la confessione - saggio dommatico storico, 1850

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LA CONFESSIONE SAGGIO OOMMATICO STORICO CON PREFAZIONE DELI.' ADTORE IN REPLICd ALLE CONFUTAZIONI DEL MONACO BELLI. TERll EDIZIONE. MAtTA .1'. W. FR.\NZ, nPOGR.\FO. t850. Digitized by Google

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Era gia vicina a comparire al pubblico la lena edizioncilaliana del Saggio dommatico storico sulla Confessione, quandomi giunse aile mani un opuseolo di 122 pagino seritte dalmonaco Dr. Alessandro Belli in risposta al detto saggio, Fuimmrdiatamente sospeso il lavoro per osservare se nella d..

sposta del monaco doUore vi fossero rilievi tali che meritassero

rorrezioni 0 schiarimenti da ag~iungersi al saggio : .. dopoun attenta leUora deldiseorse del Belli ho creduto non do--vervi fare aleuna formale risposta:ed eeeore Ie ragioni •. In primo luogo r noma onesto, e molto meno it cristiano

non deve mai rispondere aile ingiurie: it discorso del Bellirigurgita d'ingiurie da capo a fondo; e nella estimazionedcgli uomini prohi Ie ingiurie fanno torto soltanto a chi Ieproferisce. Le ingiurie non sono mai state ragioni ; anzi sonoil segno che il torto e dalla parte di eolui ehe si appiglia asl vile sostegno per non sembrare vinto. Fermo nel mio pro-ponimento di non rispondere mai alle ingiurie, una granparte del libretto del Dr. Belli non dere avere risposta alcuna,La seoonda ragione per cui ho creduto non dover dare una

risposta e , perehe itSig. Bcllihascrilto in modoche. nel suoscritto medesimo vi c . la risposta a quello me pretende direcontro il saggio, Quando un uomo abile, rome credo sia itBelli, per sostenere la sua tesi IIobbligato a falsifleare ipassidella Bibbia, e travolgcrli in un sense tutto opposto al sensoovtio e naturale, ogni uomo di buon senso deve dire: que--

st' uomo non aveva ragionij e perci« si e servito di cos) mi-serabite artifizio. Per quello ehe riguarda Ie falsificazioni; ilnostro D r. Belli quando cita la Bibbia pone ordinariamentein corsivo Ie parole che cita, per dimostrare ehe sono Ie iden-tiche parole delhi Bibbia: rna quale dere cssere III sorpresadel lettore. quando eereando nella Bibbia le parole dal Bellicitate, 0 non Ie trova, 0 letrova wai differenti? Sarebbe rosa

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assai l"nga, ed equivarrehlle ad una rispos(a se si volesseroqui notare tutti i passi falsificati; solo prego i lettori a nontoler credere alla mia parola, rna confrontare sulla Bibhia ipassi citati dal nostro doUore per persuadersi della nostra as-serzione. IIriu bello poi si e ehe it nostro buon monaco (pag.11) accusa I aulore del saggio di avere traciso ti e mOflchi i

tcsti per troncamento studurto; e non pin di due linec doposciorina un bel passo di s, Paolo f als if icato ; e nella paginaseguente un passo di s, Pietro interamente lrat'i.wtn P . mnncoper troneammto sludial,'. Un altro bell' esernpio di falsiflca-zione si trova alia pag. 33 ove cita il passo del cap. XV. 2.di s. Matteo {doven dire v , S), nel qual passo Gesu dicecosl ai FarMl:' e f:oi pcrche trasaredite it cOlllnlldampnlo

di D iu pel' la t'ostr4 tradizitme ] 110 it nostro dottore fa direa 6esu ~ « ( e roi perche abbandonate Ie tr~dizi:oni dei padril'Gstri ,er sostitujrv]Ie proprie? » Si puo rispondere a chi -osa cos i falsifIcare la s , Paro la di Dio? Mcntre dunque iosfklo non solo i1 Bem, rn a quanti controvertisLi romani visono a dimosfrarrni coo nclsaggio io abbia alterate, anchedi una virgola, lID solo passo della Bibbia; prego ilettori dibuona klde a riseoatrare nella Bibbia i passi cifati dal Belli,e fbrse, newure uno ne troreranno intierarnente fedele,

Le interpetrazioni strnaganti, per non dire empie, che ifnestro oontradittore di alIa Bibbict per trarla al suo partite,sono tante coo sarebbe rosa ben lunga i1 notarle tutte: ba-

stera acrenname due 0 tre accio ognuno conosca abe un cri-stiano, il quale crede la Bibbia es sere p aro la di Dio, non puoe non deve rispond'ere ad un noma me COS! stranarnente neahusa. II passo «ill cap. XVI v. f8 di S o Matteo: t" ,P i Pie-tr.o ee, e mterpe(rato dal nostro Dr. benedettino (pag; f4) perfur dire in qoene parole a Gesu Cristo, ch' egIi Ita (onilatola ,ua cAirN, $ " Pietro, e .1Il ponti{icato de'luoi Buuf'ssori.

E alia pag, 25. interpetra cos i Ie I I I ' . e s s e parele: « fi darb leehiavi del regno. de' c!eli ~ a fe ' !I91Tacui, come ~vt;a piet_ra,f1o-fondato la nna chiesa. » IIletmre apra la Bibbla e gru-dicbi della interpelrazione del nosA iro huon monaco.A dimaslrare poi me la Bibbia ordina fa confessione dei

peeeati fotta ad un prete, indovina~; se vi nesee di qual passosi serve il nostro contradittore 1 Egli cita i versetti 8, e 9del cap. t. della prima lettoradi 5 0 Giovanni (pog. 56, 0 6 2 . , )emettendo Ie _paro~e prceedeuti, ehe formauo la base al .di-

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se orso , eio e: il stfngue di G l'3 i, C "iI'lo ,110 /igli'tJOlo ci JflIPgSd' 0Ylli necraln, 1 versetti citati da lui dirono: « se noi dl-ciamo che non v' c peccate in noi inganniamo noi stessi, ela Yerita non ein noi, Se confessiam o i nostri peeeati, egli( Dio) e fedele e giusto per rimetterci ipeeeat i e purgarcid' ogni iniquita. » Giudicate voi, 0 Iettori, se merita una sc-

ria risposta chi da questo passo snol tram robbJigo di eon-fessarsi ad un prete! •.II nostro benedettino roe trae l'interpetrazione del Vangelo

da Varrone, da Cicerone (pag. 28) e da altri simili, e cherimprovera I'autore del saggio, tacciandolo d'ignorante per-ehe non fa altrettanto, non puo fare a m eno con sim ili guidedi prendere degli ahbagli ben forti: egli pretende (pag. 62)ehe (~esn Cristo (Apoc. III. 19) dieesse al vescovo di l..aodiceadi far penitenza, cioe, secondo il nostro benedettino, di con-fessarsi: rna non ha riflettuto, ne poteva riflettere che la p a P

rola greca P.!'ra.VOt2. come l'ebraica If,huba tradotta ordinaria-mente nella Volgata per pornite'lltia, non signilica penftenza;ossia macerazioni, digiuni, discipline ee., e molto meno sign i-fica confessione al prete; rna significa racvedime1lto., emclIda-zionr, canpinmento di volonla. quello precisamente che Lat-tanzio ha chiamata rp.Bipi.ccnlia. e Cicerone Pha espressa colverbo ,·e6ipiscerr. Interpetrare, anzi travolgere eosl la Paroladi Dio per sostenere la confessione e Ia prova la pin parlanteper dimostrare che essa non solo non ha fondamento nellaParola di Dio, ma che anzi questa Ie

etotalmente contraria.

Quindi anziehC rispondere al teologo benedettino , gli faeciodi berretta, e 10 ringrazio per arere somministrata una provaulteriore contro la confessione. .

La terza ragione per cui credo non meriti risposta it dl.seorso del Dr. Belli· il perche egli siserve di altre armi chedi queUe che ci sono eomunl, Che direbbe il Sig. Belli adlin turco;: che col Korano ana mano gli volesse imporre lacirconcisione? Sicuramente gli direbbe io non credo al vostroKorano. Ma it Belli sa che io non appar\engo alla ehiesa del

papa, rna a quella del Vangelo, e ehe per conseguenza nonammetto punto I'autorita delle suetradizioni, ma ammettor unica otorita infallibile della Bibbia; come dunque vieneegli a portarmi innanzi le sue tradizioni e metterle al parodella Bibhia? I monaei, i frati, ipreti questionino pure fradi loro colle tradiaioni, ma 1'10nvengano e o n esse a combat-

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tere un cristiano che nelle cose di religione non ammeuealtra autorita che la Bihbia; perche il cristiano sapra lorerispondere colle parole di Gesu Cristo (Matt. XV 7-~) « 1»8-eriti, ben di voi profetizzo Isaia: dicenrlo questo popolo s' ac-costa a me ron la bocca, e m' onora colic labbra; rna ilcnorlora e lungi da me. Ma invanc m' onorano insegnando dot-trine ehe son comandamenti d' uomini. »

Ma il nostro contradittore per stahilire cotesta sua tradi-zione e costretto arnmassare una quantita di errori da farpieta: ecco Ie sue parole (pag. 32.) « Iddio per i Patriarchi,per i profetl, efinalmente per il Figlio suo ha manifestatoIa sua verita agJ i uomini e quanto era neeessario sapessemper la eterna salute; ma non tutto cio che ha rivelato, ispi-rando i sacri scrittori a cio eletti, ha comandato che fossescritto; parte ha voluto ehe tradizionalmente s~ conservasse,stabilendo. un magistero conservatore di queste tradizioni per-

che niana se ne perdesse, e vegliatore perehe non si alteras-sero, n c di nulla dimi.nuissero della lora 'pnrezaa tanto nellasinagoga quanto nella Chiesa. » Come dunque rispondere adun uomo iI quare pone per base IIn« altra rivelazionc, unaltra Parola di Dio oltre la Bihbia? IIcristiano non ha altrarisposta a fare a questa talc che la risposta di s. Paolo (Ga-lat. 1. 9) « Se alcuno v' evangelizzera oltre a cio che avetericevuto sia anatema..» .ovvero dara per risposta Ie parole diuno dcgli u!timi versettl della Bibbia: « se alcuno aggiungea qucste cose Iddio mandera sopra lui Ie piaghe seritte in

q uesto Iib ro , »La quarta- ragione per cni non mi credo obbligato a ri-

spondere sono Ie contradizioni nelle quaIi cade it Belli. L' uo-mo che si contradice e convinto .del torto; e se si eontradicepubblicamente i I ' pubblico giudica del suo torto, per cui unarisposta e del tutto inutile. Notiamo di volo alcune delle pinpotenti eontradieion]. Alia pag, 33.coRfessa che nella Bibhianon si trova Jadivina istttullione della confessione; e intantoin tutto il capitolo 2. ed in parte del terzo sostiene con passidella Bibhia, tradotti ed mterpetrati rome sopra si e osservato,Ia divina isti1uzione della confessione trovarsi nella Bihbia:o. andate se e possibile a, MsJlOBderea chi ragiona in questomodo t

La confessione descriUa nel cap. V. di s, Giacomo, seeondo,it lu l4trQ a uto re alla { lag. 29 I ; I .ODe . ehe lin I,emplice modo tli·

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r-ralica're l' umilta ~ ma alIa pag, Mquella stessa confessionedi cui parla s.Giacomo e una istitu:ione e un preeeuo diCristo che riguarda la confessione auricolare, precetto prima-ment« promuigalo da Giar.omo Apostolo. Tralascio di notarealtre contradizioni delle quali .abbonda illibretto, prego itRe". Dr. Belli a favorire (se altra volta serivera ) di notarebene quando dice Iii verita accio g1i S f possa rispondere.

La quinta ragione per cui non rispondo si e perehe iIDr.Belli mi pare (forse m' ingannero) uno scrittore di mala fede.Oltre Ie falsiflcazioni della Bibbia trovo nel suo libretto dellealtre false citazioni: per esempio alia pag. 22 si cita un passodi s. Agostino "'acl. SO. in Joann. come appartenente aliaeonfessione, mentre s. Agostino in quel Juogo non parla chedel battesimo. Alia stessa pagina sono citate Ie parole del Con-citio di Trento ove parla dei sacramenti in generale , r0-

me se le avcsse dette in particolare della confessione, la qua-

le secondo 10 stesso concilio non c sacramento.. rna parte diun sacramento. Asserisce (pag. 6, 7) 1 come ne fosse certo cheio ho abbandonala Roma nel 1849. mentre e noto ad ognunoche cio C U nel f 847: asseriscc che 11 mio abbandono dellaehiesa romana e stato pel' n!lOVO bQIlO1'edi posston! politi-cAP , mentre niuno ha potuto mai aeeusarmi di essermi me-seolatodi politic». Sembra che it Belli fosse al mio studio'quando' seriveva i1 saggio; can tanta asseveranza dice che I'hotratto dane opere di Calvino, e di Kemnizio copiandole fe-delmente (pag. 80); rna due !inee dopo non e piu vero que-

sto, che it mio saggio altro non e che una ristampa dellibrodell' Eybel: eppure io non ho mai veduta alcuna di cotesteopere; che i1 povero esule il quale si procaecia il pane colsudore della sua fronte non ha denaro per procacciarsi libri,Ma, per non andare piu oItre, asserisce pertino (pag. 1(9) chela..chiesa non interdice an:i inculca 1 0 studio delle s, S'crit-ture. O ra come e possibile di rispondere ad un uomo ilqualedopo Ie due famose eneicliche di Pio IX. dopo it processo deinuovi testamenti di Firenze ardisce asserire che la chie.a nonproibisce ma inculca 10 studio delle s, Scritture' 10 conoscodi non avere avuto ne i1 tempo, ne la volonta di riscontraretutte Ie aItre dtazioni del nostro dottore, ma dane falsiflca-zioni, false interpretazioni. e false asserzioni notate posso trarreargomento ehe cos\ sia anche delle eitazioni dei padri, e di

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alLri autori: chi non ha scrupolo di alterare la parola di Dio,avra scrupolo di alterare quella degli uomini 1

Ecro Ie ragioni per Ie quali ho creduto non dover rispon-dere allo seritto del Belli; Ie quali ragioni ho volute pubbli-care accio iI Belli e s uo i non s i vantino di avermi ridotto alsilenzio, 10 amo .penore un" lancio. II mi.urarmi co] dot-

tore cassinese, rna se do deve farsi, si faccia ad anni eguali.Perehe egli e suoi temono tanto la Bibbia 1 La Bibbia e laparola di Dio; essa dunque sia I'unica arme del nostro com-battimento: con questa unica arme aUa mano, venga il Belli,e con lui tutti i monaci, tutti i frati, tutti i preti del mOJI-do, e se colla Bibbia riescira loro convincermi di errore, 10protesto innanzi a Dio ed a Ges" Cristo signor nostro Giudicedei vivi e dei morti, me io ritrattere immediatamente tuttoquello che mi s i fara conoscere non esser secondo la Bibbia ,o essere contro la Bibbia; ma 6no a che mi si ·verrh inpanzi

con tradizioni, co n deereti di papi 0 di eoncili , io la8CCroagliuomini la parola degli uomini, e riterro per me e per quellieh e credo no in D io la parola di Dio, Quando poi e il Belli,e il Pelutfo, e ilFei, e i preti, i frati, i vesrovi verranno con-tro di me con ingiurie e scomun iche , io certo nella mia co-seienza di difendere e di ritenere la causa di Gem Cristo che~ nella Parol .. di Dio, mi rallegrero per tali rose; avendomidetlo colui che e solo infaJlibile, perehe e Dio: voi saretllbeali, Ijuando gli uomini v' avranno odiati II v' avrll1lnoscomunicati e t'itupera'i, cd at'raRno bandito il 1)o$lronOlne come malt'agio per cagi()ne del Figliuol d,U' uomo.Ralicllratct'i e Ballatc di lelizia in quel giorno: percioccheecco It vostro premio e grande nei deli: conciosiacoBa-ehe il silt.jgliaille (acesleTo i p"dl'i lora oi pro/eli Lue .1'1.~. ~!

I) Aprile 1850.

L. DES.\NcnS.

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LA CONFESSIONE.

SAGGIO DOMMATICO STORICO.

---===f)J==--

ACLI Ir.4LL4NI.

E A VOl, 0 miei confratelTi di patria, ehe dedieo questo miopiccolo lavoro. Religione e Patria sana i due pcnsieri dellamia vita; uniflcare e incamare in Italia questi due pensieri;e I' opera alia quale dovrebbe por mano cgnr-buon cittadinoche sa l' uomo essere di gran lunga superiore al bmto; per-eM ha 'Un' anima a salvare; perehe ha una patria a difeRde-

reo Gli atei e libertini sonostati sempre iI ftagello della Pa-tria, come 10 sono stati i Papi,Gesu Cristo, il benefattore divino dell' umaniU. ha portato

nel mondo iI suo Vangelo di pace, per far gustare all'uomosu questa terra un saggio anticipate di queUa felicita ch'Egtipreparava ai suoi eletti nel eielo, Ma i preti s'Impossesserono(lei codice divino ehe iI Cristo aveva lasciato al popolo, e 1 &

dissero proprieta loro esclusiva; 10 raffimxmarono da prima, 10deturparono poseia a 10m talento facendovi tante aggillnte, daridurlo simile all' abito tacoonato dell' arleechino. Confessione,

messa, indulgenze, purgatorio, celibato, primato e infallibilitltdei papi, inquisizione e simili altre cose, tanto sono nel Van-g elo , q ua nto la tolleranza religiosa e nel Corano ,La eorruzione del Va~elo e I'eperadi diciolto seooli;

opera di un partito grande e compatto; di un partlto eMunico nei secoli di barbarie teaeva la chrllVeMia· 'scienza; eche ha saputo profittare dei tempi. dei Illoghi, delte' ~tsene:Quale doveva essere il resultato di tanti tenebrosi maneggi ,.Una fUD~esperienza ci ha co~vinti c~ dai~ti e venuta

I'oppmISIOne del mondo; eh' esst sono 1 fabbri: delle eatenethe pesanb sulla oppressa U1nanita. " ." .: .' .'L' uomodle dai semplici ratti trae precipitose'le eonseaoen-

ze suDe cagioni di essi: siceom e sente l' oppl'e 'Ss i9ne de; 1JMta nome deUareligione, erede o he daUa religiene ,.~II. , ' I l e -spotismo, e bestemmia Ia' religione santissimadel tristo. ·lta-

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Iiani! non imitiamo una nazione di eeecssi e di stranezze;rna siamo semprc simili a noi stessi, I Papi, i preti ci hannoresi schiavi, han cercato, e eercano annientarci: e noi gene-rosi come i nostri padri, caritatevoli come si conviene a' cri-stiani, riduciamo in polve iI loro usurpato trono, rna con di-gnitoso dispregio lasciamo in pace Ie loro persone, Essi ci han

reso schiavi, perehe hanno abusato del Vangelo; I' noi riven-dichiamo iI Vangelo del Cristo, riprcndiamo la pura religioneche iI grande Apostolo delle gcnti predicava ai nostri padri,e squadernando il Vangelo suI viso ai preti, saremo assaivendicati se Ii vedremo arrossire, e rintanarsi.Italiani fratelli! molti di voi mi conosrono: rn a a chi non

miconoscesse fo noto , a' mio rossore salutevole, me anch' ioho fatto parte di quel c1ero centro il quale ora scrivo ; diquella chiesa corruttrice del Vangelo; rn a non spuntava an-cora la prima lanugine suI mento, rhe giovanetto di fervida

immaginazione assunsi l' abito clerical I', pcrsuaso in huonafcde di giovare cos} alia patria che ho sempre caramente ama-ta, e ehe nel mio csilio e il mio secondo pensiero, dopo Dio.Persuaso che iI solo Vangelo potesse apportare felieits, eredciseguendo il cherieato, seguire pio da virino iIVangelo e ren-dermi cos} utile alia umanita, alIa patria: rna hen tosto miavvidi dell' errore."er seguire Ie benefiche istituzioni del Yangelo, io mi era

associato ad una rongregazione di chicrici per loro istituto

dedicati al sollievo della umanifit sofTrente, e che hanno perinsegna iI sublime motto dell' Uomodio (Giov xv. 13.) « Niu-no ha maggiQre amor di questo, di mettere la vita sua peri suoi amici. » Ma Questa islituzione, come tutte Ie altre, dl'-genere dai suoiprincipi, .non e p iU ora che una iporritaapparenza.AI primo apparire del mieidiale morbo asiatico in ltalia,

pregai ed ottenni di olfrir la mia vita al sollievo dei mteifrateIli come mi comandava il Vangelo, e I' ospcdale tempo-ronco di S . Bartolommeo in Genova, (t835.) e l'ospedale del

Laterano in Roma (t837.) m i accoJsero per tutto il tempo eheduro ilmorbo nelle loro mnra; e quei mcsi posso dire esserestati I' unico tempo felice della mia passata vita. Dio peril nonvolle accettame iI sacrifizio, forse per riserbarmi strumentodi on qualche bene pei miei confratelli ltaliani: se e cos}, neringrazio la sua infinita misericordia.

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tt10 g ill da lunga pezza av eva p otuto co no scere Ie in fam i so -

pereh ierie dei preti, e g li atten tati che i papi avevano com -me ssi co ntro il Vangelo : m a cosa dovera io f are ? d ich ia ra rm iapcrtam en te, com e poscia ho fatto , non m e ne sen ti v a il co -ragg io : m i sarei esposto all' a lternativ a o rrib ile , odi caderenolle mani d ell' In qu is iz io ne, 0 di dovere ab ban do nare la carapatria j e nell' uno e nell' a ltro caso nOR poter g iovare ai m ieicom patrio tti. Seels i la v ia di m czzo : restai in patria e m ioccupai tu ttuom o alia predicaz ione popelare, per m o raliz zareil popolo ,c renderlo capace d i aseo ltare Ie verila del V angelo .I condannati aile galere, i prigionieri, i m ilitari, e la elasse

in ferio re del popo lo era la porzione eletta del' m i o apo sto la to ;g l' in felic i, e i sem plici m i sem bravano il terreno piu ferti,leper gettarv i la sem en ta evangelica, "

Per quan to pero eereassi o perare co n cautela , n on potei sol-trarm i ag li occh i d i lince dell' inquis iz ione. Sebbene ap~rte-

n~n te ( invo lon ta riamen le pero) a quel trihunale non potei fug-giro ad un proeesso e ad una condanna. N el pro toco llo del184 -3 . n el m ese d i ottobre, e registrato il m io processo e lam ia condanna. F u i accusato d i avere esternato sen tim cn ti d ipoco rispeuo per il papa, .di non crederlo v icario di C ris to , edi avere te nd en ze ita lia ne , Le a cc us e a nonime fu ro no ric ev utedal Cardinal Lam brusch in i, il q oaleJe rim ise al tribunaledell' inquisizione eon ordioc di deporm i dall' uffIcio di Par-rQCO ,e di esiliarmi dai statiromani, e questa sentenza dcrevaes se rm i in t~ma ta . p rima di .aSCt?ltarmi ne~ CO; l'tilu ti, e s cn z a

am meuerm t a difesa, N on rl d lfe nso re d e} rei, cheera prete ,m a il fiscale laieo, si oppose a coslin fam e procedura, ed o t-tenne che alm eno fossi aseo ltato in unco stitu to . F ui asoo ltato ;n~lnebb i la v iltil d i negare, m a non ebb i neppUfe il eorag-gio di sostcnere arditam en te Ie m ie eonv insion i ; rna ravvol-~cndo Ie m ie ri& poste in e qu iv oe i, e ad du ce nd o contro Ie a~u seI f at tl, de lla m ia istaneabile p rc dic az io ne, e d elle aItre fabcheeeclesiastiche- chesosteneva, o tten ni .eh e fo sse eam b iato Ia sen -tt;nza di deposisione e di esilie, in ' ,un preeeuo di non parlare

P IU com e aveva parlato souo pone ad ",'bjlri,o, e nella re-clusione di dieci giOl'Di in uneoevento d i g esu iti.Superata OOSI questa procclla, io era osservato dai delato ri

del S. U ltiz io , e q uin di doveva agire con ,m a~io re cautela,lI}a ,ta!c mai D O ! l f ! 1 ' da siugg ire i spessirim proveri dci supe;n o n , 1 quah m l dlcevallQDon ,pot.er, .comprendere C O O le S A

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12potosse accopplare 1 1 tanto zclo per il bene altrui, tanta pocoarnore per Ie dottrine della ehiesa,

Intanto comparve Pio IX, I' s~mbrO per un momenta pro-clamare una delle massime del Vangelo, iI perdono: l'Italiarrsto attonita e commossa; i tiranni ne furono sp av en tati :si crede che un papa avesse potuto far di nuovo trionfare iI

eodice divino; e questa quasi generale persnasione produsseimali sotto iquali oggi la povera patna gerne, 10 era per-snaso ehe Pio IX, per ignoranle dabbcnaggine, non per buonvolerc, avesse potuto produrre un miglioramento politico nellamia patria; ma nello stesso tempo vedendo un papa alla testadi una rivolueione, e iI popolo seguirlo con I ana tico cn tu sic -smo, vidi chiaro che non vi era principio di richiamare inItalia iI puro Vangelo, e la santa religione dei nostri padri:onde con Ie lacrime agli oeehi abbandonai Ia cara patria, fecisacrificio alia mia convinzione religiosa del mio posto, degJi

onori, del titeli, degli amici, dei parenti, e mi gettai volonta-rio all' esilio in braoeio a quella Provvidenza che mai nonabbandona chi oonfida in Essa.Nel mio esilio ho fatto aperta professione del Vangelo, ho

puhhlicato Ie ragioni del mio abbandono della ehiesa dei papim una lettera al mio antico superiore, in quattro lettcre alCardinale Vicario del Papar ed in un giomale che sto scri-vendo, espongo Ie doUrine del Vangelo , gli errori della chiesadi Roma , la storia dei suoi papi; e dimostro come )' Italia

non polra essere felice flno a che non riprendera I'antica re-ligione dei nostri padri, il puro Vangelo.Ma tali pubblicazioni non mi sembrano sufficienti, anzi mi

sembrano assai lenle onde provvedere per quanta 'desidero aibisogni religiosi dei miei eari oompatriotti: percio incoraggialoda una pia soeieta interessata al bene della penisola. imprendoora a trattare parlitamenle di aleuni particolari errori dellachiesa di Roma; di quegli errori specialmentc che hanno ser-vito e che servono di st romento di tirannia, di despot ismo, edi opp re ss ione ; errori assolutarnente oondannati dal Vangelo.

Primo fra questi e iI domma e la pratiea della confessione;e da qui incomincierit la serie di queste pieeole mil' pub-blieazioni.In questo saggio [ebe non oso chiamare trattato per la sua

brevi til ) esporrb, la ronfessi9ne dei peccati fatta ad un prete,non selo non essere basata sui Vangelo, IDQ cssere lnvece

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13opposta alle dottrine del Vangelo : essere Conte di corruzionepel clero e pel popo lo , essere uno spionaggio perpetuo ed un i-v ersale, essere l'ostacolo per cui flneM dura tale pratica saraimpossibile ogni riforma civile durevole.o miei confratelli Italiani , non l' ambizione 0 I' interesse

temporale muov e la penna del povero esule; che queste due

passioni mai non banno allignato in me; e it mio volontarioesilio, e it mio abbandono di tutto, lie sono una prova par-lante ; rna solo it restro bene. 10 non vengo a dirvi come vidicono i vostri preti: « lasciate a noi i beni della terra, e vidaremo queUi del cielo: » rna vi dico: prendete ilVangelo,attaeeatevi a colui che ha delto; « venite a me voi tutti che.iete stanehi e travaglial.i, ed io vi consolere ; » ed alloraavrete la felicitil neUa terra, e quello chc piu menta, II' feli-cita etem a,

Malta 15 Settembre f8i-().

LDEB~CTtS.

-~-.

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H

LAC 0 N F ESS, 0 N E.

CAP. I.

Cosae

la con{,·ssioflr.

IJ . t.lTttHIllMo del concilio di Trento (f) deflnisee eosl laconfessione dei peeeati che chiamn sacramentale: « una ac-elisa dei peecati che apparticne al generc di sacramento, (altaa fine d'impetrare il perdono per la virtu delle ehiavi, » (2)Non e un teologo protestante ehe ha formulata questa de-

finizione, non e neppure lin partirulare teologo della chiesaromana; per cui si possa aecusare I'autore 0 di falsitil 0 d'i-gnoranza; rna e la chiesa romana medesima che nel sno ea-

techismo autentico ci manifesta quale sia la sua dollrina sullaconfessione, Crede dunque la chiesa romana, secondo questadefinizione. due cose empie, I'd assurde insieme: Ia prima e ,che iI perdono dei peccati s' impelri per mezzo della confes-sione: I'altra, che iI perdono dei peeeati si dia in virtu dieerie chiavi che la chiesa romana pretende sola possedere. Ve-dremo in seguito I'assurdita ed empieta di tali doUrine; perora ci basti averle avvertitc,

Prcsso i Protestanti la confessione e la manifestazione delle

nostre r.olpe falta a Dio, non come a colui ehe non conoscei nostri peceati, rna come a padre amoroso, cui piaee vederei suoi JigJi umiliati a suoi piedi, riconoscere e confessare illoro errore: non per otten ere da un uomo il perdono delleolfese falte a Dio ; ma per ottenerlo dal Dio delle misericordiea cui solo spetla rirnettere i peccati (Marc. ii.) La confessionedunque presso i caltolici romani non e ehe la manifestazionedelle proprie eolpe ad un uomo peccatore, per mezzo del qualesi crede ottenerc iI perdono da Dio: presso i protestanti e laconfessione delle nostre colpe a Dio, per ottenerne iIperdono

per mezzo del sangue di Gesu Cristo.In quattro modi si usa la confessione presso i protestanti:

(1) r.al" ec, Conell, T"i,l. part. H. num, 50. de ','c". rrenit.(2 ) Con(euio ,acramentali, eat peccatorum accusatio, quae

ad ,acralne,.ti genus pel·tinet, eo .wt:cpta ul t'CniC!1R 1:ir-tllle clavium impetrelnul. loe. cit.

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il primo modo e la pubhlica confessione: .il seeondo la con-fessione segrcta; il tetzo la confessione al Ministro; it quartoIa confessione al laico. Per crn non fosse istruito in questidiversi modi di confessare i propri pcccati, che si u s an o nelleehiese riformate ne daremo hrevissima spiegazione; 1 0 cheservira anche per ridurre al nulla 1 1 1 calunnia dei preti cat-

toIici, i qnali .spargono nel popolo che i protcstanh non siconfessano.

La confessione pubbliea e usatanelle ehiese protestam] al-meno ogni Domcnica quando iI popolo si aduna per il ser-vizio divino; }lion si puo fare a menu di non sentirsi com-m05SOfino aJle lacrime, trovandosi J.>I!ra prima volta, dopocsser.e useito dalla .ehiesa di Roma, In una chiesa protestantenel momento dellaeoafessione: tutto iI popolo umiliato in-nanzi a Dio che vede i-cuori, siegue la' concessione che ilMinistro fa ad alta voee a nome del popolo: ti sernbra divedere Mose, Giosue, Daniele. 0 Nl'hemia quando eonfessavaneinnanzi a Dio i peccati del popolo; e ti sernbra, come allora,veder scendere it perdono da I Padre delle rnisericordie: quellefervide espressioni di dolore, di emenda, di dispiacerc perI' offesa fatta ad un. padre amoroso, non possono seendere suInostro cuore senza commuoverlo e oonsolarlo. Addurrcmo lidesempio la formula di cofcssione che si usa nella Chiesa Ita-Iiana di Malta. . .« Faceiamo ora, 0 dilettissimi, colla umilta del pubhlicano

la eonfessionc di nostre colpe innanzi al nostro Dio al qualcsono palesi i nostri cuori: e confidandonei meriti infinitidel Redcntor nostro Gesu, imploriamo dal nostro buon Padreceleste iI pcrdono delle nostre colpe passate, e la grazia dinon piu oITenderlo per )' avvenire. » .

(( OnnipotenlC Iddio, Padre del nostro Signor Gesa Cristo,Creatore .di tutteIe cose, Giudice di tuUo il i genere umano:noi umiliari innanzi a Te quali figli traviati comessiamo lenostre colpc, con Ie quali abbiamo trasgredito ie tante vollela santa tua legge, ed abbiamo oITesacor i pensieri . con parole,COif opere la loa. Divina Maest.1. Conosciamo, oDio di bonta;di avere provoeata Ie mille volte conlro .di noi la giusta tUll

ira. Ma· oea eeeoct, ·0 Dio delle miserieordie ," penmi a tuoipiedi, detestando di tutto cuore i nostri peeeati, la di eui ri':;membranza ei eassai dolorosa, e it Ioro peso insopportabite.o Padre delle miserioordie abbi pieta di noi per amor del

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tuo Figlio e Signor nostro Gesu Cristo: tu ci perdona Ie no-stre trasgressioni, tu ci assolvi dai nostri peeeati, 0 Padreceleste,. tu che tutto ,puoi, e, che pe~ tua misericordia hai pro-mt'SSOil perdono del peecati a tutti coloro che con sinceropcntimento, e con vera fede si convertono ate, abbi pie!..'.dinoi: ci perdona, e ci assolvi da tutti i nostri peccati, ei con-

ferma nella fede, ci forlifira in ogni benta, e fa die in av-venire possiamo camminare in novita di vita, e giungere alposscdimento della vita etema pet Gesu Cristo Signor nostro.Amen . » .

La confessione segreta si usa dai protestanti nella preghieraprivata; quando seguendo l'insegnamento del Signor nostroGesu Cristo (Matt. vi.) ci ritiriamo in segreto a pregare: aI-lora il fedele compreso dalla grandezza rli quel Dio, alia pre-senza d4 quale si trova, apprende la sua miseria, conosce lasuaindegnit8, e come il prodigo figlio, cade prostrato innanzial padre amoroso, e prorompendo nell' espansione del suo cuorein lacrime di pentimento, confessa innanzi al suo padre il{lroprio peeeato, e ne riporta il perdono; caparra del quail'e quella dolce consolazione che mai non si pruva uscendoda un confessionario della chiesa romana,La confessione al Ministro e anche usata nella ehiesa pro-

testaBle. Quando il cristiano si trova inquieto ed agitate per10 stato dell' anima sua, ricorre allora al Ministro, il qualeper la s~la ,lion atrettata gravita, e per Ia sua immacolata re-

ligi~ne, isptra la oonfiden~ !II JlCC!l3tore:allora, aJ!re la suaCOiIcleBZ8, rlomanda eonsigli di salute. Quanto e diversa que-sta ronhione da quella che si fa ai preti eattoliei. romani!II protestante s a dal Vangelo che il solo Dio e quello cbe ri-mette i peccati; e non va dal Ministro, come icattolid, perriceveme l' assoluzione, rna per riceverne come da uomo piureligioso ronsigli salutevoli, ed aiuto di preghiera. II prote-sIDDles a non aver Cristo volute tiranneggiare Ie anime obbli-gandole a manifestare Ie proprie colpe ad un uomo peecatore,e v a volontariamente senza esservi obbligato: s a ehe non habisogno di portare un esatto inventario perfino' dei pensieriipiu cxculti; s a di non dover snbire un impertinente inter-rogatorio; s a di non essere assoggettato ad lID infame delatore,ma ad un uomo pio e sperimentato al quale volontariamente$ i assnggett.1; e per ieonsigli, e per Ia P':cghiera dell' uomop i A ) si umilia innanzi a Dio ron lui, prende rer\'ore nella pre-

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gh iera, e trova IlC l m in istro il C ratelIo ehe piange oon 1t1.i;non il giudiee die 1 0 rampognl, e 10 assolve 0 condanna atapricci9.La conCessione al laieo si usa nella chiesa protesr.ant.e Be-

eeado I'in sep.am ento di S . G iac omo (S .G iac .· v, I& }in cluemaniere; 0 per consig lio , q1landfl uno ha ta81a fiduaa uella

pieta di un altro da maniCestargl i 10 stato della sua an imaper riceverne .c on sig lio ed aiuto di peeghiera; 0 quando unoeenfessa ad un altro i suo i to rti per ouenere perdono,

Dal fln qui dctto a m e pare aver rlato una idea, 8Uffieenteonde far conoseere cosa sia la eonfessione tanto presso i eaj-to'ici, com e presso i pro testan ti. VedialBo ora se la Paro la diDiu fav o ris ce la c onC es sio ne d ei c atto lic i.

CAP. II.

La conf""inne dr. IIIccati cit Ii fa Rella chie .. C4UolicaTOB. Iana , not l Iw fugdamento netla Parot« di D.o.

IL pm' grande teo logo della ch iesa rom ana, n piu gran di-fensore deg li abusi paJ !3 J i, Tommaso d' Aquino (I) parlandodella confessione c o o 81 pratif8 nella ch iesa rom ana, rnen.trevuol sostenere I'istituz ione div ina della eon fe ss ione , e ob-h ligato a conven ire che tale jstituz ione non si leg~e nella Bib-

. 00. L ' ill8enul eonfessione di Temm aso d' AqulDo e dispia~

ciuta al g ran eon trov erslsta gesnita, al eardinal B ellarw ino ,il quale ha Iron to "istituz iQne della am tc&&iQnefino dal terzocapito lo della G enesi, ~ ha trovato iconfes5 iOl la ri ne l para-diso terres1d!. P IS ' dare WI saggw della stranezza di eodestetao logo , edell' abuso dl/lta B ibb ia che Canno i con troversistirom .ao i, areennerO alcun i passi alido tti da B ellarm ino in provad ella c on fe ss io n e a uric olare .

N el capo iii. della G en esi e , seeoado il B ellarm ino , dovesi parla la prim a vo lta di confessione aurico lare com e rosan ecessaria ad o tten ere il perdono dei peccati. Ma non osser-

vava il buon eardinale, .che lil non VI era ua prete per ~

(I) III 811-. Tbe ..l o r . .upplecnenLU. arl. 6. • . 1 2. I( Przcc., ....... de coofeasione fllIlI tIIIl _!.boIDine primo iuoti ....lJJroj· qualJlvi,

.ll•lacobo ('I"OIOI.ll'I'lulII;ted a Deo i!llUIUliollcm babuit; quam.

vi, expreua ip"u. ill»lilUlio DOD legoiltur.»

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f~eolfure' J e con fe ss io n l < I i Adam o e di Eva: i quafi, anz icMconfessare il loro peccato, 10 scusarono; e D io , invece di pro -nunz iare su di loro ' una fo rm ula di asso luz ione, pronuncianna sen tenza di eondanna,'Un altra prova della eonfessione aurico lare istitu ita da D io ,J a t rova i T can tinal B ellarm ino nella ostinaz ione di C.1in<1(Gen. ir.), it quale nega sfocciatamente il suo peeeato allos tesso D io che tutto vede.O h r il bel m odello di confess ioneche dava aile sue pen iten ti iI z elan te g esu ita r Con la m e.des ima teologica fan tasm ag orla fa vedere, a ehi 10 vuo l cre-dere, I I I con fessione aurieo lare descrittanel rap . v . del Lev i-lico, nel cap. v. dei Num eri. ein tu tti queg li altri luoghiove nel Pen tateuco si parla della lebb ra. N on sem b-a possi-hile che la stranezza, per non dire la sfrontatczzn teologicaabhia potnto giungere tant' o ltre; . rn a, iI povero Bellarmino

era gesuita, e ra c ard in ale, bisogna perdonarlo : a tali so rte dipersone e tuuo perm esso . Altronde, si trattav a: di stab ilirebene una delle pic tre ango lari dell' edillz io dei papi, ehe i ri-fo rm a to ri av ev an o SCOSSO, ed iIdifcnso re di R om a si attaccavaa! rruelle arml, che aveve. ., N on m eno strane si rnostrano Ie p ro ve chc i teo fo :d rom an itr8 '8 '~o 'dal N uovo Testam en to , per dism ostrare I' istituz io-ne dh 'ina della confcssione aurico lare: N el cap. iii v.G.del-i' Evan~o di S . M atteo e detto , che Ie turbo di G erusa- .lem me 'e dei din to rn i andavano a G iovann i it B attis ta: « ede ra no b itlte zz ate eonfessando i Io ro peccati. » D edurre da que-so o passag gio I' istituz io ne della co nfessio ne, sareb be 10 stessoehe dedurreiI dom inio tem porale del papa dal passo di S.G iovanni rap . xv iii. « il m io regno non e di qnesto m ondo: »iI buon Bellarm ino non redeva, 0 fingeva non vcdere Ie as-sui'de eo nseg uen ze che disccndevan o dal suo razio cin io . Po nia-m o tlifatti che in quel luogo si vogHa alludere alia ' eonfes-s ione ; ne vC lT ebbe in ' eonseguenea che Ia eon fessione non fosseneeessario ' farla ad un prete; percheS . G iovann l non 1 0 era:

ne verrebbe per eonsegnenea che si dovesse fare in pubblieonon in segreto~ ehe- s i dovesse fare 'solamenlenell' alto di ri-cevere il battesim o; che il concilio di T ren to av rehbe erratoq 'U ando 'ha- detto · ehe G esu C risto istitu \ la (',6nftssione dopofa sua risurrezione; quando ha : delto che e istituita per ipeeeati com messi dopo il battesim oj e een to altre non ~m eneassunle cl)l!s··gurnz .:'.· . .

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t9II fatto della risurrezione di Lazaro, e posto in schiera dai

teologi romani, fra Ie prove della eonfessione auricolare: uscitoLazaro dal sepolcro aveva Ie mani ed i piedi fasciati (Giov. xi.)e Gesu ordino che si sciogliessero: dunque, dicono con logicatutta loro propria i prcti romani; Gesu volle con cio indica-re che ai disccpoli 51 apparticne sciogliere coloro che per lagrazia di Dio risorgono ; dunque ecco .una chiara prova dellaeonfessione per divina istituzione,Tralasciando di mostrarc il ridicolo di tale argomcnto, 05-

serviamo soltanto, che non ai discepoli bensi ai Giudci, cheerano a consolare le sorelle di Lazaro, GesiI ordino, di scio-gIiere iI risorto amico; quindi, se dovesse da quelle parolededursi la far.olta di sciogliere dai pcccati aecordata a colorocui si ordinava di sciogliere Lazzaro, ne verrebbe per neces-saria ed immcdiata eonseguenza, cbe iGiudci avesscro otte-

nuto simile poterc,Non c nostro scope fare un trattato compTcto su questamateria: quindi crcdiamo sufflciente aver dato questo piccolosaggio, per dimostrare qual sia la logica dei tcologi romaniper stabilire le loro dourine.Un esamo piiI serio perb meritano alcuni passi del Nuevo

Testamento, che sono I'Achille dei teolozi romani, per slabi-lire deflnitivamcnto la confessione auricolare di diritto divino,Primo si prcsenta iI passo del capo xvi, di s. Matteo v. 19:

« ed io ti darb Ie chiavi del regno dei cieli I' tutto c ib che

avrai legato in terra sara Iegato nei cieli, e tutto cib cheavrai sciolto in terra sara sciolto nci cieli. » Non vi c chinon sappia I' uso cho la chiesa romana fa di questo tcsto: eil vero cavallo di Troja. e il magazzino di tutte Ie sue in-venzioni, Da qucsto teste ricava iI primato del Papa. la po-testa di assolvere 0 di ritcnere a capriccio i peccati: <lallaquale potesta ne nasce I' assolutismo papale non solo in que-sta terra, ma anehe nell' altra v ita; prctendendo potel' il papacseludere chi vuole dal regno di Cristo. Di qUI Ia -potests

delle indulgenze e I' assoluto dominic sul purgatorio per f)Q.-tcr sciogliere e liberare da quella prigione chi mcglio paga:rli qul I'autoritiJ di sciogliere da qualunquc ohbligazione, daquaJnnque promessa, da' qunlunque gi·uramento; di qui Tapotesta di suseitarc Ie guerre dcponend Iisovrani, e seiogliendci sudditi ddl dovcre di ohbedienza: e s 'omunicando a lorovolta i suddili secondo gl'interessi della corte papale, ehe . s . i

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ehiamano interessi della ehiesa e della religione: di qul mille'altri assurdi che lunge sarebbe iI riferire.Noi esamineremo questo passaggio per quello c he rig uard a

la confessione,Gesu Cristo in questo .luogo fa una promessa a S. Pietro,

la Quale promcssa e realizzata dopo la sua risurrezione, comeci dice S. Giovanni nel cap. xx. d~ suo Yangelo : quandocioe Gesu, la sera dello stesso giorno di SUi! risnrrezione ,mentre i dil.c~poli ,er.ano radunati, si p'rrscnto in mezzo edisse loro v. 21.: « pace a voi: come tI Padre m' ha man-dato, eosl vi mando io: » e detto questo somo loro nel visoe disse loro: « ricevete 10 Spirito santo. A cui voi avreterimessl i peeeati saran rimessi, ed. a cui gIi avrete ritenuti,saran ritenuti. » Tutti i teologi romani, e 10 stesso concilio«Ii Trento, convengono che Ie parole citate del cap. xvi. di S.

Matteo, ricevono la loro forza dalle parole del cap. xx. di S,Giovanni. Per intendcre dunque il vero signiflcato di queste'parole, vediamo prima di ogni aItra cosa a chi sono essedirette.

S c sivolesse dire chc al solo Pietro sono dirette queste pa-role,si contradirebbe alIa lettera del Yangelo che nel C.1p.xx.di S. Giovanni le dice dirette ai discepolt: se si dira chennellc del cap. xvi. di S. Matteo erano dirette al solo Pietro-diremo ehe quella non era che una sempliee promessa; chelutta intera la chiesa romana ne conoscesse l' adempimentonel cap. xx, di S. Giovanni: diremo infine che Ia ehiesa ro-mana stessa conviene la potesta detta delle cMal'; del cap.xvi. di S. Matteo' non essere altra eosa che lapotesta di scio-gliere e legare, cine di rimettere 0 ritenere i pcccati; rna sic-come non al solo Pietro e stata data questa petesta: dunqucquclle parole non sono dirette al solo Pietro.Fin qui eonveniamo con la chiesa romana: rna ora ineo-

minciamo a disscntire. Essa, fondata su certa sua tradizione,sostiene che quelle parole fossero dirctte ai soli Apostoli ; noifondati sulla stessa Parola di Dio crediamo che fossero dirette

a tutti i fedeli. 'S. Giovanni (cap. xx. 19.) (lice assai chiara mente ehe Gesu5 1 presento in mezzo ai ,/isrepoli, soffio loro sui viso, I' disseloro: ~icevete 10 Spirito Santo ctc. Che poi per la parola Di-.cr~oh. debbano inlendersi non j soli Apostoli, ma i seguacitutti di Gesu Cristo, apparisce assai chiaramente dal eontesto.Dal momento della morte di Gesu Cristo i di lui discepoli si

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tenncro per aleun tem pe costan tem eJ lte radunati in g ran nu-m ero : quesL i discepo li non erano i so li A posto ti, m a eranoin to rno a cen toven ti persone (F atti i, 15.) r.om prese anche Iedonne. A nzi il g io rno stesso delta risurreeione erano tutti id isc ep oJ i rad un atiin sicm e co lle d oim e ' (J ,u c.xx~ v 9 .): era la seradeUo s t6SS0g io rn o della risu rre zkme, ei d ice S . Giovanni (Ioc. cit.)che G esu diede tal faco lta ai suo i distetJo li: m a in quella sera.

non v i erane in queJ la radunansa is oH Aposlo li, b en sl, tu ttig li altri disoepeli, e G esu non fece eeeeeione altum, ma atutti d isse: « come ilPadre m' ha mandate, cos! vi JIIa'ntJo.io • • • • ricevete 10 Spirito San to : a cui vo i av rele rimessoipeeeati saranno riwssi, ed a cui g li avrete ritenuti saran:ritenuti: » dunqne Ia f llc o lta d i rimettere e di riteaere i pee-cati nOR fu da t a ' ai . stili Aposto J t m a a tlltti i d iscepell, ef Ianche aile donBe cbe ellano ('on lo ro .

C he quellil sera della risurreeione non fossero nellnogo oveapparve Gesit Cristo i so li A :p osto li, rn a eo nessi totti gli al-trio ce 10 diee ctaiaralDl'rlte S. Ii.UC8. 1'3p' xxiv. 33-.: dunquea gli Ap e!IIo J.i.cd It queH i che erano con 101'0 GcsU· disse quelleparo le. M a egli e 'certo ehe quando G e s n 0 glt Apo sto l; rli-eo no q ualche COlla ch e rig uarda g en eral m en te idiscepo li , debhain tendersi d i qual unque luogo, e di qualunque lelftJlG: dun-que non essendovi nulla nelle citate paro le. che ne restringail senso ai soli Aposloli . 0 a quel Mcpol i ehe erano prescn-li . ne siegue ehe la potesllt di assolveee, 0 di ritenere ipee-cati, C stata aceordata a tutti id iseepo ll del S alv atO re d i uru i

i tempi e di tutti i Iuoghl,Ma.qttali -80M i di~J i del Salvatore? Sentiamolo ItaGesu C r i s l A > medes imo : < . ' < se v oi perserererete nella m ia pa..-J 'Ola~-o i Sare!ll veram en~ m iei· d is eepoli : » Giov . viii. 31.« s a vo i. d im orate in m e, e Ie m ie paro le dim orano in vo i ~••.sarete Iiliei discepoli. » G iov . xv . 7 , 8 . « da qnesto conosce..raMO tutti che siete m iei discepo li, se av tete amoee gli an iag li' aUri. » G iov . xiii: 35.· « chiunque nen porta la sua,eroce,e non viene dietro It'm e n on p lIO essere m io discepolo. »Lue, I:i\l. fr1~e 008} iii molt i altri lu6ghi del Van gelo . Dun ...true avendo· Gesi l Cristo a t.tO rd ala la po lies t3 d iJ l im e tte re , 0

di ritenerc' ipeOOati a' tntti isum distepeii Ii i tutti i tlll'llpi,€ I i tutti iluoghi, cd r disrepoli di- Ge su C risto esse ftd o co\O!o·i qnali perseverano nella· paro la di Gesn, Cristo. di1n oran o mGcsiJ C risto , si am ano scam bievolm eute, e po rtano con Gesu~

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~(:risto la eroce ; ne siegue che tale potesta non e potesta esclu-siva dei preti, rna Iii tutti i veri Cristiani. Dunque , si chia-mi pure a sua voglia cristiano, cattolico , protestante, prete,Ycscllvn, Papa ; se non su:'tun discepolo di Grsu Cristo se-rondo i caratteri che il Red-ntor« d~ de' suoi discepoti, nonavra la facolta in discorso. Dunque iI passo citato non provanulla in favore della eonfessione,

A maggior chi~rczza di questa interessante dottrina diamoI' intrrpetrazione di quel passo, iIquale e statu reso co si o scu ro ,perche si ~ voluto f~r dire a Gesu Gristo quello che mai nonha detto: interpetrazione che non eaveremo dall' oseuro labe-rinto dei padri ; rna dal ehiaro fonte Ii('lla stossa divina parola.La celebre dichiarazione del Signor Gesu Crhto. non indira

gih il potere di un .uorno peecatore di rimettere i peceati adun altro peccatore; rna indica I' arnmirabiIe potenza inerentealia divina parola, alia parola di vita, che tutti i veri fedeliportano seeoloro, risplendcndo come luminari nel rnondo: (Filipp.ii. 15.) . Questa e la po tes ta di scio~li('re e di legare. di per-dere e di salvare, di perdonare e di ritenere ipeccati: potestaIn quale non e propria di alcuni uomini. D e cornnnicata adessi da altri uomini , rna e propria Iii tutti i diseepoli di (lesu,Cristo, non perche sia una potesta unita a loro, rna e attac-eata alia divina Parola, alia Parola di Gesu Cristo che dimoranei suoi discepoli, all' Ev~('lo di Dio che agli uni e salvezza,IIgIi altri condanna, come c' insegna la Scrittura ( 1. ai Cor.i.1S. 2. ai Cor. iv. 3. ).

S. Paolo non si era trovato nella riunione dei diseepoli ,quando Gesu Cristo diode loro iI potere di rimettere e ritenere ipeccati; eppure confessa di avere questo potere, e diehiara qualecsso e (2 . ai Co-, iv. 7.): 10 chiamatesoro affidato in vasi diargilla , cioe agli tiomini; rna affitlato a lora acciocehC I'ec-oellenza di questa potcnza sia di Dio, non degli uomini: rnaquesto eccellente potere sccOn(toS. Paolo c la predieazlone delladivina Parola, del Vangelo di G('Su.Cristo. Ecco quello che legae sci08lie. quello cite rimettco ritiene ipeoeati, quello che apreo chiude le porte del cielo: ecco la celebre potesta delle chiavidata ai veri -dlseepoll diGesu Cristo: e qriesto I' unico sensonel quale possa comprenderSi questa grandlssima attribuelonedata alia sua chiesa da Gesu Cristo. E eosi che S. Pietro usOprlmo di queste chiavi nel giomodellapcntecoste quando apr}il regtlQ dei eiell sulla terra; cioeaggiunse ai discepoli inter-

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il d a trcm ila perso ne (FaUi ii •. 4 . f.).par ml!ZZG della s ua pro-dicazilJlle evangeliea : e eos] che rimesse loro i. peecati per laparo ladi salvezza, e li ritenne a eo lero che quella paro l a nonaccettarono; e eosl che 10 stesso Apo sto lo ch lam a tutti i verifedeli saccrdoti, p e r c h e a tutti e stato date di predieare le virt.di eolui ehe d alle ten eb re ci h a cb iam ati aH ' a m lllirab ile sualuee (1. di S.~Pietro ii, 9.). I passi . dunque me lisa Ia ehiesa

rom!Jlla a prov . della sua -eonfessione n ulla g io v atlG a1 la 60causa: Ia con fessione dunque dei peeeati on Iina ta dalla ·ch ie sarom ana non ha fo ndame nto n ella P aro la di D io. ,_ Nulla d icodell' altro celebre passo ta nto tlS ato dalla chieyromana - « tutte lerose che av rete IC8ate sopra I. terra sa~ranne legate nel eiele , e lutte Ie co se .che avrete seielte so -pra la terra saranno scio lte nel eielo » (Ma tt. x viii. ts.): sa-rehbe un prendersi g iu(lC Odei letto ri dan do un a quaJeh e fo rzaaq lieS to p assag g;o ; il quale e cv iden tem ente diretto a dimo-strare i1 perdono scam bievo le che dobb iam o darei B ell.e s t . a J l l . .bicvoli .o ftese.. '

CAP. ilL

La Pal'ola di lJioe cO!ltral'ia alia ronfelsionc !leiI'lIccati slabilita nella chiesa romano.

_ PER non essere Iungh i di soverch io in questo nostro pieco le'agg io , tralascerem o di ripo rtare tu tti i ~ssi del vea:h io It)-

stament .o, Dei qaali s ' in segna ai peeeaton il m odo di o ttencre

il perdene dei peceati, sen sa n eppure accen nare Ia co nfessio nelit prete. D ue argom enli eonelneen tissirai abb iam « D el N uov ,T estam ento con tro la con fession e aurieelare : il p rim e c l 'argo-m en tQ n eg ativ o, I' altro e I ' argom ento positivo . . .,J: .rg ome nto n eg ativ o e di g ran dissim a fo rza. nel n ostro easo :

im p ercio ch e, trattan do si dico sa n ecessaria a salv ezza, della sc:-ronda uvo la dopo il naufrag io , com e la ch iam a it concillo di'fren to ; ~ell' un iro m ez~ lit o ttenere. i1pcrdono dei ~ticomme8S t do po II b attesim o , Gesu Cristo, 0 alm eno gb A J lO csto li av rebbero - dovuto parlarne ch iaratnen te aecio n iuno si

f O § § l ! po tuto ingannare in C6S i I ditan ta im portanza. D el bat-t l D O , della S . Cena abb iam o .assai ch iara } ' is tituz ione e r

U :O .nei tem pi. di G e s u C risto e deg Ji A posto li: o ra, pereh e nOD: parla m at nel N uovo Testam ento della confessione, Ia quale,_ c e o n d o la ch lesa rom an a, c piu necessaria a sarvczu della

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stessa com un ionc? Noi vecfiam o nel nuuvo Testam en to gli

ApostoJi baUezzare, em stessi, e iprimi fedeli ric ev ere la cenadel Signore; perehe non yedialllo m ai ! $ I i Apostoli in routes-sio llan o? Peieb e quei prim i fedeli 111m n on si co nfess lrv alJOfI: .i\JlO6te19 s . Paolo dest:rive minutamenfe nelle sue lettere aTim oteo e a Tito ., .riditi i doveri dei V C SC!O vi,ei preti, del dia-l81ii; J l l l e r d l l l fra "~9ti dcweri .011 v i e «luello di a~ltare

Je confess_i dei fedeli, e di assoh -erli? S I Pietro, S. Paolo& tiJHi gli aIm AJlOiIC6li porIano di tutti idoven .dei fedeH; per-che non parlal'lO del' dcJwre· di man if es ta re i J e l f O peMlti ad unp r e t e 50 vogiiOJlO esscre salvati't -II sofo S. Giacomo cap. v. 16parla <Ii ana certa m afcssione; rna p a m della, eonfessione m edob bia JllO 'fam sramb ie vo lrn en te d ei lIoseti Iortr quand 'o s raD )in quest ione con qnalehe Cr.atello, non gia della confessioaeehe de[)ha fars i ad un prete. o ra so ' la ronhsione fosse un 88-

eramentol s e (osse_ MeesSaTia r ome dire lil thieIa NmHlla~

at potrel)be sn ppo nre eh e l ie Gest i c r i s t o , . n e g li A poSto ti neavessero ' parlato f Questo arg omento n eg ativ e e per m e c osl fo r-te , che m ancando anche ogni altro argom ento basterebbe amm ostrare la con fessiooe non essere necessaria a s alv ez z a. Maabb iam o anche argom enti positiv i ~e q~ een siston o n ei C aU i.nelle parabolc, e negl' in segnam cnti. ' .

I fatti. G esll C rista rim essc a m olti ipce ca ti s en z a a se olta reIe Ioro con~sioifi , e s en za mal'ld arJ i a o on fe ssare-lta!fli Apostbli .II paJ'alitico' ottetme Ib ref Ili ss iooe de i' peMltf da Gl!sil ( 'AI(();solo per la f e d e s en za f are Cflfti! !lS ioned is ortlJ a l(ftJQa!(Marro

ii.5.): J a ' dMiRa peccatrir.e f Lnt •• ii. 41--50; ) otten~.· Gest'JC r i s t - o - scnm rot'i fessione ale 'nl ll l 13 remilsioRc -dei suoi moJt ipeceati ~ e Ges-u tfire in quena omasiOm che non fa ~ione,ma la C e d e , e I' am ore satr.l1'(JOO !JUclla dO"",1. Jilttheo k«e t......r altm me f a oon fe ss ioM! df soe colpe p « r otten ere it pmfono;rece am i la Sn3 apologia ('toe xi!:.) ed ' oietune it perOOno «eisuoi peccatf da]' Rooentbre . perebl'! credeya in lui; PieCr.& ~nlaeonf 'ess ioneot!enne it ~~o del' soo r§"Ilvissimo poocatO I':Oft

un so l) sgnardo del S i'g rto re ( L uc. nil. 6f.) Poole ir -peIMlU-

tore o tten ne Ta rem is sio ne ~i 8uoi~i Sl!nlla,1a dlJbtessi.ne:e se fu mMldato d al tt,iscepolo Anan ia! ( F atti' ix :. ). CD fi J pereMricuperasse la visW . Un solo fat to ci si cUi. de}- n:8O'ro Testa.:..menlo nel' ouale'sia stata ordinata fa conCessione auri t1O~eom e co ndizion e n~ssaria ad GUenere it perdone dt!i peetatie 1 1 0 1 ci darcnw. p~ v.inti.. .

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23Ma, el si potra dire, Gesu C risto non era obb ligato soC toporre

a ro ndizio ne alC un a il perdono che arco rdava e g J . i stesso: el'eI'O, noi riSJlOlidiamo; JIta perchC non tro v ja~() . tin so l faUo diperdono acrorda tO da Gesu Cris to a ch i non «fen la fede 1 Daleh e ro ~ludi.tDG cA e sirrom e neppsre Gt'sU Cris to , ha- volutoperdeoal'e ipetc:ati It chi ' non aveva I i i fede, n e sirgae, la (ede

esscre una c on diz io oe R C C e s s a r i a al perdono d e' p eee ati: d un qu enOll l rmandos i neppure un fo tto nel quale si s ia da G esu. C ris toricerea4a , 1 8 confess iMe d e i peecati perdare iI r ;mono , ne con-e ludiamo, Ia e6lftfession e non essere una e tIDdniOBe nooessariaper ol&cnllre il perdono.

L e parabOle del V an lJ l!lo m en tre so no I'in segn am ento il pilis t thHme, MlOO ItdIIhe I'insc'gllalllen«() il pin esatto. E sse eran opronumiate dai' Redentore per spiegare le M le ' sublimi dot-trilie; onde e s s e m at 1R8ncano di ch iarezza. Se v i sarannodunque paraho le neUe quaH si sp.i la ' s& bljm e do ttrin a

dena rem issione dirt pemati, est faccia Ia eon fe ss io n e Cana a lprete, 'eeR! t 'ut ta ' rag ione no i m rem o questa' eo nfeesio ne n onmete stii1lata G a . G e s o trist. eosa Rt! ('.Cssaria .e pcre iO e s c ! 1 usaalme no l!O J IIero sa iflutile; Sia prim a Ia parabo la del Pubb li--eano : (Luc. xT iii.) il pubb l;r.ano in fundo aJ tempio umiliato.,non innanz i ad un prete, m a innanm a Dio « Iibatteva iTpeUO Modo; : ff Did Iii jJfiltafD inverso di me peccato re ~ »e q uelt p ub blicarro fu @ 'jiustifb to . D un que la fede, l'um iltlt.iJ pClIlillll!i!tti-, I a . oo.ftssiO lle a. D io, lIO n gi* aW uomo, sono I.,

I M I C t S i I f a Il ic ,e onc fiz ion i a l perdOft& dei perorti, nOll gia Ia eon-feaione;· 'J I. c i t p < i xv . di S. Lnea e destiaaro illfttamentt ad iosegruint

Ia mtere ss lD ltis siln a doC trin a tf el'p emono ' dei peeesti. Due p a w

rahoJe I IJIptJrfa GesU. 'Criilto p e r spiegare' toJla maggiore pes -smilt chiai'en& qUesta. dilttrilla: la prim a e Ja pa rah81adel lapecora murttrita; n eMai qaaJe sf de!!&ift i[peeeato re ehe : p i . .f .oIIDlt aW o tic;, daR .' tlJD 3Je'parallela trae questa ~:(( ' £eI rl f; diao ,yi sm't. lIt.1e~za' appe: gt iaJlf ll !I i iii DiO· pet1rtJ, tfJ'bforll p elIilerm l. '» B pen t.ime rtt~ d imque' the 'D380t

daHa'f .ne;nonla eGnf'e ss iene aW uomo,e fa oond iz idnepostadll'flesti Cristo, pet' ottenere iI jJ erd on o d el peeeato.. L"altn.p*aOOta e ,q ueJ ia d ei·fig t.io d isro li:i. n ella Ifu ale piil chi......mente. dltsc!ri'te- it Rlldentore 'q 'Oelto; cht!1ebba t.tre Il ~tore J i e I ! ottf'llere il . suo perdo no , e- nep;lrre qut, si faimottIJdi conC essione all' uom o, m a solo diC Ollfessione a Dio desi..

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2(;

gnato in quel padre ('os, m iscrico rdio so . N o n 3 vcn do du nq ueparlato di confess ione all' uom o quando avrebbe dovuto ne-eessariamente parlame se fo sse stata 0 necessaria . 0 u tile ; p ortaneeessariamente l'eselusione di questa co nd iz ion e.

M a con m agg io r ch iarezza la esclude asso lutam en te nellasua doUrin a. N ella o raz ione che ei ha in segnato a rare 10

stesso S igno r G CSll C ris to (M att. v i. 'e Luc, xi.) ci diced.p reg are c osl.: « e rim ettiei i no stri deb iti com e no i aneo ra IIrim ettiam o ai nostri deb ito ri: » elm dunque Ie coodizion iehe c 'in segna necessarie ad o tten e re ilperdono ; la fede, percui cred iam o che D io po ssa, e voglia perdonarci; la earita ,per I.quale no i perdon iam o a ch iunque ci ab bia o tfeso . D i-faUi dopo I'orazione , prosiegue ad amm a estrarci cos\: « sevoi rim elterete ag li uom in i i lo r faU i, it v ostro P ad re c etesterim ettera anco ra a vo i ivostri . » Dov ' e qui 1.1 c o n C e s s i o n ead un prete? Se la con fessione ad un prete Fosse neressann

av rebbe detto : se vo i perdonerete ai vostri fratelli, e eonfes-serete ad , un prete iv ostri peccati, n e otterrete il p tl'd on o.

D im ostrerem o in appresso quali condiz ion i preeise abb iaposte it S igno r G esu C ris to alia rem iss ione dei .peeeati: 'pero ra ci basti o sserv are che da questa condiz ion i e attalto es-elusa la co nfess ion e al prete, .. .

Prim a di salire al c ielo , n ell' u lthno d isco rso che Ieee GesUagH Ap osto li, p arlo loro d eU 'in teressan tiss im a doUrin a dellarem iss ion e dei peccati, co m e era in seg nata nelle S critture dall.

qllali non vo tle m ai allon tanars i. A llo ra era il tem po di par"lare della con fess ione com e condizlone necessaria .11 pen: iono:m il m veee parla della rem iss ione dei peCcati .ehe si farebbeper J apn idicaz ione nel suo nom e: eeeo 1e paro le di G esil C ri-s to ripo rtate da S . Luca cap. xxiv . 46 47. « E disse laro:ros\ e scritto , e cos\ conveniva che il C ris to so trerisse. ed alterm giorno risuscitasseda m o rti, e che nel suo N om e sipredieasse pen iten za e rem issio ne dei p eccati fra tu tte Ie genti.»E qui dobb iam o no tare, che non avendo , in questo luagosp ecia lm e nte, p arlato d i co nfess io ne sl dev e in ten dere ' cite I 'ab-

b ia asso lu tam e nte c sc lu sa: im p erc io cc be so no g J i ultimi r icOrdiehe dava it Salvato re ai suo i d iscepo li: non si puo dunquesnpporre che abb ia dim en ticato di parlare d i una cos\ inte-ressan te do ttrin a: parla della rem iss io ne de ' peeeati, e non dellaro nfess ion e; dun qne la eon fessio ne € I eselu sa d alle o on diz io niRStaSari .e per ettesere ilperdono .

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:'!1

N ei cap i ii. c iii. dell' A pocalisse, G esu C ris to rim p'rover"quei setto Pastor], di alcuni lo ro peeca ti, c gl'jnsegna II mododi riceverne la rem issione; o ra qual c q uesto m o do ? l.a con-fessione ? M ai no : m a iI ravvedimento : dunque la confessionec assolutamente csclusa dal Vangelo.

Cos l Ia intendevano anche gli A posto li. S . P ietro F atti x.nella pr ima predica fatta ai g en tili parla del domm a fonda-mentale della rcm iss ione dei peeeati, e ne patla cos\: « EgliIliesu C risto ) ei h a com andato di pred icare al populo , e d it-s tim o niare eh ' eg li c qnello che da D io c sta to e os titu ito G iu -d ice de 'v iv i e de' m orti: a lu i rendone - tes t imonianza tu tti iP ro feti, chech iunque crede in lui riceve rem ission de ' peccatipcr 10 Nom e suo . » S . Pao lo predieando in An tio ch ia (F a ttixiii. ~ annunz ia in questi term in i s, 38. iI domm a della re-missione d ei p ec ;.c ati: «, S iav i dU!lque no~o ,; C ratell~ , che pereostui ] Gesu C ris to ) v ' e an nu nztata rem issio ne del peccab. »

Possib ileche S . P ietro , iI quale ha trattato tan ti pun tid idom ma e. di m orale, che S. Paolo , il quale ha in se gn ato lu ttoquello m e riguarda la relig ione, che ha fino parlato di eoseap parten eD ti alia disciplin a, n on ab bian o parlato di un dom macosi interessante qaale sarebbe q uello della ccnfessione 't

M a tutte queste auto ritit, e i po fra d ire taluno, n on fo rm an oche un a~om en to negativo ; impereioeehe nessuna di esse es-elu de, n ornm atam e nte. Ia confessione, Se aleuno cos\ c i oppo-

nesse, risponderem m o che in talun i casi, eom enel nostro , laCorza dell' arg om e nto n eg ativ o c ta le che equ ivale asso Ju ta-m en te ad un argo m en to po sitiv o.' In seco ndo luOROdiremm oche iln on avere.n e G c s u C ris to , n e gH Apo sto li p arla to di>ronfes6ioDequando dovevano parlarne, e un argomento posit ivoco ntra la con fess io ne. Difatti.r ne Gesu Cris to . n e RH·Apos to l ilasc ian o ale u na d elh i eo nd iz io ni n ec e&S lrie:alla rem issio ned eip t l £ ( ' A l t i r era parlando di tutte le altre, e n o n parlaudodellaconfessioae, ecbiaro che questa: condi1{ione 'v iene'e so lusa. Quandola llibbia ci dice, che in tu tt' ahto- m odo ehe eolia ronh si(}J Ieal .prete , n oi o lten iam o da D io la rem issioD e deipeccatl. escJude

a ss olu tamen le ta le c pn fc ss io n e. Dun qu e non solo Ia B ibb ia none perIa con fe ss ione come si usa nella cbiesa romana , ma e a a . .so lutam en te con trari~ .

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CAP . IV.

L" ckiesa dei primi 6ecoli Ii conn-aria a'la con{cNioneauriculare.

Mol la ch iesa rom an a n on p oten do van tare per se la Paro l a diD io nel suo domm a della eon fes sione, potra almeno vantare per

se I ' uso dell' a ntic a chiesa? A sent ire i suo i teo fog i la confes-sione aueicolare era in uso fino dai tem pi ap!>slo lic i, e poco1BIHl< '4 I ehe n on ab bian o messi i loro confess ionaH Del eeaacolo:rna non e piiI iI t empo d' i inporre con audacia : la s to ria dellach iesa, non Ie eiarle dci teo log i, c i gu idino nella ricerca dellaverita . ,

Due furtis&imi a rgOmen t i ci di1l)OStrlilloche la Ch ie sa ,dl3i pri-m i Jeeoli n on eo no seev a a J .tr a eon fe ss iono che nue lla si usa, an -

('h uai n 08tri tem p i p r e s s o iI'ro tes tan ti, c om e ab biamo d otto netim o . ctIp ito to di questo sag~o .1I prim o argom en to 10 d,8UnMa-mo .dai fR lti; il seeo ndo dalla tes tim o nianza dei cos} .detti padrdella ch iesa. In com in ciam o dai falli

Eg I1 ~ UD' fa tk ,. in eo rrte sta bfle , c he n iu nu d ei s an ti p lk tlli in co -m inc iando da C lem en te B om cm o fino a ' B em am odi C hin3val-le, si. sono m ai ro nfessati, neppure 81 pnn to della 10f() W l'6rte :, C

seh hrrte afeun i di lo ro , rom e C ip rian o, I'd Agos t ino , s t e n e ) mort ieo illi seom un iea del papa, neppure al pun ts d i m o llte h .1In eer-

eato un prete per' con ft'ssars i, e riceverll I' assfflUGli{)1it'~, E ",11\o sse"iam o III ron trad iz ione, e la v arill2 io ne dena thiesll tOIilIl-m8 nef suo l domm i: ai nostri tem pi coWsl6J io· oon sohm w nteilo n aV l'eb bero p otn to essere c an on iz zati, rn a n ep p"~ ' ;M-I'b&ropotulo 111'~ e f.C le sia st1 ease po ltu ra , p erc he mo r ti v ()I& I'Ita ria -m en te s en1 J3ronfes sioDe ; eppu re per !fuei Illmpi Ill'al1O'$Int~ m anon so lo san ti. ben sl padri, e dolton de lla cb ie$! I.Mil ch i, ei as-s leura. m i 8 i dim, cite quei san ti padri s teno 1 I I 0 J 1 l i sen tlt een -fessarsi? L a sto ria rispendo . . '. . • •..

UIi3 OSIIeTvazione l t U . - storja ci p ersm ld era ali ev ld en '1.a d i( JUes ta ve rltA . Da l IV. roncilio di Laterano in po i, in tuUe Ie 'v ite dei san ti troverete ripetuto fino aHa nausea. I' u so dellaron fess ione aurico lare; si v edra ch ' ess i, speeialm en te v icin i amo rire , si c on fessav an o o gn l g io rn o, ed anehe p iu vo lte al g io r-no : m en tre nelle v ite dei san ti avan ti iI detto conciIio non si

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29nom ina m ai la eon fess ione. A priam o Ie eeleb ri v it .. dei san tip ad ri d el d eserto . S. Pao lo prim o erem ita resto nel deserto percirca novan t' ann i senza vedere nessuno , prim a di m orire v ideS. A ntonio . rna non si con fessO da lui. sl pere~ la storia non I"dice sl perche S. A nton io era laico ; dunquo pfrn IW an t' ann i

-non 'si con fesso m ai, e m orl s en za co nfe ss io ne. Ma ria E giz iaeacelebre peeea trie e, ando al deserte sen za co nlC ssarsi, v isse mo ltianni senza v ed ere a nima v iv en te: v iein n a Illo rire dice la sto ria,Dio Ie m an do 8. Zo simo p re te - p e r darle la comunione; la co-munico sen za c on fessarla; d un que an ch 'essa fu san ta senza con-fessare isno i g randiss im i peecati m en tre av rebbe po tuto farlo .Cosl , per non dilungarm i. d i n iuno di Ifueg li erem iti s i leggeche siasi m ai con fessato : dunque allo ra non era aneora in usola contessione,

Pon zio D ia co no seriv e 1 3 v ita eli S . C ipriano Vescovo di C ar-

tag ine colla m agg io re possib ilr esattezza ; nulla laseia di quelloeh e faeesse, c he d ic esse, 0 c he p en sa sse iIStlO eroe: eppure nar-rando tutte Ie di lu i o ccn paz iun i episcopali, mai dice che atten-desse ad asco ltare Ie con fession i deifedeli. S . C ipri'ID o m o rl nel-la scom un iea ehe aveva ricevuto da papa Stefano ; era dunquen eeessario ch e per salv arsi, seco ndo i prin cip! della eh iesa rom a-na, si fo sse c on fessato , ed av esse ricevuta I' assolnzione; e se citiav esse fatto C iprian o, iI suo sto rioo non avrebbe m aneato dinarrarcelo ; m a neppnre una paro la ci dice Ponzio D iacono ehealluda anehe da lon tano alia confessione di C ipriano : dunqueC ipriano , ne m ai ascolto Ie altru i eon fession l, nc m ai egli stessos i· confes sO a l p re te .

Gregorio di N i~ sa seriv e ro lla m a gg io re p ossih ile esattezza la,-ita di S . G rego rio V eseovo di Neoces1rcB, deserive Ie piiI m i-nute aZiO llid i lu i; e non m ai vediam o eodesto Vescovo intentoad aseo ltare le altru i con fesslon i, ne a fare la propri« ad unpre-te, neppure in pun lo di m orte, -

G reg orio di Nazianzo o sserva il m edrsim o ·silen zio tessen dola b io gra fia d ei V esc ov i A ta nasio , e B asilio . Pao lino V esco vo di

Nola , osserva 10 s te ss o s ilenz io nella V ita del suo m aestro S .A mbrog io . Severo Sulpiz io sto rico di S . M artino di Tour nep-pure nom ina la con fessione, m en tre descrive le pin minuteaz io ni del suo ero e. Palladia I'Teo do reto sc ritto ri d eg ni 4i tuttafedI', nella v ita diS . G iovann i C risostom o, non so lo non dleonoehe iI lo ro eroe non si con fessava, ne asco ltava Ie eon fession i al-tru i, m a ripo rtano inveee le rag ion i che adduceva il C riso -

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stom o: cen tro la coniessione al prete , che allo ra incom ineiavaau in trodo rsi, com e vedrem o. Po .ssid io serivcndo la v ita di S .A gostino osserva il m cdesim o silcnzio ; e cosl po trem m o m ol-tip lieare all' in fln ito Ie citaz ion i per dim ostrare con qucstifaU i ~e n iuno dei padri dei primi seeoli della ch iesa ha asco l-tato le . altrui eon fession i, ne fatta la propria. Pere no i sfld ia-mo ipreti della chiesa romana a citarci un solo. Iatto ehe cidim ostri uno . diquei cosldetti primi Padri della chiesa, itquale abb ia aseo ltato le altru i con fession i, 0 egJ i stesso si siaoonCessa to .

Passiam o ora al secondo argom en to che riguarda Ia testi-monianza che rcndono questi Padri della dottrina della chie sadel lo ro tem pi in to rnoalla eon fessione al prete,Tertulliano nel lihro della pcnitenza al cap. x, definiscc. la

con fe ss io n e n elto stessomodo come la def in is co n o i p ro te sta nti,

e la do ttrina diquesto padre in tom o alIa confessione non di-vcrsifica pun to dalla noslra do ttrina: (( l a eonfcssione dc, ipee-cati, dice Tertulliano , e quella colla quale co nfc ss iamo il no-stro peccato al S igno r nostro , non com e a colui ehe non 10.conosee, ma in quan to ch e questa con fessions dispone alIa so -

disfazione; da questa confess ione nasce iI pentimento. e col'pentimento D io si place, » (1) DUDO"l le ,ccondo Tcrtulliano,la s ola con fe ss io n e dei propri peccati a D io , e necessaria alcristian o per o ttcnrm e it perdono : dunque T ertallianc esclu-de la eonfcssione al pretc, .

S. Ambrog io nel lib. x, Sill Vangelo di S. Luea parla dellapcnitcnza di S . Pietro rscludcndo la con fcssione del s uo .pee -cato : (( Pietro , cg li dice si pentl, e p ian se ; impcrciocche pceeocom e uom o : Non trovo scritto ch ' eg li d ieesse alcuna cosa;lrovo che pianse; leggo Ie di lui lacrim e, non la sua sodi-sfazion! ' . l) (2) S. Am bro .g io . dunque pensava che il so lo pen ti-m ente scnza la confe ss ione , fosse suf flc ien te ad ouenere il fer-dono . dei pcccati. ,

. (t Ezomologesis est, quae df'licttlm Domino ROstro io",,"~f1t,ljr, non quidem ul ignaro, Bcd quatelltu latil/a'CIi"cOfi/esBione d;sponilur, con/nsiane pOI'nite,.tia noscitur'.pOf'n;'elltia Deus mitiqatur, Tel tull. de 1'oen. rap. x,

(2) Petrus doluit, et /lel'it, quia erravittl' lIomo. Non j,,-

vrn~o qll~d dieerit, invcnio quid /levrrit: lacrimas ejul leg".latllfacllonem non leqo; ,\,"1> r". I i I > lI.. iu Luc,

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Un so lo falto abb iam o nell' an tica ch ieS 'll cqe provi I' 1150

della conCessione al prete: m a questo fatto in luogo di pro -Y are qualehe cosa in favore della confessione della ch iesa ro -m ana, prova anzi tutto it con tra r io . Eeeo iI fatto com e (, ri-portato dai pill eelebri sto rici E cclesiastid S ocrate (f). Sozo -meno (2). e N icefo ro C alisto (3). Euseb io non parln R1ai di

eonfessione, perche al suo tem po non era ancora in trodo tta.N elle g randi citta, per lusso relig iose, si era incom incin toad in trodurre I' uso ehe v i fossc nella eh icsa un prete desti-nato ad aseo ltare le confession i dei fedeli. Poco dopo I ' intro-duaione di sim ile abuso , iI prete C u scaccia to , e ab olita q uel-II .c onCes sio n e: ed eeeo com e eio accadde: riportercm o le pa-ro le stesse di Socrate in italiano •.. « Nella s t e s s o temp o (In no 383) piacque abo lire i preti delleeh iese, eh e presiedevano alia pen itenza;e eiO per la seguen te ra-gione. Dopoche i NOY8z ian i si erano separati daUa chiesa per

non vo ler eem unicare con quelli che nella p ersecuzio ne di Dccioarerano apo statato , da q uel tem po i V escov iag giun scro a11 'alOOeccle s ia s tico un prete penitenziere, affln ch e co lo ro che avevauopcccato dopo iIbat tesimo eonfessassero i lo ro peceati innanzi alprete a c io stabilito. La qualeistituz ione anche ora si mant ienepressale a Itre s ette . I soli HII1110Iuiani (4). ed i.N o vazian i, ch el·convengono nella fede di quelli, han rigettato il prete penitcn-ziere. A ilz i i N ov azian i n eppure da prin cipio v ollcro amme ttcreq uesta.ag giun ta, lla g li H omo n sian i, iq oa Ito ra te ngono Ie e hie se ,

av en do pt;r aleu n tcmp oco nserv ata q uesta istilu zio ne. fin alm en teai tem pi di N ettario Vesoovo I' ah rogarono a cag ione di un certod clitto eommesso n ella ch iesa. » Qui siegue Socrate a fare nar-raz io ne d el delitto eh e fu cag io neal decreto di ab ro gazio nedellaco nfessio ne: il d elitto fu iIsegueute. .

Una nob ile signora di C ostan tinopo li si confessO di aver m al-fatto oon .un certo d iacono di quella eh iesa : iI fauo , detto in si-gm o di confessione, si divulgO tosto ; il D iacono fu seaceiatc ; \\popolo si so Ilev '; con tro ilclero com e corruUore di oneste m.a-

It)H. F. Iir. "'. =r- f9.

. 2 ) H ., F. t!h.~:~i.ap. If'. .•.. ~ H. E. lib 11' .. rare 28. .(~) Erano ehiamat] Humou,;a"i. 0 cnhsllalanz'aU.li ·quelli ,~e

" . ' · . 1 1 0 accellnta I. definizione del coneili, Niceno iOLtl',OO allalh-

.,inila del SiSuor GetU CristD.

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trone, A tlora un tal prete per nom e Eudem one per5uase n"t'e-SCOY,(J N t'uaria ad aboH re il pretepenitenziere, e stab ilire che eia-seuno secon do la pro pria coseienza si aocos ta sse a lI a COI Ilun ione.

II faIW e pcr se abbastanza chiaro per dim Qlltrare I' o rig iaedella co nfessio lle, e com e fusse ao olita J ll'reh e n on stim ata n eees-saria: tuttay·ia non sara inutile fare 9U questo faUo aleune ri-

Oession i. .In primo luo~ la vem a del fatto narrate egualmente da tre

gravissimi sterici e tale ehe la stessa chiesa rem ana non ha roaiardito n eg arlo : IIb biarno dunque in questa controversia il van-taggio che la ehiesa rom ana non potra negarci leeonsegnenee,a m eno ehe non discendano dal fattoohc e fuori di questione. IIpubblico dunque giudich i della nostra tog ica.

Prim a consegnenza: la conft'ssione'nonobbligavatutti i peeea-to ri. Uno solo era il prete dPS tin ato ad aso oltare Ie confessioni:

o ra ch i pliO mat pensare che un solo ,confessore fosse bastato ael'aseo ltare Ie eo nfessio ni d i tu tta I'immensa cilta d i C osb ntin op oli1Dunque si andava da lui nei so li casi straonlinari, e v i andavascltanto ch i v olev a. Questo Pt"fte n on asco ltav a Ie co nfessio ni senon ehe nella ch iesa: ora bisogna rineltere che a quei tewpi lach iesa era aperta nel so lo tem po dei div in i offIC i: allora nelleeh iesc non si facevano Ie v isite al sacram ento,non vi erano D emadonne, n C san ti, ne reliquie da adorare-; non vi et'1fIO tridui,non novene, non . m esse private. rna sl andava alia ch iesa 8010

nei g iom i e nelle ore delle pubbliche adunanze; quindi pin

ehe m ai si restringe il tem po co ncesso al penitenziere per as-eoltare Ie confession i; e pill che lIIai e dimoatrata 18 impos-sib ilita di ascoJ tare Ie ronfessiO Ri IIi tutti i cristian i di una

JIOpOlosiss imacittll. Dunque la cont't-;gsioneera tibera e non oil-bligatoria, .

Sec onda eon se guen za: dal fatto in disoorso risnlta la eon-fessione non essere n e d'istitum ne div ina, f t e d'istituzioneA posto lica: im pereioeehe, dice Soct-ate, cbe fa istituita neltempo, ed all' octaSione dei N ovllz ian i; lila iN ovazian i lioncom parvero ehe : dopo la m eta del terzo sero lo : dunqueper due secoli e m ezzo tutti i cris tian i m crieono . sensa Con-fessione: dunque non fu necessaria a salvczza: dunque la in-fallibile de6nizione del coneilio di Trente. m e la ooofessioneaurieolars s ia n ec es sa ria a salvena, e ralsa.

Daile quali due prim e conseguenze, e daUa m aniera di ls-prim ersi di Socrate, sem hra potessi ch iaram ente dedurre cite

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h eon fess ione fosse is tituit ape l' il solo peeeato di apostasia.Inrpereiocchc abbiamo gin osservato, che un solo confessorein una grandissima citta non potcva servire che per un qual-che particolare peccato nonmolto comune. Ahbiamo osservatoche fu istituita nel tempo della qnestione rril Iacbiesa 'grande,cd i Novaziani; perche questi non volevano C<lmunicare con·eeloro ehc: avcvano apQStatalo ncll~ persecueionc: sembra dun-

que che la .grande chiesa per modo di concilillziooe aggiun-gesse laeonfessione per il pcccato diapostasia, Conft~rmltque-sta eongettnrn I'espressione di Socrate, il lfnale dimclle fulstitnita la eonfessione per i {"psi (caduti) dopoil 101'0 bat-tesi-no : ora la parola lapsi sebhcne generica, in allora .nonsi~nilic<'va che la caduta nell' apestasla ; dunquo qllella con-fessione era per i soli apostati,Quarta conseguenza: ei dice Soerale' che alsuo tempo,

(nel quinto secelo ) la ronfessione si conservava solo presso glieretici: dunque 'nel quinto secolo la eonfessione era un segno .

di eresia: e se tale era allora come poi c divemrta scgno diVCTO crlstianeslmo't come sono divenuti poscia eretici quelliche nonriconoscono ~a confessione al prete rome necessariaa salvezza? Ma di queste metamorfosi Ia ehiesa romana epiena : quasi tutle Ie dottrine da lei aggiunte al Vangelo sonostate inventate dagJi eretiei, e impugnate dai padri.Quinta eonseguensa: Socrate ei dice che ta dottrina della

confessione e una dottrina agginnta : N.lm N.H"aliani, ne in'i-till quidem. supplementu1/! hoc admiserunt. Dnnque Ia dot-trina della confessione non e dottrina della Bibhia, non e dot-

trina.degliApostoli, non e dottrina dei.primi seeoli della ehie-sa, rna una aggiunta fatta dopo: dunque non e ne di divina,n e di aposlolicaistituiione: dunque non e necessaria a sal-vezza.8esta' consegnenza: la confessione fu abolita sul fin ire del

quarto secolo per I'autorita di N(!ttario Yescoro di Costanti-nopoli: dunque era creduta una cosa indifferente, Quella chiesache in quei tempi aveva fatti tanti concili pel' sapere se do-vcvano 0 no ammettcre alia comunione ilapsi (gli apostati );

per sapere in qual giomo dovesse eelebrarsi la Pasqua; se sidevessero 0 no ribattezzare gli eretici; non ne avrebbe fa'tto.uno per sapere se si dovesse abolire Ia confessione sc non .I' avessecreduta una cosa total mente indifferente, e che nonmeritasse I.pena di essere discussa in cencilio t Se vi .fossc '

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~n.tato if menorno duD rJ io info rno aDa sua necessits , un V(-sc ov o av reb be potuto cosl abo liria scnza inco rrcrc la censuradcicolleghi? E j) papa il quale scomunieava S. C iprian o per-eM so sten cv a essere n eeessario d i riflllttez zare g li eretici, av reb -he taciu to quando Ncttario di proprio m oto abo liva la con -Cessione?

Seltirna eonseguenza r la ragione per cui fu abo lita la eonfes-s lone fu un abuso di un confesso re : rna questa rag ione non sa-reb be st.ta su fflc ien te s o s i fo ss e ered uta la c onCes siu nen ec es sarianon so lo , rna alm eno utile : bastava rim uovere dall' IIm ci!)quel prete, e mctterne un altro in 5110 luogo, I: asere dunqueper quesla rag ione abolitala eonfessione, dimostra che nessunoallora pensava che fosse d' istitu zio ne d iv in a; m e fosse ne-rcssaria a salvczza; chc foss!' utile aj ftelcH.

Ottnya' rons~u~n~a: 1.1.rh ies.~ in tera, Ieee ec? al decrcto drNelt.1rlo, e tutti IVeseovi abohrono la eonfessione. ad esem-pio di lu i: dunque la ehiesa in tera era persuasa la corifessionc

auricolare non so lo non essere d 'islituzione div ina , rna noncssere nc necessaria , ne utile. Ed ecc o in q uesta faU o,arnm eS 8()nnche dalln ch iosa rom an .., d im o strato q uale fo ss e .la dottrina.Iella eh icsa fino a tutto it qoarto secoIo inC orno la D e < ' C s s i t i rdella con fe ss io n e anricolare.

Apre il quinto seeole dclla ehicsa G io van nidetto il Crisostomo,santo e do tto re della ch iesa rom ana, sebbene nemieo d ich ia ra todella confessione aurfoolare: aleuni passi di quesCo do tto re cip ersu ad eran no d ella su a d ottrin a, laq uale d ev e co nsid erarsi com e1.1dottrin a d ella ehiesa c atro lic a d i quel tem po, essendo i1 Cri-sostom o san to , do tto re, e padre della ch iesa, rixlnosciuto e-

venera to per tale dalla stessa ch iesa rom ana.N ell' om elia 21. al popo lo di An tioch ia parla i1 Crisos tomo

della rem issione dei peecati eseludendo asso lutam en te la COD -

felsione: ecco le su e p aro le. « Non so lo c eosa arnmirabilcche Iddio ci rimctta ipeeeati~m a ch' cgli ce li rimetta sen-zn oh blig arci a riv elarh ; r n a ci o bb Jig a so Ilan to a ro ndere ra -g ione a lui stesso , e con fessarsi a lu i .•.. Eg li m en tre ri-m ette i peceati non costrin~ a m an ifestarli ad alcunorm a

UItO soli) COM esige, che colui doe; Il quale e fatto partecipedJI lIencflzif>'della remissione, comprenda fa grandezza deldono . Ceme dunque· non si dona dire nn assurdo, ehe men-Ire eolui che ei fa tal bene fic io s i eontentadel so lo tes timon iodella nostra cOSfwnza ; noi in scce cerch iame come p er o sten -

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sstazlone altri testimoni" »'Si puo parlare COD chiarezza mag-giore contro 1a confessione aurtoolare? " , .Ma SI: che it Crisostomo parla anche con maggior chia-

rezza per non lasciare il menomo dubbio Intomo alia suadoUrina opposta interamente atla eeutessiene aurioolare: nell'omelia 30. che e la quinta sulla natura incomprensibile di

Dio parla COSI:« per la qual cosa io vi esorto e vi prcgo: con-fessatevl. spesso, e con assiduitA, rna a Dio. 10 non ti conducoinnanzi alla moltitudine dei tuoi confratelli; non ti rostringoa manifestare agli uomini itnoi peeeati, Spiega la tua coscienzainnanzi a Dio, e It lui mostra Ie too piaghe, II lui domandala medicina. Palcsati a' lui ch~ non sgrida, ma medica; seb-bene tu tacerai, egli conoscers ogni rosa: manifl~stati dunqneper 10 tuo lucre: manifestati a lui, arcio deposto iI fardello ,te ne ritorni di 1;\ puro ed immune, e sii Iiberato dalla in-tollerahile pubblieasione dell' ultimo giorno. » E questa la

eonfessione auricolare della chiesa romana, e non piuttosto laconfessione che si lisa dai protestanti"Ma andiamo ancora innanzi nella interessante dottrina del

Crisostomo intorno alIa eonfessione, Nell' omelia 9. della JlI'-nitenza, oommentando iI passe di David salm. 51. « io hopeeeato contro a te solo: » dice COSI:(( a Dio solo dunque ma-nifesta il tno peeeato, e quello ti s a r a perdonato. » E nellaomelia seconda del salmo 51. ( nella Vulgata 50. ) ove dice:(( Manifesta i tuoi peCf3ti affinehe ti sieno caneellati, !fa chr?ti ve~ni forse di dire chc peC('asti" Dillo ogn i giorDo nella

tua orazione, 10 non ti dieo che Ii abbia a manifestare ad lintuo conlratello il quale ti sgriderebbe: manifrstali a Dio eheli perdona.» Non· so se si possa parlare phI chiaro per c-scludere assolutamentc la confessione al prete,Nella quarta omelia sopra Lazaro rimprovera coloro chc non

facevano la Ioro 'eonfessione a Dio, e si appoggia sulla ragio-neche ipeeeat i non si devono 'dire ad un uomo rna 501a-mente a Dio: « e perehe dunque, sono lesue parole, ti vrr-gogni, ed arrossisci di dire i tuoi peeesti ? Forse chc Ii .dieiad un uomo che te ne rimprovera" impertiorchi! non ti ron-

frs5i ad un too confratello che possa pubblicarli ; rna a eoluir l i C ' C D i o , ed it qnale' ha cnra di te, che c misericordloso ,che e medico; a colui tu mostra le tue piaghe, ))Ne!}a omelia .58 dice: « ( Dio solo ti vegga quando ti con-

r.ssi;' Dio il quale non rimprovera , ma rirrctte i I1l'fcati

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ehe a lui si confcssano. » . Nella omelia .68. dice: « peccasli?Ehbene di a Dio: ho peecato, Quale fatica e questa? E forserosa lunga, cosa penosa? Quale diffico!lit pronunciare questaparo la , ho peccalo? • . . • • • Peceast i r Ebbcne entra nellaehiesa, di a Dio ho peccato: non aItro se non questa solacosail > esigo da te, », .Ma pitt chiaramcnte esclude ogni idea di confessione alprete nella omelia 28. sulla prima leltera di S. Paolo ai Co-rinti, ove scioglie. I' obiczionc che gJi si poteva fare dai par-titanti della confessione ; ohiezione tratta dalv. 28. del cap ..undccimo di quella lettera ; obiezione che con tanto strepitorisuona oggi nella bocca dei teologi romani: « or, provi I'uo-mo se stesso, e cosl mangi di questo pane, e bea di questocalice. » Le quali parole sono cosl spiegate dal Crisostomo.( Percle, dice, provi I' uomo se stcsso: non ordino ehe I'unoprovasse I' altro, ma che ciascuno provasse se stesso, facendo

segreto e non gia pubblieo giudizio; e si provasse senza al-cun testimonio. » Si poteva con ehiarezza maggiore escluderclaconfessione al prete ?Un altro solo passo del Crisostomo, e chiuderemo questo

capitolo, non gilt per mancanza di altre testimonianze, maper non dilungarci soverchiarnente: Nella omelia 31. sullaIettera di S. Paoloagli Ebrei dice cosl: (( io non ti dico chetu porti come in pompa i tuoi peecati al pubhlico ; ne chevada ad aecusarli ad altrui: rna li consiglio di obbcdire al -Profeta che dice, rivela al Signore la tua via: confessali pres-

so al tuo Dio, confessali al tuo giudice, pregando se non collalingua, colla memoria almeno, e cosl otterrai misericordia. »Dalla testimonianza del Crisostomo, e degli aItri antichi

pndri contro la confessione auricolare, potrcmmo trarre linevidente argomento delle conlradizioni della ehiesa Romana,quando vuol far credere la confessione auricolare essere pro-vata dalla tradizione del padri. Ipadri dei primi secoli nonsolo non hanno favorito il domma della cenfessione.. romeI' insegnano i concili Lateranenso e Tridentino , rna si sonoassolutamente opposti a talc innevaeiene;Non vogliarno dissimulare che la chiesa romana adduce'

molti pnssaggi di padri in favore della sua confessione. Cirenderemmo IU';1ghi di troppo se si volessero tutti chiamaread esame per dlrnostrare Ia mala fededi Roma: solo osservia-mo, che nei primi seeoli della chiesa era in uso la confessioee

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come si usa ·oggi nelle ehiese protestanti, secondo ehe abbia-mo detto al cap. i, di questo saggio : i padri di mano in rna-no che vedevano raffreddare il fervo re dei cristiani, raccoman-davano fortemente quelle cose speeialmente, che credevano pinatte a risvegliare il fervore ; fra Ie quali non ha l'ultimo luo-go la confessione. Quando dunque alenno dei padri raccoman-

d.a la confessionc dei peccati, si dove intendere della confes-sione secondo la Parola di Dio, come la spiegava it Crisostomo.

CAP. V.

La con{essionc auricolare e opposta alia sana ragione.

II cristiano dcve essere pronto a rendere ragione dellaspe-ranza che e in lui, ed a rispondere a chiunque gliene dimanda(I. di S. Pietro iii. 15.) tale e la religione di (iesu Cristo:se la sublimitit dei misteri che ci rivelano la natura divina etale che superi i Iimiti del nostro intendimento, non e perotale che sia in opposizlone coi r1ettami della sana ragiona,Ma se si dovesse ammettere iI domma della confessione auri-colare per la remissione dei peceati, questo non solo sarebbein opposizione alia Parol a di Dio, ed all' uso della chiesa apo-stolica, rna sarebbe in -opposizionc ai dettarni della sana ra-gione. La ragione aiiltata I' sostenuta dana rivelazione, deveaiutarci nelle ricerche dommatiehe. Applichiamo questo prin-

cipio al domma della' confession!'. 'Supponondo; come vuole la chiesa romana, ehe il SignorGcsit Cristo ahbia conferita a~1i Apostoli la Caeolla di rimet-tere i peeeati mediante la eonfessione in forza delle parole delcap. xx. dell' evangelo di S. Giovanni sopracitate; ecco inqnalo alternativa si trova la chiesa di Roma: bisogna cheammetta, 0 ehe Gesit Cristo e stato mandate nel mondo daJPadre per ascoltare Ie confeSsioni; 0 bisogna che dica, in queUeparole « a cui voi avrete rimessi i peccati 1 : < ' . » non conte-nersi per gliApostoli la (acolta Ii i assolvere i peccati confes-

sati. II discorso di Gesit Cristo deve essere vero per intiero:ora egli immediatamente avanti Ie parole « a cui VOl avreterimessi i peceati cc. » dice « come il padre ro' ha mandato,,cos} vi mando, io: » rna it Padre non mando Gesu per ascot-Yare Ie confession! cd assolvere cosi i peccatori ; bensl per sal:tarli con la sua morte. Ora Cristo nel dare la missione ai

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!I!llIi dlseepoli non gli amino che essi morissero per salvare.gli altri, rna che annunziassero loro la salute per grazia, permezzo della pretlieazione evangelica: dicendo dunque ai di-scepoli « come il Padre m' ha mandate, io mando voi » escludeaffatto da essi la potest~ di assolvere i peeciti per la confes-sione, ed esclude dai eristiani 'I' obbligo di confessarli al prete,

!\fa la sorte di chi vuole imporre ad aItri una falsa dot-Irina, c quella di cadcre nelle piiI assurde eontradizioni : eosie avvonuto alla chicsa romana per tutti i dommi aggiuntialia Bihhia, ed .anche per la eonfcssione, La chiesa rnmanastabilisce la confessionc come sacramento: rna non si rammentaeh'rssa stessa ha deflnito il sacramento essere « un segne vi-sihilc della wazia invisihile. istituito da GesiI Cristo per lanostra giustilicazione. » Ii) Ma la confessione non c segnovisibile della grazia di Dio: vediamolo. La confessione inquantoi· sacramento. secondo i1 concilio di Trento si compone IIi

ouauro parti; contrizione. aecusa dei peceati, e sodisfazione,che formano la materia del preteso sacramento, edell' asso-luzione che n' e la forma: rna niuna IIi queste quattro partie segno visibile della ltl'azia di Dio. Non 10 e la contrizione:imperciooche seeondo i1 concilio IIi Trento la conlrizione « elin dolore di animo; » ed iI dolore IIi animo non e visihile:.egli c un sentimento inlerno. J: aoensa dei peceati ne e 5ej{IlO

visibile, ne segno della grazia di Dio. Non e segno visihile;it scgno sarramentale dove essere visibile a tutti, ina Ie parole

dell' aecusa si asroltano. non si vedono : e si ascoltano dal soloconfessore. Non c segno della grazia di Dio •. ma all' opposloe segno di non essere in grazia : non e segno della grazia diDio, rerche, anehe secondo la chiesa romana, non produceinfallibilmenlc la grazi;t. perche non tutti qnelli checon-fessano i loro peccati I I I prete sono giustiflcal.i; 'non e se-goo di grazia, che anzi c segno IIi peccala. Non e segno vi-sibile la sodisfazione: imperciocche per 10 piiI essa consistenella recila di alcnne preghiere, ed a niuno sara facile avve-dersi quale sia la sodisfazione imposta a chi esee dol ronfes-

sionario; rosa la quale sarebbe assai facile a conoscersi se 138Odisfazione fosse rosa vlsibile. Mollo meno e visibile l'asso-Iuzione, la quale consiste nella recita fra i .denti di alcune

(t) C.lcchi.m• cone. Trid. parr, 2. c o r . I. S IS . et Aug. lib.10. . . I I : Civ. Dei cap. : > . et ep. :l.

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~paTole misterlose, e m~gi('be per Ie qua" II pill ~rande assas-smo diviene puro rome nn angelo: rna I'assoluzlone neppurepuo essere un scgno (MIa grazia; lmpereleeche, secondo Roma,essa stessa e la grazia. Non essendocl dunque nelle parti dellaeonfessionesegno visihile Ili grazia in visfb ile ; h iso gn a dire, 0

che non e vero ehe it sacramento deve essere un tale segno,n che non e v~o che la eonfessione sia sacrameatc- signoripreti seegllete. _

M a . seeo ndo la dottrina dena chiesa rctmanadefmila TI('1

ronrilio Fiorentino unsecrmnento non e validamente ammi-nistrato se non vi c la materia, b Torma, e l'intenzlone dclminhtro di fare in quelr atto quello che intende fare 1a Ch'ies.1,Appliclriamo questa- dottrina alia confessione, La contriztone'''el euore e parte essen ziale e materia di qnesto preteso sa-eram ento r eeco dunqne una materia o ccu1ta e nascosta net

cuore del peecatOl'e per formare Il sacramento- eeme dunqueIl prete potra pronunciare la formula sacramentale Sit di unamateria a lui Igno ta, 1a di c ui esisten za e ros1 Ineerta 1A~~tun~i che in questa easo Dio per conferire una grazia. ll~a1eC quella defla giustllicaiione dipenderebbe dalla volORtit d~peeeatore, il qnale potrebbe burlarsi di Dio, e rendere : I i iUO

piaeere nullo un sacramento.A tutto cio,si aggiunga "he lf1!esto preteso sacramento 53-

Tebbe reso n~lo a piacere del prete ehe 10 amministra, 0 nonpronueiando bene Ie parole saeramentafi, e, qnelJo che e p iu fa-

dIe ad ~"ldere, mancando d'intenzione. Ed eeeo Ie immensec continue incertezze, imperciotcbe cbi puo essere f I iooro diavere avuta la eontririene ?Chi Iluo essere sicuro ehe n pretenvesse r illtenzlone di assolverlo' '

Dane qllali rose come legittima conseguenza disrende, ehef'Jt'So Cristo nella nnova legge avesse imposlo un peso lnS6U-portablle ebe non vi eranelf antiea; me avesse resa pill dtf-fieile la salvezza nella nuO'Vale~ge che nelt' antiea, faftfldolal1ipend~e da tante eireostanze, Dunque, non sare\t)e vero cheG esll C risto saTebbe venato a liherarci rial giogo delta 1e~se.che anzi ci averebbe imposto un giogo hen pib pesante.

Nondimenoil semplice cristiano ron un cbiarissimo a T R O -

mento pub ffistru~gere tutU isofismi dci romanl lcologi in-tmno ana conressione. e'ritiurli al nuna. Ogn i cristiano s aehe niuno ha diritto d'imporrc una condizionc alia remissione4ft p e a . a t i se DOll eolui ehe ~ealm.ente l, i rjmette; ogn.i m-

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.tostiano s a ehenon e ilprete T n a ' e Dio ehe .rimetlc ipeera&.se dunque alia rem is sio ne dei peeeati vi e una qualche condi-zione, -questa dere esservi posla da Dio: sc da Dio; dunqucdeve essere nella sua Parola ; rna II I non vi c , anzi vi e ifcontrario, corne ahhiamo dimostrato; dunque la -confessionenon c una eondisione necessaria al perdone dei peccati. Cos}

ragionava la prim it iva chiesa : COSI ragionavano tutti i fedelifino ache nei tempi d'i.:;noranza non vennero i monad aregalarci questo nuove sacramento. Per chi non fosse moltoistruito nella storia ecclesiastica, diremo in brevi parole I'on-gine della confcssioneaurieolare. .Ahhiamo gin notato com e neI tempe der ~ovaziani si fosse

incominciala ad introdurre una specie dt c on fes sio ne, e comeper 1 0 zclo dei padri, e specialmente del Crisostomo fosse s ta taabolita. .

La Chiesa fin dai urimiseeoli avcva slabilite alcune penj-tenzc per alcuni pubblici peccati. I Vescovi corne rninislridella chiesa imponevano non a Ioro vohmla rna secondo ica-n on i q ueste penitenze a i peecato ri , e poseia a nome del-Ia chiesa,quando avevano compita la periitenza il Yeseovo riconciliavai p ec ea to ri, F in qui neppure I'ombra della eonfessiene, Maquando nel secolo VI. incominciarono a eomparire i monadmil' oeeidente, comparve con essi la eonfessione. S. BenedettI}neva ai suoi monaci imposta I'ohbligazlone di confessare j

loro peccati all' Abbate, rna era una eonfessione di umiltil. C

non era ad essa attaecataalcuna idea ill sacramento, 0 di re-missione dei peceati, Pero l'idea del monaco. Nordno Don rllgglinosscrvata ai preli, iquali vollero proflttarne a loro vantagll:io.Era ~ja nato abuso intorno l'Imposisione delle pen ecano nieb e :

jcanoni, a cagione di esempio, avevano stabilita Ia penitensa didieci anni per iI peceato di adulterio: ipreti caduti nell' igno-ranza. e nella dimenticanza della pratioa dell' antica chiesapretendevano che la pcnitenza. si dovesse calcolare per ognivolta ehe si fosse ripetulo il ~to; e cos}"venivano a ealco-fare cenlinaja e migliaja d'anni di peaKcIllJa che il peeeatore eracostretto II fare. La rosa era tanto assurda ehe.di peggio nonpoteva immaeinarsi : nondimeno imonad non lasci"rono IIiprofittarne. Si esibirono essi di sodisfare le penitenze allrui.e ,.enderono Ie penitenze prop~ie. (f ) Intanlo j Yescovi traU'

(!) V c d. d"C dissC1"taaioa.L del. ce1elare l\l"l"a'O Ii III:lle auLicl. ili .

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per lit pili dai monasteri, volevano seguirc a dominate suicIero dispoticamentc come da Abbali dominavano sui monaei:incominciarono ad introdurre nel cIero la regola di S. Benedetto,e percio anchc la confessione, senza impome l'obbligo: placqueai preti l'invenzione, e volendo a loro volta dominare sui popolo

ineomlneiarono ad esaltare I' utilil1l.di questa pratica, la qualesi diffuse; ma non fu dichiarata obbligatoria fino al seeolo XIIIeioe fino al celebre concilio Lateranese iv. sotto Innocenzo III.(1213) Le rngioni che mossero it concilio a slabilire l'obbligodella eonfess ione Ie vedrem o a suo luogo. Una pratica dunquoehe ha avulo origine dodici secoli dopo gli apostoli, non P"Oessere stata istituita da Gesu Cristo: e se la chiesa ha potutofare a meno di lal pratica per dodici secoIi, perehe non polntCarne a mono per sempre? Se i cristiani dei primi dodici se-coli si sono po tuti salvare senea confessarsi ·n l prete, percIte

Don si potranno salvare qnelli dei sccoli pltSteriori'l

CAP. VI.

La con(eslionc. flurico/al'e ~ nociva alia (ede ell a;codumi •

.IL fondamento .della religione cristiana e Gesii Cristo, '1 ' lasua redenzione, L' uomo e di sua Batura peccatore: la umana

natura c in guisa tale corrotta, e si trova in tale stato di ri-bellione eontroDio, ehe ogni uomo senza di Gesu Cristo cdi fatto escluso dalla salvezsa, e slIggctto ad una terri bile con-danna, M . l « Iddio ha tanto amato iImondo, ch'egli ha datoif suo unigcnito Figliuolo, aeeioeehe ehiunquc erede in luinon perisca, ma abbia vila eteraa. » (Giov. iii. i6.) La sal-vezza dunque dcll'uomo c per Gesii Cristo ed in Gesii Crist8:e I'unica condizione che Gesu Cristo ha posto per otteneresalvezza c la fcde in ! tH. Gesu Cristo dunquenostro redentorec il fondamento unieo della religione del Vangelo: la grazia

e la salvezza pcr I.. fcde in Gesu Cristo. e non per alcun nostromerito e la dottrina fondamentale del Vangelo. Ma il dommadella eon fess ione roveseiadaeapo a f tmdo .questa Conda~-

italiane: U.na inlilol"La 6ull' 0,.i6ille dell« ,.i""lIe:""." dill "'e,,o;

l'.ltra sulla red""zjo"tI Je; ""ecati: e iJ tr.n.to lI.OI'icod_tieu delle ill:lulseoze di V. Palmieri,

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laic dottrina~ allrihucndo agll aUi del penitente la valiflilldel sacramento, e per conseguenza attribuendo la remissiune<lei peeeati aile opere, (I) e non ana fede in GesiI Cristo comeillS0~na .ilVangelo.

E ll eeeo per il domma dena remissione dei peceati in virlft

della confessione, ridotta al nulla nella chiesa romans la re-dcnzione di GesiI Cristo. Ed invero, cosa avrebbe falto GesiICristo colla sua morte, se non ehe eomprarei il nudo poteredi riscattarci da noi stessi? Ed in questo easo non e intcra-mente annullata larOOenzione? Se un creditorc dieesse aldobitore : io vi rimctto it vostro debito a condieione che pa-p;hiate, potrebho dirsi me p;lielo ha condonato? Dalla eo nfes-sione viene che it eattolieo romano non potendo credere GesitCristo Salvatore perfetto, non fa dipendere la sua salvezza uni-eamen te da Gesu Cristo, rna la crede dovuta a se stesso : quindi

trascnrando lavera pictil si dill ad opere colle quali pretendetli sodisfare alia divina gillslizia, alla quale non erede che all-Ilia p erfeu am e nte, e soprabondantemente sodisfatto Cris\O no-stro Salvatore.

Bevesciato cosl i1 fondamento dena crisliana rcligione e ro-veseiato per qucsto domma tutto I' ediflslo cristiano che bnsasu di uucllo, e Ie dottrinele piu assurde sono entrate nellar.hi<>sain consegnenza della nuova dottrnra della ronfessione.La ehiesa stessa romana nega la virtu infinita della reden-

zlone di Gesu Cristo quando solennemente insegna che i rae-riti - della passione del Sip;nor nostro Gesi'l Cristo, sono nostiin fascio ('oi meriti della Vergine. di tutti isanti, e eolle buo-ne opere del peeeatore ehe si eonfessa per ottenergli da Dill111rem issio ne dei n eceati. ·(2 ) Doltrina assurda e piena di he-·lItemn'lie. rberende assolutamente nullo il sarTmzio di Cristo:ehe semhra puraneo negare la di lui di"initil; paragonando

(1 ) C o t'C . T ..id . de rceni\. cap. iii. leal. lti~.et can. i". ejuIII.fie"

(2) Qu~l' empiA d"llr;'1I1 e inle!!"Ab nell~ parole .1Icr.ment~li:"iolt lIelia Cornlllla di ••""lu7.ionp della chi~.o rom. no: "ceo I.."·p-

"i." pArole: « ,a.sio Domi,,' ....11,;( Jesu Christi, m!1ritn R.Ma.riae spmper Vi"ginis ct omnium uinrtorum ; ft quillqllidboni fU('ril, t'el IIIali .u.tiftlJl'ri. Ubi .int in remiBlionttn·f'~Cl'a'6r_, alJfllllt"'-", gratiae, tt prcemiam vilfle at'teNiaeAmell,

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imcriti di lui coi meriti della ereatura; anzi aecomunando imeri t idi Cristo coi pretesi meriti del peceatore che ehiedeperdono, e facendo gli uni e gli altri servirc alia rcmlssione.t1d peccati. Dunquc Cristo non e piiI il redentore dell' uomo ,o se 10 e . 10 e incomune roll' uomo stesso.Non lieve al eerto e il danno che viene alla fede dal dom-

rna della confessione; rna questo danno non e comnreso intutta In sua grandezza se non che dalle anime pic, da eoloroche reslmente amano Dio, e riconoscono in Gesu Cristo iIlolo Salvatore unico. Pill sensibile, e visibile a tutti e il dannoche dalla confessiune e venuto al buon costume.

Gionnette innocenti che per Ie impure e impertinenti in-tcrrogazioni di un confessore apprendeste qnel male che avresteper sempre dovuto ignorare: mogli caste cbe per Ie infami sot-lecitazioni di un empio confessore, apprendeste a tradire i1 ta-lamo: imberhi fanciulli che dol confessore ap~ndeste e foste

viltime d' infame delitto, voi mi siate testimoni in prora delmio assunto! e alia vostra coscienza cbe io appeIlo; e s o c ertodi avere migliaja di testimoni in Roma, piu centinaja IIi m l-gliaja in tutta ltalia, che nella loro coscienza pessono dire -sappiamo per propria esperienza che Ie parole dell' esule sonovere - Ma di questi fatti non molti vengono alia pubblica lu-ce, e non puo pienamente conoscerIi, se non eolui che, rome l'esule, h a seduto per ben quindici anni in un confessionale. Get-tiamo piuttosto uno sguardo alia puhblica immoralita che Fe-

gna nei paes i .ove

epitt frequentata la oonfessione.

La faci1i~ di ottenere il perdono dei peeeati narrandoliadun prete, il quale tante volte e oompagno di deoo8Cio delpenitente, apre la strada a commetteme dei nuovi: - pee-c ato c on fe ss ato , peeeato perdonato: - tanto e oonfessare centopeccati quanto centodieci: .;_ sonO proyerbi popahwl in ltalia.- Ma;o tolgo adesempio Boma: IariLti ehe si vanta cen-tro della religione, la sede del pretesoVieario di GeshCristO:Ia cilta 'ove piiI che ill ogni IIIItro luogo abbomianochie-se e conlCssori; ove piiI di ogni altro paese la rowessione

era frequentata: prendo Roma ad esempio anehe perehe diquella citta posso parlare di eerta scienza: l' essere qaeHacittA ~ia patria, l'avere in eSM esereitato quiadici annf diaministeronell' ascoltare Ie confessioni Ied avere esercitato ottoanni r ullie.io dl Parroeo mi danno bastanti cognizioni' perparlare ron rertczza. Roma e la citta rbe supera tutte Ie cilta

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d' ltalia in mal costume. Ma forse debbe darsene colpa a tpopolo romano? No: it popolo romano grande, generoso comei suoi antenati sarebbe il popolo delle grandi virtu, it popoloeroe se fosse guidato alia virtu, se fosse educate al Vangelo.Ma tutte Ie belle tendenze diquesto popolo sono sotTogatedal-I' insegnamento della sua chiesa, e quel popolo imbrutisce neldelitto. La bestemmia contro Dio c it vizio dorninante delromano: rna iIbestemmiatore si confcssa, parte assoluto, e nonancora uscito di chiesa ineomincia di nuovo a bestemmiare.L' ubhriachezza, I' omicidio, iI furto, la frode, l'adnlterio sonodelitti assai comuni; rna chi li commette se ne confcssa e sicrede assoluto, e limmorallta non solo non si arresta, rna perla faeilita di essere perdonata a {'rezlo di poche preghiere sicornmette senza ribrezzo. Non VI e ceto di persone che in ognianno (almeno Iino.al 1848) non avesse i suoi spirituali eser-

cizi per disporsi alia conCessione: il nurnero degl' individuiche non si confessavano nella Pasqua in una cittit cosl vasta·oon arrivava rnai a cinquanta: eppure con tante confes~ionil'immoralitit sempre cresceva ~ il vizio era sempre in trionfo:e piu cresceva ( parlo di rose assai note) in colore che piufrequentavano la eonfessione: per cui in Rorna c corso iI pro-verbio - e meglio un incrcdulo ehe un bigotto. -, Le statistlohecriminali sono Iiper deporre che nei paesiave e in uso la confessioue idelitti sono assai maggiori che.nen 1 0 siano nei paesi protestanti : e nei paesi ove sono me-scolati protestanti e cattolici, i cattoliri che si r.onfessano com-:mcttono i maggiori delitti. Si consultino Ie statistiche e sivedra che se icondannati cattolici stanno in ragione di po-polazione come 10 a mille, per escmpio, i eondannat] nrote-stanti,si e no, vi stanne- come uno: si osservi I'Inghillerraprotestante, e si confronti ' C o n l' Irlanda cattolica: .i cantoni.protestanti e i cantoni cattoliei della Svizzera: ipaesl dei Val-desi, ed il resto del Piemonte; si eonsnltino Ie statisliche esi vedra a colpo d' occhio la di~renza che passa fra i prote-

stanti che non si confessano al prete, e i cattolici che si con-fessano: si vedra che questi sono Assai pio deliUuosi ed im-morali di quelIi. "Ma come pub accadere rliversamente, se laimmoralitit e

stata ridotta dai preti cattolici in grazia della eonfesslone aiprineipi di scienza? II piu sfacciato llbertlno non potrebbeleggere senza arrossire le turpiludini che si trovano nei libri

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di teologia morale: ed e su questi libri che si forma I' edu-cazione dei giovani chierici nei seminari, Quelle giovani' men-ti, fervide, pill che mai esaltate per la forzata privazione, dOPOquattro anni impiegati nellostndio di tutte Ie possihill. ed im-maginabili laidezze, cosa farnnno quando nel fiore Iii loro glO-ventn si trovano da solo a solo con vaga fanciulla, con gio-

vane sposa che ad essi apre 11 suo cnore confidando Ie propriedebolezze? Vittime infelicidella confessione a voi spetta larisposta!

CAP. VII.·

E im possibi/e qua /un 'lue proa resso reliqios» .0110 ladisciplina della confession»,

BE Lconfessione e di nalura sua dannosa per 1.1 fede, e

per iI huon costnme e chiaro essere impossihile qualunqueprogresso religiose sotto tale diseiplina, Per progresso rei i-gioso deve intendcrsi non giiI I'invenzione di nuove doUrine,o nuove ag~iunte al sistema religiose del Vangelo;che c io an-zicheavanzare sarebbe indietreggiare : il Vangelo c opera diDio dnnqne e opera perfetta : dunquc tutto quello ehe' si eaggiunto al Vangelo e imperfezione, e delitto, e sacrilegio, eoscuranlismo religiose: progresso religioso sara iIristabilimentodella religione del Vangelo tanto sflgurata dai papi. Ma 1.1con-fessione e il grande ostacoloopposto dai papi al ristabilimentodella religione del Vangelo: dunque e necesserio atterrare unsimile ostaeolo per ; 1 progresso religiose. AUe prove.

Nel secolo XIII. si risveglio in Europa 1 0 spirito religiose:dei crisliani coraggiosi, cbe fnrono dal papa chiamati eretici,incominciarono a smascberare I I , ' I i abusi della ehiesa romana:scossero la polvere daUa S. Bibbia, e mettendola in manu delpopolo facevano eonoseere quanto 13dotlrina e la morale dellachiesa romana Fosse diversa dalla dottrina e dalla morale delVangelo: numerosi seguaci trovarono questi generosi , e Ie

moltitudini sorprese dalla bellezza delle dottrine evangeliche,loggevano la Bibbia, ed abbandonavano in gran numero 13ehiesa romana. II papa ed i despoti tremarono per loro, tc-mendo nonpoler piuliramiic.amente dominare se i popoliavesscro conosciuto it Vangclo : si venne ai rimedi' violcnti;it sangue corse a torrenti ; Ie pill orribili erudelta furono CODl-

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messe centre iseguaci del Vangelo: rna la manifcs{a perse-cuzione non c stato mai un mezzo alto a distruggere tinapersuasione religiosa. Bisognava inventare una persecuzioneocculta, un tarlo cbe rodesse nascostamente l'anima della pianlaper seecarla.Innocenzo III. il piu furbo ed il piiI audace Ira quanti

abhiano seduto suUa cattedra romana accorse al rimedio: nelconcilio iv. di Laterano (1215) dopo aver pubblieato crociate,dopo avere canonizzata la persecuzione contro coloro che pro-c'amavano il Vangelo (1), istitul la confessione obbligatoriaper tntti i seguaci della chiesa di -Rom a ; come tina misuradi polizia preventiva (2) per forzare alia den uncia sotto penadi eterna dannazione: e eosl la conCessione che prima era li-hera divenne ohbligatoria; e poscia divenne domma di Cedee sacramento per la decisione del eoncilio di Trento. 1.0 seo-po dunque ~lIa confessione c d' impedire ogni progrcsso re-

ligioso, e mantenere l' ignoranza e la superstizione.Un altro seopo della confessione e quello di mantenere l'in-f1uenza del clero nelle famiglie: le persone plo deboli, rna Iepersone ehe hannoinfluenza maggiore nella famiglia, Ie donnec i ragazzi, sono quelle me pio frequentano la confessione:in continuo contatlo col prete, dcboli per natura, si laseianoin materia religiose specialmente, imporre dal prete; ed i ma-riti, ed i padri non azzardano avanzare in famiglia parolache tenti a svelare gli abusi del clero intorno alia religione;non azzardano leggere la Bibbia; non azzardano entrare in

diseorsi religiosi, si per non conlristare le persone a loro care;si anche per timore di essere denuneiati: Impereioche il con-f~re non puo assolvere una moglie ed un f1glio se sapendoche iI marito 0 padre parla di Vangelo non nel senso dellaehiesa romana, se essi non 10 abbiano denunciate all' inqui-sizione, ove quella esiste, ovvero al Vescovo ove I'inquisionenon e piiI. S' immagini dunque se sia possibile un progressoreligiose ove esisle la disciplina della confessione.I..a conseguensa perb orribile per la religione, e per le ani-

me e l' incredulitil ehe si avanza a gran passi nei paesi cat-tolici specialmente. I lumi del sccolo non permettono piiI al-

(t) Coec. Later, iv. CRp. 3. de baeretic. spud. La . .be lom.H.I' 1. pall.US. et seq.(2) C O D C . Lnt. if. cap. 21. .

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}' nomo Iii credere ciecamente ai preti rome si faeera nt'i tem-pi d ' ignoranza: la sola Iibcra discussione potrebbe manifestareche le dourine della chiesa romana non sono quelle . 1 e I Van-gelo: la discussione come dimostrerebbe ad evidcnza la falsi!ildi quelle, dimostrerebbc la verita delle dourine evangelicherquesta impcdita, ne viene che I' uomo vedendo chiaramenfela falsitl't e I' iniquita delle dourine romane, perche non di-

scute, le ercde dottrine della religione cristiana, e Ie abban-dona, e v ive nella inditTerenza e nella incn'<iulita. Roma ve-de e sa tutto rio e tace; anz i essa m ai non la prende cogliincreduli se non parlano contro di lei; rna se Ia prende in-vece con quelli ehe scuoprendo i snoi abusi cercano rieon-durre i loro frateHi alla religione dei loro padri; al Vangelo,Increduli e superstiziosi servono egualmente alia chiesa < Ii

Roma, e da essi sono eguaJmente amati: iI solo VangeJu ellaodia; ed a distnueione del Vangelo essa istitu\ 1a conlcssione.

CAP. YIII.

Lu confcS$ione arreca dann; !JI"al'i,uimi all'ilidividutJ,ulla famiylia, alia socii-cd.

GESU' Cristo e il divino benefattore della um anits ; ogni sualeg~e, ogn i sua lstjtuzione spira soavita, dolcezza, amore; etf~ direlta a sollevare I' uomo dal giogo di servitu e di opprcs-sionc, e eondurre la umana natura al pit', alto gratlo Iii per-

fezione possibile: una legge dunque eli oppressione, di despo-t i smo, di avvilimcnto, tendente al danno della societa non1'"0 essere no istifuita dal Figllo di Dio; rna deve essere l'in-venzione del despotismo e della tirannia. Talc e l 'istituzioned ella co nfessio ne,I:ndividuo ehe si sot topone a tal discipIina c avvilito dc-

gradato fino a doversi vergogniare dj s C stesso, Quale avviIi-mente, qual dcgradamcnto maggiore P U I ; difatti immaginarsidi quello nel dover svelare tutte Ie sue debolezse ad un uomo?

Ala pazienza fesse per avere in lui un ronsiglio, una guidanella via di salvez1a: no e per ottenerne if penlono. DelleutTese faUe a Dio otterro l' lIS5OhJ:'liuneda un oomo? Se hooID'so it mio confratello dovro dimandarne I' assolueione adun tcrzo, e non piuttosto all' oifes()? Ma pazienza- anNra 51'

questo eenfessore fosse un santo: rna chi sono i confessori? II

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niuna stima, rna ti considereranno come uomo dannato: 8(1ogni tuo ordine proverai opposizioni 0 manifeste 0 segrete ;iI cuore di tua moglie, quello dei tuoi figJi ti sarachiuso, ~la felicita che nasce dalla espansione dei cuori in una fami-glia ti sara ignota, e tu anziche trovare nel seno dei tuoi con-Corto e consolazione, troverai diffidenza ed affiizione.

E questa 18 storia genuina delle famiglie catloliche romane

che attaccano ancora una qualche importanza alla confessione:il prete 0 deve essere il despota nella famiglia, 0 iI fomenta-tore della discordia. Per la qual COS 1 accade sovente che itcapo della famiglia stanco di tanto sotTrire, 0 diviene ipocritae JH:r amor della pare si sottomette; 0 perde I' amore alia fa-miglia, e la lascia che corra come vuole, Se si analizzasserocon occhio filosofico Ie disgrazie di tante famiglie, motte diesse si vedrebbe avere avuto origine dalla confessione,Per la confessione di fatti tante famiglle sono restate in mi-

serie; perche I' avido confessore profittimdo dei momenti dideholezza di un morihondo ha fatto fare a profitto del cleroil testamento; e di questi fatti se ne possono contare a mi-Iioni, Per la confessione tante divisioni di matrimoni, piil frc-quenti, ove e pio frequcnte la eonfessione: Roma offre l'esem-pio del died per cento di matrimoni divisi, e quasi tutti peropera dei confessori. E i figli? IfigH abbandonati, 0 educatinella divisione dei genitori, 0 parteggiano per uno odiandoI' altro, 0 odiano ambedue. E iI comandamento di Dio? laconfessione 10 toglie.

Non minori pero sono i danni ehe dalla confessione ven-gono alia soeieta. Qualche rarissima ed incompleta restituzio-ne per mezzo della confessione, ecco i grandi vantaggi chcdecantano a picna bocca alcuni preti in favore della con r e s -sione: rna questi panegiristi tacciono che appunto Ie restitu-zioni di coscienza sono uno dei fondi pill luerosi del eonfes- _sionale. Quanti confessori, ove e permesso iJ testamento di fl- ?dueia, non sono restati eredi fiduciari dei loro penitenti, edhanno cos} assorbite Ie intereeredita ! A chi difatti confidareIe seerete restituziou i se non a col ui che sa tutti i secreti diuna debole eoscienza? E cos\ it confessoro trovandosi deposi-tario di pingue eredita, senza tcstimoni eho attestino della vo-lonta del defonto, senza obhligo di render conto ad alcuno,perche si tratta di segreti di confessione, dircttamente 0 indi-rettamente divicne egii il padrone di tutto a danno degJi ere-

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di, a vergogna della soeieta che tali cose sopporta. Esistonoin Roma dei preti (e potremmo nominarli) iquali da mise-rahili che erano prima di essere eonfessori, sono ora assai ric-chi, ed abitano i palazzi dei Ioro penitenti, mcntre i parentidi essi, gJi eredi legittimi, 0 dimandano l'elemosina, 0 si get-tarono nel Tevere per la disperazione, Quello ehe accado in

Roma, accede poco piu poco menu in tutti i paesi ove la con-fessione e frequentata.Ma queste restituzioni tanto vantate non sono che una pol-

vcre gettata sugli ocehi dei seioechi acciu non vedano i furridei confessori; tanto esse sono rare, tanto scno insignificanticho neppure compensano la millesima parte del tolto, A que-ste insignificant i restituzioni, che pure sarcbbero un vantavgioper la societa, sl contrapponga l'incoraggiamcnlo chc si dit 31furto, come a tutti gli altri delitti, per la facilita di ottcnerneiI perdono: le assoluzioni che si danno ai ladri, agli usuraj,

agli omicidi senza che abbiano fatta restituzione di sorra. Sipresentano costoro al confessore, gli presentano una buona of-ferta per una messa, 0 se sono ladri famosi assai ricchi, fon-dano una cappellanla,· un heneficio 0 cosa simile, e ricevonoI' assolurione dei lorn furti, In Roma i pubblici ladri che sononelle galere ogni anno, ed anche pin spesso si confessanotutti; rna rnai da quei luoghi esce una restituzione, sebbenesl sappia che gli oggetti rubati sieno nascosti; eppure; siconfessano e s] comunicano.

N c mi si dica che questo e abuso dei confessori non dellaconfessione, ehe noi per la verita difenderemo i confessori. InRo~a. per esempio tutti sanno che Pio _VII. ha acco~ato atutti I confessor] che confessano nella pia cssa detta di Pon-tcrotto la faeoltA di assolvere dall' ohbligo della rcslituzionetutti eoloro ehe hanno rubato alia Rev. Camera ApostoIica,ossia al Governo; e tutti rubano e corrono lit I I . rieeverne l'as-soluzione. Ma non basta, Leone X. nella sua bolla ehe ineo-mincia Po.'quam ad Apo&tola'u, (1), dA facollA ai confessoridi assolvere i ladrl, non solo, rna di permettergli di ritenere

in buona coscienza i frntti di loro usure , rapine furti ee, acondizione che una parte di essi beni sleno dati alia chiesa .....E una istituzione che favorisce cosl rnanifestarnente il delitto,

(1) Vid. Leon, pap. X. co;;slit. cit. in bullar. lorn. x, pag. 38et seq. edit. Luxemburgi. .

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&vra 'dirSi'lstituzione di Gesll Cristo; dovra sofl'rirsi ,nellasocieta?

Un danno perc' pin forte ne viene alla societa dalla eonfes-'Sione, ed e che essa stabilisce nello stato un altro regno, unaltro potere occulto, assai pill formidabi'e del polere civile, it

'regno della coseienza, Ma questa 10 vedrcmo nelseguente

eapitolo,

CAP. IX.

E imporsibile qilalunque progresso civile Bollo 1a,

dilcipli7lude'lla Cotlfessione.

DuE SODO fondamenti su i quali poggia la grande mae--ehina de! papismo per reggersi; it celibate del preti, e la con-hione. II celibato invenzione dell' ardito Ildebrando (Gre-gorio VII.) ha fatto al papa un atmala di milioni di uomini-sparsi per tutto it mondo, i qnah non avendo famiglia, neIegami di palria riconoscono per patria Roma papale, per lorosovrano it papa, dal quale unieamente spetano onori e bene-fizi. La confessione invenzione dell' audace Innocenzo III. ha-stabilito una potenza formidabile, una polleia astutissima nelseno della societa caUolica romana: polizia che tende al man-

, tenimento del despotismo e della eleroeraeia, e daUa quale non'Vanno esenti neppure isovrani se non sono despoti come Roma

Ii vuole. Del celibate ne parleremo altra volta, per bra daremoaleuni poebissimi cenni sulla confessione.I confessori, in qualunque parte del mondo essi sieno, sono

tutti sudditi del papa; da esso ricevono le leggi, da esso di-pendono. I ctnifessori sanno bene insinuarsi nelle anime de-boli che essi dominano dispoticamente: rna queste anime de-boli sono queUe ebe hanno maggiore influenza nella societa:1e donne, iragazzi dominalidai conf'essori hanno una immensainfluenza neUe fami$lie. Le giovani spose, Ie vecchie madri,I giovanefti, Ie fanciulle non vogliono che i loro cari vadano

dannati, e li eostr ingono. colle loro carezze a fare la volont!dei loro eonfessori. Ma quale e mai la volonla dei COnfllSSOri?Ogni progresso civile tcnde Ira Ie aItre rose a scuoprire Ie,turpitudini e g1i abusi del clero; ai confessori preme moltoche tali cose restino celate, e fan di tutto per Impedire .agnip r - o g r e s s o civile. Quali S O n G ilibri di cui iconfessori {lCrmet.-

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tan o, in sin uin o, 0 com andino Ia Ieuura ? La B ibb ia nO Dgia;perche m anifesta quale sia la vera relig ionc e condanna i so -. prusi del clero ; non gia i lib ri dei som m i filosofi; ma Ie viledei san ti, ilibri detti di devozione ehe sono , per 1 0 piti, icap ola vo ri d ella su perstiz io ne e d ella ignoranza. Piena la mentedi queUe Ietture comm entate ab ilm en le dal con fesso re, sem bra

lo ro che ogn i ten tativ e ad una civ ile rifo rm a sia un atten tatocontro la religione, e rifug go no d all'idea che i lo ra cari at-ten tinc alia relig ione e si dann ino ; e pongono in opera, pero rdine dei confesso ri, o~i m ezzo di seduzione accio non sim esco lino nelle civ ili rifo rm e ; e COSI m ancano ana palria nelm agg io r uopo tan te m enti e tan le braccia, ehe per essere ap-pun to di pacilk i c ittad in i, IIi padri di fam ig lia sarebbero 1cm ig lio ri per eonslg li m aturi e m oderati, G rasie ai, confcsso riperchC colle lo ro im posture rcndo no cosl b el serv ig io alia pa-

tria d i m an tenerla nella ignoranza p er d om i naria , e ric ondurI a

se Cosse p<lIiSibileai tem pi barbari lM a questa m alefica gcn ia e tan to p iti p 'erico lo sa , in quantoth e lavora nelle ten eb re: n asco nde so tto II manto di religionela m ano traditrice chc co lp isce Ia p atria ~ te nia perv erse dellasocieta, Ia rode p er manten erla in sta to di consunsione e diemac iamento , I'avv ilisce on de no n ardisea so llevarsi, e preten-d e l : e b b e che baciasse Ie eatene del servagg io , che faCC S6epa-neg ir ic .i deg li oppressori,

La confessione in rapporto alia societa p o o defiin irs i . - UDO'

spionagg io un iversale organ izzato e com plete , - I confesso ri

non si con ten tano di sapere i peceati di queU i c l 1 e s i co nfes-sana, rn a vog lion o sapere l'ordine e il rego lam ento delle fa-m ig lie: quando capita so tto le ungh ie di un con fesso re turbo(e ( ' . h i non 10 e?) un g io v an elto innocente, una ingenua €an-ciulla, no n esce di lit che I,lO nabb ia prim a rivelati tntti ise-creti della fam ig lia senza neppure avv ede rs en e : n eppure iso-g reti d el ·le tto m a ritale sono ig no ti aU a imp erlin en le c urio sitild ei c on fe ss ori!

M a do sareb lle nulla; 1 0 scopo di qnesto spionagg io ~ m an-tenere la po&enza di Roma: e s iccome Roma papale p e r soste-

nersi ba b is og no d ell' aiuto dei despotir e sis te f ra CSIlI e Romap alto s ac rile go , o rrib ilc , di aiu tars i a v icen da nell' oppressioae.queUi co lle arm i, questa cello s pio n agg io . E s ag e ro 10 forse"Veniam o ai fatti.

N~ apj1eoa nel secolo llaRSa~ surse la socjcta. 4 l c i libllri

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53mnratori ;che Roma 51 scagll0 eon tro di quella , senD sapere,oome neppure ora s a , rosa sia questa societa : Ie bastb trave-dere ehe essa societa tendeva alia rigenerazione civile del mondoper scagliare contro di essa i SUGifulmini, II possente mezzo'Che Roma adoperava eontro di essa era la confessione. Si leg-gano le bolle di Benedetto XIV. di Pio VIT. di Leone XII.di Gregorio XVI. contro di essa societa e si vedra come i papisi servono della confessione per opprimere ogni sforzo dellasocieta alla sua rigenerazione civile. Tutti I confessori sonoobbligati souo pene severissime ad imporre ai loro penitentil'obbligo di denunziare alia autorita eecleslastiea qualunqueessi conoscessero non solo appartenere a queUa societa, 0 aqualunque altra avenle 10 stesso scopo, ma anehe se ne aves-sero un qualche sespeuo; e se Il penitente si ric usa di de-nunciare-nonpuo ricevere l'assoluzione. . ,,'

Manei paesi ClVepiu non esiste 1'inquisizione, el sidira, tandenunzie non 5i fanno. Le bone prevedono anche questo ease,ove non esiste I' inqnisisione Ie denunzie si fanno al Yeseovo,o al Vicario, il quale le Manda 0 aRoma 0 al Sovrano delluogo, 0 all' uno e all' -aUro afflnche sieno di concerto a sop-primere agni moto di libertit. L' arehivio dell' inquisizione diRoma visitato dal .govemodella RepubbJica nel marzo 1M!ha fomito migliaja di document] su questo soggetto. Un no-mero infinite di denunsie dl.confessorl contro iliberali sl sonotl'ovate in quell'infame archivio (I); e quasi tutti i liberali

dei stati romani erano stati denunciati dai confessori delle 10mfamiglie, '0 da quem dei loro amici. A tale 'giunge if timoreehe ha Roma delle civili riforme, e l'abnso che fa del suopotere nella confessione ehe obbJiga ipadrl a denunciare j

propri figJi, i flgJi a denunciare i padri, Ie mogU a dennn-ciare imariti, anche a dispetto delle legg{ di natura: rna qualIegge vi' e per. il despotismo?Roma sensa despotisnro .non pub snssistcre~ il despotlsmo

fra icristiani nprr pub reggersi senza Roma: eeeo il perehetutti i despotisiln~tizzano per Roma papale: eeee it perchementre Iii Veneziasi reggeva a repubbUca nluna potensa glam-mai si emosSa , contro essa; ma appena volle seuotere Bomait giogo papale quattro potenee sl scagliarono su di lei a. la-

(1 ) '·e I. iI n, '19 del ~oDtemporaneo glornale rOIUHDO 7 Ap r;"

le 1~'9.

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54eerarla: se la {IO tenza papale eade , so rg era il V ang elo , ed al-lo ra la eoafesslone in s iem e co lle aItre papali invenzion i permantenere il despot ismo cadera ; e queste cadute, cade anch eIa po te n za d is po tic a.

O ra una istituz ione che tende a m an lenere la societil n el-} ' oppressio ne pUG essere is tituz io ne del F ig lio di D io? PUGap-

partenere ad una relig ione tutt' amore , tutta fraleUanza ' l

CAP. X.

COfM si ottenga til r.cmissione dri peccat' nelftrChiesa di G I'SU Cristo.

GESv ' C r is to e il no slr o Reden to re , iInostrn un ico s alv a to re :dunque la redenz ione e la salvezza ci deve v en ire un icam en leda lui. II raz iocin io m i pare rego lare; la eo nelu sio ne e alle ri-

go rose legg i della logica: v ed iamo JX :rta nto c ome q ue sto prin-cipio sia appogg iato dalla Paro la di Dio .

S . P ietro « rip ieno dello Spirito San to» (F atti iv.) cos]{>Irla in p ieno S in edrio : « Ed in n iun altro (fuo ri d~ C ris to )e la sa lu te: eoneiosiaeosache non v i s ia alcun altro N om e sottoil c ielo , che s ia dato ag ti D om in i, per 10 quale ci convengae ss er e s alv a ti. » S. G iovann i nella sua prim a lettera cap. 2;v , i, ci dice queste conso lan tiss im e paro le: ( f ig liuo letti m iei,io v i serivo queste cose aecioeehe non peccb ia te; e se pure

aleuno ha peccato , no i abb iam o un A vvocato appo it Padre,cioe G est'J C ris to g iusto ; ed esso e il purgam en to dei peccatinostri; e non so l dei nostri, m a anco ra di qnelli di tu tto iImondo . 19 S . Pao lo nella leltera alii E fesi cap . t. v . v ii. c iassicura ch e « in G esu C risto no i abb iam o la redenz ione per10 suo sangue, la remissione dei peeeati, secondo le ricchezzedella sua g raz ia. » E nella lettera ai C olossesi c ap .. it. xiv, ciassieuracho G eso C ris to ha cancellala I'o bb lig az io ne ch ' eracon tro a noi n eg li o rd in am e nti della div in a. g iu stiz ia , la q uareei era eo ntraria ; e quella ba to lto v ia, avendola con filla n e lla

c roce• . Pe rc io « dopo aver falto per se stesso il purgam en tad e' n ostri p ec cati, 5' e posto a sedere alIa destra della M aestanei luogh i aItissim i » (E brei i.3 •.) . G esu C ris to « ci ha lavatidai nostri peecati co l suo sangne » dice S . G iovann i (A poc.i. 5.).: « Ge sil C ris to ha portato egJi stesso in oslri p ec cati n etSUD, corpo in sul legno ; accio ccbe m ortl al peceato v j,.iam ~

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a giustizia: per 10 cui l ividorc voi siete stati sanati , » (f. diS. Pietro ii. 2'-.)Ma tutto cio era predetto molti sccoli innanzi che a ccades se .

II capitolo liii. di Isaia cont iene la consolantissima dottrinadella remissione dei peccati nella m iova legge in un modo •C O S ! ehiaro da non potersi nulla di piu desiderare. « EgJ i c

stato ferito per gli nostri misfatti, e fiaccato per Ie nostra ini-quita : il gastigamento della nostra pace e stato sopra lui. eper gli suoi lividori noi ahbiamo ricevuta guarigione, Noitutti eravamo erranti come pecore; ciascun di noi s' era voltoalia sua via; rna iI Signore ha fatta avvenirsi in Lui l'ini-quita di tutti noi. » La Parola di Dio dunque e' insegna contutta chiareua che, la remissione dei peeeati si ottiene da Dioper la sodisfazione di Gesu Cristo, il quale ha tolti sopra dise inostri peccati e ci ha data la sua infinita giustizia,Quei ebe vogliono credere al Vangelo, devono credere dun-

que me noi abbiamo in Gesu Cristo una piena sodisfazioneper tutti i nostri peccati; e per conseguenza che la remissionedei nostri pcccati non ci viene nc dalla confessione al prete, n eda alcuna delle nostre sodisfazioni: ma unicamente dalla so-disfazione di Gesu Cristo per il suo infinito sacrificio dellaeroce,

Benissimo: dire la chiesa romana: ma per partecipare ai.me-riti della sodisfazione di Cristo, bisogna partccipare aile suesotferenze."Ma dove. rispondiamo noi, dove e seritta questa singolarc

doUrina? Nella Bihbia no certamente: la Bibhia ci dice cheGesu Cristo « ha dato se stesso per prezzo di riscatto per tutti»( 1. a Timot. ii 7. ): e che Gesu Cristo « ha fatto per sestesso il purgamento dei nostri peccati » (Ebrei i, 3.): sedunque il Cristo ha dato se stesso di un valore infinito permezzo di riscatlo; se ha faUo da se stesso it purgamento deinostri peccati; egli ha pagato per noi soprabondantemente, ea noi non ci resta che applicarsi iI prezzo del riseatto giapagato: come se un ricco signore sborsasse una somma enorme

per pagare tutti i debiti degli uomini di un paese; non re-sterebbe ai deb ito ri ch e farsi conoseere dal ereditore , eonfes-sare iI 8"0 dehito, ed andare da lui con confidenza assoluto;cosl al cristiano non resta che riconoscerc iI suo debito, con-fessarlo avanti a Dio nostro creditore ; e con tutta fiducia chia-"Illandosi riscattati da Gesu Cristo, presentare a Dio il prezzo

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inflaito della redenzione. Ecco come neUa chiesa di Gesu Cristosi ottiene la remissione dei peeeati. S e Gesu Cristo dunque hapagato, io non debbo pagare di nuovo.

Ma it bcneficio della redenzione deve esserci applicato, dicela chicsa romana, e questo si applica per mezzo della eonfes-sione, Dove cio c seritto nella divina Parola? noi rispondia-

mo. A Dio , non agli uomini , si appartiene di porre Ie con-dizioni per la remissione dei peccati: che Dio non abbia po-sta una tale condizione 10 abbiamo dimostrato nel capo 2. e3 di questo saggio: oltrediche la Bibbia ci dice chiaramentecome dobbiamo noi applicarci la redenzione di Gesu C.risto,e la sola condizione ch' egli ha apposto all' applicazione deimeriti di Gesu Cristo e della sua redenzione e la fede: « atutti coloro che eredono nel nome di Gesu Cristo egli ha datoquesta ragione, di essere fatti figliuoli di Dio;» dice S. Gio-vanni ca{l. 1. v. 12. « chi erede nel figliuolo ha vita eterna: »« in verlta in verita vi dico: chi crede in me ha vita etema:chiunque crede in me, benche sia morto, vivera, e chiunquevive e crede in me, non morra giammai in eterno.x Queste sonoIe dottrine di Gesu Cristo intorno alla giustificazione (Giov.iii 36, vi 47 , xi 25, 26.)La dottrina degli Apostoli intorno alia giustifleazicne gra-

tuita ~r la fede. Interrogate S. Paolo dal careeriere di Fi-lippi [Fatti xvi 30) cosa dovesse fare per essere salvato: Paolonon rispose che confessasse a lui i suoi peccati, ma disse in-

vece: « eredi nel signor Gesu Cristo e sarai salvato tu e lacasa tua. )) Ma piu chiaramente esclude dalla giustificazionee remissione dei peeeati ogni altra condizione fuori della fede,quando nelle sue lettere insegna ai primi fedeli la manieradi ottenere it perdono dei peceati, Nella lettera ai Rom. cap.iii. 24., 28. spiega I' Apostolo con una chiarezza da non po-tersene immaginare una maggiore, la dottrina della remissio-De dei peccati e della giustificazione per la sola fede, e nonper aleuna operazione; eceo Ie sue parole: « essendo gratui-tamente gi ustificati per la grazia di esso, per la redenzione

che c in Cristo Gesu; il quale Iddio ha innanzi ordinato perpurgamcnto col suo sangue, mediante la fede; per mostrarela sua giustizia, per la remissione dei peccati che SODOstaliinnanzi nel tempo della pazienza di Dio. Per mostrar, dico,la sua giustizia nel tempo presente; aecioeehe egli sia giustoe giustiflcante, eolui che c della fede di Gesu. Dov' e adun-

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que il van to? Eg li e escluso . Per qual legge? D elle operc?l \"o~anzi per la legge della fede. Noi adunquo conchiudiamo,che I' uom o e g iustilicato per fede scnza Ie opere della Icg -ge, » La c on diz io ne , d un q ue che D io ha posto per rim etterci inostri peccati per iI sangue di G esu C risto , non e la eonfes-sione, ne alcuna delle nostre operaz ion i; rna so lo la fede in

Gc su C r is to .L a stessa do ttrina e inculcata dall' A posto lo ai R om . iv . 4,5. c( Ora co lui che opera iI prem io non e m esso in con lo per.g razia , rna per deb ito : rna a co lui cbe non opera, anz i credein co lui che g iustifica l' em pio , la sua fede gJ i e im putata agiustizia. » E nel cap. V. v . t. « G iu stific ati ad un ~u e p er fed e,abb iam o pace appo D io per G esu C risto nostro SIgno re: » enel cap. ii, v . 16 della lettera ai G alati d ice cos} : « Sapendoche I' uom o non e ~ iU 'S tific atop er le o pere d ella le gg e, IDa r : tla C ededi G e s U C rIS to , a bb iam o anro ra no icreduto in C ris to

Gesu , aeciocche Cossim o g in stificati per Ia C ededi C risto , e n onper Ie opere della legge: percioeche n iuna carne sar~ g iu!lti-f lcata per Ie opere della legge. »M a se Geso .Cris to avesse vo-lu to p orre per co ndiz io ne alia g iustificazio ne, la manifestaelonedelle co lpe ad un uom o, g li A posto li av rebbero po tuto cos}ch iaram en te eseludere dalla g iustificaz ione tutte Ie opere, em an ifestare per condiz ione un ica la so la fede In G esu C ris to?

M a a Col oro . che fanno g ran caso delle doUrine dei papi ,eseoltino com e la pensava su q uesto so gg etto S. Pietro che,seco nd o lo ro ,

epur stato ilprim o dei papi. Egli in una eir-

costanza so lenne, quando cine predicava la prim a vo lta ai gen-tili (F atti J[. 42 , 43 . ) c i assicura ch ' eg li, com e tu tti g li altr!A posto li, avevano ricevuto espresso com ando da D io d ' inse-gnare, secondo Ia tes tim on ianza anco ra d i tu tti i P ro feti, chela rem iss io ne d ei peecati s i otteneva soltanto per la fede in -Gesii C risto , e non per altra ro sa: eeeo Ie su e so len n! p Ilru le:« ed Egli ci ha eomandetodipredicare al popolo, e di te-s t imoniare cb' egli e quello che da D io e s ta te CO !It ituitoGiu-dice dei v iv i e dei m orU : a lui rendono testim on ianea tutti

i ProC eti, che ch iunque erede in lu i riceve rem ission . de'peo -cati per 10 nom e suo . » Che dero dunque eereare di piu; seD io stesso nella sua Paso la m i assicura, che PQtrO o ttenere ilperdono di tu tti i m iei peccati eredendo in G esil C risto?La f e d e dunque, rna la fede v iva, rna la fede operan te pel'

la carka (G$lat, v , 6), non la eon fessione dei no stri peeeatl

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I S S

Istta ad un nosLro simile, c quella che ci gillstifica innanzia Dio. Questo c l' insegnamento che Gesu Cristo ha lasciatoalia sua chiesa : chiunque insegnera diversamento, sara anti-cristo, sara predieatore di lin nnovo Vangelo; del Vangclodell' uomo , non del Yangelo del Figlio di Dio.

CAP. XI.

CONCLUSIO)lE.

COSTRI!1TO per i Iimiti impostimi, a porre termine a que-sto piccolo saggio intorno alia oonfessione, a voi, miei caricompatriotli, volgo ora, in special modo, il mio dire. E a voiche hO dedicato questo libretto, non perche spcri da voi ri-compensa alcuna; che molti anzi di voi si terranno olfcsidalle mie parole, e cercheranno, roll' ingiurioso nome di o r 11/-

,'ata, screditarmi fra i fanatici: rna cosi facevano i Fariseieon S. Paolo, il quale aveva abbandonato la Ioro setta perseguire gl' insegnamenti di GesU Cristo. Non e qui lungo ditessere la mia apologia: solo faccio riOettere che il nome diapo.Cata si conviene a colora coo abbandonano 1.1 religioneCristiana ; non a coloro me professano la fede di Gesu Cristocome la professavano gli Apostoli e i cristiani dei primi tem-pi. Dimostrino quci signori, coo la rcligione degli Apostoti cquella stessa dei papi del secolo XIX; che allora, OOIDC ades-so, si adoravano Ie immagini, le reliquie, si cantavano le mes-

se per i vivi e per i morti; si usavano Ie conC~ioni si ven-devano le indulgenze, e allora ci sotfriremo in p a c e la deno-minazione di apostati ; rna se essi invece hanno aggiunto .11Vangelo in guisa da formare una religione tutta diversa, anzitutta opposta a quella del Vangelo, 10 sotTrano in pace, essisaranno piuttosto gti apostati,Altri a screditarmi diranno ehe la mia penna c vend uta;

1 Remani me personalmentc mi conoscono non potraBno cre-dere a tale calunnia: se mi fossi voluto vendere,. mi sarei

venduto ai papi che pagano assai generosamentc con bcneficie dignitlJ., quei preti me gIi vendono la loro ooscicnza peresaltarli,

No, ltaliani, iI solo bene vostro, rl bene della nostra carlpatria, mi ha mosso a scrivere questo piccolo saggio. La di-setplina della conCessione e eccessivamente dannosa alia patrd.

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Ia qnaTe non p o t r a giammai risorgere fino a che questa di-sciplina durera. L' utopia la pin dannosa per i popoli e quel-la di separare la rigenerazione politica, dalla rigenerazione re-Jigiosa. La religione e I' anima di una nazione: iIVangelo eil codice divino dell' uomo: e fino a ehe il Vangelo non trion-fera, trionferanno i despoti, i tiranni, gl'ipocriti.

II presente saggio sulla confessione non e che un cennosopra uno dei lanli errori della chiesa di Roma, eoi quaJi do-mma ipopoli, annienla gl' ingegni, inceppa Ie nazioni e Ieincallisce a servaggio , II culto delle immagini, la messa, ilpurgatorio, it celibate, e tutte Ie altre dottrine antievangeli-ehe della chiesa romana non ad altro tendo no, che allo scopodel dominio per lei e per i suoi alleati, i despoti; ed alIaopp'ressione dei popoli. Yoglia Iddio che I' Haha un giornos' illumini e eonosca il larlo che la rode, la religione dei pa-pi; e l'unico mezzo di risorgimento, e la proclamazione del

Vangelo.Mid eompatriotti : quando noi scuoteremo it giogo dei papi

non abbandoneremo la religione dei nostri padri ; la religionedivina di Gesu Cristo: noi nOD dohbiamo farci proteslanti;non dobbiamo seguire Ie dottrine di Lutero, di Calvino, 0 diqualunque altro dei riformatori; non dobbiamo aderire aliachiesa d' Inghilterra, alla chiesa di Germania, alia chiesa diGinevra; rna dobbiamo esscre cristiani, come 10 erano i no-stri padri; nn Clemente romano. lin Giustino fllesefo e tuttiquegli altri che nei primi secoli segnivano la pura dottrinadel Vangelo come era slata predicate dai santi Apostoli. NOR

seguiremo Lutero e Calvlno, rna Gesu Cristo col suo VangeloalIa mano; rna isaRti Apostol i coi lora insegnamenti , Nondobbiamo imporci le dourine di alcuna chiesa nazionale, rnaIe doltrine della chiesa di Gesu Cristo. Sono i preti che a se-durre i sempUd van dieeado che colore- che predieano la ri-forma Italiana VogH0Il9 fare abbandonare agl' Italiani la reli-!pone del padri Ioro, e Carli tutti protestanti. Italiani! dopoi falli del 1849 crederete voi piu ai vostri preti?

Ma per quello ehe riguarda il noslro assunto,che ei restaa conchiadere t La conCessione non e prescritta nella Paroladi Dio; dunque chi crede in D io ed in Gesu Cristo, pue farea meno di quella pratica. Essa c contrariit alla Parola di Dia:dunque il Cristiano deve assolulamente astenersi dalla con-fcssioM come c ia C063contraria al volere di.vino.: e si.ccO~

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fare cosa contraria al voter di Dio e atto di rihellionc eontroDio; cos] assoggettarsi alia confessione sua alto riprovevole epeccaminoso pcr II Cristiano. La confessione e contraria aliapratira della primitiva chiesa: dunque chi vuol essere cri-stlano come 10 erano i nostri padri, deve rigettare questa pra-tiea introdotta dai preti per il loro interesse. 1 . . 1 1 eonfessionesi oppone alia retta ragione: dunque ogni uomo ragionevole

devc astenersene. La eonlessione e nociva aHa fede: dunqueehi ama il Vangelo, e la sua religione, deve abbandonarla:e contraria al buon costume; dunque ogni uomo onesto devuallontanare da tale pratiea se stesso, e teneme lontani I suoi,La confessione impedisce ogni progresso cIvile: dunque ogninomo ehe ama la patria deve fare ogni sforzo accio tale pra-ticjl sia abo1ita.

~Ia siamo tutti peeeatori, ed abbiamo bisogno del perdono.f;; vero : e pereio ricorriamo solo a colui ehe puo perdonarci:

ricorriama all' Agnello di Dio, a colui che solo toglie iI pee-eato del mondo (Giov. i, 29.), a colui che e I' unieo media-tore fra Dio e I' uomo (1, a Timot. ii. 5) e per la fede in luiotterremo iI perdono dei nostri peceati: Non ricorriamo piiIall' uomo pecratore pcr avere il perdono: rna ricorriamo alsolo Dio per mezzo di G e s U · Cristo nostro Redentore; un reonon ricorre al correo per avere il perdono di sua colpa.Italiani! aneora una parola e finisoo; eereate voi la vostra

liberta, la rostra indipcndenza? Ebbene, non imparate dagUuomini con quali meeei dovete cercarIa; imparatelo dall'Uo-

modio. dal benefattore divino dell' umanita, dal Cristo. EccoIe consolanti parole ch' egli dirigeva ai suoi novelJi seguaci(Giov. viii. 31, 32.): « Se voi persevererete nella mia: Parolavol sarete veramente miei discepoli, conoscerete la Veritil, ela verib\ vi fara liberi. » Abbasso dunque le imposture deipreti: risorga la Verita nella sua plirezza e noi saremo liberi,Sono queste Ie parole del Cristo; di colui che ha giurato, cheiI cielo e la terra trapasseranno, rna non gia Ie sue parole(Matt. xxlv. 35); perehe sono parole di Colui che non puo n~ingannare, ne essere ingannato.Distruggere dunque ed edificare: ceca la missione di un po -

popolo cristiano ehe cerca il suo vero bene, la sua vera feli-rita. Distrllggere tutto quello che ha editieato il prete soprala purissima legge del Vangelo: edincare il cristianesimo suIsolo Vangelo come 10 avevano i nostri padri, che col solo Van-.

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geTo,senza altr' arma fuori del Vangelo distrussero l'Immcnsocolosso della romana tirannide. La superstizione e I' arme ditui si sono sem~re serviti, e si servono i dcspoti per signo-reggiare le moltitudini (1): percio Gesu Cristo stabill iI SilO

culto in ispirito e verita (Giov. iv, 23). II cui to del Cristo.!a religione del Cristo sia Il nostro culto la nostra religionc :

I~ . v angelo sia il nostro libro prcdiletlo, e conosceremo I~VI':

rIta; abbatteremo I'errore, e la verita che proeede da D IO ctrcndera liberi, e liberi per sempre.

~1) Aocbe ai tempi di 'I'ite Lirio era ooto "he i tiranni colle-

gah coi preti domin"'ano te lBoltitudini, e Ie opprimevaoo per rae"'o

.Iella snperstizione, Nulla res meltitudinem rJlicaciu, resil, ,/U"III

~per"jljo. Tit, Liv. in Num. lib. 1.

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INTI ICE .

l 're(azionr.

A!Jli I ta lia n i •

• Pag . :l

« 9

Cal l . I.Cos ' e la Con(rssion l'. ••.• « U

Cap . II.La C onfessione dei peeca ti, c!'f si fa nella Chiesa C aC -

tll/ica Rom a n a, non ha {ondam ento nella Parola d iD io . • . . . • . • • . . • . . • . « 17

CIlII. Ill.La Pa rola d i D io, e cnntruria a lia ' con(~ssione deipeccati, sta bilila nella C lcieba Rom a na • . « 23

. C a p. IV .' ,La chies« dei pr imi secoli e ccn lra ria a lia con fessw ne

a uricola re • • • . • . . . . . • • • . «28

Cap . V.L a Con fl'ssion e a u rico la re e IJpposta a lla sa n a. ra g ion e. « 37

Cap . VI. .La C onfessione a uricu la re e nncit'a a lia {ede ed a lcostumi : , • . • • • • • • : • • " • • « 41

r. Cap . VII.~~ i~ np .o ss.ib ilc q ua tv uq ue p ro qress» t'elig io lo , souo la

d iSclpilna della con fessitm e . • • • .• • « 45

• C a l" VIII.La con (essionc a rreea da lln i g l'a vissim i a ll'ind iv iduo,

a lia (am ig lia . a lia locieta . • « .7

, C a p. IX .E i,"!p~$Sibile .qua lunque progrelSO cid le souo la di-

sc/pim a del/a confessione.; • • • . . • • • II51Cap. X . .