le classificazioni diagnostiche · 2019-03-14 · la diagnosi . per diagnosi psicologica...
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LE CLASSIFICAZIONI
DIAGNOSTICHE
La diagnosi
.
Per diagnosi psicologica intendiamo:
il processo per mezzo del quale (dia-) cerchiamo di conoscere
(gnosis) il funzionamento psichico di un det sogg;
la denominazione, basata su una terminologia condivisa dalla
comunità scientifica, che attribuiamo a tale funzionamento.
Valutazione psicodiagnostica
La VALUTAZIONE PSICODIAGNOSTICA
è il processo di raccolta di informazioni sulla storia personale e medica e della sintomatologia di chi richiede l’intervento terapeutico o la consulenza.
Attraverso tale processo di indagine si valuta la presenza di un disturbo mentale e se ne individuano le caratteristiche.
Valutazione psicodiagnostica: come raccogliere i dati
necessari a fare diagnosi
Il processo psicodiagnostico si avvale di diversi strumenti:
- Anamnesi
- Colloquio
- Osservazione clinica
- Somministrazione di test
Perché classificare
• Stabilire un linguaggio comune per migliorare
la comunicazione
• Permettere un confronto dei dati fra: – Paesi
– discipline sanitarie
– servizi
– periodi
• Fornire uno schema di codifica sistematica
per i sistemi informativi sulla salute
7
Classificazione dimensionale Classificazione categoriale
Legge i disturbi dal punto di vista
delle interazioni e delle cause che
incatenano alcune dimensioni
separatamente misurabili
Inserisce i disturbi all’interno di una
scala, dove i criteri di
inclusione/esclusione rispondono a
item categoriali di tipo si/no.
Un sistema più rapido, replicabile,
comunicabile e tendenzialmente
“laico” dal punto di vista teorico
Uno sguardo più vario e complesso,
clinicamente più adeguato ma più
discutibile dal punto di vista
concettuale e molto più
“impegnativo”.
Categoria e dimensione
MODELLI CATEGORIALI – SINTESI -
Esistono disturbi psichici chiaramente identificabili, come entità
separate e indipendenti.
Costruite su base clinica. Categorie di pazienti con gli stessi pattern di sintomi hanno la stessa eziologia e hanno bisogno dello stesso trattamento.
Processo di attribuzione alle categorie diagnostiche di tipo dicotomico. Presenza o assenza di elementi distintivi.
Pazienti che presentano uno stesso pattern di sintomi afferiscono alla medesima categoria diagnostica.
La somiglianza tra i soggetti che rientrano nella stessa categoria diagnostica è definita statisticamente (clusterizzazione)
•
La categoria diagnostica è una sintesi delle caratteristiche precipue dell’individuo dal punto di vista psicopatologico.
MODELLI DIMENSIONALI – SINTESI -
Misura dei tratti (coerenza della risposta individuale a svariate situazioni).
Cerca di misurare le differenze individuali e di quantificarle.
Come nel modello categoriale, ogni dimensione
(sintomo) corrisponde a un meccanismo patofisiologico
Non si stabilisce un confine tra normalità e
psicopatologia.
Non si fanno assunzioni a priori sul numero di
dimensioni psicopatologiche possibili.
Non è stabilito a priori alcun rapporto gerarchico tra le
varie dimensioni psicopatologiche. Si fa riferimento al
singolo caso clinico sulla base dell’intensità, interferenza
e durata dei sintomi che caratterizzano la dimensione.
Sono flessibili
Le principali tipologie di diagnosi
• Diagnosi categoriale
• Vantaggi:
• chiarezza concettuale e
comunicativa;
• semplicità di
comprensione e di
applicazione delle
nosografie → affinità
con la logica
diagnostica biomedica
(il DSM-IV-TR sottende
una logica categoriale)
• Diagnosi dimensionale
• Vantaggi:
• - i dati biologici e genetici e
I dati di ricerca sostengono
l’ipotesi di correlati
biologici, anamnestici e
prognostici di specifici tratti
e dimensioni della
personalità, ma non dei
disturbi della pers intesi in
senso categoriale (Paris,
2006)
Situazione attuale
è sempre più problematico sostenere la validità di
modelli categoriali in toto che sembrano sacrificare le
sfumature e la complessità delle persona e che hanno
ricevuto sostegno empirico limitato;
modelli misti, categoriali e dimensionali, assicurano
chiarezza e precisione scientifica;
anche il DSM 5 sembra orientarsi per la diagnosi
verso una logica dimensionale o mista → «modello
ibrido» che affianca un approccio dimensionale a
quello categoriale, considerando non solo la
presenza/assenza dei sintomi/sindromi ma anche la
loro gravità, intensità, frequenza.
Sistemi di classificazione
Un sistema di classificazione è un “dizionario” delle
forme di carenza di salute psicologica e sociale. E’
costituito dall’elenco dei disturbi mentali fino ad
oggi riconosciuti.
Ogni disturbo è accompagnato da una definizione e
dalla descrizione del disturbo e da liste di sintomi e
di altri criteri indispensabili per la diagnosi.
Le classificazioni diagnostiche
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La classificazione ICD, attualmente
nella sua decima versione
ICD-10 La classificazione ICD relativa ai soggetti disabili, nella sua seconda versione
ICDH-2
La classificazione DSM, attualmente
giunta alla quarta versione
DSM-IV
La classificazione per la prima infanzia, per soggetti di età
compresa tra 0 e 3 anni
Classificazione 0-3
DSM-5 (2013)
Esistono diversi sistemi di classificazione diagnostica
in psicopatologia dello sviluppo
ICDH
ICF
Sequenza di Concetti ICIDH 1980
ICIDH, 1980 ( International Classification of Impairment,
Disability and Handicap )
Cambiamenti patologici manifestazioni (sintomi e segni)
CONDIZIONE DI SALUTE
(la malattia clinica è visibile)
MENOMAZIONI
Livello fisiologico
limitazione dell’attività (“oggettivata”)
Comportamento derivante da malattia/
fenomeni di malessere
DISABILITA’
Livello personale
risposta della società all’esperienza
dell’individuo (cioè restrizione della
partecipazione)
HANDICAP
Livello comunitario
MENOMAZIONE
Definizione: è menomazione qualsiasi perdita o anormalità a
carico di una funzione psicologica, fisiologica o anatomica Classificazione: • 1. Menomazioni della capacità intellettiva • 2. Altre menomazioni psicologiche • 3. Menomazioni del linguaggio e della parola • 4. Menomazioni auricolari • 5. Menomazioni oculari • 6. Menomazioni viscerali • 7. Menomazioni scheletriche • 8. Menomazioni deturpanti • 9. Menomazioni generalizzate, • 10.Sensoriali e di altro tipo
Caratteristiche:
• La menomazione è caratterizzata da perdite materiali
o anormalità che possono essere transitorie o
permanenti e comprende l’esistenza o l’evenienza di
anomalie, difetti
o perdite a carico di arti, tessuti o altre strutture del
corpo, incluso il sistema delle funzioni mentali.
• La menomazione rappresenta l’esteriorizzazione di
uno stato patologico e in linea di principio essa riflette
i disturbi manifestati a livello d’organo.
DISABILITA’
Definizione: si intende per disabilità qualsiasi limitazione o
perdita (conseguente a menomazione) della capacità di
compiere un’attività nel modo o nell’ampiezza considerati
normali per un essere umano Classificazione: • 1. Disabilità nel comportamento • 2. Disabilità nella comunicazione • 3. Disabilità nella cura della propria persona • 4. Disabilità locomotorie • 5. Disabilità dovute all’assetto corporeo • 6. Disabilità nella destrezza • 7. Disabilità circostanziali • 8. Disabilità in particolari attività • 9. Altre restrizioni all’attività
CARATTERISTICHE
• La disabilità rappresenta l’oggettivazione della menomazione e come tale riflette disturbi a livello di
persona. • Le disabilità sono specifiche non sono generiche, una persona può essere disabile solo in qualcosa • Deve essere evidenziata l’analisi dei comportamenti che le persone manifestano durante lo svolgimento di attività quotidiane, meglio se nel proprio contesto • Dall’accertamento delle disabilità si possono avere le indicazioni per il piano abilitativo ed educativo
HANDICAP
• Definizione:
Nell’ambito delle evenienze inerenti la salute, l’handicap è la
condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o a
una disabilità che in un certo soggetto limita o impedisce
l’adempimento del ruolo normale per tale soggetto in relazione
all’età, al sesso e ai fattori socio-culturali Classificazione: • 1. Handicap nell’orientamento • 2. Handicap nell’indipendenza fisica • 3. Handicap nella mobilità • 4. Handicap occupazionali • 5. Handicap nell’integrazione sociale • 6. Handicap nell’autosufficienza economica • 7. Altri handicap
Caratteristiche
• L’handicap rappresenta la socializzazione di una
menomazione o di una disabilità e come tale riflette le
conseguenze - culturali, sociali, economiche e ambientali – che per l’individuo derivano dalla presenza della menomazione e della disabilità.
Lo svantaggio proviene dalla diminuzione o dalla perdita della capacità di conformarsi alle aspettative o alle norme
proprie all’universo che circonda l’individuo.
L’handicap si manifesta quando vi è una compromissione della capacità di sostenere quelle che possono essere definite funzioni della sopravvivenza.
DANNO
perdita di strutture o funzioni
conseguente ad un evento morboso
= è un’alterazione a livello di organo
DISABILITÀ + BARRIERE = HANDICAP
riduzione della capacità socializzazione
di eseguire un’attività della
= è un’alterazione a livello di persona disabilità
HANDICAP
• l’handicap è la conseguenza del deficit e non il deficit stesso
• concerne persone con menomazioni e disabilità
• gli handicap si riferiscono alle “funzioni della sopravvivenza” legate a menomazioni e disabilità
ICIDH-2 (OMS, 1997)
Aspetti innovativi a livello di:
• Linguaggio: semeiotica positiva
• Costrutto di disabilità
Copre la problematica insorgente dopo la malattia o nel perdurare di una malattia cronica, stabilendo i livelli di attività e di partecipazione vs quelli di disabilità ed handicap (presenti nell’ICIDH), al fine di un intervento psicosociale.
Le classificazioni diagnostiche: ICIDH-2
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La classificazione ICD relativa ai soggetti disabili, nella sua
seconda versione
ICIDH-2
Nasce come strumento ideato all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Riporta una classificazione dei fattori contestuali e dei livelli di
partecipazione e di soddisfazione personale dei soggetti disabili
Fa riferimento a soggetti con patologie croniche, congenite oppure sorte nel
corso della vita Il focus è posto
su...
La semeiotica positiva dei
livelli di attività e di partecipazione
Piuttosto che...
La semeiotica negativa degli aspetti di disabilità e di handicap
ICF
•L'ICF è il nuovo sistema di classificazione del funzionamento e
della disabilità adottato dall'Organizzazione Mondiale della
Sanità nel 2001 e recepito dal nostro Paese con l'intesa Stato-
regioni del 20/03/2008 per l'accoglienza e la presa in carico degli
alunni con disabilità.
•ICF = Classificazione Internazionale del Funzionamento della
Disabilità e della Salute
•classifica e descrive le componenti della salute in termini di
funzionamento e di esperienza di salute
•Descrivere una persona nella sua globalità, a prescindere
dall'eziologia, dalla patologia o dal problema che la riguarda.
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ICF
•Funzionamento Disabilità
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+ -
Interazione
tra l'individuo e i fattori
contestuali
ICF
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Biologico
Contesto e
ambiente
ICF
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Strutture e funzioni corporee
• 1. Strutture del sistema nervoso 2. Occhio, orecchio e
strutture correlate 3. strutture coinvolte nella voce e
nell'eloquio 4. strutture del sistema cardiovascolare,
immunitario e respiratorio 5. apparato digerente, sistema
metabolico ed endocrino 6. sistema urinario e riproduttivo
7. strutture correlate al movimento 8. cute e strutture
correlate
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1. funzioni mentali 2. funzioni sensoriali e dolore 3. funzioni della
voce e dell'eloquio 4. funzioni del sistema cardiovascolare,
ematologico, immunologico e dell'apparato respiratorio 5.
funzioni dell'apparato digerente e del sistema metabolico ed
endocrino 6. funzioni genitorurinarie e riproduttive 7. funzioni
neuro-muscoloscheletriche e correlate al movimento 8. funzioni
della cute e delle strutture correlate.
Funzioni mentali
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ICF
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Attività
• È la prospettiva individuale del
funzionamento: l'esecuzione di un compito o
di un'azione da parte di un individuo.
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1. Apprendimento ed applicazione delle conoscenze
2. Compiti e richieste generali
3. Comunicazione
4. Mobilità
5. Cura della persona
6. Vita domestica
7. Interazione e relazioni interpersonali
Capacità Performance
Attività
• Capacità
l’abilità di eseguire un
compito o un’azione senza
l’influsso, positivo o
negativo, di fattori
contestuali ambientali e/o
personali.
• Performance
l’abilità di eseguire un
compito o un’azione con
l’influsso, positivo o negativo,
di fattori contestuali
ambientali e/o personali.
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MEDIATORI
Facilitatori Barriere
Attività: i mediatori
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Facilitatori
È qualsiasi fattore ambientale in grado di modificare
positivamente il funzionamento del soggetto in una
determinata attività
Contribuisce a migliorare la performance
La presenza di un facilitatore determina la differenza in
positivo tra la performance e la capacità: quando la
performance è migliore della capacità significa che
nell'ambiente c'è o ci sono dei facilitatori in grado di
“compensare/migliorare” le capacità di base limitate per un
problema di salute.
Barriere È qualsiasi fattore ambientale che limita il
funzionamento del soggetto e crea disabilità
BES E DSA
• Capacità
l’abilità di eseguire un
compito o un’azione senza
l’influsso, positivo o
negativo, di fattori
contestuali ambientali e/o
personali.
• Performance
l’abilità di eseguire un
compito o un’azione con
l’influsso, positivo o
negativo, di fattori
contestuali ambientali e/o
personali.
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MEDIATORI
Facilitatori
Strumenti compensativi
Obiettivo terapeutico
• Il compito del clinico è quello di aiutare la
persona ad attivare quanti più facilitatori possibili
e ad eliminare le barriere presenti nel suo
ambiente reale per poter migliorare la sua
autonomia e la sua qualità di vita.
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•Una menomazione che non porta a
limitazioni della capacità né della
performance.
•La mancanza di un'unghia alla nascita
rappresenta una menomazione
strutturale,
•tuttavia non interferisce con la
funzione della mano, per cui non limita
la capacità del bambino.
•Nello stesso tempo può anche non
rappresentare un problema per la
performance in quanto il bambino non
viene deriso dagli altri o escluso dai
giochi a causa di questa
menomazione.
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•Una menomazione che non porta a
limitazioni della capacità ma crea dei
problemi nella performance.
•Il diabete è una menomazione
funzionale del pancreas, che non
produce insulina.
•Il bambino in questa condizione, che
viene tenuta sotto controllo dai
farmaci, non ha alcun problema di
capacità
•poiché deve limitarsi nell'assunzione
degli zuccheri, può essere limitato
nella performance in tutti quei
momenti di socializzazione che
richiedono il mangiare.
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Il ritardo mentale rappresenta una
menomazione che incide a diversi
livelli sulla capacità di una persona.
Le performance risultano invece
influenzate dai fattori ambientali: due
bambini in condizioni di ritardo
simili, possono infatti sperimentare
esperienze di svantaggio differenti in
relazione alle aspettative
dell'ambiente in cui vivono.
Una menomazione che porta a limitazioni della capacità e, a
seconda delle circostanze, può portare o meno a delle limitazioni
della performance.
Una persona con disabilità, per
esempio, nella deambulazione può
manifestare performance
normalissime in relazione agli aspetti
cognitivi e sociali ed essere quindi in
condizione di lavorare e vivere la
propria affettività come gli altri.
ICF
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Partecipazione
• 1. aree di vita
principale: istruzione,
lavoro e impiego, vita
economica.
• 2. vita sociale, civile e
di comunità
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È il coinvolgimento di una persona in una situazione di
vita
È la prospettiva sociale del funzionamento
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Menomazione
È un problema nella
funzione o nella
struttura del corpo o
nell'eseguire
un'attività
Limitazioni
È la difficoltà che la
persona incontra a
portare a termine
alcune azioni.
Restrizione
È il problema che
l'individuo può
sperimentare nel
coinvolgimento nelle
situazioni di vita.
FUNZIONAMENTO
DISABILITÀ
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ICF
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Fattori ambientali BES - ADHD
1. Prodotti e tecnologia
2. Ambiente naturale e
cambiamenti ambientali effettuati
dall'uomo
3. Relazioni e sostegno sociale
4. Atteggiamenti
5. Servizi, sistemi e politiche
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• Collocare il b. in contesti d'apprendimento stimolanti potenzia la sua
capacità di attenzione attivando maggiormente le aree cerebrali
deficitarie.
• Occorrerebbe intervenire sul contesto variando il tono di voce,
richiamando l'allievo con segni verbali e gestuali
• Usare stimoli nuovi: i b. con ADHD spesso reagisco positivamente a
situazioni nuove e di sfida.
Fattori ambientali
1. Prodotti e tecnologia
2. Ambiente naturale e
cambiamenti ambientali
effettuati dall'uomo
3. Relazioni e sostegno sociale
4. Atteggiamenti
5. Servizi, sistemi e politiche
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Si riferiscono a tutti gli aspetti del mondo esterno che
formano il contesto di vita di un individuo, e come tali,
hanno un impatto sul funzionamento della persona.
ICF
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La classificazione ICD, attualmente
nella sua decima
versione
ICD-10
Nasce come strumento all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Si propone come uno strumento attendibile,
rispetto al quale diversi tecnici possono
avere una buona concordanza nelle
diagnosi effettuate
Cosa vuole dire?
DIVERSI professionisti, utilizzando questo sistema
diagnostico con uno
stesso soggetto, dovrebbero giungere alla formulazione
della STESSA diagnosi
Suo scopo principale è...
Avere un valido quadro
epidemiologico a livello mondiale delle patologie
dello sviluppo possibili eziologie
possibili prognosi
Raccordare tale quadro a
ICD- 10 Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS)
E’ un sistema di codifica del disturbo mentale secondo un
sistema detto multiassiale (lettera e numero = F 84 s. da
alterazione globale dello sviluppo)
Utilizza un criterio categoriale e non dimensionale
Determina un profilo del soggetto nei diversi ambiti che
corrispondono al criterio assiale
Manca però della dimensione funzionale, che descriva
quindi l’impatto della malattia sul funzionamento di un
settore corporeo nell’insieme del corpo stesso, e della
persona all’interno della sua quotidianità.
Per ogni asse si decide la presenza o assenza delle
diverse condizioni
Lo schema è descrittivo - sintomatico, non si risale
all’interpretazione teorica
Scopo è registrare la presenza del disturbo, senza dare
criteri di causalità
Caratteristiche del criterio assiale
La presenza di più assi :
induce il clinico ad esplorare sistematicamente tutte le aree
coperte dai diversi assi;
consente di registrare tutte le informazioni più importanti;
permette di inserire nella diagnosi gli aspetti eziologici,
patogenetici (i meccanismi con cui si crea la patologia) e
prognostici il decorso di una forma psicopatologica
dipende oltre che dai sintomi del sogg (primi 2-3 assi) anche
da fattori come la situaz fam, gli stress, livello di
socializzazione.
ICD-10 e DSM-IV-TR
SISTEMI MULTIASSIALI
Asse I: patologia psichiatrica
Asse II: disturbo specifico dello sviluppo
Asse III: livello cognitivo
Asse IV: condizioni mediche
Asse V: condizioni psicosociali
Asse VI: funzionamento psicosociale
ICD-10 - Gli assi
ICD-10 Asse I Sindromi cliniche psichiatriche
F 84 : Sindromi da alterazione globale dello
• sviluppo psicologico (autismo)
F 90-F 98: Disturbi emozionali e comportamentali
(sindrome ipercinetica)
F20-F29: Schizofrenia
F40-48: Sindromi nevrotiche
F60-69: Disturbi della personalità
F50-59: Sindromi da alterazioni delle funzioni
fisiologiche (anoressia)
ICD-10 Asse II Distubi specifici dello sviluppo
F 80 Disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del
linguaggio
F81 Disturbi evolutivi specifici delle abilità
scolastiche
F82 Disturbo della funzione motoria
F83 Disturbi evolutivi misti
F88 Altre sindromi da alterato sviluppo
F89 Sindromi non specificate
ICD-10 Asse III Livello cognitivo
F 70: R.M. Lieve ( QI 50-69)
F 71: R.M. Medio ( QI 35-49)
F 72: R. M. Grave ( QI 20-34)
F 73: R.M. Profondo ( QI < 20)
ICD-10 Asse IV
Condizioni mediche
G00-G99 :Malattia del sistema Nervoso
H00-H59: Malattie dell’occhio
H60-H95: Malattie dell’orecchio
Q00-Q99: Malformazioni congenite, anomalie
cromosomiche
E00-E90: Malattie endocrine
ICD-10 Asse V Situazioni psicosociali
n 1- Relazioni intrafamiliari anomale (abuso)
n 2- Disturbo psichico, devianza genitoriale
n 3- Comunicazione intrafamiliare inadeguata
n 4- Qualità anomale di allevamento
n 5- Ambiente circostante anomalo
(istituzione)
n 6- Life events acuti (lutto-separazione)
n 7- Fattori sociali stressanti (emigrazione)
ICD-10 Asse VI Funzionamento psicosociale
Valutazione della ripercussioni del disturbo
psichiatrico sul funzionamento psicosociale
Relazioni tra i pari
Livello di autonomia personale
Capacità organizzativa
Capacità ricreative
Diagnostic and Statistical Manual of Mental
Disorders
Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders
(DSM, APA)
1952 DSM-I
1968 DSM-II tentativo di uniformarsi all’ICD-8
1980 DSM-III e 1987 DSM-III-R (approccio ateorico,
consenso esperti)
1994 DSM-IV sistema multiassiale, criteri diagnostici di
inclusione-esclusione → 2000 DSM-IV-TR (Text Revision):
sistema sintomatico e multiassiale
2013 DSM-5: da prospettiva categoriale sulla diagnosi
«modello ibrido»
Principali sistemi categoriali in psichiatra
Le classificazioni diagnostiche
67
La classificazione DSM, attualmente giunta alla quarta
versione
DSM-IV
È il sistema di classificazione ideato all’interno della American Psychiatric Association (APA)
È uno strumento appositamente
costruito per la valutazione delle sindromi psicopatologiche
Si propone di condurre anche a un’indicazione terapeutica
a partire dalla diagnosi effettuata
Per fare questo sono necessari:
un alto indice di accordo tra giudici indipendenti
che effettuano la diagnosi
un elevato livello di semplificazione nella
descrizione dei sintomi
e delle sindromi
Approccio ateorico nel DSM-IV-TR
Il modello di riferimento esplicito del DSM IV-TR, cosiddetto “ateorico”, è un modello in cui vengono utilizzati prevalentemente i dati descrittivi o “obiettivi” (cioè verificabili da più osservatori).
L’approccio “ateorico” si intende riferito essenzialmente alla eziologia dei disturbi, a meno che questa non sia chiaramente dimostrata.
L’approccio cosiddetto “ateorico” del DSM-IV-TR ha lo scopo di:
1.Migliorare le pratiche di ricovero.
2.Innalzare l’attendibilità delle diagnosi.
3.Favorire la diffusione del manuale presso operatori di diversa tendenza.
Organizzazione del DSM-IV-TR La suddivisione multiassiale
Un sistema multiassiale comporta la valutazione su diversi assi, ognuno dei quali si riferisce ad un diverso campo di informazioni che può aiutare il clinico nel pianificare il trattamento e prevedere l’esito.
La classificazione multiassiale del DSM-IV-TR comprende cinque assi:
Asse I: Disturbi Clinici/Altre condizioni che possono
• essere oggetto di attenzione clinica
Asse II: Disturbi di Personalità/Ritardo Mentale
Asse III: Condizioni Mediche Generali
Asse IV: Problemi Psicosociali ed Ambientali
Asse V: Valutazione Globale del Funzionamento
ASSE I: Disturbi Clinici
Disturbi Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia,
nella Fanciullezza o nell’Adolescenza (escluso il Ritardo Mentale,
che viene diagnosticato sull’Asse II)
Delirium, Demenza, e Disturbi Amnestici e Altri Disturbi Cognitivi
Disturbi Mentali Dovuti ad una Condizione Medica Generale
Disturbi Correlati a Sostanze
Schizofrenia ed Altri Disturbi Psicotici
Disturbi dell’Umore
Disturbi d’Ansia
Disturbi Somatoformi
ASSE I: Disturbi Clinici
Disturbi Fittizi
Disturbi Dissociativi
Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere
Disturbi dell’Alimentazione
Disturbi del Sonno
Disturbi del Controllo degli Impulsi Non Classificati Altrove
Disturbi dell’Adattamento
Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica
(Ad es. disturbi del movimento indotti da farmaci)
Asse II: Disturbi di Personalità
Ritardo Mentale
• L’asse II può essere utilizzato per indicare
importanti caratteristiche di personalità
maladattive che non raggiungono la soglia
per un Disturbo di Personalità.
• Sull’Asse II si può anche indicare l’uso
abituale di meccanismi di difesa
maladattivi.
Asse II: Disturbi di Personalità
GRUPPO A PARANOIDE
SCHIZOIDE
SCHIZOTIPICO
GRUPPO B ANTISOCIALE
BORDERLINE
ISTRIONICO
NARCISISTICO
GRUPPO C DI EVITAMENTO
EVITANTE
OSSESSICO-COMPULSIVO
DISTURBO DI PERSONALITA’ NAS
Asse III: Condizioni Mediche Generali
• Sull’Asse III si riportano le Condizioni Mediche
Generali in atto potenzialmente rilevanti per la
comprensione o il trattamento del disturbo mentale
dell’individuo.
ASSE III: Condizioni Mediche Generali
1) Alcune malattie infettive o parassitarie.
2) Neoplasie.
3) Malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche e
Malattie del sistema nervoso
4) Malattie dell’occhio e annessi
5) Malattie dell’orecchio e del processo mastoideo.
6) Malattie del sistema circolatorio
7) Malattie del sistema respiratorio.
8) Malattie del sistema digerente
9) Malattie della pelle e del tessuto sottocutaneo.
10) Malattie del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo
11) Malattie del sistema genito-urinario
12) Gravidanza, parto e puerperio.
13) Alcune condizioni che si manifestano nel periodo perinatale
14) Malformazioni congenite, deformazioni e anomalie cromosomiche.
15) Sintomi, segni e anomalie croniche e laboratoristiche non classificati altrove
16) Lesioni, avvelenamenti ed altri difetti di agenti esterni
17) Cause esterne di morbidità e di mortalità.
Asse IV: Problemi Psicosociali ed Ambientali
Vengono classificati qui i problemi psicosociali ed ambientali che possono influenzare la diagnosi, il trattamento e la prognosi dei disturbi mentali (Asse I e Asse II).
Un problema psicosociale o ambientale può corrispondere a un evento vitale negativo, una difficoltà o una carenza ambientale, uno stress familiare o interpersonale di altro tipo, alla inadeguatezza del supporto sociale o delle risorse personali, o ad altri problemi legati al contesto nel quale si sono sviluppate le difficoltà dell’individuo.
I cosiddetti eventi stressanti positivi dovrebbero essere indicati solo quando costituiscono o causano un problema.
I problemi psicosociali possono anche svilupparsi come conseguenza della psicopatologia, o possono costituire problemi che meritano di essere considerati nel piano generale del trattamento.
ASSE IV: Problemi Psicosociali ed Ambientali
Problemi con il gruppo di supporto principale
Problemi legati all’ambiente sociale
Problemi di istruzione
Problemi lavorativi
Problemi abitativi
Problemi economici
Problemi di accesso ai servizi sanitari
Problemi legati all’interazione con il sistema legale/criminalità
Altri problemi psicosociali e ambientali
Relazione tra DSM-IV-TR ed ICD-10 I progetti clinici e di ricerca dell’ICD-10 sono stati accuratamente analizzati dai gruppi di lavoro per il DSM-IV-TR ed hanno suggerito la base per le revisioni della letteratura e la rianalisi dei dati del DSM-IV-TR
I codici ed i termini forniti dal DSM-IV-TR sono completamente compatibili con quelli dell’ICD-9-CM e dell’ICD-10
Ognuno dei disturbi e delle condizioni del DSM-IV-TR nella versione italiana è contrassegnato dal codice diagnostico a quattro cifre derivato dall’ICD-10 (F00XX)
Asse V: Valutazione Globale del Funzionamento
Sull’Asse V si riporta il giudizio del clinico sul livello di funzionamento globale. Questo tipo di informazione è utile per pianificare il trattamento, misurare il suo impatto e predirne l’esito.
Il funzionamento globale viene riportato sull’Asse V tramite la Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento (VGF). La VGF può essere particolarmente utile per seguire i progressi clinici degli individui in termini globali, utilizzando una misura singola. La VGF deve essere utilizzata solo per quanto riguarda il funzionamento psicologico, sociale e lavorativo.
La Scala VGF è divisa in dieci ambiti di funzionamento. Fare una valutazione in base alla VGF implica la scelta di quel valore che meglio riflette il livello di funzionamento globale dell’individuo.
Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento (VGF)
100 .. 91 Funzionamento superiore alla norma in un ampio spettro di attività, i problemi della vita non sembrano mai
sfuggire di mano, è ricercato dagli altri per le sue numerose qualità positive. Nessun sintomo.
90 .. 81 Sintomi assenti o minimi (es.: ansia lieve prima di un esame), buon funzionamento in tutte le aree, interessato e
coinvolto in un ampio spettro di attività, socialmente efficiente, in genere soddisfatto della vita, nessun problema o
preoccupazione oltre a quelli della vita quotidiana (es.: discussioni occasionali coi membri della famiglia). 80 ... 71 Se sono
presenti sintomi, essi rappresentano reazioni transitorie e attendibili a stimoli psicosociali stressanti (es.: difficoltà a
concentrarsi dopo una discussione familiare); lievissima alterazione del funzionamento sociale, occupazionale o scolastico
(es.: rimanere temporaneamente indietro nello studio). 70 .. 61 Alcuni sintomi lievi (es.: umore depresso e insonnia lieve).
Oppure alcune difficoltà nel funzionamento sociale, lavorativo o scolastico (es.: alcune assenze ingiustificate da scuola, o
furti in casa), ma in genere funziona abbastanza bene, e ha alcune relazioni interpersonali significative. 60 .. 51 Sintomi
moderati (es.: affettività appiattita e linguaggio circostanziato, occasionali attacchi di panico). Oppure moderate
difficoltà nel funzionamento sociale, lavorativo e scolastico (es.: pochi amici, conflitti con i compagni di lavoro). 50 .. 41
Sintomi gravi (es.: idee di suicidio, rituali ossessivi gravi, frequenti furti nei negozi). Oppure qualsiasi grave alterazione
nel funzionamento sociale, lavorativo o scolastico (es.: nessun amico, incapace di conservare un lavoro). 40 ... 31 Alterazioni
nel test di realtà o nella comunicazione (es.: l'eloquio è talvolta illogico, oscuro o non pertinente). Oppure menomazione
grave in alcune aree, quali il lavoro o la scuola, le relazioni familiari, la capacità di giudizio, il pensiero o l'umore (es.: il
depresso evita gli amici, trascura la famiglia ed è incapace di lavorare; il bambino picchia frequentemente i bambini più
piccoli, è provocatorio in casa e non rende a scuola). 30 ... 21 Il comportamento è considerevolmente influenzato da deliri
o allucinazioni. Oppure grave alterazione della comunicazione o della capacità di giudizio (es.: talvolta incoerente, agisce
in modo grossolanamente inappropriato; idee di suicidio). Oppure incapacità di funzionare in quasi tutte le aree (es.: resta a
letto tutto il giorno; non ha lavoro, casa o amici). 20 ... 11 Qualche pericolo di far del male a sé stesso o agli altri (es.:
tentativi di suicidio senza una chiara aspettativa di morire, frequentemente violento, eccitamento maniacale). Oppure
occasionalmente non riesce a mantenere l'igiene personale minima (es.: si sporca con le feci). Oppure grossolana alterazione
della comunicazione (es.: decisamente incoerente o mutacico). 10 ... 1 Persistente pericolo di far del male in modo grave a
sé stesso o agli altri (es.: violenza ricorrente). Oppure persistente incapacità di mantenere la igiene personale minima.
Oppure grave gesto suicida con chiara aspettativa di morire. 0 Informazioni inadeguate.
STRUTTURA SISTEMI DIAGNOSTICI: DSM-IV E
ICD-10
CONDIVIDONO asse per malattie organiche note; asse per stress psicosociali;
asse per descrizione semeiotica di sindromi cliniche.
DIVERGONO collocazione dei disturbi di personalità, dei disturbi di sviluppo,
del ritardo mentale e del funzionamento sociale.
STRUTTURA SISTEMI DIAGNOSTICI: DSM-IV E
ICD-10
•DSM-IV: disturbi di sviluppo nell’asse I delle sindromi cliniche, disturbi di personalità e ritardo mentale nell’asse II, valutazione globale del funzionamento sociale nell’asse V
•ICD-10:disturbi di personalità nell’asse I delle sindromi cliniche, disturbi di sviluppo nell’asse II, ritardo mentale nell’asse III, prevede asse per il funzionamento psicosociale solo per infanzia e adolescenza.
DSM IV-TR e DSM 5
a confronto
DSM 5 - Obiettivi A.F.P.P. Firenze 29.03.2014
Gianfranco Buonfiglio
DSM 5 – Sezione I A.F.P.P. Firenze 29.03.2014
Gianfranco Buonfiglio
DSM 5 – Sezione I A.F.P.P. Firenze 29.03.2014
Gianfranco Buonfiglio
Formulazione diagnostica
• Raccoglie tutte le scoperte del processo diagnostico in un
mosaico ideale.
• Comprende l'esame dei problemi del bambino in termini di
vulnerabilità organica, di storia di sviluppo, di dinamiche
familiari o di problemi relazionali.
• Rappresenta un tentativo di riconoscere e di descrivere i
sintomi dei disturbi mentali, di ricostruirne la loro evoluzione,
di spiegarne i molteplici aspetti cognitivi e affettivi della
specifica situazione del singolo individuo.
• Permette di collegare il caso individuale ad altri casi simili
sulla base di fattori biologici, psicologici e sociali (diagnosi
categoriale)
88
La classificazione 0-5
• Categorizza i pattern emotivi e comportamentali che
rappresentano le deviazioni più significative dello sviluppo
normale nei primi anni di vita.
• Le categorie diagnostiche sono di tipo descrittivo, cioè
registrano pattern di sintomi e di comportamenti presenti nel
bambino.
• Alcune categorie implicano la presenza di potenziali fattori
eziologici (es. il disturbo pot-traumatico da stress), altre la
presenza di processi disfunzionali (es. il disturbo della
regolazione); ma allo stato attuale delle conoscenze non è
possibile affermare con certezza la corrispondenza etiologica,
nonostante grandi progressi scientifici in tal senso, ed è
possibile solo affermare che è stata osservata
un'associazione tra sintomi e processi.
89
Il sistema di classificazione
• La Classificazione Diagnostica 0-5 propone un sistema di
classificazione Multiassiale.
• La CD 0-5 è intesa come un completamento ad altri sistemi
classificativi e quindi non prevede categorie diagnostiche per ogni
tipo di disturbo mentale o di sviluppo, le quali possono essere
codificate, con sistemi diversi, es.DSM IV, all’interno della CD 0-5.
• Grazie all’utilizzo del CD 0-5 il clinico può avere una diagnosi in
itinere basata sulla comprensione più completa possibile del
bambino e delle condizioni della famiglia.
• Le categorie diagnostiche non devono essere utilizzate per
etichettare un bambino e fissare il disturbo, ma per individuare le
difficoltà di adattamento e di sviluppo del bambino e programmare
strategie di intervento potenzialmente più efficaci. Il profilo che ne
risulta metterà in evidenza i fattori che contribuiscono a determinare
le difficoltà del bambino e anche le aree d'intervento in cui è
necessario focalizzare l'azione terapeutica.
90
Elementi chiave della CD 0-5
Per effettuare la diagnosi:
• L'osservazione diretta del bambino
• L'osservazione diretta della relazione del bambino con il/i
caregiver/s
• L'osservazione diretta della relazione del bambino con l'osservatore.
Per condurre l'intervento:
• il sostegno del caregiver.
91
Diagnosi multiassiale
• Asse I: disturbi clinici
• Asse II: contesto relazionale
• Asse III: valutazione delle condizioni di salute fisica
• Asse IV: agenti psicosociali di stress
• Asse V: competenze di sviluppo
Servono per l’inquadramento del
contesto dei sintomi e dei disturbi
dell’Asse I
Diagnosi multiassiale
• Nell'Asse I si sceglie la diagnosi Primaria cioè quella che
meglio riflette le caratteristiche cliniche più rilevanti del
disturbo, ricordando che la diagnosi deve essere intesa
come una guida all'intervento.
• Si possono codificare qui anche diagnosi espresse con il
DSM IV. Se non esiste una diagnosi appropriata in Asse I,
ma il disturbo principale è nell'Asse II, è possibile
descrivere la diagnosi primaria in Asse II.
• Nell'Asse II la CD 0-5 prevede la possibilità di codificare
disturbi o disfunzioni nella relazione del bambino con il
caregiver.
93
Diagnosi multiassiale
• Nell'Asse III vengono codificati i disturbi e le condizioni fisiche
e mentali associati (incluse le patologie mediche e
neurologiche) e/o le diagnosi sullo sviluppo basate su altri
sistemi di classificazione e di diagnosi
• Nell'Asse IV vengono presi in considerazione i diversi gradi e
le diverse forme di agenti psicosociali di stress che esercitano
un'importante influenza su un gran numero di disturbi infantili
• Nell'Asse V si valuta in che modo l'organizzazione
dell'esperienza fatta dal bambino si riflette sul suo modo di
funzionare, e si codifica il livello di sviluppo del suo
funzionamento emotivo
94
Le classificazioni diagnostiche: 0-3
95
La classificazione per la prima infanzia, per soggetti di età
compresa tra 0 e 3 anni
Classificazione 0-3
È uno strumento di cui ancora si stanno effettuando
delle verifiche. È stato ideato da un gruppo di studiosi appartenenti all’APA
Differisce dagli altri per la novità dell’inserimento di un Asse, il secondo, che consente di effettuare
una diagnosi della qualità delle interazioni precoci del bambino
L’interazione viene considerata come la vera struttura della
psicopatologia del bambino
Si compone di 5 Assi di valutazione dell’organizzazione
psicopatologica
Primo Asse: diagnosi primaria
sintomatica Secondo Asse: relazione
madre-bambino
Terzo Asse: problemi organici
Quinto Asse: sviluppo emotivo Quarto Asse:
stress
Asse I: disturbi clinici
• Nell'Asse I si sceglie la diagnosi Primaria cioè quella che
meglio riflette le caratteristiche cliniche più rilevanti del
disturbo, ricordando che la diagnosi deve essere intesa
come una guida all'intervento.
• Si possono codificare qui anche diagnosi espresse con il
DSM IV. Se non esiste una diagnosi appropriata in Asse I,
ma il disturbo principale è nell'Asse II, è possibile
descrivere la diagnosi primaria in Asse II.
96
Asse I: disturbi clinici
• DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO
• Disturbo dello spettro dell’autismo
• Disturbo dello spettro dell’autismo atipico precoce
• Disturbo da deficit di attenzione/iperattività
• Disturbo da iperattività del toddlerhood
• Ritardo globale dello sviluppo
• Disturbo dello sviluppo del linguaggio
• Disturbo dello sviluppo della coordinazione
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Asse I: disturbi clinici
• DISTURBI D’ANSIA
• Disturbo d’ansia da separazione
• Disturbo d’ansia sociale
• Disturbo d’ansia generalizzato
• Mutismo selettivo
• Disturbo da inibizione per le novità
• Altro disturbo d’ansia dell’infanzia
98
Asse I: disturbi clinici
• DISTURBI DELL’UMORE
• Disturbo depressivo dell’infanzia
• Disturbo da disregolazione della rabbia e dell’aggressività
dell’infanzia
• Altro disturbo dell’umore dell’infanzia
99
Asse I: disturbi clinici
• DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO E DISTURBI
CORRELATI
• Disturbo ossessivo compulsivo
• Sindrome di Tourette
• Disturbo da tic motori o vocali
• Tricotillomania
• Disturbo da grattamento della pelle dell’infanzia
• Altro disturbo ossessivo compulsivo e disturbi correlati
100
Asse I: disturbi clinici
• DISTURBI DEL SONNO, DELL’ALIMENTAZIONE E DEL
PIANTO
• DISTURBI DEL SONNO
• Disturbo dell’addormentamento
• Disturbo da risveglio notturno
• Disturbo del sonno da arousal parziale
• Disturbo da incubi notturni dell’infanzia
101
Asse I: disturbi clinici
• DISTURBI DEL SONNO, DELL’ALIMENTAZIONE E DEL
PIANTO
• DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE
• Disturbo da iper-alimentazione
• Disturbo da ipo-alimentazione
• Disturbo dell’alimentazione atipico
102
Asse I: disturbi clinici
• DISTURBI DEL SONNO, DELL’ALIMENTAZIONE E DEL
PIANTO
• DISTURBI DEL PIANTO
• Disturbo da pianto eccessivo
• Altro disturbo del sonno, dell’alimentazione e del pianto
eccessivo dell’infanzia
103
Asse I: disturbi clinici
• DISTURBI DA TRAUMA, STRESS E DEPRIVAZIONE
• Disturbo da stress post-traumatico
• Disturbo dell’adattamento
• Disturbo da lutto complicato dell’infanzia
• Disturbo reattivo dell’attaccamento
• Disturbo da coinvolgimento sociale disinibito
• Altro disturbo da trauma, stress e deprivazione
dell’infanzia
104
Asse I: disturbi clinici
• DISTURBI DELLA RELAZIONE
• Disturbo specifico della relazione dell’infanzia
• DISTURBI DELLA PROCESSAZIONE SENSORIALE
• Disturbo da iper-responsività sensoriale
• Disturbo da ipo-responsività sensoriale
105
106
Classificazione 0-5
PRIMO ASSE Riguarda la diagnosi primaria sintomatica
che ha determinato la richiesta di aiuto
Comprende:
Trauma e stress
Neurosviluppo
Ansia e umore
Relazione
Ossessivo Compulsivo
Sono tutti disturbi che
Nascono da esperienze reali che il bambino può avere vissuto
Frequentemente hanno espressione somatica
Collocano il bambino in un
sistema di regolazione-adattamento
con il suo ambiente di crescita
Le classificazioni diagnostiche: 0-5
Processamento sensoriale
Sonno, alimentazione
pianto
Classificazione della relazione
• L'Asse 2 dovrebbe essere utilizzato solo per diagnosticare le
difficoltà di relazione di una certa entità. I disturbi della relazione
genitore-bambino sono caratterizzati da interazioni genitore-
bambino caratterizzate da percezioni, atteggiamenti,
comportamenti e affetti disturbati di uno o di entrambi i partner
della coppia.
•Relazioni di accudimento primarie del bambino
•Ambiente di accudimento allargato
107
108
Classificazione 0-5 SECONDO ASSE
Riguarda la diagnosi sulla relazione
madre-bambino
Nei sistemi di classificazione per gli adulti, il Secondo Asse descrive prevalentemente i
disturbi della persona
La presenza di questo asse indica che...
La relazione precoce costituisce la struttura della psicopatologia infantile,
il suo aspetto più stabile
Questo è l’aspetto rispetto al quale è possibile
effettuare il lavoro della PROGNOSI evolutiva
L’attività di PREVISIONE
su come evolverà nel corso del tempo il bambino e il suo disturbo
Le classificazioni diagnostiche: 0-5
Adattamento della relazione
caregiver/bambino
Adattamento della relazione
caregiver/bambino
Classificazione della relazione
Nell'osservare e descrivere la relazione il clinico deve
tenere conto di 3 parametri:
• Disponibilità emotiva (monitoraggio del bambino lettura
dei segnali e risposta adeguata)
• Capacità del caregiver di riconoscere e valorizzare il
bambino come individuo unico.
• Il caregiver si sente a proprio agio e competente nella
responsabilità di allevare il figlio.
111
Classificazione della relazione
• Livello 1: Relazioni da ben adattate a
sufficientemente buone
• Livello 2: Relazioni da tese ad ansiose
• Livello 3: Relazioni da compromesse a disturbate
• Livello 4: relazioni da disorganizzate a pericolose
112
Livello 1: Relazioni da ben adattate a
sufficientemente buone • Il b. è costantemente protetto dai pericoli e la sua
aspettativa prevalente è che il genitore sia affidabile in
tutte le varie dimensioni dell’accudimento.
• La relazione promuove nel bambino la libertà di esprimere
le emozioni e di imparare a regolarle, il supporto, la
vicinanza e l’esplorazione.
• I conflitti non sono caratteristici della relazione e quando
si verificano vengono risolti adeguatamente.
• Vi è una sana asimmetrica nella relazione
Livello 2: Relazioni da tese ad ansiose
• La relazione è conflittuale, non sufficientemente coinvolgente o
compensata in modo inappropriato (es. inversione dei ruoli).
• Conflitti o ansie sulla capacità della diade di comunicare e
rispondere adeguatamente ai bisogni di protezione e supporto.
• Conflitti o ansie sulla capacità della diade impegnarsi in una
esplorazione appropriata all’età del bambino.
• Il divertimento reciproco o l’espressione di affetto sono limitati e
sono presenti problemi di regolazioni delle emozioni.
• Le interazioni potrebbero essere poco coordinate, reciproche o
responsive.
• Poco coinvolti nella relazione.
• Alcune interazioni possono essere caratterizzate da tentativi
disadattivi di controllare l’altro.
Livello 3: Relazioni da compromesse a
disturbate • Problemi nella comunicazione emotiva e nella reciprocità
sociale della diade che compromettono la regolazione
emotiva del bambino.
• Sono compromesse l’espressione e la rispondenza ai
bisogni di supporto e di protezione, di socializzazione
appropriata per l’età, nonché di sostegno e il desiderio di
essere coinvolti nel gioco e nell’esplorazione.
• La relazione è caratterizzata da alti livelli di rischio per la
sicurezza, di conflitti significativi, di coinvolgimento
insufficiente o irregolare o di importante squilibrio.
Livello 4: Relazioni da disorganizzate a
pericolose • La capacità della diade di impegnarsi in un’adeguata
protezione, disponibilità emotiva e regolazione delle
emozioni è compromessa.
• C’è compromissione della capacità di impegnarsi nel
sostegno e nella esplorazione adeguata all’età.
• Ci sono conflitti significativi, con un coinvolgimento
gravemente insufficiente per la maggior parte del tempo o
con inversione di ruoli..
• Le attribuzioni genitoriali verso il bambino sono negative,
rivelano aspettative fortemente inappropriate in termini di
sviluppo e non sono aperte alla riflessione e al confronto.
• Ci sono pericoli per la sicurezza fisica e psicologica del
bambino.
Ambiente di accudimento e adattamento
del bambino
Livello 1: ambienti di accudimento da ben
adattati a sufficientemente buoni • I caregiver dispongono di un consistente repertorio di
strategie di problem solving che utilizzano con il bambino.
• Il bambino passa tranquillamente da un caregiver all’altro
a seconda del contesto.
• La divisione dei ruoli è soddisfacente e flessibile.
• I caregiver collaborano nella co-genitorialità e nel
soddisfare i bisogni del bambino di regolazione emotiva,
di supporto e vicinanza e di esplorazione.
• I conflitti tra caregiver non sono presenti e le tensioni che
si possono creare vengono risolte adeguatamente perché
la priorità è l’accudimento del bambino.
Livello 2: ambienti di accudimento da tesi
ad ansiosi • Conflitti e insufficiente comunicazione e coordinazione tra
i caregiver.
• Il bambino sperimenta disagio, tensione o incertezza nella
negoziazione della relazione con i diversi caregiver e ciò
può scatenare il conflitto tra loro.
• Conflitti e ansie per il disallineamento delle aspettative dei
caregiver e per la coordinazione nella disponibilità
emotiva con il b., per l’espressione e la sensibilità ai
bisogni di supporto e di protezione, per la socializzazione
appropriata per l’età, nonché per il sostegno condiviso e
la volontà di coinvolgersi nel gioco e nell’esplorazione.
Livello 3: ambienti di accudimento da
compromessi a disturbati • I caregiver non sono capaci di coinvolgersi in una co-
genitorialità coerente e di impegnarsi per risolvere i problemi
del bambino.
• Talvolta risultano presenti collaborazione e coordinazione
nell’accudimento del b., ma solo sporadicamente.
• Difficoltà nella disponibilità emotiva del caregiver, nella
distinzione di ruolo e nel sostegno reciproco per esprimere e
rispondere ai bisogni del bambino di supporto e protezione,
nella socializzazione adeguata all’età, così come nel sostegno
e nella volontà di impegnarsi nel gioco e nell’esplorazione.
• Le relazioni familiari sono caratterizzate da livelli disadattivi di
rischio per la sicurezza, di significativo conflitto, di
coinvolgimento insufficiente o irregolare, di importante
squilibrio.
Livello 4: ambienti di accudimento da
disorganizzati a pericolosi • Compromissioni nel fornire un’adeguata protezione e un
accudimento responsivo, una socializzazione adeguata
all’età così come nel garantire supporto per l’esplorazione
e l’apprendimento.
• Le relazioni familiari sono caratterizzate da conflitti
significativi, da coinvolgimento insufficiente e da ,arcata
inversione di ruolo.
• La sicurezza psicologica e fisica del bambino è
minacciata.
Agenti psicosociali di stress
Agenti psicosociali di stress
Agenti psicosociali di stress
Agenti psicosociali di stress
Agenti psicosociali di stress
Agenti psicosociali di stress
Agenti psicosociali di stress
Agenti psicosociali di stress
130
Classificazione 0-5 TERZO ASSE
Classificazione 0-5 QUARTO ASSE
Classificazione 0-5 QUINTO ASSE
Descrive e definisce i diversi problemi organici del bambino
Descrive e definisce i fattori di stress
Descrive e definisce i livelli di sviluppo del funzionamento
emotivo rispetto alle diverse persone che interagiscono con
il bambino e ai diversi ambienti in cui si trova inserito
Restituisce importanza al TRAUMA REALE
nell’organizzazione psicopatologica
Attenzione Comunicazione
Intenzionalità nell’interazione Reciprocità nell’interazione
Le classificazioni diagnostiche: 0-5
131
L’osservazione e la valutazione di questo insieme di aspetti
richiede che:
il bambino venga incontrato
e osservato diverse volte, per…
Effettuare una valutazione del suo LIVELLO DI SVILUPPO raggiunto, tramite... Prove e test
per un esame di
Capacità sensoriali
Sviluppo psicomotorio
Sviluppo del linguaggio e della
comunicazione
… e per...
Osservare il bambino in varie
relazioni e in diversi contesti
PERCHÉ?
Per valutare se l’eventuale disturbo relazionale emerso è specifico di una particolare relazione o se è un disagio
generalizzato a molti tipi di relazioni in diversi ambienti
Le classificazioni diagnostiche: 0-5
LA VALUTAZIONE
132
Classificazione 0-5
LIMITI…
Classificazione
0-5
PREGI…
Complessità dei parametri di valutazione
Lunghezza dei tempi di osservazione e
valutazione
Secondo Asse (relazione madre-bambino)
ancora incompleto e in via di definizione
Difficoltà di applicazione nei servizi territoriali
Utile come strumento di formazione per i
professionisti del settore
Nuova visione del disturbo
psicopatologico nella prima infanzia come disturbo
relazionale
BILANCIO? La classificazione 0-3 si rivela uno strumento
ancora troppo “dispendioso” per i i professionisti e di non facile applicazione se non in particolari e favorevoli condizioni
Le classificazioni diagnostiche: 0-5
VANTAGGI e SVANTAGGI
LE CLASSIFICAZIONI
DIAGNOSTICHE
134
Sistemi di classificazione. Quali aspetti
COMUNI?
I sistemi di classificazione presentati definiscono e descrivono
i disturbi psicopatologici su base sintomatica
Ossia in riferimento alle manifestazioni comportamentali
messe in atto dal soggetto I sistemi di classificazione
descrivono e definiscono i disturbi psicopatologici all’interno di un sistema
multiassiale
La definizione e il decorso di una forma patologica dipendono, oltre che
dai sintomi presentati dal
soggetto (Asse I e II), anche da fattori determinanti, come la situazione familiare,
gli eventi stressanti e il massimo livello di socializzazione
raggiunto dal soggetto (Asse III, IV, V)
La presenza di più assi
appare necessaria
per inserire nel processo diagnostico
Aspetti eziologici (causali)
Aspetti patogenetici (meccanismi con cui si crea la patologia)
Aspetti prognostici (previsionali)
Le classificazioni diagnostiche: conclusioni
135
Sistemi di classificazione
PREGI
Sistemi di classificazione
LIMITI
Vocabolario COMUNE e AFFIDABILE per la
comunicazione tra
professionisti
Criteri di riferimento per la diagnosi di patologie ANALOGHE
in soggetti DIVERSI
AFFIDABILITÀ: replicabilità della diagnosi effettuata da
professionisti DIVERSI sullo STESSO soggetto
Possibilità di collegamento tra DIAGNOSI e TRATTAMENTO
Costruzione della diagnosi esclusivamente sulla base di
FENOMENI OSSERVABILI
Mancanza di considerazione dei PROCESSI sottesi ai fenomeni osservabili
Difficoltà nella verifica dell’EFFICACIA del trattamento
IPERSEMPLIFICAZIONE della ricchezza del singolo e del suo contesto di
appartenenza
Le classificazioni diagnostiche: conclusioni