l'universo questo grande calcolatore

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L’universo, questo grande calcolatore di Roberto Siagri Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza Dante, Inferno ,Canto XXVI Ulisse Un libro può cambiare la vita All’età di 12 anni mi venne regalato un libro che serbo ancora con nostalgia e che mi ricorda sempre quanto ci rimanga da imparare per tanto si studi. Il libro è “Spazio, Tempo e Gravitazione” di Arthur Eddington 1 , un grande fisico inglese che si batté, ai tempi della stesura da parte di Einstein della teoria della relatività generale (che estende la teoria della gravitazione universale di Newton) quando questi era ad insegnare a Berlino, per dimostrare la correttezza della stessa contro un corpo accademico inglese che rifiutava ostinatamente tutto ciò che proveniva dalla Germania allora in guerra con l’Inghilterra. I conflitti e le ideologie dividono le nazioni anche sulle idee scientifiche, nonostante la neutralità e universalità del sapere. Eddington, di indole pacifista, sfidava questi ostacoli ideologici e cercava di estraniarsi dalle vicende contingenti della guerra per trovare nella scienza una maniera per gettare ponti, mettendo la conoscenza sopra la brutalità degli eventi in corso. In realtà a quell’età non sapevo ancora la storia di Eddington, che ho conosciuto solo più tardi, ma mi sembra importante ricordarla. Quello che mi interessava a quel tempo era riuscire a leggere quel libro, e devo dire che non fui capace di portarmi oltre i primi due capitoli. Poi gli studi e gli interessi presero altre direzioni e il completamento della lettura finì nel dimenticatoio. Ho iniziato con questa storia perché dietro la teoria della relatività generale (a cui si è aggiunta successivamente la meccanica quantistica) si mettono in gioco un po’ tutte le nostre conoscenze di cosmologia (dal Greco κόσμος, kosmos "Universo " e ‐λογία, logia "studio"), che è lo studio dell’origine, dell'evoluzione e del futuro destino dell'universo, inteso come sistema ordinato e complesso in antitesi al caos (dal greco χάος, khaos, che si riferisce a uno stato senza forma che precede la creazione dell’Universo). Non so perché un professore delle medie mi regalò quel libro, anche se immagino fosse perché già in quegli anni avevo un forte interesse per le scienze e per l’astronomia in particolare. Fu un dono prezioso nonostante la difficoltà dell’argomento;si tratta di un libro difficile anche per un laureato in fisica che non abbia seguito un indirizzo teorico. Due cose importanti mi rimasero impresse nella mente: la necessità di sforzarsi di guardare ai problemi da angolature diverse e inusuali, e il fatto che alcuni, andando oltre l’istinto naturale di vivere e sopravvivere, mostrino la propensione a spingersi verso la conoscenza e la comprensione del luogo in cui siamo, ovvero dell’universo. Pur non avendo terminato la lettura del libro mi rafforzai nella convinzione che la comprensione dell’universo fosse una cosa importante per dare un senso alla nostra esistenza, compresa quella quotidiana. Inoltre con il tempo mi sono convinto che la nostra mente ha bisogno di classificare i problemi confinandoli in spazi logici finiti. Senza un confine ci mancano i riferimenti, e si tende a lasciare il campo libero all’irrazionale, al caos e all’insicurezza che tentiamo da sempre di rifuggire. Il bordo o la frontiera ci permettono di non perdere il controllo, perché se da un lato sappiamo bene che non abbiamo 1 Arthur S. Eddington, Spazio, tempo e gravitazione ,Bollati Boringhieri, Torino, 1971, 2 ed.

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L’universo, questo grande calcolatore di Roberto Siagri 

 Fatti non foste a viver come bruti,  

ma per seguir virtute e canoscenza 

Dante, Inferno ,Canto XXVI ‐ Ulisse 

 

Un libro può cambiare la vita 

All’età di 12 anni mi venne regalato un libro che serbo ancora con nostalgia e che  mi ricorda 

sempre quanto ci rimanga da imparare per tanto si studi. Il libro è “Spazio, Tempo e Gravitazione” 

di Arthur Eddington1, un grande fisico inglese che si batté, ai tempi della stesura da parte di 

Einstein della teoria della relatività generale (che estende la teoria della gravitazione universale di 

Newton) quando questi era ad insegnare  a Berlino, per dimostrare la correttezza della stessa 

contro un corpo accademico inglese che rifiutava ostinatamente tutto ciò che proveniva dalla 

Germania allora in guerra con l’Inghilterra. I conflitti e le ideologie dividono le nazioni anche sulle 

idee scientifiche, nonostante la neutralità e universalità del  sapere. Eddington, di indole pacifista, 

sfidava questi ostacoli ideologici e cercava di estraniarsi  dalle vicende contingenti della guerra per 

trovare nella scienza una maniera per gettare ponti, mettendo la conoscenza sopra la brutalità 

degli eventi in corso. In realtà a quell’età non sapevo ancora la storia di Eddington, che ho 

conosciuto solo più tardi, ma mi sembra importante ricordarla. Quello che mi interessava a quel 

tempo era riuscire a leggere quel libro, e devo dire che non fui capace di portarmi oltre i  primi due 

capitoli.  Poi gli studi e gli interessi presero altre direzioni e il completamento della lettura finì nel 

dimenticatoio.  Ho iniziato con questa storia perché dietro la teoria della relatività generale (a cui 

si è aggiunta successivamente  la meccanica quantistica) si mettono in gioco un po’ tutte le nostre 

conoscenze  di cosmologia  (dal Greco κόσμος, kosmos "Universo " e ‐λογία, ‐logia "studio"), che è 

lo studio dell’origine, dell'evoluzione e del futuro destino dell'universo, inteso come sistema 

ordinato e complesso in antitesi al caos  (dal greco χάος, khaos, che si riferisce a uno stato senza 

forma che precede la creazione dell’Universo). Non so perché un professore delle medie mi regalò 

quel libro, anche se immagino fosse perché  già in quegli anni avevo un forte interesse per le 

scienze e per l’astronomia in particolare. Fu un dono prezioso nonostante la difficoltà  

dell’argomento;si tratta di un libro difficile anche per un laureato in fisica che non abbia seguito un 

indirizzo teorico. Due cose importanti mi rimasero impresse nella mente: la necessità di sforzarsi di 

guardare ai problemi da angolature diverse e inusuali, e il fatto che alcuni, andando oltre l’istinto 

naturale di vivere e sopravvivere, mostrino la propensione a spingersi verso la conoscenza e la 

comprensione del luogo in cui siamo, ovvero dell’universo. Pur non avendo terminato la lettura 

del libro  mi rafforzai nella convinzione che  la comprensione dell’universo fosse una cosa 

importante per dare un senso alla nostra esistenza, compresa quella quotidiana. Inoltre con il 

tempo mi sono convinto che  la nostra mente  ha bisogno di classificare i problemi confinandoli in 

spazi logici finiti.  Senza un confine ci mancano i riferimenti, e si tende a lasciare il campo libero 

all’irrazionale, al caos e all’insicurezza che tentiamo da sempre di rifuggire.  Il bordo o la frontiera 

ci permettono di non perdere  il controllo, perché se da un lato sappiamo bene che non abbiamo 

                                                            

1  Arthur S. Eddington,  Spazio, tempo e gravitazione ,Bollati Boringhieri, Torino, 1971,  2 ed.  

ancora una risposta per quello che sta aldilà, sappiamo anche che possiamo continuare ad 

investigare il mondo conosciuto, con l’obiettivo di spostare sempre più in là la frontiera. E' questo 

che fa la scienza.  Rimane dunque da indagare su come sia nato questo universo, su come esso si 

evolva e su quale sia il nostro posto in esso.      

Quando un po’ più adulto ho cominciato ad alzare gli occhi al cielo durante una notte serena e a 

soffermare il pensiero sull’enormità  che ci sovrasta, mi sono sentito impotente ed inutile, ed è 

questo certamente il pensiero che passa per la mente di tutti, che ci blocca e ci paralizza. Si capisce 

perché fin dall’antichità si sia cercato di porre un limite, di confinare il tutto a un lembo di terra 

nota, di delimitare perfino la volta celeste a uno schema fatto di più sfere concentriche, per 

passare poi con il tempo alla  visione dell’universo come lo conosciamo ora, in espansione e 

popolato da tante galassie ed ammassi di galassie simili alla nostra.  Pensavamo di esserci messi al 

riparo confinando  il nostro mondo  dentro una matriosca di sfere, ci eravamo costruiti il nostro 

guscio protettivo  di cui pensavamo di conoscere le regole, e tutto quello che stava fuori  non ci 

interessava. Oggi abbiamo una nuova visione dell’universo, per ora forse un po’ metafisica: 

l’universo calcola continuamente il suo stato futuro ed il calcolo sta andando avanti dal big bang 

ovvero da 14 miliardi di anni. Dal nulla (lo schermo nero del computer) all’universo  così come lo 

conosciamo (lo  schermo del computer popolato di finestre, icone e programmi in esecuzione)  e 

tutto questo a partire da un programma basato su algoritmi molto semplici. 

 

Programma e algoritmo 

Abbiamo introdotto nel precedente paragrafo due parole che, pur essendo ormai entrate nel dizionario di tutti, per questioni di leggibilità qui brevemente definiamo.  Un programma per computer, o solo un programma, è una sequenza di istruzioni scritte in modo 

da poter essere lette ed eseguite da un computer. I programmi vengono anche chiamati software 

per distinguerli dall’hardware che invece si riferisce alle componenti elettroniche. Un computer 

per funzionare ha bisogno di istruzioni, perché non sa fare altro che eseguire istruzioni di cui è 

sempre in attesa. I programmi o i software si possono dividere in due grandi filoni: software di 

sistema e software applicativo. I computer che comunemente usiamo possono eseguire 

contemporaneamente due o più programmi.  In informatica e in matematica, un algoritmo è un 

metodo efficace, espresso come  un insieme finito di istruzioni2 che specificano una sequenza di 

operazioni da effettuare al fine di risolvere un problema specifico o una classe di problemi. Gli 

algoritmi vengono utilizzati sia per esigenze di calcolo che di elaborazione dati, e anche per 

automatizzare ragionamenti logici.   

Dunque un programma è  l'espressione concreta di un algoritmo in un particolare linguaggio di 

programmazione, pensato per risolvere un problema specifico. Visto da un'altra angolatura 

potremmo dire che la fase di progettazione produce un algoritmo, la fase di implementazione poi 

produce un programma che esprime l'algoritmo progettato. A tale proposito un algoritmo si presta 

molto meglio di una formula a descrivere  la realtà. Si pensi all’animazione  digitale e ai livelli di 

                                                            

2  Un algoritmo deve possedere le seguenti proprietà. Finitezza: l’algoritmo si deve completare dopo un numero finito di passi. Non 

ambiguo: ogni passo deve essere chiaramente definito, e avere una sola interpretazione. Sequenza definita: ogni passo deve avere un unico e definito modo di precedere. La prima fase e l'ultimo passo  devono essere chiaramente notati. Fattibilità: Deve essere possibile eseguire ogni istruzione. Ingresso/uscita: ci deve essere un numero specificato di valori di input e uno o più valori di risultato. 

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qui che sta il punto di svolta secondo  G. O. Longo: questa considerazione infatti promuove il 

“…computer al grado di “concetto filosofico” rivoluzionario. Probabilmente il risvolto più 

clamoroso di tale designazione consiste nella scoperta ‐ a dir poco epocale ‐ che esiste un 

linguaggio (ndr: il linguaggio di programmazione che esprime l’algoritmo) il quale rispecchia la 

realtà in  modo molto più aderente di quanto lo possano fare le parole e i numeri.”4 

 

Non rassegnarsi alla casualità 

Quando si pensa all’universo o alla nostra vita non si  può non pensare al caso,  ma l’idea che tutto 

sia avvenuto per caso non sembra ragionevole dal punto di vista probabilistico. A tale proposito si 

cita il teorema della scimmia programmatrice instancabile. Questo teorema  afferma che una 

scimmia che prema a caso i tasti di una tastiera per un tempo infinitamente lungo quasi 

certamente riuscirà a comporre qualsiasi testo prefissato. Ebbene, anche se questa affermazione 

sembra plausibile, in realtà la probabilità che la scimmia riesca a comporre in modo casuale le 

prime righe dell'Amleto di Shakespeare è pressoché pari a zero.  Il testo dell'Amleto contiene  circa 

130.000  caratteri,  e se anche  tutto  l'universo fosse pieno di scimmie, una al posto di ogni atomo 

(1080), ed esse digitassero per un tempo pari a 100 volte la vita dell'universo (~1012 anni), la 

probabilità di riprodurre l’Amleto sarebbe ancora così infinitesimale da non essere diversa da zero 

(1/ 10 183800).  Se però il testo casuale digitato dalla scimmia lo interpretiamo come codice di un 

programma, allora le cose cambiano. Infatti  la probabilità che una scimmia digiti casualmente un 

programma che possa spiegare l’universo così come lo vediamo è certamente piccola, ma pur 

sempre possibile. O come direbbe Jürgen Schmidhuber : “la nostra fondamentale incapacità di 

percepire lo stato del nostro Universo non implica l’esistenza  in esso di casualità”5. Schmidhuber, 

che si occupa di intelligenza artificiale e di cui è ben noto l'algoritmo che definisce la bellezza,  

oltre ad essere contrario al caso, come del resto lo sono diventato io, è anche un sostenitore 

dell'idea che l’Universo che conosciamo è il risultato di un programma. E’ anche vero che 

l’universo è stato descritto dall’uomo in funzione delle conoscenze storicamente disponibili, 

passando nel tempo dal descriverlo come un complesso organismo, al vederlo come un complesso 

di orologi oscillatori, per arrivare alla descrizione di oggi fatta nell’era digitale: l’universo come un 

grande computer. C’è da domandarsi se questo modo di procedere non derivi semplicemente dal 

fatto che noi descriviamo il mondo  di volta in volta con gli strumenti che abbiamo a disposizione, 

ma forse c'è qualche cosa d’altro dietro a questo, ovvero che i nostri strumenti, essendo sempre 

più raffinati, ci permettono di comprendere sempre di più e meglio il nostro mondo ed il nostro 

universo. Per dirla come Slavoj Žižeck : “la tecnologia non imita più semplicemente la Natura, 

piuttosto rivela il meccanismo sotterraneo che la genera.”6   

Se esaminiamo la vita e la carriera di John Archibald  Wheeler7, uno dei grandi fisici del secolo 

scorso, possiamo avere un esempio di questa evoluzione. Fino al 1950, ci fu una fase che lui stesso 

chiamò "Tutto è particella", un periodo in cui egli era alla ricerca di modi per costruire tutte le 

entità di base, come neutroni e protoni,  a partire dalle  particelle più leggere e  fondamentali quali 

                                                            

4  G.O. Longo, A. Vaccaro,  Bit Bang La nascita della filosofa digitale, Apogeo, 2014  5  Jürgen Schmidhuber, A computer Scientist’s View of Life, the Universe and everything , in C. Freksa (editor), Lecture Notes in     Computer Science, Springer, 1337, 1997  6   Slavoj Žižeck, L’epidemia dell’immaginario, Boringhieri, Torino  2003 7   http://robward.org/john‐wheeler‐summarises‐his‐life‐in‐physics/ 

i quark. Nella seconda fase, che egli definì "Tutto è campo", cominciò a vedere il mondo come 

fatto di campi di forza, in cui le particelle erano semplici manifestazioni dei campi elettrici, 

magnetici, gravitazionali e dello stesso spazio‐tempo. La terza fase, che è anche la più recente e 

che lui ha chiamato "Tutto è informazione",  è iniziata quando si è concentrato sull'idea che la 

logica e l’informazione sono alle fondamenta della teoria fisica.   

Da queste considerazioni si comincia a intuire che il calcolatore non è solo una macchina 

complessa, ma è qualche cosa di più, e non solo, come si è visto, dal punto di vista del 

ragionamento filosofico che sottende. Il calcolatore abilita una nuova matematica e dunque un 

nuovo pensiero.  Questo è importante perché molte difficoltà incontrate in passato nel pensare 

che tutto sia deterministico derivavano dalla mancanza di modelli matematici che, pur nel 

determinismo, lasciassero spazio all’umana imprevedibilità del futuro e dunque al libero arbitrio.  

Contrariamente a quelli che ritengono che il determinismo e il libero arbitrio  si escludano a 

vicenda, io credo come  tanti altri che le due idee possano coesistere, a patto di intenderci sulla 

definizione di libero arbitrio, vista la non univocità del termine.  Se per libero arbitrio definiamo  

semplicemente la percezione di essere “attore” che ogni essere umano ha mentre agisce, allora i 

due concetti possono coesistere. Ovvero anche se gli esseri umani non possono formare 

indipendentemente dal contesto i propri desideri e convinzioni, l'importante è che 

l’interpretazione di "libero arbitrio" sia collegata alla possibilità di tradurre quei desideri e quelle 

convinzioni in azioni volontarie. Con questa premessa andiamo ora alla ricerca della matematica 

che sia in grado di coniugare determinismo e libero arbitrio. 

 

L’avvento dei calcolatori e le formule ricorsive  

Con il calcolatore possiamo finalmente vedere all’opera e vedere il risultato della matematica 

ricorsiva, che è una matematica difficile da comprendere senza il calcolatore stesso, e dunque non 

era mai stata presa in considerazione come descrittrice dei modelli fisici fino agli anni ’60 dello 

scorso secolo. Si tratta di una matematica che ha formule molto semplici ma che necessita di un 

calcolatore per arrivare ai risultati, perché nella maggior parte dei casi i risultati si vedono solo 

dopo che si sono eseguite tantissime iterazioni.  Le due tipologie di ricorsive  più note  sono  quella  

dei  frattali e quella degli automi cellulari.   Partiamo dai  frattali di cui credo un po’ tutti abbiamo 

visto delle immagini, magari senza sapere  cosa rappresentassero  (vedi figura 2) .  Si tratta di 

oggetti tra i più complessi della matematica, anche se la loro formula è spesso in apparenza molto 

semplice. Ad esempio nel caso dei frattali tipo Mandelbrot, studiati da Benoît Mandelbrot8 dal 

quale prendono il nome, la formula è del tipo: 

Zn+1=Zn 2  + A    (dove n è un numero intero che va da 0 a infinito mentre  Z e A sono numeri complessi 9) 

Nella formula, le A rappresentano dei punti del piano (piano complesso). Per sapere se le Z fanno 

parte dell’insieme di Mandelbrot, la successione degli Zn per un dato A deve convergere a un 

numero finito. Se la serie converge viene attribuito al punto il colore nero. Se la serie diverge (cioè 

                                                            

8   Benoît B. Mandelbrot, Gli oggetti frattali, Torino, Einaudi 1987 9   Un Numero Complesso Z è composto da una coppia di numeri reali  X e Y, dunque rappresentabili come un punto nel piano. Il primo numero è chiamato parte reale, il secondo parte immaginaria e si scrive anche come  (X, iY).  L’unica “magia” che hanno queste coppie è di essere dotate di una regola di scambio tra parte reale e parte immaginaria che si materializza con la moltiplicazione tra coppie, ovvero: il prodotto di due parti immaginarie dà luogo a una parte reale, il prodotto di due parti reali dà ancora luogo a una parte reale, il prodotto di una parte reale e una immaginaria dà luogo a una parte immaginaria.     

il numero d

incrementa

fanno part

 

 

Figura 2:       

 

Vediamo il

formula sta

vogliamo s

ma per sap

che allora s

tutti i valor

perché, co

mostra una

del frattale

si presenta

sono esem

natura: cos

 

 

Figura 3:  Ese

                     

10     Phil Ree11       Tai Le   12       Ken Do13       Karen B

diventa sem

a tra un pas

te dell’insiem

 a) frattale di 

l cambio di 

a ad indicar

sapere qual 

pere questo

si capisce c

ri preceden

me si può i

a rappresen

e di Mandel

ano in un ce

mpi di conne

ste marine,

empi di struttu

                      

ed  https://www

https://www.f

uglas,  https://

Booth, https://w

mpre più gra

ssaggio e l’a

me di Mand

Mandelbrot; 

paradigma 

re che ogni 

è il centesi

o bisogna av

he per otte

ti.  Prima d

ntuire, lo sv

ntazione trid

lbrot. Tutta

erto numero

essioni tra la

 vegetali, de

ure frattali in 

                 

w.flickr.com/ph

flickr.com/phot

www.flickr.com

www.flickr.com

ande), allora

altro) le vien

delbrot. 

10                     

che si cela 

risultato vie

mo risultato

ver messo p

nere un qua

ell’avvento 

volgimento 

dimensiona

via, i mode

o di sistemi 

a periodicità

elta di fium

natura: a) pro

hotos/master‐p

os/taile/  3D fr

m/photos/good

m/photos/frenc

a in funzion

ne assegnat

             

                       

dietro a qu

ene calcolat

o bisogna m

prima nella f

alsiasi risult

dei calcola

manuale ri

ale di un fra

lli matemat

naturali. A 

à del set di 

mi ecc. 

ofilo di una co

phillip/  Mandel

actal d_day/  htart/ 

ne della velo

to un colore

    b) sviluppo

esta appare

to a partire

mettere nell

formula il 9

tato  devo a

tori queste 

chiede tant

ttale.  In na

tici che prod

tale propos

Mandelbro

osta 12;   b)  br

lbrot Exploratio

ocità con cu

e. Dunque le

o tridimension

ente sempli

dal risultat

la formula i

98esimo risu

aver calcola

funzioni rim

tissimo tem

atura non tr

ducono l'ins

sito le imma

t e le period

roccolo roman

on     

ui diverge (d

e parti colo

nale di un fratt

cità.  L’indic

to preceden

l 99esimo r

ultato, e cos

to o devo c

manevano i

po. La figur

roviamo il se

sieme di Ma

agini sotto 

dicità che t

nesco 13;  c) a

di quanto 

orate non 

 

tale11               

ce n  nella 

nte. Se 

risultato, 

sì via.  Ecco 

calcolare 

nesplorate 

ra 2.b  

et di punti 

andelbrot 

riportate 

roviamo in 

lberi14  

          

Dai frattal

La formula

per calcola

analitica. P

composto 

chiamato a

programm

problema g

algoritmica

richiedono

calcolatore

dunque ini

ricerca che

logico/mat

Gli automi 

anche mol

comportan

perché la l

quadrate. 

mondo dig

funzione d

capirne più

monodime

ogni cella h

8  (per la re

questi stat

evoluzione

regola dell

*... * 2stat

sotto in fig

con la sua 

cui appaio

 

       Figura 4:  a)

                     

14     Paulo V

i agli autom

a di un fratta

are il risultat

Per la soluzi

dal ripeters

algoritmo. E

a, il quale v

geometrico

a ma con un

o così tante 

e risultavan

iziare ad esp

e non riguar

tematici  co

cellulari  so

to semplice

no (evolvon

oro natura 

Ogni cella p

gitale 0 o 1)

ello stato (c

ù compiutam

ensionale, o

ha due vicin

egola delle 

ti raggruppa

e sono 256, 

e combinaz

i futuri conf

gura 4 possi

evoluzione

no pattern 

) Automa Cell

                      

Valdivieso, https

mi cellulari 

ale è dunqu

to in un dat

one di ques

si di un dete

Esso viene p

viene infine 

o o matema

n numero li

iterazioni (r

o umaname

plorare que

rda solo ogg

ome gli auto

ono modelli

e.  Il nome g

o nel temp

è discreta e

può assume

. La regola d

colore) dell

mente il fun

ovvero una r

ni, il numero

combinazio

ati  ammett

ovvero tutt

zioni e aven

fig.8= 28  =2

amo vedere

.  La prima i

regolari che

ulare  Regola 

                      

s://www.flickr.c

ue un primo

to punto. Si

sto tipo di fo

erminato nu

poi trasform

eseguito da

tico, anche 

mitato di pa

ripetizione 

ente presso

este aree de

getti  matem

omi cellulari

i matematic

già ci svela a

o) seguendo

e  si raffigur

ere solo due

di evoluzion

e celle vicin

nzionament

riga di quad

o possibile d

oni: 2 stati_

e ancora du

te le combin

ndo 8 config

256) . Ogni A

e la regola d

immagine r

e si sussegu

90;                  

                      

com/photos/p_

o esempio d

 è anche vis

ormule si d

umero finito

mato con un

a un calcola

se istintiva

assi. Ci sono

di una sequ

oché incalco

ella matema

matici  della

i.  

ci  che si evo

alcune cose

o automati

rano per l’ap

e valori, vuo

ne, applicat

ne e detta il

to prendiam

dratini: poic

di stati in cu

_cella1*2 sta

ue possibili 

nazioni deg

gurazioni: 2s

Automa è id

di comporta

rappresenta

uono nel tem

                b) evo

                     

_valdivieso/ 

di formula ri

sto che non

eve ricorrer

o di passi, o

n linguaggio

atore.  In ge

mente e se

o poi formu

uenza di pas

olabili.  Graz

atica, porta

a tipologia d

olvono in fu

e: il termine 

camente un

ppunto graf

oto o pieno,

a al colore d

 risultato ( c

mo il caso di

ché il colore

ui si posson

ati_cella2*2

futuri, dunq

gli otto poss

stati futuri c

dentificato c

amento del

a la regola, l

mpo.  

luzione nel te

                     

icorsiva  dov

n è una form

re a un proc

ovvero quell

di program

enerale noi 

nza accorge

ule come qu

ssi) che prim

zie ai calcola

ndo alla luc

dei frattali m

unzione di u

“automa”, 

na regola;  i

ficamente c

 cioè di soli

della cella s

colore) futu

i un automa

e dipende da

o trovare ra

2 stati_cella

que le possi

ibili stati de

config.1 * 2

con il nume

l’automa ce

a seconda l

mpo dell’Auto

                     

ve la ricorsi

mula risolvib

cedimento 

lo che prim

mmazione in

risolviamo o

ercene, in m

uella del frat

ma dell’avve

atori si è po

ce un nuovo

ma anche og

una regola l

perché  si 

l termine “c

come piccol

to bianco o

sotto esame

uro della ce

a cellulare 

ai vicini e d

aggruppate

a3 = 23 =8). 

ibili regole 

elle tre celle

2stati futuri 

ero della reg

ellulare num

le prime ev

oma Cellulare

                      

ività serve 

bile per via 

formale 

a abbiamo 

n un 

ogni 

maniera 

ttale che 

ento del 

otuto 

o filone di 

ggetti 

ogica  

cellulare”  

le celle 

o nero (nel 

e, è 

lla.  Per 

ato che 

 tre celle è 

Ognuno di 

di 

e (per la 

config.2 

gola , e qui 

mero 90 

oluzioni in 

 e  R.90             

                      

                     

 

  

 

Se però cam

più lunghe, 

all’automa 9

 

     Figura 5:  a

 

Stephen W

monodime

soddisfano

indefinitam

di seguito v

non hanno

 

                      

Figura 6 :  Co

 

Un automa

chiamato “

monodime

di scacchie

dai colori b

come si ev

dipendente

monodime

                     

15 Stephen Wo16 Richard Ling17 Gardner, M     Scientific  A

mbiamo rego

ecco che ap

90 che invec

a) Automa ce

Wolfram15 ne

ensionali, e 

o a molte  le

mente agli s

vediamo un

o mai visto l

    

onus textile (a)

a cellulare  

“il gioco del

ensionale, s

era.  Anche 

bianco e ne

volvono nel 

e dallo stato

ensionale er

                      

olfram,  A new 

g   https://www

artin "Mathem

American 223, O

ola e prendia

paiono delle

ce mantiene 

llulare  Regola

el libro “A n

racconta di

eggi della fis

stessi patter

n esempio d

a luce del s

)16  mostra il p

altrettanto 

la vita”.  Ne

e non per il

qui ogni qu

ro (0 o 1).  S

tempo, stat

o delle celle

rano 2. La re

                 

kind of science,

w.flickr.com/ph

matical Games –

October 1970. 

mo l’automa

e irregolarità

la sua regola

a 30;                

new kind of 

i come sia r

sica, mentre

rn. Questi m

di un patter

ole e che si

pattern di un a

famoso è q

el suo insiem

l fatto che i 

adrato può

Si definisco

to dopo sta

e vicine, che

egola per vi

, Wolfram Med

otos/rling/  Tex

– The fantastic c

a della regola

, ovvero un c

arità nel tem

           b) evol

science” pa

iuscito a tro

e altri sono 

modelli mat

n simile all’

  trovano n

        

automa cellul

quello bidim

me non diff

quadrati su

ò avere solo 

no a caso u

ato, in funzio

e in un pian

ivere è aver

dia, 2002   

xtile Cone  

combinations of

a 30 (figura 5

comportame

mpo.                

uzione nel tem

arla diffusam

ovarne anch

totalmente

ematici si ri

’automa de

elle profond

lare del tipo 3

mensionale i

ferisce molt

uddividono 

due stati, “

n certo num

one di una 

no sono 8 m

re almeno 2

of John Conway

5), osservand

ento del tutt

                      

mpo dell’Auto

mente di qu

he alcuni ch

e sterili o da

iscontrano a

lla regola 30

dità oceanic

30 (b) sul suo g

inventato d

o dal fratta

un piano  c

“vivo” o “mo

mero di case

regola  per 

entre nel ca

2 o 3 celle v

's new solitaire 

dolo su scale

to imprevedi

                      

oma Cellulare 

uesto tipo d

he riproduce

anno luogo 

anche in na

0 in conchig

che.   

    

guscio 

da John Con

ale 

che diventa 

orto”, rapp

elle “vive” e

il cambio d

aso 

vicine “vive”

e game "life"",  

e temporali 

bile rispetto

                      

 

 R.30 

di automi 

endosi 

atura e qui 

glie che 

way 17 e  

una sorta 

resentati 

e si osserva 

i colore  

”. Se ce ne 

 

                       

sono di me

anche la re

Da quando

interessan

oscillano p

forme che 

implement

gioco della

questa con

 

Figura 7. :  G

 

Formule n

Abbiamo f

Vediamo o

abbiamo im

fenomeni f

 

 Figura 8: rap

 

che è la for

forma assu

quanto spa

ovvero per

sono chiam

colpito con

a*x2+b*x+  

                     

 

19 http://rend

eno si muor

egola che se

o il gioco de

ti "creature

periodicame

partono ve

tare dei mo

a vita perme

nclusione ch

ioco della vita

on ricorsive

inora visto 

ora le formu

mparato a s

fisici. Prend

ppresentazion

rmula di un

ume anche 

azio ho perc

r conoscere

mate anche 

n un calcio. 

c.           

                      

ell‐attic.org/go

re per solitu

e una cella “

ella vita è sta

e" viventi in

ente, scivola

erso l'estern

odelli che tra

ette di fare 

he  arriva Pa

a:,  9 passi  di 

e e comples

i frattali e g

ule  non rico

scuola. Di qu

diamo per e

ne nel piano d

na retta pass

la formula d

corso al tem

e un risultat

funzioni . C

Essa è facil

                 

ol/tm.htm 

udine, se ce 

“morta“ si t

ato inventa

questo uni

ano attrave

no, chiamate

asportano i

operazioni 

aul Rendell 

evoluzione de

ssità irriduc

gli automi ce

orsive, che s

uesto grupp

sempio una

i una retta    (

sante per l’

del moto di 

mpo t senza

o non devo

Come  ulteri

mente desc

 ne sono di 

trova vicino

to nel 1970

iverso. Esse

rso lo spazi

e astronavi

nformazion

logiche, allo

nel 200019 

el pattern 1 se

cibile 

ellulari , che

sono quelle

po fanno pa

a delle form

(in questo ese

origine in u

 un corpo a

 sapere qua

o conoscere 

iore esemp

crivibile dal

più si muor

 a 2 o 3 cell

018, sono sta

 includono 

o mentre o

.  Utilizzand

ni o che fann

ora esso è a

econdo la rego

e sono due 

 più  comun

arte anche  

mule più sem

empio a=2)      

n piano car

a velocità co

al era lo spa

il risultato 

io prendiam

la formula d

re per sovra

e “vive”, qu

ate identific

modelli che

scillano, o m

do tali comp

no operazio

a sua volta u

 ola descritta n

esempi di fo

nemente us

le funzioni c

mplici, ovver

                        

rtesiano (fig

ostante:   s=

azio percors

precedente

mo la traiett

della  parab

affollament

uesta ritorn

cate  molte 

e rimangono

modelli che

portamenti 

oni logiche. 

un compute

nel testo 

formule rico

sate e che tu

che descriv

ro   y=a*x    

                       

gura 8). La s

=v*t . Posso 

so al tempo

e.  Queste fo

toria di un p

bola del tipo

o. Vale 

na in vita.  

o invariati, 

 emettono 

è possibile 

 Ma se il 

er, ed è a 

orsive. 

utti 

vono  i 

                    

                        

stessa 

sapere 

 t‐1, 

ormule 

pallone 

o: y= 

                    

        

 

 

Figura 9:  a) p

 

Il moto è d

ricorsive, o

punti prece

Chiamerem

essi posson

Chiamerem

formule ca

complessit

Come prim

suo mecca

movimenti

caso il funz

per calcola

da un qual

 

 

Figura 10: a)

 

Se prendia

non è poss

disporre di

a essere di

una dipend

le quali no

                     

20    Ben Gra21   Steve Ka

parabola in un

descritto da 

ovvero  ogn

edenti. 

mo i fenome

no essere d

mo invece fe

alcolabili pe

tà. Faremo o

mo caso  pre

nismo inter

i elementar

zionamento

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unque istan

un orologio è 

amo invece 

sibile scomp

i una funzio

ipendenti tr

denza tra co

n disponiam

                      

antham https:aiser https://w

   

n quadrante d

una funzio

i punto può

eni che pos

escritti (rid

enomeni “ir

r via analiti

ora due ese

endiamo un

rno, il movi

ri, la somma

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onamento, 

nte nel tem

un sistema co

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one analitica

ra di loro co

osa succede

mo di formu

                 

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del piano carte

ne risolvibil

ò essere calc

sono essere

otti), anche

rriducibili” q

ca con una 

empi che sp

 orologio e 

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a è indipen

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po, trascura

            

omplicato; 20,

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ema in tanti

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ndente dalla

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ando il com

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manifestaz

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nalitica e se

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dalle funzion

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meni che non

e che dunqu

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:  vediamo 

uò essere se

il moviment

a storia  del 

sca la formu

mportament

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n possono e

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che per qua

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to compless

sistema ste

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o nel tempo

n sistema com

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bili con funz

rie compone

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empo t+1. Q

complesse”,

 

e  lanciato con

orso a formu

luzione stor

ni “riducibili

he è una fu

essere ricon

no a celare 

i.  

anto compl

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sivo. Anche

esso, vale a 

escrive, si p

o antecede

mplesso.  21 

mo che, in qu

zioni, e non 

enti del sist

e  dal loro p

Queste situa

, e la loro co

 un calcio 

ule 

rica dei 

i”, poiché 

nzione.  

ndotti a  

la loro 

icato sia il 

anti 

e in questo 

dire che 

può partire 

nte. 

 

uesto caso, 

è possibile 

tema, oltre 

assato, c’è 

azioni, per 

omplessità 

“irriducibile”.  Se la complessità è riducibile, ci troviamo solo di fronte ad un meccanismo 

complicato. 

Le  formule degli automi cellulari, di qualunque dimensione essi siano, sembrano conciliarsi di più 

con i fenomeni complessi che si sviluppano in maniera consequenziale. Queste formule  

rappresentano dunque un vero e proprio cambio di paradigma: mentre nelle formule non ricorsive 

un risultato futuro può essere calcolato, una volta nota la formula, indipendentemente dal 

risultato passato, nelle formule ricorsive invece un risultato futuro può essere previsto solo se 

sono stati calcolati tutti, e ripeto tutti, i valori passati. Insomma dobbiamo ripercorrere la storia 

dall’inizio per conoscere il futuro, la qual cosa dal punto di vista della nostra esperienza di umani 

non dovrebbe stupire  più di tanto.  

 

L’universo: un calcolatore che computa in maniera ricorsiva il suo stato futuro  

In un primo momento la scoperta di queste “strane”  formule  ricorsive mi aveva incuriosito, per la 

loro soluzione per via algoritmica e la vicinanza  ai calcolatori, e anche per la loro facilità di 

programmazione. Leggendo qua e là avevo intravisto un collegamento con alcune strutture del 

mondo fisico, ma non avevo notato alcun nesso con l’evoluzione dell’universo finché non mi sono 

imbattuto nel libro di Stephen Wolfram citato in precedenza22. Devo dire che questa lettura mi ha 

riordinato le idee, almeno dal punto di vita logico, lungi dal dire di aver compreso la questione. Sto 

cercando di spiegare perché la cosa ha un senso logico, e parto dalla formazione  che ho avuto e 

che mi ha portato ad avere  una visione deterministica del mondo e dell’universo. Dentro questa 

visione non c’è spazio per il caso e tutto è causalità. Il problema nasceva dal fatto che le uniche 

formule che conoscevo e che servivano a descrivere i fenomeni e dunque  l’universo erano del tipo 

non ricorsivo, provenienti da una visione “riducibile” dell’universo che risaliva a Cartesio e 

Leibnitz.  Una formula risolvibile per via analitica che descrivesse l’universo  mi preoccupava un 

po’.  Era difficile accettare un determinismo che permettesse di  ridurre l’universo a una formula 

calcolabile per via analitica, perché per  tanto complessa essa fosse, sarebbe stata pur sempre 

calcolabile, anche se con delle approssimazioni,  e ciò avrebbe messo nelle mani di chi avesse 

avuto la formula (e strumenti di calcolo sufficientemente potenti) il futuro! Questo ovviamente 

avrebbe tolto a ciascuno di noi la possibilità, almeno in principio,  di  autodeterminarsi ovvero di 

poter disporre del libero arbitrio.  Il primo problema che mi si poneva era quindi come coniugare 

determinismo e libero arbitrio. La scoperta delle formule ricorsive, come quelle del tipo 

dell'automa cellulare, può dare un'ottima risposta alla domanda. Se infatti la formula dell’universo 

fosse una formula ricorsiva, allora  potremmo  far convivere  determinismo e  libero arbitrio senza 

paura che qualcuno possa “rubarci” il futuro, perché una  formula di tipo ricorsivo non  

permetterebbe a chi la possiede di avvantaggiarsi di essa per scrutare nel futuro. Per fare ciò, 

questi dovrebbe disporre di un calcolatore così potente da riuscire a eseguire la formula dalla sua 

prima iterazione (il  momento della nascita dell’universo) all’iterazione che porta allo stato attuale, 

il tutto in un tempo decisamente inferiore ai 14 miliardi di anni. Tuttavia, sappiamo da 

considerazioni logiche e fisiche che è impossibile costruire un sistema più efficiente del sistema 

che lo contiene, in altre parole, è impossibile costruire un calcolatore  che sia più efficiente del 

                                                            

22  Vedi nota 15 

calcolatore che lo contiene. Dunque possedere la formula ricorsiva dell’universo avrebbe 

unicamente uno scopo estetico e scientifico. Essa permetterebbe di conoscere le prime fasi 

dell’universo, e forse di capire l’evolversi di alcuni fenomeni locali, visto che i pattern dentro le 

formule ricorsive tendono a ripetersi, anzi la ripetizione è prevalente, il che spiega  perché sia 

possibile costruire delle teorie scientifiche e avere delle leggi che all’interno di certe scale 

dimensionali danno degli ottimi risultati.. 

Inoltre c’è una ragione secondo me ancora più profonda per cui l’algoritmo dell’universo non può 

che essere ricorsivo, ed è legata alla contraddizione che  porta con sé una descrizione dell’universo 

basata su una formula non ricorsiva, la quale per quanto complessa è pur sempre calcolabile in un 

tempo ragionevolmente finito, almeno entro i primi ordini di grandezza. Ecco il ragionamento: se 

conosco la formula posso calcolare (predire) il futuro, se conosco il futuro potrei cercare di 

cambiarlo modificando il corso degli eventi presenti, il che contraddice però il fatto di avere una 

formula che predice il futuro.  Se invece la formula è ricorsiva, se cioè l’universo non è riducibile ad 

una formula risolvibile per via analitica, allora esco dalla contraddizione poiché  per quanto visto 

prima non potrei mai essere in condizione di poter calcolare il futuro, visto che il calcolatore 

ipotetico della formula universo avrebbe uno svantaggio temporale di 14 miliardi di anni.   

Da queste considerazioni si può concludere che l’universo potrebbe essere una sorta di automa 

cellulare, immune a qualsiasi possibilità di manipolazione del futuro a medio o lungo periodo da 

parte di chi ci sta dentro. Che l’universo possa avere un meccanismo evolutivo sul modello 

dell’automa cellulare è un'ipotesi sostenuta da parecchi  studiosi, tra i quali, come abbiamo già 

visto, Stephen Wolfram e prima ancora Konrad  Zuse, uno dei padri del calcolatore così come lo 

conosciamo  oggi, il quale ne teorizzò l’idea nel testo “Rechnender Raum”23 (“lo spazio 

calcolante”) nel 1967.  Questo ragionamento sottende che l’universo è un calcolatore e che la sua 

evoluzione è da attribuirsi all'esecuzione di un programma, peraltro molto semplice, alla stregua di 

una regola di riproduzione di un automa cellulare. Partendo da un pattern semplicissimo, con il 

tempo lo stesso si complicherebbe così tanto da produrre gli imponenti fenomeni  che osserviamo 

nell’universo. A tale proposito vale la pena di citare Richard Feynman, uno dei più grandi fisici di 

sempre, che disse:  “Mi lascia sempre perplesso il fatto che, secondo le leggi come le 

comprendiamo oggi, ci vogliano una macchina calcolatrice e un infinito numero di operazioni 

logiche per calcolare quello che accade in una regione dello spazio e del tempo, per quanto piccola 

sia. Come può accadere così tanto in quel piccolissimo spazio? Perché c'è bisogno di una quantità 

infinita di logica per calcolare ciò che accadrà in un piccolissimo frammento di spazio tempo?  Così 

ho spesso ipotizzato che alla fine la fisica non avrà più bisogno di un'enunciazione matematica, che 

alla fine il meccanismo sarà svelato e le leggi appariranno semplici, come una scacchiera con tutte 

le sue difficoltà solo apparenti”24 

 

L’informazione 

Eseguendo i programmi, un calcolatore non fa altro che elaborare informazioni e crearne di nuove. 

L’informazione è una grandezza che proprio  Zuse porta in primo piano nel suo scritto 

                                                            

23 Konrad Zuse, Rechnender Raum, Elektronische Datenverarbeitung, vol. 8,  1967.  In inglese : Calculating Space, MIT Technical   

     Translation AZT‐70‐164‐GEMIT,  Cambridge, Mass.,  1970 24  Richard Feynman,   La legge fisica ,   Bollati Boringhieri, 1971 

“Rechnender Raum”, e ad essa dà lo stesso valore che si dà alla massa e all’energia, una vera e 

propria grandezza fisica.  Zuse ipotizza che questa ulteriore grandezza  potrebbe forse  permetterci 

di  spiegare leggi come quella della conservazione dell’energia.  Questa convinzione sussiste 

tutt’oggi ed alcuni fisici come Seth Lloyd25 pensano che comprendendo meglio il ruolo 

dell’informazione si possa arrivare a conciliare la teoria della relatività  generale con la meccanica 

quantistica.  Visto che l’informazione comincia a fare capolino come grandezza fisica,  proviamo a 

darne una definizione come la diede Bateson26, ovvero una differenza che genera una differenza. 

Contrariamente alla massa e all’energia, l'informazione non è collocabile nello spazio tempo e non 

si conserva. Potremmo anche dire che l’informazione non si divide ma si moltiplica.  Inoltre per 

l’informazione vale una sorta di principio di non ulteriorità: non occorre ricorrere ad altri concetti 

per spiegare cosa sia. Parafrasando Edward Fredkin 27,  uno dei grandi sostenitori dell’idea che 

l’universo sia un calcolatore e padre della filosofia digitale28:  di tutte le cose al mondo per le quali 

ci si domanda di cosa siano fatte, di una sola si riesce a rispondere senza tirare in ballo 

qualcos’altro, e questa è l’informazione.   

Parlare di informazione ci porta a parlare di bit, ovvero della sua unità elementare, che possiamo 

rappresentare come una cella vuota o piena, bianca o nera, e se assegniamo un numero al vuoto e 

al pieno  ritroviamo lo 0 e l’1.  Se abbiamo dei bit e un calcolatore che li elabora con degli 

algoritmi, il risultato è informazione. L'informazione sarà tanta o poca in funzione di quanto 

cambiamento questa produrrà, e non dipenderà dalla quantità di 0 o 1 prodotti ma dal loro grado 

di prevedibilità. Una sequenza infinita di 0 e 1 che si ripetono con regolarità (0,1,0,1,0,1,01…) 

contiene pochissima informazione perché possiamo scrivere una regola molto semplice per 

descriverla.  Dunque più casuale è la sequenza più questa contiene informazione, fino al limite di 

infinita informazione per una sequenza casuale infinita.   

Chi invece si è occupato di misurare la quantità di informazione è stato Claude E.  Shannon, e la 

teoria è descritta nel trattato “A Mathematical Theory  of Communication” del 1948. Questo è a 

tutt’oggi uno dei pilastri della teoria dell’informazione ed è alla base di tutti i ragionamenti che 

legano energia, entropia, informazione.  

 

L’entropia e una nuova prospettiva per il futuro dell’universo 

Sin dalle scuole primarie ci hanno fatto credere che l’entropia sia disordine e che l’Universo si stia 

evolvendo verso un aumento dell’entropia e un livellamento della temperatura, fino a raggiungere 

una specie di morte termica in un universo freddo.  Innanzitutto sfatiamo il concetto che l’entropia 

sia disordine: l'entropia non è disordine29! Questa confusione su disordine ed entropia risale al 

1895, cioè a prima che ci fosse un'adeguata comprensione dei dettagli sui livelli di energia in atomi 

e molecole. A quel tempo l'esistenza delle molecole non era nota neanche ai più eminenti 

scienziati. Chi ha proposto ed elaborato la seconda legge della termodinamica non aveva nessuna 

frase migliore per descrivere ciò che credeva accadesse nelle sostanze. Solo più tardi, a partire dal 

                                                            

25  Seth Lloyd, Programming the Universe, Alfred A. Knopf, 2006 26   Gregory  Bateson, Verso una ecologia della mente, Adelphi, Milano, 1976 27  Edward Fredkin, citato nell’articolo di Richard Wright, "The On‐Off Universe, The Sciences (January‐February 1985) 28  http://www.digitalphilosophy.org/ 29    Frank L. Lambert, Professor Emeritus (Chemistry), http://entropysite.oxy.edu/ 

primo Novecento, si è capita l’esistenza dei livelli di energia quantizzata, e ordine/disordine sono 

diventati termini sempre più obsoleti. La seconda legge della termodinamica è un potente aiuto 

per capire perché il mondo funziona così com'è, perché le pentole calde si raffreddano, perché si 

sta caldi anche al freddo, perché la benzina fa funzionare un motore. Essa ci dice che nel nostro 

mondo materiale l’energia di qualunque  genere si dissolve o si disperde se essa non è ostacolata 

nel farlo. L'entropia è la misura quantitativa di questo processo spontaneo: quanta energia è 

passata dal sistema nello stato ristretto o concentrato al nuovo sistema nello stato più 

ampiamente sparso (alla temperatura del processo). Dal 1860 fino ad oggi, in fisica e chimica 

l’entropia è stata applicata solo alle situazioni che coinvolgono il flusso di energia che può essere 

misurata in forma di calore. L’entropia non è disordine, non una misura del caos, non una forza 

trainante. La diffusione dell’energia, o la dispersione  in più micro‐stati, è la forza trainante della 

chimica. L'entropia è la misura o l'indice di tale dispersione. In termodinamica, l'entropia di una 

sostanza aumenta quando viene riscaldata perché più energia termica significa più micro‐stati 

all'interno della sostanza. Al contrario, quando i gas o i liquidi si lasciano espandere o mescolare in 

un volume più grande, l'aumento di entropia è dovuto ad una maggiore dispersione della loro 

invariata energia termica originale. Da un punto di vista molecolare tutti questi aumenti di 

entropia comportano la dispersione dell'energia su un numero maggiore, o su un set più 

facilmente accessibile, di micro‐stati.   

A tale proposito facciamo un esempio. Prendiamo un bidone di benzina: si sa che essa è  

altamente infiammabile, o per meglio dire instabile, perché non ama rimanere in uno stato con 

così elevata concentrazione di energia. Per questo basta una piccola scintilla per farla esplodere. 

Ora il bidone di benzina può essere visto come un sistema che contiene tutte le molecole di 

benzina, ed è descrivibile con un certo numero di informazioni visto che le molecole non possono 

che stare all’interno del bidone, e che la loro velocità dipende solo dalla temperatura, secondo la 

distribuzione di Boltzman. Miliardi e miliardi di molecole tutte facilmente descrivibili, se 

accettiamo un piccolo errore. In presenza della fiamma il bidone esplode, e il risultato è che il 

sistema finale ha aumentato notevolmente l’informazione e ha distribuito l’energia. Gli eventi che 

avvengono spontaneamente tendono a distribuire equamente l’energia e ad aumentare 

l’informazione, infatti adesso per descrivere tutte le molecole ci servono molti più dati. Si può fare 

la stessa analogia con l’aria costretta nel pneumatico e la foratura del pneumatico. 

Prendendo  spunto dall’entropia di Shannon30 ,  viene spontaneo  associare l’entropia alla  

quantità di informazione.  La conclusione è che  l’universo stia andando verso  stati a più  alto 

contenuto di informazione.  Quello che a noi  sembra disordine non sarebbe altro che 

informazione  non ancora compresa.  

 

Un Universo antropomorfo o infomorfo 

Questa prospettiva dell’entropia intesa come informazione cambia un po’ il nostro modo di 

guardare all’universo. Si può ipotizzare un principio infomorfico e non antropomorfico, si può cioè 

pensare che l’universo è così non tanto per permettere a noi di osservarlo ma perché esso tende 

all’emersione di strutture intelligenti che lo possano anche osservare. Se l’universo si evolve verso 

                                                            

30 Sriram Vajapeyam,  Understanding Shannon's Entropy metric for Information, http://arxiv.org/abs/1405.2061 

 

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energia e operazioni logiche, una equivalenza tra l’energia di un sistema e la quantità di operazioni 

che un sistema può eseguire al secondo. La formula è sorprendentemente semplice: 

 numero_operazioni/secondo =  2E/πħ    (dove E è l’energia del sistema e ħ è la costante di Planck)  

Usando poi la relazione di Einstein che lega la materia con l’energia,  E=mc2,  e  inserendola nella 

formula precedente, si arriva alla seguente:  Numero_ Totale_Operazioni_Universo  =   2 mc2 t/ πħ   

dove m è la massa dell’universo, t è il tempo trascorso dal big bang ad oggi (14 miliardi di anni) 

Per sviluppare il calcolo, la massa dell’universo si può calcolare a partire dalla sua densità e dal 

volume ovvero:      m= ρ  * V .  La densità ρ  dell’universo può essere stimata in circa un atomo di 

idrogeno per metro cubo (l’universo sembra essere un posto molto vuoto!),  mentre il volume V 

può essere calcolato considerando l’universo come una sfera  in espansione alla velocità della luce 

dal momento del big bang   Sostituendo i valori34  nella formula si ottiene che l’universo ha 

eseguito circa 10120   operazioni dal big bang ad oggi.  

Un calcolatore effettua le proprie operazioni nella memoria, dunque una volta trovato il numero di 

operazioni, l’altra domanda che Lloyd si pone è su quante  celle di memoria l’universo possa 

contare. Per calcolare questo dato Seth Lloyd usa la  relazione tra entropia e quantità massima di 

informazione. La prima osservazione che fa è che  le informazioni sono registrate da sistemi fisici, e 

tutti i sistemi fisici, ovvero tutta la materia, se analizzata dal punto di vista della meccanica 

quantistica, può registrare informazioni.  La quantità di informazioni, misurata in bit, che può 

essere registrata da qualunque sistema fisico è  legata al numero di stati/configurazioni che una 

particella può assumere ed è dunque anche legata all’entropia, visto che l’entropia dipende dal 

numero di configurazioni possibili del sistema a una data temperatura35. Per il calcolo dell’entropia 

usa l’assunto che  tutta la materia  dell’universo sia convertita in radiazione (un calcolo familiare 

per i cosmologi). Con questo dato  la formula  dà come risultato  una capacità totale di 1090  bit  su 

cui è possibile  memorizzare l’informazione (per chi volesse approfondire il calcolo della massima 

entropia dell’universo, si rimanda  all’articolo di Lloyd precedentemente citato). 

Dunque la potenza di calcolo dell’universo sarebbe di 10103 operazioni al secondo e  la sua capacità 

di memoria totale pari a 1090  bit. Per avere un'idea dell'enormità di questi numeri, si pensi che la 

potenza, approssimata per eccesso, di tutti i computer (smartphone inclusi)  ora in uso sul pianeta 

è pari a 1019  operazioni al secondo , e la memoria totale di tutti i computer è stimata in 1020 bit.  

Le differenze sono abissali.     

 

L’entanglement   

A mio parere, un altro fenomeno strano della meccanica quantistica che potrebbe essere facilmente 

spiegato se l’universo fosse un calcolatore è  l'entanglement. Si tratta di un fenomeno che si verifica nel 

mondo del molto piccolo, e che obbedisce alle leggi fisiche della meccanica quantistica, diverse da quelle 

che conosciamo attraverso la nostra esperienza quotidiana.  Incominciamo dal suo significato. 

"Entanglement" è una parola inglese che significa legame, groviglio, o anche coinvolgimento.  Quello che 

accade è che quando due particelle interagiscono e poi si separano nuovamente, esse restano per sempre 

                                                            

34  ρ~ 10−27   kg/m3 ;  c~ 3*108   m/sec;   t~4*1017sec;  ħ~10−34 kg m2/sec 35 La quantità di informazioni, misurate in bit, che possono essere registrate da qualunque sistema fisico è uguale al logaritmo in   

base 2 del numero di stati quantistici distinti disponibili del sistema. E’ noto dalla termodinamica che il numero di stati accessibili  

W di un sistema fisico  è legato all’entropia termodinamica dalla formula:  S=kBlnW  dove S è l'entropia massima del sistema e KB = 

1,38 10−23 joule/K   è la costante di Boltzmann,  da cui scrivendo    lnW= log2W*ln2  e risolvendo per lnW=I  si ottiene   I=S / kBln 2.   

collegate da un legame misterioso. Qualunque cosa accada a una delle due particelle, la sua gemella, 

ovunque si trovi nell'universo, reagirà istantaneamente.  Lo stato entangled è una sovrapposizione di stati 

quantistici che riguarda il sistema formato da due particelle. Supponiamo che la particella 1 possa trovarsi 

in uno dei due stati A o C, mentre la particella 2 può trovarsi in uno dei due stati B o D.  Quando il sistema si 

trova nello stato prodotto AB, sappiamo che la particella 1 è nello stato A e la particella 2 è nello stato B. 

Allo stesso modo, quando il sistema si trova nello stato prodotto CD, possiamo dire che la particella 1 è 

nello stato C e la particella 2 è nello stato D.  Lo stato entangled si verifica quando il sistema formato dalle 

due particelle 1 e 2 viene a trovarsi in una condizione particolare, che possiamo chiamare AB+CD. Questa 

strana condizione rappresenta la sovrapposizione di tutti gli stati possibili delle due particelle in uno stesso 

istante, ed è appunto definito come stato entangled.  In altre parole, quando la particella 1 e la particella 2 

sono entangled, non c'è modo di caratterizzare una di loro senza fare riferimento all'altra.  Fu il celebre 

fisico Schrödinger a rendersi conto che particelle prodotte in un processo che le legava l'una all'altra 

sarebbero rimaste per sempre correlate, e fu proprio lui nel 1935 a battezzare il fenomeno con questo 

termine.  L'entanglement contrasta con tutte le concezioni della realtà che ci siamo costruiti sulla base della 

nostra abituale esperienza sensoriale. Ad esempio, demolisce il nostro concetto di distanza spaziale perché, 

anche separate da una distanza di anni luce, le due particelle si comportano come un tutto unico. Inoltre, 

dato che le particelle entangled interagiscono sempre simultaneamente, possiamo anche dire che sono 

indifferenti al tempo. Molti fisici hanno avuto difficoltà ad accettare questa teoria, e tra loro anche Einstein, 

che non voleva credere che la natura funzionasse in modo probabilistico. Infatti diceva: "Dio non gioca a 

dadi con l'universo".  Per sostenere questa sua convinzione, nel 1935 Einstein collaborò con Podolski e 

Rosen per scrivere un articolo che rimarrà famoso come articolo EPR (dalle iniziali dei nomi dei tre fisici), e 

che si basa non su un esperimento ma su un ragionamento logico. Einstein e i suoi collaboratori sostengono 

che la natura si fonda su due princìpi, il principio di realtà e il principio di località. Il principio di realtà dice 

che se, senza fare alcuna misurazione su un sistema fisico, si può prevedere con certezza il valore di una sua 

grandezza, allora esiste una realtà fisica associata a tale grandezza che è sempre vera.  Il principio di località 

afferma che quello che accade in un luogo dipende da elementi della realtà che si trovano in quel luogo, e 

non può essere influenzato da ciò che sta accadendo in un luogo distante, a meno che venga trasmesso un 

qualche segnale. Ora, le proprietà dei sistemi entangled ci dicono che è possibile ottenere informazioni 

sulla particella B effettuando misure sulla particella A, ma questo viola sia il principio di realtà che quello di 

località: 

‐ viola il principio di realtà perché misurando A, si conosce immediatamente il valore di B, ma 

senza aver misurato B. Ora, per il principio di realtà, se si può prevedere con certezza il valore di 

una grandezza senza misurarla, essa è una realtà fisica che vale sempre, e quindi il valore di B era 

vero anche prima della misura. Ma per il principio della sovrapposizione di stati questo non è vero. 

‐ viola il principio di località perché la misura di A influenza ciò che accade a B (che si trova in un 

luogo lontano) senza che venga trasmesso alcun segnale, e per il principio di località questo non è 

possibile. 

I tre scienziati risolvono il paradosso affermando che la teoria dei quanti è incompleta, ma si può 

anche risolvere il paradosso accettando l'idea che i princìpi di realtà e località non valgono nel 

mondo quantistico. Se l’universo calcolasse il suo stato futuro alla velocità della luce, già si vede 

che la velocità della luce sarebbe la velocità massima ammessa dal nostro universo in accordo con 

la teoria della relatività e con la meccanica quantistica. Inoltre se lo stato futuro dipende dallo 

stato precedente, si vede come sia il principio di realtà che di località possano non essere più 

considerati validi in assoluto e si possano anche presentare situazioni di violazione.  

 

Sul  Tempo e sulla materia 

Questo paradosso ci porta anche a fare alcune  considerazioni sul  significato del  tempo.  Il tempo 

della fisica galileiana è un tempo assoluto staccato dallo spazio. Il tempo della relatività generale è 

invece considerato come un'altra dimensione, ed è intimamente connesso con lo spazio, tanto da 

non poter esistere senza di esso e viceversa. Nella meccanica quantistica però il tempo ritorna ad 

avere un ruolo distaccato, quasi come nella meccanica galileiana, o meglio diventa un tempo di 

evoluzione che non interferisce con la materia, come avviene invece nella relatività di Einstein. In 

fondo credo che in entrambe le teorie ci sia una parte di verità. Con la relatività generale si 

intuisce che non ci possono essere un tempo e uno spazio indipendenti, e così è: se l’universo è un 

calcolatore ogni nuovo stato spaziale è legato a un ciclo temporale. Nella meccanica quantistica il 

tempo riprende più la funzione di  un contatore,  come se si trattasse del clock36 di un computer.  

Inoltre nella meccanica quantistica  le quantità fisiche  hanno caratteristiche discrete,  non 

continue come nella meccanica classica o nella relatività. Questa discretizzazione non vale solo, ad  

esempio, per l’energia  o il momento angolare delle particelle, per me e per molti altri vale anche 

per lo spazio ed il  tempo. Se l’universo è un calcolatore  allora spazio e tempo sono discreti  e non 

continui. 

Un'ultima osservazione va alla quantità di materia presente nell'universo, che è una frazione molto 

piccola rispetto a quella richiesta affinché le leggi fisiche possano spiegare l'universo che 

conosciamo. La  materia ordinaria di cui è composto l’universo  è infatti solo il  4,9%. Per spiegare 

l’universo dobbiamo introdurre un  26,8% di materia oscura (che ha una funzione attrattiva tra le 

masse e su scala di una galassia) e un  68,3% di energia oscura (che ha invece una funzione 

repulsiva su grande scala cosmica).  Ora, se l’universo fosse un calcolatore non ci sarebbe bisogno 

di introdurre né la materia oscura né l’energia oscura, poiché sarebbe l’algoritmo di evoluzione a 

spiegarne la dinamica e non la massa e l’energia.  

 

Conclusione 

Da una parte la visione riduzionista spingeva a pensare che l’universo fosse una grande macchina, 

una sorta di grandissimo orologio con tantissimi ingranaggi, e che dunque fosse possibile trovare 

una formula:  la formula dell’universo. D’altra parte era angoscioso pensare che chi avesse 

posseduto la formula dell’universo avrebbe potuto conoscere in dettaglio  gli accadimenti del  

futuro. Se la formula soddisfaceva l'esigenza degli umani di non essere in balìa del caso,  

l’eliminazione del caso portava anche alla perdita di un futuro possibile e tutto da costruire. La 

domanda che ci siamo posti è: come possiamo coniugare determinismo e libero arbitrio?   

Abbiamo scoperto la matematica ricorsiva e gli automi cellulari, che   potrebbero essere adatti  a 

spiegare l’origine e l’evoluzione dell’universo. Abbiamo anche visto che questo tipo di matematica 

è poco utile per fare dei calcoli veloci e per predire il futuro  (non disponiamo né del calcolatore né 

del tempo per poter calcolare dall’inizio dei tempi la formula).  Per la vita di tutti i giorni dobbiamo 

accontentarci di formule analitiche che ci permettono di portare il tempo di calcolo entro livelli 

accettabili. 

                                                            

36 Il clock di un computer è una sorta  di contapassi  che dà la cadenza di svolgimento delle operazioni 

Dunque, se

altro che u

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allontana, 

 

Figura 12: un

 

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a visione sfu

pletezza inf

ni fisici, sopr

elementari.

mento il migl

he l’univers

on è, come 

al livellamen

ala atomica

à che la term

amo capito

e considerat

perazioni lo

struire un c

dà grande s

luppo indus

ella materia

agli inizi di u

oreranno la

mo ricorsivo,

e per loro na

a o della vel

’ come vole

re attorno a

di più.  

punto A 

umata del m

formativa c

rattutto qua

  L’errore n

liore, non è

o si stia evo

si è spesso 

nto della te

a e allo zero

modinamica

o che la mat

to come un

ogiche. Tra l

calcolatore 

peranza pe

striale e tec

a a livello at

un secolo ch

a nostra vita

, allora le fo

atura hanno

ocità. Esse 

er approssim

al punto di 

 

mondo, e ca

che è insita 

ando quest

asce dal no

è il vero mod

olvendo ver

pensato, d

emperatura 

assoluto  c

a non sa spi

teria calcola

 grande cal

l'altro, l'univ

che non ne

r quanto rig

cnologico ha

tomico e mo

he sarà scon

a ed il mond

ormule non 

o una validit

portano co

mare una cu

tangenza. N

apire che il c

nella matem

i diventano

stro model

do con cui l

so stati ad i

estinato all

come cons

i sono feno

egare. 

a continuam

colatore, ch

verso ci for

cessiti di en

guarda le no

a solo sfiora

olecolare p

nvolgente d

do intorno a

ricorsive no

tà  limitata 

n sé un’imp

urva con la s

Non appena

caso non è 

matica che 

o complessi 

lo interpret

’universo o

informazion

a morte ter

seguenza de

omeni  come

mente, e da 

he usa la me

nisce anche

nergia ester

ostre possib

ato le imme

uò darci, cr

dal punto di

a noi!   

on sono 

al cambio 

precisione 

sua 

a ci si 

un fatto in 

stiamo 

e non 

tativo del 

pera. 

ne 

rmica. 

ei princìpi 

questo 

eccanica 

e un 

rna per il 

bilità di 

ense 

redo di 

 vista delle