quaderno 2003 - pag1-45

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Organigramma della Fondazione ROMA EUROPEA - Comitato Esecutivo • Presidente: Or. Giuseppe De Rira • VicePresidente : Avv. Cesare San Mauro • Componenti: Or. Livio Barnabò, Prof. Marcello Foschini, Or. Franco Nobili, Prof. Fabio Pistella • Componente di diritto in qualità di Presidente dell' Associazione Amici di Roma Europea: Ing. Car- lo Pellegrini - Consiglio di Amministrazione • Presidente: Or. Giuseppe De Rita • Componenti di diritto in qualità di membri del Comitato Esecutivo: Or. Livio Barnabò (anche fondatore), Prof. Marcello Foschini, Or. Franco Nobili, Ing. Carlo Pellegrini, Prof. Fabio Pisrella, Avv. Cesare San Mauro (anche fondatore) • Componenti di diritto - fondatori : Avv. Silvia Esposto, Or. Stefano Cabburi, Or. Umberto Muc- ci, Avv. Luca Ricciardi, Avv. Paolo Spaziani, Ono Ernesro Srajano ; Or. Sandro Parnasi per PARSI- TALlA, Or. Cesare Paladino per UN.E.A.L. • Componenti di diritto in qualità di rappresentanti delle aziende aderenti per l'anno 2004 : Or. Federico Grazioli per AGRICONSULTING ; Ing. Raffale Spota per ANAS ; Ing. Roberto Cava- lieri per ATAC ; Or. Vito Zappalà per AUTOSTRADE PER LITALIA ; Or. Ettore Camozzi per CAMOZZI GROUP ; Or. Massimo Romano per ENEL; Or. Massimo Rossi per ENTERPRISE DIGITAL ARCHITECTS ; Or.ssa Annalisa Biondi per FIN MECCANICA ; Ing. Enrico Aliorri per GRANDI STAZIONI; Or. Aldo Vannini per ITALGAS ; Or. Ovidio Jacorossi per JACO- ROSSI IMPRESE; Ing. Pierluigi Tori per LAMARO APPALTI; Or. Claudio Malaresra per OPE- RE GENERALI; Or. Alessandro Srarira per ORACLE ITALIA; Or. Massimino Pastorelli per SA- BA ITALIA; Avv. Piero Luongo per SAN PAOLO IMI ; Or. Antonio Nicolai per SIGMA TAU FINANZIARIA; Or. Domenico Statuto per STATUTO; Avv. Oario Vitulano per STRATA ; Prof. Luigi De Simone Niquesa per TCL ; Ing. Rosario Alessandrello per TECNIMONT ; Or. Carlos Venti perTELECOM ITALIA; Or. Massimo Dal Lago per TORNO INTERNAZIONALE. - Collegio dei Revisori dei Conti • Presidente: Prof. Edoardo Cinrolesi ornponcnti : Or. Fabio Giorgi; Or. Roberto Piccinini Segretario Generale • Ih. Umberto Mucci Responsnbili Aree Tematiche • l'I(()(: E'I 1'1 PER ROMA: Or. Claudio Marcello Rossi • 1I1FI~l'FI( ROMA: r. Paolo Ercolani (Direttore Responsabile dei Quaderni) A eli Llliolll' Amili di Roum Europea • l',. uh uu: 1111\. ('.1110 1'1'II'Wini SOMMARIO PRESENTAZIONE INTRODUZIONE Roma Europea 2003 PARTE PRIMA - Europa: la bella addormentata Mario Baldassarri - Il nodo cruciale della tutela della privacy Stefano Rodotà - Le prospettive di Roma e dell'Italia nella globalizzazione Adolfo Urso - La centralirs delle telecomunicazioni per un'Italia europea Enzo Cheli - Le radici storico-politiche dell'Europa unita Emilio Colombo - Le sfide della bio etica Francesco D'Agostino - L'importanza della comunicazione in un mondo globalizzato Maurizio Gasparri De ~asperi e le radici storiche della futura Europa unita GzullOAndreotti PARTE SECONDA - Roma, la convenzione ed il futuro dell'Europa - Internet cerca Roma - Microdevoluzione e poliarchia urbana - Mobilità delle merci e qualità della vita urbana MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REpUBBLICA 5 7 13 27 47 65 87 101 119 157 171 191 219 231 239

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Sezione del Quaderno annuale della Fondazione Roma Europea.

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Page 1: Quaderno 2003 - pag1-45

Organigramma della Fondazione ROMA EUROPEA

- Comitato Esecutivo• Presidente: Or. Giuseppe De Rira• VicePresidente : Avv. Cesare San Mauro• Componenti: Or. Livio Barnabò, Prof. Marcello Foschini, Or. Franco Nobili, Prof. Fabio Pistella• Componente di diritto in qualità di Presidente dell' Associazione Amici di Roma Europea: Ing. Car-lo Pellegrini

- Consiglio di Amministrazione• Presidente: Or. Giuseppe De Rita• Componenti di diritto in qualità di membri del Comitato Esecutivo: Or. Livio Barnabò (anchefondatore), Prof. Marcello Foschini, Or. Franco Nobili, Ing. Carlo Pellegrini, Prof. Fabio Pisrella,Avv. Cesare San Mauro (anche fondatore)• Componenti di diritto - fondatori : Avv. Silvia Esposto, Or. Stefano Cabburi, Or. Umberto Muc-ci, Avv. Luca Ricciardi, Avv. Paolo Spaziani, Ono Ernesro Srajano ; Or. Sandro Parnasi per PARSI-TALlA, Or. Cesare Paladino per UN.E.A.L.• Componenti di diritto in qualità di rappresentanti delle aziende aderenti per l'anno 2004 : Or.Federico Grazioli per AGRICONSULTING ; Ing. Raffale Spota per ANAS ; Ing. Roberto Cava-lieri per ATAC ; Or. Vito Zappalà per AUTOSTRADE PER LITALIA ; Or. Ettore Camozzi perCAMOZZI GROUP ; Or. Massimo Romano per ENEL; Or. Massimo Rossi per ENTERPRISEDIGITAL ARCHITECTS ; Or.ssa Annalisa Biondi per FIN MECCANICA ; Ing. Enrico Aliorriper GRANDI STAZIONI; Or. Aldo Vannini per ITALGAS ; Or. Ovidio Jacorossi per JACO-ROSSI IMPRESE; Ing. Pierluigi Tori per LAMARO APPALTI; Or. Claudio Malaresra per OPE-RE GENERALI; Or. Alessandro Srarira per ORACLE ITALIA; Or. Massimino Pastorelli per SA-BA ITALIA; Avv. Piero Luongo per SAN PAOLO IMI ; Or. Antonio Nicolai per SIGMA TAUFINANZIARIA; Or. Domenico Statuto per STATUTO; Avv. Oario Vitulano per STRATA ; Prof.Luigi De Simone Niquesa per TCL ; Ing. Rosario Alessandrello per TECNIMONT ; Or. CarlosVenti perTELECOM ITALIA; Or. Massimo Dal Lago per TORNO INTERNAZIONALE.

- Collegio dei Revisori dei Conti• Presidente: Prof. Edoardo Cinrolesi• ornponcnti : Or. Fabio Giorgi; Or. Roberto Piccinini

Segretario Generale• I h. Umberto Mucci

Responsnbili Aree Tematiche• l'I(()(: E'I 1'1PER ROMA: Or. Claudio Marcello Rossi• 1I1FI~l'FI( ROMA: r. Paolo Ercolani (Direttore Responsabile dei Quaderni)

A eli Llliolll' Amili di Roum Europea• l',. uh uu: 1111\. ('.1110 1'1'II'Wini

SOMMARIO

PRESENTAZIONE

INTRODUZIONE

Roma Europea 2003

PARTE PRIMA

- Europa: la bella addormentataMario Baldassarri

- Il nodo cruciale della tutela della privacyStefano Rodotà

- Le prospettive di Roma e dell'Italia nella globalizzazioneAdolfo Urso

- La centralirs delle telecomunicazioni per un'Italia europeaEnzo Cheli

- Le radici storico-politiche dell'Europa unitaEmilio Colombo

- Le sfide della bio eticaFrancesco D'Agostino

- L'importanza della comunicazione in un mondo globalizzatoMaurizio GasparriDe ~asperi e le radici storiche della futura Europa unitaGzullOAndreotti

PARTE SECONDA

- Roma, la convenzione ed il futuro dell'Europa- Internet cerca Roma- Microdevoluzione e poliarchia urbana- Mobilità delle merci e qualità della vita urbana

MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REpUBBLICA

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PRESENTAZIONE

La Fondazione Roma Europea è nata nel dicembre 2001 grazieall'impegno di Cesare San Mauro, sulla base dell' esperienza del-la omonima associazione che nell' arco dello scorso decennio ha

operato da protagonista sul territorio romano in ambito politico e cul-turale. Il nostro obiettivo è di valorizzare, promuovere ed implementa-re il ruolo di Roma sulla scena europea, valutando a 360 gradi pregi edifetti di questa nostra grande città, con un occhio rivolto al suo pre-stigioso passato ed il desiderio di rendere altrettanto prestigioso il suofuturo. La Fondazione, che si avvale del prestigio di essere presieduta e

uidata da Giuseppe De Rita, ha ottenuto nell' anno 2003 il riconosci-mento giuridico. Le attività ed ogni informazione concernente la Fon-dazione sono disponibili on-line sul portale di Roma Europea all'indi-. .nzzo www.romaeuropea.lt.

la Fondazione Roma Europea coinvolge alcune tra le più importantiIl'alt:\ imprenditoriali romane e nazionali: aziende operanti in diversi.\l'( tori, private e municipalizzate e public companies che hanno scorn-1I\l·.~S()sul progetto elaborato dai fondatori, e implementato poi dai com-POIH'llti gli organi della fondazione.

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FONDAZIONE ROMA EUROPEA

Esiste poi una costola della Fondazione, l'Associazione Amici di .Ro-ma Europea, riservata alle persone fisiche: è un club a numero chiusoche si riunisce presso la prestigiosa sede del Caffè Greco una volta al me~se. A queste riunioni, che prevedono lo speec~ ~i un int~rl~c~tor~ og11lmese diverso scelto tra i principali protag011lstl della Vita istituzionaledel nostro paese, vengono invitati personaggi del mondo della cultura,cl lla politica, dell'informazione, dell'industria romana e nazionale. Laserata si conclude con una cena nell' eccezionale ambiente dell'Antico

Caffè Greco.

I TRaDUZIONE

ROMA EUROPEA 2003

L'anno 2003 ha visto la Fondazione Roma Europea consolidarsiin maniera inequivocabile ed acquisire un buon livello di visibi-lità ed interesse a livello romano e presso alcune importanti isti-

tuzioni nazionali. Durante il 2003 abbiamo raggiunto il primo obietti-vo che ci eravamo posti, ovvero il riconoscimento giuridico nazionale:in data 31 luglio 2003 l'organo statale preposto, l'Ufficio Territorialedel Governo di Roma, ha iscritto Roma Europea al n. 207/2003 del re-i tro delle persone giuridiche.

Ledizione 2003 dei Quaderni di Roma Europea rispecchia, nellasuddivisione in due sezioni, le due differenti tipologie di eventi che han-IlO .onrraddistinto la nostra attività.

[.11 prima parte è dedicata alle relazioni tenute nel corso del 200311Il'SSO il Caffè Greco, durante le serate organizzate mensilmente dalla

ssoc iazione Amici di Roma Europea: i "lunedì del Caffè Greco" han-I Il) visto avvicendarsi nel ruolo di speakers importanti personalità di ca-1,llll'1't' locale e nazionale. Oltre alle consuete e prestigiose serate al Caf-l!- ( ;, . 'O, Il dicembre ci siamo spostati presso il Complesso Monumen-

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FONDAZIONE ROMA EUROPEA

tale del Vittoriano, dove abbiamo avuto l'onore di offrire la possibilitàdi visitare la mostra ''Alcide De Gasperi, un europeo venuto dal futuro"insieme alla Sig.ra Maria Romana De Gasperi, e poi una cena sulla splen-dida terrazza del Vittoriano in compagnia del Senatore Giulio Andreorti,che in quell' occasione ha tenuto il discorso che qui riportiamo.

La seconda parte di questa edizione dei Quaderni di Roma Europeaè invece dedicata alle attività scientifiche organizzate dalla Fondazionenel corso dell'anno 2003: cinque eventi che hanno riscontrato un no-tevole successo di pubblico, suscitando l'interesse delle istituzioni e deimedia. A febbraio si è tenuto il seminario dal titolo "Roma, la Con-venzione ed il futuro dell'Europa", alla presenza di numerosi studiosi epersonaggi di grande prestigio tra i quali non possiamo non citare Giu-li,1I1O Amato e Gianfranco Fini. Nel giugno dello scorso anno, in colla-hlll ",iolll' on Ad Maiora, abbiamo presentato uno studio dal titoloIl I 11\'I t'l'Cl Roma", nel quale abbiamo evidenziato quali siano le pa-I Il dil,ital . insieme a "Roma" sui principali motori di ricerca in-

1111.1110, inglese, tedesco, spagnolo e francese, e con riferimento..;IIBIOII.I, I iuincm . europeo. Ad ottobre Roma Europea ha pre-

1111,\ ssi ne di poteri dal comune ai municipi, in-k~.~lftMJ,~IClIIIIIII\ 'l' Poliarchia Urbana", mentre a novembre il

.NMlIIn1.n IlCI" 110 lato il tema "Mobilità delle merci e qua-I I I I 1I1l0 studio predisposto in collabora-

Il mbrc abbiamo presentato il volume"'IUII"II Il I hhraio, contenente anche una

."11'11 In'I~1I111Il I Uo a qual iasi altra pubblica-I I In I,dl' ocrnsione la Fondazio-

I I l' u« dl'1 Presidente della Re-

INTRODUZIONEROMA EUROPEA 2003

pubblica Carlo Azeglio Ciampi, che pure riportiamo a chiusura di que-sta edizione dei Quaderni di Roma Europea.

Il nostro ringraziamento va a tutti coloro che hanno dimostrato in-teresse e supporto per le nostre iniziative, che hanno dedicato tempo ecompetenza alle nostre attività e che hanno aiutato Roma Europea nelcorso dell'anno 2003.

UMBERTO MucCISegretario Generale

della Fondazione Roma Europea

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PARTE PRIMA

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EUROPA: LA BELLA ADDORMENTATA

Roma, Caffè Greco, 24 marzo 2003

di Mario Baldassarri *

Ringrazia la Fondazione Roma Europea dell'invito e colgo conpiacere la possibilità di chiacchierare su alcuni temi. Vorrei trat-tare due argomenti. Uno di natura economica, su cui ho scrit-

IO un libro in inglese che uscirà tra un paio di mesi a Londra, perchép.ir!n d .ll'Europa, il cui titolo è "Europe the sleeping beauty", la bella.uldorm .ntata sul piano dell'economia. Laltro tema è quello della poli-l Il,1, la .rande assente. Quindi se posso sintetizzare quello che voglioIIIOIl()1 vi per una riflessione comune questi sono i due punti. Un'Euro-Il I .u] lormcntata sul piano dell' economia e assente sul piano della po-11111.1, il- due cose non sono indipendenti l'una dall'altra.

1'.11 u-ndo dal primo punto: l'Europa addormentata sul piano dell' e-11111111111.1, 1111 continente apparentemente assuefatto dei risultati rag-l' 1111 111, I IIl' non si guarda attorno e si guarda noppo dentro. lo sono par-

1111 ,Il IIII PII Il to di teoria economica che risale a tanti anni fa, su alcu-Il 111,11 ,,1111.1 l 'oria della crescita economica in cui cercai di dimostra-

11111 l 1 tle ,li anni settanta, una delle relazioni che gli economisti ri-I Il ItlllI 1111!1()1 tanti cioè che relazione esiste tra lo Stato e le perfor-

, /,1/ n'fll/IIIIIÌtI c le h/lanze.

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MARIO BALDASSARRI FONDAZIONE ROMA EUROPEA

mance del sistema economico. È una relazione positiva, negativa o diche tipo? Noi eravamo tutti cresciuti, dopo la grande depressione e neldopoguerra, con l'idea allegramente "keynesiana" di uno Stato che in-terviene nell' economia e dà uno stimolo spingendo l'economia. Noi ab-biamo interpretato molto all'italiana questa cosa immaginando .che ildeficit spending potesse essere infinito e senza limite, e che la cumula-zione di debito pubblico non portasse· poi a pagare questo debito, manel resto d'Europa più saggiamente sul piano degli equilibri finanziariquesta linea non è diventata un linea di deficit spending pura e sempli-ce, anche se certamente è stata una linea di crescente peso dello Stato ineconomia. I numeri dicono che siamo arrivati a quello che io chiamoun sistema di mezzadria in Europa, e cioè sostanzialmente lo stato pre-leva e spende il 50% del reddito nazionale del prodotto interno lordo,chi più chi meno, e allora il punto teorico a metà degli anni settanta eraesattamente questo. Quali sono gli effetti prodotti dalla crescita del pe-so dello Stato in economia sulle performance di lungo periodo del si-stema economico? All'epoca la relazione sembrava lineare e positiva, cioèlo Stato spende e organizza i grandi servizi nazionali, ovviamente neipaesi più saggi fa seguire a questo un aumento parallelo della pressionefiscale e mantiene un equilibrio di bilancio, nei paesi più furbi si è ten-tato di rimandare un po' al futuro il pagamento di queste grandi siste-mi nazionali di servizio, ma l'idea era essenzialmente questa: l'econo-mia funziona meglio. Quello che emerse a metà degli anni settanta sulpiano della teoria della crescita è che questa relazione non è lineare e esi-ste un punto al di là del quale tende ad invertirsi. Mi spiego. Se noi par-tiamo da un sistema economico in cui la spesa pubblica è riconosciutaper sanità, scuola, formazione, infrastrutture, lavori pubblici, previden-'za etc., magari distinguendo tra spesa corrente e spesa per investimen-ti; se partiamo da una situazione in cui lo stato pesa il 20% del prodot-

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l'ARTE PRIMA EUROPA: LA BELLA ADDORME TATA

IO interno lordo e cominciamo a crescere andando al 25% e al 30% siv . le che la relazione è positiva, l'economia funziona meglio. Il proble-ma è capire se questa relazione positiva segue un profilo lineare oppureIlO, e addirittura se ad un certo punto si inverte e diventa negativa. LaI 'oria economica dimostra che è esattamente così, e che dipende ov-viarnente dal livello e dalla composizione della spesa pubblica e dal li-v ·110 della composizione del prelievo fiscale poter dire se è positiva omeno la presenza delle scelte collettive, perché di questo si tratta: unmercato-stato significa scelte individuali o scelte collettive. Lesperienzati 'gli anni '90 mi ha portato a tentare di riprendere questo vecchio te-ma di teoria economica e verificare empiricamente cosa è successo inl':uropa: e in Europa sono emerse queste regole empiriche. La prima re-gola empirica è che l'Europa non esiste in quanto tale, esistono due di-v .rse Europe molto diverse tra loro, forse anche una terza che sono l'Eu-ropa occidentale atlantica -l'Inghilterra, l'Irlanda, la Spagna, il Porto-t'ali ,e l'Olanda; e l'Europa continentale - i quattro grandi paesi laFrancia, l'Italia, la Germania e il Belgio. Poi su al nord c'è una terza Eu-ropa un po' anomala -la Svezia, la Danimarca, la Finlandia - che si as-.\O .ia ad un pezzo di Europa continentale che è l'Austria. Guardando11I! l i gli anni '90 emerge una strana correlazione. I primi paesi, quelli<lvll' uropa occidentale atlantica, hanno un peso dello Stato che è am-piamente inferiore al 40% del prodotto interno lordo, intorno al 35%;Illl( c sere un caso, però sta di fatto che questi paesi hanno avuto unapn()Jmance di crescita di occupazione e di innovazione molto vicina.Igli tati Uniti, e notevolmente superiore non solo alla media europea,1I1,tnotevolmente superiore alla seconda Europa. I paesi di questa se-I c mela Europa stanno tutti vicini al 50% del prodotto interno lordo, siaI (lI11 • spesa pubblica che come prelievo fiscale: ovviamente noi abbia-mo dovuto fare la rincorsa in termini di prelievo fiscale per riadeguarci

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MARIO BALDASSARRl FONDAZIONE ROMA EUROPEA

all'equilibrio finanziario degli ultimi anni. Tra 35% e 50%, come maiavviene quest'inversione di performance economiche di lungo periodo?C'è una spiegazione, c'è un nesso causale o è solo casuale? La verificaempirica dimostra che non è proprio casuale, che in gran parte è cau-sale. Questa relazione tra peso dello Stato e sistema economico io la sin-tetizzo con l'indice del rapporto spesa pubblica PIL, e prelievo fiscalePIL; poi potremmo aggiungere tutto ciò che nel settore produttivo vafuori dal bilancio dello Stato ma che comunque risponde a scelte col-lettive, se prendiamo solo questo indicatore viene fuori che sembra es-serci questa inversione nella relazione tra il 40-42% di peso, cioè fino ache in un paese lo Stato pesa fino al 38-39%, l'economia reagisce posi-tivamente via via meno che positivamente, cioè la relazione non è li-neare, man mano che cresce il peso dello Stato si riduce l'effetto positi-vo, ma intorno al 40-42% la relazione si inverte quando si supera quellimite, si arriva poi a 47-48-50% - noi siamo arrivati anche a 52% inalcuni periodi - ed ecco che la relazione diventa negativa. Questo piùbanalmente vuol dire che la gran parte del ruolo del bilancio dello Sta-to è un ruolo di redistribuzione delle risorse, cioè io prelevo da una par-te e spendo dall'altra. Cosa avviene se in questo ruolo di redistribuzio-ne si perde di vista il ruolo di accumulazione delle risorse, di investi-menti che possono essere fisici o materiali o in capitale umano? Diven-ta banale come constatazione, in qualunque sistema se si fa prevalere l'a-spetto redistributivo senza valutare l'effetto che questa redistribuzionedei redditi produce sulle scelte di accumulazione è ovvio che prima opoi si deprime la accumulazione; certamente buona la redistribuzioneal di là delle inefficienze, ma il motore dell' economia tende a fermarsi,perché perde la forza della accumulazione, quindi banalmente di que-sto si parla, e sul piano empirico si tratta di capire per la politica eco-

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1'111111 PI::.::~IM~A-,--- --=E.::.:UR:.:.:O:..::PAc:.:.:-=LAc::...B::.c:E=LLA::..:c:.:AD=-=-DO=-=RM:::...-..EN_T._'A_TA

nomi 'a quale giusto equilibrio dare nel ruolo dello Stato in economia.rll'obicttivo redistributivo - quindi equità sociale in un certo senso - ri-!l''llO all'obbiettivo accumulazione e crescita economica, per la sern-

111i, 'ragione che se non si capisce questo nesso si cerca o si pretende dil' -re ocialmente giusti facendo diventare nel tempo tutti più poveri.

llora la sfida vera non è quella di diventare egualitari in un' economiaI "t' l'I' .na e si ferma, la sfida vera è avere l'obiettivo dell'uguaglianza, ma111un'economia che cresce. C'è più di un esempio storico, la vecchial )11ione Sovietica, il regime cubano, dove dal punto di vista dell' equità.lixrributiva certamente forse per alcuni aspetti avevano risultati migliori,IH'I,~'11 o che se sono tutti poveracci siamo giusti, salvo una piccola eli-I", Allora da questa analisi teorica ed empirica derivo questa battuta del-l'Europa bella addormentata nel bosco, perché se questo è al di là delleItligliori considerazioni analitiche o anche al di la delle diversità politi-l'' ' I 'gittime, se questo è vero l'Europa è di fronte ad una scelta di re--ponsabilità in termini di riforme strutturali e permanenti, come si usadill': tanto che i paesi che le hanno già fatte o che comunque erano inIondizioni migliori sul piano fiscale sul fronte di una giusta ripartizio-IH' Il'a spesa corrente e spesa per investimenti nell' ambito del bilanciopubbli o, sul fronte del mercato del lavoro, sul fronte del mercato dei111'11i, questi paesi hanno raggiunto dei risultati, in termini di crescitapill ,dia c disoccupazione più bassa. Quei paesi che si ostinano o cheIl,111110problemi di equilibrio politico interno, quei paesi come Francia,( ,"llll:lnia, Italia e Belgio che non hanno fatto ancora queste riforme si.uuorondannano ad avere le performance molto povere di tutti gli an-Ili IlOV:1I1ta, cioè una crescita che è data mediamente l' 1% all' anno, unad i,o('t lipazione che è esplosa fino al 10%. Ci siamo scambiati il testi-11111111'lì'a tati Uniti ed Europa, negli anni cinquanta e sessanta erava-

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MARIO BALDASSARRI FONDAZIONE ROMA EUROPEA

mo abituati a dire che l'Europa aveva una disoccupazione del 3%, per-ché il suo sistema istituzionale e le sue regole sul mercato del lavoro ga-rantivano questo, mentre l'America era più «allegra", avendo un ~e~-cato del lavoro più da giungla e la disoccupazione che era doppia n-spetto all'Europa, al ~%, per~hé era diverso ~'assetto ~stitu~io~~e il mo-do di vedere di orgalllzzare SIalo Stato che l economia. POl Cl SIamo ac-corti che l'America era scesa al 4% e noi siamo saltati al 10% senza ca-pire che questo era l'accumulo di ritardi e di retaggi passati come s~ ap-punto passare in percentuale dal 20 al 25 al 30 al ~5 al ~O al 45 di pe-so dello Stato sull' economia non avesse effetto pOl sul risultato finale.Per questo l'Europa è una bella addormentata, perché o affronta questinodi o si auto condanna a mantenere più o meno il suo elevato standarddi vita ad accrescerlo poco nel tempo e a perdere posizioni sui mercati

internazionali.Non faccio distinzione di paesi, è questa Europa continentale che è

su quesro piano inclinato ed è pericolosissimo perché è u~ gas sopori~fero perché il declino è lento, perché guardare il passato Cl esalta tuttiperché noi siamo stati più bravi degli ame:icani perch~ abbi~o fattoun sistema sociale migliore più equo, abbiamo fatto l'istruzione pub-blica, abbiamo fatto la sanità pubblica, abbiamo fatto la previdenza ob-bligaroria a ripartizione, abbiamo f~tto tutte queste bellissime cose, men~tre quelli la sono più incivili di nOI perché non le hanno fatte: questo epericoloso perché questo decremento può anche essere lento ne~ t~m~oanche se è molto progressivo, cioè i primi anni si perde poco SIrischiaall'improvviso di perdere molto; e tutto il ragionamento sul decentr~-mento produttivo verso i paesi dell' est europeo, ma soprattut~~ tutto l~grosso spostamento che ci aspetta verso l'Asia q~~do u~ ~lhardo dicinesi - per non parlare dell'India e del sud est asianco - slglllfica che o

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l' Il Il 1·IUM,.!.!,A ....::E""u..:.:.RO=-:P..:..:A::....:LA::..:....::..BE=L=LA..:..:A-"D...;;.D..:..O-'-RM_E_N_TA_TA

l I 'Ile )SI iamo su altri livelli o spostiamo solo le produzioni. Come è pos-Ihile dare per scontato che questo splendido modello europeo conti-

111111.11·i venga garantito anche nei prossimi anni e non venga messo111 Iisi da noi stessi nel momento in cui non capiamo che le scelte van-1111Ili 'S • prima che i fenomeni avvengano, perché una volta che avven-1',11110. più difficile da governare? Faccio un esempio: nel 1995 abbia-11101:1110una riforma sulle pensioni, la riforma Dini. In quel mornen-1II .ipcvamo tutti che il nostro sistema pensionistico, in tutta Europa,Il,1lilla rara pesante dentro che è il sistema di ripartizione che sembra1111",io '0 magico: alla fine degli anni sessanta avevamo quattro lavora-101i .u Iivi per ogni pensionato e ricordo nel 1969 il dibattito di Rodo-lini in .ui si disse che la pensione si poteva dare a tutti, ogni lavoratore,lllivo pagava i125% dei contributi sociali e garantivamo il 100% del-l'ultimo tipendio al pensionato: in base ad un'equità ed una redistri-111I/iol1. tra generazioni, i lavoratori che lavoravano pagavano giusta-111I'111t'i lavoratore che dopo tanti anni di lavoro era andato in pensio-111',Non capivamo che questo marchingegno è soggetto alla demogra-r r.r, l' ·h· e per caso per nostra fortuna migliora la qualità della vita e',dllll1 'a l'età, questo rapporto tende a uno a uno, dopo di che o la pen-10111'{'''l'antita alI 00% diventa al 30% o i contributi dei lavoratori at-

IIVIillVCCCdel 25 diventa il 50%. Questo non è un problema di lettu-l,I Ili ,~iIlistra o destra, di lettura sociale o antisociale, ma chi ha respon-,Ihilità si pone il problema di come garantire stabilità e certezze di me-

.111111111'o periodo in un sistema fondamentale come quello previden-11.11".SII questa base in Italia avevamo aggiunto il di più, ossia centra-Il,1I111'lllt'agli altri paesi europei che mandano in pensione a 65 anni noi111.III1I.IV:\lllOla gente in pensione anche a 48,4952 anni, adesso a 57.t li l,lIldo si fece la riforma Dini si fece un marchingegno di transizione

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MARIO BALDASSARRI FONDAZIONE ROMA EUROPEA

talmente lungo nel tempo che scattava un anno in più di anzianità ognidue anni e con quel meccanismo è successo che ci siamo rincorsi la co-da, quando bastava invertire questo meccanismo e accelerare il proces-so di allungamento fino ai 57/58 anni. Se nel 1995 si fosse fatto così,visto che dal 1995 ad oggi sono andati in pensione mediamente circa180.000 persone all' anno, moltiplicate per sei o sette anni sono circa 1milione pensionati in più, a regime avremmo avuto di meno perché sa-rebbero andati in pensione due o tre anni dopo, e ogni anno questomarchingegno costa 5.000 miliardi: insomma oggi noi avremmo 40.000miliardi in meno di spesa pensionistica in vecchie lire, senza aver fattonulla di rivoluzionario ma avendo semplicemente chiesto di lavorare fi-no a 58 anni. Ecco allora che responsabilità politica è quella di assume-re decisioni possibilmente prevenendo perché costano la metà e rendo-no il doppio, fatte più tardi costano il doppio e rendono la metà. Il rap-porto è uno a quattro, capisco che occorre il consenso politico ed il con-senso sociale, certamente, però occorrerebbe eliminare una gran partedi ipocrisia nel senso di non rincorrere la demagogia. Questa è un'Eu-ropa che sul piano economico è addormentata, se non capisce che de-ve fare queste riforme strutturali per riproporsi come motore dello svi-luppo internazionale e se non lo capisce dopo l'introduzione dell' euroe dopo l'integrazione monetaria vuol dire veramente che è grave perchéallora non si capisce perché abbiamo fatto l'euro: abbiamo fatto la mo-neta unica per rendere l'Europa una grande area unica economica, manel fare questo non ci siamo accorti che è cambiato radicalmente il mo-dello europeo. Senza la moneta unica ogni stato europeo era una pic-cola economia aperta, anche la grande Germania era in fondo una pic-cola economia aperta e noi in Italia più degli altri: non dimentichiamociche il marco verso il dollaro passava da tre a uno e mezzo, cioè oscilla-

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l' 1111 l'IUM:,::.A:....-- E=-u''''Rc..::0-'PA-'--:_LA_BE_LLA_A_D_D_O_RM_E_TA_TA

/11111 i I ,150% o 100% a seconda del numeratore o denominatore. Inqlll'lk ondizioni noi abbiamo applicato il così detto export left: quan-dll ,lVI:VamOproblemi interni un impulso esterno di esportazioni, ma-1",11 i spinto dalla svalutazione del cambio, ci consentiva di avviare il rno-IClII', p .rché avevamo un piccolo motore nazionale e un grande "moto-111111'" d'avviamento che era il canale estero. Ora con la moneta unicaqlll'\10 marchingegno non esiste più, cioè è come se avessimo un gran-dI' motore europeo interno e un piccolissimo motore d'avviamento, pos-

1,11110 usarlo per far partire bene i primi colpi ma non possiamo pre-Il IIlIne he la nostra automobile europea vinca le gare di formula 1 conil motorino di avviamento se non costruiamo il motore interno. I nu-IIl1'l'i S0!10 banali, il grado di apertura dei paesi europei senza l'euro oscil-I.IVoI11';\ il20 e il 25%, cioè un quarto del prodotto interno lordo era ex-pllii import, era canale estero e quindi una spinta sul 25% del PIL poiI l"opa rava sul restante 75%. Dal giorno in cui è entrato l'euro questaIl ,I ,\i 'ridotta al 12%, circa la metà: possiamo discutere su cosa com-

IlUlIi l't'lIr debole o l'euro forte, ma questo riguarda una piccola quo-1.1, l'HH% del PIL europeo dipende dal PIL europeo, dipende da quan-111 1111i sappiamo governare i processi decisionali collettivi e individuali111 1\',11 i l° pubblici in termini di investimenti, di consumi di tecnologie

di pl'llde da noi perché non possiamo pensare che una ripresa del ci-111mondiale internazionale tiri fuori l'Europa dalle secche di una sta-

l'IloIIlOlll's ' l'Europa non capisce che è forse in prospettiva la più gran-d I I onomia del mondo se guardiamo il processo di allargamento ad

I IIIHl .ul arrivare alla Russia, e quindi essendo la più grande economiad 1IIIlIIldo ha il compito di essere locomotiva e non vagone e se conti-1111 I I \lI'lIsarc di essere vagone è destinata a strisciare sul fondo. Quan-111 l' nu-ri 'Il va bene cresce il 4% e l'Europa il 2% quando l'America

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MARIO BALDASSARRlFONDAZIONE ROMA EUROPEA

va male e frena al 2% l'Europa va allo 0%. Uso sempre questa battutaper far capire questa diversa mentalità che è un codice genetico che dob-biamo proprio rimuovere, di fronte ad uno stesso numero di crescita.Del PIL in America e in Europa si danno giudizi assolutamente oppo-sti: il 3% in America significa frenata il 3% in Europa significa un so-gno gigantesco di immenso sviluppo, allora c'è una cosa che non qua-dra perché l'aritmetica là non è diversa da qua, per quanto siano diver-si i sistemi economici non è possibile che noi sogniamo di arrivare al3% e l'America quando scende sotto al 3% si preoccupa perché è in fre-nata e immediatamente le Federal Riserve abbassa i tassi e il governoinizia a pompare spesa pubblica. Poi il dibattito tra repubblicani e de-mocratici d'America è banale, su questo i repubblicani abbassano le tas-se e i democratici propongono di aumentare la spesa ma la sostanza ri-mane la stessa: è una qualificazione diversa, scelte politiche diverse, main un filone di politica economica che governa il proprio paese e non sifa governare, e il governo del proprio paese è fatto da istituzioni legitti-mate dalla politica e dagli elettori, non esiste un autorità indipendentealla quale si assegnano gli strumenti della politica economica quasi chela politica si chiamasse fuori dal controllo della politica economica stes-sa, ma qui, sicuramente sul retaggio antico della commistione tra ban-che centrali e governi, siamo andati ben oltre ogni limite: invece, inun' ottica di netta dicotomia, la banca centrale si occupi della inflazionee non guardi niente altro, che poi alla crescita ci pensano i governi. LaBanca Centrale Europea è unica e i governi sono 10-15-20, può fun-zionare una unica Banca Centrale con 15-20 politiche economiche dibilancio diverse tra loro, e non coordinate e omogenee? La conclusioneè guardare l'esperienza più recente dell'Europa, guardare quei paesi cheesprimono questa regola empirica. Allora rimuoviamo quella buffa si-

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I IIII l'IIIMA:......- E-=-u::..:.R=O_I'A_:_LA_B_EL_LA_AD_D_O_RM_EN_T_AT_A

uu/iouc ne si verificò ad Helsinki nella quale si parlava di armonizza-IIIIIII·IIS .ale e il grande dibattito fu che Francia, Germania e Italia chie-

111 .ill'Inghilterra di alzare la pressione fiscale per armonizzare, e l'In-p,lti IlC'I'I':t si rifiutò dicendo ci di abbassare. Sono 6-7 anni che in EuropaI 1'.111.1 di armonizzazione fiscale senza aver detto di cosa si stava par-

1111110. Co a vuol dire armonizzazione fiscale? Che bisogna tutti alzareI I.I ••••I'? .hc bisogna tutti ridurle? O che bisogna stare fermi dove si è

",Il altri si adeguano? Se uno apre una discussione seria in Europa sen-I dill' SII he cosa si concorda come obiettivo finale si ottiene quello

1111 .rl iliiamo ottenuto ossia una gran chiacchierata sull'armonizzazioneIl I ,rle dopo di che ognuno fa quel che vuole e si rischia la cornpetizio-111 lì.•culc selvaggia, che dal!' altra parte è un male perché è ovvio che la11111 (Il~,Ir perversa, e lì c'è il patto di stabilità europeo che c'ha messo ilp,rlcllO. 111 Francia e in Germania in queste ultime settimane si è detto,111 l'e 1111 I roblema di ciclo, stanno sopra il 3% di deficit pubblico e

1111 11-1111,1110 i programmi di riduzione fiscale e allora bisognerebbe ca-11111 I m,I VlI l dire in termini di profilo di equilibrio finanziario nel'!lO'I/O . Possono accusare l'Italia di aver fatto un modulo di riforma

Il I .tlc' l' t'Ol1Ccmporaneamente una parte di gettito che arriva dai con-dlllll, Cf Ililldi i si potrà legittimamente chiedere, non nel gennaio 20031111 I cucmbre-ottobre, cosa succederà nel 2004. Ecco questa è la pri-1111 p.III(' del ragionamento, sull'Europa addormentata che se sul piano

11110111 ic () non acquisisce questo ruolo di motore dello sviluppo certa-111 IIh' 1., c ollseguenza è seria anche sul piano politico. La mia idea è che'1111 l',II'\(' deve mettere in piedi questa triangolazione di riforme menoIl o, 1'111 iuv sumenti e contenimenti di spesa corrente, quindi riforme

11111111111' prnsionistico, sulla sanità, della spesa corrente in quanto ta-I Il llill [leI' gli investimenti infrastrutturali, la riduzione della pres-

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MARro BALDASSARRI FONDAZIONE ROMA EUROPEA

sione fiscale e alla base il mercato del lavoro e il mercato dei beni. Cioèi due grandi mercati. Questa è la mia idea, però la dimostrazione ern-pirica in prospettiva giocando un po' con i modelli econometrici di tut-ti e dieci i paesi europei dimostra che questa prospettiva funzionerebbemeglio in Francia e Germania, piuttosto che da noi, gli altri lo hannogià fatto, l'Olanda, il Portogallo, l'Irlanda, l'Inghilterra sono su questotrend e non hanno bisogno. Chiudo con un secondo passaggio che èquello dell' assenza europea dalla politica.

Lassenza europea dalla politica porta a mio parere ad un'ipocrisia sul-la base dei dati economici, e ci sono due particolari: il primo l'anda-mento della ragione di scambio, il secondo le spese per la difesa. Lan-damento della ragione di scambio vuol dire che negli ultimi 45 annil'andamento dei prezzi dei prodotti industriali verso i prezzi delle ma-terie prime, petrolio escluso, ha spostato reddito per circa il 35-40%,cioè negli ultimi 45 anni i paesi produttori di materie prime, esclusequelle petrolifere, hanno regalato il 35% del reddito ai paesi industria-li e quindi noi in Europa come altri abbiamo usufruito di questo enor-me spostamento di reddito in termini di ridistribuzione. Il primo gen-naio di ogni anno noi abbiamo avuto per più di 40 anni circa l' 1% diPIL reale garantito e regolato dall'andamento della ragione di scambio,con la grande ipocrisia delle istituzioni internazionali che poi andavanoa fare le politiche di aiuto di cooperazione e di sostegno: se questo tele-fonino vale 300 quintali di riso, è evidente che le regole economiche delmondo portano al risultato che chi fa il telefonino è ricco, chi fa il risoè povero.

Per i 45 anni passati, prendete le statistiche sono dati ufficiali, l'Èu-ropa ha speso se siamo buoni la metà di quello che avrebbe dovuto spen-dere per la propria difesa e sicurezza, e questa parte è stata spesa da qual-

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l' It I l' 1'1;.;.;..{IM'--'A-'-- --=E~UR...:..:O'_PA_':__=LA'_B:...:E=LLA=_:....:.cA_=_D=_DO"_'RM~E'_Nl-,-A-,----TA

1111altro. Non esagero ma siamo ad un punto e mezzo due di PIL al-1',111110c siamo al 3% di PIL e siamo stati bravissimi perché se si sorn-111,1questo 3% di PIL 1'anno a quello che abbiamo messo sopra, perchél'economia andava bene, siamo cresciuti anche del 4-5%: con questo\lItl di PIL siamo stati abbastanza sociali da fare le scuole e gli ospedaliI qu.mt'alrro, ma sul piano politico l'Europa è una grande assente per-IIH( l'is .hia di diventare una grande ipocrita se non prende atto di que-

ti du ' .lernenti fondamentali, ragione di scambio e sicurezza e difesa,111111S • 'gliendo se vuole avere protagonismo sulla scena mondiale, perI rmpio ssendo il promotore nel mondo di un modello di sviluppo piùglll lo . più ampio. Dovremmo chiederei che ruolo ha l'Europa dentroIl V'I'(): e dovessimo scegliere un problema, prendiamo la nuova tec-11111111'i.r, rnformation Comunication Thecnology, che è l'elemento enor-1111di l'lobalizzazione, se su questo settore siamo chiamati a scegliere tra111011vntrazione oligopolistica di chi deve salvaguardare il proprio bre-

I IlC) t' la propria invenzione e per caso si chiama Microsoft o l'alterna-Il ',I Cljll'11ource, l'Europa cosa sceglie? Il prodotto della scienza e del-1111cnzione che deve avere salvaguardia perché richiede sforzo investi-111IIIU, ma fino a che punto deve diventare bene pubblico? Se colui cheIl I I cIl )t'I'LO la penicillina avesse preteso una copertura per 100 anni non1 le1111110avuto poi tutti i progressi che abbiamo avuto quando si è dif-111,I, l' I osì via.

l'clil Il ( siamo diventati un grande continente a moneta unica, dob-111ti IlCIl'ostruire le istituzioni europee future con l'allargamento ad est eIl l'IClil'/.iol1esul Mediterraneo e sul nord Africa, dobbiamo costruireel'lI lo IlllOVOmondo europeo: cominciamo nel bilanci del 2004 a quan-IIlIl ,111'Iosa significa avere una responsabilità europea verso l'Europa ecI CIil l'est del mondo, in termini di ruolo nelle istituzioni interna-

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MARIO BALOASSARR!FONDAZIONE ROMA EUROPEA

zio~ali, ~elle istituzioni europee e poi di conseguenza nelle istituzioninazlOnal~ che per u~ paio di anni rimarranno, e che quindi hanno que-sta doppia sfida, OSSI~ come ~ticipare un governo dell'Europa quandoavremmo 2? governi europei? Questa è la difficoltà, perché noi abbia-mo fatto prima la moneta, è una sfida enorme, storica, noi stiamo fa-cendo una cosa che prima di ora nella storia non è mai avvenuta fino~~'ultima unificazion~ continentale che è quella degli Stati Uniti, dovec e stata una guerra di secessione: noi stiamo cercando di fare una cosasimile senza sparare un colpo tra di noi, che è una bella sfida, però dob-bia~o .aver~ .l~ consape;rolezza che questo comporta responsabilità interrnrru politici dentro l Europa, dentro i singoli stati e dell'Europa ver-so gli altri paesi.

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IL NODO CRUCIALE DELLA TUTELA DELLA PRIVACY

Roma, Caffè Greco, 7 aprile 2003

di Stefano Rodotà"

ingrazio la Fondazione Roma Europea di questo invito. A pro-posito di tutela dei dati personali mi permetto di esordire di-cendo che nella Carta Fondamentale dei Diritti dell'Unione

linupca, proclamata a Nizza nel 2000, c'è un articolo specificatamen-l,ledi .ato a questo tema, che lo distingue dalla tradizionale tutela del-Il 11.\ privata. Larticolo 7 si occupa della vita privata e familiare, l'arti-

11111 H si occupa della protezione dei dati, che quindi assume una sual' ' ti I a autonoma rilevanza come diritto fondamentale, tanto è che

111 I Il''10 in circolazione del trattato costituzionale europeo ci sarebbe1Il 1 .11 I i '010 36 bis che riprende il tema intitolato alla protezione dei da-Il IIl Isonali, lo credo che anche la dimensione nazionale esiga una con-

1.1, i.r/ione di contesto: in questo momento ci sono due grandi temi,111111 dI'i quali caldissimo, che consentono di capire come la dimensio-111 n.r/ionale anche qui sia assolutamente inadeguata non solo per la di-I Iplill:t, ma anche per la comprensione di un problema. Un primo pro-

hl 111.1 r la circolazione di queste informazioni nell' ambito delle società111 1111 iIl:t'I.i nali, e potete immaginare questo che tipo di pressioni deter-

"111/'/1'11/1' dell'Autorità Garante per la Protezione dei dati personali.

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STEFANO RODOTÀFONDAZIONE ROMA EUROPEA

mina; inoltravi sono le richieste sempre più pressanti da parte degli Sta-ti Uniti di ottenere da parte dell'Unione Europea una quantità di in-formazioni, partendo da quelle dei viaggiatori dall'Europa agli Stati Uni-ti, informazioni dei più diversi tipi per la costituzione di grandi banchedati, per la lotta al terrorismo con un sistema che avrete sicuramentesentito parlare che si chiama "Total InformationAwareness", dove la pa-rola "awareness" - che vuoI dire consapevolezza - forse in qusto casodovrebbe essere tradotta in "conoscenza", perché si tratterrebbe di crea-re una banca dati planetaria. Qualcuno avrà sentito parlare delle pole-miche determinate da questo sistema, Echelon, di controllo e di rac-colta delle informazioni, ecco questo sarebbe un Echelon all'ennesimapotenza. Detto questo, e senza dare allarmismo, registrando dei dati difatto vengo alla questione del trattato costituzionale ed al lavoro dellaconvenzione. In questo momento ci si può chiedere se ha senso una ri-flessione di politica istituzionale mentre siamo immersi nella politica dipotenza, e quindi se e cosa significherà il lavoro della Convenzione perquanto riguarda il futuro dell'Europa. Devo dire che, non per una de-formazione professionale - perché più passa il tempo più vedo i limitidell'uso del diritto - sono convinto che in questo momento tenere drit-ta la barra ed essere testardi nel lavoro di costruzione dell'Europa costi-tuzionale sia essenziale, anche perché l'Europa possa costruirsi effetti-vamente ed uscire dalla crisi in cui in questo momento si trova. lo noncredo che questo si possa fare con la riunione dei ministri della difesache riescono a trovare un'intesa sulla forza armata europea, in questomodo riescono a contro bilanciare non dico il potere americano ma aduscire da quella convinzione contenuta nell'ultimo libro di un' analista,che negli ultimi tempi ha avuto grande fortuna, che si chiama RobertKagan e che ha scritto varie cose tra cui "Paradise and power" (Paradi-so e Potere). LEuropa sarebbe un paradiso un po' invecchiato e dall'al-

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PARTE PRIMA IL NODO CRUCIALE DELLA TUTELA DELLA PIUVACY

Ira parte ci sarebbe il sano realismo di una politica di ~otenza. L.E~r~-l'a considerata in giro per il mondo come una 'sorta di laboratorio isn-tuzionale, che cerca di capire se è possibile superare la dimensione na-zionale senza traumi eccessivi e costruendo una dimensione diversa daquella puramente nazionale, secondo uno schema che non è il trasferi-mento della sovranità così come era stata intesa dal piano nazionale aquello europeo, come per un periodo molti di noi hanno ritenuto, mat' la costruzione di entità e di relazioni e di rapporti diversi da quelli de-l'Ii tati nazionali che continuano evidentemente non a sopravvivere mail

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vivere in un ambiente politico istituzionale diverso: ecco perché l'im-pr sa della Convenzione a me pare di grande importanza e sarebbe unt'l'rare, che temo che qualcuno, parlo di stati, voglia fare, sfruttare que-sia condizione di difficoltà per avere un trattato costituzionale a ribas-so; questo sarebbe un errore e un boomerang anche per coloro che ten-Iano questo tipo di operazione perché questo è un sentiero da prose-l'uire proprio nell'interesse dell'Europa, ma anche per l'evoluzione diqu lle che sono le istituzioni del pianeta ormai globalizzato. lo credoch debba essere giustamente inteso il senso di questa operazione costi-t uzionale: io sono un "eurottimista", ma certamente guardo con gran-ti ' favore al lavoro della Convenzione, sono un po' come dire, quasi inconflitto di interessi, perché non faccio parte di questa Convenzione ma[io fatto parte di quella precedente, quella che ha avuto il compito diS 'rivere il testo della carta dei diritti fondamentali della Unione Euro-p 'a e mi pare che l'invenzione di questo strumento particolare della( .onvenzione abbia costituito una novità e un modello sul quale credosi debba insistere, e sono con quelli che sperano che la Convenzione ri-cs a a chiudere i suoi lavori nei termini previsti, prima dell' estate e cheRoma sia il luogo dove si firma il Trattato Costituzionale. Lo dico nonsolo per una valutazione patriottica, ma perché l'insistenza che il Go-

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STEFANO RODOTA FONDAZIONE ROMA EUROPEA

verno Italiano che ha la presidenza, come ben sapete, nei prossimi me-si per avere questo risultato come d'apparenza di bottega in realtà puòdeterminare una forte spinta alla conclusione in tempi rapidi di questavicenda. Questa congiunzione tra il ricordo del Trattato di Roma e laPresidenza Italiana può essere un elemento che accelera. Fatta questalunga premessa io credo che la via istituzionale sia stata imboccata pro-prio con la Carta dei Diritti, che ha costituito per due ragioni un ele-mento essenziale di questo processo di costituzione. Da una parte per-ché è stata inventata la Convenzione, che è stata chiamata così per ri-cordi rivoluzionari, e la presidenza si chiama praesidium: ora voi sape-te che il praesidium era quello del soviet supremo. È stato inventato unluogo dove per la prima volta le negoziazioni sono uscite dal chiuso del-le cancellerie e degli sherpa che preparano i documenti internazionali,senza mettere nulla di polemico nei confronti di coloro che fa questolavoro difficilissimo, ma per la prima volta si è trovato un luogo dovehanno lavorato insieme i rappresentanti dei parlamenti nazionali e delParlamento Europeo, dei governi nazionali e della Commissione, quin-di un invenzione istituzionale; in secondo luogo un primo passo per-ché la Carta dei Diritti sta li e poiché non la si può lasciare appesa, glisi deve dare qualche valore e questo ha indotto ad alzare il tiro, obbli-gando oggi a discutere in termini di Costituzione, cosa che due anni faera impensabile; e in più al di là di quello che starà scritto nello stessoTrattato Costituzionale, tutte le istituzioni europee quale sia 1'assetto fi-nale saranno profondamente modificate. Quindi c'è la speranza attra-verso questo tipo di strumento di non vedere un effetto temuto da mol-ti e cioè che 1'allargamento porti semplicemente ad un depotenziamentoistituzionale e semplicemente ad avere un mercato più ampio. In que-sto senso la strada intrapresa con la Carta dei Diritti è di nuovo in qual-

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I Il I'llIM~A ~I~L.::'.N~OD=::O~CR~U:,::C~IAL~E::....D=::E:=:L::::.LA:...:T~U:..:.TE~LA::.:...:::D~EL~LA~PRIV~A=CY

" niod un antidoto, perché si è detto esplicitamente nel mandato di1IIlIIIiadel '99 che la costruzione europea non poteva essere solo quel-

l, I 111'S ' ruiva le vie dell' economia, ma aveva ed ha bisogno di una fon-11111111("nei diritti, quindi di una fondazione costituzionale. Ora que-IIi IIlml .llo ha molti elementi significativi a mio giudizio, un modello" .mzitutto ha preso molto sul serio la questione dei valori, credo sia

IIl1lHllt:lI1tesegnalarlo in questo momento perché il tema dei valori èIltll Il T un periodo appannato dal timore di riproporre schemi ideo-

111'il i che voi sapete hanno creato non pochi problemi e vere e proprieIl 11'1dic. Ma la ripresa in termini di valori è un punto, a mio giudizio,Il 1',l.llIdisimo rilievo, con grandi difficoltà in questa materia: io ero for-Il Il\I Iltl' perplesso all'inizio del fatto che si volesse aprire la Carta dei Di-11I1I111111.on il tradizionale riferimento all'eguaglianza, che è un po' clas-1111dl·11atradizione costituzionale europea, ma con il riferimento del-

Il dlgllità della persona. Poi mi sono convinto che il riferimento alla di-1111.1fosse il giusto modo di aprire questa Carta, e non solo 1'articolo

111111dl"lIa arta dice esplicitamente la dignità umana è inviolabile, maIl I 1'11".lInbolosi dice che l'Unione pone la persona al centro della sua11111111',quindi c'è immediatamente la considerazione di un valore fon-11111\'1I I ome quello della dignità e l'indicazione del soggetto intorno al'1" di \i 'o truisce la fondazione istituzionale dell'Europa, tanto è che11111111\1)alla persona si è potuta fare una doppia operazione con la Car-I I Ih i I )il'itti. Da una parte si è potuto affermare la indivisibilità dei di-"" I IIItti quelli che hanno studiato giurisprudenza o che sentono nel-I 111.1.rkuni temi sanno che si parla prima dei diritti politici, diritti ci-111,III1it t i sociali, e adesso i diritti di quarta generazione - quelli legati

di I Il'11101)gia, alla bioetica; nella Carta dei Diritti, per chi voglia dar-I I 1111'111chiara, queste quattro dimensioni sono state messe insieme e

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STEFANO RODOTA FONDAZIONE ROMA EUROPEA

questo è stato possibile perché c'è questo riferimento forte ed esplicitoalla persona che non è scomponi bile in tutta una serie di momenti, an-zi c'è un intreccio molto forte che si ritrova negli articoli del TrartatoCostituzionale attualmente in discussione. Il diritto all'integrità fisica epsichica, diritto di quarta generazione, è evidentemente un diritto fon-damentale più di ieri, rispetto ad altri diritti consolidati che noi cono-sciamo come il diritto classico che fonda la civiltà giuridica moderna: ildiritto alla libertà personale, l'integrità fisica e psichica della persona og-gi è inscindibile dall'idea di libertà personale. Questo è uno dei tantiesempi che si possono fare per dimostrare come questa carta tenta que-sta operazione, dimostrare intorno al soggetto, alla persona, la indivisi-bilità dei diritti, quindi non ci sono diritti di serie "A" e diritti di serie"B". Ancora, intorno a diritti sociali oggi c'è ancora una controversia, idiritti sociali sono diritti di categoria diversa perché il problema è rap-presentato dal fatto che i diritti sociali esigono risorse, ma oggi sappia-mo che tutti i diritti esigono risorse, quindi non può essere un argo-mento per creare diverse categorie di diritti. Questa è un' operazione im-portante che a mio giudizio è poi la premessa per il modo in cui si ar-riva alla cittadinanza. Questa Carta dei Diritti ha al suo interno due af-fermazioni, dico questo perché se voi cercate di ricostruire la scala deivalori attraverso ciò che è scritto nel progetto di Trattato Costituziona-le ritrovate esattamente la stessa linea, come cercherò rapidamente didire tra un momento. l'operazione per arrivare alla cittadinanza ha amio giudizio un secondo passaggio, non solo fondare la cittadinanza suidiritti fondamentali ma l'attribuzione dei diritti fondamentali, trannecasi in cui la carta dei diritti dice cosa diversa e sono pochissime, è unattributo di chiunque si trovi su territorio dell'Unione Europea, e dun-que tutti coloro, cittadini e no dell'Unione, che vi si trovano a vivere

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"AllrE PRIMA IL NODO CRUCIALE DELLA TUTELA DELLA PRIVACY

.111 .he temporaneamente hanno diritto al rispetto di questo diritto. Que-1.1 la ripresa di un grande tema storico, e qui voglio ricordare che quan-

110 si scrisse il codice civile, quello unitario, l'Italia provocò una rotturanella cultura dell'epoca, perché lo straniero era ammesso al godimentod ·i diritti in Italia, naturalmente quelli compatibili con l'idea di citta-dinanza che si aveva allora, senza la condizione di reciprocità; poi il fa-M isrno nel codice del '42 reintrodusse il principio della reciprocità. NelIH65 grazie a Pasquale Stanislao Mancini, l'Italia ruppe lo schema an-gusto e egoistico dello stato nazionale che diceva che tu a casa mia puoi,IV 're dei diritti solo se io riuscirò ad averli anche a casa tua, questo futino schema straordinariamente innovativo, non voglio dire che l'inno-vazione introdotta dalla Carta dei Diritti sia della stessa portata e della'l ' sa qualità, ma questo ci dice che nella struttura che sta assumendol'Europa l'idea di cittadinanza non è più quella che abbiamo conosciu-ro, e cioè la cittadinanza come legame con un determinato stato o at-Iraverso il territorio o attraverso il legame di sangue, ma è l'insieme deidiritti che spetta a ciascuno di noi in quanto persona, questo è il primopa aggio importante che ha l'idea moderna di cittadinanza, e che la'arta dei Diritti oggi realizza unico modello, in questo senso, visibile

ti ,I pianeta. Il mio entusiasmo si raffredda quando si analizza la cittadi-uanza dell'Unione di cui parla l'articolo 7 del progetto, perché qui ci so-110 varie cittadinanze, la cittadinanza dell'Unione si aggiunge a quellanazionale e non sostituisce quest'ultima, tutti i cittadini dell'Unione so-1\0 uguali dinanzi alla legge. Devo dire che la cosa che desta la mia per-l'le sità non è tanto la doppia cittadinanza, perché credo che la doppiaciuadinanza abbia ancora un senso, ma già la scrittura poteva essere di-v 'l'sa di questo articolo perché c'è troppa preoccupazione di non allon-ranarsi dal modello che noi avevamo conosciuto, certo tutto poi si arti-

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STEFANO RODOTÀ FONDAZIONE ROMA EUROPEA

cola in una serie di diritti già conosciuti, il diritto di circolare, il dirittodi eleggibilità alle elezioni del Parlamento Europeo e alle elezioni costi-tuzionali nello stato membro in cui si risiede. Sapete che ci sono statemolte divergenze su questo diritto e addirittura una sentenza della Cor-te Costituzionale tedesca che aveva bloccato la possibilità di essere elet-tori ed eletti o ad avere 1'elettorato passivo nelle elezioni locali, invecequi c'è una rottura di questo schema e cioè si stabilisce e qui torniamoalle origini, se io vivo in un determinato luogo e pago le tasse ho dirit-to a dire la mia su chi e come verrà amministrata la zona in cui io vivo.Questo è un altro elemento che inizia a rompere la crosta della cittadi-nanza tradizionale.

Qui si fa riferimento ad un dato già consolidato quale era quello del-la possibilità di candidature dei cittadini di qualsiasi stato in qualunquealtro stato membro nelle elezioni europee: abbiamo avuto in Italia il ca-so molto clamoroso di Maurice Duverger, cittadino francese non elet-to in Francia ma eletto in Italia, in questo momento una delle parla-mentari italiane più attive del Parlamento Europeo si chiama MonicaFrassoni ed è stata eletta in Belgio, questo dato di circolazione già erariuscito ad entrare, per questo io dico che la doppia cittadinanza cosìcome è presentata ha questa remora e questo elemento che certamenteè un elemento regressivo, però io credo, ecco dove è il mio euro-otti-mismo, che poi noi dobbiamo continuare lungo questa strada che adesempio ha visto la Carta dei Diritti, che ancora non ha nessun valorformale, assumere importanza se è vero che in vari paesi dell'UnioneEuropea c'è una comunicazione della Commissione che dice che gli at-ti regolamentari e legislativi della Commissione stessa devono essere sot-toposti al test di coerenza con la Carta dei Diritti. Ci sono più cii 200casi in cui in Europa, a partire dalla Corte di Giustizia delle Comunità

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l'ARrE PRIMA IL NODO CRUCIALE DELLA TUTELA DELLA PRIVACY

lùrropee per passare a Corti Costituzionali importanti come quella ira-linna e spagnola a decine di giudici nazionali, si cita ormai regolarmen-I . la Carta dei Diritti come un riferimento per ricostruire il quadro diprincipi a cui bisogna fare riferimento. Quindi io sono fiducioso del fat-IO che introdurre all'interno del sistema europeo elementi di novità poil.tcilita il cammino in altre direzioni, e io non credo che poi potrà resi-\l 're troppo a lungo questo ultimo tabù costituito dal1'elezione nazio-nale, il fatto che si rompa lo schema a livello nazionale creerà un pro-hlcma perché ci saranno dei politici locali che hanno cittadinanza di un.rltro paese che saranno magari più bravi, come sarà possibile facciamol'ipotesi di un non italiano sindaco di Roma: come puoi dirgli tu nonpuoi essere candidato e andare a fare il deputato nel parlamento nazio-nale, questo è un processo che introduce continue contraddizioni chef mora si sono sciolte in modo positivo e benefico, perdonate questo ot-timismo ma ce lo devo mettere in questo momento.

La questione della protezione dei dati personali consente di vederedue questioni. La prima è che l'Europa ha prodotto in questa materia1111 modello diverso e in questo momento, a meno che il cataclisma de-gli ultimi tempi non sconvolga radicalmente questo settore, tra l'altrolino dei più esposti, ha prodotto un modello che non solo ha una suaoriginalità, anche se costruito con materiali di importazione, ma è unmodello al quale si guarda con sempre maggiore interesse da tutto ilmondo: ma non un interesse soltanto teorico dei giuristi, se è vero co-me è vero che le leggi di paesi più diversi, dal Canada all'Argentina dal-la Svizzera ad Hong Kong, hanno come modello lo schema che una di-r ttiva del '95 ha previsto in questa materia. Perché dico con materialeìi importazione? Perché quello che ormai è un termine entrato nell'u-

so comune, "privacy", non a caso lo diciamo all'americana perché è un'in-

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STEFANO RODOTÀFONDAZIONE ROMA EUROI' IL NODO CRUCIALE DELLA TUTELA DELLA PRIVACY

venzione degli Stati Uniti, dell'ultima parte dell'800; l'Europa non l'hconos~iuto prima e l'Inghilterra non ce l'ha, la chiama privacy ma è uncosa diversa dallo schema giuridico degli americani cioè la creazioneuna sfera privata al riparo dalle interferenze, negli Stati Uniti in primluogo dello Stato.

La seconda questione è che un'altra invenzione americana sono lAutorità indipendenti e non le abbiamo inventate noi, abbiamo irnportato il modello privacy e il modello Autorità indipendenti l'abbima congiunto e abbiamo creato in Europa il più elevato livello di prtezione dei dati personali che oggi ci sia nel mondo. È curioso, io sanst~to sentito più volte dal congresso degli Stati Uniti, che questo cocktail creato con ingredienti americani loro n.on lo vogliano bere. Facciun solo esempio: la direttiva europea e le leggi nazionali, per consentire l'uscita dei dati trattati in Europa e trasferiti in un paese diverso dquelli membri dell'Unione Europea, esigono che nel paese di arrivosia una tutela adeguata, per evitare la nascita. di paradisi dei dati così come ci sono i paradisi fiscali. Oggi è facilissimo con l'elettronica mettre i dati in un paese diverso e aggirare le forme di protezione; già ci sno moltissimi modi di farIo ma almeno c'è questo tipo di vincolo, e allora sarebbe ridicolo se per esempio una grande società mulrinazionalbasata negli Stati Uniti chiedesse una autorizz~ione a trasferire i dati alla Francia e all'Italia, l'Italia gli rispondesse di si e la Francia di no o viceversa: perderemmo turri la faccia, questo vuol dire che c'è un elevtissimo grado di integrazione del lavoro tra i diversi soggetti che in Europa si occupano di questo tipo di problema.

Per ragioni di sicurezza gli Stati Uniti chiedono di avere accesso direto alle banche dati delle compagnie aeree: qu.esto vuol dire non solo conascere i dati di chi sta per partire per gli Stati Uniti, ma l'accesso alla ban

j c l'''l'nle di avere rutta una serie di informazioni che va da quelleIl , poi nella banca dati di una compagnia aerea ci sono le vostreIIICl hc possono essere quelle legate al fatto che voi chiedete un pa-

" le c 11.11'" attraverso questo pasto voi potete stabilire se quello è un1111musulmano ortodosso. Sulle vostre condizioni di salute perchéIl,1veli avete richiesto di essere accompagnati una volta con una car-

"'-","1,1 .dl'.ll·rc , le vostre fobie di sedersi sempre in un corridoio. Tutti11111011emano di tracciare un profilo che va al di là di quello che

muu-diaramente, e poi se uno di voi è un frequent flyer e avete uno1111l'IO!,rammi di fidelizzazione vengono fuori una serie di tutti al-

I Ii 111'pl'I' esempio riguardano il fatto se quei punti li avete utilizza-CliCI Il 'r un'altra persona, la carta di credito, gli usi connessi. Tut-ICIh.l poco a che fare con l'idea di privacy e molto a che fare con

1111111'11;\,questo è il punto su quale credo di richiamare l'attenzio-leI I Ill' come in Italia siamo riusciti a trovare un punto di equili-I I 11\-nzcdi sicurezza e esigenze di tutela uscendo da uno schema,

I III,i.tIibiamo uno schema che ci viene anche da una malintesa in-, 1111111l' d l bilanciamento tra interessi costituzionalmente rilevanti,tldCll i sono due interessi costituzionalmente rilevanti, non dico in

/IIIIC',111,1che si trovano a confronto se ne viene fuori sacrificando uno111 uuercssi, non è vero che questo sia sempre necessario e vi dicoI Illilll';t di negoziazione che stiamo in questo momento cercando

, Il ,IV~\lHicon gli Stati Uniti. Si concretizza bel fatto che tu devi111,11110i dati effettivamente rilevanti, e cioè li puoi avere anche 15

, 1"111,1.he il volo parte invece di averIi nel momento in cui arrivoI 1IIIIIula s heda bianca o verde, tu hai una serie di dati che riguar-I !tI! 111ità, la nazionalità, eventualmente il volo in coincidenza, que-IICI.l.u i rilevanti e ragionevoli ma una volta che sono arrivate negli

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Stati Uniti le persone interessate non devono perdere il diritto di saperecome questi dati vengono utilizzati, quindi vincoli ad ulteriori trasferi-menti, diritto di accesso individuale, possibilità di ricorrere al giudice oad autorità di controllo, cioè ricostruire a livello globale e planetario quel-lo stesso tipo di livello di tutela che noi siamo riusciti ad ottenere a livel-lo nazionale, non è impossibile perché per i trasferimenti di dati nei con-fronti di compagnie che aderiSCono ad un certo schema che si chiama por-to sicuro "safe harbor", questo risultato è stato raggiunto. Allora ecco do-ve sta l'importanza della costruzione europea, è impensabile che un sin-golo stato soprattutto abbia potere negoziale, un singolo stato che nel mo-mento in cui propone un modello di tutela dei dati personali è più rap-presentativo di una particolarità, l'Unione Europea non è più una parti-colarità o una bizzarria della stOtia ma è un' entità storicamente fondata eche si sta costituzionalizzando, questo è un elemento forte sia nel nego-ziato politico sia nel momento in cui si confrontano modelli culturali,non c'è una superiorità assoluta di modello culturale rispetto all'altro edè abbastanza singolare che in qUesto momento tutte le associazioni ame-ricane a tutela dei diritti civili che pure non sono coinvolte in questa vi-cenda perché non li riguarda in quanto cittadini americani, dicano peròagli europei - e questo è avvenuto il 25 marzo scorso davanti alle Com-missioni libertà pubbliche e petizioni del Parlamento Europeo riunite _che si augurano che il modello eUropeo esca non mortificato da questa vi-cenda nell'interesse dei cittadini americani, perché se questo modello ri-esce a scalfire alcuni delle pretese dell' amministrazione americana saliràanche il grado di tutela che avranno i cittadini americani nel loro paese.Viviamo in un periodo in cui fate questi discorsi trascina nello 'schemaamericanismo e antiamericanismo: non è così, la costruzione europea èun impresa di grande rilievo, perché noi abbiamo il problema della glo-

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I l' I I 1'1(lI~M~A ~I::..L N::'.C0~D~O~C:::R:.'::'U~ClA=lE~D::=E~LLA~T-"U..:.:TE=LA:..:...::.D=El=LA-,-,P_RIV_'AC_Y

I, IIII/;ti'.ione.LEuropa è un modello regionale, ma di una regione del mo~-dlll'llormemente importante da questo punto di vista, e la contrapposl-

111111' non dobbiamo vederla, i progressi anzi sul terreno dei diritti sono11111)1" venuti dal confronto non facile, a volte conflittuale da modelli di-l I i 'dalla ibridazione: quando gli illuministi pensavano alla tolleranza

l .11 [iritti guardavano oltre i confini della Francia o dell'Europa. Mon-Il ~qllicu scrive le lettere persiane, i romanzi e i racconti di Voltaire son~1'11'11 i di utilizzazioni e di riferimenti alla cultura islamica: la nostra tradi-111111 .stessa in materia è in questo senso "tributaria", è nata attraverso unaI uutarninazione di culture e credo che in questo momento il miglior ser-Illio he noi possiamo fare è quello di usare la via costituzionale non con1',li O' hi chiusi. Dunque è necessaria l'apertura agli altri che .non ,so,no,na-Il iIl < uropa ma che ci vivono, che non per questo sono cittadini di se-1IIIlda o terza classe, il riconoscimento della diversità come diritto fonda-111 '11 tale all'interno dell'Unione Europea. Oggi in Europa abbiamo un li-vrllo molto elevato di tutela dei dati personali e questo corrisponde ad1111;1 s nsibilità molto forte dei cittadini, faccio riferimento ai dati sulla sa-1111t', Noi lo verifichiamo dal numero di richieste di reclami e di segnala-I ioni che ci arrivano, e preoccupa moltissimo perché non si tratta solo diVili .r tenere le proprie condizioni di salute a riparo degli occhi d~gli alt,ri,I.t 'onoscenza impropria dei dati della salute può comportare stJ~ma~lz~l,t'l,i ne sociale, vere e proprie forme di discriminazione. Uno del pnmlI .rsi che abbiamo risolto è stato quello di una signora di Milano che ave-V;I ricevuto dalla sua ASL la comunicazione di un bonifico per un rirn-borso di alcune analisi che aveva fatto: su questo bonifico c'era scritto "rim-IlO l'SOper analisi di sieropositività", que$ta signora è andata in banca e tut-Ii quelli che erano lì sapevano, lei ha cambiato banca, ma era la banca delsu quartiere e questo dato è entrato in circolazione. Vi rendete conto del-

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STEFANO RODOTA FONDAZIONE ROMA EUROPEA

l'importanza della circolazione dei dati sulla salme? Se una persona va in unospedale degli Stati Uniti tutti i dati vengono trasferiti alle compagnie di as-sicurazione perché sapete che avere un assicurazione è indispensabile, e so-no on line, cioè nel momento stesso in cui si entra i dati vanno dalla bancadati della clinica o dell'ospedale e nell'assicurazione, nella maggior parte deicasi vanno anche a società farmaceutiche per cui è abbastanza frequente chetornando a casa la persona trovi nella cassetta delle lettere o nei messaggi diposta elettronica messaggi pubblicitari, questo tende anche a vanificare il la-voro del medico che ha presentato con le dovute cautele al paziente la si-tuazione in cui si trova, trovandosi invece grazie a queste promozioni com-merciali così brutalmente di fronte alla propria malattia. Non dobbiamopiù leggere la tutela dei dati personali soltanto come un gretto modo per te-nersi lontano a riparo dagli occhi degli altri, ma come libertà di muoversi eche riguarda la persona ovunque essa si trova, e tutto questo ha bisogno diuna fondazione solida ed ecco perché ci servono le carte dei diritti.

INTERVENTI DEI CONVENUTI:

Cesare San Mauro:Quando ci troviamo di fronte al problema della privacy, ci troviamo

davanti all' altro valore che in questo periodo storico è significativo e checoncerne il tema della sicurezza: e ci sono due profili. È qui presentel'amministratore delegato dell' azienda romana che si occupa del con-trollo del traffico e li c'è un problema di privacy, l'accesso al centro sto-rico e la fotografia della targa. Su questo tracciare una riga è particolar-mente complesso e quindi mi permetterei di richiedere una riflessioneda parte del prof Roderà.

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I 111 1 l'll~IMA~ ~IL~N.:':TO~D:::::O...::C~RU::::C~IA.:.::L:::.E:::.:DE~·L:::::.LA~T~U..:..:TE~LA:..:.--=.D:::EL=LA~P:...:..RI=--V.:..:.AC::..:.Y

Stefano Rodotà:Sp , so si chiede al cittadino se vuole più video sorveglianza e tutti

Il pondono di si. Faccio l'esempio accaduto di una strada con rischiodi vpaccio di droga, dove installate delle video camere si è scoperto cheuul.ivano a inquadrare un portone con l'ingresso di uno studio medi-I Ci~P' ializzato per la cura all'AIDS, e ci sono state una serie di prote-It', La legge sulla privacy, la 135 del 1990, per quanto riguarda l'AIDS

Il,1,1I'I.:1tola soglia della tutela della riservatezza, perché mancando que-101tu da la persona infetta o malata rimane in clandestinità perché se

IICiIlha garanzie di sicurezza non va a farsi visitare, e a questo modoI It"\ . , il rischio individuale perché questa persona non si cura e c'è unIl hi collettivo di trasmissione e contagio. Nello specifico, il proble-111,1 'stato risolto orientando diversamente le videocamere. Seconda si-IIl.rzione: c'è stato un momento in cui sembrava che se non si fossero111l'ssii lettori di impronte digitali all'interno delle banche saremmor.u i responsabili di un mostruoso aumento delle rapine. Tutti i dati

I mpirici raccolti ci dicevano che questa era più una pressione di chi'l'liti' queste macchine che una esigenza reale: abbiamo emanato un

l'I ovvcdimento che diceva che chi va in banca può richiedere un in-1',1esso diverso, se lascia l'impronta digitale questa viene criptata e va in1111,1s atola nera non accessibile al personale di banca ma solo all'au-Ilti iIil di polizia o giudiziaria nel caso in cui si sia verificato un fatto eri-IIIillO o, e inoltre dopo una settimana questa si distrugge: l'improntadigitale ha fatto crescere la sicurezza e la tutela. Il problema della sicu-Il'f.'I,a esiste è un valore anch' esso però non è impossibile trovare deipllllti di equilibrio.

Abbiamo avviato dei programmi di ispezioni, che abbiamo firmatoI (li l la Guardia di Finanza che ci ha messo a disposizione un nucleo mol-

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to specializzato proprio per fare le ispezioni necessarie per vedere se qsti punti vengono rispettati.

Il caso del traffico: siamo partiti con le telecamere che riprendevanche le persone in macchina, la ripresa soltanto della targa e alcunicorgimenti di nuovo ci dà un punto di equilibrio ed è chiaro che c'possibilità in questo modo di usare questi strumenti.

1111,dI' P '1' hé nessuno si farà prendere dall'emozione, nessunoIlln (b una propaganda suggestiva se per esempio si deve deci-

I" ,Idi una metropolitana, perché uno ha tutte le informazioni( quindi il gioco combinato delle preferenze dei cittadini mi

111 IIn mi rliore, Il secondo punto è se la dimensione nazionaleI"I I«lcrc a quella locale, io credo di si, noi stiamo assistendoI l'I I1111 '11(0 della sovranità nazionale con trasferimento di po-lli IlIlIl'l1si ne sopranazionale ma nello stesso tempo ad un raf-

1I1n (' \111 arricchimento delle dimensioni locali. Chiunque si111 ",III()pa a che ci sono grandi distretti, grandi aree che met-Il . ussione anche quelle che erano le aree geografiche tradizio-111' 'OlIO aree nuove che sono molto più funzionali alle esigen-

Il Idilli alla produzione, come Barcellona o Madrid. Il trattato1IIII,dl' I 'v essere molto attento a non essere troppo concessivoI 111 (' punitivo con la dimensione regionale, che dobbiamo leg-

11111 vision dinamica.

Francesco Morabito:Lei ha sfiorato il tema della scrivenda carta costituzionale, chiami

mola ai suoi massimi sperando che tali diventi. Ho una visione dl'Europa più per le Regioni che per gli Stati, perché poi un certo modi fare l'Europa viene meglio lavorando con tante Regioni e nonpochi Stati. Le vorrei chiedere se nella materia dei diritti un'Europa clle Regioni potrebbe essere più efficace e garante perché tenderebbstemperare le differenze fra grandi paesi nel contenitore europeo piùquanto invece non è e non potrebbe essere quest'Europa degli Stati,poi la Carta dei Diritti viene scritta da un Giscard d'Estaing che essdo un francese non può pensare ad una visione così federalista come pesempio può averla un tedesco o uno spagnolo o uno stesso italiano.

alun,I,,n,JU 'Ihmburella:11111"l'a di marketing guarda a Lei come un faro: una delle ul-

l di posizioni ci preoccupa un po', parlo di quello che riguarda1IIIIIIIi 'ali, cioè gli MMS, tutte le trasmissioni tra terminali mo-

1II\lIIIil ali audiovisivi. Mi sembra di tornare in dietro, chi fa fo-I 111'11' la oltre un secolo che non c'è niente di male a fare le

11'11111110, alvo l'uso commerciale e l'uso fraudolento. Con gli111 poi sono in mano per 1'80% ai ragazzi, quindi c'è una re-

I 111,11b(' non vigiliamo direttamente, abbiamo una chiusura rnol-I, 1I11'lIso c sulla trasmissione: è un'inversione tecnologica o c'è

JIIII'IIII~"1 11111('di tendenza?

Stefano Roderà:Qui ci sono due questioni molto grosse: primo si parla molto di cl

mocrazia di prossimità, più si è vicini meglio si risponde alle esigendei cittadini, quindi è vero che la cittadinanza si radica meglio attravso la dimensione locale. Il rischio del plebiscito, che è molto forte suso il referendum per eleggere a livello nazionale o addirittura europil Presidente della Repubblica o il Presidente dell'Unione Europea, sitenua molto se io uso lo strumento referendario per prendere decisio

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Stefano Rodotà:lo penso che non sia né un passo avanti né un indietro: è un tenta-

tivo di applicare la disciplina attuale a questo particolare strumento didiffusione dell'immagine. Se la trasmissione di queste immagini preva-rica le caratteristiche indicate dalla legge, e cioè quando la comunica-zione va al di là di quella che è la sfera delle amicizie e assume la formadella diffusione con caratteri abbastanza marcati di generalità, eviden-temente in questo caso la diffusione richiede il preventivo consenso del-l'interessato: questo è un principio che vale per ciò che riguarda le nor-me sul diritto all'immagine, le norme sul diritto d'autore che anche in-dipendentemente dalla disciplina della privacy si sarebbero certamenteapplicate in questa materia. Noi abbiamo seguito parallelamente l'en-trata sul mercato di questi nuovi telefoni e l'immediato picco di prote-ste che ci sono arrivate. Noi cerchiamo di usare un modo empirico cioèaggiustiamo progressivamente, questo la legge ce lo consente, i margi-ni di discrezionalità, aiutando a non creare né tecnofobie da una parte,né derive tecnologiche dall' altra.

Paolo Catti de Gasperi:La cosa che mi preoccupa è che si parli poco della Carta Costituzio-

nale e che nessuno abbia detto se il cittadino europeo la voterebbe. Per-ché essenziale è chi la vota non chi la scrive. La privacy non la vedo co-me problema di tutelare la mia privata esistenza, ma in un mondo co-me quello attuale, la privacy mi sembra fondamentale dal punto di vi-sta della sicurezza della mia libertà. Immagino un dittatore in un mon-do moderno con i sistemi con cui siamo tracciabili oggi, e nessuno avreb-be scampo. Lei ha citato molti metodi con cui siamo rintracciabili macredo che il più pericoloso sia internet, perché appena accediamo la-

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111111111' del nostro computer. Per essere liberi dovremmo fare1111uinlormazione, ossia accedere ad internet solo da posti pub-

11'1111'dal omputer dell'amico. Questo ci coniuga al discorso'1'.1Il 'l' ·hé probabilmente l'unica vera salvezza contro un siste-

I plnh.t1izZ<ttodove siamo tutti tracciabili è avere qualcuno che1 pllll' I ' fa cia rispettare, in maniera più ampia possibile e ci as-Il 111l':uropa un dittatore non lo avremo mai,

~IlUlJ I Il [oià:1111i SOIlO, andando su internet. Noi abbiamo una legge molto

1111I1,Ilt'I'iadi pedofilia su internet, ma se si registra che Stefano.uIlI.Ilo due o più volte su un sito pedofilo può darsi che io sia

I tlll .111ione, può darsi che per curiosità mi sono spinto fino a la,11111d.llsi io sia uno studioso che sta cercando ~i capire, Mentre111111I .ISO giusto che io venga incriminato in base ad una legge,I1111.1,i la pura curiosità o lo svolgimento di una attività di ricer-I 1 u.luno illecito l'accesso: allora quale è il problema? Noi ri-

~.'''RII1I11.III"s '1" giudicati fuori contesto, una definizione ultima di pri-KII Liti niti è "non essere giudicati fuori dal contesto", perché

11111111Ilt, i usi internet in un certo modo dà di me un immagi-I 1111l'SS.rc vera come può essere parziale, perché poi magari hoI Il i. lo ho fatto riferimento al "Total Information Awareness"111111'pl'rim ntando negli Stati Uniti: lì non è solo un fatto di sin-l'" I I I S .uembre, è anche il fatto che loro sono più avanti nel-

I I Il 1I1i l ' nologici, ma qualche settimana fa il N ew York Times1111.11ht' vogliono fare un sistema di screening dei viaggiatori, per

11111.1110una serie di dati accedendo a banche dati pubbliche eI Il 111110I ,i profili per cui mi danno la classifica verde per cui pas-

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