muzzio: «a castelfranco anche la ricerca»

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CASTELFRANCO«Portiamo la ricerca a Castelfranco»: il professor Pier Carlo Muzzio, fondatore dell' Istituto oncologico veneto che ha diretto dal 2005 al 2013 e cattedratico senior di Radiologia, approva e rilancia la sede distaccata dell' Irccs padovano.Professor Muzzio, cosa pensa dell' allargamento dello Iov all' ospedale San Giacomo di Castelfranco?«Non sono contrario. Se noi guardiamo al resto del mondo, ad esempio, l' Università di California ha cinque sedi: San Francisco, Los Angeles, Berkley, San Diego e Stanford. Come sempre l' importante non è quello che si vuole fare, ma come lo si fa. È fondamentale fare ricerca, non solo assistenza. La questione Castelfranco è antica, se ne parlava il giorno stesso in cui è stato costituito lo Iov. Il contenitore significa poco, l' importante è il contenuto. Basti pensare a come era messo il Busonera quando siamo partiti».E ora non è prevista la ricerca a Castelfranco?«Non è chiaro, il programma non lo specifica. Sono invece poco convinto delle scelte che sono state fatte all' ospedale di Schiavonia (Monselice). A suo tempo avevamo progettato i bunker di Radioterapia a Castelfranco».Come mai non è d' accordo con i bunker a Schiavonia?«Perché ho paura che si verifichi un eccesso di offerta. Avremo una Radioterapia a Padova, una ad Abano e poi i bunker a Schiavonia non mi sembra comodo. Era il caso di progettarli prima a Castelfranco».Le attività delocalizzate a Castelfranco funzioneranno?«Non è la quantità delle cose che fa la differenza, ma la qualità che si traduce in impegno e cultura. Io ho una grande convinzione: il dottor Domenico Mantoan (il direttore generale della Sanità del Veneto, ndr) ha ben presente la situazione. Credo che voglia lasciare un buon segno».Lei andrebbe a lavorare a Castelfranco? «Se avessi cinque o dieci anni in meno, subito. Se si parte con il piede giusto, sicuramente le cose vanno avanti. Attenzione ai professionisti che verranno impiegati a Castelfranco: devono essere persone con entusiasmo, voglia di costruire e di insegnare».Creare un centro Iov in ogni Usl del Veneto è una buona idea?«Ogni Usl ha già una sua unità di Oncologia. Perfezioniamo una rete che localizzi diverse competenze. Nessuno riesce a offrire tutte le specialità oncologiche ai massimi livelli in una sola struttura, serve un coordinamento generale. Avere dei punti Iov in tutte le Usl è prematuro».Lo Iov riesce a competere con il Centro oncologico di Aviano?«Siamo competitivi, non c' è nulla in cui siamo inferiori. Aviano esercita un' attrazione soprattutto per il Bellunese e per l' est Trevigiano. Anche per questo Castelfranco ha un senso: lo Iov lì potrebbe originare un' attrazione inversa, dal Friuli verso il Veneto». Elisa Fais. La Tribuna di Treviso Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca» Dibattito sullo Iov, il fondatore dell' Istituto oncologico veneto è favorevole alla sede distaccata

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Page 1: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

CASTELFRANCO«Portiamo la ricerca a Castelfranco»: il

professor Pier Carlo Muzzio, fondatore dell' Istituto oncologico

veneto che ha diretto dal 2005 al 2013 e cattedratico senior di

Radiologia, approva e rilancia la sede distaccata dell' Irccs

padovano.Professor Muzzio, cosa pensa dell' allargamento

dello Iov all' ospedale San Giacomo di Castelfranco?«Non

sono contrario. Se noi guardiamo al resto del mondo, ad

esempio, l' Università di California ha cinque sedi: San

Francisco, Los Angeles, Berkley, San Diego e Stanford. Come

sempre l' importante non è quello che si vuole fare, ma come

lo si fa. È fondamentale fare ricerca, non solo assistenza. La

questione Castelfranco è antica, se ne parlava il giorno stesso

in cui è stato costituito lo Iov. Il contenitore significa poco, l'

importante è il contenuto. Basti pensare a come era messo il

Busonera quando siamo partiti».E ora non è prevista la ricerca

a Castelfranco?«Non è chiaro, il programma non lo specifica.

Sono invece poco convinto delle scelte che sono state fatte all' ospedale di Schiavonia (Monselice). A

suo tempo avevamo progettato i bunker di Radioterapia a Castelfranco».Come mai non è d' accordo

con i bunker a Schiavonia?«Perché ho paura che si verifichi un eccesso di offerta. Avremo una

Radioterapia a Padova, una ad Abano e poi i bunker a Schiavonia non mi sembra comodo. Era il

caso di progettarli prima a Castelfranco».Le attività delocalizzate a Castelfranco funzioneranno?«Non

è la quantità delle cose che fa la differenza, ma la qualità che si traduce in impegno e cultura. Io ho

una grande convinzione: il dottor Domenico Mantoan (il direttore generale della Sanità del Veneto,

ndr) ha ben presente la situazione. Credo che voglia lasciare un buon segno».Lei andrebbe a

lavorare a Castelfranco? «Se avessi cinque o dieci anni in meno, subito. Se si parte con il piede

giusto, sicuramente le cose vanno avanti. Attenzione ai professionisti che verranno impiegati a

Castelfranco: devono essere persone con entusiasmo, voglia di costruire e di insegnare».Creare un

centro Iov in ogni Usl del Veneto è una buona idea?«Ogni Usl ha già una sua unità di Oncologia.

Perfezioniamo una rete che localizzi diverse competenze. Nessuno riesce a offrire tutte le specialità

oncologiche ai massimi livelli in una sola struttura, serve un coordinamento generale. Avere dei punti

Iov in tutte le Usl è prematuro».Lo Iov riesce a competere con il Centro oncologico di Aviano?«Siamo

competitivi, non c' è nulla in cui siamo inferiori. Aviano esercita un' attrazione soprattutto per il

Bellunese e per l' est Trevigiano. Anche per questo Castelfranco ha un senso: lo Iov lì potrebbe

originare un' attrazione inversa, dal Friuli verso il Veneto». Elisa Fais.

La Tribuna di Treviso

Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»Dibattito sullo Iov, il fondatore dell' Istituto oncologico veneto è favorevole alla sededistaccata

Page 2: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

di Elisa Fais«Portiamo la ricerca a Castelfranco»: il professor

Pier Carlo Muzzio, fondatore dell' Istituto oncologico veneto

che ha diretto dal 2005 al 2013 e cattedratico senior di

Radiologia, approva e rilancia la sede distaccata dell' Irccs

padovano.Professor Muzzio cosa pensa dell' allargamento

dello Iov all' ospedale San Giacomo di Castelfranco?«Non

sono contrario. Se noi guardiamo al resto del mondo, ad

esempio, l' Università di California ha cinque sedi: San

Francisco, Los Angeles, Berkley, San Diego e Stanford. Come

sempre l' importante non è quello che si vuole fare, ma come

lo si fa. È fondamentale fare ricerca, non solo assistenza. La

questione Castelfranco è antica, se ne parlava il giorno stesso

in cui è stato costituito lo Iov. Il contenitore significa poco, l'

importante è il contenuto. Basti pensare a come era messo il

Busonera quando siamo partiti».E ora non è prevista la ricerca

a Castelfranco?«Non è chiaro, il programma non lo specifica.

Sono invece poco convinto delle scelte che sono state fatte all' ospedale di Schiavonia. A suo tempo

avevamo progettato i bunker di Radioterapia a Castelfranco».Come mai non è d' accordo con i

bunker a Schiavonia?«Perché ho paura che si verifichi un eccesso di offerta. Avremo una

Radioterapia a Padova, una ad Abano e poi i bunker a Schiavonia non mi sembra comodo. Era il

caso di progettarli prima a Castelfranco».Le attività delocalizzate a Castelfranco funzioneranno?«Non

è la quantità delle cose che fa la differenza, ma la qualità che si traduce in impegno e cultura. Io ho

una grande convinzione: il dottor Domenico Mantoan (il direttore generale della Sanità del Veneto,

ndr) ha ben presente la situazione. Credo che voglia lasciare un buon segno».Lei andrebbe a

lavorare a Castelfranco? «Se avessi cinque o dieci anni in meno subito. Se si parte con il piede

giusto, sicuramente le cose vanno avanti. Attenzione ai professionisti che verranno impiegati a

Castelfranco: devono essere persone con entusiasmo, voglia di costruire e di insegnare».Creare un

centro Iov in ogni Usl del Veneto è una buona idea?«Ogni Usl ha già una sua unità di Oncologia.

Perfezioniamo una rete che localizzi diverse competenze. Nessuno riesce a offrire tutte le specialità

oncologiche ai massimi livelli in una sola struttura, serve un coordinamento generale. Avere dei punti

Iov in tutte le Usl è prematuro».Lo Iov riesce a competere con il Centro oncologico di Aviano?«Siamo

competitivi, non c' è nulla in cui siamo inferiori. Aviano esercita un' attrazione per il Bellunese e l' est

Trevigiano. Anche per questo Castelfranco ha un senso: lo Iov lì potrebbe originare un' attrazione

inversa, dal Friuli verso il Veneto».

Il Mattino di Padova

Iov a Castelfranco, Muzzio dice sì «Portiamoci anche laricerca»Il fondatore dell' Irccs, che ha diretto dal 2005 al 2013, approva l' istituzione della sededistaccata «Non il contenitore, ma il contenuto fa la differenza». E boccia i bunker diRadioterapia a Monselice

Page 3: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

VENEZIA Dopo anni di cordoni stretti attorno alla borsa, la

Regione tornerà ad assumere personale. La giunta ha

formalizzato questa possibilità ieri, attraverso una delibera che

accerta la disponibilità di un tesoretto da 1,8 milioni di euro,

spendibile per il reperimento di nuove risorse umane. Con l'

occasione è stato anche aggiunto un tassello al mosaico della

riorganizzazione dell' ente, attraverso la designazione dei

vicedirettori d' area, vale a dire i numeri due dei top manager

già scelti da Palazzo Balbi. L' inaspettata dotazione finanziaria

è emersa dalla ricognizione del personale relativa allo scorso

triennio. «Fra risparmi e pensionamenti spiega l' assessore

Gianluca Forcolin sono spuntati questo milione e 800mila euro

con cui potremo ulteriormente efficientare la macchina,

attraverso bandi per l ' ingaggio di nuove figure che

garantiranno il ricambio generazionale, oltre che mediante la

mobilità da altri enti come ad esempio le ex Province. Entro il

15 settembre i direttori d' area presenteranno un assestamento tecnico sulle esigenze dei singoli

assessorati: in base a quello saranno decisi i nuovi inserimenti». La giunta ha poi accolto le

designazioni proposte da tre dei massimi dirigenti regionali, che avevano chiesto di poter contare su

un vice: si tratta di Giuseppe Fasiol per Alessandro Benassi (capo del Territorio), Diego Vecchiato per

Maurizio Gasparin (Programmazione) e Andrea Comacchio per Mauro Trapani (Sviluppo economico),

che guadagneranno ciascuno 10.000 euro lordi in più l' anno. Hanno invece rinunciato a questa

opportunità Domenico Mantoan (Sanità), Santo Romano (Capitale umano) e Gianluigi Masullo

(Risorse strumentali). A proposito di dipendenti, i consiglieri regionali Claudio Sinigaglia, Bruno

Pigozzo, Francesca Zottis (Partito Democratico) e Franco Ferrari (Moretti Presidente) hanno

presentato un' interrogazione su Veneto Promozione, messa in liquidazione a fine luglio: «Ci sono

venti lavoratori a rischio licenziamento. La Regione si mobiliti per offrire loro una prospettiva

lavorativa che ne salvaguardi competenze e professionalità». (a.pe.) © riproduzione riservata.

Il Gazzettino (ed.Padova)

Palazzo Balbi trova 1,8 milioni e torna ad assumereDesignati i vicedirettori d' area per Territorio, Programmazione e Sviluppo. VenetoPromozione, interrogazione sui dipendenti

Page 4: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Zaia inaugura i nuovi servizi ambulatoriali di cardiologia e

ortopedia e annuncia la realizzazione di Hospice e ospedale di

comunità. Il governatore è arrivato puntuale a mezzogiorno

per il taglio del nastro della nuova area dell' ospedale,

ristrutturata e sorta dalle cenere dell' ex terapia intensiva che

qualche mese fa è stata spostata in un' altra zona e con spazi

decisamente più ampi. Si tratta in sostanza di un nuovo

reparto: la ristrutturazione ha interessato una superficie di

circa 530 metri quadrati in cui, oltre ai servizi igienici per l'

utenza e ai locali tecnici per gli impianti, sono state

organizzate due aree funzionali. La prima è destinata agli

ambulatori di Cardiologia: ha una superficie di circa 310 mq,

comprende 7 ambulatori (Tilt test, Eco-stress, Ecg, ciclo

ergometro, elettrofisiologia, medicazioni Pm, scompenso Bnp-

Biva), una ampia palestra riabilitativa cardiologica, la sala d'

attesa per pazienti cardiologici, la segreteria, i depositi pulito e

sporco a servizio degli stessi ambulatori, i servizi igienici; la seconda è destinata agli ambulatori di

Ortopedia: in un' ulteriore area di circa 140 mq operano un ambulatorio dedicato e una sala gessi,

con la sala d' attesa per pazienti ortopedici, i servizi e i magazzini per le attrezzature. Zaia nel suo

discorso assicura ulteriori investimenti per l' ospedale: Quando ho mandato qui Dal Ben spiega tutti

pensavano che volessimo chiudere l' ospedale. Io invece avevo assicurato che mandavo qui uno dei

miei cavalli migliori. La Regione, su questo ospedale, ha investito quasi venti milioni di euro e ne ha

pronti altri sette per completare l' ammodernamento della struttura. Siamo già pronti anche a

realizzare l' ospedale di comunità e l' hospice. La sanità veneta è un' eccellenza e sono i dati a dirlo.

Il 90 % delle donne che si ammalano di tumore al seno nella nostra Regione si salvano. Il complesso

ambulatoriale appena inaugurato ha commentato il Direttore Generale dell' Ulss 3 Serenissima

Giuseppe Dal Ben è stato realizzato nell' area lasciata libera dalla vecchia' Terapia Intensiva, a sua

volta trasferita e realizzata ex novo alcuni mesi fa sopra il nuovo Pronto Soccorso. Prosegue così

dentro l' ospedale un domino virtuoso, secondo cui gli spazi vengono mano a mano ristrutturati e

insieme restituiti ad una nuova funzione. Complessivamente i lavori sono costati 830 mila euro. ©

riproduzione riservata.

Il Gazzettino

Ristrutturati i servizi di cardiologia e ortopedia: previsti ulteriori investimenti Marco Biolcati

Il governatore: «Faremo anche l' ospedale di comunità»Ecco i nuovi ambulatori e Zaia annuncia l' hospice

Page 5: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

di Elisabetta B. Anzoletti wCHIOGGIAUna nuova piastra

ambulatoriale per Cardiologia e Ortopedia. È arrivato ieri il

governatore del Veneto Luca Zaia per tagliare il nastro dei

nuovi servizi ospedalieri, che vanno a completare il polo delle

emergenze, e per annunciare l' arrivo di altri 7 milioni di euro

per continuare nell' ammodernamento dell' ospedale e del via

libera all' hospice e all' ospedale di comunità. Un' area di 530

metri quadri, costata 830.000 euro, in cui trovano spazio

ambulatori, palestra riabilitativa, sala gessi. In pratica si tratta

di una sorta di nuovo reparto organizzato in due aree

funzionali: la parte cardiologica (310 metri quadri) comprende

sette ambulatori (Tilt test, Eco-stress, Ecg, ciclo ergometro,

elettrofisiologia, medicazioni, scompenso), ampia palestra

riabilitativa, sala d' attesa, segreteria, depositi e servizi igienici;

la parte ortopedica (140 metri quadri), comprende un

ambulatorio, sala gessi, sala d' attesa, servizi e magazzini. «Il

nuovo complesso», spiega il direttore generale dell' Usl 3, Giuseppe Dal Ben, «è stato realizzato nell'

area lasciata libera dalla "vecchia" Terapia intensiva, a sua volta trasferita sopra il nuovo Pronto

soccorso. Prosegue dentro l' ospedale un domino virtuoso, secondo cui gli spazi vengono mano a

mano ristrutturati e restituiti a una nuova funzione in chiave migliorativa. Il nostro ospedale continua a

crescere, siamo solo a metà del guado perché abbiamo progetti per altri 7 milioni di euro (19 ne sono

già stati spesi negli ultimi 6 anni, ndr). Siamo l' unico ospedale vicino alla spiaggia e l' unico punto di

riferimento sulla Romea». Per l' occasione è arrivato a Chioggia Zaia che ha ricordato come solo nel

2010 circolasse voce che l' ospedale avrebbe dovuto chiudere. «Niente di più falso», spiega Zaia,

«abbiamo dimostrato con i fatti che la sanità di Chioggia meritava una risposta adeguata e l' ha avuta.

Assieme a Dal Ben continueremo in questo percorso di rinnovamento. Per rispondere ai soliti

disfattisti annuncio che è pronta la delibera che dà il via all' hospice e all' ospedale di comunità.

Eroghiamo 80 milioni di euro di prestazioni sanitarie all' anno, 2 milioni di accessi al Pronto soccorso,

chiaro che qualcosa ogni tanto può non funzionare, ma è bene ricordarsi che il 90% dei tumori al

seno nelle donne del Veneto viene curato e che abbiamo una sanità di eccellenza. Un grazie va detto

anche ai professionisti che operano dentro e fuori l' ospedale, agli infermieri e agli operatori. Una

volta si usava portare un salame o una bottiglia di vino quando si veniva dimessi dall' ospedale, i

tempi sono cambiati ma un grazie ogni tanto ci si dovrebbe ricordare di dirlo».©RIPRODUZIONE

RISERVATA.

La Nuova di Venezia eMestre

Ospedale di comunità arrivano altri 7 milioniChioggia. L' annuncio di Zaia all' inaugurazione della nuova piastra ambulatoriale L' area di530 metri quadrati è costata 830 mila euro, via libera anche all' hospice

Page 6: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

CONEGLIANO (el.gi) All' ospedale De Gironcoli, la cappella

diventa sala convegni. L' esistenza della piccola chiesetta era

correlata alla degenza ospedaliera, ora non più attiva presso

la struttura di via Manin. E anche alla presenza delle suore

dell' ordine di Maria Consolatrice, proprietarie del De Gironcoli

fino al 2006. Le religiose hanno lasciato il nosocomio nel 2011

dopo 70 anni. Lo spazio occupato dalla cappella (nella foto)

cambierà dunque destinazione d' uso, progetto che va nella

direzione dell' ottimizzazione degli spazi dell' edificio.

Diventerà una sala convegni della capienza di novanta posti

per ospitare riunioni, incontri, seminari del polo universitario

che ha sede nel nosocomio di via Manin, e dell' azienda socio

sanitaria. Oggi, alle ore 18.30, nella cappella si terrà una

Santa Messa conclusiva di ringraziamento, che sarà celebrata

dal vescovo, monsignor Corrado Pizziolo. I lavori di

realizzazione della sala convegni inizieranno a breve. L'

azienda sanitaria conta di terminarli per fine anno. Gli arredi sacri che attualmente ammobiliano la

chiesetta saranno destinati alle suore che gestivano l' ospedale e alla diocesi di Vittorio Veneto. L'

organo, invece, andrà alla cappella dell' ospedale di Vittorio Veneto.

Il Gazzettino (ed.Treviso)

CONEGLIANO (el.gi) All' ospedale De Gironcoli, la cappelladiventa sala convegni.

Page 7: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Faccio riferimento all' articolo di Cristina Giacomuzzo dal titolo

"Disturbi neuropsichici, un bimbo su 5 ne è affetto", pubblicato

sul GDV del 24 agosto, per riportare la voce delle associazioni

dei genitori "Autismo Triveneto" e "Angsa Veneto Onlus",

unitamente a quelle raccolte da fondazioni e cooperative che

gestiscono servizi per minori ed adulti affetti da disturbi dello

spettro autistico.La notizia del "declassamento" del servizio di

neuropsichiatria infantile da "unità complesse" a "unità

semplici" ha suscitato sconcerto, preoccupazione e tristezza.

Fino al 2000 le famiglie spesso si dovevano accontentare di

una diagnosi di "Disturbi Generalizzati dello Sviluppo", ritardo

di linguaggio, disturbi del comportamento, e vagavano in centri

pubblici o privati, in regione o in Italia, per avere maggiori

chiarezza sulle difficoltà del loro figlio. Le Associazioni

periodicamente si facevano carico di organizzare convegni,

seminari, giornate di studio, aperti sia ai professionisti dei

Servizi sanitari delle Ulss, sia agli insegnanti e agli operatori che si occupavano di minori ed adulti

con autismo. Dal 2003 la "Fondazione Brunello onlus" di Vicenza si è impegnata con un' offerta

formativa, per diagnosi e intervento, rivolta ai componenti dei team autismo, Npi, psicologi,

logopedisti, educatori professionali, ovvero le figure professionali che operavano nei Servizi di

neuropsichiatria infantile. E così ha continuato nella sua offerta periodica di aggiornamento e

approfondimento sugli strumenti diagnostici, sulla conoscenza di realtà operative di Servizi di altre

regioni italiane, il tutto per pervenire a diagnosi più precoci e più corrette e favorire la progettazione,

in team, degli interventi abilitativi e riabilitativi rispondenti agli specifici bisogni della persona in carico.

Se oggi si dice che "l' autismo è in aumento" è proprio perché le diagnosi sono più precise e corrette,

frutto dell' attenta osservazione e valutazione dei componenti di un team multi professionale,

dedicando tempi per verifiche, programmazione e rapporti con i contesti di vita, ovvero famiglia e

scuola. A nome di tutte le famiglie e di tutte le istituzioni che si occupano dei bambini e ragazzi con

disturbi del neurosviluppo (autismo, disturbi dell' attenzione e dell' iperattività, disturbi del

comportamento, epilessia, disabilità intellettiva, disturbi alimentari e disturbi neurologici complessi)

chiedo che la posizione della Regione Veneto sia conosciuta anche attraverso questa mia

comunicazione affinché riveda la sua decisione di ridimensionare le Unità Operative di

neuropsichiatria infantile, garantendo la continuità di un lavoro interprofessionale e interdisciplinare,

come quello in atto, e rispondente alle direttive nazionali e regionali, e alle scelte sanitarie delle

Regioni più avanzate.Luciana BrunelloVicenza.

Il Giornale Di Vicenza

«Disturbi infantili e la modifica delle "unità"»

Page 8: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

di Alice FerrettiContrarre l ' epatite A, mangiando un

tramezzino. Scoprire che la breve pausa pranzo tra il turno

della mattina e quello del pomeriggio è diventata un' assurda

trappola. È l' incubo in cui sono piombati una quindicina tra

commercianti e professionisti di via Umberto I, a due passi da

Prato della Valle. Qui l' infezione che si contrae consumando

alimenti contaminati dalle feci di un soggetto infetto, si è

diffusa a macchia d' olio. Al momento i casi accertati sono

quindici. I più fortunati sono stati ricoverati per una settimana,

gli altri anche per venti giorni. E tuttora c' è chi sta subendo

strascichi importanti.Ciò che sta rendendo l' atmosfera

esplosiva in via Umberto I, è che c' è anche un indiziato. È il

bar Bacaro Quadri al civico 58, perché è lì che andavano a

mangiare a pranzo tutti coloro che hanno contratto l'

infezione.Il gestore, chiaramente, si difende respingendo ogni

accusa: «Sono solo cattiverie, qui è tutto in regola».Ma rabbia

e malcontento montano, lì nelle vicinanze. «Prima stavo benissimo, l' epatite mi ha debilitato così

tanto che ho subito conseguenze gravi anche su altri organi e ora sono costretto a subire un

intervento chirurgico all' uretra», spiega tanto preoccupato quanto arrabbiato un negoziante della

strada. Arrabbiato, perché come tutti i suoi colleghi commercianti è sicuro di aver contratto l' epatite A

nel bar della via. Tutti i contagiati avrebbero infatti mangiato tramezzini, toast o panini al bar Bacaro

Quadri. Vi si recavano quotidianamente non solo per il caffè ma anche per il pranzo o per un veloce

spuntino pomeridiano. Sono convinti di aver contratto qui la malattia che li ha debilitati in massa, nell'

arco di un paio di settimane, costringendoli a ricoveri ospedalieri e a trafile di cure ed esami del

sangue che si prolungano ancora.«Non è un caso che tutti noi siamo stati contagiati dall' epatite nello

stesso momento, e proprio dopo aver mangiato nel bar in questione», racconta un altro negoziante.

«Abbiamo la certezza di essercela presa mangiando quei tramezzini». Nel rione da oltre un mese tutti

non fanno che parlare di questa storia. Il passaparola è passato di negozio in negozio, di studio in

studio. Anche i residenti, nell' arco di breve tempo, ne sono venuti a conoscenza. Qualcuno ha

pensato che fosse il caso di accertare se il bar rispettasse tutte le norme igienico-sanitarie, se fosse

in regola. E così la segnalazione è arrivata all' Usl. Gli ispettori sono usciti un paio di volte e hanno

controllato da cima a fondo l' esercizio commerciale. Non hanno trovato nulla di irregolare, com' era

prevedibile.Il problema infatti non era tanto di conservazione dei cibi o di mancata osservanza delle

leggi, quanto di contaminazione. Difficile dunque trovare qualcosa che non andasse. Difficile anche

provare di aver contratto la malattia proprio in quel luogo. Dopo essere state sottoposte a tutte le cure

necessarie, le persone contagiate dall' epatite A infatti si sono messe in contatto tra loro con l' intento

di vedere se fosse possibile denunciare il bar. «Il problema è che non è facile dimostrare che

abbiamo contratto il virus proprio in questo bar, anche se la logica dice questo», spiega una

Il Mattino di Padova

Quindici clienti infettati dall' epatite APaura in via Umberto I, sotto accusa il bar Bacaro QuadriAnche in Veneto manca il vaccinoper adulti In Italia 1.400 casi registrati in nove mesiContagio misterioso

Page 9: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

professionista con studio lungo la via, «Addirittura il barista, dopo un primo momento in cui ha

respinto qualsiasi responsabilità, è andato personalmente a scusarsi con uno di noi per l' accaduto.

Ma ormai era troppo tardi, la malattia era in corso e molti si trovavano già ricoverati all' ospedale».

Page 10: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

L' Ulss 5 deve avere un milione dagli Istituti polesani, oltre a

63.352 euro da Mauro Mantovani, già amministratore delegato

dell' ente, in solido con gli Istituti stessi, e 237.609 euro da

Giampaolo Pecere, direttore dal 2004 dei Distretti sociosanitari

dell' Ulss 18 di Rovigo e Badia, dal 2011 Distretto Medio

Polesine, e dal 2007 al 2010 anche coordinatore sanitario

interno degli Istituti. A stabilire il risarcimento di danno erariale,

la sentenza del maggio scorso della Corte dei Conti,

recependo la quale l' Ulss si è subito messa in moto. E, dopo

le verifiche e la nota del 9 agosto del procuratore regionale

della Corte dei conti, che attesta la sussistenza di «tutti i

presupposti per l' iscrizione ipotecaria giudiziale», l' Ulss

Polesana si è mossa. «Dell' intenzione di avvalersi della

facoltà di iscrivere ipoteca sui beni dei soggetti debitori, gli

stessi sono stati informati con note raccomandate con ricevuta

di ritorno e Pec, datate 11 agosto», si legge nella delibera del

24 agosto del direttore generale facente funzione Gianluigi Barausse, con la quale si dà conto che l'

avvocato Alessio Cervetti sta dando corso alla procedura di iscrizione di ipoteca, e si liquidano i

29mila euro di imposta ipotecaria all' Agenzia delle entrate. L' inchiesta penale per le ipotesi di reato

di abuso d' ufficio ed esercizio abusivo della professione - contestate in concorso a otto fra

responsabili della struttura, dirigenti medici e funzionari della Regione - non aveva superato il vaglio

del giudice per le udienze preliminari, che lo scorso settembre ha pronunciato il non luogo a

procedere. Ma la contestazione della mancanza di alcuni dei parametri richiesti per l' accreditamento,

che secondo l' accusa avrebbe reso illecitamente percepiti i finanziamenti confluiti sulla struttura,

formulata dalla Procura regionale della Corte dei Conti, è sfociata in una condanna. Secondo la

magistratura contabile, sulla base degli atti d' indagine della GdF, il personale impiegato, operatori

socio sanitari, alcuni dei quali impegnati anche nelle pulizie, infermieri, e anche medici specialisti,

sarebbe stato inferiore agli standard richiesti. Un danno per per l' Ulss che avrebbe pagato come se

questi parametri fossero stati rispettati. E l' Ulss ora presenta il conto. © riproduzione riservata.

Il Gazzettino (ed.Rovigo)

FICAROLO All' azienda sanitaria spetta un milione come risarcimento per il dannoeconomico Francesco Campi

Istituti, Ulss pronta a mettere un' ipoteca

Page 11: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

CORTINA Una storia di malasanità scuote Cortina: la

denuncia depositata ieri in Questura a Belluno è di un paziente

pugliese che lamenta ritardi nel ricovero ospedaliero, disordine

e di essere stato definito «feccia» da un medico. L' Usl 1 però

ribatte subito: «Siamo a conoscenza del caso, gestito con

professionalità. E non ci risulta alcuna offesa». La cronaca è

fresca. Parte da Foggia diretto al Putti di Cortina per farsi

ricoverare per un' osteomielite, ma dopo ore di attesa si ritrova

in ortopedia a Belluno dove è curato per malattia acuta

infettiva recente. «Il 24 agosto scorso sono andato al Putti per

farmi curare, come faccio da ormai 7 anni, per la mia

osteomielite che in quel momento era peggiorata ed essendo

in fase febbrile dovevo essere ricoverato al più presto - ha

raccontato il paziente, Luigi Russi -. Dopo aver visto che il

Putti era stato chiuso, cosa della quale non ero a conoscenza,

siamo andati, verso le ore 9, all' ospedale Codivilla e mi sono

messo in attesa di essere visitato, cosa che è avvenuta

solamente un' ora e mezza dopo il mio arrivo». Continua Russi: «A visitarmi è stato il dottor Darin,

che mi ha riconosciuto in quanto ex paziente del Putti. Mi ha medicato, ma poi mi ha riferito che non

potevo restare lì poiché non c' era l' infettivologo e che quindi dovevo essere trasferito a Belluno.

Dopo aver atteso le 14.30 per l' arrivo dell' ambulanza, una volta arrivato a Belluno, un' ora dopo

quindi, mi si è presentato lo stesso scenario. Mi è stato detto infatti che non potevano accogliermi e

che dovevo tornare al Codivilla. A quel punto mi sono arrabbiato ed è arrivato il primario del reparto

malattie infettive di Belluno dottor Francavilla». Russi nella vicenda è sempre stato affiancato dalla

moglie, la quale ha riferito che «sembrava che la preoccupazione principale fosse perché quel

paziente fosse lì anziché occuparsi di come intervenire per assisterlo e curarlo». L' ospedale di

Belluno ha così preso in carico il paziente, trasferito nel reparto di ortopedia e prima ricevuto in uno

studio, in cui la coppia è stata assistita dalla dottoressa Mondardini, del reparto infettivi. Ed è proprio

lì che, a quanto riferiscono i Russi, si è verificato uno «spiacevole episodio». «Abbiamo assistito ad

una chiamata che Mondini ha ricevuto da Francavilla. Il volume era alto, la voce forte, si sentiva

benissimo: ha chiesto se fossimo ancora lì e che "quella feccia che arrivava da Cortina" doveva

essere ricoverata». A quel punto la coppia è montata su tutte le furie. «Incredulo, ho strappato di

mano il telefono alla dottoressa per poter intervenire ma Francavilla ha agganciato». Ha dovuto

attendere, racconta, 12 ore per il ricovero. «Sono stato visitato solo in tarda serata dal dottor Saffi,

responsabile del reparto di ortopedia, il quale però mi ha subito detto che lui il giorno seguente

sarebbe andato in vacanza e non avrebbe potuto seguirmi». Così è stata Mondardini ad occuparsi

del paziente, tuttora ricoverato all' ospedale di Belluno. Sono accuse gravi quelle contenute nella

Corriere del Veneto (ed.Treviso)

Malasanità, un paziente denuncia i medici «Al San Martinomi hanno chiamato feccia»Coppia pugliese accusa l' ospedale: ricovero dopo 12 ore. L' Usl: nessun insulto

Page 12: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

denuncia presentata all' Ufficio prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Belluno.

«Sono a conoscenza del caso - ha risposto il Direttore Sanitario della Usl 1 Dolomiti, il dottor

Giovanni Pinotti - ma ci tengo a precisare che il paziente è stato trasferito a Belluno poiché si trattava

di malattia acuta infettiva recente e non di una vecchia osteomielite riacutizzata e l' ospedale di

Belluno ha competenze in più per curare un' infezione di questo tipo». Pinotti chiude: «Mi piacerebbe

inoltre pensare che le osteomieliti venissero trattate non come casi a sé ma direttamente nelle città

dove nascono quei problemi. Ogni centro dovrebbe avere medici chirurghi capaci di saper affrontare

complicanze di questo genere. Per quanto riguarda la dichiarazione da parte del dottor Francavilla

sentita al telefono dal paziente non ne sono a conoscenza e non mi risulta che si sia espresso così».

Page 13: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

L' Aidm, Associazione interregionale disabili motori onlus,

torna all' attacco sullo stato di salute dell' ospedale di

Malcesine. «La struttura è ormai abbandonata a se stessa»,

sostiene la presidente dell ' Aidm Denis Montagnoli.I

poliomielitici in particolare si lamentano che i lavori di

adeguamento dell' impianto antincendio sono fermi da diversi

mesi. «I pazienti divisi tra i due padiglioni A e B hanno notevoli

difficoltà di spostamento nonostante sia stato messo a

disposizione un vecchio pulmino. Inoltre all' interno gli infissi

cadono a pezzi, le apparecchiature delle palestre sono rotte e

non sono mai state riparate», sottolinea Montagnoli, che

aggiunge: «L' apparecchiatura per la pressoterapia è guasta

da due anni e ad oggi è ancora inutilizzabile». L' elenco dei

disservizi continua: «I bagni per i pazienti disabili sono privi di

sicurezza: i seggiolini per le docce o non ci sono, o vengono

aggiustati alla meno peggio. Diverse porte sono rotte. I lettini

per le palestre sono insufficienti per le terapie costringendo così alcuni pazienti, con grandi difficoltà

di movimento, ad effettuare le terapie da terra».«Quello che dispiace», commenta Montagnoli, «è la

mancanza di comunicazione da parte dell' Ulss, a cui sono state inoltrate diverse email per ottenere

chiarimenti che, però, non sono mai arrivati».La situazione dell' ospedale di Malcesine sarà in primo

piano all' ordine del giorno nella prossima assemblea generale dell' Aidm, fissata per sabato 9

settembre alle 15, al padiglione B dell' ospedale della Val di Sogno.L' Ulss 9 Scaligera, dal canto suo,

fornisce alcuni importanti aggiornamenti sul piano della riqualificazione della struttura ospedaliera di

Malcesine, a partire dall' intervento di adeguamento della struttura alla normativa antincendio con

fondi regionali, intervento già deliberato dal direttore generale Pietro Girardi lo scorso giugno e per il

quale ora si attende il via libera da Venezia.«Prevediamo che verso la fine di settembre la Regione

emetterà il decreto di finanziamento per i lavori», spiegano dall' Ulss 9, fissando anche una possibile

data di ripartenza. «Si ipotizza di iniziare ad organizzare il cantiere a partire dal prossimo 18

settembre».

L'Arena

MALCESINE. Protesta dell' Associazione disabili motori che chiede conto all' Aziendasanitaria

«Ospedale abbandonato a se stesso, ora basta»Tra i problemi, il fermo lavori per la messa a norma antincendio L' Ulss: «Presto ilfinanziamento si ipotizza di partire in settembre»

Page 14: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

padova Esiste un tratto comune a tutte le chiacchierate e a

tutte le telefonate sul nuovo ospedale di Padova. Un non

detto, anzi un non scritto. Alla fine, prima di salutare o di

chiudere la chiamata, tutti gli interlocutori - più o meno

qualificati - concludono con un sospiro e un «tanto non si farà

mai». Perché la strada del nuovo polo sanitario della città del

Santo che dovrebbe racchiudere in sé la sapienza

universitaria, la speranza della ricerca e un' assistenza di

eccellenza capace di convogliare tutta la popolazione sanitaria

regionale è sempre stata in salita anche quando i terreni su cui

doveva essere realizzato erano qualche metro sotto il livello

del mare. Ma lasciando alle spalle la vicenda di Padova Ovest

che ha riempito per anni documenti ufficiali e pagine di

giornale per poi finire in una bolla di sapone, anche San

Lazzaro non sembra destinato a un futuro migliore (e anche

San Lazzaro ha riempito documenti e giornali, per non farci

mancare nulla). La cessione di parte dei terreni di San Lazzaro

di proprietà del consorzio Urbanizzazione Quadrante Nord-Est al Comune (per raggiungere l' area di

400 mila metri quadrati da consegnare alla Regione per consentire la realizzazione del policlinico)

doveva essere fatta entro il 6 luglio di quest' anno come previsto dalla delibera comunale. «Basta con

queste polemiche ridicole sullo stallo di Padova Est - interviene secco il consigliere regionale e

segretario del Pd padovano Claudio Sinigaglia -. A oggi mancano i terreni e manca un progetto

esecutivo. La mancata firma del Comune è un falso problema. Stiamo parlando di una cosa che non

esiste». In effetti, carte alla mano, la cessione dei terreni da parte dei privati al Comune doveva

avvenire entro il 6 luglio di quest' anno, data in cui il piano urbanistico attuativo del Comune di

Padova e il preaccordo firmato dall' allora amministrazione Bitonci per la cessione dei terreni dei

privati al Comune sono scaduti. «Non è un problema di date - frena l' ex sindaco Massimo Bitonci -.

Come ho firmato io il preaccordo, può benissimo firmarlo di nuovo Giordani. Queste sono tutte scuse,

anche se capisco le sua difficoltà a convincere il suo vice Arturo Lorenzoni e i nove esponenti di

Coalizione Civica che siedono in consiglio comunale a fare un nuovo ospedale visto che sono pronti

a buttare tutto all' aria». Di certo il passare del tempo e il progressivo allontanamento della fattibilità

del policlinico (che fa decisamente contenta una parte dell' elettorato padovano e, di conseguenza, di

una parte della maggioranza di Giordani che insiste sulla realizzazione «nuovo su vecchio») sono

due degli elementi che stanno facendo pensare alla Regione di traslocare al di fuori di Padova e che

mettono in seria difficoltà l' università e la Scuola di Medicina che sul nuovo ospedale si giocano l'

eccellenza della Sanità e della ricerca padovana come ribadito in più occasioni dal presiedente della

Scuola di Medicina Mario Plebani e dal rettore del Bo Rosario Rizzuto. «Ora corriamo il rischio di

restare al palo - riflette il deputato Domenico Menorello - io sono un sostenitore di nuovo su vecchio

Corriere del Veneto (ed.Padova)

Azzerato il nuovo ospedale scaduti i termini per le areeI terreni dovevano essere ceduti entro il 6 luglio, l' iter comunale va rifatto da capo

Page 15: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

perché temo che al centro della città resti un ground zero, ma non si può prescindere dal parere dell'

università. Credo che Giordani debba firmare l' accordo magari chiedendo rassicurazioni sul futuro

dell' attuale ospedale». Sulla stessa linea d' onda anche il senatore Udc Antonio De Poli convinto che

«se la strada di nuovo su vecchio dovesse rivelarsi impraticabile sarebbe deleterio porre dei veti. Ora

è il momento del dialogo con l' università». L' allarme della politica però rischia di arrivare fuori tempo.

Tra il 7 giugno del 2016 (data in cui c' è stato l' ultimo incontro del comitatone tecnico per il nuovo

ospedale) è infatti passato più di un anno e nel frattempo (oltre a essere scaduto il termine del

programma attuativo per la cessione dei terreni dei privati al Comune) è cambiato anche il codice

degli appalti che prevede regole più stringenti per gli accordi di programma. «In effetti senza un

progetto dell' opera che comprenda i volumi, i metri quadrati e tutti i dettagli tecnici, l' opera in sé non

esiste - puntualizza l' architetto e docente dello Iuav Umberto Trame che ha seguito tutte le fasi del

comitato tecnico in questi anni -. Credo che la questione non possa essere risolta finché non sarà

chiaro che a Padova servono due ospedali: un policlinico universitario collegato alla Scuola di

Medicina in cui si fa ricerca e assistenza per problemi complessi e un ospedale di città che presti

assistenza per i casi di routine».

Page 16: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

VENEZIA Si è insediata ufficialmente ieri a palazzo Ferro Fini

la Commissione d' inchiesta per le acque inquinate del Veneto

i n r e l a z i o n e a l l a c o n t a m i n a z i o n e d i s o s t a n z e

perfluoroalchiliche (PFAS). Il presidente è Manuel Brusco

(M5S), nominato all' unanimità, il vice è Alberto Villanova (Zaia

Presidente), il segretario è Alessandro Montagnoli (Lega

Nord). Gli altri componenti sono Massimiliano Barison (FI),

Sergio Berlato (FdI), Antonio Guadagnini (Siamo Veneto),

Maurizio Conte (Veneto per l' Autonomia), Cristina Guarda

(Alessandra Moretti Presidente) e Andrea Zanoni (Pd). I nove

commissari valuteranno i risultati del monitoraggio su residenti

e alimenti contaminati da PFAS nei 21 Comuni interessati tra

Vicenza, Verona e Padova, per capire se esista una soglia di

tossicità e se tali sostanze si siano insinuate negli animali,

nelle coltivazioni e se siano pericolose. «La Commissione sarà

chiamata ad accertare la verità - dice Brusco - e lunedì

prossimo dovremmo già essere operativi, con l' audizione degli

assessori di Sanità, Ambiente e Agricoltura». (e.r.)

Corriere del Veneto (ed.Padova)

Pfas, insediata la commissione a Ferro Fini Il presidenteBrusco: «Puntiamo alla verità»

Page 17: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

VENEZIA Come da previsioni, è Manuel Brusco il presidente

della commissione d' inchiesta sul caso Pfas. Vista la

posizione della maggioranza, ieri hanno fatto un passo indietro

sia Cristina Guarda (Moretti Presidente) che Andrea Zanoni

(Partito Democratico), il quale dopo l' ennesimo bisticcio con

Sergio Berlato (Fratelli d' Italia) ha anzi proposto l' esponente

del Movimento 5 Stelle. «Inizieremo le convocazioni già lunedì

prossimo, con gli assessori e i dirigenti regionali di Sanità e

Ambiente», ha annunciato il grillino. «Dovranno essere

audizioni all' insegna del rigore scientifico», ha aggiunto il suo

vice Alberto Villanova (Zaia Presidente). L' organismo resterà

in carica per due mesi, prorogabili per altri due. «Siccome non

abbiamo tempo da perdere, ho sollecitato l' acquisizione degli

atti della commissione bicamerale di inchiesta sui rifiuti»,

riferisce Zanoni, che ha anche auspicato «una trasparenza

straordinaria» sull' attività dei commissari regionali, anche se

sul punto c' è chi ha invocato maggiore riservatezza «per rispetto delle indagini della magistratura».

Sempre ieri la dem Alessandra Moretti ha incontrato una delegazione del comitato Genitori contro i

Pfas di Lonigo: «Basta rimpalli di responsabilità e omissioni, la Regione deve dare risposte certe alle

famiglie». (a.pe.) © riproduzione riservata.

Il Gazzettino (ed.Rovigo)

IL CASO PFAS

«La commissione d' inchiesta sia trasparente»

Page 18: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

VENEZIA. A Palazzo Ferro-Fini si è insediata la commissione

regionale d' inchiesta sulla contaminazione delle acque

provocate dalle sostanze perfluoroalchiliche. A presiedere le

indagini amministrative sui Pfas sarà Manuel Brusco del

Movimento 5 Stelle, fiancheggiato da Alberto Villanova (Lista

Zaia) e Alessandro Montagnoli (Lega) quali vicepresidente e

segretario. «Nell' arco dei prossimi sessanta giorni, rinnovabili

per altri sessanta», ha dichiarato Brusco, a margine dei lavori

d' insediamento della commissione speciale d' inchiesta

«cercheremo innanzitutto di fare chiarezza su quanto è

successo e su cosa si può fare per, quanto meno, informare la

popolazione e mitigare il problema dell' inquinamento.

Fondamentale sarà il momento delle audizioni: sentiremo tutti

gli attori del territorio, le strutture tecniche competenti, gli

assessori coinvolti e naturalmente, come da nostra richiesta, l'

azienda Miteni; non sarà uno scontro, ma un momento di

confronto». «Questa è una Commissione che sarà chiamata ad accertare la verità su quello che è

successo», fa eco Villanova «e dovrà farlo nella maniera più seria possibile seguendo un metodo

scientifico, con dati certi e concreti: ai cittadini che subiscono questa situazione serve chiarezza e

quei cittadini hanno diritto di sapere cos' è successo e qual è la realtà dei fatti al di là delle polemiche

politiche». «Su una vicenda così delicata e drammatica, che coinvolge centinaia di famiglie e colpisce

la salute dei nostri figli, non si può più consentire il rimpallo delle responsabilità nonché i silenzi o le

omissioni da parte di chi ha il dovere di informare i cittadini coinvolti direttamente dal problema»,

conclude Alessandra Moretti (Pd) che ieri a Venezia ha incontrato alcuni rappresentanti del Comitato

genitori contro i Pfas di Lonigo.

Il Mattino di Padova

Brusco (M5S) a capo della commissione d' inchiesta sui Pfas

Page 19: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

La Commissione di inchiesta regionale sui Pfas è operativa.

Lavorerà per due mesi (raddoppiabili). E potrà avvalersi di

consulenti esterni, anche se non state previste voci specifiche

a bilancio. Si è insediata ieri a palazzo Ferro Fini. A presiedere

il gruppo è Manuel Brusco (M5s): «Cercheremo di fare

chiarezza su ciò che è successo per informare la popolazione

e mitigare il problema dell' inquinamen- to. Inizieremo la

settimana prossima con l' audizione degli assessori. Poi sarà

invitata anche la ditta Miteni». Il vicepresidente, Alberto

Villanova (Zaia presidente) sottolinea: «Questa Commissione

è chiamata ad accertare la verità con metodo scientifico». E

Cristina Guarda (Lmp): «L' obiettivo è dare un massiccio

contributo di verità sulla vicenda. Se non avverrà sarà un' altra

presa per i fondelli». Sempre ieri la dem Alessandra Moretti ha

incontrato una delegazione del Comitato anti-Pfas: «Scriverò

ai ministri Lorenzin e Martina : la pazienza di questi genitori è

stata logorata dalle mancate risposte della Regione». Il gruppo incontrerà il governatore Zaia martedì

6 settembre.CRI.GIA.

Il Giornale Di Vicenza

La Commissione di inchiesta regionale sui Pfas è operativa.Lavorerà per due mesi (raddopp

Page 20: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

ARZIGNANO Quasi 100mila euro spesi in manutenzione ogni

anno, che vanno ad aggiungersi ai circa 2,4 milioni che dal

2013 ad oggi sono stat i impiegat i per acquistare

strumentazione e realizzare opere di sbarramento ai composti

Pfas. A quattro anni dalla scoperta del maxi inquinamento tra il

Basso Vicentino, il Basso Veronese e la Bassa Padovana,

Acque del Chiampo fa la lista di quanto sia costato finora

tamponare l' emergenza. Il conto presto salirà a 4 milioni di

euro e la società partecipata da alcuni Comuni dell' Ovest

Vicentino nel 2016 aveva chiesto il ristoro delle spese e il

risarcimento dei danni alla Miteni, l' azienda chimica di Trissino

che Arpav imputa come responsabile negli anni passati dello

sversamento nella falda dei composti perfluoroalchilici

inquinanti. L' industria ha rigettato l' istanza, ma Acque del

Chiampo ha aderito all' esposto presentato in procura a

Vicenza dal Consiglio di Bacino. Intanto, a Lonigo, il sindaco

Luca Restello sta preparando una manifestazione popolare

per chiedere «i soldi allo Stato e la definizione dei limiti di concentrazione di Pfas», prevista per l' 8

ottobre. «È una vergogna - commenta - che il governo non abbia risposto in quattro anni alle

interrogazioni fatte dalla senatrice della Lega Nord Erika Stefani e ci sia stato solo silenzio su una

mozione che ha presentato Pierantonio Zanettin ancora nel 2013». In attesa di aggiornamenti sull'

arrivo dei finanziamenti statali da 80 milioni di euro, proseguono i lavori di manutenzione degli

impianti di trattamento, la sostituzione dei filtri a carboni attivi (che costano 98mila euro l' anno) e gli

interventi sulle infrastrutture idriche. Acque del Chiampo, che da poco ha rinnovato i vertici e ha alla

presidenza Renzo Marcigaglia e come consigliere delegato Andrea Pellizzari, ha concluso i lavori di

estensione delle reti idriche dell' acquedotto tra Lonigo e Brendola, raggiungendo un centinaio di

famiglie che prima attingevano a pozzi privati, tramite un allungamento di oltre 12 chilometri costato

1,2 milioni di euro. Il Consiglio di Bacino, presieduto dal sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin, si

riunirà il 7 settembre per prendere decisioni su nuove azioni di contrasto ai Pfas.

Corriere del Veneto (ed.Vicenza)

Difese dai Pfas, Acque del Chiampo: spesi 4 milioniMiteni, per ora, nega il risarcimento. Il sindaco di Lonigo prepara una marcia di protesta

Page 21: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

FOSSO' - Da qualche tempo, a Fossò, c' è chi trova strano il

gusto dell' acqua che esce dai rubinetti, chi la vede di colore

rosa e addirittura chi pensa sia inquinata dal Pfas. Una sorta di

psicosi diffusasi anche nei social e che ha costretto il sindaco,

Federica Boscaro, ad intervenire. Il sindaco ha chiesto a

Veritas un controllo e l' emissione di uno specifico comunicato

al riguardo. «L' acqua distribuita da Veritas è tra le migliori d'

Italia per qualità, continuamente e attentamente controllata ha

fatto sapere la società attraverso una specifica nota inviata al

Comune - L' acqua, per la maggior parte di falda, è attinta da

una sessantina di pozzi (non situati a Fossò, ndr.) a una

profondità che arriva a 300 metri. La potabile che esce dai

nostri rubinetti è attentamente controllata attraverso il nostro

laboratorio aziendale che preleva 17mila campioni e analizza

200mila parametri. La sua qualità è controllata in maniera

indipendente anche dall' Arpav e dalle Usl competenti. Non vi

è traccia di sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas). Dalle oltre 200 verifiche eseguite in proposito con

avanzate tecniche non è mai emerso alcun problema in proposito. (V.Com.

Il Gazzettino

Vittorino Compagno FOSSÒ Dubbi sui social ma Veritas smentisce: «È tra le migliori d'Italia»

«L' acqua è rosa e ha uno strano sapore»FOSSÒ

Page 22: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Due milioni 800mila euro. È la cifra che Acque del Chiampo ha

speso in quattro anni, dall' estate 2013 quando è emersa l'

emergenza ad oggi, per il problema perfluori alchilici. Senza

contributi da Regione, Stato e Miteni, azienda da dove si

sospetta possa essere partito l' inquinamento. Nel dettaglio 2,4

mil ioni di euro di opere e 400 mila per gestione e

manutenzione impianti di trattamento e filtri ai carboni

attivi.COSTI. Il Consiglio di Bacino Valchiampo, che riunisce le

società Acque del Chiampo e Medio Chiampo, ha ribadito più

volte, anche con un esposto, la richiesta alla Miteni di ripristino

ambientale del sito e di compartecipazione alle spese. «Ma

finora nessuna risposta», sottolinea il presidente Giorgio

Gentilin. Anche Acque del Chiampo si è attivata. «C' è un'

azione legale verso la Miteni per il riconoscimento del danno

cagionato - spiega Andrea Pellizzari, consigliere delegato di

Acque del Chiampo - ma senza limiti di legge fissati a livello

nazionale non ci sono obblighi. I 2,8 milioni di euro spesi quindi sono a totale carico di Acque del Chiampo e dei comuni e si sono riversati sul rinvio di opere o sulle tariffe». Nell' Ovest Vicentino si lavora di squadra: il Consiglio di Bacino nel 2014 ha destinato 400mila euro ad Acque del Chiampo per i primi interventi, a fine 2015 altri 300mila euro per il laboratorio. Anche il Consorzio Arica ha sostenuto nel 2013 50mila euro di spesa per analisi effettuate a Francoforte. «Prima di Acque del Chiampo non c' era un laboratorio attrezzato in Italia» precisano.LIMITI. A livello nazionale non esistono ancora limiti chiari sui perfluori alchilici, pfoa e pfas. Nel 2013 il senatore del Pdl Pierantonio Zanettin aveva presentato una mozione sottoscritta da numerosi parlamentari, tra cui i vicentini Erika Stefani Lega Nord, e Rosanna Filippin Pd, per chiedere al Governo di introdurre un limite massimo della concentrazione di pfas nelle acque potabili. «Quella mozione attende ancora una risposta -

precisa la senatrice Stefani - da allora ho presentato diverse interrogazioni parlamentari per sollecitare il Ministero. Niente». «Come Consorzio Arica nel 2013 siamo intervenuti subito imponendo dei limiti in via precauzionale - aggiunge Renzo Marcigaglia, oggi presidente di Acque del Chiampo -

in assenza di legislazione abbiamo operato con buon senso».MANIFESTAZIONE. Il sindaco di Lonigo Luca Restello ha lanciato una manifestazione popolare l' 8 ottobre a Lonigo insieme ai comitati no pfas. «Ho invitato 300 sindaci dei comuni di Vicenza, Padova e Verona interessati dal problema - precisa - mi aspetto tanti cittadini soprattutto. Vogliamo far capire allo Stato che deve pagare, finora non hanno tirato fuori un quattrino, e la stiamo pagando noi che l' abbiamo subita. E che finalmente metta un limite nazionale ai perfluori. Il Governo si deve vergognare. La gente ha paura». «Serve una normativa- ribadisce il consigliere delegato Andrea Pellizzari - è il momento di pretenderla dal Governo».

Il Giornale Di Vicenza

ARZIGNANO/1. Dopo 4 anni dall' emergenza Acque del Chiampo fa il punto su quantorealizzato

Per i Pfas spesi 2,8 milioni «Ma nessun contributo»Pellizzari: «Risorse finora tutte a carico dell' ente gestore e dei comuni» Stefani: «Dalgoverno manca ancora la definizione dei limiti di legge»

Page 23: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

PORTOGRUARO - La Regione ha autorizzato all' Ulss 4 l'

acquisto di un angiografo e di un mammografo con

tomosintesi per una spesa complessiva che sfiora i 500 mila

euro. L' angiografo verrà dato in dotazione alla Chirurgia

Vascolare di Portogruaro, diretta dal dottor Antonio Zanon, e

acconsentirà a questa unità di gestire autonomamente il

posizionamento di endoprotesi nei pazienti. Negli ultimi 15

anni spiega Zanon - la chirurgia vascolare si è arricchita di

tecniche che consistono nell' introduzione di cateteri nelle

arterie, su cui sono montati dei palloncini per dilatarle, oppure

degli stent. Queste tecniche endovascolari permettono di

evitare interventi ad addome aperto per ricostruire l' integrità

vascolare. L' agiografo ci consentirà di eseguire l' esatto

posizionamento degli stent e dei palloncini. Il mammografo

digitale con tomosintesi, la cui destinazione non è ancora stata

definita, sarà un fiore all' occhiello nell' ambito dello screening

mammario. Questa strumentazione ha rivoluzionato la mammografia perché associa le immagini

acquisite in due dimensioni alla tomosintesi tridimensionale multistrato. Di conseguenza il

mammografo con tomosintesi può rilevare anche le più piccole alterazioni che indicano la presenza di

un tumore mammario, permette inoltre una minore erogazione di radiazioni al paziente e la tecnologia

digitale acconsente al radiologo di elaborare il contrasto delle immagini aumentando la risoluzione

per la diagnosi. Lavorare con strumentazioni all' avanguardia sottolinea il direttore generale Carlo

Bramezza significa fornire all' utenza diagnosi e cure migliori, puntuali e spesso con tempi più brevi.

Ho inoltrato alla Regione la richiesta di autorizzazione all' acquisto di nuove apparecchiature, tra cui

altri mammografi e due nuove risonanze magnetiche per gli ospedali di Portogruaro e Jesolo. (t.inf.)

© riproduzione riservata.

Il Gazzettino

ULSS 4 I due importanti macchinari costano 500mila euro

In arrivo angiografo e mammografo

Page 24: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

«La Regione mandi gli ispettori all' Ulss 22», chiedeva il

sindacato nazionale dei primari ospedalieri Anpo il 28 febbraio

2014 attraverso un esposto per punti nel quale si elencava

una serie di presunte criticità nella gestione aziendale dell'

Ulss con sede a Bussolengo. Dell' argomento si è scritto

anche sull' Arena, con un articolo del 6 marzo in cui si dava

conto della posizione di Anpo, che elencava a fronte di un

bilancio chiuso con 12 milioni di attivo la presenza di varie

carenze, tra cui la dotazione di tecnologia obsoleta, l'

in terruzione degl i screening ( in part icolare quel lo

mammografico ndr), l' esodo di 22 medici e diverse altre

questioni tutte sollevate da Donatella Noventa, presidente

regionale Anpo, e Marco Pradella, segretario nazionale. Allora

direttore generale dell' Ulss 22 era Alessandro Dall' Ora, oggi

dg di Serit, che all' epoca non aveva gradito l' esposto dell'

Anpo, amplificato negli effetti dagli articoli apparsi sulla stampa

locale e per questo, anche a tutela del buon nome dell' Azienda sanitaria da lui diretta, aveva sporto denuncia contro i medici firmatari per diffamazione.Ebbene, la prima sezione Civile del Tribunale di Verona ha disposto, con sentenza di primo grado pubblicata il 9 agosto 2017, di rigettare la domanda dell' avvocato Dall' Ora e dell' Ulss 22 (ora Ulss 9 Scaligera), di rifondere danni non patrimoniali quantificati in 60 mila euro in favore dell' ex dg e in altrettanti in favore dell' azienda sanitaria.Le 11 pagine di motivazioni, firmate dal giudice Francesco Bartolotti, presentano in parte i contenuti della lettera di Anpo e ripercorrono il clima teso nei rapporti tra sindacati medici e direzione generale, ricordando anche altri fatti specifici risalenti a quei mesi e al 2013. «In tal contesto complessivo», scrive il giudice, «le critiche sviluppate dai medici dell' Anpo e le conseguenti richieste di verifiche contenute nella lettera non appaiono totalmente pretestuose, benché polemiche, né risultano svincolate dai fatti oggetto di pubblico dibattito tra azienda sanitaria e sindacati da almeno un anno». La sentenza fa riferimento ad esempio all' esternalizzazione della lettura dei pap test.Il tribunale non ravvede nella lettera di Anpo nulla da criticare nemmeno in merito al linguaggio utilizzato. «Per quanto riguarda il profilo della continenza formale», si legge infatti in sentenza, «deve osservarsi come il linguaggio impiegato nella lettera del 28 febbraio 2014 appaia misurato, scevro da connotazioni deteriori circa le qualità professionali individuali del direttore generale Dall' Ora, il cui nominativo non risulta neppur menzionato. Le espressioni utilizzate appaiono quindi idonee allo scopo, inteso alla sollecitazione degli amministratori regionali in ordine alla politica gestionale, alla sicurezza degli standard qualitativi dei servizi per i pazienti e alla tutela del personale ospedaliero... senza degenerare in apprezzamenti gratuitamente offensivi o dileggianti della persona del direttore generale e senza censure generalizzate sull' immagine della Ulss 22 dal medesimo presieduta».La sentenza quindi conclude in modo netto a favore di Anpo: «Considerata l' indubbia pertinenza delle critiche sollevate dai medici ad interessi pubblici di primaria importanza, deve ritenersi che il contenuto dell' esposto di cui alla lettera del 28 febbraio sia riconducibile al legittimo esercizio del diritto di critica sindacale».

L'Arena

SANITÀ. Le motivazioni della sentenza civile

Il caso dei primari Respinto il ricorso dell' ex dg Dall' OraIl sindacato Anpo chiese controlli per le carenze nell' ex Ulss 22

Page 25: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Medici contro le vaccinazioni, si indaga per danno erariale. La

Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha

chiesto all' Ordine di Treviso l' invio dei fascicoli del

procedimento che lo scorso aprile ha portato alla radiazione

dall' Albo professionale del dottor Roberto Gava, il cardiologo

dell' ospedale di Castelfranco schierato contro le vaccinazioni. Si apre così un nuovo filone di indagine, parallelo alla radiazione, anche se non è chiara la direzione intrapresa. «C' è un doppio alone di mistero rispetto alla richiesta della Procura» si legge nella circolare interna diramata nei giorni scorsi dalla Fmonceo «in primo luogo, non sembra evincersi se il danno erariale oggetto della ricerca sia da attribuire ai provvedimenti comminati dagli ordini o all' attività dei medici dissenzienti verso la somministrazione di vaccini». Oltre al caso del dottor Gava, sotto la lente della Procura generale della Corte dei Conti è finita anche la posizione del collega

milanese Dario Miedico, radiato per aver tradito - secondo l' Ordine - il giuramento d' Ippocrate

proclamandosi contrario alla vaccinazione di massa. La richiesta di documentazione sarebbe stata

formulata all' inizio di luglio dal viceprocuratore generale Domenico Peccerillo, che ha scritto alla

presidente della Fnomceo Roberta Chersevani invitando l' ente ad acquisire il materiale aggiuntivo

richiedendolo agli Ordini provinciali. «La documentazione del fascicolo in possesso della Procura» si

legge nella circolare dell' Ordine nazionale «necessita di ulteriori elementi utili all' esercizio dell'

azione erariale» e si ritiene necessario «acquisire tutta la documentazione probatoria». Si chiede

pertanto la trasmissione di «tutti i fascicoli afferenti i provvedimenti disciplinari». La Procura sarà

quindi chiamata a ricostruire e ad analizzare la posizione del dottor Gava, valutando l' eventuale

danno erariale, da lui provocato o a lui inferto. Gli atti richiesti dalla Fnomceo all' Ordine trevigiano, a

integrazione del materiale già in possesso della Procura, riguardano il fascicolo aperto nel febbraio

del 2016. Un faldone di prove che a suo tempo era stato completato con le dichiarazioni del dottor

Gava, espresse davanti alla commissione valutatrice. Dopo oltre un anno di lavoro, l' istruttoria aveva

portato a ritenere che l' operato dello specialista dell' ex Usl 8 non fosse conforme alla deontologia

medica. Da qui la decisione di radiarlo dall' esercizio della professione e il ricorso del medico Gava,

che ha fatto appello alla Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie (Cceps).

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La Tribuna di Treviso

Medici, indagine per danno erarialeLa Procura generale chiede all' Ordine gli atti relativi alla radiazione del trevigiano anti-vaccini Roberto Gava

Page 26: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Medici contro le vaccinazioni, si indaga per danno erariale. La

Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) ha

chiesto all' Ordine di Treviso l' invio dei fascicoli del

procedimento che lo scorso aprile ha portato alla radiazione

dall' Albo professionale del dottor Roberto Gava, il cardiologo

dell' ospedale di Castelfranco che opera anche a Padova

schierato contro le vaccinazioni. Si apre così un nuovo filone

di indagine, parallelo alla radiazione, anche se non è chiara la

direzione intrapresa. «C' è un doppio alone di mistero rispetto

alla richiesta della Procura» si legge nella circolare interna

diramata nei giorni scorsi dalla Fmonceo, «in primo luogo, non

sembra evincersi se il danno erariale oggetto della ricerca sia

da attribuire ai provvedimenti comminati dagli ordini o all'

attività dei medici dissenzienti verso la somministrazione di

vaccini». Oltre al caso del dottor Gava, sotto la lente della

Procura generale della Corte dei Conti è finita anche la

posizione del collega milanese Dario Miedico, radiato per aver tradito il giuramento d' Ippocrate

proclamandosi contrario alla vaccinazione di massa. La richiesta di documentazione sarebbe stata

formulata all' inizio di luglio dal viceprocuratore generale Domenico Peccerillo, che ha scritto alla

presidente della Fnomceo Roberta Chersevani invitando l' ente ad acquisire il materiale aggiuntivo

richiedendolo agli Ordini provinciali. «La documentazione del fascicolo in possesso della Procura» si

legge nella circolare dell' Ordine nazionale, «necessita di ulteriori elementi utili all' esercizio dell'

azione erariale». Si chiede pertanto la trasmissione di «tutti i fascicoli afferenti i provvedimenti

disciplinari». La Procura sarà quindi chiamata a ricostruire e analizzare la posizione del dottor Gava,

valutando l' eventuale danno erariale, da lui provocato. Gli atti richiesti dalla Fnomceo all' Ordine

trevigiano, riguardano il fascicolo aperto nel febbraio del 2016. Un faldone di prove che a suo tempo

era stato completato con le dichiarazioni del dottor Gava, espresse davanti alla commissione

valutatrice. Dopo oltre un anno di lavoro, l' istruttoria aveva portato a ritenere che l' operato dello

specialista dell' ex Usl 8 non fosse conforme alla deontologia e all' etica medica. Da qui la decisione

di radiarlo dall' esercizio della professione e il conseguente ricorso del medico, che ha fatto appello

alla Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie.

Il Mattino di Padova

No-vax, altri guai per Gava ipotesi di danno erarialeNel mirino il medico padovano già radiato dall' Ordine per le sue posizioni L' inchiesta dellaCorte dei conti coinvolge anche un secondo professionista

Page 27: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Ad una dozzina di giorni dalla prima scadenza, sull' obbligo

vaccinale la giunta Zaia ha deciso di non decidere. Ieri il tema

dell' immunizzazione di bambini e ragazzi, a cui è subordinata

l' iscrizione ad asili e scuole, è stato affrontato nella seduta del

martedì a Palazzo Balbi: solo discussione e nessuna delibera,

però, «perché questo decreto l' ha voluto lo Stato, non la

Regione, che infatti ha presentato ricorso». Questo tuttavia

non significa che sarà disapplicata la legge statale, tant' è vero

che le Ulss si sono già messe in moto, per garantire non solo

le iniezioni ma anche le informazioni su documenti e

autocertificazioni da fornire ai plessi. Per ora vale dunque solo

la circolare inviata dalla direzione regionale Prevenzione alle

aziende sanitarie, nella quale sono state indicate le modalità

organizzative con cui gestire le richieste delle famiglie. Entro il

10 settembre per i nidi e le materne, ed entro il 31 ottobre per

gli altri gradi di istruzione, i genitori dovranno infatti

consegnare alla scuola il certificato vaccinale (rilasciato dall' apposito ambulatorio) o un' autocertificazione (il relativo modulo è scaricabile da alcuni siti aziendali), così da attestare le somministrazioni già effettuate, in relazione ai dieci sieri imposti dalla normativa; nel caso in cui il ciclo non sia ancora stato completato, sarà ritenuto valido anche un documento che conferma la richiesta di appuntamento. Qualche Ulss, come ad esempio la 6 Euganea, ha annunciato l' invio a mamme e papà dei bimbi da 0 a 6 anni di un sms che ricorda l' imminente termine e ha stilato un programma di aperture straordinarie degli ambulatori vaccinali per fare fronte all' afflusso dell' utenza. Qualche altra, come la 4 Veneto Orientale, ha rammentato via Internet che il percorso dovrà comunque essere completato per il 10 marzo. Entro dieci giorni a partire da quella data, infatti, le scuole invieranno alle aziende sanitarie l' elenco degli iscritti non in regola: quelli fino a 6 anni saranno esclusi dagli asili, mentre per gli alunni di elementari, medie e superiori scatteranno le sanzioni da 100 a 500 euro, che secondo la norma saranno elevate dalle Ulss ma incassate dal ministero della Salute. «A quel punto si arrangi lo Stato a fare tutto, anche a rispondere alle difficoltà operative delle scuole, perché noi abbiamo un sistema vaccinale d' eccellenza che non necessitava certo di essere appesantito da imposizioni che non condividiamo per nulla», sbotta Elena Donazzan, assessore regionale all' Istruzione, che ieri ha portato l' argomento in giunta. «La nostra anagrafe vaccinale è all' avanguardia, caso unico in Italia, tanto che paradossalmente saremo i migliori anche nell' adeguarci ad un obbligo che comunque contesteremo davanti alla Corte

Costituzionale»,aggiunge il collega Luca Coletto, titolare della Sanità. © riproduzione riservata

Il Gazzettino (ed.Belluno)

La giunta Zaia non delibera sull' obbligo che condiziona le iscrizioni. Aziende sanitarie mobilitate

«Il nostro sistema è all' avanguardia, lo Stato risolva i problemi che causa»Entro il 10 settembre per i bimbi da 0 a 6 anni vanno attestate le iniezioni L' Ulss rilascia il documento, ma vale anche la dichiarazione dei genitori

Page 28: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Massima informazione, omogenea per tutte le scuole del

capoluogo. E rigore nell' applicazione del decreto Lorenzin - a

cominciare dalla tolleranza zero per i figli delle famiglie no vax

che manifesteranno l' intenzione di non vaccinare i propri figli:

nessun accesso e nessuna frequenza per loro nei nidi e nelle

scuole dell' infanzia - ma anche un invito a cercare il dialogo e

il confronto con le famiglie più dubbiose e restie e (anche con

quelle intransigenti e dichiaratamente no-vax?), per l' interesse

supremo di far prevalere «la salute dei bambini e la salute

pubblica».E' la linea che sarà adottata nel comune di Treviso

per applicare il decreto Lorenzin. Lo hanno deciso ieri a Ca'

Sugana, nella attesa riunione operativa, l' assessore alla

pubblica istruzione del Comune, Anna Caterina Cabino, e i

dirigenti della scuole dell' infanzia e dell' obbligo della città, sia

pubbliche che paritarie.«Le norme sono chiare e valgono per

tutti», ha ricordato l' assessore della giunta Manildo, «e

impone obblighi a tutti, alle famiglie come alle scuole, alle autorità sanitarie come agli enti locali, abbiamo riesaminato la legge, in particolare per nidi e scuole d' infanzia che partiranno a breve e che hanno tempi oggettivamente più stretti».Sul piano concreto, è stato deciso di inviare una lettera a tutte le famiglie con figli nella fascia 0-6 anni, con un modulo comune per tutti nidi e asili pubblici e privati. Modulo che ricalca quello del ministero. «Vogliamo garantire la massima informazione alle famiglie, e non alimentare alcuna confusione su una materia così delicata», ha aggiunto Cabino, «i dirigenti mi hanno assicurato che c' è una certa lentezza da parte della famiglie, ma siamo ancora in periodo di ferie. Nella scuola dell' obbligo (6-16 anni), le famiglie sono state informate, magari al momento dell' iscrizione o tramite sito».L' assessore e i dirigenti hanno concordato anche sull' impegno di dialogare e comunicare al massimo con le famiglie, per ribadire i criteri che pongono al centro la linea scientifica dell' efficacia dei vaccini per assicurare la salute dei bambini e quella pubblica.«Il diritto di un genitore non può dare origine ad un pregiudizio per i propri figli», ha ribadito Cabino, che già si era appellata nei giorni scorsi ai genitori invocando la «priorità etica della salute dei figli sulla libertà di scelta dei genitori».Erano presenti, oltre all' assessore Cabino - affiancata dalla dirigente Federica Franzoso, dalla funzionaria Gloria De Prà, dalla referente del Comune per i due asili nido di Fiera e San Paolo, Dora Leone - i dirigenti scolastici Milena Valbonesi (istituto comprensivo 1), Michela Busatto (Ic 2), Mario Dalle Carbonare (Ic 3 e 5), Antonio Chiarparin (Ic 4), don Carlo Velludo, dirigente della Fism, Antonio Dotto, presidente dell' Ipab Appiani-Turazza.Infine, l' assessore Cabino ha voluto sgombrare i l campo sull ' assenza dell ' Usl 2, invitata espressamente.«Nessun problema», ha voluto precisare l' assessore. «con il dottor Gallo (responsabile del servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell' Usl 2 ndr) che aveva precedenti impegni e non è potuto venire ci siamo sentiti, mi ha inviato tutto il materiale e ci siamo confrontati a lungo ieri (lunedi ndr). C' è la massima collaborazione per una legge così importante per i nostri figli: la salute è un diritto primario». (a.p.)©RIPRODUZIONE RISERVATA.

La Tribuna di Treviso

I figli dei no-vax fuori da nidi e materneMassimo rigore, tolleranza per chi vorrà mettersi in regola (c' è tempo fino al 15 marzo). Ierisummit operativo a Ca' SuganaL' OBBLIGO DEI VACCINI A SCUOLA

Page 29: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Mentre le Usl si stanno organizzando per rispondere

alle migliaia di richieste di certificati vaccinali, ma anche

di vaccinazioni, presentate in questi giorni dai genitori degli

alunni di età compresa tra zero a 16 anni, la Regione ha

dato mandato all' avvocato Luca Antonini di presentare il

secondo ricorso contro l' obbligo vaccinale imposto dalla

nuova normativa statale come condizione per la

frequenza in asili, elementari, medie e biennio di superiori

e Centri professionali. Lo ha annunciato il presidente Luca

Zaia nel corso della giunta di ieri: all' impugnazione

del decreto Lorenzin davanti alla Corte Costituzionale

decisa lo scorso 13 giugno, nei prossimi giorni seguirà un

secondo ricorso contro la legge di conversione dello

stesso. Con una differenza sostanziale: stavolta il Veneto chiede anche la sospensiva dell' obbligo, per gli studenti da zero a 16 anni, di assumere dieci vaccini: antipoliomelitica, antidifterica, antitetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-

Haemophilus influenzae tipo b, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella. Pena sanzioni

da 100 a 500 euro e la non iscrizione a Nido e materne. E la chiede subito, contestualmente all' inizio

dell' anno scolastico. «Siccome il decreto legge è stato convertito in legge con modificazioni è

necessario impugnare anche quest' ultima, che appunto contiene cambiamenti, per esempio il

numero di vaccinazioni obbligatorie scende da 12 a 10 (e le multe sono meno salate, prima

arrivavano ai 7500 euro, ndr ) - spiega il professor Antonini, ordinario di Diritto costituzionale all'

Università di Padova ed esperto di ricorsi in materia di Sanità -. L' obbligo rimane lesivo della

normativa regionale, basata su consenso informato, libero convincimento e alleanza terapeutica. La

legge di conversione mantiene la rigidità dell' obbligatorietà, con numerose contraddizioni interne già

riscontrabili nel decreto legge. Per esempio: secondo la giurisprudenza l' obbligo si giustifica solo

quando c' è un interesse della collettività da tutelare che non può essere tutelato in altro modo. Non

lo ravviso in relazione alla situazione del Veneto - avverte l' avvocato - che vanta un livello di

copertura vaccinale nettamente al di sopra della soglia critica stabilita dall' Oms nell' 85%. Il decreto

legge confonde la soglia critica con la copertura ottimale del 95% (secondo l' Oms necessaria a

garantire l' immunità di gregge, cioè la protezione anche dei soggetti che non possono essere

vaccinati per motivi di salute, ndr ). Nel Veneto il livello di copertura è sopra al 90% e senza alcuna

costrizione. Non c' è emergenza tale da giustificare il ricorso al decreto legge». Quanto alla

sospensiva, precisa il professor Antonini: «L' avevamo solo annunciata con la prima impugnazione,

perchè aspettavamo la legge di conversione, ora la chiediamo ufficialmente. Depositeremo il ricorso

nei prossimi giorni». Insomma, continua la «disobbedienza ideologica» del Veneto, che però, come

Corriere del Veneto (ed.Padova)

Vaccini, secondo ricorso della Regione «Stavolta chiediamola sospensiva»Palazzo Balbi impugna la legge sull' obbligo. Coletto: «La coercizione non serve»

Page 30: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

già disse due mesi fa l' assessore alla Sanità, Luca Coletto, nella pratica rispetta la legge dello Stato.

Anche se con una piccola forma di protesta: venerdì scorso il Dipartimento di Prevenzione ha inviato

a tutte le Usl una circolare con le «Prime indicazioni operative regionali per l' applicazione della legge

119 del 31 luglio 2017». «Doveva essere una delibera - rivela l' assessore all' Istruzione, Elena

Donazzan - ma il presidente ha deciso di non emanarla perchè i contenuti non sono di nostra

competenza». «Con la coercizione non si va da nessuna parte - dice Coletto - la copertura di gregge

era già prevista dalla legge regionale 7 del 2007 che aveva sospeso l' obbligo vaccinale. La legge

dello Stato, poi, contiene strane indicazioni. Esempio: da zero a 6 anni se non sei vaccinato non vai a

scuola, da 7 a 16 anni se paghi la multa ci vai. Non ha senso».

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Page 31: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

(Al.Rod) Da questa mattina, il complesso socio-sanitario ai

Col l i r iserverà 52 post i auto agl i utent i e ai loro

accompagnatori. Nell' area di maggiore flusso veicolare,

corrispondente al perimetro del Padiglione 1, la sosta sarà

consentita con esposizione del disco orario dalle 7 alle 14. I

posti riservati non potranno essere utilizzati da dipendenti,

fornitori, tecnici esterni e collaboratori dell' Ulss Euganea. «La

riorganizzazione della viabilità e l' individuazione dei parcheggi

ad uso esclusivo dei cittadini spiega il direttore generale dell'

ULSS 6 Euganea Domenico Scibetta -, rappresenta un

significativo miglioramento nell' accesso e nella mobilità

interna al complesso aziendale, soprattutto per le persone

fragili e con difficoltà di movimento».

Il Gazzettino (ed.Padova)

Ospedale ai Colli, nuovo parcheggio da 52 posti auto perutenti e dipendenti

Page 32: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

PEDEROBBAIncontro l' altro ieri tra il deputato pentastellato

Federico D' Incà e il sindaco di Pederobba Marco Turato per

fare il punto sull' indagine epidemiologica a cui ha dato il via il

Comune di Pederobba e che riguarderà anche altri comuni

della zona. Per farla partire si attende il pronunciamento del

comitato etico dell' Ulss 2 sulla messa a disposizione delle

cartelle cliniche. «Il mio augurio - afferma il deputato

pentastellato - è che si possa arrivare una procedura veloce e

che il comitato etico dell' Ulss2 che si riunisce in questi giorni,

chiamato in causa per deliberare relativamente alla privacy

delle cartelle cliniche e l' accessibilità di Crosignani a tali dati,

confermi la procedura, arrivando così al più presto a dare i

primi esiti. Oltre a questo, come già confermato dai primi

cittadini delle località limitrofe, credo sia opportuna la divisone

dei costi dell' indagine tra i comuni interessati. La salute è di

tutti, la salute non ha confini».Pienamente d' accordo Federico

D' Incà sulla procedura avviata dal Comune di Pederobba. «Ho voluto incontrare di persona il sindaco

- spiega D' Incà - per verificare quella che sembra essere una delle migliori prassi seguite da un

comune veneto per valutare la ricaduta in termini di salute, relativamente alla gestione dell'

emergenza sociale legata alla richiesta della Cementi Rossi di sostituire parte del combustibile

utilizzato nel forno di produzione, integrando l' attuale pet coke con la plastica in sostituzione dei

copertoni esausti che non andrebbero più bruciati». Dovrebbe essere pronto in sei mesi lo studio

epidemiologico e a Pederobba si confida che la commissione Via della Provincia tenga conto di

quanto emergerà nel decidere sul progetto della Cementi Rossi. (e.f.)

La Tribuna di Treviso

caso cementi rossi

Pederobba, indagine sui fumi C' è pure il nodo della privacy

Page 33: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

La Coldiretti del Veneto, in una nota, esprime preoccupazione

agli assessori regionali Giuseppe Pan e Luca Coletto, che

sono i titolari delle deleghe all' agricoltura e alla sanità, per il

problema dei nuovi focolai di influenza aviaria.«Le misure

adottate sono doverose in quanto precauzionali - si legge nella

lettera inviata agli esponenti di Giunta regionale - ma va tenuto

conto che il divieto di accasamento dei tacchini, ovvero l' avvio

di un nuovo ciclo produttivo, determina un fermo dell'

allevamento che ha ripercussioni pesanti sul reddito delle

imprese che hanno investito sul benessere animale e su altri

aspetti ambientali. Si tratta, infatti, per la maggioranza di

aziende d' avanguardia, con strutture altamente tecnologiche e

sostenibili dal punto di vista dell' ecosistema che non possono

permettersi di non lavorare».«La Regione - secondo Coldiretti

- deve considerare anche i danni cosiddetti indiretti e non solo

riconoscere l' indennizzo per gli abbattimenti. Si attivino quindi i fondi necessari perché il perdurare di

questa situazione rischia di mettere in ginocchio un settore di punta già provato da eventi epidemici

nel passato dai quali ha sì saputo risollevarsi, ma continua ad essere esposto a ricadute a causa di

dinamiche biologiche incontrollabili». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

Il Giornale Di Vicenza

LETTERA ALLA REGIONE. «Molti sono indiretti»

Coldiretti: «Aviaria Rischio danni enormi»

Page 34: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

Influenza aviaria: mentre nel Basso veronese si susseguono

gli abbattimenti, ieri ne sono stati avviati ben tre in altrettanti

allevamenti, Coldiretti interviene, chiedendo ristoro per i danni

che sta subendo il comparto avicolo. La sezione regionale dell'

associazione di categoria agricola, infatti, ha scritto agli

assessori regionali all' Agricoltura ed alla Sanità, Giuseppe

Pan e Luca Coletto, per esprimere la propria preoccupazione

per i nuovi focolai di contagio scoperti nella pianura scaligera.

«Le misure adottate sono doverose in quanto precauzionali»,

dice la missiva, «ma va tenuto conto che il divieto di

accasamento, ovvero l' avvio di nuovi cicli produttivi, disposto

per i tacchini determina un fermo dell' allevamento che ha

ripercussioni pesanti sul reddito delle imprese». «Si tratta per

la maggioranza di aziende d' avanguardia, con strutture

altamente tecnologiche e sostenibili dal punto di vista dell'

ecosistema che non possono permettersi di non lavorare»,

dice Coldiretti. Secondo la quale la Regione deve considerare anche i danni indiretti e non limitarsi a

riconoscere l' indennizzo per gli abbattimenti. «Si attivino i fondi necessari, perché il perdurare di

questa situazione rischia di mettere in ginocchio un settore di punta che è già provato da eventi

epidemici del passato», afferma Coldiretti. Ieri, intanto, come si diceva sono state avviate, in

ottemperanza di ordinanze disposte dai sindaci in seguito a segnalazioni delle Asl, uccisioni di

pennuti in tre allevamenti. Il primo, è quello di San Pietro di Morubio nel quale lunedì è stata

confermata la presenza del virus. Una struttura in cui c' erano 11mila tacchini. A fianco ad essa ce n'

è una seconda, con oltre 6mila tacchini, e della stessa proprietà è anche un allevamento con circa

2.500 tacchini a Cerea. Anche per questi due impianti è stato disposto l' abbattimento, come forma di

prevenzione della diffusione del contagio. Infine il ministero della Salute, che già aveva chiesto

verifiche in merito ad un' ipotetica correlazione con l' influenza aviaria, ha emanato una nuova nota

relativa ai controlli che devono essere effettuati per verificare l' eventuale utilizzo di insetticidi, Fipronil

ed Amitraz, negli allevamenti di galline ovaiole. Il Veneto è la Regione che sarà sottoposta al maggior

numero di controlli, visto che dovrà effettuarne ben 214, quasi un quarto di quelli previsti a livello

nazionale, di cui 137 in allevamenti a terra e 74 in allevamenti in gabbia. LU.FI.

L'Arena

AGRICOLTURA. Avviati gli abbattimenti in tre allevamenti nella Bassa

Aviaria, nuovi focolai «Servono più aiuti»Coldiretti: «La Regione deve considerare anche i danni indiretti: queste aziende nonpossono fermare tutto»

Page 35: Muzzio: «A Castelfranco anche la ricerca»

PADOVANon solo finanziamenti, ma anche collaborazione dal

punto di vista tecnico e gestionale: i privati possono entrare a

gamba tesa nel mondo della cultura, dando origine a esempi

virtuosi. Un caso particolare, a Padova, è il Museo della Storia

della Medicina: nel 2014, a prendere le chiavi dell' ex ospedale

di San Francesco Grande, che fin dal 1414 ospitò il primo polo

della salute padovano, era stato Luca Quareni, imprenditore e

fondatore dell' azienda padovana QbGroup spa. Oggi il museo

è un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato,

e una delle attrazioni tra le più apprezzate dai turisti. «Ci sono

molte ragioni che possono indurre un imprenditore a investire

in cultura» spiega Francesco Peghin, ex imprenditore e attuale

presidente della Fondazione Musme, «per alcuni lo slancio

viene da una particolare sensibilità nei confronti dell' arte o di

specifici progetti. Per altri può esserci un interesse più diretto:

nel caso del Musme, c' è stata un' azienda che lavora nel

campo medico, quindi il settore è lo stesso. A prescindere dalle motivazioni, comunque, è una scelta con molti risvolti positivi: sicuramente in termini di visibilità e di marketing, non solo dell' azienda ma anche personali. Penso a Diego della Valle che ha voluto finanziare il restauro del Colosseo: è stato un investimento molto impegnativo, ma con riscontri importanti». Il caso del Musme, oggi, rimane un esempio un po' a sé stante: «L' impegno economico per il restauro del palazzo era difficilmente gestibile con il solo intervento pubblico» continua Peghin, «e anzi, sarebbe stato forse un po' avventato arrischiarsi in un' impresa che poteva rivelarsi non redditizia. Invece è stato siglato un accordo di collaborazione che ha permesso di arrivare dove siamo oggi: il museo ha molti visitatori, i bilanci sono in equilibrio. E da imprenditore, pur rappresentando in questo caso la parte pubblica, posso dire che la scelta è stata lungimirante. È un modello da replicare». Tanto più che l' ingresso nel progetto (con Università, Regione, Provincia, Comune, Azienda ospedaliera e Ulss) di QbGroup è stato fondamentale anche dal punto di vista tecnico: «L' azienda» conclude Peghin, «ha messo a disposizione la sua esperienza tecnologica: le modalità espositive del Musme sono le stesse che Qbgroup utilizza per le sue attività di formazione medica, e sono anche l' elemento distintivo e più di successo del museo».

Il Mattino di Padova

gli imprenditori

«Musme, modello di sinergia finanziamenti ma anche idee»