saluti da urbania

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1 LILIANA FARINA FONDAZIONE ISTITUTO CULTURALE E SOCIALE ARCIDIOCESANO  “ CORRADO LEONARDI “ - URBANIA  Raccolta di articoli apparsi su “La Voce” e su “Il Nuovo Amico” 1980/2007 con una presentazione di Raffaele Mazzoli e uno scritto di Giulia Incisa Aloisi a cura di Raimondo Rossi SALUTI DA URBANIA pennellate di vita urbaniese

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Urbania

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  • 1LILIANA FARINA

    FONDAZIONEISTITUTO CULTURALE E SOCIALE ARCIDIOCESANO

    CORRADO LEONARDI - URBANIA

    Raccolta di articoli apparsi su La Voce e su Il Nuovo Amico 1980/2007

    con una presentazione di Raffaele Mazzolie uno scritto di Giulia Incisa Aloisi

    a cura diRaimondo Rossi

    SALUTI DA URBANIApennellate di vita urbaniese

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  • 3ISTITUTO CULTURALE E SOCIALE ARCIDIOCESANOCORRADO LEONARDI

    Collana diSTUDI E RICERCHE

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  • 5LILIANA FARINA

    SALUTI DA URBANIApennellate di vita urbaniese

    Raccolta di articoli apparsi su La Voce e su Il Nuovo Amico 1980/2007

    con una presentazione di Raffaele Mazzoli

    e uno scritto di Giulia Incisa Aloisi

    a cura di Raimondo Rossi

    ISTITUTO CULTURALE E SOCIALE ARCIDIOCESANO CORRADO LEONARDI

    URBANIA

    2008

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  • 8Collana di Studi e Ricerche n.3 Referenze fotograche: Cine Foto Giorgio OlivieriArchivio Factory di Talozzi

    Graca: Factory snc. di Talozzi - Urbania

    Stampa:Arti grache Stibu - Urbania

    Hanno contribuito alla realizzazione del volume P.V. Prefabbricati Snc. - UrbaniaRossi Imballaggi srl. - UrbaniaFondazione Cassa di Risparmio di PesaroAltri che hanno preferito conservare lanonimato

    Propriet letteraria riservata della FondazioneIstituto Culturale e Sociale Arcidiocesano Corrado Leonardi - [email protected]

  • 9Presentazione

    Dal settimanale La Voce del 18 ottobre 1980 al settimanale

    Il Nuovo Amico del 14 gennaio 2007, la lunga parentesi

    giornalistica di Liliana Farina. Quasi trentanni di corrispondenza

    sono raccolti in Pennellate di vita urbaniese. Sono articoli

    senza pretese. Cos li denisce a sottolineare lo spirito con cui

    afda alla stampa le sue notizie locali e di prima mano.

    Spazia sulla citt con discrezione, con rispetto, con amore.

    Non le sfuggono i particolari e si dilunga nella narrazione e nella

    ricerca di senso, come si addice a chi scrive in un giornale che

    esce ogni sette giorni. E particolarmente attenta ai fatti religiosi.

    Non un caso che il vescovo Donato Bianchi e la sollecitudine

    della Chiesa per i malati e per gli anziani siano i primi a salire

    allonore delle sue cronache (La Voce di domenica 11 ottobre

    1981). Poi il folclore e la storia.

    Urbania non manca di questo genere di manifestazioni che

    ricollegano il presente al passato nella continuit della tradizione,

    della devozione popolare, dei monumenti storici (vedi il santuario

    del Crocisso di Battaglia).

    Storia, devozione, feste costituiscono un trinomio radicato

    nella vita cittadina che la modernit non riesce a scalre.

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    Tiene nei fatti e tiene nella comunicazione. Tra le associazioni

    operanti emerge la S. Vincenzo con il suo Santo in frac.

    Se c qualche cosa che trascura il calendario proprio larte

    nelle sue varie espressioni: dalle chiese ai musei, dalle mostre di

    pittura alle esposizioni delle ceramiche.

    Il centro storico, con le sue piazzette, le viuzze pi o meno

    larghe, di per se stesso un percorso affascinante a ritroso nel

    costume e nella cultura.

    Tutto questo fa da sfondo a qualsiasi momento che il cronista

    voglia riportare. Non le sfuggono i personaggi emergenti nei

    vari settori dellattivit civile, religiosa, culturale e politica.

    Sembra che il senza pretese lo applichi anche qui. Preferisce

    i personaggi minori della quotidianit, come ad esempio i preti.

    Innalzati dalla liturgia, umili nellesercizio pastorale, protagonisti

    nellimmaginario collettivo, costudito allinterno delle antiche

    mura.

    Urbania, comunque sia, lo scenario indiscusso di queste

    pennellate di vita urbaniese.

    Uno degli ultimi servizi riportati dedicato al parroco don

    Piero. Conclude con alcune riessioni. Ultima, del 14 gennaio

    2007, di carattere autobiograco. Quella cartella di bra,

    ora gona di esperienze anche giornaliere, tuttora aperta al

    futuro.

    Raffaele Mazzoli

    Direttore de Il Nuovo Amico

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    LA VOCE19 Ottobre 1980

    2 Convegno regionale congiunto a Loreto della Societ di S. Vincenzo de Paoli e dei Gruppi di volontariato vincenziano

    Domenica 5 ottobre, la societ di S. Vincenzo de Paoli ed i Gruppi di volontariato Vincenziano hanno tenuto a Loreto il 2 Convegno Regionale Congiunti, presso la Casa S. Francesco. In unaula gremita di convenuti si sono aperti i lavori alle ore 9 con una preghiera comunitaria e la presentazione del convegno della vice Presidente dei Gruppi di Volontariato Vincenziano,

    Paola Barbasetti.La parte riservata allascolto della parola di Dio stata svolta da

    don Armando Corsi, Presidente degli Equipaggi della Speranza in Italia ed Assistente Spirituale delle Conferenze di S. Vincenzo de Paoli in Toscana, che ha parlato sul tema: La Famiglia nella Chiesa.

    In questepoca di materialismo imperante, ha sottolineato, la

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    famiglia cristiana con eroica abnegazione deve aprire luscio a chiunque abbia bisogno di calore umano, anche a costo di rischiare limprevedibile, come Cristo ha rischiato per la nostra salvezza.

    Da queste premesse ne scaturito un acceso dibattito, durante il quale due interventi signicativi hanno confermato che le parole di don Armando possono essere tradotte in realt: una signorina, visibilmente colpita nel sico e moralmente provata, ha sottolineato che deve la sua sopravvivenza alla generosit di don Armando e di tante altre persone buone. Cos pure, uninsegnante di matematica, oltre il suo lavoro professionale, svolge un intenso apostolato, iniziato di nascosto,accogliendo nella sua casa chiunque abbia bisogno di aiuto ed a poco a poco riuscita ad attirarvi il padre avverso a questo genere di carit. In un altro intervento stato detto che i mali dellepoca, come la droga e la delinquenza, si devono curare, ma si devono anche prevenire con mezzi adeguati.

    I lavori della mattina si sono chiusi con la S. Messa celebrata da don Armando il quale con la sua omelia sulla carit e sullamore verso il prossimo ha suscitato in aula commozione e riscosso consensi. Nel pomeriggio si sono ripresi i lavori con la relazione su La Famiglia nella Societ dei coniugi Paolo ed Alessandra Bruni, membri della commissione sulla pastorale familiare della diocesi di Ancona. Prima che si iniziasse la discussione S. E. Mons. Maccari, vescovo di Ancona e di Osimo, ha rivolto il suo saluto agli intervenuti ed il suo ringraziamento per una cos larga ed attiva partecipazione a questo 2 Convegno Regionale Congiunto, pienamente riuscito. Il presidente regionale delle Conferenze di S. Vincenzo de Paoli, Enzo Andreanelli, ha concluso i lavori con unesposizione incisiva, toccando i temi

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    trattati ed ha osservato che se non dato a tutti di raggiungere gli eroismi di carit di don Armando e di coloro che aprono luscio allo sconosciuto drogato o delinquente, tutti noi cristiani possiamo arrivare al piccolo eroismo di assistere con amore i nostri anziani nel calore familiare, risparmiando loro lumiliazione del ricovero.

    Al convegno era presente, anche, la Conferenza Femminile di S. Vincenzo de Paoli di Urbania, rappresentata dalla presidente, Giulietta Leonardi, dalla segretaria, Pieretta Tallarini, dalla cassiera, Liliana Farina e dalla consorella, Serana Ranocchi.

    Da questo incontro con i Confratelli e le Consorelle di tutta la Regione Marche abbiamo ricevuto una tal spinta alla carit da sentire il prepotente bisogno di trasfonderla ai Fratelli che hanno perduto o stanno perdendo i veri valori della vita in questo mondo disumanizzato.

    Il 5 ottobre 1980 dalla Casa S. Francesco di Loreto si elevata al Cielo la preghiera dei nostri propositi a ben operare e linvocazione dei nostri cuori che Dio ci aiuti in questo difcile compito.

    LA VOCE9 Novembre 1980

    La giornata dellammalato e dellanziano a Urbania

    La Giornata dellammalato e dellanziano del 12 ottobre 1980 stata solennizzata in Duomo con una funzione paragonabile per religiosit ed organizzazione, sia pure di proporzioni pi modeste, a quelle nei Santuari. Stretti al loro Vescovo, ammalati ed anziani

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    di Urbania e dei paesi vicini con numerosi fedeli hanno presentato a Dio le loro sofferenze e le loro preghiere nella suprema offerta del sacricio eucaristico della S. Messa.

    S. E. Mons. Donato Bianchi, vescovo della Diocesi di Urbino, Urbania e S. Angelo in Vado, ha avuto accenti toccanti nellomelia sulla sofferenza, elevata per il cristiano al valore di dono; in unatmosfera di composta sensibilit ha anche dispensato il Sacramento degli Infermi ai malati che lo desideravano, secondo linnovazione apportata dal Concilio Ecumenico.

    Terminata la cerimonia religiosa, si sono ritrovati tutti, anziani e giovani, malati e sani, nelle sale del Vescovado in un gioioso incontro per gustare un lauto rinfresco offerto dagli Amici degli ammalati e da larga parte della popolazione urbaniese che si prodigata in ogni senso per accogliere tanti grati ospiti.

    Momenti di intensissima commozione sono stati segnalati da due presenze: i malati, specialmente i giovani in carrozzella, che con la loro testimonianza di Fede hanno valorizzato al massimo il pi invidiabile dei tesori, la salute del corpo e dello spirito, e il gruppo dei barellieri e delle dame che hanno assolto con dedizione disinteressata il loro prezioso e delicato compito di assistenza agli anziani ed agli ammalati.

    Hanno dato un esempio di spontaneo altruismo da essere di richiamo per tanti giovani che potrebbero imitarli aumentando le loro le. E da auspicare che ci diventi una realt perch molti sono gli anziani ed i malati che attendono delle energie fresche e tanto amore.

    Urbania ha vissuto, dunque, un pomeriggio di autentica religiosit ed amore fraterno che stata la migliore ricompensa alle fatiche del nostro Sacerdote dei malati, don Carmine Giorgini, e di quanti operano per il bene altrui.

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    LA VOCE14 Dicembre 1980

    Anticipo una notizia che riguarda una novit natalizia.

    Nei primi giorni del prossimo mese di dicembre sar allestita ad Urbania una Mostra - Vendita, a scopo di benecenza, di biancheria ed altre curiosit. Sono tutti lavori eseguiti a mano dal solito Gruppo urbaniese che si dedica ad alleviare le sofferenze degli ammalati.

    A chi avesse intenzione di acquistare regali per s o per amici e parenti si consiglia di visitare detta Mostra perch vi saranno esposte vere preziosit che oggi non si trovano in commercio.

    LA VOCE11 Gennaio 1981

    I Pionieri della speranza. Successo di una mostra

    In un tripudio di colori e fra lo scintillio di li argentati il 13 dicembre u.s. si aperta nella sala Montefeltro la preannunciata Mostra della biancheria. Vi erano esposte: tovaglie magistralmente ricamate, asciugamani con merletti, preziosi-pizzi a chiacchierino, una variet di centri, cuscini artisticamente dipinti, pannelli e quadri a punto lanciato e a mezzo-punto.

    Su tavolini erano disposti pupazzi e vasellame decorato a smalto, civettuoli puntaspilli, saponette in frivole confezioni e tante curiosit. La Mostra, inne, era maggiormente valorizzata da un pezzo unico: un dipinto con rma famosa.

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    Numerose sono state le persone che lhanno visitata e non hanno esitato a dare la loro offerta in benecenza dei malati e degli anziani in cambio di qualche manufatto, tanto che il tutto esaurito in meno di due giorni ha segnato un vero successo.

    Alle gentili signore che con impegno e talento hanno eseguito i lavori va un pensiero di riconoscimento con i pi vivi ringraziamenti, estesi anche agli organizzatori che hanno allestito la Mostra con tanto gusto.

    Un sentito plauso ai pionieri della speranza, cio, a tutto il gruppo di amici che per curare spiritualmente malati e anziani ha concretizzato le sue doti creative e di generosit in una s bella esposizione proprio nel periodo natalizio, quasi ad auspicare un 1981 fecondo di opere buone e di uomini di buona volont.

    LA VOCE1 Febbraio 1981

    Ben operare per servire Dio e luomo

    La fede la luce che illumina il cammino terreno delluomo.Illuminiamo pure noi le nostre chiese ed i nostri volti per

    onorare Dio. Allodore dellincenso uniamo il profumo dei ori, rallegrando gli altari con i loro magnici colori in spicco con il candore delle tovaglie. Il cuore delluomo non rimarr insensibile alla luminosa corrispondenza fra cielo e terra, che si trasforma in gioiosa preghiera. Rendiamo le nostre adunanze accoglienti ed organizzate in modo da sollecitare la partecipazione di adulti e giovani: dagli slanci giovanili, moderati dalla saggezza della maturit, potrebbero scaturire idee nuove e valide.

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    La fede carit

    La carit non solo benecenza, ma , anche, losservanza delle comuni regole di convivenza civile. E procua, se esercitata con intelligenza e sensibilit; falsi atteggiamenti di pietismo possono offendere ed essere controproducenti; quindi, bisogna prima capire e poi agire opportunamente.

    Infatti, c chi accetta la sua croce con apparente disinvoltura e si sente ferito da impietose allusioni, da sterili parole di conforto ed anche da eccessive premure; tacitamente egli offre la sua sofferenza a Dio che lo privilegia di tanta forza danimo di affrontare le maggiori difcolt della vita in serenit di spirito; in questi casi la migliore carit sono il silenzio e la naturalezza del comportamento. Conversare tranquillamente in Chiesa mancanza di carit verso i fedeli che desiderano raccogliersi in preghiera, oltre ad essere mancanza di rispetto per il luogo sacro.

    E carit, invece, lamicizia sincera, laiuto reciproco, la gentilezza, la generosit degli intenti e pernoil rimprovero, se necessario. E una forma di carit sensibilizzare alla fede con circospezione chi non lha e non infastidire chi lha: la fede deve germogliare e crescere senza forzature ad effetto contrario; ognuno di noi risponde ai richiami religiosi secondo il proprio temperamento, lambiente, leducazione; limportante avere la fede e adempiere i propri doveri di credente.

    La fede speranza

    Oggi, pi che mai, noi tutti credenti, sacerdoti e laici, ci dobbiamo sentire impegnati per il trionfo della fede e delluomo

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    in unazione unitaria che non ammette spazi a dispersioni. Chi crede nei valori fondamentali, religiosi e morali, ha il dovere di combattere il materialismo dilagante della societ moderna e la decadenza dei costumi. Solo allora, si potr sperare al risveglio della parte pi nobile delluomo: lonest, la lealt, il rispetto per la vita nascente, per lanziano, per il sofferente, lattaccamento al dovere e la seriet nello studio, nella vita, nel lavoro.

    Allora negli ospedali i sentimenti umanitari accompagneranno la professionalit; lo spastico e linvalido si sentiranno uomini tra uomini e non una triste coniatura di appellativi, come handicappato, impedito, emarginato, i quali molto spesso nascondono falsi invalidi, desiderosi di usufruire dei beneci economici; luomo non sar pi codicato alla stregua di un numero, n considerato un oggetto.

    La societ sar migliore, pi giusta, solo quando prevarr la Legge di Dio. Questa speranza sia il nostro incentivo, perch diventi realt.

    LA VOCE8 Marzo 1981

    Una lezione di amore da ricordare

    Marted, 10 febbraio u.s., gli ospiti della Casa di riposo del Barco hanno trascorso un pomeriggio inconsueto, iniziato con la S. Messa celebrata da S.E. Mons. Donato Bianchi.

    Nellomelia il vescovo ha rilevato che gli anziani non si devono sentire inutili per avere lasciato il mondo del lavoro, anzi la loro presenza ora pi preziosa perch testimonianza di preghiera

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    ed insegnamento damore; per questi doni inestimabili ha rivolto loro parole di gratitudine e di ringraziamento.

    Sono stati poi distribuiti panettoni ed al suono della chitarra di giovanissimi suonatori stato offerto un rinfresco dal solito Gruppo, pioniere della speranza, sempre pronto a portarla con spirito cristiano ovunque sia necessaria.

    Durante il trattenimento i nostri cari e simpatici vecchietti (concedetemi questo termine ormai superato, ma pur tanto espressivo) si sono abbandonati ai ricordi del passato ed a commoventi manifestazioni di affetto che hanno avuto la pi alta espressione nel bacio. Ci dimostra che il loro animo vivo, capace di dare affetto a chi fa sentire loro un po di calore umano; come ha detto S.E. il Vescovo, proprio gli anziani ci insegnano ad amare. Rispettiamoli, dunque, ed adoperiamoci perch non si sentano soli.

    Anche i nostri giovanissimi suonatori di chitarra sembravano apprezzare linsolito pubblico; da questo primo incontro giovanile con la terza et nasce la speranza che i giovani di Urbania emulino i giovani delle altre citt nel varcare la soglia della Casa di riposo, dellOspedale e nel visitare le case pi povere per farvi entrare la freschezza della loro giovent. Un tal esempio di generosit giovanile fa ben sperare che quelle istituzioni religiose, dedite alle opere di misericordia si aprano ai giovani, liberandosi dalle limitazioni delle consuetudini con innovazioni adeguate ai tempi.

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    LA VOCE29 Marzo 1981

    La parola dellUrbaniese

    Lurbaniese ha una comunicativa travolgente che ti costringe a startene zitto e buono ad ascoltarlo nch non ha vuotato il sacco; questa estrosit rivela la gioviale bonomia del suo carattere che lo rende simpatico.

    Attenti, per, alla sua parola sul piano del lavoro; la sua tattica : mantenersi il cliente, facendo il proprio comodo; a parole, non riuta mai la sua opera, ma in effetti, rimanda allinnito la sua prestazione; cos, tra una promessa e laltra, dopo parecchi mesi e, talvolta, dopo qualche anno il malcapitato cliente otterr il lavoro che, per di pi, pagher a prezzo superiore a causa dellinazione in continua ascesa.

    Ah no, caro urbaniese, ora non sei pi, n simpatico, n bonario: conscio di non temere la concorrenza, vincoli in maniera esasperante e senza limiti di tempo quel povero diavolo che ha bisogno di te, perch, per tua convenienza, dai la precedenza ai lavori di pi facili guadagni; poibrontoli, anche, che la societ ingiusta, quando tu contribuisci a renderla tale.

    Incomincia, piuttosto, a riscoprire in te stesso quell ordine interiore che esigi dagli altri.

    Ancor pi severo sarebbe Borso dEste che nel 1461 vide la sua Bibbia miniata, opera delle pi preziose, terminata con insolita puntualit dagli artisti minacciati di carcere a vita in caso di ritardo. Se oggi il carcere non fa paura come allepoca di Borso dEste, vi sempre il segreto del confessionale che ti pu aiutare ad essere migliore risvegliando la tua coscienza.

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    LA VOCE19 Aprile 1981

    Quaderni di Storia e di folclore urbaniesiTerzo Numero

    Fedele alla nalit di far conoscere lUrbania storica e lUrbania folcloristica, anche questanno, la Pro Loco Casteldurante propone allattenzione il terzo numero dei Quaderni di Storia e di Folclore Urbaniesi, uscito alla ne del 1980.

    Il concittadino Cipriano Piccolpasso, cui dedicata la via, vissuto a cavallo fra la prima e la seconda met del sec. XVI, fu maiolicaro, il ceramista doggi, ed autore de I tre libri sullarte del vasaio. Incarichi per il governo di fortezze e lesecuzione dimportanti lavori, come ingegnere, lo portarono a scrivere laltra sua opera fondamentale: Le piante et i ritratti delle citt et terre dellUmbria sottoposte al governo di Perugia; inoltre, i suoi interessi andarono dalla letteratura e poesia alle discipline matematiche e siche, dallastrologia ed astronomia alle scienze mediche e alchimistiche, molto diffuse nel 500; n manc a ricoprire cariche pubbliche. Leclettismo di questo personaggio di multiforme ingegno viene descritto in uno stile scorrevole e sulla base della pi rigorosa documentazione da d. Corrado Leonardi, appassionato cultore della storia della nostra terra.

    Luciano Arcangeli presenta la Santa Lucia, quadro di chiaro valore artistico che si ammira nella Chiesa dei Morti, attribuibile a Giorgio Picchi, mentre Raimondo Rossi segnala la sensazionale analogia, scoperta da d. Corrado Leonardi, di un disegno della collezione Ubaldini, conservato nella nostra biblioteca comunale, con la gura centrale del maestoso dipinto

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    Lelemosina di S. Rocco del famoso artista bolognese Annibale Carracci.I capitoli riguardanti le industrie ed il folclore sono un vero tuffo tra la gente e la tradizione di Urbania. Leggeteli e vi troverete tra noti personaggi.Apre e chiude questo interessantissimo Quaderno lintroduzione di Franco Uguccioni e la relazione sullattivit della Pro Loco Casteldurante di Piero Omacelli.Il terzo numero dei Quaderni pu essere richiesto alla associazione Pro Loco Casteldurante di Urbania.

    LA VOCE31 Maggio 1981

    LOratorio del Carmine

    E di questi giorni il rifacimento della facciata dellOratorio del Carmine per ridarle loriginaria faccia a vista, cio, per riportare a giorno lantica bellezza del mattone.

    Vanto di Urbania linterno dellOratorio che il pennello del Picchi e dellEpiscopi, due famosi pittori durantini del 500, ne hanno fatto un vero gioiello darte. Sulle pareti laterali sono efgiate da Giorgio Picchi: la Nascita di Maria, lAnnunciazione, la Visita a S. Elisabetta e lAssunzione; cos pure, il profeta Isaia ed il Davide nella parete di fondo; la sua rma sul libro aperto del Davide fa fede dellautenticit dellopera di questo pittore che a Roma decor la Scala Santa e lavor al servizio di papa Sisto Quinto. Sulla parete prospiciente lingresso si ammirano le gure della Vergine Maria e dellAngelo nunziante di Giustino

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    Salvolini, detto Episcopi; un magnico concio rinascimentale, scolpito a bassorilievo su pietra arenaria, inquadra laffresco di stile giottesco, sovrastante laltare, dove rafgurata la Madonna con il Bambino, maestosamente seduta in trono.

    La paziente ricerca dello storico don Enrico Rossi ha permesso di ricostruire la storia di questa immagine che inizia nel 1478, prima data di cui si ha notizia, quandera venerata in una semplice edicola. Successivamente fu eretta una cappellina con laltare perch si potessero celebrare le messe alla maest de porta de sopra, comera allora chiamata. Nel 1516 Lorenzo dei Medici ordin di abbattere la rocca su cui poggiava e la sacra efge sarebbe andata distrutta se i durantini non avessero trasferito il blocco di muro con il dipinto nella cappella di Porta Parco. Nel frattempo il sacello singrand e si abbell, come lo vediamo ora, grazie a sovvenzioni private e lasciti. Infatti, in un documento dellepoca si legge che Maestro Giustino Salvolini fu vincolato da un lascito di 25 orini per le pitture da farsi nei due Oratorii di Porta Celle e del Carmine.

    I recenti restauri hanno ridonato agli affreschi la loro primitiva luminosit e, liberando la Madonna da pesanti sovrapposizioni, hanno fatto riapparire i delicati colori del 300 ed il caratteristico atteggiamento della Maest trecentesca in trono.

    Questa storia arrivata ai lavori oggi eseguiti sulla facciata dellOratorio del Carmine a spese dei fedeli e continuer ancora, perch soprattutto la storia di una popolazione che esprime la sua fede con il sublime linguaggio dellarte che non conosce limiti di tempo.

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    LA VOCE13 Settembre 1981

    Il Santuario del SS.mo Crocisso di Battaglia

    Ad un chilometro da Urbania sorge il Santuario del S.S. Crocesso di Battaglia dove ne venerata limmagine miracolosa. Dati darchivio hanno permesso di ricostruirne la storia, testimonianza di una fede che sopravvissuta alla notte dei secoli.

    Bisogna risalire al Medioevo, quando nel pievato di Peglio una chiesina con un solo altare ed una campana costituiva la parrocchia di S. Zeno; lo stato dabbandono in cui era tenuta indusse i fedeli ad erigere lOratorio di S. Maria dei Camporesi che divenne ben presto il centro parrocchiale. Allinizio del XVII sec. un certo mastro Marino Battaglia acquist diversi terreni della Villa dei Camporesi e, adiacente alla sua abitazione, edic una piccola chiesa; allinterno vi fece dipingere o vi dipinse egli stesso, non si sa bene, lattuale Crocesso con la Madonna e S. Giovanni; di qui la denominazione S.S. Crocesso di Battaglia che sfata ogni leggenda di epiche gesta. Rimasto vedovo e solo, spese tutto il suo patrimonio, guadagnato con il suo lavoro, per il mantenimento di questa chiesa, no a mendicare lultimo tozzo di pane. Nemmeno in morte si distacc da questo luogo, perch volle che i suoi poveri resti riposassero vicino al suo Crocesso.

    Quasi a premiare la vita eroica di fede di mastro Marino, quel Crocesso, non tard ad operare miracoli. Diffusasi la fama, numerosi, accorsero i pellegrini, imploranti la salute del corpo e dello spirito per cui si rese necessaria una chiesa pi capiente.

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    Cos, su progetto di frate Giovanni di S. Teresa, esperto in architettura, con le abbondanti offerte di devoti ed utilizzando parte del materiale della demolita chiesa parrocchiale di S. Zeno, venne costruito lattuale tempio, consacrato il 3 luglio 1731.

    Lesterno rettangolare, semplice e luminoso, unito alla maestosit dellalta cupola, richiama pi la nitida imponenza del tempio classico, che larchitettura scenica del barocco dellepoca. La facciata di mattoni di colore rosso del cotto movimentata dalla sporgenza del portale e dai pilastri di colore pi chiaro che aforano dalle pareti come lesene, mentre il campanile si staglia distaccato dal corpo centrale della costruzione.

    Linterno ottagonale pi barocco; vi dominano gli stucchi ed una decorazione parietale dipinta in bianco e marrone che risalta tanto da sembrare un bassorilievo. Vi sono tre cappelle. Nella maggiore stato traslato, intatto, dalla chiesina di mastro Marino, il vecchio muro su cui era efgiato il S.S. Crocesso miracoloso e la sacra immagine, incorniciata da quattro colonne corinzie.

    Merita una particolare menzione ci che accadde nel XVIII sec. al pittore ammingo Giovanni Doix che, mentre si accingeva a restaurare il volto di Cristo, si addorment profondamente e al risveglio trov lopera pittorica compiuta. Egli stesso volle dare credibilit allo straordinario avvenimento facendo stendere un atto notarile. Di un certo pregio sono la decorazione dellarco trionfale e delle pareti laterali, cos pure le delicate pitture dei portali delle due nicchie che contengono gli oli sacri e le reliquie. Le due cappelle, pi piccole, sono architettonicamente simili, come se luna fosse la copia dellaltra. Quella di destra dedicata a S. Zeno di cui anticamente la parrocchia portava il nome, laltra a S. Francesco di Paola.

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    La venerazione per il S.S. Crocesso di Battaglia and aumentando a dismisura, tanto che questo santuario divenne meta di pellegrinaggi per cui si dovettero costruire altri locali per alloggiare la moltitudine dei pellegrini. Altri sacerdoti si stabilirono sul luogo, costruendo una vera e propria Collegiata, per aiutare larciprete nellassicurare il servizio religioso nel celebrare le funzioni solenni richieste dalle esigenze del momento.

    Questo complesso edilizio ora silente ed in continuo deterioramento per mancanza di mezzi nanziari, urgono lavori di ristrutturazione e di restauro per non perdere tesori darte, come la sala degli stucchi. E augurabile, quindi, che si levi presto una voce autorevole in difesa di un patrimonio artistico ancora recuperabile, ma gi privato delle seicentesche ceramiche di Casteldurante che attualmente arricchiscono il museo della cattedrale di Urbino.

    I numerosi ex voto, le stampelle degli storpi risanati, le catene dei pazzi furiosi rinsaviti, conservati nella chiesa, rappresentano i segni dei miracoli di ieri; le catenine doro ed altri oggetti preziosi, lasciati oggi sullaltare maggiore in incognito, senza rumore, sono i segni evidenti di una devozione non ancora spenta e che il S.S. Crocesso di Battaglia una sorgente inesauribile di grazie.

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    LA VOCE11 Ottobre 1981

    La comunit per i malati

    Anche questanno, grazie allamorevole sollecitudine della Chiesa di Urbania, i nostri malati hanno potuto partecipare alla solenne funzione ofciata per loro da S. E. mons. Donato Bianchi, domenica 20 settembre, nella Cattedrale gremita di fedeli. Sensibili al richiamo religioso, sani e malati, giovani e anziani hanno lasciato, numerosi, le loro dimore per attingere quel rinnovamento spirituale che solo la cerimonia comunitaria ben guidata e la paterna parola del nostro vescovo possono dare. Durante il rito, leggeri, in punta di piedi, accorrevano ovunque ci fosse bisogno, le dame nelle loro candide divise ed i sempre vigili barellieri, afancati dagli amici del malato contraddistinti per la prima volta da una fascia al braccio.

    Cos, la Giornata del Malato e dellAnziano 1981 ha suggellato lufcialit del Gruppo amici del Malato di Urbania che uscito dalla fase organizzativa e di operosit silenziosa allegida del promotore. E merito di questo gruppo e di larga parte della popolazione se i nostri fratelli sofferenti hanno trovato una cattedrale abbellita a festa ed hanno potuto godere le gioie di un ricco rinfresco offerto nelle accoglienti sale del Vescovado.

    Si pu affermare senza tema di smentita che in simili circostanze il laicato urbaniese coopera in perfetta armonia con il clero. Ma, nellarco dellanno, quanta gente sola ha bisogno di aiuto e compagnia!

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    Delicatezza e sensibilit

    Avvicinare gli anziani e i malati unopera di misericordia e chi vi si dedica deve avere il dono di una particolare delicatezza e sensibilit che sappia rispettare il pudore delle menomate condizioni siche; se si vuole arrivare allanimo di chi soffre e soddisfare pienamente le esigenze del suo spirito si deve considerare ogni caso a s stante con psicologia, conseguente ad un carattere provato dal dolore.

    Sotto il corpo in decadenza palpita luomo ancora vivo, ma pi suscettibile, bisognoso di una comprensione che non lumilia, di una parola di conforto che dia serenit; ha bisogno, insomma, del vero amico che lo conosca e lo capisca al quale potersi abbandonare senza reticenze. Il Gruppo Amici del Malato di Urbania dovrebbe tenere presente questo come base essenziale del suo compito; un compito tanto difcile, quanto nobile a cui tutti dovremmo sentirci chiamati, perch se oggi possiamo dare, domani anche noi avremo bisogno di ricevere.

    Non sonnecchia ma si batte

    E auspicabile che il Gruppo Amici del Malato si allarghi in maniera da organizzarsi in un capillare volontariato socio-lantropico che entri nelle case, nellOspedale e nella Casa di Riposo.

    Normalmente Urbania sembra sonnecchiare, invece, al momento opportuno, si batte per difendere e migliorare le proprie istituzioni, come avvenuto recentemente per salvare il proprio Ospedale; , quindi, un terreno fertile che pu dare buoni frutti, se si sa e si ha volont di farlo frutticare; coraggio, dunque raccogliamo tutte le nostre forze e mettiamoci al lavoro.

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    LA VOCE25 Ottobre 1981

    Scusatemi, non colpa mia

    Dopo un anno di attivit giornalistica su questo settimanale, desidero rivelare la mia vera identit, soprattutto per farmi perdonare i peccatucci del mestiere.

    Non sono una giornalista bens una farmacista, trapiantata recentemente, per circostanze dolorose, da Bologna, mia citt di adozione, ad Urbania dove pensavo di starmene tranquilla, invecedestino crudele..! Trovo tra il parentado un certo Raimondo Rossi, professore e noto per i suoi molteplici interessi artistici; considerato da me no a poto tempo fa solo unanima angelica, ho dovuto ricredermi da quando ho scoperto il suo indomito spiritello: egli dapprima predestina la sua vittima, poi con fare sornione e smaglianti sorrisi le lancia i suoi strali che a poco a poco lavvincono senza possibilit di scampo; successo proprio cos a me che, per mia pace, ho dovuto cedere alle sue sollecitazioni a collaborare per La Voce. Ho provato a stendere il primo articolo, poi il secondo, e cos ogniqualvolta ne avevo lo spunto.

    Banali contrariet sono state lorigine di articoli un po impertinenti da cui ho tratto le mie conclusioni secondo il mio modo di vedere e di sentire.

    Ho sempre scritto a n di bene non nutrendo animosit verso alcuno, n avendo la minima presunzione di erigermi a moralista e giudice di nessuno, perch la vera morale la legge di Dio che lunico nostro giudice. Se talvolta ho sbagliato, scusatemi non colpa mia ma di quel famoso spiritello che si nasconde

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    in tutti noi e pu essere buono o cattivo; il mio come sar? Non lo so; lo potr capire, cari lettori, solo dai vostri giudizi che mi aiuteranno a correggere i miei difetti e a migliorare. Intanto, continuo a percorrere la mia strada, in attesa della vostra voce.

    LA VOCE17 Gennaio 1982

    Urbania e i suoi presepi, quale Natale?

    Natale 1981. La cittadina di Urbania si illumina di mille luci; sono le luci

    dei suoi presepi; visitiamone alcuni con gli occhi della mente. Nel clima delle manifestazioni roveresche qualche particolare del presepe della chiesa dei Morti, modellato sulla traccia di un disegno del Piccolpasso, riproduce in miniatura la struttura originaria di Urbania. Le mura di cinta, tra il ponte dei Cocci ed il ponte del Riscatto con la chiesina ottagonale del Bramante, sono lambite dal Metauro e limitano il territorio su cui sorgono; il complesso conventuale di S. Francesco con la splendida chiesa e quel chiostro che nel corso degli anni era stato murato e solo di recente stato parzialmente riportato alla luce; la parte del Palazzo Ducale sul ume con i due bastioni ed il cortile minore, detto del Giocapallone; sorpresa delle sorprese, il Bambin Ges nasce in una capanna ricavata nella chiesa dellantica Abbazia Benedettina che oggi la Cattedrale; particolare simpaticissimo: stato imitato anche il vecchio campanile.

    Lidea geniale del neoscenografo Costantino Galeotti che lha realizzata con la collaborazione del gruppo Amici del

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    Presepe in un mese di lavoro serale. Purtroppo, questo piccolo capolavoro dovr essere demolito, perch stato allestito, per mancanza di spazio e di un adeguato ambiente di lavoro, in maniera provvisoria con il mattone e largilla del nostro Fornacione.

    Da dieci anni questi ragazzi costruiscono presepi sempre pi belli e perfetti, grazie alla loro creativit ed al desiderio di migliorare la tecnica di lavorazione. Hanno un ne da raggiungere e lo vogliono conquistare con le loro fatiche, facendo tesoro dei ritagli di tempo libero: restaurare la chiesa dei Morti con le offerte raccolte in virt dei loro presepi.

    A tal scopo pure Raimondo Rossi in passato fece e don alla chiesa un artistico presepe in ceramica. Questi artisti del presepe sono veramente encomiabili e meritano, in futuro, di essere assecondati nelle loro giuste richieste.

    Dalla chiesa del Corpus Domini provengono canti natalizi accompagnati da una musica soave. Entriamo. Cerchiamo la tela della Nativit di Raffaellino del Colle del XVI secolo che lo scorso anno sostituiva la solita capanna, dando unimpostazione nuova ed originale al presepe; non la troviamo, al restauro presso la Galleria Nazionale delle Marche ad Urbino. Tuttavia, un ampio presepe fa bella mostra in uno scenario movimentato da casette illuminate, pastori, cielo stellato E stato eseguito da giovani Amici alle prime esperienze, desiderosi di ridare a detta chiesa il dovuto decoro; infatti le offerte saranno devolute per limbiancatura. Auguroni ai potenziali artisti per i prossimi presepi

    Andiamo allOspedale. Un angolo della portineria sprigiona un chiarore insolito. C un candido presepio, popolato da tante statuine, magistralmente camuffate nei dipendenti dellEnte

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    Ospedaliero. E il presepe che la fantasia di Francesco Rigucci ci presenta. Osserviamolo attentamente. Vi ravvisiamo: il primario con il corpo medico e paramedico, linserviente, il portinaio, tutti protesi verso la mangiatoia dove giace il Redentore che potrebbe simboleggiare lammalato da curare e da amare in quanto uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio.

    Nel battistero della Cattedrale il presepe artistico di Federico Melis occupa in permanenza una antica nicchia romanica. Le statuine di ceramica in stile sardo ci ricordano lincanto della Sardegna, mentre sembrano esaltare e prendere vita ogni qualvolta un neonato viene avvicinato al fonte battesimale.

    Natale 1940. Una ragazzina annota nel suo diario: Bengasi, 25 dicembre 1940 Natale oggi? S Natale di guerra. Lo testimonia il presepe laggi, in un angolo della graziosa chiesetta de La Salle nei negozi nessun dolce ci ricorda questa festivit cos bella e famigliare . Nel succedersi veloce degli anni quella ragazzina non ha mai dimenticato quel presepe che ad ogni ricorrenza natalizia le si ripresenta come un messaggio di pace tra leco dei cannoneggiamenti della prima linea ed il sibilo lacerante delle sirene, segnale dei quotidiani bombardamenti su Bengasi allinizio del secondo conitto mondiale.

    Non viviamo ancora oggi Natali di guerra? Una guerra non dichiarata, ma spietata e sleale, perch colpisce a tradimento chiunque con la sottile ferocia del crimine; una guerra che genera terrorismo, droga, malcostume, che calpesta i veri valori umani. Malgrado tutto viviamo Natali di benessere con negozi strapieni di dolci e di giocattoli, ma con i gli sempre pi scontenti ed irrequieti.

    Levidenza dei fatti dimostra che inutile allestire bellissimi presepi, se i cuori non recepiscono i loro messaggi, come

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    avvenuto a quella ragazzina in terra dAfrica nel lontano 25 dicembre 1940.

    Nellattuale momento di generale decadenza dei valori, il presepio dovrebbe essere per noi tutti di richiamo ad un maggiore impegno di vita cristiana, perch la scintilla dellamore non si spenga mai, anzi, si propaghi pi vivida per rendere migliore il mondo.

    LA VOCEFebbraio 1982

    Iniziativa delle dame di S. Vincenzo e del gruppo dei malatiUrbania generosa

    Il 4 Dicembre si aperta nella sala Montefeltro una mostra per benecenza di lavori femminili a mano di ne fattura. Tovagliati, tovagliette da t e servizi allamericana, ricamati, centri da tavolo a chiacchierino, guide per cassapanca ad uncinetto, liseuses e scialli a maglia erano disposti con squisito gusto: un cuscino ad intaglio e vari altri, dipinti da giovani mani, attiravano lattenzione dei visitatori per il capriccio e la vivacit dei disegni; sulla parete prospiciente lingresso erano appesi graziosi quadri a mezzo punto fra quelli artistici in pittura ed in ceramica; vasellame colorato ed oggetti ornamentali, sparsi qua e l, creavano una festosit prenatalizia di luci e di colori.

    Dame della San Vincenzo con garbata affabilit hanno accolto il gentile pubblico pieno di ammirazione che non ha esitato a dare un offerta in cambio di qualche manufatto. Con sorprendente interesse le ragazze hanno dimostrato di apprezzare il ricamo

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    ed il pizzo; se tale lavoro, che in tutti i tempi ha appassionato la donna, fosse un po incrementato, vi sarebbe un vero risveglio.

    Sebbene il progresso tecnologico sia arrivato anche in Urbania, soppiantando il lavoro a mano, tuttavia lo scopo della benecenza ha stimolato la disponibilit delle signore e signorine invitate a dare il loro contributo di lavoro. La mostra stata, infatti, promossa dal gruppo Amici dei malati ed organizzata in collaborazione con la S.Vincenzo Femminile. Hanno aiutato nellallestimento anche alcuni giovani. Una studentessa, presa da questo fervore di bene, ha chiesto di far parte della S.Vincenzo; ben venga ed il suo esempio sia di richiamo a tanta altra giovent.

    Sotto questo auspicio Urbania inizia il nuovo anno ormai prossimo.

    Un caloroso ringraziamento vada alle Autorit comunali che hanno concesso la sala Montefeltro ed a quanti hanno lavorato per la mostra.

    LA VOCE30 Maggio1982

    La tradizione dei maiolicari durantiniLe maioliche di Benedetti

    Recentemente Ettore Benedetti ha aperto al n. 42 del Corso Vittorio Emanuele la sua seconda Bottega ceramiche darte che sta diventando una fermata dobbligo; eh s, la vetrina dapprima unattrazione, poi un invito ad entrare in Bottega per continuare ad ammirare e comprare le sue maioliche di ne

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    fattura dai colori tenui e forti, dalle decorazioni riecheggianti le antiche maioliche di Castel Durante. Ettore Benedetti, formato alla scuola del prof. Federico Melis, ha acquistato da questo ceramista di grande talento la tecnica per una buona lavorazione dellargilla con cui prese contatto ancora ragazzetto. Amante dellantico, ha imparato a dosare i suoi colori scegliendo come sua guida preferita il trattato del XVI secolo sullArte del vasaio del celebre ceramista urbaniese Cipriano Piccolpasso, il cui manoscritto conservato a Londra nella biblioteca del Victoria and Albert Museum; ricercatore instancabile delle antiche maioliche durantine ne trae alla perfezione i motivi decorativi, anche dal pi piccolo frammento. In questo appassionante lavoro coadiuvato dall impareggiabili allieva e consorte, la gentile signora Claudia.

    Cos, nelle sue due botteghe, quella del Parco Ducale ed, ora, quella del Corso Vittorio Emanuele, vi un vasto assortimento di pezzi di sua creazione e di stile. Vi si trova lo stile Compendiario di ne 500 -600, poco decorato e come colori predominanti, il giallo, il celeste e larancio; bellissimi piatti istoriati con scene mitiche e mitologiche possono soddisfare ogni gusto e lambizione di possederne per abbellire la propria casa.

    Larte di Ettore Benedetti si rif allepoca doro della ceramica di Urbania, lallora Castel Durante, quando i maiolicari durantini, maestri del colore e dello smalto, perfetti nei contorni, esperti nel dare morbidezza a ricchi drappeggi, riproducevano sul loro vasellame, secondo il Vasari, i disegni di Raffaello, del Buonarroti, del Parmigianino, dei fratelli Taddeo e Federico Zuccari. Il Vasari racconta che il duca Guidobaldo II don allimperatore Carlo Quinto ed al Cardinale Farnese magniche credenze di ceramiche durantine, facendo dipingere da disegni di eccezionale

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    rarit di Battista Franco da Venezia, preferendoli ai cartoni dello stesso Raffaello. Nel 500 le maioliche di Castel Durante, leggiadre nella forma ed armoniose nelle tinte, toccarono il massimo splendore e furono celebri in tutta Europa, divenendo i preziosi doni che la nobilt offriva a principi e imperatori. Il duca Francesco Maria II, a detta del Vasari, commission ai nostri maiolicari, su disegni di Taddeo Zuccari una credenza destinata a Filippo di Spagna.

    Il mecenatismo del duca Francesco Maria II, lottima creta del Metauro e gli splendidi colori della nostra terra favorirono il sorgere di numerose fabbriche; se ne ebbero ben 33 con 134 artisti tra cui primeggiarono Dolci, Piccolpasso, Fontana, Episcopi, Bartoccini, Gatti, tanto esperti che vennero chiamati a lavorare anche allestero.

    Oggi queste pregiate maioliche sono conservate nei maggiori musei nazionali ed internazionali; purtroppo, per, sono anche disperse in collezioni private, cedute con tanta leggerezza ad astuti collezionisti. Nel 1856 furono espatriati in America 57 pezzi tra veri e falsi. Di recente le ceramiche seicentesche appartenenti al Santuario di Battaglia sono state trasferite al Museo diocesano di Urbino. A noi concittadini cosa rimasto di tanto splendore? Accanto a pochi pezzi integri, fortuitamente ritrovati, conserviamo i frammenti che gli appassionati vanno raccogliendo lungo largine del Metauro. Il Ponte Vecchio chiamato ponte dei cocci perch i vasari vi esponevano il loro vasellame per asciugarlo al sole.

    A chiusura del presente articolo sulle ceramiche doveroso ricordare i pi pregiati pezzi della collezione Melis, custodita in una sala del Museo Comunale; i cittadini di Urbania, grati, ringraziano in ogni occasione la vedova Melis per essere stati onorati di questo inestimabile dono.

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    LA VOCE31 Ottobre 1982

    Una sda universitariaLa Conferenza di S. Vincenzo de Paoli.

    Nella Parigi del primo ottocento serpeggiava insidiosa la dottrina Sansoniana, alimentata dai fermenti rivoluzionari; i suoi seguaci, dagli strani vestiti carnevaleschi e dalle barbe patriarcali, predicavano luguaglianza e lemancipazione morale, quale miraggio di unera doro, preconizzando limminente ne del Cristianesimo con lavvento di una nuova religione. Il Cristianesimo nelle scuole e alla Sorbona era continuamente attaccato.

    In questo clima rovente gli studenti, ritrovandosi nei circoli di cultura, allora chiamati conferenze, aperte a tutte le opinioni, spesso abbandonavano gli argomenti di storia, losoa e letteratura per animarsi in accese discussioni di carattere religioso.

    In una riunione, pi tempestosa del solito, i giovani cattolici della conferenza di Storia, che sostenevano le loro convinzioni, furono messi a tacere con laccusa, forse mossa da un sansoniano, di non operare affatto per il bene del prossimo.

    Accidentalmente era stata lanciata la sda che accese la amma della carit e sda che gett le premesse di quella grande istituzione di benecenza , tuttoggi attuale, che la Conferenza di S. Vincenzo de Paoli.

    Alcuni studenti, tra cui Federico Ozanam, profondamente feriti, convennero che la fede senza le opere sterile ed avvertirono giunto il momento di difendere il loro credo religioso con fatti

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    concreti. Ma come? Erano giovani, privi di esperienza, appena usciti dalle pareti domestiche e trapiantati in una Parigi corrotta e spregiudicata; avevano solo la forza dellardore giovanile e di una solida formazione spirituale ricevuta in famiglia. Lidea di Augusto Le Taillandier di costituire un circolo intimo con intenti caritativi fra giovani cattolici, di creare, cio, la Conferenza della carit, fu accolta con entusiasmo ed in tempi brevi attuata grazie allazione animatrice e costruttiva di Federico Ozanam. Cos nasceva a Parigi la Conferenza di S. Vincenzo de Paoli che tenne la sua prima seduta nel maggio 1833 nella redazione del giornale di Bailly.

    Furono eletti come patroni: il santo Vincenzo de Paoli, lapostolo per eccellenza della carit, molto venerato in Francia e la Vergine Maria per desiderio di Ozanam. Allinizio di ogni adunanza si recita unAve per invocare il suo aiuto .

    Suor Rosalia

    Due grossi problemi si presentarono subito ai nostri ragazzi, tanto sprovveduti, quanto impazienti di mettersi allopera: denaro e poveri; non avevano fondi, n conoscevano alcuno da aiutare. La fama di suor Rosalia, conosciuta in tutta Parigi per la sua generosit, li spinse a ricorrere ai suoi buoni lumi.

    La santa Suora non esit a consegnare loro una lista di famiglie da visitare e cui cedere i suoi buoni di carne e di pane in attesa che la Conferenza approntasse i propri. Comprendendo, poi, le necessit economiche di questi giovani squattrinati, come tutti gli studenti, fece loro credito di una bella sommetta, ma soprattutto li prepar in maniera intelligente alla difcile virt della carit con validi consigli ed un amorevole incoraggiamento.

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    LA VOCE5 Dicembre 1982

    La Conferenza S. Vincenzo de Paoli si estendeGli studenti visitano le famiglie povere ed i giovani carcerati

    Nellanno 1833 a Parigi pochi studenti squattrinati, ma dotati di una sana carica giovanile, iniziano lattivit vincenziana. Si riuniscono nei locali redazionali di Tribuna Cattolica oppure in casa del proprietario di questo periodico, un certo Emanuele Bailly, il quale, svolgendo il ruolo di moderatore delle loro discussioni, viene nominato presidente onorario.

    Ben presto il giovane Federico Ozanam, per le sue qualit di cuore e dintelletto, si rivela il fulcro della piccola organizzazione tanto che pi tardi verr riconosciuto il vero fondatore della Conferenza di S. Vincenzo dePaoli. Questi studenti, dagli incontri escono ritemprati per andare a visitare le famiglie povere e i giovani detenuti di una casa di correzione; quando si rivedono, parlano delle loro prime esperienze; cos, nello scambio didee vanno afnando il loro spirito e perfezionando la loro istituzione. Scrivono articoli per il giornale del signor Bailly che per graticarli lascia cadere un maggior obolo nelle modeste questue e in tal modo migliorano anche le entrate.

    Sono felici. Non si sentono pi sperduti nella grande Parigi. Hanno trovato, nalmente, il calore dellamicizia disinteressata nellaiuto vicendevole ed il sostegno necessario per realizzare i loro propositi di carit. Sono i probi custodi dellintimit delle loro riunioni, se non che un giorno un altro studente chiede di essere ammesso al gruppetto. Timorosi che nuovi membri possano turbare le caratteristiche della loro unione, tutti si

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    oppongono, tranne Federico Ozanam il quale intravede in questo genere di apostolato una forma sociale destinata al successo. Le su previsioni sono strepitosamente confermate dalla realt dei fatti. Le porte di quel cenacolo, religiosamente vigilato, una volta aperte, non si richiuderanno mai pi.

    Con rapidit sorprendente la Conferenza di S. Vincenzo dePaoli si diffonde: vi entrano a far parte non solo lo studente ammesso a malincuore, ma migliaia e migliaia di confratelli di ambo i sessi, di ogni ceto sociale e di ogni et. Nel giro di un anno la conferenza formata da quei pochi studenti deve dividersi in numerose sezioni. Nelle province francesi si moltiplicano, sorgendo nelle parrocchie di citt e di campagna, nei quartieri, nei grandi agglomerati, nei complessi scolastici ed universitari, nelle associazioni professionali e culturali. Passa in Italia, raggiunge Roma, si estende in Europa ed in America. Ormai saldamente costituita. La Santa Sede, pur rispettando la laicit, ne approva lazione e le nalit. Tra il 1886 ed il 1870 listituzione attraversa un periodo difcile, perch i pubblici poteri ne vedono un inquietante focolaio di liberalismo, ma poi, riprende a progredire.

    La tradizione vuole che la sera stessa della prima riunione Ozanam portasse ad una famiglia povera un ciocco di legna per riscaldarsi. Pi tardi un oratore, nel ricordare lepisodio, commenta: ciocco simbolico, destinato a riscaldare il mondo con un immenso incendio di carit.

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    LA VOCE6 Febbraio 1983

    Un santo in frac: il fondatore della Societ di S. Vincenzo de Paoli

    Come stato riferito nei precedenti articoli, la Conferenza di S. Vincenzo de Paoli ha origine dallidea prima di Augusto Le Taillandier, studiata ed attuata insieme da uno sparuto gruppo di studenti cattolici, desiderosi di realizzarsi operando in difesa della loro fede. A poco a poco, uno di loro, dallaria mite ed intelligente, diviene il San Pietro di questumile cenacolo; tutti gli sono attorno: Federico Ozanam. Egli che da sempre aveva bramato un centro di amicizia cristiana per gli uccelli di passo quali sono gli studenti lontani dalle loro famiglie, vede ora avverarsi il suo sogno preferito.

    Allinizio, animatore entusiasta si adopera, poi, per tutta la vita perch lopera prenda consistenza e si sviluppi. Pi tardi, al momento di stabilire a chi si dovesse attribuire listituzione della Societ di S. Vincenzo de Paoli, i sopravvissuti di quel gruppo di ragazzi non esitano ad indicare in Federico Ozanam il vero fondatore.

    Ozanam nasce a Milano il 23 aprile 1813 da genitori lionesi, proclivi alla carit. La madre, moglie esemplare, divide con il marito le conseguenze di un dissesto nanziario; dimostra un eccezionale fortezza danimo nel perdere ben undici gli e si dedica con completo dono di s alleducazione dei tre sopravvissuti ed ai poveri. Il padre elargisce ai pi bisognosi elemosine e le cure di valente medico ma nel salire le scale della misera casa di un malato povero, cade e muore. Federico cresce

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    a Lione in questo clima familiare che lascier per trasferirsi a Parigi a compiere gli studi universitari.

    Il primo impatto con questa citt un disastro: disprezza i clienti della pensione dove alloggia, denendoli n cristiani, n turchi.

    Conosciuto il grande sico Ampre, uomo di scienza e di fede, ne diviene amico e trova lambiente confacente al suo temperamento ed alle sue aspirazioni accettando di occupare la camera del glio assente.

    Visitatore da imitare e spirito intuitivo

    Ozaman, divenuto un eminente cattedratico della Sorbona, un incomparabile apologeta, un applaudito oratore ed un forbito scrittore, rimane sempre vicino ai suoi poveri, visitando i pi squallidi bassifondi. Sulla soglia di quelle misere stamberghe il suo volto austero di pensatore e studioso sillumina di un amabile sorriso e deferentemente con il cappello in mano entra. Siede e conversa con laffabilit dellamico, provocando le condenze dei suoi protetti.

    Sicuro depositario dei loro problemi, consiglia senza assumere laria di proteggere o di ammonire. La sua carit profonde le delicatezze che la benecenza ignora, va al cuore per confortarlo, animarlo e convertirlo.

    Precorritore dei tempi, intuisce strenue lotte di classe causate dalla disparit fra la potenza delloro da una parte e la potenza della disperazione dallaltra.

    Secondo il suo pensiero non c carit degna di questo nome senza un autentico impegno per raggiungere una maggiore equit.

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    In questo conitto vede lazione sociale di mediatrice della Societ di S. Vincenzo de Paoli, in quanto, a suo avviso, la carit fa quello che la sola giustizia non pu fare. Studente, sognava che tutti i giovani di spirito e di cuore si unissero in qualche opera caritativa; professore, educa la giovent universitaria ai veri valori morali e religiosi.

    La sua eredit spirituale stata raccolta dalla Societ di S. Vincenzo de Paoli che oggi una scuola sociale atta a sensibilizzare a sentimenti umanitari, contrastando il materialismo pi avvilente della nostra epoca. Al contatto personale con il pi debole ed al gesto damore concilia unapertura verso i problemi pi vasti in stretta collaborazione con i pubblici poteri e le collettivit locali nel comune sforzo di trovare le cause ed i rimedi ai mali sociali.

    Disponiamoci noi tutti, giovani e non giovani, a seguire lesempio di Federico Ozanam, aspirando ad unarmonica unione tra fede ed opere al servizio del prossimo.

    Le due conferenze femminili e maschili di S. Vincenzo de Paoli di Urbania con questo compendio di storia vincenziana in appena quattro articoli hanno voluto rendere omaggio al suo fondatore, anticipando modestamente le celebrazioni internazionali ben pi degne che si terranno nel prossimo 1983 per commemorare il centocinquantesimo anniversario della fondazione a Parigi della prima Conferenza.

    Ringraziamo, altres, i Sacerdoti che hanno fornito la necessaria documentazione.

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    LA VOCE20 Marzo 1983

    Dallerboristeria Spica alla Biblioteca Comunale

    Urbania si rinnova assumendo un aspetto cittadino con lapertura di supermercati e nuovi negozi; i vecchi hanno rispolverato le scansie e rimodernizzato le vetrine; dalla Farmacia Pierini, tornata anchessa ad essere la classica farmacia, si scorge il bar della Lilla, rimesso a nuovo in maniera irriconoscibile; a pochi passi, e a ne portico, si nota lerboristeria Spica aperta di recente. Lodore caratteristico rivela che quei pacchi disposti in bell ordine nella scaffalatura contengono le erbe medicinali. Due angoli attraggono lattenzione: langolo della tocosmesi, cio dei prodotti di bellezza a base derbe e quello, non meno stimolante, dei prodotti alimentari integrali.

    Fin dalla notte dei tempi la sapienza popolare ha attribuito a certe erbe misteriosi poteri curativi, facendo spesso leva sulla suggestione.

    Nellantichit i monaci coltivavano nellorto del convento i semplici, comerano allora chiamate le erbe medicinali, per distillarne lessenze e preparare nelle loro spezierie decotti, infusi, tisane.

    I rari vasi di ceramica contraddistinti con artistici: Cicuta, Poligala Virginiana, Strofanto, le anfore di Casteldurante, le terrine di Cafaggiolo e altre suppellettili giunte no a noi, ci danno limmagine della spezieria rinascimentale. Quivi medici e studiosi di naturalia discutevano sulle virt dei semplici e consultavano i libri di Dioscoride sulla materia medica, nella traduzione del Mattioli.

    Anche la nostra Biblioteca Comunale conserva gelosamente, in bacheca, un edizione cinquecentesca di questo importante

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    trattato scientico. Se difcile leggerlo, perch scritto in volgare, tuttavia emozionante sfogliarlo ed ammirarne i disegni illustrativi.

    Nell Ottocento la chimica estrattiva fa i primi tentativi per isolare la quinta essentia, il quid a cui dovuta lazione beneca di alcune erbe. Ma, soprattutto lindagine sperimentale sfata larcano potere delle erbe identicandone i principi attivi e la loro azione terapeutica. Cos, molte piante, riconosciute dalla medicina ufciale, vengono denominate piante ofcinali ed entrano nellindustria farmaceutica. Un vegetale inferiore, il Penicillium totatum, distruggendo per una fortunata casualit una cultura di stalococchi, segna lavvento degli antibiotici. Spetta, poi, il merito a Fleming lavere individuato la sostanza antibiotica, prodotta da questo fungo da lui chiamata Penicillina.

    Non approttiamo, per, troppo di madre natura che pu diventare matrigna se non sappiamo fare un buon uso delle sue risorse.

    E, purtroppo, una triste realt che labuso di certe droghe vegetali ha originato la tossicodipendenza, uno dei maggiori mali del nostro tempo. Queste medesime droghe, somministrate, invece, a giuste dosi, fanno parte della comune terapia. Nella nostra parabola terrena il buon Dio ci ha posto di fronte alleterno dilemma del bene e del male; sta a noi e solo a noi, creati liberi ed intelligenti, scegliere la via del bene o del male.

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    LA VOCE4 Settembre 1983

    Quaderni di storia e di folclore urbaniesi

    Il quarto numero dei Quaderni di storia e di folclore urbaniesi, presentato dal presidente della locale Pro Loco, Franco Uguccioni, sinquadra nelle celebrazioni roveresche; infatti, dedicato allultimo Duca di Urbino - Casteldurante, ai suoi tempi ed al suo governo.

    Per la rubrica Vie di Urbania, naturalmente, di turno Largo Francesco Maria II Della Rovere.

    Corrado Leonardi, con rigore storico, tratteggia la gura del Duca, tanto aperto alla liberalit ed al mecenatismo, quanto sfortunato, e ne delinea gli avvenimenti che hanno determinato la ne del suo ducato ed il passaggio di tutto il territorio allo Stato Ponticio.

    Giulietta Belli descrive in un capitolo interessantissimo descrive la legge suntuaria che il Duca, nellintento di riassettare le nanze disastrose, promulg per limitare lussi e sperperi nel vestire, nelle cerimonie nuziali e battesimali, e persino nei funerali.

    Una legge inconcepibile ai nostri giorni, bisogna leggerla per sentirsi fortunati di vivere in questepoca.

    Feliciano Paoli parla della ceramica di Casteldurante - Urbania, prendendo lo spunto da una prima notizia del 1361, appena accennata nei rogiti di Ugolini Tani, dagli splendori del 500 no ai nostri giorni. Magniche fotograe illustrative suscitano la nostalgia di tempi a noi non lontani.

    Non poteva mancare una poesia di Stelio Rigucci che, ormai

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    libero dagli impegni professionali, si abbandonava sempre pi spesso in braccio alla sua musa prediletta: la poesia dialettale.

    Solito a verseggiare sulle feste a cui partecipava ed a rievocare con struggente amore momenti della sua fanciullezza, questa volta le tante celebrasin, i tanti convegni sui Della Rovere lhanno costretto ad un bel volo pindarico per riportarsi a Leredit che il Duca Francesco Maria II ha lasciato alla storia di Urbania.

    Le note esplicative di Augusta Conti aiutano a comprendere i riferimenti storici.

    In una nota si legge che papa Urbano VIII Barberini nel 1636 elev Casteldurante al rango di citt e diocesi, commutando il nome di Urbania.

    Mentre Daniele Ferriani illustra il ritratto ad olio su tela del Duca che si trova nella Pinacoteca Comunale, Raimondo Rossi rimette in luce, dalla collezione Ubaldini il disegno inedito di papa Urbano VIII, eseguito da Ubaldo Abbatini ed inciso nel 1642 da Sebastiano Vouiellemont.

    Il quarto numero dei Quaderni di lettura piacevole e scorrevole, senzaltro da consigliare.

    Pu essere richiesto alla Pro Loco Casteldurante - 61049 Urbania (PS).

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    LA VOCE9 Ottobre 1983

    Divagazioni nel Museo Melis

    Tutta presa da deferente ammirazione per tante glorie passate custodite nel Museo Civico di Urbania, entro nella saletta Melis, dedicata allarte contemporanea. Una ballerina si stacca da un piatto di ceramica appeso ad una parete e comincia a volteggiare intorno a me, quasi per invitarmi ad avanzare sotto la sua guida. Man mano che, leggera, sora la bacheca di Isa Casano Melis, le ceramiche si accendono di una sobria luminosit in un gioco armonico di tenui colori.

    Allimprovviso la saletta si riempie tutta della fugace visione di un fastoso salone della Vienna ottocentesca, animato da coppie nel vortice di un sognante valzer di Strauss, poi pi nulla, ripiomba il silenzio ho davanti agli occhi lelegante statuina in abito da sera, immobile, in compagnia con la portatrice di frutta ed il bustino di donna tra le ciotole a decorazione oreale. La delicatezza dei colori e la linea morbida, sinuosa conferiscono alle opere di Isa Melis una leggiadria evanescente caratterizzandone lo stile.

    Ora la ballerina con un volteggiare pi frenetico mi spinge fra le bacheche di Federico Melis la cui arte a me cos lontana ed impenetrabile che non oso profanarla con la mia incompetenza; chiedo, quindi, venia se azzardo qualche giudizio da semplice visitatrice.

    Le ceramiche del Melis sprigionano energia, determinata da una linea geometrica, spigolosa, incisiva, direi, scultorea. Dal tocco inconfondibile esce lintensit despressione dellarciere

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    nuragico o dei personaggi sardi nei loro costumi folkloristici, ben resi dal colore vivido.

    Effetti tonali cupi creano il mondo fantasioso dei mostri marini, paragonabili agli animali preistorici del mesozoico, mentre il ghigno sardonico delle maschere fanno pensare ai famosi mostri di Bomarzo nel viterbese.

    In un testo darte, adottato dalle scuole medie italiane, una sua ceramica rafgurante un cinghiale messa a raffronto con un cervo dellet del bronzo per dimostrare come Melis ami rifarsi ai tempi primordiali. Nei continui richiami alla sua Sardegna si sente lanima dellartista che spiritualizza le sue opere no a farne capolavori. Alloccasione sa, anche, distaccarsi dal suo stile sardo, come nel lumacone doro eseguito per il palio di una gara fra contrade urbaniesi.

    La ballerina adagio si dileguata, lieve ha ripreso il suo posto sul piatto appeso alla parete per lasciarmi sola con il curriculum dei coniugi Melis.

    Non possibile fare nei limiti di un articolo la descrizione dettagliata della loro vasta produzione artistica. Essi hanno lavorato per privati, chiese ed enti pubblici; in Italia ed allestero hanno allestito mostre personali e partecipato a collettive, ottenendo, ovunque, consensi di pubblico e della critica pi autorevole per loriginalit e la tecnica di esecuzione dei pezzi unici presentati. I loro allori sono segnati da svariati premi. Nelle bacheche sono esposte le medaglie doro di Federico ed il Perseo 1978, meritato da Isa Melis. Il presepe artistico, visibile permanentemente nel Battistero della cattedrale, stato premiato alla mostra nazionale del Presepe artistico, tenutasi nel 1957 a Roma nel museo di Palazzo Braschi; nella chiesa parrocchiale dellOrsaiola si possono ammirare la Via Crucis ed un Cristo

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    Re di grandi dimensioni; non v, poi, casa urbaniese che non vanti qualche ceramica Melis. Nei Musei Vaticani custodita una grande anfora papale, donata al defunto pontece Pio XII dai marchigiani residenti a Roma di cui si occup diffusamente la stampa e per la quale il Melis ebbe lonore di essere elogiato personalmente dal Santo Padre.

    Numerosi sono gli allievi usciti dalla sua scuola. Lallieva che gli stata compagna di vita e di arte, la gentile Isa, da tempo ha donato la preziosa collezione di pezzi unici del marito e propri al Museo di Urbania, che ha dimostrato di apprezzare questo gesto munico e lintera opera di Federico Melis intestandogli una via.

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    La mia Urbaniadi

    Giulia Incisa Aloisi

    Ho avuto il privilegio di scorrere le bozze del manoscritto Saluti da Urbania di Liliana Farina che sar presto dato alle stampe. Una serie di pennellate di vita urbaniese tra fatti, persone ed eventi, raccontati con semplicit, ma anche conoscenza profonda del luogo e dei suoi abitanti.

    Vorrei tuttavia poter accennare alla mia personale esperienza damore per Urbania e i suoi abitanti che data da lunghissimo tempo.

    S, perch di questo si tratta: di un incontro fortunato, irripetibile e che il tempo altro non ha fatto che aumentare dimportanza e di solidit... una vera e rara sintonia e, dunque, questo luogo diventato via via una fonte inesauribile di energia e di serenit.

    Quando di nuovo sono a Roma (ci torno controvoglia), in molti mi dicono: Si vede che vieni da Urbania! Hai laria felice! Infatti questo il suo dono. E come quando un piccolo bimbo traballante si sente tra le braccia della madre e l sa che trover calore, amore, accoglienza, sempre!

    Da Urbania non sono mai partita a mani vuote... Mi sveglio presto e mi godo lalba che spunta dietro le colline, presto (e spesso in bici), vado in paese per la Messa e so che la mia giornata sar comunque migliore, capiti quel che capiti...

    La scorsa estate ho attraversato un momento difcile per la mia salute e mi venivano suggeriti i luoghi pi adatti per rimettermi in fretta. In verit sapevo bene che cosa mi avrebbe davvero aiutato: solo e soltanto correre a... Urbania... La mia culla (ci arrivai che avevo poche settimane), il mio motore,

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    il posto dal quale ho potuto ricominciare dopo le batoste della vita, il luogo che non mi ha mai delusa.

    E qui, a Urbania, c per me un altro miracolo il risveglio della fede, il poterla vivere con semplicit nel quotidiano e nella bellissima chiesa o cappella del paese e dintorni... Direi che non poco! Se vacillo, qui mi raddrizzo; se ho paura, qui si allontanano e tornano lattivismo e la speranza a darmi una mano... Come me lo spiego? Non ci provo neppure. Potrebbe trattarsi di un amore ricambiato? Forse. Potrebbe darsi che a Urbania ho trascorso i pi bei giorni della mia vita? Forse. O che qui sono cresciuta in mezzo alla natura con esempi di saggezza, di grande bont? Pu darsi. Fatto sta che considero Urbania la mia Lourdes, dove il suono delle campane, dove un coro al Duomo, dove un tramonto possono farmi sentire viva e grata.

    Appositamente non cito episodi particolari di cronaca (il libro ne contiene moltissimi) che sono aiuto prezioso alla memoria. Posso aggiungere che dentro di me conservo - come fosse un grande album immagini di ogni tipo... Dai buoi che tirano laratro, allallegria delle ere, alle processioni che percorrono le vie del paese, alle maestadine sparse per i sentieri e anche perch non dirlo al sorriso di un amico speciale che sfrecciava sul suo motorino traballante a al quale Urbania deve uno dei suoi pi prestigiosi trofei: lIstituto Culturale Diocesano.

    Scrivendo queste righe mi torna in mente il capolavoro della scrittrice Karen Blixen: La mia Africa- Se mi riuscisse scriverei ancora un libro e lo intitolerei: La mia Urbania. Sul risvolto di copertina penso che vorrei inserire una preghiera a tutti gli urbaniesi... Conservatela cos il pi a lungo possibile.

    Ottobre 2008

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    IL NUOVO AMICO23 Settembre 1984

    Urbania: Cimitero delle mummie

    La Chiesa di S. Giovanni Battista chiamata comunemente Chiesa dei Morti, stata restaurata e sono stati sistemati i corpi mummicati del famoso cimitero delle mummie in undici teche di legno di castagno e cristallo per una migliore conservazione e per il rispetto dovuto ai defunti. Si cos realizzata laspirazione di un gruppo di volenterosi, gli Amici del Presepe, che al ne di raccogliere i fondi necessari per vari Natali, hanno allestito con personale sacricio artistici presepi, prestando la loro opera al termine di una giornata lavorativa, ognuno secondo la propria capacit e competenza.

    Alla presenza di una folla di fedeli, radunata pure nella strada, domenica, 26 agosto, il vescovo Donato Bianchi ha riaperto al

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    culto la Chiesa con una solenne Messa. Nellomelia ha ricordato il lungo e difcile cammino per renderla bella e decorosa, segno visibile della Chiesa viva da formare insieme, laici e preti, con spirito di umilt e di sacricio, ciascuno nel proprio ruolo.

    Lha consegnata a tutti, sacerdoti e laici, come Casa della preghiera, dellEucarestia, della parola di Dio, ma in particolare, come richiamo alla realt della morte ed alla fede nella Resurrezione.

    Il 29 agosto, giorno di S. Giovanni Battista, titolare di questa chiesa, dopo la messa del Vescovo, ofciata alla sera, gli Amici del Presepe, il rione Porta Celle e la Pro Loco Casteldurante hanno organizzato allaperto un momento di festa a carattere popolare tra luci, bandiere, gonfaloni dei quattro rioni e musica bandistica. Tutti hanno gioito dopo aver lavorato sodo; infatti, nella Squilla, n. 37 del 29.8.1984 si legge: Come ha gi fatto il Vescovo, vada un grazie sentito a tutti coloro che hanno collaborato per rimettere a nuovo la chiesa chi ha smantellato il vecchio pavimento, chi ha reso lucenti gli oggetti di metallo, chi ha restaurato il portone dingresso, chi ha reso pi belli i cornucopi, il lampadario della chiesa e del cimitero delle mummie, chi stato presente ogni giorno, prestando gli umili servizi sempre preziosi, chi ha pulito la chiesa e lha adornata di ori, e quanti altri hanno dato la loro mano e messo il loro cuore.

    Anche se il solenne portale goticizzante da restaurare ed i problemi economici danno ancora qualche preoccupazione, la Chiesa dei Morti con annesso il cimitero delle mummie ora accogliente e predispone a mettersi in comunione nella preghiera con i nostri cari che, sempre vivi in noi, ci hanno solo preceduto dalla condizione terrena a quella celeste.

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    IL NUOVO AMICO 16 Dicembre 1984

    Urbania: la Chiesa dei Morti

    Nel mese di novembre 1984 la Chiesa di S. Giovanni Battista, chiamata comunemente Chiesa dei Morti, sillumina di nuovo ogni sera per la funzione in suffragio dei defunti.

    Sotto la guida del sacerdote si prega per loro. Nellunisono della preghiera comunitaria il loro ricordo terreno si purica mentre le nostre lacrime si asciugano e la sofferenza per la loro invisibilit acuita dallo struggente desiderio di vederli nelle loro sembianze diventa unofferta al Signore. In questa comunione di spirito i nostri cari rivivono in noi suscitando sentimenti di bont.

    Tre magniche tele rafguranti la Decapitazione di S. Giovanni Battista, il Martirio di S. Lucia e la Madonna della cintola con S. Monica, S. Agostino e S. Agata ricordano la folta schiera di martiri cristiani che nel corso dei secoli hanno dato la vita per il trionfo della fede. E noi come difendiamo la nostra fede? Riettiamoci.

    Tra laltare e lantica abside sono sistemati in teche di legno e cristallo corpi mummicati, tolti dalle tombe una volta sottostanti. Questo singolare cimitero delle mummie meta di numerosi visitatori, anche stranieri, come risulta dal libro delle rme. Sarebbe triste ed irriverente se rappresentasse una curiosit turistica, piuttosto che un segno visibile della corruttibilit dei nostri corpi su cui meditare.

    Quelle mummie si devono guardare con religioso rispetto, perch sono i corpi disfatti di uomini vissuti come noi che hanno custodito la parte pi nobile di loro: lanima, paragonabile ad

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    una scintilla di Dio.Si deve alla generosit dei fedeli se questa chiesa dopo i restauri

    ha ripreso la sua composta bellezza ed ai fedeli il Vescovo nel giorno della solenne riapertura al culto lha consegnata come Casa della preghiera, dellEucarestia, della parola di Dio, ma soprattutto come richiamo alla realt della morte ed alla fede nella Resurrezione. Onoriamo, dunque, i nostri defunti rendendoci degni di questa difcile consegna.

    IL NUOVO AMICONovembre 1985

    Lasciate la rma

    Lasciate in ricordo la vostra rma, con questo toccante invito si apre il libro delle rme di coloro che si spingono no a Urbania per visitare i corpi mummicati del famoso Cimitero delle Mummie, annesso alla Chiesa di S. Giovanni Battista Decollato, chiamata comunemente Chiesa dei Morti. Dal 1983 ad oggi, 1985, numerosi sono stati i visitatori che si sono avvicendati in comitive o singolarmente, provenendo da ogni parte dellItalia e dallestero: Belgio, Turchia, America; rme di troupe televisive, persino giapponesi, testimoniano riprese per varie TV ed di diversi anni fa la scena ivi girata del lm La Mandragola.

    Questo singolare cimitero un richiamo religioso, o semplicemente turistico? Non giudichiamo e non cadiamo nello smarrimento spirituale di molti che ricorrono a nastri registrati, a facolt extrasensoriali ed altri mezzi che turbano per avere lillusione di comunicare con i defunti.

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    Ricordiamoli ed onoriamoli, piuttosto, realizzando le indicazioni tracciate dal nostro vescovo, mons. Donato Bianchi, in una pagina del libro delle rme per suggellare il giorno 26 agosto 1984, data di riapertura di detta chiesa: Sia questa Chiesa riaperta al culto, segno di fede, di comunione e di speranza, anche dimpegno per una collaborazione di chiesa che vive in atteggiamento di servizio e di carit. Su tale strada potremmo vivere pienamente la comunione dei Santi che, sola, ci d quella dolce serenit a cui aspiriamo, mettendoci in sintonia con i nostri cari. Cerchiamo, dunque, di cogliere i molteplici messaggi della fede se vogliamo unirci spiritualmente a Loro e raggiungere, cos, un totale appagamento.

    IL NUOVO AMICO22 Maggio 1988

    Il valore della vita

    Gioved 5 maggio, nella sala parrocchiale di Urbania alla presenza del vescovo, mons. Donato Bianchi, stato trattato un tema attuale e quanto mai scottante: il valore della vita. Mons. Elio Sgreccia, docente di bioetica e direttore del Centro di Bioetica presso lUniversit Cattolica di Milano, ha parlato per quasi due ore con competenza e lucida esposizione ad un folto pubblico di sacerdoti e ad un numero, purtroppo, men che esiguo di laici.

    Ha preso lavvio dalle cifre delle vittime degli aborti e della manipolazione genetica, superiori alle vittime della seconda guerra mondiale, dati numerici da eccidio allarmanti per il

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    rischio che luomo corre.Il pensiero laico moderno, ha detto, separa lamore dalla

    procreazione con il favorire, da un lato, il libero amore per soddisfare il piacere e, dallaltro, con il controllo delle nascite e la soppressione dei pi deboli, non pi utili alla societ, per ridurre le spese di mantenimento.

    Lingegneria genetica il mezzo ideale per un tal gioco; pu diventare incontrollabile, prendendo il sopravvento sulluomo stesso.

    Non bisogna dimenticare, ha sottolineato Mons. Sgreccia, che il carico dei valori spirituali rende luomo, prima di tutto, persona da rispettare e non da distruggere. Di questa cultura di morte e della sua diffusione siamo responsabili noi tutti, perch lo scienziato scopre, ma non risponde delluso della scoperta.

    La Chiesa, sentendosi coinvolta, fa sentire la sua voce con un messaggio di vita che quello di sempre: la nascita deve essere il frutto dellamore coniugale, in una visione del nascituro, come di un dono che va al di l del bene materiale.

    Lunico Signore della vita Dio, a Lui solo spetta darla e toglierla.

    La Chiesa, ha aggiunto, non contraria al controllo delle nascite, purch si seguano metodi naturali e leciti, dopo decisioni ponderate da ambedue i coniugi.

    E, anche, favorevole alla scienza sperimentale quando di aiuto alluomo e non di dominio o di rovina. Questo messaggio valido pure oggi; facciamolo nostro se vogliamo riconoscere ancora il limite tra il bene e il male.

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    IL NUOVO AMICO9 Aprile 1989

    Festa del dolce. Anno I.

    Questo stand stato allestito tra il verde di piante ornamentali ed i colori dei cartelli pubblicitari dal gruppo missionario di Urbania durante le festivit pasquali.

    Una vera ghiottoneria; vi erano, infatti, apparecchiate in bella disposizione un centinaio di torte di tutti i tipi e per tutti i gusti, offerte dal dolce cuore dei benefattori. Gli urbaniesi si sono lasciati prendere per la gola, non badando a spese, ma al ne: le Missioni. In un baleno tutto stato venduto ed il ricavo di L. 1.200.000, comprese le offerte libere, stato devoluto ai missionari della diocesi.

    Risultati, dunque, incoraggianti; esperienza da ripetersi, tanto pi che i richiami fanno venire lacquolina in bocca; lo scopo, poi buono: le Missioni.

    IL NUOVO AMICO 7 Maggio 1989

    Elvira Bozzi Tontini.(Urbania il 4 Aprile 1889)

    Sembra dire con gli occhi birichini che parlano; di anni non ne sonopoipassati tanti

    Ne sono passati cento - dico - cento e tu sostieni che non sono tanti.

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    S, hai ragione, maio...non ne sento il peso. Godo di ottima salute, non conosco gli inconvenienti della vecchiaia. Tutte le mattine vado alla prima messa; sosto una mezzoretta al bar con le amiche mie e tra una chiacchierata e laltra sorseggio un buon cappuccino. Rientrata a casa, dopo aver salito una ripida scala di molti gradini, sbrigo le faccende e cucino; in paese si mormora che il mio appartamento lindo, ben ordinato ed accogliente; per me nella normalit. Ho cresciuto ed educato i miei gli con lamore che loro riversano ora su di me. I nipoti sono il mio debole non tocchiamo questo tasto altrimenti mi commuovo davvero

    Domenica, 9 aprile 1989, ci sono stati festeggiamenti in mio onore, discorsi, applausi, baci persino il S. Padre mi ha inviato un telegramma dauguri. Quanto rumore!... quanta gente si scomodata per me!... Cosa ho fatto di tanto importante da diventare un personaggio? Ho raggiunto i 100 anni; un bel traguardo, non lo nego, per io non ho alcun merito; il buon Dio che mi ha privilegiato di una longevit eccezionale; io ho solo cercato di vivere da buona cattolica, credendo ai valori pi sacri: Chiesa, famiglia, lavoro.

    Ti sembra niente?... Con i tuoi principi sani hai assecondato il disegno di Dio ed hai fatto tesoro dei doni ricevuti da Lui. Ti condo sommessamente una mia speranza impossibile: mi hai detto che anchio ho succhiato il tuo latte per cui avendo preso da te, centenaria, il liquido della vita, mi sento candidata a scriverti un secondo articolo fracento anni

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    IL NUOVO AMICO12 Novembre 1989

    Un numero unico

    Lo scorso anno Urbania ha vissuto dall1 al 9 ottobre il II Congresso Mariano, dopo un lungo periodo di preparazione spirituale che lha scossa dal suo torpore di fede.

    Ad un anno di distanza, la sera del 6 ottobre 1989, nella sala delle Acli, questo avvenimento eccezionale stato suggellato dalla presentazione di un Numero Unico sul Congresso.

    Il prof. Giuseppe Mangani ha descritto a grandi linee in una lucida esposizione il testo, illustrato da splendide fotograe. Si soffermato sullimpossibile idea di un Congresso a Urbania affacciatasi, timida, alla mente del Parroco che, poi, facendosi sempre pi consistente si realizzata tra mille difcolt per lintervento soprannaturale di Dio che ha guidato i passi di tutta la comunit parrocchiale. Don Pasquale ci ha sempre ringraziato per un pur minimo aiuto, ha soggiunto loratore, siamo, noi, invece che dobbiamo ringraziare Lui per averci dato il dono grande del Congresso; dal pubblico si levato un applauso di approvazione.

    Il vescovo mons. Donato Bianchi, prendendo la parola, ha sollevato tre problemi scottanti: Preghiera, Famiglia, Giovani; un trinomio inscindibile, di cui dovremmo sentirci un po tutti responsabili.

    Una testimonianza di vita cristiana nellosservanza dei principi morali e religiosi forma famiglie ed ambienti sani dove i gli crescono e diventano buoni giovani ed onesti cittadini; solo allora la societ sar migliore, basata sul reciproco rispetto e sullamore.

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    Ricordiamoci che, il 9 ottobre 1988, a chiusura del Congresso, uniti al nostro vescovo ed al clero di Urbania, nellafdarci a Maria, abbiamo pronunciato ad alta voce la nostra rinuncia al peccato, cio, al male; fedeli a questa promessa dobbiamo cercare sempre il bene e da gli Suoi dobbiamo condare nella sua protezione di Mamma Celeste.

    Riconosciamo al comitato redazionale il merito di avere dato alla Chiesa di Urbania un importante documento di non facile stesura con il quale tramandare con assoluta fedelt il II Congresso Mariano e fare storia.

    E consigliabile divulgarlo e tenerlo in casa per meditarlo e leggerlo perch rispecchiando la spiritualit di quei giorni indimenticabili continua il Congresso e lo fa rivivere.

    Si ritira in parrocchia o alla porta della cattedrale con il contributo di L.10.000.

    IL NUOVO AMICO26 Novembre 1989

    Urbania Chiesa di S. CaterinaFesta per Maria Arena

    Cara Maria,mi hanno detto che hai toccato il cinquantesimo anno di servizio

    presso la famiglia Tacchi; un vero record!... nemmeno pensabile oggi Noncurante delle lotte sindacali, rivendicazioni, ecc. hai svolto il tuo lavoro quotidiano senza chiasso, con abnegazione e fedelt. Sei stata silenziosa testimone e partecipe sia delle liete che delle dolorose vicende di questa casa. Sembravi inosservata,

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    invece, il primo ad averti nel cuore stato il capofamiglia, il dottor. Calimero.

    Sabato 21 ottobre hai avuto lonore di una S. Messa celebrata proprio per te. Afancata dai due giovani nipoti di nonna Giulia, sei entrata nella Chiesa di S. Caterina addobbata ed adornata di ori; lomelia di don Cristoforo Campana, la pianola modulata dalle abili dita di Raimondo Rossi, il melodioso violino di Cristoforo Bianchi, lAve Maria di Schubert, mirabilmente cantata da Cristina Bucchi, hanno creato un clima di commozione. Un po di mondanit al pomeriggio, ha spento ogni emozione: parenti ed amici sono stati presi tutti dalle golosit di un rinfresco.

    Non voglio divagare con parole di circostanza su te e la famiglia Tacchi, desidero solo far conoscere questo esempio di coesistenza basata su cinquantanni di reciproca stima ed affetto, perch una lezione di vita vissuta insieme. Tale la mia modesta partecipazione alla tua festa. Abbracciandoti.

    IL NUOVO AMICO18 Marzo 1990

    Il carnevale impazza

    Pazza, pazza allegria, chi vuol esser lieto sia, del doman non c certezza; Ecco il carpe diem dellUrbania gaudente durante il Carnevale 1990.

    Vestiti ed altri oggetti doccasione, esposti in bella mostra nelle vetrine dei negozi, hanno fatto da cornice al lavoro frenetico organizzativo e preparatorio che sta dietro ad una grossa manifestazione come il 2 Palio di Carnevale. Per la conquista del

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    Lumacone doro,ceramica artistica del compianto prof. Melis, i quattro rioni: Porta Parco, Porta Nuova, Porta Celle e Ponte Vecchio si sono misurati in una gara di costumi e di scenette secondo un predeterminato tema. La slata per le vie cittadine passata al severo vaglio della giuria e della popolazione.

    Costumi: tutti belli; ordine: augurabile anche per lavvenire; impegno lodevole. Il rione di Porta Celle stato dichiarato dalla giuria vincente, perch ha saputo meglio dare limmagine del carnevale nel realizzare il tema Il Circo. Molti, senza voler insinuare, hanno dissentito su un tal verdetto con motivazione a senso unico.

    I vecchi giocattoli di Porta Parco hanno avuto, invece, il consenso della cittadinanza. Si sono distinti per compostezza e buon gusto; ammirati, i soldatini che, eri nelle loro divise, andatura marziale e cadenzata, hanno ridestato nostalgici sentimenti patriottici.

    A quale, dunque, dei due rioni contendenti la palma della gloria? Sono stati presentati anche i temi: La scuola di Ponte Vecchio e le Quattro stagioni di Porta Nuova.

    A chiusura di questa giornata spensierata la fortuna ha baciato chi ha vinto i ricchi premi della Lotteria di Carnevale tra lallegria e la baldoria generale. Urbania si tuffata nel carnevale, oltre che pubblicamente, domenica 25 febbraio, anche con veglioni nei locali notturni con recite nelle scuole.

    Graziosi gli alunni della IV elementare che, dinnanzi ad un pubblico di mamme ed invitati, hanno cantato, recitato e volteggiato al ritmo di walzer, polka, tarantella, lambada Un plauso alla loro insegnante per averli preparati cos bene!

    Dopo le follie carnevalesche, il convertitevi e credete nel Vangelo, pronunciato dal sacerdote il mercoled delle ceneri ci ha richiamato alla vera vita.

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    IL NUOVO AMICO1 Aprile 1990

    La tradizione del Sepolcro

    Bisogna risalire ad un passato molto remoto per comprendere come sorto un equivoco. Si ha notizia che gi nel II sec. vi era un culto penitenziale di veglie, digiuno e preghiere a Cristo nel sepolcro. Soprattutto linveterata usanza, diffusasi dopo il sec. XI, di rappresentare a anco dellaltare oppure in una cappella laterale il sepolcro di Cristo dove veniva riposta, addirittura si diceva sepolta la SS.ma Eucaristia ha contribuito a falsare il vero signicato dellaltare allestito in modo conforme alla circostanza e allo scopo delle visite.

    Non da considerarsi sepolcro laltare nel cui tabernacolo, il gioved santo, si racchiude il santissimo, perch esso simboleggia listituzione dellEucarestia quando Cristo nellUltima Cena ha spezzato il pane per donarsi a tutti noi in cibo soprannaturale. Si adorna laltare di lumi e di ori per commemorare questo avvenimento di fondamentale importanza, per cui giorno, non di lutto, ma di esultanza: la festa della SS.ma Eucaristia che, cadendo nella settimana di passione, non appariscente, ma di raccoglimento nella preghiera. Quando facciamo le cosiddette visite ai sepolcri, dobbiamo adorare Ges Vivente nellEucarestia e con il cuore colmo di gioia e gratitudine dobbiamo ringraziarlo per avere istituito un s grande sacramento, sorgente inesauribile di vita.

    La Chiesa, oggi, vuole ristabilire la giusta interpretazione di detta solennit e cancellare un equivoco radicato nella mentalit dei fedeli.

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    IL NUOVO AMICO29 Aprile 1990

    Didascalia alla foto dellaltare della chiesa di San Francesco

    Urbania L altare della chiesa di San Francesco, allestito per loccasione in altare della reposizione. E oggi chiamato laltare nel cui tabernacolo si ripone la pisside con le ostie consacrate nella Messa vespertina del Gioved santo. Addobbato in maniera da dare risalto al tabernacolo ed insolitamente ornato di oiante, ori e lumi nel giorno della festa della SS.ma Eucaristia, ricorda la sua istituzione e quella del sacerdozio, quando Ges nellultima cena distribu agli apostoli il pane spezzato e il vino del suo calice, comandando loro di trasmettere questo grandissimo sacramento: questo il mio Corpo, questo il mio Sangue Fate questo in memoria di me. Signore, aiuta tutti i sacerdoti ad assolvere degnamente il compito che tu stesso hai loro afdato e moltiplica le vocazioni come hai moltiplicato i pani e i pesci.

    Davanti allaltare della reposizione non si adora il Cristo morto nel sepolcro, ma il Cristo vivente nelle ostie riposte nel tabernacolo. E quindi erronea la secolare dicitura: visita i sepolcri che la Chiesa vuole oggi correggere con visita alla SS. Eucarestia.

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    IL NUOVO AMICO 27 Maggio 1990

    La Festa del dolce

    A conclusione della Quaresima Missionaria, sabato, domenica e luned di Pasqua si svolta la Festa del dolce 1990, Anno II. Manifestazione bis dello scorso anno con qualche variante: niente stand, ma un mini-locale, provvidenziale riparo dalla pioggerellina insistente, situato nel punto pi nevralgico di corso Vittorio Emanuele e gentilmente concesso per loccasione dalla Dante Alighieri. Buona organizzazione per limpegno del Gruppo missionario che ha anche servito al banco con squisita cortesia e cordialit. I numerosi cartelloni, appesi ovunque, non hanno fatto da richiamo quanto il ricco assortimento di dolci da fare venire lo stuzzichino ai meno golosi, che non han