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MENSILE DELL’ASILO DEI NONNI S. Giovanni Paolo II - Coccolia Anno XI N° 05 Maggio 2019

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  • MENSILE DELL’ASILO DEI NONNI

    S. Giovanni Paolo II - Coccolia

    Anno XI N° 05

    Maggio 2019

  • Cooperativa Sociale a.r.l. - ONLUS

    Benedetta Bianchi Porro

    Sede: Coccolia (RA) Via Ravegnana 737

    Presidente: Luisa Corazza

    Vice-Presidente: Francesco Bruni

    Consiglieri: Marina Cambiuzzi

    Mariasilvia Monterastelli

    Giuseppe Russo

    “LA VOCE DEI NONNI”

    Mensile dell’Asilo dei Nonni - S. Giovanni Paolo IICentro Diurno e Comunità Alloggio

    Via Ravegnana, 737 | Coccolia (RA)Tel. 0544 569177 | Fax 0544 239947

    e-mail: [email protected] site: www.asilodeinonni.eu

    Direttore Responsabile

    Giuseppe Russo

    Redattori

    Laura Bertoni

    Luisa Corazza

    Daniela Elleri

    Clara Mughini

    Daniela Ronconi

    Giuseppe Russo

    Don Paolo Szymusiak

    Pubbliche Relazioni

    Luciana Guardigli

    Stampa e Grafica

    Tipografia GE.GRAF srlV.le 2 Agosto, 583 - Bertinoro (FC)

    T. 0543 448038 - [email protected]

    www.gegraf.it

    in questo numero

    In copertina: Bertinoro - Colonna delle Anelle

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀa cura di LUISA CORAZZA

    “Ho dato da mangiare carne ai forestieri..." 3

    Lettera aperta a Mons. Dino Zattini 16

    Festeggiamenti compleanno di Mons. Zattini 18

    Ciò che dobbiamo conoscere Bertinoro e l’ospitalità 22

    L’ANGOLO DELLE NEWS

    Quando i ragazzi usano il cervello…. 24Sicilia a colori! 25ONU condanna lo stupro di guerra 26

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONIa cura di LAUBER

    Maz domelaznov | Maggio 2019 28Racconti per grandi e piccini 32Il modo di dire del mese 35

    L’ANGOLO DELL'ASTRONOMIA

    Un asteroide "pericoloso" saluta la Terra 36

    L’ANGOLO DELLA MEDICINA

    Scoperta una nuova forma di demenza... 37

    L’ANGOLO DELLA NEUROSCIENZA

    È certa la distinzione tra vita e morte? 38

    L’angolo degli aforismi 40

    L’angolo dell’umorismo 41

    GALLERIA FOTOGRAFICA

    I nonni al Museo San Domenico 42I compleanni 43

    La posta del direttore 46

  • I versetti mi sono tornati in mente leggendo il quotidiano che riporta la notizia del doppio salvataggio italiano di 66 migranti per il pronto intervento di due navi la Mare Jonio dell’Asso-ciazione Mediterranea e la Cigala Fulgosi della Marina Militare.Fin qui tutto bene, ma al mio commento positi-vo fa eco la decisione di distribuire 36 persone di cui 2 donne e 8 bambini in Francia, Lussem-burgo, Malta e può darsi anche in Germania, Spagna e Portogallo.Gli altri 30 di cui due donne incinte e quattro minori, saranno distribuiti a Malta, Francia, Lus-semburgo.Il Presidente del Consiglio Conte Giuseppe messo al corrente dei due salvataggi ha inter-pellato i partner europei per chiedere la dispo-

    nibilità di accoglienza a Malta, Francia, Lus-semburgo ed è in attesa di una risposta dalla Germania, Spagna e Portogallo.

    Che cosa è successo dopo? Scontro tra Vi-minale e Difesa. Il primo ministro dell’Interno Matteo Salvini ha tuonato che non dà porti a nessuno, cioè non li apre.Dopo un serrato dialogo tra loro il Vicepremier Luigi di Maio ha sentenziato che “è necessario stabilire il principio che chi arriva in Italia va in Europa”.Una premessa per meglio far comprendere il perché della mia meditazione frutto di un at-tento ascolto dei messaggi di Papa Francesco relativi agli immigrati e alla loro accoglienza da parte nostra ecc.

    “Ho dato da mangiare carne ai forestieri... La mia casa è stata aperta ai viandanti; nessuno di loro ha passato la notte per le strade” (Gb.31,32-33)

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

    Francesco Hayez - Lot e le sue figlie (1883 )

    3MAGGIO | 2019

  • Il malcontento anche nella fascia dei cosiddetti cattolici è forte per tanti allarmismi: possibilità di introdurre in Italia pezzi da galera, facinorosi, ed in particolare cellule islamiche.Sì tutto è possibile ma la motivazione profonda è la paura di impoverirsi, di fare condivisione di non poter usufruire di quello che si ha causa “questi” che lasciano la loro terra “per venire da noi che già ne abbiamo poco”.Nei pensieri che mi si affollano nella mente, prendono corpo ricordi di testi greci e latini dove si parla di ospitalità che è disponibilità generosa ad accogliere l’altro, forestiero, vian-dante, fuggiasco.Fino a poco tempo fa l’ospitalità era sacra, an-cora rimane in certe zone dell’Italia meridionale ed insulare. Amaro riconoscere che ormai tutto è stato inquinato dall’egoismo, “da quel che è mio è mio, dall’ognuno a casa propria, dal tutto e subito”.Sono ricorsa al grande dizionario della Lingua italiana UTET per fugare ogni dubbio linguisti-co/letterario relativo alla parola “accogliere”. Il verbo sta a significare il ricevere qualcuno con particolare atteggiamento dell’animo, fa-vorevole o sfavorevole.Significa anche concedere ospitalità, offrire ri-fugio.Non contenta ho cercato anche il significato di ospitalità che è ricevere con liberalità gli ospiti, i forestieri, i viandanti ed io aggiungerei i migranti via terra, via mare. Significa anche di-sponibilità generosa all’accoglienza di estranei presso di sé o nella propria dimora.Tutto chiaro nel significato etimologico ma non al nostro cuore “non più di carne” ma di pietra.Il Signore aveva detto “Vi darò un cuore di carne e vi toglierò il cuore di pietra”. Allora si contraddice anche Lui! Prima promette e poi non mantiene!Comodo commentare così! Per fare, il Signore ha bisogno della nostra vo-lontà ad aprirsi alla Sua Parola. Se io mi otturo le orecchie, chiudo gli occhi, metto le mani in tasca per non fare niente, come può Lui arriva-re al mio cuore? Dio si trova di fronte un muro di diamanti, come

    si trovano i muri innalzati tra Israele e Betlem-me, tra il Mexico e gli Stati Uniti ecc.Sarebbe niente vederli e fotografarli perché il massimo dell’incoerenza è il nostro disap-provare l’azione di difesa quindi politica degli Stati che li hanno voluti e stare comodamente seduti sulla poltrona sbucciando brustolini da-vanti alla tv. Ritornando alla nostra Italia, i nostri vecchi ri-cordano come in tempo di guerra tutti si strin-gevano vicino per dividere il poco che aveva-no e sono amareggiati nell’assistere al trionfo dell’egoismo, della indifferenza, della solitudi-ne, del menefreghismo generale.Cosa dire ai nostri ragazzi in crescita?Cosa insegnare nel vivere civile?Non basta conoscere la Costituzione italiana, bisogna attuarla. È una Costituzione bellissima le cui fondamenta sono nel credo cristiano perché mette la persona integrale al centro della vita sociale, politica, scandita dai diritti e doveri.L’Italia è in Europa, in una Europa nata dai disa-stri delle guerre mondiali dal 1915 al 1945 e con il sogno di essere unita, ma ora non è così.L’incalzare dei nuovi eventi, immigrazione, omofobia, razzismo, limitazione del Credo re-ligioso delle minoranze, ce la rendono fiacca, ostile, pigra, confusa. Tutto ciò con il contributo delle devastanti crisi economiche, degli effetti della rivoluzione tec-nologica, degli sconvolgimenti del mercato del lavoro, delle politiche di austerity, della priva-zione di ogni contenuto dello stato sociale, del depauperamento di milioni di cittadini, delle formalità usate nella gestione dei flussi migra-tori.Commentiamo rassegnati che è l’evolversi ine-vitabile dei tempi moderni e progressisti ma il Papa non la pensa così.Il 5 maggio del 2016 così profetizzò: “Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà?Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati?Che cosa ti è successo, Europa madre di popoli

    4 LA VOCE DEI NONNI | 05

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • e nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno saputo difendere e dare la vita per la di-gnità dei loro fratelli?”È successo che ha negato le radici cristiane ma, guarda caso, dopo 15 anni di indagini archeo-logiche è stata resa pubblica in Gran Bretagna il rinvenimento della sepoltura di un personaggio di cui si ignora il nome che è stato chiamato “Tutankhamon“ locale. La Tomba risalente al VI secolo conteneva gio-ielli, vasi d’oro, strumenti musicali e altri tesori di valore. La scoperta a Prittlewell risale precisamente al 2003 e risulta il più antico esemplare di se-poltura reale cristiana anglo-sassone, il che dimostra come il cristianesimo stava emergen-do nelle isole britanniche. Neghiamo pure! Il negazionismo è un altro aspetto della nostra cultura però nel tempo ciò che è stato è stato e prima o dopo verrà allo scoperto.Proseguendo nella mia riflessione che prose-gue a singhiozzo causa il tempo scarso a mia disposizione, ritrovo Salvini che in Piazza Duo-mo a Milano urla a pieni polmoni con rosario in mano e conclude la sua arringa con “la Ma-donna ci aiuterà”; prima aveva risposto al mo-nito del Papa “meno morti nel Mediterraneo“

    affermando che “il suo governo sta azzerando i morti nel Mediterraneo con orgoglio e carità cristiana”.Ha precisato che all’Europa sognata da De Gaulle e De Gasperi ne è stata sostituita un’al-tra, quella della finanza e dell’immigrazione incontrollata.Per questo rimane fermo nei suoi propositi di chiusura dei porti.Ha ripreso anche l’argomento delle negate radici giudaico-cristiane dell’Europa afferman-do che chi nega le sue radici non costruisce nessun futuro e rischiamo di aprire le porte a quell’Eurabia di cui parlava Oriana Fallaci, una madre dell’Europa: “Non possiamo accogliere il diverso se dimentichiamo chi siamo”.È bene anche ricordare che Salvini accoglie donne e bambini e malati ma gli altri devono tornare indietro perché la sicurezza dell’Italia va mantenuta con i porti chiusi mentre Macron, Merkel, Juncker ecc. li lasciano aperti.In questo duello di “cappa e spada” di Salvini, delle 5 Stelle, dell’Europa di Macron ecc, noi poveri cittadini italiani ci troviamo coinvolti in un bailamme di ideologie dai mutevoli abiti per foggia e colore.Papa Francesco parla, invita, propone, sollecita

    Paolo Veronese - Fuga di Lot e la sua famiglia da Sodoma e Gomorra

    5MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • ma…. di confusione nella sua Argentina ne ha vissuto e ha risposto dando la sua attiva colla-borazione.Cerchiamo allora di superare i colori dei partiti e apriamo il libro della vita, la Sacra Scrittura, per capire quanta migrazione dal tempo dei tempi è stata affrontata dal genere umano per motivi di sopravvivenza, di possedere quello che avevano gli altri e per la lussuria del potere come potere.Reagirete controribattendo che quelle erano guerre necessarie a mantenersi nel tempo. Possiamo metterci d’accordo ma il Creatore non è stato a guardare fratricidi, angherie, vio-lenze. Ha parlato mandando i suoi “microfoni” di carne ed ossa, i profeti, e profetizzare cioè a parlare per Lui in mezzo al suo popolo smarrito.Cosa hanno a che fare le migrazioni con quan-to ho esposto?Hanno a che fare molto, anzi moltissimo.

    Si comincia con un’educazione che parte dal cuore per arrivare al cuore e nel cuore.Se tutti si fossero educati e noi se lo fossimo, non ci sarebbe bisogno di scannarci con leggi sul razzismo, sull’omofobia,sulla sicurezza civi-le, politica ecc.Sappiamo nell’Esodo la sollecitazione “pater-na-fraterna” di Dio: “Non opprimerai il fore-stiero ; anche voi, infatti, sapete che cosa prova un forestiero, perché siete stati voi pure fore-stieri in Egitto”. (Es.23,9) Ecco, il Signore parla concretamente e parte dal vissuto dei suoi figli, niente vane teorie ma esperienze reali e corpose.Basta leggere il Capitolo 19 del libro dei Giu-dici per capire come l’ospite poteva sempre contare sulla protezione di chi lo ospitava: ”No, fratelli miei, non comportatevi male; dal mo-mento che questo uomo è venuto in casa mia, non dovete commettere questa infamia”.

    Paolo Veronese - Nozze di Cana (1563) Museo del Louvre (Parigi)

    6 LA VOCE DEI NONNI | 05

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • Leggere il seguito procura disagio perché il padrone di casa addirittura mette la propria fi-glia vergine e la sua concubina alla mercè degli aggressori purché non si tocchi il giovane che aveva ospitato.Non dobbiamo fermarci a questo raccon-to dando una interpretazione di cronaca ma estrapolare e circoscrivere il messaggio ”l’ospi-te è sacro” chi arriva da te sia accolto, amato, difeso e tutelato da ogni angheria.C’è di più e lo verifichiamo nel salmo 39 verset-to13 che riempie il cuore perché ci interpella in prima persona “Ascolta, la mia preghiera, Signore/….. perché presso di te io sono fore-

    stiero, ospite come tutti i miei padri”.Andiamo avanti e sempre in Genesi 19,1-8 leg-giamo che Lot giunse ad affermare, testimo-niare di essere pronto a sacrificare le proprie figlie ai desideri malvagi dei Sodomiti, pur di salvare i propri ospiti.Lot ignorava che i due pellegrini erano due an-geli mandati da Dio. Dopo aver fatto uscire Lot e famiglia da Sodoma, essi distrussero Sodoma e Gomorra anzi fu Dio a distruggerla con tutti gli abitanti delle città vicine e la vegetazione del suolo.I fuggitivi non si dovevano voltare a guardare ciò che succedeva così, quando la moglie di Lot si

    Gesù a casa di Zaccheo

    7MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • voltò, divenne una statua di sale. (Gn.19,23-26)Ricerche archeologiche recenti hanno trovato i resti delle due città che rivelano la presenza di una esplosione atomica avvenuta in quei tempi ben descritto nella Bibbia, nel Vecchio Testa-mento, che sempre più si rivela libro di cronaca storica e non fantasia.Chi è Lot? Il nipote di Abramo che accolse con ospitalità i messaggeri di Dio.Come non fare collegamento con la cronaca Italiana che è ormai un paese dove approdano in continuazione donne, uomini, bambini pro-venienti da altre parti del mondo?I negozi cinesi abbondano, quelli rumeni ed altre etnie pure…. però da un paio di anni siamo oppressi dai provenienti dall’Africa, angosciati dai morti in mare e soprattutto dai previsti nau-fragi, affogamenti, sbarchi proibiti, scialuppe che bevono acqua e che si destreggiano per stare a galla buttando in mare i fuggiaschi. Un’odissea tremenda, terrificante con un Sal-vini che, incaricato dalla Difesa, chiude i porti, e lascia “le navi salvataggio” in mare senza farle

    approdare. L’accoglienza italiana tipica del no-stro popolo è messa a dura prova! C’è da considerare che soprattutto tra i giovani le differenze non impediscono loro di costruire relazioni significative con le persone diverse, sono gli adulti che alzano i muri.Battiamoci il petto “mea culpa”.Altresì ultimamente emergono casi di xenofo-bia, omofobia alimentati e provocati da giovani estremisti: il male è più vistoso del bene, ma c’è tanto bene in giro taciuto mentre le “fake news” vengono sparpagliate a dovere e con perizia luciferina.Trovo doveroso ricordare la bella Bertinoro non solo terrazza della Romagna ma “Capitale dell’Ospitalità”. Ogni prima domenica di set-tembre nella bella cittadina collinare si orga-nizza la festa dell’Ospitalità con eventi, musica, rappresentazioni varie.È l’orgoglio della Romagna ma di tutta l’Italia perché sin dal 995, cronaca storica, risulta che fosse molto vissuta la consuetudine dell’ospi-talità.

    Tintoretto - Ultima Cena (1594)

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    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • “si può odiare senza censura” e qui sta il male.Un filosofo algerino Jacques Derrida, a pro-posito di differenze, ha creato una “categoria programmatica”, adeguata tanto alle relazioni interpersonali quanto per un futuro multiraz-ziale e multiculturale: l’ospitalità, che è una parola derivante dal latino hostis = l’estraneo/il nemico che può diventare però un ospes = ospite.Come? Lo leggiamo in Matteo 25,35: “...perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto..."Interessante essere informati che il problema delle migrazioni ha tre nemici: le distorsioni della propaganda, l’ignoranza che la propa-ganda continua ad alimentare, e la paura.Insomma l’opinione pubblica male informata nutre un clima di tensione e un antagonismo diffuso verso i migranti.Sono le “fake news” che ci investono destabi-lizzandoci. In realtà i migranti non sono il 27% ma soltanto un terzo cioè il 9%. Si dice che l’Italia è invasa dagli africani niente

    Nella sua piazza della Libertà si innalza la famo-sa “Colonna delle Anelle” eretta nel XIII secolo che ne riporta 12. Ad una di esse il pellegrino legava il suo cavallo, individuando la famiglia che lo avrebbe ospitato.Le anelle rappresentano le 12 famiglie bertino-resi spesso in lite per ospitare i forestieri.A Roma in questi giorni la comunità ebraica ha lanciato l’allarme “Razzismo di ritorno” e non solo in Italia anche in Europa! Ad avvalorare quanto affermato il Presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Durenghello, ha com-mentato che, in alcune recenti manifestazioni di piazza, striscioni ed altro hanno mostrato il rinascere di organizzazioni che si attribuisco-no la natura suprematista. Il suo parere è che sul nascere queste manifestazioni andrebbero impedite prima che prendano corpo e in più “ si dovrebbe dichiarare chi sta dentro e chi sta fuori del consesso civile ”.È una questione importante di etica. Sappiamo cosa è l’etica? È lo studio del comportamento umano di fronte ai due concetti di bene e di male. Se i reati di xenofobia crescono è perché

    Leonardo da Vinci - Ultima Cena

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    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • affatto lo è di migranti europei orientali che si dirigono verso l’Europa.Si dice, almeno lo affermano i sovranisti, che si sta portando avanti la sostituzione etnica del popolo con africani e islamici…. Macché! Le percentuali basse affermano il contrario.Non si racconta dell’impatto positivo che i lavoratori migranti esercitano sul nostro si-stema di “welfare”, né del contributo che il “lavoro migrante” sta dando al nostro sistema pensionistico, né delle politiche migratorie dei Paesi membri dell’Ue che limitano le pos-sibilità dei migranti di integrarsi e lavorare le-galmente con controlli sempre più restrittivi.Ma se uscissimo fuori dal fumo che ci ottenebra mente e cuore ci accorgeremmo che migranti e italiani sono sulla stessa barca ed affrontano

    gli stessi meccanismi sociali che generano una società sempre più diseguale e sempre più op-pressa da tensioni, problemi, disagi, disservizi.Mi è stato detto che sì l’ospitalità in Oriente presso i Beduini e per gli Ebrei era un dovere fondamentale.Come si accoglieva l’ospite? Accoglienza cor-diale, saluto, il lavare i piedi all’ospite, la cura della cavalcatura, l’offerta di un banchetto e l’accompagnamento per un tratto di strada nel viaggio di ritorno.Lo stesso trattamento lo si legge anche nella Bibbia come già ho scritto, quando il Signore apparve ad Abramo nella persona di tre uomini alle Querce di Mamre (Gn.18,83-5) e in quello della donna Sunamita (2Re, 4,8-10) che ospita-va il profeta Eliseo tutte le volte che passava e si fermava a mangiare dal lei.

    Chagall - I tre Angeli (tre uomini alle querce di Mamre)

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    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • La donna diceva al marito di preparare all’ospi-te la camera al piano di sopra, metteva un letto, un tavolo, una sedia e una lampada: “…sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare”.Per non esaltare quella di Giobbe che lui stes-so porta come testimonianza sulla sua buo-na condotta: “Ho dato da mangiare carne ai forestieri, e i miei servi ne sono testimoni. La mia casa è stata aperta ai viandanti: nessu-no di loro ha passato la notte per le strade.” (Gb.31,31-32).I Rom sono pellegrini-forestieri? Sì, eppure per loro non c’è accoglienza, anzi si è infierito a Roma contro donne e bambini chiusi in un vecchio edificio.

    Eppure l’Italia è terra di cattolici. Roma è la sede della Chiesa eppure l’accoglienza a loro non è mai stata riservata, sempre messa ai margini, a mala pena sono sopportati e ultimamente sempre peggio.Tuttavia e il cuore esulta, c’è stato un “bel ge-sto” imposto dai giudici europei della Corte dei Diritti dell’Uomo che hanno riconosciuto “il principio dell’unità familiare” e la necessità di ricorrere a misure provvisorie, soprattutto verso i minori, i più penalizzati dallo sgombero voluto dagli enti locali al campo Giugliano di Aversa dove il sindaco A. Poziello aveva ordinato lo sgombero per 450 Rom residenti nell’insedia-mento di Via Vaticale nel Comune di Giugliano.

    Abramo riceve i tre Malachim in viaggio verso Sodoma e Gomorra

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    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • Icona di A. Rublev - I tre uomini alle querce di Mamre

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    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • In che consiste il bel gesto? Il governo dovrà ub-bidire e dovrà trovare un alloggio per ogni fami-glia Rom.Ci voleva la Corte Europea per spezzare il circolo vizioso che li ha tenuti per trent’anni vittime, del ricatto e della paura.Finalmente per loro inizia il lento riscatto che parlerà di rispetto della loro dignità fino ad oggi bistrattata e porterà avanti il principio di inclusio-ne. Ciò che ci deve rendere consapevoli del passo fatto a Giugliano è che la Corte Europea ha con-fermato che l’Italia non è più della legge pertanto non può privare i rom di una abitazione perché non sono i cosiddetti “homeless”.Mi si dice che parteggio per i migranti; ma chi di voi ha vissuto l’esilio, l’abbandono dei propri beni, il lento inserimento in un ambiente differente e ostile ai profughi? Chi di voi ha provato la difficoltà dell’inclusione?Chi ha provato la faticosa condivisione di vita di-versa dalla propria realtà?Se ascoltassimo Isaia ”dividere il pane con l’affa-mato, aprire la casa ai poveri, ai senza tetto, dare un vestito a chi ne è privo e a non abbandonare i propri simili” (Is.58,7), non arriveremmo ad apo-strofare il profugo con “ci siete venuti a portare via il lavoro!”Definirsi cristiani credenti e praticanti e non ac-cogliere l’altro o il diverso da noi, è menzogna.Se poi insistete che accogliere uno, due, sei per-sone è una faccenda ma se sono 50, 60 non è più possibile….anche qui dobbiamo crescere spiritual-mente e cercare soluzioni.Dunque dobbiamo lasciare le navi ferme davanti ai porti chiusi in attesa di che cosa, oppure non si sa?Meno male che pur con fatica vengono accolti bambini donne incinte e malati, presenti sulle navi.Essere cristiani significa vivere il sacro dovere dell’ospitalità, sia nel darla che nel riceverla come ha scritto San Paolo, Rm.12,13: “Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità”, e Matteo 25,35 ripete lo stesso ammonimento.Prendiamo in esame Gesù e prendiamo atto che non solo soccorse gli affamati moltiplicando i pani nel deserto, ma accettò di essere ospite alle nozze di Cana (Gv.2,1-2), in casa di un fariseo: “Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nel-

    la casa del fariseo e si mise a tavola (Lc.7,36), in casa di Zaccheo (Lc:19,1-10), a Betania (Lc.12-1); ecc… San Paolo nello scritto a Timoteo e a Tito raccomanda al vescovo di essere “ospitale” e ne precisa un protocollo molto semplice: “…di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueto, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.” (Tt.3,2) e dalle vedove esige che pratichi-no l’ospitalità lavino i piedi ai santi e soccorrano gli afflitti. (1T5,10)Che commentare di più di quanto non lo faccia da sola la parabola degli invitati a cena dove il Signore dice al Servo: “Esci subito per le strade e per le piazze della città e conduci qui i poveri, gli stor-pi, ciechi, e zoppi”.(Lc.14,23)Ahi ahi ahi!.... Il criterio del Giudizio di Dio in noi sarà sull’amore e sull’indifferenza che avremo avuto verso i fratelli di Gesù più piccoli e più biso-gnosi perché la solidarietà che Gesù ha con essi è talmente forte che, quanto facciamo loro, lo facciamo a Lui.Ecco perché dobbiamo essere vigilanti nell’ospi-talità vivendo essenzialmente il comandamento dell’amore.Qui inserisco un aspetto dell’ospitalità del popolo ebreo allo straniero “ger”. Quando lo straniero si fermava come commerciante e viandante, godeva dell’ospitalità ma non poteva entrare nel tempio perché Dio aveva detto: “nessun straniero, non circonciso di cuore, non circonciso nella carne, entrerà nel mio santuario” (Es.44,9).Nessuno poteva offrire sacrifici Lc.22,25) e nep-pure partecipare alla cena pasquale: ”Nessun straniero ne deve mangiare” (Es.12,43), a meno che non “si fosse sottomesso alla circoncisione” (Es.12,48).Altrettanto importante era: “Dio ama lo straniero o forestiero, gli dà il pane e il vestito” e agli Isra-eliti aveva ordinato: ”Amate lo straniero, poiché anche voi siete stati stranieri nel paese di Egitto”.(Dt.10,18-19) e in più aveva precisato “Maledetto chi lede il diritto al forestiero”. (Dt.27,19).Ma non basta, difatti ai giudici era imposto di: ”giu-dicare con giustizia le questioni che uno può ave-re… con lo straniero che sta presso di lui”. (Dt.1,16)Addirittura c’erano le città rifugio “serviranno pure di asilo… al forestiero” (Nm. 35,15;Gs:20,9)

    13MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • E ancora, “ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo... e al forestiero che è presso di te”. (Lv.25,6)Prosegue: ”Nei vostri vigneti non passerete a rac-cogliere i grappoli dimenticati o gli acini caduti a terra; li lascerete per i poveri e per gli stranieri”. (Lv.19,10)Inoltre: ”Ogni tre anni ci sarà l’anno della decima: quando avrete terminato di prelevare la decima parte del raccolto, la metterete a disposizione dei leviti, degli stranieri, degli ospiti.” (Dt.26,12)Gli stranieri erano una realtà molto presente nella comunità ebrea al punto che da essi si potevano esigere interessi per un prestito (Dt.3,21) e poteva-no anche essere obbligati a lavorare, come avven-ne sotto Davide, che li riunì e ordinò loro di cavare le pietre per la costruzione del tempio.(1Cor.22,2)Mi sembra importante riportare Isaia 14,1: ”Il Si-gnore perdonerà ancora una volta Israele e lo sceglierà come suo popolo; riporterà in patria i discendenti di Giacobbe: anche gli stranieri si uniranno a loro e formeranno un solo popolo”.Mi soffermo a riflettere ulteriormente che nelle parole di vita del Signore era già comandato quel principio che oggi chiamiamo “inclusione sociale” vale a dire la condizione in cui tutti, stranieri-fo-restieri-esuli-rifugiati politici “vivono in uno stato di equità e di pari opportunità indipendentemente dalla presenza di disabilità o di povertà.Per gli ebrei, e noi oggi siamo come loro a quei tempi con gli immigrati, gli stranieri, dovevano essere partecipi attivi al sistema culturale e so-ciale al punto di diventare “un solo popolo”.Come è facile commentare! Jahvè la sapeva lunga e già ci vedeva arrancare in comizi, litigate tra par-titi, scontri feroci in parlamento, rabbia, paura nel popolo però parlava chiaro.Indicava già la via quella dell’accoglienza o del ponte, possibile ad essere eretto e poi percorso solo attraverso l’amore che non è questione di misura, ma di natura, quella stessa Dio: “Amatevi gli uni gli altri.” Già cosa vuol dire? Istinto, sentimento oppure… nobiltà d’animo per cui io amo l’altro, scelgo di amarlo, voglio amarlo con libertà e volontà.Gesù nell’Ultima cena dice: ”Vi do un comanda-mento nuovo che vi amiate gli uni gli altri come

    io ho amato voi”.Il comandamento è nuovo perché è Gesù il metro di paragone.L’amore non ha dimensione ma ha la natura stessa di Dio e di Dio fatto uomo.Dunque la vera natura dell’uomo è l’amore, che è immagine e somiglianza di Dio.Si ama perciò per essere davvero se stessi. Non è facile scegliere tra essere divini o disumani. Se scegliamo di essere Amore indosseremo il modo divino, ma se scegliamo di essere “Non Amore”, o pseudo amore, indosseremo il modo disumano.Ce lo ha dimostrato Gesù nell’ultima cena quando nel Cenacolo affida ai suoi il nuovo comanda-mento di amarci tra noi nello stesso modo in cui Lui ha amato, o meglio “siccome Lui ha amato noi così facciamo altrettanto tra di noi.”In Marco 14,22 leggiamo: “Mentre mangiavano, prese il pane…”.È nell’avverbio “mentre” che avviene la consegna del nuovo comandamento proprio quando Gesù ama pur subendo il tradimento, la sfiducia, perdo-na e così ricompone la comunione.Un programma di vita responsabile ci è stato con-segnato! A noi spetta rispondergli e non tradirlo.E per concludere ricordo Gesù che ama di un amore sperimentato dal tradimento, lacerato dalla sfiducia ma che culmina nel perdono e nella co-munione ritrovata.C’è una consequenzialità di azioni molto impor-tanti per chi legge attentamente.Gesù dona il suo nuovo comandamento, il co-mandamento dell’amore nel momento in cui Giu-da esce per tradirlo. Questo sì che è amore.Ci risiamo! È facile tradirlo, molto facile, perché il nostro stato psicologico, spirituale, culturale è quello del pellegrino, del nomade, del viaggiato-re, dell’ospite, del forestiero, dello straniero però ricordiamo che siamo:a) Pellegrini, perché in cammino per incontrarsi

    con Dio;b) Nomadi, perché in continua ricerca di una sta-

    bilità da quando siamo stati cacciati dal Para-diso Terrestre con Adamo ed Eva;

    c) Ospiti nella casa comune che è il mondo;d) Forestieri fuori dal luogo proprio di nascita

    che è il Cielo (siamo stati pensati da Dio);

    14 LA VOCE DEI NONNI | 05

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • e) Stranieri, perché non appartenenti al luogo nel quale sostiamo, “la terra”, ma con il biglietto per il cielo.

    Dunque siamo in cammino. Attenti a non sbagliare strada! Basta seguire le segnaletiche evangeliche per arrivare a destinazione, alla città dell’Amore: il Cielo.Buon lavoro a tutti e…. a ritrovarci insieme nella fissa dimora per l’eternità.

    Una ricostruzione della camera funeraria di Prittlewell

    È stata salutata come una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni in Gran Bretagna: la ca-mera sepolcrale di una tomba anglosassone venuta alla luce nel corso di un ampliamento stradale nella cittadina di Prittlewell, nell'Essex. All'epoca della scoperta gli archeologi la datavano ai primi anni della metà del VII secolo d.C. e, la presenza di croci cristiane tra i reperti ritrovati suggeriva si potesse trattare della tomba del re Saebert, che si ritiene sia stato il primo re sassone del Regno dell'Essex ad essersi convertito al Cristianesimo.

    Tra i reperti più interessanti della sepoltura di Pritt-lewell ci sono i resti di una lira, il primo esempio completo di strumento anglosassone di questo tipo che sia mai stato trovato. La struttura di legno dello strumento era quasi completamente de-composta, imputridita, lasciando poco più di una macchia a forma di lira nel terreno, a cui erano ancora attaccati accessori metallici e alcuni fram-menti di legno.

    Luisa

    15MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DELLA SPIRITUALITÀ

  • Parlare di lui, di Mons. Dino, non è difficile. La reciproca conoscenza risale al 1991 quando il Vicario generale della Diocesi di Forlì - Berti-noro gli passò il testimone che lo aveva reso presente nella vita spirituale e diocesana del Gruppo di Preghiera di Montepaolo a Monte-paolo, sin dal 1987.

    Sua Ecc. emerita Giuseppe Fabiani, essendo stato nominato vescovo di Imola, non avreb-be più potuto seguirci mensilmente all’Eremo di Montepaolo e perciò ci affidò a Don Dino che, con fatica e per non dispiacergli, accettò pur esprimendo la perplessità perché il nostro Gruppo “era chiacchierato”. Eravamo un grup-po emergente con vitalità nuova e modalità nuove. Mons. Fabiani tagliò corto afferman-do di lasciare da parte le chiacchiere perché il Gruppo faceva ed esercitava molta carità ed era ciò che più contava.

    Difatti Mons. Fabiani era al corrente di ogni no-stra mossa, impegno, attività perché mi seguiva personalmente e mi aiutava a districarmi “nella selva oscura” delle attività spirituali e sociali nel territorio e fuori.

    Dunque Mons. Dino accettò. Mensilmente sa-liva a Montepaolo per intrattenerci sugli avve-nimenti politici. culturali, sociali, spirituali del momento dal punto di vista etico, morale e re-ligioso. Notammo che saliva al monte con una certa contettezza.La sua mamma aveva otte-nuto la grazia, quando era giovane ragazza, di essere guarita da un male alla tiroide. Noi ne fummo a conoscenza solo nel 2016 quando don Dino venne al Santuario per impedire che la ritirata dei frati minori favorisse in quell’estate la chiusura del cuore antoniano, che è il San-tuario di S. Antonio. Celebrava la Messa, con-fessava parlava con i pellegrini fuori la chiesa sempre con rispetto, discrezione, cordialità.

    A riflettere bene dedussi quell’anno che il suo

    Lettera aperta a MONS. DINO ZATTINI

    16 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • aver ubbidito , diciamo così, a S.E. Fabiani fu più che altro la riconoscenza a Sant’ Antonio per avergli guarito la mamma quand’era malata.

    Cosa dire di lui? Tanto: oltre alla garbata e sor-ridente presenza nella vita di ogni settore della Diocesi e della nostra associazione, sottolineo la sua sensibilità, attenzione, cura, accompa-gnamento, cultura in ogni campo del vivere civile e religioso. Sempre positivo e schivo, sa vivere la vita di relazione amicale e sociale con naturalezza e delicatezza innata senza invadere il campo altrui e senza ostentare .Il suo essere vicario generale. Pur essendo uomo di chiesa e con un ruolo ben importante , mai ha fatto pesare la sua autorità: sempre autorevole, mai autoreferenziale.

    Attenzione, però… può sembrare un “mite agnello” ma nelle decisioni si esprime con fer-mezza, addirittura durezza, se è compromesso il bene di quell’azione.

    La prima volta che assistetti ad una sua presa di posizione, necessaria intendo dire, mi feci lasciare investire dalla sorpresa che tuttavia si dileguò ben presto quando si affacciò alla mia memoria la figura di Padre Guglielmo per il quale, da tempo, è iniziata la causa di beatifica-zione. Padre Guglielmo, mite, docile, umile, al mio esporgli la volontà di lasciare l’impegno a Montepaolo, reagì battendo il pugno più volte sul tavolo e con: “NO”, “NON DEVI”, “VAI AVAN-TI”! Il suo “NO” mi spiazzò. Anche quella volta mi stupii profondamente. Era il mio direttore spirituale e mai l’avevo visto così! Però ottenne il risultato di fami recedere dalla mia volontà.

    Ritornando al nostro caro don Dino ricordo che tra le sue altre qualità ne possiede una che fa santi : la pazienza. Da chi l’avrà ottenuta? In-dubbiamente dallo Spirito Santo che ha potuto agire perché in Don Dino ci sono le radici dei lavoratori dei campi ereditate dagli avi. E chi meglio del contadino sa vivere i tempi della se-

    mina, della cura, del raccolto, con una qualità che riassume “fede, speranza e carità” laica-mente definita “Pazienza”? Noi di città non sia-mo pazienti non siamo pazienti, ma frenetici, elettrizzati, schizzati.

    Concludo augurandoLe lunghissima vita a nome di tutti noi per il Suo compleanno.

    Mio papà commentava ad ogni nostro augurio al suo compleanno “Cento di questi giorni con te”: “Perché porre limiti alla Providenza? La-sciate fare a Lei, che cento e cento!”

    Allora, Mons. Dino, i nostri più fervidi e cristia-ni voti augurali e, se mi permette, Le diamo un forte abbraccio fraterno-cristiano perché an-che noi con Lei vogliamo e ci impegniamo per la rinascita di Castelnuovo, Sua terra natale.

    Luisa e il Gruppo di Preghiera

    17MAGGIO | 2019

  • GALLERIA FOTOGRAFICA

    Festeggiamenti in occasione dell’80° COMPLEANNO di Mons. ZATTINI a Bertinoro

    18 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • GALLERIA FOTOGRAFICA

    19MAGGIO | 2019

    GALLERIA FOTOGRAFICA

  • 20 LA VOCE DEI NONNI | 05

    GALLERIA FOTOGRAFICA

  • 21MAGGIO | 2019

    GALLERIA FOTOGRAFICA

  • Ciò che dobbiamo conoscere

    BERTINORO E L’OSPITALITÀAmmirare la piana forlivese dalla terrazza o

    Belvedere di Bertinoro al tramonto è un incan-

    to. La calda luce ambrata del sole che tramonta

    fa ricordare il grande pittore francese Seurat e i

    suoi paesaggi.

    Non è tutto qui. In questa bellezza dove cie-

    lo-terra sembrano toccarsi abbracciarsi, Berti-

    noro, la Capitale dell’Accoglienza, ogni prima

    domenica di settembre dal 5 settembre 1926

    organizza la Festa dell’Ospitalità con eventi,

    musica, spettacoli vari che creano un’atmo-

    sfera di pace, di incontro e di ospitalità. Già

    nell’anno 995 d.C. una cronaca antica attesta

    che a Bertinoro c’era la consuetudine dell’ospi-talità, retaggio di quella antica romana

    Salendo la strada che dal parcheggio porta alla Concattedrale, si arriva in Piazza della Libertà dove si innalza la più antica colonna dell’ospi-talità, chiamata delle Anelle, antistante l’Alber-go della Colonna.

    La tradizione tramanda che fu eretta per vo-lontà di due nobili signori di allora, Guido del Duca e Arrigo Mainardi molto spesso interpel-lati a risolvere contese fra le famiglie benestanti della città in lite tra loro per offrire ospitalità ai viandanti che sostavano nella città.

    22 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • Le famiglie che si contendevano i forestie-ri erano 12 per cui i due nobili realizzarono il progetto di una colonna con dodici Anelle che li rappresentava. A che servivano le Anelle ? Ad attaccare il bastone e le redini dei cavalli del pellegrino arrivato in città.

    Ora, a seconda di quale anella era stata scelta, il pellegrino individuava la famiglia che lo avreb-be ospitato perché era il proprietario dell’anella a presentarsi al nuovo arrivato per incontrarlo. Dante, nel canto XIV del Purgatorio, incontra il giudice Guido del Duca intento a parlare con Arrigo Mainardi, dopodiché i tre colloquiano in merito alle contese.

    Oggi la colonna, riedificata il 6 settembre 1926, si erge sopra un piedistallo in pietra sammari-nese.

    Altra colonna dell’ospitalità che colonna non è materialmente, bensì culturalmente e spiri-tualmente, è il Museo interreligioso dedicato alle tre principali religioni monoteiste. Nel giu-gno 2005 il Museo fu aperto al piano terra della Rocca e fin dal portale d’ingresso rappresenta uno scrigno di manufatti preziosi che permet-tono di fare un viaggio lungo i secoli.

    Attraverso questa nuova istituzione multicultu-rale Bertinoro si propone al mondo non solo come luogo dell’ospitalità, ma anche come luogo del dialogo, del confronto e della con-vivenza pacifica.

    Luicor

    23MAGGIO | 2019

  • Alla 3H del Liceo scientifico “Cannizzaro” 10 e lode! Un voto unico e super per una classe che ha dimostrato di saper usare la testa con una scoperta che ha ottenuto loro un importante premio.

    Tutti conosciamo i “riders” ovvero i ragazzi che consegnano pranzo e cena a domicilio, peda-lando velocissimamente per le grandi strade in mezzo ai mostri di ferro che sfrecciano, le automobili, e con grave pericolo della loro in-columità.Già, gioco forza, se il pasto arriva caldo è merito delle loro gambe costrette ad un ritmo serrato, ma chi riceve la pizza ci pensa ai pericoli cui è andato incontro il così detto all’italiana “messo consegnatore”?

    Allora cosa hanno pensato i nostri studen-ti? Collegare una dinamo, strumento capace di sprigionare energia elettrica, alla resistenza di una bicicletta, sfruttando l’energia prodotta dalla pedalata per mantenere ad una tempera-tura costante i contenitori porta cibo.Una trovata semplice come l’uovo di colombo, ma sono stati loro ad applicare il principio che sta alla base dell’invenzione Dynamhot è di una semplicità unica e di una rigorosità scientifica ineccepibile si trattava di usare la testa!

    Conseguenza dell’invenzione è stato il premio che ha aperto loro la strada di lavorare in una azienda il cui direttore li aiuterà a creare una vera e propria impresa per commercializzare la loro Dynamhot. Insomma, una mano lava l’altra!

    QUANDO I RAGAZZI usano il cervello….

    L’ANGOLO DELLE NEWS

    24 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • Sempre studenti, ma questa volta, quelli dell’I-stituto superiore “Marconi” di Catania, han-no realizzato una strumento eccezionale il “Dalt-ino” che attraverso un sistema di schede elettroniche distingue i colori e li comunica alla persona affetta da daltonismo, disturbo della vista che affatica nel distinguere i colori chi ne è affetto.

    Finalmente un sospiro di sollievo da parte loro perché non commetteranno più errori nell’indi-viduare il colore ed adattarlo alle varie situazio-ni senza creare imbarazzo e malintesi se ospiti nei paesi orientali, nonché sicurezza fisica nella comprensione di segnaletiche “salva vita”.

    L.Z.

    SICILIA A COLORI!L’ANGOLO DELLE NEWS L’ANGOLO DELLE NEWS

    25MAGGIO | 2019

  • Ha fatto una bella fatica l’ONU a riconoscere che lo stupro di guerra è violazione dei dirit-ti umani, è un crimine efferato e va punito: le sue vittime hanno il diritto di essere soccorse, ascoltate, aiutate e i colpevoli devono essere portati davanti alla giustizia.

    Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha cancella-to l’uso errato di una terminologia veramente vaga ed ambigua “diritti riproduttivi” che in re-altà nascondeva la violenza e assolveva il suo atto di aggressione sessuale veramente aber-rante perché lesivo della dignità di ogni perso-na, vittima e carnefice.

    Purtroppo per secoli e secoli sin dall’inizio della preistoria e poi della storia la violenza sessua-le è stata sempre associata alla guerra per cui come era permesso il bottino di guerra altresì era permesso e tollerato lo stupro visto e con-

    siderato “come male necessario” per incitare le truppe a combattere, terrorizzare il nemico o sradicare un gruppo etnico.

    Così ancora oggi le donne sono usate come oggetti anche in quelle società che in tempo di pace sembrano aver superato la visione stru-mentale del corpo femminile.

    Chi di voi non ricorda le donne catturate, schiavizzate, chiuse in gabbie e brutalizzate dal Daesh che i servizi televisivi hanno mandato in onda anni fa?

    I media non sono stati certo avari nel trasmet-terle! Facevano scoop ed aumentavano l’au-dience!

    Ed aumentavano l’audience.

    Alcuna pietà per le vittime anche se i commenti

    ONUcondanna lo stupro di guerra

    L’ANGOLO DELLE NEWS

    26 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • L’ANGOLO DELLE NEWS

    laconicamente pietisti del reporter o del com-mentatore TV offendevano le orecchie degli spettatori più sensibili.

    E chi ignora i servizi sui giornali del rapimen-to incessante di ragazze, 2000 studentesse, da parte di Boko Haraen nell’Africa occidentale e che oggi ogni tanto ne rilascia qualcuna?

    E chi può negare di ignorare la tragedia di interi villaggi di donne yazide, spopolati perché cat-turate e schiavizzate?

    E l’orrore dello stupro sistematico ed organiz-zato del complotto serbo-bosniaco degli anni 90 lo vogliamo lasciare nel dimenticatoio?

    Finalmente l’ONU ha approvato una risoluzione che impone sanzioni mirate a coloro che uti-lizzano la violenza sessuale nei conflitti bellici e assicura alle vittime di metterle al centro della risposta, definendo il primo contatto inclusivo e imperniato sui sopravissuti.

    Con profondo disagio ricordo le testimonian-ze delle donne stuprate dai serbi, il dolore della loro dignità lesa e il rigetto subito poi sia dalle altre donne quanto dai familiari che le hanno respinte perché impure e disonorate?

    Quando portammo gli aiuti in Bosnia, dopo anni dal conflitto, fuori paese in mezzo ai bo-schi abbiamo aiutato una comunità di donne mussulmane stuprate che con i nati della vio-lenza subita vivevano in condizioni pietose e disumane, aiutate solo da qualche sacerdote ortodosso, perché i familiari e compaesani le avevano rifiutate!

    Erano le reiette e le avremmo ignorate anche noi se qualcuno non ci avesse denunciato la loro esistenza. Così le conoscemmo e portam-mo quanto serviva a loro e ai bambini.

    Con la risoluzione 2467 per la prima volta vengono avanzate richieste specifiche di mag-gior sostegno per i bambini figli della violenza di guerra, un tema questo molto caldeggiato dalla Santa Sede da sempre.

    Sostegno anche e quindi alle madri che, altri-

    menti, come è stato fino ad ora, rischierebbero ancora di affrontare una vita di umiliazione e vergogna.

    Questa misura è la nona presentata dal Con-siglio di sicurezza per affrontare le particolari esperienze di guerra delle donne e dar vigore al loro ”coinvolgimento nei negoziati di pace e nella ricostruzione postbellica”.

    Ma ci vorrà del tempo, bisognerà percorrere molta strada per sradicare l’ambiguità nei ri-scontri dell’uso dello stupro come strumento militare.

    E’ da ricordare che nel processo di Norimberga nessun imputato fu condannato per lo stupro.

    In proposito il premio Nobel per la pace Na-dia Murad, donna yazida, ha commentato che la risoluzione è un passo nella giusta direzio-ne ma, la sua adozione “deve essere seguita da passi concreti” per diventare realtà.

    È nel 1996 che gli stupri furono definiti crimini di guerra.

    Così nel 2002, davanti al Tribunale penale in-ternazionale per l’ex Jugoslavia, si indagò sull’aggressione sessuale come crimine contro l’umanità e nel 2016 per la prima volta la Corte penale internazionale, condannò qualcuno per reati sessuali, con la sentenza a carico del vice-presidente della Repubblica Democratica del Congo Jean Purre Bemba a 18 anni di carcere per gli abusi commessi dalle sue truppe nella Repubblica Centrafricana.

    Tuttavia dopo questo passo, anzi dopo questa pietra miliare, sono pochi i Paesi che hanno creato centri dove le donne parlano, anzi pos-sano parlare di ciò che è accaduto loro e chie-dere giustizia senza provare vergogna a sentirsi in qualche modo “colpevoli”….

    Le armi uccidono, lo stupro lascia in vita e può generare nuova vita ma uccide chi lo ha subito nel cuore, nella mente e nel comportamento.

    L.C.

    27MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DELLE NEWS

  • MAZ DOMELAZNOV Maggio 2019

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

    Maggio è veramente il mese più bello dell’an-no: prati, campi, giardini sono pieni di erbe ri-gogliose, i vialetti dell’Asilo dei nonni sono or-lati di rose vellutate, le rive dei fossi e i campi coltivati all’antica si colorano del rosso dei pa-paveri, l’aria profuma di glicini e lillà, il caprifo-glio abbraccia col suo profumo intenso nell’ora del tramonto la voliera del mio giardino, il gel-somino riveste di un velo da sposa i rami del giuggiolo, che ancora è lento nel risveglio.

    Maggio viene ardito e bellocon un garofano all’occhiellocon tante bandiere nel cielo d’oroper la festa del lavoro.

    (G. Rodari)

    NOTA: Tutte le foto qui riportate sono state scattate nel parco dell’Asilo dei Nonni

    Di giorno le finestre si aprono sull’azzurro cie-lo di maggio, di sera giocano con l’intensità del profumo dei tigli.L'aria è tiepida nella sera, sulle panchine del viale si ritrovano vecchietti e ra-gazzini a conversare. La violacciocca è accarez-zata da farfalle leggere che ballano nel vento.

    FARFALLEOr su un'erba ed or su un fioremi rincorri e non mi cogli...Sono un libro di due foglidel più splendido colore.Della dolce primaverason l'immagine leggera.Vado, vengo, fuggo, torno;bacio un fior, tocco uno stelo;son caduta giù dal cielo,non vivrò che un breve giorno.Non uccidermi bambino!Son la grazia del mattino.

    (Renzo Pezzani)

    28 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

    29MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

  • Maggio è il mese delle rose, delle mamme, del-le spose; è il mese dedicato alla Madonna, è il mese della festa del lavoro.

    FILASTROCCA DELLA BELLA STAGIONE

    Quando vien la primaveraogni cuore si innamora... acsé e' dseva una canzondedicheda a 'sta stasoni prem fiur is cmenza avdélongh ai foss e par i prépuntueli al rundanenagl'ariva tot quent i enne vulend cun di grend stridal cminzepia a fer e' nid,i capot is fa sparíparché e' sol us fa sintíal ragazi, come i fiural s'avstess ad tot i culure al pasegia a tot agli orparché al zerca ad fe l'amore al s'avstess come al farfalpar ander a fer un bale a truver un parpaion animé ad boni intenzion:cun al ros e fiurirá nech l'amor in tanti cá.

    É una filastrocca della bella stagione che reci-tava spesso una mia vicina, ora la traduco per chi non conosce il nostro dialetto.Quando vien la primavera ogni cuore si inna-mora… così diceva una canzone dedicata a 'sta stagione.Lungo i fossi e in mezzo ai prati fiori a mazzi colorati, come ogni anno arrivano le rondinel-le, tornano al nido e sono belle.I cappotti si fanno sparire perché il sole si fa sentire; le ragazze, come i fiori, si vestono di tutti i colori e passeggian a tutte l'ore, cercano allegre l'uomo del cuore, si vestono come far-falle per andare a fare un ballo per trovare un farfallone animato da buona intenzione. Fiori-ranno con le rose tanti amori e tante spose.

    IL PRIMO MAGGIO È LA FESTA DEL LAVORO

    Il primo maggio è la festa del lavoro e celebra le lotte fatte dai lavoratori per ottenere migliori condizioni di lavoro e in particolare la conqui-sta di un diritto ben preciso: la giornata lavora-tiva di otto ore... La rivista LA RIVENDICAZIONE, pubblicata a Forlì il 26 aprile 1890 cominciava così l’articolo Pel primo maggio “Il primo maggio è come pa-rola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento”Da sempre era l’unico giorno in cui chiudevano le botteghe, si andava nel primo pomeriggio in campagna a mangiare in un campo piadina, sa-lame, fave, pecorino e vino rosso. Gli uomini mettevano il vestito buono e la cra-vatta e la mattina sfilavano per la città con un garofano rosso sul petto. Il corteo era prece-duto dalla banda cittadina che suonava l’Inno di Mameli, allegre marce , canzoni popolari, Ban-diera Rossa. In testa al corteo c’era un camion-cino con degli altoparlanti grandi a fiore che annunciavano che stava passando IL MONDO DEL LAVORO. Nel pomeriggio in piazza Saffi c’era sempre l’orchestra di Secondo Casadei.

    E’ prem dé ad maz tot al brendi al va in viaz cioè il primo giorno di maggio tutte le merende vanno in viaggio.

    MAGGIOMaggio risveglia i nidi,maggio risveglia i cuori,porta le ortiche e i fiori,le serpi e l’usignol.Schiamazzano i fanciulliin terra, e in ciel gli augelli,le donne han nei capellrose e negli occhi il sol.Tra colli prati e monti di fior tutto è una trama:canta germoglia ed amal’acqua la terra e il ciel.

    (Giosuè Carducci)

    30 LA VOCE DEI NONNI | 05

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

  • Il primo maggio i giovanotti ornavano con rami fioriti i davanzali e le porte delle ragazze amate e cantavano serenate sotto alle loro finestre; la mattina del 3, giorno di SANTA CROCE, a di-giuno i contadini, andavano nel campo a rac-cogliere alcune frasche di salice, di vimine, di acacia, ne facevano delle piccole croci che mettevano all’inizio dei filari per protegger-li dalle tempeste e nelle finestre della stalla e della cucina per difenderle dalle formiche. Era LA MAIÉ.

    Se e’ piov e’ dè dla Cros i dventa bus i frot dal nos cioè: se piove il giorno della croce diven-tan vuoti frutti della noce.

    Il 4 è San Floriano e Par San Flurian e’ met la spiga e gran cioè per San Floriano mette la spi-ga il grano.Maggio fresco e casa calda la massaiasta lieta e balda e…. se maggio va fresco va ben la fava e anche il frumento.

    Par San Cateld e va v i e’ fred e l’ariva e’ cheld cioè: Il giorno di San Cataldo (il 10) sparisce il freddo e arriva il caldo.

    Quest’anno a dir la verità il caldo tarda ad ar-rivare e le abbondanti piogge stanno creando notevoli problemi nelle zone vicine ai fiumi e gravi danni all’agricoltura.

    31MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

  • RACCONTI PER GRANDI E PICCINI

    Il lino per San Bernardino (il 20) vuol fiorire alto e piccino

    A proposito di lino, di spose, di feste, una non-na mi ha raccontato che prima del matrimo-nio veniva redatto un documento con l’elenco della DOTE che la sposa doveva portare nella nuova casa (era quasi sempre la casa del mari-to). La dote ovviamente variava a seconda delle possibilità finanziarie della famiglia di prove-nienza. Richiedeva anni di lavoro che comin-ciavano addirittura fin dalla nascita delle figlie femmine: lenzuola, federe, tovaglie di canapa e lino venivano tessuti al telaio e venivano poi impreziositi dalle sapienti mani di ricamatrici (a Forlì famose erano la Marì Gras e le sue sorelle).La dote, era costituita generalmente da vesti-ti, camicie, coperte, sei sacchi di canapa per il grano o la farina, un sacco pieno di grano, una vanga, una zappa, un paiolo di rame, un ombrello, un paio di forbici, un pettine, due fazzoletti da testa: uno di cotone, uno di seta, un velo nero di pizzo, 12 fazzoletti da naso, sei mutande. La nonna che me ne ha parlato ha ricordato che portò con sé anche una padella nella quale l’arrosto le veniva assai saporito e tenero e il matterello col quale faceva veloce-mente sfoglie rotonde e sottilissime. Di solito si andava a far parte di famiglie numerose ed era importante mostrarsi capaci e volonterose per attirare subito la simpatia della suocera e la curiosità delle cognate.La figlia del suo padrone portò un corredo molto ricco e se ne parlò a lungo fra i contadi-ni del paese: 24 lenzuola di puro lino ricamato a mano, 36 coppie di federe , 12 asciugamani grandi, 6 per gli ospiti, 12 tovaglie di fiandra e sei per tutti i giorni, 4 asciugamani di spugna buoni, un materasso di lana, 4 coperte da letto matrimoniale, due tende grandi e due picco-le di pizzo per le finestre, oltre agli indumenti personaliLa dote veniva portata, nella nuova casa, in una cassa con un carro dopo che erano trascorsi otto giorni dal matrimonio. La nuova sposa era

    subito molto osservata sia dalla suocera che dalle cognate, poiché le famiglie di un tempo, non poi così lontano, erano molto numerose. Famoso era il detto:

    La breva dunena la fa e let ala matena;la dona acsè acsè la fa e’ let a mezdè;e quela pochesì la l’fa in l’evmarì.La brava donnina rifà il letto alla mattina;la donna cosí cosí lo fa a mezzodí;e quella purchessia lo fa all’avemaria.

    Ecco una poesia che i nostri nonni ricordano con piacere:

    MAGGIO

    Com’è triste il giorno di maggiodentro il vicolo povero e solo!Di tanto sole neppure un raggio,con tante rondini neanche un volo!Pure c’era in quello squallore,in quell’uggia greve e amaraun profumo di cielo in fiore,un barlume di gioia chiara.E poi dopo non c’era più nulla…C’era… c’erano tante roseaffacciate a una finestra,che ridevano come sposepreparate per la festa.C’era, seduto sul gradinoun bambino piccino piccinodai grandi occhi risplendenti.C’era in alto una voce di mamma(così calma, così pura )che cantava la ninnanannaalla propria creatura.Ma di maggio alla via poverettabasta un bimbo un fiore una cullaper formare una gioia perfetta.

    Diego Valeri

    32 LA VOCE DEI NONNI | 05

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

  • 33MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

  • UN PO’ DI CRONACA DI FATTI MESSI IN FILA

    Dal balcone della piazza di Forlì , dal quale so-leva affacciarsi Mussolini, il Ministro dell’inter-no ha salutato la folla che lo aspettava sotto la pioggia.Ad una famiglia, alla quale viene concessa legit-timamente la casa popolare, viene impedito di entrarvi minacciata da un gruppo di destra, che staziona minaccioso davanti all’entrata, perché sono rom (i figli adulti sono cittadini italiani). La polizia guarda.Arrivano migranti dal mare, ma non possono sbarcare, perché i nostri porti “sono chiusi”, (dopo un po’ scendono a terra naturalmente). Tutti i santi giorni sentiamo parlare solo di que-sti disgraziati che sembrano creare tutti i pro-blemi dell’Italia. Allora ecco fatto il decreto si-curezza che sarà la soluzione di molti problemi degli italiani. A Napoli intanto la mafia spara nel pomerig-gio in mezzo alla strada, ferendo gravemente anche una bambina, che sta mangiando un gelato. Gli immigrati hanno perso protezione, ospedali, scuole e persino luoghi in cui vivere.

    Ad esempio, il Fatto Quotidiano del 6 maggio racconta che un tunisino di 31 anni, in cura in un ospedale di Torino per leucemia cronica, con l’entrata in vigore del decreto sicurezza, non ha potuto più ricevere il farmaco salvavita di nuova generazione. È necessario infatti in-serire il codice fiscale nel modulo di richiesta all’Aifa.Nonostante i solleciti dei medici la Prefettura non ha concesso il codice, perché il farmaco (ma no lo stesso secondo i medici) potrebbe procurarselo in Tunisia. Il paziente si è aggra-vato e l’ospedale ha deciso di farsi carico del medicinale per salvargli la vita.Intanto a Milano, a Catanzaro a Palermo ven-gono indagati o arrestati decine di persone per tangenti, mazzette e altri reati: ecco qual è il vero problema che si mangia l’Italia e ne bloc-ca la crescita: non gli immigrati, non i cantieri bloccati, ma una classe politica e imprendito-riale corrotta dalle radici e mai rinnovata.

    34 LA VOCE DEI NONNI | 05

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

  • IL MODO DI DIRE DEL MESE

    La scherpa par e’’ su péLa scarpa per il siuo piede

    Il detto ”la scarpa per il suo piede” indica quanto qualcosa cada a proposito in una determinata occasione, o ciò che calza meravigliosamente a pennello, in poche parole IL MEGLIO, L’OTTI-MO. E a proposito di OTTIMO ecco, secondo i nostri vecchi ciò che occorreva per una povera e semplice felicità legata al bere, al mangiare, al fare all’amore:

    Pess cot e cherna crudaoman senza camisa e dona nuda.Pan ad gran, fugh ad rovra ven ad tarbian.

    Pesce cotto, carne cruda,uomo senza camicia, donna nuda.Pane di grano, fuoco di rovere vino trebbiano.

    Liberamente tratto da: “Par mo d’un dì" - Modi di dire romagnoli - Longo editore

    Cari amici ricordate che …..salute e libartè al vêl pió d’una zitèsalute e libertá valgon piú di una città

    Cari salutiLauber

    Fior di peonia bianca il tuo profumo mai mi stanca,

    La Voce dei Nonni mi fa compagnia,

    mi fa stare informato e mi dà allegria.

    35MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DEL DIALETTO E DELLE TRADIZIONI

  • Passaggio non rischioso, sarà visibile dall’Italia

    Un asteroide potenzialmente pericoloso ac-compagnato dalla sua piccola luna sta salutan-do la Terra e sarà visibile dall’Italia con piccoli te-lescopi fino al 10 giugno. Si chiama 1999 KW4 e ha un diametro stimato 1,3 chilometri, mentre il suo satellite naturale misura circa 500 metri.La coppia si è avvicinata alla distanza di sicu-rezza di circa 4,5 milioni di chilometri e ora è in fase di allontanamento. La sua osservazione in diretta streaming è in programma alle 22,00 sul canale Scienza e Tecnica dell’Ansa, in collabora-zione con l’Unione Astrofili Italiani (Uai).Scoperto il 20 maggio 1999 dal progetto ame-ricano Linear per l’individuazione degli oggetti celesti vicini alla Terra (Neo), l’asteroide appar-tiene alla categoria dei potenzialmente perico-losi, che comprende gli asteroidi dal diametro superiore a 150 metri e che sfrecciano entro la distanza di 7,5 milioni di chilometri dalla Terra. Questo passaggio è un’occasione importan-tissima per osservarlo, perché il corpo celeste “è molto luminoso e quindi è possibile utilizza-

    re piccoli telescopi per studiarlo e determina-re, a esempio, il periodo di rotazione“ ha detto all’ANSA l’astrofilo Paolo Bacci, responsabile della sezione asteroidi Uai, che ha organizzato la diretta dall’Osservatorio di San Marcello Pi-stoiese (Pistoia).Si ritiene che il 15% degli asteroidi noti abbia una luna (sono chiamati asteroidi binari) e osserva-zioni ravvicinate come questa di 1999 KW4 sono cruciali per conoscere le loro proprietà e met-tere a punto strumenti per mitigare il rischio in caso di passaggi pericolosi.L’asteroide si è avvicinato a circa 4,5 milioni di chilometri dalla Terra il 25 maggio, ma durante la minima distanza non era visibile dall’Italia, “lo è diventato a partire dal 27 maggio ma era an-cora basso sull’orizzonte” ha rilevato Bacci.Adesso è il momento migliore per osservarlo: è visibile nella prima parte della notte, fin verso mezzanotte fra le stelle della costellazione del Leone. “Può essere osservato”, ha concluso l’a-strofilo, “con piccoli telescopi da 20 centimetri di diametro, se muniti di macchina fotografi-ca che acquisisce più luce, e con strumenti più grandi se si vuole osservarlo in movimento”.

    Fonte: ANSA

    UN ASTEROIDE "PERICOLOSO"SALUTA LA TERRA

    L’ANGOLO DELL’ASTRONOMIA

    Rappresentazione artistica di un asteroide binario (fonte: ESA)

    36 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • L’ANGOLO DELL’ASTRONOMIA

    Ha effetti simili, colpisce il 20% degli anziani over 80

    Milioni di anziani al mondo presentano una forma di demenza erroneamente diagnosticata come Alzheimer, ma che vede coinvolta un’al-tra proteina presente nel cervello. A far luce su una delle più importanti scoper-te in materia fatte negli ultimi anni è lo studio pubblicato sulla rivista Brain, frutto di una col-laborazione internazionale coordinata dall’Uni-versità del Kentucky. I risultati possono spiegare, in parte, perché la ricerca di una cura per l’Alzheimer abbia finora fallito.Esistono diversi tipi di demenza collegata all’in-vecchiamento, e il morbo di Alzheimer, dovuto ad accumuli nel cervello di proteine amiloide e tau, è quello su cui è stata fatta più ricerca.Ma non è il più comune.Fino a un terzo dei presunti casi di Alzheimer potrebbe esser causato da una condizione ora individuata e descritta:

    l’encefalopatia TDP-43 correlata all’età pre-valentemente limbica, o Late. All’origine vi è l’accumulo della proteina TDP-43 nel cervello, una condizione che è presente in ben un anziano su 5 dopo gli 80 anni. Il nuovo studio mostra che questo porta ad al-terazioni della memoria e delle abilità cognitive simili all’Alzheimer, ma che insorgono più len-tamente. “Questa patologia è stata sempre presente, ma la riconosciamo ora per la prima volta”, spiega l’autore principale, Pete Nelson, dell’Universi-tà del Kentucky.Ciò potrebbe spiegare i fallimenti di alcune te-rapie anti Alzheimer che prendevano di mira le proteine tau e amiloide: potrebbero esser sta-te testate su persone che avevano questa con-dizione.“Questo - conclude Robert Howard dello Uni-versity College London - ha importanti impli-cazioni per la scelta dei partecipanti nelle spe-rimentazioni future”.

    Fonte: ANSA

    SCOPERTA UNA NUOVA FORMA DI DEMENZA MOLTO PIÙ COMUNE DELL'ALZHEIMER

    L’ANGOLO DELLA MEDICINA

    37MAGGIO | 2019

  • Da alcuni esperimenti effettuati nella Yale Uni-versity parrebbe di no, il che comporterebbe nel futuro una nuova disciplina dei trapianti.

    Sulla rivista “Nature” è pubblicato un artico-lo che descrive un esperimento realizzato dal team dello scienziato Nenad Sestan e che re-cita così nella sua sincresi “Cervelli di maiali ri-animati post mortem”.

    Le teste di 32 maiali, uccisi in mattatoio 4 ore prima, sono state decapitate per prelevare i loro 32 cervelli.

    Questi tramite le carotidi sono stati collegati ad una particolare e complessa apparecchiatura la “BrainEx” che ha pompato una soluzione ido-nea a sostituire il sangue, difatti ha portato loro ossigeno e nutrienti attraverso arterie e vene producendo in simulazione il rito cardiaco.

    Conseguenza che ha permesso ai cervelli dei maiali di essere “rianimati” per 6 ore.

    Ora si apre una discussione anche accesa per-ché sappiamo dalla neurologia e dalla medicina d’urgenza che le “cellule nervose” cominciano a morire pochi minuti dopo che sono state pri-vate di sangue e di conseguenza di ossigeno.

    Molti di noi avranno constatato per esperienza i limiti lasciati nelle persone colpite da un infar-to, da un ictus, da un principio di soffocamento o annegamento.

    Alcune muoiono, ma le sopravvissute sono af-fette da paresi, più o meno severe, da confuse reazioni sensoriali, e da difficoltà intellettive di comprensione.

    Altra constatazione rilevata nell’esperimento è che il metabolismo cellulare ha ripreso a fun-

    È certa la distinzione

    TRA VITA E MORTE?

    L’ANGOLO DELLA NEUROSCIENZA

    38 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • L’ANGOLO DELLA NEUROSCIENZA

    zionare producendo anidride carbonica e in più la circolazione ha subito attivazione con la somministrazione di un vaso dilatatore.

    A questo punto alle sostanze necessarie al me-tabolismo sono state aggiunte molecole per inibire l’attività elettrica. Per quale motivo?

    Due sono i motivi.

    Il primo è quello della sopravvivenza delle cel-lule più a lungo e il secondo per evitare che il cervello riprendesse tutte le sue funzioni, com-presa, se mai fosse stata possibile, la presenza della coscienza.

    I cervelli sono stati anche sottoposti all’elettro-encefalogramma per misurare ciò che avve-niva in essi. Non è stato rilevato alcunché che comprovasse una comunicazione a lungo rag-gio tra aree, tra l’altro gli sperimentatori erano pronti ad iniettare un anestetico e ad interrom-pere l’esperimento se si fosse presentata.

    Altra constatazione è quella delle singole cellu-le, che analizzate dopo l’effetto inibitore sva-nito, manifestavano attività elettrica spontanea.

    Scaturisce la domanda “i cervelli morti di que-gli animali sono ritornati in vita?”

    La risposta dello scienziato N. Sestan è: “erano in morte cerebrale ma non morti”.

    Lo dimostrava il fatto che le cellule nervose, dopo 4 ore dalla morte, avevano ripreso a fun-zionare.

    Le domande conseguenti sono state: “Quan-to ancora e di più potrebbero farlo?” e “cosa succederebbe se non si bloccasse la normale comunicazione tra i neuroni?”

    Eh, sì! Il problema è grosso sia per le conse-guenze enormi sia per lo sviluppo delle cure quanto per la distinzione vita e morte e quindi per la disciplina dei trapianti.

    Per questo ultimo motivo soprattutto sono al lavoro gli esperti di etica-medica.

    Nel frattempo si attendono altri interventi del genere per convalidare quanto è emerso nell’ ”apripista cervelli rianimati post mortem”.

    L.C.Z.

    39MAGGIO | 2019

    L’ANGOLO DELLA NEUROSCIENZA

  • L’ANGOLO DEGLI

    AFORISMI

    Prima ti ignorano, poi ti deridono,poi ti combattono.Poi vinci.

    Mahatma Gandhi

    Il mare calmo non ha mai reso esperto il marinaio.

    Franklin D. Roosevelt

    Non perdo mai,o vinco o imparo.

    (anonimo)

    L'amore è cieco e gli amanti non possono vedere le piacevoli follie che essi commettono.

    William Shakespeare

    Quando una donna smette di parlare,non goderti il silenzio.Preparati una bella difesa.

    Paola Felice

    Non abbiate mai paura dell'ombra.È lì a significare che vicino, da qualche parte, c'è la luce che illumina.

    Ruth E. Renkel

    l’aforisma del mese

    Per ogni minuto che passi arrabbiatoperdi sessanta secondidi felicità

    Ralph Waldo Emerson

    40 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • L’ANGOLO DELL’

    UMORISMO

    41MAGGIO | 2019

  • FOTOCRONACA DELLE ATTIVITÀ DEL CENTRO

    I nonni al MUSEO SAN DOMENICO

    Venerdì 10 maggio, accompagnati dalla Presi-dente Luisa Corazza e dalla RAA Mariasilvia e dalla espertissima guida Lisa Rodi, alcuni nonni hanno visitato la mostra “OTTOCENTO” - L’arte italiana tra Hayez e Segantini - al Museo San Domenico di Forlì. Al loro rientro al Centro hanno ringraziato per l’opportunità loro concessa di partecipare alla visita di questa importante mostra ed han-

    no chiesto di poter ripetere questa bellissima esperienza prossimamente in occasione di al-tre mostre o di avvenimenti culturali.

    Da sinistra, Seriana, la Presidente Luisa Corazza, la guida Lisa Rodi, Giacomina, Graziella, Mirella, Olga 2. , Dino e Bruna. La RAA Mariasilvia non è nella foto in quanto fotografa per l’occasione.

    42 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • FOTOCRONACA DELLE ATTIVITÀ DEL CENTRO

    COMPLEANNI

    Battistina con l’I.P. Martina

    Mirella

    Olga 1

    Olga 2

    Battistina con Graziella

    Giacomina

    Olga 1

    Olga 2 con la figlia Monica

    43MAGGIO | 2019

    GALLERIA FOTOGRAFICA

  • Vini DOC, DOCG, classici della RomagnaChardonnay, Sauvignon bianco e Cabernet

    Az. Agr. Colombina di Garofoli LucianoVia Trò Meldola, 1541 • 47032 Loc. Fratta Terme • Bertinoro (FC)

    tel./fax +39 0543 460658 • mail: [email protected] • www.colombina.it

  • Sull’Argine destro del fiume Montone (linea di confine tra la provincia di Ravenna e quella di Forlì), nel cuore rurale della Romagna, da oltre 200 anni sorge l’antica Trattoria da Luciano.

    Un tempo osteria di passaggio e luogo di ristoro frequentata da viandanti e birocciai, grazie alla sapiente conduzione famigliare di padre Luciano, madre Mina e le figlie Nadia e Sandra, la trattoria da Luciano è oggi punto di riferimento per tutti gli amanti della miglior cucina della tradizione romagnola.

    Unica quanto rara, custode di sapori autentici ormai dimenticati e di una saggia esperienza, la cucina propone i piatti della tradizione con un pizzico di genuina creatività: la sfoglia per la preparazione della pasta si tira ancora a mano e i sughi si preparano con ore ed ore di paziente lavorazione, con materie prime freschissime, pro-venienti esclusivamente dal bacino locale.

    La verde campagna antistante, l’orto con le verdure, il pollaio all’aperto, le caprette, le oche e i pulcini sono la cornice di questo angolo di Romagna dove si respira quella famigliarità che fa sentire ogni ospite come a casa propria.

    Così, come per incanto, ad ogni piatto ritroverai gli antichi sapori di una volta. Quelli della tua infanzia, quando la nonna in cucina tirava la sfoglia con uova di giornata.

    Scritto da MARIO...un Cliente della Trattoria da Luciano

    Trattoria da“Luciano”

    Via Fiume Montone, 1 - Ponte Vico - 48026 Russi (RA)Tel./Fax 0544 58 13 14 - Cell. trattoria 340 72 42 771 (dalle 9,00 alle 20,00)

    www.trattoriadaluciano.it

    • uscita da Ravenna seguire indicazioni Russ-Prada

    • da Faenza per Prada (via Provinciale)

    • da Forlì per Villafranca (via Lughese) prodeguire fino alla Trattoria

    N.B. per i satellitari NON seguire via Montone 1

  • LA POSTA DEL DIRETTORE

    Carissimi lettrici e lettori,

    quest’anno il mese di maggio è stato tutt’altro che primaverile! Le piogge che hanno causa-to straripamenti e inondazioni sembra stiano per esaurirsi e già oggi è ricomparso il sole e il bellissimo parco dell’Asilo dei Nonni, di cui potete vedere un ampio reportage fotografico all’interno di questo numero della nostra rivista, è stato meta di nonni, parenti ed amici che vi hanno trascorso buona parte della mattinata e del pomeriggio.

    Di recente abbiamo avuto tantissima gioia nell’accogliere due nuove ospiti, Rachele e Isi-de, alle quali porgiamo il nostro più caloroso benvenuto!

    La Galleria fotografica di questo numero mo-stra alcuni degli avvenimenti e ricorrenze che hanno caratterizzato questo mese di maggio.

    Tra tutti, la visita di alcuni nostri nonni al Museo San Domenico di Forlì in occasione della Mo-stra di pittori dell’Ottocento.

    Molte altre attività sono in programma. Tra le più importanti, la tradizionale “Festa degli An-ziani” che, come ogni anno, polarizza l’atten-zione e l’interesse dei moltissimi nonni delle zone limitrofe.

    Quest’anno la “Festa” avrà luogo il 1° settembre e conto di poterVi dare qualche anticipazione in merito al programma già dal prossimo numero.

    Come avrete notato, manca il reportage fo-tografico relativo al Pranzo di Pasqua. A causa di un problema tecnico, non è stato possibile recuperare il file contenete tutte le foto! Sono spiacente per l’inconveniente occorso.

    Un affettuoso abbraccio,Giuseppe Russo

    46 LA VOCE DEI NONNI | 05

  • Centro Diurno Assistenziale e Comunità Alloggio

    ASILO DEI NONNIS. GIOVANNI PAOLO IIVia Ravegnana, 737 - COCCOLIA (RA)Tel. 0544 569177 - Fax 0544 239947

    e-mail: [email protected] site: www.asilodeinonni.eu