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Nota alla RassegNastampa

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INdICe

3 In primo piano“Abolire le nuove regole”Maxiribasso a CesenaticoCrediti bloccati per gli ingegneriMeccanica, largo agli ingegneriIngegneri, risorse per la ripresaI professionisti vogliono un canale tvIngegneri in campoNon passa l’emendamento sulle StpNelle gare di ingegneria va indicata la parcella

11 Centro studi CNIProgettisti, più convenienti i vecchi minimiCon i vecchi minimi costi giù di mille euroIngegneri donna, la maternità frena la carrieraIngegneri, occupazione in ripresa

16 professionistiIl bluff dei fondi europeiFondi Ue: professionisti a bocca asciuttaPos: pagano gli studiResponsabilità “pesante” per i professionistiProfessionisti, deriva in agguatoAmmortizzatori negli studiAbusivi messi all’angoloNuove garanzie per gli orfani dell’AlboLe Stp anche di capitale vanno incentivate

27 anacStretta dell’Anac sulle variantiCantone: meno leggi più bandi-tipoDall’Anac requisiti soft per le gareImporti a base di garaLavori pubblici aperti ai giovaniIl rimborso spese non bastaNell’appalto anche senza tassa

35 ediliziaEcco i bandi per l’edilizia scolasticaGli italiani tornano al mattoneCambia la valutazione energeticaAntincendio: due anni in più per mettersi in regola

41 CatastoAtti online da giugnoRidisegnata la mappa degli immobili

43 Infrastrutture e dissesto idrogeologicoSolo 60 grandi opereAnce: un piano da 5mila opere cantierabiliSblocca-Italia, in arrivo gli ultimi 2 miliardiProgetti al paloDissesto, il piano slitta al 2016Frane e alluvioni, bloccate 9 opere su 10

49 Banda largaSolo 60 grandi opereInternet veloce, via al piano da 6 miliardi

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Cancellare il regime di agevola-zione varato dalla legge di stabilità2015. Nella guerra dei minimi èquesto l'obiettivo prioritario delConsiglio nazionale degli inge-gneri, secondo il presidente Ar-mando Zambrano. Il Governo hapromesso di mettere ordine inmaniera completa nella materiaentro la fine dell'anno. E il Cni hagià fatto i suoi conti: qualsiasi so-luzione parte dall' accantona-mento dell'infelice sistema creatodall'ultima manovra, troppo pena-lizzante per le partite Iva a bassoreddito. Le valutazioni del presi-dente partono dalla situazione at-tuale. «Con il decretoMilleproroghe e il ripristino, sep-pure temporaneo, del vecchio re-gime dei minimi, il Governo hariconosciuto di avere commessoun errore di valutazione, cheavrebbe fortemente penalizzatouna generazione di giovani liberiprofessionisti oggi ai limiti dellapossibilità di intraprendere un la-voro e di mantenerlo».Le simulazioni lo dicono chiara-mente: se l'idea era di agevolare

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chi sta avviando la sua carriera,l'Esecutivo ha fallito miseramente.Prosegue Zambrano: «L'obiettivodi qualunque provvedimento dipolitica economica, in questo mo-mento così difficile per il Paese,deve essere di favorire i lavoratoriin ogni modo e non di penalizzarliattraverso norme che sono sem-pre peggiori di quelle precedenti».Nello specifico, secondo il presi-dente «il regime di agevolazionevarato con la legge di stabilità2015, per i redditi più bassi dellepartite Iva è peggiore del prece-dente regime dei minimi, occorreammetterlo».E questo rappresenta un segnaledi scarsa attenzione verso le par-tite Iva, dal momento che i pro-blemi del sistema di tassazioneerano stati segnalati da subito alMef e a Palazzo Chigi.«I primi segnali di pur debole ri-presa dell'economia a cui stiamoassistendo attualmente vannocolti e non soffocati attraverso unapolitica economica oculata, chedia spazio a tutti i lavoratori, in-clusi i liberi professionisti e in par-

ticolare alle professioni tecniche,più che capaci di dare un contri-buto alla crescita del Paese».Adesso si apre la partita dei ritoc-chi al sistema attualmente in vi-gore. Il Governo aveva promessoa più riprese un aggiustamentoper le partite Iva già in fase di re-cepimento della delega fiscale.Queste intenzioni sembranosmentite dai fatti: i tempi si stannoallungando. All'atto pratico è pro-babile che le incertezze segninotutto il 2015 e che soltanto alla finedell'anno, con la nuova legge distabilità, si trovi una soluzione aldilemma per il 2016. La strada daimboccare, però, è già chiara agliingegneri. «Il Cni - conclude Zam-brano - si adopererà a tutti i livelliaffinché il nuovo regime di agevo-lazione possa essere messo defini-tivamente da parte». La base dallaquale ripartire, allora, è costituitadal vecchio sistema di tassazioneper i giovani professionisti a bassoreddito.

“aBolIRe le Nuove Regole”

Il mese di marzo ha fatto registrare un’intensa attività del ConsiglioNazionale degli Ingegneri che ha trovato puntuale riscontro nellastampa nazionale. Dall’appello del Presidente Zambrano a propositodi regime dei minimi, alla segnalazione di casi eclatanti di massimiribassi nei bandi, alla ritrosia da parte delle banche ad accettare lacessione pro soluto dei crediti dei professionisti. Ripercorriamo que-sto e molto altro attraverso di articoli de Il Sole 24 Ore, Italia Oggi,Repubblica.

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Importo a base d'asta di13mila euro, aggiudicazione a350 euro. È l'incredibile casoverificatosi a Cesenatico, doveun bando del Comune per l'af-fidamento dell'incarico di co-ordinatore della sicurezza infase «di esecuzione dei lavoridi recupero antico lavatoio» èstato assegnato con un ri-basso record del 97 per cento.Ma il Consiglio nazionaledegli ingegneri attacca: sitratta di una procedura ano-mala e palesemente illegit-tima. Il caso viene fuori da una notadel Cni. Gli ingegneri, infatti,hanno già denunciato la pro-cedura anomala all'Anac diRaffaele Cantone. Nel docu-mento dei tecnici del Consi-glio nazionale si sottolineacome non sempre rispondaall'interesse della commit-tente «aggiudicare il contrattoal concorrente che abbia of-ferto il prezzo più basso, neicasi nei quali l'offerta risultianomala». Il Codice dei con-tratti pubblici, infatti, obbligal'amministrazione aggiudica-trice a valutare se un'offertapresenti sospetti di anomalia,procedendo alla sua verificadi attendibilità. L'affidamento degli incarichidi progettazione non è esentedall'applicazione di questi cri-

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teri. Davanti ad un'offerta di350 euro (a fronte dei circa13mila euro della base d'asta),l'amministrazione avrebbedovuto immediatamente rico-noscere la natura di prezzofuori mercato e non di prezzomigliore. Allora, per il Cni, ilcaso di Cesenatico è palese-mente illegittimo «perl'omesso accertamento preli-minare dell'attendibilità del-l'offerta presentata a frontedella consistenza del ribassopraticato e, comunque sia, perla sua mancata esclusionetrattandosi di offerta chiara-mente anomala».Di questa situazione parla ilpresidente del Cni, ArmandoZambrano: «Casi del genere –spiega – sono possibili graziead un'anomalia della norma-tiva. Tutte le spese in materiadi sicurezza nell'ambito dei la-vori pubblici sono escluse dalribasso. Proprio perché sullasicurezza non si può rispar-miare, dovendo garantire lamassima attenzione e qua-lità». Eppure tra queste spesenon sono contemplate quelleper il coordinatore per la sicu-rezza, appaltate «sempre conil criterio del prezzo più bassoe con ribassi che spesso rag-giungono soglie vergognose,come quella del Comune diCesenatico».

Zambrano difende la figuradel coordinatore per la sicu-rezza che «sia in fase di pro-gettazione che di esecuzione èinvece fondamentale per ga-rantire che gli interventi per lasicurezza siano progettati edeseguiti con la massima curaed attenzione. L'amministrazione di Cesena-tico con tale aggiudicazione siè assunta una grave responsa-bilità e ha messo a grave ri-schio l'incolumità deilavoratori che opererannonell'appalto». Conclude, al-lora, il presidente: «L'aggiudi-cazione è illegittima eabbiamo provveduto a inviareformale segnalazione al presi-dente dell'Anac Cantone.Sulla sicurezza non si puòspeculare. Purtroppo, com-plice un legislatore miope estazioni appaltanti irrespon-sabili, in Italia ciò accade an-cora, come dimostra proprioil caso di questo appalto».

maxIRIBasso a CeseNatICo

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Sblocca crediti con il conta-gocce per i professionisti chevantano crediti verso la p.a.L’allarme arriva dal Consiglionazionale degli ingegneri, chein una nota diffusa ieri ha evi-denziato come molto spesso ipropri iscritti si vedano ne-gare dalle banche l’ok alla c.d.cessione «pro soluto». Il pro-blema è legato ad un ostacolonormativo-contabile, per lacui rimozione si chiede l’inter-vento del Ministero dell’eco-nomia e delle finanze.L’art. 37 del dl 66/2014 (legge89/2014) ha consentito a chivanta verso la p.a. crediti persomministrazioni, forniture,appalti e prestazioni profes-sionali di cederli a un istitutodi credito. La cessione opera«pro soluto», nel senso chedal momento del suo perfe-zionamento libera il creditoreoriginario dalle conseguenzedell’eventuale inadempi-mento del debitore. Essa,inoltre, può contare su unagaranzia statale che dovrebbeconsentire al cedente di spun-tare condizioni particolar-mente vantaggiose rispetto aquelle di mercato: le banche,infatti, possono applicare unapercentuale di sconto (com-prensiva di ogni onere e com-missione) non superiore all’1,90% in ragione d’anno per

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importi ceduti sino a 50 milaeuro, ovvero all’1,60% in ra-gione d’anno per importi ec-cedenti i 50 mila euro.Ma per i professionisti, talemeccanismo il più delle voltesi inceppa. Il problema è cheesso, per espressa previsionenormativa, si applica esclusi-vamente ai crediti commer-ciali di parte correntematurati al 31 dicembre 2013(purché certificati dall’ammi-nistrazione debitrice). In basealle norme della contabilitàpubblica, tuttavia, le spese so-stenute dalla Pa per incarichiquali le progettazioni o le con-sulenze assegnate a professio-nisti esterni, quando sonodirettamente collegabili conun’opera pubblica, devono es-sere allocate fra quelle inconto capitale.Da qui il «non possumus»delle banche, che di fatto ta-glia fuori la maggior parte deiprofessionisti. In pratica, solole spese per prestazioni pro-fessionali non direttamenteriferibili a investimenti, qualiad esempio le consulenze dinatura giuridica, economico-aziendale, fiscali, sulla sicu-rezza e salute dei lavori, sonoclassificate come spese cor-renti e quindi rientrano nelperimetro della cessione prosoluto.

Gli ingegneri non contestanoil modus procedendi degliistituti bancari, ma chiedonouna revisione normativa ouna circolare che consenta diconsiderare l’effettiva naturadelle spese (di fatto correnti,anche se contabilizzate nelconto capitale), anche per evi-tare disparità di trattamento«Il Cni», afferma il presidenteArmando Zambiano, «si stamuovendo affinché il Mini-stero dell’economia e delle fi-nanze si adoperi moltorapidamente per un chiari-mento ed eventualmente peruna modifica del comma 1dell’art 37 del dl 66, che deter-mina, nei fatti, l’esclusione dimolti liberi professionistidalla possibilità di cessionepro soluto dei propri creditivantati nei confronti della p.a.Chiediamo, pertanto, chetutte le prestazioni professio-nali siano considerate esatta-mente per quello che sono,ovvero spese di parte cor-rente, mettendo un punto fi-nale su una vicenda, quelladei debiti contratti dal p.a.,mai pagati, che non fa onore aquesto paese».

CRedItI BloCCatI peR glI INgegNeRI

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Sono molto richiesti, ma diffi-cili da reperire sul mercato:agli ingegneri informatici emeccanici viene offerta un'as-sunzione a tempo indetermi-nato, una retribuzione inizialefino a 28 mila ? lordi annui. Èquesto, secondo le stime diPage Personnel, multinazio-nale inglese che si occupa di ri-cerca e selezione di giovaniprofessionisti, il futuro lavora-tivo per i neolaureati in Inge-gneria nei settori Technology eOil&Gas.L'ingegnere informatico si oc-cupa dell'elaborazione delle in-formazioni e deve essere ingrado di prevedere eventualiproblematiche che derivanodalla loro trasmissione. Svolgeattività di pianificazione, pro-gettazione, realizzazione, ge-stione ed esercizio di sistemi einfrastrutture per la trasmis-sione e l'elaborazione delle in-formazioni, nonché dellamodellizzazione e simulazionedi sistemi fisici.Una figura come quella dell'in-gegnere informatico, quindi, èrichiesta per la progettazionedi microprocessori, sviluppo diapplicazioni web complesse,progettazione di programmi osistemi specifici del settore e intutto ciò che riguarda disposi-tivi e circuiti elettronici, an-tenne ecc. Dal punto di vista

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economico ci sono vantaggianche per candidati con pocaesperienza: per gli IngegneriInformatici, per esempio, lostipendio medio nei primi 18mesi di lavoro può arrivare finoai 30 mila annui lordi.La difficoltà di trovare candi-dati idonei, però, non derivasolo dal numero limitato di im-matricolazioni in queste fa-coltà. Molto dipende anchedalle competenze personali,linguistiche ed attitudinali ri-chieste: la perfetta conoscenzadell'inglese è una caratteristicaimprescindibile per ruoli diquesto tipo, ma non sonomeno importanti la flessibilità,disponibilità a viaggiare e ot-time capacità di lavoro in team.Nel settore Oil&Gas, inoltre, lagestione e lo sviluppo di im-pianti all'estero e di piatta-forme offshore in oceanocostringono a lunghi sposta-menti. Sono Texas, Paesi Scan-dinavi, Brasile e Middle East lemete più battute.L'ingegnere meccanico, invece,si occupa della progettazione,sviluppo, stima e produzione dimacchine ed impianti di ognitipo.Tenuto conto delle singole spe-cializzazioni professionali, gliingegneri meccanici sono dun-que chiamati allo sviluppo, as-sicurazione della qualità,

valutazioni e produzione. Nellosvolgimento del proprio lavoroquesta figura professionaledeve tener conto naturalmentedelle conoscenze tecniche escientifiche, ma anche di altriaspetti legati alla produzione:leggi in materia, normative re-lative alla sicurezza e proble-matiche ecologiche.Si occupa anche del coordina-mento e del controllo di tutto ilprocesso produttivo nei singolireparti, esegue prove di funzio-namento e di affidabilità e testsui materiali impiegati.«A livello di senior si tratta diprofessioni ben retribuite»,precisa Francesca Contardi,amministratore delegato diPage Personnel Italia, «ben tu-telate e che assicurano espe-rienze di lavoro stimolanti edinteressanti, ma purtroppo an-cora molto di nicchia e pococonosciute». «Per incentivare icandidati a intraprendere corsidi laurea in queste aree sa-rebbe necessario, fin dal liceo,dar loro più informazioni sulmercato del lavoro. Non tutti isettori sono in crisi e questenicchie positive ne sono la di-mostrazione: qui la disoccupa-zione è quasi nulla e ci sonoprospettive di crescita profes-sionale e personale altissime»,aggiunge Francesca Contardi.

meCCaNICa, laRgo aglI INgegNeRI

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I dati Istat più recenti sem-brano confermare un leggeromiglioramento dell'occupa-zione per l'anno 2014, dopo iripetuti e vertiginosi cali degliultimi due. Le percentuali appaiono an-cora minime (+0,4%, pari a88 mila unità in confronto al-l'anno precedente), ma forsepotremmo leggere il datocome la tanto auspicata inver-sione di tendenza di cui era-vamo in attesa. Di fatto,comunque, il lavoro resta laprincipale criticità che il paesesi trova a dover ancora affron-tare (sempre secondo i datiIstat continua il calo degli oc-cupati 15-34enni e dei 35-49enni, rispettivamente -148mila unità e -162 mila unità) esu questo versante gli inge-gneri non smettono di riba-dire come la categoriarappresenti una risorsa chel'Italia dovrebbe saper sfrut-tare di più e meglio: «Sonomolteplici i comparti dovesiamo impegnati e dove le no-stre professionalità sono ingrado di porsi come un valoreaggiunto», spiega il vicepresi-dente vicario del Cni FabioBonfà. «Investire nella prevenzionesismica e idraulica, nel rispar-mio energetico, nell'innova-zione tecnologica, non

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significa solo consentire unmiglioramento delle condi-zioni di vita del paese, maanche favorire la crescita diuna occupazione non esclusi-vamente ingegneristica. Nell'Assemblea nazionale delgennaio scorso, il Cni ha pre-sentato una ricerca del Centrostudi con cui si è dimostratoconcretamente l'effetto molti-plicatore degli investimentinei settori dove l'ingegneriasvolge un ruolo decisivo. Si tratta numeri significativi,100 euro di domanda aggiun-tiva in termini di attività diprogettazione nel campo del-l'ingegneria e dell'architetturagenerano 210 euro nel restodel sistema economico, 100euro di domanda aggiuntivanel campo dell'Informationcomunication tecnology quasi200». Gli esempi sotto indi-cati, prosegue Bonfà, «testi-moniano come la ricchezzadelle competenze ingegneri-stiche possa rappresentare al-trettante opportunitàoccupazionali per l'Italia».

INgegNeRI, RIsoRse peR la RIpResa

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E’ nata la tv che parla di pro-fessioni, mestieri, start up edeconomia reale. Si chiama Re-teconomy, ha pochi annidivita, ma si è già ritagliata unospazio nell'offerta televisiva emultimediale. Grazie a Sky(canale 816), il web e i socialmedia, oggi, la rete televisiva,che ha sede a Torino, è ingrado di raggiungere oltre 5milioni di potenziali spetta-tori. L'emittente è stata creatanel 2011 come voce dei com-mercialisti italiani. Tempo due anni e il passaggiodi mano a Open Dot Coni, lasocietà specializzata in soft-ware, con una forte presenzadi commercialisti tra i suoisoci, l'ha trasformata in una tvvera e propria con 4 milioni dieuro di investimenti.«Abbiamo deciso di puntaresui settori meno seguiti dalletelevisioni tradizionali»,spiega Andrea Baracco, am-ministratore delegato di Rete-conomy. L'emittente oggi è di fatto unapiattaforma ideata per entrarein contatto con i protagonistidell'economia italiana ed in-térnazionale (manager, im-prenditori e professionisti).«Il nostro canale è orientatoal mondo del business, e nonescludo che ci possano essereaperture agli Ordini - dice Ba-

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racco - tra l'altro, trattiamogià temi che in qualche modotoccano molte professioni,come gli approfondimentisulla voluntary disclosure.Senza considerare, poi, ilmondo dei commercialisti,degli avvocati e degli archi-tetti che seguiamo da semprecon grande attenzione».Altra nota innovativa, l'emit-tente ha una forte compo-nente femminile in un mondostoricamente maschile comequello dell'economia e delleprofessioni. Il direttore è donna, Elisa Pa-doan, 37 anni: «Lo definireiun piccolo miracolo dettatonon da una scelta a monte, masemplicemente da selezioniche hanno visto emergere piùgiornaliste che giornalisti. Unmotivo d'orgoglio per noi».Elisa Padoan ha visto crescereil gruppo negli anni, e parlacon entusiasmo dei formatpiù innovativi: «Nel palinse-sto ci sono trasmissioni moltoparticolari come "Spazio pro-fessioni" gestito con Confpro-fessioni, "Focus profes-sionisti", oltre a quattro pro-grammi nell'ambito fiscale etributario ("Tax and legai","Tgfisco", e "Direttafisco","Obbiettivo consulenza" checoinvolge i 15 principali studitributaristi italiani).

Una ricca offerta che apre leporte a molti professionisti, enon solo».Ma quali sono gli strumentimultimediali maggiormenteutilizzati dagli Ordini? Alcunihanno una web tv, altri prefe-riscono i canali You Tube e so-cial network. Prendiamo ilcaso del Consiglio nazionaleforense. L'attività di comuni-cazione video è essenzial-mente finalizzata ad offrireagli avvocati un servizio di"approfondimento", e agliutenti vari informazioni. Il Cnf non utilizza una web tvintesa come un canale televi-sivo con una specifica pro-grammazione, ma realizzaalcune "campagne video" perraccontare la vita dei fori o inoccasione di particolarieventi, soprattutto formativi.E il caso dei Congressi di ag-giornamento giuridico-fo-rense. I video sono pubblicati sul ca-nale You Tube del Consiglio,promosso negli ultimi dueanni in sinergia con una new-sletter settimanale agli iscritti.Oltre a questo, il Consigliofornisce, a partire dal propriosito istituzionale, un serviziodi diretta streaming di eventie convegni (l'ultima edizionedel Congresso di aggiorna-mento forense ha visto, per

I pRofessIoNIstI voglIoNo uN CaNale tv

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esempio, collegati oltre 5.300utenti unici).Anche gli ingegneri hanno uncanale You Tube ("tutto inge-gneri.it") dove pubblicano in-terviste, immagini e videodegli appuntamenti più im-portanti. Senza dimenticareTwitter e Facebook: «Gli stru-menti telematici ed informa-tici accanto a nuove modalitàdi telelavoro sono alla basedella nostra "rivoluzione in-formatica" - spiega ArmandoZambrano, presidente Consi-glio Nazionale Ingegneri - lamultimedialità è diventata unelemento fondamentale». IlConsiglio nazionale dei chi-mici presenta un'offerta si-mile: «Trattiamo una materiacomplessa da spiegare e dacapire - spiega Armando Zin-gales, Presidente ConsiglioNazionale dei Chimici- glistrumenti multimediali a di-sposizione sono alleati irri-nunciabili che ci consentonodi dialogare con la società sutematiche che altrimenti ri-sulterebbero troppo tecni-che».Stesso discorso per il Consi-glio nazionale degli architetti,come spiega Simone Cola,presidente del dipartimentoCultura, promozione e comu-nicazione dello stesso ente:«Il nostro sito internet Archi-

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world risale agli anni '90.Oggi non abbiamo una vera epropria web tv, ma pubbli-chiamo video, proponiamo lostreaming degli eventi più im-portanti e rendiamo disponi-bile la nostra rivista digitale.L'obiettivo è integrare al me-glio tutti gli strumenti di co-municazione per dareinformazioni utili ai nostriiscritti». Per finire con l'Asso-ciazione nazionale consulentidel lavoro che ha una web Tv(Ancl web tv), dotata di tg set-timanali, dirette di eventi eguide curate dagli esperti.Quanto agli ordini territoriali,le iniziative non mancano. Glipsicologi della Lombardiapropongono un tg di 5 minutie sezioni tematiche, cosi comei professionisti dell'Emilia Ro-magna (Oper tv), Nel frat-tempo è nata anche la primaweb tv dei notai (di Como eLecco) creata con l'intento didare vita a un canale di comu-nicazione diretto con i citta-dini é le imprese. Insomma,un mondo potenzialmente inespansione, ancora tutto daesplorare.

Promuovere una proficua col-laborazione tra l'Agenzia delleentrate e i professionisti sulversante di una sempre piùavanzata digitalizzazione deiservizi immobiliari. Questol'obiettivo del convegno «Ca-tasto digitale: semplice, ve-loce, trasparente»,organizzato dalla Direzioneregionale del Lazio dell'Agen-zia delle entrate, dall'Ordinedegli architetti, dall'Ordinedegli ingegneri e dal Collegiodei geometri della provinciadi Roma, che si è svolto oggi aRoma presso la Casa dell'ar-chitettura. Al lavoro comunefra architetti, ingegneri, geo-metri e rappresentanti del-l'Agenzia delle entrate cheabbiamo svolto nel Lazio», haprecisato Fabrizio Pistolesi,consigliere dell'Ordine degliarchitetti di Roma e provin-cia, «ha portato a definire leprassi più efficaci per rendereil catasto e le sue procedurepiù efficienti e ci consenteoggi di mirare meglio la for-mazione specifica dei profes-sionisti».

I pRofessIoNIstI voglIoNo uN CaNale tv

INgegNeRI IN Campo

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Il Consiglio nazionale degli in-gegneri giudica positivamentel'inammissibilità dell'emen-damento alla Camera di Fran-cesca Bonomo (Pd) chemirava a "sanare" i rapporticontrattuali tra soggetti pri-vati e società di ingegneria.«Si tratta del fallimento del-l'ennesimo tentativo di intro-durre un condono tombaleper gli illeciti compiuti dallesocietà di ingegneria che, ille-gittimamente, hanno debor-dato dall'ambito delle proprieattività, stabilite dalla legge,per avviare rapporti contrat-tuali con soggetti privati» hacommentato il presidente Ar-mando Zambrano.

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Nelle gare di ingegneria e di ar-chitettura l'amministrazionedeve sempre allegare il calcolodella parcella per consentire aiconcorrenti di verificare l'esattadeterminazione dell'importo;negli affidamenti di valore infe-riore a 100.000 euro va appli-cato il principio di rotazionedegli incarichi e rispettato il di-vieto di cumulo di incarichi al disopra di un determinato im-porto; vietato l'affidamento di«consulenze di ausilio alla pro-gettazione». Sono queste alcunedelle indicazioni di maggiore ri-lievo contenute nella determinadell'Autorità nazionale anticor-ruzione n. 4 del 25 febbraio2015 recante le «Linee guida perl'affidamento dei servizi atti-nenti all'architettura e all'inge-gneria». Il provvedimento, cheaggiorna e rivede, ma non sosti-tuisce, le linee guida contenutenella determina n. 5 del 27 luglio2010 affronta in particolarel'importante aspetto dei corri-spettivi da porre a base di garaalla luce delle disposizioni con-tenute nel dm 143 del 2013, di-sciplina che nel 2010 non eraancora stata emanata e che erastata preceduta dall'abrogazionedelle tariffe professionali dispo-sta nel 2012 (art. 9 dl 112012).Su questo punto l'Anac ribadi-sce non soltanto l'obbligo perogni stazione appaltante di ap-

plicare il decreto ministeriale,sia per le gare di servizi di inge-gneria e architettura, sia per gli«appalti integrati» (appalti diprogettazione ed esecuzione),ma anche che l'amministrazione«è obbligata a riportare nelladocumentazione di gara il pro-cedimento adottato per il cal-colo dei compensi posti a base digara». Ciò deve avvenire per«motivi di trasparenza e corret-tezza» in maniera da consentire«ai potenziali concorrenti di ve-rificare la congruità dell'importofissato, l'assenza di eventuali er-rori di interpretazione o cal-colo» e, non ultimo, che non siaviolato l'obbligo di definire unimporto a base di gara che nonsia superiore al valore delleabrogate tariffe professionali. Larilevanza dell'indicazione ri-siede nel fatto che molto spessoil dm 143 non viene applicato e,quando lo è, il calcolo del corri-spettivo molto più basso (si ar-riva a sottostime anche del40%). Un altro profilo di inte-resse attiene agli incarichi al disotto dei 100.000 euro: in que-sto caso le stazioni appaltantidevono rispettare il principio dirotazione degli incarichi, fare ri-spettare il divieto di cumulo «aldi sopra di un certo importo» ecorrelare l'esperienza pregressarichiesta al progettista con le ti-pologie progettuali individuate.

NoN passal’emeNdameNto

sulle stp

Nelle gaRe dI INgegNeRIa vaINdICata la paRCella

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CeNtRo studI CNI

pRogettIstI, pIù CoNveNIeNtI I veCChI mINImI

«Il Cni si adopererà a tutti i li-velli affinché il nuovo regimedi agevolazione possa esseremesso definitivamente daparte». La battaglia, a quanto emergein questi giorni, sarà lunga enon si chiuderà prima dellafine dell'anno, nonostante gliauspici del Governo.Comunque, qualsiasi solu-zione parte dall'accantona-mento dell'infelice mec-canismo creato dall'ultimamanovra, troppo penalizzanteper le partite Iva a basso red-dito, anche alla luce dei calcolidel Centro studi. Intanto, i professionisti incas-sano una vittoria importantecon la pubblicazione dellelinee guida Anac sull'affida-mento degli incarichi di pro-gettazione. Il Dm 143/2013,che regola i parametri daporre a base di gara, diventacosì di fatto obbligatorio pertutte le pubbliche ammini-strazioni. Ma non solo. Ven-gono ammorbiditi in manieraconsistente i requisiti per ac-cedere alle gare, sia in terminidi fatturato che di personale.E arriva una sonora boccia-tura per gli appalti aggiudicaticon il massimo ribasso. Ibandi che non rispettano que-ste indicazioni, da adesso inpoi, saranno fortemente a ri-schio impugnativa.

Il confronto tra vecchio enuovo regime dei minimi èuna gara senza storia. Dicono questo le simulazioniappena elaborate dal Centrostudi del Consiglio nazionaledegli ingegneri, per mettere aconfronto i due sistemi di tas-sazione per le partite Iva abasso reddito che, in seguitoal Milleproroghe, sono desti-nati a convivere per tutto il2015. Il meccanismo introdottodalla legge di stabilità 2015 èsempre più penalizzante ri-spetto al suo predecessore: ilrisparmio, secondo le stime, siallarga sempre di più, all' au-mentare dei fatturati. Si parte da un centinaio dieuro per i redditi più bassi,per arrivare anche a millequando ci si avvicina al tettomassimo indicato dalla legge.Insomma, in base alle nuoveregole chi si trova sotto i 15mila euro di fatturato può sce-gliere tra i due sistemi. Ma,nella pratica, uno risulta es-sere sempre più convenientedell'altro. I motivi sono, soprattutto,due: le aliquote più favorevolie il diverso sistema di deduci-bilità dei costi.Così, il presidente del Cni, Ar-mando Zambrano, spiegacome gli ingegneri stiano giàlavorando per ottenere l'eli-minazione del nuovo sistema.

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CoN I veCChI mINImI CostI gIù dI mIlle euRo

l'anno in corso e con un fattu-rato fino a 30mila euro po-tranno godere di un sistemaimpositivo con un'aliquota al5% per un periodo di 5 anni ecomunque al massimo fino alcompimento dei 35 anni dietà. Chi si trova sotto i 15milaeuro di fatturato, quindi, puòscegliere tra i due sistemi.Così nasce il lavoro del Centrostudi del Consiglio nazionaledegli ingegneri. Attraverso una serie di simu-lazioni e confronti, la sua ana-lisi è andata a verificarequando conviene optare perun sistema e quando per l'al-tro. E la questione è piuttostocomplessa, dal momento chele due alternative presentanoanche altre differenze, oltre aquelle già elencate. Ad esem-pio, sul fronte delle spese. Quiil nuovo sistema ha introdottoun coefficiente per il calcolodell'imponibile che, almeno inteoria, dovrebbe portare ef-fetti simili al vecchio.In sintesi, il Centro studi delCni ha verificato, per gliiscritti a Inarcassa (ingegnerie architetti) con reddito fino a15mila euro, la maggiore con-venienza del vecchio regimedei minimi, oggi prorogato, ri-spetto al nuovo regime. Nelle simulazioni si è tenutoconto di molteplici soglie direddito e livelli di costo, cheimpattano ovviamente nelladeterminazione dell'imponi-

bile. In particolare, si sonoconsiderate situazioni in cuiun ingegnere libero professio-nista abbia costi per soli 200euro, per mille euro, per 2milaeuro, per 3mila euro, per4mila euro e per 5mila euro.In tutti i casi, anche conside-rando livelli molto bassi dicosti deducibili, il vecchio re-gime dei minimi, attualmenteprorogato fino alla fine del2015, risulta sempre più con-veniente del nuovo regime.Differenze di mille euro. Qual-che numero può aiutare acomprendere la portata delledifferenze in questione. Unprofessionista alle primearmi, con un fatturato da5mila euro, con il nuovo re-gime si trova a versare 162euro di tasse. Con il vecchio nepaga 126, se non mette in-sieme spese deducibili. Nelcaso in cui, invece, porti qual-cosa in deduzione, il rispar-mio diventa notevole. Conappena mille euro di spese,paga solo 86 euro, poco menodella metà rispetto al nuovosistema. Salendo di fatturato econsiderando il caso da10mila euro, con il nuovo re-gime e con l'aliquota più van-taggiosa (10%) ilprofessionista paga 552 eurodi tasse. Guardando al vecchio regime,facciamo il caso (realistico)che la partita Iva accantoni2mila euro di costi deducibili:

Un centinaio di euro di ri-sparmi per i redditi più bassi,che possono diventare anchemille quando ci si avvicina altetto massimo indicato dallalegge. La gara tra vecchio enuovo regime dei minimi èuna partita senza storia. Di-cono questo le simulazioni ap-pena elaborate dal Centrostudi del Consiglio nazionaledegli ingegneri. L'analisi delCni ha messo a confronto idue sistemi di tassazione perle partite Iva a basso redditoche, in seguito al Milleproro-ghe, sono destinati a convi-vere per tutto il 2015. E ilrisultato è un'indicazione uni-voca per chi si troverà davantialla scelta: il meccanismo va-rato dalla legge di stabilità2015 non conviene pratica-mente mai.La questione nasce da due in-terventi di Parlamento e Go-verno. Il primo è la legge distabilità 2015 e il secondo è ildecreto Milleproroghe. Con lamanovra è stato previsto unregime agevolato per deten-tori di partite Iva, applicabilesu un fatturato massimo di15mila euro, con un'aliquotadel 10% nei primi tre anni diattività e del 15% per gli annisuccessivi. A questo sistema èstato affiancato il vecchio re-gime, resuscitato dalla leggedi conversione del decretoMilleproroghe: coloro cheapriranno la partita Iva nel-

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CoN I veCChI mINImI CostI gIù dI mIlle euRo

pagherà solo 286 euro. Sa-lendo ancora oltre, la forbicediventa amplissima. A quota15mila euro di reddito (il li-mite massimo) il nuovo re-gime pesa 1.413 euro di tasseall'anno. Il vecchio, con 2milaeuro di oneri deducibili, ar-riva appena a 536 euro, conuna differenza pesantissimadi quasi 900 euro.I motivi di questa spaccaturacosì notevole vengono spie-gati proprio dal Centro studi.Il primo è il più evidente:«L'aliquota più bassa (5%)praticata nel vecchio regimerispetto al nuovo». Il secondo,un po' meno. Si tratta della«deduzione dei costi che hageneralmente un impattomaggiore nel vecchio regimerispetto al nuovo. In quest’ul-timo l'imponibile è calcolatosul 78% del reddito annuo ov-vero con un abbattimento del-l'imponibile al 22 per cento».C'è anche da considerare, di-cono ancora dal Centro studi,che «se anche il nuovo regimefosse esteso a redditi superioria 15mila euro (aspetto nonprevisto dalla normativa) ilvecchio regime dei minimi re-sterebbe sempre più conve-niente, nella maggioranza deicasi, rispetto al nuovo".E qui i numeri sono addirit-tura impietosi. Con il nuovoregime e l'aliquota al 15%, unfatturato di 30mila euro nepaga oltre 3mila di tasse. Con

il vecchio, e costi dedotti in-torno ai 5mila euro, si resta aquota mille.

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INgegNeRI doNNa, la mateRNItà fReNa la CaRRIeRa

della componente femminiledel campione viceversa nonha usufruito per intero di talimisure, perché non previste oper evitare di allontanarsitroppo a lungo da una posi-zione lavorativa precaria».Chi ha partita Iva, di fatto,gode di protezioni molto mi-nori: «Risultano lavorare inmedia fino all'ottavo meseinoltrato di gravidanza afronte dei sette mesi riscon-trati tra le donne ingegnerecon contratto da dipendente».E non stupisce nemmeno unaltro numero. «I153% delledonne ingegnere madri ha in-dicato che avere avuto uno opiù figli ha condizionato nega-tivamente il proprio percorsodi carriera». Sul punto inter-viene Ania Lopez, consiglierenazionale: «Avere dei figli epoterli accudire non può es-sere penalizzante per unadonna». Eppure gli strumentidi welfare sono ancora quasiassenti. «Oltre il 40% delledonne ingegnere ha chiesto,ma non ha ottenuto, di usu-fruire di forme di lavoro fles-sibile per poter accudire i figlinei primi mesi di vita». Perquesto, bisognerebbe «inve-stire seriamente su forme diassistenza più moderne: dagliasili nido aziendali o conven-zionati (a prezzi accessibili) aivoucher per pagare le presta-zioni di personale per l'accu-dimento dei figli (baby sitter),

fino al telelavoro». O, ancora,«si potrebbero introdurre age-volazioni fiscali specifiche peri lavoratori autonomi, inmodo da dargli un sostegnoconcreto».

Difficile conciliare la mater-nità con la libera professione.Così, messe davanti a unascelta, la metà delle donneimpegnate nel campo dell'in-gegneria ha dovuto accettareun ridimensionamento delleproprie prospettive di car-riera. È questo il desolantequadro ricostruito dal Centrostudi del Consiglio nazionaledegli ingegneri, in occasionedella seconda edizione di In-genio al femminile, la manife-stazione dedicata al ruolodelle donne nella professione.Per questo, è il momento dipensare a nuove forme di so-stegno, in questo campo, perle partite Iva. Secondo la ri-cerca del Centro studi, oggi ledonne ingegnere attive sulmercato del lavoro sono88mila, quasi il 19% del totaledegli ingegneri italiani. Tra diloro, ce ne sono 10mila chesvolgono la libera professionee che, quindi, sono certa-mente le più esposte a pro-blemi quando diventanomadri. Alcuni numeri diconochiaramente perché. Spiegal'analisi: «Se il 72% delledonne ingegnere intervistate,divenute madri negli ultimianni, ha indicato di avere usu-fruito di misure a sostegno etutela della maternità (con-gedo obbligatorio, assegno dimaternità, congedo facolta-tivo, permessi per accudi-mento figli), più di un quarto

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INgegNeRI, oCCupazIoNe IN RIpResa

accedere al mercato del lavoro9.300 ingegneri nelle regionisettentrionali, seimila inge-gneri nelle regioni del Centroe 12 mila nel Mezzogiorno. Infine, pesa il numero esorbi-tante dei laureati in ingegne-ria che al momento nonrisultano in cerca di occupa-zione, ossia sono «inattivi»:ben 150 mila. «I dati regi-strati», commenta Luigi Ron-sivalle, presidente del Centrostudi Cni, «inducono a spe-rare che sia in atto un'inver-sione di tendenza rispetto allacrisi che ha investito anche gliingegneri negli ultimi quattroanni. Tuttavia, ritengo sia dif-ficile recuperare in brevetempo quanto si è perduto inquesti anni, soprattutto inquei settori che hanno mag-giormente risentito della crisie che sono principalmentequelli la cui produzione non èdestinata all'esportazione. Mi riferisco, ad esempio, alsettore delle costruzioni, la cuiripresa è legata, più che a fat-tori contingenti, a interventistrutturali che per ora sten-tano a vedere la luce».

Per gli ingegneri è iniziata laripresa. Nel 2014, la richiesta di que-sto tipo di professionisti, daparte delle imprese, è infattitornata a crescere, con un in-cremento del 9% rispetto al-l'anno precedente. In più, dopo quattro anni, gliingegneri in cerca di occupa-zione sono diminuiti dell'8%.I dati emergono da una elabo-razione del Centro studi delConsiglio nazionale degli in-gegneri, dal titolo «Gli inge-gneri nel mercato del lavoro».La situazione, tuttavia, restacomunque critica, dal mo-mento che oltre 27 mila lau-reati in ingegneria sono incerca di lavoro, uno dei valoripiù alti degli ultimi 15 anni,più del doppio rispetto al2008, l'anno zero della crisi.Oggi, infatti, si stima chequasi il 7% dei laureati in in-gegneria operi all'estero. In più, nonostante le posizionidi lavoro espressamente de-stinate ai neolaureati sianoaumentate dalle 16.360 del2013 alle 17.840 del 2014,nelle regioni del Sud la situa-zione resta critica: il numerodi offerte di lavoro per i lau-reati in ingegneria, già bassodi per sé (circa due mila as-sunzioni), subisce, rispetto al-l'anno precedente,un'ulteriore riduzione del21,4%. Attualmente, il Centrostudi stima che attendano di

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pRofessIoNIstI

Il Bluff deI foNdI euRopeI

Cosme (il programma dedi-cato alle Pini) o di Horizon2020. Anche se non tutto è perduto.Qualcosa potrebbe cambiarenei prossimi mesi, con la pub-blicazione delle nuove chia-mate.Qualche piccola notizia posi-tiva, invece, arriva dagli ultimidati sull'occupazione degli in-gegneri. Calano quelli in cercadi lavoro. Ma, allo stessotempo, restano un numerotroppo alto per il mercato ita-liano. Lo dicono le elaborazioni ef-fettuate dal Centro studi delCni partendo da dati Istat. Ilcalo registrato nel 2014 è ilprimo dopo tre anni di salitafortissima. Anche se resta un'ombra: gli oltre 27mila pro-fessionisti a caccia di impiegosono davvero troppi. Siamo alivelli doppi se confrontati conil 2008. Il Sud, poi, continuaa soffrire moltissimo.

Era atteso come una svoltaper dare un po' di ossigeno aiprofessionisti. Si sta rivelandoun bluff.L' allargamento dei fondi eu-ropei alle partite Iva, annun-ciato con squilli di trombecirca un anno fa, non ha an-cora prodotto risultati. Anzi, ascorrere gli elenchi dei bandigestiti direttamente da Bru-xelles, non si trovano chia-mate tagliate su misura perarchitetti, ingegneri, geome-tri. A certificarlo è Apre, losportello che gestisce, perconto del ministero dell'Istru-zione, l'assistenza per l'ac-cesso ai fondi Horizon 2020,l'ottavo programma quadroper la ricerca: «In Horizon,ma anche in Cosme - spiegano- continuano a mancare even-tuali opportunità/topic speci-fici indirizzati ai liberiprofessionisti, almeno neiwork programme attualmentein vigore». Guardando allechiamate aperte nel 2015, sicapisce abbastanza chiara-mente qual è la questione. Siparla di accesso al capitale dirischio, di cambiamenti cli-matici, di Euratom, di sicu-rezza alimentare, dicambiamenti demografici, na-notecnologie, infrastrutture diricerca. Ma niente che ri-chiami alle professioni. Lepartite Iva, insomma, peradesso restano mestamente abocca asciutta, che si parli di

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pRofessIoNIstI

foNdI ue: pRofessIoNIstI a BoCCa asCIutta

rio, infatti, questa ha confini par-ticolarmente ampi. Si legge nellelinee guida: «Si considera impresaogni entità, a prescindere dallaforma giuridica rivestita, che eser-citi un'attività economica». Suquesta base, gli studi professionalipossono rientrare a pieno titolonell'universo dei fondi europei.In concreto, quel cambio di rottapermetteva ai professionisti di ac-cedere soprattutto ai fondi europeia chiamata diretta. Si tratta di Ho-rizon 2020 e Cosme, pacchetti in-teramente gestiti da Bruxelles. Ilprimo è il nome con il quale è co-nosciuto l'Ottavo programmaquadro, dedicato dalla Commis-sione all'innovazione e alla ricerca:vale 80 miliardi di euro e si chiu-derà nel 2020. La prima tranchedei suoi bandi è stata messa online a dicembre del 2013. Cosme,invece, è il programma dedicatodalla Direzione industria alle im-prese, soprattutto piccole e medie,con una particolare attenzione altema dell'accesso al credito, deiprestiti e delle garanzie. In questocaso parliamo di numeri decisa-mente più risicati: circa 2,3 mi-liardi di euro nel periodo che vadal 2014 al 2020. Insomma, unatorta gigantesca, da oltre 80 mi-liardi, della quale i professionistiitaliani avrebbero voluto prendereuna fettina.I risultati concreti, a un anno daquegli annunci, hanno decisa-mente tradito le aspettative. A cer-tificarlo è lo sportello che in Italiafornisce assistenza su Horizon2020, Apre. «In Horizon, maanche in Cosme - spiegano - con-tinuano a mancare eventuali op-portunità/topic specifici

indirizzati ai liberi professionisti,almeno nei work programme at-tualmente in vigore». Insomma,niente bandi per le partite Iva.Guardando alle chiamate apertenel 2015, si capisce abbastanzachiaramente. Si parla di accesso alcapitale di rischio, di cambiamenticlimatici, di Euratom, di sicurezzaalimentare, di cambiamenti de-mografici, nanotecnologie, infra-strutture di ricerca. Ma niente cherichiami alle professioni. Il pro-blema è duplice: difficile superarei rigidi paletti di selezione per ipartecipanti e, poi, ancora più dif-ficile rispondere a chiamate pen-sate per imprese e centri di ricerca.Dicono da Apre: «Ammesso che ilsingolo libero professionista su-peri le verifiche fatte in primisdalla Dg Budget e in secondoluogo rientri nei parametri delladefinizione di Pmi compilando ilrelativo questionario, non ab-biamo ben capito quali opportu-nità possono avere all'interno diHorizon 2020». L'unica alterna-tiva, per ora, è rientrare nella fi-liera dei subcontratti su alcuneattività specifiche: in altre parole,non essere gli appaltatori direttima il secondo anello della catena.Una possibilità che esisteva giànelle precedenti edizioni del pro-gramma dedicato alla ricerca. Lasperanza, comunque, non è tra-montata. Qualcosa potrebbe muo-versi a settembre, quando sarannomessi in rete i nuovi bandi. «Ve-dremo - concludono da Apre -quali novità possano esserci neiprogrammi 2016-2017, che sa-ranno pubblicati dopo l'estate».Fino ad allora, le partite Iva reste-ranno al palo.

Un bluff che non ha portato nes-suna opportunità concreta per iprofessionisti. Nonostante il ri-salto con il quale è stato annun-ciato circa un anno fa,l'allargamento dei fondi europeialle partite Iva non ha prodottoancora risultati. Anzi, a scorreregli elenchi dei bandi gestiti diret-tamente da Bruxelles, non si tro-vano chiamate tagliate su misuraper architetti, ingegneri, geometri.A certificarlo è Apre, lo sportelloche gestisce, per conto del mini-stero dell'Istruzione, l'assistenzaper l'accesso ai fondi Horizon2020, l'ottavo programma quadroper la ricerca. Corsi di formazione,risposte a quesiti, documenti:sono tra i più qualificati a parlaredella materia in Italia. E diconochiaramente che i professionistiper adesso restano a boccaasciutta, che si parli di Cosme (ilprogramma dedicato alle Pmi) odi Horizon 2020. Anche se nontutto è perduto. Qualcosa po-trebbe cambiare nei prossimimesi.Facciamo un passo indietro. Il ca-pitolo dei fondi europei per le par-tite Iva si apre ad aprile del 2014,quando l'allora commissario euro-peo all'Industria, Antonio Tajani,presenta le sue linee guida per lelibere professioni. In quel docu-mento assicura che «la Commis-sione europea aprirà aiprofessionisti l'accesso a tutti ifondi europei, sia quelli a gestionediretta che gli altri». Fino a quelmomento architetti, ingegneri egeometri erano stati esclusi dallapartecipazione alle gare. L'idea diTajani è di inglobarli nella defini-zione di Pmi. A livello comunita-

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pos: pagaNo glI studI

mento varia dai 10 ai 28 euroal mese. A questi si devonoaggiungere gli oneri dellechiamate (circa 20 centesimiper ogni operazione), più lecommissioni a favore dell'isti-tuto di credito, pari in mediaal 2% dell'importo incassato.Secondo i calcoli della Fonda-zione, un consulente del la-voro che in un anno riceve daipropri clienti 1.000 euro tra-mite un Pos tradizionale (25operazioni da 40 euro)avrebbe un costo di 172 euro,ossia il 17,2% del fatturato. «Egiusto prevenire l'evasione fi-scale, ma non imponendo aiprofessionisti di fare un re-galo alle banche di circa 2 mi-liardi di giuro», aggiunge DeLuca.Poiché finora il Pos è stato sìreso obbligatorio dal legisla-tore, ma senza la previsione disanzioni, molti studi profes-sionali hanno deciso di nonprocedere all'installazione.Sul punto è intervenuto ilConsiglio nazionale forensecon la circolare n. 10/2014,che ha chiarito come l'unicorischio per l'avvocato inadem-piente sarebbe la mora delcreditore. «La disposizioneintroduce un onere, piuttostoche un obbligo giuridico», haspiegato il Cnf, «e il suocampo di applicazione è ne-cessariamente limitato ai casinei quali saranno i clienti a ri-chiedere all'avvocato di po-

tersi liberare dall'obbligazionepecuniaria a proprio caricoper il tramite di carta di de-bito. Ipotesi che, consideratele prassi in uso nei fori, permolti colleghi potrebbe anchenon verificarsi mai».In parlamento però c'è ora indiscussione una proposta dilegge che prevede sanzionieconomiche e accessorie a ca-rico chi non si dota di Pos (siveda altro articolo in pagina).Un «bastone» che, secondo icommercialisti italiani, po-trebbe essere ammissibile sololaddove adeguatamente bilan-ciato dalla «carota» per i sog-getti virtuosi. «Pur avendoriserve sul provvedimento»,spiega il vicepresidente delCndcec, Davide Di Russo,«non siamo pregiudizial-mente contrari. Ciò che cipare inaccettabile del testo indiscussione al senato è l'am-montare abnorme delle san-zioni ipotizzate e l'idea disospendere addirittura l'atti-vità dei professionisti che nondovessero mettersi in regola».Ancora una volta, sottolinea lacategoria, il legislatore non sipreoccupa più di tanto dell'ag-gravio economico per gli studiprofessionali legati all'intro-duzione del Pos. «Se propriosi vuol parlare di sanzioni»,aggiunge Di Russo, «che lo silo si faccia solo dopo aver in-trodotto quel credito d'impo-sta che i commercialisti

I costi della lotta all'evasionenon possono gravare sempresui professionisti. Per questo«l'operazione Pos» deve es-sere a saldo zero per gli studi.Invece i lavoratori autonomiche intendono mettere a di-sposizione dei clienti il paga-mento elettronico sonocostretti oggi a sborsare fino a200 euro annui di costi fissipiù il 2% dell'importo tran-sato. Troppi, secondo le cate-gorie.«Continua l'opera di informa-tizzazione della pubblica am-ministrazione a spese deiprofessionisti», commentaRosario De Luca, presidentedella Fondazione studi deiconsulenti del lavoro, «dopola fatturazione elettronica ob-bligatoria per tutti i fornitoridella p.a., che ha impostonuove spese di gestione, ora èil turno della moneta elettro-nica negli studi professionalie delle relative sanzioni perchi non è dotato dell'appositoPos in nome della tracciabilitàdei pagamenti. Se lo Stato ri-tiene necessario questo adem-pimento noi siamo disponibilia farlo, ma non può prevedereche siano sempre i professio-nisti a pagare».Sono stati proprio i consulentidel lavoro a stimare i costidell'operazione. A secondadella tipologia di Pos instal-lato (tradizionale, cordless ogsm), il canone di abbona-

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pos: pagaNo glI studI

chiedono da tempo per alleg-gerire il peso economico diuna operazione che ricade to-talmente ed indiscriminata-mente sui professionistiitaliani, a vantaggio del si-stema bancario».In realtà la proposta di leggeprevede la «detrazione» delcosto dalla base imponibile(una formulazione che peral-tro lascia aperte diverse incer-tezze operative).Ma tale misura, a parere delCndcec, non è affatto un'age-volazione, «per il semplicemotivo che si tratta di costiinerenti all'attività professio-nale e quindi ovviamente de-ducibili». La richiesta deicommercialisti è invece quelladi un credito d'imposta pariagli oneri sopportati, in mododa sterilizzare integralmente imaggiori costi.A meno che, come ha eviden-ziato il presidente dell'Istitutonazionale tributaristi, Ric-cardo Alemanno, in una let-tera inviata alla commissionefinanze del senato la scorsasettimana, l'intenzione nonfosse quella di prevedere «unaduplice detrazione dei costidelle transazioni, cioè una de-trazione prima effettuata a li-vello contabile, come costo digestione, e poi nuovamentedetratta prima del calcolodelle imposte». In ogni caso,secondo l'Int, serve maggiorechiarezza, che si otterrebbe

«solo indicando, quale agevo-lazione, un credito di impostada calcolarsi in percentualesui costi annui totali derivantidall'installazione e dall'uti-lizzo del Pos». Da una ricogni-zione effettuata dal Notariato,infine, risulta che pressochétutti gli studi notarili d'Italia sisono dotati dei pagamentielettronici.

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pRofessIoNIstI

RespoNsaBIlItà “pesaNte” peR I pRofessIoNIstI

anni chi è in pensione ma hapoco senso per i neo iscritti.La grana più urgente, ora, èquella dei cosiddetti "sette-trentisti": commercialisti,consulenti del lavoro e Caf chesi occupano di dichiarazionidei redditi, alle prese con ildebutto della dichiarazioneprecompilata. Al momento, infatti, moltisono senza adeguata coper-tura assicurativa e non pos-sono apporre i visti diconformità.«Siamo in una impasse – pre-cisa Antonio Repaci, del Con-siglio nazionale deicommercialisti e degli esperticontabili - perché il decretosulla semplificazione fiscale ciimpone di apporre il visto diconformità solo se assicuratima le compagnie non rila-sciano le polizze».Aggiunge Marina Calderone,a capo dei consulenti del la-voro: «Siamo oggettivamenteimpossibilitati a procedere emi domando quanti contri-buenti saranno in grado di in-viare da soli la propriadichiarazione».Per le compagnie il problemaè innanzitutto giuridico: «IlCodice delle assicurazionivieta di assicurare anche il pa-gamento delle sanzioni -spiega Gianfilippo Scifoni, re-sponsabile servizio fiscale diAnia - come invece ci vienechiesto per il 730».

L'altro ostacolo è che in que-sto caso l'indennizzo an-drebbe allo Stato, lasciandofuori il privato contribuente.L'Aria sta studiando soluzionida portare all'incontro tecnicodi mercoledì all'Ivass, com-presa l'ipotesi di aprire a undiritto di rivalsa del fiscali staverso il contribuente. «Ma -avverte Sifoni - se l'Autorità cichiederà di assicurare questirischi, sarà inevitabile agiresul pricing».Più ottimisti all'Ivass, l'Isti-tuto per la vigilanza sulle assi-curazioni: «Gli ostacolinormativi esistono - spiegano- ma non sembrano un vincoloinsormontabile e nei prossimigiorni dovremmo riuscire atrovare una soluzione».Ci sono meno problemi, in-vece, sull'aumento da uno atre milioni del massimale ri-chiesto alle categorie che pre-stano l'assistenza fiscale: dopoche la circolare delle Entrate7/2015 ha dissipato gli ultimidubbi, gli assicuratori stannoprovvedendo. C'è persino chi -come la Aec Broker, specializ-zata nelle Re professionali -riesce a offrire solo l'adegua-mento del massimale e con-sente al professionista dimantenere la vecchia polizza.

Le novità per i magistrati.I fronti aperti sul mercatodella responsabilità professio-

Trovare la copertura "giusta"per la propria attività non èmai stato facile per i profes-sionisti, neanche dopo che lapolizza di responsabilità civileè diventata obbligatoria pertutti (avvocati esclusi) da ago-sto 2013.Da allora, però, un nutritopacchetto di norme e regola-menti ha caricato di nuovioneri diverse categorie e hareso più difficile, o semplice-mente più costoso, trovare lagaranzia giusta, che dia sere-nità al professionista e soprat-tutto ripaghi i clientidanneggiati in caso di errori.Per ultima è arrivata la leggesulla responsabilità civile deimagistrati (la 18/2015), chedal 19 marzo rischia di aprirela strada a risarcimenti più fa-cili e più pesanti per le toghee che costringerà le compa-gnie a rivedere in fretta lecondizioni delle polizze incorso.Ma nuove regole o condizionidi mercato più difficili stannointeressando anche avvocati,notai, professionisti tecnici(architetti,ingegneri, geometrie periti) e persino gli autotra-sportatori per conto terzi. In prospettiva, poi, il Ddl con-correnza potrebbe aggravareulteriormente la situazione,perché impone a tutti i profes-sionisti di dotarsi di una ga-ranzia decennale postuma,che tiene indenne per dieci

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pRofessIoNIstI

RespoNsaBIlItà “pesaNte” peR I pRofessIoNIstI

Gabriele Noto, consigliere delNotariato - ma a incidere sonoanche le maggiori garanzieche abbiamo chiesto quali lecoperture decennali postumee illimitate pregresse insiemeal divieto di disdetta della po-lizza». In attesa di capire il ri-basso offerto dai duepartecipanti alla gara da ag-giudicare per le polizze 2015-2018, il Notariato ipotizza unaumento di «circa il 30-40%rispetto alle quote attuali».

Avvocati.Confusione di norme ancheper gli avvocati. La riforma forense ha previstouna polizza ad hoc per la cate-goria, ma ha rinviato i dettaglia un successivo decreto chenon è mai stato varato. Quindi i confini della coper-tura restano incerti. Nel frat-tempo, il disegno di leggesulla concorrenza ipotizza unaulteriore polizza a garanziadella nuova attività di sotto-scrizione della firma nellecompravendite di immobilinon abitativi sotto i 100milaeuro.

Autotrasportatori.Infine gli autotrasportatori:da gennaio, con la legge distabilità, le polizze Re "val-gono" solo due anni. Poi, perrestare nell'Albo, le impresedevono dimostrare solidi re-quisiti patrimoniali certificati

da revisori. Attestazioni che i"padroncini" faticano a tro-vare.

nale sono diversi. I magistratisono già in allarme per le con-seguenze della legge sulla re-sponsabilità civile. Tre i nodi: l'azione di rivalsadello Stato verso il giudice, di-venuta obbligatoria, l'elimina-zione del filtro preventivo deitribunali distrettuali sulle ri-chieste dei cittadini e l'au-mento da un terzo a metàdello stipendio della quota sucui rivalersi. Tutti meccanismi che do-vranno ora essere soppesatidalle compagnie di assicura-zione per quantificare i mag-giori oneri dei premi.

Notai. Aumenti in vista anche per inotai. Questa categoria, laprima a coprire i rischi,ha as-sistito negli ultimi anni aun'esplosione dei premi ver-sati dal Notariato con unaconvenzione unica messa agara ogni tre anni: nel 2009 labase d'asta era di 32milioni,oggi si parte da 132milioni dariconoscere al vincitore. Au-menti in parallelo con le ri-chieste di risarcimento,passate dalle 723 del 2006alle 1.308 del 2014.E l'annuncio della disdetta daparte dell'attuale compagnia erientrato solo dopo un au-mento in corsa dei premi.«L'aumento del contenziosoriguarda un po' tutte le cate-gorie professionali - spiega

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pRofessIoNIstI, deRIva IN agguato

corsa al ribasso. La logica dellow cost ormai permea i bandidi gara a evidenza pubblicacome i rapporti economici traprofessionisti e clienti; vigeper la costruzione di un ponte(salvo poi aprire commissionid'inchiesta quando si verificaun incidente), come nella ge-stione contabile e fiscale diun'impresa (con gli eventualiineluttabili strascichi legaliche comporta). Tocca i giovani alle primearmi come i professionisti dallungo curriculum. A ben guardare, però, tuttoquello che viene sottratto allavoro del professionista sitrasforma in un costo occultoche grava sull'intera colletti-vità, con buona pace dellapropaganda sulle liberalizza-zioni. Senza voler apparire au-toreferenziali, l'impo-verimento pilotato delle pre-stazioni professionali pone unduplice problema, cui finoranessuno sembra intenzionatoa dare, nei fatti, una risposta.(…)

In queste ultime settimane,ricche di proteste e di propo-ste, abbiamo toccato conmano la solitudine del profes-sionista. Mentre il governo si accingevaad assestare provvedimentiche colpivano sotto la cintolail lavoro autonomo e intellet-tuale, tra compiaciute artico-lesse e acute riflessionisull'utilità dei professionisti inItalia dei più brillanti edito-rialisti dei grandi media na-zionali, ci siamo sentiticircondati, isolati, respinti.Come se una mano invisibilevolesse fare terra bruciata in-torno a un sistema di compe-tenze e di saperi eretto, fino aprova contraria, a garanziadei cittadini. Al netto di una crisi che nonsembra intenzionata ad allen-tare la presa, il senso di smar-rimento che si abbatte suiliberi professionisti diventaancor più profondo davanti auno contesto economico e po-litico, che mira a livellareverso il basso il mercato deiservizi professionali. Non esattamente un mercatocon regole certe e chiare,bensì un mercimonio dovenon conta più la qualità dellaprestazione (se ha ancorasenso parlare di qualità), glianni di studio e di formazioneprofessionale continua: valesolo il prezzo da pagare, conl'inevitabile corollario della

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ammoRtIzzatoRI NeglI studI

rando lo stretto perimetrodella nozione di imprenditoree che quest'ultimo va intesoqualunque soggetto chesvolge attività economica eche sia attivo su un determi-nato mercato. Il nuovo orientamento Ue in-somma, affermò il ministero,estende(va) di fatto agli studiprofessionali la disciplinaprima riservata alle sole «im-prese». Nei quattro anni suc-cessivi, però, l'entusiasmo èandato via via affievolendosi,fino a smorzarsi del tutto adagosto 2014 quando entra invigore il nuovo regolamentosu cig e mobilità in deroga(decreto prot. n. 83473 del 1°agosto 2014). In esso, infatti,è scritto chiaramente che cig emobilità spettano esclusiva-mente «alle imprese» e nonagli studi professionali, nono-stante il parere contrario dellaconferenza stato-regioni edella commissione lavorodella camera. Quest'ultima, inparticolare, poneva al suo pa-rere favorevole la condizioneche venisse «... esteso l'am-bito soggettivo di applicazionedel provvedimento, amplian-dolo a tutte le tipologie di da-tori di lavoro (non solo,quindi, alle imprese di cui al-l'articolo 2082 del codice ci-vile...».Confprofessioni: soddisfatti.Ovviamente soddisfatto peruna decisione che ritiene

«praticamente già esecutiva»il presidente di Confprofes-sioni, Gaetano Stella. «Il TarLazio non aveva ritenuto op-portuno concedere la sospen-siva del decreto», spiegaStella, «ma considerando ilpotenziale danno per il com-parto derivante dall'applica-zione delle nuove normeabbiamo deciso di ricorrere alCds. Che è andato anche oltre,rispetto alle nostre richieste,riconoscendo in un certo qualmodo che la discriminazionetra i lavoratori c'è». Mal'aspetto più importante, per ilnumero uno di Confprofes-sioni, è che il Cds ha sancitonella sua ordinanza l'equipa-razione dei liberi professioni-sti alle imprese, così comeindicato dall'Unione europea.Una definizione, secondoStella, ancora più rilevanteanche in prospettiva dell'ac-cesso degli studi professionalialle risorse comunitarie.

Sì agli ammortizzatori socialiin deroga negli studi profes-sionali. Il Consiglio di stato,infatti, ha accolto il ricorso inappello di Confprofessioni ri-tenendo fondato il rischio didiscriminazione dei professio-nisti, oggi esclusi perché non«imprese». A stabilirlo l'ordi-nanza n. 1108/2015 in cui igiudici di Palazzo Spada riten-gono «convincenti» le argo-mentazioni di Confprofessioniin base ai vincoli Ue in mate-ria di definizione d'impresa.Si riapre dunque la partita.Intanto con l'immediato stopall'ordinanza del Tar del Lazion. 6365/2014 (che non ha ri-tenuto opportuno sospendereil dm 1° agosto 2014 con la di-sciplina degli ammortizzatoriin deroga), nell'attesa che lostesso tribunale amministra-tivo con sollecitudine» fissil'udienza di merito.Il concetto di impresa. La vi-cenda risale a quattro anni fa(è riassunta in tabella),quando il ministero del lavorodiede per la prima volta l'okagli ammortizzatori neglistudi professionali, conside-rando una loro diversa quali-ficazione sulla base delleindicazioni della Corte di giu-stizia Ue, contenute nellacausa C/32 del 16 ottobre2003. Tale sentenza affermache occorre incentrarsi su unanozione intesa in senso ampiodi «datore di lavoro», supe-

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aBusIvI messI all’aNgolo

mente una professione regola-mentata, ma anche ai soggettiche collaborano con chi eser-cita abusivamente l'attività. Perquesta specifica categoria, in-fatti, l'idea è quella di preve-dere l'espulsione dall'albo diappartenenza e il sequestro ditutti gli strumenti di lavoro(oltre alla pubblicazione amezzo stampa dei dati perso-nali). Misura, quest'ultima, almomento solo prevista per chiesercita la professione. «Modi-fiche», ha sottolineato Pagano,«che ci sentiamo in dovere ditenere in debita considerazionesenza che tempi si allunghino.Salvo intoppi parlamentari, in-fatti, a breve dovremo riuscirea far partire la discussione ge-nerale in commissione».I contenuti. Oltre all' innalza-mento da sei mesi a due annidella reclusione e una multafino a 50 mila euro e non più500 per chi esercita abusiva-mente una professione regola-mentata, il ddl prevede anche,per i casi in cui si tratti di pro-fessioni attinenti l'area sanita-ria, che la pena per lesionigravi diventi la reclusioneda sei mesi a due anni. Mentre,in caso di lesioni gravissime iltetto è fissato a quattro anni.Previste, inoltre sanzioni fino1.500 euro per le farmacie chedetengono medicinali scaduti.Le proposte. Soddisfatto del-l'impianto normativo e delleproposte di modifica il Consi-

glio nazionale dei dottori com-mercialisti e degli esperti con-tabili che, ieri, tramite ilvicepresidente Davide DiRusso, al termine dell'audi-zione in commissione giustizia,ha sottolineato come «modifi-care l'art. 348 del c.p., ina-sprendo le pene per chi esercitaabusivamente la professionesarà uno strumento utile affin-ché determinate attività carat-terizzanti una professionesiano svolte, per la delicatezzadella materia in cui si estrinse-cano e la rilevanza degli inte-ressi coinvolti, da soggetti le cuicompetenze siano verificate at-traverso il conferimento diun'abilitazione statale». Sullastessa lunghezza d'onda ancheConfartigianato odontotecnici,categoria particolarmentecoinvolta nel fenomeno del-l'abusivismo, e Cna Sno chehanno posto l'accento, da unlato sulla necessità di incre-mentare fino 51 mila euro lesanzioni previste nel testo a ca-rico del professionista che col-labora con colui che esercitaabusivamente una professionee, dall'altro lato di portare finoa 25 mila euro, partendo dauna base di 10 mila, le sanzionipreviste per l'esercizio abusivodell'arte ausiliaria dell'odonto-tecnico.

Espulsione diretta dall'albo peril prestanome di studi profes-sionali (con pubblicazione delnome a mezzo stampa) e se-questro di tutti gli strumenti dilavoro. Queste le modifiche chetroveranno spazio all'internodel ddl per il contrasto all'eser-cizio abusivo delle professioni,al vaglio della commissionegiustizia della camera, che pre-vede, attraverso una modificaall'art. 348 c.p., l'innalzamentoda sei mesi a due anni della re-clusione e una multa fino a 50mila euro e non più 500 per chiesercita senza titolo una pro-fessione regolamentata. Dopouno stand by di qualche mesea seguito dell'approvazione inprima lettura del ddl da partedel senato nella primaverascorsa, ripartono i lavori altesto che porta la firma di Giu-seppe Marinello (Ap). E con-cluse le audizioni al testo eccoche il prossimo passo si appre-sta a essere quello di pensarealle modifiche da apportare.«L'impianto normativo licen-ziato da senato è estrema-mente positivo», ha spigato aItalia Oggi Alessandro Pagano(Ap), relatore al testo per lacommissione giustizia, «oranon resta che apportare qual-che modifica che completi ilpercorso e che è stata solleci-tata dalle categorie interes-sate». Si stringe, quindi,ancora di più il cerchio intorno,non solo a chi esercita abusiva-

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Nuove gaRaNzIe peR glI oRfaNI dell’alBo

dei parametri necessari perl'esclusione dei professionistidal pagamento Irap e il ricono-scimento di una effettiva tuteladella malattia anche attraversola sospensione dell'obbligocontributivo nei casi di malat-tie gravi e invalidanti.Uno dei punti storicamente piùdelicati è quello che riguardal'accreditamento e quindi laformazione: queste professioninon hanno l'esame di Stato(come le ordinistiche) e nean-che l'ufficialità di un'iscrizioneall'Albo. Quindi sono espostead abusivismo e abusi. Perquesto le categorie chiedono ladeducibilità integrale dellespese di aggiornamento e la re-visione delle attività riservatealle professioni ordinisticheanche utilizzando lo strumentodella «certificazione professio-nale» come richiesto dal-l'Unione Europea. A ciò siaggiunge l'appello all'Europaper il recepimento della diret-tiva 2013/55/UE relativa al ri-conoscimento delle qualifiche,garantendo diritti e opportu-nità alle professioni (già previ-ste dalla legge 4/2013) anchetramite normazione tecnica ecertificazione delle compe-tenze.In tema di welfare e pari op-portunità le richieste riguar-dano un maggior sostegno allamaternità anche con l'elimina-zione dell'obbligo di astensionedal lavoro e la garanzia di am-

missione a bandi regionali, na-zionali e comunitari, consen-tendone così l'effettivo accessoai fondi europei.Infine ci sono i temi previden-ziali e fiscali: l'istituzione di unagestione previdenziale specificaper i professionisti e la ridu-zione dell'aliquota contributivaal 24%. «La rilevanza, econo-mica e numerica, raggiunta dalmondo delle professioni nonordinistiche ricorda GiorgioBerloffa, presidente di CnaProfessioni - deve condurre aun radicale cambio di strategianella presentazione delle no-stre richieste alla politica, al go-verno e al Parlamento. Bisognasuperare la logica degli inter-venti spot che, come nel casodel blocco dell'aliquota previ-denziale, si sviluppano al difuori di una logica complessivache dovrebbe, invece, portare aridurre considerevolmente ilcarico contributivo, accompa-gnandola con l'avvio di una ge-stione previdenziale specificaper i professionisti. Lo stesso sipuò dire per il fisco. L'assenzadi un confronto reale sul nuovoregime dei minimi ha primaportato il presidente del Consi-glio ad ammettere l'autogol e,successiva mente, all'adozionedi norme tampone».

Dieci punti, dieci obiettivi con-creti per le associazioni profes-sionali. Il piano lo ha stilato laCna professioni (riunisce 32associazioni senza un Albo, concirca 16 mila iscritti, come i tri-butaristi, i bio ingegneri, glipsicologi, i periti assicurativi)ed è rivolto a quel mondo di la-voratori autonomi che cerca ri-conoscimenti, tutele e garanzieprofessionali. Dal fisco allaprevidenza sono tanti i nodiche condizionano il lavoro au-tonomo.«Con l'approvazione dellalegge 4 del 2013 - afferma Ser-gio Silvestrini, segretario gene-rale di Cna - pensavamo che lastrada fosse spianata. Dopoaver colto il risultato storico didare una vera e propria iden-tità a professionisti fin li "pococonsiderati", eravamo convintidi passare alla realizzazione diuna vera e propria Agenda digoverno a loro dedicata. E in-vece, spiace sottolinearlo,siamo rimasti al palo. Cna haelaborato un decalogo, unaAgenda, che definisce un qua-dro organico e puntuale di in-terventi su fisco, credito,previdenza, welfare, Europa.Dobbiamo rimuovere gli osta-coli che impediscono la cre-scita delle professioni.Al primo posto c'è la revisionedel regime dei minimi con ele-vazione della soglia di ricavo a30 mila euro per l'accesso al re-gime. Poi serve la definizione

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le stp aNChe dI CapItalI vaNNo INCeNtIvate

glia di associarsi.Il tema sta a cuore a Cassa fo-rense, che sulle società di ca-pitali non prende unaposizione politica ma in vita afare i conti con la crisi e con lasostenibilità dell'ente, che po-trebbe essere messa in peri-colo se i versamenti dovesserodiminuire. Perdite che si po-trebbero compensare solo connorme fiscali di favore: «l'as-sociazione tra avvocati è unvalore ma occorre immagi-nare un sistema complessivodi incentivi per favorirla».Temi che dovrebbero esseretrattati anche con il Mef, con-vitato di pietra dell'incontro.Per il ministero dello Sviluppoeconomico c'è Daniela Para-disi, responsabile della dire-zione concorrenza. «Siamoqui per recepire le indicazionidegli avvocati. Il Ddl è unostrumento "elastico"che sipresta alle modifiche. Ma èchiaro che si deve andareavanti, lo vuole anche la Com-missione europea».Si di Aiga e Anf a l socio di ca-pitale ma con limiti. «Va benela legge 183 che blocca ïl capi-tale ad un terzo - spiega il se-gretario di Anf Ester Perifano- ma non il ddl che apre ad uningresso al 100%».Una posi-zione speculare a quella del-l'Aiga che intanto lavora connotai e commercialisti sulle"competenze". «A breve pre-senteremo il risultato del con-

fronto- dice il presidente Ni-coletta Giorgi - il Ddl rispec-chia la necessità di modificareil comparto giuridico ed è me-glio che tutto non cada dal-l'alto. Ma la vera novità è ildialogo con l'Authority: lo vo-gliamo consapevoli dei risvolti"imprenditoriali" della nostraattività». Faccia a faccia alquale l'Antitrust, rappresen-tato dal responsabile della di-rezione contenzioso LucaCassis non si sottrae. «Con lanostra segnalazione avevamodisegnato il migliore deimondi possibili ma riteniamopositivo quello che resta. Lesocietà di capitale, ma anchela rimozione del vincolo deldomicili o e la previsione delpreventivo obbligatorio». PerCassis gli avvocati dovrebberorimuovere il divieto del pattodi quota lite, anche in vistadella direttiva 2014/104 sulleviolazioni delle norme anti-trust.Nella lista delle cose quasifatte c'è il regolamento sulleassociazioni multidisciplinariin dirittura d'arrivo.

Società tra professionisti più"appetibili" agendo su previ-denza e fisco. L'occasione laoffre il Disegno di legge sullaconcorrenza approvato dalConsiglio dei ministri e in at-tesa dell'esame del Parla-mento.Un obiettivo che vede d'ac-cordo i tecnici, i giovani avvo-cati e l'Associazione nazionaleforense. Di questo si è di-scusso nel corso di un incon-tro che si è tenuto ieri nellasede di Cassa forense. Al cen-tro del confronto il piattoforte del via libera alle societàdi capitali. Il Ddl passa uncolpo di spugna sull'articolo 5della legge forense che affi-dava ad un decreto legislativodel Governo la regolamenta-zione delle società. Una de-lega mai esercitata che haprodotto un vuoto legislativoe creato incertezza.Secondo il rappresentate del-l'ufficio legislativo di via Are-nula oggi, gli avvocatipotrebbero costituire una so-cietà di capitali basandosisulla legge generale 183 del2011. Ma sul fatto che quellanorma non sia accattivantesono tutti d'accordo e sulpunto i ministeri della Giusti-zia e dello Sviluppo Econo-mico si dicono pronti a undialogo per risolvere il pro-blema dell'assenza di specifi-che previsioni fiscali eprevidenziali che toglie la vo-

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stRetta dell’aNaC sulle vaRIaNtI

1) la soglia del 10% del con-tratto sia superata me-diante il ricorso a piùfattispecie di variante;

2) la variante riguardi con-tratti misti in cui l'importolavori sia superiore alla so-glia Ue;

3) si tratti di varianti relativea settori speciali o sottopo-ste a deroga;

4) si tratti di varianti ripetutein uno stesso appalto checumulate superino la sogliadel 10%. «In tal caso» spe-cifica il documento «il ter-mine di 30 giorni decorredall'approvazione della va-riante che determina il su-peramento della soglia del10% del contratto origina-rio».

Il primo obiettivo è avere unquadro quanto più possibilecompleto degli aumenti dispesa autorizzati a valle del-l'aggiudicazione. Per questo,specifica Cantone, «si rendenecessario includere con latrasmissione della varianteanche gli atti relativi alle tran-sazioni o accordi bonari even-tualmente espletati primadella variante». Allo stessomodo andranno comunicatele varianti degli appalti inte-grati relative alla «fase cheprecede la consegna dei la-vori». Cantone chiarisce cheanche queste sono da consi-derare varianti in corsod'opera «giacché il contratto

(di progettazione ed esecu-zione) risulta in corso di ese-cuzione». Di conseguenza,«andranno altresì prodottil'attestato di validazione acura del Rp del livello di pro-gettazione posto a base di garae uno o più rapporti di verificain relazione al a procedura diselezione». Allo stesso modonon potranno sfuggire a co-municazione anche le variantirelative ai lavori consideraticomplementari rispetto all'ap-palto principale e affidati al-l'impresa senza passare per unbando, sempre che (in questocome negli altri casi citati) sisuperino le soglie minime perl'invio delle comunicazioni.Buona parte del documentoinsiste sulla completezza delladocumentazione da inviare aCantone. «È emerso - si leggeinfatti nel comunicato - chesovente i dati non sono facil-mente desumibili dalla docu-mentazione e non semprerisultano chiaramente orga-nizzati, quando non risultanocarenti o assenti». Per questoil provvedimento elenca tuttele informazioni da trasmetteree allega anche un modellostandard per le comunica-zioni. Con qualche novità. «Estata inoltre integrata la docu-mentazione volta a contestua-lizzare la variante rispettoall'arco temporale del con-tratto - specifica il comunicato-. Da qui la necessità di pro-

Anche le varianti decise nelcorso dello sviluppo del pro-getto relativo a un appalto in-tegrato prima di andare incantiere devono essere comu-nicate all'Autorità anticorru-zione. Così come devono andare al-l'Anac gli atti relativi transa-zioni e accordi bonariraggiunti prima della va-riante. Insieme alla messa a punto diun modello standard per lacomunicazione da parte deiresponsabili del procedi-mento, sono queste le novitàpiù importanti del nuovo co-municato firmato da RaffaeleCantone sulla modalità di tra-smissione delle modificheprogettuali che comportanoaumenti di spesa rispetto al-l'importo di aggiudicazione.Cantone conferma innanzi-tutto che all'Anac vanno co-municate soltanto le variantiche comportano aumenti delcontratto superiori al 10% erelative ad appalti di valoresuperiore a 5,18 milioni (so-glia Ue). Confermato anchel'obbligo di comunicazioneper i settori speciali. E riba-dite anche le indicazioni mi-rate a evitare di aggirare icontrolli frazionando artifi-ciosamente il valore delle va-rianti.Andranno comunicate agli uf-fici di Cantone, dunque,anche le varianti in cui:

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stRetta dell’aNaC sulle vaRIaNtI

sorveglianza sui lavori, qua-lora siano stati espressi». Non solo. «Nella relazione, sedel caso, si valuteranno anchei rapporti tra la variante og-getto di trasmissione e le "va-rianti migliorative" propostein fase di offerta». Sarà «altresì valutata la rela-zione tra la variante e l'ade-guatezza della progettazionedelle interferenze». Non biso-gnerà poi dimenticare di illu-strare «le ragioni che nonhanno consentito, eventual-mente, al verificatore (equindi al validatore) di rico-noscere preventivamente lecarenze progettuali divenutein seguito causa della varianteoggetto di trasmissione». In caso qualche lavoro oggettodi variante sia già stato ese-guito Cantone chiede di for-nire «adeguate motivazioni».Vanno comunicate all'Anacanche le varianti relative agliappalti affidati a general con-tractor. In questo caso l'adempimentospetta alla stessa impresa chegestisce i lavori. «L'obbligo della trasmissionedelle varianti in corso d'operaè subordinato al verificarsidelle medesime soglie d'im-porto dell'appalto (pari o su-periore alla sogliacomunitaria) e della variante(eccedente il 10% del con-tratto originario), nonchédella ricorrenza delle altre

condizioni indicate per i set-tori ordinari».L'ultima notazione riguardagli effetti della comunicazionedelle varianti. La trasmis-sione, chiarisce Cantone «noncostituisce acquiescenza diAnac alla variante stessa nésolleva il Rp, il direttore deilavori, l'operatore economico,la stazione appaltante o sog-getto equivalente, dalle rispet-tive responsabilitàdisciplinate dalle norme».

durre il verbale di consegna edi sospensione dei lavori(qualora sussista), le proro-ghe ecc. Ciò vale anche ri-spetto alla progressione deilavori: occorre quindi allegarelo stato di avanzamento deilavori emesso prima della va-riante c/o la valutazione deilavori comunque contabiliz-zati».Il comunicato chiarisce anchetutti gli adempimenti a caricodei responsabili del procedi-mento. Con una critica ai fun-zionari pubblici che invecespesso riprendono «acritica-mente le motivazioni espressedal direttore dei lavori, fa-cendo venire meno il rigoredell'accertamento». Tra gli obblighi citati ci sonoovviamente quelli legati all'ac-certamento dei presuppostiche giustificano il ricorso allevarianti. Dovrà essere cura delRup anche allegare i pareri«di Enti terzi - organi delibe-ranti a qualsiasi titolo, cen-trali dello Stato o territorialiecc. che abbiano avuto unruolo causale sulla variante,nonché gli eventuali ulterioriaccertamenti e indagini ne-cessarie alla progettazione de-finitiva o esecutiva». «Il Rup dovrà anche indicare«gli eventuali pareri sulla va-riante da parte del progettista,del verificatore, del collauda-tore in corso d'opera, del sog-getto a supporto e dell'alta

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CaNtoNe: meNo leggI, pIù BaNdI-tIpo

di risultati e di realizzazionedelle opere, come dimostra,per esempio, la legge obiet-tivo». Una legge - chiosa Can-tone - «che a mio avviso è dabuttare».Ma cosa significa potere di re-golazione? Significa l'uso distrumenti di soft law come ibandi-tipo e le linee-guida cheinterpretano le norme legisla-tive e regolamentari, inseren-dole in un quadro coerente, magli danno al tempo stesso uncontenuto immediatamenteoperativo per amministrazionie imprese. «Noi non abbiamosoluzione salvifiche, ma pos-siamo costruire un sistema diregole che dia coerenza ed effi-cienza al settore e aiuti ammi-nistrazioni e imprese chevogliano rispettare le regole».Le linee-guida consentono difare normative molto specifi-che che limitano la discrezio-nalità di chi deve operare.I poteri regolatori dell'Autoritàvengono già sperimentatianche in altre aree della disci-plina degli appalti. «Un'esi-genza che è molto sentitasoprattutto dalle imprese - diceCantone - è quella di cercarestrade alternative a quelle deitribunali per risolvere il con-tenzioso con le amministra-zioni. Il nostro pre-contenziosoè un sistema che consente inmolti casi di evitare il ricorsovero e proprio al Tribunale efacilita un accordo sulla base di

un nostro parere: è un'espe-rienza che sta funzionandobene». Cantone crede nel po-tenziamento di questo stru-mento, tanto è che l'Autorità èpartita applicandolo solo allafase di gara e ora lo ha estesoanche alla fase di esecuzionedel contratto, per esempio sutemi "centrali" come riserve evarianti. «I numeri ci danno ra-gione e dobbiamo rafforzarequesta strada».Ma cosa manca all'Autorità persvolgere al meglio la funzioneregolatoria? «Lo spirito dellanostra azione non è certamentepunitivo, come a volte temonoimprese e amministrazioni,però penso che sarebbe neces-sario dare all'Autorità un appa-rato sanzionatorio adeguato,con la possibilità di applicaresanzioni di tipo amministrativoa chi non si adeguasse alle no-stre indicazioni». Quello di non avere un atteg-giamento punitivo è un puntosu cui Cantone batte. «Era untimore - dice ancora - che erastato paventato anche con ladisciplina dei commissaria-menti. Poi credo si sia visto chela nostra funzione è stata posi-tiva e che le opere oggetto dicommissariamento sono an-date avanti, nel rispetto delcronoprogramma».

La legislazione in materia diappalti è certamente ridon-dante e viene spesso modifi-cata senza un disegnoorganico: anche per questooggi crea incertezze fra stazioniappaltanti e imprese. Con la ri-forma del codice degli appalti eil recepimento delle direttiveUe abbiamo l'occasione storicaper semplificare la disciplinalegislativa e regolamentare. Inquesto quadro penso possa es-sere utile un rafforzamento deipoteri regolatori a condizione,però, che siano affidati aun'Authority indipendente».Risponde in questo modo Raf-faele Cantone, da undici mesipresidente dell'Autorità nazio-nale anticorruzione, quando glisi chiede cosa pensi delle pro-poste che stanno circolando inquesti giorni (a partire dal «de-calogo anticorruzione» pubbli-cato dal Sole 24 Ore il i9marzo) di una forte semplifica-zione della disciplina sugli ap-palti pubblici bilanciata da unpotenziamento dei poteri di re-golazione dell'Authority anti-corruzione. Cantone avallaquesta ipotesi e chiarisce qualipotrebbero essere i poteri di re-golazione dell'Anac da poten-ziare. Al tempo stesso mettequalche "paletto" perché la so-luzione funzioni e consenta ef-fettivamente una svolta a unsettore che in questo momentonon funziona. «Non solo in ter-mini di corruzione, ma anche

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dall’aNaC RequIsItI soft

peR le gaRe

Partiamo dagli importi a basedi gara. Sul punto esisteva un'ambi-guità, sulla quale molte sta-zioni appaltanti hannomarciato per molto tempo: danessuna parte veniva esplici-tamente sancito l'obbligo diapplicare le tabelle del Dm143/2013. Così, molte Pa usa-vano altri criteri o, addirit-tura, omettevano di indicarele modalità di calcolo deicompensi: il livello di utilizzodel decreto, stando agli ultimimonitoraggi del Consiglio na-zionale degli ingegneri, è dicirca il 50 per cento. L'Autorità, adesso, spazza viatutti i dubbi. Esiste «l'obbligoper le stazioni appaltanti dideterminare i corrispettivi peri servizi di ingegneria e archi-tettura applicando rigorosa-mente le aliquote di cui al Dm143/2013».Questo non solo al fine di in-dicare compensi congrui ri-spetto al valore dell'opera, maanche «per evitare che unasottostima dell'importo deiservizi da affidare sia elusivadelle soglie di importo previ-ste dal codice e dal regola-mento per il ricorso aprocedure più rigorose impo-ste dalla corretta determina-zione dell'importo da porre abase di gara». Inoltre, il de-creto andrà usato non solo perle gare per servizi di ingegne-

ria e architettura, ma ancheper la quota di progettazioneinclusa negli appalti integrati.L'altra novità importante ar-riva sui requisiti per accederealle gare. Anche in questo caso le indi-cazioni di codice e regola-mento erano ambigue. E,anche in questo caso, su que-sta ambiguità le stazioni ap-paltanti hanno trovatomargini per ridurre gli spazi dimercato, ai danni dei profes-sionisti più piccoli. Così, arri-vano diverse precisazioni,tutte nella direzione indicatadai Consigli nazionali. La prima riguarda le soglie difatturato. In base al regola-mento appalti, le Pa possonochiedere a studi e società diprogettazione di dimostrareun fatturato compreso tra duee quattro volte l'importo del-l'incarico da assegnare (fattu-rato globale ottenuto nei 5esercizi precedenti alla gara).Questo requisito viene am-morbidito in maniera consi-stente dall'Anac. Le stazioni appaltanti, inprima battuta, dovranno in-fatti attestarsi sempre sul li-vello più basso, quindi aldoppio del valore della gara.«Tale indicazione - spiega ladeterminazione - è anche coe-rente con l'articolo 58, para-grafo 3, comma 2 e con ilconsiderando 83, della diret-

Mercato degli appalti pubblicipiù aperto ai piccoli professio-nisti e più blindato sotto ilprofilo degli importi a base digara. E’ questo, in estremasintesi, quello che emergedella determinazione 4/2015,appena pubblicata dall'Auto-rità anticorruzione: sono le at-tesissime linee guida perl'affidamento degli incarichidi progettazione. Il docu-mento, invocato da mesi daiConsigli nazionali dei profes-sionisti tecnici, non ha traditole attese. Il Dm 143/2013, cheregola i parametri da porre abase di gara, diventa così difatto obbligatorio per tutte lepubbliche amministrazioni.Ma non solo. Vengono am-morbiditi in maniera consi-stente i requisiti per accederealle gare, sia in termini di fat-turato che di personale. E ar-riva una sonora bocciaturaper gli appalti aggiudicati conil massimo ribasso. I bandiche non rispettano queste in-dicazioni, da adesso in poi, sa-ranno fortemente a rischioimpugnativa.

ImpoRtI a Base dI gaRa

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ImpoRtI a Base dI gaRa

Allora, questo criterio vienegiudicato «il più idoneo a ga-rantire una corretta valuta-zione della qualità delleprestazioni offerte dagli ope-ratori economici». Rispet-tando, anche in questo caso,le direttive europee. Neibandi, infine, le Pa non do-vranno più indicare un tettomassimo allo sconto. Nono-stante la possibilità siaespressamente prevista dalregolamento appalti, perl'Anac questo limite non puòessere previsto, perché in con-trasto con la normativa comu-nitaria.

tiva 2014/24/Ue, secondo cuiil requisito non dovrebbe dinorma superare, al massimo,il doppio del valore stimatodell'appalto, salvo in circo-stanze debitamente giustifi-cate». Nel caso in cui voglianoandare oltre, le Pa dovrannomotivare lo sforamento.Quindi, rispetto a quello cheavviene oggi, non sarà piùpossibile collocarsi sempre allivello più alto.Le regole più favorevoli arri-vano anche per i requisiti dipersonale. Per l'organicomedio («da fissarsi in misuravariabile tra 2 e 3 volte leunità stimate nel bando digara») andranno fatte distin-zioni tra liberi professionisti esocietà. Per le società il requi-sito va «inteso come organicomedio annuo negli ultimi treanni». Per gli studi, invece, ilcriterio viene alleggerito e sipotrà fare riferimento alleunità minime del bando chepotranno essere raggiunte«mediante la costituzione diun raggruppamento tempora-neo».Arrivano indicazioni anchesul prezzo più basso. Parlandodi criteri di aggiudicazione,l'Autorità chiede alle Pa di ab-bandonare la logica del mas-simo ribasso, preferendo diregola l'offerta economica-mente più vantaggiosa. Il mo-tivo è che bisogna tutelare laqualità della progettazione.

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lavoRI puBBlICI apeRtI aI gIovaNI

ritenevano necessario rive-dere il quadro normativo deilavori pubblici perché «fram-mentato da una serie di inter-venti legislativi». Non si faattendere il plauso delle pro-fessioni tecniche che accol-gono con grande favore lenuove disposizioni e minac-ciano di portare al Tar gli entiche non applicheranno le in-dicazioni sui requisiti o sulcalcolo dei compensi. Da oggiquindi si cambia e con la pro-nuncia dell'autorità guidatada Raffaele Cantone, che ag-giorna e sostituisce la prece-dente (determinazione 7luglio 2010, n. 5), si mette laparola fine alle gare affidatecon il massimo ribasso conuna scarsa qualità della pro-gettazione e criticità in fase direalizzazione dell'opera, maanche a richieste di fatturatooltre al doppio del valore dellagara. Non solo, quindi, silegge nella determina «si con-sidera congruo fissare un fat-turato in misura pari aldoppio dell'importo di gara»(...) ma anche «eventuali re-quisiti più stringenti devonoessere debitamente motivatiin relazione a specifiche e cir-costanziate esigenze».Uno degli altri punti su cui sisofferma l'Autorità è quellorelativo alle difficoltà di ac-cesso al mercato da parte deigiovani professionisti, «so-prattutto» ricorda l'Anac, «a

causa di alcune norme, qualiquella sul c.d. "organico mi-nimo", che impongono requi-siti stringenti per lapartecipazione alle gare». Se-condo l'interpretazione del-l'autorità mentre le societàdovranno essere in possessodell'organico medio annuo, «iprofessionisti, dovranno di-sporre di un organico, per lospecifico appalto, almeno parial numero di unità stimate nelbando di gara per lo svolgi-mento dell'incarico». Il sin-golo professionista inoltrepotrà soddisfare tale requisitopartecipando in raggruppa-mento temporaneo con altriprofessionisti per raggiungerela capacità richiesta.

Il mercato dei lavori pubbliciapre le porte ai giovani pro-fessionisti, anche titolari disingoli studi. Nelle gare perl'affidamento dei servizi di ar-chitettura e ingegneria, d'orain poi, non varrà più il criteriodimensionale degli studi e delfatturato, ma la selezione diprogetti di qualità: il singoloprofessionista potrà parteci-pare alle gare di appalto par-tecipando in raggruppamentotemporaneo con altri liberiprofessionisti o con altri sog-getti con cui può raggiungerela capacità organizzativa mi-nima richiesta. Nella gare poivarrà il criterio dell'offertaeconomicamente più vantag-giosa e sarà obbligatorio de-terminare i compensirifacendosi al, fino ad ora di-satteso, decreto parametri(dm n. 143/2013) anche nel-l'appalto integrato.Con la determinazione n. 4del 25 febbraio 2015 in mate-ria di nuove «Linee guida perl'affidamento dei servizi atti-nenti all'architettura e all'in-gegneria», l'Autoritànazionale anticorruzione de-cide, così, di ridurre quellebarriere di fatturato e di cur-riculum che fino a ora ave-vano impedito l'accesso allegare a oltre il 90% dei giovaniprofessionisti. E accoglie nellostesso tempo parte delle ri-chieste della Rete delle pro-fessioni tecniche che

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Il RImBoRso spese NoN Basta

codice. La delibera Anac stabi-lisce quindi l'illegittimità diogni bando di gara che, nonsoltanto subordina il paga-mento dei corrispettivi all'av-venuto finanziamentodell'opera, ma prevede che sipossa corrispondere per unaprogettazione un mero rim-borso spese (nel caso specifico2 mila euro per studio di fatti-bilità/progetto preliminare),invece del compenso deri-vante dalla negoziazione odall'esito dell'offerta presen-tata in una procedura di gara.

Il professionista che redige unprogetto di un'opera pubblicanon può essere remuneratocon un semplice rimborsospese; illegittima la previsionedi rimborsi perché violano iprincipi civilistici del decorodella professione e dell'ade-guatezza all'importanza del-l'opera. È quanto affermal'Autorità nazionale anticor-ruzione, presieduta da Raf-faele Cantone, nelladeliberazione n. 19 del 18 feb-braio 2015 che prende inesame una complessa proce-dura amministrativa dispostada un comune delle Marche,relativa all'affidamento di-retto di incarichi professionaliper lavori di recupero edilizioe funzionale di una ex scuolamedia, finanziati con il pianonazionale di edilizia abitativa.In particolare era stato confe-rito a tre professionisti l'inca-rico di progettazionepreliminare per la realizza-zione di alloggi per studentifuori sede, per l'importo forfe-tario lordo totale di 2,000euro, specificando che al pa-gamento degli onorari si sa-rebbe al fatto che il comuneabbia previsto che ai profes-sionisti verrà riconosciuto ilcorrispettivo se l'opera verràfinanziata, l'Anac ribadisce (inaderenza alla determina5/2010) che si tratta di clau-sola in palese violazione del-l'articolo 91, comma 1 del

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Nell’appalto aNChe seNza tassa

E’ illegittimo escludere il con-corrente di un appalto pub-blico che non abbia versatoall'Anac il contributo per lapartecipazione alla gara, se ilbando di gara aveva precisatoche non era dovuto; prevale ilprincipio del legittimo affida-mento. E quanto affermal'Autorità nazionale anticor-ruzione con il parere n. 114 del22 dicembre 2014, reso dispo-nibile in questi giorni. La vi-cenda esaminata in sede diprecontenzioso concerneval'esclusione di un concorrenteche non aveva pagato il con-tributo necessario per parteci-pare a gare pubbliche di cuialla deliberazione Anac del 5marzo 2014, dal momento cheil bando di gara aveva preci-sato che «nessun contributo èdovuto dai partecipanti a fa-vore dell'Autorità per la vigi-lanza sui contratti pubblici».Ciononostante la stazione ap-paltante lo aveva comunqueescluso per violazione di unadempimento necessario (ef-fettivamente l'importo dellagara, superiore a 150 milagiuro, avrebbe richiesto il pa-gamento del contributo).Come regola generale, infatti,l'omesso versamento all'Anacdella «tassa» prevista ai finidella partecipazione alle garecostituisce causa di esclusionerientrante in una delle fatti-specie tassative di cui all'arti-colo 46, comma 1-bis del

codice dei contratti pubblici,come mancato adempimentoalle prescrizioni previste dalCodice, dal regolamento at-tuativo e da altre disposizionidi legge vigenti. L'Autorità, in-vestita del «precontenzioso»da parte del concorrenteescluso, boccia però l'operatodella stazione appaltante af-fermando che in presenza diuna clausola secondo cui nonè dovuto alcun contributo al-l'Autorità, il concorrente chenon abbia versato il contri-buto, confidando nella legitti-mità della clausola, non puòessere poi escluso dalla parte-cipazione alla procedura pertale mancato versamento.Prevale quindi la tutela del le-gittimo affidamento ingene-rato dall'erronea clausola delbando e della massima parte-cipazione alle gare, secondocui l'errore commesso dallastazione appaltante non puòprodurre effetti lesivi sul con-corrente, né può determi-narne l'esclusione dallapartecipazione alla gara. Irri-levante è poi il fatto che nellastessa gara altri concorrentiabbiano corrisposto il contri-buto è proprio questo ulte-riore elemento a confermarela capacità di indurre in erroreinsita nella clausola del bandoe la conseguente inapplicabi-lità della causa di esclusione.

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eCCo I BaNdI peR l’edIlIzIa sColastICa

tazione delle domande. Le tipo-logie di intervento ammissibilia valere sul presente bandosono interventi straordinari diristrutturazione, migliora-mento, messa in sicurezza, ade-guamento antisismico,efficientamento energetico diimmobili di proprietà pubblicaadibiti all'istruzione scolastica;interventi di costruzione dinuovi edifici scolastici pubblici;interventi di realizzazione di pa-lestre nelle scuole o volti al mi-glioramento delle palestrescolastiche esistenti. Sono am-missibili i progetti il cui importocomplessivo sia superiore aeuro 100 mila. I comuni po-tranno richiedere un contributoregionale fino all'80% dell'im-porto totale del progetto con unmassimo di 5 milioni di euro. Leprovince e Città metropolitanepotranno richiedere un contri-buto regionale fino al 100% del-l'importo totale del progettocon un massimo di 5 milioni dieuro.Potranno presentare domandaper la collocazione in graduato-ria gli enti locali della regioneLazio, ivi compresi i singoli mu-nicipi di Roma Capitale, chesiano proprietari degli immobiliscolastici. Gli enti interessatipossono presentare una soladomanda di finanziamento nelcaso di enti con popolazionefino a 5 mila abitanti, due do-mande nel caso di enti con po-polazione fino a 50 mila

abitanti, oppure fino ad un mas-simo di quattro domande di fi-nanziamento, nel caso di enticon popolazione superiore a 50mila abitanti. Tenuto contodelle disponibilità finanziarie inrapporto al fabbisogno per lamessa in sicurezza del patrimo-nio edilizio viene fissato a 1,2mln di euro l'importo massimofinanziabile per progetto.Gli enti locali pugliesi potrannorichiedere i contributi per l'edi-lizia scolastica fino al 10 aprile2015. Ciascuna richiesta potràarrivare fino a 1,5 milioni dieuro in caso di nuova costru-zione e fino a 700 mila giuro intutti gli altri casi.Anche la Regione Calabria staraccogliendo le domande perl'edilizia scolastica. Hanno titoloa formulare istanza di accesso aifinanziamenti, gli enti locali (co-muni e province) proprietaridegli immobili adibiti all'istru-zione scolastica pubblica statale.Sono ammissibili a finanzia-mento gli interventi finalizzatialla messa in sicurezza, adegua-mento sismico, efficientamentoenergetico e completamento diedifici scolastici in uso e regolar-mente inseriti nell'Anagrafe re-gionale dell'edilizia scolastica;sono inoltre ammissibili gli in-terventi di nuova costruzione insostituzione di quelli esistenti edi demolizione e ricostruzione,anche in sito diverso. L'importomassimo del contributo è di800 mila euro.

Sono in arrivo i fondi pubblici asostegno: degli interventi di edi-lizia scolastica. Le regionihanno lanciato o stanno lan-ciando i bandi per la raccoltaprogettuale da presentare alleregioni che dovranno comporrei piani regionali triennali e an-nuali di edilizia scolastica. Lo haprevisto il decreto 23 gennaio2015 del ministero dell'econo-mia e delle finanze «Modalità diattuazione della disposizione le-gislativa relativa a operazioni dimutuo che le regioni possonostipulare per interventi di edili-zia scolastica e residenziale». Ifondi sono generalmente stan-ziati per interventi straordinaridi ristrutturazione, migliora-mento, messa in sicurezza, ade-guamento sismico,efficientamento energetico diedifici scolastici, nonché di co-struzione di nuovi edifici scola-stici pubblici e di realizzazionedi palestre scolastiche nellescuole o di interventi volti al mi-glioramento delle palestre sco-lastiche esistenti. Attualmentesono aperti bandi rivolti aglienti locali nelle regioni Lombar-dia, Lazio, Puglia e Calabria.La Regione Lombardia mettasul piatto fondi per 40 milionidi euro. Possono presentare do-manda gli enti locali, proprie-tari di edifici sedi di istituzioniscolastiche statali dell'infanzia,primarie, secondarie di primo esecondo grado, funzionanti alladata di scadenza per la presen-

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glI ItalIaNI toRNaNo al mattoNe

mesi dell'anno avevano bene-ficiato dello spostamento deirogiti per usufruire dal primogennaio delle più basse impo-ste di registro».Ad anticipare i trend sonosempre le grandi città. Chenegli ultimi tre mesi dell'annohanno dato un segnale forte,mettendo a segno un vero eproprio balzo in avanti. A gui-dare la classifica è Roma, dovegli scambi sono aumentati daottobre a dicembre 2014 diquasi il 20%. Seguono conrialzi nell'ordine del 18% Bo-logna, Torino e Napoli e poidistanziate (+10% Firenze eGenova. Nel complesso ilrialzo è stato del 13,5%(+5,3% nelle rispettive pro-vince). A Milano la crescita siè fermata al 3,2%, ma qui èormai da sei trimestri che si ètornati a comperare casa,qualcuno sostiene anche perun lieve effetto Expo 2015. Fa-nalini di coda Palermo(+1,5%) e Napoli, unica nega-tiva con volumi scesi del 3,7%.Secondo Guerrieri il trendcontinuerà, magari a ritminon così forti ma comunquesostenuti. «L'aumento degliacquisti si deve a scenari ma-croeconomici prevedibili peril 2015, che dovrebbero per-manere: tassi di interessebassi, più fiducia, prezzi chenon salgono, maggiore liqui-dità». Per un mercato piena-mente in salute, però

bisognerà tornare a quota5oo-6oomila compravendite.Sul fronte quotazioni, invece,la discesa continua, anche selenta, e nel secondo semestre2014 l'Osservatorio stima uncalo dello 0,8%, che secondoGuerrieri proseguirà nel 2015.Sul fronte Nuda proprietà nel-l'anno sono state vendute21.108 case, in aumentodell'1,5%. Meglio è andata nel-l'ultima fase dell'anno con unaumento del 10% rispetto allostesso trimestre del 2013.Chi ha scelto di acquistarecasa nel4o,6°io dei casi ha ac-ceso un mutuo (il valoremedio erogato è di circa119mila euro, 3mila euro inmeno rispetto al 2013). Si sce-glie anche di sostenere unarata più contenuta, scesa inmedia del 7% rispetto all'annoprecedente, e pari a 631 euro.

Come un puzzle che a ognitassello rivela la sua imma-gine anche il mercato immo-biliare italiano, trimestredopo trimestre, sta mo-strando una fotografia più insalute.L'Osservatorio pubblicato ieridall'agenzia delle Entrate cer-tifica che, dopo sette lunghianni di calo, le compravenditedi abitazioni ritrovano ilsegno positivo. L'ultimo tri-mestre 2014 è stato miglioredei precedenti con 116.543transazioni, in aumento del7,1% su 12 mesi prima, men-tre l'intero anno si è chiusocon volumi di vendita in cre-scita del 3,6% a quota 417.524compravendite, in linea con leprevisioni. Se si sommano lepertinenze (box e posti auto),uffici, negozi, immobili indu-striali in totale gli scambisono stati 920.849 (+5,5% neltrimestre e +1,8% nell'anno).Sono confermati quindi daidati sia il consolidamentoverso la ripresa, anche se an-cora lenta, sia il ruolo trai-nante dei capoluoghi,soprattutto al Centro. «lltrend sembra solido, ancheguardando a quanto accadutoin tutti i capoluoghi - diceGianni Guerrieri, direttoredell'Osservatorio -. Abbiamoregistrato dal primo trimestre2014 variazioni tendenzialipositive e crescenti. Ancheconsiderando che i primi tre

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CamBIa la valutazIoNe eNeRgetICa

predeterminati conforme-mente alle indicazioni dell'ap-pendice A all'allegato 1 aldecreto.Le verifiche di legge richie-dono quindi due calcoli: ilprimo consiste nel calcolodella prestazione energeticadell'edificio di riferimento conle sue caratteristiche edili eimpiantistiche prescritte daldecreto.Il secondo è il calcolo dellaprestazione energetica del-l'edificio reale, per il quale ilprogettista potrà prevederecomponenti edili e impianti-stici di sua libera scelta pur-ché la prestazione energeticarisulti non inferiore a quellacalcolata sull'edificio di riferi-mento.L'allegato 1 descrive il quadrocomune generale per il calcolodella prestazione energeticadegli edifici e fornisce la ta-bella dei fattori di conversionein energia primaria dei varivettori energetici, specifi-cando per ognuno il conte-nuto di energia primariarinnovabile, non rinnovabile etotale.Fornisce inoltre le prescri-zioni comuni e specifiche pergli edifici di nuova costru-zione, oggetto di ristruttura-zioni importanti e sottoposti ariqualificazione energetica.L'appendice B all'allegato ifornisce i valori dei parametricaratteristici degli elementi

edilizi e degli impianti tecnicinegli edifici esistenti sottopo-sti a riqualificazione energe-tica; nell'allegato 2 c'è l'elencodelle norme per il calcolo dellaprestazione energetica.Il secondo decreto, relativoalle linee guida nazionali perl'attestato di certificazioneenergetica, sostituisce il de-creto dello Sviluppo econo-mico del 26 giugno 2009.Le novità rilevanti sono:1. La modalità di classifica-

zione energetica degli edi-fici e il modello diattestazione della presta-zione energetica uniformisu tutto il territorio nazio-nale. Le Regioni che hannogià provveduto a recepire ladirettiva 2010/31/Ue conproprio strumento regio-nale sono invitate a intra-prendere misure atte agarantire, entro due annidall'entrata in vigore deldecreto, un graduale ade-guamento dei propri stru-menti regionali diattestazione della presta-zione energetica, nonché irequisiti essenziali elencatinel decreto alle LineeGuida.

2. La prestazione energetica èespressa in termini di ener-gia primaria non rinnova-bile per la fornitura deiservizi presenti nell'edificioe la classificazione è fun-zione del rapporto fra la

Le regole per il risparmioenergetico stanno per cam-biare ancora. Giovedì 12marzo dovrebbe riunirsi laConferenza unificata per l'ap-provazione definitiva del De-creto "requisiti minimi" eforse anche del decreto sullenuove linee guida per la reda-zione dell'attestato di presta-zione energetica degli edifici.I due decreti sono previstidalD1gs 192/2005 (come mo-dificato, soprattutto, dallalegge 90/2013) in attuazionedella Direttiva 2010/31/ Ue.Il primo decreto, noto come"decreto requisiti minimi",fissai criteri e le metodologiedi calcolo della prestazioneenergetica degli edifici, preci-sando quali strumenti di cal-colo si possono utilizzare,previa verifica e validazioneda parte del Comitato Termo-tecnico Italiano.La novità più rilevante di que-sto decreto è la modalità diverifica delle prescrizioni dilegge, che utilizza l'edificio diriferimento. L'edificio di rife-rimento (fabbricato con piùimpianti) è un edificio iden-tico in termini di geometria(sagoma, volumi, superficiecalpestabile, superfici deglielementi costruttivi e deicomponenti) orientamento,ubicazione, destinazioned'uso e situazione al contornoe avente caratteristiche termi-che e parametri energetici

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CamBIa la valutazIoNe eNeRgetICa

elettrica, quanti quintali dilegna, eccetera). Sarebbe op-portuno che in Conferenzaunificata venisse fatta questamodifica.

prestazione energetica del-l'edificio e quella dell'edifi-cio di riferimento previstaper gli anni 2019/2021.

L'attestato riguarda la presta-zione e la classe energeticadell'edificio o dell'unità im-mobiliare, ovvero la quantitàdi energia necessariaadassi-curareilcomfortattraversoidi-versiservizierogatidai sistemitecnici presenti, in condizioniconvenzionali d'uso. Per indi-viduare le potenzialità di mi-glioramento della prestazioneenergetica, l'attestato riporta,oltre alla prestazione energe-tica globale, informazioni spe-cifiche sulle prestazionienergetiche parziali: del fab-bricato (involucro edilizio),degli impianti di climatizza-zione e ventilazione, di produ-zione di acqua calda sanitaria,di illuminazione (per il settorenon residenziale) e di produ-zione di energia da fonti rin-novabili in loco. Viene altresìindicatala classe energeticapiù elevata raggiungibile incaso di realizzazione delle mi-sure migliorative consigliate,così come descritte nella se-zione "raccomandazioni".Forse, l'indicazione più im-portante per l'utente, che in-vece manca, sarebbel'indicazione delle quantitàdei vari vettori energetici ne-cessari peri vari servizi pre-senti (quanti metri cubi digas, quanti kwh di energia

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edIlIzIa

aNtINCeNdIo: due aNNI IN pIù peR metteRsI IN Regola

che provvedono agli adempi-menti previsti dall'articolo 3del regolamento di cui al Dpr151/2011, entro otto mesidalla data di entrata in vigoredella legge di conversione» e«fermi restando gli adempi-menti previsti dall'articolo 4del medesimo regolamento»in materia di Scia. La prorogasi applica quindi solo alle atti-vità che provvederanno entroil primo novembre 2015 aespletare gli adempimenticonnessi all'esame di pro-getto, a cui sono obbligate lesole attività di categoria «B» e«C», ossia quelle a maggior ri-schio. Tale limite basta aescludere dalla proroga quelleattività a minor rischio delgruppo "A". Non è chiaro, poi, se negli ottomesi basterà aver presentatoun'istanza di valutazione diprogetto o se bisognerà averanche ottenuto il parere posi-tivo da parte del Comandoprovinciale. In questo caso i tempi si re-stringono, considerando che iVigili del fuoco possono pren-dere fino a sessanta giorni. Unarco di tempo che può ancheaumentare in caso di richiestadi integrazione dei docu-menti. La mancanza di chia-rezza è legata al genericoaccenno agli «adempimentiprevisti dall'articolo 3»: al re-sponsabile dell'attività com-pete la presentazione

dell'istanza per la verifica delprogetto, ma l'articolo 3 delDpr fa riferimento anche allaconclusione del procedimentocon la pronuncia da parte delComando sulla conformità delprogetto alla normativa.Nelle attività di nuovo in-gresso tra quelle soggette acontrollo ci sono da conside-rare non solo quelle introdotteex novo, come gli asili nido,ma anche attività assoggettatealla disciplina di prevenzioneincendi per la prima volta dalDpr 151 per effetto della varia-zione di parametri o soglie op-pure di riformulazioni. Ne sono un esempio leaziende e gli uffici, prima sog-getti a controllo se occupati daoltre cinquecento addetti eora, invece, basta che si supe-rino le trecento persone pre-senti, che scatta l'obbligo dipresentare la Scia. E, alcuneriformulazioni e revisioni disoglie hanno dato vita ad atti-vità in categoria "A", come uf-fici e aziende che ospitano finoa 500 persone, che dunque ri-sultano esclusi dalla proroga.Ma l'elenco delle "nuove atti-vità" escluse non si ferma agliuffici. Saltano anche gli edificia uso civile di altezza antin-cendio superiore a 24 metri efino a 32 metri (a esclusione diquelli a uso residenziale), cheprima dell'entrata in vigoredel Dpr 151/2011 non eranosoggetti a controllo e anche le

Ancora un'altra proroga per lecosiddette «nuove attività»introdotte dal regolamento diprevenzione incendi del 2011e già esistenti alla sua pubbli-cazione. Uno slittamento deitermini di due anni, concessoa condizione che i responsa-bili delle attività interessate siattivino per sottoporre i pro-getti alla verifica del compe-tente Comando provincialedei Vigili del Fuoco. Una limitazione che finiscecon l'escludere dalla prorogale «nuove attività» a minor ri-schio per le quali la legge nonprevede l'esame di progetto. El'effetto di una modifica ap-portata al Milleproroghe du-rante l'iter di conversione allaCamera. Nel frattempo il de-creto è diventato legge e il dif-ferimento è in vigore dalprimo marzo. Le attività in-trodotte dall'allegato I del Dpr151/2011, non comprese nelvecchio elenco del Dm 16 feb-braio 1982, ed esistenti alladata del 22 settembre 2011,avranno tempo fino al 7 otto-bre 2016 per mettersi in re-gola e presentare la Sciaantincendio. Questo dice lanuova legge che va ad allun-gare l'ultima scadenza fissataal 7 ottobre 2014 dal Dl delFare (Dl 69/2013). Aggiun-gendo, rispetto al passato,una limitazione: la proroga,viene specificato, «si applicaagli enti e ai privati interessati

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edIlIzIa

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autorimesse private. Lo stessovale per le gallerie stradali,per gli impianti di cogenera-zione (potenza tra 25 kW e350 kW) e per le strutture ria-bilitative, di diagnostica stru-mentale e di laboratorio consuperficie tra cinquecento emille metri quadrati.Vi rientrano, invece, asilinido, aerostazioni, campeggi,villaggi turistici, grandi com-plessi a uso terziario o indu-striale caratterizzati dallacomunione di strutture, im-pianti o delle vie di esodo, at-tività di demolizione deiveicoli, e in alcuni casi anchelocali per spettacolo, impiantisportivi e palestre di superfi-cie al chiuso superiore a due-cento metri quadrati.Lo slittamento ha effettoanche sulle ultime regole tec-niche emanate dal ministerodell'Interno e che avevanostabilito, per le attività già esi-stenti alla loro entrata in vi-gore, la possibilità diadeguarsi alle prescrizioni inpiù step, differenziando tra gliadempimenti da mettere inatto subito e quelli per i qualiconcedere più tempo. L'ef-fetto è un allontanamentoprogressivo di tutti i terminicontenuti in quelle normeverticali (asili nido, campeggie villaggi turistici, attività didemolizione di veicoli, aero-stazioni, interporti).

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Catasto

immobili non produttivi direddito urbano.Il modello unico informaticocatastale è sottoscritto dalprofessionista con firma digi-tale e per la compilazione el'invio il provvedimento ri-manda ai vari provvedimentigià emanati dal 2005 al 2009,pubblicati nella Gazzetta Uffi-ciale o sul sito istituzionaledell'Agenzia, che hanno amano a mano esteso a tutto ilterritorio nazionale il serviziotelematico di trasmissione.Sul tema, il Territorio avevaemanato numerosi documentidi prassi, evidenziando chel'invio telematico dei docu-menti catastali deve essereeseguito attraverso il sistematelematico, denominato Si-ster, utilizzando una specificafunzione, alla quale si accedeattraverso l'inserimento delcodice fiscale e della passworddel professionista (Agenziadel territorio, circolare21T/2007) e il professionistadeve risultare preventiva-mente abilitato con le moda-lità indicate dallo stessoTerritorio (tra le altre, circo-lare 41T/2005).Il professionista, dopo averpredisposto il modello unicoinformatico catastale, deveapporvi la firma elettronica,prima dell'invio al sistema te-lematico e, terminata la com-pilazione dei modelli con le

informazioni richieste e accet-tato l'importo calcolato dal si-stema, lo stesso esegue l'inviotelematico del modello unicoinformatico catastale; il prov-vedimento del 22/12/2006,richiamato dal provvedimentodi ieri, fissa anche termini,condizioni e modalità per laconservazione dei documentioriginali Pregeo, su supportocartaceo.Come indicato nel provvedi-mento per le dichiarazioni(accertamento, variazione edichiarazione di beni immo-bili non produttivi di redditourbano) si deve far riferi-mento al provvedimento del15/10/2009, mentre per i re-stanti (mappali, fraziona-mento e particellari) si devefar riferimento al provvedi-mento del 23/6/2006.Come indicato all'art. 3, delprovvedimento direttoriale incommento, in caso di mancatoo irregolare funzionamentodel servizio telematico, il mo-dello deve essere presentatoall'ufficio competente territo-rialmente, a mezzo supportoinformatico.

attI oNlINe da gIugNo

A partire dal prossimo 1° giu-gno, gli atti di aggiornamentocatastali dovranno essere in-viati dai professionisti iscritticon procedura telematica.Il comma 374, dell'art. 1, dellalegge 311/2004 (Finanziaria2005), pubblicata nella Gaz-zetta Ufficiale il 2,5/3f2005(n. 70/2005), dispone la pos-sibilità di presentare gli atti diaggiornamento catastale conprocedure informatiche, uti-lizzando il modello unico in-formatico catastale-Muic,come indicato con appositoprovvedimento dell'Agenziadelle entrate.Con il provvedimento diretto-riale di ieri (prot.2015/35112), destinato al po-tenziamento dell'informatiz-zazione dell'amministrazionefinanziaria, l'Agenzia delle en-trate ha disposto che tale pro-cedura è obbligatoria adecorrere dal prossimo 1° giu-gno, a cura dei professionistiiscritti negli ordini e/o collegiprofessionali, utilizzando lemodalità indicate con il prov-vedimento del Territorio del22/3/2005.Si tratta, essenzialmente e trale altre, delle dichiarazioni perl'accertamento delle unità im-mobiliari, delle dichiarazionidi variazione dello stato, dellaconsistenza e della destina-zione di unità immobiliari giàcensite e delle dichiarazioni di

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Catasto

trimoniale dei diversi immobili.Oltretutto, la nuova "tavola" dellecategorie delineata nel progetto diriforma messo a punto dalle En-trate cambia filosofia rispetto al-l'attuale classificazione, quantomeno perle abitazioni.Tra le tante ingiustizie del sistemaattuale, oggi due alloggi con carat-teristiche quasi identiche, situatinello stesso quartiere, possono es-sere accatastati come A/2 (abita-zioni di tipo civile) e A/3(abitazioni di tipo economico),con notevoli differenze di renditacatastale a fronte di prezzi di mer-cato tutto sommato simili. Dopola riforma finiranno entrambi inO/1, categoria che indicherà- agrandi linee-le abitazioni situatein edifici che abbiano almeno duepiani fuori terra, accessi e scale incomune, con destinazione intera-mente residenziale o promiscua(per esempio, una palazzina di trepiani con il pianterreno intera-mente dedicato a negozi).L'attribuzione di una stessa cate-goria agli appartamenti che fannoparte di edifici strutturalmente si-mili supererà una delle iniquitàpiù frequenti del catasto attuale efaciliterà l'individuazione di unvalore patrimoniale corretto: aquel punto conteranno le caratte-ristiche reali dei due immobili,come l'affaccio o lo stato di manu-tenzione.Lo stesso ragionamento valeanche per l'altra categoria desti-nata a raccogliere il grosso delleabitazioni, la 0/12. Oggi una casamonofamiliare in zona semicen-trale o periferica può essere clas-sificata come A/2 (abitazione

civile) o A/7 (villino), mentredopo la riforma - indicativamentedall'anno d'imposta 2021 - saràsempre in 0/2.Per avere un'idea delle differenzedi rendita catastale che oggi sipossono riscontrare in catasto,basta pensare che un alloggio di 5vani catastali, con classe medio-alta, nella zona censuaria 3 di Mi-lano ha una rendita di 8oo,51 eurose è classificato in A/3, di 1.032,91euro se è in A/2 e di 1.730,13 eurose è in A/7.Il riordino delle categorie supe-rerà anche le sperequazioni do-vute alla superficie media dei vani,che varia anche in base alla classi-ficazione catastale, oltre che al-l'epoca di costruzione e allastruttura dell'immobile. Un esem-pio? Secondo le ultime statistichecatastali, ad Alessandria il vanomedio in classe A/2 è 19,7 metriquadrati, mentre in A/3 arriva a21,6 metri. Sembra poco, ma suun appartamento di 100 metriquadrati può voler dire passare da4,5 vani (in A/3) a 5 vani (in A/2),andando ad amplificare la diffe-renza di valore riconducibile allediverse tariffe d'estimo.Ora si tratta di vedere quale saràl'assetto definitivo del decretodopo il passaggio in Consiglio deiministri e alle commissioni parla-mentari. Finora il dibattito è statoalla larga da questi aspetti più tec-nici, ma è probabile che avrannoun effetto tutt'altro che secondariosull'attribuzione dei nuovi valorie, in ultima analisi, sulle imposteche saranno pagate dai contri-buenti.

RIdIsegNata la mappa deglI ImmoBIlI

La riforma del catasto stravolgeràle "etichette" con cui sono classi-ficati gli immobili. La nuova cate-goria O/1- quella che indica glialloggi inseriti in palazzine e con-domini- sarà la più numerosa eraccoglierà quasi 18 milioni diunità immobiliari sui 63 milionidotati di una rendita catastale. Aseguire, con poco meno di 17 mi-lioni di unità, ci saranno le abita-zioni isolate e le villette a schiera(categoria 0/2) e i posti auto co-perti e scoperti, compresi boxauto e garage (0/6), mentre altri/milioni di unità saranno costituiteda cantine e soffitte (0/5). Messeinsieme, queste tre categorie arri-veranno a coprire quasi il 9000del patrimonio edilizio censito edotato di una rendita.I dati sono stati elaborati dal Sole24 Ore in collaborazione con Age-fis (Associazione dei geometri fi-scalisti), tenendo conto dellestatistiche catastali e dei dati Istatsulla struttura degli edifici ita-liani, così da simulare gli effettidella riforma del catasto in basealle anticipazioni sul progetto direvisione trapelate nelle scorsesettimane.Mentre il decreto delegato sui cri-teri estimativi è ancora in attesadel primo via libera in Consigliodei ministri, è interessante vederecome potrebbe cambiare la distri-buzione delle unità immobiliaritra le diverse categorie. Non è solouna questione di inventario, per-ché la classificazione in una cate-goria o in un'altra determineràanche il tipo di funzione statistica- cioè di formula matematica - chesarà usata per risalire al valore pa-

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INfRastRuttuRe e dIssesto IdRogeologICo

solo 60 gRaNdI opeRe

Rapporto scatta quando dice chesolo l'8°i° delle opere è stato ulti-mato mi pare poco aderente allarealtà.

In che senso?Anzitutto l'8% di opere ultimatesignifica una spesa in valori asso-luti di 23 miliardi. Aggiungerei aquesto la parte dei 43 miliardi diopere in corso che è stata già rea-lizzata. Secondo i nostri conti, par-liamo di 20 miliardi. Infine l'Altavelocità Torino-Milano-Napolinon è formalmente compresa nelprogramma ma la legge obiettivofu decisiva nel rimettere in motoun' opera bloccata. Sono altri 28miliardi di investimenti. Quindiabbiamo 51 miliardi di opere com-pletate e altri 20 di spesa effettivadi avanzamento lavori. Non èpoco.

Dire che 28 miliardi di Alta velo-cità siano attribuibili alla leggeobiettivo è un'affermazione un po'forte.Non ho detto questo, ho detto chela legge obiettivo ha contribuito asbloccare quell'investimento: sui30 miliardi spesi per l'alta velocità,28 sono per le realizzazioni dopoil 2002. Ai cittadini, in fondo, in-teressa sapere che le opere sonorealizzate. Comunque 43 miliardidi investimenti dentro il perimetrodella legge obiettivo non sonopochi. ripeto: è la programma-zione della legge obiettivo che vacambiata,per concentrarci sullepriorità effettive. Dobbiamo indi-viduare la nostra "core network",come è stato fatto in Europa.

Quali sono le priorità che ha inmente?Certamente i collegamenti infra-strutturali con l'Europa. In se-condo luogo, le opere della nuovapianificazione strategica chestiamo facendo. Il piano aeroporti,per esempio, che è stato apprez-zato a Bruxelles ed elenca le opereda realizzare, compresi i collega-menti ad alta velocità con i treprincipali aeroporti del Paese.

Avete risposto positivamente alleproposte di Fs?Si e ora loro stanno lavorando. SuVenezia siamo ovviamente piùavanti perché ci inseriamo sullalinea Av già in fase di realizza-zione, mentre per Fiumicino eMalpensa abbiamo dato indica-zione di avviare la progettazionestrategica.

Quali altri novità nelle 60 operestrategiche?Inseriremo le opere degli altripiani strategici, come quello deiporti e della logistica: soprattuttointerventi di collegamento fra re-troterra portuale e reti. Poi avremomolti interventi per le città perchéil vero tema strategico emergenteper l'Italia è quello dei collega-menti fra reti infrastrutturali enodi. L'ultima novità è quella dellereti immateriali, per esempio lereti digitali, come già scritto neldecreto sbloccaItalia e confermatodall'approvazione, la scorsa setti-mana, del piano per la bandalarga.

“Sulle grandi opere c'è bisogno diuna svolta che consiste nella sele-zione di un numero limitato dipriorità. Già con il prossimo Defindicheremo, rispetto alle 315opere che oggi fanno parte dellalegge obiettivo, una sessantina diinterventi su cui convogliare le ri-sorse aggiuntive che stanzieremoda qui in avanti. È in corso un con-fronto con le Regioni cui stiamochiedendo di indicarci poche prio-rità, poi alla fine decideremo te-nendo conto dellaprogrammazione europea e dellaprogrammazione strategica nazio-nale per aeroporti, porti e logi-stica”. Il ministro delleInfrastrutture, Maurizio Lupi, ri-conosce che dal 9° Rapporto Ca-mera-Cresme sullo stato diattuazione della legge obiettivo (siveda Il Sole 24 Ore di ieri) emergeuna criticità nella programma-zione delle grandi opere quando siafferma che solo l'8% delle operedella legge obiettivo è stato com-pletato, ma nega che sia marginalela spesa effettuata negli anni pas-sati.

E giusto dire che la legge obiettivonon ha centrato le finalità per cuiera nata?La legge obiettivo aveva due fina-lità: rimettere in moto la realizza-zione di infrastrutture che nel2oo1era bloccata e monitorare quel chesi faceva. Questi due obiettivi sonostati raggiunti. Anche il monito-raggio della Camera, che io stessovolli quando ero parlamentaredella commissione Trasporti, hasenso se è strumento di raccordofra lavoro del governo e controlloparlamentare. La fotografia che il

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INfRastRuttuRe e dIssesto IdRogeologICo

aNCe: uN pIaNo da 5mIla opeRe CaNtIeRaBIlI

cantierabili potrebbe aggiun-gersi al programma dellegrandi opere fortemente rivi-sto e selezionato rispetto allalegge obiettivo cui sta lavo-rando il ministro delle Infra-strutture, Maurizio Lupi.L'Ance ha analizzato le misuredello sblocca-Italia per arri-vare alla conclusione che«l'88% dei fondi potranno es-sere utilizzati soltanto dopo il2016».Necessario dunque irrobu-stire quelle politiche. «Con lacassetta degli attrezzi che ab-biamo ora e con la finestramacroeconomica di opportu-nità di questo momento - diceBuzzetti - possiamo davverouscire dalla coda della crisi eripartire, con un beneficio im-portante al Pil per il settore eper l'intera Italia. In effetti, laliquidità della Bce, l'eurobasso, i tassi ai minimi sonotutti fattori positivi e l'unicapolitica che manca per com-pletare il quadro è un piano diinvestimenti pubblici che tra-duca subito tutto questo increscita».D'altra parte anche nel settorei segnali di ripresa non man-cano, come ha sottolineato lostesso Renzi venerdì. «Lecompravendite di immobili -dice Buzzetti hanno segnatouna crescita del 7,1%io nell'ul-timo quadrimestre del 2014 ei mutui sono ripartiti, grazie aitassi bassi ma anche all'of-

ferta di prodotti che si è arric-chita. E un segnale positivo,così come è positiva, e percerti versi anche sorpren-dente, l'attenzione che cihanno riservato gli investitoristranieri al Mipim, il saloneinternazionale dell'immobi-liare di Cannes. Non succe-deva da anni e significa cheeffettivamente questi segnalidi ripresa stanno arrivandoanche all'estero».Resta il problema della corru-zione che va debellata da unsettore che la vive come unagrave patologia. «Vedo - diceBuzzetti - che si dà molta at-tenzione ai provvedimenti an-ticorruzione e in particolare apunire maggiormente il falsoin bilancio, ma non credo chequeste misure sarebbero riso-lutive per stroncare la corru-zione dal settore degli appalti.Penso anzi che l'impatto sa-rebbe marginale, mentre ilvero e profondo intervento dafare per voltare pagina nei la-vori pubblici è la riforma delcodice degli appalti e il recepi-mento delle direttive europee.Concordiamo, in questosenso, con chi dice che biso-gnerebbe accelerare quelfronte di riforma».

Un piano di 5mila opere, ingran parte piccole e medie, darealizzare immediatamenteper un valore di 9 miliardi dieuro. È da qui che potrebbe ri-partire Matteo Renzi che ve-nerdì all'Expo ha parlato dellanecessità - e ha mostratogrande volontà - di accelerarela crescita delle infrastruttureper dare solidità alla ripresa.Palazzo Chigi ha chiesto qual-che settimana fa alle princi-pali associazioni delle impreseun elenco di opere immedia-tamente cantierabili, ancheper capire se ci sia la possibi-lità concreta di creare lavoro eoccupazione in fretta.Pronta la risposta dell'Ance,l'associazione nazionale deicostruttori, che, insieme aCna, Confartigianato e Lega-coop, ha presentato una listadi interventi, ora all'esame delsottosegretario alla presi-denza, Graziano Delrio.«Abbiamo colto una grandeattenzione da parte del go-verno - dice il presidente del-l'Ance, Paolo Bozzetti - equesto ci fa piacere perchéavevamo detto per tempo chele misure contenute nel de-creto sblocca-Italia non sareb-bero state sufficienti e sarebbestato invece necessario com-pletare quell'azione, pure po-sitiva, passando a una veracantierabilità in tempistretti». Ora il piano delle pic-cole opere immediatamente

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sBloCCa-ItalIa, IN aRRIvo glI ultImI 2 mIlIaRdI

ture ha scelto di interpretare idue termini (appaltabile ecantierabile) in modo moltoflessibile. Opera per opera, neldecreto appena firmato comegià nel primo (il decreto Lupi-Padoan del 14 novembre2014), Si fissano obiettivi spe-cifici da rispettare per adem-piere a queste scadenze e siscopre così che praticamentein nessun caso, dove c'è scritto«cantierabili», vedremo perquella data apertura di can-tieri. (…)

Si completa il quadro deifondi destinati alle infrastrut-ture previsti dal decretoSblocca-ltalia varato dal go-verno a fine agosto. Per i can-tieri invece bisogneràattendere. Gli ultimi due mi-liardi, del pacchetto totale di3,9 stanziati dal decreto, sonoin dirittura d'arrivo. Il mini-stro dell'Economia Pier CarloPadoan ha firmato il2 marzoil decreto interministeriale,ora al vaglio della Corte deiConti, proposto e firmato ametà febbraio dal titolaredelle Infrastrutture MaurizioLupi.La lista delle opere era indi-cata nella stessa legge, dun-que non potevano essercisorprese: i6 interventi chespaziano dalle metropolitane(Torino e Firenze per un to-tale di 200 milioni), alle ferro-vie (tunnel del Brennero eLucca-Pistoia per 485 mi-lioni), alle strade (1.152 mi-lioni distribuiti su 9 progetti),senza dimenticare opere idri-che (69 milioni in Abruzzo) eaeroporti (9o milioni tra Fi-renze e Salerno).La novità del decreto è neitempi di attuazione degli in-terventi. Mentre il decretoSblocca-Italia definiva questalista di interventi come «ap-paltabili entro il 30 aprile2015» e «cantierabili entro il31 agosto 2015»,il ministero delle Infrastrut-

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pRogettI al palo

serà, soprattutto, sull'urgenzae sul pericolo per i territori. Equesto rimetterà in gioco pa-recchi progetti che, in questafase, appaiono più indietro.L'obiettivo è comporre unquadro completo dopo l'estatee partire nel 2016.Progettazioni al ralenti. I datidell'unità di missione di Pa-lazzo Chigi permettono di ri-costruire in maniera esatta lamappa della progettazionesulla messa in sicurezza delterritorio. A oggi dalle diverseRegioni sono arrivati pianiper 6.700 interventi circa, perun valore complessivo di 21miliardi di euro. Questi nu-meri - va precisato - non in-cludono il piano stralcio per learee metropolitane. Nella grande maggioranza deicasi, però, gli uffici di ErasmoD'Angelis hanno tra le manipoco più che titoli per possi-bili lavori futuri: 7,6 miliardi(il 36,3%) di interventi sonofermi allo studio di fattibilità,mentre 9,4 miliardi (il 44,8%)sono allo stadio del prelimi-nare. Di fatto, oltre l'80% deilavori (17 miliardi totali) perla messa in sicurezza non puòandare in gara. I quattro mi-liardi restanti sono divisi traprogetti esecutivi (un mi-liardo circa) e definitivi (pocomeno di tre miliardi). I primisono gli unici a poter andaredirettamente al bando. Per isecondi è necessario attivare

una procedura più complessa,l'appalto integrato, che al-lunga i tempi.La situazione delle Regioni.Questi dati hanno un peso di-verso a seconda delle Regioni.In alcune aree, infatti, c'è unagrande massa di progetti pre-liminari o studi di fattibilità,ma c'è anche un pacchetto diprogetti esecutivi molto consi-stente che riequilibra le cose.Succede in Sicilia e in Campa-nia. Nell'isola i progetti esecutivigià disponibili valgono 343milioni, mentre a Napolisiamo a 257 milioni. A contifatti, la grandissima mole dipreliminari e studi di fattibi-lità da integrare (circa 4 mi-liardi totali) assume unavalenza relativa. Ci sono, in-vece, casi nei quali le proget-tazioni esecutive restanopoche, a fronte di un numerogigantesco di titoli. La Pugliaha appena 11 milioni di elabo-rati pronti e 1,5 miliardi dipreliminari e studi di fattibi-lità. Poco più del Piemonte,che arriva a 1,3 miliardi con 11milioni di esecutivi. Vannomale anche Abruzzo, Basili-cata, Friuli Venezia Giuli a conpercentuali di gare prontesotto il 6%. Una situazioneche sta rendendo la vita diffi-cile a Palazzo Chigi: i tempiper la definizione degli elenchisi sono rivelati parecchio piùlunghi delle previsioni iniziali.

Scorrendo gli elenchi delleRegioni, abbiamo trovatopochi progetti e centinaia dititoli». Erasmo D'Angelis, capo del-l'unità di missione di PalazzoChigi, lo ha ripetuto più voltenelle ultime settimane: nelpentolone dei lavori per lamessa in sicurezza del territo-rio c'erano molte ipotesi epoca carta. E i numeri, analiz-zati nel dettaglio, lo confer-mano: preliminari e studi difattibilità pesano per l'80%del totale delle richieste delleamministrazioni. Gli esecu-tivi, che possono andare im-mediatamente in gara, sonoappena il 4,9% del totale. Sitratta di un miliardo, una cifrache può dare benzina alle garesoltanto per un anno. Preoc-cupa, soprattutto, la situa-zione di alcune Regioni, comePuglia, Calabria, Liguria ePiemonte.A questo primo ritardo si èsommata una trafila parec-chio faticosa per arrivare alladefinizione del quadro finan-ziario del piano nazionale. Ifondi Fsc, sui quali ci si èorientati per pagare il mi-liardo all'anno di interventi,verranno ripartiti non primadella fine di aprile: l'idea dipassare dalla Bei è finita nelnulla. Dopo quella data an-dranno individuati i criteriper comporre gli elenchi diopere da realizzare. Ci si ba-

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INfRastRuttuRe e dIssesto IdRogeologICo

pRogettI al palo

Sfitta al 2016 l'avvio del pianonazionale contro il dissestoidrogeologico per cui le Re-gioni hanno avanzato richiestedi finanziamento per oltre 21miliardi, a fronte di risorse an-nunciate in 7 miliardi dal Go-verno.I ritardi nella progettazionedegli interventi segnalati daglienti locali, la necessità di atten-dere il riparto del Fondo svi-luppo e coesione (che nonarriverà prima di un paio dimesi) insieme all'intenzione distilare una graduatoria delleopere da finanziare non legatasemplicemente al criterio dellacantierabilità degli interventihanno imposto un aggiorna-mento del cronoprogramma sucui si era attestata fino a pochimesi fa la stessa Unità di mis-sione che coordina il pro-gramma da Palazzo Chigi.«Contiamo di poter confezio-nare il nuovo piano entro iprimi mesi dell'anno pros-simo», dice Mauro Grassi, di-rettore generale dell'Unitàguidata da Erasmo D'Angelis.Il calendario è presto fatto. Bi-sognerà attendere la fine diaprile per la ripartizione delFondo sviluppo e coesione. Poicomincerà il lavoro di selezionedei 6.647 progetti arrivati dalterritorio. «Per stilare la gra-duatoria delle priorità - am-mette Grassi - ci vorrà qualchemese».Per quest' anno dunque tutto

ruoterà intorno al completa-mento dei lavori previsti daivecchi accordi di programma eal piano per la difesa del suolodelle aree metropolitane, stral-ciato dal nuovo programmanazionale in autunno sull'ondadell'emergenza post-alluvionea Genova. Sul primo fronte«contiamo di avviare interventiper 1,1 miliardi», dice Grassi.Il piano stralcio arriverà alpunto cruciale poco prima del-l'estate, dopo la pubblicazionein Gazzetta della delibera Cipeche il 20 febbraio ha stanziato600 milioni per finanziare gliinterventi nelle 14 grandi città,destinando 100 milioni alfondo per colmare i ritardinella progettazione delle operedi mitigazione del rischio.«Questo secondo fondo va con-siderato come uno strumentodel piano - spiega Grassi -. Seindividuiamo interventi priori-tari, ma indietro nella proget-tazione, le risorse sarannodestinate a colmare questogap». L'Unità di missioneconta di rastrellare entro que-st'anno anche gli altri 500 mi-lioni necessari a garantirel'intera copertura del pianostralcio. L'ipotesi di inserire ilfinanziamento nel collegatoambiente in approvazione alSenato è sfumata. «Ma trove-remo una soluzione in uno deiprossimi decreti che andrannoin Parlamento», concludeGrassi.

Il quadro finanziario. Alle dif-ficoltà nel delimitare il peri-metro delle progettazioni, sisono sommate incertezze nelquadro finanziario dei diversipiani. Quello dedicato allearee metropolitane si è scon-trato per primo con i pochielaborati da mandare in garae, dopo l'annuncio di novem-bre, ha accumulato un ritardoche si è trasferito anche sulpiano nazionale, da elaborarein accordo sulle Regioni. Ilpiano nazionale, a sua volta,ha dovuto combattere anchecon altri problemi. All'iniziol'unità di missione aveva pen-sato di anticipare i fondi euro-pei tramite finanziamentidella Bei. Quei prestiti, però,avrebbero pesato sul deficititaliano: un prezzo troppogrande da pagare. Così, gli uf-fici di Erasmo D'Angelis sonorimasti bloccati. Dovrannoaspettare la definizione del ri-parto dei Fondi di sviluppo ecoesione, atteso per aprile. Epoi lavorare tutta l'estate permettere a punto un elenco dipiani, insieme alle Regioni.Considerando anche un'altraincognita: i fondi Fsc devonoandare obbligatoriamente perl'80% al Sud. Gli enti del Nordsaranno costrette a lasciaremolti interventi nel cassetto.

dIssesto: Il pIaNo slItta al 2015

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fRaNe e alluvIoNI, BloCCate 9 opeRe su 10

sono stati privatizzati e trasfor-mati in agrumeti, con tanti sa-luti alla prevenzione...Dunque la prima conquista èstata l'unificazione delle banchedati. La seconda l'accentra-mento delle competenze spar-pagliate tra 3600 diversi enti ela semplificazione delle proce-dure incagliate in 1200 normesedimentate in trent'anni, conconferenze di servizi a cui par-tecipano venticinque soggettidiversi con potere di veto etempi biblici (34 mesi inmedia) per una valutazione diimpatto ambientale.Questo «disboscamento buro-cratico» ha evidenziato l'esi-stenza di 2 miliardi di eurostanziati per opere cantierabilie non spesi per pasticci buro-cratici. E in pochi mesi sonostati sbloccati 700 cantieri.Un'altra scoperta ha lasciato al-libiti gli esperti della task force:non esisteva un piano nazio-nale sul dissesto idrogeologico.Tutti quelli strombazzati neglianni scorsi erano collage divaghe stime senza fondamentoscientifico: servirebbero 65 mi-liardi, anzi 50, no forse 40... Ti-toli, al massimo generici studidi fattibilità. Ma nessuno avevamai redatto un elenco detta-gliato di opere e costi. Ora unconteggio preciso c'è: le operenecessarie sono 7100 e costano21,5 miliardi.Su questa base, la task force haindividuato con la Ragioneriagenerale dello Stato il meccani-

smo finanziario per mettere adisposizione 9 miliardi di euronei prossimi sette anni. Il si-stema è semplice: appenaun'opera può partire, arrivano isoldi. Purtroppo su 7100 operemesse in agenda, quasi 6300non hanno progetti esecutivi. Equindi non possono partire.I primi soldi, 700 milioni, sonostati ripartiti così: 600 milionia opere già progettate (196 nelle14 aree metropolitane, a partireda Genova, con l'Autorità anti-corruzione a vigilare sugli ap-palti); 100 milioni stornati inun fondo-progetti, per accele-rare quelle ferme.Tra i primi cantieri aperti, quellia Milano per evitare che il Se-veso la allaghi, come accade al-meno tre volte l'anno epotrebbe capitare anche du-rante l'Expo. Già, perché un'al-tra sorpresa trovata dalla taskforce è che programmando lakermesse, nonostante 1,7 mi-liardi di opere pubbliche (tutteindispensabili?), non s'è messoun euro per evitare che l'acquacontinui a zampillare dai tom-bini delle strade. I delegati bra-siliani penseranno che sottoMilano scorra una sorta di Riodelle Amazzoni.Invece è un normalissimofiume lungo cento volte meno,e non farebbe danni se i Co-muni non avessero litigato pertrent'anni su dove realizzare lecasse di espansione.

In un Paese in cui frane e inon-dazioni, negli ultimi settan-t'anni, hanno colpito 2.458comuni in tutte le regioni, cau-sando 5.455 morti, 98 dispersi,752.000 famiglie sfollate e 3,5miliardi di euro di danni al-l'anno, le autorità pubblichedovrebbero avere i cassettipieni di piani operativi, primadi battere cassa.Invece no. Olbia, che nel no-vembre 2013 pianse 13 delle 18vittime dell'alluvione sarda, po-trebbe spendere subito 150 mi-lioni per risanare un paesaggiourbano devastato dalla specu-lazione edilizia di sedici quar-tieri abusivi. Ma non ha un soloprogetto pronto. I 98 Comunidel bacino del Tagliamento, traVeneto e Friuli Venezia Giulia,litigano da quasi mezzo secolosulla collocazione delle opereper evitare inondazioni e cosìnon utilizzano 41 milioni dispo-nibili. In Calabria si potrebbesalvare il Comune di Petilia Po-licastro, dov'è franato un interoquartiere collinare con 800 abi-tanti: peccato che per tuttequelle villette non si sia riuscitaa trovare una sola licenza edili-zia.E ci sono milioni di euro a di-sposizione dal 2010 per evitareche il Crati seppellisca periodi-camente di fango il Parco Ar-cheologico di Sibari, tra i piùimportanti della Magna Grecia,con reperti del 720 a.C. Ma nonsi possono spendere, perché in-credibilmente i terreni fluviali

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BaNda laRga

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italiana di nuova genera-zione». Il piano non pone vin-coli. 11 governo, da parte sua,punta a portare la fibra otticafino alla base dei palazzi(Fttb). Nel piano non ci sonoriferimenti al famigerato«switch off», ossia allo spe-gnimento della rete in rame eal passaggio alla fibra, di cui siparlava nella bozza del de-creto sulla banda larga con ri-ferimento al 2030. E statoaccantonato anche l'obbligodel servizio universale a 30mega, ossia l'obbligo di por-tare Internet ultraveloce achiunque ne faccia richiesta.Attraverso la rete di nuova ge-nerazione il governo punta,oltre che a recuperare terreno,a stimolare l'offerta di nuoviservizi.

La tecnologiaIl piano del governo sullabanda ultralarga introduce ilconcetto di neutralità tecnolo-gica, dunque la soluzionedovrà essere scelta dagli ope-ratori. Sostanzialmente siparte dalla cosiddetta Fiber tothe home (Ftth), fino all'uti-lizzo delle frequenze radioladdove non sia possibile arri-vare nemmeno con il rame. Lesoluzioni intermedie sonorappresentate dal Fiber to thebuilding (Fttb, cioè fibra finoai piedi dell'edificio e rameper salire negli appartamenti)e dal Fiber to the cabinet

(Fttc) cioè fino agli armadi te-lefonici. «La capacità trasmis-siva a disposizione degli utenticon la soluzione Fttc, basatasulla tecnologia Vdsl2, - silegge nel documento del go-verno - è fortemente condizio-nata dalle caratteristiche dellarete secondaria in rame e dal-l'interferenza tra i segnali chevengono veicolati in coppie af-fasciate nel medesimo cavo.Le tecnologie Vds12 in campogià consentono di raggiungerevelocità downstream dell'or-dine dei 50-8o Mbps su cop-pie di lunghezza inferiore aiboom. L'impiego di tecnicheevolute di soppressione degliinterferenti, denominate "vec-toring", consentono di spin-gere verso i 100 Mbpsdownstream la capacità dispo-nibile su coppie di lunghezzainferiore ai 300m».

La coperturaGli obiettivi minimi del go-verno coincidono con quellidefiniti dall'Agenda 2020 e,cioè, almeno il 50% della po-polazione con accesso a unavelocità di 100 mega al se-condo e la restante quota conuna velocità non inferiore al3Oi. Si tratta di numeri moltodistanti da quelli attuali for-niti dalla Commissione euro-pea che l'esecutivo ha presocome riferimento e che mo-strano come in Italia solo il21% della popolazione ha ac-

Per Matteo Renzi «è l'abc delnuovo alfabeto economico».La base per recuperare la di-stanza dai partner europeisulla diffusione di Internet abanda larga - l'Italia è ultimain Europa per la coperturacon reti digitali di nuova gene-razione - e accelerare la realiz-zazione delle reti ultravelociper stimolare la crescita. Uncompito di cui il governo si faprotagonista e promotore,mettendo sul tavolo una seriedi provvedimenti per recupe-rare il ritardo sull'Agenda di-gitale e portare entro il 2020la connessione a 30 mega al100% della popolazione e 100mega al 50% degli abitanti. Lazona non conta, che sia a «fal-limento economico», ossiapoco interessante per le com-pagnie telefoniche, oppure adalto reddito, la rete arriveràcomunque. Se non lo farà ilprivato ci penserà lo Stato. Inrealtà il piano del governo èanche più ambizioso e punte-rebbe a connettere nel 2020l'85% del territorio a 100mega. Sul tavolo ci sono 6 mi-liardi a cui aggiungere altri 2miliardi già stanziati dalleaziende nei loro piani di svi-luppo e, auspica il governo,altri 4 miliardi di ulteriori in-vestimenti. Le compagnie te-lefoniche saranno libere discegliere la tecnologia piùadeguata per realizzare la«Ring», acronimo di «rete

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unificato delle trasmissioni sututte le coppie affasciate nelmedesimo cavo (usualmentemulticoppie). Laddove piùoperatori Fttc sono attivipresso lo stesso armadio di di-stribuzione (caso noto come«multioperator vectoring»), ilcoordinamento unificato dellacancellazione degli interfe-renti pone un problema di na-tura regolamentare (perdisciplinare l'accesso non di-scriminatorio alle massimepotenzialità della tecnologia)e di tipo tecnico e operativo(di integrazione e di orche-strazione tra apparati, even-tualmente manifatturaeterogenea, e soprattutto dicoordinamento di processi esistemi degli operatori coin-volti). Ne consegue che la rag-giungibilità della velocità didownstream verso i 100 Mbpscon Fttc è legata all'applicabi-lità del «vectoring in scenarimultioperatore, tutt'ora nonacclarata». Il tema è in manoall'Agcom.

cesso effettivo a una bandadefinibile ultralarga (controuna media Ue del 64%)- Pe-raltro con una penetrazioneminore dell'u. Mentre solo il23% ha un contratto conun'offerta di banda larga base(al netto delle connessionimobili, tre italiani su quattronon hanno un accesso casa-lingo alla rete). La velocitàmedia di navigazione è infe-riore ai io Mbps. Per scardi-nare questa situazione ilgoverno ha messo nel piano 6miliardi di investimenti, di cuialmeno 4 dovrebbero essereanticipati dalla Bei e altri do-vrebbero arrivare come inve-stimenti a fondo perduto. 11ministro Guidi ha però ag-giunto che gli incentivi del go-verno saranno maggioriladdove sarà offerta una tec-nologia più avanzata, unasorta di spinta per l'abban-dono del rame.

I dubbiSempre il documento gover-nativo sottolinea però i rischie le incertezze sull'uso delletecnologie usate per accele-rare la navigazione Internetusando il doppino di rameche,, peraltro, in Italia ha giàun'età media di oltre 25 anni.«E opportuno precisare chel'efficacia del meccanismo dicancellazione degli interfe-renti è subordinata all'appli-cazione di un coordinamento

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INteRNet veloCe, vIa al pIaNo da 6 mIlIaRdI

nostro Paese - si legge nel do-cumento del governo messoin consultazione pubblica -parte da una situazione moltosvantaggiata che ci vede sottola media europea di oltre il 4opunti percentuali nell'accessoa più di 30 Mbps (megabit alsecondo) e un ritardo di al-meno 3 anni». Rispetto al do-cumento iniziale il governo haridotto gli obiettivi di raggiun-gimento dell'85i della popola-zione con almeno i 100 Mbps,portandolo vicino al 50%,dunque più vicino a quelli chesono gli obietti vi già previstidagli operatori privati grazieagli investimenti messi a bi-lancio da qui al prossimoanno. «Se i 6 miliardi pub-blici avranno un effetto molti-plicativo con altrettantiinvestimenti privati - ha spe-cificato il sottosegretario,Graziano Delrio - l'Italia potràsuperare gli obiettivi europei»al 50% della popolazione co-perta con i 100 Mbps. La co-pertura del territorio avverràcon la divisione in 4 cluster earee geografiche che vanno daquelle a successo di mercatofino a quelle a fallimento si-curo, dove cioè l'investimentoin un'ottica pubblica di ridu-zione del digital divide divienenecessario.Dal punto di vista tecnologicosi va dal Ftth, il Fiber to thehome, cioè la fibra fino a casa,fino alla copertura con i ponti

radio. Si tratterà ora di imple-mentare il piano e dargliun'anima. Sullo sfondo ri-mane l'operazione per dareuna for ma alla società dellereti di nuova generazione chesembrava poter partire conl'accordo, sfumato pochigiorni fa, tra Metroweb e Te-lecom Italia. Il nodo rimane ilcontrollo. Il riverbero delloscontro è giunto fino al go-verno che ha messo in cantinalo switch off, cioè lo spegni-mento della rete in rame, par-torendo la «migrazione». Equesto il termine della diplo-mazia renziana e circolatonegli ambienti a lui vicini perrendere più commestibile aTelecom l'idea di una trasfor-mazione della sua rete.Il numero uno di VodafoneItalia, Aldo Bisio, ieri ha riba-dito la volontà del gruppo in-glese di volere investire in unasocietà pubblico-privata conprecise garanzie sul controllo(che non dovrebbe essere, perVodafone, né di Telecom né diCdp). L'ultima ipotesi a circo-lare è quella di una newco -non, dunque, Metroweb. Malapartita è aperta. Proprio perquesto il premier MatteoRenzi avrebbe preferito perora rinviare l'introduzione delservizio universale per le con-nessioni a Internet, probabil-mente per tenerlo come armanella trattativa con Telecom.

Niente switch off della rete inrame ma l'atteso piano di in-vestimenti sulla fibra da 6 mi-liardi, incentivi alla«migrazione» verso le nuoveinfrastrutture e un rinvio,quello dell'introduzione delservizio universale. E la sin-tesi delle mosse deliberate dalConsiglio dei ministri che si èriunito ieri in serata per af-frontare il piano per la bandaultralarga.Com'era ormai emerso nelleultime ore, la bozza di decretopreparato dal vicesegretariodi Palazzo Chigi, Raffaele Ti-scar, in cui si parlava espres-samente di uno spegnimentodella rete in rame di Telecomentro il 2030 (il cosiddettoprogetto Ring, da Rete Inter-net di nuova generazione) èrimasta lettera morta sullascrivania del ministero delloSviluppo economico dov'eraapprodata. Il governo ha in-vece deliberato il piano di in-vestimenti da 6 miliardi dieuro che utilizza sia fondi eu-ropei sia fondi italiani per ap-prodare agli obiettividell'Agenda europea 2020 chedovremo rispettare anche noi.In particolare due miliardi sa-rebbero a fondo perduto men-tre altri 4 miliardi verrebberoanticipati attraverso la Bancaeuropea degli investimenti.«La banda ultralarga - hadetto il premier Matteo Renzidopo il consiglio - è l'abc». «Il