in lode della guerra fredda. una contros - sergio romano

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libro politico

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  • Presentazione

    A dispetto del nome, la Guerra fredda fu unlungo periodo di pace e stabilit perlEuropa. Pur se costellati da momenti digrande tensione, i decenni che seguirono laSeconda guerra mondiale furonocaratterizzati dalla fermezza con cui le duesuperpotenze, Unione Sovietica e Stati Uniti,seppero frenare le forze che al loro internopremevano per lo scontro, ben consapevoliche lo scoppio di una guerra nucleareavrebbe avuto conseguenze disastrose pertutti.

    Con la caduta del muro di Berlino e ladisintegrazione dellUrss, i conni dellexImpero sovietico divennero nuovamentecontesi, rinacquero antichi nazionalismi,scoppiarono numerose guerre: in Cecenia,nel Caucaso e nella ex Jugoslavia. Gli StatiUniti, dal canto loro, pensarono di averevinto la Guerra fredda, ma oggi emergono

  • chiari i limiti della superpotenza americana ele conseguenze del suo avventurismo:rivoluzioni sfuggite di mano, guerrigliefomentate dal fanatismo religioso, contrastisempre pi accesi con la Russia.

    Ma la ne della Guerra fredda, e i conittidel dopoguerra, hanno avuto come eettosoprattutto il sorgere dei non Stati Isis,Ghaza, Kurdistan iracheno, Bosnia, Kosovo,Siria, Libia con le grandi incognite che nederivano: come si combatte contro un nonStato? Come lo si governa? E come si puricostruire lordine perduto?

    SERGIO ROMANO (Vicenza, 1929) statoambasciatore alla Nato e, dal settembre1985 al marzo 1989, a Mosca. Ha insegnatoa Firenze, Sassari, Pavia, Berkeley, Harvarde, per alcuni anni, allUniversit Bocconi diMilano. editorialista del Corriere dellaSera. Tra i suoi ultimi libri pubblicati daLonganesi: Con gli occhi dellIslam (2007),Storia di Francia, dalla Comune a Sarkozy

  • (2009), LItalia disunita , con Marc Lazar eMichele Canonica (2011), La Chiesa contro,con Beda Romano (2012), Morire didemocrazia (2013) e Il declino dellimperoamericano (2014).

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    PROPRIET LETTERARIA RISERVATALonganesi & C. 2015 MilanoGruppo editoriale Mauri Spagnol

    ISBN 978-88-304-4320-4

    Illustrazione e grafica di copertina:Elisa Zampaglione / Dudot design

  • Prima edizione digitale 2015

    Questopera protetta dalla Legge sul dirittodautore.

    vietata ogni duplicazione, anche parziale, nonautorizzata.

  • IN LODEDELLA

    GUERRA FREDDA

  • A Fred

  • CINQUANTANNI DI PACE

    Suppongo che il titolo di questo libro possaprovocare sorpresa e fastidio. Nonrimpiangevano la Guerra fredda i berlinesidellEst, accorsi al muro la sera del 9novembre 1989, quando appresero chenessuno avrebbe impedito il loro passaggiodallEst allOvest. Non provavano alcunanostalgia i dimostranti di Praga quandocongedarono il regime comunistastringendosi intorno ad Alexander Dubek eVclav Havel. Non erano infelici i polacchi,gli ungheresi, i bulgari e i romeni. La nedella Guerra fredda liberava i popolidellEuropa centrorientale dal giogosovietico e tutti noi, in Europa occidentale,dallincubo di una guerra nucleare.Sapevamo che il crollo del comunismoavrebbe provocato, come ogni terremoto,alcune crisi di assestamento, ma eravamoconvinti che la libert avrebbe garantito la

  • pace europea e, in una prospettiva di mediotermine, aiutato i vecchi satelliti dellUrss acostruire migliori sistemi politici edeconomici.

    Non ci rendemmo conto, tuttavia, chelEuropa, nel 1989, non stava passando dallaguerra alla pace. I quasi cinquantannitrascorsi dalla ne della Seconda guerramondiale erano stati la pace pi lunga delcontinente euroasiatico dai trattati diVestfalia ai nostri giorni. Gli Stati Uniti ealcuni Paesi occidentali avevano combattutoin Corea contro i cinesi e i coreani del Nord.I francesi avevano combattuto contro ivietcong in Indocina. Gli americani eranosubentrati ai francesi e avevano combattutola stessa guerra sino alla met degli anniSettanta. Vi erano state altre guerrepostcoloniali: gli olandesi in Indonesia no al1949, gli inglesi in Malaysia contro icomunisti no al 1960, i francesi e gli inglesiin Egitto dopo la nazionalizzazione delCanale di Suez, i francesi in Algeria sino al1962. Vi erano stati sanguinosi scontri fra

  • russi e cinesi in Siberia lungo le sponde delume Ussuri. Ma non vi fu mai un conittoche coinvolgesse contemporaneamente, sullostesso campo di battaglia, gli antagonistidella Guerra fredda. Vi furono almenoquattro casi in cui fummo pericolosamentevicini al ciglio dellabisso, secondolespressione usata da un segretario di Statoamericano, John Foster Dulles. Mariuscimmo sempre, da una parte e dallaltra,a fare un passo indietro.

  • LA RIVOLUZIONE UNGHERESE

    Il primo caso fu la rivoluzione ungherese del1956. Negli anni precedenti entrambi iblocchi avevano considerevolmenteaumentato il volume sonoro delle lororeciproche accuse e quindi, implicitamente,delle loro reciproche minacce. Nel 1949 ledemocrazie europee e gli Stati Uniti avevanormato il Patto Atlantico e nei mesi seguentiavevano completato lalleanza con lacreazione di una organizzazione militarepermanente che fu chiamata Nato (NorthAtlantic Treaty Organization). Per la primavolta nella storia dEuropa un gruppo diStati decise di vivere continuamente sul piededi guerra con un comandante supremo,comandi regionali, basi comuni e pianistrategici che venivano periodicamenteaggiornati.

    LUnione Sovietica deplor la nascita dellaNato e orchestr una grande campagna

  • contro le intenzioni bellicose degli StatiUniti e dei loro alleati. Avrebbe potuto farealtrettanto e creare subito una Natosovietica, ma probabile che lArmata Rossadiidasse di qualsiasi organizzazionecollegiale in cui avrebbe dovuto condividerecon altri Paesi, sia pure avaramente, piani estrategie. La goccia che fece traboccare ilvaso fu lingresso nella Nato dellaRepubblica federale di Germania il 6 maggiodel 1955. Gli Stati Uniti sostenevano datempo che lesercito tedesco eraindispensabile alla difesa dellEuropa.Quando riuscirono nalmente a superare leresistenze francesi e inglesi, lUrss reag conun Trattato di amicizia, cooperazione emutua assistenza che fu rmato a Varsavia il14 maggio del 1955, poco pi di unasettimana dopo lingresso della Germanianella Nato. Al patto sovietico aderironolAlbania (che ne fece parte solo per qualcheanno), la Bulgaria, la Cecoslovacchia, laGermania dellEst, la Polonia, la Romania elUngheria.

  • Quando gli ungheresi cominciarono adimostrare contro il regime comunista, nelluglio dellanno seguente, il loro Paese,quindi, faceva parte dellalleanza con cui isovietici avevano risposto alla creazionedella Nato. Era diicile immaginare cheMosca avrebbe tollerato luscitadellUngheria dal Patto. Se lo avessepermesso, lo strappo di Budapest avrebbeaperto un varco nella frontiera fra i dueblocchi e creato un pericoloso precedente pergli altri membri dellalleanza sovietica. Ilgenerale Eisenhower, allora presidente degliStati Uniti e impegnato nella campagnaelettorale per il suo secondo mandato, fu trai primi a comprendere che lOccidenteavrebbe evitato il conitto soltantoastenendosi da qualsiasi diretta interferenzanella crisi. Ma non poteva dirloespressamente e le inevitabili deplorazionioccidentali dellinvasione sovietica crearononegli insorti ungheresi lattesa di unintervento che non si sarebbe maimaterializzato.

  • Forse laspetto pi interessante dellavicenda fu il contrasto tra due reazioniamericane a due contemporanee invasioni.Dopo avere lasciato il campo per qualchesettimana, i carri armati sovietici tornaronoa Budapest il 4 novembre. Scaduto unultimatum indirizzato al governo egiziano e,per la forma, al governo israeliano, le forzefrancesi e britanniche attaccarono le basiegiziane il 31 ottobre e lanciarono unadivisione di paracadutisti su Porto Said il 5novembre. Nel primo caso gli Stati Uniti sirassegnarono al fatto compiuto, nel secondocaso costrinsero Londra e Parigi ainterrompere le loro operazioni militari.Trattare duramente gli alleati era pi facileche non fare altrettanto con un potenzialenemico.

  • BERLINO E VIENNA

    Nella lunga frontiera della Guerra fredda, daStettino a Trieste, come fu descritta daWinston Churchill allUniversit di Fulton nelMissouri il 5 marzo 1946, esistevano ancoradue varchi che occorreva chiudere. Berlino eVienna, dalla ne del conitto, erano cittquadripartite. Ciascuna delle potenzevincitrici (a cui si era aggiunta la Francia)amministrava un quartiere delle due capitali,mentre un organo collegiale delle quattropotenze trattava, alloccorrenza, i problemicomuni. In Germania, tuttavia, i sovietici nonavevano atteso il trattato di pace perinstallare permanentemente i loro sodali neilnder orientali occupati dallArmata Rossa;e gli alleati occidentali avevano fatto lostesso, con altro stile, tracciando unafrontiera monetaria che separava il marcodellOvest dal marco dellEst. Restavalincerto status di Berlino, che nessuno dei

  • due blocchi era disposto ad abbandonare.La prima crisi scoppi il 30 marzo del

    1948 quando lUnione Sovietica cerc dicacciare gli alleati occidentali dai loro settoriberlinesi bloccando il traico ferroviarioproveniente dallOvest e, tre mesi dopo,quello stradale. Gli alleati risposero conlorganizzazione di un ponte aereo cheriforn la citt sino a quando i sovietici, nelfebbraio del 1949, capirono di avere perso lapartita e rinunciarono al blocco. Ma ilproblema era soltanto accantonato e sarebberiemerso nel novembre del 1958, quando illeader sovietico succeduto a Stalin era NikitaChruv. La questione, per Mosca, eradivenuta pi grave e urgente. Il problemanon era pi lesistenza di uno Stato dellaGermania occidentale, la Repubblicafederale, di cui lUrss, nel 1948, avevacercato di impedire la nascita. Il veroproblema, molto pi drammatico per Mosca,era la sorte della Germania comunista. Checosa sarebbe accaduto della Repubblicademocratica tedesca, come fu battezzata al

  • momento della nascita, se ai suoi cittadinifosse stato permesso di passare allOvestogniqualvolta avessero deciso diabbandonare il paradiso comunista diBerlino Est? Quale sarebbe stata lacredibilit internazionale di un Paese che inquesto modo perdette due milioni e mezzo dicittadini dal 1949 al 1961? Dopo averecercato inutilmente di indurre gli alleati adandarsene da Berlino, i sovietici decisero dicostruire un muro lungo 155 km. Ladecisione provoc indignazione e paura. Mail secondo sentimento era alquantoesagerato. La costruzione del muro dimostrche lUnione Sovietica preferiva lisolamentoa unemorragia demograca che avrebbemesso in discussione lesistenza del suosatellite tedesco. Il suo gesto sembrbellicoso e minaccioso, ma ebbe leetto dicongelare gli equilibri politici e militari inEuropa centrale. La situazione europea fupi stabile, dopo il muro, di quanto fossestata prima della sua costruzione.

    Laltro varco, quello di Vienna, era stato

  • chiuso sei anni prima, nel 1955, in un climameno conittuale. Dopo avere permesso lacostituzione di un governo nazionale alla nedel conitto, ma essersi lungamente oppostaa qualsiasi intesa concordata sulle sortidellAustria, lUnione Sovietica, grazie allasvolta impressa da Chruv alla politicaestera del suo Paese, aveva accettato dinegoziare il contemporaneo ritiro di tutte leforze delle potenze occupanti. La nuovaAustria avrebbe avuto le frontiere del 1937(prima dellAnschluss), si sarebbe impegnataa non perseguire lunione con la Germania eavrebbe solennemente proclamato la proprianeutralit. Il trattato di Stato fu rmato aVienna il 15 maggio 1955 in uno sfarzosopalazzo, il Belvedere, costruito da Eugenio diSavoia agli inizi del Settecento e abitato,prima della Grande guerra, dallarciducaFrancesco Ferdinando. Nella scelta del luogodove fu celebrata la nascita di una piccolaAustria repubblicana vi era una melanconicaironia che i cronisti dellepoca preferirononon sottolineare.

  • LA PRIMAVERA DI PRAGA

    La crisi successiva scoppi in Cecoslovacchianel 1968 e fu per molti aspetti la riedizionemeno cruenta della rivoluzione ungherese del1956. Dopo pi di venti anni dalla ne dellaSeconda guerra mondiale, i problemi degliStati europei, su entrambi i lati del sipario diferro, non erano pi soltanto geopolitici.Erano anche generazionali. A Est, inparticolare, era stato relativamente facileimporre un nuovo ordine a una generazioneche era stanca di combattere e potevariporre qualche speranza nelle promesse delcomunismo. Era divenuto pi diicile,tuttavia, da quando fu sempre pi evidenteche gli impegni non erano stati mantenuti eche le condizioni di vita erano molto pipromettenti al di l del sipario.

    Nella seconda met degli anni Sessanta iquadri pi giovani e brillanti del partitocecoslovacco tentarono di riformare il

  • sistema politico dallinterno senza rimetterein discussione n i rapporti con lUrss nlappartenenza del Paese al Patto diVarsavia. Gi nel 1967 vi erano statinumerosi segni di malumore. A un congressodellUnione degli scrittori, in giugno,qualcuno aveva osato prendere la parola percriticare Antonn Novotn, uomo dellavecchia guardia e comunista sin dal 1921,diventato segretario del partito dopo unapurga dispirazione staliniana nel 1952. Nonera particolarmente popolare a Mosca e inUnione Sovietica, e la dirigenza sovietica,quando nel gennaio del 1968 fu costretto adimettersi, lasci fare.

    Alla segreteria del partito gli succedetteAlexander Dubek e alla presidenza dellarepubblica, in marzo, un generale, LudvkSvoboda. Le due scelte parvero promettentiper i riformatori. Dubek era slovacco (ungruppo etnico che chiedeva maggioreautonomia sin dai tempi della Repubblica diMasaryk e Bene) e parlava di socialismodal volto umano, mentre Svoboda era

  • approdato al comunismo da un interessantepassato militare. Aveva combattuto nellaLegione ceca contro i rossi dopo larivoluzione bolscevica, ma si era riscattato,agli occhi di Mosca, raggiungendo lUnioneSovietica nel 1939, dopo lannessione delPaese alla Germania. Alla ne della guerra,nel 1945, era comandante di un corpocecoslovacco inserito nellArmata Rossa epronto a fare una decorosa carrieranellambito del regime comunista. Nel 1968fece del suo meglio per dare una mano aDubek, ma non pot impedire che Mosca,preoccupata dalla piega che la crisicecoslovacca stava prendendo, intervenissesempre pi direttamente ed esplicitamente.Dubek promise che la Cecoslovacchia nonavrebbe abbandonato il Patto di Varsavia,ma i sovietici volevano maggiori garanzie ele ottennero con la forza il 21 agosto,quando un corpo militare sovietico,aiancato da truppe polacche, ungheresi,bulgare e tedesche dellEst (la Romaniariut di partecipare alloperazione), invase

  • la Cecoslovacchia. Vi furono scontri evittime, ma il nuovo gruppo dirigentececoslovacco non volle che Praga diventasseuna nuova Budapest e n per piegarsi allavolont dellUrss.

    Mosca lasci passare qualche mese eregol denitivamente i conti con ilsocialismo dal volto umano nellapriledellanno seguente. Ma nel frattempo LeonidBrenev, segretario generale del Partitocomunista sovietico, aveva deciso di spiegareuna volta per tutte quale sarebbe stata, incasi analoghi, la politica dello Statosovietico. Il 13 novembre 1968, al VCongresso del Partito operaio unicatopolacco, disse: Quando forze ostili alsocialismo cercano di spingere un Paesesocialista verso il capitalismo, il problemanon soltanto del Paese interessato, maanche di tutti i Paesi socialisti. Non erasoltanto una minaccia. Era anche il tentativodi creare un Commonwealth comunistaeuropeo unito dagli stessi interessi esottoposto a una stessa leadership.

  • Anche fra le democrazie occidentali vierano coloro che non avevano alcunaintenzione di rimettere in discussione lordineeuropeo per dare un po di democrazia aisatelliti dellUrss. La Francia del generale DeGaulle vedeva addirittura nel movimentoriformatore di Praga la mano dellaGermania, e il suo ministro degli Esteri,Michel Debr, disse allAssemblea nazionale,il 29 agosto 1968, che la crisi cecoslovaccaera un incident de parcours, uncontrattempo di viaggio. De Gaulle, qualchegiorno dopo, ribad che la causa degliavvenimenti cecoslovacchi era nella politicadei blocchi, la formula di cui si servivaabitualmente per ricordare che leresponsabilit degli Stati Uniti non eranomeno grandi di quelle dellUrss. Le reazioniamericane non furono molto diverse. Vi fuuna riunione del Consiglio nazionale dellasicurezza, convocata dal presidente LyndonJohnson, in cui il vicepresidente HubertHumphrey disse che gli Stati Uniti, in quellecircostanze, potevano soltanto snort and

  • talk, sbuare e parlare. Ancora una volta lacrisi dimostr che nessuno in Occidente eradisposto a scommettere su un futuro incertoper la soddisfazione morale di qualchepronunciamento democratico.

    Lepilogo della crisi cecoslovacca fu scrittonellaprile del 1969, quando i sovieticichiusero la partita con metodi tutto sommatomolto meno drastici di quelli che sarebberostati usati in epoca staliniana. I vertici delregime furono rinnovati e Alexander Dubekcominci una carriera a ritroso, simile aquella del malato terminale in un racconto diDino Buzzati: presidente dellAssembleafederale, ambasciatore in Turchia, espulsodal partito e dal Parlamento slovacco,impiegato nel servizio forestale dellaSlovacchia, condannato alla morte civile.Dopo avere rimesso ordine, i sovieticisottoposero al governo di Praga un nuovoTrattato di amicizia, cooperazione e mutuaassistenza, rmato il 6 maggio 1970, in cui siribadivano gli impegni del Patto di Varsavia,la fede negli immutabili principi

  • dellinternazionalismo socialista, la fermaopposizione a imperialismo, revanscismo emilitarismo, ma anche la pacicacoesistenza di Stati con diversi sistemisociali e le relazioni di buon vicinato fratutti gli Stati europei.

    Uno degli articoli pi interessanti deltrattato era il n. 9, dove si aermava che unadelle condizioni per garantire la sicurezzaeuropea era limmutabilit dei connistatali tracciati in Europa dopo la Secondaguerra mondiale. Tradotta in chiaro quellafrase signicava che la pace dipendeva dallacontinua divisione della Germania. Moltiuomini di Stato occidentali non si sarebberoespressi in quei termini, ma avevano le stesseconvinzioni.

  • UN TARDIVO TRATTATO DI PACE

    Per garantire limmutabilit dei connioccorreva riempire un altro buco lasciatoaperto dallo scoppio della Guerra fredda frail 1947 e il 1948. Occorreva un trattato dipace che nessuno era disposto a negoziaresino a quando non fosse stato possibiletrovare una formula per la soluzione delproblema tedesco. La crisi cecoslovaccaaveva confermato che lOccidente non eradisposto a fare la guerra e che il momento diunintesa si stava avvicinando. LUrsscominci a chiedere insistentemente laconvocazione di una conferenza per lacooperazione e la sicurezza in Europa. Siopposero, a tutta prima, i Paesi cheavrebbero voluto evitare il consolidamentodello status quo, vale a dire quelli che in altritempi si sarebbero chiamati revanscisti. Maprevalse alla ne il concetto che se non erapossibile sopravvivere a una guerra nucleare,

  • tanto valeva organizzare e normalizzare laconvivenza. I lavori della Conferenzadurarono due anni e si conclusero con undocumento che il pudore prefer denire AttoFinale, anzich Trattato, e che prese il suonome da quello della capitale nlandese dovefu rmato. I suoi contenuti sono gliingredienti canonici del massimario dellebuone relazioni internazionali: rispetto dellereciproche sovranit, astensione dallusodella forza, soluzione politica delledivergenze, non intervento nelle questioniinterne. Ma il punto a cui lUrss tenevamaggiormente era quello sullinviolabilitdelle frontiere, un principio che, tradotto inchiaro, signicava come sappiamo: laGermania deve restare divisa in due Stati. Glioccidentali lo sottoscrissero perch eranodella stessa opinione, ma vollero dimostraredi avere strappato ai sovietici qualcosa einsistettero per includere nellAtto due puntidemocratici: il primo sul rispetto deidiritti umani e delle libert fondamentali, fracui la libert di coscienza, pensiero e

  • professione di fede, il secondosulleguaglianza dei diritti elautodeterminazione dei popoli. Tuttisapevano che lintoccabilit delle frontiere elautodeterminazione dei popoli possonoessere in molte circostanze diicilmentecompatibili. Ma il desiderio di un accordo,anche se raggiunto con una buona dosedipocrisia, n per prevalere su ogni altraconsiderazione.

    Bench fondati su equivoci di cui tuttierano consapevoli, la fase che precedettelAtto di Helsinki e gli anni immediatamentesuccessivi aprirono la stagione del disarmo edei trattati pacicatori. Il 12 agosto 1970fu rmato un accordo tra lUnione Sovieticae la Repubblica federale di Germania. Il 7dicembre dello stesso anno ne fu rmato unaltro, non meno importante, tra la Polonia ela Repubblica federale; e Willy Brandt, invisita a Varsavia, si inginocchi di fronte almonumento che ricordava la rivolta degliebrei nel ghetto, tra laprile e il maggio 1943.Il 3 settembre 1971 fu conclusa unintesa

  • quadripartita su Berlino con cui siriconosceva che era meglio trasformare ilprovvisorio in denitivo con qualche regolache avrebbe limitato il numero di possibiliincidenti.

    Il 26 maggio 1972 venne conclusolaccordo forse pi importante della Guerrafredda: quello con cui gli Stati Uniti elUnione Sovietica si impegnavano a limitarela costruzione di basi antimissilistiche.Ciascuna delle due maggiori potenzeaccettava, implicitamente, di non aspirareallinvulnerabilit, di lasciare scoperta unaparte del proprio territorio nazionale, di nonimpedire che un secondo colpodellavversario restituisse il danno inittodallaltro con un primo colpo. Nello stessogiorno fu rmato anche un accordo sullalimitazione degli armamenti strategicioffensivi.

    Considerati insieme, i due accordi erano ipi rassicuranti conclusi nella fase dellaGuerra fredda che segu la crisicecoslovacca. Vi fu anche, in questo bouquet

  • di trattati, una dichiarazione comune delledue maggiori potenze sui principifondamentali delle loro relazioni in cui StatiUniti e Unione Sovietica aermavano,allundicesimo punto, di non avere nulla darivendicare per se stesse e, inoltre, che nonavrebbero riconosciuto le pretese di qualsiasialtro Paese che aspirasse a diritti speciali ovantaggi negli aari mondiali. Era unafrase volutamente criptica, ma diretta achiunque, dal Giappone alla Cina, avessevoluto rimettere in discussione gli equilibripolitici e territoriali emersi dalla Secondaguerra mondiale. Per la verit, queste buoneintenzioni erano potenzialmente contraddettedal punto successivo in cui si aermava chequesti principi fondamentali non avrebberoinciso su qualsiasi altro obbligoprecedentemente assunto verso altri Paesidagli Stati Uniti e dallUnione Sovietica. Maera naturale che ciascuno dei due padronivolesse assicurare i suoi sodali, scudieri ecompagni di strada che non sarebbero statiignorati e dimenticati.

  • LE GUERRE FUORI CAMPO.UN PASSO INDIETRO: LA COREA

    La Guerra fredda normalizzata eregolamentata era senza dubbio la miglioredelle paci possibili. Ma non imped, in quasitutte le sue fasi, che ciascuna delle duepotenze continuasse a fare o lasciar fare unapolitica espansiva e aggressiva, anche con learmi, nelle aree di inuenza in cui riteneva diavere interessi e diritti. Senza farsi guerra,Usa e Urss si trovarono cos in campi oppostiin Corea, in Vietnam, in Medio Oriente, neiCaraibi, nellAfrica a sud del Sahara e nelCorno dAfrica. Finch laltra potenza nonraccoglieva la provocazione e lasciava aquella maggiormente impegnata un certomargine di libert, gli equilibri venivanorispettati. Ma vi furono casi in cui anche unaguerra periferica poteva pregiudicare lasolidit del sistema. Accadde soprattutto inCorea, a Cuba, in Vietnam, nel Golfo

  • (Persico per gli iraniani, Arabico per gliarabi) e in Afghanistan nel dicembre del1979.

    La guerra di Corea scoppi nel giugno1950 quando le truppe del Nord comunistainvasero il territorio della repubblicameridionale. La situazione della penisola eraper molti aspetti una variante asiatica delcaso tedesco. Sino alla ne della Secondaguerra mondiale, lintera penisola era statauna colonia giapponese. Terminato ilconitto, il Paese fu pragmaticamentespartito dalle due potenze vincitrici del teatroasiatico, Stati Uniti e Unione Sovietica, chenon tardarono a installare nelle rispettivezone doccupazione regimi conformi ai loromodelli e interessi. certamente vero che illeader nordcoreano Kim Il-sung chiese, primadi attaccare, il beneplacito di Stalin e fecealtrettanto di l a poco con Mao Zedong. Manel suo ultimo libro (World Order) HenryKissinger ricorda che lautorizzazionericevuta da entrambi aveva ben poco a chevedere con le strategie della Guerra fredda

  • cominciata da un paio danni nel continenteeuropeo. Stalin voleva raorzare la Coreadel Nord per conquistarne la riconoscenza edevitare che divenisse un satellite cinese; Maofece pi o meno lo stesso ragionamento ecredette che lassistenza cinese ainordcoreani avrebbe impedito ai russi diestendere la loro inuenza allintera penisolacome era accaduto in epoca zarista. Quelleche agli occhi degli Stati Uniti e dei loroalleati europei sembravano mosse comunistesul grande scacchiere della Guerra freddaerano in realt soprattutto una partitaasiatica a tre fra Stati comunisti Urss, Cinae Corea del Nord ciascuno dei qualisorvegliava con sospetto le intenzioni deglialtri.

    Alla ne non vi furono vincitori. Gli StatiUniti dovettero rinunciare al loro disegnoiniziale estendere il territorio della Coreademocratica sino al conne con la Cina e siaccontentarono di una linea darmistizio checorrispondeva alla frontiera dei due Stati. NlUnione Sovietica n la Cina popolare

  • riuscirono a fare della Corea del Nord unoStato vassallo.

  • UNA GUERRA EVITATA: CUBA

    La crisi cubana dei missili sovietici, nel 1962,fu uno scontro fra percezioni opposte ereciproci pregiudizi. La rivoluzione castrista,tre anni prima, era stata un moto nazionale,non diverso da quelli che avevano ispirato leprovince latino-americane del regno diSpagna e del Portogallo nella prima metdellOttocento. Lindipendenza di Cuba, nel1898, era giunta tardi, era stata conquistatagrazie allintervento degli Stati Uniti e avevaavuto leetto di trasformare la coloniaspagnola in un protettorato nordamericano.Quando rovesci il regime di FulgencioBatista ed entr trionfalmente allAvana nelgennaio 1959, Fidel Castro era quindilultimo dei libertador. Divenne comunistapi tardi, quando Washington lo tratt allastregua di un usurpatore e il nuovo leadercubano ritenne, non senza qualche ragione,che la sua isola, a sole novanta miglia dalle

  • coste della Florida, sarebbe stataindipendente soltanto se avesse avuto unprotettore potente e lontano. Il maldestrotentativo dinvasione, con lo sbarco diqualche migliaia di esuli nella Baia dei Porci,il 17 aprile 1961, conferm che Cuba avevabisogno di un amico e questi si materializznella persona di Anastas Mikojan, vecchiobolscevico, collaboratore di Stalin e in quelmomento primo vicepresidente del Consigliodei ministri dellUrss.

    Il suo viaggio a Cuba, nel 1961, fu laprima pietra di un accordo che sarebbedurato sino al giorno in cui lUrss potsostenere il bilancio dellisola comprandosigari per la sua lite e zucchero cubano aprezzi politici. Quando gli aerei-spiadellaviazione degli Stati Uniti scattaronofotograe da cui risultava che nellisola sistavano costruendo alcune rampemissilistiche, Washington reag come selUrss avesse audacemente oltrepassato iconni della Guerra fredda. In realt, perMosca, i missili sovietici nei Caraibi erano

  • soltanto il corrispettivo dei missili Jupiter chegli Stati Uniti, negli anni precedenti, avevanoinstallato in Italia e in Turchia. Se lAmericaera in grado di colpire lUrss dal territoriodei suoi alleati, perch i sovietici nonavrebbero potuto fare altrettanto dalterritorio del loro alleato caraibico? Maquella che a Mosca sembrava la creazione diun pi equilibrato rapporto appariva aWashington unintollerabile invasione dicampo.

    Nello scontro fra le due maggiori potenzenucleari, lAmerica, alla ne, sembrvincitrice. Le navi sovietiche si fermarono difronte alla otta americana, schierata neiCaraibi, e Mosca rinunci allinstallazionedei missili. La decisione fu celebrata comeuna vittoria degli Stati Uniti contro leinammissibili pretese della maggiore potenzacomunista mondiale. Ma laccordo prevedevaanche che gli Stati Uniti avrebbero rispettatolindipendenza cubana, che la presenzasovietica a Cuba sarebbe stata tollerata, chei Jupiter, anche se linformazione fu data al

  • mondo con il contagocce, sarebbero statirimossi. Non era poco. Con la primaconcessione lAmerica rinunciava a un dirittodintervento che era stato per molto tempoiscritto nella costituzione dello Stato cubanodopo la conquista dellindipendenza. Con lealtre riconosceva che il negoziato, nel quadrodella Guerra fredda, era possibile e utile. Fuuno dei migliori accordi della Guerra fredda,la dimostrazione che nessuna delle duegrandi potenze voleva il conitto. Un annodopo, nel 1963, vi fu un altro gestodistensivo: laccordo con cui le potenzenucleari rinunciavano a condurre esperimentinellatmosfera.

  • IL VIETNAM

    Anche nella guerra del Vietnam, come inquella di Corea, vi furono equivoci emalintesi. Allinizio, mentre i francesicombattevano contro le milizie comuniste deivietcong, gli americani fecero in buonasostanza quello che avrebbero fatto due annidopo, quando Francia e Gran Bretagnatentarono di impadronirsi del Canale di Suez.Non intendevano aiutare le due maggioripotenze coloniali a conservare i loro imperi esi limitarono a qualche insuiciente sostegnologistico. Ma non appena compresero, dopola scontta francese a Dien Bien Phu, che ilVietnam indipendente non avrebbe avuto lafibra morale e civile per battersi con successocontro le formazioni comuniste del Nord,scivolarono, un passo alla volta, nel conitto.Il presidente Eisenhower, dopo la sconttafrancese, aveva detto, nel corso di unaconferenza stampa: Esiste una la

  • composta da pezzi del domino; ne buttate giuno e prima o dopo cadr anche lultimo.Da quel momento, la teoria del dominoispir la politica estera americana in Asia. Ilsuccessore di Eisenhower, John Kennedy,permise linvio di truppe combattenti confunzioni ausiliarie e il suo successore, LyndonJohnson, autorizz la formazione di un corpodi spedizione che crebbe progressivamentesino a comprendere mezzo milione di uomini.Gli americani dicevano a se stessi e al mondoche stavano combattendo per la libertdellAsia sudorientale e contro un disegnostrategico concepito a Mosca e Pechino. Ma irapporti fra la Cina e lUrss erano diventatisempre meno amichevoli sino a unsanguinoso scontro, a colpi di cannone,lungo i umi Amur e Ussuri, al conne tra idue Paesi, nel settembre del 1969. Tre annidopo, preceduto dai sondaggi di HenryKissinger, il presidente americano RichardNixon ruppe i vecchi schemi della Guerrafredda e incontr Mao a Pechino.

    Pi tardi, nella seconda met degli anni

  • Settanta, gli americani si accorseronalmente che anche i dissidi fra la Cina e ilVietnam non erano meno seri di quelli cheavevano contrapposto la Cina e lUnioneSovietica negli anni precedenti. Esistevaormai un espansionismo vietnamita cheaspirava a estendere la propria inuenza suLaos e Cambogia, gli altri due eredi delcolonialismo francese nella regione. Quando350.000 soldati vietnamiti invasero laCambogia, nel dicembre 1978, e neconquistarono la capitale, la Cina di DengXiaoping non esit a organizzare unaspedizione punitiva che invase il Vietnam nelfebbraio dellanno seguente. La guerra dursoltanto tre settimane e n quando laRepubblica popolare cinese decise di ritirarele proprie truppe. Non fu una vittoria diPechino, ma dimostr che non vi era in Asiaun blocco sovietico, unito contro gli StatiUniti. Vi erano Paesi con diversi interessinazionali di cui Washington, anche prima diHenry Kissinger, avrebbe potuto sfruttare ledivergenze a proprio vantaggio.

  • LA PACE FREDDA

    Chiuso, nalmente, il capitolo vietnamita eterminato nel frattempo il negoziato diHelsinki per la rma di un Atto che sancivalinviolabilit dei conni europei, la Guerrafredda divenne in Europa una pace fredda,insoddisfacente per alcuni Paesi forse, mafondata su reciproche convenienze. Niente,tuttavia, vietava alle due maggiori potenze dicontinuare a combattersi per procura in altricontinenti. Ma a questo punto entriamo,lasciando lEuropa, in una zona dellerelazioni internazionali dove i rischi sono piindeniti e lontani, i sentimenti prevalgonosulla ragione, la paura sulla saggezza, laricerca del confronto su quella dellequilibrio:un terreno dove le ideologie ouscano lamente degli uomini di Stato pi riessivi eintelligenti. La Guerra fredda aveva generatouomini e donne che si nutrivano delle suefantasie e dei suoi incubi, incarichi civili e

  • militari che potevano sopravvivere soltantoin un clima di minacce incombenti. Gli StatiUniti sembravano convinti che soltanto ladiusione della democrazia li avrebbe resinalmente sicuri; lUnione Sovieticasembrava pensare che soltanto la diusionedel comunismo nel mondo avrebbe garantitola pace universale.

    Il vecchio rapporto dellAmerica e degliStati europei con i popoli di altri continenti(soprattutto Africa e America Latina) sirovesci. Le vecchie colonie, divenuteindipendenti, nirono per determinarealmeno in parte la politica estera dei lorovecchi padroni. Ansiosi di presidiare posizioniche potevano essere attratte nellorbitasovietica, gli Stati Uniti comperaronolamicizia o lalleanza di molti Paesi,soprattutto africani. In un libro sulla Guerrafredda, John Harper, studioso della JohnsHopkins di Bologna, scrive che alla ne deglianni Settanta il risultato di questa partitasovietico-americana, su scala globale, erauna sorta di pareggio: Mosca aveva

  • reclutato amici in Iraq, Angola, Etiopia,Yemen del Sud, Afghanistan e, per qualchetempo, in Somalia e Cile. Ma aveva perdutolEgitto, il Sudan e la Somalia; mentregoverni di sinistra erano stati rovesciatinellImpero Centroafricano, in Uganda,Guinea Equatoriale, Guinea Bissau e Ghana.Washington nel frattempo aveva consolidatoi suoi rapporti con lEgitto, il Kenya, laSomalia, lOman (...), ma aveva perdutolEtiopia, il Vietnam del Sud, la Cambogia eil Nicaragua. Le conquiste delluna edellaltra potenza, tuttavia, erano eimere.Non vi era Paese, soprattutto in Africa, in cuiil dittatore non fosse pronto a saltare da uncampo allaltro per spuntare un prezzomigliore. Chi conquistava un amico rischiavadi consegnarlo, poco dopo, al suo avversario.

  • LAFGHANISTAN

    Quando decise dinvadere lAfghanistan, neldicembre del 1979, lUrss non stavaprogettando la conquista di un nuovosatellite. Il regime installato a Kabul era gicomunista. Ma il Partito comunista afghanosi era diviso in due opposte fazioni (la primadi obbedienza sovietica, la seconda diobbedienza cinese) e occorreva mettere unpo dordine in un Paese che Moscaconsiderava strategicamente importante. Isovietici non potevano ignorare che la mossaavrebbe suscitato reazioni occidentali, maqualcuno al vertice dello Stato (il vecchioAndrej Gromyko in particolare) si ostin avedere dietro i bisticci della classe dirigenteafghana un disegno ostile dellIran, delPakistan, della Cina e, naturalmente, degliStati Uniti.

    Ai sospetti di Mosca corrispondevano,come in uno specchio, quelli di Washington.

  • L dove Gromyko e il capo di stato maggioredellArmata Rossa Dmitrij Ustinov vedevanouna minaccia alle frontiere meridionalidellUnione Sovietica, alcuni consiglieri delpresidente Carter vedevano la conquista diuna posizione strategica che avrebbepermesso allUrss di scendere verso i maricaldi e il Golfo di Aden. Nessuno dei due,invece, aveva previsto lesplosione di quelnazionalismo tribale e religioso che neppurelImpero britannico era riuscito a domare nelsecolo precedente. Quando se ne accorsero,gli americani decisero di combattere isovietici per procura con una coalizione chen per realizzare i timori di Gromykoallargando il conitto a Cina, Pakistan eArabia Saudita. Il risultato fu, per entrambi,disastroso. LUnione Sovietica rimase perotto anni prigioniera di una guerra che nonpoteva vincere e che suscit molti malumorinella sua societ. Gli Stati Uniti furono lalevatrice di Osama bin Laden e di unjihadismo fanatico che diventer, ventannidopo, il loro peggiore incubo.

  • LIMPOSSIBILE DISARMOE LA GARA DEI MISSILI

    Fra coloro per cui la Guerra fredda eradiventata la principale ragione di vita vierano gli ambienti militari delle due maggioripotenze. Il disgelo e lAtto di Helsinkiavevano allontanato le prospettive di unconitto, ma lequilibrio dipendeva, in ultimaistanza, dalla rinuncia di entrambe le parti aricercare la superiorit militare. Vi furonodue accordi Salt (Strategic Arms LimitationTalks): il primo nel 1972 per la limitazionedei missili balistici strategici, il secondo nel1979 per la limitazione delle armi nucleari.Ma nessuna delle due maggiori potenzerinunci a progettare e sperimentare nuoviordigni. Se un uomo politico avesse sollevatoobiezioni e manifestato qualche dubbiosullopportunit e sulla coerenza di un taleatteggiamento, i generali avrebbero replicatoche gli arsenali invecchiano, che le nuove

  • tecnologie permettono la costruzione di armisempre pi eicaci e micidiali, che ilpotenziale nemico non sarebbe rimasto conle mani in mano, che non era saggio aidarela propria sicurezza a un pezzo di carta.Insomma il succo di queste posizioni, da unaparte e dallaltra, era lo stesso: se non lofacciamo noi, lo faranno loro.

    Il caso pi clamoroso e potenzialmentepericoloso fu quello dei missili intermedi chelUnione Sovietica cominci a installare neisuoi territori occidentali sin dalla secondamet degli anni Settanta. In questo caso lebasi militari di un alleato compiacente nonerano necessarie. Gli SS20, come furonochiamati dalla Nato, erano lunghi pi di 16metri, portavano tre testate nucleari eavevano nella versione iniziale una gittatatra 500 e 5000 chilometri. Collocati inUcraina o in Bielorussia, potevano colpiretutte le citt dellEuropa occidentale, daSiviglia a Edimburgo.

    I nuovi missili non modicavanolequilibrio delle forze. LUrss non poteva

  • ignorare che a un primo SS20 gli Stati Unitipotevano reagire con i missiliintercontinentali, lanciati dal loro territorio odai sottomarini, e con altre armi nuclearicollocate nelle loro basi europee. Ma i falchidi Washington, come ricorda John Harper, sidicevano convinti che lo spiegamento dinuove armi per colpire al di l del sipario diferro avrebbe permesso ai sovieticidintimidire gli europei e di convincerli, conqualche lusinga economica, ad accettare unostatus simile a quello della Finlandia. Laprospettiva di uno scenario analogo, ma coneetti diversi, cominci a circolare inEuropa. Mentre a Washington qualcunotemeva che lEuropa si staccasse dagli StatiUniti, e si serviva di questa prospettiva perchiedere laumento del bilancio delle forzearmate, a Bonn, un cancellieresocialdemocratico, Helmut Schmidt, temevache gli Stati Uniti non avrebbero reagito a unattacco sovietico e avrebbero lasciatolEuropa al suo destino. Fu grazie a questiargomenti che Schmidt, con laiuto di

  • Francesco Cossiga (allora presidente delConsiglio), riusc a convincere il ConsiglioAtlantico che lunica risposta eicace agliSS20 sarebbe stata linstallazione di nuovimissili americani nel territorio di alcunimembri europei dellAlleanza Atlantica. Ladecisione fu addolcita orendo a Mosca,come alternativa, la prospettiva di unaccordo per la reciproca diminuzione deimissili di medio raggio. La double trackdecision (un percorso a due corsie), come fuchiamata, ebbe leetto di aprire unnegoziato, fra gli Stati Uniti e lUrss, che sisarebbe protratto, senza risultati, sinoallavvento di Michail Gorbav e ai suoiincontri, in Svizzera e Islanda, con ilpresidente americano Ronald Reagan.

    Per molto tempo fu un dialogo fra sordi.Mentre lobiettivo del negoziato era lacontemporanea riduzione dei due arsenalimissilistici, Reagan, ricorda Harper,aumentava il bilancio militare, fra il 1981 e il1984, del 43%, e il Dipartimento della Difesanon smetteva di progettare nuove armi e

  • nuovi sistemi militari. Quello pi innovativo eminaccioso, annunciato da Reagannellaprile 1983, fu lIniziativa strategica didifesa, una sorta di linea Maginot spazialeche avrebbe difeso il territorio degli StatiUniti da qualsiasi attacco missilistico conuna combinazione di armi nucleari econvenzionali. Se fosse stato realizzato,questo scudo avrebbe reso lAmericainvulnerabile e quindi, agli occhi dei sovietici,pi invadente e arrogante. Ma i primiesperimenti fallirono e Reagan si dimostralla ne meno bellicoso di quanto fossesembrato allinizio del suo mandatopresidenziale. Gradualmente, le due maggioripotenze tornarono a un concetto pitradizionale della Guerra fredda, quello di unmondo in cui nessuno dei due avrebbecercato di sconvolgere i delicati equilibri dacui dipendeva la pace dellEuropa.

  • MUTAMENTI SOCIALI,CONSEGUENZE POLITICHE

    La ricerca di una nuova coesistenza fuprobabilmente dovuta anche a mutamenticulturali e sociali. Negli Stati Uniti eracresciuta una generazione del dopo Vietnamche non aveva dimenticato gli anni dellacoscrizione obbligatoria ed era menodisposta, almeno per il momento, adaccettare nuovi impegni militari. In Europalo spiegamento di missili americani, decisonel Consiglio Atlantico del dicembre 1979,era stato accolto, come era prevedibile, damanifestazioni di protesta nei Paesi in cuisarebbero stati installati, ma alquantodiverse da quelle degli anni in cui leagitazioni popolari contro gli Stati Uniti e laNato erano organizzate e gestite dallefederazioni del Partito comunista. In Italia,ad esempio, il Pci, impegnato nella creazionedi un fronte eurocomunista meno dipendente

  • da Mosca, dette prova di un certo imbarazzo.In Polonia, nei cantieri di Danzica, nacquenel 1980 un sindacato dispirazione cattolica,Solidarno, che divenne rapidamente unmovimento politico. In Cecoslovacchia, nelgennaio del 1977, un gruppo di intellettualiaveva diuso un appello scritto da uncommediografo, Vclav Havel, che chiedevaal governo il rispetto dei principi democraticiiscritti nellAtto di Helsinki. Il documento funoto come Carta 77 ed ebbe una largarisonanza in altri Paesi del blocco sovietico.In Vaticano, il 16 ottobre 1978, fu eletto unpapa polacco, Karol Wojtya, che divenne ilmaggiore protettore del suo Paese sullascena internazionale e garant a Solidarnoi nanziamenti che gli permisero diorganizzarsi e resistere alle misurepoliziesche del regime. E in Unione Sovietica,inne, dopo la morte di tre vecchi leader(Brenev, Andropov, ernenko) il Comitatocentrale del Pcus (Partito comunistadellUnione Sovietica) elesse nel 1985 unuomo di 54 anni, Michail Gorbav, che

  • avrebbe cercato di riformare il regime e cheavrebbe contrapposto alla logica dellaGuerra fredda il progetto di una casacomune europea.

    Il programma economico di Gorbav erapiuttosto confuso e non resistette alla provadella realt, ma il suo stile convinse RonaldReagan, a cui non spiaceva entrare nellastoria come luomo che aveva evitato loscontro nucleare fra le due maggiori potenzee aperto una fase nuova delle relazioniinternazionali. Laccordo fu raggiunto in duetempi. Nel primo incontro, a Ginevra, nelnovembre 1985, i due si studiaronomuovendo luno allaltro le solite accuse concui i due Paesi si erano tradizionalmenteconfrontati negli anni precedenti. Maciascuno dei due, dopo avere ascoltato leprevedibili risposte dellaltro, torn in patriacon limpressione che lintesa fosse possibile.Fu raggiunta un anno dopo a Reykjavk, inIslanda, e non fu molto diversa dallaproposta che il Consiglio Atlantico avevafatto nel dicembre del 1979: lUrss avrebbe

  • ritirato gli SS20 dalle basi in cui erano statiinstallati, gli Stati Uniti avrebbero rinunciatoalle installazioni dei loro missili a medioraggio (Pershing e Cruise) in cinque PaesidellAlleanza Atlantica, fra cui lItalia. Nelsuo ultimo libro autobiograco (Ogni cosa asuo tempo) Gorbav ammette di averesperato sino allultimo che Reagan avrebbeaccettato dinterrompere le sperimentazioniper lo scudo spaziale. Ma il presidenteamericano resistette e il leader sovietico nper cedere. Voleva laccordo perch eraconvinto che avrebbe cambiato la percezionedellUrss nel mondo e facilitato la suacampagna riformatrice.

    La percezione cambi, ma i due pilastridella riforma del leader sovietico nirono perprodurre risultati contraddittori. Laperestrojka, vale a dire la ristrutturazione delsistema economico sovietico, fu sabotata daiquadri del partito, dalle grandi agenziestatali, dalle burocrazie ministeriali, ed ebbela sventura di coincidere con una fase in cuiil vertiginoso calo del prezzo del petrolio

  • privava il bilancio statale di risorseindispensabili. La glasnost, vale a dire latrasparenza di cui lo Stato avrebbe dovutodare prova nei rapporti con i suoi cittadini,funzion invece n troppo bene. Mentre lariforma inciampava nelle molte trappolefabbricate dai suoi avversari, la stampacoglieva volentieri loccasione che le venivaoerta da Gorbav per rappresentare unPaese in cui il potere appariva sempre menoincline a esercitare la sua tradizionaleautorit, e i cittadini, invitati a parlare piapertamente, cominciavano a esprimeresperanze e malumori.

  • LA FINE DEL COMUNISMO EUROPEO

    I successi di Gorbav, quindi, furono piesterni che interni. Le riforme che nonriusciva a realizzare in Unione Sovieticacominciarono a contagiare altre societcomuniste soprattutto in Polonia, Ungheria eCecoslovacchia. La giovent cinese, quandoil leader sovietico visit la Repubblicapopolare nel maggio del 1989, approttdella sua presenza per protestare contro unregime che aveva liberato le energieeconomiche del Paese, ma aveva conservatointatto il suo apparato ideologico epoliziesco. Lultimo atto, nella storia delcomunismo europeo, and in scena nellaRepubblica democratica tedesca, dovenellottobre 1989 Gorbav and afesteggiare il quarantesimo anniversariodella fondazione dello Stato.

    Anche in Germania, ancora pi che inCina, il leader sovietico fu accolto dalle folle

  • come lo zar liberatore e dai dirigentipolitici con evidente imbarazzo. In undiscorso celebrativo alla presenza di ErichHonecker, decano della resistenza comunistacontro Hitler e presidente del Consiglio diStato, Gorbav accus il suo ospite dimiopia politica. Chi arriva troppo tardi,disse, viene punito dalla vita. Cap, quandole sue parole furono accolte da unoscrosciante applauso, che aveva appenacondannato a morte il regime comunistatedesco? Quando fu chiaro che le truppesovietiche di stanza nella Germania orientalenon sarebbero intervenute per rimettereordine in un Paese dove il regime cominciavaa traballare, il governo dovette aprire il muroe lasciarlo alla furia distruttrice del popolo diBerlino. Un anno dopo, la Repubblicademocratica tedesca cess di esistere edivenne parte della Germania unificata.

    Una sorte analoga stava toccando aglialtri satelliti dellUrss in Europacentrorientale. In alcuni casi, come laPolonia e la Cecoslovacchia, esistevano

  • dissidenti, in buona parte veterani delle lottedi Solidarno e della primavera di Praga,che erano pronti ad assumere leresponsabilit del potere. In altri casi, comela Romania, luscita dal comunismo fuorchestrata da opportunisti che avevanoabbandonato la nave poco prima delnaufragio e si sbarazzarono sommariamentedi Nicolae Ceauescu dopo una sorta di farsaprocessuale. In Ungheria, dove il regime erada tempo pi mite e aveva facilitatolingresso in Austria, durante lestate, dituristi giunti dalla Germania orientale, tuttofu ancora pi semplice. In due anni lUrssperdette il suo impero europeo.

  • DA GORBAV A ELCIN

    Noi avremmo dovuto ringraziare Gorbav,che aveva tenuto le truppe sovietiche incaserma e che divenne, in Occidente,straordinariamente popolare. Ma i russi nonavevano alcun motivo di essergli grati. Ilmalumore contro la perestrojka era givisibile da quando una professoressa diLeningrado, Nina Andreeva, avevapubblicato sulla Sovetskaja Rossija del 13marzo 1988 un articolo intitolato Nonposso transigere sui principi. Era un appelloalla tradizione leninista che Gorbav,secondo Andreeva, stava rinnegando. Il testonon era particolarmente interessante, ma lanovit era nel fatto che una tale critica alsegretario generale fosse apparsa sullecolonne di un autorevole giornale del regime.Fece molto chiasso e provoc un diluvio dilettere a cui il giornale dette largo spazio.Per chi conosceva il sistema sovietico fu

  • evidente che loperazione aveva un regista. InOgni cosa a suo tempo, Gorbav sostieneche il regista fosse Jegor Ligav, per moltotempo segretario allIdeologia nellUiciopolitico del Comitato centrale e da qualchetempo uno dei maggiori oppositori delleriforme del segretario generale. Ma accantoa Ligav vi erano ormai, anche se ancoranellombra, molti esponenti del partito chetemevano le riforme per due ragioni: erasempre meno certo che avrebberofunzionato, ma sempre pi evidente cheavrebbero sconvolto il sistema politico-amministrativo da cui i rentiers del regimetraevano poteri e privilegi.

    La crisi del sistema divenne costituzionalequando riapparve sulla scena politica unuomo, Boris Elcin, che aveva conquistatopopolarit negli anni precedenti, ma erastato condannato a una sorta di semiesilioper la sua irrefrenabile esuberanza. Uscitodal purgatorio, Elcin aveva approttatodella riforma del sistema federale per farsieleggere al Congresso dei deputati del popolo

  • nel marzo del 1989 e per candidarsisuccessivamente alla presidenza dellaRepubblica socialista federativa russa. Inaltri tempi, la carica sarebbe statapoliticamente irrilevante, ma lelezione, nellenuove circostanze, fece di lui il solo uomopolitico che potesse rivendicare il crisma delvoto popolare. Proclam la sovranit dellasua repubblica e dichiar che le leggi russeavrebbero avuto la precedenza su quelledellUrss. Con un solo gesto aveva ribaltatola gerarchia dei rapporti federali.

    La sua posizione divenne ancora pi fortequando i nemici della perestrojka al verticedello Stato tentarono di rovesciare ilprocesso riformatore con un colpo di Stato esequestrarono Gorbav in Crimea, dovestava trascorrendo un periodo di vacanze. Ilcolpo di Stato fall perch gli organizzatoriavevano contato imprudentementesullimmediata acquiescenza del Paese e delpartito. Ma il partito, disorientato, stette aguardare e Elcin si oppose pubblicamente aigolpisti lanciando dalla torretta di un carro

  • armato un appello che fu trasmesso da tuttele televisioni del mondo. Fu lui, quindi, nonGorbav, il vincitore. Ne apprott percostringere il segretario generale acerticare la morte del partito e cominci anegoziare con i presidenti delle altrerepubbliche slave la creazione di una nuovafederazione che si sarebbe chiamataComunit degli Stati indipendenti. Il nuovoStato nacque in una foresta della Bielorussia,nei pressi di Minsk, l8 dicembre 1991. Pocopi di due settimane dopo, Gorbavannunci le sue dimissioni e il tricolore russosostitu la bandiera rossa sui pennoni delCremlino.

  • LA RUSSIA POSTSOVIETICA

    Nelle intenzioni dei suoi fondatori ilCommonwealth postsovietico avrebberimpiazzato lintera Unione Sovietica, e siallarg in eetti, nei giorni seguenti, ad altrenove repubbliche: Armenia, Azerbaigian,Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia,Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e, nel1993, Georgia. Mancavano allappello le trerepubbliche del Baltico Estonia, Lettonia eLituania ma i nuovi inquilini del Cremlinosapevano che sarebbe stato pericolosoignorare i sentimenti di popoli cheappartenevano alluniverso polacco-tedescomolto pi di quanto appartenessero a quellorusso-sovietico. Alle altre repubbliche dellavecchia Urss, invece, non potevanorinunciare senza correre il rischio dirimettere in discussione gli equilibridellintero sistema. I conni fra lerepubbliche erano stati pi volte corretti da

  • Stalin, per meglio dividere e imperare, e daisuoi successori per dare soddisfazione alpatriottismo di qualche minoranzaturbolenta e impaziente. Un conitto era giscoppiato nel 1988 fra armeni e azeri perunenclave armena, il Nagorno Karabakh,che Stalin aveva assegnato allAzerbaigiannel luglio del 1921 quando volevacompiacere la Turchia di Kemal Atatrk esperava di attrarla nellorbita sovietica.

    Un altro conitto scoppi nel 1992 inTransnistria, una regione orientale dellaRepubblica moldava dove le popolazionirusse e ucraine volevano lautonomia se nonaddirittura lindipendenza. La vicenda unclassico esempio di ci che sarebbe potutoaccadere in molti altri punti dellimmensoterritorio sovietico. Per quasi due decenni,dopo la Grande guerra, la Transnistria fuparte dellUcraina. Cambi casa nel 1940,quando lUrss, dopo il patto tedesco-sovietico, simpadron della Bessarabiaromena e ne fece la Repubblica socialista diMoldavia. Vi era il rischio, secondo Stalin,

  • che i moldavi diventassero una quintacolonna romena nello Stato sovietico ebisognava quindi diluire il gruppo etnicodominante con una congrua dose dipopolazioni slave. Fu cos che la Transnistriavenne tolta allUcraina per essere assegnataalla Moldavia. Finch si sentirono protetti daMosca e da Kiev, gli slavi della Transnistrianon mossero obiezioni. Quando temetteroche la morte dellUrss e lindipendenzaproclamata dalla Moldavia nel 1991 liavrebbero esposti al rischio di qualchearrogante discriminazione da parte dellamaggioranza, insorsero e si proclamarono aloro volta indipendenti. Vi furono scontri,conitti e qualche morto, no a quando uncorpo di spedizione russo comandato dalgenerale Aleksandr Lebed costrinse imoldavi a interrompere le loro operazioni.Ma dopo avere cacciato le forze moldavedalla Transnistria e avere trasformato laregione, di fatto, in unappendice dello Statorusso, il governo di Boris Elcin si guard dalriconoscerne lindipendenza. Inuire sul

  • rapporto delle forze sul terreno era lecito;modicare formalmente i conni erapericoloso.

    Fu questa la ragione per cui Elcin, quandovenne il momento di decidere la sorte dellagrande base navale di Sebastopoli, prefernon rimettere in discussione il dono dellaCrimea a Kiev con cui Chruv, nel 1954,aveva festeggiato il terzo centenario delpatto fra Alessio I di Russia e i cosacchiucraini contro la Confederazione polacco-lituana. Piuttosto che aprire il vaso diPandora dei conni, il leader russo prefer unnegoziato che si protrasse dal 1993 al 1997 esi concluse con la spartizione della ottasovietica del mar Nero. Alla Russia sarebbeandata la parte maggiore (l81,7% dellenavi), ma lUcraina sarebbe statacompensata con una somma di denarocorrispondente, grosso modo, al valore dellenavi che avrebbe avuto se la flotta fosse stataspartita alla pari. Il problema della sovranitsul territorio aittato fu lasciato alleambigue dichiarazioni dei rappresentanti dei

  • due Paesi. Per la Russia Sebastopoli eraterra russa e come tale fu trattata negli anniseguenti; per il governo di Kiev era pursempre ucraina. Ma i due Paesi evitarono dicontraddirsi esplicitamente e laccordo furinnovato pi tardi, durante la presidenza diDmitrij Medvedev. Era diicile immaginareche Mosca avrebbe rinunciato a una citteroicamente difesa contro la coalizionefranco-anglo-ottomana durante la guerra diCrimea dal 1854 al 1855 e contro laWehrmacht nella Seconda guerra mondialedal 1941 al 1942.

    Dellopportunit di non discutere i conniera consapevole anche il successore diReagan alla Casa Bianca, George H.W.Bush. In un discorso pronunciato a Kiev nelcorso di un viaggio in Urss, il 1 agosto 1991,quando lo Stato sovietico non era ancoraesploso, disse che gli Stati Uniti nonintendevano interferire nel modo in cui ilpotere centrale avrebbe stabilito nuovirapporti con le repubbliche, ma lascicomprendere che il suo Paese avrebbe

  • preferito trattare con una Federazione:Qualcuno ci esorta, disse nella parteconclusiva del suo discorso, a scegliere fra ilsostegno a Gorbav e quello ai leaderdesiderosi dindipendenza delle singolerepubbliche. una falsa scelta. Credo, intutta franchezza, che il presidente Gorbavabbia fatto cose sorprendenti e che le suepolitiche di glasnost, perestrojka edemocratizzazione vadano nel senso dellalibert politica, della democrazia e dellalibert economica. Vi era quindi nel suodiscorso limplicita esortazione a evitare ladissoluzione dellUrss e le pericoloseconseguenze che ne sarebbero derivate per lageograa politica del pi grande StatodellEuropa orientale.

  • LA FINE DELLA JUGOSLAVIA

    Ne erano consapevoli anche i governi dellaComunit europea (che comprendeva alloradodici Paesi), quando Slovenia e Croazia, nelgiugno del 1991, proclamarono la propriaindipendenza? Non poteva essere una notiziainattesa. Sapevano che la creazione di unregno unitario dopo la Prima guerramondiale e la fondazione della repubblicacomunista alla ne della Seconda nonavevano spento i sentimenti nazionali disloveni e croati. In unintervista pubblicatadalla rivista Encounter nel giugno 1967, undissidente, Milovan Djilas, aveva dichiaratoche le nazionalit jugoslave avevano datoprova di unit e coesione soltanto quandoavevano dovuto battersi contro un nemicocomune: lImpero ottomano, lImperoasburgico, la Germania nazista e lItaliafascista. Ma se la minaccia cessa di esistere, del tutto naturale che gli sloveni, i croati e

  • i macedoni cerchino di aermare la propriaidentit e la propria indipendenza culturale.

    Altri due fattori avevano contribuito asaldare per alcuni decenni lunit dellaFederazione. Il primo era Tito, il suo ruolonella resistenza, il suo ero duello con Stalin,il suo prestigio internazionale come leaderdei Paesi non allineati. Il secondo era laGuerra fredda. Sino a quando la pace delcontinente fosse dipesa dal rispetto dellefrontiere, nessuno avrebbe avuto interesse atogliere da quella delicata costruzione unodei suoi mattoni pi importanti. Dal giorno incui lUnione Sovietica, allepoca di Chruv,si era rassegnata ad accettare lanomaliajugoslava, il Paese del maresciallo Tito eradiventato una Svizzera comunista, troppoarmato per essere conquistato con unaguerra lampo, troppo importante perch unblocco labbandonasse nelle mani dellaltro.

    Ma Tito era morto nel maggio del 1980senza un successore altrettanto autorevole, ela Guerra fredda, qualche anno dopo, eranita. Vennero cos al pettine, gradualmente,

  • tutti i vecchi problemi: le riforme economichefallite, linsoerenza degli sloveni e dei croatiper il ruolo che i serbi avevano attribuito a sestessi nellapparato politico, amministrativo emilitare del Paese. Sloveni e croati siconsideravano mitteleuropei, mentre i serbierano il gruppo nazionale che aveva pilungamente combattuto per la libert dellapenisola e si consideravano, nella famigliaslava dei Balcani, il fratello maggiore.Mentre la Germania si unicava e i regimicomunisti europei crollavano uno dopolaltro come birilli, Slovenia e Croazia nonesitarono a chiedere unindipendenza che fuinne proclamata il 25 giugno 1991.Lesercito popolare jugoslavo (nazionale, macomandato da uiciali prevalentementeserbi) intervenne. La guerra controlinsurrezione slovena fu breve e si conclusecon la vittoria degli sloveni, forse perchBelgrado non voleva correre il rischio diprolungare un conitto ai conni conlAustria; ma quella contro i croati fu lunga,sanguinosa e, grazie alla storica convivenza

  • di comunit serbe e croate su uno stessoterritorio, un crudele conflitto civile.

  • IL PASSO FALSO DELLEUROPAE IL VIRUS RELIGIOSO

    I Paesi della Comunit europea capirono chenon potevano restare insensibili alle sortidella Jugoslavia e assistere impotenti alla suadisgregazione, ma non volevano corrererischi militari per separare le forze sulterreno e proposero mediazioni tardive opoco convincenti. Fra uomini politici incerti esmarriti, il solo che avesse idee chiare, anchese destinate a rivelarsi sbagliate, era Hans-Dietrich Genscher, ministro degli Esteri di unPaese, la Repubblica federale tedesca, cheaveva ritrovato la sua unit soltanto un annoprima. Genscher persuase i suoi colleghidella Comunit a prendere in considerazioneil riconoscimento delle due repubblichesecessioniste e li mise di fronte a un fattocompiuto con lannuncio del riconoscimentotedesco il 23 dicembre 1991. Agli altri nonrestava che adeguarsi. Qualcuno sostenne

  • che il ministro tedesco dava soddisfazioneallopinione pubblica del suo Paese, dove iserbi, in quei mesi, erano divenuti moltoimpopolari. Altri preferirono pensare chestesse deliberatamente allargando verso sud iconni della Mitteleuropa. Altri ancoraosservarono che la Germania non era la solapotenza desiderosa di staccare il ramosloveno e quello croato dal ceppo jugoslavo.Non era questo anche il desiderio diGiovanni Paolo II, ansioso di strappare leprovince cattoliche a uno Stato in cui ilgruppo nazionale egemone era ortodosso?Mi capit in quel periodo di visitare unachiesa di Bressanone dove si raccoglievanofondi per assistere i fratelli croati.

    La guerra civile jugoslava fu anche,malauguratamente, un conitto tra famigliereligiose. Accanto ai due cristianesimi vierano nella penisola comunit musulmane,composte da slavi convertiti allislam duranteloccupazione ottomana, a cui Tito avevaconferito una sorta di status nazionale.Vivevano soprattutto in Bosnia, la

  • Repubblica della Federazione con la pi altaconcentrazione di gruppi etnici e religiosi,quella in cui la dichiarazione dindipendenzaavrebbe creato il maggior numero divertenze e conitti. Ma la macchina avviatadal fatto compiuto di Genscher e dalriconoscimento internazionale di Slovenia eCroazia era ormai inarrestabile. Tra il 29febbraio e il 1 marzo 1992 i bosniaci furonochiamati alle urne per un referendumsullindipendenza che fu proclamata aSarajevo il 3 dello stesso mese. Grazie allaprecipitosa decisione di un ministro degliEsteri europeo la scena era ormai pronta peruna lunga sequenza di assedi,bombardamenti, pulizia etnica, massacri ecampi di concentramento in un quadropolitico in cui le tregue venivanosistematicamente violate e i mediatorieuropei gettavano la spugna dopo qualcheinutile appello alla pace.

    Come tutte le guerre civili anche quellejugoslave vennero alimentate dallemotivazioni ideologiche con cui ogni partito

  • nobilitava la propria causa e mobilitava ipropri seguaci. I musulmani chiesero aiuto aifratelli e attrassero nelle loro le qualchecombattente della guerra civile algerina, equalche veterano di quella che si eracombattuta in Afghanistan contro lArmataRossa. I serbi erano convinti di essere ilbaluardo dellEuropa contro lislamismo. Icroati approttarono del conitto persbarazzarsi delle antiche comunit serbe chegli Asburgo avevano stanziato sulle frontieremeridionali del loro Impero quandooccorreva difenderlo dalla minacciaottomana. Come in ogni guerra civile, lefazioni potevano contare su simpatiestraniere. I croati erano sostenuti dai Paesi incui i loro connazionali emigrati avevanocreato importanti comunit. I serbi nonavevano perduto i loro tradizionali legamicon Mosca.

  • LINTERVENTO AMERICANONELLA CRISI JUGOSLAVA E LA PRIMA

    GUERRA DELLA NATO

    Quando fu evidente che lEuropa aveva persoil controllo della situazione, entrarono incampo gli Stati Uniti. Non erano pi, versola met degli anni Novanta, il Paeseapparentemente disposto a lavorare con laRussia per creare un nuovo ordine europeo.Il successore di Bush, Bill Clinton, tenevadocchio soprattutto gli elettori. Quando ilcorpo di spedizione americano in Somaliaperdette 16 rangers in unimboscata, decisedi riportarlo in patria nel giro di pochi mesi econdann la vecchia colonia italiana a unaguerra civile da cui non si ancorarisollevata. Quando gli fu detto che alcunecomunit di americani dorigine europea(quella dei polacchi anzitutto) si agitavanoperch alla loro patria dorigine venisserospalancate le porte della Nato, Clinton

  • dimentic gli impegni presi con Gorbavallepoca del suo predecessore. Appartenevaal Partito democratico, ma sapeva che agliocchi di una buona parte della societamericana gli Stati Uniti avevano vinto laGuerra fredda e si consideravano liberi diorganizzare lEuropa secondo i loro principie interessi.

    Questa prospettiva piacevaparticolarmente ai neoconservatori, ungruppo di intellettuali che diverr ancora piinuente negli anni successivi. Piacevaallindustria bellica (il complesso militare-industriale, come era stato denito dalpresidente Eisenhower trentanni prima),ansiosa di incassare commesse per attrezzarele forze armate di tutti i Paesi che sarebberodiventati membri dellAlleanza. Piaceva alpartito della Nato, un folto gruppo diburocrati delle strategie militari a cuipremeva che lorganizzazione continuasse adavere una ragione desistere. Non piaceva aGeorge F. Kennan, forse il migliorconoscitore americano dellUnione Sovietica.

  • Ma Kennan sempre stato, nel corso dellasua lunga vita, molto elogiato e pocoascoltato.

    Per questa America bellicosa e imperiale laJugoslavia fu uneccellente palestra, unterreno in cui gli americani non avrebberorischiato le loro vite, ma avrebbero messoalla prova la nuova Nato sperimentandotattiche e strategie da ainare e usare inaltre circostanze. Bombardarono i serbi inBosnia. Aiutarono i croati con societmercenarie a riconquistare la Slavoniaorientale e la Kninska Krajina, le dueprovince abitate da serbi che si eranoproclamate indipendenti. Confezionarono perla Bosnia a Dayton, nellOhio, in una basedellaeronautica americana, unopseudostato, tuttora ingovernabile.Convinsero i loro compiacenti alleati, nelfebbraio 1999, ad approvare un ultimatumdiretto alla Serbia dal castello diRambouillet, che a uno storico inglesesembr pi bellicoso e arrogante di quelloche lAustria aveva inviato a Belgrado dopo

  • lassassinio dellarciduca FrancescoFerdinando.

  • IL KOSOVO E LA NUOVA NATO

    Il Kosovo fu lultimo atto della tragediajugoslava. Negli accordi di Dayton, il casodella provincia serba, abitata da unamaggioranza albanese, era statosostanzialmente ignorato. Quel silenzio fudiversamente interpretato. Per SlobodanMiloevi, presidente di ci che ancorarestava del vecchio Stato jugoslavo, signicche la Serbia, per conservare il Kosovo,sarebbe stata libera di agire a suopiacimento. Per lUck (sigla albanesedellEsercito di liberazione del Kosovo)signic che soltanto una guerriglia aoltranza avrebbe risvegliato lattenzionedellopinione pubblica internazionale.Cominci cos una nuova guerra disecessione con la sua inevitabile sequenza diattentati, rappresaglie, popolazioni in fuga.Ancora una volta, come in Bosnia dopo ilmassacro di 8000 musulmani bosniaci a

  • Srebrenica, la Jugoslavia n sul banco degliimputati e gli americani presero partito per isuoi nemici. Alla conferenza di Rambouillet,nel febbraio del 1999, il segretario di Statoamericano Madeleine Albright volle che ladelegazione dellUck partecipasse alletrattative e pretese linvio di truppe dellaNato in Serbia. Erano richieste che i serbiconsideravano ingiuste e umilianti.

    Allorch Belgrado respinse le condizioni diRambouillet, la Nato entr in azione. Ibombardamenti durarono dal 24 marzoall10 giugno: mille aerei, impegnati in38.000 missioni, colpirono lesercito serbo,distrussero fabbriche, una raineria, i pontisul Danubio, la sede della televisione e dialtri servizi civili. Una bomba cadde anchesullambasciata cinese a Belgrado, vittima diun errore cartograco secondo alcuni,colpevole di essersi prestata a fare da tramiteper la trasmissione di messaggi militari alleforze jugoslave secondo altri. Il governojugoslavo reag, allinizio delle operazioni,organizzando il trasferimento della

  • popolazione albanese del Kosovo verso lefrontiere dellAlbania e della Macedonia. Perle condizioni in cui ebbe luogo, questo esodoforzato indign lopinione pubblica europea eamericana, ma non era sostanzialmentediverso da ci che lAustria-Ungheria avevafatto con la popolazione trentina, dopo loscoppio della guerra con lItalia nel 1915, ogli americani con la comunit giapponesenegli Stati Uniti dopo Pearl Harbor.

    Mentre i bombardamenti che precedetterogli accordi di Dayton avevano avuto scopicircoscritti, quelli del Kosovo furono la primaguerra della Nato. Lorganizzazione erastata creata nel 1950 per difendere lEuropacontro la minaccia sovietica. Ma fuimpiegata soltanto dopo la ne della Guerrafredda contro un Paese che nei decenniprecedenti non era appartenuto ad alcunodei due campi e aveva contribuito, con il suonon impegno, alla pace del continente. Fula guerra di tutti i Paesi che facevano partedellAlleanza, ma il comandante supremo eraamericano e rispondeva delle sue scelte

  • strategiche soltanto al presidente degli StatiUniti. Il Consiglio militare dellAlleanza siriuniva ogni mattina per scegliere i bersagliche sarebbero stati colpiti nelle incursioniaeree delle ore successive. Ma anche quellacollegialit n per infastidire gli americani efu abolita nelle altre guerre della Natocombattute da allora.

    Dopo essere stata per pi di quarantanniil necessario contrappeso del Patto diVarsavia, lorganizzazione stava diventandoluniforme che gli americani indossano perdare una parvenza internazionalista ai lorodisegni politici e strategici. Quando fu chiaroche non tutti i suoi membri avrebbero semprerisposto allappello di Washington, fuinventata la coalition of the willing, lacoalizione dei volonterosi, vale a dire ilpermesso di marcare visita per coloro chenon si sentivano coinvolti in una particolarevicenda. Ma la solidariet era comunqueattesa e dovuta. La guerra contro lIraq,quando gli americani decisero di invadere ilPaese di Saddam Hussein, non fu una guerra

  • della Nato; ma il discorso al Consiglio disicurezza dellOnu, con cui il ministro degliEsteri francese prese pubblicamenteposizione contro la decisione americana,provoc reazioni indispettite e infantili. Nellasociet americana, la Francia, per qualchesettimana, fu trattata come un alleato fellonee fedifrago.

  • LA POTENZA INDISPENSABILE

    Sono questi gli anni in cui gli Stati Unitidichiarano esplicitamente di essere lapotenza indispensabile, non soggettaquindi agli impegni e agli obblighiinternazionali degli altri Stati. Quandofurono istituiti tribunali internazionali per icrimini di guerra commessi nella exJugoslavia e in alcuni Paesi africani,Washington approv liniziativa. Quando lacomunit internazionale cominci adarontare la prospettiva di una Corte penaleinternazionale con responsabilit ecompetenze pi vaste, Washington nonscoraggi i negoziati. Una conferenzainternazionale, riunita a Roma fra il 1996 e il1998, concluse i lavori con lapprovazionedel suo statuto, che venne raticato da BillClinton, nellultimo giorno della suapresidenza. Ma il suo successore, George W.Bush, si arett ad annullare il

  • provvedimento. Fu spiegato che lAmericaaveva troppi militari, sparsi per il mondo inmissioni operative o consultive, perconsentire ai suoi nemici di portarli ingiudizio di fronte a una corte internazionale.Altre potenze, naturalmente, si servironodellesempio americano per fare altrettanto.

    Un altro caso fu quello delle mineantiuomo, larma che continua a uccidere,anche dopo la ne di un conitto, e conta trale sue vittime unalta percentuale di bambini.Vi furono una campagna internazionale perla loro abolizione, poi un premio Nobel perla pace nel 1997 allassociazione che lavevapromossa e, alla ne, un accordo, concluso aOttawa nel dicembre dello stesso anno, chene vietava la fabbricazione e limpiego. Iltrattato fu rmato da 133 Stati, maratificato da un numero alquanto pi piccolo.Fra quelli che non lo raticarono vi furonoanche gli Stati Uniti. Solo pi recentemente,nel settembre del 2014, verso la met del suosecondo mandato, Barack Obama haannunciato che gli Stati Uniti ne avrebbero

  • interrotto la produzione e lacquisto: unaformula che, per il momento, non ne escludeluso.

    Naturalmente leicacia di questecampagne paciste discutibile. Non sidisarma a rate abolendo unarma quando leindustrie belliche mettono sul mercato,contemporaneamente, armi pi micidiali. Mala lunga resistenza di una larga partedellestablishment americano, politico emilitare, dimostra che lAmerica ritiene diavere il diritto a uno statuto speciale. Nedar altre prove collocando nello spaziosatelliti attrezzati per ascoltare il mondo eintercettare le conversazioni telefoniche deisuoi alleati, o pretendendo che le linee aereeeuropee forniscano ai suoi servizidinformazione i nomi dei loro passeggeri e leloro preferenze dietetiche.

  • LALLARGAMENTO DELLA NATO,L11 SETTEMBRE E IL PATRIOT ACT

    Ma il dato pi signicativo e inquietantenellevoluzione della politica americana dopola ne della Guerra fredda fu lallargamentodella Nato. La guerra del Kosovo coincisecon lingresso nellorganizzazione di trePaesi che avevano fatto parte del Patto diVarsavia: Polonia, Ungheria e Repubblicaceca. Nel decennio successivo, fra il 2004 e il2009, arrivarono altri vecchi soci del Patto(Bulgaria, Romania, Slovacchia), tre Paesiche avevano fatto parte dellUnione Sovietica(Estonia, Lituania, Lettonia), due pezzi diJugoslavia (Slovenia, Croazia) e persino unPaese, lAlbania, che negli anni della Guerrafredda era stato pi vicino a Pechino che aMosca. Non bastava. Al vertice di Bucarestdel 2008 gli americani proposero chelorganizzazione si allargasse sino acomprendere altri due Paesi che avevano

  • fatto parte dellImpero zarista e dellUnioneSovietica: Ucraina e Georgia.

    Questa politica non dipendeva dal coloredella presidenza americana. Era statademocratica con Clinton, repubblicana conBush jr e ancora democratica, anche se picautamente, con Obama. Nei giornali, neisalotti politici e nei think-tanks, i maggiorifabbricanti delle sue formule mediatiche e deisuoi disegni strategici erano ineoconservatori. Qualche anno prima, perincarico di un uomo politico israeliano(Benjamin Netanyahu), avevano scritto unrapporto sul Medio Oriente intitolato Unachiara rottura, una nuova strategia perrealizzare il dominio, in cui avevanoindividuato alcuni Paesi (lIraq di SaddamHussein, la Siria della famiglia Assad, lIrandegli ayatollah) che venivano deniti rogueStates, Stati canaglia, ed erano consideratiun ostacolo alla normalizzazione dellaregione.

    Nellottica dei neoconservatori, se gli StatiUniti fossero riusciti a provocare un cambio

  • di regime a Baghdad, Damasco e Teheran, laregione, soggetta ormai allegemoniacongiunta degli Stati Uniti e di Israele,sarebbe stata nalmente pacicata.Durante la Guerra fredda alcuni interventiaggressivi in unarea molto pi vicina allaRussia che agli Stati Uniti sarebbero statiimpossibili. Mosca non lo avrebbe tollerato eavrebbe reagito. Ma negli anni Novanta,dopo la ne della Guerra fredda e ladisintegrazione dellUnione Sovietica, questaprospettiva era pi improbabile. Occorrevatuttavia che alla Casa Bianca vi fosse unuomo disposto ad ascoltare i loro consigli.George W. Bush, eletto nel novembre del2000 ed entrato alla Casa Bianca nelgennaio del 2001, aveva nella suaamministrazione due falchi Dick Cheneyalla vicepresidenza, Donald Rumsfeld alDipartimento della Difesa e si sarebbecircondato di molti neoconservatori. Ma noncredo che in circostanze normali si sarebbespinto sino a adottare il loro programma.Quando i caccia dellaviazione militare

  • cinese costrinsero un aereo spia americanoad atterrare in unisola della Repubblicapopolare, nella primavera del 2001, Bush,nonostante le strida dei falchi, tratt laquestione con prudenza e recuper laereosoltanto dopo avere permesso ai cinesi disaccheggiare i suoi dispositivi elettronici.

    Loccasione ricercata dai neoconservatorivenne l11 settembre 2001. Lattaccoterroristico alle Torri gemelle non fu soltantoil pi clamoroso, spettacolare e sanguinosoatto terroristico trasmesso in diretta suglischermi della televisione globale. Fu per gliamericani la dimostrazione che il loro Paese,dopo la ne della Guerra fredda, eraparadossalmente pi vulnerabile di quantofosse stato in passato. Questa apprensionecollettiva era anzitutto una sda alpresidente. Come avrebbe reagito? Comeavrebbe dimostrato ai suoi connazionali dicomprendere le loro paure e di essereallaltezza delle loro aspettative?

    La risposta di Bush fu quella che gli venneoerta e suggerita dalla componente pi

  • imperiale e bellicosa del gruppo dirigentedegli Stati Uniti. Le forze armate, lenumerose agenzie dellintelligence e i servizidi sicurezza gli chiesero di essere autorizzatia scavalcare gli steccati che una legislazioneliberale e garantista aveva costruito neglianni precedenti. Il Patriot Act, approvato dalCongresso a passo di carica e rmato dalpresidente il 26 ottobre, una delle leggi pipoliziesche e illiberali scritte da uno Statodemocratico in tempo di pace. Il suocontenuto nelle parole dellacronimo. USPatriot Act signica: Uniting andStrengthening America by ProvidingAppropriate Tools Required to Intercept andObstruct Terrorism Act, legge per unire eraorzare lAmerica fornendole gli strumentinecessari a intercettare e contrastare leazioni terroristiche.

    Gli strumenti, come divenne sempre pievidente con il passare del tempo, eranolincarcerazione sine die, luso della torturanegli interrogatori, il ricorso ai tribunalimilitari per i processi a porte chiuse, la

  • consegna dei detenuti a Paesi in cui ogniindividuo sospettato di terrorismo avrebbeavuto meno garanzie di quelle pur limitateche il sistema giudiziario americano,nonostante tutto, avrebbe avuto lobbligo difornirgli. Il Patriot Act rovesci la principaleregola della giustizia democratica. Mentrequesta vuole che nessuno venga condannatose non sulla base di prove pubblicamenteconosciute, la giustizia del Patriot Act vuoleche i processi abbiano luogo soltanto selaccusa non sar obbligata a fornirepubblicamente alcuna prova.

  • LA PUNIZIONE DEGLI STATICANAGLIA:

    LAFGHANISTAN E LIRAQ

    Ma le misure di sicurezza non eranosuicienti. Occorreva colpire gli Staticanaglia realizzando il programmadisegnato dai neoconservatori negli anniNovanta. Fu deciso che il primo nemico daabbattere sarebbe stato lAfghanistan.LAmerica, negli anni Ottanta, avevafinanziato e armato la guerra dei mujaheddincontro lArmata Rossa, ma aveva smesso dioccuparsi del Paese quando i talebani, unadelle componenti pi radicali dellislamismocombattente (il partito degli studenti di Dio),erano riusciti a impadronirsi del potere aKabul e avevano creato il pi ottuso eintransigente Stato confessionale dellaregione. Ora, dopo l11 settembre, a quelloStato non poteva pi essere perdonato didare ospitalit al leader di Al Qaeda, Osama

  • bin Laden, e alle sue milizie, ovveroallorganizzazione che era responsabiledellattentato contro le Torri gemelle. Lareazione degli Stati Uniti era attesa ecomprensibile. Ma loperazione militare siconcluse con un doppio fallimento. Osamabin Laden non fu catturato e i talebani,bench cacciati da una larga parte del Paese,trovarono rifugio in zone da cui sarebberopartiti per riconquistare il terreno perduto.

    Vi furono altre ricadute. Per megliocombattere in Afghanistan gli americani sierano garantiti, con generosi nanziamenti,la collaborazione del Pakistan. Ma nonavevano previsto che il loro alleato nonavrebbe rinunciato ad avere rapporti diconvenienza anche con gli studenti di Diochiudendo un occhio quando usavano le sueregioni occidentali come retrovie per laguerra che stavano combattendo inAfghanistan. Cominci cos una lunga fasedurante la quale gli americani dovettero fareappello alla Nato, lavorare con un alleatopoco aidabile e convivere a Kabul con un

  • governo non meno ambiguo. Riuscirono aeliminare bin Laden nel 2011, 10 anni dopolattentato alle Torri, ma lo uccisero quandoaveva perduto buona parte del suo carisma eil numero delle organizzazioni islamiste eranel frattempo cresciuto sino a oscurare ilruolo originario di Al Qaeda.

    La lunga guerra afghana orallestremismo islamico un campo dibattaglia in cui nuove generazioni dicombattenti si sarebbero addestrate almestiere della guerriglia. Ma nessun campodi battaglia fu cos grande e fertile comequello che gli americani crearono dopolinvasione dellIraq nella primavera del2003. Al di l della sua natura autoritaria epoliziesca, il regime di Saddam Husseinpresentava per lOccidente alcuni vantaggi.Era laico e detestato dai movimenti islamisti,garantiva una percentuale importante delleforniture petrolifere necessarie alfunzionamento delleconomia globale e avevale principali caratteristiche di uno Stato: unaburocrazia, una polizia, forze armate, un

  • partito politico (il Baath, fondato in Siria nel1940 da un intellettuale cristiano, MichelAaq), una diplomazia, una magistratura.Era uno Stato visibile e tangibile con cui erasempre possibile, alloccorrenza, parlare etrattare. Gli Stati Uniti lo accusaronodintrattenere rapporti con Al Qaeda e diavere armi di distruzione di massa nei suoiarsenali. Nessuna delle due accuse erafondata, ma gli americani attaccarono,misero in rotta lesercito iracheno, sciolseroil partito, le forze armate e i corpi disicurezza, trasformarono soldati e funzionariin una massa frustrata, irrequieta,improvvisamente impoverita, disposta a tuttopur di sopravvivere. Molti sopravvisseroorganizzandosi militarmente per rendere lavita diicile alloccupante: qualcuno sotto lebandiere del nazionalismo sunnita, altri sottoquelle dei movimenti islamisti. La guerracombattuta e vinta in meno di trenta giornifu soltanto il breve prologo di un conitto frasunniti e sciiti che sarebbe durato per oltreun decennio e avrebbe generato altri conitti

  • in Siria, in Libia, lungo le frontieremeridionali dellAlgeria, della Tunisia e delMarocco, nel Sinai e nelle montagne delKurdistan. LAmerica, oggi, minacciata dainemici che ha allevato e ingrassato con leguerre scatenate dopo l11 settembre.

  • LISLAM IN RUSSIA

    N i governi occidentali n i loro osservatoripolitici riconobbero tempestivamentelesistenza di una relazione fra gli eventi delMedio Oriente e ci che stava accadendonelle aree musulmane della vecchia UnioneSovietica. Una religione di Stato nei decenniprecedenti il comunismo con i suoiintoccabili testi sacri aveva occultatolislam e le sue tradizioni dietro una vecchiabacheca. Che cosa sarebbe accaduto dopo lamorte del comunismo? Vi sarebbe stato unritorno alla fede nelle repubbliche dellAsiacentrale, del Caucaso e del Caspio?

    Quando un generale cecenodellaeronautica sovietica, Dokhar Dudaev,torn in patria per impadronirsi del potere eproclam dalla tribuna del Parlamento diGroznyj lindipendenza di quella che erastata sino ad allora una repubblicaautonoma blandamente islamica, avemmo

  • limpressione di assistere a unavventurabonapartista in una terra che si eralungamente battuta per sottrarsi al dominiodella Russia zarista. Da quel momento lasorte della Cecenia fu condizionata da duefattori. In primo luogo, la Russia di BorisElcin cerc di riconquistarla con le armi, mafall. In secondo luogo, la Cecenia rimaseformalmente indipendente, ma non riusc maia costruire istituzioni statali e divenne unacaotica repubblica criminale che viveva ditraici illeciti e rapimenti. In questo grandevuoto, che nessuno riusciva a riempire,qualcuno cerc di legittimare le proprieambizioni ricorrendo a motivazioni religiose.

    Era gi accaduto dopo la rivoluzionebolscevica, quando un uomo politico turco,Enver Pasci, aveva cercato di organizzarele milizie musulmane dellAsia centrale ed eramorto nellagosto del 1922 combattendo inTagikistan contro un battaglione armenodellArmata Rossa. Nel caso della Cecenia ilprotagonista di questa jihad antirussa fuamil Basaev, che dichiar di voler creare,

  • con la Cecenia e il Daghestan, un grandeemirato islamico a nord del Caucaso e trovqualche appoggio in Afghanistan, dove italebani, nel frattempo, stavano prevalendosulle altre fazioni politiche.

    A Groznyj intanto, nonostante le elezionipolitiche, nessuno riusciva a governare ilPaese. Furono queste le circostanze in cui aMosca un uomo nuovo, Vladimir Putin,giunse nel 1999 alla conclusione cheoccorreva tentare ancora una volta lariconquista della repubblica secessionista. Fuuna guerra asimmetrica durante la quale irussi combatterono in Cecenia conagguerrite forze speciali e i ceceni in Russiacon attentati sanguinosi. Quelli di Mosca eVolgodonsk, che provocarono 293 morti,furono organizzati prima del conitto evennero maliziosamente attribuiti a unaprovocazione dei Servizi russi. Ma furonocertamente ceceni quello del teatroDubrovka di Mosca dellottobre 2002 in cuimorirono 39 ceceni e 129 ostaggi; quelli deidue Tupolev, distrutti in volo da una bomba

  • nellagosto del 2004 con la morte di 90persone; quello della scuola di Beslan,nellOssezia del Nord, un mese dopo, in cuimorirono pi di trecento persone tra cui 186bambini e i feriti furono 700; quello dellabomba in un lobus di Volgograd deldicembre 2013 in cui morirono 17passeggeri.

    La guerra fu vinta, almeno formalmente,quando amil Basaev fu uccisodallesplosione di una mina in Inguscezia, neipressi della frontiera con lOssezia del Nord,il 10 luglio 2006. Mor mentre stavaispezionando una mina, forse grazie a undetonatore telecomandato dai Servizi russiche non esitarono a rivendicare la paternitdellesecuzione. Mosca pacic la regionecon la nomina di un governatore ceceno sucui poteva fare aidamento. Ma vi furonoaltri attentati, anche se pi radi e menosanguinosi.

    I Paesi occidentali seguironodistrattamente questi episodi,apparentemente convinti di assistere a una

  • guerra di liberazione nazionale fra il Davidececeno e il Golia moscovita: una tesi chedava soddisfazione alla loro radicatapercezione della politica russa, sempreinguaribilmente zarista o stalinista. Furonopi sensibili alla morte di Anna Politkovskaja(una coraggiosa giornalista, autrice diarticoli sugli spregiudicati metodi usati dalcorpo di spedizione russo in Cecenia) che aquella dei russi uccisi dal terrorismo ceceno.Non capirono che la Russia di Putin (unPaese in cui i musulmani sono circa 25milioni) non era meno insidiatadallislamismo radicale di quanto fossero glieuropei e gli americani e che era interesse dientrambi collaborare contro un nemicocomune. Prevalse ancora, non soltanto aWashington, la convinzione che la Russiafosse un corpo estraneo al mondo dellacivilt occidentale, un vecchio nemico di cuioccorreva diffidare, non un possibile partner.

  • LA CRISI UCRAINA, LANTEFATTO

    La diidenza fu ancora pi palese quandoscoppi, nel 2013, la crisi ucraina. Di tutte lerepubbliche sovietiche che proclamarono laloro indipendenza nel 1991, lUcraina eraquella che presentava maggiori problemi.Aveva un passato strettamente intrecciatocon la storia politica e religiosa della Russia.Era una potenza nucleare. Ospitava aSebastopoli, in Crimea, la maggiore basenavale russa del mar Nero. I suoi connierano stati tracciati in epoca sovieticaquando le frontiere avevano una funzioneprevalentemente amministrativa. Era inoltrediicile, nel suo caso, parlare di conninazionali. Quando riapparve sulla scenaeuropea, dopo la rivoluzione bolscevica, echiese di essere riconosciuta dallaConferenza della pace nel 1919, questanuova Ucraina era glia di due fattori cheavrebbero prodotto fenomeni diicilmente

  • conciliabili: i 14 punti della dichiarazione diWilson, che promettevano a ogni popolo ildiritto allautodeterminazione, e ladissoluzione dei grandi imperi la Russiazarista, lAustria-Ungheria, il Reich tedesco che avevano lungamente convissutonellEuropa centrorientale.

    Come stato ricordato da GaetanoColonna in un saggio del 2014, ladelegazione ucraina alla Conferenza dellapace chiedeva territori, dalla Galizia allaBucovina del Nord, dove il suo popolo eraspesso maggioritario. Ma quei territoripotevano essere egualmente rivendicati, conargomenti storici, etnici o geopolitici, dallaPolonia, dalla Cecoslovacchia, dallUngheria,dalla Romania e, naturalmente, dalla nuovaRussia sovietica. Non tutti e non sempre,daltro canto, i vincitori della Grande guerraerano disposti a disegnare la nuova CartadEuropa con criteri strettamente nazionali.Wilson aveva concesso allItalia il conne sulBrennero, bench il Tirolo meridionale fosseabitato da 200.000 persone di lingua tedesca.

  • Alla Cecoslovacchia fu fatto un regaloavvelenato: pi di tre milioni di tedeschi suuna popolazione che non toccava i 14.Francia e Gran Bretagna volevano che sulconne orientale della Germania sconttanascesse una forte Polonia, estesa a est sinoa comprendere terre rivendicatedallUcraina, la Galizia e una parte dellaVolinia, che dopo le grandi spartizioni delSettecento avevano appartenuto allImperoasburgico o allImpero zarista. Lemanipolazioni territoriali divennero ancorapi necessarie, nellottica dei vincitori,quando alla diga polacca fu assegnato ilcompito di tenere a bada il nuovo Statobolscevico.

    Ma anche la Russia di Lenin non intendevarinunciare alle sue terre ucraine e sicomport non diversamente dal Granducatodi Moscovia e dallo Stato zarista. La guerrascoppiata nel 1920 tra polacchi e russi,conclusa nel 1921 con la pace