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PRINCIPI DI FILOSOFIA DEL DIRITTO Norma giuridica

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PRINCIPI DI FILOSOFIA DEL

DIRITTO

Norma giuridica

Nozione

Sotto il profilo linguistico, una norma è una

prescrizione di condotta, cioè un significato atto a

guidare il comportamento dei suoi destinatari.

Una norma è giuridica quando fa parte di un

ordinamento giuridico in base ai criteri di

appartenenza che l’ordinamento stabilisce.

Norme, regole, principi.

Norme generali e astratte, norme individuali e

concrete.

Le norme giuridiche come entità

semiotiche

La distinzione tra disposizione (o enunciato normativo) e

norma

Il medesimo significato normativo può venire espresso

tramite differenti formulazioni linguistiche.

Es: «vietato calpestare le aiuole», «è proibito calpestare le aiuole», «non

calpestare le aiuole».

La stessa disposizione può esprimere molteplici differenti significati

normativi:

Es: « gli studenti iscritti al corso di laurea in scienze dei servizi giuridici

non devono dare l’esame di diritto costituzionale durante il primo anno»,

può essere interpretata come:

1. Gli studenti iscritti al corso di laurea in scienze dei servizi giuridici possono non dare

l’esame di diritto costituzionale durante il primo anno.

2. Agli studenti iscritti al corso di laurea in scienze dei servizi giuridici è vietato dare

l’esame di diritto costituzionale durante il primo anno.

Le norme giuridiche come entità

semiotiche

Norme sprovviste di formulazione linguistica espressa

Ad esempio: Norme consuetudinarie, principi impliciti,

norme derivate tramite deduzione logica da altre norme

(ad esempio, la norma individuale secondo cui Tizio deve

pagare le imposte è deducibile dalla norma generale

secondo cui tutti devono pagare le imposte).

Il principio di esprimibilità: Deve sempre essere possibile

esprimere a parole i significati normativi.

Norma e ordinamento giuridico

Il normativismo.

La ricerca (infruttuosa) dei caratteri peculiari della norma giuridica.

Thomasius e la distinzione tra norme giuridiche come imperativi negativi e norme

morali come imperativi positivi.

Kant e la distinzione tra imperativi morali (autonomi, categorici) e altri imperativi,

compresi quelli giuridici (eteronomi, ipotetici).

Giuridicità come appartenenza a un ordinamento normativo

La teoria generale delle norme: a metà strada tra la semiotica e le

scienze sociali

Le norme come entità linguistiche e come fatti sociali.

Un punto importante in materia di regole: la distinzione tra norme e regolarità di

comportamento.

Ad esempio, «a Cagliari si va al ristorante alle 21». Oppure: «gli automobilisti italiani si

fermano al semaforo rosso». Come determinare se si tratta di regolarità rette da norme o no?

Secondo Hart, occorre considerare il punto di vista interno dei partecipanti alla pratica

sociale: una norma esiste quando un gruppo di individui tiene regolarmente un certo

comportamento considerandolo un criterio generale di condotta e un punto di riferimento per

criticare coloro che non vi si conformano.

Semantica e pragmatica delle

norme giuridiche

Due componenti del significato delle norme:

Il frastico è la componente del significato delle norme che fa

riferimento alla realtà extralinguistica.

Il neustico è quella parte del significato dell’enunciato che

determina la funzione pragmatica che esso svolge nella

comunicazione. Nel caso delle norme, tale funzione è quella di

guidare la condotta.

Es. «occorre fermarsi al semaforo rosso»

Frastico: La raffigurazione astratta dell’azione di fermarsi al semaforo

rosso.

Neustico: Indica che quell’azione è un modello da seguire («così deve

essere»).

Semantica e pragmatica delle

norme giuridiche Osservanza e violazione delle norme (importanti ai fini di

determinare l’effettività delle norme stesse) Dire che una norma è osservata dai suoi destinatari equivale a considerare vera

un’asserzione con il frastico uguale al frastico della norma.

Ad esempio, per valutare l’osservanza della norma espressa dall’enunciato: «i pedoni devono

sempre attraversare la strada sulle strisce pedonali», dobbiamo accertare se è vera

l’asserzione con identico frastico: «i pedoni attraversano sempre la strada sulle strisce

pedonali».

Problema: l’osservanza delle norme che disciplinano condotte definite giuridicamente e non

comportamenti naturali indipendenti dal diritto.

L’eseguibilità delle norme

Norme ineseguibili per ragioni linguistiche

difetti logici: vengono prescritte due condotte tra loro incompatibili; es. «fermarsi proseguendo»;

Difetti semantici: il comportamento prescritto è indicato in modo del tutto vago o indeterminato; es. «vietato

non fare»;

Norme ineseguibili per ragioni extralinguistiche

Prescrizioni di comportamenti fattualmente impossibili; es. «vietato volare»

Prescrizioni negative (divieti) di comportamenti fattualmente necessitati; es: «vietato respirare»

Difetto di presupposti fattuali giuridici dell’eseguibilità: es. l’ordine di abbattere un edificio che non esiste

Elementi del frastico della norma

giuridica Il destinatario della prescrizione; è colui che deve eseguire l’azione

prescritta.

Le circostanze in cui la prescrizione deve essere eseguita.

Il comportamento oggetto della prescrizione.

Non è possibile una separazione netta tra questi elementi:

ad esempio «tutti coloro che esercitano un’attività commerciale»: Ci si riferisce

a una caratteristica del destinatario o a un elemento della situazione

(circostanze)?

«è vietato fumare negli edifici pubblici»: Il riferimento agli edifici pubblici è

rilevante per le circostanze o per la determinazione del comportamento?

L’autore della norma non viene incluso tra i suoi elementi, poiché abbiamo

visto che le norme giuridiche vanno intese come direttive impersonali.

Perfino le norme che provengono da individui determinati, come le sentenze

di un giudice monocratico, nel diritto non esplicano la loro funzione direttiva in

virtù di un rapporto personale tra emittente e destinatario, bensì perché

l’emittente è investito dall’ordinamento del potere di emanare norme.

Generalità e astrattezza delle

norme giuridiche

Classificazione tradizionale (e meno precisa)

Si suole distinguere le norme generali e singolari a seconda che si

rivolgano a una pluralità di destinatari o a un singolo individuo.

Si suole classificare le norme in astratte e concrete a seconda che

disciplinino una pluralità di azioni o una singola azione.

Generalità e astrattezza delle

norme giuridiche

Classificazione precisata con l’ausilio del concetto di classe logica chiusa o

aperta:

Una norma è generale quando i suoi destinatari costituiscono una classe

aperta, in cui membri variano nel tempo.

Es. «Ai minori di anni 14 è fatto divieto di parlare, se non espressamente autorizzati da

un maggiorenne».

I nati dopo il 1980 sono esentati dal servizio militare di leva.

Una norma è singolare (o individuale) quando i suoi destinatari costituiscono

una classe chiusa, ossia quando sono individuati una volta per tutte, attraverso

un nome proprio oppure una determinazione spaziale o temporale.

Es. Gianmarco Gometz è condannato all’ascolto continuativo forzato di «Quello che le

donne non dicono» di Fiorella Mannoia per anni 5 e mesi 6.

I nati fino al 1980 devono prestare servizio militare di leva.

Generalità e astrattezza delle

norme giuridiche

Classificazione precisata con l’ausilio del concetto di classe

logica chiusa o aperta:

Una norma è astratta quando disciplina una classe aperta di azioni,

ossia quando disciplina delle occorrenze di azioni umane non

individuate una volta per tutte.

Es. «è vietato ascoltare i dischi di Gigi D’Alessio».

Una norma è concreta quando disciplina una classe chiusa di azioni,

ossia quando disciplina delle azioni individuate una volta per tutte,

attraverso una determinazione spaziale o temporale.

es. «l’8 gennaio 2016 alle ore 06:00, ora di Pyongyang, tutti i residenti in Corea del

Nord dovranno alzarsi in piedi e cantare commossi ‘saeng-il chugha haeyo’ in

onore del sole splendente del nostro tempo, il brillante compagno Kim

Jong-un».

Generalità e astrattezza delle

norme giuridiche

Quando la norma si indirizza a una classe aperta di

individui, anziché a un individuo singolarmente determinato,

risulta soddisfatto il valore dell’uguaglianza di trattamento

dei membri della classe.

Quando il diritto disciplina anticipatamente una classe di

azioni anziché demandare agli organi dell’applicazione la

valutazione caso per caso e a posteriori delle singole

azioni, si soddisfa il valore della certezza del diritto.

Il modello ideale della legge è quello delle norme generali

e astratte.

Le cosiddette norme «ad personam».

Tipi di norme giuridiche

Norme obbliganti (rinvio)

Norme permissive

Abroganti; esempio: È permesso esportare all’estero valuta nazionale senza limiti.

Deroganti: es.: È permesso esportare all’estero valuta nazionale fino a € 20.000.

Precludenti: hanno la funzione di impedire per il futuro l’emanazione di norme

obbliganti; es.: Norma costituzionale che sancisce la libertà di manifestazione del

pensiero; preclude al legislatore di sopprimerla.

Metanorme

Norme di competenza; conferiscono poteri giuridici ai privati cittadini o agli organi

pubblici.

Norme regolative e costitutive

Le norme regolative sono quelle che disciplinano comportamenti umani naturali che

possono essere descritti indipendentemente dalle stesse norme giuridiche che li

regolano.

Le norme costitutive sono quelle che non hanno questa caratteristica.

Es. Norme abrogative, norme che stabiliscono la nullità di atti giuridici.

Teorie moniste e pluraliste

Tre versioni della tesi secondo cui le norme possono essere ridotte a un

unico modello: quello della prescrizione di condotta

1. Il diritto è un insieme di norme indirizzate agli organi dello Stato e disciplinati l’esercizio della

coazione.

2. Il diritto è un insieme di norme che regolano le condotte istituendo obblighi.

3. Il diritto è un insieme di norme che regolano la condotta umana, ma non necessariamente tramite

obblighi o previsione di sanzioni. Vi sarebbero dunque diversi sottotipi di norme giuridiche, tutte

però norme di condotta (le metanorme e le norme costitutive non sarebbero altro prescrizioni di

tenere la condotta considerata obbligatoria dalle norme prodotte in base al corretto esercizio della

competenza: ad esempio le norme che attribuiscono competenza legislativa al Parlamento

sarebbero norme di condotta indirettamente formulate che prescrivono di osservare le leggi

emanate dal Parlamento).

La teoria dei frammenti di norme: la norma giuridica completa è solo quella che

disciplina l’uso della forza fisica da parte degli organi statali; tutte le altre norme sono

frammenti dotati di senso prescrittivo compiuto solamente se letti in congiunzione con le

altre parti del diritto che disciplinano la coazione.

Ad esempio, la norma che conferisce poteri di disposizione al proprietario non sarebbe una norma

completa e autosufficiente, ma solo una parte dell’antefatto delle norme che stabiliscono le sanzioni

a carico di coloro che violano la proprietà.

Teorie moniste e pluraliste

Critiche al riduzionismo (avanzate dalle teorie pluraliste):

1. Il teorico che riduce tutto il diritto a norme obbliganti pone in luce

esclusivamente la funzione obbligante o coattiva del diritto, ed occulta altre

importanti funzioni sociali e normative che il diritto esplica.

• Hart ad esempio nota che molte norme, come quelle che conferiscono poteri (il potere di

stipulare contratti, fare testamento ecc.), avrebbero la funzione di fornire agli individui

strumenti per realizzare i loro desideri e interessi, e dunque non sarebbero riducibili alle

norme obbliganti, che svolgono la funzione del tutto diversa di coartare i desideri

dell’individuo.

2. Il riduzionismo non soddisfa l’esigenza teorica di fornire una descrizione del

diritto che sia la più semplice possibile.

• Ridurre tutto un diritto a norme obbliganti o sanzionatorie infatti comporterebbe un lavoro di

riformulazione enormemente complesso; una scomposizione e ricomposizione dei vari elementi

di cui si compone un ordinamento giuridico che darebbe luogo a norme gigantesche, ciascuna

delle quali raccoglierebbe tutto il materiale normativo rilevante per ogni singolo caso

concreto, dalla costituzione alle norme di legge sostanziali e procedurali applicabili.

Teorie moniste e pluraliste

Risposta dei riduzionisti alle critiche:

1. Il problema della determinazione della funzione del diritto non è di competenza

del teorico del diritto, ma dello scienziato sociale.

2. Il controllo circa l’osservanza della violazione delle norme è possibile solo se

queste vengono riformulate come norme di condotta che istituiscono obblighi;

inoltre il giurista già attualmente ragiona come un riduzionista: la norma non

frammentaria è l’insieme del materiale normativo che egli deve prendere in

considerazione nell’affrontare il caso concreto

Conclusione: le norme giuridiche non sono entità che si offrono

spontaneamente la percezione; il concetto e la definizione di norma

giuridica sono il prodotto di scelte filosofiche.

Una tesi plausibile (secondo me): le norme giuridiche sono intelligibili come norme

tecniche aventi la forma «se si vuole (non si vuole) X, allora si deve (non si deve) Y».

Principi

I principi giuridici sono norme molto generali, indeterminate e generiche, il

cui contenuto prescrittivo di solito esprime direttamente i valori o gli scopi

ritenuti più importanti in un ordinamento giuridico o in un suo settore.

Dworkin e la distinzione tra norme e principi.

Il rigetto della tesi di Dworkin: in un ordinamento la presenza di un richiamo a

valori morali espressi tramite i principi non rende il diritto indistinguibile dalla

morale e tantomeno pregiudica la possibilità di una sua descrizione

avalutativa.

I principi indicano dei valori da tutelare (la libertà personale,

l’uguaglianza, la dignità, ecc.) o degli scopi da perseguire (la protezione

del lavoro, della salute, ecc.).

Sono dunque norme molto generali, indeterminate e generiche che possono

essere interpretate e attuate in molti modi. Si parla perciò di «norme a

fattispecie aperta» o «norme senza fattispecie» perché non delineano precisi

modelli di comportamento.

Principi

Principi espressi: sono dotati di formulazione linguistica autoritativa e

canonica.

Il testo canonico è quello a cui il diritto prescrive di far sempre

riferimento per ricavarne il significato normativo; non può essere

modificato se non nei modi fissati dal diritto.

Principi impliciti: sono sprovvisti di formulazione linguistica autoritativa e

canonica.

Vengono ricavati dalla dottrina o dalla giurisprudenza ed espressi in

forma non autoritativa.

Ad esempio il principio della tutela della volontà dei contraenti

esprime un valore sotteso a molte norme sui contratti.

L’analogia juris: l’ordinamento italiano prevede una funzione integratrice

dei principi; l’articolo 12 delle Disposizioni sulla legge in generale

premesse al Codice Civile stabilisce infatti che esaurite le altre modalità

interpretative, l’interprete debba ricorrere ai «principi generali

dell’ordinamento giuridico dello Stato».

Principi

I principi impliciti e la ratio delle norme.

Si ricavano mediante un ragionamento induttivo: da un gruppo di norme è

possibile ricavare, mediante un processo di progressiva generalizzazione e

astrazione, la prescrizione più generale costituita dal principio.

Il ragionamento induttivo, a differenza del ragionamento deduttivo, non è

logicamente stringente e lascia notevole libertà a chi lo compie.

Da un dato gruppo di norme è dunque possibile ricavare tramite induzione principi

diversi, anche perché spesso un medesimo insieme di norme si ispira principi

diversi, eventualmente in conflitto tra loro.

Ad esempio, le regole del codice della strada possono essere considerate esplicazione

di specificazione di due principi antagonisti: il principio della sicurezza del traffico e

quello della sua speditezza.

Altro esempio: dalle norme del diritto italiano in tema di contratti si ritiene possibile

ricavare tanto il principio della tutela della volontà, quanto il principio potenzialmente

antagonista della tutela della dichiarazione dei contraenti.

Quali siano i principi impliciti di un ordinamento è dunque questione

inevitabilmente incerta e controversa, condizionata da molteplici

scelte di valore che il giurista e il teorico del diritto compiono spesso

senza dichiararle espressamente.

Principi

L’applicazione dei principi: bilanciamento o sussunzione?

Sussumere significa ricondurre un caso concreto sotto una norma.

Ad esempio, la descrizione della uccisione per avvelenamento di Tizio da parte di

Caio viene sussunta sotto la fattispecie astratta dell’omicidio prevista dal codice

penale.

Si procede secondo lo schema del «sillogismo pratico».

Questa operazione non può essere compiuta con i principi, che si limitano a

proclamare un valore da tutelare (per esempio la dignità umana) o un fine da

perseguire (per esempio la protezione dell’arte e della scienza) senza indicare le

modalità specifiche con cui quel valore va tutelato e quel fine perseguito, e senza

neppure indicare, spesso, le conseguenze della loro mancata attuazione.

Per applicare un principio un caso concreto, occorre tradurlo in una norma che

sia giustificata da tale principio e che ascriva una conseguenza giuridica

specifica a una determinata fattispecie.

Tale operazione comporta amplissimi margini di discrezionalità perché un principio

può giustificare molte norme diverse tra loro.

Principi

I conflitti tra principi

Esempio: il conflitto tra libertà di manifestazione del pensiero e il diritto alla

riservatezza.

Il bilanciamento è l’operazione con la quale, in caso di conflitto tra due o più

principi giuridici, viene stabilito quale tra essi sia più importante e debba

orientare la decisione.

L’espressione «bilanciamento» è ingannevole nella misura in cui suggerisce che i

principi abbiano un peso che può essere determinato oggettivamente.

Si tratta invece di un’attività largamente discrezionale con cui l’autore del bilanciamento

istituisce tra i principi una gerarchia di valore chiamata «gerarchia assiologica».

Il principio soccombente in questo bilanciamento non perde la propria validità ma viene

semplicemente accantonato nel caso di specie, salvo essere applicato successivamente in casi

di altro tipo.

La defettibilità dei principi

I principi vengono trattati come standard normativi soggetti a eccezioni implicite

non risultanti dalla loro formulazione canonica ma risultanti dai loro conflitti con

altri principi.

sanzione

Le sanzioni sono misure predisposte dall’ordinamento normativo per rafforzare

l’osservanza o prevenire l’inosservanza delle proprie norme.

Sono sanzioni negative quelle che infliggono un male come risposta dell’ordinamento ai

comportamenti difformi; mirano dunque a rafforzare l’osservanza delle norme tramite

scoraggiamento dell’inosservanza.

Sono sanzioni positive quelle che attribuiscono un bene come risposta dell’ordinamento

ai comportamenti conformi; mirano a rafforzare l’osservanza delle norme tramite

l’incoraggiamento dell’osservanza stessa.

Dal punto di vista sociologico sono delle tecniche di controllo della condotta

umana; esse forniscono ai destinatari della norma un motivo addizionale per

osservarla.

Contenuto vario delle sanzioni negative e positive.

Il giuspositivismo kelseniano e il giusrealismo di Ross pongono l’accento sulla tecnica delle

sanzioni negative. Le concezioni che riconoscono al diritto altre funzioni oltre quella

coercitiva ammettono l’esistenza di una pluralità di tipi di norme non riducibile all’unico

modello della norma munita di sanzione negativa.

Il problema della giuridicità delle sanzioni: sanzioni istituzionalizzate, in cui il diritto regola

la natura, l’entità, i presupposti, i modi di applicazione e gli organi competenti ad applicare

le sanzioni.