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1 ANNO Giustiniano ANNO Giustiniano 1860-2010

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ANNOGiustinianoANNOGiustiniano1860-2010

La Parola Aprile10-65 6-05-2010, 16:521

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DIREZIONE E REDAZIONE:Piazza Duomo, 13 - 85025 MELFI (Pz)Tel. e Fax 0972 238604Sito web: www.diocesimelfi.itIndirizzo di posta elettronica:[email protected] n. 10351856 intestato aCuria Vescovile di Melfi

STAMPA:Litostampa Ottaviano - Z.I.Valle di Vitalba-AtellaRegistrazione Tribunale di Melfi n. 1/89del 9.1.1989

DIRETTORE RESPONSABILE:DE SARIO Angela

DIRETTORE:LABRIOLA Donato

SEGRETARIA:PICCOLELLA Marianna

REDAZIONE:CASCIA VincenzoCIAMPA SilvanaDE SARIO AngelaGALLO MauroLABRIOLA DonatoLIBUTTI FermoMARCHITIELLO DomenicoPICCOLELLA Marianna

EDITORIALE

* Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa

di Gianfranco Todisco*

2 Editoriale

3 Magistero

4 Caritas

5 Catechesi

6/7 Comunicazioni Sociali

8/9 Dalla diocesi

10/11 Dalle Parrocchie

12 Dalle Associazioni

13 Lo scaffale

14 Rubricando

15 Agenda del Vescovo

OMMARIOSOMMARIOSDALL’OMELIA DELLA MESSACRISMALE CONCATTEDRALE

SANT’ANDREA DI VENOSA

Carissimi,la messa crismale, celebrata quest’anno nella Concat-tedrale Sant’Andrea in Venosa, acquista un saporeparticolare nel contesto dell’anno sacerdotale. La Chie-sa diocesana, nella quale sussiste l’unica Chiesa diCristo, anche se ne siamo una piccola porzione, riuni-ta attorno Vescovo perconfermare il vincolodi comunione che ren-de credibile ogni suaattività, è chiamata ariscoprire il dono delsacerdozio ricevuto at-traverso il battesimo,ed a ravvivarlo guar-dando a Cristo,“il testimone fedeleche ci ama e ci ha li-berati dai nostri pec-cati con il suo sangue,ed ha fatto di noi unregno di sacerdoti”. (Ap. 1,6)La liturgia di questo giorno è un invito a riscoprire labellezza del dono del sacerdozio, che, in virtù delbattesimo, viene indistintamente dato non solo aisacerdoti ma a tutti i battezzati. Siamo e dobbiamosentirci tutti realmente sacerdoti.La dignità del sacerdozio comune comporta innan-zitutto responsabilità, a cui i cristiani devono farfronte nella complessità delle situazioni nelle qua-li vivono, senza la quale è impossibile giungerealla santità.Come il Concilio stesso ha spiegato, questo idealedi perfezione non va equivocato come se implicasseuna sorta di vita straordinaria, praticabile solo daalcuni “geni” della santità. Le vie della santità sonomolteplici e adatte alla vocazione di ciascuno.Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di genitori santiche riscoprano la vocazione di essere i primi testi-moni della fede per i loro figli, che senz’altro devo-no essere aiutati ad inserirsi, con il lavoro, nellasocietà, ma anche a scoprire il progetto che Dio hasu ognuno di loro.Certamente non è incoraggiante il momento storicoche stiamo vivendo : degrado di costumi, corruzio-ne a tutti i livelli, scandali nelle istituzioni, anche daparte di ministri della Chiesa, continui attacchi allapersona del Papa, dei Vescovi o dei sacerdoti. Nonsaranno certamente gli scandali a scoraggiare la

Chiesa dal continuare a svolgere la sua missionenel mondo. Gli scandali, se da una parte ci invita-no a riflettere sulle nostre responsabilità, a pren-dere gli opportuni provvedimenti, perché “la spor-cizia” venga eliminata e la verità trionfi, dall’altradevono spronare l’intero popolo di Dio ad una più

coerente testimonian-za di vita, come lo at-testano, ci ricorda ilPapa nella Lettera diSacerdoti per l’AnnoSacerdotale, “splendi-de figure di generosiPastori, di Religiosiardenti di amore perDio e per le anime, diDirettori spirituali illu-minati e pazienti”,confermando l’anticoadagio che “fa più ru-more un albero che

cade che una foresta che cresce”.Infine, invito tutti a conoscere meglio la vita dei santi,per imparare a lasciarci guidare da Dio come essihanno fatto, ed a percorrere il cammino della santi-tà, giorno dopo giorno, nella fede, nella speranza enell’amore. Non dimentichiamo un grande santodella nostra diocesi, San Giustino de’ Jacobis, a cuidedicheremo un intero anno, a partire dalla festaliturgica del 30 luglio p.v., nel 150° anniversariodella sua morte. Il giorno della sua canonizzazione,avvenuta nel 1975, Paolo VI, durante l’omelia dis-se che l’unico torto di San Giustino è quello di esse-re poco conosciuto. Il torto non è certo suo, manostro, e desideriamo ripararlo facendone conosce-re la vita, e imitandone soprattutto l’esempio.Cristo chiama ciascuno di noi a impegnarsi con Luie ad assumerci le nostre responsabilità per costru-ire la civiltà dell’amore. Se seguiremo la sua Paro-la, anche la nostra strada si illuminerà e ci condur-rà a traguardi alti, che danno gioia e senso pienoalla vita.È il mio sincero augurio a tutta la famiglia diocesa-na, accompagnato dalla preghiera e dalla benedi-zione del Signore, sotto lo sguardo vigile di Maria,madre della Chiesa, e dei nostri santi protettori San-t’Alessandro, San Biagio e San Felice.

Il Vescovo in visita a don Ferdinando, Honduras (febbraio scorso)

CHIAMATIALLA SANTITÀ

La Parola Aprile10-65 6-05-2010, 16:532

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di Benedetto XVIMAGISTERO

Messaggio di Benedetto XVIper la 44A GIORNATAMONDIALE DELLECOMUNICAZIONI SOCIALI(16 maggio 2010)

mezzi anche per l’evangelizzazione ela catechesi.Attraverso i moderni mezzi di comu-nicazione, il Sacerdote potrà far cono-scere la vita della Chiesa e aiutare gliuomini di oggi a scoprire il volto diCristo, coniugando l’uso opportuno ecompetente di tali strumenti, acquisi-to anche nel periodo di formazione,con una solida preparazione teologicae una spiccata spiritualità sacerdotale,alimentata dal continuo colloquio conil Signore. Più che la mano dell’ope-ratore dei media, il Presbitero nell’im-patto con il mondo digitale deve fartrasparire il suo cuore di consacrato,per dare un’anima non solo al proprioimpegno pastorale, ma anche all’inin-terrotto flusso comunicativo della“rete”.Anche nel mondo digitale deve emer-gere che l’attenzione amorevole di Dioin Cristo per noi non è una cosa del pas-sato e neppure una teoria erudita, mauna realtà del tutto concreta e attuale.La pastorale nel mondo digitale, infat-ti, deve poter mostrare agli uomini delnostro tempo, e all’umanità smarrita dioggi, che “Dio è vicino; che in Cristotutti ci apparteniamo a vicenda”...Lo sviluppo delle nuove tecnologie e,nella sua dimensione complessiva, tut-to il mondo digitale rappresentano unagrande risorsa per l’umanità nel suo in-

sieme e per l’uo-mo nella singo-

C ari fratelli e sorelle,il tema della prossima Gior-nata Mondiale delle Comu-

nicazioni Sociali “Il sacerdote e la pa-storale nel mondo digitale: i nuovimedia al servizio della Parola” si in-serisce felicemente nel cammino del-l’Anno sacerdotale, e pone in primopiano la riflessione su un ambito pa-storale vasto e delicato come quellodella comunicazione e del mondo di-gitale, nel quale vengono offerte al Sa-cerdote nuove possibilità di esercitareil proprio servizio alla Parola e dellaParola. I moderni mezzi di comunica-zione sono entrati da tempo a far partedegli strumenti ordinari, attraverso iquali le comunità ecclesiali si esprimo-no, entrando in contatto con il proprioterritorio ed instaurando, molto spes-so, forme di dialogo a più vasto rag-gio, ma la loro recente e pervasiva dif-fusione e il loro notevole influsso nerendono sempre più importante ed utilel’uso nel ministero sacerdotale.Compito primario del Sacerdote èquello di annunciare Cristo, la Paroladi Dio fatta carne, e comunicare la mul-tiforme grazia divina apportatrice disalvezza mediante i Sacramenti. Con-vocata dalla Parola, la Chiesa si ponecome segno e strumento della comu-nione che Dio realizza con l’uomo eche ogni Sacerdote è chiamato a edifi-care in Lui e con Lui ...Ai Presbiteri è richiesta la capacità diessere presenti nel mondo digitale nellacostante fedeltà al messaggio evange-lico, per esercitare il proprio ruolo dianimatori di comunità che si esprimo-no ormai, sempre più spesso, attra-verso le tante “voci” scaturite dalmondo digitale, ed annunciare ilVangelo avvalendosi, accanto aglistrumenti tradizionali, dell’apportodi quella nuova generazione di au-diovisivi (foto, video, animazioni,blog, siti web), che rappresentanoinedite occasioni di dialogo e utili

IL SACERDOTE E LA PASTORALE NELMONDO DIGITALE: I NUOVI MEDIA

AL SERVIZIO DELLA PAROLAlarità del suo essere e uno stimolo peril confronto e il dialogo. Ma essi si pon-gono, altresì, come una grande oppor-tunità per i credenti. Nessuna strada,infatti, può e deve essere preclusa a chi,nel nome del Cristo risorto, si impe-gna a farsi sempre più prossimo all’uo-mo. I nuovi media, pertanto, offronoinnanzitutto ai Presbiteri prospettivesempre nuove e pastoralmente sconfi-nate, che li sollecitano a valorizzare ladimensione universale della Chiesa,per una comunione vasta e concreta;ad essere testimoni, nel mondo d’og-gi, della vita sempre nuova, generatadall’ascolto del Vangelo di Gesù, il Fi-glio eterno venuto fra noi per salvarci.Non bisogna dimenticare, però, che lafecondità del ministero sacerdotalederiva innanzitutto dal Cristo incontra-to e ascoltato nella preghiera; annun-ciato con la predicazione e la testimo-nianza della vita; conosciuto, amato ecelebrato nei Sacramenti, soprattuttodella Santissima Eucaristia e della Ri-conciliazione.A voi, carissimi Sacerdoti, rinnovol’invito a cogliere con saggezza lesingolari opportunità offerte dallamoderna comunicazione. Il Si-gnore vi renda annunciatoriappassionati della buona no-vella anche nella nuova“agorà” posta in essere da-gli attuali mezzi di co-municazione.

La Parola Aprile10-65 6-05-2010, 16:533

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CARITAS

on piacere salutiamo la pubblicazione del Secondo Rapporto Caritas, dopo quellodel 2005, sulle povertà nel territorio della nostra Diocesi.L’indagine è stata condotta e realizzata dalla Caritas diocesana, alla quale va la

nostra gratitudine per il prezioso lavoro svolto, ed il nostro incoraggiamento a continuare aservire nella verità i poveri, nei quali si ama e si serve il SignoreGesù.Con il coinvolgimento delle realtà parrocchiali che hanno fornito leinformazioni che hanno dato vita a questo Secondo Rapporto, si èpervenuti alla delineazione di un quadro che aiuta non solo a riflette-re ma anche a studiare meglio gli interventi da offrire, con speranza,a tanti fratelli e sorelle bisognosi.Nel Rapporto viene rappresentato tutto ciò che è stato possibileoffrire attraverso i servizi offerti dalla Caritas diocesana: da quellidiurni a quelli residenziali, da quelli particolari a quelli parroc-chiali, e tutto grazie alla collaborazione di numerosi volontari,che ogni giorno - e 365 giorni all’anno - con grande impegno,dedizione e competenza - Papa Benedetto direbbe con “l’atten-zione del cuore” - hanno saputo ascoltare, accogliere e accom-pagnare i tanti volti di povertà incontrati: dalla mancanza dimezzi materiali, che impedisce a molte famiglie di giungerealla fine del mese, alla povertà per mancanza di reti di soste-gno e/o di solidarietà familiari, oppure alla povertà per mancanza di senso e di significatoda dare della propria vita.Questo Rapporto, oltre ad offrire alle Caritas parrocchiali la possibilità di conoscere megliole situazioni di bisogno delle altre comunità cristiane della diocesi, permette anche di verifi-care più spesso la missione dei credenti, valutare con obiettività il lavoro svolto, e progetta-re insieme nuove iniziative per spendersi più gioiosamente nel servizio ai bisognosi. Esso èanche un utile strumento per volgere lo sguardo verso nuovi orizzonti di fraternità e disviluppo solidale, per informare e per animare le comunità cristiane, e soprattutto per for-mare gli animatori della pastorale.I dati del Rapporto vengono anche offerti agli Enti pubblici e a tutta la società civile, comecontributo dei credenti alla costruzione di un mondo più giusto e solidale. Come piú volte ha

I BISOGNI SOCIALI, LE POVERTÀ E LE

INDICAZIONI SOCIO - PASTORALI NEL

SECONDO RAPPORTO DELLA CARITAS DELLA

DIOCESI DI MELFI - RAPOLLA - VENOSA

ricordato la Chiesa nei suoi insegnamenti, la solidarietà é anzitutto sentirsi tutti responsabilidi tutti.Il Rapporto, pur con tutti i suoi eventuali limiti, vuol provocare aspirazioni di collaborazionee di approfondimenti, nonché confronto e dialogo sempre più personali con le Istituzioni ed

il Terzo settore. Inoltre, esso è l’occasione più idonea per met-tersi in ascolto di coloro che vivono forme di disagio in primapersona.L’invito alla risposta, all’analisi e al discernimento sui vari pro-blemi da parte della comunità cristiana e della società civile cifa ben sperare che il lavoro realizzato dall’équipe Caritas dioce-sana sul campo, ed a tavolino con l’osservazione e il discerni-mento dei fenomeni sociali, sarà un buon contributo a diffonde-re la cultura dell’attenzione e della solidarietà di cristiani e noncristiani.I numeri, i dati e le cifre che appaiono in questo Rapporto sonola fotografia del nostro presente che chiede a tutti di scoprire lecause di sofferenza di tanta gente, e dare risposte concrete perprevenire la marginalità e il disagio.Come ci ha ricordato Papa Benedetto nella recente enciclicaCaritas in veritate, “accanto al bene individuale c’é unbene legato al vivere sociale che é il bene di tutti, il bene

comune, adoperarsi per il quale é esigenza di giustizia e di carità” (n. 6).Il nostro auspicio, pertanto, è che la presente pubblicazione diventi un prezioso sussidio peruna sensibilizzazione sempre più ampia verso chi fa fatica a vivere, e percepire i bisogni ele necessità dei nostri fratelli, prima ancora che essi facciano giungere fino a noi il lorodisperato grido di aiuto. Il nostro cammino verso il futuro, infatti, perderà di slancio se aimargini della strada c’è gente che è ferma, e se alle mani tese non rispondiamo congenerosità.In collaborazione con tutti i soggetti ecclesiali, attraverso questo strumento che offre allariflessione di tutti, la Caritas diocesana si impegna a dare il suo fattivo contributo, perchéogni sforzo “contribuisca alla realizzazione di quella universale città di Dio verso cui avanzala storia della famiglia umana” (Caritas in veritate, 6).

di Giuseppe Grieco*

o strumento che è stato pensato dalla Caritas puòoffrire delle opportunità significative per ripensare ilsenso delle politiche sociali attraverso il cosiddetto

“Rapporto delle povertà e le risorse”. Parlare di rapportocome attività di conoscenza sociale del benessere e dellatutela sociale significa considerare i bisogni e la realtàcome un “campo di indagine” su cui a priori si sa poco ecomunque si conosce in modo insufficiente.Le conoscenze acquisite, il sapere professionale, le com-petenze maturate all’interno delle parrocchie e dei ser-vizi rappresentano patrimoni informativi e conoscitiviche svolgono una funzione estremamente importanteper definire, capire e trovare soluzioni ai bisogni e alledinamiche che li caratterizzano. Tutti i processi di eti-chettamento dei bisogni promossi dalle istituzioni risul-tano tuttavia condizionati dal fatto che le organizza-zioni non possono essere considerate semplici strutturecomposte da insiemi di ruoli, processi e dinamiche daassemblare in modo ingegneristico al fine di massimiz-zare la performance produttiva. In quanto costrutti so-

ciali, le organizzazioni e le istituzioni sono l’esito di storie,accumuli di esperienze, processi di apprendimento che sirealizzano entro geografie di potere, aspettative e motiva-zioni socialmente determinate. In questo senso, le organiz-zazioni, e tra queste le Parrocchie, sono il luogo dove perdefinizione i processi di analisi e produzione di conoscenzarisultano caratterizzati dal fenomeno di “dipendenza dalpercorso”, dove con questo termine si intende che il modoattraverso il quale vengono rappresentate e conosciuti i pro-blemi all’interno di un’organizzazione non dipende solodalle caratteristiche oggettive del problema ma anche dalsistema di aspettative che definiscono il problema (e lesoluzioni). Occorre chiarire e non dare per scontato checosa sono i bisogni, come si configurano e cambiano equali sono le risposte più adeguate che devono essere for-nite ad essi. È chiaro tuttavia che se gli interventi sociali siriducono ad essere l’esito di attività tese a rappresentare iproblemi sulla base di precodificazioni dei bisogni e dellerisposte possibili, l’esito non può che essere quello di sotto-valutare l’impatto di tutto quell’insieme di dinamiche e pro-

cessi che tendono a caricare i bisogni di significati dinami-ci, complessi e situati. È di conseguenza fondamentalesviluppare un approccio scientifico alla conoscenza socia-le basato sulle categorie dell’interpretare e del compren-dere oltre che dello spiegare per dare capo a quadri direaltà plurimi: ossia, scenografie in cui i bisogni sono rap-presentati valorizzando il punto di vista di soggetti, com-petenze e attori diversi. Per meglio conoscere le realtà dipovertà e i bisogni delle persone, la Caritas ha elaboratouno specifico metodo pastorale, quale stile proprio di ap-proccio alla realtà (poveri, Chiesa, mondo) caratterizzan-te l’organismo. Il metodo definisce “il modo di fare Ca-ritas” ed è basato sull’ascolto come capacità di entrare inrelazione, sull’osservazione come capacità di interrogar-si, di ricercare, di riflettere, sul discernimento come capa-cità di scegliere e sull’animazione come capacità di pro-muovere nei singoli e nella comunità forme progressive ediffuse di responsabilità e impegno.

* Direttore Caritas Diocesana

di Gianfranco Todisco

L

ASCOLTARE “CON IL CUORE CHE VEDE”

I POVERI PER CAPIRE E DISCERNERE

C

IL RAPPORTO COME CONTRIBUTO NELLA COSTRUZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI

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CATECHESI

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di Angelo Grieco*

ei primi secoli della storia del-la Chiesa non c’è traccia di unprogetto specifico di catechesi

rivolto ai ragazzi, in quanto l’inizia-zione cristiana riguardava gli adulti,destinatari pressoché esclusivi dellapreoccupazione pastorale della Chie-sa, sia prima sia dopo la svolta costan-tiniana (313). L’educazione cristianadei fanciulli era affidata alla famigliae spettava ai genitori cristiani il com-pito di iniziare i propri figli alla fede,in un mondo le cui istituzioni educati-ve, le scuole innanzi tutto, continua-vano a essere impregnate di paganesi-mo.Ai giorni nostri, una certa pastoralecontinua a nutrire la speranza di “con-quistare” i genitori attraverso la cate-chesi sacramentale dei figli. È esatta-mente l’opposto di quanto avvenivanei primi secoli dell’era cristiana, incui la Chiesa era veramente impegna-ta nella formazione dei genitori. Qua-li erano i contenuti dell’educazionecristiana impartita in seno alla fami-glia? Si tratta essenzialmente dell’edu-cazione religiosa. Da una parte, cioè,si ha l’iniziazione dogmatica: qualisono le verità in cui bisogna credereper essere salvati? E dall’altra la for-mazione morale; quale è la condottapropria del cristiano ? È questo loschema su cui sono costruite le Lette-re di San Paolo, e tutta la Chiesa anti-

ca ha seguito la via inaugurata dalgrande Apostolo. Troviamo esplicitiriferimenti in alcuni scritti di San Gio-vanni Crisostomo, che, tra i grandipadri della Chiesa antica, si dimostrasicuramente il più attento su questospecifico versante pedagogico.Soprattutto nei primi tre secoli dell’eracristiana, non era raro che famiglieintere, genitori insieme ai figli, rice-vessero i sacramenti dell’iniziazione,ma Tertulliano (all’inizio del terzosecolo), pur supponendo l’usanza delbattesimo dei bambini, ne consiglia ildifferimento a un’età più matura. San-t’Agostino ci assicura che già a setteanni un fanciullo era giudicato idoneoa “restituire” il Simbolo di fede e arispondere da sé alle interrogazioni.Sempre il vescovo di Ippona ci infor-ma che i bambini erano esentati dallapenitenza pre-battesimale, ma aggiun-ge: “A loro tuttavia, per la loro consa-crazione e remissione del peccato ori-ginale, è di aiuto la fede di coloro cheli presentano, di modo che, come na-scendo contrassero da altri macchie dipeccato, così anche ne vengano puri-ficati per mezzo delle domande e dellerisposte di altri” (S. Agostino, I Ser-moni ).Questa funzione dei genitori come ga-ranti della fede dei propri figli si affie-volì di molto nel momento in cui ilmondo cominciò, almeno anagrafica-

mente, a diventare cristiano: il catecu-menato perse la sua forza perché, lungidall’essere un momento di passaggiodalla durata stabilita (la Tradizione apo-stolica di Ippolito di Roma, compilataall’inizio del terzo secolo, la quantificain tre anni) divenne un periodo contras-segnato da un’ambigua elasticità. Erainvalsa, infatti, la tendenza a ritardarecontinuamente il battesimo dei figli, al-meno sino a quando avessero superatola crisi adolescenziale – anche San-t’Agostino subì questo ritardo – e mol-ti cristiani adulti, anche sposati, resta-vano nello stadio di catecumeni per tuttala vita. Si comprende come tutto ciò mi-nasse alla radice la funzione educativadella famiglia.Sant’Agostino aveva di fronte casi si-mili all’inizio del V secolo: “Che diredi tutti quelli che, ricevuto da adole-scenti o da bambini il sacramento delbattesimo, in seguito per trascuratez-za nel venire educati cadono nelle te-nebre dell’ignoranza e menano unavita del tutto depravata?” (S. Agosti-no, I Sermoni ).La crisi del catecumenato e l’affievo-lirsi della funzione educativa della fa-miglia sono fattori sufficienti a spie-gare il ruolo sempre maggiore che, apartire dalla fine del quarto secolo,vescovi e presbiteri assumono dentrola Chiesa per la formazione ultima delcristiano.

* Direttore Ufficio Catechistico Diocesano

FAMIGLIA CELLULA EDUCATIVA

N

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COMUNICAZIONI SOCIALI

di Vincenzo Cascia

Due adolescenti siedono su una panchina. Potrebbero parla-re fra di loro, invece non si guardano nemmeno in faccia.Stanno messaggiando con altri che non sono lì. Qualcosa

di simile accade in un gruppo di cinque ragazzi e ragazzeche passeggiano per strada: almeno due di loro invianoSMS o parlano al cellulare. Intendiamoci, non sempre ècosì, ma capita sempre più spesso di vedere situazioni delgenere: giovani che sono accanto ma non insieme, che siaccompagnano ma non parlano. I mezzi di comunicazio-ne, che dovrebbero allargare gli orizzonti, possono ancherestringerli. Più che sentirsi parte di una comunità o di ungruppo, i giovani si sentono inclusi o esclusi. Inclusi sehanno cellulari ultimo modello ed una rubrica fitta di nu-meri telefonici; esclusi se il telefono è invecchiato (cioè haqualche mese) e la rubrica elettronica conta solo pochicontatti. Non importa quante persone si conoscano o fre-quentino davvero, importano i numeri virtuali. I rapportiumani, quelli autentici, sono sempre più rari.Lo stesso accade a chi naviga in rete. Puoi avere milleamici su Facebook e restare in casa da solo per tutto ilpomeriggio. Confidare i tuoi problemi ad uno sconosciuto

pensando che i suoi consigli possano valere più di quellidi chi ti vive accanto. Raccontare dettagliatamente

la tua vita alla comunità virtuale e nasconderlaa chi ti sta vicino.E che dire dell’inflazione di filmati e foto, spes-so di pessima qualità, che riprendono qualsi-asi evento o situazione per venire, nel mi-gliore dei casi, archiviati senza essere nem-

IL VALORE DELLE PERSONE, DELLE COSE E DELLE AZIONIL’ECCESSO DI CONTATTI VIRTUALIE DI MATERIALI ELETTRONICI RI-SCHIA DI COMPROMETTERE I RAP-PORTI AUTENTICI E LA CAPACITÀ DISELEZIONARE INFORMAZIONI.

meno guardati o (come spesso accade) cancellati dopo poche ore per fare spazio adaltre immagini che subiranno la stessa sorte? Racconto un episodio esemplare in que-sto senso. Un gruppo di una trentina di studenti aveva realizzato delle interviste regi-strandole sui cellulari. A distanza di pochi giorni, mancando un paio di trascrizioni, èstata chiesta agli stessi ragazzi una copia delle registrazioni. Nessuno aveva conserva-to nulla.Paradossalmente l’abbondanza di informazioni può trasformarsi in penuria, se nessu-no dà importanza a quello che detiene o realizza. Si filma tutto e non si vede niente.Migliaia di filmati e foto giacciono stipati in archivi sempre più grandi ma sempre menoconsultati, in attesa di essere cancellati. Anche qui, come per gli amici virtuali, conta laquantità. E le ricerche realizzate su Internet? In gran parte stampate ma non lette,messe da parte in attesa di essere cestinate.Il rischio che si corre è quello dell’accumulo superficiale, dell’incapacità di selezionare.Si trova tanto ma non si sa scegliere, si archivia e si cancella, ma non si fruisce vera-mente. Accade per le informazioni ma anche - purtroppo - per le persone. Per questo,senza rimpianti per un passato che non può tornare, serve una educazione all’uso deglistrumenti tecnologici. Questi ultimi ci sono e vanno utilizzati al meglio, aprono ampiepossibilità per la conoscenza ed i rapporti umani. Noi migranti informatici potremmotrasmettere ai nativi la capacità di selezionare e conservare. Tanto per fare un esempio,senza essere nostalgici: realizzare una foto fino a non molto tempo fa significavascegliere bene il soggetto, l’inquadratura, l’esposizione alla luce, perché una foto svi-luppata aveva il suo valore, era memoria, era evento. Scattare a tutto spiano, comesuccede oggi, foto di scarsa qualità era considerato uno spreco. Bisogna dare uno scopoed una direzione alle azioni. Questo possiamo e dobbiamo trasmettere alle nuovegenerazioni: il valore delle cose, la capacità di scegliere un amico (non di subirlo ofarselo imporre), un’informazione, il momento giusto per scattare uno foto o realizza-re un filmato, che poi si traduce anche in senso di responsabilità. La consapevolezzache ciò che si fa ha significato e può avere delle conseguenze; che la vita ha unaprospettiva e non è solo spreco, impulso del momento o gesto estemporaneo.

PICCOLODIZIONARIOINFORMATICO

TECNOLOGICO

LA SOLITUDINEAL TEMPO DEGLI SMS

Nativi digitali: coloro che, essendo nati a partire più o meno dagli anni ’90 del secolo scorso(giovanissimi e adolescenti, quindi), usano i mezzi informatici (cellulari, computer, lettori multimediali, ecc.) in modo naturale, senza bisogno di apprenderne il funzionamento, come chi

nasce in un Paese e comincia a parlarne naturalmente la lingua senza andare a scuola. L’espressione è latraduzione italiana di Digital natives, definizione usata nel 2001 da Mark Prensky, uno dei massimiesperti mondiali di tecnologie informatiche, autore di articoli e saggi sul tema della comunicazione.Prensky usa questi termini, adottati in seguito dalla comunità scientifica, all’interno di un suo articolo nelquale esamina il problema del linguaggio da usare con le nuove generazioni.

Immigrati (o migranti) digitali: traduzione dell’espressione Digital Immigrants, usata dal giàcitato Prensky nell’articolo sopra menzionato. Sono le persone che hanno imparato nel corso della lorovita ad usare le nuove tecnologie (quindi trentenni, quarantenni ed oltre), e perciò hanno un approcciodiverso dai nativi agli strumenti informatici, approccio non necessariamente più complesso o problema-tico.

SMS: acronimo di Short Message System. È il sistema per l’invio di brevi messaggi, nella telefoniacellulare. I messaggi contengono in genere solo testi.

MMS: acronimo di Multimedia Messaging Service. Sono i messaggi multimediali inviati e ricevutitramite telefonia mobile. Possono contenere, oltre al testo, anche audio, immagini e filmati.

Facebook: è uno dei più famosi social network (espressione che letteralmente significa rete sociale).Un social network è una rete di utenti Internet. Gli iscritti possono trovare amici, condividere materiali eidee, costituire gruppi con interessi comuni. Si entra così a far parte integrante di una comunità virtuale.

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COMUNICAZIONI SOCIALI

Organizzato dall’ufficio diocesano per le co-municazioni sociali e in preparazione alConvegno promosso dalla CEI Testimoni

digitali svoltosi a Roma dal 22 al 24 aprile, la Dioce-si di Melfi ha voluto promuovere un corso di forma-zione per operatori della comunicazione. Il percorsoformativo si è svolto a Melfi, presso il centro Nitti,dal 26 gennaio al 24 marzo. Numerosa la partecipa-zione degli addetti al settore provenienti dalle diver-se realtà parrocchiali presenti nel territorio diocesano.L’organizzazione del percorso è stata curata da donMauro Gallo, docente di comunicazioni sociali; daTonio Galotta, direttore dell’ufficio regionale per lecomunicazioni sociali e da don Donato Labriola, di-rettore del periodico diocesano La Parola.L’obiettivo del corso è stato quello di formare nuovefigure che accanto a quelle tradizionali, dovranno ave-re il compito di promuovere e curare gli ambiti co-municativi che interessano oggi più che mai tutti isettori del nostro vivere sociale. Anche la Chiesa,ovviamente, non è disinteressata a questa rivoluzio-ne digitale e ogni giorno appare essa stessa piùmediatizzata. Così si avverte, nella Chiesa, l’esigen-za di adeguare la pastorale ai nuovi linguaggi e ainuovi mezzi di comunicazione, di modo che la Paro-la e il Vangelo risultino più che mai attuali ecomprensibili alle nuove generazioni, protagonistedell’era presente e futura. La Chiesa, il Web, i nuovi spazi della comunicazio-ne nelle parrocchie e in diocesi sono questi i temi da

SVOLTO IN DIOCESI IL 1° CORSO PERANIMATORI DELLA COMUNICAZIONE

trattare per affrontare la nuove sfida del Terzo mil-lennio. Internet, la rete delle reti, una ragnatela daimille volti e dagli innumerevoli percorsi.Intenso il programma di lavoro svolto dai parteci-panti al corso. I neo comunicatori hanno innanzituttoapprofondito gli ambiti della disciplina, i diversi per-corsi della comunicazione dalla cultura orale a quel-la scritta, fino all’avvento della stampa e dei nuovimedia elettronici. Evidenziate anche le tecniche discrittura di una notizia e quelle di impaginazione diun giornale. I temi sono stati trattati da esperti e ad-detti del settore. Diversi i relatori, fra gli altri,Edmondo Soave e Oreste Lopomo, giornalisti di Rai3Basilicata, Vito Salinaro, giornalista del quotidianoAvvenire e don Gerardo Messina, saggista e scritto-re. Oltre alle nozioni teoriche, il corso è stato arric-chito da laboratori visivi e visite guidate in alcuneredazioni radio-televisive. Di notevole arricchimen-to è stata la visita alla redazione della carta stampatade Il Quotidiano di Basilicata e agli studi televisividella Rai. Altrettanto proficua la visita alla redazio-ne di Radio Kolbe di Melfi, diretta da padre Giusep-pe Cappello che da anni, caparbiamente, trasmette,dagli studi di largo S. Antonio, diverse rubriche in-formative.A conclusione del corso i comunicatori hanno nuoviambiti e settori a livello diocesano dove diffonderenotizie, avvenimenti, appuntamenti. Hanno il com-pito di mettere in rete le informazioni e di comunica-re tutto quanto succede e ci circonda.

di Marcella Viggiano

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DALLA DIOCESIdi Tonio Galotta

Come di consueto anche que-st’anno in occasione dellaFesta di Sant’Alessandro, il

Vescovo P. Gianfranco ha incontratoAmministratori e Responsabili di Entie Istituzioni per un’analisi sui temi piùvivi del momento e particolarmenteavvertiti nell’ambito territoriale del-la nostra Diocesi.La crisi che ha colpito i Paesi più in-dustrializzati ha avuto ripercussionianche nella nostra Regione, sia inambito occupazionale con la chiusu-ra di alcune aziende, sia sulle fascepiù deboli quali anziani, disoccupati,minori in difficoltà. A tale riguardo ilVescovo ha citato più volte i datiemersi da uno studio della Caritasdiocesana, il secondo DossierCaritas, presentato ultimamente nelcorso di un apposito convegno.Con piacere il Vescovo ha sottolinea-to come di fronte alle emergenze si

rafforza sempre più la colla-borazione fra le istituzionireligiose e quelle laiche “af-finché le persone facenti par-te di questa diocesi vivanocondizioni dignitose”. Parti-colarmente avvertito il problema deigiovani sia sotto l’aspetto della “sfi-da educativa” che della disoccupazio-ne. “Il Progetto Policoro avviato giàda un decennio, costituisce una nuo-va forma di solidarietà e condivisione,che cerca di contrastare la disoccu-pazione, l’usura, lo sfruttamentominorile e il lavoro nero.“È triste constatare - ha proseguito P.Gianfranco - che viviamo in una re-gione ricca di tante risorse naturali,ma continuiamo ad occupare gli ulti-mi posti per quanto riguarda il reddi-to pro-capite. Una ricchezza che si-curamente arricchisce pochi, ma che,stando alle statistiche, stranamente fa

aumentare la povertà nella nostra re-gione”.Infine il Vescovo riprendendo il temadella pace indicato dal Papa per la 43ªGiornata Mondiale celebrata il 1°gennaio scorso “Se vuoi coltivare lapace custodisci il creato”, ha ringra-ziato il Signore per averci dato unaregione meravigliosa, ricca non solodi storia ma di tanta ricchezza e bel-lezza. Basta salire sul Vulture perammirare, estasiati, il grande tesoroche il Signore ha messo a nostra di-sposizione; tutto questo però — haconcluso il Vescovo — ci impegna adessere amministratori saggi e fede-li”.

Una riflessione a tutto camposul significato della Via Cru-cis e sul valore della soffe-

renza si è tenuta nella Concattedraledi Venosa, domenica 14 marzo, nelcorso della presentazione del libro diMario De Luca “L’esperienza del-l’amore donato” (editrice Librìa). Ilvolume è dedicato alla Via Crucis sulMonte Tabor di Melfi, che intersecalinguaggi diversi: dall’architettura,alla pittura, alla scultura, per diveni-re parte viva e pulsante del paesag-gio locale. “Il percorso della Via Cru-cis di Melfi consente di abbracciarein un solo sguardo la sofferenza diCristo, la nostra sofferenza e la soffe-renza degli altri – ha sottolineato ilvescovo P. Gianfranco – una soffe-renza che non è una condanna, mal’occasione per ringraziare Dio perl’aiuto datoci”. Una riflessione esi-stenziale che in questo caso si è aper-ta alla dimensione giovanile, come

sottolineato da Michele Masciale Di-rigente scolastico IISS “E. Battagli-ni” di Venosa. Con le loro riflessionii giovani hanno voluto evidenziareche una pia pratica come la Via Cru-cis può servire a riscoprire il ‘ritmo’profondo della vita. “Il percorso trac-ciato sul monte Tabor di Melfi è statoveramente per noi tutti una Catechesiall’aperto” ha evidenziato Anna Bel-lusci, insegnante coordinatrice delprogetto. Aurelia, alunna di IV B haillustrato quanto acquisito attraversoquesta esperienza di lavoro: “Abbia-mo colto la similitudine tra la Via Cru-cis e la vita di ogni uomo fatta di re-sponsabilità, di debolezza, di dolore,di gioia e di speranza. L’uomo, masoprattutto noi giovani, nella nostrasocietà rincorriamo miti vuoti, facilisuccessi, bellezza apparente. Non cipreoccupiamo di nutrire il nostro spi-rito e pertanto la nostra persona va-cilla quando incontra le difficoltà”.

di Giuseppe Orlando

IL VESCOVO INCONTRAGLI AMMINISTRATORI

VIA CRUCISPER GLI

STUDENTIA VENOSA

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DALLA DIOCESI

31 MARZO 2010MESSA CRISMALENELLA CONCATTEDRALEDI VENOSA

povero e casto”.Infine ancora un modello di santità, quello di SanGiustino de Jacobis, santo della nostra diocesi acui, ha annunciato il Vescovo, verrà dedicato unintero anno, a partire dalla festa liturgica del pros-simo 30 luglio, in occasione del 150° anniversariodella sua morte.L’invito a costruire la civiltà dell’amore è l’auguriopasquale che il Padre e Pastore ha rivolto al po-polo di Dio della Chiesa diocesana a lui affidata.

di Lorenzo Zolfo

MONS. TODISCO: LA BELLEZZA DI UNA VITA DONATA PER AMORE

DON PASQUALE GIAMBERSIOHA CELEBRATO LA SUA PASQUA

C hiamati alla santità è il tema che il Vescovo, alla presenza dei sacerdoti concele-branti, dei religiosi e numerosi fedeli laici,

ha proposto alla Chiesa diocesana, ricordandoche “nella storia della Chiesa non sono mancatiesempi luminosi di santità, anche coniugale, chehanno saputo dire sì al Signore, fino a dare la vitaper il Vangelo”. Ricordati dal Presule i santi Priscillae Aquila, ma anche santi più vicini a noi nel tem-po come Pier Giorgio Frassati e Santa Gianna Be-retta Molla a cui la diocesi ha intitolato la nuovaparrocchia nella contrada Bicocca di Melfi.“Tutti sacerdoti e laici, ha proseguito P. Gianfran-co, - siamo chiamati alla santità, e a far brillarela bellezza di un amore puro e casto, del lavoroonesto, del servizio ai poveri, dell’accoglienzadell’altro, indipendentemente dal colore dellapelle o dal credo religioso. La bellezza di una vitavissuta nella coerenza e nella fedeltà ai propridoveri familiari, sociali e religiosi, e nel servire di-sinteressatamente la propria comunità, nella ri-cerca sincera del bene comune e non del pro-prio tornaconto. La bellezza di una vita donatatutta per amore, in cui il celibato non è la morti-ficazione della sessualità, ma l’offerta libera e co-sciente di un dono fatto ai fratelli, per amarli eservirli sull’esempio di Gesù Cristo obbediente,

Giovedì Santo, 1 aprile, si sono svolti ifunerali di don Pasquale Giambersio,nella Concattedrale Sant’Andrea di

Venosa, la stessa chiesa dove era stato ordinatosacerdote nel 1956. Il Vescovo P. Gianfranco, isacerdoti, i religiosi e i parenti si sono strettiattorno a questo amato e stimato membro delpresbiterio diocesano. La figura di don Pasqua-le è stata ricordata nei suoi momenti più salientidal vicario generale don Vincenzo Vigilante, suovice parroco per diversi anni nella Cattedrale diMelfi: “Il Signore mi ha dato la grazia di vivere insieme adon Pasquale, di conoscerlo bene e condividere la nostramissione assieme. Nei suoi oltre 50 anni di sacerdozioho conosciuto la sua fedeltà a Dio e alla Chiesa, nel servi-

zio ai fratelli. La sua intelligenza, la sua umani-tà, il suo contatto con la gente, la sua attenzioneagli altri, al mondo del lavoro (è stato vice assi-stente nazionale delle Acli) ci mancherà, ne sonotestimoni soprattutto i parenti. Con i familiariha avuto un forte ed autentico legame dentro ilquale si è collocata la grandezza del suo amoreper Dio. Per 20 anni ha servito la comunità mel-fitana sia nella parrocchia Cattedrale che in quel-la del Sacro Cuore. È stato anche parroco dellapiccola comunità di Rapone. Negli ultimi anni

ha vissuto il mistero della sofferenza, colpito dall’Alzhe-imer. La salma di don Pasquale ha proseguito il suo viag-gio per il cimitero di Ginestra, il piccolo centro arbere-she, dove era nato nel 1931.

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DALLE PARROCCHIE

di Bianca Stella Castelli

In corrispondenza dei tempi forti dell’anno liturgico, la piccola comunitàdi Leonessa organizza puntualmen-

te eventi e spettacoli. Quest’anno è an-dato in scena il musical “L’Atteso” di D.Ricci, il giorno 5 gennaio. Non erano pre-viste repliche, ma le continue richiestedi chi non aveva potuto essere presente,e soprattutto la voglia di impegnarsi peril prossimo, hanno fatto sì che gli attori(tra questi anche il parroco, padre Leo-nardo) tornassero sulla scena, domenica24 gennaio. Ciò che ha convinto tutti èstato il disastroso terremoto di Haiti.Come avrebbe potuto, infatti, una pic-cola comunità aiutare i più bisognosi?Certo il ricavato delle offerte domenica-li non sarebbe bastato neanche per pa-gare pochi pasti. Quindi l’idea di ripro-porre lo spettacolo, con una raccolta difondi da destinare interamente alla sfor-tunata popolazione. Tutti quelli che han-no contribuito alla messa in scena han-no offerto gratuitamente la loro opera:non solo gli attori, ovviamente, ma an-che tutti quelli che, dietro le quinte, han-no cucito, stirato, lavato, montato, smon-tato, registrato.La risposta del pubblico è stata buona.L’atrio della scuola di Leonessa era pie-no di spettatori, grazie ai quali la comu-nità ha potuto donare, tramite la Caritasdiocesana, la somma di 520 euro. Un belrisultato, per una comunità piccolissima;ma soprattutto, una piccola goccia che ciauguriamo possa alleviare le sofferenzedei nostri fratelli.

di Filomena Posae Vincenzo Giammarino

LEONESSAPERHAITI

NELL’ANNO SACERDOTALEFORENZA IN PRIMA LINEA

ACCANTO ALLE FAMIGLIE IN CRISI

S.E. Mons. Vincenzo Cozzi,Vescovo emerito di Melfi,

colloca la reliquia diSan Biagio nel bustodel Santo Patrono.

Concattedrale di Rapolla,domenica 24 gennaio

SSU – Non si tratta di un semplice acronimo. È uno stile di vita suggerito alla Comunità ecclesiale ecivile di Forenza.Solidarietà e Sacerdozio Universale indica la sigla S. SU; sono i concetti chiave che stanno scanden-

do il tempo del nuovo anno pastorale, dall’apertura a oggi, in Parrocchia.Le riflessioni nei gruppi, l’interscambio di idee hanno dato consistenza a tali parole durante i tempi forti e,via via, stanno tramutandosi in stile di vita nella Comunità di Forenza.Ma procediamo con ordine. Da un anno circa il parroco, don Rocco Saulle, prendendo spunto dall’iniziativadell’Arcidiocesi di Milano, ha preparato gradualmente la Comunità ecclesiale ad aprirsi ulteriormente allagenerosità, a tendere la mano, questa volta, alle famiglie locali messe in difficoltà dalla crisi finanziaria incorso; la Solidarietà, oggi, si sta traducendo in concretezza.Il via è stato dato durante il “Concerto di Natale” organizzato dall’ANSPI Circolo Oratorio S. Carlo Borromeoe patrocinato dal Comune di Forenza. Il concerto, che ha offerto ai numerosi partecipanti la meravigliosa

esibizione delle più belle pastorali natali-zie dei secoli XVII - XIX da parte di un al-lievo e collaboratore del celebre RobertoMurolo, ESPEDITO DE MARINO, cantantee chitarrista d’eccezione, ha avuto dueobiettivi: quello di valorizzare la famigliacristiana e l’altro che è stato, nel corsodella serata, ben delineato dal presidentedel Circolo e parroco don Rocco.Partendo dalla ricorrenza della Festa dellaSacra Famiglia e volendo far vivere il Sa-

cerdozio Universale alla Comunità, ha lanciato l’idea di voler dare il via, nel corso della serata,al progettoda tempo accarezzato: quello di costituire, con offerte libere, “Il fondo della Speranza”. Così l’ha denomi-nato per alleviare il peso delle conseguenze della crisi mondiale ai nuclei familiari in difficoltà che hannovisto ridursi drasticamente lo stipendio o addirittura hanno perso le normali fonti di entrata a causa dellicenziamento del capofamiglia.Al “fondo” sono affluite offerte del tutto volontarie, alcune delle quali sono state piuttosto generose, acominciare da quella del Parroco stesso corrispondente alla somma, davvero encomiabile, di mille euro.Se tutti i Sacerdoti dessero simili testimonianze di generosità, si potrebbe tranquillamente affermare chel’Anno Sacerdotale non è stato indetto invano da Papa Benedetto XVI.Non sono mancati, tuttavia, alcuni laici che, con laute offerte, hanno incoraggiato l’iniziativa, dichiarandosidisposti a versare anche mensilmente la stessa quota.Una Comunità simile, attenta, aperta, e solidale con i più deboli, può senza ombra di dubbio ritenersi unaComunità che ha preso sul serio l’Anno Sacerdotale e, sull’esempio del Santo Curato d’Ars, si sforza,donando, di vivere il proprio Sacerdozio: quello UNIVERSALE, BATTESIMALE, REGALE che ha il solo obiettivodi essere segno di DIO-AMORE nel quotidiano.“L’Anno Sacerdotale non riguarda soltanto i sacerdoti ordinati”- affermano il Papa, il nostro Vescovo e ilParroco - “Sacerdoti siamo tutti”.Accanto al sacerdozio di Cristo, infatti, il Nuovo Testamento accenna anche al sacerdozio dei cristiani; bastileggere la Prima Lettera di Pietro (cfr 1Pt 2,9) e l’Apocalisse (cfr Ap 1,6; 5,10; 20,6) per renderseneconto.Tali passi riprendono l’affermazione di Es 19,6 che definisce Israele “regno dei sacerdoti”.

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DALLE PARROCCHIEdi Silvana Ciampa

La giornata di domenica 7 marzo sarà ricordata nel piccolo centro arbe-reshe come la giornata della solidarietà. La parrocchia San Nicola Ve-scovo ha promosso, su iniziativa delle monache di Clausura del Mo-

nastero di Santa Chiara, una vendita dei prodotti realizzati dalle stesse suoree che servono alla loro sussistenza. Infatti, queste suore vivono grazie allacarità dei fedeli. Le religiose da circa due anni si sono trasferite da OppidoLucano a Potenza nel nuovo monastero di Santa Chiara.In memoria di Raffaele Ciriello la pro-loco Zhurian, ha sostenuto la campa-gna a favore dell’AISM (associazione italiana sclerosi multipla) con la ven-dita delle gardenie. Tutte e due le iniziative sono state condivise dalla popo-lazione che ha partecipato con piacere a queste due raccolte di beneficenza.

INIZIATIVE DI BENEFICENZA A GINESTRA di Lorenzo Zolfo

MELFI CELEBRA IL SUO PATRONO di Marianna Piccolella

Mercoledì 20 gennaio 2010, nella Chiesa“S. Maria della Quercia” in San Fele, dopola celebrazione della Santa Messa, si è te-

nuto l’ormai tradizionale concerto in onore di SanSebastiano, patrono del paese. La manifestazione,con i relativi festeggiamenti, è stata fortemente vo-luta dal Coro “S. Giustino De Jacobis” incollaborazione con l’Amministrazione co-munale.Il coro ospitante, diretto dal M° RosellaFerrara, ha eseguito tre brani liturgici ri-scuotendo grande apprezzamento insie-me al Piccolo Coro “San Giustino De Ja-cobis”, che, formato dagli alunni dellascuola primaria e secondaria di primo gra-do, ha interpretato briosamente un bra-no natalizio. Piacevolissima e molto gra-dita è stata l’esecuzione di brani tratti dalrepertorio classico del Coro “Vox Populi”

di Potenza diretto magistralmente dal Mº Paola Gua-rino, con la partecipazione della solista coreana EunKyoung Soh. L’esecuzione di Andrea Graziano allachitarra classica ha contribuito a dare un ulterioretocco di raffinata vivacità alla serata. I brani propostidai due cori sono stati sapientemente accompagnati

all’organo dal Mº Fabio Silvestro, artista che, nono-stante la sua giovane età, si sta affermando sullascena musicale nazionale e internazionale.L’evento che ha reso speciale il concerto è stata l’inau-gurazione dell’organo a canne ottocentesco, recen-temente restaurato dal Mº Mario Tronnolone che ha

fatto risuonare nuovamente le note del-l’antico strumento, eseguendo brani trat-ti dal repertorio organistico. Il restauro del-l’organo è stato reso possibile grazie alcontributo del Consiglio della Provincia diPotenza. La serata, che si è conclusa conla consueta benedizione e accensione delfalò a ricordo della liberazione dalla pe-ste da parte del Santo, ha permesso an-che la raccolta di fondi da parte della Ca-ritas e Croce Rossa Italiana per le popola-zioni haitiane colpite di recente dal disa-stroso terremoto.

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SAN FELE: INAUGURAZIONE DELL’ANTICO ORGANO A CANNE IN OCCASIONE DELLA FESTA DI S. SEBASTIANO

Il 9 Febbraio si è celebrata la Solennità di S.Alessandro, patrono della città di Melfi e della diocesi. La comunità parrocchiale si è pre-

parata a questo appuntamento con tutta una se-rie di iniziative spirituali e culturali. Ogni sera, ilrosario, i vespri solenni e la S. Messa animatadalle diverse associazioni quali l’AC Adulti, la PiaUnione, il Gruppo Famiglie, il CIF, la Fidapa, leConfraternite, le ACLI, la Croce Rossa, gli Scout.Molto apprezzati sono stati i due concerti in Cat-tedrale: Giosy Cento con le sue canzoni, le rifles-sioni, la sua esperienza mercoledì 3 e l’Associa-

drale il parroco don Donato ha presiedutol’Eucarestia, seguita da una breve processione conl’immagine di Sant’Alessandro. La serata si è con-clusa con il messaggio del Vescovo alla città e unospettacolo di luci in piazza.La festa patronale è stata un’esperienza unica per-ché ci ha permesso di riflettere sulla santità, se-condo le forme più consone alla nostra condizio-ne laicale.Sant’Alessandro ci accompagni sempre, sia nei mo-menti gioiosi che in quelli difficili della nostra vitapersonale e comunitaria.

zione Musicale “Città di Melfi” diretta dal MaestroSimona Ferrarese domenica 7.Il tradizionale incontro diocesano dei ministri stra-ordinari della Comunione si è tenuto nel Salone de-gli Stemmi del Palazzo Vescovile. In occasione del7° anniversario di ordinazione episcopale P.Gianfranco, lunedì 8, ha presieduto l’Eucarestia. Ilgiorno successivo, Solennità di Sant’Alessandro, lacittà è stata allietata dalla musica del quintetto RicoRoyal Band e del complesso bandistico di Melfi. Nelpomeriggio, il Vescovo ha incontrato gli amministra-tori locali nella Sala degli Stemmi, mentre in Catte-

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DALLE ASSOCIAIZONI

di Fermo Libutti

di umiltà, devozione e accondiscendenza la vocazione di uno dei pro-pri figli, oggi stimato sacerdote in Cristo. La sua è stata una vita mo-ralmente esemplare nell’educazione dei suoi tre figli. Fine artigiano,con non pochi sacrifici, si è mosso nello spazio limitato, ma colmo diogni bene, della sua piccola officina, tra la famiglia e la parrocchiadi appartenenza, luoghi dove ha dedicato la sua lunga esistenza nelcoltivare con amore un “giardino” da cui sono scaturiti rigogliosifrutti. Il suo comportamento morale con tracce di forte religiosità,possa essere un fulgido esempio per ognuno di noi, per le future ge-nerazioni, per tutti i papà del mondo, e possa generare vera fede sola-mente in Colui che tutto può, tutto vede e regge dall’alto con immen-so amore il nostro fragile percorso esistenziale.La serata si è magnificamente conclusa con la rappresentazione tea-trale dell’ottimo gruppo dei ragazzi “Meteora”, e con un ricco buffetpreparato con maestrìa dalle ospitali Sorelle Misericordiose e dallevalide collaboratrici dell’associazione.

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Vincente la formula con la quale il Centro Italiano Femminile e la sezione Fidapa di Mel-

fi, insieme al comitato regionale di Ba-silicata della Federazione Italiana Tu-rismo Equestre e sotto l’egida dell’Am-ministrazione Municipale, hanno volu-to festeggiare l’8 marzo. Abbinare, cioè,un utile dibattito a qualcosa di più con-creto come la visione di un corteo diamazzoni a cavallo. Per quanto riguar-da il primo aspetto, l’incontro intitola-to “Donne per lo sviluppo della perso-na e della comunità per un nuovo uma-nesimo”, si è tenuto nella sala San-t’Alessandro, adiacente la Cattedrale edha contenuto gli interventi di don Do-nato Labriola, consulente ecclesialeCIF Melfi, di Raffaella Bisceglia e Ros-sana Lospinoso, rispettivamente presi-

denti delle associazioni CIF e FIDAPAinsieme a Rosa Masi, rappresentantedel Centro Ippico Melfese. Di grandesignificato la S. Messa in Cattedrale,presieduta da mons. Gianfranco Todi-sco. Il Vescovo nell’omelia ha invitatogli operatori delle associazioni coinvoltinella manifestazione a continuare ilproprio compito a sostegno delle isti-tuzioni e della collettività con impegnocristiano. Di grande effetto e significa-to, la benedizione impartita da mons.Todisco alle amazzoni in sella ad ele-ganti cavalli ornati dalla classica mi-mosa; un nutrito drappello che a finedella passeggiata tra le principali viecittadine, ha atteso sul sagrato dellaCattedrale sfidando e vincendo il fred-do glaciale che ha caratterizzato la se-rata.

Pure quest’anno, Domenica 21 Marzo, l’Associazione “Collabo-ratori Misericordiosi”non ha voluto lasciare disperdere una bel-la e sentita manifestazione che attribuisce, da oltre due lustri, un

modesto ma significativo riconoscimento a un papà meritevole di atten-zione. Per l’XI edizione l’associazione ha individuato come tema l’annosacerdotale indetto dal Santo Padre in occasione del 150° dalla morte diS. Giovanni Maria Vianney, già patrono dei parroci. Con questo si è volu-to premiare proprio il papà di un riconosciuto e stimato sacerdote dellanostra Diocesi, senza, però, dimenticare tutti i papà viventi o passati amiglior vita, che hanno gioito nella vocazione insieme ai propri figlioggi votati alla causa di Cristo. Sul piccolo palco del salone “Mater Mise-ricordiae” di Rionero, la serata è stata egregiamente condotta dal presi-dente Marcello Biase, alla presenza di un pubblico attento, dei familiaridel festeggiato, delle autorità amministrative e regionali, di alcuni sacer-doti e del nostro Vescovo.Padre Gianfranco nel complimentarsi per la scelta di quest’anno, nelsuo breve ma incisivo intervento, ha voluto ribadire, tra l’altro, che tuttii battezzati sono spiritualmente consacrati a un sacerdozio comune, purse non ministeriale, e che le vie della santità sono molteplici e persegui-bili attraverso la vocazione di ciascuno. Una targa ricordo e una perga-mena sono state ritirate – con l’abituale staffetta del precedente papàdell’anno, Michele Suanno, proprio dal figlio sacerdote del premiato, donGianni Fusco, essendo il signor Francesco impossibilitato ad essere pre-sente per ragioni di salute. Questa la motivazione letta dal presidenteBiase: L’Associazione Collaboratori Misericordiosi, in occasione dell’an-no sacerdotale, è lieta di attribuire il riconoscimento di “Papà dell’anno2010” al signor FRANCESCO FUSCO per le sue doti di cristiano cattolicofervente e per aver, insieme alla sua famiglia, accettato con grande senso

SÀCERDOS ALTER CHRISTUS PER IL

PAPÀ DELL’ANNO 20102010

8 MARZO:IL CIF CELEBRALA GIORNATA

DEDICATAALLA DONNA

di Raffaella Bisceglia

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LO SCAFFALEdi Giuseppe Catarinella

di Daniele Masiello

RICORDATA A LAVELLO L’OPERA DI FRANCESCO VILLAREALE

Qualcuno di Voi si è mai chiesto quale primoelementare sentimento proviamo ogni volta che,sin da bambini, osserviamo le persone o le cose

che ci circondano? Noi ...desideriamo.Desideriamo conoscere, desideriamo avere, desideriamotoccare, desideriamo entrare in qualche modo, qualsiasiesso sia, in contatto.Dal desiderio del racconto di ciò che gli occhi hanno scoperto,dal desiderio di far rivivere una esperienza unica al lettore,dal desiderio di descrivere ciò che il loro stesso animo haper primo desiderato guardando, da questo sottile liet motivnasce il racconto di un viaggio vissuto direttamente dal

pellegrino Don Rocco ed indirettamente in una esperienzamistica e contemplativa, da Antonio Carretta.I desideri immaginabili e le ovvie aspettative del viaggio,oltre frontiera, lasciano però posto a qualcosa di diverso,ad un unico e solo desiderio, quello di incontrare, in unluogo dove l’animo si spoglia delle pochezze del quotidianovivere, il proprio io attraverso il contatto con la Madre.Desiderio che non diventa mai cupidigia, brama, smaniao assillo ma impara ad essere prima passione, poi amoreed infine devozione.Oggi, in tempo di conflitti interiori , di profondi edinconciliabili dissidi spirituali, il pellegrino si incammina infattiverso la frontiera in un viaggio catartico, lontano da ciòche inquina la mente ed il corpo, per far ritorno a casa.Un viaggio in cui la quotidiana, ossessionante e soffocanteattenzione verso il proprio corpo lascia spazio all’interesseverso la propria anima desiderosa di provare ancoracuriosità, meraviglia ed entusiamo nei confronti di unatto di Dio che lascia ancora dubbiosi ed imbarazzati mache tuttavia riesce ancora a meravigliare e suscitare, diconseguenza, desiderio.Le pagine scorrono in un racconto fatto dapprima di gestiquotidiani, semplici e comuni come sorseggiare un caffè,consumare un panino e fumare una sigaretta.Gesti che mettono a proprio agio, infondono fiducia,rilassano, preludio di un incontro che valica la frontieradel corpo per puntare dritto al cuore del pellegrino soldatoche fa ritorno a casa.L’ansia dell’incontro, il timore del confronto prima con sestessi che con gli altri, lascia presagire la grandezzadell’intimo atto di meraviglia che si sta nuovamente percompiere nello spirito del pellegrino.

Un atto di meraviglia fonte dell’amore verso la conoscenzainteriore che insegna a vivere, a superare le frontiere, ascalare montagne aride e pietrose, a sostenere il peso ela noia dell’attesa in fila.Principio di un lavoro che comincia con il ritrovare ilbandolo della matassa di una nuova vita da cui iniziare aTESSERE DALLA FRONTIERA che ci separa dal corpo, unarinnovata esistenza.Non importa il caldo, non interessano più i piedi indolenziti,la gola secca , le mani ruvide ed i capelli intrisi di sudore epolvere, alla frontiera il pellegrino soldato si spoglia delleproprie armi sicuro di non averne più bisogno perché ilproprio corpo è ormai al sicuro ... è a casa.Un viaggio che inizia con sotto l’egida di un profondoscetticismo figlio dei nostri tempi, discendente di unesagerato fanatismo delirante, ma che si conclude conuna rassicurante e rigenerata fiducia nella capacità enell’intelligenza di lasciare le armi alla frontiera perabdicare alla cura della propria anima.La Meta giunge inaspettata tra canti e sguardi cherincuorano, tra ricordi che sfuggono e dissidi che riaffiorano.Dal fronte della pace, in una terra lacerata e smembratadalla guerra, il pellegrino torna a farsi uomo , tempratonell’animo, capace, nuovamente di desiderare, di stupirsied, infine di meravigliari per quanto di buono c’è ancorain se stesso e nel mondo.Tutto questo è Tessere alla frontiera, una fiaba animatada personaggi veri, autentici, da sentimenti genuini,semplici e spontanei in cui il “c’era un volta Medjugorje,una piccola cittadina situata in una vallata circondata damonti” diventa per il partecipe lettore un piacevole “ evissero felici e contenti”....per tutta la vita.

TESSERE DALLAFRONTIERA

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Il giureconsulto Francesco Villareale vissuto nel XVII secolo è stato de-gnamente ricordato e celebrato presso il centro sociale “Michele Di Gilio” diLavello. Il Comune ha patrocinato l’iniziativa organizzata dal centro di cul-

tura di educazione permanente dell’Unla (Unione nazionale lotta contro l’anal-fabetismo) lavellese. A portare i saluti ai partecipanti è stato il sindaco diLavello Antonio Annale che ha parlato di una valorizzazione di alcune persona-lità lavellesi che hanno fatto grande Lavello con il loro operato culturale e conla loro produzione editoriale. In questo caso Villareale si inserisce nel solco diuna vasta e proficua produzione letteraria. A recensire e spiegare un’operabasilare del Villareale è stato don Gianni Fusco, docente di diritto canonico, cheha sottolineato nello specifico che il volume di diritto canonico del Villareale èdi una certa consistenza e d’altronde questa opera si inserisce in un percorsostorico-canonico-religioso distinguibile in quattro grandi periodi. L’illustre lavel-lese si è pure cimentato con volumi che esaltano il beato Salvatore d’Horta, ilpatrono di Lavello San Mauro Martire, Tempe elogiorum Parthenia ed alcuniscritti che spaziano dal campo religioso, letterario, poetico, filosofico, mono-grafico e di istituzioni di diritto civile. Il cancelliere vescovile don Ciro Guerra harimarcato il pensiero di Villareale che si rifà anche alle tradizioni pre-romanecon aspetti e contenuti che si riallacciano alla tradizione della chiesa. Un video

ha poi segmentato i vari interventi ripercorrendoalcuni luoghi frequentati dall’esimio lavellese, comeLavello, Napoli e Roma. Il dirigente scolastico An-tonella Ruggeri della locale scuola media, intitola-ta a Villareale, ha parlato del rapporto dei giovanicon la storia e quindi come la ricerca nella scuolae il riferimenti a grandi eventi e personaggi nonpuò che rafforzare le giovani generazioni per avere coraggio e decisione per ilproprio futuro. Al curatore dei volumi di Villareale, Giuseppe Catarinella, è toc-cato coordinare i lavori ed informare su alcuni tratti biografici e professionalidel Villareale (tra l’altro anche docente per quasi 30 anni di vari insegnamentigiuridici presso l’Archiginnasio Romano).Le conclusioni del simposio sono state affidate al vescovo P. Gianfranco che haevidenziato: “L’abate Villareale rappresenta l’orgoglio di una comunità. Il suopercorso di vita e professionale mette in risalto l’osservanza delle regole ed ilbisogno osmotico tra aspetti temporali e spirituali. Villareale riesce a sintetizzareanche attraverso le sue varie produzioni editoriali un passaggio esistenziale voca-to alla fede e il suo operato lancia un forte segnale culturale”. Si tratta di un’ere-dità da raccogliere ed approfondire.

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RUBRICANDO

a cura di Domenico A. Marchitiello

Dal tardo latino parabola: parabo-la – esempio - ragionamento –parola.

Unità linguistica costituita da un insie-me di suoni rappresentabili graficamen-te che, articolati e organizzati secondole leggi di una determinata lingua, riman-dano a un significato.In periodo di GENESI, secondo la belladescrizione di Javier Navarrete, quan-do si assisteva alla nascita della crea-zione come un mosaico coerente edarmonico, dove tutto, cosmo e creatu-re, partecipava al respiro degli dei...laparola era parola-verità per eccellen-za, perché la corrispondenza tra la vo-lontà intelligente che manifestava e ilsuo plasmarsi formale nella realtà eraassoluta, senza possibili equivoci e sen-za deviazioni.Quindi il primo linguaggio fu un linguag-gio essenziale, portatore di vita, creatore.La parola di Dio è il fondamento dellacreazione (Gn 1), della vita umana (Gn1,26) e del mantenimento della vita (Dt8,3; Sap 16,26), essa crea salvezza evita nuova (Salm 119,25.107.144).

Dio con la sua parolasi introduce nella

storia del suopopolo (Ger5 , 1 4 ;23,29), inquanto

gli dà il suo insegnamento (Decalogo) (Dt5,5; 2Sam 12,9) e la sua legge (Dt 30,19).È parte essenziale e costitutiva della ri-velazione, che viene comunicata soprat-tutto per mezzo dei profeti. Nel NT laparola di Dio è ancora rivolta ad unprofeta ed è da lui annunziata (Lc 2,29;3,2). La parola di Cristo e dei suoi di-scepoli è convalidata dai miracoli e cosìsi dimostra la sua efficacia (Mc 2,10; At14,3). Giacomo esorta i cristiani a nonessere solo degli uditori della parola maanche degli esecutori (Gc 1,22).• È nel carattere dei grandi intelletti far

intendere molte cose in poche paro-le; le piccole menti, al contrario, han-no il dono di parlare molto e non dirnulla. (F. LA ROSCHEFOUCAULD)

• I medici riconoscono la buona o cat-tiva salute d’un uomo osservandonela lingua; così le nostre parole sonoveri indizi delle qualità delle nostreanime. (S. FRANCESCO DI SALES)

• Son le parole più tacite quelle cheportano la bufera. I pensieri che giun-gono su piedi di colomba governanoil mondo. (F. G. NIETZSCHE)

• La parola è un condottiero della forzaumana (V. MAJAKOVSKIJ).

• Sopprimerà la fede alla parola data,tolta la quale l’intera società umanava distrutta. (T. LIVIO)

• Osservo scrupolosamente la paroladata; non vi manco mai, qualunquepossa essere la conseguenza di ciòche ho promesso, ed in tutta la miavita l’ho sempre considerata comeuna legge inderogabile. (F. LA ROCHE-FOUCAULD)• Chi manca di parola non ha più

credito, le sue parole sono inutili, inef-ficaci, odiose; chi è di parola, ottie-ne sempre ciò di cui ha bisogno; lesue parole equivalgono alla poten-za fisica di cui un altro possa di-sporre; i suoi ammonimenti sonopiù efficaci di tutti i castighi; lesue promesse ottengono glistessi risultati di chi ha imme-diate ricchezze da offrire.(SENOFONTE)• La parola data èDio nell’uomo.(A.TENNYSON)

• S’impuntava spesso di-scorrendo, per cercare la parola me-

glio espressiva. Prendeva tempo in-somma. Pareva di assistere, mentr’egliragionava, a una fatica immane, laquale, benché sempre coronata da un

IL TERMINE PAROLAPAROLA NELLA LETTERATURA E NELLA VITA

esito imprevisto e felice, induceva, ilpiù delle volte, la sora Nunziatina a in-tervenire spazientita. E quando la pa-rola non lo soccorreva, la creava disana pianta, oppure cadeva in qual-che improprietà maccheronica e sapo-ritissima, come il giorno che, avventa-tosi a dare una definizione del dentedel giudizio, finì col dire: “gli è undente...amorfo”. (V. CARDARELLI)

• Le tue parole sono belle, o figlia, mala loro bellezza, ahimè, mi strazia! (EU-RIPIDE)

• Parole vere non sono belle; belle pa-role non sono vere. (LAOTSE)

• S’accorse che le parole fanno un ef-fetto in bocca, e un altro negli orec-chi; e prese un po’ più l’abitudined’ascoltar di dentro le sue, prima diproferirle. (A. MANZONI)

• Parlare è disperdere; la gioia intensasi raccoglie e tace. (H. F. AMIEL)

• Parla con la sorvegliata disinvoltura dichi si ascolta. (E. O’NEILL)

• Telemaco, di ciò che dir dovrai, parteda sé ti nascerà nel core, parte nel corte la porranno i numi. (OMERO)

• Se dirai ciò che ti piace, udirai ciò cheti spiace. (ALCEO)

• Ci sono tante cose da dire a chi staper morire. Le parole s’affollano sullelabbra, quando si sa che nella stanzalì accanto giace una persona le cuiorecchie stanno per chiudersi persempre. (S. LAGERLOF)

• Vi sono parole bianche, fragili e odo-rose come gelsomini; ve ne son diquelle dolciastre e appiccicose comelo zucchero rosso delle chicche deibambini poveri; ce ne sono altre soffi-ci, tepide e viziose come le carni delleamanti di quarant’anni; ve ne sono poidi quelle talmente paradisiache, fragilie delicate che soltanto le penne d’ocadei vecchi santi digiuni le poterono in-filzare sulla carta come tremule farfallefatte di polverosi riflessi; ce ne son in-fine di quelle talmente pubbliche e in-saporose che la prosa composta conloro si sbriciola fra i diti come una mi-dolla di pane raffermo. Ma le parole chescelgo e preferisco non son queste: lemie devon esser dure come la pietraforte; scabre, aspre e spiacenti come isassi che precipitano giù dalle frane eschizzan dalle mine delle cave; devo-no essere liberamente e francamenteignude come usciron dapprima dallebocche vinose della plebe creatrice. (G.PAPINI)

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APRILE 2010gio 22 sab 24 Roma - Convegno ecclesiale sulle comunicazioni “Testimoni Digitali”dom 25 ore 11:00 Cresime ad Atella

ore 18:00 Cresime a GinestraIncontro diocesano ministranti e ACR - Venosa Parrocchia Immacolata

MAGGIO 2010sab 8 ore 10:00 Cresime a Rapolla

ore 18:00 Cresime a Lavello – S. Cuoredom 9 ore 11:00 Cresime a S. Fele

ore 18:00 Cresime a Lavello – S. Cuoresab 15 ore 19:00 Cresime a Melfi – Cattedraledom 16 ore 11:00 Cresime a Ceccimar 18 ore 18:00 Inaugurazione e benedizione Portone Cattedrale di Melfisab 22 ore 11:00 Cresime a Pescopagano

ore 18:00 Cresime a Melfi – S. Andrea S. Nicoladom 23 ore 4:30 Pellegrinaggio al Monte Vulture in occasione della Solennità di Pentecoste

ore 7:00 S. Messaore 11:00 Cresime a Forenzaore 18:00 Cresime a Monticchio Bagni

lun 24 ven 28 Assemblea generale CEIsab 29 ore 18:00 Cresime a Lavello: S. Antoniodom 30 ore 11:00 Cresime a Ruvo del Monte

ore 18:00 Cresime a Lavello: S. Maurolun 31 ore 17:00 S. Messa a conclusione del mese mariano al Santuario di Pierno

GIUGNO 2010mer 2 ore 18:00 Cresime a Rionero – S. Marcogio 3 ore 18:00 San Fele - Celebrazione diocesana del Corpus Dominisab 5 ore 18:00 Cresime a Venosa – S. Cuoresab 12 ore 18:00 Cresime a Venosa – Immacolatadom 13 ore 11:00 Cresime a Ripacandida

ore 19:00 Cresime adulti – Cattedrale di Melfidom 20 ore 11:00 S. Messa in diretta su RAI 1 dalla Cattedrale di Melfi

ore 19:00 Cresime adulti – Cattedrale di Melfidom 27 ore 19:00 Cresime adulti – Concattedrale di Venosa:

LUGLIO 2010dom 4 ore 19:00 Cresime ragazzi – Concattedrale Venosasab 10 ore 18:00 Inaugurazione Museo Diocesano di Melfi

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Sintonizzat i suRADIO KOLBE FM 98.00

Visita il sito della diocesi: www.diocesimelfi.it

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