra-fici e di stimare una grande varietà di modelli econometrici.

Tutti i partecipanti, dopo 10 anni, si sono ritrovati a essere sia in ottima salu-te, sia più attivi nei diversi contesti. I risultati forniscono la prova che l’attività fi-sica nell’infanzia può avere effetti positivi e una vasta portata sui benefici a lun-go termine. La possibilità di migliorare e aumentare le ore di attività motoria finda piccoli, può non solo promuovere quindi la salute, ma anche influenzare i ri-sultati in futuro. Lo studio “Physical education and sport: Study regarding the in-fluence of motion games on motric capacities in preschool education level” diDeacu Marcel, svolto in Romania, tra il 2009 e il 2010, e pubblicato in Ovidius Uni-versity Annals, Series Physical Education & Sport/ Science, Movement & Health2012, Vol. 12 Issue 1, ha avuto lo scopo di sottolineare l’efficacia dei giochi di mo-vimento sull’evoluzione delle capacità motorie degli alunni della scuola mater-na, all’interno di attività di sviluppo personale, nel rispetto delle esigenze delnuovo programma per l’educazione precoce. Obiettivo della ricerca è indagarela validità di alcune strategie sviluppate per l’apprendimento, in cui vengonopromossi giochi di movimento per rafforzare e migliorare le competenze moto-rie. 48 allievi tra i 6/7 anni di età, hanno seguito per 7 mesi un nuovo programmanel rispetto delle esigenze di una educazione precoce, l’insegnante pianifica va-ri giochi di movimento nel programma giornaliero. I bimbi sono stati suddivisi in“Gruppo delle coccinelle” (Gruppo Sperimentale) e “Gruppo dei Piccoli Orsi”(Gruppo di Controllo). Entrambi i gruppi sono stati sottoposti a tre compiti:

1. Percorso applicativo (traslocare sugli avampiedi in equilibrio sulla panca, an-dature sui talloni, strisciare sui gomiti e sulle ginocchia, camminare in equili-brio su una linea);

2. Salto in alto e salto in lungo;3. Staffetta (lanciare la palla al bersaglio, arrampicata, corsa lenta, lancio e presa

della palla).

Dopo l’analisi ottenuta comparando i dati, il risultato del gruppo sperimenta-le è stato positivo. Si è verificato un miglioramento delle capacità motorie, unacorrezione degli errori rilevati nei test iniziali e un’evoluzione complessiva a li-vello motorio. Inoltre, dal confronto tra i due gruppi, si può chiaramente notareuno sviluppo fisico armonioso all’interno del gruppo sperimentale, dove è statointrodotto il programma di giochi, staffette e gare. Si è visto un miglioramentonelle relazioni sociali, una maggiore collaborazione, lavoro di gruppo e più fair-play.

Un altro studio è stato condotto nel 2012/2013 in una scuola primaria della Ro-mania, “Influence game of movement on the physical development of physicaleducation lesson from primary school” di Popa Cristian, Melenco Ionel, PopescuR�ducu, Musat George, Popa Corina e Alexe Dan Iulian, pubblicato in OvidiusUniversity Annals, Series Physical Education & Sport/Science, Movement &

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Health 2013 Supplement, Vol. 13. Lo scopo è stato quello di realizzare dei giochidi movimento più intensi e strutturati, all’interno delle lezioni di attività motoria,al fine di migliorare le abilità motorie e creare uno stile di vita più salutare. La ri-cerca ha preso in considerazione due classi quarte, con alunni di 10 anni circa,nominando una sezione “gruppo di controllo”, in cui il programma di attività mo-toria è rimasto invariato, e l’altra “gruppo sperimentale”, all’interno del quale so-no stati inclusi giochi di movimento più intensi e strutturati, come il gioco a staf-fette e il percorso a ostacoli. Dopo un periodo di sei mesi, attraverso l’ausilio diverifiche e test basati sui punteggi condotti sia all’inizio che alla fine della ricer-ca, sono stati esaminati i risultati di entrambi i gruppi. Questi dimostrano chel’utilizzo di metodi di partecipazione attiva, ovvero di un programma di giochi dimovimento più intenso e più strutturato, aumenta e migliora le abilità motoriedegli allievi in età scolare.

Lo studio “Forms of physical activity of Biała Podlaska preschool children” diGradus Paulina, Benza Ewa, Rybak Olga, Krzyszto� Paweł, Batorzy�ska Paulina,Plandowska Magdalena e Kurpeta Wiesław Lech, pubblicato in Polish Journal ofSport & Tourism 2014, Vol. 21 Issue 3, riguarda una ricerca svolta in Biała Podlaska(Polonia) tra il 2013 e il 2014, con la partecipazione di 464 soggetti, dai 4 ai 7 anni.Gli alunni partecipavano ad attività motorie per un’ora e mezza al giorno. Duran-te questo periodo facevano ginnastica mattutina, giochi di movimento, attività al-l’aperto e diverse attività motorie. Inoltre, venivano organizzate attività di movi-mento opzionali. Tali lezioni extra consentivano ai bambini di essere fisicamen-te attivi per più di due ore alla settimana. Lo scopo di questo studio è stato quel-lo di acquisire i risultati riguardanti l’attività fisica (strutturata e non strutturata).La scelta di questa ricerca è dovuta al fatto che gli studiosi ritengono il movimen-to importantissimo per uno sviluppo completo, a partire dai primi anni di vita,ma pensano che a questo, fondamentale per i fanciulli, non venga dato ampiospazio (poche ore a scuola) e le attività motorie ludiche libere e strutturate rele-gate ai margini della programmazione educativa e didattica.

“Se il movimento, in genere, riveste un ruolo di notevole e fondamentale im-portanza per un corretto sviluppo psicofisico dell’individuo, da ciò si desumeche ogni pratica motoria (attività ludiche, educazione fisica e sport) dà un indi-scutibile contributo alla formazione umana, psicologica, socio- culturale dell’in-dividuo, formando il carattere, favorendo la fantasia, l’immaginazione, il deside-rio di nuove conoscenze, la spontaneità, l’emulazione ed il desiderio di miglio-rare, la socialità” (Alliegro, 1993, p. 14).

Un ultimo studio “Importance of morning gymnastics in kindergarten” diIskra Iieva, svolto in Bulgaria nel 2015, pubblicato in Activities in Physical Educa-tion & Sport 2015, Vol. 5, Issue 1, includeva 72 soggetti, dai 3 ai 7 anni, aveva loscopo di ottenere dati relativi sull’importanza della ginnastica mattutina, svoltaquotidianamente, durante il soggiorno in una scuola dell’infanzia. La ginnasticamattutina è una delle principali forme di lavoro, in educazione motoria, che i pic-coli dovrebbero svolgere. Fine di questa ginnastica è il movimento, in allegria,creando un buono spirito di squadra; inoltre benefici per la salute e per l’appren-dimento. A sostegno di un’analisi approfondita sull’impatto che la ginnasticamattutina ha sul corpo del piccolo, è stato condotto un sondaggio dagli studen-ti dell’Università “Angel Kanchev” di Ruse (Bulgaria), in “educazione materna escuola primaria” del III e IV anno. Il questionario conteneva 10 domande.

Nella maggior parte delle lezioni gli insegnanti hanno fatto svolgere ginnasti-ca mattutina attraverso l’integrazione di vari strumenti: con versi di poesia – 80%;esercizi con conteggio ritmico – 75%; uso moderato di esercizi correttivi – 44%;

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esercizio fisico libero con musica di successo – 42%; esercizi di applicazione conpiccoli attrezzi (cerchi, palle); aerobica – circa il 30%.

Le risposte sono al 100% positive nelle seguenti domande: “I docenti hannoutilizzato la corretta terminologia degli esercizi?”; “I docenti hanno utilizzato laginnastica mattutina ogni giorno per i bambini?”; “La ginnastica mattutina ha re-so i bambini freschi e ben tonici?”; “I bambini hanno fatto gli esercizi con desi-derio ed interesse?”.

L’indagine ha rilevato anche che l’applicazione di una varietà di mezzi nellaginnastica mattutina crea le condizioni favorevoli per un apprendimento più ve-loce e attivo ed in generale fa stare meglio.

2.4. Quarto gruppo: test di verifica

In quest’ultimo gruppo sono inclusi due studi. Il primo si basa su un Sistema diAccertamento Comprensivo Massachussetts (MCAS), dove vengono svolti duetest di verifica, uno rivolto alla lingua inglese, l’altro alla disciplina della matema-tica. Lo studio è “Physical Education and its Effect on Elementary Testing Results”di Tremarche Pamela V., Robinson Ellyn M., Graham Louise B., pubblicato in Phys-ical Educator Spring2007, Vol. 64 Issue 2.

L’indagine è stata svolta nel 2001, nel New England, e permette di capire co-me l’attività motoria possa essere collegata a un programma interdisciplinare,migliorando così ogni singola disciplina. I partecipanti sono stati 311, dai 9 agli 11anni, suddivisi in due gruppi: “gruppo sperimentale”, al quale sono state raddop-piate le ore di attività motoria, e “gruppo di controllo”, in cui le ore sono rimasteinvariate. Ad entrambi i gruppi è stato fatto svolgere il test di lingua inglese e dimatematica sia all’inizio della ricerca che alla fine, dopo 5 mesi. I punteggi otte-nuti in entrambi i test sono stati molto alti all’interno del gruppo sperimentale,rispetto a quello di controllo. Da questa ricerca possiamo trarre la conclusioneche un maggior numero di ore di attività motoria permette un elevato apprendi-mento anche in altre discipline.

Per quanto riguarda, invece, l’ultimo studio, “Plenary conference 2: Keys tosuccessful physical acivity during childhood” di Sääkslahti Arja, svolto in Finlan-dia nel 2014 e pubblicato in Science & Sports Oct2014 Supplemen, October 2014,Vol. 29, possiamo capire quali sono le chiavi strategiche di successo per aumen-tare i livelli di attività motoria. È stato dimostrato che l’attività fisica svolta daibambini in età prescolare giova ed è motivante quando: c’è molto gioco fisica-mente attivo; si gioca all’aperto con degli attrezzi a disposizione; vengono utiliz-zati ambienti differenti e quando il personale incoraggia il bambino a utilizzarestrutture differenti.

Entrambi gli studi dimostrano i benefici che ha un maggiore numero di orededicate al movimento nell’apprendimento degli studenti.

“Siamo convinti, infatti, che attività di stimolazione sensoriale, percettiva ecoordinativa debbano essere considerate come il substrato necessario per co-struire una motricità personale, consapevole e sensibile all’evoluzione psicofisi-ca. Nello stesso tempo, deve essere considerato l’apporto, assolutamente nonsecondario, che le attività motorie forniscono allo sviluppo delle abilità relazio-nali ed emozionali, per non parlare di quelle cognitive e metacognitive” (Sibilio,2003, p. 234).

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Conclusioni

Da questa analisi emerge che una maggiore quantità e qualità di movimento,svolta in forma ludica ed integrata a varie attività in classe ma anche nel tempo li-bero, permette sia un migliore apprendimento che un migliore sviluppo globaledel fanciullo.

Riflettendo su questi studi è possibile dedurre quattro conclusioni:

1. L’uso sia di materiale tradizionale che di materiale tecnologico, durante losvolgimento delle lezioni di attività motoria, contribuisce ad un migliore svi-luppo fisico e intellettuale del bambino.

2. Esiste uno stretto rapporto tra il movimento e il linguaggio, poiché il primopuò aiutare a prevenire disturbi futuri del secondo, come la dislessia e la di-sgrafia, e soprattutto perché gli alunni, grazie all’esercizio fisico e quindi al-l’utilizzo dei movimenti di tutto il corpo, riescono ad apprendere meglio an-che il lessico di una lingua straniera.

3. Svolgere attività motoria dalla primissima infanzia introducendo la ginnasticamattutina quotidiana e aggiungendo, in età scolare, giochi di movimento piùintensi e strutturati, permette il raggiungimento di una massa ossea più svi-luppata, un aumento delle abilità motorie, un miglioramento della coordina-zione dinamica generale, dell’espressività, della sicurezza e della salute.

4. Maggiore attività motoria, svolta all’aperto, in ambienti diversi, con studentidi diverse età, permette di ottenere risultati migliori nei test di varie aree te-matiche.

Il gioco in movimento è la primissima attività che il piccolo compie natural-mente andando incontro ad ogni suo bisogno, lo gratifica facendolo stare benee noi con loro!. “I docenti […] dovrebbero …insegnare divertendosi …non per-dere di vista la creatività …rispettare il bambino in quanto individuo unico conalle spalle situazioni diverse …avere con i bambini un rapporto non troppo per-missivo non troppo rigido …ascoltare di più gli alunni” (Grasselli, 2007, p. 42).

Favorire in età evolutiva un sano movimento giocando, porterà a sviluppare,potenziare non solo l’area motoria ma inevitabilmente influenzare efficacemen-te tutte le altre: quella sociale, affettiva, relazionale e cognitiva permettendogliapprendimenti complessi con più motivazione, interesse, consolidando, nellostesso tempo, stili di apprendimento e stili di personalità positivi.

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