incontri gennaio 2014

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GENNAIO 2014 ANIMATORE Quando la voce è la storia INGRESSI SOLIDALI Sarà anche pazza ma l’idea funziona ARRIVANO I NOSTRI Il sorriso, una formidabile terapia Volare con le MANI Imparare giocando il Notiziario dell’Operatore Sociale incontri EUROPANEWS n. 8 del 27/01/2014 anno XXVI

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GENN

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2014

ANIMATOREQuando la voce è la storia

INgREssI sOlIdAlISarà anche pazza ma l’idea funziona

ARRIVANO I NOSTRIIl sorriso, unaformidabile terapia

Volare con le mANI

Impararegiocando

il Notiziario dell’Operatore Sociale

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n. 8

del

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anno

XXV

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ABBONATI A VITA.E IL 2014 SARÀ SPECIALE

Il 2014 non sarà un anno qualunque. VITA compie 20 anni. E vogliamo festeggiarli con l’unica forma di �nanziamento pubblicoche conosciamo. Quello dei nostri abbonati.Quelli che si confermano. E quelli nuovi. Perché è grazie a loro che abbiamo potuto costruire questa storia di informazione indipendente, a servizio della società civile e del Terzo Settore. Il loro sostegno ci permetterà di scrivere altri capitoli di questa storia. Abbonarsi è il modo più semplice, più comodo e più economico per vivere insieme un altro anno di informazione e cultura della solidarietà.

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EditorialeL’anno nuovo inizia con brio, come potrete constatare di persona scorrendo le pagine di questo primo Incontri del 2014. Ci sono alcune interessanti esperienze di tirocinio, ricche di spunti e riflessioni, e varie, significative interviste: agli ex allievi, di cui alcuni sono diventati nel tempo imprenditori nel sociale, a una docente dell’Istituto Cortivo con compiti di coordinamento didattico, psicologa, psicoterapeuta e collaboratrice dell’Associazione Dottor Clown, e a una professionista con attestato di operatore multiculturale che, grazie al Servizio Segnalazione Allievi, ha iniziato a collaborare con l’azienda sanitaria veronese nell’ambito della mediazione linguistica. Non mancano poi le recensioni di film e di libri, protagonisti questa volta il movie “Quasi Amici” e il bestseller di Asha

Phillips “I no che aiutano a crescere”. La rubrica “Educ’azioni” propone l’attività creativa “Volare con le mani” che consente di ottenere un bellissimo pappagallo colorato utilizzando solo forbici, carta, colla e le sagome delle proprie mani.Per finire, interessanti segnalazioni di siti e blog di associazioni che operano nel volontariato e nella solidarietà. Come sempre l’obiettivo di Incontri è quello di informare e aggiornare senza

annoiare, in perfetta sintonia con la filosofia del Cortivo che, anche quest’anno, mette a disposizione di allievi ed ex allievi un fitto e versatile calendario di formazione e aggiornamento, denso di novità ma anche di attesi ritorni, con giornate dedicate alla danza e alle Costellazioni Familiari, alla relazione che cura e aiuta l’assistenza, alla magia del colore, alle competenze da costruire, a come dare aiuto nel benessere, alla scrittura autobiografica… Tante iniziative per crescere sul piano etico e professionale, dunque, alle quali vanno ad aggiungersi il corso di Counseling tenuto dal dott. Piazza e gli ormai classici e sempre molto frequentati Seminari di Impresa Sociale, il primo a metà aprile e il secondo verso la fine di ottobre. Incontri non mancherà di segnalarvi regolarmente le diverse tematiche e le date. Nel frattempo, buona lettura…

La redazione

Ad attenderci un 2014 fitto di impegni e opportunità

INCONTRI Gennaio 2014 1

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Sommario

01 EDITORIALE 04 ingressi solidali Dentro le strutture Sarà anche pazza ma l’idea funziona

06 arriVano i nosTri Parla la squadra Cortivo Il sorriso, una formidabile

terapia

08 in PraTiCa: esPerienZe di TiroCinio 10 ANIMATORE Dalla Sicilia al Veneto, animazione e favole

12 DIPENDENZE Basta droga, sono papà

14 AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO

Amministratore di Sostegno, per chi ha sete di giustizia

“La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare”

(Nelson Mandela)

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EUROPANEWS n. 8 del 27/01/2014 anno XXVI - Organo ufficiale dell’associazione “L’INCONTRO” - Bisettima-nale di informazione, politica e attualità. - Editrice Direzione Redazione: Mopak s.r.l. - I strada 66 35129 Padova - Direttore responsabile: ALBERTO ZUCCATO - Autorizzazione del Tribunale di Padova n. 1214 del 12/05/90 Spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Padova. - Sped. Abbonamen-to INDIRETTO - Contiene I.P. - Stampa Litocenter srl - Zona industriale nuova - 35016 Piazzola sul Brenta (PD) - Prezzo Euro 0,1852

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16 “CHe laVoro Fai?”: eX allieVi raCConTano 16 QUANDO A EDUCARE è L’ARChITETTO

18 PER UN SERENO “DURANTE E DOPO

DI NOI”

20 CHi semina raCCoglie: Speciale seminari Sarà un calendario ricco di

incontri quello del 2014!

22 eduC’aZioni Imparare giocando Volare con le mani

24 il soCiale Tra CarTa e PelliCola Il libro Come si fa a dire di no?

Il film “Quasi amici”, regia di

Olivier Nakache ed Eric Toledano

26 a PesCa di siTi Il sociale in rete Nel web si fa largo un antico refrain: non si butta via niente!

28 serViZio segnalaZione allieVi Opportunità, indicazioni, soluzioni.

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TiTolo

Sarà anche pazza ma l’idea funziona

A Geel, in Belgio, nell’anno1247 venne proclamata santa la mar-tire Dinfna, nota per curare le malattie mentali e proteggerne l’assistenza familiare. Da allora il suo culto ha dato vita in quella città, che ora conta circa 33.000 abitanti, alla più grande “comu-nità terapeutica aperta” del mon-do, con una rete di assistenza di 435 famiglie che ospitano 537 pazienti (Goldstein.J.L, Gode-mont M.L., 129’ Annual Meeting

dell’APA, Atlanta, 2000). Il “care system” è un servizio dell’OPZ (Openbaar Psychiatrisch Ziekenhuis) per cui le famiglie ospitanti cooperano con i servizi psichiatrici.“Questo è solo l’episodio più famoso - puntualizza Nicoletta Sturloni, presidente dell’Associa-zione ‘Rosa Bianca’ di Modena - ma l’attitudine ad accogliere chi soffriva di disturbi psichici nelle case del paese è stata sempre

molto diffusa, soprattutto nelle campagne. Un altro esempio in tal senso, più strutturato però, viene dalla vicenda del mani-comio di San Lazzaro in Reggio Emilia: qui, nei primi anni del ‘900, il professor Augusto Tamburini avviò il patronato familiare, ovvero una formula per la quale i ricoverati venivano accolti presso le case private, di infermieri, ma non solo. Si tratta quindi di un modo di rispondere

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alla malattia che ha una sua continuità nei secoli e che, negli ultimi 10-15 anni, ha comincia-to ad affermarsi sempre più; il nostro modello di riferimento è il Servizio IESA (Inserimento Etero-Familiare Supportato di Adulti) di Collegno (Torino). Lo IESA è praticato anche in altre città come Bologna, Lucca, Fi-renze, Cagliari e altri centri della Sardegna”.

Adesso ci siete anche voi di Modena…“Sì, ma con una caratteristica che ci rende unici. Mentre le altre iniziative sono gestite dai Dipar-timenti di Salute Mentale, il no-stro IESA vede la partecipazione del volontariato, rappresentato proprio dalla nostra Associa-zione, ‘Rosa Bianca’. Assieme ai Servizi Sociali del Comune e al Dipartimento di Salute Mentale abbiamo infatti avviato un team operativo che, in stretta sinergia, si occupa della realizzazione del progetto ‘Pazza Idea’”.

“Pazza Idea”?“Ci è sembrato il nome più curioso e comunicativo, ma in effetti si tratta di una cosa mol-to seria. L’obiettivo è inserire i pazienti psichiatrici in famiglie diverse da quella d’origine, quan-

do questa non è più disponibile, puntando tutto sulle valenze af-fettive e relazionali che possono scaturire dal contatto quotidiano portato avanti nel tempo. La per-sona con disagio sente di avere intorno a sé una rete solidale e il tutto si configura come un’e-sperienza che avvia un processo di riabilitazione e opera una trasformazione positiva anche sugli ospitanti che, non sono io a dirlo ma loro stessi, ricevono più di quanto danno”.

C’è un contributo economico?“Sì, le famiglie ricevono un abbondante rimborso spese, suddiviso tra il Dipartimento di Salute Mentale e i Servizi Sociali del Comune. Per quanto riguarda noi, invece, ci basiamo esclusivamente sulla capacità di dare, gratuitamente, dei nostri volontari”.

Qual è il vostro compito nel progetto?“Ci occupiamo della divulga-zione di una cultura dell’aiuto e dell’accoglienza presso le famiglie che possono diventare ospitanti nonché presso la cittadinanza nel suo insieme. A questo fine indiciamo conferenze ed eventi, organizziamo spettacoli teatrali, concerti, proiezioni e mostre

d’arte con bellissime opere di persone svantaggiate e teniamo anche lezioni sul tema presso le scuole superiori dell’area mode-nese”.

Agenti di una nuova cultura…“Facciamo il possibile perché la gente esca dalle categorie pre-determinate, crei nuovi legami, comprenda che un innovativo rapporto con il prossimo in dif-ficoltà può rappresentare una ri-sorsa di benessere, per il paziente e per la comunità”.

Come funziona in pratica “Paz-za Idea”?“Ci sono inserimenti a tempo pieno e parziale, a breve, medio e lungo termine. Attualmente possiamo vantare una decina di inserimenti, realizzati in due anni e mezzo, otto ancora in cor-so e due conclusi. Questi ultimi hanno raggiunto il traguardo del reinserimento: i pazienti oggi vivono da soli nella loro casa!”

Stimolati da un articolo uscito a settembre 2013 sul mensile Vita, abbiamo contattato la presidente dell’Associazione Rosa Bianca di Modena per farci raccontare dell’attività che stanno svolgendo in favore dell’inserimento eterofamiliare per persone con disagio psichico…

ingressi solidali dentro le strutture

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Gabriella Degrandi, psicologa, psicoterapeuta ed esperta in for-mazione soprattutto nell’ambito della comunicazione interperso-nale, dal 1997 lavora presso l’I-stituto Cortivo con ruoli di coor-dinamento e docenza. Dal 2006 collabora con l’Associazione di volontariato “Il Piccolo Principe” di Mestre, che vede un’équipe di ‘dottor clown’ volontari dedicare parte del loro tempo ai pazienti di alcune strutture sanitarie situate a Venezia e in provincia. “Si tratta di una realtà vivacis-sima, che porta il sorriso nelle

unità pediatriche e in altri reparti d’ospedale attraverso le tecniche della clownerie, un compito non facile quando si tratta di incon-trare persone che stanno male. Un grosso naso rosso o un atteg-giamento giocoso non bastano: per fare volontariato nelle corsie è necessaria una formazione di carattere psicologico”.

Puoi approfondire i contenuti della clown therapy? “Si tratta di un approccio che permette di lavorare con la ‘parte sana’ della persona. Troppo spes-

so in ospedale si tende a identi-ficare il paziente con la sua ma-lattia piuttosto che considerarlo come persona nella sua totalità. È invece possibile prendersi cura delle persone con ogni mezzo, non solo con la medicina. Fon-damentali sono anche la comu-nicazione, l’ascolto, l’attenzione verso l’altro, il gioco, il divertirsi insieme…”.

Curare con il sorriso: cosa ne pensa la scienza? “È stato provato che far giocare un bambino prima di un intervento

6 INCONTRI - Gennaio 2014

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doloroso riduce la percezione del dolore. È stata inoltre dimostrata l’importanza della giocosità nella riduzione della paura. Non solo, altri studi hanno messo in luce come il sorridere e il divertirsi migliorino la qualità del sonno e diminuiscano, nei bambini e nei loro genitori, i livelli di stress e ansia”.

Qual è il tuo compito all’inter-no dell’Associazione? “Mi occupo della formazione dei volontari introducendo in parti-colare le teorie sulla percezione interpersonale, sulla comunica-

zione verbale e non verbale, sui possibili conflitti che possono sorgere lavorando in gruppo e, infine, sui rischi e le difficoltà che si possono incontrare lavorando con persone malate o che sono in condizioni di disagio. Altri temi che tratto sono la paura, il dolore, la psicologia del bam-bino. Poi ci sono gli incontri di sostegno al gruppo, durante i quali i volontari possono parlare delle loro difficoltà e confrontarsi sulle reciproche esperienze. Ci sono infine gli incontri dedicati esclusivamente al lavoro del dottor clown: in questo caso si

approfondiscono contenuti che vanno dal codice deontologico alle regole di comportamento, dalla medicina del sorriso agli studi scientifici sugli effetti tera-peutici dell’attività”.

Hai mai pensato di portare que-sta tua esperienza all’interno dell’Istituto Cortivo? “Sì, e infatti in uno dei prossimi seminari organizzati dall’Istituto è previsto un mio intervento fi-nalizzato a far conoscere la clown terapia dal punto di vista teorico e psicologico”.

arrivano i nostri Parla la squadra cortIvo

Il sorriso, una

formidabile terapiaun modo diverso ed efficace

per “prendersi cura” del prossimo

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8 INCONTRI - Gennaio 2014

Page 11: Incontri Gennaio 2014

IN PRATICA:

ESPERIENZE DI TIROCINIO

Il passaggio dalla teoria alla pratica è sempre cruciale nella forma-

zione di un Operatore Socio Assistenziale. Il tirocinio rappresenta

quindi uno step fondamentale dell’intero percorso, un’esperienza

unica che gli allievi riportano nella relazione propedeutica al con-

seguimento dell’attestato. Sono elaborati ricchi di contenuti interes-

santi e coinvolgenti, densi di emozioni e riflessioni, che da sempre

Incontri ama condividere con i suoi lettori.

Questa volta i riflettori sono puntati su: Anna Jolanda Lepre che,

dopo aver conseguito l’attestato, ha fatto istituire nel suo Comune

l’albo degli Amministratori di Sostegno, le animatrici Mariangela

Scilipoti e Chiara Gasparini, la prima inventrice di giochi che

promuovono l’immaginazione e l’aggregazione, la seconda

sperimentatrice di innovative tecniche come l’animazione della

scrittura. Infine Giulia Cellich ed Elisa De Angelis, entrambe OSA

per le dipendenze. Mentre Giulia racconta del caso di un neo

papà che abbandona la cocaina per dedicarsi al figlio, Elisa

illustra il suo tirocinio al fianco dei malati di Aids.

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“Fare l’animatore in una ludoteca significa giocare e divertirsi con spon-taneità - ricorda Mariangela Scilipoti - ma anche sapendo che le tecniche di animazione hanno una loro precisa funzione: per questo le proposte dell’a-

nimatore, per quanto pia-cevoli e gioiose, non

devono essere fini a se stesse ma utili per imparare, sti-molare la creati-vità, promuovere l’immaginazione

e l’aggregazione. Prendo ad esempio

il progetto che ho steso

nel corso del tirocinio, pensato per un periodo di 20 giorni per 20 bambini dai 3 ai 5 anni. Obiettivi: insegnare a rico-noscere i colori e i numeri, favorirne l’attenzione e la concentrazione, stimo-larne la creatività. Come si può fare? Presto detto! Il gioco dei palloncini colorati consiste nello spargere a terra tante palle di tanti colori e posizionare tre cesti numerati, 1, 2 e 3: a un certo punto l’animatore dirà di mettere i pal-loncini verdi nel cesto 1, poi i rossi nel 2, i gialli nel 3, e così via. Il gioco del grande foglio bianco prevede invece che i bimbi stampino la propria mano sulla carta dopo averla intinta nella pittura del colore menzionato dall’animatore. E

Numeri e colori si imparano giocando

Dalla Sicilia al Veneto, animazione e favole

due contestI dIversI, una ludoteca e una scuola dell’In-fanzIa, la PrIma In ProvIncIa dI messIna e la seconda In quella dI Padova, e due tIrocInantI al debutto nel ruolo dI anImatrIcI. ne escono due rItrattI, tratteggIatI da ma-rIangela scIlIPotI e chIara gasParInI, dIfferentI ma sImIlI e caratterIzzatI da un fIlo conduttore comune: gIochI fInalIzzatI ad accrescere le PotenzIalItà IndIvIdualI ma anche le caPacItà dI InteragIre con glI altrI.

10 INCONTRI - Gennaio 2014

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“Fra le tante attività che ho svolto, durante la mia esperienza di tirocinio nella scuola materna – spiega Chiara Gasparini - ho utilizzato anche la tecni-ca dell’animazione della scrittura che ha il suo fondamentale punto di partenza

nel mettersi allo stesso livello dei bam-bini, sia dal punto di vista fisico, sia da quello emotivo. Come funzionava? Ci mettevamo tutti seduti sul grande tappeto senza posizioni specifiche e facevo scegliere il libro al bambino che mi sembrava meno interessato, per coinvolgerlo ed evitare che potesse disturbare gli altri, e poi cominciavo a leggere la storia senza far vedere immagini, per lasciarli liberi di immaginare personaggi e scenari, modulando la voce e inventandomi qualche intermezzo canoro, seguendo l’insegnamento di Rita Valentino Mer-letti e Bruno Tognolini:

poi ancora il gioco piega il foglio, ovve-ro i piccoli dovranno piegare un foglio tante volte quante gliene dirà l’animato-re, dandogli una forma sensata che poi coloreranno per spiegare alla fine cosa rappresenta per loro il risultato finale. Infine il gioco prendi il foglio giusto: ogni bimbo a turno raccoglierà di volta in volta il foglio del colore richiesto fra cinque fogli di diversi colori sparsi sul pavimento della sala”.

Quando la voce è la storia

“Quando si legge un libro a un bambino, la voce è la sto-ria: dà corpo alla storia, la riempie, come l’acqua riem-pie il letto del fiume. La voce è la storia come l’acqua è il fiume”.

INCONTRI Gennaio 2014 11

tiroCinio aniMatore raccontI deglI allIevI

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12 INCONTRI - Gennaio 2014

“La struttura in cui ho svolto il tiroci-nio come Operatrice Socio Assisten-ziale per le dipendenze - esordisce Giulia - accoglieva una cinquantina di utenti fra quelli che frequentavano il programma Accoglienza, dedicato a chi, entrando in comunità per motivi relazionali, sociali o fisici, non riesce ad astenersi completamente da tutte le sostanze, e il programma Diurno, rivolto invece agli utenti che hanno già raggiunto dei precisi obiettivi, primo fra tutti l’astensione da ogni sostanza per almeno quattro mesi ma anche la frequenza costante del programma, la sincerità e l’interiorizzazione di tutte le regole della comunità. Lo stupefacente più utilizzato era la cocaina associata ad alcol, ma molti erano anche quelli che in aggiunta si “calavano” vari tipi di pasticche. Nella trappola dell’eroina ne cadevano di meno, ma erano soprattut-to giovani. Le donne invece erano nella

maggior parte dei casi cocainomani. Ora vorrei parlare del caso di Pietro, conosciuto in questa esperienza, che da sei anni presenta problemi di cocaina e alcol derivanti dalla frequentazione di amicizie sbagliate, feste e discoteche, ma con una famiglia molto unita alle spalle, una fidanzata e un figlio nato da poco. Nel primo mese di frequentazio-ne non ha avuto ricadute ma in seguito, durante i weekend, aveva ricominciato con la cocaina. Quando gli operatori gli hanno proposto di entrare nel pro-gramma residenziale, però, ha accettato subito e ha fatto importanti progressi: rispetta di più gli altri, accetta consigli, ha preso maggiore consapevolezza del suo problema e, soprattutto, si è reso concretamente conto di essere un gio-vane padre che non può più conside-rare solo le proprie esigenze ma anche quelle di suo figlio”.

Basta droga, sono papà

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Ho incontrato la sofferenza,

del corpo e dello spirito

INCONTRI Gennaio 2014 13

“Nel corso del tirocinio - racconta Eli-sa - ho avuto modo di frequentare per circa un mese il reparto Post Acuzie, specializzato nella presa in carico del paziente in relazione alla fase della ma-lattia e alle esigenze sue e della sua fa-miglia, e per il resto del tempo l’Hospi-ce, struttura residenziale con il compito di erogare le cure palliative ai malati di AIDS e di cirrosi epatica post-virale, e l’Unità di Trattamento a Domicilio, at-tiva nell’assistenza di persone con AIDS in un vasto territorio. Quando ho ini-ziato questa avventura ho provato tanti sentimenti, dalla tenerezza per persone tanto malate e indifese all’angoscia che mi prendeva quando non ero sicura di saper interpretare correttamente le loro richieste. Alla fine, però, mi sono sentita molto più sicura di me stessa e della strada che avevo intrapreso, più matura e consapevole delle mie capa-cità, umane e professionali. Questo perché con il trascorrere dei giorni ho avuto sempre maggiori opportunità di aiutare questi sofferenti, che molte volte

non hanno nessuno e a cui il mondo ha girato le spalle. Oltre a star male per i loro pesanti problemi fisici, soffrono dei pregiudizi che la gente ha nei loro confronti. Esclusi dalla società, spesso per sopravvivere si nascondono dietro all’aggressività, fanno una vita crimi-nale perché hanno una dipendenza “da mantenere”, sono deboli e malati. Dal rapporto quotidiano che avevo con l’équipe ho imparato anche quanto sia importante confrontarsi con i colleghi di lavoro, sempre senza timori, dichia-rando le proprie difficoltà, condividen-do le emozioni forti che alcuni incontri o alcune realtà suscitano dentro”.

I due tIrocInI dI cuI ParlIamo In queste PagIne affrontano entrambI la tematIca della dIPendenza, ma da due ango-lazIonI fortemente dIfferenzIate: gIulIa cellIch Illustra Il PerIodo che ha trascorso all’Interno dI una comunItà Per Il recuPero deI tossIcodIPendentI e Il loro reInserI-mento nella socIetà, mentre elIsa de angelIs racconta della sua esPerIenza In un IstItuto osPedalIero romano sPecIalIzzato nell’assIstenza dI Persone sofferentI dI Pa-tologIe acute e cronIche con PartIcolare attenzIone Per I malatI dI aIds.

tiroCinio diPendenZe raccontI deglI allIevI

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“Il diploma in ragioneria? Uno sbaglio di quelli che si fanno da ragazzine - spiega Anna Iolanda Lepre di Lettere in provincia di Napoli - perché in effetti il mio unico e vero obiettivo, il mio sogno, è stato da sempre quello di lavorare con i bambini. Poi ho fatto altri errori: mi sono iscritta all’Uni-versità in Agraria ed è stata una vera delusione che ho abbandonato dopo pochi mesi e ho fatto un corso di com-puter, che un po’ mi piaceva ma non lo consideravo come uno sbocco profes-sionale: dietro a una scrivania non mi ci vedo proprio…”. Quando è venuto il momento delle scelte giuste? “Con l’Istituto Cortivo: mi sono iscritta alla specializzazione Operatore Socio Assistenziale per l’Infanzia, ho fatto tutti gli esami e un tirocinio davvero impegnativo, in una casa famiglia con bambini e ragazzini provenienti da famiglie con gravi difficoltà. Realtà difficili, all’inizio ero spaventata, ma dopo un colloquio con la psicologa mi

sono detta dai, continua, e ci sono ri-masta sei mesi, duri ma ricompensati dal buon rapporto che avevo raggiunto con i piccoli. Dopo l’Attestato, però, di lavoro nemmeno l’ombra e così, dopo un anno, ho deciso di iscrivermi sem-pre presso l’istituto Cortivo al corso di Amministratore di Sostegno”. Come mai? “Era una cosa nuova, con la quale sentivo che avrei avuto la possibilità di soddisfare la mia sete di giustizia: avrei potuto aiutare le persone messe da parte, sfruttate, e questo mi entu-siasmava. Mentre facevo il corso mi sono resa conto di quanto era nuova questa figura, spesso le persone con cui parlavo non la conoscevano e non era facile far capire loro per cosa stavo studiando. Anche la ricerca territoria-le per il tirocinio è stata un’avventura. Ho chiesto ai patronati, al Comune e all’ASL ricevendo risposte incerte o negative, ma alla fine l’area ammini-strativa del mio Comune di residenza mi ha accettato come tirocinante e nel

Amministratore di Sostegno,

per chi ha sete di giustizia

14 INCONTRI - Gennaio 2014

Page 17: Incontri Gennaio 2014

febbraio del 2010 ho ottenuto l’Atte-stato!” E poi? “Nel mio Comune non esisteva al tempo un Albo degli Am-ministratori di Sostegno. Doveva cre-arlo e segnalarlo al Tribunale di com-petenza, quello di Torre Annunziata. Ho insistito tanto e infine il sindaco l’ha creato e segnalato al Tribunale di Torre Annunziata. Mi sono iscritta e lo scorso maggio mi è arrivata una

telefonata proprio dal Tribunale… ero stata nominata Amministratore di So-stegno!”. Che incarico ti hanno confe-rito? “Seguo una signora disabile e con varie patologie per la quale la figlia ha chiesto l’Amministrazione di Sostegno a titolo cautelare. Sono ormai sette mesi che seguo il caso. Non è facile ma non mollo di certo… farò tutto ciò che posso per aiutarla!”.

Gentilissimi, questo messaggio per comunicarvi che lo studio e la prepa-razione che ho ricevuto dall’Istituto Cortivo e dal tirocinio svolto presso le ACLI hanno dato i loro frutti. Le stesse ACLI, infatti, mi hanno offerto un contratto per fornire informazio-ni ai propri utenti sui servizi offerti dall’Amministrazione di Sostegno. Ciò mi consente di svolgere un’attività rivolta al prossimo, come mi ero pre-

fissato all’inizio degli studi e in parti-colare alle famiglie che hanno parenti non più in grado di provvedere auto-nomamente a se stessi. Ringraziandovi per avermi offerto l’opportunità di apprendere materie interessanti e di acquisire strumenti proficui per il mio futuro e per quello delle persone che potrò aiutare, vi invio i miei più cordiali saluti Paolo Ettore Paglia

A volte abbiamo il piacere di ricevere mail come questa:

INCONTRI Gennaio 2014 15

tiroCinio aMMinistratore di sostegno raccontI deglI allIevI

Page 18: Incontri Gennaio 2014

Quando a educare è l’architetto

“Che lavoro fai?” ex allievi raccontanoquesta rubrica è dedicata alle esperienze e alle testimonianze di ex allievi dell’Istituto cortivo. storie in presa diretta di persone in cammino verso la piena realizzazione personale e professionale.

Che cosa spinge un architetto a lasciare lo studio affermato dove lavora con successo per diven-tare un’operatrice d’infanzia? “Il desiderio di vivere relazioni più autentiche - spiega Anna Maria Liggeri - lontana da un mondo indubbiamente interessante, lon-tano dalla mia predisposizione per il sociale che, nel frattempo, era cresciuta grazie al volonta-riato. Lavoravo con un architetto di fama e quando ho annunciato che lasciavo tutto per dedicarmi al prossimo, in famiglia mi hanno dato della matta…”.

Dopo aver lasciato lo studio di architettura che cosa ti sei messa a fare?“La volontaria in carcere, prima al Beccaria con i minori e poi a San Vittore. Un’esperienza forte, so-prattutto quella con i ragazzi che, dietro la loro aria da trucidi, na-scondevano disagio e sofferenza. Bellissimo è stato anche lavorare con i clochard e i bimbi di etnia Rom”.

Tutta un’altra vita…“Sì, ma mi rendevo sempre più conto che avevo bisogno di una formazione più specifica. In quegli anni avevo frequentato vari seminari di aggiornamento all’Università Bicocca di Milano ma nonostante tutto ciò non mi bastava”.

E sei approdata all’Istituto Cortivo!“Un passaggio che mi è tornato utilissimo, anche perché in quel periodo avevo iniziato a fare l’in-segnante e come volontaria segui-

vo i bambini di una scuola araba. Così con l’Istituto Cortivo mi sono specializzata nell’area dell’in-fanzia e della multiculturalità. È stata una tappa fondamentale, il primo mattone di un percorso che mi ha portato ad aprire il mio baby parking ludoteca ‘Magicabu-la’, struttura che vanta anche del marchio Cortivo Baby Planet. È la mia creatura, che mi appassiona ogni giorno di più. L’ho architet-tata nei minimi dettagli: nella re-alizzazione degli spazi, nella scelta dei colori e degli accessori, tutto disegnato a misura di bambino…”.

Qual è l’elemento che fa di ‘Magi-cabula’ un luogo “speciale”?“Il fatto che è stato ideato non solo per offrire ai bambini un posto dove crescere, scoprire il mondo e la bellezza di stare insieme, ma anche per dare un’opportunità agli adulti impegnati del difficile mestiere di educare. Organizziamo spesso at-tività e laboratori che coinvolgono anche genitori e nonni…”.

16 INCONTRI - Gennaio 2014

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Ad esempio?“Il mercoledì delle mamme ‘Gio-chiamo insieme’, che coinvolge le mamme e i bimbi da 0 a 36 mesi. Curato dalla dott.ssa Giada Og-gionni, è centrato sull’importanza della comunicazione efficace. È partito il 13 novembre 2013 e durerà sino a maggio 2014 con in-contri settimanali di circa tre ore che comprendono anche il tempo della merenda. Sta andando molto bene: qui le mamme (o altri adulti di riferimento) hanno la possi-bilità di relazionarsi con i figli attraverso il gioco ma anche di confrontarsi con altre madri. Noi offriamo uno spazio accogliente, rilassante e stimolante, dove è possibile crescere insieme in una dimensione serena e giocosa”.

Altri progetti?“Abbiamo le attività psicomotorie, il corso di massaggio per neonati, il laboratorio per apprendere i se-greti della cucina di Harry Potter, amatissimo dai fan del famoso

maghetto… Siamo inoltre presen-ti in molte iniziative: partecipere-mo alla ‘Giornata della Bellezza’ organizzata dal Comprensorio scolastico locale, in occasione della quale cureremo la presenta-zione dei nuovi libri di Gabriele

Clima, ‘Canta il giallo’ e ‘Amico di acqua, amico di terra’, due splen-didi testi per ragazzi editi da Le Coccinelle. Siamo inoltre partner della Fondazione Theodora, occu-pata a portare il sorriso nei reparti pediatrici tramite la clownterapia. Il nostro sostegno consiste nel raccogliere fondi attraverso la vendita delle bomboniere del sorriso, la cui forma è quella di un buffo naso rosso da clown”.

Magicabula è un vulcano di idee…“Beh, se ci aggiungiamo i labo-ratori di pittura, di poesia e altro ancora… sì, ci diamo parecchio da fare. Uno dei prossimi appun-tamenti è il laboratorio ‘Invento la mia maschera’ un laboratorio cre-ativo che consentirà al bambino di costruire la propria maschera usando materiali atti alla manipo-lazione o il cartone, un modo di-vertente per sperimentare il gioco del travestimento con tutte le sue implicazioni ludico-terapeutiche”.

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“Che lavoro fai?” ex allIevI raccontano

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Per un sereno “durante e dopo di noi”

Oggi Maria Ricci è la presidente della Cooperativa Sociale “Progetto Sole” di Colico, in provincia di Lecco, realtà importante nel campo dell’assistenza ai disabili, ricono-sciuta come una fra le più valide del territorio. Maria, la cui esperienza nel settore della disabilità risale all’infanzia, ha un diploma di isti-tuto magistrale ma soprattutto un notevole bagaglio di competenze maturate direttamente sul campo a cui si aggiunge un Attestato dell’Isti-tuto Cortivo come Operatrice Socio Assistenziale per disabili. “Il mio percorso con l’Istituto Cortivo è sta-to positivo al punto - spiega Maria - da consigliarlo anche a mio figlio Alessandro, di 21 anni, attualmente iscritto al corso OSS e intenzionato

ad acquisire anche l’Attestato di Animatore”.

La tua passione per il sociale lo ha contagiato... “Un po’ come è successo a me: ero piccola quando mia madre fu assunta presso un Centro residenziale per disabili. Mi portava con lei e così divenne natu-rale per me giocare con gli utenti. Li vivevo come bambini, a seconda del gioco io ero la loro mamma, il dottore, la maestra... Ci divertivamo tantissimo, mi sono sempre sentita al sicuro con loro”.

Il tuo sembra quasi un destino... “Ho avuto degli esempi straordina-ri: la mia mamma anzitutto e poi la responsabile di quel centro che,

precorrendo i tempi, seppe creare una magnifica struttura residenziale dove, a tavola per i ragazzi, erano previste la doppia posata e le posate per la frutta... Considerava i disabili come persone meravigliose in tempi in cui l’unica loro alternativa alla famiglia era quasi sempre l’ospedale psichiatrico”.

Ti è venuto quindi spontaneo tro-vare uno sbocco lavorativo in que-sto ambito. “Ho dovuto maturare la mia scelta. Da ragazza avevo vinto un concorso nei Beni Culturali e mi sono trovata a lavorare all’Accade-mia di Brera... Mi attirava Milano, l’ambiente artistico e metropolitano, pensavo fosse una buona soluzione. E invece...”.

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Cosa è successo? “Ho iniziato a sentire nostalgia per il mondo che avevo lasciato: mi mancava lo scambio di emozioni profonde che avevo sperimentato nel campo dell’assistenza, l’autenticità di re-lazioni difficilmente esprimibile a parole. Tornata a casa, con la mia mamma decidemmo di investire tutte le nostre risorse nell’acquisto di un edificio da ristrutturare e creammo, con l’aiuto di papà, Villa Volusia, una casa situata in un luo-go meraviglioso, dove riuscimmo in poco tempo ad accogliere dieci persone, il massimo che potevamo ospitare. I genitori e i ragazzi erano contenti e anche i servizi sociali sembravano apprezzare molto il nostro lavoro. Le domande d’inse-rimento cominciarono a crescere e così decisi di aprire nuovi spazi. Assieme alla mia amica Luisa get-tai le basi del ‘Progetto Sole’ e nel 2011 costituimmo la Cooperativa”.

Di cosa si occupa ‘Progetto Sole’ e quante strutture gestisce? “Offria-mo un nuovo concetto di residen-zialità che funziona sul modello familiare ma facendo molta atten-zione a non sostituirsi alla famiglia vera. Da noi gli utenti possono trovare l’ambiente ideale per un distacco non traumatico, stimo-lante, ricco di calore umano, in grado di valorizzare le potenzialità di ognuno. Ospitiamo adulti con disabilità intellettiva medio grave e possiamo contare su due Comuni-tà Socio Sanitarie e un Gruppo Ap-partamento dove utenti e operatori svolgono le attività classiche della quotidianità più una serie di labo-ratori educativo-didattici in vari settori: dal mantenimento di com-petenze di lettura e scrittura ad at-

tività pratiche come i laboratori di cucina, giardinaggio, l’importante attività di telaio per la produzione di ‘pezzotti’ e poi ancora laboratori di informatica, attività motoria, percorsi sensoriali, passeggiate e molte, molte gite... Particolarmente efficaci sono le giornate in agrituri-smo, una dimensione rurale in cui gli ospiti possono cimentarsi con attività ortofrutticole, cura degli animali, produzione di formaggi, biscotti, miele”.

La campagna come possibilità riabilitativa… “Sì, ne è un perfet-to esempio il nostro pollaio, che permette ai ragazzi di apprendere il ciclo di vita dall’uovo alla gallina prendendosi cura direttamente dei volatili”.

Una peculiarità della Coopera-tiva Progetto Sole da mettere in evidenza? “Progetto Sole ha tra le sue carte vincenti la posizione: le nostre strutture sono immerse in un ambiente incontaminato, dove la natura è ancora sovrana, non c’è stress e i ritmi sono quelli sta-gionali, l’ideale per chi ha bisogno di spazi tranquilli per imparare ad esprimersi in autonomia. Qui gli ospiti trovano la dimensione protetta del paese, dove possono uscire anche da soli per piccole passeggiate e commissioni, cosa che in una grande città comporte-rebbe molti più rischi”.

Fate anche viaggi… “Certamente: i nostri ospiti hanno anche l’op-portunità di viaggiare! Due volte all’anno sono proposte vacanze comunitarie a Cesenatico o mete estere quali Sharm El Sheik, Mars Alam, ecc. Nel 2012 siamo stati

a Roma e Medjugorje, nel 2013 abbiamo partecipato al Pellegri-naggio a Lourdes organizzato da OFTAL-Milano. Tutti questi mo-menti sono davvero speciali per noi e i nostri ospiti poiché stupisce sempre la loro naturalezza e disin-voltura a stare con altre persone, ideale la dimensione del villaggio, e in circostanze non sempre ludiche come nel caso del viaggio Lourdes”.

Il vostro prossimo impegno? “Proseguire nel lavoro volto all’inserimento graduale e assi-stito dei nuovi ospiti per un più sereno ‘durante e dopo di noi’. Finora abbiamo spesso dovuto affrontare situazioni emergenziali, accogliendo persone che di punto in bianco avevano perso familiari e punti di riferimento. Per evitare simili traumi è necessario operare in sintonia con le famiglie, i servizi e le associazioni del territorio. Ad occuparsi di questo progetto, che abbiamo battezzato ‘Bivio’, è soprattutto il mio braccio destro, la Dott.ssa Manuela Valsecchi, re-ferente per le attività progettuali ed educative della Cooperativa”.

“Che lavoro fai?” ex allIevI raccontano

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Anche quest’anno, l’Istituto Cortivo mette a disposizione di allievi ed ex allievi un fitto e versatile calendario di formazione e aggiornamento, denso di novità ma anche di attesi ritorni. Giornate dedicate alla danza e alle Costellazioni Familiari, seminari rivolti alla relazione che cura e aiuta l’assistenza, alla magia del colore, alle competenze da costruire, a come aiutare nel benessere, alla scrittura autobiografica. Sono molte le iniziative per crescere sul piano etico e professionale, dunque, alle quali vanno ad aggiungersi il corso di Counseling tenuto dal dott. Piazza e gli ormai classici e sempre molto frequentati Seminari di Impresa Sociale, il primo a metà aprile e il secondo verso la fine di ottobre.

Sarà un calendario ricco di incontri quello del 2014!

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SemINARI del 2014Seminari per tutte le SpeCializzazioni

Seminari per il CorSo di CounSeling

25 gennaio la tua voce è un dono condotto da Franco Dessì

15 febbraio danze di arte e di Cura condotto da Amy Balduccio e Susanna Mazzocco

27 febbraio/1° marzo armonia nella comunicazione condotto da Attilio Piazza e Marco Marson

14 e 15 marzo assistere, accompagnare, aiutare (2) condotto da Luciana Rossi ed Enrico Miatto

3/4/5 aprile Costellazioni familiari: condotto da Attilio Piazza e Marco Marson riconoscere le origini

10/11/12 aprile XXiX seminario di impresa sociale in collaborazione con Cooperativa Progetto Now

23 e 24 maggio la relazione che aiuta la cura e l’assistenza 23 maggio, Gabriella Degrandi: “Dalla comunicazione interpersonale alla Clowntherapy” 24 maggio, Associazione Zerofrontiere: “Animalmente: la Pet Therapy per sviluppare empatia ed emotività”

7 giugno la magia del colore condotto da Maura De Mezzo

11/12/13 settembre aiutare nel benessere condotto da Attilio Piazza e Marco Marson

26 e 27 settembre Costruire competenze condotto da Clara Galetto, Enrico Miatto e Luciana Rossi

18 ottobre giornata di danza liberatoria condotto da Olivia Olla Palmer

23/24/25 ottobre XXX seminario di impresa sociale in collaborazione con Cooperativa Progetto Now

22 novembre scrittura autobiografica e creativa condotto da Cristina Zuppel

I seminari sono parte integrante del percorso formativo per Counselor. La loro frequenza è quindi obbligatoria.

27 febbraio/2 marzo Comunicazione base (1° anno)27/28/29/30 marzo Comunicazione intermedio (2° anno)

3/4/5/6 aprile Costellazioni base (1° anno)8/9/10/11 maggio Costellazioni intermedio (2° anno)

11/12/13/14 settembre relazioni professionali base (1° anno)6/7/8/9 novembre relazioni professionali intermedio (2° anno)

19/20/21/22 giugno approfondimenti tematici (2° anno)

Per informazioni: Istituto Cortivo, Centro di Formazione - Via E. Ramin, 1 - 35136 PadovaTel. 049 8901222 - Fax 049 8901213 - www.cortivo.it/seminari - e-mail: [email protected]

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Chi seMina raCCoglie sPecIale semInarI

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Volare con le maniSi possono fare tantissime cose con le mani e la nostra proposta in questo numero è di impiegarle per creare qualcosa di bello e colorato utilizzando carta, forbici e colla. Il risultato? Un bellissimo e variopinto pappagallo. Se poi volete introdurre un pizzico di vena artistica e fare in modo che ogni opera sia diversa dall’altra, potete servirvi dei colori a dita scoprendo le infinite sfumature possibili che nascono dal sovrap-porsi gioioso delle tinte. L’attività serve a sviluppare manualità e precisione nonché ad imparare a tracciare contorni e incollare. Per il collage servono 2/3 fogli di carton-cino spesso, fogli di carta di diverso colore, una matita di grafite, forbici e colla. Per la preparazione: ap-poggiare la mano aperta sul carton-cino e disegnarne il contorno con la matita; ripetere l’operazione con la mano chiusa; ritagliare le due sagome; ricalcare la sagoma della mano aperta sui fogli di carta gialla

o arancione e ritagliare le due sago-me; ricalcare la sagoma della mano chiusa sul foglio di carta rossa per due volte; ricalcare la sagoma della mano chiusa sui fogli giallo, verde e viola; ritagliare tutte le mani chiuse; incollare una delle mani chiuse rosse su un grande foglio di carton-cino. Sarà la testa e il corpo del pap-pagallo, sulla quale vanno disegnati gli occhi e il becco; incollare le altre mani una dopo l’altra, in modo che si sovrappongano. Devono essere incollate in senso opposto rispetto alla testa; incollate le due mani aperte al centro: saranno le ali del pappagallo. Tutte queste operazioni possono essere eseguite anche con le mani

colorate dalla pittura a dita. Il pappagallo, realizzabile con diverse tipologie di utenti, può essere anche una bella idea rega-lo, perfetta per dare una nota

di colore alle tante occasioni da festeggiare!

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eduC’aZioni ImParare gIocando

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A spiegare la domanda del tito-lo è il libro di Asha Phillips “I no che aiutano a crescere”, un betseller che dal 1999 ha forni-to a genitori ed educatori utili spunti di riflessione sull’impor-tanza di una parola così breve ma così incisiva in termini pedagogici. L’autrice, psicotera-peuta infantile di chiara fama,

svela l’infinito mondo di implicazioni psicologiche e relazionali nascoste dietro ad ogni no che diciamo ai nostri figli: ci sono i no detti al momento giusto, altri meno efficaci, poco empatici perché espressi al momento sbagliato. Il libro, introdotto dalla presti-giosa presentazione di Giovanni Bollea, padre della moderna neuropsicologia infantile, è appassionante, ricco di casi sottoposti ad osservazione diretta che ben rappresentano la realtà della relazione adulti-bambini. Asha Phillips approfondisce il tema del no tenendo conto di tutte le tappe evolutive, dalla primissima infanzia all’adolescenza. Il no come ele-mento indispensabile affinché il neonato sperimenti positivamente il distacco dalla madre, la sua assenza

temporanea, l’addormentarsi da solo, la possibilità di sopportare senza conseguenze l’alternarsi di sen-sazioni piacevoli e spiacevoli come il sentirsi vuoto e pieno, asciutto e bagnato, ecc. E poi ancora il no detto ai ragazzini più grandi, che serve a stabilire le regole ma anche a contenere: un bambino “contenuto” da autorevoli e amorevoli no probabilmente diventerà un adulto capace di gestire i suoi stati emotivi men-tre un adolescente a cui tutto è permesso e che non conosce divieti non può sperimentare nei tempi e nei modi giusti una naturale ricerca di identità e autonomia. I no aiutano a crescere quindi perché, come afferma Bollea: “Un no detto al momento giu-sto può essere il punto di partenza per una crescita equilibrata e felice” e così, come consiglia l’autrice, la mia tesi, in questo libro, è che i no aiutino a costruire e non a distruggere; ma a questo scopo è importante riflettere sulla prospettiva del bambino, considerare l’impatto di un no sulla sua fiducia in se stesso…”.

Asha PhillipsI no che aiutano a crescereFeltrinelli Editore - 184 pagine

Il libroCome si fa a dire di no?

“Una lettura molto piacevole che, unita alla ricchezza dei dettagli psicologici e al continuo confrontarsi con le varie teorie, la rendono interessante anche per tecnici

e specialisti. Anzi, consiglio vivamente a questi ultimi di leggerlo, al fine di

arricchire e approfondire la fenomenologia del disagio infantile”.

Giovanni Bollea

24 INCONTRI - Gennaio 2014

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Una storia davvero da conoscere, quella di Quasi amici, non solo perché è ispirata a una vicenda vera ma anche perché tratta con una leg-gerezza unica, che spesso sfocia nel divertimento vero e

proprio, alcuni fra i temi più difficili e impegnati-vi della nostra epoca. L’incontro quasi fortuito fra il miliardario francese Philippe e il precarissimo immigrato di seconda generazione Driss dà infatti luogo a un pirotecnico susseguirsi di situazioni che, nel loro svolgersi, gettano una luce forte ed estrema-mente realistica sul gap economico fra i ricchi e i po-veri che caratterizza la nostra società, sulla tragedia della disoccupazione, sui problemi dell’handicap, sull’uso delle droghe, sul valore dell’arte contempo-ranea e sulla deriva delinquenziale che attira tanti giovani privi di concrete alternative: tutto questo in un appassionante, divertente, movimentatissimo

caleidoscopio di scene tutte da godere fra riso e commozione. La trama è presto detta: Driss, reduce dalla galera, entra nella fastosa dimora di Philippe con la sola speranza di ottenere il certificato che gli consenta di continuare a percepire il sussidio statale. Invece Philippe, scoraggiato dalla sequenza di algi-de persone che si presentano per ottenere il posto, lo sceglie come badante. Da qui inizia l’incontro fra il tetraplegico con tanta voglia di vivere dentro e il giovane, vitalissimo nero: un confronto che diventa sempre più profondo e che si apre alle più diverse dimensioni dell’essere, dalla musica all’arte e dai modelli di vita all’amore, mantenendo sempre toni estremamente diretti, senza mediazioni e senza commiserazioni, come vuole una vera amicizia. Ed è proprio l’amicizia il sentimento che emerge, lenta-mente ma decisamente, nel corso dei 111 minuti di questo prezioso social movie, sempre più complice e condivisa, conclusa da una separazione che è al tempo stesso un inno alla possibilità per chiunque di trovare l’amore, quello sincero e disinteressato, che può illuminare un’esistenza…

Il film

QUASI AmICI 2012, regia di Olivier Nakache ed Eric Toledano

La storia vera di una vera amicizia

uscIto nelle sale nel febbraIo del 2012, “quasI amIcI” è stato scrItto e gIrato da due regIstI e sceneggIatorI, olIvIer nakache ed erIc toledano, e ha due ProtagonIstI, françoIs cluzet ed omar sy, Il PrImo nella Parte dell’assIstIto, Il secondo del badante. camPIone dI IncassI In francIa, PlurIPremIato e can-dIdato a varI rIconoscImentI, è stata la PellIcola francese PIù vIsta In ItalIa con quasI due mIlIonI e mezzo dI sPettatorI.

il soCiale tra Carta e PelliCola

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Da sempre il “Non si butta via niente!” è stato il ritornello ripetuto all’infinito da genitori e nonni a figli e nipoti. Un messaggio che passava attraverso le generazioni e che metteva in evidenza un prin-cipio indiscutibile, ovvero che tutto ciò che è stato prodotto dall’uomo merita rispetto e attenzione. Poi è venuto il tempo del consumismo, dello smal-timento spensierato e del nuovo a tutti i costi: la cultura della conservazione sembrava destinata ad essere definitivamente messa in soffitta assieme alle altre cianfrusaglie del passato. C’erano sì delle realtà impegnate a raccogliere i surplus della nostra ricchezza per inviarli alle popolazioni più povere del pianeta, dove potevano significare la differenza tra vivere e morire, ma erano fenomeni considerati estranei a noi, una beneficenza preziosa per chi ne aveva bisogno ma che mai e poi mai avrebbe potuto riguardarci direttamente. Da qualche anno a questa parte, però, anche dalle nostre parti è successo qual-

cosa di inaspettato: una crisi economica improvvisa e feroce che, ben presto, è diventata anche crisi so-ciale. Ed ecco allora che, quasi istintivamente, siamo tornati a ragionare nei termini del “Non si butta via niente!”: dopo decenni di raccolti agricoli schiaccia-ti dai trattori e di eccedenze allegramente trattate come rifiuti da sotterrare o bruciare, ha cominciato a farsi sempre più largo l’idea di chiudere la stagione degli sprechi e ritornare alla valorizzazione di tutto ciò che poteva avere qualche utilità. E i primi pio-nieri che hanno cominciato a muoversi in questa direzione, come piccole palle di neve, hanno dato il via a una valanga. Oggi, infatti, le realtà che nei sensi più diversi operano nel recupero o nel riuso di beni inutilizzati sono numerosissime: enti reli-giosi e associazioni che all’inizio si sono occupate di abbigliamento, libri, elettronica, ecc., ma che ben presto sono giunte a toccare l’aspetto che più di altri illumina l’attuale stato di indigenza della nostra so-

Nel web si fa largo un antico refrain: non si butta via niente!

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a PesCa di siti Il socIale In rete

cietà: il cibo, alla cui mancanza è giusto e necessario rispondere in tutte le forme possibili. E la fantasia non è davvero mancata: con il supporto dei nuovi media e con l’immancabile, generoso contributo del volontariato, sono nate infatti moltissime realtà che trovano nella solidarietà alimentare la loro fonda-mentale ragione d’essere. Tutte funzionano pressap-poco alla stessa maniera, recuperano il cibo presso privati, aziende agricole, ristoranti e catene della piccola e grande distribuzione per poi distribuirlo a chi ne fa richiesta. Le differenze sono invece nel cosa chiedono in cambio, particolare molto importante se si considera che le persone che oggi necessitano di cibo non sono solo mendicanti o homeless abi-tuali, ma anche lavoratori che hanno perso il lavoro e il reddito e che non sanno come fare per mettere assieme il pranzo con la cena, ragione per la quale non vogliono chiedere la carità, ma restituire in qualche modo l’aiuto ricevuto. Per questo, accanto a reti come il Banco Alimentare (www.bancoali-mentare.it) o i Food Share (blog.ifoodshare.org) che raccolgono e distribuiscono cibo gratuitamente, stanno crescendo altre situazioni come Terza Setti-mana (www.terzasettimana.org) che, in cambio dei prodotti, chiede una corrispondente disponibilità di tempo per aiutare nella distribuzione delle derrate presso il Social Market o per svolgere altre attività sociali. Una tendenza positiva questa, che trasforma l’atto unilaterale nella messa in comune delle reci-proche disponibilità e che restituisce dignità all’atto del ricevere in quanto seguito da un corrispondente dare. Tanti fiori stanno dunque crescendo nel giardino del “Non si butta via niente!”, fiori orga-nizzativi ma anche elettronici come l’innovativa app statunitense “leftoverswap” che consente il contatto diretto tramite tablet o smartphone fra chi dà e chi riceve. Sono tutti fiori bellissimi, caratterizzati da un fragrante profumo: quello della solidarietà umana.

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Le richieste di operatori motivati che abbiamo ricevuto nel 2013 sono state molte per numero e variegate, sia per la provenienza geografica, sia per la tipologia del servizio.Cooperative, case di Cura, Agenzie di Anima-zione, Comunità, Enti privati e Società di Assi-stenza sono solo alcuni esempi di strutture che si rivolgono a noi, a livello nazionale, per ottenere la segnalazione di nominativi da impiegare nel campo del welfare privato sociale.

Un punto d’incontro tra domanda e offertaAttraverso il Servizio Segnalazione Allievi le strutture possono chiederci – per tirocini o impiego – i nomi-nativi degli allievi che hanno concluso il percorso formativo, mentre gli allievi possono conoscere le richieste pervenute e segnalare il loro interesse e la loro disponibilità.

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La sinergia tra il mondo del sociale e il Servizio Segnalazione Allievi funziona. Ne è testimone la dott.ssa Iryna Tsukanova che, nel suo ampio cur-riculum, ha inserito anche l’attestato di Operatore Multiculturale conseguito lo scorso giugno con l’Istituto Cortivo.

Iryna si è laureata in Economia e Pianificazione presso l’Università Statale di Charkov, in Ucraina, ha vari dottorati in Scienze Economiche e un di-ploma di Economista conseguito in Germania. È inoltre consulente interculturale presso enti pubbli-ci e aziende private, docente di materie linguistiche, interprete, traduttrice e plurilingue esperta nelle lingue russa, tedesca e italiana.

Come mai hai deciso di iscriverti all’Istituto Cor-tivo?“In Germania avevo già lavorato con il Ministero a un progetto che riguardava l’integrazione degli stranieri, così ho pensato che potevo applicare la mia esperienza anche in Italia, dove nel frattempo mi ero trasferita. Mi serviva però una formazione specifica da conseguire anche in questo Paese e quindi mi sono iscritta all’Istituto Cortivo”.

E al conseguimento dell’Attestato, usufruendo del Servizio Segnalazione Allievi, è arrivata an-che l’occasione che cercavi…“Sì, una società di mediazione linguistico-culturale ha richiesto all’Istituto Cortivo il nominativo di Operatori Multiculturali disponibili a collaborare con l’Azienda Ospedaliera di Verona, città dove tra l’altro risiedo. Sono contenta e trovo molto interessante sperimentare la mia capacità di comu-nicazione interculturale all’interno di una struttura sanitaria”.

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