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QUALI SAPERI PER IL DOCENTE DI ITALIANO NELLA CLASSE PLURILINGUE? Egle Mocciaro Ufficio Scolastico Regionale Torino 20 maggio 2016 LINGUA DI COMUNICAZIONE E LINGUA DI SCOLARITà LE SFIDE DELL’INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO COME L2”

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QUALI SAPERI PER IL DOCENTE DI ITALIANO NELLA CLASSE PLURILINGUE?

Egle Mocciaro

Ufficio  Scolastico  RegionaleTorino

20  maggio  2016

“LINGUA  DI  COMUNICAZIONE  E  LINGUA  DI  SCOLARITàLE  SFIDE  DELL’INSEGNAMENTO  DELL’ITALIANO  COME  L2”

Stranieri nella lingua: ieri e oggi

¨ Scuola media unica (Legge 1859/1962)¨ ART. 34 della Costituzione. “La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. […]”

¨ 600.000 nuovi alunni“Ben presto ci si accorse che fare entrare nella Scuola mediaunica, accanto a chi per tradizione familiare aveva sempre avutodimestichezza con gli studi superiori, questo mondo composito, chein grandissima parte aveva conosciuto per la prima volta l’italianosui banchi di scuola, era il primo passo; il secondo era evitare diallontanarlo subito dopo.” (D’Agostino 2014: 27-28)

Diversità idiomatiche: patrimonio culturale

¨ art. 3 - Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese.

¨ art. 6 - La Repubblica salvaguarda con apposite norme le minoranze linguistiche.

¨ art. 21 - Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

(Costituzione della Repubblica italiana)

Un decennio dopo

A.S. 1959-1960 (RAGAZZI 13-14 ANNI) A.S. 1972-1973 (RAGAZZI 13-14 ANNI)

LICENZA MEDIA 20% LICENZA MEDIA 56%

RITARDO 30% RITARDO 32%

ABBANDONO 49% ABBANDONO 11%

(dati tratti da D’Agostino 2014: 28)

“È la lingua che fa uguali”

¨GISCEL, Dieci tesi per una educazione linguistica democratica (1975) http://www.giscel.it/?q=content/dieci-tesi-leducazione-linguistica-democratica

“La scoperta della diversità dei retroterra linguistici individuali tra gli allievi dello stesso gruppo è il punto di partenza di ripetute e sempre più approfondite esperienze ed esplorazioni della varietà spaziale e temporale, geografica, sociale, storica, che caratterizza il patrimonio linguistico dei componenti di una stessa società: imparare a capire e apprezzare tale varietà è il primo passo per imparare a viverci in mezzo senza esserne succubi e senza calpestarla.”

Multilinguismo / Plurilinguismo

¨ MultilinguismoProprietà di un dato territorio (varietà di lingue che coesistono in un particolare contesto)¨ PlurilinguismoAbilità del singolo individuo di usare le lingue per scopi comunicativi prendendo parte all’interazione interculturale, disponendo di vari tipi di competenza in piu lingue (o varietà di lingua) e avendo esperienza di piu culture (Council of Europe, 2001).

Che cosa parlano oggi gli italiani?

¨ Doxa 1974-2006• Prosciugamento dei dialettofoni esclusivi• Uso alterno o esclusivo dell’italiano (quale?)• Variabili generazionali e areali

¨ Nuovi italiani• 6 milioni di nuovi italiani portatori di “lingue altre”

• Dati non sistematici sul repertori

Le classi plurilingui oggi

(D’Agostino 2014)

1993 37.478 alunni non italofoni

2005-2006 più di 400.000 con un tasso di crescita annuo di 60.000 unità

2012-2013 800.000 (8.8% degli alunni, incremento degli alunni di II generazione

Il docente di italiano è un docente di lingua

“La L1 privilegia contenuti tradizionalmente considerati formativi (es. il testo letterario), la LS guarda verso contenuti “pratici” (es. il dialogo o la conversazione); da una parte prevale l’attenzione alle norme linguistiche e alla conoscenza sistematica della grammatica, dall’altra l’attenzione agli usi colloquiali e alla memorizzazione di enunciati adattabili alla varietà delle situazioni di scambio linguistico con eventuali interlocutori stranieri.”

(Calò 2010: 68)

L’italiano: strumento e oggetto disciplinare

“in certo senso all’apprendente di una LS o L2 si riconosce il diritto ad un livello di bisogni linguistici che al parlante madrelingua viene negato perché si considera scontato che lo abbia già raggiunto attraverso l’acquisizione” (Arcuri 2014: 66-67)

q Che cosa insegniamo quando insegniamo la lingua italiana?

q Che cosa deve apprendere chi impara l’italiano?

Saperi (e domande) per il docente di italiano

¨Architettura variazionale dell’italiano• Quale spazio dare alla variazione sociolinguistica? • Quale italiano insegnare?

¨Opzioni metodologiche• Quale spazio alla normatività (opzione grammaticale)

e quale all’uso effettivo della lingua (opzioni comunicative)?

• Quale ruolo attribuire alla riflessione metalinguistica?• Attraverso quali strategie didattiche?

Architettura variazionale dell’italiano

¨ l’italiano contemporaneo è dominato da una situazione di variabilità

¨ non un italiano (standard) ma diverse varietਠparametri extralinguistici:

§ mezzo di trasmissione (scritto vs. parlato)§ situazione comunicativa§ area geografica§ caratteristiche sociali del parlante

La grammatica dell’italiano

¨ Panorama profondamente differente rispetto alla metà del Novecento quando l’italiano non era ancora parlato dalla maggior parte della popolazione

¨ Inefficacia di un modello grammaticale di tipo tradizionale con un riferimento esclusivo a una lingua (scritta e letteraria) e a una norma

Italiano standard

¨ D’Agostino (2012: 123) “La nozione di lingua standard è quindi da

intendersi come entità linguistica astratta,presente obbligatoriamente nelle grammatiche enei vocabolari, e diffusa da differenti istituzionisociali (il sistema giudiziario, quello scolastico,ecc.) ma che può essere utilizzata da unaminoranza estrema di individui in pochi contestisociali”

Italiano neostandard,Italiano dell’uso medio

¨ Berruto (1987: 62): “Nello sviluppo recente dell’italiano, èindubbio che si sono affermati, o si vanno affermando, o cisono sintomi che comincino ad affermarsi, come standardcostrutti, forme e realizzazioni che non erano presentate nelcanone ammesso dalle grammatiche e dai manuali, o che,quando vi erano menzionate, lo venivano quali costrutti,forme e realizzazioni del linguaggio popolare o familiareo volgare, oppure regionali, e quindi da evitare nel benparlare e scrivere. È a questo insieme di fatti che qui diamoil nome di neo-standard.”

Tratti dell’uso medio: esempi (1)

¨ lui, lei in posizione soggetto¨ uso generalizzato della forma dativale gli al posto di loro/le

¨ partitivo preceduto da preposizione (con degli amici)

¨ dislocazioni a sinistra e a destra (il caffè come lo vuoi?/lo vuoi il caffè)

¨ tipo sintattico pleonastico a me mi

¨ che polivalente, soprattutto con valore temporale, finale, consecutivo (dal giorno che ti ho visto)

¨ per cui con valore di connettivo frasale (pioveva per cui ho preferito restare a casa)

¨ forma interrogativa cosa? al posto di che cosa?

(da Sabatini 1985)

Tratti dell’uso medio: esempi (2)

¨ e, ma, o, allora, comunque in posizione iniziale di frase¨ indicativo al posto del congiuntivo in alcune subordinate e nelle

ipotetiche (credo che hai torto; se venivi era meglio)¨ concordanza ad sensum (sono venuti a trovarmi una decina di

amici)¨ soggetto postverbale (non ci sono soldi)¨ verbi pronominali (mi sono bevuto un caffè)¨ frase scissa (è lui che mi ha fatto cadere)

¨ ci attualizzante (non ci ho tempo, non ci capisco niente)(da Sabatini 1985)

Tratti dell’uso medio (3)

Ø questi tratti non riguardano solo la varietà parlata, ma sono diffusi e accettati anche nell’uso scritto di media formalità

Ø molti di essi prefigurano una varietà panitaliana

Ø molti di essi non sono “corruzioni” moderne ma sono presenti anche nei testi del passato e sono stati respinti dalle norme puriste cinquecentesche

Qual è la vitalità (e l’accettabilità), oggi, dei tratti individuati trent’anni fa dagli studiosi del nuovo italiano?

Un esperimento

¨Trascrizioni di parlato prodotto da informatori di istruzione alta (Atlante Linguistico della Sicilia, www.csfls.it/)

qSituazione intervista genera un parlato di formalità medio-alta → scopo: dar prova di parlare un buon italiano

qSelezione di casi di valenza panitaliana

Dalla norma agli usi: esempio (1)

il mio tipo di lavoro è un tipo di lavoro che mi coinvolge tanto. ancheperché sono responsabile della sezione civile / eh: e lavorando allaprocura per i minori, / ci son tutti gli interventi a tutela per i bambini. /per cui è chiaro che giornalmente: / le cose che insomma che affioranoda ciò che si legge sono delle cose fra le più brutte che si leggono. cheavvengono nella vita di tutti i giorni. / per cui:: bisogna avere sempreun po’ un senso di distacco per non lasciarsi prender moltoemotivamente da questo tipo di lavoro. / che non è un lavoro che // sipuò affrontare serenamente e con leggerezza. // per cui insommaanche questo ha un peso determinante nella mia giornata. // questotipo di lavoro che anche se si cerca di restare estranei però /chiaramente / molti di questi aspetti si vivono / in maniera insommapoco serena. // (ALS: Genitore, Istruzione Alta, Palermo)

Dalla norma agli usi: esempio (2)

allora. / eh:: / diciamo che: la vita militare a me haappassionato fin da quando ero: bambino, / tant’è vero cheho provato parecchie vo+ | ho fatto molti:: concorsi / perentrare / appunto nelle: nelle forze armate. / eraindifferente se esercito, aeronautica, oppure: marina, ma vistoche è stato possibile nell’esercito / ho intrapreso questa:scel+ | questa strada. / ma la vita: *giustamente a Viterbo-io studio a Viterbo- / non è che sia una delle più::semplici. / perché ci alz+ ci alziamo la mattina presto allesette / e cominciamo a studiare. (ALS: Figlio, istruzione alta,Custonaci – TP)

Dalla norma agli usi: esempio (3)

eh: mh:: pposso dedicarmi più: allo studio, oppure alla musica,al divertimento. eh:: mh: niente poi:: mh: tutti i ggiorni studiologgicamente, mh: però non ho un orario bben preçiso.quando:: quando rriesco:: studio. poi quando vedo chemmagari non ce la faccio più sto scoppiando mi fermo unattimino, mi faccio il caffè, mi guardo qualche vvideo allatelevisione, mi: ascolto un po’ di musica, oppure esco concon i miei coinquilini. la sera eh: inizialmente uscivo spesso.poi: | adesso non più. perché alla fin fine i posti sonosempre gli stessi quelli dove si va. (ALS: Figlio, istruzionealta, Capo d’Orlando – ME)

Dalla norma agli usi: esempio (4)

eh: i bambini oggi sono svegli / nel corso degli anni noiinsegnanti notiamo che: / da un anno all’altro i bambini sonosempre diversi / più intelligenti / più svegli / la maggiorparte parlano in italiano / in ziciliano non ci parla piùnessuno. (ALS, Genitore, Istruzione Alta, Sommatino – CL)

Che cosa emerge?

q I parlanti non censurano né autocorreggono questi usi, che soddisfano pienamente le loro intenzioni comunicative

q Sono errori?q Quale spazio occupano nelle grammatiche? Le

grammatiche descrivono effettivamente gli usi?Tenendo in giusta considerazione il parlato?

q Esistono differenze tra grammatiche dell’italiano L1 e grammatiche dell’italiano L2/LS?

§

La lingua nelle grammatiche

q le grammatiche scolastiche recenti manifestano un’apertura alla variabilità della lingua nelle situazioni comunicative e allo sviluppo integrato delle quattro abilità

q risulta superato il primato della produzione scritta su quella orale: ampio spazio viene dedicato ad attività e a box di approfondimento sul parlato

Uno sguardo alle grammatiche (1)

¨ Alcuni usi indicati da Sabatini (1985) sembrano essere ormai accettati dalle grammatiche degli ultimi anni:

§ lui / lei e loro in funzione soggetto “A differenza dei pronomi personali di prima e seconda

persona, che sono invariabili, quelli di terza persona si distinguono in base al genere e – per quanto questa distinzione si stia perdendo nell’uso parlato – alla natura del referente (se persona o animale/cosa) e alla funzione grammaticale (soggetto/complemento).”

(G. L. Beccaria – M. Pregliasco 2014)

Uno sguardo alle grammatiche (2)

“Nell’italiano odierno, soprattutto familiare, è sempre più frequente l’uso – ormai accettato dalle grammatiche – di gli al posto di loro:Li ho visti in strada e gli ho detto (= ho detto loro) di tornare a casa.

Gli non va usato però in sostituzione di a lei, come invece succede di frequente nella lingua parlata non sorvegliata:✘ Ho incontrato Maria e gli (= le) ho chiesto il motivo della sua

assenza.”

Uno sguardo alle grammatiche (3)

q Per cui“basta ricordare che dopo la congiunzione se o qualora, o

dopo le altre congiunzioni che introducono la proposizione condizionale non può mai esserci un verbo al condizionale, ma soltanto al congiuntivo o all’indicativo. Per cui non possiamo avere frasi come: Se lo saprei, te lo direi ma Se lo sapessi, te lo direi.”

“Il libro che mi serve per la ricerca non è ancora arrivato in libreria, per cui l’ho ordinato”

Uno sguardo alle grammatiche (4)

q Cosa? = che cosa?“possiamo utilizzare i seguenti pronomi: chi, che, che cosa,

cosa, quale/quali/qual, quanto/quanta/quanti/quante.q Verbi pronominali“Tra i riflessivi pronominali rientrano anche gli usi intensivi, o

pleonastici, tipici soprattutto del parlato, in cui il pronome atono è superfluo e sottolinea semplicemente la partecipazione del soggetto all’azione:

§ Questa sera mi guardo un bel film.§ Beviamoci una birra.”

Uno sguardo alle grammatiche (5)

q A me mi“La lingua, in quanto organismo vivo che muta e si adatta alle nuove esigenze

della comunicazione, manifesta due tendenze apparentemente contrastanti: verso la semplificazione, rinunciando a sottigliezze e sfumature semantiche ritenute non necessarie (è questo il caso del lento ma costante venir meno del congiuntivo nel linguaggio parlato); verso il rafforzamento espressivo, talora creando veri e propri pleonasmi, ovvero ridondanze inessenziali. È il caso del raddoppiamento del pronome personale nelle seguenti espressioni:

✘ A me l’informatica e l’elettronica mi piacciono molto.

Tale uso è da evitare, anche se ha una sua giustificazione espressiva. Bisogna d’altronde stare attenti a non correggere la frase in modo sbagliato, come succede di frequente in casi simili:

✘ A me mi chiama tutte le sere. ➔ A me chiama tutte le sere.”

Uno sguardo alle grammatiche (6)

q Che polivalenteGli usi del che nella lingua colloquiale sono molteplici; elenchiamo di

seguito tre usi scorretti:

1. con sfumatura temporale: ✘ Ho giocato a pallone che non ne potevo più ➔ Ho giocato a pallone fino a quando non ne potevo più;

2. in sostituzione del pronome relativo preceduto da preposizione: ✘ Raccontava di abitare in un palazzo che sotto c’era una enorme

cantina. ➔ Raccontava di abitare in un palazzo sotto al quale c’era un’enorme cantina.

3. con valore consecutivo: ✘ Lara è una di quelle ragazze che se la incontri non la dimentichi più ➔ Lara è una ragazza così bella che, se la incontri, non la dimentichi più.

Uno sguardo alle grammatiche (7)

q Concordanza a senso“Di norma, quando un nome collettivo è al singolare e ricopre il ruolo di

soggetto, il verbo si usa al singolare […] Quando pero il collettivo e seguito da di + un nome al plurale, è frequente – soprattutto nel parlato – anche la concordanza a senso, che usa il plurale: Parte dei candidati si sono ritirati. Dunque possiamo avere tanto Uno sciame di api volava per l’aria, quanto Uno sciame di api volavano per l’aria.”

“In questi casi, secondo le regole della grammatica italiana, il nome collettivo è a tutti gli effetti da considerarsi un singolare, e quindi anche il predicato deve essere usato al singolare. Si dice infatti […] Uno sciame di api uscì dall’alveare e non Uno sciame ... uscirono.”

Uno sguardo alle grammatiche (8b)

q Concordanza a senso“Se nel parlato la concordanza a senso è accettabile, nello scritto è

preferibile la concordanza grammaticale.

In generale, possiamo dire che, quando chi parla o chi scrive ha in mente l’insieme formato da molti individui, e considera la gente, un migliaio, gran parte di come formato da “tanti”, allora si mette il verbo al plurale (come fanno gli inglesi, che con people, “popolo”, usano di regola il plurale). Se invece considero quel gruppo come “unità” (come uno o come pluralità unita), allora uso il singolare.”

Uno sguardo alle grammatiche (9)

q Dislocazioni“Specialmente nel linguaggio parlato, si e soliti costruire le frasi

invertendo l’ordine del predicato e dell’oggetto, proprio per dare enfasi a quest’ultimo, ma generalmente, per correggere l’anomalia se ne crea un’altra, raddoppiando il complemento oggetto con l’aggiunta di un pronome atono. Abbiamo dunque […] Il cappello, me lo metto quando c’è molto sole. Questo tipo di costruzione è detta anche “dislocazione a sinistra”: il posto del soggetto (“a sinistra” del predicato) è occupato da un altro elemento, in questo caso dal complemento oggetto, che viene ripreso da un pronome. Una simile costruzione sintattica non è considerata grammaticalmente corretta, anche se si è ormai affermata nella lingua parlata.”

¨

¨ La lingua italiana a scuola è anche lingua di comunicazione

¨ Il docente di italiano è anche docente di lingua¨ “l’auspicio è che si possa superare l’ottica dei curricoli

separati per ciascuna lingua e che si vada verso un curricolo integrato per piu lingue, in cui ciascuna cooperi all’educazione linguistica generale del soggetto” (Calo, 2010: 68).

Riferimenti bibliografici

¨ Amenta, L..-Mocciaro, E. (2014). Le grammatiche e il sapere linguistico dei parlanti. Relazione presentata a “La ricerca linguistica sul campo tra quantità e qualità”, Università di Palermo, 05/2014.

¨ Arcuri, A. (2014), Un’idea di didattica della lingua: per un approccio integrato L1, L2, LS, in A. Arcuri –E. Mocciaro (a cura di), Verso una didattica linguistica riflessiva. Percorsi di formazione iniziale per insegnanti di italiano come lingua non materna, 61-88. Palermo: Scuola di Lingua italiana per Stranieri.

¨ Beccaria G. L. –Pregliasco M. (2014). L’italiano. Come si è formato, come funziona, come si usa, come cambia. Milano: Le Monnier.

¨ Berruto, G. (1987). Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo. Roma: Carocci

¨ Calò R. (2010). Le lingue in classe. Insegnare, apprendere, comunicare. Viterbo: Sette città

¨ D’Agostino, M. (2014). l’Italia e l’Europa. Le lingue e i diritti di tutti. In A. Arcuri – E. Mocciaro (a cura di), Verso una didattica linguistica riflessiva. Percorsi di formazione iniziale per insegnanti di italiano come lingua non materna, 25-60. Palermo: Scuola di Lingua italiana per Stranieri (Strumenti e ricerche).

¨ D’Agostino, M. (2012). Sociolinguistica dell’Italia contemporanea. Bologna: Il Mulino.

¨ GISCEL (Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica), Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica, http://www.giscel.it

¨ Sabatini F. (1985). «L’italiano dell’uso medio: una realtà tra le varietà linguistiche italiane». In: Holtus G. – Radtke E. (a cura di): Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart. Tübingen: Gunter Narr, pp. 154-184.