scautismo in liguria 34 ottobre-novembre 2014

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ScautismoinLiguria 9 Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova N° 34/anno VIII - Ottobre/Novembre 3 8 One Team Liguria style Sulla strada verso il progetto regionale AAA cercasi... i ruoli vacanti a livello regionale È tempo di...

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Scautismo in Liguria Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16121 Genova

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ScautismoinLiguria

9Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB GenovaN° 34/anno VIII - Ottobre/Novembre

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One TeamLiguria style

Sulla stradaversoil progettoregionale

AAA cercasi...i ruoli vacantia livelloregionale

È tempo di...

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Hanno collaborato: Gianvittorio Battaglia, Elio Li Calsi, Lorenzo Capelli, Sebastiano Carta, Marta Cavallo, Michele Caviglia, Barbara Cazzolla, Co-munità capi Genova 4, Carlotta Costa, Alessandro Costanzo, Laura Craviotto, Alessandro Denicolai, Magda Di Domenico, Francesco Gamberoni, Marco Garré, Matteo Giuso, Francesco Massa, Michela Mazzoccoli, Donatella Mela, Corrado Musso, Franca Passarino, Chiara Pincin, Mauro Pozzi, Laura Quaini, Irene Rapallo, Enrica Rocco-tiello, Marco Rossello, Silvia Sebastianelli, Davide Sobrero, don Stelio Spanò, Diletta Stroppiana, Francesco Travo, Valentina Ursino.Impaginazione: www.gooocom.itStampa: Pixartprinting SpaFinito di impaginare il 21 novembre 2014La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie.

Scautismo in LiguriaPeriodico di proprietà dell’Agesci LiguriaVico Falamonica 1/10 16123 GenovaTel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08

Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004

Direttore ResponsabileGiuseppe ViscardiDirettoreEmanuela Ratto

Redazione: Pietro Barabino, Carlo Barbagelata, Stefano Balbi, Stefano Barberis, Francesco Bavassano, Daniele Boeri, Giorgio Costa, Stefania Dodero, Edoardo Flumiani, Paolo Marré Brunenghi, Luigi Picone.

Forse quello che del tempo ci sfugge, o almeno a me capita spesso, è che ci sono tanti tempi… non tutti dipendono da noi e non tutti sono controllabili o progettabili - le stagioni, la crescita, l’invecchiamento – altri invece riusciamo a pianificarli meglio, anche se c’è sempre un margine incalcolabile o di imprevisto.In un mondo che viaggia veloce e che sembra imporci di non fermarci mai, saperci prendere questo tempo per gettare le basi giuste del nostro operare come educatori e come cittadini è ciò che ci consente di non perdere la nostra solidità pur stando al passo con i tempi.Auguro a tutti di saper mettere a buon frutto questo momento!

Emanuela

Come molti di voi avranno notato, questo numero di SIL arriva con un notevole ritardo rispetto alla tempistica usuale. Ahimé l’alluvione di Genova ha lasciato i suoi segni anche qui, allagando lo studio del nostro grafico e danneggiando irreparabilmente il disco di memoria sul quale stava lavorando all’impaginazione.Finalmente ci siamo riusciti ed eccoci qui. Un pensiero e un grazie particolare a Carlo.

Siamo a inizio del nuovo anno scout: è il periodo in cui le nuove staff progettano le attività dell’anno, partendo dagli obiettivi educativi definiti. È un momento prezioso, questo, in cui ci troviamo in un certo senso a fermare il tempo per confrontarci e progettare il tempo dell’anno scout. Non è cosa che capiti in molti altri ambiti di vita, presi come siamo dalla frenesia e dalla velocità della quotidianità con i suoi mille impegni.Un tempo prezioso e difficile al tempo stesso, perché ci richiede la capacità, non banale, di saper leggere e interpretare, accanto al nostro, anche un altro tempo, quello dei nostri ragazzi, che lo vivono e lo abitano in modo diverso da noi.

editoriale

La redazione

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per qualsiasi necessità e – possiamo dirlo senza timore di essere smentiti – “determinante” per la buona riuscita dell’evento: dallo staff di campo, al vettovagliamento, alla segreteria, alla raccolta differenziata, nei presidi sanitari o al COA (sala per la gestione dei rapporti con Prefettura e Protezione Civile, dove abbiamo “comandato” nientepopodimeno che Anita Venturi, in virtù della sua esperienza di sindaco, a svolgere un turno di notte “fastidioso” e cruciale).

In tutte le occasioni i capi liguri hanno risposto “Eccomi!”, senza guardare la fatica, l’ora e i turni, già di per sé massacranti - 8 ore di servizio e 8 ore di riposo e così via per 4 giorni.

I liguri erano una “accozzaglia” sempre sorridente e pronta alla battuta (spesso in genovese), formata da molti giovani tirocinanti (che erano RS all’inizio del percorso e che si sono spesi senza risparmio, sfruttando fino in fondo l’energia dei vent’anni), da capi esperti e da molti quadri (praticamente tutto il Comitato Regionale). Lo stile che ci ha contraddistinto è stato quello di “risolvere i problemi invece che crearne”, con un atteggiamento scanzonato che ha fatto a meno anche del proverbiale “mugugno”.Importante è stata anche l’animazione del sottocampo Servizio (colore Arcobaleno), che ha avuto il prezioso contributo delle Clarisse di Voltri (suor Benedetta e suor Cecilia del Ge7) e

Il racconto dell’esperienza del One Team è davvero una storia nella storia della Route Nazionale. Una storia che ci fa piacere raccontare perché rappresenta il “contenuto extra” del film girato e vissuto dai nostri ragazzi; una ripresa dal back stage, per apprezzare ancor di più i giorni di San Rossore. La Liguria ne è stata protagonista, ben oltre il ruolo che la sola forza dei numeri ci avrebbe assegnato rispetto ad altre regioni più grandi.

Il cammino di AGESCI Liguria verso la RN è partito da lontano: dal percorso verso l’Evento regionale “Tanti capitoli un’unica storia” e poi attraverso la Marcia di Libera a Genova e il Forum RS Liguria. A livello nazionale tutti i quadri liguri si sono spesi in ogni modo perché secondo noi: “era il tempo!”.

L’eccezionale risposta degli RS d’Italia e liguri alla sfida della RN ha poi infuso entusiasmo nei capi, che in gran numero (856 in totale) hanno aderito al One Team e si sono messi a disposizione per il servizio a San Rossore, inquadrati in 32 Co.Ca. di formazione – 6 per ciascuno dei 5 sottocampi, più 2 per il sottocampo Servizio – oppure destinati ai molti servizi specifici che la macchina organizzativa della RN ha richiesto.

Il contingente ligure è stato numeroso – 54 capi - disponibile ad ogni ora, in ogni campo e

One TEAM Liguria Style

A cura di Donatella Melae Alessandro Costanzo Castro,Responsabili One Team RN2014

A San Rossore l’impegno e lo stile dei capi liguri al servizio degli RS

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dei Foulard Bianchi, impegnati con altri capi e sacerdoti nella gestione del percorso di spiritualità e preghiera rivolto ai capi in servizio.

È stato bello ed importante sostenerci a vicenda, incitarsi nei momenti di difficoltà ed ancora più bello, la mattina del 6 agosto, veder arrivare i nostri ragazzi da tutto il Paese e le Route provenienti dalla nostra regione (ben 23!), arrivate con perfetto coordinamento dei trasporti.In tutti noi è stata forte la sensazione di vivere un momento storico, ma, come abbiamo scritto nella lettera di ringraziamento ai capi One Team, “non lo abbiamo fatto per sentirci dire “grazie”, né “bravi”, né per poter affermare “io c’ero”. Lo abbiamo fatto per quel fazzolettone che portiamo al collo e per la Promessa che tutti ci lega. Abbiamo fatto del nostro meglio, nulla di più, nulla di meno. Ma è stato tantissimo.”Questo servizio ha quindi perfettamente incarnato molti degli obiettivi contenuti nel Progetto Regionale che sta andando a scadenza: concetti come “sviluppo e utile fatica, cura dei particolari, ecc...” sono stati incarnati dal servizio dei capi liguri in maniera piena ed efficace, con il nostro stile sobrio e un po’ riservato, scanzonato ma “sostanziale”.

Si può servire senza apparire troppo, magari girando per ore di notte col camion della “Rumenta” – così si chiamava la spazzatura a San Rossore – fino a raccoglierne 92 tonnellate, con oltre il 70% di differenziata!La “magia” che si è creata in One Team è quella di una Comunità di quasi 900 capi, a servizio di 30.000 ragazzi. E questa Co.Ca. è riuscita in tutto ciò che l’Associazione si aspettava da lei e dopo la partenza dei ragazzi ha potuto e voluto trovare spazio per l’animazione, la festa, la preghiera comunitaria e per una simpatica gita di gruppo a Pisa. One Team ha davvero saputo declinare il coraggio di servire come coraggio della fatica e dell’umiltà e come piena adesione a quel “sanno obbedire” che è spesso tanto difficile da vivere.

Anche per questo, anche grazie a noi liguri, tutto è andato bene ed il servizio del One Team è stato da tutti ringraziato e definito determinante.E anche noi, da qui, vogliamo ringraziare ancora una volta ciascuno degli One Team liguri!

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Capi One Team (OT) 856presenti a San Rossore Maschi 57%Femmine 43%Età media 32 anniCapi sotto i 30 anni 500 circaCapo più anziano 87 anniPartecipanti dal 4 al 10 60%Partecipanti dal 4 al 13 22%Partecipanti dal 7 al 13 18%Comunità Capi di formazione 32One Team che han svolto 349servizio nella Co.Ca. One Team con servizi specifici 507i “SIC” - area sicurezza 82Comunicazione e media 53Area eventi 51Capi OT impegnati nei laboratori 51Vettovagliamento con formazione HACCP 41Anticendio 40Capi Gruppo 32gli “IT” - computer e reti 31Sanità 28Specializzazioni 24Comunità Grandi Costruzioni Kinderheim 14Staff area servizio 13Segreteria e tesoreria 13Area trasporti 11Mulettisti 10Settore internazionale 7Radioamatori 6 I LIGURI A SAN ROSSORE presenti 54femmine 30maschi 24capi con servizi specifici 26

One Team in cifre

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Orgoglio, curiosità, stupore e anche un po’ di paura, perché i grandi sono padroni del proprio destino. Partiamo dal tempo, leitmotif di questo numero di SIL, per iniziare a capire con la giusta umiltà cosa ci sta succedendo.

Il tempo dell’abitare le domande in AGESCI in questi anni è stato un buon modo di mettersi in ascolto, in cammino, attraverso alcuni interrogativi difficili da mettere a tacere con una risposta che non fosse vissuta e meditata.Ma è stato anche il tempo lungo di chi rischia di fermarsi, di un cammino che rischia di ribattere sugli stessi luoghi, per paura di trovarsi su una strada senza possibilità di tornare indietro (One way). Il brivido di affrontare un passo di montagna allontanandosi dal rifugio.

Il tempo della grande orchestra dell’Associazione è stato messo in discussione da una giovane e sguaiata sezione ritmica, proprio come i Bamboo, che si sono esibiti a San Rossore suonando pentole, secchi e chitarrine giocattolo (https://www.youtube.com/watch?v=1npougfS2zg).

When I was a childI caught a fleeting glimpse

Out of the corner of my eye.I turned to look but it was goneI cannot put my finger on it now

The child is grown,The dream is gone.

I have become comfortably numb

[Pink Floyd]

Non proprio. Il bambino che è in noi sì, è cresciuto, ma il sogno non è ancora perduto.

Ricorda che solo chi sogna può volare ci dice infatti Strade di Coraggio, la canzone ufficiale della Route Nazionale. La Route ha travolto lo scautismo italiano, ha spalancato i cuori. Trentamila ragazzi hanno cantato a squarciagola che È giunta l’ora di essere protagonisti del nostro tempo.

Penso sia come il giorno in cui ti accorgi che tuo figlio o tuo fratello è diventato grande.

A cura di Francesco Bavassano

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Dalla route nazionale allegro con brio

Il tempo della grande orchestra dell’Associazione è stato messo in discussioneda una giovane e sguaiata sezione ritmica

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Alle Scolte ed ai Rover durante l’anno passato e la Route Nazionale è stato chiesto:

Dove volete mettere il vostro coraggio? Chi volete essere?E la risposta è stata un tripudio di freschezza: la strada in mezzo ai pini marittimi invasa dai sorrisi, gli abbracci e i cori sui pompieri (il pompiere paura non ne ha!), la partecipazione attenta a Laboratori e Tavole Rotonde, le veglie, le testimonianze, le discussioni infervorate e impossibili da fermare, la voglia di stare insieme che proseguiva anche di notte, con buona pace dei capi.

Gli RYS hanno risposto eccome a queste domande! Alcune di queste sono le stesse che l’associazione sta abitando. Domande Okkupate viene da chiamarle... ma siamo forse sepolti in casa?L’immediatezza della comunicazione odierna ha creato anche qualche problema: appena tornati da San Rossore ragazzi e capi si sono riversati sui social network e sui blog, liberando naturalmente il carico di emozioni vissute. Giornalisti e simili si sono aggirati per questa mega-festa, non tutti con spirito di servizio alla Verità. La Carta del Coraggio è stata scannerizzata, pubblicata, sezionata, giudicata ed interpretata spesso con scopi ideologici, lontani dalla voglia di libertà e responsabilità che trasuda dal testo.

Così, mentre decine di migliaia di ragazzi continuavano a festeggiare, rivivere la Route, sognando ad occhi aperti il loro futuro, si sono consumate le prime schermaglie delle discussioni e lotte che potrebbero scuotere l’Associazione nei prossimi mesi. Così qualche RYS sosteneva che “abbiamo vinto contro la Chiesa e contro i vecchi capi bigotti” e qualche capo di quelli che praticano il possesso palla sistematico si affrettava a confinare la portata della Carta a un esperimento sbagliato, come a dire “state buoni ragazzi”.

L’Associazione ha comunicato (http://www.agesci.org/news.php?readmore=736) che la CdC verrà approfondita dalle varie comunità e presentata ufficialmente alle istituzioni locali più avanti, scelta fondata e ragionevole. Sarà responsabilità di ognuno di noi, in particolare di chi si occupa

Passato prossimo

di informazione, affrontare bene il processo di elaborazione delle conseguenze di un documento così importante e vivo.

Leggerlo, nella versione Scout Leaks o in quella ufficiale di fine Settembre (http://www.agesci.it/news.php?readmore=742), fa bene, scuote e mette una gran voglia di stare con i ragazzi, come capi, per aiutarli a realizzare il meglio di ciò che hanno scritto.

Il nostro tempo dovrà risuonare insieme al loro. La nostra lentezza a volte saggia, a volte stanca, a volte paurosa, a volte lungimirante, dovrà entrare in relazione con la loro immediatezza, a volte fresca e nuova, a volte massificata e superficiale, a volte confusa, a volte protesa con coraggio verso il futuro.

E mentre riceviamo una bella scossa, veniamo defibrillati, dai nostri fratelli minori che ci dicono: Ecco le nostre risposte, i nostri impegni, le nostre prese di posizione, cosa ne dite?Noi dobbiamo cogliere la palla al balzo, raccogliere l’entusiasmo della branca RYS e farlo nostro.

Siamo forse troppo stanchi per guardare il mondo con gli stessi occhi dei trentamila? Troppo a cui pensare? Siamo forse diventati insensibili, comfortably numb?Studio, lavoro, le unità da portare avanti? Chi ci impedisce di partecipare più attivamente alle nostre assemblee, vivificare i nostri incontri in Co.Ca. in zona ed in regione? Essere, da Cristiani, interpreti innovativi della cittadinanza attiva nel quartiere, nella città, nel Paese.

C’è un freno alla nostra voglia di spaccare servire il mondo? I sogni della nostra Partenza sono annacquati?

I ragazzi nella prima pagina della Carta del Coraggio sanno anche dire: “Riconquistiamo la lentezza, ovvero osservazione e riflessione”.E se noi scrivessimo nei nostri Progetti del Capo: “Riconquistiamo la gioia di servire, il ritmo e la fantasia nel progettare”?

Allegri, con brio.

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Non so perché ci sto pensando proprio adesso ma chissene, ho appena realizzato che solo il campo rimane da vivere e dopo il reparto non sarà più parte del mio quotidiano. Al ritorno da questo bivacco dopo un sacco di nuove e vecchie amicizie capisco che per me sono finiti gli anni delle tendate notturne, dei giri a vuoto per parlare senza fare le-gna, dei discorsi stupidi durante le messe e di tutte le volte che mi sono lamentato di noi scout per cose stupide che sono irrilevanti nel nostro percorso ma che hanno comunque lasciato un segno.

Penso che solo nella grande famiglia scout succeda che in pochissimi giorni una persona qualunque possa formare legami e stringere amicizia con persone mai viste prima che però condividono con noi qualcosa...

Passato prossimo

Sono contento di aver trascorso momenti speciali con tutti praticamente in Liguria e voglio chiudere con un consiglio; quando i capi magari vi dico-no: godetevela perché è breve, sappiate cogliere l’attimo, lanciatevi in tutto ciò che fate, ascoltateli, perché hanno dannatamente ragione e hanno capito che non si torna indietro, ma allo stesso modo sanno che andando avanti molte emozioni ci saranno anche se sotto forme diverse e che nel vivere il percorso scout noi e come se realmente camminassimo su di un sentiero e quindi non c’è molto spazio per chi si ferma e di certo non c’è tempo, per questo tutti dobbiamo arrivare e andarcene, prima o poi, senza essere avidi di tutto questo e godendoci il tempo che ci viene concesso con le meravigliose persone che il mondo scout ci regala. Pensando a voi, buonanotte.

L’onda degli eventiLettera di una capo Sq dopo i Guidoncini Verdi

Passato prossimo

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Alla vigilia della stesura del nuovo Progetto Regio-nale, può essere utile chiedersi cosa significhi avere un documento di questo genere.Lo stile consolidato dell’AGESCI è quello di lavorare per progetti, ma questo non ci deve far dimenticare che vi sono diversi piani di progettazione.Per fare subito chiarezza da questo punto di vista, occorre ricordare che l’unico progetto che si occupa direttamente di educazione è il Progetto Educativo, perché è il solo che si radica nell’ambiente in cui il Gruppo opera, tiene conto delle forze dei capi e della realtà dei ragazzi e pone mete educative.Questo non toglie dignità agli altri progetti, ma ci aiuta ad inquadrarli in un’ottica corretta e quindi a riscoprirne il giusto valore: il Progetto di Zona ed il Progetto Regionale hanno la loro ragione di essere unicamente quali sostegno a livelli diversi del Progetto Educativo e sono funzionali ad aiutare le Comunità Capi nel loro impegno educativo.Nello specifico, il Progetto Regionale ha grande im-portanza perché è un progetto al servizio delle Zone e dei Capi e cura il collegamento con il livello Na-zionale. Tale funzione si sviluppa secondo i seguenti compiti:• fornisce supporti importanti alle necessità forma-

tive e di crescita metodologica dei capi secondo le esigenze espresse. Cerca cioè di fornire occa-sioni per riflettere in itinere sulla figura dell’edu-catore, uomo/donna che vive il suo tempo e sulle sue competenze metodologiche

• rappresenta l’ingranaggio fondamentale che permette di declinare le linee di tendenza del livello Nazionale con la realtà delle zone, garan-tendo in questo modo il nostro essere Associa-zione e la fedeltà allo scoutismo. Tale ingranaggio va utilizzato come collegamento dal Nazionale alla base e, viceversa, raccogliendo le esigenze di tutta l’Associazione per esprimerle a livello Cen-trale

• supporta le zone nei loro compiti e progetti.

Dunque non è un progetto che ha specifici obbiettivi educativi, ma punta a rispondere alle necessità delle Zone, delle Comunità Capi, e alla fine dei capi stessi.Possiamo, allora, farlo diventare uno strumento vera-mente utile, nella misura in cui inseriamo in esso le richieste che nascono dalle nostre esigenze. Pertanto esso funzionerà se ogni Comunità Capi vorrà fornire il proprio contributo nella sua elaborazione, indican-do le necessità che ritiene prioritarie. In questo modo tale progetto non sarà più vissuto come “un peso con ulteriori cose da fare”, ma sarà riconosciuto nella sua vera valenza: essere un aiuto concreto ai capi. Infine ricordiamoci che se chiediamo ed otteniamo occasioni concrete per crescere come educatori, sia-mo chiamati a utilizzarle e viverle in completezza ed è nostro interesse farlo.Dunque Buona Strada a tutti per questa nuova av-ventura condivisa!

Futuro sempliceA cura di Diletta Stroppiana

Sulla strada verso il Progetto RegionaleUn contributo per comprendere che cos’è questo documento

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non sono più rinnovabili.Ricordiamo quindi i ruoli “vacanti:

Incarichi con elezione- Incaricato Maschile al Coordinamento

Metodologico (fa parte del Comitato Regionale)

- Incaricata Femminile alla Formazione capi (fa parte del Comitato Regionale)

- Incaricato Maschile alla branca EG- Incaricato Maschile alla branca RS- n. 2 Consiglieri Generali

Incarichi su nomina- Incaricati Femminile e Maschile al Settore

internazionale - Incaricati Femminile e Maschile al Settore

Nautico- Incaricati Femminile e Maschile al Settore

Pace, Nonviolenza e Solidarietà

Fatevi avanti!

Di seguito, raccogliamo alcune testimonianze dirette di ex incaricati, per capire meglio in cosa consistono questi ruoli.

Laura Craviotto, ex Incaricata al Coordinamento MetodologicoAncora una volta l’AGESCI rivisita e ridefinisce la figura dell’incaricato al coordinamento metodologico. Da semplice coordinatore assume dignità di stimolatore, facilitatore e individuatore di istanze educative; diventa cioè persona funzionale alla globalità dell’offerta educativa.

Ogni anno, all’Assemblea Regionale i capi della Liguria vengono chiamati a esprimere il loro voto sui candidati a diversi ruoli a livello regionale (Responsabili Regionali, Incaricati alla Formazione, Incaricato al Coordinamento Metodologico, Incaricati alla Formazione Capi, Incaricati alle Branche LC, EG, RS, Incaricati all’Organizzazione, Consiglieri Generali). In occasione dell’Assemblea vengono anche ufficializzate le nomine di alcuni altri incarichi, sempre a livello regionale, per cui il regolamento della nostra Associazione non prevede il voto ma una nomina da parte del Comitato (Incaricati ai settori Internazionale, Pace Nonviolenza Solidarietà, Protezione Civile, Foulard Blancs, Nautici).

Come votato in Assemblea a novembre 2013, la prossima Assemblea Regionale si terrà a primavera 2015. Questo ci consente di avere un po’ più di tempo per pensare ai ruoli “vacanti” e interrogarci nelle nostre Co.Ca. se ci sono capi che hanno disponibilità e voglia di mettersi in gioco in questi incarichi che sembrano così lontani dalla quotidianità del servizio scout ma che non lo sono poi così tanto.

Se qualcuno si fa avanti, è bello che sia la comunità capi stessa a presentarlo, proprio per dare il senso di un servizio che, seppur a un “livello” diverso, nasce e ha senso se è radicato nella realtà dei gruppi per i quali questi altri “livelli” sono e devono essere di supporto.

Ricordiamo che per potersi presentare per uno di questi ruoli, è necessario aver completato l’iter formativo. Gli incarichi hanno una durata di 4 anni con possibile rinnovo per altri 2, dopo i quali

Futuro semplice

AAA cercasiUn piccolo vademecum sui ruoli vacanti a livello regionali cui i capi della Liguriasaranno chiamati a esprimere il loro voto alla prossima Assemblea Regionale

A cura di Emanuela Ratto

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Ragionando fra di noi ci accorgemmo che serviva qualcosa di più, o meglio, qualcosa di più efficiente e chiaro perchè potessimo essere più efficaci. Incominciammo ad incontrare i Capi Campo e con loro a rivedere le modalità degli eventi cercando di uniformare l’uniformabile e valorizzare le caratteristiche uniche di ciascun evento.

Organizzammo incontri di formazione per i Formatori (RTT), per confrontarci sugli obiettivi e gli aspetti tecnici e pratici di un campo scuola al fine di poter offrire un servizio sempre più vicino alle realtá dei gruppi e delle Zone. Convinti dell’importanza, della ricchezza e della bellezza di mettersi al servizio dell’ Associazione svolgendo anche il ruolo di Capo Formatore, cercammo di aiutare i Capi ad entrare in FoCa cercando le disponibilità di chi aveva voglia di giocarsi in un modo diverso.

Ci aprimmo maggiormente alle altre regioni incontrando gli incaricati alla FoCa di Lombardia, Val d’Aosta e Piemonte per riuscire a creare momenti formativi allargati e per cercare insieme le modalità più efficienti per offrire ai Capi delle nostre regioni una proposta formativa utile, che rispondesse alle loro reali esigenze.In quei tempi nacque il CFT e cercammo di dare un ordine ad un qualcosa che pareva essere un evento con un buon futuro ma che veniva alla luce in maniera piuttosto confusa.Per fare tutto questo creammo un documento che condividemmo con le Zone ed i Gruppi attraverso il quale si chiarivano le modalità operative della FoCa in modo che tutto fosse più chiaro per tutti (almeno questo era il nostro intento).

Tutti questi momenti erano perfettamente inseriti all’interno della vita del Comitato, fatta di incontri con le Zone e i Gruppi, di conti e riconti su Vara, Scoiattolo, banche ecc, ma anche e soprattutto di convegni ed incontri formativi che arricchivano i partecipanti ma anche chi li organizzava.Se ora, dopo alcuni anni ci chiedete se è stato pesante vi diciamo di no, se è stato impegnativo? sí.

È una definizione tecnica che spiega poco il ruolo effettivo e nel concreto dell’ICMR, definizione nebulosa come tale era quando ancora era denominato IMIE. Quando sono stata eletta, non ero consapevole di quali sarebbero stati i miei compiti, mi avevano spiegato che era un ruolo un po’ da “inventare”.

Nel corso degli anni di servizio, lavorando sodo e a piccoli passi è emerso in me il significato profondo del ruolo che ricoprivo. Riccardo D’Andrea lo aveva stigmatizzato in una definizione semplice: lavorare “CON”. Lavorare CON i settori per indurli a dialogare con le branche e avvicinandoli così ai ragazzi, CON le branche stesse per custodire insieme la Progressione Personale Unitaria, CON i protagonisti dei vari protocolli (il MASCI con cui occorreva maturare la collaborazione, l’ASSOCIAZIONE CASTORINI per ridare dignità ai piccoli),CON tutti i capi attraverso convegni che li coinvolgessero.

L’essenza del ruolo dell’ ICMR, non ho dubbi, deve essere un ruolo di relazioni, da coltivare con pazienza e passione per tessere insieme la rete dell’educazione: Solo i legami e la collaborazione (e non il procedere lungo tante strade parallele)danno buoni frutti educativi.

Chiara Pincin e Francesco Travo, ex Incaricati alla Fo.Ca.La FoCa per noi…Quest’anno, in previsione dell’Assemblea Regionale, Il Comitato Regionale ci ha chiesto di raccontare cosa vuol dire fare l’Incaricato Regionale alla Formazione Capi, uhmmm la cosa non è semplice.Visto da fuori si pensa che si tratti principalmente di organizzare i campi scuola, poi però prendi lo Statuto, il Regolamento AGESCI, successivamente parli con i Responsabili Regionali, poi con quelli nazionali, poi con i Capi Formatori e ti rendi conto che forse c’è qualcosa in più.Questo, è quanto è successo a noi due, Chiara e Francesco, Incaricati Regionali alla FoCa dal 2005 al 2009.

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Magda Di Domenico, ex Incaricata RS“Un paio di telefonate e in quattro e quattr’otto...”F. “Ciao Magda, sono Filippo, il responsabile regionale”M.”.....”F. “Magda? Mi senti? Ci sei?...sono Filippo degli Scout, il responsabile regionale”M. “Ah sì, ciao Filippo!”F. “Ascolta, vorremmo chiederti se sei interessata a candidarti come incaricata alla branca RS...che ne dici?”M. “Io???”Più o meno l’inizio del mio mandato è andato così: una telefonata per conoscere la mia disponibilità a svolgere un servizio di cui a mala pena sapevo lo scopo. A questa sono susseguite un paio di altre telefonate, un bel confronto con chi di strutture ne sapeva e ne sa più di me ed ecco che in quattro e quattr’otto mi sono ritrovata eletta.Incaricata Regionale alla Branca RS...wow! (o “belin” per i più sofisti)Ammetto che appena scesa dal palco a fine assemblea ho pensato: “Adesso sono fregata!”...mi è bastato il primo comitato allargato alle branche per rimangiarmi quel pensiero: l’accoglienza che ho vissuto in regione e poi a livello nazionale è stata davvero È stata un’esperienza estremamente arricchente sotto molti punto di vista: personale, di crescita come capo, di relazioni, di savoir faire, di diplomazia, di strutture gerarchiche...un vero e proprio “grande gioco”. Il mandato è volato, almeno per me: ho impiegato qualche anno prima di riuscire ad associare visi a nomi, zone e gruppi e a sentirmi adeguata all’incarico che mi era stato affidato. Se mi chiedessero: “Perché lo hai fatto?”Risponderei: “Beh perché mi sono buttata”, in realtà il mio non è stato proprio un salto nel vuoto, visto che accanto a me c’è sempre stato un solido compagno di strada ( e di vita prima di tutto!)Se poi mi chiedessero: “Consiglieresti questo servizio?” Risponderei: “Certamente sì. È un servizio stimolante che spinge a interrogarsi

Se ci chiedete se quei tempi vi mancano, vi rispondiamo all’unisono di si, e molto.L’incontro con le persone è entusiasmante ed arricchente e noi siamo stati fortunati, perchè le persone che sono state con noi in Comitato e quelle che abbiamo incontrato come Capi Formatori sono stati tutti persone significative per il nostro cammino e ci hanno arricchito a dismisura.Tutto questo è tanto? forse si, ma come sappiamo tutti quando ci mettiamo passione gli incastri nel tempo si trovano e la soddisfazione è parecchia. Soprattutto c’è il piacere di sapere di aver fatto qualcosa di buono per tanti (i nostri Formatori) che faranno tantissimo per altri ancora (i nostri Capi) che faranno supertantissimo per altri (i nostri ragazzi). allora che aspettate, le candidature per gli incaricati alla FoCa sono aperte. Datevi da fare.

Marco Garré, ex Incaricato alla branca EGIl ruolo dell’Incaricato Regionale della Branca EG secondo me si riassume come la voce della Branca nel Comitato Regionale. Durante la riunione mensile con gli IABZ e durante gli eventi per ragazzi (Campi di Competenza, Campi di Specialità e Guidoncini Verdi) l’Incaricato riesce a creare un quadro abbastanza completo dei bisogni dei Capi Reparto e dei ragazzi della regione. Partendo da questo, può elaborarecon il Comitato progetti e proposte, per facilitare il servizio ai capi e la comprensione della proposta scout ai ragazzi.Durante le riunioni mensili di Pattuglia ci si confronta su quello che accade nelle zone, creando rete. Si discute di metodo e di strumenti, per imparare a comprenderli al meglio e monitorarne l’efficacia. Gli Incaricati porteranno poi ai livelli superiori le idee maturate, che saranno seme di quello che diventerà la Branca EG nel futuro.

Questo servizio, che ho imparato a svolgere semplicemente svolgendolo, è stata un’avventura stupenda, ricca di relazioni significative e di divertimento!

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Davide Sobrero, ex Consigliere GeneraleIl Consigliere Generale è un Capo eletto dalla Regione per far parte del Consiglio Generale, il principale organo di esercizio della democrazia associativa che discute e indirizza le scelte di politica associativa e le elaborazioni pedagogiche del metodo. Inoltre, il Consigliere Generale partecipa al Consiglio Regionale ed al Consiglio di Zona.Questo servizio mi ha consentito di approfondire il modo in cui l’associazione cambia e migliora nel tempo e mi ha lasciato la consapevolezza che siamo una associazione unita, pur nelle differenze di idee e di modi di vivere lo scoutismo.

Francesco Gamberoni, ex Incaricato al Settore Internazionale“Sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout” dice la legge scoutLa fratellanza scout non conosce confini, differenze linguistiche, religiose o sociali.L’incontro con “l’altro” aiuta a conoscerlo a valutare le situazioni da altri punti di vista e a riconoscere se stessi, le proprie radici e il valore delle proprie scelte.

L’azione del settore internazionale affonda le proprie radici proprio in quest’idea anche se troppo spesso viene confuso con le sole attività da farsi con scout stranieri (penso al Jamboree, ai penfriends scout, allo Jota Joti ecc).L’azione del Settore a livello regionale si apre a tutte le branche e anche ai Capi per dare supporto a chi manifesta maggiore sensibilità a questo tema e per fare cultura ad ogni livello. Alla tradizionale presenza del Settore nelle Botteghe RS o alla organizzazione dello JOTA JOTI si affiancano attività di formazione e coordinamento con gli altri Settori regionali e con le attività del Settore a livello nazionale.L’incaricato al Settore Internazionale avrà inoltre il compito di ricostituire una pattuglia con cui coordinare la propria attività.

continuamente, a mettere da parte le proprie posizioni per meglio confrontarsi con altri capi che come te hanno scelto con passione di mettere le proprie capacità e competenze a servizio degli altri.”

E se, infine, mi chiedessero: “Ma cosa fa in concreto lo IABR RS?”Risponderei: “Allora...un IABR RS:• Incontra capi clan, maestri dei novizi, IABZ,

comitato, zone di branca, rover/scolte, capi gruppo, incaricati regionali e nazionali

• Ascolta• Bada a non esprimere la propria opinione ma

a farsi voce dell’intera Regione• Rappresenta tutti i Rover e le Scolte della sua

regioneI “mandati istituzionali” come la rielaborazione metodologica, l’analisi dei bisogni educativi dei ragazzi in età RS, la formazione metodologica dei capi, il coordinamento e la supervisione degli eventi RS, sono forse la parte più arricchente che permette di alzare il livello, incontrare e conoscere nuove realtà. Conclusa la mia esperienza e paragonandola con il “meglio” che si possa offrire, credo che un buon incaricato alla branca RS, abbia bisogno di alcune caratteristiche: prima fra tutte l’esperienza maturata in branca: un bel po’ di strada fatta con i piedi, sudando e scontrandosi con i propri limiti; conoscenza e dimestichezza delle strutture associative; un pensiero in continuo movimento per rielaborare; uno zaino pieno di umiltà per non sentirsi padrone assoluto del metodo; saper comunicare, nel senso più ampio che può avere questa parola (non solo ascoltare, ma anche osservare, saper porre le giuste domande, saper fare opportune osservazioni senza rischiare di ferire la sensibilità dell’interlocutore...)L’agenda di un IABR è ricca di impegni, ma come in tutti i servizi, se è la passione e la convinzione a spingere, allora nessuna agenda, per quanto ricca di appuntamenti, può sembrare irraggiungibile o pesante!Buona StradaMagda

Futuro semplice

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Ti convincerai presto dell’enorme potenziale educativo insito nelle attività nautiche: un mix esplosivo di avventura, competenza, autonomia, senso del limite, natura che tira fuori l’entusiasmo e il protagonismo dei nostri ragazzi ....e allora molla gli ormeggi e avanti tutta a vele spiegate!Buona Rotta!

Incaricati Maschile e Femminile al Settore Pace Nonviolenza SolidarietàIl settore Pace, Nonviolenza e Solidarietà (PNS) è il settore che si occupa di sensibilizzare gli associati sui temi della pace, della non violenza, della legalità e della giustizia sociale. In Liguria il settore collabora con l’associazione Libera sui temi della legalità, coordina il progetto “Cambuse critiche” , ha organizzato EPPPI sui temi della nonviolenza e partecipa all’organizzazione di eventi nazionali. Diventando parte attiva del settore PNS si possono sia portare le proprie competenze incrementando le potenzialità del settore, sia accrescere le proprie conoscenze e sui temi principe del settore.

Corrado Musso e Franca Passarino, ex Incaricati al Settore NauticoAAA Incaricati al Settore Nautico cercasiStai pensando al tuo futuro associativo e ti senti un “pesce fuor d’acqua”? Noi ti proponiamo un “mare” di opportunità! Hai mai pensato a fare l’Incaricato al Settore Nautico? Non devi essere un “lupo di mare” ma aver voglia di salpare l’ancora e abbandonare la terraferma.Chiederai, ma cosa fa l’ Incaricato al Settore Nautico? In sinergia con le branche e supportato da tutta la Pattuglia Nautica, promuove l’ambiente educativo “acqua” in tutte le sue forme proponendo attività per i ragazzi, coordinando le unità nautiche presenti in Liguria e supportando chiunque voglia sperimentare con la propria unità il mare, il lago, il fiume, la spiaggia e la pozzanghera!La cosa che ci è piaciuta di più del nostro servizio e che ti invitiamo a sperimentare è offrire ai ragazzi “altre” possibilità di crescita, ne migliori ne peggiori, semplicemente diverse!

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Ma perché ogni anno questa storia delle relazioni?La regione è al servizio dei ragazzi e dei capi. E proprio voi capi, in assemblea regionale, ci avete detto di fare alcune cose nel corso dell’anno (avete votato un programma, alcune mozioni e raccomandazioni).E dunque, ora che l’anno è terminato, eccoci qui a presentare a voi la nostra verifica di quanto fatto, come il pischello all’esame di maturità. Promossi o bocciati? :-)

Le relazioni più lunghe e articolate sono state qui riassunte per agevolarne una prima lettura. Tutti i testi completi sono consultabili sul sito www.liguria.agesci.it

Futuro sempliceSpeciale relazioniannuali

Relazione Responsabiliregionali 2013-2014Un contributo per comprendere che cos’è questo documento

con la Comunità Capi e della partecipazione in Assemblea Regionale sono stati tasselli di questa strada, parallela ai percorsi di protagonismo legati alla Route Nazionale.Da questa partecipazione sono nate molte riflessioni anche sul nostro percorso di capi: ci piace segnalare il valore della nostra testimonianza e dello stile scout (o poco scout) con cui viviamo i momenti di democrazia associativa.Il 2014 è stato l’anno di verifica del Progetto Regionale. Abbiamo cercato una modalità che permettesse ad ogni capo di far sentire la propria voce: in questo modo il nuovo progetto sarà sempre più al servizio delle esigenze di tutti, per tracciare le linee dell’associazione che vogliamo lasciare agli attuali lupetti.Non sono poi mancati i contatti con “il resto de mondo”: ad esempio il protocollo d’intesa col CAI come anche i contatti con la diocesi di Genova e con la pastorale giovanile ai vari livelli regionali, con la prospettiva urgente di una maggiore organicità.Per concludere ci preme segnalare un’ultima sfida che riguarda la nostra associazione: la “sostenibilità” delle strutture, la ricerca di equilibri nuovi perché ogni capo possa dire la sua e per aumentare la qualità degli spazi di confronto e formazione.Vorremmo coinvolgere più persone in ciò che si fa in regione, non per “tappare dei buchi” ma perché crediamo che il lavoro di staff sia sempre una ricchezza e che esistano modalità per cui anche chi non ha molto tempo possa dare un contributo.Ed ora, buona lettura delle relazioni che seguono!

A due mesi dalla Route Nazionale siamo ritornati nel parco che l’ha ospitata per il primo Consiglio Nazionale del nuovo anno. Ci è sembrato significativo concludere proprio da qui, seduti su uno dei prati su cui sorgevano le tende dei ragazzi, la nostra introduzione alle relazioni del Comitato Regionale, delle Branche e dei Settori.

2014, anno del coraggio.Anno che ha avuto una partenza col botto: circa 130 capi liguri che hanno partecipato al Convegno Fede nazionale! Questa partecipazione è stata una bellissima sorpresa e ci ha parlato ancora una volta di una regione vitale che vuole crescere nel servizio.Oltre 100 anni fa B-P diceva “ask the boy”, in AGESCI quest’anno lo abbiamo messo in pratica coinvolgendo 30.000 ragazzi che hanno percorso strade, delineato la società che vedono e che vogliono costruire, in un percorso democratico che ha portato alla Carta del Coraggio. Un documento scritto dai giovani di un’associazione giovanile, che interroga noi capi, ci chiede di affrontare temi scomodi e prendere posizione. Questo percorso parla a noi capi liguri di partecipazione. Parla di tantissimi RS presenti al Forum, in proporzione più dei capi alle Assemblee... e con un altissimo livello di silenzio e attenzione!Sempre sul tema RS, è maturata pian piano negli scorsi anni l’idea di un percorso di maggiore loro coinvolgimento nei processi decisionali, memori delle positive esperienze precedenti (come la marcia di Libera e la pattuglia ALL): la proposta del confronto

A cura di Gianvittorio BattagliaLaura Quaini e don Stelio Spanò

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Relazione Formazione Capi 2013-2014

D’altro canto notiamo che il numero di campi realizzati è comunque sufficiente a soddisfare gran parte dei bisogni formativi dei capi della nostra regione.

Discorso simile si può fare per i CFT. Durante l’anno sono stati infatti realizzati quattro CFT, che sono stati sufficienti a garantire ai tirocinanti liguri l’esperienza formativa, arricchita, come verificato ampiamente dagli staff, da un interscambio di esperienze dei capi formatori; particolare cura è stata data nel riorganizzare gli staff mantenendo le realtà territoriali il più vicino possibile per non perdere una delle specificità del Campo.

Riguardo la collaborazione con le branche, i formatori RS sono stati convolti fattivamente nella preparazione e realizzazione della Route Nazionale, quelli EG nella realizzazione degli eventi regionali di branca e con gli LC si è lavorato proficuamente sulle proposte di modifica del Regolamento Metodologico.Senza dimenticare, seppure con fatica e un po’ a rilento, che si sono imbastiti i lavori di preparazione dell’ATT.

Infine si è ormai consolidata la collaborazione con la Fo.Ca. piemontese e lombarda nella realizzazione del CAM di area nord-ovest che si è nuovamente svolto presso la nostra Base di Vara, accogliendo capi LC, EG ed RS.

Durante l’anno appena trascorso la Formazione Capi, oltre a svolgere i consueti compiti istituzionali, si è concentrata sulla verifica del Progetto Regionale in scadenza e sul percorso per la realizzazione del Progetto futuro che accompagnerà i gruppi liguri per i prossimi anni.

Come gli altri organi dell’associazione siamo stati poi impegnati nell’organizzazione e nella realizzazione della Route Nazionale.

Durante quest’anno pieno di impegni è stato ancora più difficile per i nostri formatori, che sono sempre capi in servizio come quadri o come capi in unità, dedicare il tempo per la realizzazione di eventi formativi.Seppur con fatica siamo comunque riusciti a aprire due Campi di Formazione Metodologica per capi LC, uno per capi EG e uno per capi RS.Rimane la difficoltà di reperire nuove forze da inserire negli staff degli eventi di formazione; questa difficoltà rispecchia una realtà ormai conclamata della nostra associazione per la quale la permanenza in Comunità Capi è sempre di più breve durata, sono sempre meno quindi i capi che riescono a maturare un’esperienza significativa che possa consentire loro di avere i requisiti per potersi giocare nel ruolo di formatore.

Speciale relazioniannualiA cura di Elio Li Calsi e Marta Cavallo

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Relazione Incaricati al coordinamento metodologico 2013-2014

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Una riflessione particolare va fatta sul tema dei settori. In questo periodo storico quasi tutti i settori sono in sofferenza in quanto non si riesce a trovare persone disponibili a ricoprire i ruoli di incaricati, nonostante l’impegno medio richiesto non sia elevatissimo. Nonostante questa difficoltà, i settori rimangono ambiti vivi, dove il supporto all’azione educativa delle branche con eventi per capi e ragazzi e iniziative specifiche sono sempre significativi. In questo contesto si è riusciti anche quest’anno a mettere in pista il progetto Cambuse Critiche che ha dato la possibilità ai gruppi interessati di accedere al consumo critico per i campi e le route ospitanti. Sul fronte delle relazioni con Libera è stato realizzata un’intesa che ha significato l’ingresso di AGESCI Liguria in Libera Liguria.

Questa “vitalità” delle persone che supportano i settori ci spinge a continuare a ricercare persone disponibili ed interessate che possano mettersi a disposizione nel ruolo di incaricati: ruolo fondamentale per coordinare queste attività, in sinergia con e a supporto delle branche e per tenere al passo la nostra regione con quanto bolle nel pentolone nazionale... chi ci dà una mano??

L’anno 2014 ci ha visto col fiato sospeso, ma al tempo stesso pronti a dare il nostro supporto, in attesa e nella preparazione della Route Nazionale. Non sono mancati i consueti appuntamenti come la Luce della Pace e la collaborazione con il MASCI per individuare aree di incontro e collaborazione (come ad esempio l’evento Ora et Labora, aperto anche quest’anno oltre agli RS anche alle comunità MASCI).

Abbiamo iniziato una riflessione su tematiche educative e trasversali che stanno prendendo piede a livello nazionale e che vorremmo portassero riflessioni e contributi anche nella nostra regione. Anche se il necessario supporto ai grandi eventi (Èvento EG e Route Nazionale) non ha consentito di fare passi concreti, abbiamo aperto un tavolo con le branche e la Formazione Capi sul quale sono finite tematiche quali le età di passaggio e l’accoglienza interculturale e interreligiosa. Si tratta di temi che a livello nazionale sono oggetto di studi che mostrano come siano necessarie riflessioni significative sulla nostra proposta educativa. L’auspicio per il prossimo anno è quello di portare avanti questa attività, “producendo pensiero” ed estendendo la nostra riflessione a tutti i capi magari attraverso qualche canale di comunicazione.

Speciale relazioniannualiA cura di Carlotta Costae Alessandro Denicolai

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Relazione Incaricati all’organizzazione2013-2014

a te, lettore e quindi capo ligure, per avere delle informazioni non lo fa a soli fini statistici ma perché è al tuo servizio e vorremmo fare del nostro meglio per esserti utile. Quando tu scrivi alla regione tu sei 1, noi siamo 2 (+1 in segreteria), ma tutta la Liguria fa 7000 censiti e abbiamo a volte un po’ di posta da smaltire :-)

LABORIOSI & ECONOMI

Durante tutto l’anno scorso è stato gestito un lungo procedimento, richiesto obbligatoriamente da Regione Liguria, che ha portato AGESCI Liguria ad uscire dalle Organizzazioni di Volontariato per confluire nel registro delle Associazioni di Promozione Sociale.Ciò comporterà una drastica diminuzione dei vari contributi che arrivavano dal CeLiVo e, siccome crediamo che “prevenire è meglio che curare”, cercheremo da subito di attuare una politica di risparmio. Desideriamo inoltre invitare tutti ad avere una maggiore cura di ciò che abbiamo e dei beni comuni: un modo per fare educazione facendo organizzazione!

Abbiamo scritto tutta la relazione usando il “noi”, scelta voluta fortemente da... entrambi i componenti dell’Area Organizzazione e cioè noi due incaricati.Continueremo a lavorare per trovare nuovi collaboratori ma intanto desideriamo ringraziare le 5 persone che hanno risposto alla nostra richiesta di aiuto per il bivacco del 29/30 giugno a Vara e la dozzina di capi che ci hanno permesso di gestire nel migliore dei modi gli Stop&Go della Route Nazionale, tra cui uno in particolare: grazie Stefano!

Nell’anno appena concluso l’Area Organizzazione, oltre a gestire le attività ordinarie (contabilità, gestione della Base regionale, newsletter... ), ha curato molte attività “straordinarie” che hanno caratterizzato la vita dell’Associazione: Convegno Fede e Route Nazionale, per esempio, hanno richiesto molte energie e molto tempo, sottraendo probabilmente risorse ad altri nostri compiti istituzionali. Tra gli altri obiettivi che ci eravamo posti per l’anno passato in particolare ne avevamo a cuore due: far crescere di numero l’Area Organizzazione e puntare ad una comunicazione di qualità con i capi: mancato! (solo in parte, crediamo).Avremmo voluto fare di più, cercare di porci più all’ascolto dei capi, far capire meglio il senso del nostro ruolo, fare più educazione e meno organizzazione... ma spesso le “emergenze” quotidiane ci hanno fatto deviare dai nostri propositi.

Nonostante ciò la nostra attività al servizio della regione ha necessariamente richiesto una forte attività di relazione che ci ha permesso di evidenziare alcune aree di miglioramento.

RESPONSABILITÀ & CONDIVISIONE

La gestione della Base di Vara è l’esempio per eccellenza data la sua tangibilità: quanto tempo e quanto denaro avremmo potuto risparmiare e destinare ad altre attività con una maggiore attenzione e sensibilità da parte di tutti riguardo la cura dei beni comuni? Invece come ogni anno ci siamo trovati ad affrontare situazioni e danni imprevisti, supportati come sempre dalla Pattuglia Vara che non ringrazieremo mai abbastanza! Un altro esempio per tutti: quando la regione scrive

Speciale relazioniannualiA cura di Valentina Ursinoe Francesco Gamberoni

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Relazione branca LC 2013-2014

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La pattuglia come luogo di rielaborazione metodologicaIl 2014 ha visto la pattuglia regionale ligure collaborare alla riflessione metodologica che la Pattuglia Nazionale sta portando avanti dal 2005: 1) Progressione Personale in branca LC; 2) modalità più efficaci perchè il gioco delle prede e degli impegni sia realmente nelle mani del bambino. L’obiettivo dei lavori di Pattuglia è stato quella di condensare idee e spunti di riflessione intorno a 5 idee chiave per il gioco delle prede e degli impegni: adesione, curiosità, negoziazione, protagonismo, comunità. Anche gli IABZ liguri hanno dunque contribuito alle modifiche al gioco delle prede e degli impegni che sta prendendo forma in vista del prossimo Consiglio Generale 2015.

Le Piccole Orme come luogo di crescita del bambino, del capo e dell’associazione.Siamo al termine del 2° anno del percorso che conduce i capi degli staff PO al servizio in questo evento regionale. Nuove modalità nella formazione degli staff; piccoli percorsi di formazione ad hoc per i capi “d’esperienza” e per le “new entry”; un invito a riflettere su come inserire la propria partecipazione all’evento nel proprio progetto del capo. Anche se le difficoltà sono varie, ci stiamo accorgendo di una crescente consapevolezza da parte dei capi LC. Nel concreto, abbiamo assistito ad una riduzione del numero di campi estivi 3, anziché 5, forse anche in relazione alle molte energie giustamente prestate dai capi liguri alla Route Nazionale. Questa situazione ci ha fatto optare per la creazione di 3 staff numerosi che potessero essere “incubatori” per il futuro sviluppo di nuove staff e con le giuste forze ed attenzioni verso i nostri LLCC.

A conclusione di questo anno desideriamo ricordare a tutti che gli incaricati alla branca non sono figure astratte e lontane, bensì persone reali a totale disposizione di Zone, Comunità Capi e singoli capi che sentano la necessità di dialogare, per sviluppare un pensiero educativo profondo, condiviso e reale, aderente all’ambiente nel quale il Signore ci ha chiamato a servire. Buona caccia!

Un altro anno scout è passato con tutto il suo carico di gioia, fatica e semplicità. Ora è fondamentale, che ci fermiamo un attimo a fare memoria di ciò che abbiamo lasciato dietro di noi. Solo così potremo progettare il futuro. La pattuglia al servizio degli IABZDue idee fondamentali ci hanno guidato nel momento in cui ci siamo trovati di fronte l’eterogeneo gruppo degli IABZ LC liguri; 1) ascolto ad ogni costo delle necessità degli IABZ. L’età media dei capi si sta abbassando a causa di un forte turnover all’interno delle Co.Ca., ma questa situazione non è limitante se permettiamo all’energia dei “giovani” di entrare in relazione con l’esperienza di vari capi “anziani” all’interno di spazi privilegiati quali la pattuglia regionale e gli staff Piccole Orme.2) fare le cose insieme al fine di cementare rapporti, rielaborare nozioni, scambiare opinioni e confrontare i propri stili; in poche parole, scoprire di non essere soli nel difficile tentativo di alimentare questo grande organismo che è l’AGESCI.

La pattuglia al servizio delle ZoneLa Pattuglia L/C ha utilizzato la maggior parte delle sue energie per adempiere al mandato ricevuto dai capi liguri presenti all’assemblea regionale del 2013: sviluppare il cantiere che avrebbe dovuto svolgersi presso la base scout di Vara Inferiore il 10-11 maggio 2014, cantiere nato solo e unicamente dagli stimoli provenienti dalle 9 zone a partire dal laboratorio preassembleare. È stato un lavoro lungo, faticoso e stimolante che ha portato IABZ e formatori L/C a condensare una mole enorme di spunti all’interno di un’esperienza che attende ancora di essere vissuta. Ora vorremmo riprovare a giocare e confrontarci sulla Parlata Nuova e la Progressione Personale con i capi liguri della branca!Ci siamo messi in cammino partecipando alle riunioni di 8 zone su 9; sono stati momenti arricchenti dove lo scambio è stato forte. Alla fine di un anno così intenso, il nostro pensiero è uno solo: anche se i problemi sono tanti, le zone sono vive e pensanti perché sono animate da persone vive e pensanti!

Speciale relazioniannualiA cura di Enrica Roccotiello e Marco Rossello

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Relazione branca EG 2013-2014

la Specialità di Squadriglia, alcuni fanno proposte cicliche ma tutti i capi ne ravvedono l’utilità e lo stimolo per i propri ragazzi/e, quando vi partecipano.I Campi di Competenza una realtà squisitamente Ligure, su cui vogliamo fare due considerazioni: la prima che sono eventi qualitativamente importanti; la seconda che spesso sono al centro di grossi sforzi organizzativi dovuti alla poca attenzione che i capi reparto dimostrano verso le “regole ” di tale evento.

In pattuglia si è visto un ottimo coinvolgimento di tutti gli IABZ, purtroppo abbiamo dedicato poco tempo alla formazione al ruolo di IABZ.Quest’anno siamo riusciti a coinvolgere con ottimi risultati la Formazione Capi EG che ha saputo giocarsi sia nella preparazione delle tematiche educative che nella presenza con i ragazzi. Il Pattuglino Eventi ha saputo svolgere un’ottima attività di programmazione e progettazione.Tutto ciò ha permesso di avvicinare la branca regionale EG sia ai ragazzi/e che ai capi, che hanno avuto la sensazione di un metodo declinato secondo le necessità della Regione e quindi dei singoli Reparti.

Un anno vissuto INSIEME ai capi reparto attraverso gli Eventi Regionali, che SONO il volano di una spirale evolutiva per la branca EG.

Gli eventi in numeri:• èVento… …di coraggio, sogni e responsabilità

- 66 Con.Ca., 314 EG in cammino nella Tappa della Responsabilità;

• Campi di Specialità – 21 campi con la partecipazione di 505 EG del primo e secondo anno;

• Guidoncini Verdi - 39 Squadriglie, 176 EG;• Campi di Competenza – 3 campi a Giugno, 61

EG e 3 campi a Settembre, 35 EG.

L’èVento è stato momento di confronto e crescita, dove la solida base del fare nuove amicizie e del divertimento ha permesso di trattare insieme agli EG argomenti educativamente importanti. A fine anno i capi hanno verificato che metà dei partecipanti hanno dimostrato di avere più consapevolezza del proprio ruolo, mentre tutti sono stati più attivi nella progettazione e nella realizzazione del campo estivo.Ci ha colpito un’attenta autocritica dei capi reparto: gli strumenti del metodo non funzionano perché principalmente sono i capi a conoscerli poco e quindi a non saperli usare nelle varie occasioni della vita di reparto e non a causa esclusiva dei ragazzi, scusa con cui spesso si giustificava il non riuscire a “fare reparto”.

I Campi di specialità, grazie alla continua crescita del numero di capi disponibili e dell’aumento della qualità delle attività proposte, si confermano per la loro importanza nel permettere alle varie esperienza di circolare tra tutti i reparti liguri.I Guidoncini Verdi, evento attesissimo dalle squadriglie per mostrare ad altri i frutti dei sogni e delle avventure vissute. Per i capi è un momento per vedere il pieno potenziale espresso dagli E/G e per toccare con mano la crescita nel sapersi progettare. Purtroppo non tutti i reparti propongono

Speciale relazioniannualiA cura di Barbara Cazzollae Michele Caviglia

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Relazione branca RS 2013-2014

Futuro semplice

Camminiamo Insieme). Il secondo momento si è svolto in concomitanza al Forum Regionale ed è stato focalizzato sul Protagonismo dei ragazzi ed è stato organizzato da Donatella Mela con la partecipazione di Anita Venturi, Don Nicolò Anselmi e il preside GianMaria Zavattaro.L’ultimo momento è avvenuto nelle diverse zone dove è stata dedicata una serata al tema “Comunità Educante”. La preparazione della serata ha coinvolto tutti i formatori RS. La novità di questo momento è stata quella di essere delle CFM (cene di formazione metodologica) e di iniziare con una bella cena preparata tutti insieme dai capi.Tutto questo percorso ha visto il suo culmine con la route nazionale. La Liguria ha visto la presenza di 23 route sparse su tutto il territorio regionale e la partecipazione di quasi tutti i gruppi (58 su 61).Al campo fisso 6 comunità RS hanno organizzato dei laboratori, 2 gruppi hanno organizzato la gestione di una tavola rotonda, capi ed esterni hanno contribuito alla realizzazione di una quindicina di laboratori.In parallelo si è continuato il lavoro sulle linee guida delle Botteghe. Quest’anno, purtroppo, le Botteghe non hanno riscosso il solito successo ed abbiamo dovuto chiudere quasi la metà degli eventi per mancanza di iscritti. È diminuito sia il numero di botteghe aperte, 12 contro le 18 dell’anno scorso che gli RS iscritti, circa 150 a fronte dei 220 dell’anno passato. Tuttavia, tutti gli iscritti alle botteghe che sono state chiuse non hanno perso l’occasione, ma hanno potuto partecipare ad un altro evento.Ci siamo già interrogati e continueremo a farlo sia con i capi bottega che con gli Iabz sul perché di questa diminuzione di iscritti per cercare di proporre sempre più eventi di qualità.Tra gli EPPPI non possiamo dimenticare le tre ROSS che hanno visto la partecipazione di 75 RS e 14 capi coinvolti.Vi sono stati anche vari interventi in Co.Ca. per parlare di P. P. e comunità RS soprattutto su tematiche legate ai capitoli che i clan stavano realizzando.

Il tema centrale dell’attività della Branca RS quest’anno è stato, ovviamente, la route nazionale.All’assemblea regionale è stata lanciata a tutti gli RS presenti, rappresentanti di ogni comunità ligure. Così già dall’inizio abbiamo cercato di dare protagonismo ai ragazzi rendendoli appieno partecipi del percorso verso la route.Altro momento importante è stato il Forum Regionale “Il coraggio di essere CITTADINI” che ha visto la partecipazione di tutti i 61 gruppi liguri. In piccolo è stata un’anticipazione di quello che sarebbe stata la route nazionale. Il sabato, infatti, vi sono stati i gemellaggi con alcuni gruppi che hanno ospitato presso le loro sedi altre comunità. La domenica ci siamo ritrovati tutti alla Sala Chiamata del Porto per partecipare ad una tavola rotonda con la mediazione del giornalista Luca Rolandi sulle tematiche delle Strade di Coraggio con diversi relatori: Don Fabio Corazzina di Pax Christi; Susanna Bernoldi, coordinatrice AIFO Liguria; Luca Palma e Francesca Lagomarsino, ricercatori, Alessandra Ballerini, avvocato. Nonostante la lunga durata della tavola rotonda, gli RS si sono dimostrati davvero degli attenti e interessati ascoltatori. Nel pomeriggio i Rover e le Scolte, divisi in gruppi, hanno iniziato a lavorare sulla Carta del Coraggio. Al Forum si è anche creato il gruppo di RS reporter che si è occupato della comunicazione durante l’evento stesso e che ha, poi, ricoperto lo stesso ruolo durante la route nazionale.Quest’anno è stato anche l’occasione per creare un percorso di formazione dei capi RS, percorso condiviso a livello nazionale e poi realizzato dalle singole regioni. Un primo momento ha coinciso con il pomeriggio pre assemblea a novembre dove si è parlato di pedagogia dell’esperienza. Il tema è stato introdotto dall’incaricata nazionale RS Elena Bonetti, e dopo una parte di lavori di gruppo, in plenaria Daniele Paccini (redazione Camminiamo Insieme), Anita Venturi (formatrice RS) e Alessandro Denicolai (ICM e formatore RS) hanno risposto alle domande con la moderazione di Paola Piacenza (direttore di

Speciale relazioniannualiA cura di Michela Mazzoccolie Lorenzo Capelli

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Relazione settoreFoulard Blancs 2013-2014

Quest’anno tre F.B. hanno pronunciato la promessa di Titolare e quattro nuovi Novizi hanno preso il Foulard Bianco a Lourdes. Inoltre, durante la nostra Assemblea Nazionale, è stato eletto al servizio di Incaricato Nazionale F.B. un capo ligure: Marco Martinengo. Quest’anno, così ricco di eventi, ha purtroppo scosso la Comunità per la Partenza al Cielo di due nostri grandi A.E.: don Rinaldo Bertonasco (17 aprile, Giovedì Santo) e don Lino Zampol (8 luglio). Sentiamo un vuoto intorno a noi ma sappiamo che continuano a darci consigli e ad accompagnarci nel nostro cammino.

Come d’abitudine, anche quest’anno abbiamo seguito ne nostro programma il tema pastorale del Santuario di Lourdes: “La gioia della conversione”.Oltre ai nostri consueti incontri mensili, abbiamo partecipato all’accoglienza della Luce di Betlemme, al Convegno Nazionale Fede e all’Incontro Internazionale Hospitaliers di Lourdes tenutosi all’Immacolata. Inoltre abbiamo organizzato il Momento Unitario di Formazione, con la Comunità F.B. Toscana, e una piacevole serata gastronomica di autofinanziamento per sostenere gli Scout di OL’Kalou (Kenia). Abbiamo poi proposto una Fucina per Capi e una Bottega R/S, purtroppo saltata per mancanza di iscritti, e dato il nostro contributo alla Route Nazionale.

Speciale relazioniannualiA cura di Mauro Pozzi, Incaricato FB Liguria

Speciale relazioniannualiA cura di Irene Rapallo e francesco MassaIncaricati PC Liguria

adeguamento alle prescrizioni dettate dal decreto 81/2008; ha partecipato all’evento di formazione per formatori PC AGESCI; ha progettato e realizzato durante la Route Nazionale un laboratorio di P.C. nel quale i partecipanti hanno sperimentano la vita in tendopoli.

La Pattuglia PC, composta da 11 membri, durante l’anno scout 2013-2014, ha progettato e realizzato una giornata di formazione sui temi del Primo Soccorso per una Co.Ca. (Ge52) e si è resa disponibile per riproporla a chi fosse interessato; ha proposto la Bottega RS (che non si è svolta per mancanza di iscritti); ha seguito il percorso di

Relazione settore PC 2013-2014

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Fare scautismoA cura di Luigi Picone

Il rapporto con i genitori: un’opportunità!L’esperienza insegna che il rapporto con i genitori dei nostri ragazzi non è sempre facile e per alcuni capi risulta addirittura una sorta di “tortura”.Chi non ricorda riunioni dei genitori animate per controversie su scelte dei capi, discussioni su attività effettuate o da effettuare, eventi accaduti o che potrebbero accadere? Questo ci porta a una sola e fondamentale domanda: vogliamo collaborare con i genitori o no? Vogliamo considerarli solo dei rom-piscatole che si mettono di traverso tra i loro figli e i nostri grandi progetti “educativi”? La verità è una sola: i genitori sono loro e noi dobbiamo collaborare con loro, per quello che possiamo, nell’aiutarli a edu-care i figli attraverso il metodo scout. Come?Ecco alcuni elementi che ritengo importanti e utili affinché la collaborazione porti buoni frutti.1) Conoscere e farsi conoscere. I genitori ci affidano

i loro figli. Forse non ci rendiamo conto della fiducia che ripongono in noi. Spesso tendiamo a sottovalutare la responsabilità che ci affidano. Quindi è importante che loro abbiamo l’oppor-tunità di conoscere chi siamo, di sapere quello che pensiamo e quello che facciamo. Non solo come capi, ma anche come persone. Non è il caso di fare obbligatoriamente cene su cene, per altro talune volte anche molto piacevoli, però troviamo il modo di avere dello spazio, seppur breve, con ogni genitore per parlare dei loro figli e conoscere un po’ di più la loro famiglia.

2) Comunicare. I genitori devono essere al corrente di quello che facciamo e che vogliamo fare. Ma soprattutto quali sono le motivazioni che ci fanno protendere per una scelta o l’altra. Que-sto vuole dire che il capo deve essere conscio e consapevole di quello che fa. Fare perché si è sempre fatto è il modo sbagliato di comunicare. Il confronto per le scelte educative è arricchente per entrambe le parti e non va mai sottovalutato nell’opportunità di crescita reciproca. È ovvio che entrambe le parti devono essere mature per poter avere un confronto pari ed adeguato. Ma questo è un altro problema, anche se riguarda molti capi.

3) Progettare. I loro obiettivi sui ragazzi devono essere i nostri e viceversa. Questo significa un lavoro lungo e faticoso e spesso di difficile attua-zione, ma è necessario provarci.

4) Essere umili. Non dobbiamo cadere nel tranello di pensare che noi abbiamo capito tutto dei nostri/loro ragazzi. Possiamo invece avere uno scambio di opinioni e vedute che possano chiari-re e individuare nuovi aspetti e conoscenze.

La riunione dei genitori: istruzioni per l’uso.Partiamo dal presupposto che un genitore che esce da una riunione non deve per nessun motivo avere ricevuto solo le stesse informazioni che poteva benis-simo leggere su un foglio di carta.Cerchiamo di creare delle occasioni di confronto tra i genitori e i capi. Qualunque genitore con un mi-nimo di sale in zucca ha sete di conoscere e capire meglio i propri figli e i loro atteggiamenti. Perché non creare un tema, un’occasione di confronto utile a tutti che vada oltre a sterili avvisi logistici? Nulla vieta di chiedere a qualche genitore di aiutarci nella preparazione.Sicuramente costruire un rapporto, magari costrut-tivo e progettuale con tutti i genitori, non è facile e richiede del tempo, però provarci può solo aiutare il capo, i genitori e soprattutto i ragazzi.Ma il concetto che non bisogna mai scordare è: COLLABORAZIONE SEMPRE E COMUNQUE.

Alcune riflessioni e spunti sul difficile rapporto capi-genitori

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Famiglia in crisiLa famiglia attraversa una crisi culturale profonda,come tutte le comunità e i legami sociali. (da “Evangelii Gaudium”)

Famiglia in crisi... beh innanzi tutto cerchiamo di capire cosa significa “crisi”.Guardiamo un vocabolario italiano (ne ho preso uno di quelli ormai reperibili online):CRISI = s.f. -1. Perturbazione o improvvisa modificazione nella vita di un individuo o di una collettività, con effetti più o meno gravi e duraturi. – 2. Grave difficoltà. – 3. Situazione di malessere o di disagio, determinata, sul piano individuale, da un profondo dissidio o squilibrio interiore, oppure, sul piano sociale, dalla mancata corrispondenza tra valori e modi di vita, per lo più sintomo o conseguenza di profondi mutamenti. – 4. Decadenza, lento ma inarrestabile disfacimento. - 5. Improvviso passaggio dalla fase di espansione economica a quella di depressione. - 6. Situazione di stallo, di recessione o depressione, cui estensivamente si associano o si sostituiscono i concetti di mancanza, insufficienza, preoccupante diminuzione. – 7. situazione di grave tensione (crisi internazionale)...

Perturbazione, grave, difficoltà, malessere, disagio, dissidio, squilibrio, decadenza, recessione, tensione....insomma, questa parola non ha speranze, ha proprio

un’accezione negativa!Per il momento fermiamoci qui e pensiamo allora a quali perturbazioni, modificazioni, squilibri stanno investendo l’altra parola: la “famiglia”.Io ci ho pensato un po’ su, anche stimolata dal fatto che persino la chiesa cattolica lo stà facendo e si stà preparando a farlo (questo ottobre) in un Sinodo straordinario dei vescovi convocato da papa Francesco.“Il disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, la conoscenza dei documenti della Chiesa, il nesso tra vangelo della famiglia e legge naturale, i problemi educativi, i rapporti tra i coniugi. Ma anche separati e divorziati, convivenze, unioni omosessuali, nullità del matrimonio, teoria del gender, contraccezione. Si parla di tutto. Con franchezza, trasparenza, realismo. Un linguaggio di verità che non fa sconti, non edulcora e non nasconde.” (Luciano Moia – Avvenire - 26 giugno 2014) Questa la sintesi del giornalista di Avvenire delle 77 pagine del documento di lavoro del sinodo “Instrumentum laboris” (che vi invito, ovviamente, a leggere nella sua interezza: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20140626_instrumentum-laboris-familia_it.html )

A cura di Stefania Dodero

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Fare scautismo

Nel mio piccolo, dicevo, ci ho pensato un po’ e voglio solo sottolineare che la crisi familiare è sotto diversi aspetti (e tutti correlati).

Potremmo partire dalla Famiglia in crisi.... economica: crisi economica che ha investito un po’ tutta l’Europa in questi ultimi anni e che l’Italia fatica a superare. In questa voce ci aggiungerei consumismo (e l’affermazione dell’identità attraverso l’avere e non l’essere), crisi politica, amministrazioni pubbliche che non sanno pensare al “bene pubblico”, instabilità del mercato del lavoro, ansia delle aspettative di vita e conseguente crisi demografica....

Famiglia in crisi...di tempo: viviamo in una società frenetica...dove non esiste più il “tempo libero”, siamo tutti presi da miriadi di impegni (sia genitori sia figli) dove si corre da una parte all’altra senza fermarsi, dove si lavora tutti i giorni dell’anno (festivi inclusi) a tutte le ore del giorno e della notte... e le famiglie faticano ad avere un momento per dedicarsi a loro. Eppure la natura ci insegna che ci vogliono dei momenti di pausa (pensiamo agli animali che vanno in letargo, per esempio), e anche le relazioni interpersonali e famigliari hanno bisogno di tempo per costruirsi e consolidarsi... chi di voi può dire di conoscere intimamente una persona al primo sguardo?

Quindi questa mancanza di tempo da dedicare a se stessi, alla propria famiglia, ai propri figli porta all’inevitabile Famiglia in crisi... di legami. Impera l’individualismo, l’egoismo, la mancanza di considerazione per gli altri...e i legami di coppia si rompono sempre più facilmente...e nelle avversità viene meno il senso di una genitorialità responsabile, che rifiuta non solo di prendersi cura, ma anche di educare i figli, abbandonati totalmente a se stessi.

Infine la Famiglia in crisi... d’identità: 2 papà, 2 mamme, 1 papà e 1 mamma, 2 papà e 1 mamma, 1 mamma sola... separati, divorziati, conviventi, è il mio compagno, non è mia moglie,ho 2 fratelli da parte di papà e 2 sorelle da parte di mamma, è mio fratello ma lui ha anche una sorella che io non ho, è il figlio della mia compagna, è figlio della mia exmoglie, non è mio figlio ma è figlio di mio marito, genitore 1, genitore 2, genitore 3.... ma cavoli! Non ci si capisce più niente!

Questa povera famiglia non sa più che cosa è... e nessuno sa più che in realtà è la base della società, “si tratta della cellula fondamentale della società,-scrive papa Francesco nell’ Evagelii Gaudium - del luogo dove si impara a convivere nella differenza...”

Voglio concludere in maniera positiva perchè credo, come papa Francesco, che “la famiglia è una risorsa inesauribile e una fonte di vita...”Se guardiamo bene all’etimologia ”la parola crisi deriva dal verbo greco che significa separare, cernere, in senso più lato, discernere, giudicare, valutare.

Nell’uso comune ha assunto un’accezione negativa in quanto vuole significare un peggioramento di una situazione. Se invece riflettiamo sull’etimologia della parola crisi, possiamo coglierne anche una sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi cioè di riflessione, di valutazione, di discernimento, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita, per un rifiorire prossimo.” (dal blog “etimoitaliano”).

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È tempo di progettareProposte per una logistica degli eventi necessari alla nostra crescita

Nuovo anno. Fra le tante priorità ricordiamoci di inserire già ora il tempo per partecipare a quegli eventi formativi indispensabili a ricaricarci e a trova-re un confronto con altri. Non è un caso che alla fine del terzo anno di branco si proponga ai bambini l’esperienza di Piccole Orme. Così come alla fine della tappa della competenza in reparto si consiglia vivamente il Campo di Compe-tenza e alla vigilia dell’anno della Partenza si pone come momento fondamentale per la crescita perso-nale la partecipazione alla R.O.S.S. . Si tratta sempre della vigilia di un periodo significa-tivo di servizio. Siamo all’inizio del momento della responsabilità: l’appartenenza ad un C.d.A., a un Con.Ca, o la preparazione di una Partenza. Tanti momenti della nostra crescita e di quella dei nostri ragazzi, possono essere aiutati dalla partecipa-zione a eventi significativi, esterni al solito gruppo. Ci sono svariate esperienze di apertura ed incontro che possono essere pianificate nel tempo. Probabilmente queste proposte andrebbero fatte anche ai novizi R/S nell’estate (oltre alla route na-turalmente), momenti forti in ambienti significativi potrebbero essere più utili di qualche esperienza di cambusa associativa.

Al supermercato.Abbiamo una grande varietà di scelta. Cominciando dagli eventi formativi associativi indispensabili, fino ai numerosi campi tecnici offerti sempre dall’Asso-ciazione. Se poi usciamo un po’ ci sono campi di esperienza spirituale di ogni tipo compresi quelli che puntano anche alla formazione personale. Poi ci sono iniziative diocesane, parrocchiali gruppi sponta-nei, fino a semplici campi di lavoro. Non escludiamo niente a priori.

Meglio un solo evento lungo che tanti brevi.I momenti formativi proposti dall’Associazione pre-vedono sempre durate di circa una settimana. Non a caso.

I tempi per “uscire” dalla nostra realtà personale, ambientarsi, conoscersi e incontrarsi non possono essere inferiori a 5/7 giorni di vita in comune. Que-ste attività con questi tempi permettono di vivere emotivamente un’esperienza quindi farla propria. Solo così l’esperienza diventa crescita e non forma-zione passiva, accumulo di nozioni.Questo dobbiamo cercare nei campi scuola e in tutti gli eventi formativi a cui partecipiamo. Non tanto benefici immediati ma piuttosto una carica profonda. Quindi molto meglio un solo evento lungo che tanti brevi, anche se ci pone più problemi logistici.

Un programma anche per noi capiUn anno scout è intenso, ti prende e ti lascia senza fiato. Vorremmo arrivare a tutto, al meglio, rischia-mo di sentirci indispensabili. Le regole del gioco ci chiedono di partecipare ai convegni, agli eventi per i ragazzi, poi gli incontri, le preparazioni. Tutto ottimo, tutto perfetto per essere migliori e preparati. C’è un tempo per dare ma è fondamentale quello per rice-vere, ricaricarsi non è una debolezza, non fermarsi rischia i essere un atto di superbia.Servirà un po’ di discernimento per capire quello che può essere veramente utile per noi in quel mo-mento. Però mettiamolo da subito in programma, almeno uno.Partiamo dai campi di Fo.Ca. che devono servirci per crescere, non a timbrare il cartellino di capo unità. Progettiamoli per tempo, per goderli come un dono non come un obbligo.Poi tutte le altre offerte, occasioni da non perdere. Informiamoci, sentiamo chi ci è già stato senza farci troppo condizionare, facciamoci consigliare da chi ci conosce. Se riusciamo a trovare lo spazio per quella setti-mana tutta per noi ne beneficeranno quelli che ci sono vicini e saranno i primi a felicitarsi della nostra scelta.

A cura di Giorgio Costa

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Proviamo a fare un pò d’ordine con alcuni esempi

PROPOSTE ASSOCIATIVEPiccole Orme Campi di competenza e di competenza nautica (che non sono solo per ragazzi dei reparti nautici) Campi di specializzazione RSCampi di tecniche nautiche RSCampi di spiritualità RSCampi all’estero RSR.O.S.S.C.F.M./C.F.A.Campi bibbia e di catechesi biblica Campi per Capi Gruppo, AE, Adulti di provenienza extraassociativaCampi di animazione nauticaMondo in tendaFoulard blancs

PROPOSTE ECCLESIALI (ESEMPI)- Ricchissimo programma “Gesuiti-giovani” del Centro Nazionale Giovani Ignaziani, svariate proposte,

sezione 19-35 anni, proposte scuole superiori , proposte adulti (www.gesuitinews.it) .- Tante offerte di spiritualità degli ordini francescani (www.assisiofm.it servizio orientamento giovani

SOG; www.riparalamiacasa.it conventuali) - Monastero di Bose, comunità monastica ecumenica, non solo Enzo Bianchi (www.monasterodibose.it)- Taizè luogo di preghiera e incontro internazionale ed ecumenico, un simbolo dell’unione culturale eu-

ropea (www.taize.fr/it )

PROPOSTE LOCALI (ESEMPI)Una su tante importanti: Proposta (www.propostagenova.org) (19-32 anni);fino ai più recenti come il Pellegrinaggio adolescenti a Lourdes (Giugno-Luglio) , fra le tante attività or-ganizzate dall’infinito Centro di pastorale giovanile dell’Arcidiocesi di Genova (www.centrosanmatteo.org) vedi in particolare “attività giovani-estate”.

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Lo stile scoutUn esperimento di sobrietà in tempi di crisi

“C’è un modo per essere Scout, c’è un atteggiamento che coinvolge tutta la vita. È lo «stile»: non tanto un comportamento esteriore - che pure è segno di una persuasione interiore - quanto un modo globale di condurre la propria quotidianità.Le scelte, gli ideali, i criteri con cui si gestisce il vivere, nascono da quanto lo Scautismo presenta e fa vivere. Nell’odierna sciatteria, nella paura di avere un volto ben preciso, lo Scautismo aiuta il giovane a essere persona, ad avere una precisa norma di vita che si traduce in gesti, parole, attenzioni e sensibilità. Lo stile scout distingue un giovane e un uomo, perché lo rende libero e coerente.” (B.P.)Tante volte quando si sente parlare di stile scout si

rischia inevitabilmente di diventare bacchettoni e rigorosi. Tornato dalla route nazionale, un evento che l’associazione ha cercato di farci vivere nel miglior modo possibile anche da questo punto di vista, cercando di mantenere uno stile che fosse coerente sia verso noi stessi che rispetto alla nostra immagine che mostriamo verso l’esterno, ho voluto riflettere su quanto oggi in un periodo di crisi economica e di ricerca di valori condivisi, proporre appieno l’esperienza dello stile scout possa davvero essere una grande opportunità di riflessione su cio chè importante e ciò che è meno importante nella nostra vita, un esperimento di essenzialità e decrescita che ci rimette realmente al centro e ci fa diventare di nuovo protagonisti nelle relazioni che abbiamo ogni giorno verso l’esterno.

Proporre ai nostri ragazzi di vivere lo stile scout alla fine non è altro che rendere di tutti i giorni i 10 punti della nostra legge, proponendo loro di vivere in una nuova società, fatta di bene comune e di valori che diventano totalmente nostri, mostrando l’attualità e la bellezza della nostra legge scout come qualcosa di vivo, di tutti i giorni:1. Fidarsi degli altri e fondare i nostri rapporti sulla

stima reciproca, senza pettegolezzo e pregiudizi come dice Papa Francesco

2. Essere fedeli degli impegni che ci prendiamo, della parola data: che il nostro sì sia sì, che il nostro no sia no

3. Darsi da fare, collaborare attivamente, guardarsi intorno in ogni occasione: scuola, università, luogo di lavoro, città, famiglia, partendo dalle piccole cose: dal raccogliere la cartaccia da terra a fare quelle cose che tutti vediamo,ma non facciamo perché non è il mio dovere

4. Condividere sempre, ciò che siamo e ciò che abbiamo

5. Donarsi, porsi a servizio, pronti a servire

A cura di Stefano Barberis

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6. Rispettare la natura, in tutte le accezioni che questa frase può avere: dal limitare l’uso dell’auto o dei nostri adorati motorini, al porre attenzione ai prodotti che acquistiamo

7. Porsi in ascolto delle opinioni altrui, valutarle con intelligenza senza pregiudizio, ma anche senza fiducia incondizionata

8. Diffondere sorrisi (e non solo alla RN col cartello abbracci gratis! Ma anche al tuo compagno di clan che russa in tenda o vicino di casa antipatico in ascensore quando nessuno sa mai cosa dire!)

9. Sapere progettare la nostra vita, sia in termini di impegno economico che di fatica. Saper progettare la nostra vita per non ritrovarsi mai seduti a dire: “Ora che faccio?”, stimolare i nostri ragazzi a guardarsi intorno alla ricerca della loro occasione

10. Non dimenticare mai di voler essere una persona significativa, un IO vero, unico: puntare a cercare nella propria vita la firma della nostra opera d’arte e mettere a fianco di quella di Dio la nostra.

Proporre ai nostri ragazzi, dalla guida e all’esploratore durante la propria veglia d’armi, al partente, ai novizi che scoprono il roverismo, una riflessione sullo stile scout in questi termini può essere davvero sempre utile sia per portarli a riflettere sul loro modo di vivere lo scoutismo, sia su dove c’è bisogno di noi nel mondo, dove con il

nostro agire e il nostro stile possiamo intervenire, magari proponendo un’attività sui 10 punti scritti sopra e qualche quotidiano/rivista o in giro per la nostra città/quartiere alla ricerca delle “Emergenze della società” che ci chiamano al fronte come scout e come cittadiniRiflettere sull’essenzialità inoltre, sulla sobrietà e l’importanza dei beni materiali farà sicuramente bene ai nostri ragazzi, dal lupetto alla scolta, per non limitare l’essenzialità del nostro stile scout ai 10 giorni di VdB o al bivacco di clan, parentesi sobria in una vita quotidiana fatta di app, power-bank e “siga libere”. In questi termini l’esperienza dell’hike può essere davvero devastante: uno strumento che solo noi scout possediamo e che ormai troppo spesso, per paure delle ansie e delle rimostranze dei genitori tendiamo ad annaccquare un po’! Un bivacco totalmente disconnessi, senza smartphone, da proporre ai nostri ragazzi non come imposizione o legge morale, ma come opportunità di riflettere su sé stessi, sulle cose importanti della MIA vita (che davvero è solo mia, non di tutti coloro con cui sono sempre connesso!), sui miei progetti, sperimentando la solitudine che mi mette alla prova anche nel mio saper fare oltre che nel mio saper essere chiede.Lo stile scout e la sua essenzialità di valori e di cose, può davvero diventare oggi un valido riferimento per i nostri ragazzi, verso una società più povera di norme e di orpelli materiali, ma più ricca di persone e parole vere.

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Nel tuo impegno nell’educazione hai mai avuto a che fare con scout?Il rapporto con voi è recente, non sono stato scout e ho purtroppo condiviso alcuni dei pregiudizi (non tutti!) nei confronti di questo modello formativo, giudicato poco rivoluzionario da molti sciocchi educatori della sinistra, per evidenti motivi di concorrenza. Una delle cose che hanno spinto a interessarmi allo scautismo e a leggere gli scritti di Baden Powell risale al ’68, perché di tutti i ragazzi con cui avevo allora a che fare mi colpiva che i migliori tra loro fossero molto spesso scout o ex-scout. Erano i meno violenti, i meno rissosi, i meno ideologici, quelli più attenti al legame con gli altri, al rapporto con gli altri e a un buon lavoro di gruppo.

Quali credi siano le potenzialità del metodo?La vita all’aria aperta, la possibilità che date di essere educati da ‘fratelli maggiori’ e non da genitori o nonni, di venire strappati in qualche momento dalle famiglie, che sono in crisi e non hanno molti valori da proporre. Anche il vostro metodo informale è fondamentale, perché oggi la scuola è qualcosa di costrittivo e per gran parte inutile. Agli scout c’è un sano rapporto tra i sessi, momenti insieme e momenti separati. C’è un rapporto con “il fare” concreto, pratico, che anche questo è saltato nelle forme attuali di educazione. Attraverso il “gioco” si possono scoprire mestieri che oggi non esistono più. Le vostre attività offrono la rara possibilità di “tornare” all’epoca in cui si giocava in strada, si giocava nelle piazze.

Offriamo una proposta controcorrente, ma la battaglia “fuori” è persa?Si è tentati di raccontarsi delle favole.. probabilmente sì, il gioco è già giocato e abbiamo perduto. Quello che si può fare è resistere, tenere in piedi delle

Goffredo Fofi nasce a Gubbio nel 1937. Sulle orme di Danilo Dolci lascia Gubbio per la Sicilia. Saggista, attivista, critico teatrale, letterario e cinematografico, ha contribuito alla nascita di riviste storiche come Quaderni Piacentini, La Terra vista dalla Luna, Linea d’ombra. Sempre dalla parte delle minoranze e dei diseredati, si è occupato anche di pedagogia e attività sociale con i bambini dei quartieri popolari.

È direttore delle riviste Lo Straniero e Gli Asini, collabora con Internazionale. Come Ignazio Silone, Goffredo si definisce un “cristiano senza chiesa, socialista senza partito”.

Visti da fuori

Visti da fuori[interviste a persone significative per allargare gli orizzonti,fornire spunti di riflessione, metterci in discussione.]Intervista a Goffredo Fofi, saggista, insegnante, critico, scrittore e giornalista.

A cura di Pietro Barabino

“Nel mondo ci sono i bambini consumati e i bambini consumatori. I consumati appar-tengono alle società più povere. I consumatori sono i nostri, quelli a cui si crede di voler bene riempiendoli di cose e distraendoli in tutti i modi possibili, non aiutandoli mai a pensare, a ragionare su di sé...”

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Visti da fuori

situazioni serie, solide, minoritarie. È una scelta essere una minoranza eticamente determinata, senza disprezzo delle maggioranze, oggi particolarmente manipolate. Possiamo fare poco ma possiamo farlo, e possiamo riprodurci. Io credo che oggi bisogna essere dei “pessimisti attivi”, prepararsi al peggio ma dandosi la forza di poter reagire. Il solo ottimismo può essere deleterio. Vonnegut quando qualcuno gli diceva che era troppo pessimista, rispondeva che che i più grandi ottimisti del ‘900 si chiamavano Hitler e Stalin.È difficile individuare delle possibili vie di uscita, ci sentiamo tutti sopraffatti. Viviamo una crisi antropologica: stiamo mutando e non sappiamo bene cosa stiamo diventando. È sempre più difficile capire il mondo e non si vedono più i grandi intellettuali in grado di servire da coscienza della nazione – i Bobbio, i Calvino, gli Sciascia, i Pasolini, le Morante, le Ortese, gli Zanzotto – mentre abbondano i guru, i denunciatori.

Qual’è per te il compito degli educatori?I bambini imparano dagli esempi, non dalle chiacchiere. Bisogna offrire un esempio, un modo di lavorare, di fare, di rapportarsi agli altri. Il vostro compito è di stare prioritariamente vicini ai problemi di due categorie di persone: quelli che soffrono di più le ingiustizie dell’epoca (“gli oppressi”) e quelli che hanno più bisogno di qualcuno che si occupi di loro per aiutarli a uscire da una situazione di difficoltà, “i disagiati” il cui numero è in continuo aumento. Come indicava Gandhi dobbiamo fare tre cose: non far del male, non collaborare al male, reagire al male senza mentire a noi stessi e agli altri. Nel mondo ci sono i bambini consumati e i bambini consumatori. I consumati appartengono alle società più povere e vengono consumati come guerrieri, con il loro lavoro fisico, sessualmente, perfino con il traffico di organi. I consumatori sono i nostri, quelli a cui si crede di voler bene riempiendoli di cose e distraendoli in tutti i modi, non aiutandoli mai a pensare, a ragionare su di sé. Non hanno vita di gruppo se non organizzata dagli adulti, non hanno momenti di solitudine perché gli adulti riempiono ossessivamente il loro tempo libero. Molti giovani e poi adulti hanno una grande difficoltà a ragionare su di sé, travolti e frastornati da tutti questi messaggi. Gli scout hanno l’enorme possibilità di proporre un’alternativa e credo anche la scuola dovrà imparare da questi modelli.

Una testimonianza che può essere anche quella cristianaEsatto. Diceva mia nonna, contadina: “Fai quel che il prete dice, non quel che il prete fa”. Forse la cosa che ci piace di più di questo Papa, imprevisto e benvenuto, è la sua insistenza nel dire che le idee e le pratiche devono essere la stessa cosa. In un paese come l’Italia dove si dice A ma si fa B e si pensa C, si tratta di ricongiungere queste cose, di dire A, fare A, pensare A. Si tratta di mostrare una coerenza diretta e concreta. Tra il dire e il fare non ci deve essere distanza, altrimenti si è degli ipocriti e di questo i bambini si accorgono immediatamente. Il capitalismo è la religione del nostro tempo, che ha sostituito tutte le altre. Il potere è legato al denaro, è una forza distruttiva e autodistruttiva, mentre la tecnica ha preso il sopravvento su tutto. Come scriveva il Pierino di don Milani, quello che ci deve distinguere è l’amore per il prossimo, per quelli che hanno più bisogno di noi, e per quelli che devono crescere e cioè diventare coscienti e padroni del proprio destino.

L’intervento di Goffredo Fofi all’NTT Agesci 2013

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Visti da fuori

Non facciamoci annichilire dalla conoscenza e dagli incubi che ne conseguono, resistiamo da minoranze responsabili e aperte. Salviamo il salvabile e allarghiamo la nostra possibilità di influire sulla realtà. Se si danno degli esempi forti e si formano delle persone nuove aiutandole a crescere nel modo giusto, credo che già questo possa essere un risultato enorme nella società pervasiva in cui viviamo. Le persone che possono fare questo non sono tantissime. Siamo circondati da guru fasulli che ci danno delle soluzioni, la Bibbia li avrebbe chiamati i ‘falsi profeti’, profeti che propongono soluzioni facili. Cosa offre Mefistofele a Fausta? Offre la gioventù e il potere. Il denaro è tornato a essere prepotentemente il vero cardine della nostra società.Se non coltivassimo l’utopia del “mondo migliore” non resterebbe che accettare ciò che ci è imposto e gabellato come unica possibilità buona per tutti, affrettando il suicidio della nostra anima. Collaborare al male. È questo, da sempre, il vero peccato mortale dell’uomo. Accettiamo la Vita portandovi il sale dell’amore, come hanno fatto forse fanno ancora i “puri di cuore” se da qualche parte ne restano.

Mi viene in mente Zaccheo che quando Gesù è in cammino verso Gerusalemme va alle porte del paese e sale nel punto più alto che trova. Credo che questo sia oggi un nostro compito, perché quel che sta arrivando è un’apocalisse, noi dobbiamo vederlo per primi, essere preparati a reagire di conseguenza, ad aiutare le persone del villaggio a reagire a tutto questo. Credo che nonostante la nostra fragilità questo sarà il compito che noi dovremmo assumerci imparando a vivere nell’insicurezza, nella precarietà.

Quali segnali di speranza per motivare il nostro impegno?Per mia esperienza diretta, posso dirti che non c’è un paese in Italia in cui non ci siano dei piccoli gruppi di persone perbene che fanno cose giuste e ben fatte sentendosi responsabili della loro comunità. Il passo in avanti sarebbe quello di mettere in rete queste realtà per presentarsi solidamente di fronte alla collettività. Questo aspetto, quello che tradizionalmente si chiamava politica, è saltato, e da questo risulta una difficoltà enorme ricostituire questo passaggio. A volte per salvaguardarsi ci si chiude in una marginalità ‘felice’ ma poco aperta, per difendersi istintivamente dalla corruzione dei più, che temono i portatori di diversità, non possono tollerarla e la stigmatizzano, considerando i pochi diversi come folli o bizzarri, incapaci di capire quello che loro chiamano Mondo.Rischiamo di apparire sfasati e ridicoli agli occhi degli “infelici molti”, ma chi riesce a mantenersi ‘puro’ attraversa l’esistenza segnato dalla grazia, dalla generosità, dall’amore, del Bello e del Giusto e del Vero, trovando la propria libertà.

Al link http://goo.gl/skNqmD un estratto video dell’intervista

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Zoom LiguriaA cura della Comunità Capidel Genova 4

Un contributo su un’attività organizzata dalla coca del Genova 4

Ask the boy. Tre parole e un mondo al loro interno. Chiedi al ragazzo……come stà, quali sono i suoi sogni, di impegnarsi, di progettarsi e riflettersi in un mondo che spesso, anche a noi “grandi”, risulta imperfetto.B-P ci ha visto lungo: scoutismo come alternativa, come educazione, come scuola di vita.A noi viene da pensare a un dono che ci è stato fatto e che, a nostra volta, cerchiamo di fare ai ragazzi con il servizio. Ma dov’è che si spezza questa catena? Perché sempre più spesso, verso fine anno, ci troviamo a parlare di V.d.B., Campi e Route, ma in realtà il nostro pensiero è catturato dal ‘mostro nero’ del quadro capi?Il mese del pianto vien per tutti. In realtà i motivi son tanti, ci può essere la malinconia di lasciare una branca per affacciarsi a qualcosa di nuovo, a volte un po’ di diffidenza, ma soprattutto il terrore reale ed innegabile dell’essere sempre gli stessi. È qui che si spezza la catena. Lupetti, Reparto, Noviziato, Clan, Partenza… e poi?E poi perché entrare in Co.Ca.? E allora la domanda sorge spontanea: ma la nostra Co.Ca. che impressione dà dall’esterno, come appariamo ai ragazzi?< Anche quest’anno siamo pochi, poche entrate in Co.Ca., siamo sempre gli stessi, non possiamo andare avanti così>

< E allora che si fa? Perché i ragazzi non entrano in Co.Ca.?>Solo tre parole: ASK THE BOY.Come fare a chiedere a Rover e Scolte che impressione diamo senza che questo diventi un interrogatorio? CENA; ovviamente intesa come momento d’incontro, scambio d’idee, condivisione e perché no… gioco!

E proprio il gioco è stato il filo conduttore che ci ha accompagnati durante la serata: un gioco semplice ma strutturato, divertente ma impegnativo, in cui ognuno era chiamato a dare un po’ di se per raggiungere un obiettivo, come lo scoutismo del resto! Questo ci ha permesso di sciogliere la timidezza con cui sono arrivati gli RS in sede, timorosi che stessimo tendendo loro ‘una trappola’ che si è rivelata, per tutti, una piacevole serata in cui si respirava un clima familiare, con la voglia di conoscersi, confrontarsi e stare insieme… sembravamo proprio una comunità allargata!Abbiamo avuto delle risposte chiare e definitive? No, ma forse la conclusione è più semplice di quanto si creda: più fatti, meno parole. Dobbiamo ritrovare la gioia di stare insieme- fra di noi e con i ragazzi- e giocare il grande gioco dello scoutismo.Per ora tutto tace, ma una voce da lontano annuncia nuove entrate in Comunità Capi, e intanto il telefono squilla…

O meize de çiòule o ven pe tûtti.

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Zoom LiguriaA cura di Sebastiano Carta

Un contributo da un capo

Punti di vista e luoghi comuni...

Ci pensavo da tanto, poi ho letto l’ articolo “ Visti da fuori” e ho deciso di fare “outing” per dire che nella mia vita di lupetto, esploratore, rover e capo dal 1990 a oggi, un bel giorno ho deciso, in coscienza, non per necessità o come scelta di serie “B”, di essere un militare. Lo ho scelto quando ho deciso di fare il servizio di leva (no, non mi sentivo davvero un obiettore…) e poi ancora quando, dopo l’esperienza di ufficiale di complemento, da laure-ato, quasi avvocato, ho reindossato le stellette per tornare ad essere un ufficiale della Guardia Costiera.Ricordo anche il momento in cui ho deciso che questa era la mia strada, perché ero su un monte e aspet-tavo che gli E/G mi raggiunges-

sero per iniziare uno dei miei tanti anni di servizio in noviziato. Bella coincidenza no? Proprio durante i passaggi… Non trovo nulla di strano ad essere un capo scout, cattolico e militare al contempo, mentre avverto, da sem-pre, scetticismo e diffidenza, penso, frutto di troppi luoghi comuni, nei confronti di questa realtà, da parte della mia associazione.Condivido e rispetto il Patto Associativo e, ovviamente, la non violenza evangelica ma mi conforta l’antica e realistica sapienza del Magistero della Chiesa che definisce “un grave dovere” per chi è re-sponsabile della vita di altri, quello della legittima difesa (curiosate nel canone 2265 del Catechismo).

Non trovo nulla di deplorevole nel poliziotto che interviene, armato, per reprimere una violenza. Non c’è, forse, violenza anche in una perqui-sizione o in un arresto in flagranza condotto durante una rapina in applicazione della legge? Le stesse terre sottratte alla mafia non sono frutto di un atto di violen-za legale (quanto meno sequestro e confisca) che in Agesci tutti, pacifi-camente, condividiamo e finalizzato a ristabilire la giustizia lesa?. E che dire dell’equipaggio del-l’”Eurofighter” dell’Aeronautica Militare che il 17 febbraio 2014 ha affiancato un aereo che volava verso Roma con a bordo un dirot-tatore con ignote intenzioni? È così disdicevole che quell’aereo militare armato e con bandiera tricolore, condotto da persone che parlano la nostra lingua, mentre noi faceva-mo la nostra vita, fosse lassù, ad assicurarsi che a quel simpaticone non venisse in mente di entrare con tutto l’aereo nella basilica di san Pietro o dentro il Quirinale o, sem-plicemente, in un mercato affollato di massaie, in nome di chissà quale progetto?. Nel nostro ordinamento, l’uso della “violenza” è delegato a figure istitu-zionali che la usano nei limiti della legge. Naturalmente, chi la usa difformemente deve essere punito. La violenza o la sua minaccia, sotto diverse forme, convivono con noi quotidianamente, anche se spesso non ce ne avvediamo o ne esorciz-ziamo la presenza.Ecco, sono un militare per questi

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motivi e quando uso armi per addestramento penso sempre che, se dovrò usarle sul serio, lo farò solo per difendere chi è più debole e ha riposto, anche nelle mie mani, il compito di difendere lui, la sua famiglia, la sua città, il nostro paese e la cultura di democrazia, pace e giustizia che abbiamo conquistato in anni bui e sanguinosi.Dai, chiamiamola Patria senza pau-ra… È la terra dei nostri padri no? La nostra Promessa ha sostituito “Patria” con “Paese” perché è figlia di un momento storico (il dopo ‘68) in cui c’erano giusti motivi per farlo, ma non rende altrettanto bene…E se dovessi usare la violenza al di fuori delle situazioni costituzional-mente garantite? “Lo scout e la guida sanno obbe-dire” no? ebbene, prenderei le mie decisioni secondo la mia coscienza che anche lo scoutismo ha contribu-ito a formare. Vorrei contribuire ad affrancare una categoria da molti preconcetti figli di una storia poco commendevole (due guerre mondiali e un servizio di leva spesso inutile) ma anche di luoghi comuni ai quali continua ad abbeverarsi anche la nostra associazione. La stessa distinzione tra formazione scout ed istruzione militare è una discussione ancora attuale? Ma guardatevi intorno tra i reparti della Liguria (già …non più “riparti”… per analoghe ragioni storiche….). Vi sembra ancora attuale la con-trapposizione tra scoutismo e milita-rismo? Oltre all’essere uniti da un vestire comune (come, peraltro, gli infermieri, gli autisti dell’autobus, i sacerdoti…) cosa potrebbe con-fonderci oggi con dei militari? E poi dove sta scritto che i militari usano la divisa e gli scout l’uniforme? Almeno dal 1986, approvazione del Regolamento di Disciplina Militare, l’abbigliamento dei militari viene definito “uniforme” .

Nel parlare comune i militari usano indifferentemente la parola divisa o uniforme, ve lo assicuro. Divisa o uniforme, non sono, forse, solo due facce della stessa meda-glia di altissimo valore simbolico e pratico?Le usa chi deve mostrare subito (infermieri, vigili del fuoco ecc…), a chi ne avesse bisogno, di essere detentore di una capacità e di un talento per il quale deve intervenire con prontezza e chiara riconoscibi-lità.L’uniforme è un simbolo oltre che, per noi scout, uno strumento educativo. Nulla di più. L’uniforme del poliziotto ci dice che è pronto ad intervenire, anche con la forza, per il rispetto della Legge, quella dell’in-fermiere che, se devo chiamare qualcuno per cambiarmi la flebo lui è lì, pronto per farlo. In queste funzioni (di servizio) le persone che si abbigliano con fogge tutte uguali, sono diverse da quelle che non hanno compiti specifici in quel contesto (in questo senso usano la divisa quindi…perché “di-vide” chi la indossa dagli altri). Ma queste persone non sono, spesso, da sole e ce ne sono altre, come loro, che hanno stessi compiti e respon-sabilità e devono potersi riconoscere facilmente tra loro. In questo senso, quindi, è anche un’uniforme…Quando gli scout intervengono in un’emergenza, vestirsi in modo uguale serve più a farsi riconoscere da chi ne ha bisogno (e per questo è più una divisa..) o per sottoline-are che siamo tutti uguali e uniti dalla comune Legge scout ed a riconoscerci tra di noi in mezzo alla folla (ed in questo senso è anche uniforme)?Che dire poi delle due vite del nostro fondatore?

Nella sua prima vita BP era un mili-tare come gli altri, al servizio di sua Maestà e all’apice del colonialismo britannico. Ha vissuto pienamente il suo ruolo, sublimandolo nella crea-zione del più importante movimento educativo del mondo.Perchè voler credere, ingenuamente, che la sua opera di militare sia stata rivolta esclusivamente a “un’opera di difesa e non di attacco, non per portare morte o oppressione o colonialismo culturale”?Curiosate nei primi libri di B.P., scritti quando ancora lo scoutismo non era probabilmente neanche un’idea. Vi suggerisco “The Matabe-le Campaign” del 1896 nel quale fanno bella mostra di se’ le foto dei “cannoni da montagna da 7 libbre, i migliori per la loro precisione e trasportabilità” …oppure leggete uno dei più grandi successi di BP: “Quick training for war” scritto per la bisogna nel 1914…o “La mia vita come un’Avventura” a pagina 349 dell’edizione “Ancora” nel para-grafo: “Il Combattimento del fiume Umgusa”.E allora? Che B.P. non fosse solo l’illuminato soldato che ha resistito placidamente a Mafeking è ancora un problema per qualcuno?Insomma, temo che spesso viviamo di luoghi comuni, basati su poche e confuse informazioni, che non aiuta-no a creare un ambiente favorevole a chi la pensa diversamente da noi (o da ciò che pensiamo possa essere universalmente condiviso come un credo comune degli associati), e a esprimere la propria ricchezza di pensiero.Perché è solo con una proposta pri-va di preconcetti, che riusciremo ad ottenere il più fecondo senso critico dai nostri ragazzi.Come dicevo nel titolo, appunto, luoghi comuni e punti di vista…

Zoom Liguria

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Zoom LiguriaA cura della redazione

Alcuni brani tratti da libri di BP e dal Patto Associativoe dal Regolamento Metodologico AGESCI

Lo scautismoe l’educazione alla pacee alla nonviolenza

Dagli scritti di BPLa differenza più importante tra il metodo dell’addestramento dei cadetti e la formazione scout risiede nei principi. Il primo opera mediante l’impressione, la seconda mediante l’espressione. L’addestramento dei cadetti impone ai ragazzi dall’esterno una istruzione collettiva, mentre lo Scautismo incoraggia dall’interno l’individuo a sviluppare da sé la propria personalità. L’addestramento militare lo plasma fino a renderlo simile ad un

Pubblichiamo alcuni spunti e brani tratti da scritti del nostro fondatore Baden Powell, dal Patto Associativo e dal Regolamento Metolodogico sul tema dell’educazione alla pace e nonviolenza, senza pretesa di essere esaustivi su un tema ampio e complesso su cui tanto si è dibattuto e si dibatte in associazione e nella società. Ci permettiamo di osservare che in questi documenti quando si parla di nonviolenza e pace ci si contrappone la guerra e non la normale attività cittadina di un militare.

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modello predeterminato ed a fame un pezzo di un meccanismo, mentre lo scopo dello Scautismo è anzitutto di sviluppare il carattere e lo spirito d’iniziativa del singolo.(luglio 1918)

Mi è venuta ancora una volta agli orecchi la vecchia storia che udii anni fa, che il Movimento scout è un’organizzazione militare. Non so come mai questa storia sia sempre viva. Forse perché un tempo sono stato soldato: ma un soldato, lasciato l’esercito, è un buon cittadino come chiunque altro. Gente che non ha mai visto la guerra la odia e non desidera che essa si ripresenti mai: che dovremmo dire allora di coloro che l’hanno vista in tutta la sua brutalità? Essi la vogliono ancor meno, anzi, cercano di far sì che non vi siano più guerre.(marzo 1931)

E per ciò che concerne il più vasto problema della pace mondiale, mi sembra che prima che si riesca ad abolire gli armamenti, prima di poter fare promesse a mezzo di trattati, prima di costruire palazzi dove possano sedere i delegati per la pace, il primo passo sia quello di abituare le giovani generazioni, in ogni nazione, a lasciarsi guidare in tutte le cose da un assoluto senso di giustizia. Quando gli uomini avessero questo senso di giustizia come un istinto nella loro. condotta in ogni questione della vita, così da guardare imparzialmente ogni problema da entrambi i punti di vista prima di sposarne uno, allora al sorgere di una crisi tra due nazioni essi sarebbero spontaneamente più pronti a riconoscere ciò che è giusto e ad adottare una soluzione pacifica; cosa questa che rimarrà impossibile finché la loro mentalità sarà abituata a considerare il ricorso alla guerra come la sola soluzione.(giugno 1912)

L’educazione ufficiale ha insegnato ad una generazione dopo l’altra una storia nazionale fatta di vittorie in guerra, troppo spesso passato poco onestamente sotto silenzio le sconfitte, e denigrando i nemici mentre si esaltavano i propri atti di pirateria. Sembra ora desiderabile invertire la rotta ed insegnare alle giovani generazioni i trionfi pacifici del proprio Paese educandoli a pensare in termini di pace verso gli altri Paesi(gennaio 1923)Non è l’abolizione degli eserciti che farà scomparire la guerra, così come non è abolendo la polizia che si fa scomparire la criminalità. Bisogna eliminare la causa della guerra: gli eserciti sono piuttosto l’effetto, cioè sono il prodotto della paura e dell’istinto combattivo. E questo è il compito dell’educazione.(gennaio 1933)

Anche se l’aspetto piu’ spettacolare del rostro lavoro, i jamborees e le crociere di pace dei tempi più felici rimane sospeso per la durata della guerra, vi è sempre l’altra più importante parte del nostro programma, che consiste nel dare ai nostri ragazzi, senza clamore e metodicamente, con l¹esempio e con la pratica, l’abitudine alla buona volontà, tolleranza e comprensione verso gli altri. Queste qualità, se radicate rei nostri scouts di oggi, renderanno in futuro la guerra un fenomeno inconcepibile. Perciò non scoraggiatevi. Non c’è mai stato, nel mondo, tanto bisogno di scouts in gamba come oggi: e coloro di voi che cooperano alla loro formazione possono essere sicuri di star validamente contribuendo all’avvenire del mondo.(gennaio 1940)

Dal Patto Associativo: “Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale.”

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Da Proposta EducativaSe è vero che “educare è fare politica”, allora si danno occasioni in cui l’Associazione, come tale, attraverso i suoi organi democraticamente eletti, verrà sollecitata a prendere posizione su questioni politiche. Potrà trattarsi di questioni più attinenti all’azione educativa, come è già stato fatto ad esempio nel campo della politica per la gioventù, dell’urbanistica, della politica scolastica, del cambiamento dei regolamenti militari, dell’obiezione di coscienza al servizio militare indicata ai propri soci; oppure in casi più gravi ed eccezionali, in cui appaiono in grave pericolo i valori di pace, libertà, giustizia, rispetto della persona umana, può trattarsi anche di questioni di politica generale.Mario Sica, Scout - Proposta Educativa, n. 29, 1977, pp.54-56

Intendiamo quindi promuovere un’adesione e un attaccamento critico alle istituzioni, in particolare allo Stato e agli enti locali nelle loro varie ramificazioni e, nell’intento di valorizzarne la funzione, come “cosa comune”, al di là degli interessi, politici e non, di parte. Ciò può anche comportare la promozione di azioni collettive per cambiare democraticamente le leggi, le disposizioni, i comportamenti delle istituzioni che sembrano ingiusti, evitando comunque l’atteggiamento di chi qualunquisticamente accetta le leggi per poi trovare la via individualistica e clientelare di scavalcarle, servirsene o aggirarle.

Ad esempio abbiamo già manifestato uno scarto tra la legge e l’emergere di valori (emersi dopo un’attenta maturazione personale e comunitaria) nel caso dell’obiezione o di disobbedienza civile alla leva militare.

Il Comitato centrale, Scout - Proposta Educativa, supplemento al n. 19, 1988, pp.21-26

Dal Regolamento Metodologico:Art. 14 – Educazione alla mondialità e alla paceL’educazione alla mondialità e alla pace è un aspetto essenziale della formazione scout, che si basa sulla stessa dimensione sopranazionale del Movimento e sul senso di fraternità mondiale dello scautismo e del guidismo, al di là di ogni differenza culturale, razziale, politica o religiosa. Essa ha per scopo lo sviluppo di personalità aperte verso gli altri popoli e culture, dotate di spirito di collaborazione, in grado di comprendere i punti di vista delle altre persone e disposte al dialogo e al cambiamento.

R/S Art. 5EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZALa comunità realizza interventi volti a migliorare la vita sociale di tutta la collettività, concorrendo al progresso materiale e spirituale della società per il bene di tutti. In questo cammino di crescita ogni rover e scolta è chiamato: (…) a vivere il confronto e il dialogo costruttivo con gli altri senza pregiudizi, imparando a gestire i conflitti in modo efficace, vivendo e testimoniando in prima persona la scelta della nonviolenza (…).

Art. 6EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA’ E ALLA PACENel cammino in Branca RS si progettano e si vivono esperienze di pace, caratterizzate da un atteggiamento attivo volto al perseguimento della giustizia sociale e del rispetto dei diritti umani, attraverso iniziative mirate, precise e concrete, realizzate con lo stile e lo spirito della nonviolenza.Per queste finalità, la Comunità RS favorisce percorsi di incontro e collaborazione con gruppi e persone che svolgono attività di educazione alla pace e alla nonviolenza, promuove il valore del servizio civile volontario come possibile esperienza di impegno personale al servizio della collettività.

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Scout chi leggeA cura di Francesco Bavassano

“Potremmo trasformare la sorda e grigia Bracciano in un bivacco di camicie azzurre, tutti insieme famo paura” avevano dichiarato i nuovi presidenti junior della branca RYS, facendosi intervistare mentre divoravano Marshmallows.

“Voi non siete il futuro, siete il presente! L’Italia va data ai giovani, ovvero a chi ha meno della mia età, compresa!” aveva scandito ai 30mila il Matteo Nazionale.

Gli incaricati nazionali ai comunicati stampa, presi d’assedio dai 30000 RYS, hanno dovuto diffondere un nuovo questionario, che siamo stati costretti a pubblicare, essendo stati commissariati da Sbocciamo Insieme (nuova gestione junior RYS di Camminiamo Insieme). Chi totalizzerà un punteggio inferiore a 30mila, sarà rinchiuso in un Sebach, nutrito a formaggio Gran Moravia e sottoposto all’ascolto rieducativo a ciclo continuo de I Cento Passi, cantata dal Coro Nazionale di voci marroni dei Novizietti Rauchi.

TU E LA COCA:

• Non ne ho mai fatto uso! Travia i nostri giovani, e i soldi vanno alle parrocchie narcos sudamericane.

• Vado quasi sempre. A parte quando gioca il Genoa, ho le mie cose, c’hoddastudiare, sainoilavoratori, c’è la finale di Amici, c’hoiturni alla casa di riposo, festeggio il mesiversario col mio gatto, compleanno della zia anziana, compleanno della nipote appena nata, corso di danze extraeuropee con fuso orario del luogo, a seconda delle esigenze.

• Arrivo dopo e vado via prima perché sono dinamico e chi si ferma è perduto come dicono gli Akela più teatrali per spiegare la Pista di Branco.

Rottamati?Chemmenefrega a me, io c’ho il diesel!

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Scout chi legge

UNA CO.CA. DOVREBBE ESSERE MOTORE DI SVILUPPO PER L’ASSOCIAZIONE E IL SUO QUARTIERE?

• Chemmenefrega a me, io c’ho il diesel!

• È un argomento importante che merita il giusto approfondimento, parliamone. Qualcuno ne parli. Qualcuno faccia qualcosa.

• Sì, e poi me la organizzi tu la Caccia di Kaa? Imparatelo tu a memoria un racconto di cento righe!

COSA PENSI DELLA CARTA DEL CORAGGIO DELLA BRANCA RYS?

• Embé, mio cugino Renzo c’ha 13 anni e ha costruito una sopraelevata al campo reparto, con tanto di tutor e guardrail!

• Dici quei pensierini che hanno scritto quando non suonavano i bonghi o leccavano i rospi a San Rossore?

• È come la Carta dei Vini. Qualcuno non la leggerà mai, qualcuno la leggerà e poi chiederà il vino della casa, qualcuno prenderà il vino più costoso e ne lascerà metà.

LA TUA PARTECIPAZIONE IN ZONA:

• La zona è la morte del basket, li costringi ai tiri da fuori.

• Dipende dalle tirocinanti. È giusto allargare il proprio territorio di caccia. Infatti, se sei convinto di guardare lontano, guarda ancora più lontano (da Come conquistare una ragazza di 22 anni quando ne hai 55, BP style)

• Quelli lì sono dei disagiati belin, beccati che foto da babbi mettono su Facebook.. Noo, non quella, quello sono io!

TI INFORMI?:

• Di solito inforno a 360 gradi, con un po’ d’olio, 5 minuti e via.

• Principalmente sui siti dei quotidiani: studio le foto di Belen, piango per il povero cane a tre zampe e sorrido guardando come ci vestivamo negli anni ‘70, anche se ho 25 anni.

• Inutile. I giornalisti sono servi dei poteri forti, a parte quelli con cui concordo o quelli che raccolgono firme per abolire qualcosa. Che poi, anche le abolizioni, le abolirei.

HAI MAI PENSATO DI CANDIDARTI AD UN INCARICO ASSOCIATIVO?

• Ma come! Lo sanno tutti che ci può essere un solo candidato.

• E chi ha avuto 6 anni di tempo per fare il portaborse/portazaino in pattuglia?

• Sì, ma poi ho scoperto Game of Thrones.

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SCOUT E POLITICA.

• Beh, lo sanno tutti, gli scout sono a-partitici, non a-politici. È giusto che i nostri ragazzi possano scegliere se essere NO-TAV, di Sinistra e Libertà o, se proprio insistono, del PD (minoranza ex-comunista, ovvio).

• La politica e la kasta degli zombi fanno schifo. Stanno ore in parlamento a parlare parlare parlare senza FARE. Ognuno pensa al suo partito e non si parla mai dei bisogni dei cittadini. Come dici? “Prova a sostituire parlamento con riunione, partito con unità e cittadini con ragazzi?” Azzzz

• La Politica è il sogno dei nostri figli che sognano di sognare un futuro da sogno. Certo, le vecchie resistenze e i gufi vanno rottamati, ma sono convinto che dall’AGESCI potrà uscire almeno il 50% del prossimo Parlamento, l’altra metà la aboliremo!

COME TI VEDI RISPETTO ALLA TUA PARTENZA?

• Sììì, giovedì Parto per sei mesi a Riga. Spero mi passino Anatomia Pelvica sulla fiducia. Mi sa che non torno più!! Noi giovani cervelli dobbiamo fuggire dall’Italia e nessuno ci può fermarci a noi. Chi non fugge, evidentemente non è un cervello!

• Aaah siiii, avevo scritto quella lettera di ringraziamenti e di bei ricordi, intendi quello?

• Dal Clan sono volato in Co.Ca. Wooowwww. Hai presente il giochino quando ti bendano e ti fanno credere di essere in altissimo, poi salti ed eri a 10 cm da terra?

Scout chi legge

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Educare è un’arte

Una storia semplice,per capire un problema complesso

Nel Mareci sono icoccodrilli

A cura di Stefano Barberis

di un mondo ingiusto la forza del suo ottimismo e un coraggio ammirevole, gigantesco, quel coraggio che Fabio Geda ha raccontato ai 30mila di San Rossore.

“ Nel mare ci sono i coccodrilli” è un libro che andrebbe letto a tutte le età, per capire come gira questo mondo, e come la fratellanza fra le persone possa essere l’unico antidoto efficace alle iniquità. Un libro che davvero può diventare perfetto per le nostre attività, in tutte le branche e che può spiegare con la semplicità e la forza della narrazione un problema così grande del nostro tempo come quello dell’accoglienza e dell’emigrazione, che troppe volte resta nascosto dietro numeri e volti senza nome in uno schermo televisivo

Durante le vacanze di Branco, ad esempio, la storia di Enaiattolah può diventare il racconto da leggere ai fratellini prima di andare a dormire: la storia di questo bimbo che, come Mowgli, cresce troppo velocemente in una giungla di uomini crudeli e senza scrupoli, imparando da subito a cacciare le sue prede, a vivere la propria autonomia per poter vivere ogni giorno. Una storia cruda per dei bambini, ma fatta anche di incontri belli come

Molti di noi ricordano Fabio Geda raccontare la storia di Enaiattolah Akbari, il protagonista di questo libro, l’ultima sera della Route Nazionale, in 3 minuti molto toccanti eppure davvero emozionanti e profondi.

“Nel Mare ci Sono i Coccodrilli” è davvero un libro-mondo, una storia con dentro mille storie, mille spunti, mille riflessioni e certo, a ripensarci, non stupisce che sia stata scritta da uno scout per come, nel testo, la narrazione sia incalzante e dettagliata, ricca di frasi pesanti e “parole maestre”: una storia che parla di un viaggio, di una fuga, di una crescita proprio come il nostro tanto caro “Libro della Giungla”.Un viaggio epico, l’odissea di un bambino afghano in fuga da un regime assurdo.

Dagli altipiani dove è nato, Enaiatollah è costretto a fuggire verso ovest, via dalla violenza e da un destino di schiavitù, lasciato da una mamma a un futuro incerto, ma nel suo cuore migliore. Una mamma che gli farà promettere di essere un uomo buono e che come Messua lo aspetterà e cercherà per tutta la vita. Passo dopo passo, paese dopo paese, attraverso Afghanistan, Pakistan, Iran, Turchia, Grecia e Italia, Ena opporrà alle durezze

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Educare è un’arte

quello che Enaiattolah fa con un’anziana signora in Grecia o di momenti divertenti seppur drammatici come la notte passata dal protagonista e dai suoi amici prima di attraversare il braccio di mare tra Grecia e Turchia in canotto.

La storia di Ena può diventare anche il fil rouge per un raid di reparto, seguendo le sue orme tra i vari paesi della sua peregrinazione e sperimentando nelle varie tappe del raid, le tecniche che più si addicono legate al vissuto del protagonista nei vari paesi attraversati durante le sue peregrinazioni: dalla topografia ai nodi, alle costruzioni alla cucina all’infermeria, Enaiattolah davvero ha dovuto mostrare capacità tecniche di ogni tipo per poter svolgere al meglio il suo viaggio.

Un raid che sarebbe dunque avvincente per la storia che lo circonda, tecnico ed anche importante perché sensibilizzerebbe i ragazzi sul tema dell’emigrazione, che magari iniziano a capire, incontrare ed analizzare con maggior coscienza con i propri compagni di classe stranieri ogni giorno.In clan, invece, si può partire dalla storia di Enaiattolah Akbari per riflettere sui temi

dell’accoglienza, del pregiudizio, della libertà di religione, della cittadinanza e della fratellanza, vedendo nel protagonista di questo libro un testimone forte e coraggioso e pensando a quanti altri come lui vivono intorno alle nostre case: l’obiettivo della nostra proposta potrebbe essere quello di portare i nostri rover e scolte a chiedersi sempre che volto e che storia ci sia dietro a qualunque titolo di giornale essi leggano, di non limitarsi a informarsi, ma di scavare a fondo per capire cosa davvero porti una persona a scappare dalla propria casa, la propria famiglia, il proprio paese. Un’analisi cruda, che scava dentro le loro certezze e il loro essere “il desiderio” di molti altri ragazzi come loro aldilà del Mediterraneo, ma che gli permette di affrontare il tema dell’emigrazione in seconda persona, capendo i motivi di una scelta così difficile e analizzando i poteri e i limiti delle leggi e delle istituzioni che troppo spesso non hanno la possibilità di guardare al cuore di questi viaggiatori disperati e coraggiosi.

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Spiritualità scout

Chiesa di Francesco?

Mi viene in mente Crozza che imitava Francesco col frigo sulle spalle! Ma che bravo Francesco! Ma c’è qualcuno che porta il frigo con lui? O solo patte sulle spalle? E noi, scout, dove ci piazziamo? Stiamo a guardare? È la Chiesa “di” Francesco o la Chiesa “assieme” a Francesco? Penso che se chiedessimo a lui ci citerebbe 1 Corinzi 3, 4-11: “Quando uno dice: “Io sono di Paolo”, e un altro: “Io sono di Apollo”, non vi dimostrate semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Che cosa è Paolo? Servitori, attraverso i quali siete venuti alla fede, e ciascuno come il Signore gli ha concesso. Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicché, né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno riceverà la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un

fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.” Francesco ci invita ad essere Chiesa di Gesù Cristo, Chiesa di Dio assieme a lui! In comunione con lui! La Chiesa non è Francesco! La Chiesa non è sua e se la porta sulle spalle solo lui! La Chiesa è di Gesù Cristo e noi siamo invitati a essere Chiesa di Gesù Cristo assieme a Francesco! Ma ne abbiamo voglia? Se sì, cosa facciamo?Francesco vede tanta gente che non è felice ma triste, anche nella Chiesa. E allora ci scrive: “Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo

A cura di P. Paolo Marré Brunenghi AE GE15

Papa Francesco? Un grande! Ma è la Chiesa di Francesco?

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Leggetela! Costa poco e se volete potete scaricarvela in pdf a questo sito gratis (ho visto siti che vendono la versione pdf!!): http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/index.html

Sarebbe bello prendersela come catechesi di Co.Ca. Si può leggerla assieme e se qualcuno la legge prima può indicare le parti di citazioni che forse possono essere riassunte e magari lette la sera a casa come preghiera personale. Oppure appunto ve la potete leggere un pezzetto alla volta la sera personalmente e poi condividere assieme quello che volete su una sezione più lunga. Però credo sia bello farlo se vogliamo essere Chiesa di Francesco, o meglio CON Francesco!

Ed anche di clan: perché non fare un cammino analogo? Perché non invitare i terzi anni che si preparano alla partenza e quindi a una scelta di fede e di testimonianza della fede, a leggere la lettera un pezzo alla volta e animare di volta in volta loro la catechesi di clan? Può farlo anche il pattuglino di fede, ma forse potrebbero fare loro da pattuglino per l’anno. Credo che ogni ragazzo e ragazza che si prepara alla partenza debba leggersi nell’anno questa esortazione. Sì è vero, ci sono parti non direttamente rivolte a lui o lei, ma non muore se la legge e se comunque prende posizioni mature nella sua Chiesa ed esorta anche altri a vivere con autenticità il vangelo (nella giustizia e nella misericordia da esso indicate!).

Tra le altre cose, Francesco ci dice che per gustare la gioia del vangelo non basta conoscerlo ma bisogna viverlo, testimoniarlo e annunciarlo! Sì, perché “nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore” e “se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può contenere il desiderio di

non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello Spirito che sgorga dal cuore di Cristo risorto” (Evangelii Gaudium, 2). Dio non ci vuole tristi, scontenti, risentiti, ma felici, pieni di vita, gioiosi! E Francesco pure! Ci invita alla gioia e ci dice come trovarla e come nutrirla in noi!

Punto primo: “Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”(EG 1)! La gioia nasce innanzitutto dal nostro rapporto con Gesù Cristo! E quindi ecco l’invito di Francesco: “Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta” (EG 3) Ecco il primo passo! Ma va fatto oggi altrimenti come in route se non si fa il primo passo si sogna solo di fare strada ma non ci si muove!

E poi Francesco ci indica nella concretezza come proseguire il cammino, cosa fare di fronte ai bivi difficili, a che cosa stare attenti, che sentieri evitare… la strada verso la felicità! Verso la gioia vera! Nell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium, Francesco ci scrive la sua “strada verso il successo”, ma il successo vero che è la gioia di essere figli di Dio che vivono il vangelo! E noi cosa facciamo? Stiamo a guardare o ci mettiamo in cammino? Stiamo a guardare e diciamo bravo, o aiutiamo a portare il frigorifero al povero? Applaudiamo il bravo papa o facciamo chiesa con lui? Chi di noi allora ha letto l’esortazione che ci ha scritto? E chi prova a viverla nella concretezza? È un’esortazione alla gioia, vogliamo essere musoni? È lunga ma vale la pena leggerla tutta e bene! È semplice e pratica per cui è inutile presentarla qui!

Spiritualità scout

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Spiritualità scout

comunicarlo agli altri?” (EG 3.8). E allora ci invita ad uscire e ad annunziare. Ed è proprio questa l’idea che sta alla base della Missione dei Giovani ai Giovani che sta iniziando a lanciare la diocesi di Genova col suo vescovo ai suoi giovani, ma che potrebbe estendersi anche alle altre diocesi liguri. Ora siamo nella fase di preparazione e formazione. E cosa c’è di meglio che farci formare direttamente da Francesco?“Perché non entrare anche noi in questo fiume di gioia?” (EG 5).

Detto questo non vi rubo altro tempo inutile. Fate il passo oggi: scaricate o compratevi la lettera oggi e iniziate a leggerla e… a viverla!Buona Strada…verso la Gioia!

La strada verso la felicità!

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BachecaA cura di Daniele Boeri

Strade di coraggio passano da Vara!!

... A noi ce piace de magnà e beve, ma ce tocca de lavorà

Ok, il titolo è un po’ scontato, ma volevo iniziare questo nuovo articolo ringraziando i clan che sono partiti per la loro strada dalla nostra Base e hanno trovato il tempo e le energie per dare una bella ripulita al bosco dietro la Casa Romana, da tempo trasformato in discarica abusiva.

Già che sono nei ringraziamenti, mi fa molto piacere menzionare il noviziato del Tigullio che ha aiutato la Pattuglia nei lavori di messa in sicurezza del cantiere di Romana e nel posizionamento delle griglie sul cavedio nel retro della casa.

Come ho cercato di spiegare loro, oltre che per le braccia prestate al lavoro, la loro presenza è stata un stimolo per tutti noi e ci ha permesso di ottenere un ottimo risultato con molta meno fatica.

Grazie a tutte queste ragazze e ragazzi per il loro aiuto, a tutti coloro che ci sostengono e ci aiutano in ogni modo, compresi i simpatici amici di Vara inferiore.

A questo punto potrei aprire la rubrica “A volte lo scout è peggio dell’alluvione”, ma anche se ci sarebbero delle cose da dire, questa volta vi evito il pippotto.

Per continuare con spirito positivo, voglio spendere ancora un po’ di parole riguardo la Sagra, ora rinominata Festa di Fine Estate.

Venuta meno la collaborazione con il “Consorzio di tutela fondiaria ed agro forestale, alte valli d’Orba e Gargassa” abbiamo deciso di riportare la Sagra di Vara Inferiore a quello che era il nostro progetto iniziale, cioè una festa per chi vive la Base scout e chi vive nelle sue vicinanze. Dal nostro punto di vista la festa è stata un successo, i numeri sono stati più contenuti, ma

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questo ci ha permesso di trovare il tempo di scherzare e cantare anche a noi che l’abbiamo organizzata e rinforzare l’amicizia con gli abitanti della Valle che hanno partecipato.

Anche la partecipazione di amici Scout, sia ancora attivi che non, è stata buona e davvero piacevole, permettendo anche di mostrare a tante persone gli ultimi lavori presso la casa Romana che ci ha ospitato!

Alcuni degli ospiti hanno raccontato di essere stati in questa meravigliosa casa tanti anni prima, narrandoci le storie legate ad essa e alla vicina Pieve, ormai diroccata, ma che nasconde ancora la struttura e la forma del fabbribato del 1600.Alcuni amici scout con i capelli bianchi ci hanno raccontato di quando i campi scout si facevano a casa Romana negli anni ‘60 e dei tentativi dell’associazione di acquistarla già dai primi anni ‘90, sfortunatamente senza successo.

Fu poi nei primi anni 2000, in concomitanza con l’evento internazionale “Macramè” che in maniera del tutto improvvisa un benefattore ha acquistato e poi successivamente donato la proprietà, scongiurando la possibilità che venisse trasformata in un maneggio o peggio una discoteca.

Tutta la proprietà era davvero mal ridotta, l’antica villa che negli anni aveva visto dormire

centinaia e centinaia di lupetti, quasi diroccata e l’antica Pieve, usata da secoli come magazzino e stalla.

Da questo momento iniziò la ricerca dei fondi necessari per la ristrutturazione e messa a norma degli edifici e con quello che si è raccolto nel 2011 sono iniziati i lavori di consolidamento

strutturale e rifacimento del tetto.Seppur con grandi difficoltà i lavori principali sono ora conclusi, ma tanto resta da fare per rendere davvero accogliente e funzionale la casa.Al termine la capienza della struttura sarà di circa 80 posti letto, divisi in due strutture, di cui oggi siamo in grado di

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aprire solo la parte più grossa (sud), mentre la parte Nord avrà circa 30 posti letto, ma per il momento i lavori in questa sono ancora da completare.

Un capitolo a parte è la ristrutturazione della antica Pieve del XVII secolo, primo insediamento religioso documentato, per cui si devono ancora trovare le ingenti risorse economiche.

L’ edificio è in pessimo stato di conservazione anche perché abbandonata quale presidio religioso da quasi due secoli ed era dedicato a Sant’Alberto, protettore dei chiodaioli.

Come scrive Don Principe nel suo volume sulla alta valle dell’Orba “La località della Romana fu scelta probabilmente perché si trova all’incrocio del fiume Orba con l’affluente rio Rostiolo. Inoltre si trova nei pressi delle mulattiere che dal Mar Ligure salivano al Giogo per scendere a valle quasi sempre a fianco del greto del fiume. Lungo le mulattiere si snodavano le file di muli che trasportavano, oltre ai legnami per la costruzione delle navi, anche il ferro grezzo che veniva lavorato nella valle dell’Orba, specie per i “chiodi di Masone” con testa non

rotonda ma rettangolare.

I ruderi della ferriera di Romana sono stati visibili fino al 1945, quando si fecero gli scavi per l’eventuale costruzione di una diga tra la località Brescia e monte Scioro ad un chilometro di distanza dal monte Tauriné”.

In un documento scritto, esistente nell’Archivio Parrocchiale di Martina, risulta che la Pieve fu benedetta il 25 maggio 1625 dal

rev. Pietro Francesco Casanova, delegato da mons. Gregorio Pedrocca, Vescovo di Acqui.

Per far fronte alla crescita della popolazione, già alla fine del‘700 gli abitanti di Vara chiesero al Vescovo il permesso di erigere un’altra chiesa più vicino alle abitazioni ed in luogo meno scomodo, con l’impegno ad abbandonare la vecchia cappella di Sant’Alberto situata nel piazzale della villa della Romana.

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Dopo la consacrazione della nuova chiesetta di Vara, nel 1830 sorse una disputa sulla proprietà della cappella che fu risolta dal Vescovo assegnandola alla popolazione di Vara.

Attraverso diverse e normali vicissitudini si ritrova che nel 1955 detta cappella è passata quale ultima proprietà alla Famiglia Siri.

Tra memoria storica e folclore, si narra che sotto il pavimento della cappella sia nascosto un tunnel

sotterraneo lungo chilometri e che il nome Romana, derivi dal fatto che una legione dell’antica Roma avesse descritto quella zona in una relazione militare.Dopo questo salto in dietro nel tempo, quello che più interessa a noi della Pattuglia è che la Romana sia tornata a vivere con la gioia della Prima Festa di fine Estate e i primi campi.

Nel mese di Dicembre tenteremo anche di fare un fine settimana di lavoro “Bivacco del Camino”, per costruire il caminetto del

primo piano e continuare con le tantissime finiture, chi avesse voglia di dare una mano (di qualsiasi genere) contatti la pattuglia al solito indirizzo: [email protected]

La Pattuglia ha sempre bisogno di nuove forze, non esitate a contattarci per dare una mano! l’impegno di tempo è minimo ed ogni aiuto è sempre prezioso!

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AAA si cercano penfriends

richieste giunge dai Reparti, ma accade spesso di trovare amici di penna per Branchi o R/S.Come usufruire del servizio di Post Box? Basta inviare alla Post Box Secretary dell’AGESCI, Silvia Sebastianelli , all’indirizzo [email protected] , i dati di chi intende intraprendere l’attività di corrispondenza: gruppo scout di appartenenza, nome, cognome, data o anno di nascita, indirizzo postale completo di CAP, indirizzo e-mail se possibile, lingua straniera nella quale si intende scrivere.

Le vostre Guide o i vostri Esploratori lavorano per la Specialità di Corrispondente, Europeista, Interprete o per il Brevetto di Animazione Internazionale...? Le vostre Squadriglie sono impegnate a conquistare una Specialità, magari Internazionale? Una tappa del percorso dei vostri ragazzi potrebbe essere la corrispondenza con scout o guide stranieri.

Forse non tutti sanno che esiste uno specifico servizio dell’AGESCI , quello del Post Box Secretary, cioè un o una capo , che si occupa di trovare contatti all’estero per quei ragazzi che desiderano scambiare corrispondenza. Esiste una rete di Post Box Secretaries che sono presenti in quasi tutti i paesi del mondo:si scambiano richieste e informazioni e si trovano i contatti adatti.

Sono pochi i requisiti richiesti: masticare una lingua straniera (preferibilmente l’inglese) ed essere curiosi di conoscere il mondo (scout e non) che ci circonda. Dai primi contatti possono svilupparsi nel tempo amicizie, scambi di ospitalità, gemellaggi. Il maggior numero di

A cura di Silvia Sebastianelli