i quadrati magici

22
1 qwertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwerty uiopasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopasd fghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjklzx cvbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmq wertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwertyui opasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfg hjklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjklzxc vbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmq wertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwertyui opasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfg hjklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjklzxc vbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmq wertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwertyui opasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfg hjklzxcvbnmrtyuiopasdfghjklzxcvbn mqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwert yuiopasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopas dfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjklz xcvbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnm qwertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwerty Federico Pignatelli I I Q Q U U A A D D R R A A T T I I M M A A G G I I C C I I

Upload: elena-iacomi

Post on 13-Feb-2016

7 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

Quadrati Magici

TRANSCRIPT

Page 1: I Quadrati Magici

1

qwertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwerty

uiopasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopasd

fghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjklzx

cvbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmq

wertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwertyui

opasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfg

hjklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjklzxc

vbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmq

wertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwertyui

opasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfg

hjklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjklzxc

vbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmq

wertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwertyui

opasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfg

hjklzxcvbnmrtyuiopasdfghjklzxcvbn

mqwertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwert

yuiopasdfghjklzxcvbnmqwertyuiopas

dfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjklz

xcvbnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbnm

qwertyuiopasdfghjklzxcvbnmqwerty

Federico Pignatelli

II QQUUAADDRRAATTII MMAAGGIICCII

Page 2: I Quadrati Magici

2

ANALISI O TRADIZIONE? 1. COSA È UN QUADRATO MAGICO.

“Fissato un intero n, si suddivida un quadrato in n2 quadratini, come una scacchiera; se si riesce a scrivere in tali quadratini i primi n2 numeri naturali, uno per ciascun quadratino, in ordine tale che la somma dei numeri iscritti in tutti i quadratini di ogni verticale, di ciascuna orizzontale, e dell’una e l’altra delle diagonali sia sempre la stessa, la figura risultante si dice quadrato magico”.

Questo è quanto si può leggere alla voce MAGICI, QUADRATI della enciclopedia Treccani a pag.896. E’ indubbio che tale definizione, tutta incentrata sull’aspetto aritmetico, è estensibile anche ai rettangoli magici, ai cerchi, alle torri e stelle, tutte figure accreditate come magiche per il solo motivo che le loro somme sono sempre identiche per colonne, per righe, per diagonali, per punte, per radici, siano esse quadrate o cubiche, ecc. ecc. Più oltre si legge ancora: Esso risale alla più remota antichità; il nome di quadrati magici deriva dalle proprietà che a loro si attribuivano... In merito all’antichità di tali figure si vedrà in seguito, quando si tenterà di inquadrarne l’origine dal punto di vista storico, la loro qualificazione magica, non può essere frettolosamente liquidata attribuendola “alle proprietà che a loro si ascrivevano”, anche perché, come poi si costaterà, tale associazionismo ha genesi soltanto nella evanescenza empirica del medioevo paracelsiano, nel così detto periodo fausteo, in cui simili figure saranno effettivamente associate ai metalli, in analogia simpatica con i cinque pianeti allora conosciuti e i due luminari. Più esotericamente, la così detta magia di tali figure, affonda le proprie radici nell’esoterismo aritmosofico e aritmologico, da cui non possono venir scissi in un tentativo di lettura, senza cadere nell’aridità della razionalità aritmetica, pur sempre interessante, ma di altra natura e diversi scopi. La magia del quadrato così delimitata, se pur accettata con le accezioni aritmosofiche o aritmologiche, sembrerebbe, in ogni modo, strettamente collegata alla nozione di numero in senso lato; è però un'erronea supponenza, da cui immediatamente se ne esce se si tiene presente che la nozione di numero è cosa diversa da quella di cifra, che entrerà nell’uso soltanto in epoca più tarda e tenterà di rappresentare, in modo grafico, la qualità o stato vibratorio espresso dal Numero operando però sul concetto di quantità graduale; vale adire sulla correlazione quantitativa della progressione naturale che soltanto la cifra, appunto, può esprimere. Di questo aspetto si interessa l’Aritmetica, ed è il terreno essoterico su di cui si manifesta il tentativo del ricercatore per l’armonica edificazione del quadrato, vale a dire la preparazione di un palindroma di operazione. La magia di un quadrato emerge dal concorso fra il rapporto qualitativo della pratica aritmologica, la quale tratta dell’Unità e della Molteplicità attraverso una quantità determinata di gradi e di variazioni e tendente alla ricerca dei rapporti fra il numero (inteso come stato vibratorio) e i fenomeni naturali; e il rapporto energetico qualitativo della pratica aritmosofica, che il Numero esprime per se stesso e in rapporto ad un altro della medesima, o diversa, famiglia energetica. È questo abbraccio, questa partecipazione simultanea del qualitativo e dello energetico, che trasforma i Numeri e le Lettere di un quadrato in ESSERI VIVENTI (gli Hayoth della tradizione Cabalista), e ci avvicina alla nozione della magia di un quadrato. Tutto ciò non deve sembrare strano, poiché è ampiamente dimostrato e universalmente accettato, anche dalla scienza ufficiale, che fin dall’età più remota l’uomo si è sempre

Page 3: I Quadrati Magici

3

sforzato di cogliere le relazioni tra il proprio piano, la Terra, e quello Celeste, in cui collocava il personale Creatore. L’evoluzione della ricerca lo ha portato, in seguito, a considerare che il solo Assoluto di cui disponeva, il Numero, era strettamente imparentato con il divino, e che questi, dopo averlo utilizzato per quantificare il Mondo e organizzare la Creazione glie ne fece dono, permettendo così a qualche privilegiato (Iniziato) di conoscere le modalità per imitarlo. Questo almeno fin quando l’esoterismo aritmosofico fu una scienza conosciuta ed accettata come elemento di studio delle corrispondenze con le invarianti macrocosmiche, vale a dire epoca dei Sumeri, degli Egizi delle prime dinastie, del Genesi. Una pretesa certamente giustificata nelle scritture tradizionali di ogni popolo. In seguito, l’esoterismo aritmosofico lasciò il posto a quello aritmologico che sarà utilizzato come tentativo d’identificazione del Macrocosmo con il Microcosmo, vale a dire come tentativo di integrazione cifrata dell’uomo al suo Creatore, è l’epoca dei numeri sacri pitagorici, della Ghematria ebraica, della Isophephie greca. I quadrati magici vanno innestati con diritto in questo tipo di visione, anzi, è solo con tali supponenze che hanno una loro ragione esoterica di essere. Le antiche lingue ieratiche non conoscevano la cifra, anche se il concetto di numerazione non era loro del tutto sconosciuto, per tale motivo i primi quadrati che storicamente si conoscono sono figure esclusivamente costruite con lettere o simboli. Solo in epoca successiva la cifra sostituirà la lettera e sul quadrato così rielaborato (e, a nostro avviso, solo a posteriori) si eserciterà un esercito di ricercatori matematici nel tentativo, soddisfatto o meno, di carpirne i segreti di costruzione aritmetica. Non esistono prove documentali che i metodi di costruzione sono precedenti o contemporanei ai quadrati stessi (del resto lo studio matematico del quadrato è datato XVII secolo) per cui non è azzardato ipotizzare che le prime testimonianze furono solo il frutto di tentativi empirici soddisfatti e che la magia (come sopra abbiamo definito) tendeva a fornire modelli cosmogonici o talismani. E’ innegabile che con l’introduzione della cifra, la costruzione di un qualsiasi quadrato, completato negli elementi che lo caratterizzano come magico, non differisce sostanzialmente da quello di uguale numero di case che la Tradizione tramanda presentandolo in associazione con segni misteriosi. Del quadrato di lato cinque, quello vale a dire dei primi 25 numeri interi, tanto per fare un esempio, se ne possono costruire, secondo un recente studio di alcuni ricercatori della NASA, ben cinque milioni di esemplari, però UNO soltanto sarà quello magico, tutti gli altri rappresenteranno esclusivamente curiosità matematiche, come dire… una manciata di numeri in un disordine ordinato. 2. ETIMI DEI QUADRATI MAGICI. Un'escursione esoterica sui quadrati magici, per quanto breve e lacunosa come la nostra, non può essere avulsa da una conoscenza, anche se approssimativa, dello sviluppo storico del quadrato stesso. Tale aspetto è, del resto, l’unico a disposizione del ricercatore che consenta, in una maniera concreta, di evidenziarne i contenuti esoterici. La loro origine, come troppe cose delle nostre radici, non è certamente databile, tanto che nulla di seriamente storico è proponibile; si può invece, con una accettabile approssimazione, intuire quale ne sia stata la genesi. Per la tradizione occidentale certamente il quadrato Enneadico, mentre per la tradizione orientale i riferimenti saranno per il quadrato Ho T’ouw, attribuito da alcuni sinologhi all’epoca dei Sang. Da premettere che tali palindromi non sono quadrati magici nel senso stretto del termine, essendo mutili di alcune caratteristiche peculiari, ma da tali figure essi ne derivano in una maniera istintiva e naturale.

Page 4: I Quadrati Magici

4

Possiamo quindi proporre la seguente tavola d’insieme per esaminarne in seguito i varii elementi:

QUADRATI MAGICI

TRADIZIONE OCCIDENTALE TRADIZIONE ORIENTALE

Quadrato Enneadico XX a.c. Tavola di Ho T’ouw Quadrati Magici Pa Koua Quadrati di YU

Quadrati Letterali e Numerici I 64 Esagrammi Quadrati Aritmetici Quadrati Aritmetici

Le due tradizioni trovano la comune radice nello spirito umano teso alla spiegazione del Cosmo. È evidente che sia il quadrato Enneadico sia quello di Ho T’ouw hanno identica finalità esegetica, ma mentre il primo produrrà, in un percorso tutto proprio i quadrati magici, letterali e numerici, la tradizione Indo-Cinese si orienterà, con i 64 esagrammi, verso una interpretazione soggettivata degli eventi.

3. LA TRADIZIONE OCCIDENTALE Fin dalla più remota antichità si ritrovano testimonianze di quadrati enneadici, cioè di 9 segni o numeri o lettere occupanti 9 case divise in 3 per ciascun lato. Tale rappresentazione era, in Mesopotamia, usuale come testimonianze archeologiche riferiscono, fin dal XX secolo avanti Cristo, ma ragionevoli ipotesi, spingono a supporre che tale disposizione sia stata ripresa dagli Egizi delle prime dinastie, per cui la datazione è di gran lunga anteriore.

A tale proposito, sarà illuminate riproporre il brano della grande Enneade di Eliopolis riportata da Enel nella sua opera Les origines de la Genèse et l’enseignement des Temples de l’ancienne Egypte in nota a pag. 1

Io sono Tem (che) creò il cielo, che fece uscire gli esseri dalla terra, che fa germogliare il seme di ciò che esisterà, che partorisce gli dei. Il Grande (Unico) Dio che si è autogenerato, maestro della vita, che dona la giovinezza all’enneade divina.

Ancora più probante, per la nostra ipotesi, è la traduzione ripresa dal testo: Le roi de la Théocratie pharaonique, di Schwaller de Lubicz, sempre a proposito dell’Enneade di Eliopolis:

Page 5: I Quadrati Magici

5

“O grande Enneade di Neter che è in Eliopolis: Toum, Shou, Tefnout, Geb, Nout, Osiride, Iside, Seth, Nephtys che Toum mette al mondo per proiezione del suo cuore, come sua propria nascita, nel vostro nome di nove Archi nessuno tra di voi si separa da Toum”.

Questi due testi anche se rappresentati con dei geroglifici, si sviluppano, comunque, come un centro (il Grande Unico Dio che da se si crea, Toum) attorno al quale si dispiegano delle coppie, due a due, distinte in maschio e femmina, attivo e passivo; in altre parole è una rappresentazione cosmogonica in chiave duale o binaria mitigata da un monismo relativo. Il passaggio dall’iscrizione di tipo geroglifico o cuneiforme, alla rappresentazione in schema cifrata segue un percorso oscuro che probabilmente non potremo mai illuminare, certo però è che tale disposizione fosse presente nelle interpretazioni dei Pitagorici, dato che così ci è stata trasmessa da Teone di Smirne nel II secolo della nostra era, ma è certamente frutto della Scuola in epoche precedenti, quando cioè il segreto iniziatico ne limitava la divulgazione. La disposizione del quadrato Enneadico pitagorico, riproduce la Divina Tetractis e il 5 collocato nel suo cuore ne rappresenta il mediatore. Le due Enneadi, quella Egizia e quella Pitagorica, sono certamente differenti, ma è indubbio che è presente in entrambe un elemento che le collega in maniera inconfutabile, vale a dire il tentativo di codificazione del Cosmo tramite 9 segni; ma mentre quella egizia collocava intorno ad un Centro quattro coppie di divinità che tentava di ricondurre ad una Unità centrale, quella pitagorica, invece, situava due coppie (maschio e femmina) e due diagonali (maschio) con cui equilibrava le due perpendicolari (femmina) e tramite il 5, collocato nel suo cuore come mediatore armonico, non tentava di ricondurre il tutto all’Unità cosmica, che nel quadrato era rappresentata comunque dalla Sacra Tetractis, ma rapportava il tutto al Macrocosmo-Uomo il quale, per estensione analogica, rappresentava il Microcosmo. Da tale punto il passaggio al quadrato magico conosciuto come quadrato di Saturno , la cui costante magica è 15, il passo è brevissimo e naturale. La costante magica del quadrato Enneadico pitagorico, come evidenzia Teone di Smirne, era 10 il quale rappresentava la Sacra Tetractis, e il 5 collocato al suo centro, per analogia il Microcosmo. L’evoluzione logica del sistema di calcolo per addizione verso il sistema di calcolo per posizione, porterà alla considerazione naturale che il quadrato così rappresentato evidenzia elementi di scompenso di posizione, soltanto le diagonali e le perpendicolari rappresentano l’uomo nell’equilibrio del Macrocosmo (10 + 5), da qui il tentativo, probabilmente effettuato dagli arabi intorno all’anno 1000, di una rivisitazione del quadrato. Notizie storiche danno la conoscenza di un manoscritto arabo, datato XII secolo e attribuito a un matematico ebreo, certo IBN ESRA. In tale

Page 6: I Quadrati Magici

6

manoscritto è per la prima volta presentato all’attenzione degli studiosi il quadrato di lato 3, espresso in cifre, con costante magica 15. Difficile affermare, comunque, se il quadrato così espresso, conservava i contenuti esoterici del quadrato Enneadico egizio o quelli posteriori pitagorici. Nella sua semplicità di costruzione, indipendentemente dai presupposti esoterico-ermetici, il quadrato di lato 3, rappresentò, tuttavia, per lo sviluppo della cultura di calcolo araba, uno strumento veramente formidabile. Su tale quadrato, infatti, i matematici arabi implementarono un procedimento di moltiplicazione per quadrettatura che i popoli europei assorbirono solo alla fine del Medioevo e al quale diedero il nome di moltiplicazione per gelosia. Tale quadrato, che apparirà in occidente in associazione analogica a Saturno, fu in uso, nella simbologia teologica araba come da’wa (invocazione); e completato secondo il sistema Abjad, un sistema di permutazione considerato segretissimo, in cui ogni lettera vi si trova assegnata non per il suo valore consueto ma per il valore numerico dell’attributo divino di cui è iniziale. La lettera Aif, per esempio che di solito vale 1, in questo sistema di permutazione vale 66, che è il nome di Allah. Tale considerazione ha permesso ai maghi di confezionare un talismano, a forma di quadrato (magico) il cui valore è, appunto, 66 che rappresenta il nome santo di Allah calcolato secondo l’Abjad magrebino. Prima del XII secolo tale quadrato, con costante magica 15, sembra comunque sconosciuto, anche se il Cazalas, nella sua opera: Le Carrès Magiques riporta la notizia di un manoscritto arabo del VIII secolo attribuito ad Apollonio di Tiana, ma tale notizia priva di riferimenti storici certi, non è stata successivamente confermata da altri autori. Si potrebbe, comunque, avanzare l’ipotesi che tale quadrato fosse già conosciuto nel secolo IX, perché in un trattato matematico di TABIT BEN KORRAH vi è contenuta una breve disquisizione di ipotesi di costruzione, con chiari riferimenti al quadrato Enneadico pitagorico, ma il palindroma non è proposto graficamente. In un testo alchemico-kabalista: l’Asch Mezareph, di difficile datazione e di ancor più difficile interpretazione, troviamo i quadrati magici, che Agrippa estrapolerà per la sua opera La Filosofia Occulta o Magia. Tali quadrati sono espressi in lettere ebraiche e sono collocati in un contesto descrittivo alchemico alquanto ermetico, il quale testimonia, comunque, al di là dell’informazione proposta, l’origine antichissima di questo strumento Tradizionale. In Europa i quadrati apparvero in epoca relativamente tarda, solo alla fine del XIV secolo e grazie all’opera divulgativa di un grammatico-matematico bizantino, certo MASCOPOULOS, ma la loro diffusione fu comunque rapidissima, come testimonia la presenza di un palindroma di lato 5 in un manoscritto tedesco, segnalato dal CANTOR, nel XV secolo. Nel 1400 la presenza dei quadrati nei vari testi, era limitata a presentazioni isolate, la loro iscrizione sempre in cifre arabe e finalizzata, sull’esempio arabo, ad un utilizzo pratico, vale a dire al tentativo di trovare nuovi sistemi di calcolo. I computi che un ragazzo fa oggi agevolmente, esigevano un tempo l’opera di uno specialista e una operazione di pochi minuti richiedeva nel 1400 molti giorni di estenuante lavoro ma sopratutto una preparazione universitaria. Il 1514, può essere a ragione indicato, per l’Europa, come l’anno del quadrato, l’anno in cui questo entra prepotentemente nella tradizione, ma sopratutto nella cultura magica. È di questo anno il celebre dipinto di ALBERT DURER Melanconia, dove appare un palindroma di lato 4. Il titolo stesso dell’opera e l’associazione analogia planetaria a Giove, testimonia per la prima volta, il tentativo, la proposta di una interpretazione ermetico-magica-astrologica. Sparsi in diversi trattati, bisognerà attendere il 1533 per vederli riuniti in una sola opera, almeno tutti quelli che fino ad allora erano conosciuti. Nel testo La Filosofia Occulta,

Page 7: I Quadrati Magici

7

Agrippa riporta infatti sette quadrati, estrapolati dal testo Cabalista Asch Mezareph non sconosciuto all’autore, che associa analogicamente ai sette pianeti allora conosciuti (i cinque pianeti e i due luminari) e ai loro metalli in simpatia analogica. Nessuna descrizione è data, dal grande occultista, circa il loro metodo di costruzione o di utilizzo pratico, tanto meno ci informa di una loro finalità operativa (se mai ce ne fosse una). A differenza dei quadrati fino ad allora proposti in cifre arabe, l’Agrippa tenta un collegamento con le origini, li presenta anche in associazione con le lettere ebraiche, agganciandoli definitivamente (certamente non a torto) alla Tradizione Cabalista e per primo dotandoli di alcuni caratteri e figure misteriose (associazione tratto-lettera), che farà la disperazione dei ricercatori posteriori. Nello stesso periodo dell’Agrippa, un altro grande occultista utilizzò i quadrati, PARACELSO; ma a differenza del primo, introduce, nei suoi scritti, un associazionismo rigido con le influenze planetarie e i relativi metalli, cristallizzandoli, in questo modo, in una forma-idea da cui non riusciranno più a liberarsi. Con Paracelso si chiude un epoca, un modo di pensare, in cui l’aspetto esoterico va pian piano scemando a vantaggio dell’aspetto aritmetico. Viene, così, a perdersi l’insegnamento delle origini, sopratutto a causa dell’ignoranza totale di alcuni autori, i quali li riproporranno nelle loro opere senza alcun commento, con il solo scopo evidente di rendere misteriosi i loro lavori. Il 1544, vede imporsi prepotentemente, con lo STIFEL, l’elaborazione matematica dei quadrati, l’aspetto esoterico, ormai volutamente rifiutato sotto la spinta delle correnti benpensanti dell’epoca, lascia il posto al nuovo fermento che lievita nei ricercatori, la razionalità del numero, che spingerà ad ipotizzare ogni genere di quadrati, a recinti, a progressioni armoniche, a progressioni geometriche, a sovrapposizioni di più quadrati latini, cubi, torri, stelle... tutti superficialmente indicati come magici, per il solo fatto che le loro somme sono sempre identiche, per colonne, per righe, diagonali, per punte, per radici. Dal 1544 fino al 1895 generazioni di matematici, scrissero interi trattati su questo argomento. FRENICLE de BESSY, uno dei più eminenti calcolatori che il secolo XVII abbia avuto in ordine dei quadrati, elabora nuove regole di costruzione, giungendo a sviluppare, per il quadrato di lato 4, di cui si conoscevano soltanto sedici disposizioni, ben ottocentottanta nuove collocazioni. Sull’onda di simili lavori matematici, dimentichi ormai dell’aspetto esoterico, i ricercatori si cimentarono nella ricerca di nuove leggi per la costruzione armonica dei palindromi, elaborando procedimenti costruttivi, in alcuni casi, tanto complicati, che a distanza di tempo rimangono ermetici ed indecifrabili. In seguito, l’ardore per questi studi andò sensibilmente scemando sotto i colpi dei critici utilitaristici ben pensanti e i suoi fautori accusati di occuparsi di un gioco futile e infantile. In un epoca, come la nostra, dove la necessità impellente del divino è tanto violenta da sfociare in manifestazioni isteriche di gruppo, o in una nascita smisurata di associazioni con pretese etichette di esoterismo, non si può ancora ignorare il messaggio del quadrato, non si può procrastinare di decifrarlo, anche con il solo scopo di dare un nuovo impulso ad un tipo di ricerca di ordine esoterico da tempo lasciato in disparte. Nel 1933 A. Aubry diceva a proposito dei quadrati magici:

“Quei benpensanti, che non vedono l’utilità di qualcosa, che nel suo immediato utilizzo, non dovrebbero dimenticare che l’importanza di una ricerca non dipende esclusivamente dal rendimento utilitaristico, nel significato stretto della parola, ma anche dal suo valore educativo e formativo per la nostra mente, e dalla sua attitudine a fornirgli gli alimenti che preservano la sua vitalità, abituandola a ricercare delle verità in ogni direzione, ma sopratutto, a fortificarla con alcune pratiche iniziatiche che gli sarebbero rimaste incomprensibili senza un aiuto occasionale, per

Page 8: I Quadrati Magici

8

metterle alla sua portata. Nell’immenso dominio dei numeri, la magia dei quadrati, non sarà che un oasi, visitata sopratutto da ricercatori isolati, ai quali però è spesso sufficiente una semplice mappa, una traccia di itinerario”.

4. LA TRADIZIONE ORIENTALE E’ accertato che precedentemente alle interruzioni dei rapporti commerciali e culturali tra l’occidente e l’oriente, cioè all’epoca della dominazione medio orientale dei Persi, contatti erano instaurati tra le due diverse aeree geografiche; difficile, invece, affermare se i quadrati redatti in questa zona del globo, siano frutto dell’universalità dello spirito umano o siano da questi popoli ripresi e rielaborati secondo le impostazioni proprie della loro cultura. Con ogni probabilità entrambe le cose sono vere. La prima tavola, a forma di quadrato, che si incontra nella storia orientale è la tavola di Ho-T’ouw, datata all’epoca dei Song nell’impero Cinese e poiché il periodo è collocato, dagli archeologi, antecedentemente al XX secolo della nostra era, se ne desume che, in questa area, l’origine dei quadrati è autonoma.

Questa tavola il cui nome significa Tavola del Fiume è impostata su di una figura con dei numeri rappresentati con dei punti di colore differente, bianco e nero, e disposti come nella figura che si riproduce. Tale rappresentazione cromatica dei numeri, trova giustificazione nella visione duale dell’universo, nella dualità degli eterni antagonismi del positivo e del negativo, propria della concezione di questo tipo di metafisica, la quale postula la negatività in germe nel positivo e la positività in germe nel negativo,

senza alcuna soluzione. La tavola presenta la peculiarità del numero dieci diviso in due parti, una posta al di sopra del cinque l’altra al di sotto, quasi a volerlo racchiudere, comprendere in se, alla maniera dell’enneade pitagorica. Tracciando una linea curva che comprende, e al tempo stesso separa i vari punti neri dai bianchi, lasciandone al di fuori il cinque e il dieci, si realizza una sorta di spirale che costruisce il T’ai Ki T’ou, grafico noto in occidente come la rappresentazione dello Yin e dello Yang (il Positivo e il Negativo). Fu, certamente, su tale tavola che Fo hi prima1, e Yu il Grande in seguito2 svilupparono le loro elaborazioni, che condussero il primo, enormemente influenzato dal T’ai Ki T’ou, ai Pa Koua, vale a dire alla rappresentazione del positivo per mezzo di un segno intero e del negativo con uno spezzato, i quali coniugati daranno origine alle quattro immagini e agli otto Koua e da questi la disposizione dei 64 esagrammi che l’occidente conosce come gli esagrammi degli I King3. Al nome di Yu il Grande è solitamente associata, invece, una elaborazione enneadica duplice, redatta sotto l’influenza di postulazioni occidentali e supportata da un manoscritto del III° secolo a.c. Hong Fang (Il grande modello).

1 Fo hi, secondo la cronologia delle dinastie imperiali cinesi, esatte ma non affidabili, fu il primo imperatore di quella terra e il suo regno si colloca intorno al 2850 a.c. 2 Yu il Grande, capostipite della dinastia Hia, sembra essere vissuto 2205 anni a.c. 3 L’ordine genetliaco dei pa Koua di Fo hi procede dal T’ai ki, in cui riconosce due principi lo Yin e lo Yang (rappresentati da due tratti uno intero e uno spezzato) da cui derivano quattro immagini (a causa della presenza dello Yin [negativo] nello Yang [positivo] e viceversa); queste quattro immagini sono: il Vecchio Yin (due tratti spezzati), Giovane Yang (tratto inferiore spezzato superiore intero) Giovane Yin (tratto inferiore intero superiore spezzato) e Vecchio Yang (due tratti interi), da queste quattro immagini, che possiamo analogicamente associare al Quaternario occidentale, derivano gli otto Koua divisi in due gruppi (negativo e positivo) che costituiscono gli esagrammi degli I King.

Page 9: I Quadrati Magici

9

L’ispirazione di Yu ci viene riferita con un velo leggendario, che comunque nulla toglie all’intuizione; si racconta infatti che i suoi quadrati furono da esso letti in alcuni segni incisi su di una tartaruga uscita dal fiume Lao, affluente del fiume Giallo. Poiché la sua visione cosmogonica era dualista (e non poteva essere diversamente), Yu elaborò due enneadi, una a centro cinque (negativo) con costante dieci, e una a centro sei (positivo) con costante dodici e secondo l’autore tali elaborati dovevano rappresentare “L’azione reciproca degli agenti e domini celesti sugli agenti e domini terrestri nelle nove provincie della terra e del cielo”.

Dalla Cina i quadrati passarono, prima in India attraverso il Tibet e in quella terra si ritrovano utilizzati come amuleti, anche se le associazioni analogiche planetarie si diversificano da quelle occidentali; un celebre palindroma pubblicato da Pierre Lefévre Pontalis, per esempio, pur essendo un quadrato di lato cinque e associato in occidente a Marte, quindi al ferro, in questa area trova, invece, utilizzo come amuleto protettivo inciso su rame (elemento tradizionalmente associato a Venere). Successivamente i quadrati si diffusero in tutto l’oriente, se ne trovano nel Laos, in Indonesia, Tibet, Nepal, subendo un processo di ampliazione naturale (non solo di visione magico-cosmogonica) che indirizzò verso l’aspetto aritmetico con la ricerca di metodi di costruzione affidabili. In tale prospettiva speculativa, come accadde in l’occidente con gli Arabi, è difficile stabilire se i quadrati conservavano ancora il loro contenuto e simbolismo esoterico delle origini, certo è che fanno parte integrante della cultura magico talismanica di quei luoghi,e sarà proprio qui che Simon de La Loubére, ambasciatore del Re Sole in Siam, li ritroverà, nel 1691, riportandoli in occidente, con un metodo di costruzione. Dopo più di quattro secoli, le due tradizioni ritrovano il contatto delle origini.

Page 10: I Quadrati Magici

10

Operatività

Page 11: I Quadrati Magici

11

L’Altissimo ha creato ogni cosa con peso numero e misura, da ciò trae origine la verità delle lettere e dei nomi, che non sono stati istituiti a capriccio, ma seguendo leggi che ci sfuggono.

C. AGRIPPA, De Occulta Philosophia Nella precedente tavola, che intendeva presentare una panoramica esclusivamente storica del quadrato, un passaggio che si riteneva introduttivo e in se stesso esaustivo che recitava: “… vale a dire la preparazione di un palindroma di operazione”, ha invece suscitato tra i Fratelli, non poche aspettative, tanto da essere fortemente sollecitato ad approfondire con un altro contributo in cui l’operatività magica del quadrato fosse vagliata. Comprendiamo bene che, generalmente, il silenzio su di un elemento tradizionale è usato con due diverse supponenze, o per far intuire meraviglie non rivelabili, perché ostacolate da un non meglio accennato segreto iniziatico, oppure perché necessitato da una effettiva ignoranza sul soggetto. Sono pellegrine, però, queste motivazioni sulle origini di quel passaggio, che non intendeva nascondere nulla, ma al contrario faceva intuire, ed anche con una certa trasparenza, l’esistenza di una shulcan (tavola) e di una operatività. Fin dal 1988, sostenuto e incoraggiato dal Fratello Giovanni M. ho indagato per una soluzione teorica dell’aspetto magia del quadrato, che potesse ritenersi soddisfacente e razionale. La via ad una soluzione di compromesso, mi è stata indicata da un manoscritto in lingua copta del primo secolo, pubblicato nel 1975 da NESSIM HENRY

HENEIN e THIERRY BIANQUIS per l’Istituto francese di archeologia orientale del Cairo. In appendice a tale pubblicazione è contenuta l’indicazione di uno scritto di poche pagine, databile II secolo, in lingua aramaica: “La guida dei ciechi per il libro dei salmi”i, nel quale è contenuta l’indicazione per la trasformazione in quadrato dei Salmi e il loro uso magico. Le note che seguono, trovano la loro radice in questo scritto ed hanno esclusivamente, è conveniente per il Fratello tenerlo ben presente, valore di studio, appartenendo esse ad una ricerca personale antica di venti anni. Quale peso attribuire alle conclusioni? Non credo appartenga a chi scrive la risposta, esse poggiano, comunque, su una nozione fondamentale teorica della Kabbalah pratica che recita: “Le lettere ebraiche sono strettamente corrispondenti alle leggi divine che hanno formato il mondo. Ciascuna lettera rappresenta un Haioth Hakodesch (essere sacro), una Idea e un numero. Combinare delle lettere, è quindi conoscere le leggi o l’essenza della Creazione”. Quattro sono le fasi da considerare nella magia dei quadrati: � Preparazione adeguata dell’operatore ii. � Preparazione del palindroma. � Preparazione all’azione magica. � Operazione vera e propria iii. Ognuna di queste quattro fasi è stata investigata e considerata alla luce delle raccomandazioni di M. MONTAUT iv, il quale scriveva, in una lettera pubblicata sulla rivista Initiation nel 1891: “… voi ricevete la mia lettera, e questo è un fatto evidente; riconoscete la mia scrittura e il mio pensiero, e concludete che la missiva è proprio la mia. Questa è un ipotesi ragionevole. L’ipotesi necessaria è che qualcuno ha, comunque, scritto questa lettera. Essa potrebbe essere contraffatta, ma non avete alcun motivo per supporlo. Nel caso

Page 12: I Quadrati Magici

12

contrario formulereste un ipotesi di dubbio. Se supponete che questa lettera sia caduta improvvisamente dal cielo, formulereste un ipotesi assurda. Ecco, quindi, secondo il metodo in uso tra i cabalisti, come si forma la certezza di un dato: Evidenza Dimostrazione Certezza Ipotesi necessaria Ipotesi probabile Probabilità Ipotesi di dubbio Dubbio Ipotesi assurda Errore Non rifiutando questo metodo tradizionale, lo spirito acquisirà una qualche sicurezza, giacché affermerà ciò che è certo, crederà in ciò che deve necessariamente supporre, ammetterà le supponenze ragionevoli, esaminerà le ipotesi dubbiose e rifiuterà quelle assurde” Queste note, quindi, costruiscono su: ♦ Evidenza: i quadrati appartengono ai sistemi matematici v della Kabbalah, sono

contenuti in un testo, universalmente accettato come cabalista e tradizionale, l’Asch Metzareph vi.

♦ Dimostrazione: sarà compito di queste brevi note. ♦ Ipotesi necessaria: taluno ha materialmente studiato l’armoniosa architettonica

costruzione dei quadrati e lo ha fatto avendo in vista un altrettanto armoniosa architettonica universale.

♦ Ipotesi probabile: qualcuno, sulla base di quella nozione fondamentale teorica della Kabbalah più sopra riportata, ha tentato di utilizzare i quadrati per accedere ad un piano diverso da quello materiale.

♦ Ipotesi di dubbio: le analogie e le associazioni con le essenze e i profumi possono non essere esatte, datando, esse, 1200.

♦ Ipotesi assurda: sostenere che ricercatori, impegnati nella ricerca del contatto con il divino, abbiano speso giorni della loro vita in un gioco futile e infantile.

PREPARAZIONE DELLA SHULCHAN OPERATIVA vii. Per prima cosa è utile, se non indispensabile, redigere una griglia con il valore delle lettere dell’alfabeto ebraico, cosa del resto non difficile giacché le lettere ebraiche sono utilizzate anche come valori numerali. In verità quanto è, in questi appunti, numero dovrebbe essere lettera, ed è soltanto per una comodità occidentale che utilizziamo le cifre in luogo dei segni dell'alfabeto.

1 10 100

2 20 200

3 30 300

4 40 400

5 50 500

6 60 600

7 70 700

8 80 800

9 90 900

* sono lettere finali

Page 13: I Quadrati Magici

13

Per avere le migliaia si possono adoperare le lettere tracciate in carattere più grande, ma altri scrivono, invece, come appresso:

1000 900 800 700 600 500 aaaa

Tutti gli altri numeri, dice il “De Occulta Philosophia” sono formati con le combinazioni di tali lettere. È da osservare che il numero 15 non è mai ottenuto accoppiando il 10 con il 5, bensì il 9 con il 6 e cioè Ciò per rispetto al nome divino

, che, come vedremo, è elemento della magia del quadrato.

� Calcolo del numero dello (Operatore)

L’operatore ( ) deve, prima di ogni altra cosa, calcolare il valore del proprio nome e cognome. È questo un passaggio preparatorio obbligato, che consente ad un soggetto di personalizzare il quadrato, renderlo, per così dire, unico. Il noto cabalista ebreo, Eleazar di Worms viii, nella sua opera “Sepher Retziel”, testo che ha fornito alla Cabala applicata e in generale alla tradizione ebraica prima, e al magismo medievale poi, il ricchissimo arsenale di amuleti, talismani, formule propiziatorie, for-mule curative, scriveva: “I pitagorici, con Aristotele, affermavano che gli elementi delle lettere racchiudono certi numeri divini che permettono, se estratti dai nomi, di giudicare delle cose nascoste e future. Tale specie di divinazione è perciò chiamata da loro Aritmanzia, nella nostra sacra tradizione è conosciuta come Ghematriah, Temurah, Tziruph…”. A titolo d’esempio, ipotizziamo che, una volta traslitterato, il nome e il cognome dello

(operatore) abbia un valore di 2.947.

� Calcolo della (mancanza) e della (opera)

Trovato il numero dello (operatore), questo va diviso per la costante magica del quadrato che si intende usare ix, poiché nella nostra ipotesi, utilizziamo la tavola di Marte (quadrato di cinque per lato), questa costante magica è 65 (che è poi il valore del nome divino Adonaï ).

Per cui avremo 2947: 65 = 45 (opera) con resto 22 (mancanza), loro

saranno i servitori, curatori) che aiuteranno lo (operatore) ad approntare la shulchan.

� Disposizione dei valori nelle case del quadrato

I numeri delle case del quadrato sono ripartiti secondo una disposizione speciale. Il testo “La guida dei ciechi per il libro dei Salmi”, riferendo a proposito della shulchan aruk (tavola apparecchiata) iniziale, riferisce che: “ Quelli che hanno accesso alla conoscenza l’hanno così apparecchiata”. La verità è che la costruzione di un quadrato magico di ordine dispari (come anche quello di ordine pari) segue delle regole precise, dettate dalle necessità di costruzione nonché operative. Non è questo il luogo per disquisire delle varie metodologie di costruzione di un quadrato, ci è sufficiente sapere che il quadrato utilizzato è a costruzione discendente destra, con tutte le implicanze che il lato destro ha nella Kabbalah.

Page 14: I Quadrati Magici

14

Nella tavola vi sono 25 case numerate da 1 a 26, mancano i numeri 8 e 18 (la cui somma da appunto 26, valore dell’ultimo numero inserito nel quadrato) x, la casa centrale è lasciata vuota, perché riservata all’azione dell’operatore. Le case 1, 3, 11 20, 24xi, sono chiamate

(Beit hé Midah), case della misura. Per riempire queste caselle, si moltiplica il numero di ciascuna di loro per

(opera) e successivamente vi si aggiunge la (mancanza). Nel nostro esempio: Casa 1 : (45 x 1) + 22 = 67 Casa 3 : (45 x 3) + 22 = 157 …………………………….. Casa 24 : (45 x 24) + 22 = 1102 Per le altre case del quadrato, chiamate Beit hé Matzpun) case della

conoscenza xii, ci si accontenta di moltiplicare (l’opera) per il numero della casa,

senza aggiungere la (mancanza) Nel nostro esempio: Casa 2 x 45 = 90 Casa 4 x 45 = 180 Casa 23 x 45 = 1035 Così di seguito per tutte le altre case.

La casa centrale è lasciata vuota in funzione dell’azione che intende perseguire l’operatore. Questa finalità è scritta su di un foglio e successivamente se ne estrae la virtù numerica complessiva, sommando il valore delle lettere che costituiscono la frase. Si riporta questo valore nella casa centrale vuota ed allora la griglia operativa è completa. Nel nostro esempio avremo una griglia di questo genere.

La tavola, a questo punto, deve essere acclarata, si sommano, allora le case per colonne, per righe e per diagonali e le somme così ottenute devono essere sempre eguali al numero dell’operatore, non si tiene conto nel computo della casa centrale. Nel nostro esempio il valore del quadrato dovrà essere uguale a 2947. Esso è il quadrato di quell’operatore e di nessun altro, la sua shulchan aruk (tavola apparecchiata). Preparazione dell’azione magica. Terminata la fase propedeutica della shuchan aruk, occorre calcolare i tempi dell’operazione. Rabbi Shimon, nel Sepher Zhe (capitolo sciolto dello Zohar) dice: “non vi sono forse dodici ore nella giornata? i saggi hanno, infatti, osservato che il momento influisce sul buon successo dei nostri affari”. Ecco quindi la necessità di conoscere il giorno e l’ora dell’operazione. Per conoscere il giorno in cui la tavola deve essere utilizzata, si divide il numero dell’operatore per i giorni della settimana (7), il resto dopo la divisione indicherà il giorno. Da tener presente che resto 1 indicherà la domenica e resto zero il giovedì. Nel nostro esempio, 2947:7 = 422 resto 3 ( il giorno sarà quindi il martedì). Per conoscere l’ora in cui l’operazione deve avvenire, si divide il numero dell’operatore per le 12 ore magiche, il resto di questa divisione indicherà l’ora in cui si dovrà operare, il computo inizierà dalla prima ora di sole xiii.

16 10 1 12 26

9 21 19 13 3

15 11 14 25

5 6 23 24 7

20 17 22 2 4

720 450 67 540 1170

405 945 855 585 157

675 517 630 1125

225 270 1035 1102 315

922 765 990 90 180

Page 15: I Quadrati Magici

15

Riprendendo il nostro esempio: 2947 : 12 = 245 con resto 7 (sarà quindi la settima ora magica in cui si dovrà operare). A tal punto l’operatore dovrà, per il giorno e l’ora (solare) dell’operazione, verificare con delle ephemeriti la posizione astrologica del (Angelo planetario) signore del quadrato. Il giorno sarà, ovviamente quello stabilito dall’operatore in base al calcolo sopra effettuato (per esempio martedì 4 gennaio), mentre l’ora corrisponderà (solo per la verifica astrologica) a quella solare. Per il nostro esempio: martedì 4 gennaio ore 14,24. Questa ricerca astrologia della posizione del (Angelo planetario) signore della shulchan, necessita per la composizione delle essenze da utilizzare come supporto olfattivo all’operazione stessa. Dice a proposito il “De Occulta Philosophia”: “I pianeti sono possenti quando si trovano nei loro domicili o esaltazioni, o triplicità, o termini, o aspetti, in direzione fuori della combustione, in aumento, in figura del cielo con dominazione; vale a dire, quando sono negli angoli, specie dell’oriente… in caso contrario debbono essere sostenuti”. La tabella che segue fornisce le proporzioni e la natura di queste sostanze. Per onestà intellettuale occorre dire che il testo “La guida dei ciechi per il libro dei Salmi”, ne accenna soltanto senza fornire alcun elenco, le analogie e le associazioni astrologiche sono, quindi, retrodatate, appartengono esse al XIII secolo. Hanno, in ogni caso, una loro valenza, come testimonia Maimonide nella sua “Guida degli Smarriti” xiv: “Alcune fumigazioni che hanno rapporto con gli astri, valgono a comunicare le qualità celesti diffondendosi nell’aria e nello spirito, vapori l’una e l’altro. L’aria così si impregna facilmente delle qualità delle cose inferiori e delle celesti e penetrando nel nostro spirito ci fa acquisire disposizioni meravigliose. Perciò le fumigazioni sono assai indicate a chi abbia a vaticinare, preparando a ricevere le ispirazioni divine. È quanto si operava, prima della distruzione, nel Tempio”.

Page 16: I Quadrati Magici

16

A

B

C

D

E

F

G

H

I

mJ

K

L

Q

1 Incenso

4 Pepe

1 Incenso

1 Costo

1 Incenso

1 Mastice

2 Incenso

1 Mirra

incenso

1 Incenso

1 Costo

4 Incenso

1 Galbano

1 Incenso

1

Opoponax

1 Incenso

1 Benzae

1 Incenso

1 Assa

3 Incenso

2

Euforbio

1 Incenso

1 Timo

R

1 Mirra

1 Pepe

1 Mirra

4 Costo

1 Mirra

1 Mastice

Mirra

2 Mirra

1 Incenso

1 Mirra

1 Costo

1 Mirra

1 Galbano

4 Mirra

1

Opoponax

1 Mirra

1 Benzae

3 Mirra

2 Assa

1 Mirra

1

Euforbio

1 Mirra

1 Timo

U

Pepe

3 Pepe

2 Costo

1 Pepe

1 Mastice

4 Pepe

1 Mirra

1 Pepe

1 Incenso

1 Pepe

1 Costo

2 Pepe

3 Galbano

2 Pepe

1

Opoponax

1 Pepe

1 Benzae

1 Pepe

4 Assa

1 Pepe

1

Euforbio

1 Pepe

1 Timo

S

1 Mastice

1 Pepe

1 Mastice

1 Costo

Mastice

1 Mastice

1 Mirra

1 Mastice

1 Incenso

2 Mastice

1 Costo

1 Mastice

1 Galbano

1 Mastice

1

Opoponax

3 Mastice

2 Benzae

1 Mastice

1 Assa

1 Mastice

1

Euforbio

3 Mastice

2 Timo

V

1 Benzae

1 Pepe

1 Benzae

1 Costo

3 Benzae

2 Mastice

1 Benzae

4 Mirra

1 Benzae

1 Incenso

3 Benzae

2 Costo

1 Benzae

1 Galbano

1 Benzae

1

Opoponax

Benzae

4 Benzae

1 Assa

1 Benzae

1

Euforbio

2 Benzae

1 Timo

T

3 Costo

2 Pepe

Costo

1 Costo

1 Mastice

1 Costo

1 Mirra

1 Costo

1 Incenso

4 Costo

1 Costo

3 Costo

1 Galbano

3 Costo

2

Opoponax

1 Costo

1 Benzae

1 Costo

1 Assa

1 Costo

1

Euforbio

1 Costo

4 Timo

W

4 Assa

1 Pepe

1 Assa

1 Costo

1 Assa

1 Mastice

3 Assa

2 Mirra

3 Assa

2 Incenso

1 Assa

1 Costo

1 Assa

4 Galbano

1 Assa

1

Opoponax

1 Assa

1 Benzae

Assa

2 Assa

1

Euforbio

1 Assa

1 Timo

Page 17: I Quadrati Magici

17

La composizione della tabella è di facile intuizione: la composizione segue le seguenti proporzioni, 3/2 per la Caduta; ¼ per l’Esaltazione; 2/1 per il Domicilio Notturno; 4/1 per l’Esilio e 1 per il Domicilio Diurno. Ritornando al nostro esempio: Mercoledì 4 Gennaio ore 14,24 avremo il signore della shulchan (Marte) in Acquario le essenze da utilizzare saranno quindi costituite da una parte di pepe e da una parte di Euforbio. 1. Operazione magica partendo dalla griglia numerica

� Uscita dei (Geni) tutelari

Si estraggono dalla shulchan i nomi dei sette Geni Tutelari. I primi quattro sono

chiamati (Reggenti), il quinto (Curatore), il sesto

(Delegato) e il settimo (Difensore)

• Calcolo dei (Geni Tutelari Reggenti)

Il primo (Genio Tutelare Reggente) riceve il nome dalle case 16 e 26 xv, di cui si sommano i valori del quadrato. Si sottrae a questa somma 15, valore del nome divino che sarà usato come desinenza). Nel caso in cui il valore ottenuto superi il migliaio, questo vi si ricondurrà sottraendone le migliaia superiori che si aggiungeranno però come unità. Il valore ottenuto, dopo questa ultima operazione, è tradotto in lettere secondo il sistema esposto in apertura, oppure utilizzando le note tabelle di trasposizione note dei sistemi matematici della Kabbalah. Si ottengono così le prime lettere del nome del Reggente al quale vanno aggiunte le lettere che ne costituiscono la desinenza.

Per il nostro esempio avremo: 720 + 1170 = 1890 1890 - 15 = 1875 1875 = Questo sarà il primo (Reggente) della Shulchan Aruk

Per il secondo Reggente le due case da considerare sono la 26 e la 4, per il terzo la 20 e la 4, per il quarto le case sono la 12 la 26

Per tutti si segue lo stesso metodo sopra descritto ottenendo così i seguenti nomi: Per il secondo Reggente 1.335 =

Il terzo Reggente 1.087 =

Il quarto Reggente 1.695 =

• Calcolo del (Genio Tutelare Curatore) Il suo nome si estrae da qualsiasi colonna della griglia, in altri termini il valore iniziale è lo stesso dell’operatore (nel nostro caso 2.940). Per il resto il procedimento è identico a quello utilizzato per estrarre i nomi dei

Page 18: I Quadrati Magici

18

Reggenti, ad eccezione della desinenza sottratta che in questo caso è (31). Nel caso del nostro esempio avremo: 2.940 – 31 = 2.909 2.909 – 1000 = 1909 (1.000 = 1 x 1000) vale a dire 2000 ridotto a 1.000 1.909 + 1 = 1.910 1.910 =

• Calcolo del (Genio Tutelare Delegato) Il suo nome si estrae dal valore della casa della richiesta senza aggiungere alcuna desinenza. Se attribuiamo un valore ipotetico a questa casa di 3.215 (il valore delle migliaia viene in ogni caso sempre ridotto a 1) e si procede con lo stesso sviluppo seguito per trovare il nome del Curatore, otterremo come valore finale: 1.186 =

• Calcolo (Genio Tutelare Difensore) Il suo nome si estrae semplicemente moltiplicando il valore della richiesta (quello della casa centrale) per 4 senza aggiungere nessuna desinenza (anche in questo caso il valore delle migliaia sarà, nel caso, ridotto a 1 e si esegiranno i calcoli già noti), quindi avremo come valore finale: 1.840 =

Credo utile a questo punto, presentare una tavola d’insieme, per il lavoro fin qui sviluppato:

Difensore Delegato Curatore 4

Reggente

3 Reggente

2 Reggente

1 Reggente

3.215 x 4

3.215 - 31

2.940 - 31

540 + 1.170

922 + 180

1.170 + 180

720 + 1.170

12.860 - 11.031

3.184 - 2.000

2.909 - 1.000

1.710 - 15

1.102 - 15

1.350 - 15

1.890 - 15

1.829 + 11

1.184 + 2

1.909 + 1

1.695 1.087

1.335

1.875

1.840 1.186 1.910 1.695 1.087 1.335 1.875

I nomi estratti dalla shulchan aruk saranno disposti nella seguente maniera: i quattro

(Geni Tutelari Reggenti), occuperanno il primo la colonna di destra in alto, il secondo la seconda colonna (partendo sempre da destra) in basso, il terzo la terza colonna in alto, il quarto la quarta colonna in basso. Il (Genio

Tutelare Curatore), la quinta colonna in alto. Il (Genio Tutelare

Delegato), la prima colonna in basso e il (Genio Tutelare Difensore), la quinta colonna in basso.

Page 19: I Quadrati Magici

19

Curatore 1 Intelligenza planetaria

4 Reggente 3 Intelligenza planetaria

1 Reggente

720 450 67 540 1170

405 945 855 585 157

675 51 3215 630 1125

225 270 1035 1102 315

922 765 990 90 180

Difensore 5 Reggente 2 Intelligenza planetaria

2 Reggente Delegato

I tre spazi vuoti nelle colonne, andranno riempiti con il nome dei corrispondenti

(Angeli planetari o Intelligenze planetarie), ricavati per

permutazione dai nomi del (Genio Tutelare Curatore), prima

Intelligenza, del (Genio Tutelare Difensore), seconda Intelligenza e

del (Genio Tutelare Delegato), terza Intelligenza, secondo la tavola Cabalista nota come Tavola della Presidenza delle sette Intelligenze planetarie, e che di seguito si riporta:

Page 20: I Quadrati Magici

20

Entrata dei Geni Maligni

RRRR SSSS TTTT QQQQ UUUU VVVV WWWW

Li

ne

a

de

gl

i

Av

ve

rs

i

Entrata dei G

eni Benigni

Li

ne

a

de

i

Be

ne

vo

li

WWWW VVVV UUUU QQQQ TTTT SSSS RRRR

Page 21: I Quadrati Magici

21

Dopo aver fumigato la shulchan aruk, con le sostanze e le quantità sopra riportate, si legge per cinque volte il seguente carme, ed è secondo la tradizione destinato a far

partire il (Genio Tutelare Curatore).

“Omissis”

Dopo si legge per tre volte carme destinato ad attivare il (Genio Tutelare Delegato).

“Omissis”

Per due volte si legge il carme destinato a rendere attivo il (Genio Tutelare Difensore).

“Omissis”

Ed infine per una volta il carme destinato ai (Geni Tutelari Reggenti).

“Omissis”

Per allontanare i servitori della shulchan, una volta richiesto quanto ci si propone, si legge il salmo XV da “Proteggimi Dio mio” fino alla fine per sette volte e al termine, bruciando la tavola, si congedano gli (le Intelligenze planetarie) con la formula seguente:

“Omissis”

NOTE i Gli autori, così prodighi di indicazioni e descrizioni per il manoscritto copto, nulla dicono di questo libricino, non ho motivo, in ogni caso, di dubitare della sua esistenza, anche se ricerche personali condotte presso la biblioteca dell’Arsenal, hanno dato esito negativo. Padre Georges Anawati, celebre studioso di Kabbalah e Sufismo, in un articolo: “Il nome supremo di Dio”, in Estratti dagli atti del III congresso di studi ebraici, Ravello 1966, lo cita. ii Non tratteremo di questa fase preparatoria che dura sette giorni e prevede, fra le altre cose, un regime alimentare appropriato, la quotidiana personale preparazione degli alimenti, delle abluzioni ecc. iii Anche per questa fase ci limiteremo a semplici indicazioni, senza entrare nel dettaglio. iv Professore alla Sorbona di religioni orientali ed eminente studioso di Kabbalah. v Possono, infatti, essere considerati contemporaneamente come una sorta di Ghematriah e di Temurah con particolari influenze della tavola di Tziruph razionale. Considerano infatti il valore delle lettere come la Ghematriah, metatesi della parola greca grammatèia. Parole di simile valore numerico si spiegano a vicenda, teoria estesa anche alle frasi. Consentono la permutazione delle stesse come la Themurah. Secondo delle regole stabilite, una lettera è sostituita ad un’altra così da una parola può essere formata un altro lemma di ortografia interamente diversa. Con riferimento alle tavole di Tziruph esse devono essere disposte e cambiate di posto nel rispetto della costante magica della tavola. vi Asch Metzareph o “Fuoco Purificatore” è un testo ermetico a contenuto alchemico, pochi lo conoscono e pochissimi lo capiscono. In esso vi si trovano riportati i quadrati magici che Cornelio Agrippa estrapolerà per la sua: “De Occulta Philosophia”. vii Utilizzeremo per queste note, un quadrato di lato cinque, con costante magica 65.

Page 22: I Quadrati Magici

22

viii E’ il maggior rappresentante della così detta scuola mistico matematica, che caratterizzerà con il suo spiccato indirizzo. Discepolo di Yehudà, Eleazar non si è mai preoccupato dei problemi metafisici; anzi, ignora anche, o finge di ignorare le speculazioni della scuola di Isacco il Cieco; nelle sue opere non pronuncia una sola volta la parola Ayn-Soph, né quella di Sephiroth nel senso che le è dato da Isacco il Cieco e dai suoi discepoli. Esso è stato, al contrario, il più fecondo promotore della Cabala Applicata, universalmente considerato il cabalista che ha determinato, con la sua influenza su Abulafia, il percorso della Cabala Teorica verso quella Pratica. ix Per ciò che concerne le “virtù” dei quadrati, le “costanti magiche”, le “Intelligenze” e i “Nomi divini che li governano”, si rimanda il lettore al XXII capitolo del “De Occulta Philosophia” edizioni Mediterranee 1972. x La mancanza di questi due numeri non è condizione sine qua non, intendo dire che se i numeri mancanti fossero, per esempio 19 e 7 (26) o 20 e 6 (26) il quadrato sarebbe in ogni caso “operativamente” perfetto, purché costruito in maniera tale che la somma di ogni riga, diagonale e verticale dia sempre la ghematria di Adonaï (65). xi La somma di queste case da 59, che è il valore della parola ebraica (Midah), misura, ecco perché queste case sono così chiamate. xii La somma di queste case da 266, che è appunto il valore della parola ebraica (Matzpun)coscienza, conoscenza, consapevolezza. xiii È noto il semplicissimo calcolo per determinare la prima ora di sole, che non è da confondere con il sorgere del sole. Conosciuta l’ora del tramonto vi si sommerà il numero 13 e dalla somma così ottenuta si sottrarrà il numero 24. Per esempio: il 3 di gennaio il sole tramonta alle 16,47, la prima ora di sole per il 4 di gennaio sarà 5,47. Infatti 16,47 + 13 = 29,47 – 24 = 5,47, sarà quindi questa l’ora da considerare, anche se il sorgere effettivo del sole per il 4 di gennaio è alle ore 7,24. Questo scollamento dell’ora, emerge poiché le “operazioni magiche” seguono la Tradizione secondo il Lunario Caldeo. Ritornando al nostro esempio, la settima ora magica corrisponderà, allora, alle 12,47 mentre quella solare corrisponderà alle 14,24 e sarà su tale ora che l’operatore dovrà compiere alcune verifiche. xiv Il primo volume di questo importante testo, vedrà nel corso dell’anno la pubblicazione per i tipi della nostra casa editrice. xv La somma complessiva delle case, da cui si estraggono i nomi dei sette (Geni Tutelari) è 134,

valore della parola ebraica (Dalaq) che significa accendere, avviare, mettere in moto. Anche dalle singole case possiamo ricavare notizie interessanti, che hanno una loro precisa valenza. Le case 16 e 26 (42), valore della parola ebraica (Leahavah), fiamma, ci indica che questo Genio Tutelare è

associato con il Fuoco; le case 26 e 4 (30), valore della parola ebraica (Kiehe), esortare, ci

suggerisce una associazione con la Terra; le case 20 e 4 (24), valore della parola ebraica (Ziz), muoversi, ci suggerisce una associazione analogica con l’elemento Aria; le case 12 e 26 (38), valore della parola ebraica (Zakai), meritevole, ci porta in una maniera tutta naturale a considerare questo Genio Tutelare in associazione con l’elemento Acqua.