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ILCASO. Sia pazienti i che i dipendenti denunciano ogni giorno dei furti dal parcheggio ad hoc del San Bortolo
In ospedale spariscono le bici Il sindacato: «I lavoratori sono esasperati ma nessuno fa nulla per affrontare un problema che stiamo segnalando da tempo»
Franco Pepe
Ora al San Bortolo i furti di biciclette diventano un caso. E scende in campo il sindacato. «Siamo amareggiati, impotenti, esasperati - tuona Claudio Scambi, segretario provinciale alla funzione pubblica del-l'Uil». In ospedale i ladri di biciclette si moltiplicano. I furti si susseguono con una frequenza impressionante. Ogni giorno spariscono una, due, anche tre biciclette, regolarmente parcheggiate e incatenate nelle apposite rastrelliere collocate in più punti, davanti agli ingressi del San Bortolo, dai punti di accesso di via Rodolfi e del quinto lotto. Il dipendente arriva pedalando la mattina con la sua due-ruote, la deposita sulla rastrelliera, la chiude con il lucchetto, e il pomeriggio quando va per riprendersi la sua bici, non la trova più. Una brutta sorpresa
H Bisognerebbe creare degli spazi appositi, chiusi, protetti e controllati CLAUDIO SCAMBI SEGRETARIO PROVINCIALEUIL
capitata ormai pure a tanti visitatori.
Per i ladri pare sia ormai un giochino facile facile. Qualche volta sembra Duntino la vitti
ma, e una volta che il malcapitato o la malcapitata abbia varcato la porta dell'ospedale, in un baleno tranciano con mani esperti il catenaccio e, tranquillamente, guadagnano l'uscita. Altre volte pescano nel mucchio. Le rastrelliere, la mattina, sono zeppe di biciclette. Ne pescano una a caso, e si dileguano.
«I lavoratori - dice ancora Scambi - sono esasperati, anche perché qui nessuno fa nulla per affrontare questo che è diventato un grosso problema. I dipendenti che vengono ogni giorno in bici in ospedale sono centinaia. Una scelta economica, ecologica, a volte obbligata, ma sempre più rischiosa, perché l'incubo quotidiano è di tornare a casa a piedi. Qualcuno si è visto portare via la bici appena comprata già un paio di volte. Sono soldi che pesano sulla paga di un infermiere, di un operatore, di un impiegato. Non è che qui si prendano stipendi d'oro».
Il sindacato non solo insorge ma anche attacca il management dell'Ulss. «Questo andazzo lo abbiamo denunciato pubblicamente più volte, ma nessuno si decide a fare qualcosa. Le nostre preoccupazioni cadono nel vuoto. Nessuna risposta. Massima indifferenza. È mai possibile, si chiedono i lavoratori, che l'amministrazione non si ponga il problema di come mettere fine a questa inaccettabile situazio
ne ? Tutti pronti - ammonisce -a grandi enunciazioni in tema di ambiente, energie alternative, piste ciclabili, ma a cosa servono se poi viene disincentivato l'uso della bici?».
Il segretario dell'Uil non le manda a dire: «Perché non si creano degli appositi spazi chiusi, protetti e controllati ? Non occorre spremersi il cervello o spendere tanto per una cosa del genere. Qui la scusa del bilancio non regge. La verità è che questi furti a chi sta nelle stanze dei bottoni non interessano, tanto il problema riguarda solo il semplice lavoratore. Se a questo aggiungiamo il fatto che dopo aver subito il furto, il lavoratore che si reca al posto di polizia interno all'ospedale per fare denuncia, si sente rispondere che a causa della carenza di organico, deve recarsi negli uffici della questura, si può comprendere quale possa essere la reazione di un lavoratore che dopo il danno subisce pure la beffa».
La denuncia di Scambi è chiara e forte: «Nell'ufficio di Ps c'è solo un poliziotto che ha mille incombenze burocratiche e che non può fare miracoli. Da mesi manca un secondo poliziotto. Per il resto pare ci sia qualche guardia privata che si interessa di vedere se le auto sono parcheggiate correttamente. In questo deserto i ladri ci sguazzano. Alla direzione dell'Ulss 6 chiediamo una risposta rapida». •
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I dati
3 LE BICICLETTE RUBATE AL GIORNO
Ci sono giorni in cui va meglio e ne sparisce una, ma altre volte i furti sono di più e ne vengono rubate due, tre in poche ore
1 POLIZIOTTO IMPIEGATO AL SAN BORTOLO
Nel psoto di polizia dell'ospedale attualmente c'è un solo poliziotto, che deve destreggiarsi tra mille incombenze.
Ogni giorno vengono messi a segno furti di biciclette nel parcheggio dell'ospedale San Bortolo, ARCHIVIO
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SOLIDARIETÀ. I volontari dei 52 gruppi dei"Montegrappa" hanno dato vita aiia Festa del Ringraziamento a Valrovina
Donazione, Bassano è leader Negrello: «Abbiamo i numeri migliori di tutta la provincia» Ma il centro trasfusionale soffre per la carenza di personale
Enrico Saretta
Le donazioni di sangue aumentano, ma il centro trasfusionale del San Bassiano soffre di carenza di personale e gli infermieri sono costretti al super lavoro per garantire un'offerta di sangue "non stop". Come è emerso ieri nel corso della Festa di Ringraziamento del Donatore di Sangue a Valrovina, il Bassanese si conferma terra di solidarietà, ma non mancano i problemi. È stato lo stesso sindaco Stefano Cimatti, intervenuto all'assemblea dei capigruppo del Rds "Montegrappa" che ha aperto la manifestazione, ad incaricarsi di portare al più presto all'attenzione del direttore generale dell'Ulss 3, Fernando Antonio Compostella, i vari disagi che i donatori sono costretti a fronteggiare.
«Farò presente al direttore le problematiche - ha promesso il sindaco - soprattutto quelle relative alla mancanza di personale medico e alle spese che si devono sobbarcare le associazioni per la programmazione e le chiamate dei donatori». Durante il suo discorso, inoltre, il sindaco è uscito per un attimo fuori tema, aprendo una parentesi "politica", in linea con le recenti burrasche
avvenute in Consiglio comunale. «Voglio sottolineare ancora una volta - ha detto - che io non mi ricandido». Il presidente del Rds, Giovanni Negrello, ha confermato poi il buon andamento della quantità di donazioni. «Almeno sino ad ottobre - ha spiegato - le donazioni nel nostro reparto sono continuate ad aumentare. Persino la direttrice del centro trasfusionale di Vi
cenza ha ammesso come Bassano sia il centro che raccoglie il maggior numero di donazioni nella provincia. Un'altra buona notizia è la risposta crescente da parte dei giovani, con un continuo iscriversi di giovani neodonatori». In merito all'avvio del nuovo servizio di prenotazione "on line" della donazione, Negrello ha confermato che comincerà daai primi di febbraio. La manifestazione è proseguita con la sfilata dei rappresentanti delle 53 sezioni del "Montegrappa" lungo la via centrale di Valrovina. Un colpo d'occhio notevole. In più di duecento hanno sfilato, conlaban-da Ana "Montegrappa" ad aprire il corteo. Non sono mancati l'alzabandiera e la deposizione della corona di alloro al monumento ai Caduti, prima della messa finale. •
Alcuni momenti della grande festa dei donatari di sangue del Bassanese a Valrovina. FOTO CECCDN
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'oiiazione, Bassanoè leader!
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DOMEGGE II caso scoppiato per un soccorso a Vallesella
Ambulanze senza il medico È ancora polemica sulla sanità
Un presunto caso di ictus a Vallesella di Domegge, dove accorre l'ambulanza con il solo infermiere a bordo, e scoppia la polemica per i soccorsi senza il medico. Il sindaco di Pieve Maria Antonia Ciotti è intransigente: «Pretendiamo sicurezza». La collega comeliana Alessandra Buzzo scrive al direttore Ulss 1 Faronato un post su Facebook.
DOMEGGE II caso è scoppiato per un intervento a Vallesella. Un infermiere da solo per un ictus
Ambulanze senza medico, è polemica Il sindaco Ciotti intransigente: «Pretendiamo sicurezza». La Buzzo scrìve a Faronato su Facebook
Giuditta Bolzonello
DOMEGGE
Un nuovo allarme per la criticità dei servizi sanitari arriva dal Cadore. Ci sono giorni in cui le ambulanze escono senza medico, è successo anche ieri, quando a Vallesella di Cadore è arrivato il mezzo di soccorso ma solo con l'infermiere. Il medico rianimatore era impegnato, l'ambulanza è partita con il solo infermiere che, pur bravissimo non è un medico, e il caso in questione era serio, un probabile ictus.
La notizia è arrivata ai sindaci che sono sempre in «stato d'allerta» nonostante le rassicurazioni e le promesse che la direzione dell'Ulss ha fatto in più occasioni. È furente il sindaco di Pieve di Cadore Maria Antonia Ciotti: «Ci avevano assicurato che con dicembre sarebbero stati assicurati i
turni dei medici ma guarda caso non è così, è un fatto gravissimo».
Stessi toni da Alessandra Buzzo sindaco di Santo Stefano. Era stata proprio lei a sollevare il caso delle uscite senza medico e giusto ieri, venuta a conoscenza che saranno ben 18 i turni che resteranno scoperti a dicembre nella zona Cadore Comelico, ha postato su Facebook un messaggio per il direttore generale dell'Ulss Belluno. Scrive il sindaco Buzzo: «Dottor Faronato, come mai mi segnalano nel mese di dicembre molti turni senza medico di emergenza?
Non aveva garantito che il problema riguardava solo novembre a causa di malattia di un medico? Devo forse emanare ordinanza che vieti ai miei cittadini di avere un infarto, ictus, incidente ecc.? Mi creda sarei felice di farlo ma non ho
ancora questi poteri magici». Gli impegni del direttore e
di tutto lo staff dirigenziale erano stati presi nell'incontro
del 9 novembre, a Calalzo in aula consiliare, fra i sindaci del distretto del Cadore e i vertici dell'Ulss 1 ma la prima giornata di dicembre ha già evidenziato che lo stato dell'arte è rimasto lo stesso di novembre. C'è stata un'emergenza e mancava il medico e per tutto dicembre, che porta anche molti turisti in montagna, ci saranno molti, troppi turni scoperti. In pratica metà mese.
«Sono fatti gravissimi -commenta il sindaco Buzzo che dopo aver postato il messaggio è stata raggiunta dalla notizia-che non devono più accadere». Stessa posizione intransigente dal sindaco Ciotti: «Noi pretendiamo che sia garantita la sicurezza nei soccorsi».
HQ Un'ambulanza durante un intervento a Vallesella (archivio)
B IL GAZZETTINO
Banca svaligiata con l'acetilene
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FATA1E UN INTERVENTO PER DIMAGRIRE
L'Oic in lutto per la morte di Grazia Maria Bresolato «Solare e dedita al lavoro»
(F.Capp.) Considerava lavorare all'Opera Immacolata Concezione della Mandria una fonte di ispirazione ed arricchimento personale. Quella della grande struttura di accoglienza per anziani la riteneva un'enorme famiglia allargata. «Un'esperienza talmente bella per me, da volerla raccontare. La cosa che più mi piace è stare fianco a fianco con le persone: anche se non siamo parenti è come se lo fossimo perchè in ognuno di loro rivedo un mio caro. Per me ogni v giorno è un giorno nuovo. È ciò mi arricchisce molto». Così lo scorso anno Grazia Maria Bresolato, di professione operatrice socio-sanitaria alla residenza Santa Chiara, commentò la sua vittoria al premio letterario Civitas Vitae 2012, promosso all'interno dell'Oic. E
ora tutta la grande struttura della Mandria, cui fanno capo 1.700 lavoratori, è rimasta colpita dalla tragica fine di Grazia Maria, molto seria, professionale e parimenti gioviale e simpatica, che a 42 anni si era sottoposta a intervento chirurgico per dimagrire. Dopo la nascita del figlio avvenuta quattro anni fa era ingrassata, fino ad arrivare a pesare 110 chilogrammi. Venerdì 22 novembre si era sottoposta ad una operazione di mini bypass gastrico in una clinica di Bergamo. L'intervento sembrava ben riuscito e martedì 26 novembre era stata dimessa. Dopo essere ritornata nella sua casa di Vigonovo (Venezia), le sue condizioni sono però peggiorate. Giovedì notte si è sentita male; ricoverata con urgenza
all'ospedale di Dolo le sue condizioni sono via via precipitate fino al decesso, sabato, per emorragia interna. Ora sarà l'autopsia a fare luce sulle cause della sua morte. Pare che quei chili di troppo creassero alla donna problemi funzionali che voleva superare una volta per tutte. «Siamo sinceramente vicini alla famiglia, Grazia Maria era una persona veramente solare con un grande senso di appartenenza. Questa tragica notizia ci dà un dispiacere enorme, un forte rammarico», dice il professor Angelo Ferro, presidente dell'Opera Immacolata Concezione, nel cui sito internet è ancora caricato il video di quella premiazione, con una raggiante Grazia Maria che festeggia insieme ai "suoi" anziani.
OPERATRICE SOCIO-SANITARIA Grazia Maria Bresolato, 42 anni, è morta dopo essersi sottoposta ad un intervento per dimagrire a Bergamo
Studente picchiato mentre cammina
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SAN DONA «Liste d'attesa, il problema c'è» SAN DONA DI PIAVE - «Un anno di attesa per una visita alla cataratta è una vergogna». È la presa di posizione di Ennio Mazzon, leader della civica che porta il suo nome. «Quando mi si dice che le visite serali hanno permesso di smaltire le liste di attesa, inorridisco. La realtà è un'altra. Chiedo all'amministrazione e alla direzione dell'Asl 10 che si lavori per risolvere il problema», (f.cib.)
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PORTOGRUARO «Il polo logistico porterà un aumento dello smog»
PORTOGRUARO - Troppo inquinamento: no allo sviluppo della logistica dei trasporti nel Portogruarese: Ermes Drigo, già candidato sindaco e capogruppo consiliare su un programma di sviluppo sostenibile (fondatore del progetto "Città solare") interviene sulla presentazione dello Studio sulla rete logistica e infrastrutturale organizzato a Portogruaro. «Ribadisco - afferma Drigo - la mia contrarietà sull'idea di sviluppo del territorio che questo studio sottende. Vivia
mo oggi in una delle peggiori aree del mondo dal punto di vista della qualità dell'aria a causa del traffico soprattutto pesante, autostrada, per trasportare le merci. Il traffico crea disastri sanitari, ambientali e nessun posto di lavoro. Ribadire ancora che Portogruaro deve assumere un ruolo strategico per quanto riguarda la logistica e le infrastrutture significa condannarci a vivere in un corridoio che ci fa, e farà, morire in miseria». (m.mar.)
Ermes Drigo di "Città solare"
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Addio distretto, Mira accusa Dolo DOLO - Il possibile trasferimento del Distretto sanitario nei locali dell'ex Tribunale di Dolo ha causato l'inevitabile reazione delle forze politiche miresi, specialmente quelle di opposi -zionee. Fabio Zaccarin, consigliere comunale del Pd ed ex presidente del Consiglio comunale è apparso critico analizzando la situazione in atto nella Riviera del Brenta. «Ho letto dell'ipotesi di spostamento da Mira a Dolo del Distretto sanitario. Mira ringrazia la sindaca di Dolo che si prende il nostro Distretto Sanitario e in cambio ci vuole dare l'autostrada Romea. Onore al merito alla Gottardo che riesce meglio del primo cittadino mirese a presidiare gli interessi della propria collettivi
tà». E prosegue: «Si tratta però sempre della stessa logica di "campanile" della guerra tra poveri, priva di un respiro strategico d'area che mina qualsiasi tipo di investimento sul nostro territorio. Prova ne è che la "balcanizzazione" della Riviera, che porterà al declassamento anche dell'Ospedale di Dolo, è frutto della scelta dei principali partiti di lasciare il corridoio tra Venezia e Padova privo di rappresentanza regionale e parlamentare. Il nostro territorio considerato come una terra di nessuno e di conquista buona solo come bacino elettorale». Un'opinione manifestata anche da Gianluigi Naletto nel corso del Consiglio comunale dolese di giovedì scorso. (l.per.)
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«L'Angelo ci costerà un miliardo e mezzo» La C$1 contesta i conti del projectfmancing: «Canone annuo da 54 milioni ai privati con un investimento di 120: era molto più conveniente un mutuo»
Marco Dori MESTRE
Chi ha costruito l'ospedale dell'Angelo (e il padiglione Rama) ha fatto tredici. Nel senso che vedrà moltiplicati per 13 i soldi investiti nel progetto. Quello di Mestre è stato il primo ospedale in Veneto ad esser costruito in project financing (finanza di progetto), con i privati che partecipano alla costruzione di un'opera pubblica, la formula magica del Veneto targato Galan. La Cgil del Veneto ha provato a mettere in fila i conti dei project dei nuovi ospedali veneti, a partire da quello dell'Angelo: il privato che ha investito negli ospedali pare abbia fatto un vero affare.
Per costruire l'Angelo, calcola la Cgil, ci son voluti circa 255 milioni (iva compresa), 120 milioni li hanno messi i privati con una Ati (azienda temporanea di imprese) formata principalmente da Astaldi, Mantovani, Gemmo, Cofatech progetti, Mattioli, APS Sinergia e studio Altieri. Il resto del capitale, circa 130 milioni, li misero Regione e Ulss 12. In cambio del intervento, i privati, tramite Veneta Sanitaria Finanza di Progetto, la spa creata per l'operazione dell'Angelo, hanno ottenuto la concessione per 30 anni (dal 4 dicembre 2002) della gestione di una serie di servizi tecnici e sanitari, come gli esami diagnostici, ma anche pulizie, manutenzioni e restituzione delle opere eseguite. Il tutto, in cambio di un canone
annuale cumulativo di 45 milioni e 900mila euro, che con l'Iva arriva a 54 milioni e 677mila euro. Ciò vuol dire che ogni anno l'Ulss - quindi la Regione - paga al concessionario quasi 55 milioni di euro. In totale, secondo le cifre messe insieme dal sindacato, si parla quindi di 1 miliardo e 650 milioni per i privati. Fatti due calcoli, una cifra 13 volte superiore a quella investita.
«Con il project la Regione si è venduta il futuro», tuona Emiliano Viafora, segretario regionale della Cgil. «La finanza di progetto è un'ipoteca per le generazioni che verranno, senza contare che un semplice mutuo sarebbe costato molto di meno, a tutti. A causa della finanza di progetto si mettono a rischio le risorse per l'assistenza e la cura».
Viafora si riferisce anche al peso dell'Iva del canone annuale, che per l'ospedale dell'Angelo vale quasi 9 milioni. Si tratta, dice la Cgil, di un costo che le Aziende Sanitarie non possono detrarre (in quanto spese per prestazioni di servizi) e che quindi va messo tra le spese correnti, quindi su quelle per il funzionamento dell'Ulss stessa.
«Inoltre - incalza Viafora - questo tipo di operazioni mancano di trasparenza. Si è cercato di avere in mano i documenti dei contratti, per saperne di più e anche per sapere qual'era il capitale di rischio dei privati, ma non abbiamo mai ottenuto risposta».
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Ospedale
PROJECT SOTTO ACCOSA L'Ospedale dell'Angelo
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PIOMBINO DESE
Stasera incontro sulle malattie della pelle
» PIOMBINO PESE
Continuano i lunedì della salute organizzati dal Comune in collaborazione con il medico Giovanni Vecchio, in sala consiliare di Villa Fantin alle 20.45. Questa sera si parlerà delle malattie della pelle, e diagnosi e cura dei tumori con Giancarlo Modugno, medico chirurgo specialista in dermatologia. La prossima settimana il tema sarà "La psicoterapia nell'ansia e negli attacchi di panico" con la psicologa Eva Spon-chiado. I prossimi quattro incontri proseguiranno poi in gennaio si parlerà di malattie asmatiche, sana alimentazione, malattie della tiroide e vaccinazioni pediatriche. Ingresso libero. (d.g.)
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LETTERA DI PROTESTA INVIATA ALL'USL 16
La visita è prenotata ma il paziente aspetta due ore » PIOVE DI SACCO
Ha l'appuntamento per la visita nell'ambulatorio dell'ospedale alle 9.50 ma viene visto dal medico solo due ore più tardi: Michele Carerà, venticinquenne padovano non ci sta. Uscito dall'ambulatorio si è precipitato dal dirigente dell'ospedale, che tuttavia non c'era. Così il giovane ha affidato a una lettera inviata all'Urp dell'Usi 16 le sue rimostranze. «Avevo la visita dermatologica prenotata all'ospedale di Piove di Sacco alle 9.50 del 27 novembre e quando sono arrivato alle 9.30 altri pazienti in attesa mi
hanno riferito che c'era un notevole ritardo nella scaletta delle visite perché vi era un solo medico disponibile il quale doveva seguire anche le urgenze che arrivavano dal pronto soccorso. Alla fine sono entrato in ambulatorio a mezzogiorno, per uscirne venti minuti dopo. Vorrei chiedere al direttore del servizio come crede possibile effettuare tre visite programmate in un'ora, con un unico medico che deve occuparsi anche delle urgenze. E se in una mattina arrivano quattro o cinque urgenze, a che ora slittano le visite programmate?». (e.l.)
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FRA MONTAGNANA E URBANA
Adesivi Usi sui sacchi abbandonati Sono stati lasciati lungo una strada di campagna: è la seconda volta
» URBANA
Chissà cosa contengono dei sacchi neri di immondizia chiusi con l'adesivo della Usi 16 di Padova? Sono stati fotografati e poi postati su Face-book da Roberto Cardo, che risiede a Borgo San Marco, frazione di Montagnana, che li ha trovati abbandonati lungo una stradina di campagna. «I sacchi sono sempre dopo il paracarro che delimita il confine comunale» spiega Roberto Gardo «quindi penso siano nel territorio comunale di Urbana. È già la seconda volta in un mese che li trovo e sempre chiusi con nastro dell'Usi 16 di Padova, ma non so cosa contengano. La stradina mi sembra si chiami via Pontesel-li di Sopra, noi volgarmente in dialetto la chiamiamo stradel-la di Bretagna. Ho informato anche il comune di Urbana» conclude Gardo «ma non mi sono fidato di aprire e guardare dentro ai sacchi». Il timore
I sacchi neri abbandonati sigillati con nastro dell'Usi 16
che vi siano rifiuti "strani" e la paura che siano persino "nocivi", corre intanto su Fa-cebook.
D'altra parte da quando hanno introdotto la tariffa in luogo della tassa, sono sempre di più i sacchi di immondizia trovati dove non dovreb
bero essere. Il sindaco di Urbana Marco Balbo afferma di non saperne niente. Informato del fatto ha detto che ne avrebbe parlato con l'ufficio tecnico comunale e avrebbe fatto intervenire il bacino Padova 3.
Roberto Morello
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Loreggia in lutto per la morte dì Roberta Marcon Oggi l'autopsia sul medico annegato in vasca da bagno Moltissime testimonianze di cordoglio alla famiglia
di Giusy Aneli eoli » LOREGGIA
Viene eseguita oggi pomeriggio all'ospedale di Castelfranco Veneto l'autopsia di Roberta Marcon, il medico nefrolo-go morta venerdì sera nella vasca da bagno della propria abitazione di Castelfranco. Dall'esame ci si attende evidentemente la conferma che la quarantacinquenne dottoressa loreggiana sia stata colpita da un improvviso malore che l'ha fatta scivolare incosciente dentro la vasca colma d'acqua senza avere la possibilità di reagire. Purtroppo, quando il fatto è accaduto il medico era sola in casa poiché il compagno, un magistrato astigiano, era uscito per una commissione. Se oggi verrà rilasciato il nulla osta alla sepoltura, il funerale verrà celebra
to mercoledì. A officiare il funerale saranno il parroco di Loreggia monsignor Leone Cecchetto e padre Bartolomeo Sorge, parente del compagno della vittima. La data dovrà però essere confermata. Domani sera alle 20 sarà intanto recitato il rosario in suffragio della dottoressa nella chiesa di Loreggia.
In queste ore la famiglia Marcon sta ricevendo decine di testimonianze di affetto e vicinanza. Ieri moltissime persone si sono recate all'abitazione di via Roma per portare conforto alla madre Lina Tor-resin e alla sorella Franca. Roberta Marcon, medico nefrolo-go all'ospedale di Castelfranco Veneto, era una delle più belle e illustri figure di Loreggia, insieme alla sorella Fran
ca era stata impegnata per una quindicina d'anni nel sociale. All'Usi 8 Roberta Marcon si occupava della cura e prevenzione delle malattie renali e del trapianto del rene ed era referente regionale per i trapianti da vivente. Soprattutto, si distingueva per la sua umanità e professionalità. «Non era un semplice medico che riceve il paziente, scrive la prescrizione e saluta», la ricorda la sorella. «Aveva una grande capacità di relazione e una particolare sensibilità verso il
malato». Roberta Marcon credeva e diffondeva la cultura della donazione degli organi, onorata con la donazione delle cornee e dei tessuti. Doti riconosciute unanimemente, che rendono ancora più dolorosa la sua prematura fine.
Roberta Marcon. Domani recita del rosario in suo suffragio
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I FONDI DELL'USL 16
Sanità privata vìsite tagliate pazienti respinti L'Usi 16 ha inviato alle strutture private che operano in regime di convenzione l'elenco delle prestazioni che in base ai fondi disponibili possono erogare facendo pagare solo il ticket. Si cambia da centro a centro: ci sarà una selezioni dei pazienti.
Visite con il contagocce Sanità privata nel caos L'Usi 16 ha comunicato ai centri convenzionati quali prestazioni può erogare Lia Ravagnin: «È assurdo, si verranno a creare pazienti di serie A e serie B»
di Fabiana Pesci
Hanno esultato quando hanno saputo che l'Usi 16 aveva finalmente allentato i cordoni della borsa. Ma quel sorriso si è spento subito. E stato sufficiente vedere come l'azienda sanitaria territoriale ha suddiviso i fondi destinati alla sanità convenzionata. Fino alla fine dell'anno i centri che erogano prestazioni per conto dell'Usi dovranno fare, loro malgrado, "selezione all'ingresso". Ogni struttura ha ricevuto una raccomandata proveniente da via degli Scrovegni in cui vengono elencate in modo dettagliato quali terapie possono essere effettuate per nome e per conto dell'Usi, cioè a costo ticket. Risultato? Lia Ravagnin, presidente di Anisap, l'associazione che riunisce il privato convenzionato del settore sanità, spiega il portato di una decisione presa ormai ai tempi supplementari: «Sarà il caos. Il 2013 si chiuderà peggio di com'è iniziato. I pazienti dovranno districarsi in un dedalo di limitazioni poste dall'Usi.
Per comprendere il portato di questa decisione è sufficiente fare un esempio. Se fino a ieri il paziente, per la riabilitazione dell'anca, poteva rivolgersi a qualsiasi centro, ora, su ordine dell'Usi, l'offerta in convenzione varia da struttura a struttura e si basa sulla lista ricevuta. L'utente di serie A, con la "patologia giusta" riceverà la prestazione a costo ticket, quello di serie B o cambierà centro o pagherà», afferma il presidente di Anisap.
All'origine della questione secondo Lia Ravagnin c'è la «decisione scellerata» della Regione Veneto di dare carta bianca ai direttori generali: «La Regione, dopo mesi di lotta, ha erogato parte dei fondi che ci erano stati tolti all'inizio dell'anno», continua il presidente di Anisap, «affidando però la quota mancante ai direttori generali, che hanno agito ciascuno secondo un proprio
parametro. A Padova si è verificata una situazione che non potevamo nemmeno immaginare». Urbano Brazzale, mana
ger dell'Usi 16, ha inviato una lettera a tutte le strutture: le prestazioni assegnate variano da centro a centro, ma il prologo della missiva non cambia. «Il meccanismo di assegnazione del budget 2013 approvato con delibera del direttore generale», scrive Brazzale, «ha previsto, per ciascuna macroarea, l'allocazione in corso d'anno della quota residua di importo stanziato dalla Regione Veneto e non inizialmente distribuito». «In attuazione di quanto sopra si trasmette in allegato la scheda relativa alla struttura, che riporta l'importo aggiuntivo di budget assegnato, sulla base delle criticità riscontrate dalla scrivente azienda nella macroarea Fisioterapia e Riabilitazione relativamente ai tempi di attesa». Segue poi una lista dettagliata delle prestazioni erogabili in convenzione: denaro che deve essere speso entro il 31 dicembre. «Siamo alla follia», attacca Lia Ravagnin, «alcune strutture dovranno richiamare i pazienti che sono stati allontana-
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ti prima della seconda rata di fondi appena distribuita. Siamo nel caos più totale per colpa di scelte che vanno contro le esigenze dei pazienti, che si trovano sballottati da un cen
tro all'altro. Noi invece non sappiamo ancora nulla per il prossimo anno». Di fronte al silenzio della Regione, Lia Ravagnin si è fatta promotrice di una cordata che riunisce mi
gliaia di operatori del settore sanità, dai medici di medicina generale ai pediatri di libera scelta. Obiettivo, fronte comune per far scendere la giunta veneta a miti consigli.
La protesta della sanità privata contro l'Usi 16
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LUTTO ALL'OIC
Muore dopo il bypass gastrico Infermiera di 42 anni si era fatta operare per dimagrire. I colleghi «Seria e competente»
di Carlo Bellotto
Ha perso la vita a causa dei postumi di un intervento chirurgico di posizionamento di un mini bypass gastrico, eseguito nel tentativo di dimagrire. È un destino atroce quello che ha colpito Maria Grazia Breso-lato, 42 anni, mamma di un bimbo di soli 5 anni, residente con il compagno Francesco a Vigonovo. Una donna solare, simpatica, professionista nel suo lavoro di operatrice socio sanitaria alla Fondazione Opera Immacolata Concezione di Padova. Nessuno, almeno al lavoro aveva intuito che quei chili di troppo (ne pesava 105) fossero diventati un problema così grave da spingerla sotto i ferri. Anche perchè è lo stesso lavoro che porta ad essere "robuste". Un intervento valutato per tanto tempo, finché il 22 novembre scorso aveva raggiunto una clinica di Bergamo. L'intervento è consistito in una risezione dell'intestino, un'operazione non molto rischiosa che però può portare però ad una serie di complicazioni. Che infatti sono arrivate. Due giorni
dopo le dimissioni, il 26 novembre ha iniziato ad accusare febbre e dolori. Il 29 la situazione è precipitata ed è stata ricoverata d'urgenza all'ospedale di Dolo d'urgenza a causa di una emorragia. I medici hanno tentato di salvarla all' 1,30 con un intervento chirurgico, mail quadro clinico è precipitato e la donna alle 4,30 è morta. «Non sappiamo cosa sia successo» racconta disperato il fratello Angelo
«Mia sorella aveva fatto tutti i controlli e non sembrava ci fossero delle controindicazioni per l'operazione». La famiglia pretende che venga fatta chiarezza sulla sua morte e se ci sono delle responsabilità, che emergano.
«Portava il sorriso e il buon umore nei reparti dove lavorava» racconta di lei Stefania Magagnin dell'Oic «si occupava dell'assistenza diretta degli ospiti. L'avevo assunta proprio io una decina d'anni fa. La mettevo a lavorare nei piani più difficili visto che aveva sempre la battuta pronta, portava gioia e riusciva a sdrammatizzare anche le situazioni più drammatiche. Faceva il
suo lavoro con competenza e professionalità e con l'allegria che la rendeva benvoluta da tutti. Era anche riservata, molto interessata all'arte e alla cultura e le piaceva viaggiare». La Bresolato aveva vinto per due anni il premio letterario "Civitas Vitae". Del suo lavoro Maria Grazia, in una intervista fatta proprio all'interno dell'Oic nella residenza Santa Chiara, parlava con toni entusiastici, parlando degli ospiti e dei suoi colleghi come di una "famiglia allargata".
La sua salma è ora a disposizione dell'autorità giudiziaria visto che il magistrato potrebbe ordinare l'autopsia per cercare eventuali responsabilità-mediche legate al suo decesso. In teoria la mortalità connessa all'intervento del bypass gastrico è di circa lo 0,5 per cento. Il suo ricordo è stato scritto nel sito dell'Oic: «Le sue doti di serietà e professionalità sono fuori discussione, il contatto con le generazioni precedenti l'ha arricchita molto e lei voleva ricambiare questo amore ricevuto».
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Maria Grazia Bresolato lavoravaall'Oic e ed aveva vinto due volte il premio Civitas Vitae Letteratura
EC ' HE] lietto scaduto per il tram in ritardo» gggmg
ULSS 15 E SANITA' LOCALE
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Patologie ginocchio Aperto a Dolo nuovo ambulatorio
DOLO. E' stato attivato nel reparto di Ortopedia e Traumatologia di Dolo, un ambulatorio dedicato alle patologie del ginocchio quali lesioni meniscali, lesioni legamentose e gonartrosi. L'ambulatorio sarà aperto ogni martedì dalle 14.30 alle 16.30. A spiegare il progetto è il dottor Paolo Esopi, primario del reparto dolese. « L'idea è venuta per dare un servizio in più alla cittadinanza», spiega il dottor Esopi, «e dopo la positiva esperienza e gli ottimi risultati raggiunti dall'ambulatorio dell'anca attivo ormai da più di quattro anni. Abbiamo per questo voluto riproporrequesto progetto per le patologie del ginocchio affidandolo ad un collega esperto e dedicato». Si amplia quindi l'offerta specializzata del reparto di Ortopedia che già contava sull'ambulatorio dedicato ai bambini e su quello della coxartrosi (anca), (g.pir.)
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DOLO
I DOLO
«Voglio ringraziare tutto il personale medico e infermieristico del reparto di Pneumologia dell'ospedale di Dolo perché mi stanno curando con tanto amore e passione». A dirlo è D. S., 40 anni di Venezia, che da sette mesi è ricoverato nel reparto di Pneumologia dell'ospedale di Dolo. L'uomo, che soffre di asma, ha contattato "La Nuova di Venezia e Me-
Paziente in cura in pneumologia ringrazia i medici
stre" per esprimere un sentito ringraziamento alle persone che si stanno prendendo cura della sua salute. «Finora ho avuto ben 34 intubazioni» racconta, «sono venuto qui a Dolo e sono stato curato dal dottor Ac-curso Aloi che mi sta seguendo con tanta professionalità e passione. Come lui anche gli altri medici e le infermiere sono degli angeli, hanno tanta pazienza, hanno a cuore i pazienti e sono sempre disponibili». L'uomo si sofferma sulla necessità
che l'ospedale di Dolo rimanga aperto. «Si sente parlare dell' ipotesi di chiusura dell'ospedale di Dolo», prosegue D.S., «dall'esperienza che sto vivendo nel reparto di Pneumologia credo che sarebbe un errore. Anzi bisognerebbe potenziare strutture come queste dove ci sono persone specializzate che amano fare il loro lavoro e hanno a cuore i pazienti», (g.pir.)
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Muore a 42 anni per dimagrire Maria Grazia Bresolato era ricoverata all'ospedale di Dolo. Il fratello: «Non accusiamo nessuno»
di Alessandro Abbadir » VIGONOVO
Mamma di Vigonovo muore ad appena 42 anni dopo un intervento chirurgico che aveva fatto per poter dimagrire. E' stata questa la tragica fine di Maria Grazia Bresolato, residente con il compagno Francesco di 49 anni e il figlio Marco di 4 in via Veneto. La donna che pesava 105 chilogrammi si era sottoposta ad un intervento di mini by pass gastrico in una clinica di Bergamo lo scorso 22 novembre. Poi, dopo due giorni dalle dimissioni (il 26 novembre) le condizioni della mamma hanno cominciato ad aggravarsi con febbre e dolori postumi dell'intervento chirurgico. Venerdì la situazione è precipitata. E' stata ricoverata all'ospedale di Dolo d'urgenza a causa di una emorragia in atto. I medici hanno tentato di salvarla nella notte con un intervento chirurgico all' 1.30, ma il quadro clinico è precipitato e la donna alle 4,30 è morta. «Non sappiamo cosa sia successo», spiega il fratello Angelo che risiede con il
pare Ugo in via Cavour a Vigo-novo. «Mia sorella aveva fatto tutti i controlli del caso», racconta, «e non sembrava ci fossero delle controindicazioni per l'operazione. Come famiglia non accusiamo nessuno saranno le autorità preposte a spiegare cosa sia capitato». In effetti anche se l'operazione non è rischiosissima, diversi problemi li presenta lo stesso. Si tratta, infatti, di una resezione dell'intestino che va poi monitorata con attenzione soprattutto nel decorso post operatorio. Ovviamente sul corpo di Maria Grazia Bresolato sarà eseguita l'autopsia per verificare con certezza la causa della morte. La donna lavorava come operatrice socio-sanitaria alla Fondazione Opera Immacolata Concezione di Padova con gli ospiti anziani della Residenza Santa Chiara. Il suo ricordo nel sito dell'Oic: «Le sue doti di serietà e professionalità sono fuori discussione, il contatto con le generazioni precedenti l'ha arricchita molto e lei voleva ricambiare questo amore ricevuto». «Portava il sorriso e il buon umore nei reparti
dove lavorava» racconta di lei Stefania Magagnini dell'Oic «si occupava dell'assistenza diretta degli ospiti. L'avevo assunta proprio io una decina d'anni fa. La mettevo a lavorare nei piani più difficili visto che aveva sempre la battuta pronta, infondeva gioia e riusciva a sdrammatizzare anche le situazioni più drammatiche. Faceva il suo lavoro con competenza e professionalità e con l'allegria che la rendeva benvoluta da tutti. Era
anche riservata, molto interessata all'arte e alla cultura e le piaceva viaggiare». Del suo lavoro Maria Grazia, in una intervista fatta proprio all'interno dell'Oic nella residenza Santa Chiara, parlava con toni entusiastici, raccontando degli ospiti e dei suoi colleghi come di una "famiglia allargata". L'operatrice era molto conosciuta anche per la sua attività letteraria. Aveva vinto il premio "Civitas Vitae" nel 2012. Lascia oltre a compagno e al figlio anche un fratello una sorella e i genitori. I funerali si faranno dopo il via libera della magistratura.
Maria Grazia Bresolato L'esterno dell'ospedale di Dolo
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Addìo ai medici nelle frazioni Un terzo va in pensione, altri spostano gli studi: primi disagi
SANITÀ » RIFORME E DISAGI
Medici di base addio, sono sempre meno Un terzo va in pensione, gli altri aggregano gli studi. A rischio gli ambulatori nei quartieri e nelle frazioni minori
di Valentina Calzavara
Medici di base in pensione o consorziati nei centri città più popolosi: i quartieri periferici e le frazioni dei paesi della Marca rischiano di non avere più i propri camici bianchi. La Regione punta alla medicina territoriale con le cosiddette Unità Territoriali di Assistenza Primaria, ma il progetto che dovrebbe entrare a regime entro il 2015, stenta a decollare. La Fimmg impugna davanti al Tar la delibera regionale che riorganizza la sanità veneta e nel frattempo sono molti i medici di famiglia che non vengono rimpiazzati, tanto che in dieci anni, prevede Brunello Gorini di Fimmg, lascersà il servizio circa un terzo degli attuali professionisti sul territorio, che nell'Usi 9 sono meno di 250. Vero è che le difficoltà per gli assistiti, che si trovano a fare i conti con la chiusura dello storico ambulatorio del curante, perché aggregatosi in consorzio o andato in pensione, starebbero già emergendo.
Emblematico il caso di P. L., di Treviso che nei giorni scorsi si è visto recapitare a casa l'avviso dell'Usi che gli comunicava, che di lì a due settimane, il suo medico di famiglia avrebbe cessato la propria attività. Un preavviso arrivato a lui come ad altri 1.200 pazienti, costretti quindi a scegliere, in poco tempo, tra i professionisti con posti ancora liberi. «Tempi così risicati per decidere non
consentono una scelta oculata», lamenta l'utente, il quale alla fine ha dovuto optare per un ambulatorio dall'altra parte della città. «La dislocazione degli studi che hanno ancora capienza è in contrasto con le esigenze degli utenti che fino ad ora hanno gravitato, come me, su un ambulatorio in centro a Treviso. Raggiungibile a piedi o in bicicletta». Al disagio di dover prendere la macchina o l'autobus, si deve aggiungere la ristretta cerchia di nominativi ancora disponibili, continua
il cittadino: «Per la scelta del medico alternativo ho potuto fare affidamento solo su 27 medici, circa la metà di quelli presenti nel distretto di Treviso. Erano i soli ad avere ancora posto». Ulteriore problematica: la loro età anagrafica già vicina al pensionamento. «Il rischio è di trovarsi tra un paio d'anni a dover cambiare di nuovo e a ricominciare daccapo con la trafila».
Alle dichiarazioni del paziente trevigiano replica Michele Tessarin, direttore sanitario dell'Usi 9: «I medici disponibili non sono pochi, in ogni caso, per qualsiasi problema, l'utente può rivolgersi a noi, all'ufficio Relazioni col Pubblico e alla direzione sanitaria».
Quanto successo al cittadino trevigiano è destinato diventare la norma nei prossim-mi mesi, ma proprio su questo Gorini puntualizza: «Entro dieci anni avremo meno medici: al calo numerico previsto stia
mo già rispondendo collegandoci tra di noi. E' possibile che le frazioni e i quartieri periferici siano più disagiati, ma al cittadino verrà data l'opportunità di essere seguito da una rete di medici collegati tra loro e in strutture più attrezzate, aperte h24. Si farà magari un po' più di strada, ma sarà migliore anche il servizio. Noi medici stiamo facendo la nostra parte, portando avanti l'associazionismo per agevolare i cittadini, occorre che anche la politica faccia il suo». Una richiesta sottoscritta anche dai pazienti, che sperano di non risentire troppo dell'eventuale chiusura degli ambulatori frazionali a favore delle aggregazioni di medici, che saranno ragionevolmente collocate nei centri maggiori. «Se si demanda sempre più al territorio bisogna metterlo in condizione di essere efficiente», spiega Gianni Boldrin, referente dell'Osservatorio del volontariato. Per fare questo occorrono quindi risorse certe, spiega Enzo Venza, presidente del Comitato diritti del malato: «Il progetto sulla carta è eccellente, perchè praticamente al medico di base vengono tolte incombenze burocratiche e infermieristiche e gli verrà messa a disposizione una cartella informatica con la storia clinica del paziente. Tuttavia ci sono punti che devono essere chiariti, ad esempio il rapporto fiduciario medico paziente che, se non curato, rischia di ridimensionarsi».
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Regione, Usi e categoria
puntano sulla riorganizzazione dellesedi perfarfronte al calo di professionisti ed erogare nuovi servizi Spuntano prime difficoltà
Medico in ambulatorio, a destra Brunello Gorini del sindacato Fimmg
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NUOVE FRONTIERE
Donne in gravidanza e cancro Aumentano gli esami del Dna Esami del Dna per donne in gravidanza e malati di tumore:ogni anno oltre mille trevigiani ricorrono all'Unità Operativa di genetica medica dell'Usi 9 per una consulenza che indaghi la familiarità di cancro, malattie neurodegenerative, cardiovascolari o rare come la sindrome di Marfan, per la quale a Treviso esiste un innovativo protocollo di gestione dei casi sospetti. La medicina apre così nuove frontiere per conoscere i segreti dei propri geni e per quantificare il rischio di ammalarsi o di trasmettere patologie ereditarie a un figlio in ar
mali precedenti tra gli antenati. Al primo posto nella classifica delle malattie più indagate si collocano la fibrosi cistica con 250 test all'anno, seguita da altrettanti esami cromosomici e dall'indagine per la beta talasse-mia, una malattia del sangue diffusa nel nostro territorio (anemia mediterranea). Tra gli "osservati speciali" del laboratorio di Borgo Cavalli ci sono le coppie che si rivolgono al Centro di fecondazione assistita di Oderzo, con il quale l'Usi 9 da sei anni collabora, e che fanno questi esami in via preliminare:
una buona rivo. Le più sensibili all'argomento sono le future mamme della Marca, tanto che più del 50% degli accessi a Borgo Cavalli per screening genetici è finaliz-zato ad accertare se la coppia di futuri genitori sia portatrice sana di un'informazione genetica alterata o se in famiglia ci siano casi sospetti di patologie ereditarie che potrebbero colpire il nascituro.
«Sono in aumento i test in gravidanza o pregravidanza, questo perché l'attenzione oggi si è spostata sui soggetti sani, che magari non hanno già avuto figli con problemi, ma che cercano di fare prevenzione in vista del concepimento», conferma Licia Turolla, responsabile dell'equipe trevigiana di Genetica Medica che seleziona i casi "dubbi" attivando un percorso di anamnesi personalizzato, con la stesura di un albero genealogico per scovare even-
L'Unità di Genetica dell'Usi 9
offre consulenze ad hoc per scovare la familiarità con mali degenerativi Così le future mamme possono tutelare meglio il nascituro
prassi che dovrebbe essere seguita anche da quelle coppie sane che sospettano la presenza di qualche patologia in famiglia. «Le gravidanze rappre-sentano il grosso della
nostra attività e sono la parte più impegnativa perché quando ci troviamo di fronte a un'anomalia identificata nel feto i tempi delle analisi genetiche sono spesso troppo lunghi e non compatibili con i pochi mesi di una gestazione. Spesso la patologia fetale può sfociare anche in un'interruzione di gravidanza», continua Turolla, ricordando come in questi casi l'ambulatorio di genetica sia in comunicazione con la ginecologia e con una psicologa. Altro ramo della medicina in evoluzione è quello dell'oncogeneti-ca, che quantifica la predisposizione dello sviluppo di tumori ereditari. (u.c.)
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Treviso SANITÀ «RIFORME E DISAGI
Medici di base addio, sono sempre meno
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IL DRAMMA DI CASTELFRANCO
Oggi l'autopsia sul medico Roberta Marcon » CASTELFRANCO
Saranno gli esiti dell'autopsia, che sarà eseguita oggi, a rivelare cosa abbia provocato la morte di Roberta Marcon, la nefrologa 45enne in organico all'ospedale San Giacomo di Castelfranco trovata senza vita nella vasca da bagno nella giornata di venerai dal suo compagno. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato costernati la dirigenza dell'Usi 8, i suoi colleghi e i tanti suoi pazienti che in questi anni ne avevano apprezzato non solo la professionalità ma anche l'umanità. Nativa di Loreggia, Roberta Marcon si era laureata in medicina a Padova e poi si era specializzata in nefrologia. Aveva iniziato la sua carriera come medico
Roberta Marcon
dializzatore all'ospedale di lesolo e poi in quello di Porto-gruaro, nel Veneziano. Dal
2001 era in forza all'Usi 8 e si era occupata della cura e della prevenzione delle malattie renali acute e croniche e del trapianto dei reni. Dal 2004 era responsabile del servizio di dialisi peritoneale e dal 2005 referente per l'ambulatorio di pre-dialisi. Dal 2009 era diventata anche referente regionale per l'Usi 8 per i trapianti da vivente.
Un medico dalle grandi doti professionali e anche umane, la cui scomparsa ha provocato un vastissimo cordoglio in città. E anche nelle ore scorse sono stati tantissimi i messaggi di cordoglio giunti alla famiglia e all'Usi 8 da parte di amici, conoscenti, colleghi e pazienti che in questi anni avevano potuto conoscerla. (e.f.)
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Il mìniput frena due ambulanze Una è stata costretta a imboccare via Bertolini contromano, l'altra è andata in slalom tra le bancarelle
di Enzo Favero I MONTEBELLUNA
Un successo di pubblico, ma anche un rischio per il transito dell'ambulanza, e anche una critica dell'opposizione. Ieri mattina nell'isola pedonale di corso Mazzini si teneva il primo dei due mercatini natalizi. È una tradizione, ma era la prima volta che occupavano il tratto di corso Mazzini tra Loggia e municipio da un paio di mesi reso pedonale. Solo che alle 7, quando ancora si stavano sistemando le bancarelle, c'è stato un episodio che ha fatto allarmare parecchi. È arrivata a sirene spiegate un'ambulanza e si è trovata di fronte il "muro" costituito dalle bancarelle. Era rimasta sì libera la corsia riservata alle emergenza, ma passava a filo delle bancarelle. Dopo un attimo di titubanza da parte dell'autista, in
certo se tornare indietro contromano e infilarsi tra le bancarelle, ha scelto questa ultima soluzione, passando a filo delle bancarelle con la sirene a tutto spiano per segnalare il passaggio e evitare così che qualcuno spuntasse da dietro una bancarelle. Non sapevano forse della presenza del mercatino natalizio? All'Usi 8 spiegano che in caso di codice rosso le ambulanze passano per l'isola pedonale anche al mercoledì mattina, quando c'è mercato, solo che ieri le bancarelle in quel tratto di corso Mazzini ieri erano molto più fitte che al mercoledì.
Non è stata l'unica situazione a rischio per il transito delle ambulanze lungo il miniput. Viene infatti segnalato il passaggio di un'ambulanza, sabato verso le 20, sempre a sirene spiegate, lungo viale Bertolini,
ma contromano. Fortunatamente un'auto con dei ragazzi di San Gaetano a bordo ha sentito il suono e si è fermata, altrimenti era un disastro. Ritornando al mercatino, c'è stato il pienone di gente ieri. Nell'isola pedonale erano sistemate le bancarelle di oggetti da regalo, prodotti artigianali, presepi, mentre attorno alla Loggia erano state collocate le bancarelle di prodotti tipici. Gettonatissi-me sia le une che le altre e la zona pedonale delle polemiche si è riempita. Ma anche
qui la polemica non manca. In questo caso sull'effetto
scenico: «Incommentabile» dice Lucio De Bortoli di Monte-belluna Nuova «lo stridore tra i palazzi e le tende crea un effetto accampamento semplicemente antiestetico e dequalificante per il sito».
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Il centro pedonalizzato gremito ieri per il primo mercatino di Natale
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Parto forzato e bimba sottratta L'incubo di un'italiana di PAOLA DE CAROLIS
A PAGINA 19
Londra La madre si è rivolta al tribunale per riavere la figlia che ora ha 15 mesi. Il deputato liberal-democratico John Hemming: abuso dei diritti umani
Parto forzato, la neonata ai servizi sociali La decisione dei giudici britannici sul caso di un'italiana con disturbi bipolari
LONDRA—Una donna bipolare al nono mese di gravidanza che in seguito a una crisi viene ricoverata in un ospedale psichiatrico, privata della sua bambina e rispedita in Italia. La storia, che risale a 15 mesi fa, è stata raccontata ieri dai giornali britannici con un particolare che ha tutti gli ingredienti di un incubo: il parto non sarebbe stato naturale, bensì un cesareo ordinato da un giudice britannico per la protezione dei minori ed effettuato senza il consenso della donna.
La protagonista della vicenda, il cui nome non è stato diffuso, si è mossa per vie legali per riavere la figlia. A febbraio, stando alla ri-costruzione dei giornali britannici, si è presentata al tribunale di Chel-mford, nell'Essex, per rivendicare i suoi diritti sottolineando di essere in cura da un medico e di aver ricominciato a prendere i medicinali appropriati, n tribunale ha disposto invece che la bambina rimanesse in affidamento in Inghilterra e data in adozione al più presto in quanto le condizioni della madre non sarebbero sufficientemente stabili.
n caso adesso è stato raccolto da John Hemming, un deputato liberal-democratico che lo porterà questa settimana all'attenzione della Camera dei Comuni.
«Questa donna — ha detto il parlamentare — non è stata trattata come un essere umano. Credo che sia il peggior caso di abuso dei diritti umani che ho mai visto».
Per l'avvocato britannico dell'italiana, Brendan Fleming, si tratta di un caso «senza precedenti». «In 40 anni di carriera non ho mai sentito nulla di simile», ha detto. «Se c'erano dubbi sulla cura di questa bambina, allora perché non è stata affidata ai servizi sociali italiani? Non ha senso». Il console italiano a Londra Massimiliano Maz-zanti ha sottolineato che «si tratta di un caso di cui il consolato generale a Londra era a conoscenza e che sta seguendo». Mazzanti ha precisato che lo scorso agosto la signora era tornata in Italia senza attivare le autorità consolari e che erano
La perizia Divorziata, ha altri due figli che sono stati affidati al marito dopo una perizia psichiatrica
stati i servizi sociali dell'Essex a informarli dell'accaduto. «Più che una vicenda reale sembra un film dell'orrore», commenta Fabio Roia, presidente di sezio: ne al Tribunale di Milano. «È stato violato il diritto alla tutela della salute di una paziente».
Shami Chakrabarti, direttrice di Liberty, l'associazione per la difesa dei diritti umani, auspica
che dietro i fatti raccontati dai giornali «ci sia altro, perché così come è stata presentata questa è una vicenda che appartiene a una distopia da romanzo di science/icrion, non a una democrazia come la nostra». Sicuramente si tratta di una storia in cui molti particolari rimangono da appurare. La donna in questione si trovava in un albergo di Stansted quando è stata sopraffatta dalla malattia. Era in Inghilterra per un corso di aggiornamento con Ryanair. Avrebbe allertato lei stessa la polizia che a sua volta ha chiamato i servizi sociali. Gli addetti al caso sarebbero riusciti a contattare la madre della malata per telefono,
Il magistrato Fabio Roia, presidente di sezione al Tribunale di Milano: «È una storia da film dell'orrore» che avrebbe spiegato loro le condizioni della figlia ed espresso il timore che la crisi fosse stata provocata dalla mancanza dei medicinali. Sembra inoltre che la donna avesse avuto due figli dal marito americano che, in seguito a una perizia psichiatrica ha ottenuto, con il divorzio, l'affidamento dei bambini.
Per Hemming i precedenti hanno poca importanza. «Il fatto che una donna possa essere sottoposta a un cesareo senza esserne cosciente e senza dare il consenso è inaccettabile. Questo è un caso che mostra chiara
mente il tipo di abuso di potere al quale sono soggetti i nostri tribunali delle famiglie e la mancanza di trasparenza da parte dei servizi sociali».
Paola De Carolis
La vicenda
I problemi di salute Una donna italiana incinta e con disturbi bipolari nel 2012 si trova nell'Essex, in Gran Bretagna, per un corso di aggiornamento. Mentre è in un albergo di Stansted ha una crisi e chiede aiuto alla polizia (sotto la notizia riportata sul sito del Sunday Telegraph)
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La decisione Gli agenti inglesi la portano non in un ospedale ma in una clinica psichiatrica. I medici chiedono e ottengono dal giudice di poter sedare la donna, di procedere al parto cesareo e di far adottare la bimba, escludendo di riaffidarla alla madre Il ricorso Lo scorso febbraio la donna presenta un ricorso, ma il giudice decide di non accogliere la sua richiesta
BIOETICA Pag. 27
La manifestazione. Giovedì 5 gli «Stati generali» a Milano
Ruolo da protagonista nella sanità Messi tutti insieme - assicu
ra l'Istat che li ha contati nel suo recente Censimento - i volontari impegnati in sanità sono 34omila, il 7% del totale: appartengono a limila istituzioni non profit (il 3,6%), al fianco di i73mila addetti retribuiti (il 18% dei lavoratori retribuiti di tutto ilnonprofit). Saranno loro i protagonisti della giornata organizzata da Vita e dal Centro nazionale del volontariato a Milano per il 5 dicembre (dalle 14,30). La sede scelta per questo appuntamento, realizzato con il sostegno di Unipol, è ambiziosa e insieme emblematica: grazie alla sensibilità del rettore dell'Università Statale di Milano, Gianluca Vago, gli Stati generali del volontariato in sanità si terranno nell'aula magna di via Festa del Perdono.
Una location carica di valenze simboliche, in quanto all'origine la crociera dell'università era il primo ospedale milanese, nato a fine 1400 e sostenuto per secoli dal flusso ininterrotto delle donazioni dei cittadini. Dalla gratuità di allora si passa a quella di oggi, che prende la forma di una presenza assidua a fianco delle persone malate. Il titolo della giornata, «La relazione salutare», indica quale sia il valore aggiunto che il volontariato porta al sistema sanitario del nostro Paese.
È un settore del volontariato
cne non conosce crisi, come spiega Sabrina Stoppiello, responsabile del censimento delle istituzioni non profit dell'Istat: «Queste istituzioni hanno vissuto un processo di consolidamento rispetto al censimento precedente, con un +30,9% di addetti retribuiti».
Un'altra caratteristica è la grande capacità innovativa. La giornata milanese si prospetta densa di bestpractice che si succederanno nelle tre sessioni. La prima è dedicata al volontariato negli ospedali e vedrà, per esempio, il racconto dell'esperienza dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma, dove la presenza dei volontari è stata strutturata come accompagnamento aibambini e alle famiglie sin dal primo istante del ricovero, coordinando così il lavoro delle ben 87 associazioni attive in quella struttura. La seconda sessione sarà invece dedicata ai percorsi di deospedalizzazione che vedono il non profit e i volontari in un ruolo strategico. L'assistenza domiciliare è un'opzione fondamentale: in questo campo è all'avanguardia l'esperienza di Ant, fondazione bolognese che assiste ogni anno circa 3mila malati a casa loro, anche grazie al supporto di oltre 1.600 volontari. Infine la terza sessione si occuperà del tema delicato dell'accompagnamento delle persone con gravi fragilità nei percorsi di cura. Sono migliaia di volontari impe
gnati, con una funzione insostituibile, grazie anche a itinerari formativi sempre più evoluti. Tra i protagonisti di questa sessione, oltre a grandi realtà come la Sacra Famiglia di Cesano Bo-scone e la Fondazione don Gnocchi, anche il progetto Dama, decollato all'ospedale San Paolo di Milano, ma ora allargato a numerose altre strutture. Grazie ai volontari Anffas l'ospedale diventa un luogo accogliente anche per le persone con disabilità intellettive e relazionali, che hanno problemi a comunicare i propri sintomi e il proprio dolore. E ci sono anche esperienze creative, come quelle dei Donatori di Voce, nati per iniziativa di Fondazione Zoe: attori che nelle corsie degli ospedali pediatrici e oncologici propongono momenti di distrazione ai pazienti leggendo testi scelti appositamente. L'esperienza, nata in Veneto, approderà presto anche a Milano. Per maggiori info sull'evento: [email protected].
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BUON INCREMENTO Queste istituzioni hanno vissuto un processo di consolidamento rispetto al censimento precedente: +30,9% di addetti retribuiti
NO PROFIT & ISTRUZIONE Pag. 28
LA CLASSIFICA DEL SOLE 24 ORE La provincia autonoma diventa prima in graduatoria grazie a un tessuto economico che resiste
Qualità della vita: vince Trento Napoli all'ultimo posto, penalizzata su lavoro e legalità - In recupero le grandi città
Trento di nuovo in vetta nella classifica sulla Qualità della vita nelle province italiane, la ricerca realizzata ogni fine anno dal Sole 24 Ore e giunta alla 24a edizione. Sul podio più alto, già occupato nel 2007, sale alternandosi alla "collega" Bolzano (prima lo scorso anno e ora comunque seconda). Ultima è Napoli, già maglia nera nel20io e in discesadiun gradino rispetto al 2012: il capoluogo campano sostituisce Taranto, che recupera posizioni.
Sei sono le aree indagate e 36 gli indicatori utilizzati per arrivare alla pagella finale. Al primato di Trento contribuiscono le performance nei parametri economici, del tempo libero e della sicurezza. Napoli è invece in affanno soprattutto su lavoro e redditi. Le grandi province migliorano: Bologna sale al 3 ° posto, Milano al 10 ° e Roma al 20 °.
I risultati
Le prime e le ultime province nella classifica 2013 della qualità della vita e le variazioni di posto rispetto al 2012
LA CLASSIFICA FINALE
WmA 4
Posto 2013 Province
Posto 2012 Trend
LE PRIME
M LE ULTIME
Trento, la crescita condivisa Favorita dall'autonomia, molto attenta a ricerca, occupazione e giovani
Barbara Ganz TRENTO
La "piccola terra dai grandi numeri" si riprende il primato: è a Trento la qualità della vita più alta, secondo la ricerca di fi
ne anno del Sole 24 Ore. Di nuovo in cima, dopo il2007edopoil buon posizionamento dell'edizione 2012 quando sul gradino più alto era salita Bolzano.
Fra i singoli indicatori, spicca
no il numero di start up innovative (15,9 ogni ìomila giovani, la media italiana è 2,9), e l'indice di sportività, i voti più bassi riguardano la diffusione di librerie e il costo della casa al metro quadro.
SEGNALAZIONI Pag. 29
La Trento che entra nel 2014 ha una disoccupazione che è circa la metà di quella italiana, una eccellenza nella tutela ambientale e una forte specializzazione nella ricerca che ha portato qui i centri di aziende come Microsoft, Fiat, Ducati. Il cambio alla guida della provincia autonoma dopo 15 anni di "era Dei-lai" hanno visto la nuova giunta insediarsi con la velocità di un cambio degli armadi. Nel programma del nuovo presidente, Ugo Rossi, i giovani sono al primo posto: «Siamo al primo posto per qualità della vita in Italia, ma un prossimo traguardo deve essere quello di confrontarci con le altre regioni eccellenti d'Europa», dice. A cominciare dalla vicina Baviera. Trento ha saputo fin qui cogliere il meglio delle esperienze europee, e mutuarlo, come nel caso del sistema di apprendistato "alla tedesca".
Rossi è esponente del Patt, il partito autonomista, e quil'auto-nomia non è mai stata così forte; dopo le competenze primarie su scuola e università, è in dirittura d'arrivo la piena autonomia fiscale, un risultato che sta facendo piangere la vicina provincia veneta di Belluno, sempre più schiacciata nella differenza con i territori a statuto speciale. «I nove decimi delle nostre tasse ritornano qui - aggiunge Rossi -. Questo significa la possibilità di decidere come spendere le risorse sul territorio conoscendolo da vicino». Non senza autocritica: «Avere un apparato provin
ciale imponente, anche per numero di dipendenti, può avere in qualche modo affievolito negli anni la propensione al rischio e all'imprenditorialità, che vogliamo riportare al centro».
H Trentino è per certi versi un laboratorio, dove si mettono a punto e si testano strumenti come il reddito di garanzia. Alessandro Olivi, vicepresidente e assessore all'Economia, punta a un nuovo patto per la crescita: «Le prime misure potrebbero essere inserite già nella prossima finanziaria, da approvare a febbraio - spiega -. Puntiamo a sfruttare la delega ottenuta con una revisione degli ammortizzatori sociali, aumentando le politiche attive del lavoro, aumentando la solidarietà e irrobustendo le tutele, ma con un sistema condizionale che richiede la formazione continua e l'attivazione dei lavoratori nel ricollocarsi».
Certo, la crisi sta costringendo aripensare molte scelte, compreso il sistema degli incentivi alle imprese che fin qui sono comunque stati pensati in chiave di salvaguardia dell'occupazione e investimento a lunga durata sul territorio. Una scelta condivisa con il sindacato: «L'investimento in ricerca e sviluppo qui è il doppio della media nazionale - spiega Paolo Burli, segretario provinciale Cgil -. La vertenza Whirpool, che ha annunciato la chiusura del sito di Gar-dolo, ha in qualche modo anticipato quanto sta avvenendo nel settore dell'elettrodomestico
anche nelle altre regioni, ma potrebbe anche diventare un modello sulla gestione di una crisi (450 posti di lavoro, ndr) affrontata in accordo con l'azienda, mettendo insieme strumenti di sostegno al reddito e percorsi di riqualificazione per i dipendenti che perderanno il posto».
A Trento città, in questi giorni, il mercatino natalizio fa il pieno di presenze, con le bancarelle immerse nel profumo di vin brulé e panini alla luganega. Fra universitari e residenti, molti i giovani: «Questo non è un periodo facile - ammette Paolo Maz-zalai, presidente degli industriali - e anche se la disoccupazione giovanile qui è più bassa, il trend è in crescita e va contrastato subito. Lo stiamo facendo grazie ai progetti che avvicinano fin dai banchi di scuola gli studenti alle imprese, e il risultato è che molti, quando si diplomano, hanno già un'offerta di lavoro in tasca. In questo, e in altre materie a cominciare dal welfare, il Trentino continua a essere im laboratorio di sperimentazioni che potrebbero essere esportate nel resto del Paese».
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MODELLO VINCENTE Il territorio è un laboratorio dove si testano strumenti come il reddito di garanzia 0 la gestione partecipata in caso di crisi aziendali
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INUMERI
11 Pochi fallimenti Con 11 procedure avviate ogni mille imprese (la media è 19) Trento è 9a nella graduatoria sui fallimenti
52,4 Giustizia civile efficiente È il rapportotra le cause evase e quelle sopravvenute e pendenti: le valeil 5 ° posto nella relativa graduatoria
23,6 Parcheggi tranquilli Con meno di 24 furti d'auto ogni lOOmila abitanti è 4a nella classifica (la media arriva a 124)
19,5 Un posto al nido L'indicedi presa in carico dei bambini da 0 a 2 anni sfiora il 20%, quasi il doppio della media I risultati dell'indagine
La posizione della provincia di Trento nella classifica finale e nelle sei macro-aree considerate dall'indagine 2013 sulla Qualità della vita, la posizione occupata nell'edizione 2012 e i l trend
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