internazionalizzazione la sfida del futuro

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Professione Economica e Sistema Sociale Pr ess luglio - agosto 2014 / no.68 ISSN 2039-540X

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Quando si decide di operare su mercati stranieri diventa quanto mai necessario avere a disposizione strumenti operativi e amministrativi per poter meglio valutare i rischi o i limiti dell’impresa. Nelle numerose interviste che Press ospita in questo numero emerge un dato chiaro: le pmi, tema tanto caro ai commercialisti, oggi hanno significative chance per esportare i loro prodotti all’estero. L’aspetto dimensionale dell’impresa non costituisce più un limite. Quello che conta sono la competitività dei prodotti, l’azione di marketing, il know how, gli investimenti. E, naturalmente, una corretta e approfondita informazione e formazione.

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Professione Economica e Sistema Sociale

Pressluglio - agosto 2014 / no.68 ISSN 2039-540X

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Sommario/luglio-agosto

Press

EDITORIALE

3 Maria Luisa Campise

L’INTERVENTO

468

Filippo InvittiLeonardo M. CaputoMichela Pertile

Tripoli: “Per le pmi il futuro si gioca sull’export”

- Pag. 10

Monti: “Le pmi verso la sfida dei mercati esteri”

- Pag. 18

D’Aiuto: “Pmi, avanti tutta”

- Pag. 24

Nicastro: “Con l’internazionalizzazione, il Paese riparte”

- Pag. 34

DIAMO I NUMERI

64 Albo iscritti, migliora nel2013 il tasso di crescita

PROFESSIONE E TEMPO LIBERO

69 Letti per voi

PEOPLE

1014182430343842

Giuseppe TripoliSandro PettinatoRiccardo M. MontiMassimo D’AiutoGiovanni CastellanetaRoberto NicastroSergio VicinanzaFabrizio Togni

WCOA 2014

47 Ifac

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Questo numero di Press esce, per una felice coincidenza, all'indomanidell'insediamento del nuovo Consiglio Nazionale. Finalmente, dopo unpercorso difficile e doloroso, ora la nostra Professione può contare su un

vertice legittimato dal risultato elettorale che potrà e dovrà affrontare,immediatamente, i tanti problemi che quotidianamente sovraccaricano la nostraattività.Nelle more dell'alba tanto agognata, Press ha continuato a dedicare spazi ai temiche interessano la Categoria. L’Internazionalizzazione è il tema che affrontiamo in questo numero. Ci ritorniamo,avendolo già fatto lo scorso mese di febbraio, per sentire, questa volta, la voce degliattori, istituzionali e finanziari, che affiancano l’impresanel processo di apertura verso nuovi mercati, avendo nelprecedente numero sentito quella dei Commercialistiche a vario titolo si occupano della materia. Quando si internazionalizza diventa quanto mainecessario avere a disposizione strumenti operativi eamministrativi per poter meglio valutare i rischi o i limitidell’impresa stessa. Certo, un dato che emerge inequivocabilmente dagliinterventi di rappresentanti istituzionali e non, cheospitiamo in queste pagine, è che le pmi, oggi, hannosignificative chance per esportare i loro prodottiall’estero. L’aspetto dimensionale dell’impresa noncostituisce più un limite. Quello che conta sono la competitività dei prodotti, l’azionedi marketing, il know how, gli investimenti; insieme ad una corretta e approfonditainformazione e formazione. E l’export italiano, che copre circa il 30% del pil (fonteConfindustria), potrà nei prossimi anni rappresentare un volano decisivo per lacrescita delle nostre imprese che oggi riscontrano difficoltà ad operare nel mercatointerno e con sempre minore liquidità.Essere internazionalizzati significa per l’impresa non solo vendere prodotti all’estero,ma anche accompagnare la vendita interna con servizi e assistenza sempre piùqualificati.Oggi le imprese si misurano con un mercato globalizzato caratterizzato da fenomenicomplessi. In questo contesto economico risulta essenziale per la sopravvivenza delsistema imprenditoriale italiano che questi riveda le proprie strategie, non solo perconservare competitività, ma per realizzare un’espansione sui mercati internazionalinon più rinviabile. È evidente come anche per i commercialisti si apra una grande opportunità dimercato, perché il loro ruolo, la loro esperienza, le loro conoscenze e la loroversatilità sono componenti decisive per aiutare le aziende ad affrontare il mercatointernazionale.

Se non ora, quando?

Maria Luisa CampiseDirettore Press

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Il mondo cambia. Può sembrareun luogo comune, una sempliceretorica, eppure in molti casi conquesta sintetica locuzione puòdefinirsi la condizione di

continuo e progressivo mutamento diculture, condizioni sociali edeconomiche, pensieri ed abitudini checaratterizzano l’universo in cuiviviamo. La specie umana si è evolutainsieme all’ambiente che l’hacircondata e nel tempo le stessepersone si sono adoperate permodificare l’habitat in cui sitrovavano, rendendolo in linea con leprospettive di vita alle qualiriferivano.

La diversità di culture, un tempobarriera insormontabile che divideva ipopoli, è oggi uno degli ingredienti piùimportanti con i quali lo sviluppo dellasocietà moderna deve fare i propriconti. Termini come globalizzazione,internazionalizzazione, nuovi mercatisono entrati a far parte del lessicoquotidiano, “implicizzando” più omeno consapevolmente la conoscenzadelle straordinarie diversità chedistinguono territori e popolazioni.

Il nostro “ bel Paese”, non certo atorto considerato culla della civiltà, siscopre così essere una delle tesseredel grande mosaico definito con laparola mondo.

In questo enorme puzzle gliitaliani hanno due sole possibilità,rimanere rappresentanti di unsoggetto unico che, anche sebellissimo, è destinato a restareinesorabilmente isolato oppurescegliere di essere attoricoprotagonisti dello sviluppouniversale. Questa metaforarappresenta anche la sceltaalternativa a cui si trovano di frontegli imprenditori del nostro Paese econ loro la platea di professionisti cheli assistono.

Ancora oggi, forse per mancanzadi conoscenza o forse peggio perpericolosa miopia, sia i primi che isecondi non hanno saputo prendere ladecisione coraggiosa di varcare iconfini domestici e lanciarsi nellagrande avventura del confronto conl’estero. Il rischio che corriamo conquesto atteggiamento è di restareindietro rispetto all’evoluzione dei

mercati, divenendo sempre più ilpesce rosso che nuota nell’ampolla divetro.

L’idea di produrre beni a tutti icosti nel nostro territorio è, per fareun esempio, un’assurda ostinazionefiglia di retaggi ormai desueti eindifferenti al trascorrere dei tempi. Come è possibile immaginare dicompetere sui mercati internazionalirealizzando dei prodotti, riproducibilialtrove a costi significativamente piùelevati rispetto a paesi dove la manod’opera è offerta a minor mercato?Allora è fondamentale trovarealternative al classico “made in Italy”destinato ad essere riservato solo aproduzioni di eccellenza e magaripensare all’idea del “made by Italy”dove, grazie al know how ed allatecnologia italiana, si puòdelocalizzare la realizzazione di beniin luoghi diversi. Ecco allora che losfruttare le sinergie offerte dallepeculiarità presenti nei vari Stati, puòrappresentare il modo per guardare inmaniera più globale.

Altro aspetto sul quale le nostreimprese devono assumere maggior

Professionistie nuovi mercatiFilippo Invitti Odcec di Roma, Presidente Associazione VICINA

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Varcare i confini domestici e lanciarsi nella grande avventura del confronto con i mercati all’estero è la vera sfida che attende il commercialista del terzo millennio

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5L’intervento

consapevolezza è dato dalla logica“individuale” con cui si operano lescelte di strategia di sviluppo.

Pensando di dover affrontareambiti nei quali le dimensioni e ilnumero sono collocati su unimmaginario asse cartesiano in mododa tendere verso sviluppi orizzontali everticali, è difficilmente immaginabileche il nostro imprenditore possa, dasolo e con la propria “piccola”impresa, affrontare efficacemente il

contesto internazionale; pensarequindi di poter unire le forze, lerisorse e le competenze di tutti isoggetti appartenenti ad aziende,mondo professionale, istituzionipubbliche e private può costituire ilcorretto modo di fare “ massa critica”e affrontare le opportunità offertedall’internazionalizzazione.

Un’ultima considerazione si offreai professionisti ai quali è rivolto ilcontenuto di questo numero della

rivista: superiamo il naturalescetticismo con il quale guardiamo aldiverso modo di svolgere il nostrolavoro e guardiamo al futuro conmaggiore coraggio e lungimiranza;come osserva Napoleon Hill “Non aspettare, non ci sarà ilmomento giusto, comincia dove sei con qualsiasi strumento tu abbia a portata di mano, lungo la strada ne troverai dimigliori”. �

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Dopo quello di febbraioquesto è il secondonumero di PRESS chequest’anno vienededicato interamente al

tema dell’internazionalizzazione,grazie all’opera degli associati diVICINA e della CommissioneInternazionalizzazione delle impresedell’ODCEC di Roma. Ringrazio Pressche ne ha dato l’opportunità.

Ciò è il segno evidentedell’importanza dell’argomento e dellanecessità di diffonderne laconoscenza all’interno della Categoriaper far cogliere le connesseopportunità di crescita professionale.

Mentre a febbraio abbiamopresentato il progetto del Manuale delneo professionistadell’internazionalizzazione,affrontando alcuni temi di carattereprofessionale, con questo numeroabbiamo raccolto le interviste ai

vertici di alcune delle istituzioni chehanno un ruolo nella promozionedell’internazionalizzazione.

A tutti abbiamo chiesto un pareresu cosa ritengono che sia necessarioper far sì che le PMI si sviluppino suimercati esteri e su come iCommercialisti possano essere parteattiva in questo processo.

Noi riteniamo che ciò di cui c’èpiù bisogno è la collaborazione tratutti i soggetti, pubblici e privati, chehanno come missione quella disollecitare, sostenere, assistere edagevolare le imprese nellarealizzazione di progetti dipenetrazione nei mercati esteri comeunica opportunità di sviluppo, se nondi sopravvivenza.

Siamo convinti che iCommercialisti devono stimolare lepiccole e medie imprese clienti asvilupparsi conl’internazionalizzazione, facendo leva

sulla naturale fiducia che hanno dagliimprenditori.Abbiamo la professionalità necessariaper supportare le imprese nelle variefasi di questo processo, ma ènecessario implementare lecompetenze per poter fronteggiare lecriticità che inevitabilmentes’incontrano.

È inoltre essenziale acquisire laconsapevolezza di dover collaborarecon altri colleghi per poter affrontaretemi complessi come questo, entrandoa far parte di reti di professionisti coni quali condividere informazioni,relazioni e competenze.

Per poter rendere accessibile alleimprese piccole e medie la possibilitàd’internazionalizzarsi, con laconsapevolezza di quanto ciòrappresenti un’opportunità di sviluppounica per l’economia italiana, èfondamentale l’integrazione tra leattività di tutti gli operatori che se ne

Il ruolo dei commercialisti per l’internazionalizzazionedelle impreseLeonardo Maria Caputo Odcec di Roma - Presidente della Commissione

Internazionalizzazione delle imprese dell’ODCEC di Roma, Segretario Generale Associazione VICINA

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Occorre acquisire la consapevolezza di collaborare con altri colleghi,entrando a far parte di reti di professionisti con i quali condividereinformazioni, relazioni e competenze

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7L’intervento

occupano.Per questo auspichiamo lacostituzione di un apposito gruppo dilavoro con i rappresentanti delMinistero dello Sviluppo Economico,del Ministero degli Affari Esteri,dell’ICE Agenzia, della Cassa Depositie Prestiti, della SIMEST, della SACE,dell’UNIONCAMERE,dell’ASSOCAMERESTERO, dellaCamera di Commercio Internazionale,dell’ABI, dell’Associazioni delle

imprese e del Consiglio Nazionale deidottori commercialisti ed esperticontabili.Con lo scopo di stimolare lacollaborazione e l’integrazione tra iColleghi rinnovo l’invito a parteciparealla realizzazione del Manuale del neoprofessionista dell’internazionalizza-zione, inviando i vostri contributi suiseguenti argomenti: strumentioperativi per la pianificazione delprogetto e organizzazione dello studio

professionale.Concludo con una perla di

saggezza che ritengo adatta aiprofessionisti ed agli imprenditoriche sono ancora restii a guardareoltre il proprio orizzonte: “Può darsi

che non siate responsabili per la

situazione in cui vi trovate, ma lo

diventerete se non fate nulla per

cambiarla”.

(Martin Luther King) �

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Il percorso professionaledell’internazionalizzazione delleimprese è un percorso moltostimolante anche se può nonsembrarlo ‘prima facie’.

La diffidenza di molti colleghi nascedal fatto che, almeno per i menogiovani, non ci sono stati in passatopercorsi formativi al riguardo,nell’ambito dei corsi universitari o dispecializzazioni.

Solo negli ultimi tempi, a livellouniversitario, si parla di nuove figureprofessionali e aziendali come quelladell’Export manager, che riguarda iltema dell’Internazionalizzazione, e sistanno diffondendo da poco i primi‘master’.

In questo campo, per noiprofessionisti, ci sono diversi obiettivida raggiungere:� diventare buoni ‘advisor’, per le

nostre imprese clienti che voglionointernazionalizzarsi, su quali sonole opportunità da cogliere e sucome procedere;

� conoscere e saper consigliare suimigliori strumenti finanziari offertidalle istituzioni pubbliche e daglienti privati a tale supporto;

� organizzare, internamente alle

società nostre clienti, la funzioneaziendale della ‘corporate creditmanagement’, affinchè sicostruisca un’efficiente gestionedei rapporti commerciali con iclienti esteri.

Il grande passo dell’internazionalizza-zione oggi non si improvvisa, eprevede studi di fattibilità cheriguardano sia le prospettivecommerciali che le verifiche sullenorme estere di commerciabilità deiprodotti: sono necessarie conoscenzegiuridiche, societarie e fiscali ancorapiù approfondite se si intendedelocalizzare.

I colleghi che già si occupano diconsulenza nel campodell’internazionalizzazione delleimprese, ne parlano come di unaspecializzazione professionale a tuttotondo, che richiede che i colleghiinteressati costruiscano dellestrutture organizzative che sianoesclusivamente impegnate sul temadella crescita internazionale.I colleghi che intenderanno occuparsidi consulenza all’internazionalizzazio-ne delle imprese non avranno moltotempo a disposizione da dedicare ainoti adempimenti contabili,

amministrativi e fiscali, sempre piùricorrenti, senza l’ausilio di unastruttura organizzata che li supporti.

Come è già piuttosto evidente chele imprese che si uniscono in reti,consorzi, Ati e altre forme diaggregazione, all’estero, abbiano piùprobabilità di successo, questo varràanche per i professionisti che sidovranno aggregare, per dedicarsi atale attività in maniera più focalizzatae strutturata.

Non ha più senso agire insolitudine, in migliaia di singoli piccolistudi, senza creare delle forme diaggregazione professionale che cipermettano di specializzarci,soprattutto in qualità.

L’Associazione Vicina(www.associazionevicina.com) èpresente sulla scena da alcuni anniproprio per agevolare sia laformazione dei colleghi ai temidell’internazionalizzazione che perfavorire le aggregazioni fraprofessionisti che sono attratti daquesta tematica.

Non è possibile presentarsi sulloscenario internazionale conimprovvisazione e superficialità ascapito delle nostre imprese clienti

Internazionalizzarsi,come e da dove partire Michela Pertile Odcec di Roma, Revisore Associazione Vicina, consigliere di Accademia Roma

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Un passo che richiede studi di fattibilità, conoscenze giuridiche,societarie e fiscali ancora più approfondite

Page 9: Internazionalizzazione la sfida del futuro

9L’intervento

che hanno fiducia in noi.Internazionalizzarsi, oggi più di

prima, è diventata una necessità nellaprolungata crisi economica e finanziariache attraversa il nostro Paese.

Molti operatori già presenti sulmercato se ne sono resi conto; einvadono il nostro campo.

Alludo ai vari istituti bancari, chealla ricerca di nuovi profitti e per dare

una ricollocazione al personaleesuberante, si stanno organizzandocon nuovi uffici dedicati allaconsulenza alle imprese cheintendono internazionalizzarsi.

Forniscono supporto per laselezione di nuovi ‘partners’,consigliano su dove andare, comefarsi finanziare e garantire anche dalleistituzioni pubbliche preposte, come

Sace e Simest.E noi, vogliamo stare a guardare?

Auspichiamo quindi che il nuovoConsiglio Nazionale dei dottoricommercialisti ed esperti contabili siattivi al più presto, con tutti glistrumenti a sua disposizione peressere di supporto alla formazione deicolleghi su questo tema, oramaistrategico! �

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Tripoli: “Per le pmiil futuro si giocasull’export” Secondo il DG per le politiche di internazionalizzazione del MISE, occorre preparare le aziende a cogliere le chanceche gli accordi di libero scambio offrono al Made in Italy

A cura della Redazione

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11People

Il limite dimensionale delle aziende potenzialmenteesportatrici italiane è superabile oppure no? Il Ministero haattuato delle politiche specifiche in questo senso?Il sistema italiano è fra quelli di più piccola dimensione alivello europeo, però è anche quello che ha una capacitàesportativa tra le più alte a livello europeo. Quindi, ladimensione di per sé non è un vincolo negativoall’esportazione.Questo è sicuramente vero quando si tratta di mercati vicini;le cose cambiano quando si tratta di mercati lontani o dimeno tradizionale nostra presenza. E proprio su queste aree di mercato che il Governo ed ilMinistero stanno investendo con una pluralità di strumenti:dal sostegno ad una maggiore patrimonializzazione delleimprese, a quello alle forme di aggregazione (si pensi adesempio ai contratti di rete); per non parlare degli strumentidi supporto alla presenza all’estero anche di piccole imprese,come tutta la strumentazione pubblica messa in campodall’Agenzia ICE.

Poiché vi sono stime di ripresa economica per l’Eurozona egli Stati Uniti negli prossimi anni, secondo lei, tra le nostreaziende chi spiccherà il volo verso l’estero?Il volo verso l’estero lo possono spiccare - e lo stannospiccando - le aziende di tutti i settori, perché la domanda dibeni e prodotti italiani nel mercato mondiale sta crescendoesponenzialmente. Mano a mano che alcuni paesi passanodalla fase di primo sviluppo alla fase di sviluppo industrialee mano a mano che altri paesi passano da una situazione dipovertà diffusa a una situazione di quasi benessere, si apronospazi enormi per i beni di consumo italiani. Pertanto, leaziende che spiccheranno il volo sono quelle che saranno ingrado di intercettare questa domanda, le aziende di tutti isettori purché si dotino delle capacità per farlo.

Magari capacità finanziarie?Capacità finanziarie, capacità organizzative e manageriali,capacità di collegamento con le reti e con i mercati esteri.

Quali sono le nuove politiche di sviluppo che il Ministerointende avviare per dare impulso all’internazionalizzazionedelle imprese?Sul tema dell’internazionalizzazione, l’obiettivo che ilGoverno si è posto è quello di far crescere il volumedell’export italiano, già notevolmente alto, ma che ancora haampi margini di incremento. Dall’export deriva per noi il 30%circa del Pil, mentre per la Germania questa percentuale sale

a quasi il 50%. L’Italia ha certamente le potenzialità e lecapacità se non di raggiungere, quanto meno di avvicinare laquota di export sul Pil dei tedeschi, agendo sia in termini divolume che di numero assoluto di aziende esportatrici.Attualmente, sono circa 200-210mila le nostre aziendeesportatrici: alcune esportano in modo stabile, molte altre inmodo casuale.C’è poi una fascia, che abbiamo stimato in circa 70milapiccole aziende, che hanno le capacità e le caratteristicheper passare da saltuariamente a stabilmente esportatrici oaddirittura da non esportatrici ad esportatrici: di queste,pensiamo che almeno 20-25mila possano essere portate,nell’arco di due o tre anni, ad essere presenti sul mercatomondiale. Per molte di queste aziende, la domanda deimercati esteri è domanda di sopravvivenza, nel senso chesostituisce una difficoltà di domanda interna molto evidente.Questo è il primo obiettivo: far crescere il volume del nostroexport facendo crescere anche il numero delle aziendeesportatrici.Il secondo obiettivo è quello di cogliere le opportunità, chesi creeranno nei prossimi mesi grazie agli accordi di liberoscambio che si stanno per concludere o che si sono appenaavviati, perché essi offrono grandi opportunità per moltisettori del nostro sistema produttivo. È necessario pertantopreparare le aziende a cogliere le opportunità derivanti dagliaccordi, perché consentiranno di aprire possibilità a moltisettori del Made in Italy.Terza linea strategica è quella legata all’irrobustimento dellecapacità delle piccole imprese di stare sul mercato,attraverso risorse manageriali specifiche e specializzate.Penso a strumenti quali il temporary export manager, chepermette a una piccola azienda di dotarsi temporaneamentedi competenze professionali in grado di entrare su mercati

“Il ruolo che i commercialistigiocheranno

sarà fondamentale nel futuro dell’export delle nostre imprese”

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People12

che prima non sono stati percorsi.Quarto e ultimo punto: abbiamo verificato l’efficacia dipuntare sui grandi eventi che fanno l’immagine del Made inItaly nel mondo. Il Made in Italy è uno dei brand più noti al mondo; tuttavia,perché resti tale, occorre investire, concentrando le risorsepromozionali su quegli eventi, “racconti” e canali dipromozione che abbiano un forte effetto moltiplicatoresull’opinione di quegli 800 milioni di nuovi potenzialiconsumatori che – secondo alcune stime - fra qualche annoprobabilmente consumeranno italiano.Di questi quattro punti sinteticamente richiamati, sul terzo èfondamentale, per esempio, la collaborazione con il sistemadelle professioni.

Quali sono i paesi considerati prioritari per l’export italiano?Puntate più a consolidare la presenza sui mercatitradizionali o alla penetrazione di aree e mercati nonattualmente presidiati?Di recente abbiamo realizzato una ricerca con PROMETEIA,in cui abbiamo individuato mercati maturi vicini (Europa eStati Uniti continuano ad essere importanti), mercati maturilontani, mercati emergenti o emersi come la Cina, per finirecon quei mercati di non tradizionale presidio ma che stannocrescendo in modo esponenziale. Per restare ai temi diattualità, ad esempio, alcuni mercati dell’Africa subsahariana, quali Angola e Mozambico, dove il trend dicrescita del Pil, e quindi anche della possibilità di presenzadelle nostre aziende e relativi prodotti, è esponenziale. Ricordo che la definizione di quali Paesi siano prioritari è trai compiti principali della Cabina di Regia, che di anno in annoindica una serie di Paesi con una forte domanda potenzialedi beni italiani, magari non già adeguatamente colta dallenostre aziende.Ci sono poi aree in cui la nostra presenza è sottoposta allevariabili sia economiche sia politiche; mi riferisco, peresempio, ad alcuni paesi dell’area del Mediterraneo, comeLibia, Egitto, Siria, ecc., dove c’è un’evoluzione costante, pernon dire quotidiana, della situazione politica: aree dove lapresenza italiana c’è già, ma in cui investire, perché sia piùalta, non pare al momento opportuno.

ICE, SACE, SIMEST, Cassa Depositi e Prestiti, Camere diCommercio sono i principali interlocutori pubblici per leaziende che vogliono internazionalizzarsi. A che punto è losforzo per meglio coordinare la loro azione?La situazione è in evoluzione. Sull’ICE è in atto un processo

di riorganizzazione, cominciato con la sua ricostituzionesottoforma di Agenzia: la riorganizzazione della rete estera,quella interna alla ricerca di maggiori livelli di efficienza, unarivisitazione dei servizi forniti, sono i driver di tale sforzo. Cassa Depositi e Prestiti, SACE e SIMEST costituiscono ilpolo finanziario del sostegno all’internazionalizzazione.SACE e SIMEST stanno aggiornando il loro portafoglioprodotti: hanno di solito operato con aziende di media-grande dimensione (questo è più vero per SACE e un po’meno per SIMEST). Ma, come dicevamo, oggi la loro clientela sono ancheaziende di minor dimensione, quelle che si affacciano almercato internazionale per la prima volta e che hannobisogno di supporto. SACE e SIMEST stanno facendonotevoli sforzi per arricchire l’offerta con prodotti piùadeguati alle pmi, sia in termini di costo che di facilità d’uso. Non è per caso che come Ministero dello SviluppoEconomico e Ministero degli Esteri, con ICE, SACE eSIMEST, abbiamo organizzato dei road show, presenze sulterritorio che cercano di coinvolgere le aziende che nonesportano, proprio per presentare loro le possibilità e iservizi che offrono queste strutture. I primi risultati sonoestremamente incoraggianti: nelle prime cinque tappe (nesono previste altre sei entro la fine dell’anno), abbiamoregistrato la partecipazione di oltre 2.000 imprese, con untasso di soddisfazione rispetto ai contenuti dei seminari - cheprevedevano anche una sezione di prima consulenzapersonalizzata con esperti - di oltre il 95%.Sul tema delle Camere di Commercio, come sappiamo, è incorso un dibattito in Parlamento su come rivederne il ruoloe le modalità di finanziamento. Vedremo cosa sarà deciso dalGoverno e dal Parlamento sul punto per capire che ruolopotranno svolgere in tema di internazionalizzazione. Come già accennavo, il maggior raccordo lo stiamo attuandoa livello strategico attraverso l’azione della Cabina di Regia;a livello funzionale con un contatto più costante e funzionaletra il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero degliEsteri e altri settori dell’amministrazione, per esempio ilMinistero delle Politiche Agricole per tutto il settoredell’agroalimentare, del contrasto all’italian sounding, ecc., operativamente, con un raccordo sui servizi promozionaliche vede nell’Agenzia ICE il soggetto attuatore. Merita poi sottolineare come anche le Regioni abbiamotenuto una serie di filoni aperti, primo fra tutti quello sullaformazione per gli export manager, su cui puntiamo anchesulla base delle positive esperienze avviate in alcune Regioni.Sappiamo come sia vivo il dibattito anche sul ruolo degli enti

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13People

regionali, sulle competenze che in questo momento hanno eche si ipotizza di ridisegnare.

Spero senza tagliare troppe risorse, perché a forza ditagliare...Noi siamo distanti dalla quota che altri Paesi europeidestinano alla formazione sui mercati esteri. Facendocrescere la quota di promozione pubblica e organizzandolabene sui mercati esteri, ne avremmo sicuramente unbeneficio più alto, perché abbiamo aziende più piccole, macapaci di competere, con tecnologie e capacità diadattamento notevoli. Però devono essere aiutate aconoscere e ad entrare sui mercati esteri. Credo che l’esigenza di una virata verso i mercati esteri siaoramai ampiamente condivisa e questo comporta che a ciò sidebbano destinare risorse promozionali adeguate.

Scendendo nei numeri, le chiederei anche se a disposizionedel Ministero c’è un aumento delle risorse promozionali pergli anni a venire nei vostri piani...Nel corso di quest’anno stiamo impegnando circa 22 milionidi risorse promozionali straordinarie che ci sono stateaffidate dall’art. 5 del c.d. Decreto “Destinazione Italia”(decreto legge 23 dicembre 2013, n. 145 convertito conmodificazioni dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, pubblicatoin G.U. 21 febbraio 2014, n. 43).Su quel che avverrà per il 2015 e gli anni a seguire, non possoora risponderle con una risposta precisa. C’è un’esigenza diaumentare le risorse a disposizione della promozione perportarle a livello medio. Occorre una grande sensibilità, chetrovo anche da parte del Ministro Guidi e del ViceministroCalenda. Rispetto alle dichiarazioni rese sui quotidiani nelleultime settimane ci sono buone prospettive che il tema siaaffrontato positivamente.

Il Desk Italia, creato nel 2011, di fatto opera per questastrategia?Su Desk Italia il Governo dovrà prendere delle decisioni percapire come meglio potenziare e organizzare la politica diattrazione degli investimenti in Italia, sapendo chel’attenzione degli investitori esteri, sia industriali chefinanziari, nei confronti delle aziende del nostro Paese ècresciuta notevolmente negli ultimi mesi.Occorre riorganizzare non solo una serie di aspettistrutturali, quelli che rendono conveniente o meno investirein un Paese (lì si tocca il tema del fisco, della giustizia, deitempi dell’amministrazione, tutte questioni che il programma

‘Destinazione Italia’ aveva sollevato); ma serve anche uno‘sportello’ che accompagni chi è interessato a investire inItalia nel percorso che intende fare. Quindi c’è un aspetto piùstrutturale e un aspetto più organizzativo.

Quindi un miglioramento delle strategie, ma anchedell’organizzazione complessiva del sistema.…Sì, una focalizzazione delle strategie sull’estero, non perchél’interno non sia importante, ma perché l’estero ci offreopportunità che dobbiamo cogliere in tutti i campi, dalcampo degli investimenti al campo delle professionalità, dalcampo delle reti al tema degli scambi culturali. L’internazionale è un campo molto vasto, l’esterorappresenta una fetta importantissima.

E la categoria dei Commercialisti come la vede coinvoltanelle attività di sviluppo dei progetti di internazionalizza-zione delle imprese?Uno dei tramiti perché il numero delle piccole impresecresca in modo considerevole è rappresentato dalla funzionedi consulenza che svolgono i professionisti. L’impresa o il piccolo imprenditore vede molto spesso chein Italia non ha più mercato o ha un mercato che cala evorrebbe andare all’estero, ma ha una doppia barrieraall’ingresso: quella informativa sui mercati e – quasi sempre– quella formativa, sapere come e cosa fare.Essere ancor più assistito da quello che è normalmente il suoconfidente, cioè il commercialista, ma penso anche agliavvocati, ai notai, a coloro che si occupano dei temilavoristici, sarebbe fondamentale. È il commercialista che può suggerire, guidare nel fare,avendo una conoscenza di questi problemi tale da aiutarel’imprenditore che, quando è piccolo, non ha né informazioniné tempo sufficienti da dedicare. Questo passaggio delle piccole imprese verso l’esterovorremmo farlo coinvolgendo le reti dei professionisti e inprimis quella dei commercialisti. Il ruolo che i commercialisti giocano è fondamentale nelfuturo dell’export di tutte le nostre imprese: penso anche allaconsulenza più raffinata, quando si tratta dellapartecipazione alle grandi gare internazionali, o a come ci sirapporta con i grandi clienti esteri. �

Giuseppe Tripoli, Direttore generale per le Politiche di

Internazionalizzazione e la Promozione degli Scambi del Ministero dello

Sviluppo Economico

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Pettinato: “Collaborare per supportare”Corretta informazione, ricerca di partner e formazioneadeguata rappresentano, per il Vice Segretario diUnioncamere, i primi fondamentali passaggi per aiutare leimprese italiane a rivolgersi versi i mercati esteri

A cura della Redazione

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15People

Il limite dimensionale delle aziende potenzialmenteesportatrici italiane, secondo lei, è superabile oppure no?Ha una ricetta da proporci?Secondo noi, il fatto che le aziende siano piccole non è unlimite; anzi, può rappresentare un’occasione di flessibilità edi maggiore duttilità dell’impresa per affacciarsi sui mercatiinternazionali. È chiaro che la struttura dimensionaledell’azienda, piuttosto che il patrimonio o il capitale, puòessere in qualche maniera vincolante, ma di certo non è unelemento ostativo.Il punto focale è la voglia dell’imprenditore e le condizioniche pongono i mercati per andare verso i mercatiinternazionali. Il primo passaggio è una corretta informazioneall’imprenditore per poter accedere ai giusti mercati e nonsbagliare obiettivo; il secondo aspetto è legato a una ricercadei partner di quel paese, che siano utili agli obiettivi chel’impresa vuole intraprendere (penso, ad esempio, agliaccordi di distribuzione o a joint venture piuttosto cheaccordi unicamente commerciali); il terzo aspetto è unaformazione adeguata che l’impresa, piccola o grande che sia,deve avere all’interno per poter accedere ai mercati esteri.

Poiché vi sono stime di ripresa economica sia per l’Eurozonache per gli Stati Uniti nei prossimi anni, tra le nostre aziendechi spiccherà il volo verso l’estero?Distinguiamo i due aspetti: l’Eurozona è già un mercatomolto importante per i nostri imprenditori e circa i due terzidelle nostre aziende vendono in primo luogo in Europa; forseil ragionamento va fatto sui nuovi Paesi europei, quellidell’area balcanica e sui nuovi ingressi in cui la domandaItalia è ancora bassa. Sull’aspetto dei mercati americani,moltissimo potrà fare il TTIP, vale a dire l’accordo di liberoscambio con i mercati americani che non è ancora indirittura d’arrivo, ma che potrà dare novità e nuovi sbocchiper tutelare le nostre aziende ai temi legati, per esempio, alfalso piuttosto che quello che si chiama l’italian sounding.Se la cosa andrà in porto, tra i Paesi europei l’Italia saràsicuramente uno dei primi a beneficiarne.

Nonostante le aspettative, le stime di debole produttivitàper il sistema paese Italia al suo interno nei prossimi anniesistono e quindi che riflessi avranno sulle aziendeesportatrici? Come superare questi aspetti negativi?Sicuramente la crescita non è elevatissima perché le stimesono abbastanza modeste, però distinguerei. Se guardiamo aidati delle imprese che esportano, queste 210mila aziende, omeglio, le 11.200 che in maniera costante e prevalente

esportano, salvano il Pil di questo Paese, che altrimentisarebbe a cifre decisamente negative. Se guardiamo a quantole imprese che esportano contribuiscono al Pil, il dato èmolto confortante nonostante gli ultimi mesi non sianoesaltanti. Quindi dobbiamo dire un grazie alle imprese chevanno all’estero, grazie a chi scommette sull’estero, grazie achi supporta le aziende all’estero; penso ovviamente agliorganismi statali come il Ministero dello SviluppoEconomico, all’ICE, ma penso anche alle reti sul territoriocome le Camere di Commercio, a tutto il mondo associativoche supporta, assieme alle Regioni, lo strumentodell’internazionalizzazione.

Quali sono i paesi esteri più attraenti per le PMI italiane, seè possibile fare una specie di classifica oppure dipende daaltri fattori?Non ci sono paesi più interessanti di altri se non per il tipo diproduzione. Ad esempio: se parliamo dell’agroalimentare,dell’arredamento, delle firme legate alla moda, se parliamodell’auto-motive, i paesi più industrializzati in cui il consumodel Made in Italy è più forte (e cioè dove c’è anche unadomanda di lusso) sono quelli più interessanti. Pertanto,oltre l’Europa, direi sicuramente i mercati asiatici dove laricchezza è in forte aumento. Un caso tra tutti è quellodell’India, dell’Indonesia, piuttosto che del Giappone stesso.Se guardiamo a settori, invece, in cui il nostro Made in Italyè forte come la meccanica piuttosto che l’edilizia, alrisparmio energetico, ai temi legati alla farmaceutica, imercati sono molto più ampi e diversi.Non c’è un paese su cui puntare, ma una gamma di paesi in

“I professionisti hanno un compito importante,

quello di essere un complemento

al settore pubblico”

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funzione della produzione del settore. Naturalmente i paesia maggior crescita sono i più interessanti, ma anche areecome i paesi arabi, in cui assieme all’Europa abbiamo più diun miliardo di consumatori, possono rappresentare unvalore importantissimo per il nostro Paese.

Quali sono gli errori più comuni che commettono le impreseneofite che intraprendono un progetto di internazionaliz-zazione?Quello di far da soli è sicuramente un errore gravissimo,spesso dovuto alla sfiducia anche nel pubblico, ma è unerrore che si può sanare facilmente. Altro errore è quello dinon individuare il mercato corretto perché dà luogo ainvestimenti sbagliati. Ed ancora, un errore è quello di volerea tutti i costi imitare il concorrente, al quale si guarda perchéha fatto fortuna in un certo mercato e magari quello è l’unicoobiettivo che si ha in testa. Infine, quello di non investire, conun minimo di risorse economiche e con un programma amedio termine e non a brevissimo sull’estero, rappresentaun altro limite importante delle nostre aziende.

ICE, SACE, SIMEST, Cassa Depositi e Prestiti, Camere di

Commercio sono i principali interlocutori pubblici per leaziende che vogliono internazionalizzarsi. Nel 2011 è statocreato un Desk Italia presso il MISE per migliorare ilcoordinamento di queste istituzioni. L’obiettivo richiesto dagli operatori è quello di un unicosoggetto, con il quale l’azienda possa interfacciarsi.Secondo lei, è possibile?L’obiettivo di un unico soggetto richiesto dagli operatori ècorretto, perché un’impresa vuole avere un riferimento, vuoleavere la concentrazione dei dati su un portale, comunque unelemento unitario. Quello che è sbagliato è pensare di poterbypassare i soggetti sul territorio. Un esempio: il ruolo cheoggi svolgono le associazioni di categoria, le Camere diCommercio presenti negli 8.000 Comuni, sui territori, sullefiliere, sui distretti, e voler fare una politica di coordinamentosolo da Roma è un errore. Certamente la Cabina di Regia,l’elemento che raggruppa tutte le strutture pubbliche eassociative che operano con l’estero, è un punto dicoordinamento importante. Lì devono arrivare le istanze delleimprese, cioè quali sono i mercati, i settori e le strategie piùimportanti, ma devono anche essere poi convogliate lerisorse, gli strumenti e le strategie sui territori.

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Se manca un soggetto intermedio che sappia raccogliere ladomanda dell’impresa, riportarla al centro e poi ridestinarlaal territorio, rischiamo di avere un interlocutore un po’ballerino.

Quali sono stati nel 2013 o nell’ultimo quinquennio i numerio l’andamento relativi alle aziende che avete assistito?Nel 2013 le Camere di Commercio hanno portato all’esteropiù di 9mila aziende e pensiamo che il dato del 2014 siaugualmente interessante. Parliamo di numeri chesembrerebbero relativi, ma se guardiamo a quante sono leaziende che oggi esportano, vale a dire circa 11mila aziendesu un numero di aziende che generalmente va intorno ai200mila, sono numeri significativamente importanti.

Fra i vostri prodotti e servizi, quali sono quelli più collaudatie di successo? Quanto tempo è necessario per poterneusufruire?Un servizio fondamentale è rappresentato dall’informazione;insieme all’ICE, alle categorie, alla SIMEST, al Ministerodello Sviluppo Economico abbiamo messo a punto unportale, worldpass.camcom.it, in cui abbiamo concentratotutte le informazioni per andare sui mercati internazionali.Per esempio: cosa serve per esportare merci in un certopaese, quali certificati occorrono, quali sono le strutture diassistenza, le domande più ricorrenti che riguardanol’export. In questo portale troviamo tutte le informazionipratiche di cui l’azienda può aver bisogno. In secondo luogo, la formazione: le Camere di Commerciosvolgono un lavoro di formazione puntuale sulle impresespiegando all’imprenditore cosa fare e cosa non fare performare il proprio personale quando decide di andareall’estero. Ed ancora, le certificazioni necessarie per andare in un certopaese: le Camere di Commercio, su richiesta dei paesistranieri, emettono certificati d’origine necessari peresportare. Infine, la regia con il territorio: le Camere di commercio sonoil luogo di sintesi con le categorie e con le Regioni perspendere al meglio le risorse che i territori hanno, sempre dimeno, a disposizione.

Qual è la percentuale di pratiche che si fermano o che nonvanno a buon fine? Avete un indicatore, un misuratore delsuccesso delle vostre iniziative?Possiamo dire che sui temi dei mercati internazionalil’investimento è molto elevato e i numeri sono abbastanza

confortanti. Ovviamente non tutte le attività che vengonoposte in essere (pensiamo a una missione all’estero, a unincoming, alla formazione alle imprese) portano al 100% deirisultati. Tuttavia, le fornisco un esempio: abbiamo realizzatocon il Ministero dello Sviluppo Economico una campagna,un road show, per promuovere la presenza di nuove impreseall’estero; partecipano agli incontri circa 400/500 aziende,che vengono successivamente seguite e con margini dirisultato molto alti. Questi dati sono confortanti, perché inquesto momento fare un incontro per chiamare le imprese aconoscere le opportunità è molto difficile.

Quali sono i vostri rapporti con gli analoghi organismiall’estero?Direi molto buoni e principalmente con le ambasciate, le retidiplomatiche consolari, con gli uffici dell’ICE e naturalmentecon le Camere italiane all’estero, che sono il nostro presidiosul territorio. Questi tre soggetti, in moltissimi paesi,collaborano fattivamente; è chiaro che sta alle personel’impegno di trovare le formule migliori per fare sinergie,però in questo momento c’è una larga collaborazione.L’obiettivo è l’impresa e l’imprenditore, l’obiettivo è fargliconoscere al meglio i mercati e dargli concretamentel’opportunità per lavorare sui mercati esteri. Questacollaborazione sta funzionando grazie al buonsenso di tutti,pubblico e privato.

In che modo la categoria dei Commercialisti può aiutarvi nelvostro ruolo?A nostro parere, i professionisti hanno un compitoimportante, quello di essere un complemento al settorepubblico. L’esperienza della professione, come quella deicommercialisti o anche, per esempio, quella degli architetti,piuttosto che degli avvocati o delle reti bancarie, èfondamentale perché hanno una rete all’estero fatta di tantipunti di assistenza alle imprese. Rispetto a noi, che stiamoqui in Italia, loro conoscono meglio le caratteristiche diquelle realtà, le regole, la fiscalità, le opportunità, glioperatori e pertanto hanno una conoscenza importante delmercato. Fare a meno di reti come i professionisti, quali icommercialisti, sarebbe un errore gravissimo. Vogliamocercare di sfruttarle al massimo, a partire dall’Italia, maandando anche su quei mercati in cui sono presenti le retidei professionisti. �

Sandro Pettinato, Vice Segretario generale UNIONCAMERE

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Monti: “Le pmiverso la sfida dei mercati esteri”Secondo il presidente dell’ICE saranno le piccole e medieimprese, che hanno già fatto un’esperienza di export, a dominare i mercati internazionali nei prossimi anni e l’ICEsarà al loro fianco...

A cura della Redazione

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Il limite dimensionale delle aziende potenzialmenteesportatrici italiane è superabile oppure no? Ha una ricettada proporci?Il limite dimensionale è superabile e di strumenti ne abbiamotanti, oltre all’ormai storico e consolidato consorzioall’esportazione; i contatti di rete si stanno diffondendorivelandosi uno strumento potente. In questi due anni, cheho svolto questo lavoro, ho incontrato aziende molto piccole,addirittura aziende artigiane che esportano una quotarilevante del proprio fatturato. Pertanto, devo dire chementre a livello statistico aggregato la dimensione haoggettivamente un limite, aneddoticamente troviamotantissimi operatori, anche molto piccoli, che esportano;trovo aziende di 500, 600, 700 milioni di fatturato cheesportano il 50, il 60, il 70% del fatturato. C’è un know-how euna specifica capacità di esportare che dipende molto dalsettore merceologico e dalla capacità dell’imprenditore enon è ostacolata in maniera assoluta dalla dimensione.

Poiché vi sono stime di ripresa economica per l’Eurozona egli Stati Uniti nei prossimi anni, secondo lei tra le nostreaziende chi spiccherà il volo verso l’estero?Stiamo osservando un’accelerazione del commercio. L’iniziodell’anno è cominciato lentamente, anche perché abbiamopagato un euro molto forte, si sono stabilizzati i cambi, l’euroha perso un po’ di terreno sul dollaro… Sui dati aggregatisiamo molto ottimisti. Chi spiccherà il volo? Certamente una delle aree su cuiriusciamo a lavorare meglio, come Italia e comeorganizzazione di supporto all’export, sono le piccole emedie aziende esportatrici che hanno già fatto un’esperienzadi export. Noi le aiutiamo a passare ad esportare da due adieci paesi o ad esportare da cinque a dieci paesi o adaumentare i volumi nei paesi dove già esportano. Questa èun’area su cui abbiamo una particolare capacità ed efficacia.

È possibile definire quali sono i paesi esteri più attraenti perle piccole e medie imprese italiane oppure non è possibiledare consigli di questo tipo?I mercati attraenti lo sono in maniera diversa, a seconda sel’export cresce. Osservando lo scenario internazionalevediamo una buona ripresa della domanda Made in Italy inGermania e Inghilterra; in Germania perché non soffredell’euro forte e l’Inghilterra perché ha avuto un ulteriorerafforzamento della valuta. Il mercato americano tiratantissimo e ci sono migliaia di aziende, anche molto piccole,che ci esportano. Oggettivamente, per le piccole e medieimprese il fattore di prossimità è importante perché servireefficacemente, per esempio, l’Asia impone un livello diorganizzazione e di supporto finanziario significativo. È ovvioche la prossimità nell’esportazione è un fattore decisivo.Tanto per fare un esempio: l’Italia esporta in Slovenia il 30%più dell’India, la Slovenia ha 2,5 milioni di abitanti e l’India1,3 miliardi.Nei mercati di prossimità la nuova Europa, quindi estEuropa, Polonia, Russia, Turchia e il nord Africa sono dellearee su cui abbiamo tante piccole e medie aziende cheriescono piuttosto bene.

Quali sono gli errori più comuni che commettono le impreseneofite che intraprendono un processo di internazionalizza-zione?Il primo errore è associare il concetto “se in un mercato c’è

“La figura del professionistaè molto utile perché

è in grado di fare un primolivello di filtro, avendo la sensibilità di capire

se c’è il prerequisito minimo per fare impresa

all’estero...”

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la crescita, c’è spazio per me”: in realtà questa equazione nonfunziona. Il fatto che certi mercati crescono non implicaassolutamente spazio per ogni mercato. Si sottovaluta il fattoche dovunque si vada ci sia già qualche produttore, anchedel proprio prodotto, anche già italiano. Mi è capitato disentire, da parte di produttori eccellenti che “la domanda diolio cresce”, però poi rimangono molto sorpresi, se nonaddirittura sconvolti, quando vengono a sapere che ci sonogià quattro o cinquemila esportatori italiani in quel paese,magari con un prodotto molto simile. Il primo errore, quindi,è la sottovalutazione della difficoltà. Il secondo, collegato al primo ma non bi-univocamente, è lacarenza di preparazione. Preparazione significa studiare la

regolamentazione, verificare i vincoli di tipo doganale,regolatorio, etichettature, documentazione a supporto.Il terzo errore è la scarsa attenzione/selettività nellaselezione del partner: l’esportatore, l’importatore, il partnerdistributivo che si va a cercare.

Questo però è fondamentale, ...Diciamo che uno dei nostri principali focus delle aree diobiettivo è quello che noi chiamiamo il be-to-be e ilmatching: trovare per ogni operatore italiano, che chiede ilnostro supporto, l’interlocutore giusto. Questo implica unaforte professionalità nel settore e una grande conoscenza deimercati, che la nostra rete è in grado di assicurare.

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ICE, SACE, SIMEST e Cassa Depositi e Prestiti, Camere diCommercio sono i principali interlocutori pubblici per leaziende che vogliono internazionalizzarsi. Nel 2011 è statocreato un Desk Italia presso il MISE per migliorare ilcoordinamento di queste istituzioni. L’obiettivo richiestodagli operatori è però quello di un unico soggetto con ilquale l’azienda possa interfacciars. Secondo lei, è possibile?L’ICE è nata con un riassetto complessivo, iniziato dalGoverno Monti, nel sistema di supporto all’internazionaliz-zazione. L’elemento centrale più votale è quello che si chiamaCabina di Regia in cui tutti i soggetti, Ministeri, associazionidi categoria, Confindustria, ABI, con interesse e propensionead andare all’estero, mettevano in linea le priorità emettevano a fattor comune le risorse. Sono avvenuti giàgrandi progressi: innanzitutto si è creato un polo di finanzaper l’export dove c’è SIMEST, SACE e CDP (oggi sono partedi un unico gruppo), con specializzazioni diverse. Questespecializzazioni sono comuni a tutti i paesi del mondo, cioètutti hanno un’ECA, hanno Finanziarie di sviluppo come laSIMEST e hanno una Trade Promotion Agency. Pertanto,non è una frammentazione italiana, era un errore italianofarle andare in maniera scoordinata e centrifuga, ma il fattoche ci sia una specializzazione è naturale e l’Italia è avantiad altri avendo creato questo polo dentro la Cassa Depositie Prestiti.Dal punto di vista del lavoro sull’estero, il sistema cameraleusa sempre più la rete ICE come proprio veicolo di funzioneall’estero e le Camere di Commercio italiane all’estero, chesono la community degli imprenditori e dei managerresidenti e lavora in maniera sempre più sinergica. Tanto perdare un’idea: alla rete ICE all’estero ho dato personalmenteun obiettivo tra gli obiettivi, a cui è associato un bonusfinanziario: realizzare progetti condivisi con il sistemacamerale. Questo è un fatto assolutamente nuovo perché eraun sistema che si percepiva come concorrenza diretta.Attualmente stiamo lavorando con il Ministero degli Esteriper eliminare le ultime residue aree di frizione tra i vari pezzidel sistema.

Per noi operatori, tuttavia, sarebbe ideale avere un unicodesk sul computer e non andare su dieci siti…Sulla parte proporzionale esiste già, perché abbiamocollegato i meccanismi di alimentazione del sito dell’ICE conquello degli Esteri, per cui il calendario in sede proporzionaleè condiviso con il sistema camerale, con ICE e con gli Esteri.Per la parte di promozione all’estero e per quanto riguarda isupporti finanziari operativi abbiamo fatto un road-show

nazionale, che ha fatto già sei o sette tappe, coinvolgendo da300 a 500 aziende con dei one-to-one tutorial in cui si spiegavaesattamente chi faceva cosa. E riguardo alla unicità degliinterlocutori possiamo dire che c’è un unico polo della finanzaper l’export e un unico ecosistema proporzionale, per cui se sientra nel sistema ICE Camere all’estero e nel sistema CassaSIMEST si troveranno degli interlocutori molto coordinati eallineati, insieme a delle informazioni puntuali e aggiornate,anche a livello informatico.

Quali sono stati nel 2013 i numeri relativi alle aziende cheavete assistito?Noi assistiamo un numero molto importante di aziende. Il tipodi assistenza è diversificato: per un lavoro ad hoc fatturato;per iniziative fieristiche; ecc.. Inoltre, abbiamo ogni giornocentinaia di contatti di assistenza, che, in molti casi, siriducono a un primo livello informativo telefonico o email.Devo dire che, in questo anno, la mia stima ragionata è cheassisteremo circa 50mila aziende come supporto informativodi base e come orientamento.Da tenere presente che, delle 200mila che esportano, moltesono trading companies e quindi le vere industriali cheesportano sono intorno a 100mila. Stiamo per lanciare l’annoprossimo un progetto strategico, denominato Database degli

esportatori, per mappare in maniera puntuale chi haesportato, dove e per poter fare iniziative proattive.

Fra i vostri prodotti e servizi, quali sono quelli più collaudatie di successo? Quanto tempo è necessario mediamente perpoterne usufruire?Abbiamo capitoli di servizi molto diversi tra di loro. Quellotradizionale è la grande fiera, in cui organizziamo uno standcollettivo, aiutiamo gli imprenditori a partecipare a questo stande poi realizziamo anche un lavoro di be-to-be. Chi partecipa connoi, quindi, a una grande fiera ci chiede successivamente diorganizzare degli incontri mirati con i buyer. Un secondo filone di servizi sono gli incoming, cherappresenta uno strumento molto efficace: invece di andarenoi lì, facciamo venire i buyer o gli opinion leader nei nostriterritori, nelle aziende. È uno strumento potente, che ha ilvantaggio di costare poco e di essere molto efficace se fattobene, altrimenti rischierebbe di essere uno spreco di denaropubblico se non si seleziona bene. Molto spesso l’incoming, organizzato a livello locale(Regione o Camera di Commercio locale), senza il supportodell’ICE rischia di essere la classica attività che alimenta unecosistema professionale locale, ma che non genera

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l’impatto di secondo grado che ci interessa. L’incoming

comporta un po’ di ospitalità - l’albergo, il ristorante -, ma seè fatto bene porta ricchezza e occupazione con gli ordini chene seguono.

Diciamo che da oggi a tre anni riuscirete ad avere gliindicatori se...No, se l’incoming è fatto bene ce ne accorgiamo subito.Abbiamo realizzato in queste settimane degli incoming dalTarì di Marcianise a varie filiere agroalimentari e i buyer, 50,60, 70, 80 buyer, i più assoluti, e quindi il ritorno lo si hasubito, non bisogna aspettare un anno. Viceversa, su iniziativedi più ampio respiro, quello che stiamo facendo in paesiemergenti ancora lontani dallo sviluppo, è chiaro che si metteun seme nel terreno e poi si vedrà nel tempo l’evoluzione.Un terzo filone di attività è il lavoro con la grandedistribuzione del prodotto italiano, quindi la promozione,cofinanziata dallo Stato italiano. Questo significa selezionarenuovi operatori: andiamo dal grande distributore e glidiciamo che il Governo italiano vuole investire uno/duemilioni per la promozione dell’Italia, in cambio chiediamo lospazio proporzionale in store, con le migliori vetrine elocation. Alla fine dell’operazione consuntiviamo quanto èvenuto in più e diamo i soldi al distributore. Questo è unmodello molto moderno e funzionale, già sperimentato consuccesso in Germania...

Quindi vi assumete il rischio dell’iniziativa?No, lo condividiamo con l’interlocutore, gli diamo unincentivo proporzionale al delta venduto. Un quarto filone di assistenza è il be-to-be, quindi la ricercadel partner. Partner vuol dire o un importatore o un partnerdistributivo, spesso anche un investitore, perché l’esperienzadimostra che chi investe in aziende industriali italiane è quasisempre un soggetto che aveva già un’interazione con ilprodotto italiano come partner distributivo o come partnerdi una joint venture o semplicemente come importatore.

Qual è la percentuale di pratiche che si fermano e/o che nonvanno a buon fine?Non dobbiamo ragionare in termini di pratiche che vanno abuon fine, dobbiamo ragionare in termini di un grande know-how da mettere a disposizione di un numero enorme diaziende italiane, facendo loro concentrare e focalizzare glisforzi e poi, una volta fatto questo filtro, lì dobbiamomisurare il tasso di successo. In questo momento abbiamo un tasso di soddisfazione, di

coloro che utilizzano i nostri servizi, superiore al 90%.Abbiamo fatto un enorme sforzo e gli uffici sono valutatisulla soddisfazione del cliente, non solo misurata comeschede servizio che facciamo durante le iniziativepromozionali, fiere, eccetera, ma anche con un controllo acampione da parte di una società di ricerche di mercatoindipendente.

E in che modo la categoria dei Commercialisti può stringerealleanze con voi o aiutarvi ed esservi di supporto?I professionisti hanno un ruolo decisivo. Uno dei nostriproblemi è filtrare richieste velleitarie o poco mirate. Per noiè molto utile la figura del professionista perché è in grado difare un primo livello di filtro, avendo il professionista lasensibilità, conoscendo tante aziende, di capire se c’è ilprerequisito minimo per fare impresa all’estero. Una seconda cosa su cui mi aspetto molto dall’ecosistemaprofessionale è la seguente: la principale debolezza oggi delsistema italiano sull’export è la difficoltà di avere accesso alcredito all’esportazione; il sistema professionale, specialmentei commercialisti, lavorando per definizione sulla parteamministrativa e finanziaria delle aziende, possono essereinterlocutori fondamentali per aiutare le aziende a trovare ilmigliore supporto finanziario dalla banca, dal sistema SACE eCDP con l’Export Creating Finance, in modo tale che non siimpalli proprio sull’elemento finanziario che rappresental’anello debole.Pertanto, il commercialista, che è un professionista moltoversatile in grado di capire gli elementi finanziari eorganizzativi, rappresenta per noi un filtro prezioso. Mi aspetto molto dal sistema professionale e stiamo facendoaccordi con associazioni di professionisti, società diconsulenza, banche di affari, avvocati e quindi mi aspettomolto proprio dal sistema commercialisti. Sono straconvinto che vedremo sempre più ilcommercialista sensibile alle opportunità di un’azienda diesportare per crescere e anche la sensibilità di capire che cisono dei professionisti di supporto all’export che sichiamano Agenzie ICE che sono lì, pagate dal contribuente,per aiutare le aziende italiane. �

Riccardo Maria Monti, Presidente ICE

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Profilo ICE

Un nuovo brand, una nuova organizzazione, una rete estera ridisegnata, nuovi servizi.

Se dovessimo fare un’estrema sintesi dell’universo dell’Ice agenzia, potremmo dire che è un ente che aiuta le aziende

italiane ad entrare nei mercati mondiali più dinamici, favorendo i contatti con gli interlocutori giusti.

In realtà, l’attività dell’istituto è molto articolata, e mira a seguire l’intera filiera commerciale del prodotto,

veicolandolo dall’azienda madre al mercato di destinazione.

Attraverso quattro macro aree di attività (informazione, assistenza, consulenza, promozione e formazione), l’ICE

agenzia affianca le imprese italiane che vogliono internazionalizzarsi, per competere in modo efficiente nel mercato

mondiale. Al tempo stesso, incoraggia le imprese estere a considerare il nostro paese un partner affidabile.

Gli uffici aiutano le aziende non ancora o non sufficientemente proiettate all’estero ad entrare nei mercati più

dinamici indicando loro i giusti interlocutori, con l’attenzione massima alla customer satisfaction.

L’auspicio di ICE è che esse possano trovare i servizi più vicini alle loro esigenze. I segnali a riguardo sono positivi

e di rinnovata fiducia.

Il nuovo corso dell’ICE è testimoniato da un rinnovato piano d’azione, che mira a rendere il made in Italy più forte

che mai. A tal fine, il Governo per il 2014 ha raddoppiato i fondi promozionali – in circa 78 milioni complessivi- per

il raggiungimento di questo obiettivo e ha incaricato l’agenzia di gestire la rinascita commerciale delle aziende delle

Regioni del Sud d’Italia. Il piano Export Sud, infatti, vuole valorizzare le numerose eccellenze meridionali, al fine di

trasformarle in imprese export oriented.

Sono numerose, infatti, le PM imprese che non riescono a decollare: il compito di ICE è di affiancarle nel viaggio e

di ancorarle all’export.

Il raddoppio dei fondi promozionali darà ulteriore slancio alle attività di ICE: nell’anno in corso coinvolgerà 60 paesi

(+50%), presidiando 90 settori (+80%) in quasi 900 iniziative (+200%) rispetto al 2013.

Per i prossimi mesi, ICE conta di portare stabilmente all’estero più di 20.000 nuove aziende.

L’agenzia potrà contribuire a raggiungere l’obiettivo prefissato dal Paese Italia di 600 miliardi di euro di export

italiano nel 2017.

Per raggiungere obiettivi così importanti, ambiziosi ma perseguibili, si necessita di una forte cooperazione a livello

istituzionale: sinergia, infatti, è la nuova parola chiave nel modello della c.d. Cabina di Regia per l’Italia internazionale,

l’organo istituito dal Governo in cui convergono tutti gli attori pubblici e privati nazionali con proiezione estera

delle loro attività.

Le imprese esportatrici italiane proseguono infatti nel loro processo di diversificazione dei mercati di destinazione

spostandosi su quelli più dinamici, i Brics ed altri paesi di recente industrializzazione o emergenti. In questo senso

i nuovi accordi di libero scambio in negoziazione con diverse aree del mondo lasciano ben sperare per il futuro e

daranno nuovo slancio al Made in Italy.

Il contesto internazionale è sempre più complesso. Le imprese italiane subiscono in questi nuovi mercati la

concorrenza dei paesi avanzati sui prodotti di medio alto livello tecnologico (dalla Germania, in particolare, anche

essa però ancora molto concentrata sull’area Euro), e di quelli emergenti (soprattutto la Cina) per quanto riguarda

i prodotti di fascia qualitativa e di prezzo più bassa.

In quest’ottica, la nuova Agenzia per l’Internazionalizzazione ha rafforzato la sua presenza all’estero aprendo nuove

sedi in Paesi strategici dell’Asia, dell’Africa e negli Stati Uniti e spostandone altre in luoghi dove c’è maggiore

richiesta di assistenza da parte dei nostri imprenditori.

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D’Aiuto: “Pmi,avanti tutta”Per l’AD e direttore generale di Simest le aziende italianesono ben qualificate in tanti settori e possiedono un know-how da valorizzare sui mercati

A cura della Redazione

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Il fattore dimensionale delle aziende, potenzialmenteesportatrici italiane, è superabile oppure no? Ha una ricettada proporci?La dimensione medio piccola delle imprese sui mercatiinternazionali non giova. Le nostre pmi, prima della crisi,esportavano su due o tre mercati massimo; ora, con la crisiin atto, abbiamo raddoppiato. In altri termini, lo stimolo adessere presenti su più aree di mercato è stato molto forte. Intal senso c’è il riscontro di un’evoluzione positiva dellenostre pmi; sicuramente le aziende hanno necessità, peraccedere con successo ai mercati esteri, di supporto sia infase promozionale (il ruolo di ICE è molto importante con lasua presenza capillare sui principali mercati esteri), sia nelmomento in cui si individuano le modalità per realizzarlo. Generalmente, noi supportiamo le aziende in tutti gli step disviluppo, innanzitutto con l’individuazione di business adhoc, commesse commerciali o anche investimenti e con tuttoquello che rappresenta il radicamento. Sono programmi chedurano due anni, permettendo quindi all’azienda di realizzareun investimento ed essere supportata finanziariamente conquesto strumento. Molto viene fatto dai colleghi proprio nellafase di consulting, cioè di indirizzo sull’orientamentodell’azienda su un determinato mercato anziché un altro.Il passaggio successivo dell’azienda è quello di investire. Cisono anche tante crescenti piccole medie imprese cheinvestono per presidiare efficacemente una certa area dimercato. Esistono barriere di carattere tariffario, doganaleo di altro tipo che a volte non consentono di presidiare almeglio un mercato. Noi facciamo questo lavoro diaffiancamento, per comprendere come, dove e in che paeseè più opportuno investire, e per comprendere il target dimercato che si pone una certa azienda, insieme agli aspettiorganizzativi.Non dimentichiamo che un’azienda piccola presenta unanaturale debolezza nella disponibilità di risorse umane,aspetto, questo, che va considerato perché il suo progresso

sia commisurato alle sue capacità di sviluppo. Pertanto, noicerchiamo di accelerare lo sviluppo di queste imprese conun ventaglio di investimenti, cerchiamo di capire comerealizzarlo e in che misura. In particolare, lo finanziamo concapitale di rischio SIMEST, lo affianchiamo per gran partedei paesi con un fondo di equità (un venture capital

pubblico), che noi gestiamo; quindi, anche con unasemplicità di rapporto che ha l’azienda, avendo un unicointerlocutore che fa sia l’assistenza, sia la partecipazioneSIMEST e venture capital. A questo si aggiunge l’attenzioneper rendere il più agevole possibile la realizzazionedell’investimento, quindi facilitare il network sui mercati perl’insediamento (il miglior sito), per vedere quali sono ifornitori di cui ha bisogno quell’azienda e come poi sisviluppa il processo di sviluppo commerciale.Il pacchetto da noi offerto a queste aziende è considerevole:partecipazione al capitale di rischio, agevolazione sulla quotache le aziende sottoscrivono in termini di CAPEX fino al 51%(con un contributo conto interessi che rappresenta un’altraagevolazione che gestisce SIMEST); se necessario odopportuno leverare il progetto con finanziamenti di terzi,abbiamo rapporti con le principali banche a livellointernazionale, e siamo partner delle maggiori istituzionisovranazionali. Quindi ci rapportiamo con tutti a secondadelle aree di mercato: con la EFC in quasi tutto il mondo, conl’EBRD per i Balcani, il CAF in Sudamerica, ecc.; questo cipermette di stabilire rapporti correnti, a volte formalizzati in

“Il nostro supporto allo sviluppo

è a tutto tondo nell’impresa,diamo il massimo

del supporto per renderequesta crescita innanzitutto

più sicura, ma anche e soprattutto

più veloce di quella che farebbe da sola”

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accordo e a volte semplicemente buoni rapporti operativi,che ci consentono di realizzare non solo qualche progettopiù impegnativo, ma di offrire una larga assistenza alle pmi.Attualmente, il SIMEST è l’unico intermediario finanziarioriconosciuto dall’Unione Europea; per questo stiamoattivando una serie di fondi, che mette a disposizionel’Europa per lo sviluppo delle pmi o per progetti con unimpatto positivo (ad esempio il settore delle energierinnovabili). I programmi si stanno implementando e noicontiamo che, nello spostamento degli obiettivi europei auno sviluppo delle pmi in generale e del manifatturiero inparticolare, nel programma 2014-2020, ci inseriremo percapitalizzare al massimo quelle che saranno lestrumentazioni che l’Europa metterà a disposizione delleimprese in generale e soprattutto delle pmi.

Poiché vi sono stime di ripresa economica per l’Eurozona egli Stati Uniti nei prossimi anni, secondo lei, tra le nostreaziende, chi spiccherà il volo verso l’estero?Sicuramente le imprese più dinamiche. Noi vediamo cheaumentano le imprese, soprattutto le pmi, esigenza questache è diventata proprio un indirizzo di necessità. L’aziendadeve svilupparsi all’estero e questo sta facendo aumentare ilnumero, anche di piccole e medie imprese, che si affaccianoall’internazionalizzazione.

Ma in Italia, con una perdurante crisi, con stime di deboleproduttività, nei prossimi anni che riflessi ci saranno sulleaziende esportatrici o potenzialmente tali? Come superarequesti aspetti negativi?Abbiamo un mercato che, in quasi tutti i settori, ha flessioninon solo sui volumi, ma spesso anche sui prezzi. Il famosorischio di deflazione è questo; pertanto, significa che leaziende, ammesso che abbiano delle quote nel nostro Paeseapparentemente significative, si vedono ridurre i margini. Ilcosto dei fattori produttivi non è diminuito, anzi. Per questomotivo, l’azienda ha la necessità di affacciarsi sui mercatiesteri; e naturalmente è più agevole o è meno difficile, aseconda di come lo vogliamo vedere: è più agevole per leaziende che hanno un prodotto di qualità o un certo livellotecnologico. Le nostre aziende sono ben qualificate in tanti settori, e lo sicomprende quando si vede un’azienda di dimensioni medieo piccole che ha un significativo know-how da valorizzaresui mercati. Con queste aziende abbiamo materiale su cuilavorare.È un lavoro non facile, ma la previsione di stima dal 2014 al

2017 prevede che le nostre esportazioni aumentino quasi del7% l’anno (6,9%), il che significa che non ci sono solo lefamose aziende, ma ci sono tante piccole e medie impreseche possono influenzare lo sviluppo nei mercati esteri.

Quali sono i paesi esteri più attraenti per le piccole e medieimprese italiane?Le nostre pmi devono fare attenzione non solo all’attrattivitàdei mercati, ma alla loro possibilità di cogliere questeopportunità. Un esempio: la Cina è un paese moltoimportante, ma operare in questo paese è abbastanza difficileper un’azienda molto piccola. Ma non impossibile. Perarrivare a questo ci vuole una grande capacità di assistere leaziende.Ci sono altre aree di mercato dove abbiamo sviluppato bene;per esempio, in passato abbiamo lavorato molto bene contutti i paesi del nord Africa, anche se attualmente sappiamoche la situazione è diversa. I mercati dove le nostre aziendepossono arrivare sono anche altre aree, quali i Balcani, tra ipaesi più vicini, e poi le Americhe. Un grande sviluppo, oltre al Brasile come noto, c’è statoproprio in nord America e in Messico. Abbiamo avuto ungrande sviluppo di aziende medio-grandi, ma anche di pmiche vedono in queste aree di mercato ampie possibilità disviluppo e lo stiamo riscontrando in molti settori. Questimercati, soprattutto l’economia americana, hanno reagitomolto meglio alla crisi perché possono disporre meglio dellapropria moneta, ma anche grazie a delle politiche moltoattrattive per la reindustrializzazione del paese, avviate giànel primo Governo Obama e ancor più rafforzate adesso. Inquel paese stiamo facendo non solo delle nuove aziende, maanche delle acquisizioni che riguardano molto spessoaziende medie. Lo stesso dicasi per il Messico che, avendoun’area di libero scambio molto attiva con il NAFTA, stacrescendo molto bene. Questo paese, tra l’altro, sarebbe daassumere a modello perché ha avuto la capacità di fare unforte rinnovamento nell’assetto di governance del paesestesso, sciogliendo tanti lacci e lacciuoli. L’Americameridionale vede sempre il Brasile in testa, tuttavia si apronospazi anche in altri paesi, quali Cile, Perù, Colombia. Poi abbiamo nel FARIST la stessa India che, nonostantealcune difficoltà di carattere burocratico, rappresenta unpaese dove si può realizzare molto. Ed ancora ci sono altripaesi nel Farist; quando parlo della SEL, mi riferisco allaThailandia, alla Indonesia, alla Malesia che sono aree disviluppo, oltre naturalmente a Corea del Sud, Giappone,Vietnam... È chiaro che questi paesi hanno diverse velocità di

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sviluppo, ma rappresentano realtà dove c’è un’attenzione allenostre tecnologie e ai nostri prodotti.Dedichiamo particolare attenzione all’Africa sub sahariana,perché ci sono paesi che si stanno sviluppando fortemente eche troveremo nei prossimi cinque anni in posizioni moltoimportanti, non solo per le risorse di cui sono dotati, ma peril livello dei consumi che sta crescendo sia per un effettodemografico sia per un migliore utilizzo delle risorse.

Quali sono gli errori più comuni che commettono le impreseneofite che intraprendono un processo di internazionalizza-zione?L’errore più tipico che in genere fanno è quellodell’imitazione. Un imprenditore italiano vede che un altroimprenditore, anche di un settore diverso, ha realizzatoqualcosa di positivo in un paese e va un po’ d’istinto adapprocciarlo. L’imitazione invece dovrebbe essere nel capire

come un’azienda del proprio settore, di una dimensioneanaloga, si è mossa in un caso di successo, quindil’imitazione dovrebbe essere molto più approcciata conmetodo. I commercialisti, questo, lo sanno bene; per noiovviamente è il pane quotidiano e quindi cerchiamo diindirizzare l’azienda laddove la sua dimensione e le suecaratteristiche, anche di approccio al mercato, le consentonodi andare e non di seguire una semplice moda. Noi invitiamo a utilizzare l’ICE per la sua competenza sullaprima conoscenza dei mercati o la promozione attraverso lefiere o l’analisi con i trade analist che hanno distribuiti indiversi paesi. Si tratta di un up to date su tutte le opportunitàe le difficoltà.Infine, c’è da tener conto di un altro importante elemento,l’assicurazione del credito, soprattutto per le commesse;quando si va su queste bisogna fare attenzione alla qualitàdelle stesse, chi compra e tutti i rischi annessi e connessi.

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ICE, SACE, SIMEST, Cassa Depositi e Prestiti, Camere diCommercio sono i principali interlocutori pubblici per leaziende che vogliono internazionalizzarsi. Nel 2011 è statocreato un Desk Italia presso il MISE per migliorare ilcoordinamento di queste istituzioni.Tuttavia, l’obiettivo richiesto dagli operatori del mercato èquello di un unico soggetto, con il quale l’azienda possainterfacciarsi. Secondo lei, è possibile?Sicuramente sì. Ci può essere un salto di qualità. Innanzituttoc’è una diffusa ed errata comprensione di chi fa che cosa,soprattutto sulla parte promozionale. La confusione aumenta quando, una volta realizzato ilprogetto di investimento commerciale, certe entità pensanodi poter fare il lavoro che facciamo noi. La SIMEST è l’unicache dà i finanziamenti per l’internazionalizzazione di un certotipo e così sostanziati. Molto spesso l’imprenditore, o chi sioccupa in azienda di sviluppo, pensa che l’interlocutorepossa dargli un supporto allo sviluppo del progetto, sia dinatura commerciale o, peggio ancora, di natura produttiva. Lìc’è una grande disinformazione, perché ognuno vuole farvedere anche quello che non sa fare, che è un doppio danno,nel senso che ce ne sono troppi e per la maggior parte sonoa costo del contribuente. Ad esempio, la quantità enorme diinterventi di carattere regionale, che a volte possono essereutili, ma si tratta di interventi a pioggia; sarebbe megliofossero più finalizzati. Poi ci sono operatori specializzati chedovrebbero coordinarsi meglio. Abbiamo già fatto un buoncoordinamento con SACE e con CDP in virtù dell’accordofirmato nel 2010, insieme anche ad ABI per l’export banca.C’è da fare molto sull’aspetto informativo; ritengo questoDesk, istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico,molto utile e lo sarà sempre di più, così come molto utile èl’attività che stiamo svolgendo sul territorio, semprepromossa dallo stesso Ministero, dei road show indirizzati apiccole e piccolissime imprese.

Quali sono stati nel 2013 - il trend nell’ultimo quinquennio- i numeri relativi alle aziende che avete assistito?Sì tratta di un trend crescente. Noi supportiamo circasettemila aziende e solo nel 2013 se ne sono aggiunte 450.Complessivamente sono circa settemila le aziende chesupportiamo per gli investimenti, che per propria natura sonodi meno, sono oltre mille, e quelle con i finanziamenti che sonocirca seimila. In termini di numeri abbiamo gestitofinanziamenti agevolati, sotto le varie forme, per circa cinquemiliardi divisi nelle diverse linee di attività. Ad esempio,l’Export Edit è quello più importante come dimensione perché

riguarda l’esportazione di beni strumentali, dove troviamoaziende medio-grandi; viceversa, nei finanziamenti direttiabbiamo la stragrande maggioranza, perché l’80% sono pmi.Tengo a sottolineare che quando noi supportiamol’esportazione, dal piccolo macchinario alle linee complete,c’è di tutto, c’è un indotto di pmi formidabile e quindi bisognaanche un po’ guardare l’Italia nel suo complesso, altrimenti siperde di vista il vero obiettivo di crescita. Per quanto riguarda gli investimenti noi abbiamo attivato,attraverso le nostre partecipazioni, 2,3 miliardi di investimenti.Non è il nostro capitale, noi abbiamo investito poco meno di140 milioni, quindi +34% rispetto al 2012. Da ultimo, tengo asottolineare che una parte di questi investimenti sono in Italia(900 milioni circa). Da poco più di due anni, per le aziende chehanno una dinamica per esportazioni o per investimenti o perentrambi, supportiamo le aziende anche nella crescita chefanno in Italia, aumentando la capacità produttiva,l’innovazione e l’occupazione, quest’ultima con evidenti riflessidiretti sull’occupazione. Abbiamo riscontrato che queste aziende, assistite nellosviluppo all’estero, potevano essere supportate anche nellacrescita in Italia. Questa attività presenta un segnale positivo;infatti, si investe ancora nel Paese e in due anni l’Italia èarrivata al secondo posto nel nostro portafoglio; poi ci sono gliStati Uniti, il Brasile, la Russia, il Messico, l’India, la Cina...Il nostro supporto allo sviluppo è a tutto tondo nell’impresa,quindi diamo il massimo del supporto per rendere questacrescita innanzitutto più sicura, ma anche e soprattutto piùveloce di quella che farebbe da sola.

Tra i vostri prodotti e servizi, quali ritenete siano quelli piùcollaudati e di successo e quanto tempo mediamente ènecessario per poterne usufruire?Penso che tutti i prodotti oramai siano messi bene a punto.Con le partecipazioni, l’attività dalla quale siamo partiti,siamo arrivati a un buonissimo livello. Questi processi si fanno in tempi molto veloci, anche se avolte l’assistenza può richiedere tempi maggiori; tuttavia,quando un progetto è definito, in 45 giorni va al board equindi al Consiglio e nei tempi tecnici successivi si procedealle fasi tecniche di sottoscrizione. Anche gli altri prodottiSIMEST sono stati migliorati, come ad esempio l’exportcredito prima citato e SACE per l’assicurazione del credito.Poi c’è la patrimonializzazione, cioè la modalità peraumentare il patrimonio di un’azienda che esporta, moltoindicata per le pmi, che notoriamente sono quasi sempresottocapitalizzate.

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Qual è la percentuale di progetti che si fermano e/o nonvanno a buon fine?Innanzitutto si fa una selezione tra i progetti realizzabili. Seun progetto non è realizzabile, ma l’azienda ha delle capacitàda poter valorizzare, si valuta un altro tipo di progetto o diassistenza. Dei progetti che arrivano alla valutazione finale,un terzo non arriva al board, perché presenta delle criticità,legate al rischio paese, al rischio di mercato, ecc..Tuttavia, per queste aziende, messe fuori dal perimetro deinostri rapporti, si cerca di costruire qualche altra cosa. Comunque, l’indice degli insuccessi è molto basso.Ovviamente qualche caso di insuccesso può esserci.

In che modo la categoria dei Commercialisti può stringerealleanze con voi?Abbiamo già sperimentato una parte informativa, che

facciamo direttamente a chi nell’ambito dei commercialisti,che sono poi la maggior parte, si occupa di internazio-nalizzazione, e anche una parte formativa. Forse dovremmoaumentare questo tipo di azioni sul territorio, nelle qualioffrire, insieme ai nostri esperti e con i commercialisti, unaspecie di primo check gratuito di quello che stiamo facendoe avviato con le associazioni industriali e con le banche concui ci rapportiamo. Abbiamo un azionista molto importante che è la Cassa Depositie Prestiti, che ci consente grandi sinergie all’interno del gruppo,ma abbiamo anche questa minoranza delle principali bancheitaliane con cui le interazioni sono molto forti. �

Massimo D’Aiuto, Amministratore Delegato e Direttore Generale

SIMEST

Chi è SIMEST

SIMEST è una società per azioni controllata da Cassa Depositi e Prestiti, azionista di maggioranza da novembre 2012 a

seguito dell’acquisizione del 76% del capitale sociale precedentemente detenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico.

È rimasta invariata la compagine azionaria privata, composta da banche e sistema imprenditoriale.

SIMEST è nata nel 1991 con lo scopo di promuovere investimenti di imprese italiane all’estero e di sostenerli sotto il profilo

tecnico e finanziario. Dal 1999 gestisce gli strumenti finanziari pubblici a sostegno delle attività di internazionalizzazione

delle imprese italiane.

SIMEST costituisce un interlocutore cui le imprese italiane possono fare riferimento per tutte le tipologie di interventi

all’estero e dal 2011 anche per lo sviluppo in Italia.

SIMEST può acquisire partecipazioni nelle imprese italiane all’estero fino al 49% del capitale sociale in paesi extra Ue. La

partecipazione SIMEST consente all’impresa italiana l’accesso alle agevolazioni, sotto forma di contributi agli interessi, per

il finanziamento della sua quota di partecipazione. Inoltre SIMEST può acquisire, a condizioni di mercato e senza

agevolazioni, partecipazioni fino al 49% del capitale sociale di imprese italiane o loro controllate nell’Unione Europea che

sviluppino investimenti produttivi e di innovazione e ricerca; da tali acquisizioni sono esclusi i salvataggi.

Nel corso del 2013, SIMEST ha approvato 68 progetti di imprese italiane all’estero e in Italia, con un impegno di 139 milioni

di euro; ciò consentirà di realizzare investimenti complessivi per oltre 2,3 miliardi. Di questi progetti, 7 sono in Italia, per

investimenti per oltre 900 milioni di euro. Per quanto riguarda invece i finanziamenti agevolati, i progetti approvati nel 2013

sono 388 per quasi 5 miliardi di euro di finanziamenti.

Le attività di SIMEST, infatti, oltre alla partecipazione al capitale, sia direttamente che attraverso il Fondo pubblico di

Venture Capital, comprendono anche gli incentivi alle imprese, ovvero le agevolazioni per i crediti all’esportazione (d.lgs.

143/98), i finanziamenti per programmi d’inserimento sui mercati esteri in paesi extra UE (legge 133/08, art. 6, c. 2 lett. a),

i finanziamenti per gli studi di prefattibilità, fattibilità e assistenza tecnica (legge 133/08 art. 6, c. 2 lett. b), i finanziamenti

agevolati per la patrimonializzazione delle pmi esportatrici (legge 133/08 art. 6 c.2 lett. c) e i finanziamenti agevolati per la

prima partecipazione a fiere/mostre in paesi extra UE (legge 133/08, art. 6, c. 2, lett. c).

Sono offerti inoltre servizi di ‘financial advisor’ e ‘business scouting’.

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Castellaneta:“Internazionalizzazione,la sfida del futuro”Le imprese che sono riuscite a fronteggiare e vincere questianni difficili sono quelle che hanno saputo anticipare i tempirivolgendosi verso mercati sempre più lontani

A cura della Redazione

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Come è cambiato l’approccio ai mercati esteri negli ultimianni?L'export è ormai diventato la via da percorrere per tornare acrescere. L’onda lunga della crisi ha spinto molte impreseverso nuove destinazioni ad alto potenziale: mercati spessolontani e complessi, che offrono notevoli opportunità per isettori di eccellenza del Made in Italy, ma anche,inevitabilmente, rischi. Contrariamente alla percezione comune, i nuovi mercati nonsono appannaggio solo delle imprese di grandi dimensioni.Anche le pmi ormai intraprendono percorsi diinternazionalizzazione complessi, spingendosi lontano,spesso al seguito di grandi gruppi industriali (di cui sonofornitrici e di cui sfruttano le economie di scala), ma spessoanche in autonomia, provando a fare un salto di qualitàimportante che richiede notevoli investimenti, know how ecapacità di valutare e gestire rischi. La scelta di giustealleanze e il rafforzamento della presenza in loco sono unabase fondamentale per crescere in sicurezza.

Poiché vi sono stime di ripresa economica per l’Eurozona eper gli Usa, nei prossimi anni, tra le nostre aziende, chispiccherà il volo verso l’estero?L’ultimo anno è stato caratterizzato da una crescita debole alivello globa le, una graduale ripresa dei mer cati avanzati edal rallentamento dei principali Paesi emergenti. Per l’Italia,accanto ai segnali positivi provenienti dall’export e dalpagamento dei debiti arretrati della PubblicaAmministrazione, restano ancora in sospeso impor tantiinterrogativi connessi al rilancio occupazionale, ai rischi diinsolvenza e all’accesso al credito. E queste saranno le sfideper le nostre imprese anche nei prossimi anni. Il persistere diuna congiuntura particolarmente complessa è benrappresentato dai 402 milioni di euro di indennizzi che SACEha liqui dato nel 2013. Un dato che ha consentito a molteaziende di mi tigare gli impatti della crisi. Ma le imprese che sono riuscite davvero a fronteggiare evincere questi anni difficili sono quelle che hanno saputoanticipare i tempi rivolgendosi verso mercati sempre piùlontani. Lo dimostrano le rilevazioni dell’ultimo RapportoExport di SACE che ci dice che le vendite del Made in Italy

all’estero negli ultimi cinque anni hanno intrapreso uncammino di crescita moderata ma progressiva, che haconsentito di recuperare i livelli pre-crisi già nel 2011 (375miliardi di euro di export in valore) e che è destinato acontinuare nel medio/lungo termine.Sono cambiati i mercati di riferimento, ma non la strutturasettoriale dell’export italiano. La nostra vocazioneesportativa è rimasta intatta e si è anzi sviluppata con la crisi,rafforzando un modello già delineato agli inizi degli anniDuemila. In questo processo, trainato dalla ricerca di mercatisempre nuovi, spiccano le performance dei benid’investimento a medio-alta tecnologia al fianco dei prodottidel nostro manifatturiero e dei beni agroalimentari. I beniintermedi risentiranno invece dell’incertezza della ripresa inEuropa, destinazione di ben oltre la metà delle ven diteall’estero per queste produzioni. Il lento recupero delladomanda europea potrà tuttavia favorire ulteriormente ilprocesso di riposizionamento in altri mercati, a conferma dicome le difficoltà del Vecchio Continente continuino a essereun importante motore di cambiamento.

Quali sono i Paesi esteri più attraenti?Il quadro delle opportunità per l’export italiano risulteràpiuttosto eterogeneo. La classifica “top market”, stilata da

“Nelle strategie di internazionalizzazione, la dimensione d’impresaconta: grazie a essa siottiene più facilmente

l’accesso ai mezzi finanziarinecessari, si attirano

capacità manageriali dilivello internazionale, si

possono elaborare strategieindustriali di ampio respiro

e lungo termine”

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SACE per segnalare i mercati a maggior potenziale di exportnei prossimi quattro anni, include un mix di destinazionidifficilmente etichettabili: da un lato, riflette a pieno laprevalenza dei maggiori mercati emergenti (Cina, Russia,Brasile e Turchia) e l’affermazione di nuove mete menobattute (Indonesia, Messico, Arabia Saudita ed Emirati);dall’altro lato, conferma la rilevanza di mercati avanzatiormai consolidati quali Stati Uniti e Regno Unito.A fronte di nodi strutturali da risolvere in economie comequella cinese, indiana e brasiliana, i maggiori incrementidella domanda si avranno soprattutto in economie per certiaspetti “nuove”, i cui nomi ricorrono meno frequentementesui media, ma che offrono interessanti margini di crescita:come Filippine e Indonesia, Perù e Colombia, Mozambico eKenya… solo per citare alcuni esempi nei diversi continenti. L’area dove l’export italiano crescerà a ritmi superiori allamedia sarà il Medio Oriente, grazie a mercati come ArabiaSaudita ed Emirati Arabi, caratterizzati da profili favorevolidi rischio politico ed economico. Prospettive positive perl’export emergono anche nell’Africa sub-sahariana, grazieallo sviluppo e alla crescita della classe media in quei Paesi

e all’impegno di alcune nazioni a diversificare l’economia,sviluppando il settore manifatturiero.

Il limite dimensionale delle aziende esportatrici italiane èsuperabile?Naturalmente, nelle strategie di internazionalizzazione, ladimensione d’impresa conta: grazie a essa normalmente siottiene più facilmente l’accesso ai mezzi finanziari necessari,si attirano capacità manageriali di livello internazionale, sipossono elaborare strategie industriali di ampio respiro elungo termine, in cui gioca un ruolo importante l’utilizzo distrumenti assicurativi e finanziari. Non esistono ricette, ma chiaramente c’è una forte esigenzadi maggior sostegno per le imprese di dimensioni più piccole.Avvalersi di un partner può essere la scelta giusta.Pensando proprio a loro, SACE ha attivato il nuovo serviziodi Advisory, per accompagnarle, passo dopo passo, nellediverse fasi dei loro piani di internazionalizzazione. Questoservizio di consulenza è stato ideato - facendo tesorodell’esperienza che SACE ha accumulato negli anni - proprioper fare emergere tutti gli aspetti strategici connessi alla

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crescita sui mercati esteri, mettendo a disposizione delleaziende un team di specialisti in grado di fornire supportomanageriale per la preparazione, valutazione, e realizzazionedelle singole opportunità. Advisory offre un’assistenza a 360°per valutare a pieno la coerenza dell’approccio ai singolimercati e i diversi profili di rischio possibili (di credito,politici, normativi, ambientali) e per proporre strutturefinanziarie e assicurative efficaci a supporto delle singoletransazioni commerciali e di investimento. Con un unicoobiettivo: rendere SACE un vero e proprio one stop shop perl’internazionalizzazione.Di pari passo, è proseguito lo sviluppo della nostra retedomestica, sempre più vicina ai clienti sul territorio, e lapositiva collaborazione con Cassa depositi e prestiti, BancaEuropea per gli Investimenti e gli intermediari creditizi.Resta l’esigenza comune di un mercato dei capitali più ampioed efficiente, che possa svolgere una funzionecomplementare al canale bancario. SACE ha dato prova dipoter sostenere lo sviluppo di fonti alternative difinanziamento come i project bond, oltre alle emissioniobbligazionarie per progetti esteri che vedono coinvolteaziende italiane in qualità di esportatori o investitori. Unimpegno che intendiamo rafforzare, dando il nostrocontributo alla creazione di un mercato italiano dei capitali

in grado di soddisfare l’elevata domanda di credito delsistema.

In che modo il commercialista può aiutarvi nel vostro ruolo?Il commercialista è un punto di riferimento fondamentale perle aziende, è il professionista a cui affidano lo studio el’implementazione di tutti gli aspetti normativi, fiscali,finanziari e assicurativi relativi alla propria attività. Perquesto motivo è estremamente importante l’attività chel’Ordine fa a supporto dei propri associati, per informarli eformarli riguardo gli strumenti messi a disposizione delleaziende da parte di realtà come SACE. Un commercialista,adeguatamente formato, può aiutare a colmare il gapconoscitivo tra SACE e aziende da lui assistite,rappresentando i rischi a cui le aziende sono espostenell’operare con l’estero, sensibilizzandole sulle ricadutepositive sulla gestione del business, nei rapporti con lebanche e le controparti, che derivano dalla copertura deirischi fornita dagli strumenti di SACE, e infine supportandolenella gestione delle polizze e garanzie. �

Giovanni Castellaneta, Presidente SACE

Profilo di SACE

SACE sostiene la crescita dell’economia italiana attraverso il suo asse portante: le imprese. Lo fa con un’ampiagamma di prodotti e servizi, non solo assicurativi ma anche finanziari, che coprono tutte le esigenze delle aziendeche competono fuori dall’Italia: accesso a finanziamenti per l’internazionalizzazione, assicurazione delle vendite dalrischio di mancato pagamento, protezione degli investimenti esteri dai rischi politici, garanzie fideiussorie per garee commesse, smobilizzo dei crediti vantati con le controparti. Dal 2004, anno in cui è stata trasformata in società per azioni, ha avviato una fase di crescita costante, grazie a unagestione di forte impronta privatistica. Il suo portafoglio di operazioni, quintuplicato in dieci anni, è oggi pari a 72miliardi di euro, con una forte focalizzazione sui mercati emergenti (80% degli importi complessivi), dove, in assenzadi SACE, molte imprese troverebbero grandi barriere all’entrata. Proprio per facilitare una migliore comprensione dei mercati di destinazione e dei rischi connessi, SACE hasviluppato e messo a disposizione gratuitamente sul proprio sito la Country Risk Map: un mappamondo interattivoda cui è possibile ottenere, in pochi clic e per i 189 Paesi coperti, valutazioni adeguate delle varie tipologie di rischioa cui si espongono le imprese operando all’estero. Tra il 2004 e il 2013 ha registrato un utile netto medio annuo di 400 milioni di euro e distribuito all’Azionista (primail Ministero dell’Economia e Finanze, poi Cassa depositi e prestiti) oltre 7 miliardi di euro tra dividendi ordinari estraordinari. Nello stesso periodo la sua redditività è stata sistematicamente superiore ai valori medi di settore. SACE ha un rating (A-, Fitch) superiore a quello della Repubblica italiana.

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Nicastro: “Conl’internazionalizzazione,il Paese riparte”Per il direttore generale di Unicredit l’impresa cheinternazionalizza rappresenta il settore che può essere da traino per il rinnovamento del nostro sistema economico e del sistema PaeseA cura della Redazione

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Oggi esistono molte limitazioni all’accesso al creditobancario, soprattutto per le piccole e medie imprese; qualisono i vantaggi finanziari specifici che la vostra banca offrealle aziende che esportano e che vi vengono a presentareun progetto dedicato alla loro internazionalizzazione?Anzitutto una premessa sul tema delle limitazioni oggettivedi accesso al credito: quello che noi vediamo esserci oggi èpiù ‘equity crunch’ che un ‘credit crunch’, nel senso che leimprese che hanno maggiore difficoltà ad avere accesso alcredito tendono a essere quelle che già hanno livelli diindebitamento elevato. E quando c’è indebitamento elevato,e magari in condizioni di mercato non semplici, non è sano,anzitutto per l’impresa stessa, aggiungere debito a debito.Peraltro questa casistica è meno frequente nel caso delleimprese che internazionalizzano, che tendono ad avere inmedia un merito creditizio superiore rispetto alle impreseche stanno solo sul mercato nazionale. Anche per quello che è il dna del Gruppo, per la nostra fortepresenza all’estero e per il ruolo di traino che queste impresehanno sull’intera economia Italiana, esse rappresentano perUniCredit una priorità assoluta. In questa prospettiva stiamo da tempo realizzando parecchieiniziative miranti ad aiutare le nostre imprese, anche piccole,che internazionalizzano; non solo per supportarlefinanziariamente, ma anche per aiutarle a trovare lecontroparti commerciali, in diversi mercati, e in diversisettori e rispetto a parecchi grandi progetti infrastrutturali. Un tema molto importante è poi quello di garantirel’affidabilità delle nostre imprese nei confronti dellecontroparti estere, come pure, in senso opposto, di aiutarlea comprendere se gli attori con cui si confrontano, gliimportatori per esempio di un certo paese, sono interlocutoriaffidabili. Peraltro l’impresa che internazionalizza spesso può essere iltraino per il rinnovamento del nostro sistema economico edel sistema Paese. È quindi un aspetto che vale doppio, dacerti punti di vista. Germania docet: la ripartenza di tuttal’economia tedesca è stata tirata dall’export.

Ci può fornire qualche numero, anche rispetto al totale deivostri finanziamenti concessi, … Abbiamo lanciato nel 2012 un progetto, che si chiamaUnicredit International, articolato su diversi filoni. Uno diquesti era quello di avviare l’accompagnamento all’esterodelle imprese che ancora non l’avessero seriamente battuto;da quando abbiamo avviato il progetto (sono passati circadue anni), abbiamo accompagnato all’estero quasi 14mila

imprese, e quasi mille di queste attraverso eventi chechiamiamo B2B, dove le mettiamo a contatto con i buyer disettori specifici. Tipicamente di settori importanti per il Madein Italy, penso, ad esempio, al settore del vino, dell’agro-industriale, del tessile, della meccanica strumentale,dell’arredo-design; noi li mettiamo in contatto con buyeroperanti nei paesi in cui abbiamo in genere una fortepresenza (come Europa, Germania, Turchia), ma anche conbuyer provenienti dall’Estremo Oriente. Cambia anche ilruolo della banca. Stimiamo in circa il 16% la nostra quota dimercato con l’estero. Si tratta della nostra attività bancariache sta crescendo maggiormente, ormai da tre o quattro annia questa parte in Italia. Per esempio, attualmente è in corsotra Italia e Turchia un focus specifico sui settori tessile eabbigliamento, sull’agri-food che coinvolge tre regioni; ingiro per il mondo abbiamo creato dei ‘desk’ per la clientelaitaliana: quando un nostro cliente va in Polonia, in Russia oin Turchia, in Germania, eccetera, trova nostri colleghi cheparlano italiano e che possono aiutarlo a 360 gradi. Parlandopiù in generale, ci siamo impegnati a varare 120 miliardi dinuovi finanziamenti nei prossimi tre anni. Una quotaestremamente elevata rispetto ai nostri stock creditizi.Peraltro ci siamo anche impegnati a ribaltare sul cliente ibenefici della TLTRO della BCE.

“Le aziende italiane hanno prodotti di qualità

molto ambiti e ricercati all’estero. La loro debolezza sta

nella distribuzione e nel marketing...”

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Questa vostra nuova attività vi trova da soli oppure sieteaffiancati dalle istituzioni italiane? Quali sono i rapporti cheavete con le istituzioni italiane e quali gli enti pubblici concui siete più in collaborazione? E con loro eventualmente cisono dei progetti di collaborazione?C’è una collaborazione abbastanza sistematica con glioperatori; penso alla rete delle ambasciate, che da alcunianni vediamo in significativo riorientamento verso attivitàcommerciali rispetto al passato. Nei progetti, cui accennavo prima, esiste una collaborazioneormai consolidata con l’ICE, ma anche attori come SIMESTe SACE sono dei partner importanti. In alcuni casi, nei B2Bper esempio, lavoriamo con le associazioni di categoria,penso a Confindustria, Federlegno, CNA, Confartigianato,Coldiretti e non solo. Come voi ci insegnate, la partitainternazionale va giocata in squadra: tra imprenditori chespesso dovrebbero consorziarsi o mettersi insieme e trabanche, imprenditori e istituzioni.

Lei ha citato nuovi punti di arrivo quali Turchia, EstremoOriente. Al riguardo quali sono i vostri progetti diespansione?Abbiamo, e questa è un’unicità di UNICREDIT, non solo nelcontesto italiano, ma anche a livello europeo, una presenzacon banche a tutto tondo, con sportelli e specialisti, in 18paesi europei. Quando lei va nei paesi europei trova i nostrisportelli UNICREDIT in maniera diffusa. Questa è la nostrapiattaforma base.Inoltre, stiamo rafforzando l’attività sia attraverso filiali cheattraverso accordi con altre banche, in paesi che sonoimportanti per il nostro export, quali ad esempio la Cina,dove sono presenti cinque punti operativi. Prevedo unacrescita dei nostri investimenti focalizzati a supportarel’internazionalizzazione dei nostri clienti anche in altre areedel mondo.

I Commercialisti hanno sempre caro il tema delle pmi; perqueste, secondo lei, quali sono le prospettive in questoorizzonte così variabile sia per quelle che già sono all’esteroe per quelle che desidererebbero farlo? Ci sono opportunità e nuove sfide, e pensiamo che voi, comepartner naturale storico delle pmi, potete avere un ruolocruciale. Le opportunità sono legate al fatto che le aziendeitaliane hanno prodotti di qualità spesso ambiti e ricercatiall’estero, però hanno bisogno di una commercializzazione,di una spinta di marketing. Ci sono cioè aziende che lavoranoin Italia e hanno uno o due paesi in cui il prodotto lo vendono

bene, ma potrebbero andare anche in altri quattro o cinquepaesi dove la competitività del prodotto sarebbe moltobuona. Spesso dove le nostre imprese fanno fatica e vannosupportate è nello sforzo distributivo e commerciale.L’opportunità, ripeto, è molto grande; se ad esempiopensiamo al concetto dell’italian sounding, cioè a prodottiche hanno un marchio che più o meno suona italiano, doveil concorrente cerca di copiare o riprodurre un vissuto“italiano”, si vede come vi siano grandi spazi che possonoessere aggrediti da chi italiano lo è veramente. Poi c’è la sfida classica della adeguata capitalizzazione, cheovviamente non vale solo per chi va all’estero: noi la vediamocome la sfida numero uno per le pmi nei prossimi anni. IlGovernatore della Banca d’Italia ha ricordato recentementeche sono circa 200 miliardi di euro di capitale di rischio di cuila piccola e media impresa italiana ha bisogno. La differenzatra le pmi italiane e le pmi tedesche è la minor dotazione dipatrimonio e questo a fronte di famiglie che sono in mediaaddirittura più ricche in Italia. Quindi c’è proprio un deficitimportante della struttura di capitale; questa è una sfida sucui la categoria dei commercialisti, partner naturale, di cuil’imprenditore si fida, ha un ruolo assolutamente cruciale perfarle uscire da questa crisi. Anche la trasparenza di budget e bilancio è molto importantee anche qui vedo un ruolo positivo straordinario che puòessere svolto dal commercialista. In ultimo, vanno pensati dei ragionamenti sul tema delladimensione che possono avere declinazioni diverse: ci puòessere la classica fusione ma possono esserci anche dellesoluzioni quali reti di impresa o consorzi.A volte è meglio andare insieme in quattro paesi piuttostoche andare da soli in due. Se vai in quattro paesi hai piùchance di farcela, se vai solo in due rischi di andare in quelliche poi si rivelano “sbagliati”, specie alla luce dellaperdurante incertezza e volatilità “politica” di tanti mercati disbocco. Per esempio oggi sta tornando “di moda” l’Italia e sivede invece un Brasile più “riflessivo”, anni fa era ilcontrario. La volatilità dei mercati va messa bene in conto.

Stavamo parlando dei consorzi, cioè che è utile consorziarsiper avere più chance di penetrare il mercato all’estero…Ci può essere un passaggio importante. Faccio anche quidegli esempi. Il consorzio dei vini di Borgogna ha messoinsieme cantine anche di dimensione veramente minuscolae le ha portate ad avere una posizione straordinaria in tuttoil mondo grazie ad una tecnologia di marketingparticolarmente avanzata. Una cosa simile ha fatto anche il

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nostro consorzio del Prosecco DOC trevisano, dove, graziead un’azione congiunta e incisiva, ha superato i 300 milionidi bottiglie, crescendo a doppia cifra anche in mezzo allacrisi. Per internazionalizzare le economie di scala e di scoposono fondamentali, all’imprenditore la scelta se arrivarcifondendosi con altri imprenditori o, appunto, consorziandosio magari quotandosi. Anche qui la Categoria dei commercialisti può avere un ruoloestremamente importante e positivo nel far maturare lanecessaria evoluzione strategica e finanziaria dei nostristraordinari e talentuosi imprenditori.

Con riferimento alla struttura finanziaria, crede anche leiche il nuovo mercato dei minibond e della quotazione nelmercato secondario di borsa per le piccole e medie impresesia un passo necessario per farle crescere? Si, ma farei una differenza: i minibond possono esserepreziosi ma non indirizzano il problema dellasottocapitalizzazione. Per queste occorre equity, capitale dirischio. Questo capitale può venire o dall’imprenditore o dalmercato di capitali o da private equity oppure anche daibenefici che le normative tipo la legge Ace o la super-Acepossono portare, e quindi l’equity rappresenta la prioritàmaggiore come punto di vista di tutti gli strumenti chefavoriscono la maggior capitalizzazione delle imprese. Piùcapitale di rischio dà anche fiducia alla banca. I minibond sono un eccellente strumento per aumentare lacapacità creditizia di imprese buone, e di dimensione medio-piccola, ma non minuscola (in genere non inferiore ai 50milioni di euro di fatturato). Questo perché costi fissitangibili e perché nel momento in cui vengono collocati sulmercato devono essere trasparenti e offrire eccellentiprospettive di rimborso.

Se dovesse indirizzare una piccola media impresa versol’estero, le darebbe qualche indicazione di qualche paeseattraente oppure è meglio che la stessa impresa capiscadove andare in base ai propri prodotti? Non ci sono ricette buone per tutti. Se un’azienda è all’iniziodell’internazionalizzazione iniziare dai mercati più vicini puòavere un senso, anche in relazione agli sforzi manageriali(spesso la capacità manageriale più ancora del capitalerappresentano il vero “collo di bottiglia”); dopodiché, ogniimpresa troverà il mercato che maggiormente è confacenterispetto alle caratteristiche dei propri prodotti.

Parliamo dei Commercialisti come categoria; in che modo

possono stringere delle alleanze con la banca UNICREDIT?Credo che ci possano essere diversi meccanismi, abbiamoparlato del tema della capitalizzazione e certamente quello èun importante fronte di collaborazione. Noi abbiamo ancheintrodotto una serie di servizi e prodotti incentivanti, quindimagari dialogare insieme su come renderli ancor piùadeguati e mirati per i clienti può essere una stradaimportante sulla base del grande rapporto fiduciario cheesiste tra impresa e commercialista; il fatto di poter avere ilcommercialista, che suggerisce le varie soluzioni miranti aricapitalizzare l’impresa, questa è un’alleanza oggettiva moltoimportante.Un altro fronte può essere quello di indirizzare assieme leopportunità di internazionalizzazione della singola impresa.Su questo siamo pronti a prestare consulenza e farlo insiemeall’assistenza di un commercialista è qualcosa che può essereparticolarmente efficace. Perché, in tante di questesituazioni, credo che commercialisti e banca sono sullastessa barca: supportare il successo e la crescita dei nostriclienti imprenditori. �

Roberto NICASTRO, direttore generale UNICREDIT

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Vicinanza: “MPS alfianco delle imprese”Per il responsabile dell’Area Finanza di MPS “i processi di internazionalizzazione presentano opportunità concrete sia in termini di maggiori ricavi grazie alla miglioreintonazione commerciale, sia in termini di minor costo del credito per effetto del miglior quadro aziendale derivante”A cura della Redazione

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Alla luce delle limitazioni oggettive all’accesso al creditobancario soprattutto per le pmi, la vostra banca offrevantaggi finanziari specifici alle aziende che esportano?Oltre ai principali prodotti di base ed all’attività di carattereconsulenziale, il Gruppo MPS programma periodicamenteiniziative commerciali dedicate alle aziende clienti e/oprospect operanti con l’estero, offrendo condizioniparticolarmente competitive a copertura di tutti i fabbisognigenerati da tale operatività. Le principali operazioniriguardano:� copertura del rischio commerciale/Rischio Paese (Creditidocumentari - Smobilizzo pro-soluto -Garanzie Internazionali- Export Finance - Export Key - Incassi elettronici); � copertura del rischio di cambio e di tasso (Operazioni atermine su cambi, Derivati su cambi, Derivati su tassi);� smobilizzo crediti (Anticipi export in Euro/in valuta -Export factoring). In termini di innovazioni di prodotto, recentemente è statolanciato il prodotto “Factoring Internazionale” dedicato alleaziende che intendono garantirsi dal rischio di insolvenzadella propria clientela. Consiste nel perfezionamento di unfinanziamento a breve termine sottoscrivibile come Cessionedel Credito con modalità tecnica dell’anticipazione pro -soluto.

Rispetto al totale dei vostri finanziamenti qual è il pesopercentuale dei finanziamenti finalizzati allo sviluppoall’estero delle imprese italiane?Con riferimento agli impieghi a breve termine, la clientela“esterante” pesa circa il 20% sul totale impieghi a brevetermine della Banca.

Quali rapporti avete con le istituzioni italiane? Quali sonogli enti pubblici con cui siete più in collaborazione?Le principali controparti sono Sace, Simest e CDP. Sono in corso di definizione nuovi progetti di collaborazionecon Istituzioni sovra-nazionali quali EBRD/ BERS e BEI. IlGruppo collabora inoltre con INVITALIA.

Dove siete localizzati all’estero?La Rete del Gruppo comprende le Filiali estere di Londra,New York, Shanghai e Hong Kong e gli Uffici diRappresentanza di Mosca, Francoforte, Mumbay, Istanbul,Algeri, Casablanca, Il Cairo, Tunisi, Canton e Pechino.Gli Uffici di Rappresentanza sono strutturati per fornireassistenza e consulenza alle pmi nella loro pianificazionestrategica di iniziative di espansione commerciale e

produttiva nel Paese. In aggiunta, il Gruppo può anche contare sulle Banche esteredi Monte Paschi Banque France e Monte Paschi Belgium.

Quali sono secondo voi le prossime prospettive per le pmiche già hanno valicato i nostri confini e per quelle chedesidererebbero farlo?Nella sessione di maggio, Confindustria ha dichiarato chel’export italiano, che oggi copre circa il 30% del Pil, potràessere negli anni futuri un volano decisivo per la crescitadelle imprese italiane che trovano oggi sempre maggiordifficoltà ad operare in un mercato interno selettivo e conridotta liquidità. Le esportazioni italiane rappresenterannouno dei fattori trainanti dell’economia e vaste aree delmondo continuano a rappresentare grandi opportunità disviluppo in termini sia di interscambio commerciale che diinvestimenti diretti. Alle aziende italiane si impone una riflessione strategicamolto importante in quanto i processi di internazio-nalizzazione presentano opportunità concrete sia in terminidi maggiori ricavi, grazie alla migliore intonazionecommerciale, sia in termini di minor costo del credito pereffetto del miglior quadro aziendale derivante.

Il limite dimensionale delle aziende potenzialmenteesportatrici italiane è superabile oppure no? Ha una ricettada proporci?Il limite dimensionale potrebbe non essere un problema se

“Confindustria ha dichiaratoche l’export italiano,

che oggi copre circa il 30%del Pil, potrà essere

negli anni futuri un volanodecisivo per la crescita

delle imprese italiane…”

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l’azienda esportatrice riesce ad operare con un vantaggiocompetitivo del prodotto, magari in un settore di nicchia conbeni difficilmente replicabili dalla concorrenza (caso tipicoesportazione di beni agro-alimentari). Può invecerappresentare un limite nei business legati ai benicommodity o similari (prodotti massivi e standardizzati).Fondamentale anche il rilancio del ruolo e del peso deiconsorzi Export, soprattutto per le pmi che necessitano di unsupporto per l’accesso ai mercati esteri. Il Gruppo attribuisceuna valenza strategica alla relazione con i consorzi Export eintende intensificare la collaborazione con gli stessi.

Credete anche voi che il mercato dei ‘minibond’ e dellaquotazione nel mercato di borsa AIM per le pmi sia ilnecessario obiettivo dei prossimi anni per le pmi percrescere?Riteniamo possano essere strumenti utili da diffondere peraiutare lo sviluppo, come peraltro è già avvenuto in altriPaesi finanziariamente evoluti.Più in generale, per l’Italia il fenomeno della finanziarizzazionedel credito è solo agli albori e rappresenterà il modo con cuiil Paese si aprirà ai mercati internazionali anche nel settoredelle medie aziende (le grandi imprese già lo fanno).

Quali sono i paesi esteri più attraenti per le pmi italiane?Sicuramente Turchia, Nord Africa, Sud America, MedioOriente e Cina tra i principali.

Quali sono gli errori più comuni che commettono le impreseneofite che intraprendono un processo di internazio-nalizzazione?Le casistiche sono molto varie. Fra queste il difetto diconoscenza dell’ambito normativo (diritto commerciale -diritto del lavoro, diritto societario) e degli usi di mercato.Inoltre, mentre le grandi aziende dispongono più facilmentedi risorse manageriali e finanziarie per rispondere allaconcorrenza internazionale, le pmi di piccole dimensionispesso affrontano l’internazionalizzazione in modo nonsufficientemente strutturato per competere con efficacia.

In che modo la vostra banca intende coinvolgere lacategoria dei Commercialisti nelle attività di sviluppo deiprogetti di internazionalizzazione delle imprese?Abbiamo già una serie di accordi/convenzioni con alcuniprofessionisti di standing nazionale e internazionale per assisterele imprese italiane nel processo di internazionalizzazione(assistenza fiscale, legale, ricerche di mercato, ricerca eselezione di partner o controparti commerciali). Vengono inoltreorganizzati periodicamente, a livello territoriale, convegni disettore dove vengono presentati i principali prodotti e le offertecommerciali del Gruppo con il supporto specialistico deiconsulenti Estero della Rete del Gruppo. �

Sergio Vicinanza, Responsabile Direzione Corporate e Investment

Banking MPS

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L’ottimismo prevede un duro lavoro.

Essere ottimisti oggi non significa credere semplicemente che sarà possibile uscire dalla crisi.Significa piuttosto, trasformare questa crisi in opportunità di cambiamento: non solo in termini di riforme del sistema, ma anche di responsabilità. Chi, come noi, non reputa il lavoro come un diritto acquisito, sa che solo attraverso l’impegno e i sacrifici possiamo lasciarci la crisi alle spalle, senza farla ricadere su quelle dei nostri figli.

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Togni: “Al fianco degli imprenditori”Secondo il direttore di BPER, “il commercialista rappresentail primo interlocutore dell’impresa, in particolare quandoquesta pensa a internazionalizzare; il suo coinvolgimento èindispensabile...”

A cura della Redazione

(foto di Davide Lamagni)

Page 43: Internazionalizzazione la sfida del futuro

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Viste le limitazioni oggettive all’accesso al credito bancariosoprattutto per le pmi, la vostra banca offre vantaggifinanziari specifici alle aziende che esportano?Certamente sì. BPER svolge questa attività in varie forme:erogazione diretta con finanziamenti ai clienti, sia incollaborazione con primari operatori nazionali sia in proprio,con specifici plafond a tassi vantaggiosi, e acquisto pro solutodi crediti sia a breve sia a medio e lungo termine ancheattraverso EmilRo, la società di factoring del Gruppo. Inoltreconcediamo finanziamenti alle banche estere degli acquirenti,che possono così beneficiare di una dilazione e nel contemporegolare a vista le esportazioni dei nostri clienti.

Rispetto al totale dei vostri finanziamenti qual è il pesopercentuale dei finanziamenti finalizzati allo sviluppoall’estero delle imprese italiane?Sul totale dei nostri finanziamenti circa il 20% è finalizzatoallo sviluppo all’estero delle imprese italiane. Da notare chetra questi finanziamenti figura, in particolare, una specificatipologia di operazione a medio-lungo termine, il mutuoFinprogex, che eroghiamo solo ad aziende con unaproiezione commerciale internazionale di rilievo. Abeneficiarne, infatti, devono essere le pmi con unapercentuale di export non inferiore al 10% del fatturato, cherealizzano progetti di internazionalizzazione impegnandosi amantenere sul territorio nazionale le attività di ricerca esviluppo e una parte rilevante dell’attività produttiva.L’impresa che dimostra di possedere queste caratteristicheottiene un vantaggio in termini di condizioni delfinanziamento erogato. Nel periodo 2006-2014 abbiamoerogato 696 mutui per un controvalore di circa 560 milioni dieuro e nel 2013 questa forma di finanziamento ha raggiunto il2% circa del totale dei finanziamenti alla clientela imprese.

Quali rapporti avete con le istituzioni italiane? Quali sonogli enti pubblici con cui siete più in collaborazione?I rapporti sono eccellenti, in primo luogo con Sace, Simest eIce, ma anche a livello locale con le varie Camere diCommercio. Proprio con alcune di queste istituzioni nazionaliabbiamo dato vita, nel mese di maggio, a un piano di formazionedi alto profilo sull’internazionalizzazione delle imprese, rivoltoai colleghi ‘specialisti estero’ e alla nostra rete territoriale.

Ci sono nuovi progetti di collaborazione in cantiere?Stiamo sviluppando un progetto specifico per definire unprotocollo di consulenza e assistenza banca-impresa sulletematiche dell’internazionalizzazione.

Dove siete localizzati all’estero e come operate?Abbiamo una sussidiaria in Lussemburgo, una societàfinanziaria a Dublino e uffici di rappresentanza a Hong Konge Shanghai. Sono operativi da alcuni anni, inoltre, importantiaccordi di collaborazione con Gruppi esteri per presidiarevarie aree, tra cui in particolare l’Est Europa. Ma vorrei sottolineare che su questi temi abbiamorecentemente dato vita a un progetto innovativo, che ha loscopo di accompagnare le imprese, fin dall’inizio, in tutte lefasi dell’internazionalizzazione. Un team di specialisti BPER,specificamente formati, opera all’estero in vari Paesi - Russia,Europa dell’Est, Estremo Oriente, Turchia, Medio Oriente,Brasile, Centro e Sud America - dove ha creato un’importanterete di relazioni. Così, quando un imprenditore decide diavviare un’attività all’estero, siamo in grado di mettere a suadisposizione, da subito, una serie di servizi mirati in base alleesigenze. Tutto questo avviene, naturalmente, senzarinunciare al nostro ruolo di finanziatori.

Quali sono secondo voi le prospettive per le pmi che giàhanno valicato i nostri confini e per quelle che desideranofarlo?Le prospettive sono molto legate al prodotto e alla volontàdell’impresa di investire per internazionalizzarsi o perincrementare la propria quota ‘estero’. Noi siamo impegnatiad aiutare le imprese a decidere consapevolmente, quindinon ci presentiamo solo in occasione del finanziamento o del

“Nel periodo 2006-2014abbiamo erogato 696 mutuiper un controvalore di circa

560 milioni di euro e nel 2013 questa forma

di finanziamento haraggiunto il 2% circa

del totale dei finanziamentialla clientela imprese”

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regolamento, ma le sosteniamo - come ho detto - fin dalprimo momento, per agevolare l’impianto delle attività conl’estero.

Il limite dimensionale delle aziende potenzialmenteesportatrici italiane è superabile oppure no? Ha una ricettada proporci?La dimensione può essere un limite, ma non è detto che lo siain ogni circostanza. Sono numerosi, infatti, i casi di successoin cui un prodotto valido e l’approccio giusto hanno aiutatol’impresa a superare molti ostacoli. Comunque l’esperienzapositiva dei distretti italiani, che tanto successo hanno avuto,dimostra che occorre un’accelerazione nel costruire retid’impresa.

Credete anche Voi che il mercato dei ‘minibond’ e dellaquotazione nel mercato di borsa AIM per le pmi sia ilnecessario obiettivo dei prossimi anni per poter crescere?Le imprese nei prossimi anni avranno sempre più necessitàdi diversificare le proprie fonti di finanziamento. Prima dellacrisi dei mutui sub-prime, le imprese, soprattutto le pmi,erano molto sbilanciate, per il proprio approvvigionamento,sui finanziamenti bancari e avevano comunque nellacreazione di flussi di cassa interni una fonte finanziariaimportante. Ora le imprese industriali - a seguito dei piùselezionati appoggi offerti dalle banche e della minorecreazione di cash-flow aziendale interno - hanno l’esigenzadi estendere le modalità di reperimento di finanza. Quindidovranno essere sempre più orientate a operazioni di

mercato: oltre ai minibond, appunto, le quotazioni in Borsa,gli aumenti di capitale e altre emissioni obbligazionarie. Inquesto contesto il mercato dei minibond potrà costituire unvalido ausilio per diversificare le fonti diapprovvigionamento.

Quali sono i paesi esteri più attrattivi per le pmi italiane?Non esistono paesi più attrattivi per le pmi per definizione,ma piuttosto paesi che sono più o meno ricettivi rispetto aiprodotti e in base alla propensione al consumo, ai prezzi ealla logistica. Anche in questo campo siamo attivi: stiamo perlanciare un nuovo portale, attraverso cui le imprese potrannoricevere un eccellente contributo per orientarsi sui mercatiesteri.

Quali sono gli errori più comuni che commettono le impreseneofite che intraprendono un processo di internazio-nalizzazione?L’errore più comune è affrontare un mercato senzaconoscere. Serve sempre un approfondimento preliminaresugli usi, le abitudini e la cultura, oltre che sui rischi e leopportunità di ogni singolo Paese. Ecco perché abbiamodeciso di essere concretamente a fianco degli imprenditori,mettendo a disposizione la nostra esperienza.

In che modo la vostra banca intende coinvolgere lacategoria dei Commercialisti nelle attività di sviluppo deiprogetti di internazionalizzazione delle imprese?Il commercialista è normalmente il primo interlocutoredell’impresa, in particolare quando questa pensa ainternazionalizzare: il suo coinvolgimento, dunque, èindispensabile. Inoltre le attività più sofisticate (operazionifinanziarie strutturate, aquisition finance e advisorynell’M&A) sono spesso propedeutiche a importanticampagne di sviluppo sui mercati esteri, poiché creano ipresupposti di un’adeguata dotazione finanziaria. Su questeoperazioni straordinarie il Gruppo BPER è attivo da alcunianni: si tratta di un ambito in cui potranno sicuramenteaprirsi spazi interessanti di collaborazione e sinergia con lacategoria dei commercialisti. È importante sottolineare cheBPER, nel momento in cui offre consulenza e assistenza asostegno di operazioni straordinarie di impresa o diinternazionalizzazione, si affianca ai commercialisti di fiduciadell’imprenditore. �

Fabrizio Togni, direttore generale di BPER (Banca popolare dell’Emilia

Romagna)

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Vogliamo dare una mano al Paese. Anzi centodiecimila.

Crediamo nell’utilità sociale del pensiero tecnico e che non sia questo il momento di chiedere, ma di dare.E di mettere al serviziodella comunitàla competenza,la professionalità e l’esperienza dei Commercialisti Italiani.Possiamo essere utili al Paese perché siamo professionisti, vogliamo esserlo perché siamo cittadini.

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È tempo di pensare al futuro.

Oggi i nostri figli hanno molti dubbi e un’unica convinzione: che in futuro staranno peggio dei loro padri. Il futuro si può, però, ancora cambiare, con regole e scelte che interessino i nostri figli, facendo sacrifici oggi per farne fare meno a loro domani. Trasformando la crisi in opportunità e l’immobilità in ottimismo.

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World Congressof Accountants 2014

WWW.WCOA2014ROME.COM

Lunedì, 10 Novembreh. 09:00 - 16:00 > REGISTRAZIONE

Area Espositiva

h. 16:30 - 20:00 > CERIMONIA DI APERTURA

Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi

• Benvenuto delle Autorità Locali • Benvenuto del Presidente CNDCEC Gerardo Longobardi• Benvenuto del Presidente IFAC (2012-2014), Warren Allen• Benvenuto dello Sponsor Imperiale CGMA• Presentazione del Premio Accademico da parte dell’ ICAN (Nigeria)• Presentazione Premio alla Carriera dell’IFAC• Discorso di Vincenzo La Via, Direttore generale, Ministero del Tesoro

Performance Artistica

Cocktail Reception, Foyer

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2

Martedì, 11 Novembreh. 09:00 - 10:30 > PLENARIA I - LA FINANZA AZIENDALE INNOVAZIONE E SOLIDITÀ PER RIEMERGERE E CRESCERE

Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi

Le imprese nel futuro dovranno avvalersi di esperti di finanza che siano in grado di fornire non solo analisi ma anche previsioni. Il CFO e il suo team saranno orientati al raggiungimento dei risultati, sosterranno la strategia aziendale e ne faciliteranno il processo di innovazione. Le loro aziende dovranno sviluppare modelli di business che reggano all’impatto delle nuove tecnologie, al confronto con i nuovi strumenti di comunicazione di massa e a processi di globalizzazione sempre più accelerata. I CFO di alcuni dei più noti giganti internazionali illustreranno come stanno formando i loro team, i talenti di cui sono a caccia e le sfide da cogliere in questo contesto competitivo difficile.

MODERATOREMISHAL HUSAIN, Broadcaster and Journalist, UK

RELATORICAROL CALANDRA, CFO Global Markets, EY Global LLP, USATONY CHANMUGAM, CFO, British Telecom Plc, UKKEN GOLDMAN, CFO, Yahoo! Inc., USASIMON HENRY, CFO, Royal Dutch Shell Plc, Netherlands

h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking

h. 11:15 - 12:45 > SESSIONI PARALLELE 1.1-1.5

Sala Santa Cecilia

1.1 - IL NUOVO MODELLO DELLA RELAZIONE DI REVISIONE - PIÙ INFORMAZIONI PIÙ CHIAREZZA?

Sollecitati dalle richieste di investitori, legislatori, autorità pubbliche e altri stakeholder, sia lo IAASB, sia il PCAOB stanno valutando nuovi elementi da inserire nella relazione di revisione. I relatori esamineranno le ragioni per cui si rendono necessarie tali modifiche, e il riscontro della comunità scientifica ed operatori ai cambiamenti proposti.

MODERATOREMICHAEL GEWEHR, Member, Audit and Assurance Policy Group, Federation of European Accountants, Germany

RELATORILINDA DE BEER, Chair, International Auditing and Assurance Standards Board (IAASB) Consultative Advisory Group, South AfricaJAMES DOTY, Chair, Public Company Accounting Oversight Board, USAPHILIP JOHNSON, Audit Committee Member, Wellcome Trust, UKDAN MONTGOMERY, Deputy Chair, IAASB, and Global Director of Assurance Standards, Methodology & Implementation, EY Global Services, USA

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Sala Sinopoli

1.2 - L’EVOLUZIONE DELL’INFORMATIVA FINANZIARIA NELLE SOCIETÀ NON QUOTATE

Lo standard IFRS per le PMI è stato adottato in più di 80 paesi ed è utilizzato da milioni di imprese in tutto il mondo. Tuttavia in alcuni ordinamenti giuridici si stanno elaborando set di principi contabili specifici, indirizzati esclusivamente alle PMI locali. I relatori si confronteranno sulle possibili problematiche legate all’adozione dell’IFRS per le PMI e sulle ragioni dell’adozione nel loro paese di un approccio diverso, rilevando le principali differenze nei principi.

MODERATOREFEDERICO DIOMEDA, Special Advisor to the President, European Federation of Accountants and Auditors for Small and Medium-sized Enterprises, Italy

RELATORIULLA BAUER, Senior Member, BDO, GermanySUSAN COFFEY, Senior Vice President, Public Practice and Global Alliances, American Institute of CPAs, USAPETER DOWLING, Deputy President, CPA Australia, AustraliaDARREL SCOTT, Board Member, International Financial Reporting Standards Foundation, and Chair, SME Implementation Group, UK

Sala Petrassi

1.3 - IL RUOLO DEL COMMERCIALISTA NELLA LOTTA ALLA CORRUZIONE E ALLE FRODI - COSTI E BENEFICI

I commercialisti si trovano a dover affrontare quotidianamente situazioni di criticità che li mettono nelle condizioni di dover prendere decisioni che coinvolgono spesso anche la sfera etica. Devono cooperare con le autorità e istituzioni pubbliche e, allo stesso tempo, adeguarsi alla normativa in materia di frodi e corruzione. I relatori si confronteranno sulle soluzioni per trovare il giusto equilibrio tra riservatezza e responsabilità legali, nonché sulle aspettative e l’interesse pubblico.

MODERATOREJAPHETH KATTO, Member IFAC Nominating Committee and former CEO Capital Markets Authority, Uganda RELATORIDr. YUGUI CHEN, Vice President and Secretary General, Chinese Institute of Certified Public Accountants, P.R. ChinaCAROLINE GARDNER, Member, International Ethics Standards Board for Accountants, and Auditor General, ScotlandJIM OSAYANDE OBAZEE, Executive Secretary, Financial Reporting Council, NigeriaPAKDEE POTHISIRI, Commissioner, National Anti-Corruption Commission, Thailand

Teatro Studio

1.4 - SVILUPPO DELLE COMPETENZE DELL’ESPERTO DI VALUTAZIONE A LIVELLO GLOBALE

Se da un lato le fusioni e le acquisizioni sono sempre più transfrontaliere, dall’altro le metodologie di valutazione variano nelle diverse aree geografiche. Questa sessione rifletterà sulle peculiarità dell’attività svolta dall’esperto di valutazione a livello globale e sulla necessità di elaborare principi di valutazione internazionali. Inoltre si discuterà sui parametri di riferimento internazionali per la formazione degli esperti di valutazione e delle misure da prendere a livello nazionale per lo sviluppo di questa particolare competenza professionale.

MODERATORERACHEL GRIMES, CPA, Board Member, International Federation of Accountants and Chartered Accountants Australia and New Zealand

RELATORIMAURO BINI, Member of Professional Board, International Valuation Standards Council (IVSC), and Chair, Organismo Italiano Valutazione, ItalyAPRIL MACKENZIE, CEO, International Valuation Standards Council (IVSC), UKDOUG McPHEE, Member of Professional Board, IVSC, and Deputy Chair, Global Valuation Services, KPMG, UKDAVID TWEEDIE, Chair of Board of Trustees, International Valuation Standards Council (IVSC), UK

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Sala Coro

1.5 - LE COMPETENZE DEL REVISORE LEGALE NELLA PROSPETTIVA DEGLI INTERNATIONAL EDUCATION STANDARD

La qualità della revisione contabile dipende in larga parte dalle capacità, dalla formazione, e dalla competenza dei revisori; tuttavia, le disposizioni e i regolamenti sulla formazione e sulle qualifiche professionali variano da un ordinamento giuridico all’altro. Considerando che gli International Education Standards (IES) sono sempre più adottati come parametro di riferimento per le diverse componenti della competenza del revisore - in particolare, le componenti formative, accademiche e professionali - il dibattito verterà sulla misura in cui l’uso di questi principi di formazione internazionali può aiutare il responsabile dell’incarico del gruppo a mantenere un elevato livello di qualità generale di un incarico multinazionale.

MODERATOREEDUARDO OJEDA, CEO, Baker Tilly, México

RELATORIYOSEPH ASMELASH, Economic Affairs Officer, United Nations Conference on Trade and Development, SwitzerlandProf. BELVERD E. NEEDLES, DePaul University, USAProf. HANS VERKRUIJSSE, Tilburg University, NetherlandsEILEEN WALSH, Member, International Accounting Education Standards Board, and Partner in Charge, KPMG Business School, USA

h. 12:45 - 14:00 > Pausa Pranzo

h. 14:00 - 15:30 > SESSIONI PARALLELE 1.6-1.10

Sala Santa Cecilia

1.6 - CONVERGENZA SUGLI IFRS - COERENZA E COMPARABILITÀ A LIVELLO GLOBALE

La convergenza verso un unico set di principi contabili internazionali, di elevata qualità, contribuisce ad accrescere la comparabilità e l’uniformità e favorisce la stabilità finanziaria globale, tutelando l’interesse pubblico. I relatori presenteranno il proprio punto di vista sullo stato della convergenza sugli standard IFRS a livello globale, si confronteranno sulle sfide pratiche da affrontare nell’applicazione di un unico set di principi contabili internazionali in un contesto globale, e sulle misure che possono contribuire positivamente all’adozione e all’implementazione dei principi.

MODERATOREMARK VAESSEN, Chair, Corporate Reporting Policy Group, Federation of European Accountants, Netherlands

RELATORIHANS HOGERVOORST, Chair, International Accounting Standards Board, UKLEN JUI, Partner, KPMG, P.R. ChinaVINCENT PAPA, Director, Financial Reporting Policy, Chartered Financial Analyst Institute, USA JULIE ERHARDT, Chair of Committee 1, International Organization of Securities Commissions, USA (Invited)

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Sala Sinopoli

1.7 - IL VALORE AGGIUNTO DEI SERVIZI DI ATTESTAZIONE E VERIFICA (ASSURANCE) PER L’INFORMATIVA FINANZIARIA DELLE PMI Le varie soglie che definiscono il perimetro della revisione contabile vengono di volta in volta innalzate, esonerando sempre più PMI da tale obbligo. Di conseguenza, è in crescita la domanda per altri servizi, quali la revisione limitata, che forniscano ai titolari delle PMI, così come agli utilizzatori del bilancio, un determinato livello di assurance sui dati esposti in bilancio. Si stanno sviluppando varie tipologie di servizi alternativi alla revisione, a livello sia nazionale, sia internazionale. I relatori si confronteranno sulla domanda di servizi di assurance diversi dalla revisione nei propri ordinamenti, e offriranno il proprio punto di vista sulle future tendenze e i benefici per il mercato.

MODERATORESUE ALMOND, External Affairs Director, Association of Chartered Certified Accountants, UK

RELATORIPHILIPPE ARRAOU, CPA, Vice President, Conseil Supérieur de l’Ordre des Experts-Comptables, FranceSTUART BLACK, Member, IFAC Small and Medium Practices Committee and Chartered Accountants Australia and New Zealand, CPA AustraliaPHILIP COWPERTHWAITE, Member, IFAC Small and Medium Practices Committee, CanadaPER HANSTAD, CEO, Den Norske Revisorforening , Norway

Sala Petrassi

1.8 - FINANZA ETICA E SVILUPPO DEL SETTORE BANCARIO

Gli istituti finanziari affrontano cambiamenti continui in ambito regolamentare, sia nazionale che internazionale, volti a rafforzare la stabilità del mercato e a evitare rischi sistemici in un mondo sempre più globalizzato. In un approccio che non si limita a subire passivamente tale sistema, alcuni istituti finanziari hanno scelto una via diversa, incorporando i valori sociali nella politica creditizia. I relatori esporranno i loro diversi punti di vista sui benefici e sulle sfide che derivano dal bilanciamento tra valori sociali e credito, e su come ciò contribuisce alla stabilità del mercato.

MODERATOREALEX MALLEY, Chief Executive, CPA Australia, Australia

RELATORIDAUD VICARY ABDULLAH, President and CEO, International Centre for Education in Islamic Finance (INCEIF), MalaysiaSAMMY ALMEDAL, CEO, JAK Members Bank, SwedenALBERTO BALESTRERI, CPA, Studio Balestreri, Italy

Teatro Studio

1.9 - LA CIRCOLAZIONE DEI SERVIZI PROFESSIONALI A LIVELLO GLOBALE: SCHEMI E PIATTAFORME PER INNOVARE PERCORSI FORMATIVI E COMPETENZE

Nello svolgimento della loro attività, inclusi servizi di contabilità, i professionisti sono soggetti a norme internazionali sul commercio dei servizi, alcune delle quali non riflettono più le esigenze dell’economia globale di oggi. Poiché la catena del valore globale ridefinisce il significato della partecipazione al commercio internazionale, i riflettori sono puntati sull’importanza dell’economia dei servizi e sulle barriere che pongono ostacoli al pieno sviluppo delle sue potenzialità. Questa sessione esamina le dinamiche del commercio internazionale dei servizi, le problematiche e le opportunità per la professione, e le modalità con cui questa può far leva sulla piattaforma delle politiche commerciali per superare le barriere al commercio che ne limitano la capacità di contribuire pienamente allo sviluppo di economie forti nel mondo.

MODERATOREGARY PFLUGRATH, Director, Public Policy & Regulation, International Federation of Accountants

RELATORIPETER ALLGEIER, President, Coalition of Services Industries, USACRAWFORD FALCONER, Director, Trade in Services Division, Organization for Economic Co-operation and Development New ZealandRONAN O’LOUGHLIN, Director of Education and Training at Chartered Accountants Ireland, IrelandPIERRE PETTIGREW, Executive Advisor, International, Deloitte, Canada

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Sala Coro

1.10 - LE OPPORTUNITÀ E LE SFIDE DELL’ADOZIONE DEI NUOVI INTERNATIONAL EDUCATION STANDARDS

La professione a livello globale sta effettivamente adeguando le proprie competenze in modo da poter efficacemente affrontare le continue esigenze di cambiamento? L’International Accounting Education Standards Board (IAESB) ha completato la revisione degli International Education Standard. I relatori si confronteranno sulle opportunità e le sfide che gli Stati membri e gli studi professionali dovranno affrontare nell’adozione dei nuovi standard.

MODERATOREDAVID McPEAK, Senior Technical Manager, International Accounting Education Standards Board

RELATORIWOLF BÖHM, Member and Secretary, Steering Group, Common Content Project, GermanyEDWARD KIESWETTER, Deputy Chair, IAESB, and Group Chief Executive, Alexander Forbes Group Holdings Limited, South AfricaADRIAN PULHAM, Education and Membership Director, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UKProf. JERRY TRAPNELL, Member, IAESB Consultative Advisory Group, and Special Advisor to the President/CEO, Association to Advance Collegiate Schools of Business International, USA

h. 15:30 - 16:00 > Esposizione, Caffè e Networking

h. 16:00 - 17:30 > SESSIONI PARALLELE 1.11-1.15

Sala Santa Cecilia

1.11 - IL CONTRIBUTO DEI PICCOLI E MEDI STUDI PROFESSIONALI ALLA CRESCITA E ALL’INTERNAZIONALIZZAZIONE Nell’odierna economia globale, essere un’impresa internazionale va ben al di là delle operazioni di importazione/esportazione. Man mano che le PMI crescono spingendosi al di là dei propri confini, i commercialisti giocano un ruolo chiave nei servizi di consulenza alle imprese, ad esempio in termini di crescita e di sviluppo di nuovi mercati. Questa sessione evidenzierà le competenze di cui i piccoli e medi studi professionali hanno bisogno, e come gli organismi contabili possono aiutarli a sviluppare queste competenze.

MODERATOREMARK GOLD, Chair, SMP Forum, Fédération des Experts Comptables Européens (FEE), UK

RELATORIJELIL BOURAOUI, CPA, Jelil Bouraoui & Associates, TunisiaDANIEL LANRE MONEHIN, Division President, Sub Sahara Africa, MasterCard Worldwide, UAEINGE SAEYS, Member, Small and Medium Practices (SMP) Committee, IFAC, BelgiumKAMLESH VIKAMSEY, FCA, Senior Partner, Khimji Kunverji, India

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Sala Sinopoli

1.12 - LA FUTURA GENERAZIONE DEI RESPONSABILI DELL’ AREA FINANZA: ALLA GUIDA DI IMPRESE CON PERCORSI A MILLE CURVE Nell’ambito della e-Finance, i direttori finanziari di nuova generazione, globali, innovativi e tecnologicamente alla avanguardia, agiranno come acceleratori di performance in grado di integrarsi superando i confini funzionali, e saranno capaci di controllare e sfruttare il potere di servizi virtuali, integrati e condivisi, e di costruire imprese solide che siano allo stesso tempo agili. Nel corso della sessione, questa nuova generazione di CFO esporrà il suo punto di vista sul futuro, descrivendo le misure che stanno adottando per prepararsi e preparare i propri team a creare valore sostenibile per le proprie imprese.

MODERATORECHARLES TILLEY, CEO, Chartered Institute of Management Accountants, UK

RELATORITAN LIXIA, Senior Vice President and CFO, Haier Group, P.R. ChinaCHRISTIAN MELONI, Global Controlling Manager, Solvay Specialty Polymers, ItalyJASON O’MALLEY, Finance Director , Managed Services, British Telecom Wholesale, UKOLEG PAROEV, Finance Director, Diageo, Russia

Sala Petrassi

1.13 - L’ORIZZONTE 2020 E LO SVILUPPO DEGLI ORDINI PROFESSIONALI: IL PUNTO DI VISTA DEI CEOS Le organizzazioni membri di IFAC operano in molteplici settori per lo sviluppo della professione in contesti giuridici e socio economici, per certi versi molto diversi e per altri molto similari. I membri del Panel che parteciperanno a questa sessione sono tutti CEOs di diversi istituti membri dell’IFAC, che si confronteranno e condivideranno con noi le criticità affrontate e le strategie promosse nei rispettivi istituti, verso il traguardo del 2020.

MODERATOREEAMONN SIGGINS, CEO, Certified Public Accountants Ireland, Ireland

RELATORIARDIANA BUNJAKU, Executive Director, Society of Certified Accountants and Auditors of Kosovo, KosovoANDREW CONWAY, CEO, Institute of Public Accountants, Australia SHAHIED DANIELS, CEO, South African Institute of Professional Accountants, South AfricaMARK FARRAR, CEO, Association of Accounting Technicians, UK

Teatro Studio

1.14 - PRECURSORI E NUOVI PERCORSI Le problematiche sistemiche devono essere affrontate a partire da prospettive diverse perché un unico gruppo, lavorando da solo, non può sperare di elaborare soluzioni creative. Coinvolgere altre voci stimola il dibattito oltre i confini noti e abituali della professione contabile, generando nuove idee e apportando innovazioni. I relatori proporranno nuove prospettive sugli orizzonti che si aprono per la professione nel 21 secolo. Sarà un’esperienza partecipativa e interattiva per tutti, che si avvarrà di metodi elaborati nell’ambito di AuditFutures – un programma pionieristico di ICAEW – gestito in collaborazione con il Finance Innovation Lab.

MODERATOREROBERT HODGKINSON, Executive Director, Technical Strategy Department, Institute of Chartered Accountants in England and Wales, UK

RELATORILEE BRYANT, Co-Founder, Post Shift , UK NICK DE LEON, Head of Service Design, Royal College of Arts, UK (Invited)IVAN KRASTEV, Chair of the Centre for Liberal Strategies, Bulgaria BRETT SCOTT, Independent Author and Journalist, UK

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Sala Coro

1.15 - L’INFORMATIVA FINANZIARIA NEGLI ENTI NON PROFIT Sebbene le organizzazioni non profit rappresentino una porzione significativa dell’attività economica a livello mondiale, non esiste ancora un quadro normativo contabile a livello internazionale. I relatori si confronteranno sulle rispettive esperienze nell’applicazione della normativa nazionale considerando la rispondenza e l’idoneità della stessa a riflettere gli aspetti più peculiari e critici della contabilità degli enti non profit.

MODERATOREPAMELA MONROE ELLIS, Board Member, International Federation of Accountants, and Auditor General, Jamaica

RELATORIRETO EBERLE, Member of the Executive Board, Swiss GAAP FER Commission, SwitzerlandProf. LUCIANO HINNA, Tor Vergata University, ItalyTADASHI SEKIKAWA, Senior Technical Director, Japanese Institute of Certified Public Accountants, JapanNIGEL SLEIGH-JOHNSON, Head, Financial Reporting Faculty, Institute of Chartered Accountants in England and Wales, UK

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Mercoledì, 12 Novembreh. 09:00 - 10:30 > PLENARIA II - TRASPARENZA E ACCOUNTABILITY DEL SETTORE PUBBLICO - LA VIA VERSO LA CRESCITA ECONOMICA

Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi

L’instabilità finanziaria degli stati si è rivelata uno dei principali fattori di crisi dell’economia globale. In molti casi, le crisi finanziarie si sono accompagnate all’emersione di deficit e debiti pubblici non riportati in bilancio. È cresciuta per questo, negli ultimi anni, la consapevolezza della necessità di una maggiore trasparenza nelle politiche fiscali e nei bilanci de-gli stati. Il miglioramento delle pratiche di accountability nel settore pubblico non è solo una soluzione necessaria per la governance economico-finanziaria a livello globale, ma un indispensabile strumento per accrescere il livello di democrazia e il controllo dei cittadini sull’utilizzo delle risorse pubbliche. La sessione intende fornire diverse prospettive e alimentare il dibattito sullo stato dell’arte e i futuri sviluppi su questi temi. In particolare, i relatori rappresenteranno il punto di vista dei principali attori dal versante delle istituzioni di indirizzo politico, degli organismi di presidio finanziario e di regolamentazione contabile internazionale, nonché dal lato degli utilizzatori dell’informazione di bilancio delle amministrazioni pubbliche.

MODERATOREProf. ANDREAS BERGMANN, Chair, International Public Sector Accounting Standards Board, Switzerland

RELATORIIAN BALL, Chair, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy International, UKTHOMAS MÜLLER-MARQUÉS BERGER, Member, IPSASB, and Chair, Public Sector Group, Federation of European Accountants, GermanyYU WEIPING, Assistant Minister of the Ministry of Finance, P. R. ChinaZAIFUN YERNAZAROVA, Director, Department of Budget Procedures Methodology, Ministry of Finance, Republic of Kazakhstan

h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking

h. 11:15 - 12:45 > SESSIONI PARALLELE 2.1-2.6

Sala Santa Cecilia

2.1 - I PILASTRI DI UNA REVISIONE CONTABILE DI QUALITÀ

Fermo restando che la responsabilità effettiva della qualità della revisione contabile è dei revisori, è più agevole svolgere una revisione contabile di qualità in un ambiente che vede il contributo fattivo degli altri partecipanti alla supply chain dell’informativa finanziaria. Nell’elaborare il proprio Framework, lo IAASB ha identificato alcune aree che potrebbero essere prese in considerazione sia dai revisori, sia dagli altri partecipanti alla supply chain, allo scopo di migliorare la qualità della revisione a livello globale. I relatori esporranno il proprio punto di vista sui fattori fondamentali che determinano la qualità della revisione contabile.

MODERATOREJAMES GUNN, Managing Director, Professional Standards - IAASB IESBA IAESB IPSASB

RELATORITHOMAS BLOINK, Head, Accounting Law and Auditing Law Section, Federal Ministry of Justice, GermanyLEWIS FERGUSON, Member, Public Company Accounting Oversight Board, and Chair, International Forum of Independent Audit Regulators, USASTEVE MASLIN, Chair, Global Public Policy Committee, and Partner, Grant Thornton, UKProf. ARNOLD SCHILDER, Chairman, International Auditing and Assurance Standards Board, Netherlands

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Sala Sinopoli

2.2 - I PICCOLI E MEDI STUDI PROFESSIONALI VERSO IL 2020

Questa sessione è dedicata all’esame dei cambiamenti e delle esigenze delle PMI e dei piccoli e medi studi professionali (PMS), guardando all’orizzonte del decennio a venire. Si considererà l’impatto della crescente globalizzazione, dei cambiamenti tecnologici e della normativa, nonché le sfide e le opportunità che questi rappresentano per i PMS. Si approfondiranno le modalità con cui il Comitato IFAC per i piccoli e medi studi professionali (SMPC), insieme alle iniziative di altri organismi professionali, potrà affrontare queste sfide e cogliere queste opportunità.

MODERATOREGIANCARLO ATTOLINI, Chairman, IFAC Small and Medium Practices Committee, Italy

RELATORIALBERT AU, Chairman, BDO, Hong KongMONICA FOERSTER, Member Small and Medium Practices (SMPC) Committee,IFAC, and Partner Auditoria Confidor, BrazilDIANNE AZOOR HUGHES, Consultant, Pitcher Partners, Australia WASSIM KHROUF, Partner, Auditing and Consulting Worldwide, Tunisia

Sala Petrassi

2.3 - LA CONTABILITÀ DEL SETTORE PUBBLICO E IL PASSAGGIO ALLA CONTABILITÀ ECONOMICO-PATRIMONIALE

La crisi del debito pubblico ha drammaticamente evidenziato l’importanza delle condizioni finanziarie degli Stati e degli altri enti del settore pubblico per l’economia a livello globale. L’adozione di sistemi contabili basati sul principio della competenza economica accresce la trasparenza finanziaria e l’Accountability; ciononostante molti Stati utilizzano ancora il sistema di contabilità per cassa, che non fornisce un quadro esauriente della salute fiscale di un paese. I relatori discuteranno dei principali vantaggi che derivano dal passaggio ai principi contabili per competenza economica e le criticità riscontrate nella loro adozione e implementazione.

MODERATOREProf. MARIANO D’AMORE, Member, International Public Sector Accounting Standards Board (IPSASB), Parthenope University, Italy

RELATORIRIYAD AL MUBARAK, Chair, Accountability Authority, Abu DhabiALEXANDRE MAKARONIDIS, Head, Task Force EPSAS, EUROSTAT, European Commission, GreeceLEONARDO SILVEIRA DO NASCIMENTO, Member, IPSASB, and Head, Department of Accounting Standards, Ministry of Finance, BrazilGERHARD STEGER, Director General, Finances and Sustainability, Court of Audit, Austria

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Teatro Studio

2.4 - IL CODICE DEONTOLOGICO: PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA PROFESSIONE

Il Codice Etico emanato dall’International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA) definisce il ruolo e le responsabilità dei commercialisti a livello internazionale ed è applicabile a TUTTI i commercialisti, siano essi liberi professionisti o professionisti operanti nelle imprese. Ci si confronterà sulle sfide presentate dall’adozione del Codice - in particolare per i piccoli e medi studi e per i professionisti che operano nelle imprese - evidenziando gli imminenti cambiamenti e le loro implicazioni.

MODERATOREBOB FRANCHINI, Partner, EY, Italy

RELATORIProf. ANNA KARMANSKA, Chair, Ethics Commission of SKwP, PolandProf. ATSUSHI KATO, Member, International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA), and Former Deputy Chair, Accounting Standards Board of Japan, JapanIAN RUSHBY, Member, IFAC Professional Accountants in Business Committee, UKNIC VAN DER ENDE, Member, Public Interest Oversight Board, Netherlands DON THOMSON, Member, International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA), and National Director, Ethics and Independence, Regional Quality Partner, Grant Thornton, Canada

Sala Coro

2.5 - IL RISCHIO DI FALLIMENTO NEGLI ISTITUTI FINANZIARI – LA LIMITAZIONE DEL RISCHIO E LA VIGILANZA PRUDENZIALE

I recenti fallimenti di istituti finanziari hanno innalzato le aspettative del pubblico nei confronti di chi redige i bilanci bancari, di chi ne svolge la revisione e, infine, di chi ne stabilisce la regolamentazione. I relatori presenteranno il proprio punto di vista sulle sfide da affrontare in questo settore, le nuove aspettative da parte degli stakeholder e le modalità con cui è possibile limitare il rischio di fallimenti in futuro.

MODERATORERUSSELL GUTHRIE, Executive Director, Professional Relations, International Federation of Accountants

RELATORIPAUL CAVELAARS, Head of the Strategy Department, De Nederlandsche Bank, NetherlandsHENRY DAUBENEY, Senior Partner, PWC, UKTSUYOSHI OYAMA, Head, Center for Risk Management Strategy, Deloitte Touche Tohmatsu, JapanPATRICIA SUCHER, Chair, Basel Audit subgroup, Basel Committee, UK

Studio 1

2.6 - I PRINCIPI INTERNAZIONALI PER LA PROFESSIONE: BEST PRACTICES E STRUMENTI PER UNA TRADUZIONE DI QUALITÀ

I principi internazionali sono sempre più tradotti e adottati in tutto il mondo. Anche i manuali e le linee guida vengono spesso utilizzati come riferimento sulle questioni normative e professionali che travalicano i confini nazionali. In questo contesto, traduzioni fedeli di elevata qualità diventano indispensabili per produrre materiale tecnico affidabile ed efficace nella lingua madre degli utilizzatori. Processi di traduzione realizzati secondo i migliori criteri, best practice, strumenti tecnici e policy IFAC per la traduzione saranno presentati per dare un quadro chiaro e completo delle risorse e delle competenze necessarie per ottenere traduzioni di qualità, ampiamente accettate. In un momento in cui per le autorità, come per gli istituti membri di IFAC, diventa sempre più pressante l’esigenza di elaborare un approccio alla regolamentazione internazionale, questo workshop fornisce un utile supporto e informazioni rilevanti per il processo decisionale e per la definizione dei processi di traduzione.

MODERATOREKELLY ANERUD, Deputy Director, Intellectual Property, International Federation of Accountants

RELATORIHILDE BLOMME, Deputy Chief Executive, Federation of European Accountants, BelgiumMARIARITA CAFULLI, Head Translations Office, International Affairs, Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, ItalyJAVIER QUINTANA, CEO, Instituto de Censores Jurados de Cuentas de España, Spain

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h. 12:45 - 14:00 > Pranzo

h. 14:00 - 15:30 > SESSIONI PARALLELE 2.7-2.11

Sala Santa Cecilia

2.7 - MADE IN ITALY Da aziende di famiglia a icone globali: il termine MADE IN ITALY identifica le migliori creazioni del nostro paese, che è diventato famoso in tutto il mondo per il cibo, la moda, l’ingegneria meccanica, e il design. Adottando una formula che combina le risorse locali, la storia, la tradizione, il connubio tra conoscenze e creatività, pur mantenendo una qualità elevata e la capacità di adattare un prodotto artigianale ad una produzione su scala industriale, queste imprese son diventate ambasciatrici dell’eccellenza italiana nel mondo. I rappresentanti di prestigiose firme e produzioni italiane metteranno in mostra idee e prodotti condividendo le esperienze e le sfide che si sono trovati a dover affrontare e i modi per superarle.

MODERATORESEBASTIANO BARISONI, Deputy Director, Radio 24 - Il Sole 24 ore, Italy

RELATORIFRANCESCO BOTTIGLIERO, Chief Digital Officer, Brunello Cucinelli (Cashmere), ItalyANTONIO MASSACESI, Product Marketing Director of 500 Family, FIAT Brand, EMEA Region, ItalyLISA RAVÀ, Owner, Il Poderaccio Wine Producer, Italy LUIGI ABETE, President, Cinecittà World, Italy (Invited)

Sala Sinopoli

2.8 - LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE NEI SISTEMI FISCALI PER UNA MAGGIORE EQUITÀ E CRESCITA

In seguito ai recenti casi più noti e discussi di profit shifting, gruppi internazionali quali l’OCSE e il G8 hanno concentrato l’attenzione sull’erosione della base imponibile. Questa sessione esaminerà gli aspetti etici del trasferimento degli utili, il ruolo del commercialista nonché le sfide e le opportunità che offre la creazione di un sistema internazionale di reporting.

MODERATOREFRIEDRICH RÖDLER, Chair, Tax Policy Group, Federation of European Accountants, Austria

RELATORIBILL DODWELL, Head of Tax Policy, Deloitte, UKSTEFANO MARCHESE, Member, International Ethics Standards Board for Accountants, ItalyGRACE PEREZ-NAVARRO, Deputy Director, Centre for Tax Policy and Administration, Organization for Economic Co-operation and Development, FranceROB WHITEMAN, Chief Executive, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UK

Sala Petrassi

2.9 - REPORTING INTEGRATO: LE SFIDE E OPPORTUNITÀ

Il Reporting Integrato (<IR>) combina l’informativa finanziaria e non finanziaria per consentire alle aziende di rappresentare in modo chiaro e articolato le modalità con cui stanno utilizzando le risorse e mantenendo le diverse relazioni, al fine di creare e conservare il valore nel breve, medio e lungo termine. I relatori discuteranno del nuovo Framework <IR>, analizzeranno le principali problematiche di tipo tecnico ed esamineranno i diversi modi in cui questo è stato implementato dalle aziende e le organizzazioni nell’ambito del programma pilota.

MODERATOREProf. CHIARA MIO, Cà Foscari University, Italy

RELATORIVANIA MARIA DA COSTA BORGERTH, Advisor, Brazilian Development Bank, BrazilDAVID SHAMMAI, Senior Corporate Governance Specialist, APG Asset Management, NetherlandsSUSANNE STORMER, Vice President of Corporate Sustainability, Novo Nordisk, NorwaySTEVE WAYGOOD, Chief Responsible Investment Officer, Aviva Investors, UK

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Teatro Studio

2.10 - DARWINISMO DIGITALE: RISCHI E OPPORTUNITÀ DEL CAMBIAMENTO TECNOLOGICO

Oggi viviamo in un’era di “Darwinismo digitale”, un’epoca in cui la tecnologia al servizio del progresso della società si sta evolvendo più velocemente rispetto alla tempistica con cui molte organizzazioni riescono a adattarsi ai cambiamenti. I relatori evidenzieranno le conoscenze e le competenze di cui i commercialisti e i professionisti della finanza hanno bisogno per essere quei leader che le imprese si aspettano dai propri consulenti di fiducia.

MODERATOREFAYE CHUA, Head of Future Research, Association of Chartered Certified Accountants, UK

RELATORIROSEMARY AMATO, Director, Global Clients & Industries, Global Client Intelligence, Deloitte, Amsterdam, NetherlandsASHTON DALLSINGH, Vice President & CFO, EMEAR (Europe, Middle East, Africa and Russia) Cisco Systems Ltd, UKMIKHAIL PILOSYAN, Finance Director, Equinix, SwitzerlandNINA TAN, CFO, Trax Technologies, Singapore

Sala Coro

2.11 - RAFFORZARE E SVILUPPARE LA PROFESSIONE CONTABILE

Molte organizzazioni della professione contabile e studi di commercialisti - talvolta con l’aiuto delle donazioni - hanno intrapreso nuove strade per lo sviluppo e la trasformazione della professione contabile. Sono stati invitati a mostrare queste iniziative, uniche nel loro genere, in una galleria dei progetti. In questa sessione si vuole discutere di ciò che le organizzazioni stanno facendo nei rispettivi paesi per lo sviluppo sostenibile della professione contabile; verrà evidenziata l’importanza di una value proposition e del coinvolgimento di tutti gli stakeholder, inclusi i formatori, gli studi professionali, gli Stati e i donatori.

MODERATOREALTA PRINSLOO, Executive Director, Strategy and Chief Operating Officer, International Federation of Accountants

RELATORIMARK BOWER, Deputy CEO, CFO, Edcon, and a Trustee of the Thuthuka Bursary Fund, South AfricaCHANTYL MULDER, Senior Executive, Professional Development, Transformation and Growth, South African Institute of Chartered Accountants, South Africa TERENCE NOMBEMBE, CEO, South African Institute of Chartered Accountants, South Africa SIZWE ERROL NXASANA, CEO, FirstRand, and Chair, Thuthuka Bursary Fund, South AfricaTOKELO SEKESE, Thuthuka Graduate, Thuthuka Bursary Fund, South AfricaProf. ALEX VAN DER WATT, University of Johannesburg and Trustee of the Thuthuka Bursary Fund, South Africa

h. 19:30 - 23:00 > Serata Sociale

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Giovedì, 13 Novembreh. 09:00 - 13:00 > SESSIONI PARALLELE 3.1-3.5

Sala Santa Cecilia

3.1 - LE NUOVE DIRETTIVE CONTABILI EUROPEE DEL 2013: PROSPETTIVE E CRITICITÀ

Entro luglio 2015, gli Stati membri UE dovranno implementare la nuova normativa contabile per il bilancio annuale e il bilancio consolidato con riferimento alle imprese che non sono tenute ad applicare gli IFRS. I relatori evidenzieranno le sfide legate all’implementazione delle disposizioni e valuteranno in quale misura l’informativa resa secondo il nuovo quadro normativo soddisferà le esigenze informative degli stakeholder.

MODERATOREPETR KŘÍŽ, Deputy President, Federation of European Accountants, Czech Republic

RELATORISTIG ENEVOLDSEN, Deputy Chair, Corporate Reporting Policy Group, Federation of European Accountants, DenmarkDIDIER MILLEROT, Head of Unit, Accounting & Financial Reporting, DG Internal Market and Services, European Commission, FranceFLORIN TOMA, Vice President, Federation of European Accountants, RomaniaREPRESENTATIVE OF THE ITALIAN ACCOUNTING STANDARD SETTER, Organismo Italiano di Contabilità (To be definied)

Sala Sinopoli

3.2 - FACILITARE L’ACCESSO AL CREDITO PER LE PMI

La solvibilità finanziaria di una PMI ha una rilevanza quotidiana per tutti i suoi stakeholder interni ed esterni, inclusi creditori, fornitori, clienti e dipendenti; tuttavia, l’accesso al credito può risultare difficoltoso. I relatori analizzeranno le attuali condizioni e i cambiamenti che si stanno verificando. Considereranno con una prospettiva nuova i tradizionali criteri di accesso al credito, nonché le possibili soluzioni alternative per agevolare l’erogazione del credito.

MODERATOREGAIL MCEVOY, Board Member, International Federation of Accountants, Ireland

RELATORIFABIO CORNO, Managing partner, Studio Corno, ItalyKUMAR RAGHU, President, Institute Chartered Accountants India, IndiaMIKE VOLKER, Professor, Simon Fraser University, CanadaGRAEME WADE, Deputy President, CPA Australia, Australia

Page 61: Internazionalizzazione la sfida del futuro

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Sala Petrassi

3.3 - CONTRIBUIRE E SOSTENERE LO SVILUPPO DEGLI ORGANISMI CONTABILI

La creazione di sistemi solidi per la gestione finanziaria del settore pubblico e privato è un obiettivo cruciale per tutte le economie e in particolare per quelle emergenti. In questa sessione verrà esaminato il ruolo vitale svolto dagli organismi contabili nel fornire supporto ai governi e agli altri stakeholder nazionali per il raggiungimento di questo obiettivo. Si considererà il lavoro svolto dal Comitato IFAC per gli organismi contabili che ha promosso il contributo della professione contabile allo sviluppo economico. Verrà esaminato anche il MOSAIC (Memorandum Of Understanding to Strengthen And Improve Cooperation), una dichiarazione di intenti tra l’IFAC e i donatori, che serve come piattaforma per incrementare la consapevolezza, identificare le soluzioni per lo sviluppo e condividere le conoscenze per rafforzare le capacità degli organismi contabili e migliorare la qualità dell’infrastruttura finanziaria di un paese.

MODERATORESYLVIA TSEN, Director, Quality & Member Relations, International Federation of Accountants

RELATORIPAUL HURKS, Director of Education and Development, Nederlandse Beroepsorganisatie van Accountants, NetherlandsCAROLINE J. KIGEN, Deputy Chair, Professional Accountancy Organization Development Committee (PAODC), KenyaVERNON SOARE, Executive director, Professional Standards, Institute of Chartered Accountants in England and Wales (ICAEW), UKJENNIFER THOMSON, Chief Financial Management Officer, World Bank, USA

Teatro Studio

3.4 - SOSTENIBILITÀ DELLA SPESA PUBBLICA E INFORMATIVA SULLA PERFORMANCE DEGLI ENTI DEL SETTORE PUBBLICO

È ipotizzabile che le amministrazioni pubbliche mantengano tipologie e livelli dei servizi, nel rispetto dei vincoli imposti dalle politiche socio-assistenziali, senza aumentare le imposte, né accrescere il debito pubblico fino a livelli insostenibili? Al fine di fornire informazioni sui risultati dei servizi pubblici resi, sull’accountability e sulla gestione della spesa pubblica, potrebbe essere necessario, per le amministrazioni, integrare il bilancio redatto secondo il principio della competenza economica con altri prospetti economici, quali ad esempio una relazione sulla sostenibilità a lungo termine delle finanz pubbliche e sulla performance dei servizi. In questa sessione verranno esaminate le evoluzioni più recenti nell’ambito dell’in-formativa sulla sostenibilità e sulla performance delle amministrazioni pubbliche.

MODERATOREOLIVIER BOUTELLIS-TAFT, CEO, Federation of European Accountants

RELATORIIAN CARRUTHERS, Member, International Public Sector Accounting Standards Board (IPSASB), and Policy and Technical Director, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UKBOB DACEY, Director Research and Technical Activities, Governmental Accounting Standards Board - Chief Accountant U.S. Government Accountability Office, USA KEN WARREN, Member, IPSASB, and Treasury’s Chief Accounting Advisor, New Zealand

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Sala Coro

3.5 - L’AUDIT COMMITTEE: UN ELEMENTO CARDINE DELLA GOVERNANCE NELL’INTERESSE PUBBLICO

L’Audit Committee e il collegio sindacale rivestono un ruolo fondamentale nell’assetto della governance societaria per la tutela dell’interesse pubblico. Tale ruolo, può variare nelle diverse parti del mondo ma, in molti ordinamenti giuridici, funge da trait d’union tra il consiglio di amministrazione, i revisori interni e quelli esterni e assolve inoltre una funzione importante nella governance e nel controllo interno aziendale. I relatori esporranno i propri punti di vista sul ruolo e l’efficacia di tali organi nei rispettivi ordinamenti giuridici, evidenziando quali siano a loro giudizio le sfide e i vantaggi di ciascun modello.

MODERATORELIZ MURRALL, Investment Management Association Director, Corporate Governance and Reporting, UK

RELATORIMICHELE CASÒ, CA and CFE, Studio Casò, ItalyANNE MOLYNEUX, Director, Consultants and Strategists International, SwitzerlandANTON VAN WYK, Global Chairman, Institute of Internal Auditors, South Africa LEE WHITE, CEO, Chartered Accountants Australia and New Zealand, Australia

h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking

h. 11:15 - 12:45 > PLENARIA III - PENSARE INTEGRATO: UN APPROCCIO PER MIGLIORARE LA PERFORMANCE AZIENDALE E GENERARE VALORI

Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi

Le sfide sociali ed economiche del mondo di oggi sono sfide culturali che vanno affrontate non solo aggiungendo nozioni e strumenti ma cambiando il modello di rappresentazione e risoluzione dei processi decisionali. L’approccio integrato all’analisi, alla raccolta e alla sistemazione delle informazioni aziendali è alla base dell’Integrated Reporting. Gli illustri panelisti ci guideranno attraverso le nuove logiche e illustreranno le prime sperimentazioni per riflettere sui nuovi modelli di Reporting e su quali siano i percorsi di definizione di nuovi e originali strumenti a livello internazionale e locale.

MODERATOREPAUL DRUCKMAN, CEO, International Integrated Reporting Council, UK

RELATORIALEXSANDRO BROEDEL LOPES, CFO, Itau Unibanco, BrazilNICK HOLLAND, CEO, Gold Fields, South AfricaTHOMAS KUSTERER, CFO, EnBW, Germany

h. 13:00 - 14:30 > SESSIONE FINALE E CERIMONIA DI CHIUSURA

Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi

• Intervento di Olivia Kirtley, Presidente IFAC (2014-2016)• Presentazione del Premio Sempier • Saluti di chiusura del Presidente CNDCEC, Gerardo Longobardi• Annuncio della prossima sede del congresso mondiale 2018

Spettacolo di chiusura

Il Congresso è un evento per il quale sono assegnati i crediti formativi per gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili*

*Il Numero dei Crediti sarà comunicato a Settembre

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Crediamo che sia giunto il momento di ragionare come una comunità.Servono regole certe, riforme del sistema fiscale e giudiziario.Serve un pensiero tecnico, imparziale, non schierato che affianchi le istituzioni: per lavorare, non più contro qualcuno, ma a favore di tutti.

Vogliamo lavorare per qualcosa, non contro qualcuno.

Page 64: Internazionalizzazione la sfida del futuro

Diamo i Numeri64

Nel 2013, a conferma di quanto

emerso dalla Rilevazione Statistica

Ordini relativa al II-III trimestre

dell’anno e qui riportata nel numero di

giugno, il trend di crescita degli iscritti

all’Albo è risultato superiore a quello

del 2012, che resta, dunque, il record

negativo della serie storica a partire

dal 2008. Nel 2013, il tasso di crescita

degli iscritti all’Albo è risultato pari a

+0,9% contro il +0,7% del 2012 e il +1%

del 2011. Nel 2010 e nel 2009 il tasso

di crescita è risultato pari a +1,2%,

mentre nel 2008 la crescita è stata pari

a +1,8%.

Gli iscritti al 31 dicembre 2013 sono

risultati pari a 115.067, con un

aumento in valore assoluto rispetto al

2012 di 1.026 unità.

Come si ricorderà, nel 2013 i

neoiscritti all’Albo nei primi tre

trimestri dell’anno sono stati pari a

2.450 unità contro i 2.444 dello stesso

periodo del 2012. Le cancellazioni,

sempre nello stesso periodo, sono

state pari a 1.154 contro le 1.220 del

2012. Si è trattato, dunque, di

un’inversione di tendenza che,

naturalmente, attende conferma

dall’andamento delle iscrizioni nel

2014.

Sul piano territoriale, la crescita nel

2013 è stata più sostenuta al Nord

(+1,2%) che al Sud (+0,6%), mentre il

Centro si è fermato al +1%. I dati

indicano, dunque, una conferma di

quanto già rilevato per la prima volta

nel 2012 e cioè la netta inversione di

tendenza nei trend di crescita

territoriali. Nel 2009, infatti, la

dinamica era molto più sostenuta al

Sud (+2,1%) rispetto al Nord (1,6%)

con uno scarto a favore del Sud di 0,5

punti percentuali. Nel 2013 lo scarto,

questa volta a favore del Nord, è di 0,6

punti percentuali. In termini assoluti,

il 53% dell’incremento di iscritti si è

verificato al Nord, il 23% al Centro e il

24% al Sud.

Tra le regioni meridionali si riscontra,

inoltre, un andamento contrapposto

tra le regioni più a “nord” dell’area,

come l’Abruzzo (+1,8%) e il Molise

(+4,1%) che presentano un trend di

crescita molto sostenuto, e le altre

regioni più meridionali che mostrano

tassi di crescita molto bassi,

soprattutto la Puglia (-0,1%), che

presenta addirittura un tasso negativo,

la Sicilia (+0,3%), la Basilicata

(+0,5%), la Calabria (+0,6%) e la

Campania (+0,7%). La Sardegna

(+1,3%), invece, presenta un tasso di

crescita superiore alla media

nazionale.

Tra le regioni settentrionali, la

Lombardia occupa un posto di rilievo.

Con un incremento in valore assoluto

di 280 unità (il 27% del totale

nazionale) e un tasso di crescita

dell’1,5% rappresenta senz’altro la

regione che ha dato il contributo

maggiore al tasso di crescita

nazionale.

Più alto, in termini percentuali, è

risultato il tasso di crescita del

Trentino Alto-Adige (+2,8%). Molto

positivo anche il contributo del

Albo iscritti, migliora nel 2013 il tasso di crescita

di Tommaso Di Nardo, IRDCEC

Page 65: Internazionalizzazione la sfida del futuro

65

Piemonte (+1,2%) e del Veneto

(+1,2%), mentre è risultato inferiore

alla media il tasso di crescita

dell’Emilia Romagna (+0,9%) e,

ancora, negativo quello della Liguria

(-0,1%).

Tra le regioni centrali, da segnalare il

buon andamento del tasso di crescita

delle Marche (+1,5%) seguita dal Lazio

(+1,1%), mentre appaiono in

controtendenza quelli della Toscana

(+0,6%) e dell’Umbria (+0,4%).

La differente dinamica dei trend di

crescita regionali ha inciso, seppure

marginalmente, sulle quote

percentuali delle singole regioni.

La Lombardia e la Sicilia, ad esempio,

hanno guadagnato rispettivamente

uno 0,1% a sfavore della Puglia e della

Valle d’Aosta.

In termini di macroaree, il Nord

guadagna 0,2 punti percentuali a

sfavore del Sud. Le nuove quote

percentuali diventano il 40,7% per il

Nord, il 21,6% per il Centro e il 37,7%

per il Sud. �

Tabelle

Tabella 1. Dinamica degli iscritti all’Albo. Anno 2013

ABRUZZO 3,077 3,133 56 1,8% 2,7%

BASILICATA 1.001 1.006 5 0,5% 0,9%

CALABRIA 4.323 4.348 25 0,6% 3,8%

CAMPANIA 13.663 13.759 96 0,7% 12,0%

EMILIA ROMAGNA 6.735 6.795 60 0,9% 5,9%

FRIULI VENEZIA GIULIA 1.719 1.724 5 0,3% 1,5%

LAZIO 13.346 13.496 150 1,1% 11,7%

LIGURIA 3.113 3.110 -3 -0,1% 2,7%

LOMBARDIA 19.274 19.554 280 1,5% 17,0%

MARCHE 2.732 2.773 41 1,5% 2,4%

MOLISE 462 481 19 4,1% 0,4%

PIEMONTE 6.304 6.380 76 1,2% 5,5%

PUGLIA 10.210 10.201 -9 -0,1% 8,9%

SARDEGNA 1.917 1.942 25 1,3% 1,7%

SICILIA 8.530 8.552 22 0,3% 7,4%

TOSCANA 7.071 7.114 43 0,6% 6,2%

TRENTINO ALTO ADIGE 1.251 1.286 35 2,8% 1,1%

UMBRIA 1.483 1.489 6 0,4% 1,3%

VALLE D’AOSTA 171 174 3 1,8% 0,2%

NORD 46.226 46.773 547 1,2% 40,7%

NORD-EST 17.364 17.555 191 1,1% 15,3%

NORD-OVEST 28.862 29.218 356 1,2% 25,4%

CENTRO 24.632 24.872 240 1,0% 21,6%

SUD 43.183 43.422 239 0,6% 37,7%

MERIDIONE 32.736 32.928 192 0,6% 28,6%

ISOLE 10.447 10.494 47 0,4% 9,1%

ITALIA 114.041 115.067 1.026 0,9% 100,0%

REGIONI 01/01/13 01/01/14 Var. Var. % Quota

Italia

2008 2009 2010 2011 2012 2013

Sud Nord

1,81,6

1,2 1,2 1,11,2 1,2

1,3

1 10,9

0,70,5

0,80,9

0,6

1,2

2,1

Tassi di crescita per macroaree

Page 66: Internazionalizzazione la sfida del futuro

Principi Internazionali di Revisione e Controllo della QualitàEdizione Italiana 2011862 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-00-8Prezzo 50,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)

La versione italiana 2011 dei principi internazionali (edizione inglese 2009), contenuta nel presente volume, è ilrisultato di un complesso progetto di riscrittura, attuato da IFAC, per effetto del quale i 36 principi di revisione edil principio sul controllo di qualità sono stati completamente riorganizzati in sezioni distinte e parzialmentemodificati nei contenuti.I principi così aggiornati sono ampiamente migliorati, sia in termini di comprensibilità che in termini disemplificazione applicativa e sono destinati a divenire comune bagaglio professionale per tutti i colleghi impegnatinell'attività di revisione legale dei conti.La nuova struttura dei principi, mantenendo invariato l'originario approccio basato su regole generali, èampiamente compatibile con i principi di revisione nazionali in vigore dal 2002.L'attività di revisione legale dei conti continuerà ad essere svolta sulla base di una preliminare identificazione e

valutazione dei rischi di errori significativi nel bilancio, sulle cui risultanze verranno configurate le procedure di revisione più appropriate. Quindi noncontrolli casuali, che ripercorrono indistintamente tutte le operazioni contabili, ma verifiche mirate a quelle aree di bilancio che il revisore ha identificatocome maggiormente problematiche e dalle quali può derivare un rischio concreto e significativo di errore nel bilancio.

La fase transitoria del federalismo municipaleAspetti quantitativi, contabili e fiscali delle nuove entrate comunali126 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-01-5Prezzo 15,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)

Il volume intende offrire un contributo al dibattito sul federalismo municipale effettuando un'analisi dei profiliquantitativi, contabili e fiscali della riforma.A tal fine, il lavoro: espone i risultati di un'analisi quantitativa finalizzata a valutare gli effetti di gettito prodottidall'adozione del modello federale di cui al D.Lgs. 14 marzo 2011, n. 23; illustra le modalità di rappresentazionenei bilanci degli Enti locali delle nuove entrate disciplinate dal medesimo decreto; nonché effettua un'analisidella normativa di riferimento, tesa a verificare l'effettiva capacità di realizzazione del principio vedo, voto epago.La ricerca è rivolta ai professionisti impegnati nell'attività di revisione degli Enti locali, ma offre interessantispunti di riflessione anche alla componente politica e amministrativa, proponendo una prima simulazionedell'impatto che la riforma in senso federale avrà sulle entrate degli Enti locali.

Guida al controllo della qualità nei piccoli e medi studi professionaliTraduzione della terza edizione inglese180 pp. - in brossura – ISBN: 978-1-60815-097-7 Prezzo 18,00 euro (IVA e spese di trasporto incluse)

La pubblicazione della traduzione italiana della terza edizione della “Guida al Controllo della Qualità nei piccolie medi studi professionali” completa un progetto che ha impegnato, per oltre tre anni, l’ufficio traduzioni delCNDCEC e la commissione tecnico-scientifica che ha revisionato i lavori. La versione originale in lingua inglesedella Guida ha incontrato in tutto il mondo un grande successo, completando l’offerta di strumenti di supportoall’attività degli studi professionali predisposti dal Comitato Piccoli e Medi Studi Professionali (Small and MediumPractices Committee) di IFAC (International Federation of Accountants). Questa pubblicazione rappresenta unvalido aiuto per i professionisti che intendono affrontare l’attività di revisione legale in maniera conforme aiprincipi internazionali ISA, consentendo di implementare le prescrizioni internazionali in materia di controllo dellaqualità dell’attività di revisione in maniera semplice ed efficace, anche nella realtà dei piccoli e medi studi. Al fine di garantire la qualità del lavoro di revisione, i Principi Internazionali di Revisione ISA richiedono infattil’adozione da parte del revisore di un sistema di qualità equivalente alle prescrizioni dello standard ISQC1;

questa Guida consente di realizzare un sistema di qualità conforme ad ISQC1, in maniera proporzionata alle esigenze ed alle risorse di studiprofessionali di ridotta dimensione. L’esposizione della materia, semplice ed efficace, è riferita alle caratteristiche degli studi professionali piccolie medi; la Guida è inoltre corredata da pratici modelli di manuali di controllo qualità, pensati per le esigenze di studi professionali anche compostida un solo professionista. La traduzione in lingua italiana giunge in un momento in cui la nostra professione si sta preparando all‘introduzionedei Principi Internazionali di Revisione ISA su scala europea e può costituire un prezioso supporto per la strutturazione di un’attività di revisionelegale pienamente conforme ai Principi ISA. Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili compie così un ulterioreimportante passo nel consentire alla professione italiana di adeguarsi ai migliori standard internazionali e continuare nella tradizione di qualitàe competenza.

Page 67: Internazionalizzazione la sfida del futuro

Guida all’utilizzo dei principi di revisione internazionali nella revisione contabile delle piccole e medie impreseVolume I: Concetti fondamentali242 pp. - ISBN 978-88-97361-02-2Prezzo 25,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)

Volume II: Guida pratica328 pp. - ISBN 978-88-97361-03-9Prezzo 25,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)

Giunta alla terza edizione, la “Guida all’utilizzo dei principi di revisione internazionali nella revisione contabiledelle piccole e medie imprese”, elaborata dallo Small and Medium Practices Committee dell’InternationalFederation of Accountants (IFAC), è stata suddivisa in due volumi: Concetti fondamentali e Guida pratica. Nata da un’idea originale del 2005, la Guida è stata la prima di una fortunata serie di pubblicazioni del ComitatoPiccoli e Medi Studi Professionali di IFAC (SMP Committee), che comprendono oggi anche la Guida al controllodella qualità nei piccoli e medi studi professionali e la Guida alla gestione dei piccoli e medi studi professionali. Tradotta nelle principali lingue e nota nel mondo come “ISA Guide”, la Guida è nata dall’esigenza di aiutare iprofessionisti ad utilizzare correttamente gli ISA - International Standards on Auditing - nella revisione contabiledelle piccole e medie imprese, una necessità oggi di grande attualità, nel momento in cui l’adozione degli ISAnella revisione si profila come una concreta possibilità nell’ambito della riforma della regolamentazione dellarevisione in ambito europeo. Il primo volume presenta i fondamenti teorici dei principi ISA che più frequentemente trovano applicazionenella revisione delle PMI, con una tecnica espositiva che fa ampio uso di schemi e diagrammi e facilita lacomprensione e l’apprendimento; il risultato è un testo che può essere utilizzato sia come manuale didattico,sia come riferimento operativo nell’attività professionale quotidiana. Il secondo volume presenta invece unapproccio pratico alla revisione delle PMI, accompagnando il lettore attraverso tutte le fasi dell’incarico, esvolge completamente due casi pratici che illustrano la revisione di una microimpresa e di una piccola impresa.

I volumi sono acquistabili unicamente on line sul sito “Press Store”all’indirizzo www.press-store.it oppure www.commercialisti.it > PRESS & INFORMA > Press Store

Press S.r.l. - Società unipersonale soggetta all’attività di direzione e coordinamento del CNDCEC 00185 ROMA - Piazza della Repubblica, 59

C.F., P.Iva e N. Iscr. R.I. 09257291006

Guida alla gestione dei piccoli e medi studi professionaliTraduzione della seconda edizione 2012570 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-05- 3Prezzo 50,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)

Cinque anni di lavoro, una decina di autori, un comitato di redazione di oltre trenta persone sparse in tutto ilglobo, più di cento revisori provenienti da una ventina di paesi in tutti i continenti, oltre cinquanta teleconferenzeper le riunioni del comitato di redazione, che hanno collegato gli angoli più remoti del pianeta nell’arco di dueanni; un’opera che, nella versione originale in lingua inglese, è in testa alle classifiche dei download dal sito diIFAC, con traduzioni realizzate o in corso in sette tra le principali lingue del mondo. Queste cifre danno un’ideadell’impegno che lo Small and Medium Practices Committee di IFAC ha profuso nella realizzazione diquest’opera e della ricchezza di contributi che è stato possibile raccogliere in queste pagine. L’edizione italianadella Guida è una traduzione fedele della seconda edizione inglese, che ne riporta integralmente i contenuti.Con questa nuova edizione si è voluto aggiornare le sezioni sulle letture consigliate e le risorse reperibili nelsito IFAC, presenti alla fine dei moduli, nonché effettuare qualche miglioramento nella presentazione.Organizzata in otto moduli indipendenti, la Guida si propone di fornire ai piccoli e medi studi professionali unaserie di principi gestionali ed alcune best practice in merito a numerose aree, tra cui pianificazione strategica,gestione delle risorse umane, rapporto con il cliente e passaggi generazionali. Per aiutare gli organismi membrie gli studi professionali ad utilizzare al meglio la Guida, lo Small and Medium Practices Committee ha elaboratola Companion Guide, Guida alla Gestione dei Piccoli e Medi Studi Professionali: Indicazioni per l’uso(www.ifac.org/publications-resources/guide-practice-management-small-and-medium-sized-practices-user-guide), che fornisce indicazioni su come sfruttare al massimo la Guida. Le note bibliografiche sono statearricchite con i documenti più recenti editi dal CNDCEC e alle appendici del Modulo 1 sono state aggiunte le“Linee guida per l’introduzione di sistemi di gestione documentati negli studi dei dottori commercialisti edesperti contabili”, redatte da una commissione del CNDCEC ma fino ad oggi ancora inedite.

Page 68: Internazionalizzazione la sfida del futuro

Rappresentiamo una minoranza del 99,9%.

In Italia le PMI sono il 99,9% della forza economica, eppure vengono trattate come una minoranza. Il mondo produttivo e le istituzioni funzionano solo grazie alle libere professioni, eppure queste ultime non vengono prese in considerazione dai poteri forti.Essere utili al Paese significa cambiare anche questi squilibri, ma soprattutto lavorare per le cose che contano.

Page 69: Internazionalizzazione la sfida del futuro

Tempo libero

Come essere produttiviRobert C. Pozen(FrancoAngeli, 2014)Le indicazioni di coachingessenziali per migliorare leperformance nel lavoro (enella vita). Un testo chiaro,accessibile, scritto con brioe intelligenza che vispiegherà come ottenere ilmeglio da se stessi eaiuterà il vostro team aessere più produttivo.

In fondo al tuo cuoreMaurizio De Giovanni(Einaudi, 2014)Settimo romanzo delcommissario Ricciardi,dove una galleria dipersonaggi dalle millesfumature rappresentanocon grande maestria ilcuore pulsante di Napoli.Un noir che si muove tratenerezza e dolore, umanitàe ferocia,…

Vita dopo vitaKate Atkinson(Editrice Nord, 2013)La straordinaria esistenzadi Ursula Todd, la cuiesistenza verrà spezzatapiù volte, mentre l’umanitàsi avvia inesorabilmenteverso la tragedia dellaguerra. Vita dopo vita, laprotagonista troverà laforza di cambiare il propriodestino, quello dellepersone che incrocerà equello del mondo intero?

La piramide di fangoAndrea Camilleri(Sellerio, 2014)Il Commissario Montalbanoalle prese con unacomplicata indagine, checoinvolge il ritrovamento diun cadavere in un cantiere,mezzo nudo, colpito da unproiettile alle spalle.L’indagine parte lenta escivolosa, ma ben prestoogni indizio e personaggioriconducono al mondodegli appalti pubblici…

ADEMPIMENTI IVA E DOGANALI NEI RAPPORTI CON L'ESTEROFranca Delle Chiaie, Fabrizio Manca, Marcello Orsatti

(Ipsoa, 2014)

Il volume rappresenta una guida semplice rivolta a operatori e professionisti chiamati a gestire gliadempimenti amministrativi e doganali relativi alle transazioni internazionali. La crisi economica e l’instabilità politica di alcuni paesi obbligano gli operatori nazionali adiversificare la scelta dei Paesi di sbocco dei propri prodotti. L’opera traccia un quadro sintetico eaggiornato della materia e fornisce un excursus della normativa in vigore, inclusi i numerosidocumenti di prassi volti a chiarire i dubbi che sorgono nell’applicazione delle norme ai casi concreti.Un’ampia trattazione è riservata alle sempre più diffuse operazioni complesse come le triangolazioni,le quadrangolari, ecc. a cui partecipano soggetti nazionali, comunitari ed extraUE. L’approccio èoperativo: parte dal singolo adempimento che viene descritto in modo schematico, evidenziando gliaspetti più propriamente pratici e fornendo indicazioni di sintesi sulle attività da svolgere. Illinguaggio è semplice e concreto e si propone di puntare all’operatività ed al “cosa fare”.Le sintesi sono corredate da modelli, da oltre 300 quesiti e relative soluzioni.

MANUALE DI DIRITTO E PRATICA DOGANALEProfili di diritto comunitario e nazionale per l'attività di import/exportMassimo Fabio

(Ipsoa, 2014)

Obiettivo dell’opera, giunta alla V edizione, è quello di porre l’operatore nelle condizioni di avvalersi almeglio della più recente disciplina nazionale e comunitaria, al fine di comprendere tutti i possibilivantaggi di cui la propria impresa può legittimamente beneficiare, sia in termini di riduzione dei costi(doganali ed aziendali in genere) sia in termini di snellimento delle procedure amministrative econtabili mediante l’impiego del regime doganale ritenuto più idoneo, anche al fine di evitarel’insorgere di irregolarità. Il volume contempla la riconsiderazione globale del rapporto doganale pereffetto dell’implementazione dei sistemi di appuramento telematico ECS (Export Control System) eEMCS (Excise Movement Control System), in materia di accise. Grande rilevanza è stata data alladescrizione del regime AEO (Authorized Economic Operator) ed alle opportunità che la nuova qualificapotrà concedere alle aziende. Inoltre, nella descrizione dei vari istituti, si è tenuto conto del nuovoCodice Doganale dell’Unione (Reg. UE n. 952/2013 del 9 ottobre 2013) che apporterà un notevolesnellimento e una generale semplificazione delle norme e dei principali istituti e procedure doganali,a beneficio sia degli operatori che delle autorità doganali.

IL RECLAMO, LA MEDIAZIONE E GLI ALTRI STRUMENTI DEFLATIVI DEL PROCESSO TRIBUTARIODaniele Baldassare Giacalone, Renato Fanara

(Giuffré, Collana I Pratici, 2014)

L'opera esamina gli istituti che la legge mette a disposizione sia del contribuente chedell'Amministrazione finanziaria per una rapida definizione delle controversie fiscali. Tra gli altri ilreclamo e la mediazione tributaria, che hanno contribuito, nonostante le numerose critiche equestioni sollevate, anche di carattere costituzionale (sentenza n. 98/2014), a ridurre drasticamente lecause davanti le Commissioni tributarie. Al fine di consentire un agile orientamento nell'intricatodedalo del Fisco completano il quadro utili formule.

69Letti per Voi

IL COMMERCIO ELETTRONICO Aspetti giuridici e regime fiscale Benedetto Santacroce, Simona Ficola

(Maggioli, 2014)

Giunto alla IV edizione, il volume è una guida completa sul commercio elettronico, di cui in particolareesamina il regime fiscale, concentrandosi principalmente sull’IVA, ma non trascurando le altreproblematiche relative alla fiscalità diretta. Le fattispecie più complesse sono sintetizzate in tabelle diagevole consultazione ed illustrate con esempi. Un interessante capitolo è dedicato alla fatturazioneed archiviazione elettronica, una possibilità che offre numerosi vantaggi sia economici cheorganizzativi. Gli autori analizzano quindi le implicazioni fiscali collegate ai principali contratti delcommercio elettronico, come i contratti di housing e di hosting, ma anche alle forme contrattuali giàesistenti adattate alle transazioni on-line, come la compravendita. Fra i casi operativi, è ripercorsol’iter fiscale di una vendita via internet. Chiude l’opera un nuovo capitolo dedicato all’avvio diun’attività di e-commerce: costituzione, primi adempimenti e suggerimenti operativi per ilposizionamento sul web. Il volume è aggiornato con: - fatturazione elettronica obbligatoria verso laP.A.(dal 6 giugno 2014); d.lgs. 21 febbraio 2014, n. 21 (recepimento direttiva 2011/83/UE sui diritti delconsumatore, in vigore dal 13 giugno 2014).

A cura di Maria Pia Parenti

Page 70: Internazionalizzazione la sfida del futuro

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PressProfessione economica e sistema sociale

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