scuola superiore per mediatori linguisticierano le più importanti manifestazioni agonistiche...

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1 SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA “Lo sport, le lingue, la mediazione culturale” RELATORE: CORRELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marilyn Scopes Prof.ssa Marie Françoise Vaneecke Prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATO: Andrea D’Innocenti Matricola 1651 ANNO ACCADEMICO 2013/2014

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA

DI

MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE

IN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

“Lo sport, le lingue, la mediazione culturale”

RELATORE: CORRELATORI:

Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marilyn Scopes

Prof.ssa Marie Françoise Vaneecke

Prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATO:

Andrea D’Innocenti

Matricola 1651

ANNO ACCADEMICO 2013/2014

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Indice

Introduzione 5

Capitolo Primo

Lo Sport

1.1 Definizione e cenni storici 7

1.2 Sport singoli e di squadra 18

1.3 Sport dilettantistico e professionistico 20

1.3.1 Tra gioco e agonismo 22

1.4 Eventi sportivi 24

1.4.1 Le Olimpiadi 29

1.4.2 I campionati del mondo 35

Capitolo Secondo

La Globalizzazione

2.1 Definizione e cenni storici 37

2.1.1 La globalizzazione della società e della comunicazione 38

2.1.2 La globalizzazione nello sport 40

2.2 La socializzazione e l'educazione 44

2.2.1 La socializzazione nello sport 46

2.2.2 L'educazione nello sport 48

Capitolo Terzo

La mediazione linguistica

3.1 Definizione e cenni storici 52

3.1.1 Le modalità di mediazione 53

3.2 Linguaggio settoriale 56

Capitolo Quarto

Il mediatore linguistico in ambito sportivo

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4.1 Il linguaggio settoriale sportivo 59

4.1.1. Le parole degli sport: origine, vicende 61

e funzioni delle terminologie

4.2 Inghilterra- Germania al fronte 67

4.3 Lo status e il ruolo del mediatore linguistico sportivo 69

4.3.1 Il giornalista sportivo come mediatore linguistico 69

4.3.2 L’atleta come mediatore linguistico di se stesso 70

4.3.3 L’allenatore mediatore dei suoi principi 71

4.4. La mediazione della cultura sportiva 72

Conclusioni 73

Introduction

1. Sport

1.1. Historycal introduction and definition

1.2. Individual and team sports

1.3. Amateur and professional sport

1.4. Sport events

1.4.1. Olympic Games and World Cup

2. Globalisation

2.1.Historical introduction and definition

2.1.2. Sport globalisation

2.2. Socialisation and education

2.2.1. Sport socialisation

3. Language mediation

3.1. Historical definition and definiton

3.1.1. Mediation modalities

3.2. Technical languages

4. Sport lingual mediator

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4.1. Sport technical language

4.2. England vs Germany: the peace match

4.3. The status and the role of sport lingual mediators

Conclusion

Introduction

1.Le sport

1.1. Définition et histoire

1.2. Sport invididuel et d'équipe

1.3. Sport amateur et professionnel

1.4. Les événements sportifs

1.4.1. Les jeux Olympiques

2. La globalisation

2.1. Définition et histoire

2.1.1. La globalisation de la société et de la comunication

2.1.2. La globalisation dans le sport

3. La médiation linguistique

3.1. Définition et histoire

3.2. Les languages techniques

4. Le médiateur linguistique dans le domaine sportifs

4.1. Le language technique du sport

4.2. Le match de la paix

4.3. Les figures de médiateur sportif

Conclusions

Bibliografia di riferimento

Sitografia di riferimento

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Introduzione

Lo scopo che si ripropone di evidenziare questa tesi, tramite tre temi

fondamentali quali: lo sport, la globalizzazione e la mediazione linguistica, è di

individuare le figure alternative al mediatore linguistico.

Il tema dello sport è ampio e articolato; attraverso dei cenni storici dello sport

vengono analizzati socialmente gli eventi sportivi come eventi di massa e di

riunione, rispondendo alla domanda: “Dove potrebbero operare queste figure?”.

Viene anche analizzata la globalizzazione, cioè i movimenti di capitali e di

persone, viene posta l'attenzione anche su temi come la socializzazione e

l'educazione nello sport e il perché questi processi siano fondamentali.

La mediazione linguistica in questo ambito così variegato assume aspetti e

connotati molto interessanti, la scelta e la trattazione di questa tematica è

attuale sia nei contenuti che nella sua esposizione. Con essa si è approfondita la

comunicazione in generale e in questa tesi si pongono in risalto le tecniche che

un mediatore linguistico può attuare in questi processi.

Si è analizzato il linguaggio settoriale dello sport, come vero e proprio punto

cardine per le figure che operano come mediatori linguistici.

Si è voluto raccontare, in onore del suo centenario, la partita della pace giocata

durante la prima guerra mondiale, come vero e proprio simbolo di socializzazione

tramite lo sport.

Tutti questi temi fusi insieme, portano a delineare quali sono le figure che

possono operare come agenti socializzanti e linguistici nel mondo dello sport.

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Capitolo Primo

Lo sport

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1.1. Definizione e cenni storici

SPORT:

“Qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o

non, ha per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e

psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in

competizioni di tutti i livelli” (Consiglio d’Europa, Carta Europea dello Sport 1992,

art. 2).

Lo sport è l’attività che impegna, sul piano dell'agonismo oppure dell'esercizio

individuale o collettivo, le capacità fisico-psichiche che viene svolta con intenti

ricreativi o come professione.

La storia dell'attività fisica comincia praticamente con quella del genere umano.

Sin dalla comparsa delle prime civiltà le attività ginniche e sportive hanno sempre

avuto un ruolo di primo ordine. In epoca moderna lo sport si è indirizzato più

sulla cultura e sul sociale. Esso, diventando un fenomeno di massa, si è sviluppato

in differenti campi come: l'economia, la sociologia e l'educazione.

Nella preistoria l'attività fisica era fortemente legata alla sopravvivenza,

bisognava essere atletici, scattanti ed efficienti per catturare il proprio cibo.

Anche attività fisiche come le danze rituali contribuivano all'allenamento del

corpo.

A partire IV millennio a. C., in Mesopotamia si svilupparono una serie di civiltà

nelle quali l'attività fisica era legata ad altri valori di confronto: la forza e la

destrezza. Comparvero discipline come il nuoto, l'equitazione e la lotta, discipline

utilizzate come profitto nelle guerre, ma bisogna puntualizzare che queste

attività venivano praticate solamente dalla classe governante.

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In Oriente venne data importanza alle danze e ai giochi, che spesso venivano

associati a cerimoniali religiosi, che propiziavano la fertilità e l'abbondanza. In

India, ad esempio, nacque il tiro alla fune, nel quale due squadre disposte sulle

rive opposte del fiume cercavano di trascinare gli avversari nell'acqua. Come il

gioco dell'altalena, che con il movimento avvicinava la terra al cielo e il cielo alla

terra. Queste due pratiche rappresentavano l'unione di aspetti materiali e

spirituali.

In tutto il continente asiatico il corpo e lo spirito non erano viste come due entità

distinte, ma una sola cosa, per cui filosofia, religione ed attività fisica sono

sempre state legate tra loro.

Lo Yoga, che significa "unione", aspira ad essere una congiunzione mistica con le

divinità (o Esseri supremi), attraverso esercizi fisici o particolari posizioni del

corpo.

In Giappone tra la nobiltà, nel IV secolo d.C., si cominciò a praticare una speciale

tecnica di lotta tipica: Il Sumo. I lottatori, si affrontavano corpo a corpo,

raggiungendo anche allora stazze considerevoli per avere il vantaggio di una

maggiore stabilità.

Presso i Greci l'armonia la forza e la bellezza del corpo venivano molto

apprezzate ed erano messe al pari di qualità come: l'intelligenza e la generosità

d'animo. Per questo motivo gli eroi greci venivano aggettivati con “belli e buoni".

La grande passione che i Greci avevano per l'attività sportiva, trovava la massima

espressione nei Giochi Panellenici che, avevano assunto un grande valore sociale

e civile. Gli atleti, già al tempo, si sottoponevano a duri allenamenti e rigide diete.

Durante il gioco tutti i partecipanti dovevano rispettare delle regole precise,

mettendo in risalto il senso di lealtà e lo spirito agonistico.

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Col passare del tempo, però, questa ideologia entrò in crisi e si affermarono atleti

professionisti che si allenavano a pieno regime sotto pagamento d'ingaggi

altissimi.

Le feste Panelleniche erano quattro: i Giochi Pitici, che si svolgevano ogni quattro

anni in onore del dio Apollo, quelli Nemei, che si celebravano vicino a Corinto in

onore di Zeus ogni due anni, quelli Istmici disputati sull'Istmo di Corinto ogni due

anni in onore di Poseidone e le gare olimpiche in onore di Zeus. Quest'ultime

erano le più importanti manifestazioni agonistiche nell'antica Grecia e si

svolgevano ad Olimpia, ogni quattro anni, nel plenilunio fra luglio e agosto.

Durante questi giochi veniva istituita la “tregua sacra”: nessun nuovo conflitto

poteva iniziare e le battaglie in corso venivano sospese in modo che gli atleti

potessero gareggiare.

Dalla prima olimpiade, stabilita nel 776 a.C., alla diciottesima, le gare furono

costituite esclusivamente dalla corsa a piedi: si trattava di una gara di velocità, su

una distanza di 192,27 m, detta stadio perché equivaleva alla pista dello stadio

stesso. Nel 724 a.C. venne inserita anche una di 384,54 m, cioè il doppio dello

stadio, che si svolgeva coprendo la stessa distanza andata e ritorno. Nelle

olimpiadi successive vennero introdotte altre specialità come: il Pentathlon

(costituito da cinque prove), il Pancrazio (misto di lotta e pugilato) e le gare

ippiche, inoltre si prevedevano corse con le armi, durante le quali, i partecipanti

indossavano scudo, elmo e schinieri.

Nella trentasettesima Olimpiade fu inserita una gara di corsa anche per i giovani

(12-18 anni) sulla distanza di 96 m (mezzo stadio). Gli atleti che partecipavano

alle Olimpiadi si radunavano per allenarsi un mese prima nella valle dell'Alfeo, nei

pressi di Olimpia, per verificare la loro competitività ed essere ammessi dai

giudici di gara alla competizione. Durante questo periodo l'atleta poteva ritirarsi,

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senza che ciò costituisse una vergona. Gli atleti avevano a disposizione palestre e

massaggiatori. Il recinto dei giochi era accanto al tempio di Zeus e includeva lo

stadio, il quale poteva ospitare fino a 70000 persone. La pista era forma di

rettangolo e vi potevano gareggiare solo 20 atleti alla volta, nei pressi c'era anche

l'ippodromo con il suolo in terra battuta. Ai giochi non potevano partecipare

assolutamente le donne sposate, neanche come spettatrici, se scoperte esse

venivano messe a morte.

A Sparta veniva data grande importanza alla forza militare, i bambini sin dalla

tenera età, vivevano secondo regole militari e dovevano essere in grado di

sopportare la fatica, tollerare il dolore e superare il dolore senza dimostrare di

essere provati. A differenze di quanto accadeva nelle altre città greche , a Sparta,

anche le donne si dedicavano all'attività fisica. La prova più importante era la

corsa, ma praticavano anche il lancio del disco e del giavellotto, inoltre, esse

partecipavano anche alle gare ippiche, in cui ottennero vittorie anche ad Olimpia.

L'abitudine di praticare sport rese le donne di Sparta paragonabili alle mitiche

Amazzoni.

Gli Etruschi, praticavano attività sportive nelle campagne o in aree sacre a ridosso

delle città e costituivano un forte richiamo per uomini e donne di ogni classe

sociale. Gli atleti si cimentavano nelle specialità più conosciute come il lancio del

giavellotto, il lancio del disco effettuato con la variante, rispetto ai giochi

olimpici, della rincorsa, il salto in lungo, la corsa, il pugilato e le gare ippiche.

Secondo un'antica tradizione gli Etruschi inventarono uno degli spettacoli

destinati ad essere più popolari a Roma: i combattimenti dei gladiatori, che si

concludevano con la morte dell'atleta perdente. Ci si può fare un'idea abbastanza

precisa su come potessero essere le gare sportive di questo popolo anche grazie

alle raffigurazioni rinvenute nelle tombe scoperte nei maggiori centri etruschi.

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A Roma l'attività fisica era percepita in modo diverso da come veniva percepita

dai Greci. Finché Roma fu in una fase di conquista, lo sport rimase una

componente fondamentale della formazione morale e fisica dei soldati, gli

allenamenti svolti dai giovani romani al Campo Marzio comprendevano

l'equitazione, il tiro con l'arco, la lotta, il lancio del giavellotto, la scherma, la

corsa con le armi e finti combattimenti, tutte queste discipline erano volte a far

diventare il soggetto un vero e proprio guerriero.

Quando però dal I secolo d.C., le nuove condizioni politiche e sociali favorirono

una vita fondata sull'ozio e sul divertimento, l'educazione fisica non fu più

considerata come una preparazione alla guerra, ma bensì, un mezzo per rilassarsi

e per rendere più bello e forte il proprio corpo. I Romani facevano esercizi ginnici

non solo per mantenersi in forma, ma anche per passatempo, perché le palestre

erano adiacenti alle terme, dove, oltre a fare attività fisica, era possibile rilassarsi,

fare massaggi e incontrare uomini di alto rango. In linea generale, tuttavia, i

Romani amavano lo sport più come spettatori che come protagonisti, preferendo

assistere ai vari spettacoli dell'anfiteatro e del circo più che parteciparvi

attivamente, come invece era costume del popolo greco.

Per questo motivo gli “agoni” , cioè i giochi competitivi dei Greci, nella cultura

romana diventavano “ludi”, cioè giochi di spettacolo. I “ludi” romani, nati come

celebrazioni in nome degli dei, divennero grandi eventi di massa, nei quali il

popolo aveva l'opportunità di sfogare le proprie emozioni e gli impulsi violenti.

Questi eventi venivano utilizzati dai governanti per controllare gli umori del

popolo e per aumentare il proprio prestigio. Questa politica viene riportata da

Giovenale nel celebre motto “Panem et circenses” (pane e spettacoli circensi). I

“ludi” erano di tre tipi: quelli Scenici, che si svolgevano in teatro, quelli Gladiatori

e quelli Circensi, questi ultimi, comprendevano anche spettacoli di cavalieri che si

esibivano acrobaticamente su cavalli lanciati al galoppo e finti combattimenti

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equestri. Erano noti per le corse delle bighe, trighe, quadrighe, chiamate cosi a

seconda del numero di cavalli impegnati. La sede più importante in cui si

svolgevano questi eventi era il Circo Massimo. I giochi dei gladiatori si svolgevano

in anfiteatri, il più famoso dei quali è quello Flavio, detto Colosseo, completato

nell' 80 d.C. e poteva contenere 45.000 spettatori .

Tali giochi nati come riti religiosi, si erano trasformati in occasioni di mero

divertimento. Sull'esaltazione che tali spettacoli destavano fra il popolo, alcuni

politici avevano costruito il proprio potere. I candidati alle cariche pubbliche

organizzavano a proprie spese spettacoli di combattimento fra gladiatori per

rendersi popolari e ottenere l'elezione.

I gladiatori, perlopiù prigionieri di guerra, criminali e condannati a morte,

iniziavano gli allenamenti sotto l'esperta guida di ex-gladiatori. All'inizio si

esercitavano con un manichino, poi incrementavano l'intensità e la difficoltà

dell'allenamento fino ad arrivare al momento in cui erano pronti per entrare

nell'arena. Quando un gladiatore sconfitto si era ben comportato poteva essere

graziato dall'imperatore che alzava il pollice verso l'alto; se invece si era mostrato

vile, il pollice veniva voltato verso il basso e il vincitore lo uccideva tra gli applausi

deliranti della folla. Le ricompense erano alte e qualche volta veniva concessa al

vincitore una spada di legno, simbolo del ritorno alla libertà.

Un altro spettacolo molto gradito al pubblico erano le “venationes”, che

prevedevano la presenza di animali esotici impiegati per esibizioni o veri e propri

combattimenti: si ricreava, con uno scenario, l'ambiente naturale dell'animale,

per rendere il compito più difficile al gladiatore che andava ad affrontarlo.

Durante il periodo medioevale con la nascita dello spirito cavalleresco e per dare

modo ai cavalieri di mantenersi allenati tra una guerra e l'altra questi

cominciarono a sfidarsi in giochi, tornei e combattimenti. Uno di questi giochi era

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la Quintana nella quale il cavaliere doveva colpire un bersaglio a forma di

cavaliere armato, a volte girevole con un'asta stando a cavallo.

A partire dal 1400 in Italia e in Europa si affermò un grande movimento culturale

che prese il nome di Umanesimo e poi di Rinascimento. Gli Umanisti riportano in

auge il concetto greco di educazione fisica intesa come strumento essenziale per

il pieno sviluppo corporeo e spirituale dei giovani. L'azione educativa legata al

gioco e allo sport presupponeva, infatti, comportamenti e regole che portano ad

una pacifica convivenza nella società.

Fra i pedagogisti, colui che dà un impronta fondamentale è Vittorino da Feltre,

che creò nel 1423 la scuola dal nome “Casa Gioiosa” aperta a tutti i ceti. Nei suoi

trattati appare evidente il tentativo di mirare ad uno sviluppo armonico della

personalità dello studente attraverso un giusto equilibrio di esercizio fisico e

attività intellettuale. Si può sostenere a buon diritto che gli Umanisti , dopo i

Greci, sono stati gli unici ad esaltare l'educazione fisica come strumento per

affermare l'ideale dell'uomo nella sua totalità. Tra le principali manifestazioni

sportive che nacquero in quel periodo: il Palio di Siena, la Corsa del Fiore a

Verona, la Festa del Mare a Venezia e il Calcio Storico fiorentino.

Nel XIX secolo in Europa, si svilupparono vere e proprie dottrine basate su criteri

pedagogici che misero l'insegnamento della ginnastica in relazione con

l'educazione intellettuale. Nel 1811 Ludwig Jan fondò a Berlino una scuola il

quale programma di esercizi prevedeva marce forzate, pernottamenti all'aperto e

capacità di resistere al freddo e a tutti i disagi che la natura poneva. Il suo

metodo si basava sulla formazione della forza fisica dell'individuo.

In Francia con Georges Demeny nacque la ginnastica moderna francese. Secondo

lui l'attività fisica doveva mirare all'armonia tra le differenti sezioni del corpo.

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In Inghilterra già nel 1751 nacque la prima associazione sportiva che regolava le

varie corse ippiche determinata da regole universali che introducevano il

concetto di fair-play (gioco corretto). Le attività sportive inglesi erano tutte

basate sulla correttezza sportiva e sull'onestà tra sportivi. Thomas Arnold fu

direttore di un collegio di rugby che cercò di trasmettere ai suoi allievi un

sentimento di lealtà agonistica. Famose in tutto il modo, inoltre, le regate tra

Oxford e Cambridge, la prima si svolse nel 1829, sul Tamigi, tra le due università

delle due città. Tuttora la regata rappresenta un'occasione d'incontro tra persone

e di grande apertura sportiva.

Durante la prima metà del '900 in Italia nacquero una serie di organizzazioni

sportive come i FASCI (Federazione delle Attività Sportive Cattoliche Italiane)

l'ASCI (Associazione Scout Cattolici d'Italia). Nel 1927 fece la sua apparizione

l'ente nazionale per l'educazione fisica, essa venne assorbita dall'ONB (Opera

Nazionale Balilla) che dipendeva da Mussolini. L'ONB , doveva "provvedere ad

infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell'educazione militare, le

istruzioni ginnico-sportive e l'educazione spirituale e culturale". Mussolini era al

centro dell'insegnamento e dell'addestramento e durante i famosi "Sabati

Fascisti" si preparavano dei veri e propri spettacoli teatrali con dei saggi, sfilate,

parate che esaltavano il valore della forza fisica. A presiedere l'ONB fu chiamato il

fascista Renato Ricci, che promise di offrire, " al Duce e all'Italia, dei fascisti al

cento per cento, duri di muscoli e ancor più duri di carattere, preparati nello

spirito e nel corpo a tutti i cimenti". Ricci, aveva il culto dell'educazione fisica e

della disciplina, per rendere autonomo e immediatamente operativo il nuovo

organismo, puntò in primo luogo all'edificazione di una grande rete di strutture

utilizzando le forze giovani e più promettenti dell'architettura italiana, al punto

che nel 1937 si contavano 890 case balilla, 1470 palestre, 2568 campi sportivi, 22

piscine. Nel 1930 tutte le associazioni sportive vennero sciolte e l'ONB acquistò

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un'importanza fondamentale assistendo i giovani in ogni fase dell'età: tra i 6-8

anni i bambini venivano definiti “Figli della lupa”, tra 8-14 i “Balilla” ed infine tra i

14-18 anni erano gli “Avanguardisti”. Nel 1937 l'ONB venne sciolto e subentrò a

questo il GIL (Gioventù Italiana del Littorio) strettamente dipendente dal partito

fascista.

Il grande impegno nell'organizzazione e nella diffusione dello sport portò, nel giro

di pochi anni, a risultati davvero sorprendenti in diverse discipline, come le

vittorie ai campionati del mondo di calcio del 1934-1938, il secondo posto quanto

a numero di medaglie all'Olimpiade di Los Angeles, i trionfi ciclistici di Bottecchia,

Binda, Guerra, Bartali, i primati di Italo Balbo nelle trasvolate oceaniche, i

successi nell'automobilismo, nel motociclismo e nella motonautica, discipline

molto amate dal fascismo per il loro carattere di esaltazione della macchina e

della velocità. Tutti risultati che il regime tentò di sfruttare al meglio sia per

dimostrare il ruolo di grande e temuto protagonista internazionale, sia per

incrementare a dismisura spirito e orgoglio nazionale.

Nel dopoguerra l'educazione fisica tornò a dipendere dal Ministero della Pubblica

Istruzione. Il 7 febbraio 1958 si arrivò alla legge del ministro Aldo Moro la quale

dettava l'obbligo di praticare l'educazione fisica nelle scuole, la partecipazione

degli insegnanti di educazione fisica al collegio dei docenti e la fornitura delle

palestre degli enti locali.

Durante tutta la storia dello sport, parallelamente nasce la figura dello

spettatore: già nell'antica Grecia le olimpiadi erano manifestazioni che riunivano

gente da tutto il Peloponneso. Si radunavano sul luogo della manifestazione fino

a 70.000 persone.

Anche a Roma i giochi nel Circo Massimo (che poteva contenere fino a 45.000

spettatori) erano motivo d'incontro tra persone di ogni classe sociale.

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Tuttora sport come il calcio e il ciclismo (i più diffusi in Europa) sono motivo

d'incontro e coinvolgimento della folla che, oltre ad assistere allo spettacolo

sportivo, accresce il fenomeno del tifo. Gli odierni mezzi di comunicazione, come

i telegiornali sportivi o i giornali, hanno aiutato la diffusione dello sport fino a

renderlo un evento mondiale. Ma, ancor prima della nascita della televisione, la

radio era stata utilizzata nella diffusione di radiocronache degli eventi sportivi

specialmente tra gli anni 30-40.

Lo sport inoltre, ha influito nel creare nella popolazione un sentimento

patriottico sportivo, un'operazione volta a rinsaldare i legami nazionali attorno

agli atleti della propria nazionalità.

Infine lo sport è stato impiegato anche per unire tutte le nazioni, come nel caso

delle olimpiadi odierne praticate ogni quattro anni. Dopo 2672 anni dalla

celebrazione della prima edizione dei giochi olimpici dell'antica Grecia, il 6 Aprile

1896 si celebrarono ad Atene i "Giochi della Prima Olimpiade dell'Era Moderna".

Riaprire i giochi non fu certo un'impresa facile, resa possibile solo dall'impegno e

dalla perseveranza di un giovane barone francese Pierre de Coubertin grande

appassionato di sport. Esso riuscì così nel 1892 ad ottenere l'approvazione

dell'Unione francese per gli sport atletici e successivamente l'approvazione della

Prima Olimpiade dell'era moderna da parte del Congresso internazionale di Parigi

del 1894. Non restava che stabilire la data e il luogo in cui si sarebbero tenuti i

nuovi giochi olimpici: de Coubertin li avrebbe voluti a Parigi, ma la scelta cadde

su Atene. La Prima Olimpiade e alcune delle successive, si svolsero secondo

regole assolutamente diverse da quelle esistenti al giorno d'oggi. Innanzitutto

erano ammessi solo i dilettanti, per cui parteciparono soprattutto studenti,

marinai, impiegati, e persone che praticavano lo sport come hobby. Per questo

motivo alcune figure restano nella leggenda e di loro non si ha traccia nei

successivi giochi.

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Gli atleti iscritti all'edizione inaugurale furono 249, di cui 168 Greci ed altri 81

atleti in rappresentanza di 13 paesi, secondo la suddivisione politica dell'epoca

(ma 17 secondo quella attuale), che gareggiarono in 43 competizioni suddivise in

nove discipline sportive: atletica leggera, ciclismo, ginnastica, lotta, nuoto,

scherma, sollevamento pesi, tennis e tiro. In realtà erano state programmate

anche gare di canottaggio e vela ma non vennero svolte a causa del maltempo.

Per quanto ben organizzate e sorrette da una buona campagna di stampa, le

rappresentative degli stati stranieri erano ben lontani dall'essere una selezione

dei migliori atleti di ogni paese, in quanto vigeva il principio decoubertiano del

“dilettantismo”.

La maggior parte degli atleti pagò di tasca propria il viaggio e in alcuni casi

parteciparono alle gare anche dei turisti che in quel momento stavano visitando

la Grecia e che si iscrissero ai giochi spinti solamente dall'entusiasmo. Le donne

non potevano partecipare in quanto de Coubertin voleva rispettare la tradizione

classica, tuttavia ci fu una competitrice non ufficiale alla maratona, nonostante

questo gesto, non viene ricordata nei medaglieri ufficiali. Agli atleti non vennero

distribuiti premi e solo i primi due classificati ricevettero un riconoscimento: una

medaglia d'argento e una corona d'ulivo per il vincitore, una medaglia di bronzo e

una corona d'alloro per il secondo classificato.

Tre Olimpiadi non vennero svolte a causa dei due conflitti mondiali: quella del

1916 e quelle del 1940 e del 1944. Delle Olimpiadi furono anche il pretesto di

tregue politiche: come quella nel 1936. Berlino, allora città del nazismo e delle

discriminazioni razziali verso gli Ebrei, diviene con il Fuehrer, per il 1936 (1°-16

Agosto), sede dei giochi olimpici con il timore da parte degli altri stati di una

discriminazione razziale ma divenne una buona occasione propagandistica della

dittatura. Anche quella di Atene 2004 divenne una scusa per una tregua

temporanea tra Palestina e Israele.

18

1.2. Sport singoli e di squadra

Una delle scelte più ardue per un bambino o un adolescente rappresenta la

scelta tra uno sport individuale o di squadra, talvolta questa scelta è presa in

modo poco consapevole.

Quando un bambino di 6-7 anni si trova a dover scegliere lo sport da praticare,

nella sua decisione hanno un ruolo determinante le influenze sociali esterne, più

che le motivazioni personali del bambino, ad esempio lo sport più popolare nel

paese o a seconda del fisico del bambino viene scelto uno sport più adatto a lui.

Gli sport di squadra sono consigliati agli adolescenti eccessivamente timidi, che

hanno paura di sbagliare e che temono il confronto individuale e il giudizio di chi

li circonda, e può aiutarli a conquistare una maggior fiducia in se stessi, ma può

anche essere benefica a chi, al contrario, "soffre" di un eccessiva sicurezza. Gli

sport si addicono dunque a varie tipologie di adolescenti, e permettono loro di

conoscere la frustrazione e la delusione di un insuccesso senza trasformarla in

una sconfitta individuale.

Gli sport individuali, invece sono indicati in particolar modo per i ragazzi

eccessivamente iperattivi ed irruenti, quando la responsabilità grava tutta sulle

loro spalle, il ragazzo dovrà mantenere una maggiore autodisciplina rispetto al

coetaneo che ha scelto di praticare uno sport di squadra. Ad esempio le arti

marziali, mirano a formare il ragazzo da un punto di vista tecnico-fisico, ma

soprattutto da un punto di vista disciplinare.

Gli effetti a lungo termine di questi due differenti modi di esercitare la pratica

sportiva sono diversi: la collaborazione, il senso di gruppo, lo spirito di

competizione e il senso di appartenenza sono le doti e le capacità che più si

accrescono in uno sport di squadra. L'atleta deve essere in grado di stabilire con

19

gli altri componenti del gruppo le migliori relazioni possibili. Il principio

fondamentale è la cooperazione è più utile della rivalità.

In uno sport individuale, invece, il senso di responsabilità, la disciplina e

l'equilibrio psicofisico sono le qualità che più si sviluppano sin da subito. L'atleta

può permettersi di impegnare tutte le sue energie mentali sul raggiungimento

dell'obiettivo.

Nel caso di sport individuali, l'atleta agisce da solo, come per esempio

nell'atletica leggera, nel tennis; essi fanno comunque parte di un gruppo.

Ovviamente si tratta di una distinzione che viene fatta solo a livello agonistico,

perché negli sport individuali, gli allenamenti si svolgono sempre in gruppo o con

altri. Non bisogna inoltre dimenticare che le discipline individuali prevedono

comunque delle competizioni a squadre, basti pensare alle staffette nell'atletica

leggera o nel nuoto, o il doppio nel tennis. Le azioni degli atleti della stessa

squadra sono indipendenti, e ognuno gareggia singolarmente, ma i risultati

individuali convergono in una valutazione collettiva della squadra.

In pratica aderire ad uno sport individuale significa assumersi la piena

responsabilità del proprio risultato, anche se questo farà parte di una valutazione

collettiva.

20

1.3. Sport dilettantistico e professionistico

Nello sport dilettantistico l’atleta non riceve alcun compenso, esercitando la

pratica sportiva solo per funzioni ludico/ricreative, laddove nel professionismo

esso riceve compensi per le sue prestazioni.

La differenza di approccio - dilettantistico e professionistico - ha anche talora

mutato la natura dello sport a seconda del regime in cui vengano praticati. Gli

atleti professionisti vengono pagati per svolgere la propria attività e possono

essere considerati dei lavoratori dello spettacolo a tutti gli effetti. Di solito,

solamente i migliori sportivi di ogni disciplina riescono a diventare dei

professionisti e ciò fa in modo che gli eventi sportivi a cui partecipano i

professionisti possano vantare delle prestazioni di livello più elevato rispetto allo

standard dilettantistico.

Nella realtà dei paesi occidentali, alcuni sport professionistici attraggono la gran

parte dei praticanti, mentre le attività minori si scontrano sia con problemi di

visibilità mass-mediologica, sia con l'insufficiente copertura finanziaria da parte

dei potenziali sponsor. Ciò comporta notevoli costi da sostenere per l’attività

dilettantistica e spesso questo si traduce in difficoltà logistiche difficilmente

superabili senza l'intervento delle autorità pubbliche.

Secondo un'altra visione del problema, professionismo e dilettantismo operano,

o dovrebbero operare, in sinergia. Il primo, mediante l'attenzione che i media e

gli sponsor concentrano sui campioni sportivi, valorizza le caratteristiche

spettacolari dello sport contribuendo a farlo conoscere maggiormente e ad

attrarre, anche verso la pratica attiva, un numero maggiore di persone. Il

secondo in termini di visibilità e possibilità economiche, di riflesso beneficia dei

risultati dell'altro, fornendo nuovi praticanti e possibili nuovi campioni.

21

L'evento in cui il dualismo tra professionismo e dilettantismo ha avuto il maggior

livello di contrasto è stato sicuramente l'Olimpiade, la più importante

manifestazione sportiva a livello mondiale. Le Olimpiadi hanno cadenza

quadriennale e si dividono in olimpiadi estive e invernali. In tale occasione i

migliori atleti provenienti da ogni parte del mondo, si cimentano nelle diverse

discipline olimpiche. In occasione delle prime edizioni delle olimpiadi moderne,

però, alle gare erano ammessi solo gli atleti dilettanti; nel corso degli anni, e

sotto la spinta dell'opinione pubblica e degli sponsor, la regola subì varie deroghe

e alla fine venne eliminata per permettere agli atleti professionisti, di solito i

migliori delle varie discipline, di partecipare alle competizioni olimpiche.

Con questa decisione venne posta una pietra sopra l'ipocrisia che per decenni

tenne in scacco la trasparenza dello sport agonistico, in quanto anche i presunti

dilettanti sia del blocco comunista sia quelli occidentali, si allenavano ormai a

tempo pieno con modalità scientifiche ottenendo rimborsi spese, talvolta,

sostanziosi; queste modalità rischiarono di relegare quasi ad un livello secondario

le attività di studio e di lavoro, sia per il tempo profuso sia per un tornaconto

sociale. Inoltre quella che avrebbe dovuto essere la loro attività primaria per la

loro sussistenza si rivelava, per lo più, a conti fatti, una carriera con le forze

armate o di polizia, che grazie ai loro successi sportivi usufruiva di promozioni

pressoché automatiche (atleta di stato). Nulla escludeva che da queste

promozioni di carriera, gli atleti potessero ottenere, di riflesso, "guadagni" socio-

economici.

Nell'ideale olimpico, definito con la celebre massima dal barone Pierre De

Coubertin "L'importante non è vincere ma partecipare", possono in ogni caso

essere condensati quei principi di lealtà, impegno e rispetto che dovrebbero

essere alla base della pratica sportiva ad ogni livello, sia che si tratti di atleti

dilettanti che di professionisti.

22

1.3.1. Tra gioco e agonismo

Chi pratica lo sport non sempre si cura di percepire a pieno i valori ed i significati

del fatto sportivo: si gioca perché piace o conviene giocare, perché si sente

l’esigenza di competere, senza porsi tante domande. Ma chi opera con

intenzionalità educativa nel mondo sportivo, specie giovanile, sa che i due

elementi essenziali dello sport – il gioco e l’agonismo – possono diventare tappe

di partenza nello sviluppo integrale della persona.

Il gioco è rivincita dell’”homo ludens” sull’”homo faber”: restituire allo sport la

sua connotazione ludica e promuoverne la gratuità significa aiutare l’uomo a

liberarsi dalla morsa dell’utilitarismo, dall’attaccamento idolatrico al lavoro, e,

oltre tutto, a dispiegare le esigenze dello spirito. Favorire l’ingresso del gioco

nelle pieghe dell’esistenza appare un aspetto non marginale per la realtà del

mondo attuale.

E’ la dimensione agonistica del gioco e dello sport che spinge ad andare oltre i

limiti delle prestazioni precedenti ed a superare gli avversari. Ma solo una parte

dell’agonismo si risolve nel lottare contro gli altri: l’altra, quella maggiore,

consiste nel lottare contro i mille volti del negativo annidato nel cuore, come i

raggiri per eludere le regole, i facili vittimismi, le aggressioni verbali verso gli

antagonisti, le ribellioni alle decisioni arbitrali non condivise, il ricorso al doping.

Lo slancio agonistico non educato porta alla ricerca del risultato ad ogni costo, a

cercare la vittoria come valore assoluto, a giocare “contro” anziché “con” gli

avversari e persino a farli apparire come nemici. E’ estremamente provocatorio il

fatto che il pensiero cristiano, a volte a torto interpretato come pensiero debole

ed accondiscendente, inviti a mete impegnative ed elevate. Eppure proprio

questa indicazione può dare alla spinta agonistica il giusto orientamento:

trasformarla da semplice ricerca di risultati tecnici, che pure bisogna

23

tenacemente perseguire, a nostalgia di traguardi più lontani, sconosciuti a giudici

di gara o tifosi.

Ecco perché dovrebbe scomparire una visione dello sport, specie in passato

presente anche fra i cristiani, come semplice passatempo, come semplice mezzo

per togliere ragazzi dalla strada o come occasione fra le tante per dire loro una

buona parola. Se lo sport “è un valore dell’uomo, un luogo di umanità e di civiltà”

non vogliamo cedere alla tentazione di pensare che solo un certo tipo di sport

educhi: quello non agonistico, quello nella natura, quello senza classifiche, quello

senza vincitori né vinti. E’ una tentazione sottile, comprensibile, ma smentita dal

pensiero che “nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore dei

cristiani ”.

Le espressioni di crisi dello sport di oggi evidenziano che l’azione educativa non

possa limitarsi a richiamare alla coscienza dei praticanti astratti valori e principi

etici: evidentemente né una generica ideologia pan-sportiva, né un sempre più

disatteso fair play di facciata, possono rivelare all’uomo, attraverso lo sport, il

significato ed il fine ultimo della propria esistenza.

Con l’attenzione ai valori più alti dell’esistenza umana, lo sport rivela la

dimensione essenziale dell’uomo sia come essere “finito” (sconfitta, infortuni,

incapacità di altruismo o ad accettare un verdetto negativo) sia come essere

“infinito”, capace di risorgere in ogni tentativo di superare i propri limiti. Non si

tratta in sostanza di aggiungere nuovi contenuti allo sport, ma di evidenziarli e

collocarli nella giusta direzione.

Non si tratta tanto di condannare o di sfuggire dallo sport di oggi, dalle sue

contraddizioni, dalle sue disperate corse verso l’onnipotenza o l’immortalità,

dalla sua schiavitù al denaro. L’uomo è competizione, è vittoria e sconfitta, è

tensione alla perfezione e abisso di incertezze e come tale vuole essere

24

accettato, capito, amato. E’ una sfida ambiziosa quella di farsi uno, accettando

senza riserve, non tanto con lo sport di oggi, quanto piuttosto con chi lo pratica,

contribuendo ad instillare silenziosamente e con pazienza germi di positività.

1.4. Eventi sportivi

L’evento sportivo è uno dei mezzi di comunicazione più diretti ed efficaci dei

nostri giorni, verso cui gli investitori pubblici e privati rivolgono grande

attenzione e consistenti fette di budget. L’evento sportivo, fenomeno aggregante

e sociale che può favorire la nascita di "tendenze" e "stili" della nostra società, è

anche uno dei migliori veicoli per individuare nuove opportunità di mercato.

Lo sport risulta essere il settore con il maggior peso nell’ambito degli eventi. E’

ben noto infatti che le Olimpiadi e i campionati mondiali di calcio sono, da

tempo, i due eventi più importanti non solo per le presenze in loco ma anche, e

forse soprattutto, per il seguito a distanza attraverso i vecchi e i nuovi media.

Quello che potrebbe esser definito il valore aggiunto degli eventi sportivi, una

sorta di importanza duplice che connota questa particolare tipologia di evento a

differenza di qualunque altra forma di manifestazione culturale e sociale: la

capacità di attrarre il grande pubblico non solo in presenza, attraverso la

partecipazione diretta, ma anche a distanza attraverso il proficuo lavoro di

comunicazione e promozione svolto dai mass media.

Questa è la peculiarità che caratterizza gli eventi sportivi e che li connota

pienamente come media-events. In questa prospettiva dunque, nasce un

binomio importante nel quale l’importanza economica e sociale della pratica

sportiva da una parte e quella degli eventi dall’altra, unendosi, quasi si

raddoppiano. Non a caso infatti gli eventi sportivi si classificano come quelli con i

bilanci economici più elevati, grazie soprattutto agli ingenti apporti finanziari

25

provenienti essenzialmente dagli sponsor internazionali ed all’impegno delle

pubbliche amministrazioni dei paesi ospitanti in termini principalmente di

infrastrutture, trasporti, sicurezza, ecc.

E’ necessario guardare all’evento sportivo al tempo stesso come un’importante

vetrina in cui è possibile esporre la propria offerta territoriale e come potente

mezzo di comunicazione. Sono molteplici infatti i vantaggi nell’uso dello sport

come strumento di comunicazione per una azienda o per un territorio:

- accreditamento presso il pubblico in termini di offerta territoriale (visibilità,

posizionamento, legittimazione),

- rafforzamento del legame con la comunità locale: famiglie, consumatori, ecc.,

- coerenza con i valori che esprime il proprio marchio, brand territoriale,

- controllabilità degli investimenti e dei loro effetti,

- opportunità di comunicazione innovativa, non convenzionale,

- opportunità di comunicazione integrata, interattiva e selettiva,

- occasioni di comunicazione credibile e autentica.

E’ per questo motivo che in letteratura spesso l’attenzione è posta

sull’importanza degli eventi sportivi come strumenti di comunicazione. L’evento

sportivo si palesa al tempo stesso come:

- Comunicatore di valori positivi: in quanto l’evento sportivo, sia a livello di

pratica sportiva che di spettacolo fruito dal pubblico, diviene vero e proprio

dispensatore di emozioni, immagini e valori positivi quali: rispetto, spirito di

squadra, fratellanza, tolleranza, disciplina, ecc. In questo senso dunque l’evento

sportivo si palesa come un’attività in grado di appassionare, coinvolgere

26

emozionare ed offrire benessere psico-fisico tanto a chi pratica sport tanto a chi

assiste alle competizioni direttamente o mediante i media.

- Mezzo di comunicazione. La sua efficacia come strumento di comunicazione

trova conferma nella scelta delle numerose aziende che decidono di veicolare la

propria immagine e diffondere la conoscenza dei propri prodotti attraverso la

pratica sportiva. E’ per questo che spesso le aziende sportive entrano

attivamente a far parte degli eventi sportivi in qualità di official sponsor.

- Contenuto. Non bisogna dimenticare che l’attività sportiva e gli eventi che

attorno a quest’ultima orbitano divengono sempre più spesso oggetto

privilegiato, ed in alcuni casi esclusivo, dell’offerta dei media e dei new media.

Soprattutto per quanto riguarda i programmi sportivi gli eventi di questa

tipologia rivestono un ruolo di grande importanza in ragione della popolarità

presso un pubblico molto ampio. Per gli inserzionisti pubblicitari i programmi

sportivi consentono di raggiungere in maniera regolare un target di pubblico ben

identificato e con un elevato potere d’acquisto, garantendo in questo modo il

recupero degli investimenti effettuati. La sostituzione con altri programmi che

garantiscono comunque un’elevata audience non garantisce lo stesso ritorno

economico e di immagine, in quanto si tratta di un pubblico molto meno

omogeneo.

Gli eventi sportivi rispetto ad altre tipologie di eventi socio-culturali, presentano

delle peculiarità che li connotano particolarmente. Queste ultime si palesano al

tempo stesso come elementi di successo ed attrattività e come delicati fattori

che, se mal gestiti, possono facilmente divenire delle importanti criticità. Ci si

riferisce in particolare a tutte quelle variabili difficilmente prevedibili e

controllabili che rendono ancora più complessa la gestione dell’evento sportivo.

27

Negli eventi sportivi, oltre all’insieme degli aspetti tecnico-gestionali sui quali è

importante riporre l’attenzione per poter assicurare la riuscita dell’evento (dalla

comunicazione alla promozione, dal marketing alla sponsorizzazione), esistono

alcuni importanti aspetti difficilmente controllabili e gestibili che rappresentano i

più importanti elementi di criticità degli eventi sportivi.

Si tratta in particolar modo de:

- l’imprevedibilità del risultato agonistico che genera accadimenti non prevedibili

in anticipo e dunque non perfettamente dominabili. Si tratta in particolare dei

risultati sportivi delle singole partite (si pensi ad es. ai campionati mondiali di

diverse discipline sportive) che possono solo essere pronosticati con un elevato

tasso di incertezza. E’ proprio questo elevato grado di incertezza a generare la

difficoltà di gestione dei processi. Si pensi, solo per fare un esempio, ai risvolti

avuti dai campionati mondiali di calcio tenutisi in Germania nel 2006.

Quest’ultima è stata letteralmente travolta, nel giro di pochi giorni, da un’ondata

di tifosi italiani e francesi che hanno deciso di sostenere la propria squadra

nazionale nella partita finale per aggiudicarsi il titolo di campione del mondo. Con

ogni probabilità, se la finale si fosse disputata fra altre nazionali del mondo

(geograficamente più lontane dall’area tedesca rispetto all’Italia e la Francia), la

Germania non sarebbe stata assediata da migliaia di sportivi (italo-francesi) che

hanno invaso le strade di Berlino quell’ormai famoso 9 luglio 2006.

- La carica emotiva di cui solo gli eventi sportivi sono capaci e che purtroppo,

troppo spesso, diviene la causa di spiacevoli fatti di cronaca che mettono a

repentaglio l’immagine positiva delle manifestazioni sportive. Anche questo

aspetto, al pari del risultato agonistico, è estremamente imprevedibile e può

generare risvolti sportivi assai diversi. E’ infatti proprio la carica emotiva che,

caratterizza fortemente i grandi eventi sportivi, a indurre decine di migliaia di

28

tifosi ad affrontare distanze a volte anche assai elevate per poter seguire da

vicino la propria squadra del cuore. Le dimensioni numeriche di queste masse di

sportivi, però, non sono mai note in anticipo, non sono quindi facilmente

prevedibili né gestibili. E’ dunque, ancora una volta, l’incertezza a dominare sulla

necessità di pianificazione dell’evento sportivo.

- La natura fortemente sistemica dell’evento sportivo, che richiede una visione

condivisa del progetto da attuare da parte di tutti gli stakeholders più o meno

direttamente coinvolti nell’event management, in termini di obiettivi, strumenti,

necessità ecc. La sistematicità è caratteristica di ogni tipologia di evento, lo è

ancor di più negli eventi sportivi di grandi dimensioni in cui i ruoli da ricoprire

all’interno del palcoscenico sportivo sono molteplici. La chiave vincente sta nel

creare una solida collaborazione tra le parti in gioco in funzione della

condivisione di obiettivi e strategie. E’ infatti impossibile pensare di realizzare un

evento di successo in mancanza di una solida base condivisa da tutti gli event

stakeholders. La natura fortemente sistemica dell’evento sportivo, a differenza

del risultato agonistico e della carica emotiva, è invece estremamente prevedibile

in anticipo e controllabile lungo tutto il percorso di sviluppo dell’evento; diviene

quasi una condizione per dare avvio al processo di event management stesso.

La natura sistemica degli eventi sportivi è definita una criticità in quanto è

estremamente difficile da controllare e gestire. Essa è direttamente

proporzionale alle dimensioni dell’evento stesso ed al numero di stakeholders

coinvolti; all’aumentare di questi ultimi cresce vertiginosamente la difficoltà di

gestione e controllo della collaborazione tra le parti interessate. Se si pensa al

numero di professionalità coinvolte a vario titolo nell’organizzazione dei mondiali

di qualunque disciplina sportiva, si comprende facilmente la difficoltà di

condivisione di obiettivi, idee, strumenti, strategie, ecc., in altre parole, la

difficoltà di fare sistema.

29

E’ necessario, al fine di ottenere un evento sportivo di successo, riuscire a gestire

questi aspetti trasformando, quelle che inizialmente possono sembrare delle

criticità, in elementi di successo. Si pensi ad esempio alla carica emotiva che è

una caratteristica tipica, e forse esclusiva, degli eventi sportivi. Quest’ultima se

non gestita ed arginata là dove serve, potrebbe rappresentare una minaccia per

la buona riuscita dell’evento in termini essenzialmente di sicurezza; ma se

controllata in modo opportuno rappresenta il valore aggiunto degli eventi

sportivi, l’aspetto centrale sul quale poggia l’intera articolazione dell’evento.

Al fine di ottenere un evento sportivo di successo, diviene indispensabile

individuare e conoscere a fondo tutte le potenziali criticità dell’evento affinché

possano essere ben gestite e, dove possibile, convertite in elementi critici di

successo.

Tra i più grandi eventi sportivi troviamo i giochi olimpici, i mondiali di disciplina

ed eventi sportivi continentali.

1.4.1. Le Olimpiadi

I Giochi olimpici nacquero in Grecia nel 776 a.C. nella città sacra di Olimpia per

rendere omaggio agli dei. Da quella data vennero celebrati ogni quattro anni

finché, nel 393 d.C., l’imperatore Teodosio ne decretò la fine in quanto

manifestazione pagana.

Questo evento fu molto amato e costituì un importante momento d’incontro tra i

popoli; per permettere la partecipazione degli atleti alle gare fu istituita la

“tregua sacra”, un periodo di sospensione di tutti i conflitti bellici. Le Olimpiadi

avevano anche un'importanza religiosa, in quanto si svolgevano in onore di Zeus,

del quale una enorme statua si trovava ad Olimpia.

30

A differenza dei Giochi olimpici moderni, solamente gli uomini liberi che

parlavano greco potevano partecipare alle celebrazioni, erano esclusi gli schiavi e

le donne, le quali non potevano nemmeno essere spettatrici. Questo forse

dipendeva dal fatto che gli atleti gareggiavano completamente nudi. Si

consideravano giochi "internazionali" poiché partecipavano greci dalle varie città

stato della Grecia, ed anche dalle colonie.

Inizialmente le gare si limitarono alla sola corsa dello “stadio” (distanza: 192 m),

vennero poi introdotte altre discipline: corsa “doppia” (2 volte lo stadio), la corsa

di resistenza, la lotta, il pugilato, la corsa delle quadrighe, salto lungo, lancio del

giavellotto, ecc. .

Si passò nel corso dei secoli ad un manifestazione di 5 giornate e, come accade

anche per i Giochi moderni, si svolgeva una cerimonia di apertura ed una di

chiusura con premiazioni, ringraziamenti e festeggiamenti. Gli atleti vincitori

entravano nella leggenda e acquistavano privilegi importanti, come essere

mantenuti a vita dalla propria città natale ed essere immortalati in poemi e

statue.

Con il passare del tempo, però, l’importanza del premio prese il sopravvento

sullo spirito sportivo e l’ideale olimpico; si affermò il professionismo e la

manifestazione da festa della gioventù, dello sport e della cultura assunse

sempre di più la forma di uno spettacolo dove gli atleti gareggiavano solo per il

proprio interesse personale.

Dobbiamo al barone Pierre de Coubertin, la nascita dei Giochi Olimpici moderni e

la rinascita del motto e degli ideali di Olimpia. La sua iniziativa fu importante non

solo per riaffermare il valore educativo dello sport, ma soprattutto perché

attraverso di esso si concretizzavano i concetti di fratellanza, amore tra i giovani

e pace tra i popoli.

31

Grazie alla tenacia di De Coubertin nel 1896, ad Atene, si aprirono ufficialmente i

primi Giochi Olimpiade dell’era moderna ad Atene e fu fondato il Comitato

Olimpico Internazionale (CIO) per organizzare l'evento. Le prime Olimpiadi

dell'era moderna furono un successo. Con quasi 250 partecipanti (13 nazioni

partecipanti), fu per l'epoca il più grande evento sportivo internazionale mai

organizzato. La Grecia chiese di diventare sede permanente di tutti i futuri Giochi

Olimpici, ma il CIO decise che le Olimpiadi avrebbero dovuto essere organizzate

di volta in volta in una nazione diversa. Le seconde Olimpiadi furono assegnate a

Parigi.

Gli atleti erano impegnati in prove di atletica, ciclismo, lotta, nuoto, ginnastica,

scherma e tiro a segno. Con il passare del tempo, il programma delle gare

divenne sempre più nutrito, fino agli attuali 27 sport. Nel 1924 a Sapporo si

disputarono i primi GIOCHI OLIMPICI INVERNALI, dedicati alle discipline della

neve e del ghiaccio.

Oggi le Olimpiadi rappresentano l’evento sportivo più atteso. Ogni 4 anni migliaia

di giovani provenienti da tutto il mondo, si radunano per misurarsi tra loro nello

spirito di una sana fratellanza.

Il motto olimpico “Citius, Altius, Fortius” in latino significa “più veloce, più in alto,

più forte”. L’espressione fu proposta da De Coubertin in occasione della

creazione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), nel 1894, ma divenne il

motto ufficiale solo durante le Olimpiadi del 1924 a Parigi.

Queste tre parole, che invitano a dare il meglio di se stessi e a vivere tale sforzo

come una vittoria, riflettono lo stesso spirito della celebre frase di De Coubertin:

“L’importante non è vincere, ma partecipare”.

Le Olimpiadi sono il simbolo della pace e della fratellanza tra i popoli che si

riuniscono nel nome dello sport e si confrontano in modo leale. L’ideale olimpico

32

viene espresso anche attraverso la bandiera dei Giochi: 5 cerchi di colore diverso,

uno per ogni continente (blu=Oceania, nero=Africa, rosso=America, giallo=Asia,

verde=Europa) che si sovrappongono parzialmente in un abbraccio ideale.

Inoltre, i sei colori dei cerchi rappresentano tutte le nazioni del mondo: le

bandiere nazionali esistenti all’epoca, infatti, comprendevano almeno uno di

questi sei colori.

La cerimonia di apertura di un'Olimpiade è lunga e solenne, preparata con molta

cura e spettacolare nelle sue coreografie. Si articola in varie fasi:

• dopo il conto alla rovescia si comincia con lo spettacolo solitamente tenuto

segreto fino all'ultimo che prevede danze, canti e coreografie ispirate al

folklore e alla storia del paese ospitante;

• si continua con la sfilata dei paesi partecipanti, con gli atleti che marciano

nello stadio divisi per nazione. I paesi sfilano secondo l'ordine alfabetico della

lingua del paese ospitante, con due sole eccezioni: la Grecia entra per prima

(essendo la patria dei Giochi dell'antichità ed avendo ospitato la prima

edizione di quelli moderni), mentre il paese ospitante entra per ultimo nello

stadio. Ogni delegazione nazionale è preceduta da un alfiere con la bandiera

del paese. Fare il portabandiera della propria nazione alle Olimpiadi è

considerato un grande onore, e spesso questo ruolo viene assegnato ad uno

degli atleti più rappresentativi;

• si continua con i discorsi del presidente del Comitato Organizzatore

dell'edizione dei giochi e del Presidente del Comitato Olimpico Internazionale

(CIO). Quindi il Capo di Stato del Paese ospitante pronuncia la dichiarazione

ufficiale di apertura dei giochi;

• poi viene suonato l'inno olimpico e viene issata la bandiera olimpica vicino a

quella del Paese ospitante;

33

• successivamente, la torcia con la fiamma olimpica entra nello stadio, dopo la

lunga staffetta che nei mesi precedenti l'ha portata da Olimpia alla sede dei

Giochi. All'ultimo tedoforo (spesso un atleta famoso o una personalità del

paese ospitante) spetta il compito di accendere il braciere, in cui il fuoco

olimpico arderà per tutta la durata dei Giochi. Contemporaneamente vengono

liberate delle colombe, simbolo di pace;

• infine arriva il momento in cui tutti i portabandiera si riuniscono attorno ad un

podio, dove un rappresentante degli atleti e uno dei giudici di gara (entrambi

del paese ospitante) pronunciano il giuramento olimpico (reggendo il vessillo

dei 5 cerchi), impegnandosi a nome di tutti a gareggiare e a giudicare secondo

le regole che governano i Giochi Olimpici.

Prima dell’inaugurazione dei Giochi, con una solenne cerimonia a Olimpia si

accende la fiamma olimpica. Con essa viene accesa poi una torcia, che viene poi

trasportata fino alla città dove si svolgeranno le Olimpiadi per mezzo di una

staffetta di “tedofori” (che sono in genere atleti vincitori di edizioni precedenti).

Spesso l’ultimo atleta che porta la fiaccola è un campione del paese ospitante.

Questa suggestiva coreografia, che vuole mettere l’accento sulla continuità con

lo spirito olimpico antico, in passato fu criticata, poiché fu introdotta da Hitler in

occasione della Olimpiadi di Berlino (1936), per celebrare il terzo Reich.

L’inno olimpico fu composto per la cerimonia di apertura della prima Olimpiade

moderna, quella di Atene. Successivamente, ogni nazione ospitante commissionò

un inno specifico per la sua edizione dei giochi.

All’inaugurazione dei Giochi, quando il tedoforo ha portato nello stadio la torcia

olimpica e ha trasferito la fiamma nel braciere che resterà acceso per tutta la

durata delle gare, la cerimonia prosegue con il giuramento. Esso viene

pronunciato, in presenza di tutti i partecipanti, da un atleta e da un arbitro del

34

paese ospitante. Il giuramento dell’atleta, che s’impegna a gareggiare in modo

leale e sportivo, è stato scritto da De Coubertin e pronunciato per la prima volta

nel 1920; quello dell’arbitro è stato introdotto dal 1972.

La cerimonia di chiusura è più semplice e meno formale di quella di apertura.

• Gli atleti entrano nello stadio mescolati tra loro, senza distinzione per

nazione. Viene spento il fuoco olimpico, e la bandiera olimpica viene calata e

consegnata al sindaco della città che ospiterà la successiva edizione delle

Olimpiadi;

• anche nella cerimonia di chiusura c'è spazio per la parte artistica, con richiami

sia al paese che ha appena ospitato i Giochi, sia alla nazione che li ospiterà tra

quattro anni, la quale viene presentata in un segmento di 8 minuti;

• dai Giochi Olimpici Estivi del 2004 la premiazione della Maratona maschile

avviene durante la cerimonia di chiusura (nei Giochi Olimpici Invernali di

Torino 2006 è avvenuto con la 50 km di fondo maschile).

35

1.4.2. I campionati del mondo

Campionato mondiale o campionato del mondo è un termine usato in molti sport

per denominare un'importante competizione internazionale a cui partecipano

atleti o squadre provenienti da tutto il mondo. Si può trattare di un torneo ad

eliminazione o di un circuito di gare, a cadenza annuale o pluriennale. Qualora

nella stessa competizione vengano messi in palio più titoli in varie specialità o

categorie, come nel caso dell'atletica leggera o del nuoto, si usa generalmente

l'espressione plurale campionati mondiali o campionati del mondo.

Delle 47 discipline olimpiche (13 individuali, 24 miste e 10 di squadra), soltanto il

tennis non ha mai avuto un campionato mondiale. La Coppa Davis trattandosi di

una manifestazione a squadre in uno sport individuale e svolgendosi nel corso

dell'anno nelle varie sedi delle Nazionali ospitanti, non può considerarsi alla

stregua di un campionato.

36

Capitolo Secondo

La Globalizzazione

37

2.1. Definizione e cenni storici

La globalizzazione è un processo di interdipendenze economiche, sociali,

culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una

rilevanza planetaria, tendendo ad uniformare il commercio, le culture, i costumi

e il pensiero.

Il termine "globalizzazione", di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti per

riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e

aziende multinazionali. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto

delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni

ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione.

Sebbene molti preferiscano considerare semplicisticamente questo fenomeno

solo a partire dalla fine del XX secolo, osservatori attenti alla storia parlano di

globalizzazione anche nei secoli passati, ma erano tempi diversi in cui la

globalizzazione si identificava, pressoché essenzialmente,

nell'internazionalizzazione delle attività di produzione e degli scambi commerciali

comunque ad un livello inferiore rispetto all'attuale.

Tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno annoverati la velocità delle

comunicazioni e delle informazioni, l'opportunità di crescita economica per Paesi

a lungo rimasti ai margini dell'economia, la contrazione della distanza spazio-

temporale e la riduzione dei costi per l'utente finale grazie all'incremento della

concorrenza. Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio

dell'aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione

della sovranità nazionale e dell'autonomia delle economie locali e la diminuzione

della privacy.

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2.1.1.La globalizzazione della società e della comunicazione

Il processo di globalizzazione in atto a livello economico è favorito dalla capillarità

dei trasporti che ha ripercussioni anche a livello sociale con lo scambio culturale

tra civiltà anche molto lontane e molto diverse tra loro con possibili scontri di

civiltà (es. conflitto Oriente/Occidente) fino a possibili guerre di religione e

omogeneizzazione culturale.

Con la globalizzazione, ci si riferisce oltre che allo sviluppo di mercati globali,

anche alla diffusione dell'informazione e dei mezzi di comunicazione come

internet, che oltrepassano le vecchie frontiere nazionali. Nello stesso campo il

termine indica la progressiva diffusione dei notiziari locali su temi internazionali.

Il termine globalizzazione è utilizzato anche in ambito culturale ed indica

genericamente il fatto che nell'epoca contemporanea ci si trova spesso a

rapportarsi con le altre culture, sia a livello individuale a causa di migrazioni

stabili, sia nazionale nei rapporti tra gli stati. Spesso ci si riferisce anche

all'elevata e crescente mobilità delle persone con una permanenza limitata

temporalmente (turisti, uomini di affari, ecc.).

Pro e contro la globalizzazione: la globalizzazione può favorire lo sviluppo

economico di alcuni stati, in particolare quelli industrializzati e sviluppati,

attraverso guadagni e profitti provenienti dal decentramento. Esso consiste nello

spostare le industrie nei paesi sottosviluppati, dove la manodopera ha un costo

inferiore. Così facendo si offre un lavoro nei paesi più poveri ma le multinazionali

decentrano le loro industrie nei paesi in via di sviluppo che non possono così

svilupparsi. In ogni caso la globalizzazione "ferisce" le tradizioni popolari,

diffondendo alcune feste che appartengono a quelle di un popolo. Ad esempio

Halloween è una festa di origine celtica che si è diffusa nei popoli anglo-sassoni;

con la globalizzazione si è diffusa nei popoli dei paesi sviluppati. Ciò non accade

39

solo per le feste, ma anche per il modo di vestire, soprattutto quello giovanile, il

modo di parlare, i cibi consumati, ecc. Ad esempio prima degli anni quaranta era

impossibile trovare in Italia e in Europa persone che indossassero le T-shirt, ora è

comunissimo.

Nell'immaginario collettivo la globalizzazione è spesso percepita come un

fenomeno progressivo, che si è andato sviluppando nel tempo in modo naturale

e che vede la condizione attuale nei suddetti ambiti come una fase intermedia tra

un generico passato e un vago futuro. Ma se con globalizzazione ci si riferisce a

un fenomeno specifico degli ultimi decenni, il concetto è tutt'altro che univoco e

consolidato, anche se è entrato a far parte del lessico comune e i mass media ne

fanno larghissimo uso.

Per quanto riguarda l'economia, per esempio, diversi autori sottolineano che il

sistema degli scambi internazionali era più globalizzato negli anni precedenti il

1914 di quanto non sia attualmente, che i sistemi economici sono comunque

fondamentalmente a base nazionale e anche quelli di dimensione

tendenzialmente continentale presentano diversi aspetti di chiusura (ad esempio

le politiche protezionistiche dell'Unione Europea in ambito agricolo).

In ogni caso, nella coscienza dei popoli il fenomeno si sta consolidando insieme

alla diffusione del punto di vista globale ed all'impegno concreto per un mondo

migliore al di là dei propri interessi personali e dei confini nazionali. Si parla

sempre più spesso di "globalizzazione dei diritti" e perciò di rispetto

dell'ambiente, di eliminazione povertà, di abolizione della pena di morte ed

emancipazione femminile in tutti i paesi del mondo.

Di pari passo alla diffusione di notizie su scala mondiale ed alla progressiva presa

di coscienza delle problematiche globali, cominciano a svolgersi grandi

40

manifestazioni con la partecipazione contemporanea in numerose località di

decine di milioni di persone.

Infine l'economista Giancarlo Pallavicini afferma che, anche per effetto della

tecnologia informatica, la globalizzazione può definirsi come "uno straordinario

sviluppo delle possibili relazioni, non soltanto economico-finanziarie, pur

preminenti, tra le diverse aree del globo, con modalità e tempi tali da far sì che

ciò che avviene in un'area si ripercuota anche in tempo reale sulle altre aree,

pure le più lontane, con esiti che i tradizionali modelli interpretativi

dell'economia e della società non sono in grado di valutare correntemente,

anche per la simultaneità tra l'azione ed il cambiamento che essa produce".

2.1.2. La globalizzazione nello sport

Lo sport è uno degli aspetti più globali della vita di tutti i giorni: un numero

enorme di persone in tutto il mondo pratica sport, e un evento sportivo come le

Olimpiadi hanno avuto un’audience potenziale di 4 miliardi di persone. La sua

presenza globale è ogni giorno maggiore, ma parte da lontano: nasce decenni

prima delle altre istituzioni che operano su scala internazionale come l'Onu.

Data la sua diffusione, lo sport tende ad assumere le tendenze della

globalizzazione dei consumi, negli aspetti economici, mediatici, culturali, sociali.

Gli sport hanno perso la loro esclusiva dimensione locale: qualunque sport può

essere praticato in qualunque parte del mondo. Questa diffusione, parte da

lontano: le regole dei primi sport moderni (tennis, golf, rugby, calcio, atletica,

canottaggio) furono codificate in Gran Bretagna e esportate tramite i canali

dell’Impero Inglese. Selezioni nazionali e squadre di club britanniche si recavano

nelle colonie inglesi per sfidare le rappresentative locali. La squadra londinese del

Corinthians nel 1910 andò a insegnare il calcio in Brasile. Lo insegnò così bene

41

che la città di San Paolo decise di rinominare la propria squadra di calcio “Sport

Club Corinthias Paulista”.

La parola globalizzazione ha segnato questo fine secolo e con maggior forza sarà

la parola chiave negli anni a venire. Nel c.d. "villaggio globale" la crescita

economica non si ripercuote più solo a livello nazionale ma le decisioni politiche

ed economiche in un Paese hanno conseguenze sull’intero sistema economico

mondiale. Competere con nuovi soggetti comporta, da un lato, continui

aggiustamenti, dall’altro l’abbattimento di barriere all’ingresso ha messo a

disposizione nuovi mercati di enormi dimensioni (Europa dell’Est, Asia,

Sudamerica, etc.).

Mano a mano che sempre più sport si attecchivano nel mondo, le edizioni dei

Giochi Olimpici iniziarono a incorporare anche discipline non europee come le

arti marziali. L’emergere degli Stati Uniti come colosso dell’economia mondiale

ha contribuito all’espansione mondiale di sport nati in America. La crescente

potenza di marketing delle federazioni e delle aziende produttrici di bene sportivi

ha poi dato una ulteriore spinta a questo processo.

Alcuni sport nati in Gran Bretagna o negli Stati Uniti sono diventati così popolari

in alcuni paesi da essere parte integrante della cultura sportiva locale. Basta

pensare al basket, che è lo sport nazionale in Lituania. Oppure al baseball,

l’American Pastime per eccellenza, diventato sport di massa in Corea e Giappone,

mantenendo le regole ma cambiando totalmente lo spirito del gioco: al posto di

spettacolarità e fuoricampo, i giocatori giapponesi preferiscono sacrificio,

precisione e gioco di squadra. Per non parlare del rugby, diventato fonte di

identità e appartenenza per la Nuova Zelanda grazie agli All Blacks.

E anche se non si riesce a praticare uno sport dietro casa propria, nulla vieta di

spendere un paio d'ore per spostarsi: la transumanza invernale per gli amanti di

42

sci e snowboard è l’esempio più calzante; trekking, surf o canyoning mostrano la

semplicità di accesso a sport che in teoria non avrebbero nulla a che fare con la

propria cultura e con le proprie abitudini di vita. In questo modo, nascono

passioni legate a sport le cui eccellenze si trovano dall’altra parte del mondo.

Praticare uno sport è il primo passo per diventare uno sportivo o un

appassionato globale.

La globalizzazione sta interessando, e sempre più interesserà, anche il mondo

dello sport e in particolare quello calcistico. Nuovi mercati di sbocco, nuove

sinergie, nuovi modi di operare: il calcio si sta evolvendo. Ormai ai grandi livelli il

calcio è un business, i "ricchi scemi" non esistono più e hanno lasciato il

palcoscenico a imprenditori di successo che utilizzano il calcio anche a scopi

commerciali.

Le diverse strategie di investimento usate sono:

• Sport come chiave di ingresso per altri business: l’investimento diventa

strategico per altri affari: abbonamenti, pubblicità, merchandising,

fidelizzazione cliente;

• sport come investimento: questo comporta l’investimento per avere ritorni

sul club/giocatore/campionato;

• il ruolo di Agente: quando molti media company hanno investito nei club si

sono anche assunti la responsabilità di trattare gli accordi commerciali;

• crescita delle strategie di marketing globale: sempre più spesso società di

sport diverse con la partecipazione di media companies stanno esplorando

nuove frontiere commerciali.

Infatti, si è visto che il mutamento della società e l’avvento della nuova

economia hanno portato a un grande cambiamento che ha investito interi settori

43

sociali, trasformando profondamente le abitudini della gente e nei giovani in

particolare, così come ha stravolto le tradizioni sportive e gli stessi valori

fondanti. In poche parole è cambiata la struttura economico-sociale dello sport.

Si può dire a pieno titolo che lo sport sta quindi invadendo le sfere culturali di

altri popoli, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, come internet, la

televisione satellitare e via di seguito, grazie questo al contributo e alla presenza

di campioni sportivi, provenienti da tutti i continenti.

La globalizzazione è quindi, uno dei fattori che portano lo sport moderno ad

evolversi con cambiamenti rapidi e veloci che sembrano difficili da controllare.

L’avvento di una nuova economia sportiva, ha trasformato, ad esempio il calcio,

in una grande industria; lo sport è quindi divenuto uno show business e uno

spettacolo per la televisione, in cui i protagonisti sono, calciatori, nuotatori,

cestisti, ginnasti e così via.

Infine, bisogna rilevare che lo sport è diventato a pieno titolo lo show business

per eccellenza, mondiali di calcio, olimpiadi estive e invernali, solo per citare

alcuni, dove milioni di appassionati seguono i grandi eventi attraverso tutti i

media a loro disposizione.

Il mondo economico dello sport, è stato colpito appieno e ha seguito con

naturalezza tutti quei grandi cambiamenti dell’economia globale.

In alcuni casi, lo sport diventa un industria vera e propria, settore che crea

occupazione e lavoro; gli esempi possono essere tra i più svariati come le

Olimpiadi, il ciclismo, il basket e il campionato di calcio, ne sono una

testimonianza reale e concreta di tutti i giorni.

La nuova economia ha avuto l’effetto e il merito di cambiare radicalmente il

mondo dello sport, non si deve dimenticare l’educazione, perché può esistere

44

una grande economia se c’è il senso profondo della cultura a tutti i livelli e lo

sport è uno tra quelli.

2.2. La socializzazione e l'educazione

La socializzazione è il processo sociale di trasmissione e di interiorizzazione delle

informazioni sulla realtà e sull'immaginario sociale (l'insieme di valori, ruoli,

norme, aspettative e credenze) attraverso pratiche e istituzioni dell'organismo

sociale.

La socializzazione si distingue in due fasi: la socializzazione primaria che avviene

nell'infanzia e la socializzazione secondaria, meno intensa ma più diffusa, che ha

luogo ogni volta che l'individuo entra in contatto con nuovi contesti nel mondo

oggettivo.

Una delle interpretazioni attorno al processo di socializzazione è: la funzione

primaria di controllo sociale, come la corrente funzionalista, per la quale il

processo è una sequenza lineare dove l'individuo si conforma all'ordine sociale.

La socializzazione primaria è cosi il processo iniziale attraverso il quale gli

individui acquisiscono le competenze di base per entrare nella società (gli agenti

sono: la scuola, la famiglia, ecc.); mentre la socializzazione secondaria è l'insieme

di pratiche che permettono l'acquisizione di competenze specialistiche e di ruoli

diversificati che formano la differenziazione sociale. Gli agenti di questa seconda

fase sono: il gruppo dei pari, l'ambiente di lavoro, la famiglia, lo sport, i mezzi di

comunicazione.

Il processo di socializzazione è quel processo tramite cui l'individuo diviene parte

della società ed interiorizza le norme, i valori e tutto il patrimonio culturale che la

società gli trasmette, garantendo così la continuità tra le generazioni.

45

Con il termine educazione si intende il processo di formazione della personalità

individuale che avviene attraverso la trasmissione di norme, valori, atteggiamenti

e comportamenti (cultura) condivisi dal gruppo sociale di appartenenza. Quando

si parla di educazione si fa riferimento agli aspetti più formalizzati e

istituzionalizzati della socializzazione, ogni processo educativo è volontario e

consapevole e finalizzato al raggiungimento di determinati obiettivi.

Il concetto di socializzazione è invece più ampio e comprende infatti gli aspetti

più informali e spontanei della trasmissione culturale, vale a dire l'insieme delle

relazioni sociali di un individuo, è una forma di riproduzione della società e di

trasmissione culturale.

L'educazione è invece l'insieme di significati ideali che vengono attribuiti ai

comportamenti umani e che rappresentano un obiettivo universale a cui si

dovrebbero conformare tutti i processi reali di socializzazione. Ma in realtà

attraverso la socializzazione l'individuo può interagire con gli altri andando a

formare un'identità sociale che è strettamente legata all'identità personale.

Questa identità personale è sottoposta a continue sollecitazioni e modifiche man

mano che il soggetto amplia la propria conoscenza del mondo sociale.

46

2.2.1. La socializzazione nello sport

In una società improntata all’egoismo, dove è ricorrente la separazione dalle

pratiche tradizionali e dai valori morali, dove la trasgressione si eleva quasi a

regola per poter emergere e sentirsi qualcuno, dove la legge del branco – tutti

contrapposti, ma uniti per attaccare – pare espressione e garanzia di riuscita, lo

sport può ancora essere l’arma vincente capace di educare alla convivenza, al

rispetto degli altri, alla disciplina, al sacrificio; capace di aiutare a capire che ogni

libertà ha limiti sempre definiti, per quanto ampi, e che sempre devono tenere in

considerazione la presenza degli altri.

Un giovane che vuol partecipare a una competizione sportiva, infatti, deve

cominciare ad apprendere un metodo, imparare norme teoriche e saperle poi

tradurre in pratica, applicare una tecnica, conoscere bene il proprio corpo, i suoi

limiti e riuscire a superarli, coordinare movimenti complessi con prontezza di

riflessi per raggiungere un traguardo, compiere rinunce per garantire la forma

migliore, acquistare fiducia in se stesso e agire con senso di responsabilità,

abituandosi a superare ostacoli e avversità, a battersi con coraggio per vincere,

ma anche imparare a perdere senza subire frustrazioni eccessive.

L’esercizio sportivo, quindi, costituisce un mezzo per rivalorizzare e socializzare la

condotta dei giovani, promuovendone il senso di responsabilità e sviluppando le

attitudini a partecipare in maniera costruttiva alla vita della collettività. Lo sport

contribuisce a sviluppare il senso dei valori nei giovani, poiché implica un rispetto

delle regole, un ideale collettivo e l’apprendimento della vita di gruppo. Si può

dunque affermare che non vi sia nulla di così potentemente formativo nell’età

evolutiva dei giovani come la pratica sportiva e la partecipazione alle

competizioni.

47

Manca, però, nella nostra società, un chiaro progetto educativo, rivolto

specialmente ai ragazzi ed ai giovani, che sottragga l’attività sportiva all’ambito

del puro esercizio fisico e la restituisca all’educazione, cui essa deve appartenere.

Un’interessante presa di coscienza ci viene dalla Legge Regionale del Lazio del

29.5.2002 – Testo Unico in materia di Sport – che, proprio nell’ Art. 1, così recita :

“La Regione (…) promuove e sostiene la diffusione della cultura e della pratica

delle attività motorie e sportive, riconoscendone la centrale funzione sociale, al

fine di favorire il benessere della persona e della comunità, la prevenzione della

malattia e delle cause del disagio”.

Appare quindi evidente l’urgenza che lo sport recuperi la sua funzione primaria di

strumento di educazione sociale per le possibilità che offre come scuola di

democrazia, di vita comunitaria, di gruppo e di autogoverno; che si ponga sempre

più nell’ottica di essere occasione per integrare doveri e diritti, classi e culture

diverse, facendo vera promozione umana.

In questo quadro, tra le funzioni più urgenti che può assolvere oggi lo sport c’è il

rapporto con il disagio giovanile; lo sport parla il linguaggio dei giovani e può

quindi provocare interessi ed appartenenze, riproporre obiettivi perduti e ridare

motivazioni concrete al vivere quotidiano.

Nello specifico, la pratica di una disciplina sportiva può divenire un efficace

strumento di prevenzione contro uno dei mali che affligge la nostra gioventù: la

droga. Lo sport viene visto non solo come occasione di divertimento e di

aggregazione, perché libera dalla solitudine e dalla noia, perché contribuisce allo

sviluppo delle energie e al loro controllo ma, fondamentalmente, perché avvia

uno straordinario processo di formazione complessiva, fisica, psichica, culturale.

Questo processo viene attuato, nell’età evolutiva, e può influire sulla personalità

48

e il comportamento, costituendo un robusto scudo preventivo contro le

motivazioni che portano un giovane a far uso di sostanze stupefacenti.

Non è errato, oggi, alla luce dei fatti, considerare lo sport quale ultima spiaggia

per le masse giovanili. Si sente sempre più forte l’esigenza di inserire lo sport in

un quadro di esplicite scelte educative dentro un progetto dove lo sport sia

correlato ad una precisa gerarchia di valori (studi, famiglia,); deve cioè essere un

momento educativo inserito in un vero progetto di libertà, mai di imposizione,

tra l’educatore e l’educando, in un atteggiamento di proposta e di testimonianza

di valori attraverso giusti modelli.

Lo sport, in conclusione, può veramente essere inteso come quel collante capace

di mettere insieme e fondere le agenzie educative più diverse: la scuola, la

Chiesa, lo Stato, la famiglia, il mondo del lavoro, dei giovani e degli adulti.

2.2.2. L'educazione nello sport

L’educazione può definirsi come l’itinerario che l’individuo, il gruppo o la

comunità, compie con l’aiuto dell’educatore o degli educatori, verso un dover

essere, un fine che si ritiene valido per l’uomo e per l’umanità.

E’ proprio allo sport che si tende unanimemente a conferire una valenza

pedagogica particolare, ritenendolo componente essenziale della nostra società,

capace di trasmettere tutte le regole fondamentali della vita sociale e portatore

di valori educativi fondamentali quali: tolleranza, spirito di squadra, lealtà.

Eppure anche se lo sport sembra risolvere dei problemi esso stesso non ne è

privo, e mostra pericolose ed incontenibili tendenze che ne inquinano il valore: la

quotidianità, l’eccessiva spettacolarizzazione, la violenza, il doping. Oltre al

rischio di sottomettersi, se non addirittura di contribuire, alla idolatria ed alla

49

mercificazione del corpo: il giustificato obiettivo del raggiungimento del

benessere fisico, meta possibile grazie allo sport, rischia di porre la buona

condizione fisica come fine anziché come strumento per una salute più globale

della persona intera. La chimera dell’eterna giovinezza riduce la forma fisica a

mera condizione per fruire delle offerte della società dei consumi. E’ dunque

giustificato considerare lo sport itinerario educativo e, come alcuni affermano,

persino itinerario educativo privilegiato?

Ci si può chiedere se lo sport educhi automaticamente, se contribuisca

sostanzialmente allo sviluppo integrale della persona quali che siano le modalità

con cui si pratichi e gli scopi che si intendano perseguire.

La sfida dell’educatore sportivo comincia nel portare a livello di coscienza dei

praticanti i valori dello sport, senza occultarne gli aspetti problematici,

favorendone l’integrazione nella loro vita. Ciò può avvenire per passaggi

successivi. E’ anzitutto necessario e possibile aiutare gli sportivi a partecipare

criticamente agli avvenimenti agonistici, renderli capaci di conoscerne i limiti e gli

aspetti positivi, allo scopo di passare da uno sport come fatto impulsivo ad uno

sport come valore culturale e spirituale. E lo sport diventa fatto culturale quando

è capace di rivelare l’uomo a se stesso: la persona dietro al personaggio, il volto

sotto la maschera, l’uomo al di là dell’atleta. Questo è possibile tenendo conto

che lo sport, esprime bisogni – amore, libertà, creatività, autonomia, giustizia,

felicità e così via – che formano il mistero profondo dell’uomo.

Lo sport è in sostanza ben altro che semplice divertimento o faticoso confronto

alla ricerca di una vittoria: è invece un tempo privilegiato di conoscenza di se

stessi e degli altri, di convivenza con essi, ed anche di apertura ad una visione

integrale dell’uomo. Ma non basta tenerne conto: è necessario portare a livello di

coscienza lo spessore umano e spirituale e favorirne la realizzazione.

50

Lo sport infatti non ha solo capacità rivelatrice. Ha un valenza creativa: rende

presenti alla coscienza i valori umani e, in certo modo, li ricrea, collocandoli nella

sfera esistenziale attraverso esperienze che diventano uno snodo su cui passa il

messaggio educativo. Poche altre attività umane possono vantare una ricchezza

di contenuti come quella sportiva: creatività, coraggio, solidarietà, entusiasmo,

forza, rispetto delle regole e degli altri, attività sociale, lavoro di gruppo, ricerca

di qualità, festa, amicizia, gioia di vivere e così via.

I limiti, gli ostacoli, i fallimenti, gli infortuni, le delusioni, le sconfitte sono materia

prima dello sport: dall’atteggiamento verso di essi dipende il nostro crescere

attraverso di esso. Fuggire, rifiutarli, negarli o affrontarli, superarli, amarli? L’idea

chiave di una educazione capace di portare davvero un aiuto, qualcosa di nuovo

e di utile per affrontare la crisi dello sport spettacolo, business, che ammette solo

vittorie, viene dalla comprensione del mistero del limite.

Anche in campo educativo – in tanti modi – viene spontaneo tendere a forme di

iperprotettività, a preservare specie i più piccoli da qualsiasi difficoltà,

abituandoli a vedere la vita come una strada in discesa, facile e comoda. In realtà,

in questo modo, li si lascia in forte disagio di fronte alle inevitabili prove della

vita, comprese le sconfitte sportive, rendendoli passivi o renitenti di fronte a se

stessi, al prossimo, alla società. Convinti che ogni difficoltà vada affrontata e

persino amata si può tentare di fare della difficoltà una pedana di lancio.

Lo sport è affidabile ed esigente campo di sperimentazione della nostra reale

capacità e volontà di relazione. “La prima caratteristica dello spirito olimpionico

antico come di quello moderno è quella di essere una religione” affermava De

Coubertin. Lo sport non può divenire la nuova religione planetaria che unirà il

mondo, ma esso può rivelare e ricreare risorse forse insostituibili per la

costruzione di un mondo unito.

51

Capitolo Terzo

La mediazione linguistica

52

3.1 Definizione e cenni storici

Il mediatore linguistico è un agente che media tra partecipanti monolingue ad

una conversazione, che appartengono a due comunità linguistiche differenti. Il

suo compito è di facilitare la comprensione in ambo le parti, egli deve essere

informato su entrambe le culture.

L'importanza del ruolo del mediatore implica una scelta accurata e non frettolosa

della persona che lo interpreterà, anche perché il buon esito della ricerca è anche

nelle sue mani.

Dal punto di vista dell'intervento sociale quella del mediatore linguistico-

culturale è una figura professionale che ha il compito di facilitare l'inserimento di

cittadini stranieri nel contesto sociale del paese di accoglienza, esercitando la

funzione di tramite tra i bisogni dei migranti e le risposte offerte dai servizi

pubblici.

Se ci si riflette ogni attività educativa e/o sociale costituisce una mediazione.

L'educazione è una forma precisa di relazione comunicativa tra soggetti che , in

posizione asimmetrica, sono implicati in un processo dove la comunicazione è

sempre traduzione, ovvero mediazione. Ma quando ci si trova di fronte ad una

situazione educativa o sociale si ha a che fare anche con operatori che

dovrebbero avere consapevolezza di tale processo e pertanto dovrebbero

adoperarsi non tanto e non solo a tradurre (trasformare un messaggio da un

codice ad un altro) quanto piuttosto inventare un metodo, una zona franca ed

intermedia che permetta agli uni agli altri di comprendersi indipendentemente

dai pregiudizi e dalle convinzioni reciproche.

Il mediatore linguistico è una persona esperta nella lingua e nella cultura del

paese di provenienza altrui. Ovviamente esso non opera solamente sulle

mediazioni verso la propria lingua ma anche sulla lingua e sulla cultura d'origine.

53

3.1.1. Le modalità di mediazione

Una mediazione può essere fatta in modo orale (interpretariato) e in modo

scritto (traduzione). L'interpretariato è l'attività che permette di stabilire una

comunicazione orale o gestuale tra due o più attori di una conversazione che non

condividono lo stesso codice linguistico. Non bisogna confondere

l'interpretariato con l'interpretazione, la prima indica l'attività in generale (intesa

anche come professione), mentre, la seconda si riferisce più nello specifico alla

prestazione stessa dell'interprete, oltre ad avere altri svariati significati in

italiano.

L'interpretazione rientra, insieme alla traduzione, nel concetto generale di

mediazione linguistica e culturale; tuttavia l'interprete non è un traduttore,

queste sono due professioni che svolgono compiti diversi, benché vengano

spesso confuse l'una con l'altra. In linea generale, si può dire che la traduzione sia

la trasmissione di un messaggio da una lingua a un'altra tramite un canale scritto,

mentre l'interpretazione lo fa mediante il canale orale o con l'aiuto della mimica,

nel caso della lingua dei segni. Quindi, nel momento della comprensione della

lingua e del significato trasmesso, le due operazioni sono del tutto simili,

dopodiché le loro strade si dividono. Soffermandosi sull'interpretazione,

interpretare non significa tradurre parola per parola, ma trasporre fedelmente il

senso del messaggio da una lingua ad un'altra.

L'interpretazione si manifesta in varie modalità, diverse per la tecnica e il luogo in

cui si svolge il servizio. In ognuna di esse, tuttavia, l'interpretazione è

caratterizzata da tre fasi:

1. La fase di ascolto, nel corso della quale l'interprete riceve nella lingua di

partenza l'informazione, che dovrà essere resa nella lingua d'arrivo;

54

2. La fase di comprensione ed analisi, durante la quale l'interprete comprende,

decifra e assimila l'informazione da tradurre;

3. La fase di riformulazione, durante la quale l'interprete rende l'informazione in

modo fedele, preciso e completo.

Per quanto riguarda le lingue di lavoro, queste si dividono in attive e passive: le

lingue attive sono quelle verso cui l'interprete lavora e si suddividono a loro volta

in lingua A (solitamente la lingua madre dell'interprete, verso la quale egli

interpreta a partire da tutte le sue lingue di lavoro) e lingua B (la lingua verso la

quale l'interprete lavora, pur non essendo la sua lingua madre, essa è una lingua

della quale ha perfetta padronanza); le lingue passive, o lingue C, sono invece

quelle di cui si ha una perfetta comprensione e a partire dalle quali l'interprete

lavora verso le lingue A,B.

Una delle modalità di interpretazione è quella di trattativa, nella quale

l'interprete lavora per la maggior parte del tempo memorizzando brevi passaggi

e rendendoli nella lingua d'arrivo in presenza di due o più persone.

L'interpretazione di trattativa è caratterizzata dal suo contesto informale, come

riunioni di lavoro, stipulazioni di contratti, manifestazioni sportive, aziende e

musei.

In seguito si trova l'interpretariato di conferenza, che avviene durante

conferenze, congressi e vertici. In tali contesti possono essere impiegate diverse

modalità di interpretazione: l'interpretazione simultanea e consecutiva o lo

chuchotage (variante della simultanea).

Nell'interpretazione simultanea l'atto dell'interpretazione del discorso

dell'oratore da parte dell'interprete avviene simultaneamente allo svilupparsi del

discorso stesso. Si parla di simultaneità e non di contemporaneità, poiché,

sussiste uno scarto di tempo detto "décalage", più o meno ampio. Ciò dipende

55

dalla differenza della lingua di partenza da quella di arrivo; ad esempio,

traducendo dal tedesco, arabo o cinese all'italiano, il décalage sarà maggiore, che

a differenza di altre lingue hanno strutture diverse. Nell'interpretazione

simultanea l'interprete lavora all'interno di una cabina insonorizzata, nella quale

attraverso delle cuffie può ascoltare l'oratore, quindi simultaneamente tramite

microfono, trasmette il messaggio tradotto a tutti coloro che non conoscono la

lingua dell'oratore.

Per quanto riguarda la modalità d'interpretazione consecutiva, si parla della più

antica forma di interpretazione. Questa modalità rende il discorso dopo che

l'oratore ha concluso il suo discorso o parte di esso; mentre l'oratore parla,

l'interprete memorizza tutto ciò che viene detto, con l'ausilio di particolari

appunti in modo che la sua traduzione sia fedele al testo di partenza. Il lavoro

dell'interprete di consecutiva non sta solo nel comprendere la lingua, ma anche

nel memorizzare l'intero nucleo del messaggio, ed è qui che assume grande

importanza la presa di note o prise de notes, essa è fatta di simboli, abbreviazioni

e altri elementi. A differenza della stenografia, dove si annota ogni parola del

discorso, l'interprete non prende appunti precisi e dettagliati, ma si appunta il

senso astratto della porzione di discorso ascoltata. L'essenzialità e la schematicità

di tale tecnica deriva dal fatto che qualsiasi oratore difficilmente parla a una

velocità tale da riuscire a scrivere ogni vocabolo da lui pronunciato.

Infine, la sussurrata o chuchotage, è una variante dell'interpretazione

simultanea: l'interprete è a fianco agli ascoltatori, a cui trasmette a bassa voce la

traduzione. Questo tipo di interpretazione presenta il vantaggio di non

necessitare di alcuna apparecchiatura tecnologica, ma è impiegabile solo se gli

ascoltatori della traduzione sono in numero molto ristretto, generalmente o due

o tre.

56

3.2. Linguaggio settoriale

In generale, un linguaggio settoriale è il modo di esprimersi (parole, termini

tecnici, ecc.) in un ambito specialistico, in particolare di natura tecnica o

scientifica. In tal senso, il linguaggio settoriale ha delle affinità con i gerghi

professionali e di mestiere, di cui rappresenta un'evoluzione, anche se ne

distingue per la maggior precisione e in taluni casi (si pensi al linguaggio della

matematica o della fisica) per la formalizzazione esplicita.

Il concetto di linguaggio settoriale come modo di esprimersi tecnico è, in

generale, poco comprensibile per il profano, è ben presente al parlante comune.

Settore non è un tecnicismo né della linguistica né della sociologia, ma un

termine comune con cui ci si riferisce a entità eterogenee. Sono settori, per

esempio, l'idraulica, la teoria delle probabilità, la vulcanologia, ma anche ambiti

più ampi e articolati come quello sportivo, medico, giuridico. Il settore medico

comprende tutto ciò che si attiene alle numerosissime discipline mediche:

linguaggio settoriale medico corrisponde dunque, alla somma dei linguaggi dei

vari settori medici ovvero all'insieme da essi condiviso, tenendo conto però, che

data la dinamica della ricerca e la continua formazione di nuove discipline, i

linguaggi settoriali delle varie branche tendono a costituire piuttosto insiemi

disgiunti. D'altra parte, settori medico, sportivo, giuridico s'incrociano nella

medicina legale e nella medicina dello sport, entrambe composte a loro volta da

sotto discipline come la tossicologia forense, la traumatologia sportiva e altre.

Quanto ai tipi di linguaggi settoriali si possono sommariamente distinguere tre

grandi categorie. La prima si manifesta nella comunicazione relativa ad attività

pratiche, destinate o alla produzione di beni materiali in settori come

l'agricoltura, il ricamo, l'informatica o trasporti ferroviari. La seconda è connessa

alla comunicazione di ordine teorico-scientifico nell'ambito delle scienze umane e

57

sociali (come la storiografia, la filosofia, la linguistica, ecc.). La terza ha in comune

con la seconda la funzionalità teorico-scientifica, con riferimento però alle

scienze esatte e naturali come la matematica, la fisica e la biologia.

Il quadro si complica ulteriormente se si considerano settori come quello

scolastico, militare, religioso. Sia nella comunicazione interna alle istituzioni, sia

verso l'esterno, si riscontra una pluralità di linguaggi settoriali. Al linguaggio

settoriale centrale, legato alla funzione principale dell'istituzione, si aggiungono

difatti come costante quello amministrativo. Nel settore scolastico al linguaggio

settoriale della pedagogia si sommano quelli relativi alle singole materie

scolastiche.

Si pone allora il quesito se i linguaggi settoriali siano da rappresentare

innanzitutto come entità contrapposte nel loro insieme alla lingua comune,

oppure vadano affrontati prioritariamente come entità distinte che, in via

secondaria, condividono, in opposizione alla lingua comune, una serie di tratti.

Certo è che i linguaggi settoriali, seppure di difficile determinazione, risultano

componenti costruttive dei settori in quanto indispensabili per l'elaborazione

concettuale e per la comunicazione in genere.

Conviene pertanto assumere che nell'ambito della lingua contemporanea esista,

in relazione agli innumerevoli settori e sotto settori, un insieme aperto e in

costante espansione di linguaggi settoriali dai confini sfumati, sia al loro interno

sia in rapporto alla lingua comune. Per tutti questi motivi pare opportuno parlare

di linguaggi settoriali al plurale e dare al concetto stesso un valore

principalmente relativo alla ricerca.

58

Capitolo Quarto

Il mediatore linguistico in ambito sportivo

59

4.1. Il linguaggio settoriale sportivo

Con lingua dello sport o linguaggio sportivo si indicano sia le terminologie

tecniche e specifiche delle singole discipline sportive (relative cioè agli attrezzi e

alle azioni per svolgere un determinato sport), sia i diversi generi di discorso

orale o scritto finalizzati al resoconto e al commento degli eventi e personaggi

dello sport (in particolare, le cronache giornalistiche e tra queste, in primis,

quella calcistica).

Tale tendenza a caratterizzare il linguaggio sportivo sulla base essenzialmente

delle sue manifestazioni giornalistiche risale ad un articolo di Devoto del 1939

sulle “Cronache del calcio”, primo intervento di una lunga serie di interventi sulla

lingua dello sport da parte dei linguisti italiani: il giornalismo sportivo era

ricondotto e inquadrato tra le lingue speciali (linguaggio settoriale) non tanto per

il lessico tecnico, quanto per l'insieme degli effetti e dei contrasti stilistici, da cui

è animato e soprattutto per gli scambi che è in grado di instaurare con la lingua

comune, a cui apporta non solo locuzioni tecniche ma anche costruzioni

telegrafiche ed espressioni popolari e affettive.

Tale identificazione della lingua dello sport con la lingua del giornalismo sportivo

tuttavia è sostenibile solo a patto di tener conto della particolare natura e

funzione della terminologia tecnica delle singole discipline sportive e,

soprattutto, di alcune peculiarità dello stesso linguaggio sportivo nell'ambito dei

linguaggi settoriali.

Innanzitutto, va osservato che la terminologia di una disciplina sportiva è parte di

essa e, insieme alle regole che ne rendono possibile la pratica, contribuisce in

maniera determinante a definirne la fisionomia. Inoltre, si tratta di un insieme

terminologico stabile e quindi poco esposto a incrementi o mutamenti:

l'introduzione di nuovi termini va a incidere sulle regole che definiscono il singolo

60

gioco/sport, alterandone la specificità, fino al limite, a trasformarlo in

qualcos'altro. Da questo punto di vista, il linguaggio sportivo differisce

radicalmente dal linguaggio scientifico, in cui l'affinamento terminologico è

insieme sintomo ed effetto dell'evoluzione della conoscenza scientifica di una

disciplina sportiva. Nel linguaggio sportivo risulta inevitabile, il ricorso a termini

specifici delle diverse discipline.

D'altra parte, rispetto ad altri linguaggi settoriali, nel linguaggio sportivo, il livello

specialistico appare poco sviluppato dato che è limitato essenzialmente ai

regolamenti ufficiali e a trattazioni o relazioni tecniche, e quindi poco studiato. Di

conseguenza, rilevata la difficoltà di distinguere tra livello divulgativo e

specialistico, si sottolinea, come il linguaggio sportivo conosca di fatto solo il

registro della divulgazione, essendo diretto, attraverso i mass media tradizionali

o i nuovi media elettronici, a un pubblico vastissimo e indifferenziato, da

raggiungere, tanto nello scritto che nel cosiddetto trasmesso, con comunicazioni

insieme attrattive e coinvolgenti.

Nel coinvolgimento della massa degli appassionati e tifosi, assai più folta di quella

dei praticanti, i tecnicismi hanno un ruolo di primo piano: essi, caratterizzando

fortemente la comunicazione sportiva, fino a renderla in diversi contesti

discorsivi come una sorta di gergo esclusivo, contribuiscono ad accrescere il forte

richiamo esercitato dalle discipline sportive.

D'altronde, la crescente diffusione di molti sport, specialmente quelli di squadra,

come il calcio, il basket, il baseball, ha determinato e rafforzato la penetrazione

del linguaggio sportivo nella lingua comune e in altri ambiti settoriali, in

particolare, il giornalismo e il linguaggio dei politici; e al contrario, la sua capacità

di appropriarsi delle tendenze e delle possibilità della lingua, soprattutto

sfruttandole a livello lessicale.

61

4.1.1. Le parole degli sport: origine, vicende e funzioni delle terminologie

La concezione moderna dello sport, intesa non più come mero svago o gioco

legato a feste religiose o ricorrenze civili, ma come pratica rivolta alla salute

psicofisica dell'individuo, articolata in discipline tecnicamente regolate e

governate da una precisa etica, nello specifico, quella della competizione. Essa si

formò nel corso dell'Ottocento in Inghilterra, in Francia, e negli Stati Uniti. Da

questi paesi partirono innovazioni e il relativo linguaggio che a poco a poco si

diffusero nelle altre nazioni, tra cui l'Italia, in prima fila nel movimento sportivo

internazionale: nel 1844 fu fondata la prima società sportiva, a Torino, che nel

1869 confluì nella Federazione Ginnastica Italiana, in cui erano riunite le società

di tiro a segno , di scherma e i circoli ginnastici; in seguito, nel 1878, su iniziativa

del Ministro Francesco De Sanctis venne emanata la legge sull'educazione fisica

nelle scuole; nel 1885 nacque l'Unione Velocipedistica Italiana e nel 1893 il

Genoa Cricket and Football Club, inoltre, nel 1896, due italiani erano nel comitato

organizzatore dell'Olimpiade di Atene.

A un incontro con lo sport moderno l'Italia era sospinta anche da una lunga

tradizione di pratica di giochi e attività di carattere paramilitare e ricreativo-

sportivo (la scherma, l'equitazione, la lotta, le discipline venatorie, ginniche e

natatorie, e i giochi con la palla, dalla pallamaglio ai più recenti pallone o

pallamano, al calcio fiorentino). Tale tradizione, su cui solo da poco si è

soffermata l'attenzione dei linguisti, ha costituito, in particolare nel Rinascimento

alla fine del Settecento, una fonte primaria nella costituzione del lessico sportivo

internazionale. Basta ricordare tecnicismi della scherma quali fioretto, sciabola,

botta, finta, parata e stoccata; termini storici nell'ambito di discipline quali

l'equitazione (carosello, maneggio, palio, pomata), il nuoto e altri sport acquatici

(trampolino, prima d'ambito ginnico, poi passato nello sci, nei tuffi e nello sci

62

d'acqua); o, infine, vocaboli relativi ad attività ricreative para sportive

(boccia/boccino; casino, da cui casinò).

A tale patrimonio lessicale si aggiunse la terminologia delle discipline sportive

moderne (football, ciclismo, tennis, pugilato, alpinismo e automobilismo), che si

diffuse e si definì nel cinquantennio precedente la prima guerra mondiale.

Predominavano nettamente gli stranierismi o forestierismi, anglicismi e i

francesismi, sia per la provenienza dei diversi sport, sia perché le prime società

sportive, i cui primi regolamenti erano di solito traduzioni ed adattamenti da

originali stranieri, erano fondate o animate da dilettanti stranieri residenti in

Italia. Tale prevalenza si rifletteva sin nella ragione sociale dei club (come, il

Genoa Cricket and Football Club) e soprattutto nelle denominazioni delle

discipline sportive, nelle quali la forma italiana si affermò dopo quella straniera.

Così, per il football, che solo nel primo decennio del Novecento venne

progressivamente sostituito dal corrispettivo italiano calcio, sicché la Federazione

Italiana Football nel 1909 assunse l'attuale denominazione Federazione Italiana

Giuoco Calcio.

Analogamente, solo nei primi anni del XX secolo cominciò ad affermarsi la forma

ridotta tennis al posto di lawn tennis. Nel caso della boxe (forma francese),

invece, a livello ufficiale prevalse da subito una denominazione italiana: Club

Pugilistico Italiano, derivata dal tradizionale termine pugilato, a sua volta esito

settecentesco del rinascimentale pugile che, avrebbe sostituito il corrispettivo

francese boxeur. Mentre, nel caso del ciclismo, fu un adattamento dal francese

(cyclisme) a soppiantare la voce italiana velocipedismo.

Contro questa massiccia irruzione di stranierismi, non mancarono reazioni di

quanti la consideravano una moda, alimentata dalla stampa. Ad esempio, si

63

condannò il termine sport, perché si sosteneva che i giornali dovessero arrivare a

tutti non solamente a chi conosceva l'inglese o il francese.

Con l'affermazione di periodici di più ampia circolazione rivolti a un pubblico via

via più vasto e socialmente articolato, la stampa, al contrario, mirò ad avvicinare

il fatto sportivo, anche nei suoi aspetti tecnici, ai lettori. Così, si cominciarono a

smussare le difficoltà degli stranierismi tecnici ricorrendo ad adattamenti grafico

fonetici (ballottata, nell'equitazione, da ballotade; pistaiolo da pistard;

centravantida centre-forward; fuorigioco da off-side; squalificare e squalifica da

disqualifier) o a surrogazioni, cioè traduzioni talora molto lontane dall'originale

(mossiere da starter; rivincita in luogo da return-match o retour-match) o con

soluzioni (colpo di tacco da back-heeler; calcio d'inizio per kick-off; calcio di rigore

da penalty kick; calcio d'anglo da corner kick).

Nel trentennio 1915-45, alla diffusione ormai di massa dello sport (favorita per

finalità propagandistiche dal regime fascista) e in particolare del ciclismo e del

calcio, corrispose una forte espansione e articolazione della stampa sportiva, che

divenne il canale di propagazione e spesso motore dei radicali cambiamenti che

interessarono il linguaggio sportivo. In primo luogo, a livello lessicale, l'adozione

in sede di regolamento di terminologie tecniche interamente o prevalentemente

italiane e il passaggio per estensione di termini da una disciplina sportiva ad altre.

Così nel pugilato il regolamento federale, oltre all'italianizzazione del nome delle

categorie (mosca, gallo, piuma leggeri), prevedeva denominazioni, come

quadrato in luogo di ring, ripresa per round; mentre ebbe minor fortuna

banditore per speaker che venne usato in ambito non sportivo per annunciatore,

oltre a stranierismi d'uso comune come jab. Analogamente, nel calcio, tra i

corrispettivi italiani di goal (rete, porta, punto), per lungo tempo nei regolamenti

prevalse porta (segnare, subire una porta), poi scalzato da rete; è tuttora in uso,

invece, il termine meta nel rugby per tradurre essai.

64

Tra i passaggi di termini da uno sport all'altro si posso ricordare: tuffo, esteso

degli sport natatori al calcio; dall'alpinismo al ciclismo arrampicata, scalatore e

scalata; dal tennis al calcio lob, sostituito con pallonetto e servire nel senso di

passare la palla. Forcing ad esempio è un tecnicismo di gioco di carte (il bridge),

esteso con slittamento semantico ad altri sport.

Con ciò si era sconfinato nell'ambito dei tecnicismi collaterali, una delle

componenti espressivamente forti e influenti del linguaggio sportivo, che si

profila e si sviluppa appunto nel periodo tra le due guerre mondiali. Tipico di

quegli anni era il termine traversone per cross, ma anche, marcare e smarcare;

palleggio , effetto, entrata e uscita.

Soprattutto, con l'inizio delle trasmissioni regolari della radio nel 1924, si affermò

il resoconto radiofonico, in particolare nella forma della radiocronaca in diretta.

Lo sport raccontato nelle sue diverse forme divenne dunque prevalente.

Contemporaneamente, letterati e scrittori scoprivano lo sport come soggetto

delle loro opere.

Nel secondo dopoguerra, la tendenza a risolvere il linguaggio dello sport nella

lingua del giornalismo sportivo prende piede anche per la stabilizzazione

terminologica conseguente all'intensa opera di revisione e unificazione dei

regolamenti delle principali discipline sportive condotta, negli anni Cinquanta,

dagli organismi nazionali federali. Da allora il lessico tecnico dello sport italiano,

depurato da stranierismi ormai arcaici (quali free-kick e goal average sostituiti

rispettivamente da calcio di punizione e quoziente reti; tourniquet tornante, nel

ciclismo; crochet per uncino, nel pugilato) quanto da italianizzazioni poco

funzionali (filo rete per net e servizio/ battuta vincente per ace, nel tennis; cesto

invece di canestro, nel basket).

65

Il giornalismo sportivo, pur continuando a svolgere la sua originaria opera di

mediazione e divulgazione, negli ultimi decenni è diventato la fonte di gran lunga

più importante del linguaggio sportivo, acquistando impulso e forza di

penetrazione grazie al mezzo televisivo, che a sua volta è risultato fattore

determinante nella trasformazione della pratica sportiva in evento spettacolare

sempre più spesso di impatto globale.

In questo processo di spettacolarizzazione il discorso (scritto e trasmesso) sullo

sport ha svolto un ruolo decisivo, che a livello linguistico si è esplicato

innanzitutto in un forte incremento di numero e funzioni dei già ricordati

tecnicismi collaterali, largamente impiegati sia come segnali distintivi del genere

della cronaca sportiva, sia per la loro valenza enfatizzante e di richiamo. Così, per

esempio nel calcio, si preferisce conclusione a tiro in porta, realizzare al posto di

segnare. Si ricorre a neologismi quali verticalizzare, a neoformazioni quali palla

inattiva, a invenzioni metaforiche quali cucchiaio (tiro a pallonetto) o sombrero, e

a pseudo forestierismi come mister per allenatore (in inglese coach).

Principale luogo e canale di creazione e diffusione di queste e altre innovazioni

sono naturalmente le cronache radiofoniche e televisive, sempre più lontane

dalle telegrafica referenzialità degli inizi: l'unico tratto linguistico che sopravvive

è il frequente ricorso allo stile nominale, però, non tanto per la sintesi delle fasi

di gioco, quanto come componente essenziale del registro sincopato ed enfatico

imposto dall'evoluzione della comunicazione televisiva. Si giunge così alla

telecronaca a due voci, affiancata e amplificata da programmi di commento,

dibattito e svago, in cui le finalità dello spettacolo e dell'intrattenimento risultano

prevalenti su quelle informative, proponendosi in sostanza come la versione

mediatica del “bar dello sport”.

66

Veicolato e imposto dalla forza di tali media, il linguaggio sportivo ha acquisito

forza pervasiva nei confronti del linguaggio comune e di altri ambiti settoriali.

Dallo sport alla lingua comune (colpo basso per azione scorretta; in zona Cesarini

per “all'ultimo minuto/momento”); dallo sport ad altri linguaggi settoriali, in

particolare giornalismo e politica (passare la palla per “cedere l'iniziativa”; la

maglia nera per “l'ultimo”; di serie A,B per “di categoria superiore o inferiore”);

dalla lingua comune alle cronache sportive, dai linguaggi tecnico-scientifici ai

resoconti sportivi (filtrare, fluidificare, intercettare) e dal linguaggio letterario o

aulico, di norma con enfatizzazioni (compagine “squadra”; espugnare; svariare;

violare).

Fondamentale è osservare come anche nei nuovi media informatici lo sport abbia

immediatamente trovato una stabile fascia di utenti e come i discorsi sullo sport

risultano prevalenti e caratterizzanti. Di gran lunga più visitati e animati sono,

non per caso, i siti dei campioni delle diverse discipline e soprattutto i blog e i

gruppi di discussione. Fino agli estremi del cosiddetto fantasport, attraverso quali

ogni appassionato può realizzare il sogno di sostituirsi agli allenatori, formando la

propria squadra (di calcio, di basket, ecc.).

67

4.2. Inghilterra- Germania al fronte

Uno dei simboli di massima socializzazione nello sport, ma soprattutto il simbolo

che lo sport unì ciò che la guerra separava, fu la partita della pace, giocata il

giorno di Natale del 1914 nella terra di nessuno fra tedeschi e inglesi durante la

Prima guerra mondiale. Il presidente dell'Uefa. Michel Platini, ha commemorato

tale evento inaugurando un monumento a Ploegsteert, in Belgio. Il match fu

vinto dai tedeschi per 3-2 e fu citato in un documento di Kurt Zehmisch, soldato

del 134° reggimento sassone: "Il pallone aveva rimpiazzato le pallottole e per la

durata di una partita di calcio l'umanità aveva ripreso il sopravvento sulle

barbarie". Ernie Williams, un militare inglese, che giocò quella partitala raccontò

in un intervista del 1983: "A un certo punto è apparso un pallone, non si sa se sia

arrivato dalla nostra o dalla loro trincea, prima c'è stato qualche passaggio,

divertiamoci, alla fine è diventata un'unica grande mischia, senza alcun arbitro e

punteggio".

La tregua di Natale del 1914 fu un gesto spontaneo che riuscì dove altri fallirono:

come la proposta di Papa Benedetto XV "Possano i cannoni tacere almeno nella

notte in cui gli angeli cantano" ufficialmente respinta. Secondo le ricostruzioni,

soprattutto inglesi, furono i tedeschi i primi ad uscire dalle trincee, dopo aver

mostrato cartelli di auguri e intonando canti natalizi. Circa 100 mila furono i

soldati coinvolti in tregue volontarie lungo il fronte delle Fiandre. Tedeschi,

inglesi, ma pure francesi e belgi che si scambiano auguri e indirizzi, seppellivano i

propri morti, ammiravano le armi avversarie e celebravano messe, per molti la

tregua durò solo il 25 dicembre, secondo altri alcuni giorni.

Una delle missive dell'epoca riportò: " Prova soltanto a pensare che mentre tu

stavi mangiando il tacchino, io stavo parlando e stringendo le mani agli stessi

uomini che solo qualche ora prima avevo tentato di uccidere".

68

Una tregua che scatenò l'ira dei rispettivi comandi e fu rivelata solo grazie al New

York Times che il 31 dicembre 1914 pubblicò i resoconti dei militari coinvolti. Le

lettere scritte da chi prese parte alla partita furono portate ai giornali dai loro

stessi parenti increduli, con la speranza che l'intesa per una pace fosse vicina.

Episodi simili non si ripeterono, se non in misura molto minore, i comandi

cominciarono a far ruotare i reggimenti perché non prendessero confidenza col

nemico, per scoraggiare una tregua ampia come quella del 1914.

E’ difficile dire se il giorno di Natale di cento anni fa si giocò realmente una

partita di calcio tra le due trincee, forse ne giocarono più di una, forse furono

mischie divertite e divertenti. Resta però l'idea che in mezzo a una guerra alcuni

ragazzi trovarono il coraggio di abbassare le baionette e di guardare negli occhi il

nemico che qualcuno aveva designato per loro, ma questa volta guardandolo

come un avversario sportivo.

69

4.3. Lo status ed il ruolo del mediatore linguistico sportivo

Partendo dal concetto che la figura del mediatore rappresenta un ponte culturale

e linguistico tra due o più persone nello sport ci sono varie figure oltre ai meri

interpreti di conferenza sportiva che possono fare la mediazione linguistica.

Non obbligatoriamente il mediatore linguistico deve essere un interprete ma

questo ruolo si può estendere a vari altri campi, ma alla base, ci deve essere

un'alta conoscenza del linguaggio settoriale, nella fattispecie di quello sportivo o

esserne parte nella quotidianità.

Le figure che si possono individuare seguendo questa definizione possono essere:

il giornalista sportivo, l'atleta, l'allenatore e ovviamente l'interprete sportivo.

4.3.1. Il giornalista sportivo come mediatore linguistico

Il giornalista sportivo, di base nei suoi studi, non si focalizza sullo studio delle

lingue, né tantomeno sulle tecniche d'interpretazione. Tuttavia è possibile che il

soggetto conosca, esternamente ai suoi studi, una lingua straniera che, ad

esempio, viene messa a frutto quando il giornalista ha a che fare con un atleta

straniero che non parla la lingua degli ascoltatori o addirittura quando lo stesso

giornalista va all'estero per fare delle interviste a degli atleti stranieri.

Egli si cimenta, quando è in diretta, in una sorta di interpretazione di trattativa,

breve nei tempi e con risposte quasi sempre analoghe nella durata, per fare

arrivare all'ascoltatore in diretta il messaggio trasmesso.

Sempre nel campo delle interviste, il giornalista può registrare l'intervista

interamente in lingua straniera, che in seguito negli studi, verrà adattata nella

lingua di arrivo. Quando non si è in diretta, come ad esempio in una redazione di

70

un quotidiano sportivo, si può elaborare con più calma il messaggio facendo

traduzioni di articoli esteri.

Il giornalista sportivo, inoltre, di base ha sicuramente il linguaggio sportivo e sa

come comunicare con lo spettatore non facendosi trovare impreparato sul

lessico da usare.

Quindi si può affermare che, un giornalista che conosce una o più lingue

straniere, ad alto livello, si possa adoperare nella mediazione linguistica volta alla

diffusione di massa del messaggio. Si deduce che a differenza di un interprete, il

giornalista diffonde il messaggio a un range più alto di persone, ma tuttavia, egli

anche per un fattore di comodità interpreta o traduce testi, in generale, verso la

propria lingua di appartenenza.

4.3.2. L'atleta come mediatore linguistico di se stesso

Grazie alla globalizzazione, specialmente quella sportiva, un atleta fa continui

viaggi, gioca per un club straniero, o si allena in un paese straniero. Gli eventi

nazionali non mettono sotto la luce dei riflettori l'atleta come nel competere a

eventi continentali, internazionali o mondiali, quindi è costretto a fare viaggi e

nuove esperienze all'estero per più tempo.

Chi apprende una lingua, sa benissimo che poter socializzare è indispensabile

poter colloquiare con la gente del posto, ovviamente, prima si impara la lingua

locale prima si riesce a socializzare e adattarsi alla nuova realtà.

Da molti anni ormai, gli atleti si trasferiscono in tutto il mondo per trovare

opportunità migliori per la loro carriera, che siano migliori strutture di

allenamento, migliori ingaggi, richieste dei sponsor o semplicemente per ragioni

familiari. Ma facendo ciò incorrono nel processo di socializzazione e quindi per

71

conseguenza imparano lingue straniere avendo già come bagaglio personale il

linguaggio sportivo. Ma a differenza dei giornalisti sportivi, gli atleti, hanno un

linguaggio molto più specifico, solitamente nello sport in cui hanno fatto carriera.

Non a caso gli atleti che smettono l'attività, generalmente, diventano giornalisti

sportivi nel loro sport di appartenenza.

In ultimo, loro stessi possono fungere da ponte, conoscendo a sufficienza una

lingua e sapendo socializzare autonomamente con essa.

4.3.3. L'allenatore mediatore dei suoi principi

Un'altra figura che nello sport fa uso della comunicazione con gli stessi principi

degli atleti è l'allenatore. L'allenatore prima di tutto è un educatore della

disciplina sportiva e deve trasmettere i suoi principi atletici e morali all'atleta o

alla squadra che allena, in più deve possedere ottime qualità di comunicatore per

trasmettere alla stampa messaggi.

Le difficoltà per un allenatore sono molteplici, dato che trasmettere un

messaggio psicologico o di mentalità, in un'altra lingua, è forse uno degli ostacoli

più grandi. Ogni paese ha le sue dinamiche e le sue modalità di trasmissione di un

concetto, effettivamente l'allenatore parte spesso e volentieri con basi atletiche

e mentali da trasporre nello sport che esercita.

Si può parlare dell'allenatore come un mediatore della cultura sportiva e atletica,

ma può diventare mediatore anche quando si presenta ad una conferenze

stampa, dove rappresenta sportivamente parlando il club di appartenenza e gli

atleti che allena.

72

L'allenatore oltre a fare da mediatore in molteplici campi deve adattarsi a far

arrivare alla stampa un messaggio adatto nella lingua del club o nel paese in cui si

è trasferito, quindi alla base, un allenatore deve imparare la lingua locale

4.4. La mediazione della cultura sportiva

Il mediatore sportivo è la conseguenza dell’applicazione dei metodi e delle

tecniche della mediazione sociale nel mondo dello sport; si tratta di una

professione innovativa e di una risorsa che può operare in diverse organizzazioni

e strutture, venendo ad assumere un ruolo fondato sull’ascolto e caratterizzato

da neutralità, empatia ed assenza di potere decisionale.

Dal 1997, questa figura è attiva presso il Settore Giovanile del “F.C.

Internazionale”. Il mondo del calcio infatti, per le strutturazioni tradizionali e

verticali e le pressioni sociali ed economiche che lo caratterizzano, ben si coniuga

con la funzione del mediatore e con l’offerta di uno spazio di ascolto riservato e

professionale. Il servizio si rivolge alle diverse figure che operano ed

interagiscono nel mondo dello sport, quali gli atleti ed i loro genitori, gli

allenatori, i dirigenti, i tecnici e collaboratori, con interventi mirati sulle

problematiche relazionali e sulla conflittualità orizzontale e verticale.

Il mediatore sociale articola il proprio intervento in diversi momenti: colloqui

individuali, riunioni di squadra, incontri con lo staff, momenti di verifica ed

approfondimento, presenza e partecipazione attiva durante gli allenamenti e le

partite. Il senso della mediazione sportiva, oltre al lavoro di gestione e risoluzione

pacifica dei conflitti, mira nello specifico anche ad un miglioramento della

comunicazione ed un’implementazione e consolidamento del senso di gruppo,

aspetti di fondamentale importanza in un ambito di aggregazione quale è il

mondo dello sport.

73

CONCLUSIONI

Popoli e lingue diverse tra loro si intrecciano nello sport a livello mondiale, in

esso si tessono interessi economico-commerciali privati, e culturali. Il mediatore

linguistico in questo frangente è una figura professionale importantissima, in

quanto chiarisce, spiega, e traduce la cultura dei popoli in termini

linguisticamente incomprensibili per la maggior parte dei comuni individui.

Colui che ha competenza in lingue straniere diventa una figura essenziale, un

mediatore professionalmente preparato, ingenera tranquillità tra gli interlocutori

i quali si affidano volentieri nelle mani sapienti del traduttore.

La comprensione dei linguaggi è prerogativa di quei mediatori che con la loro

professionalità creano certezze, comprensione e fiducia. La globalizzazione crea e

sta creando enormi barriere, la competenza e la preparazione dei mediatori le

abbatte. Nello sport c’è sempre più bisogno di questa figura, deve rappresentare

un individuo di estremo affidamento.

Non soltanto un interprete sportivo può essere in grado di trasmettere un

messaggio in diverse lingue, ma figure come l'allenatore, l'atleta ed il giornalista,

con le dovute nozioni linguistiche, possono trasmettere messaggi in altre lingue e

riportale agli ascoltatori, atleti o a se stessi nella propria lingua. Queste figure

operano negli eventi sportivi, attivamente come nel caso degli atleti e degli

allenatori, e indirettamente come nel caso dei giornalisti. L'interprete sportivo

nelle conferenze rappresenta un ponte sportivo tra culture e lingue.

Si è posta una particolare attenzione anche sul perché sia fondamentale per

queste tre figure, il fatto di apprendere la lingua locale come strumento di

comunicazione, ma soprattutto di socializzazione. Nello sport attualmente,

linguisticamente parlando, si prendono come riferimento lingue a più alta

74

diffusione mondiale come l'inglese, il francese e lo spagnolo, come bagaglio

linguistico personale.

Il ruolo del mediatore linguistico dovrà essere nell’ambito sportivo colui che

abbatterà tutte quelle barriere linguistico-comunicative. Lo sport ed i suoi

professionisti ne trarranno di sicuro grande giovamento.

75

Introduction

The purpose of this dissertation is to pinpoint the various kinds of linguistic

mediators, through three fundamental topics - sport, globalisation and language

mediation.

The chapter that examines sports begins with a brief history of sport in general and

goes on to analyse sports events, intended as a mass gathering, from a social point

of view. Sport events respond to a very significant question "Where can these

figures operate?"

The topic of globalisation, that is to say the movement of people and capitals, is also

analysed along with notions of socialisation and education. This dissertation

emphasises topics like socialisation and education in the field of sports, and the

reasons that make these processes fundamental.

Language mediation has interesting aspects and characteristics in the field of sports.

Along with language mediation, we have examined communication in general,

which is important as far as the socialisation process is concerned, and the

mediation techniques that can be used in these processes.

We have analysed technical sports language and the operators that work as

language mediators.

In honour of its centenary, we have analysed the peace match during the First World

War, as the symbol of socialisation through sport. All these topics delineate the

professional figures that can work as socialising and language agents.

76

1. Sport

1.1. Historical introduction and definition

Before introducing and explaining what "sport" really is, we need to give a short

definition of the term.

The term sport usually includes "any kind of physical activity, in which the

participants aim at improving their psychophysical condition". Sports are physical

activities that require mental and physical skills with recreational or professional

goals.

Man has been practicing physical training since ancient times and physical activity

has always played a major role in society. Sport has become a mass phenomenon

and today it influences several areas of interest such as economy, education and

sociology.

During Ancient times, it was very important to be fit and efficient in order to be able

to hunt preys and to survive. During the 4th millennium B.C., physical strength and

skills were incredibly important for several tribes that lived in ancient Mesopotamia.

In Asia, body and mind were considered a single entity, therefore, religion and

physical activities were inseparable.

The ancient Greek society started to develop during the 8thcentury B.C. Strength,

harmony and physical fitness were much appreciated and were considered as

important as characteristics like intelligence and open-heartedness. For this reason,

Greek heroes were called "beautiful and good". The PanHellenic games were the

most important social and civil event in which the Greeks had the chance to express

and show all their passion for physical activities. All participants had to respect strict

rules and had to play fairly, but this idea was challenged by professional athletes

who trained full time and earned a lot of money thanks to their skills.

From the 1st edition of the Olympic Games, in 776 B.C., until the 18th edition, the

only discipline was barefoot running. The race itself was called "stadion"(because

the distance the runners had to cover was equivalent to the length of the entire

arena), which was approximately 630 ft. During the following editions, other

disciplines were introduced, namely the Penthathlon (which included five different

disciplines), the Pancratium (a mixture of boxing and wrestling) and horseracing.

77

A running race for children (aged 12 to 18) was introduced at the 37th edition of the

Olympic Games; the distance the participants had to run was equivalent to half the

length of the stadium. Athletes had to qualify to be able participate in the Olympics

and they started training a month before the competition. During that period, the

athletes had the chance to train in specialised gyms and masseurs were available for

them. The arena had enough room to seat 70,000 people. Married women not only

could not take part in the Olympic Games, they were not even allowed to watch. If a

married woman were caught, she would have had to face the death penalty.

The Spartans gave priority to military strength. From a very young age, children

were forced to live by following military rules and had to endure pain and fatigue,

without showing any weakness. Sparta was the only Greek city in which the women

trained just like the men, and they were comparable to the mythological Amazons.

The Etruscans practiced sports activities in the countryside or sacred areas, just

outside the cities; these activities were a sign of strength for people belonging to

every social class. Athletes competed in several disciplines such as javelin and discus

throwing, long jump, running, boxing and horseracing. They invented one of the

most popular events, gladiator fights, which ended with the death of the defeated

participant; this event then became the most popular game in ancient Rome.

In ancient Rome, physical activity was interpreted differently compared to the Greek

vision. While the Roman Empire was expanding, sport was a fundamental factor in

the mental and physical training of soldiers. Their training included horseracing,

fencing and fake combat, all disciplines that aimed at producing a true warrior. The

new political and social conditions promoted a new lifestyle, based on laziness and

entertainment. In this particular period, the Romans practised sport not only in

preparation for war but also simply to relax and improve their body. We can affirm

that the population in general loved sports in general, but they preferred to watch

instead of practicing, as opposed to Greek people.

For these reasons, the agones (the competitive Greek games), became ludus in

Rome, that is to say games for entertainment. The Roman ludus were created to

celebrate the gods and became mass events where Roman people had the chance

to give vent to their violent impulses. Rulers promoted these events to appease

discontent and increase their popularity. There were three types of Ludus: Scenic

representations, held in theatres, Gladiatorial combat and Circuses. The most

important site where races were held was Circus Maximus, while the gladiatorial

78

games took place in amphitheatres like the Colosseum that could seat 45,000

people. These events were originally religious but they turned into simple

entertainment events.

Gladiators were mostly prisoners of war and criminals, and they started their

training under the guide of former gladiators. At the beginning, they trained with a

dummy then they increased the intensity of their training until they were ready to

enter the arena and fight. When a gladiator was defeated, the Emperor could save

his life if he wanted to. They earned a lot of money and sometimes the winner was

awarded a wooden sword, which represented freedom.

During the Medieval period, the knightly spirit emerged, and to keep in training

between wars, knights started to compete in tournaments, games and fights.

In 19th-century Europe, a high number of doctrines based on pedagogical criteria

flourished. These doctrines correlated physical education with intellectual

education. In 1811, Friedrich Ludwig Jahn opened the first Turnplatz (open-air

gymnasium) in Berlin where young gymnasts’ training included forced marches; they

had to learn to resist the cold and train in all weather conditions. The aim of this

method was to develop moral and physical strength through exercise. In France,

thanks to Georges Demeny, modern gymnastics was born. According to him, the

main goal of physical activity was to harmonise all parts of the body.

Although horseracing had been going on in England for many years, the stewardship

of this sport began to evolve in 1751, and in 1752, Britain’s Jockey Club was founded

and became racing’s first regulatory authority. The rules and regulations were

universal and based on the principles of fair play. British sports activities were all

based on a sporting spirit and integrity between athletes. The most famous English

sports event, the Oxford and Cambridge University boat race on the Thames, was

held for the first time in 1829.

Throughout the history of sports, the figure of the spectator has always played an

important role. For example, in ancient Greece, the Olympic Games were events

that could gather more than 70,000 people. Also in ancient Rome, more than 45,000

people from every social class would gather to watch the games held in Circus

Maximus.

Still today, sports like football and cycling attract huge crowds of people and this has

given rise to the supporter phenomenon. The modern media, like sports news or

79

journals, have helped the spreading of sports, and today they are often worldwide

events. Furthermore, sports events involving national teams are an occasion to

express patriotism, both on the part of the spectators who support their national

team, and on the part of the athletes or players who are representing their nation.

Finally, sports has been used to unite all nations, such as in the case of the modern

Olympics Games. On 6th April 1896, 2672 years after the first edition in ancient

Greece, the first edition of the modern Olympics Games was held in Athens. Thanks

to the perseverance of an important sports fan, Pierre de Frédy baron de Coubertin,

the games were re-launched. In 1892 in Paris, he managed to obtain consensus for

the 1st edition of modern Olympics Games during a Sorbonne congress. He wanted

the games to be held in Paris but the choice fell on Athens. Three editions - 1916,

1940 and 1944 - did not take place because of the two World Wars. In 1936, the

edition held in Berlin became an excuse for a political truce from racial

discrimination. Hitler initially had stated that Jews and Black people should not be

allowed to participate but was forced to change his mind when a number of nations

threatened to boycott the Games; he even allowed one female German athlete with

a Jewish father to participate.

1.2. Individual and team sports

One of the hardest choices for children or teenagers to make is the choice between

an individual or team sport. When children aged between 6 and 7 must choose a

sport to practice, social factors influence a child's choice more than their personal

motivations. For example, children tend to choose the most popular sport in their

country or an activity particularly suited to their physical characteristics.

Team sports are particularly recommended for extremely shy children and those

who are afraid of making mistakes, of one-to-one competition and of being judged

by outsiders. A team sport can help them acquire more self-confidence but it can

also be good for those who "suffer" from excessive self-confidence. Therefore, team

sports give children the chance to experience the frustration and disappointment of

a defeat without transforming it into an individual failure.

On the other hand, individual sports are suitable for excessively hyperactive and

impulsive children; in fact, all the responsibility falls on the child him/herself who

has to be more self-disciplined than children of the same age who practice team

80

sports. The long-term effects of these two different kinds of sports vary.

Comradeship, competitive spirit and a sense of belonging are qualities that develop

in those who practice a team sport, while children who practice an individual sport

quickly develop a sense of responsibility, discipline and psychophysical balance, so

they focus all their mental energy on their objective.

In the case of individual sports, athletes perform on their own. However, Individual

disciplines can also be part of team competitions, just to mention a few, swimming

and athletics, or doubles in tennis. The performance of the athletes who are

members of a team is independent but individual results converge in the collective

result of the team.

1.3. Amateur and professional sport

In amateur sports, an athlete does not earn money, but he/she practices sport only

for ludic/recreational reasons, while professional athletes are paid for their

performances.

The differences between amateur and professional sport have transformed the very

nature of sports depending on the regime in which they are practiced. Professional

athletes are paid to practice their sport and they can be considered entertainers.

Usually, only the best sportsmen/women in every discipline become professional

athletes, and the events in which professional athletes participate are much more

competitive compared to amateur standards. In fact, some professional sports

attract a huge number of participants, while amateur sports struggle with visibility

problems and with economic problems deriving from the lack of sponsors. The only

event where we can see the dualism between amateur and professional sports are

the Olympics Games, the most important sports event worldwide. In this event, the

best athletes from every corner of the world compete in the various Olympic

disciplines.

81

1.4. Sport events

Nowadays, the most direct and efficient means of communication is a sports event

on which public and private investors alike focus and invest in. Sport is a unifying

and social phenomenon that promotes new styles and fads in our society; it is also

one of the best ways to pinpoint new market opportunities.

Sports is the most important sector as far as events are concerned. In fact, the

Olympics Games and the Football World Cup are the most important ones, not only

in terms of the number of people they gather but also for the promotion of the

disciplines in question. Because of these two peculiarities, we can define them

media events. The so-called media sports events are those which both international

sponsors and local public administrations invest in, in terms of infrastructures,

transport and security. In fact, a sports event is an important showcase for a country

and an extremely effective means of communication.

This is why great attention is given to sports events in their capacity as

communication tools. They are bearers of positive values for those who practice

them but also for the spectators for whom they are a form of entertainment; they

transmit emotions, images and good qualities like respect, team spirit, fraternity,

tolerance and discipline.

1.4.1. Olympic Games and World Cup

The Olympic Games were born in Greece in 776 B.C, in the city of Olympia to pay

homage to the Gods. This event was extremely popular and it was an important

gathering moment between populations. A sacred truce, a period when all conflicts

were suspended, was established to allow the athletes to take part in the games.

Thanks to baron de Coubertin, in 1896, the modern Olympic Games were born. His

initiative was good not only to reaffirm the educational virtues of sports, but also

because through sports events we can put into practice principles of fraternity, love

and peace between populations. The tenacity of de Coubertin, led to the 1st edition

of the modern Olympic Games, in 1896 in Athens, and established the International

Olympic Committee (IOC). The first edition was a great success with 250

participants, which at the time, was the greatest international sport event ever

organised. Greece asked to become the permanent location of the Olympic Games,

82

but the IOC decided to organise every edition of the Olympics in a different place, in

fact, the second edition was held in Paris.

Athletes had to compete in disciplines like athletics, cycling, wrestling, swimming,

gymnastics, fencing and archery. However, as time passed, the competition’s

program grew progressively, and today athletes compete in 41 disciplines. In 1924 in

Sapporo, the 1st edition of the Winter Olympic Games, specialised in ice and snow

sports took place. Today, they are the most awaited events all over the world.

The Olympic Games, the symbol of peace and fraternity and fair competition

between populations, is the event par excellence that gathers people in the name of

sport. The Olympic ideal is expressed through its flag - 5 interlaced rings with

different colours, one for each continent Blue for Oceania, Black for Africa, Red for

America, Yellow for Asia, and Green for Europe. If we add white – the colour of the

background – the six colours, in various combinations, appear on all the national

flags in the world

"World cup" is a term used in many sports to describe an international competition

in which athletes and teams, coming from every corner of the world, participate.

Some are held on an elimination basis (single or double elimination), or as a simple

tournament; they can be held yearly, every two years or every four years. Of all the

47 Olympic disciplines, tennis is the only sport that has never had a World Cup.

83

2. Globalisation

2.1.Historical introduction and definition

Globalisation is a process of economic, social, cultural, political and technological

interdependences. Its positive and negative effects have a planetary relevance with

the tendency to conform trade, culture, habits and thinking. Economists use the

term but only when exclusively referring to economic relations between

populations. However, the phenomenon can also be applied in a context of

worldwide interaction.

The economic globalisation process is favoured by the extensiveness of transport

networks that has consequences at social level too, with cultural exchanges

between geographically distant and different populations that can lead up to culture

clashes that can degenerate into religion wars and cultural homogenisation. With

the term "globalisation", we refer not only to global markets, but also to

information dissemination and to communication tools like the Internet. The term is

used even in cultural fields and it generically outlines the fact that by now we should

be building relations with other cultures, both at individual level because of

migrations, and on a national scale. We can also refer to the high and increasing

mobility of people such as tourists and businesspeople for short periods.

There are pros and cons where globalisation is concerned. Globalisation can

encourage the economic development of some states, especially industrialised and

developed countries, through profits and gains coming from decentralisation, i.e.

the relocation of enterprises in underdeveloped countries, where the cost of labour

is lower. Although it is true that they create work opportunities in poor countries, all

the profits go to the multinationals and this hampers the development of the

countries in question. Globalisation may have a negative impact on local traditions

too, “exporting” typical celebrations to other countries. For example Halloween,

originally an ancient Celtic feast, spread to the USA along with the Scottish and Irish

immigrants, and then, with the help of globalisation, gradually spread to other

developed countries. This does not happen only for festivities, but also for clothing,

food and even language. In any case, the phenomenon is also raising people’s

awareness and from an ethical viewpoint is spreading the desire for a better world

for everybody beyond self-interests and national borders.

84

2.1.2. Sport globalisation

Sport is one of the most global aspects in everyday life; a great number of people

worldwide practice sport, and a sports event such as the Olympics Games has had a

potential audience of 4 billion people. Its global presence increases every day, but

its origins go far back in history, long before organisations like the UN were

established. Due to its spreading, sport tends to encourage tendencies of global

consumption from an economic, media, cultural and social viewpoint.

Sports have lost their exclusive local importance, as almost any sport can be

practiced in any part of the world. This spreading started many years ago. The rules

and regulations of a number of modern sports like tennis, golf, rugby, football,

athletics, and rowing, were established in Great Britain and exported via the British

colonies and international tours. National teams and British clubs went out to the

colonies to challenge local teams. In 1910, London’s Corinthians F.C. went to Brazil

to learn how to play football; they learned it so well that the city of Sao Paolo

decided to rename its own local football team "Sport Club Corinthians Paulista".

With the growing number of sports across the world, the Olympic Games started to

incorporate other disciplines like Martial Arts. For example, thanks to its very strong

and stable economy, the United States contributed to the worldwide spreading of

American sports. Some sports originally born in Great Britain or in the United States

became so popular in other countries that they soon became part of the local sports

cultures. A typical example is Basketball, which has become Lithuania’s national

sport. Another sport that is worth mentioning is Baseball, which has become a mass

sport in Korea and Japan where the rules have remained the same but the game’s

philosophy has been completely changed. The most representative example is

Rugby, which has become a source of identification and belonging for the New

Zealand natives, thanks to the national team, the "All Blacks".

2.2. Socialisation and education

Socialisation is a term used to refer to the lifelong process of inheriting and

disseminating regulations, customs and ideologies, providing an individual with the

skills and beliefs needed to participate in his or her own society. The Socialisation

process is when a person becomes part of society and he/she interiorises rules,

virtues and the cultural heritage transmitted by society. By doing this, continuity

85

from one generation to another is guaranteed.

The term education describes the process of individual personality development

that happens through the transmission of regulations, virtues, attitudes and

behaviours shared with social group to which an individual belongs. When we talk

about education, we are referring to the formal and institutionalised aspects of

socialisation, where every educational process is voluntary and conscious with the

specific aim of reaching certain goals.

The concept of socialisation is broader and includes informal and spontaneous

aspects of cultural transmission, that is to say the whole range of an individual’s

social relations. On the other hand, education is a series of meaningful ideas

ascribed to human behaviours. However, in reality, through socialisation a person

can interact with others to create a social identity strictly linked to personal identity.

2.2.1. Sport socialisation

In modern societies, where selfishness is a dominant factor, where transgression has

become a necessity to emerge and to feel accepted, Sports can still represent a

method to transmit the values of respect, discipline and sacrifice. Sports can still be

a way to learn that everybody's freedom is always limited and everyone should be

concerned with other people's freedom rights.

Physical activity can be a way to emphasise and address youth towards moral

values, by promoting a sense of responsibility and by developing the right attitude,

encouraging young people to take part in their society's collective life. We can affirm

that one of the most beneficial things that teenagers can do during their

adolescence is to practice and participate in sports competitions.

It is extremely important for sports to reacquire its original goal that was educating

and offering a chance for democracy, social life and self-management. Sports should

play a major role in balancing obligations and rights, social classes and different

cultures, by acting as a true "human promoter".

In conclusion, sport could really be an ideal link between different fields of life:

school, the Church, the Government, family and the employment world.

86

3. Language mediation

3.1. Historical background and definition

Language mediators are operators that mediate between monolingual participants

in conversations, in which the parts come from two different language communities.

Their task is to facilitate comprehension for both parties and to do this, language

skills are not enough; they must also have good knowledge of both cultures

involved.

If we stop to think for a minute, it becomes clear that any social and/or educational

activity is a form of mediation. When we find ourselves dealing with social and

educational situations, we should find operators that are aware of both these

processes and who, rather than simply translating (transferring a message from one

code to another), should try to create a halfway code that helps both parties to

understand them without being influenced by reciprocal preconceptions and beliefs.

Language mediators are expert operators in other people's languages and cultures.

Obviously, they mediate not only into their language but also into their original

culture.

3.1.1. Mediation modalities

Mediation can be carried out orally (interpreting) or in writing (translating).

Interpreting is the activity that makes it possible to establish an oral or sign-based

communication between two or more actors who do not have the same language

code in a conversation. We must not confuse interpreting with interpretation; the

former is the general activity, while the latter refers to the interpreter’s

performance.

Although interpreting, as translation, is part of the general concept of language and

cultural mediation, an interpreter is not a translator; these are two distinct

professions, although they are often confused. In general, we can say that

translation is the transmission of a message through a writing channel, while

interpreting is via an oral channel or via gesticulating, as in the case of sign language.

On the other hand, when it comes to the question of language comprehension and

of transmitted meaning, the two operations are naturally very similar. Another

important thing to mention is that interpreters do not perform a word-to-word

87

translation although they have to convey accurately the sense of the message.

Interpreting is divided in three stages, the first is the hearing stage, in which the

interpreter receives the information in the source language; the second is

comprehension and analysis stage, in which the interpreter deciphers and

assimilates the information that has to be translated; the third is the reformulation

stage, in which the interpreter accurately and precisely converts the information

received in the target language.

As far as working languages are concerned, they are classified in active and passive

languages; active languages are those the interpreter works into and they are

divided in language A, generally the interpreter's mother tongue, and language B,

the other language into which the interpreter works, generally not his/her mother

tongue, but a language he/she has mastered perfectly.

One of the principal interpreting modalities is negotiation interpreting, in which the

interpreter works on memorizing short pieces of conversation and renders them in

another language. Negotiation interpreting is characterised by its informal context,

such as business meetings, contract stipulations, sports events, corporate situations,

in museums etc.

Subsequently, we find conference interpreting, which is used frequently at

conferences, summits and high profile talks. In these contexts, different interpreting

techniques can be used, such as chuchotage, simultaneous or consecutive

interpreting.

In simultaneous interpreting, the act of interpreting is simultaneous to the

discussion itself. We talk about simultaneity and not of contemporaneity, because

there is a time lag called "décalage" that depends on the differences between the

source and the target language. For example, translating from Arabic or Chinese to

English, the décalage will be longer. In simultaneous interpreting, interpreters work

in a soundproof booth; they hear the speaker through earphones and with a

microphone, transmit the translated message to all the listeners.

As far as conference interpreting is concerned, we are talking about the oldest form

of interpreting. This modality renders the message after the speaker has finished his

or her speech or part of it. While the speaker is speaking, the interpreter memorizes

the entire speech with the help of a particular note-taking technique. The work of a

conference interpreter is not only to understand the language but also to memorize

88

the core of the message; for this reason, it is important to take accurate notes.

Unlike a stenographer who has to write down every single word uttered, the

interpreter uses symbols and abbreviations that summarize the sense of the speech.

The importance of schematizing in this interpreting technique derives from the fact

that seldom will a speaker speak at an appropriate pace to give the interpreter the

chance to successfully write down every single word.

Finally, "chuchotage" or whispering is a variation of simultaneous interpreting; the

interpreter sits or stands next to the listeners, and transmits the spoken message by

whispering the translation. This technique has the advantage of not requiring

technological devices, but it can only be used only for a maximum of two or three

listeners.

3.2. Technical languages

In general, technical language is used in specialised fields, especially in technological

or scientific fields and so it is very similar to professional or working jargon.

The concept of sector is not a language or social technicality, but rather a common

term that refers to heterogeneous entities. Hydraulics, probability theory,

volcanology but also other wider fields like sports, medicine and law can be

considered sectors. After all, the medical, sports and juridical sectors all converge in

forensic medicine and sports medicine, both of which are in turn composed of sub-

disciplines like forensic toxicology and sports traumatology.

Technical languages can be divided into three categories. The first is related to the

communication related to practical activities, intended as the production of goods

or services in sectors such as agriculture, embroidery, IT or transportation. The

second is connected to theoretical and scientific communication in human and

social sciences, like philosophy and linguistics. The third shares the theoretical and

scientific functions with the second category, but refers to exact sciences like

mathematics, physics and biology. Everything becomes more complex in the case of

educational, military and religious sectors as both internal and external institutional

communication comprise a multiplicity of technical languages.

Definitely, technical languages are an essential part of specific sectors and are of

paramount importance for conceptual processing and communication. Not only are

89

they in constant expansion within the specific sector in question, but often cross the

confines of their sector and become part of everyday language.

4. Sports language mediator

4.1. Sports language

With the term sports language, we intend both the techniques and specific terms of

every sports discipline, and the different types of spoken or written language used

to comment sports personalities or sports events.

The particular connection between sports language and sports journalism language

can only be sustained if we consider the form and function of the technical

terminology used to define every single sports discipline. Firstly, we must focus on

the fact that the terminology of a single discipline has the same nature as the

discipline itself, and along with the rules that regulate the sport, is the very core of a

specific discipline. Moreover, sports language is an established combination of

terminology and therefore, rarely undergoes variation or alteration.

If we compare sports language to other technical languages, the specialist level is

not highly developed, and since it is mainly limited to official regulations does not

require much study. The main function of sports language to inform what is often a

huge number of people via traditional or new mass media.

Technical terms play an important role in the captivation of supporters, who are

more numerous than the athletes are. They can be considered part of an exclusive

jargon that can even contribute to popularizing sports disciplines.

After all, the increasing spread of sports, especially team sports, like football,

basketball, baseball, etc., has produced and reinforced the penetration of sports

language in common language and in other sectors, particularly in journalism and in

political language.

4.2. England vs Germany: the peace match

One of the most symbolic socialising events in sports history was the peace match,

played on Christmas day in 1914, in the middle of nowhere between England and

90

Germany during WW1. Above all, it symbolised that what the war had separated,

sport had united. UEFA president, Michel Platini, has honoured this event with the

inauguration of a monument, in Ploegsteert in Belgium. A German Lieutenant of the

134th Saxon Regiment, Kurt Zehmisch, described the match, won by Germany 3-2, in

his diary, "The ball was replacing bullets and for the duration of a football match,

humanity had prevailed over barbarities". Ernie Williams, an English soldier, said

during an interview, "At a certain point a ball appeared, I don’t from where, but it

came from their side. At the beginning there were only some passes, at the end it

had become a single big fray, without a referee or score".

The Christmas truce of 1914 was a spontaneous action that succeeded where others

had failed. According to English reports, the Germans were the first to leave the

trenches, after waving placards containing Christmas wishes and singing Christmas

songs. Around 100,000 soldiers were involved in voluntary truces along all Western

Front; Germans, English but also French and Belgians who exchanged wishes, shared

food and cigarettes, buried the dead and admired each other’s weapons.

In a letter sent home at the time a soldier wrote, "Just think that while you were

eating turkey, I was speaking with the same guys that only an hour before I was

trying to kill". News of this truce, which caused the ire of the commanders of both

sides, was revealed thanks to New York Times, which on 31st December 1914

published the reports of many soldiers involved.

It is hard to say if on the Christmas day of 100 years ago, a match between the two

trenches was really played; maybe they played more than one match, maybe they

were only lighthearted frays. However, the idea remains that in the middle of a war,

some men found the courage to lay down their guns and look their enemy, or at

least whom they had been told were the enemy, in the eye, but this time as sports

opponents.

4.3. The status and the role of sports language mediators

When it comes to sports, there are alternative roles to the traditional sports

interpreter. The language mediator is a symbolic bridge that links different cultures

and languages.

For this reason, sports language mediators do not have to be professional

91

interpreters as long as they have fully mastered sports terminology and are or were

part of its reality.

For example, sports journalists can be good mediators even though their studies did

not include specific language learning or interpreting techniques. However,

journalists might have learned a foreign language not in connection with their

professional training and this knowledge can be very useful when they are

interviewing a foreign sports personality or when they are working in a foreign

country.

When journalists are conducting an interview, they use a sort of negotiation

interpreting by asking the interviewee short direct questions to which they receive

specific answers that they can translate on the spot for the listeners/viewers. If an

interview is not broadcast live, journalists have time and the possibility to translate

the interview. Knowing the technical language of the sport in question, the

journalist is able to convey the message to listeners/viewers using the correct

terminology.

We can affirm that a sports journalist, who has above average skills in two or more

foreign languages, can be employed to transmit sports-related information to a

massive public. Compared to an interpreter, a sports journalist transmits the

message to a wider range of people.

Another example of an alternative sports language mediator is the athletes

themselves. Thanks to globalisation, athletes have the chance to travel around the

world to take part in competitions, play with their club or to train in a foreign

country. National competitions and events do not put the athletes under the

spotlight like continental and international competitions do.

People who are learning a new language know that in order to socialise and meet

new people it is fundamental to converse and adapt to the local reality. For many

years, athletes have been traveling around the world in order to get new

opportunities for their careers, like better training facilities, better sponsorship

chances and higher incomes. Therefore, athletes themselves can be a bridge

between two languages, by socialising independently with other people.

The last example we can mention are trainers who, like athletes, travel for the same

reasons. Trainers also need to have good communication skills, in order to convey

messages during press conferences. They need to be good educators and have to

92

transmit athletic and moral principles to their athletes. We can say that trainers are

language mediators in various situations such as when they participate in press

conferences, speaking about the club and the athletes they represent. Therefore, it

is important for the trainer to learn the local language to be able to communicate

adequately with the press.

Conclusion

Sports gather together people of different nationalities and languages worldwide.

Sport can be the right channel for economic, social and cultural interests.

In this particular context, the language mediator plays a fundamental role because

he/she transmits and explains different cultures and does not simply translate

"empty words".

An operator who has good knowledge and skills can be an essential figure. Knowing

languages and cultures is the most important characteristic of a mediator.

Today, globalisation is creating a lot of doubts and misunderstandings that

can be solved thanks to the professionalism and skills of a good language mediator.

The sports world is always looking for skilled language mediators, and this figure has

to instil confidence.

By analysing alternative sports language mediators, we can affirm that not

only do sports interpreters play a major role, but also trainers, journalists and

athletes can be an alternative way to convey messages, if they have acquired basic

language notions.

We must emphasise how these three figures must learn the local language as

a communication and socialisation tool.

The role of the language and cultural mediator is to tear down all cultural and

social barriers. Sports, the athletes and the spectators will all greatly benefit from

this process.

93

Introduction

Le but de ce mémoire, est celui de trouver des figures alternatives pour le médiateur

linguistique dans le domaine du sport, à travers trois thèmes fondamentaux comme:

le sport, la globalisation et la médiation linguistique.

Le thème du sport est vaste et articulé; à travers une définition historique du sport

on analyse socialement les événements sportifs, en répondant à la question : où ces

personnes peuvent-elles travailler?

La globalisation, le mouvement de personnes et de capitaux, est analysée, mais on

se focalise aussi sur des thèmes comme la socialisation et l'éducation dans le sport

et on se demande, pourquoi ces processus sont si importants ?

Grâce à la médiation linguistique, nous avons approfondi la communication en

général et les techniques de médiation qu'un des médiateurs linguistiques peut

utiliser pour travailler.

Nous avons voulu étudier le langage technique du sport, comme pilier fondamental

pour travailler dans le monde du sport.

Ensuite, nous avons voulu raconter, en l’honneur de son centenaire, le match de la

paix, joué pendant la Iere guerre mondiale, comme le symbole de socialisation à

travers le sport.

Tous ces thèmes confondus esquissent des figures alternatives qui agissent comme

des agents socialisants et linguistiques dans le domaine du sport.

94

1.Le sport

1.1. Définition et histoire

Le sport est l'activité qui engage les capacités physio-psychiques, dans le domaine

de la compétition ou en ce qui concerne l'exercice individuel ou collectif, et qui

s’exerce avec des intentions récréatives ou comme une profession.

L'histoire de l'activité physique commence pratiquement avec celle de l'Homme.

Depuis l'apparition des premières civilisations, les activités motrices et sportives ont

toujours eu un rôle important. Dans l’ époque moderne, le sport a porté plus sur le

domaine de la culture et sur le social. Le sport devenant un phénomène de masse, il

s'est étendu dans d’autres domaines comme: l'économie, la sociologie et

l'éducation.

Dans la préhistoire l'activité physique était fortement liée à la survie, il fallait être

athlétique, rapide pour capturer les animaux. Toutefois, des activités comme les

danses rituelles contribuèrent aussi à l'entrainement du corps.

Pour ce qui concerne les Grecs, peuple dont la discipline du sport commença à se

développer environ du VIIe siècle av. J.-C. Dans ces temps-là, l'harmonie, la force et

la beauté du corps étaient estimées autant que les autres qualités comme:

l'intelligence et la générosité de l’esprit. C'est pour cette raison que les héros grecs

étaient appelés "beaux et bons". La grande passion que les Grecs avait pour l'activité

physique, avait comme symbole les Jeux Panhélleniques qui, avaient une grande

valeur sociale et civile. Les athlètes se soumettaient à de lourds entrainements ou à

de strictes régimes alimentaires. Pendant les jeux tous les participants devaient

respecter des règles précises, ils mettaient en relief le sens de la loyauté et l'esprit

de compétition. Mais avec les années qui passaient, cette idéologie a chancelé et

des athlètes professionnels qui s'entrainaient sous paiement de haut primes se sont

95

toujours plus affirmés.

Dès la première édition des jeux olympiques, établit en 776 av. J.-C., jusqu'à la dix-

huitième édition, les compétitions consistaient seulement dans la course à pieds:

c'était une compétition de vitesse, sur une distance de 192,27m, défini stade, car

elle équivalait à la piste du stade. Dans les jeux olympiques suivants, d'autres

spécialités furent introduites comme: le pentathlon, les courses de chevaux, en

outre il y avait des courses avec les armes, pendant lesquelles, les personnes

courraient avec une armure.

À Sparte la force militaire était considérée très importante, déjà très petit, les

enfants vivaient selon des règles militaires et devaient être en mesure de supporter

la fatigue et la douleur sans faire transparaître d'émotions. À la différence des

autres villes grecques, à Sparte les femmes pratiquaient de l'activité physique

quotidiennement.

Les Étrusques, pratiquaient les activités sportives, dans des terrains ou dans des

zones sacrées, aux alentours des villes. Ces activités représentaient une forte

attraction pour les hommes et les femmes de n'importe quelle classe sociale. Selon

une ancienne tradition, les Étrusques, inventèrent l’un des spectacles les plus

connus dans l’ancienne Rome: les combats des gladiateurs, qui finissaient seulement

quand l'un des deux mourait.

à Rome l'activité physique était perçue de manière différente par rapport aux Grecs.

Tant que Rome était dans l’époque des conquêtes les sports étaient une

composante de la formation militaire et physique des soldats. Mais l'éducation

physique fut considérée, dès le Ie siècle après J.-C., un moyen d’amusement, grâce à

de nouvelles conditions politiques et sociales. Les Romains faisaient du sport pas

seulement pour être en forme, mais aussi comme passe-temps. Toutefois ils

aimaient le sport plus comme spectateurs que comme acteurs principaux, ils

96

préféraient assister aux spectacles, plutôt que d'y participer. Ces jeux naissaient

comme des rites religieux, mais ils furent transformés en occasions d'amusement.

Grâce à l'enthousiasme, que ce genre de spectacle, suscitait chez le peuple, des

politiciens y basèrent leur pouvoir.

Pendant la période médiévale, avec la naissance de l'esprit chevaleresque et pour

permettre au chevaliers de s'entrainer entre les guerres, ceux-ci faisaient des jeux,

des tournois et des combats.

À partir du XVe siècle en Europe naissait l' Humanisme et tout de suite après la

Renaissance. Les Humanistes relançaient la conception Grecque d'éducation

physique comme un instrument essentiel pour le développement physique et

spirituel entre les jeunes. L'éducation était strictement liée au jeu et au sport qui

impliquait des comportements et des règles pour une cohabitation pacifique dans la

société.

Au cours du XIXe siècle, se développèrent des doctrines qui se basaient sur des

critères pédagogiques, qui mettaient l'enseignement des gymnastiques en relation

avec l'éducation intellectuelle. En 1811 Ludwig Jan fonda à Berlin une école dont la

méthode se basait sur la formation de la force physique de l'individu. En France

grâce à Georges Demeny, naissait la gymnastique moderne française. Celui-ci

affirmait que l'activité physique devait viser à l'harmonie entre les différentes

parties du corps.

Aujourd'hui des sports comme le football et le cyclisme sont une raison de

rencontre et d'implication des gens qui, en plus d'assister au spectacle sportif,

accroit le phénomène des supporters. Les moyens de communication moderne,

comme les journaux télévisés ou les journaux sportifs, ont contribué

significativement à la diffusion du sport. De plus, le sport a influencé la création,

dans les populations du monde, d'un sentiment d’appartenance nationale, qui sert à

97

mieux supporter les athlètes lors d'événement à l'étranger.

Finalement, le sport a été utilisé pour unir toutes les nations, comme dans le cas des

jeux olympiques qui ont lieu tous les quatre ans. 2672 ans après la célébration des

premiers jeux olympiques, le 6 Avril 1896, se déroula la première édition des jeux

olympiques modernes. La réouverture des jeux n'a pas été un exploit facile, elle a

été rendu possible grâce à l'engagement d'un baron français, Pierre de Coubertin.

C’était un grand passionné de sport, et en 1892 il réussit à obtenir l'approbation de

l'Union française des sport athlétiques et successivement celle du Congrès

International de Paris en 1894, pour la première édition des jeux olympiques

modernes. Il restait seulement à décider la date et le lieu: de Coubertin voulait Paris,

mais le choix fut Athènes.

Trois éditions des jeux olympiques n'ont pas eu lieu à cause des deux conflits

mondiaux: celle de 1916 et celles de 1940 et 1944. Les jeux olympiques furent le

prétexte pour des trêves politiques, comme celle de 1936. Berlin, grâce aux pouvoirs

que Hitler exerçait, devenait le siège des jeux olympiques de 1936. Les autres pays

avaient peur qu'il pouvait y avoir une discrimination raciale, toutefois, les jeux

devinrent une occasion de propagande pour la dictature. Même les jeux d'Athènes,

en 2004, furent une excuse de paix temporaire entre la Palestine et Israël.

1.2. Sport individuel et d'équipe

L’un des choix les plus durs pour un enfant ou un adolescent, est celui de choisir

entre un sport individuel ou d'équipe, parfois ce choix est fait de manière

inconsciente. Quand un enfant de 6-7 ans doit décider quel sport pratiquer, les

influences sociales externes jouent un rôle important, plus que les motivations

personnelles de l'enfant. Par exemple, le choix le plus souvent tombe sur le sport le

plus populaire dans le pays ou on choisit un sport adéquat au physique de l'enfant.

98

Les sports d'équipe sont conseillés aux adolescents excessivement timides, qui ont

peur d’échouer et qui craignent la confrontation individuelle et le jugement en

général. Ils peuvent aider aussi à acquérir une majeure confiance en soi, mais

pourraient aussi aider qui en a trop. Les sports font connaître aux adolescent la

frustration et la déception d'une défaite sans la transformer en une défaite

individuelle.

Par contre, les sports individuels sont indiqués en particulier pour les jeunes

hyperactifs et impétueux. Quand la responsabilité repose entièrement sur le jeune,

il devra avoir un autodiscipline majeure par rapport à une personne du même âge

qui pratique un sport d'équipe.

Les effets sur une longue période de ces deux modalités de pratique sportives sont

différents: la collaboration, le sens du groupe, l'esprit de la compétition et le sens

d'appartenance sont les qualités et les capacités, qui s'accroissent se développent

plus dans un sport d'équipe. L'athlète doit réussir à établir le meilleur rapport

possible avec les membres du groupe. Le principe fondamental est celui que, la

coopération vaut mieux que la rivalité.

Tandis que, dans un sport individuel le sens de la responsabilité, la discipline et

l'équilibre psychophysique sont les qualités qui se développent dès le début.

L'athlète peut engager toutes ses énergies mentales pour la réalisation de son

objectif.

Dans le cas des sports individuels, les athlètes concourent individuellement, mais ils

font quand même partie d'un groupe. En outre, les disciplines individuelles

prévoient des compétitions en équipe, par exemple, dans l'athlétisme ou dans la

natation avec l'estafette, ou le double dans le tennis. Les actions des athlètes de la

même équipe sont individuelles, et chacun concourt singulièrement, mais les

résultats individuels font partie d'une évaluation collective d'équipe. En bref, choisir

99

un sport individuel signifie assumer ses responsabilités de son résultat, même si

celui-ci fera partie d'une évaluation collective.

1.3. Sport amateur et professionnel

Dans le domaine du sport amateur, l'athlète ne reçoit pas de paie, il exerce son

sport seulement pour des fonctions ludiques/récréatives, tandis que dans le sport

professionnel l'athlète reçoit une rétribution pour ses performances.

Les athlètes professionnel sont payés pour leur activité sportive et peuvent être

considérés des employés dans le domaine du spectacle à tous les effets.

Habituellement, seul les meilleurs sportifs de chaque discipline deviennent des

professionnels, et ceci rend les événements sportifs plus spectaculaires, avec des

performances de haut niveau par rapport aux standards des amateurs.

L'événement où le dualisme entre professionnalisme et amateurisme a le majeur

contraste, sont sans doute les jeux Olympiques, la plus grande manifestation

sportive au monde. L'idéal olympique a été définit par Pierre de Coubertin

"L'important ce n'est pas de gagner mais de participer". Dans cette définition, on

peut trouver les principes de loyauté, d'application et de respect qui sont à la base

du sport, dans le professionnalisme comme dans l'amateurisme.

Qui pratique un sport ne s’aperçoit pas toujours des valeurs et de la définition du

fait sportif: on joue parce que cela nous plaît ou parce qu'on a un avantage, parce

qu'on a l'exigence de rivaliser ? Sûrement la dimension professionnelle du sport et

des jeux font dépasser les limites, en améliorant une performance et en surclassant

les adversaires.

Quand un sujet utilise seulement l'instinct, sans avoir reçu d'éducation, il recherche

le résultat à tout prix, il cherche la victoire comme la seule valeur qui compte. Il joue

100

"contre" au lieu de jouer "avec" les adversaires et parfois il les fait apparaître

comme des ennemis.

1.4. Les événements sportifs

L'événement sportif est l'un des moyens de communication les plus efficaces,

d'aujourd'hui, dans lequel des investisseurs publics et privés placent de grandes

sommes d'argent. C’est aussi un phénomène de socialisation qui favorise la

naissance des tendances et de nouveaux styles. Parmi tous les évènement sportifs,

les plus importants au niveau médiatique et pour de nombreux spectateurs, sont les

jeux olympiques et la coupe du monde de football. La vraie valeur de ces

événements est, par rapport aux autres événements culturels et sociaux, que le

sport attire un grand nombre de personnes, pas seulement avec une participation

directe, mais aussi une participation indirecte à travers la massive communication

des médias.

C’est la particularité qui caractérise les événements sportifs et grâce à laquelle on

peut les définir des media-events. Les événement sportifs sont classés comme ayant

les budgets économiques les plus hauts, surtout grâce aux sponsors qui placent leur

argent et aux administrations publiques qui fournissent des services comme: les

infrastructures, les transports, la sécurité, etc.. On peut voir aussi ces événements

comme une importante occasion de mettre en vitrine un pays et comme un puissant

moyens de publicité.

101

1.4.1. Les jeux Olympiques

Les jeux Olympiques naquirent en Grèce en 776 av. J.-C., dans la ville d’Olympia,

pour rendre hommage aux dieux. Depuis cette date, les jeux eurent lieu tous les

quatre ans, jusqu'à ce que, en 393 après J.-C. l'empereur Théodose, y mît fin car ils

représentaient un rite païen.

Initialement, les compétitions se limitaient à la course, mais ensuite d'autres

disciplines firent leurs apparition comme: la lutte, la boxe, la course avec les

quadriges, le saut en longueur et le javelot. Les athlètes qui gagnaient, entraient

dans la légende et ils acquéraient d'importants privilèges.

Mais au fil du temps, l'importance du prix eut le dessus sur l'esprit sportif et l'idéal

olympique. Les athlètes rivalisaient seulement pour leur intérêt personnel, en

affirmant leur professionnalisme.

Grâce au baron Pierre de Coubertin, les jeux Olympiques modernes purent avoir lieu

et il reporta les concepts grecs. Son initiative fut importante non seulement pour

affirmer la valeur éducative du sport, mais aussi, parce qu'à travers le sport, les

concepts de fraternité et de respect pouvaient se concrétiser.

Grâce à la ténacité du baron de Coubertin, en 1896 à Athènes, les premiers jeux

Olympiques modernes eurent lieu et en même temps le Comité International

Olympique (CIO) fut fondé. Avec presque 250 athlètes qui y participaient, de 13 pays

différents, elle fut pour l'époque un grand succès. La Grèce demanda de devenir le

siège permanent des jeux , mais le CIO décida que le siège aurait dû changé à

chaque édition. En 1924, à Sapporo en Japon, se disputèrent les premiers Jeux

Olympiques d'hiver, pour les sport sur la neige et la glace.

Aujourd'hui ils représentent l'événement sportif le plus important. Tous les quatre

ans des milliers de jeunes se rassemblent pour rivaliser en gardant l'esprit d'une

102

compétition amicale. Les jeux olympiques sont considérés comme un symbole de

paix et de fraternité, parmi les peuples qui se réunissent au nom du sport et

rivalisent sous des principes de loyauté. L'idéal olympique est exprimé à travers le

drapeau des Jeux: 5 cercles de couleurs différentes, une pour chaque continent

(Bleu (Océanie), Noir (Afrique), Rouge (Amérique), Jaune (Asie), Vert (Europe), qui se

superposent partiellement l'un à l'autre comme dans une étreinte symbolique.

2. La globalisation

2.1. Définition et histoire

La globalisation est un processus d'interdépendances économiques, sociales,

culturelles, politiques et technologiques dont, les effets positifs et négatifs, ont une

pertinence globale, qui tendent à uniformiser le commerce, la culture, les coutumes

et l'opinion.

Le terme "globalisation", a été utilisé par les économistes pour se référé aux aspects

économiques des relations internationales sur échelle mondiale. Bien que, la plupart

des personnes, préfèrent considérer ce phénomène seulement à partir du XXe siècle,

il commença bien avant, seulement sous une forme d'échanges de production ou

commerciale.

Parmi les aspects positifs de la globalisation on peut trouver la vitesse des

communications et des informations, les opportunités de croissance économique

pour des Pays en voie de développement, la diminution espace-temporel. Parmi les

aspects négatifs il y a la dégradation environnementale, le risque de disparité

sociale, la perte des identités locales, la réduction des souverainetés nationales et la

diminution de la vie privée.

103

2.1.1. La globalisation de la société et de la communication

Le processus de globalisation qui s’exerce au niveau économique est favorisé par la

capillarité des transports. Il a aussi des répercussions, au niveau social avec les

échanges culturels entre les pays. Avec le terme globalisation, on fait référence à la

diffusion de l'information et des moyens de communication comme internet, mais

en même temps, à la progression de diffusion des bulletins d'informations locales

sur des thèmes internationaux.

Ce terme est aussi utilisé dans le domaine culturel et indique généralement, le fait

de se rapporter avec d'autres cultures, tant à cause des migrations, tant au niveau

national comme pour les rapports entre les États. Souvent, on se réfère aussi à la

haute et croissante mobilité des personnes.

Pour et contre la globalisation: La globalisation peut favoriser le développement

économique, en particulier ceux en voie de développement. En tout cas, la

globalisation "blesse" les traditions populaires, en diffusant des fêtes qui

appartiennent à d'autres pays. Par exemple Halloween est une fête d'origine

celtique qui est répandue surtout dans les pays anglophones, grâce à la globalisation

elle s'est instaurée aussi dans d'autres pays. Cela n'arrive pas seulement pour les

fêtes, mais aussi pour la façon de s'habiller, surtout parmi les jeunes, la façon de

parler, la nourriture, etc. Par exemple avant les années quarante, il était impossible,

en Europe, de trouver des personnes qui portaient des T-shirts, tandis que

maintenant c’est devenu une habitude.

2.1.2. La globalisation dans le sport

Le sport est un phénomène global, un nombre de personnes toujours en hausse

pratique du sport. Grâce à sa diffusion, le sport assume les tendances de la

104

globalisation des consommations, dans les aspects économiques, médiatiques,

culturels et sociaux. Le sport a perdu sa dimension locale exclusive, car le sport peur

être exercé n'importe où dans le monde. Par exemple, les premières règles des

sports modernes (tennis, golf, rugby, football, athlétisme, aviron) furent définies en

Grande Bretagne et ensuite exportées. Des sélections nationales et des équipes

britanniques de football, voyageaient et jouaient contre des sélections locales pour

leur apprendre le football. Par exemple, quand l'équipe Corinthias arriva au Brésil, la

ville de Sau Paulo contente des enseignements, décida de renommer son équipe "

Sport Club Corinthias Paulista".

Des sports nés en Grande Bretagne et aux Etats-Unis, sont devenus si populaires

qu'ils sont rentrés dans les cultures sportives locales, par exemple en Lituanie, le

basket est le sport national. Autrement, le baseball le sport national des Etats-Unis,

est devenu sport de masse en Corée et au Japon. Finalement, en ce qui concerne le

rugby, en Nouvelle-Zélande le sport s'identifie grâce aux All Blacks.

3. La médiation linguistique

3.1. Définition et histoire

Le médiateur linguistique est une personne qui traduit une conversation pour des

personnes monolingues, qui ne parlent pas la même langue. Son devoir, est celui, de

faciliter la compréhension pour les deux parties. Il doit avoir une grande

connaissance, des deux cultures, en effet il peut traduire le message dans les

langues de compétence.

Une médiation peut être faite oralement (interprétation) ou par écrit (traduction).

L'interprétation et la traduction font partie du concept général de médiation

linguistique et culturelle; toutefois l'interprète n'est pas un traducteur. On peut

105

affirmer que la traduction est la transmission d'un message écrit d'une langue à une

autre à travers un canal écrit, tandis que l'interprétation est à travers un canal oral.

En ce qui concerne les langues, elles se partagent en langues actives et langues

passives. Les langues actives sont celles, vers lesquelles, l'interprète travaille, et se

divisent en langue A (habituellement la langue maternelle de l'interprète) et langue

B (la langue vers laquelle l'interprète travaille, en en ayant une maitrise parfaite).

Il y a plusieurs modalités d'interprétation, par exemple celle de liaison, dans laquelle

l'interprète travaille la plupart du temps en mémorisant des passages brefs et en les

traduisant entre deux ou plusieurs personnes.

3.2. Les langages techniques

En général, le langage technique est la façon de s'exprimer dans un domaine

spécifique. On pourrait dire que ce type de langage est similaire au jargon

professionnel, mais il en représente une évolution.

Les langages techniques se distinguent en trois catégories: la première se manifeste

dans la communication des activités pratiques, comme pour l'agriculture,

l'informatique ou les transports. La deuxième, est liée à la communication dans le

domaine théorique et scientifique comme pour la philosophie et la linguistique. La

troisième, a en commun avec la deuxième les fonctions théoriques et scientifiques,

mais elles font référence aux sciences exactes comme les mathématiques, la

physique et la biologie.

106

4. Le médiateur linguistique dans le domaine sportif

4.1. Le langage technique du sport

On peut définir le langage technique du sport, soit comme l'ensemble des mots

techniques et spécifiques de chaque discipline sportive, soit comme les genres

différents de discours oraux ou écrits qui sont finalisés pour une communication

dans le domaine sportif.

Le journalisme sportif est le réceptacle de ce type de langage, qui peut faire partie

des langages techniques, pas seulement pour son lexique, mais aussi pour

l'ensemble des échanges linguistiques avec le langage courant et la linguistique

moderne.

Par ailleurs, par rapport aux autres langages techniques, dans le langage sportif, le

niveau spécifique apparait peut développer vu qu'il est limité seulement aux

règlements officiels. Le langage sportif, en fait, connaît seulement le registre

informatif, étant direct à travers les médias et touchant un vaste nombre de

personnes. Parmi les passionnés et les supporteurs, les technicismes ont un rôle

important, car ils caractérisent la communication sportive, jusqu'à la rendre dans

différents contextes de la conversation. En fait, la diffusion du sport est en graduelle

croissance. Il a permis et a renforcé la pénétration du langage sportif dans la langue

commune et dans d'autres domaines.

4.2. Le match de la paix

Un des symboles de socialisation à travers le sport, mais surtout le symbole que le

sport unit ce que la guerre sépare, fut le match de la paix, qui a été joué le jour de

Noël de 1914, entre les Anglais et les Allemands pendant la Première guerre

107

mondiale. Le président de l’UEFA, Michel Platini, a commémoré cet événement à

Ploegsteert, en Belgique.

Le match, fut gagné par les allemands 3-2 et il fut cité dans un document: « La balle

avait remplacé les balles et pour la durée d'un match de football l'humanité pris la

place des barbaries ». Un autre témoin affirme: « à un moment donné un ballon fit

son apparition, on ne sait pas d'où , au début on commença juste à se faire des

passes, à la fin ça devint une grande mêlée, sans arbitre et sans score ». La trêve de

Noël en 1914, fut un geste spontané, qui avait réussi où d'autres avaient échoué.

Environ 100 mille soldats furent impliqués dans la trêve volontaire tout au long du

front où Allemands, Anglais, mais aussi Français e Belges se présentaient leurs

vœux. C'est difficile de dire si le jour de Noël, il y a un siècle été joué entre les deux

tranchées, peut-être qu’ ils en jouèrent plus d'un. Mais l'idée qui reste est que des

garçons, dans le milieu d'une guerre, trouvèrent le courage de poser leurs fusils et

de regarder dans les yeux l'ennemis que quelqu'un avait désigné pour eux, mais

cette fois en le regardant comme un adversaire sportif.

4.3. Les figures de médiateur sportif

Dans le domaine du sport, il y a différentes figures en dehors des interprètes de

conférence sportive. Un médiateur linguistique dans le domaine sportif ne doit pas

être obligatoirement un interprète, par exemple, les journalistes sportifs, les

athlètes et les entraineurs peuvent être identifiés comme des médiateurs.

Le journaliste sportif, à la base dans ses études, ne se focalise pas sur les langues, ni

sur les techniques d'interprétation. Toutefois, il est possible que le sujet connaisse

une langue étrangère, qu'il utilise quand il va faire une interview à un athlète

étranger, qui ne parle pas la langue des auditeurs ou même quand le journaliste fait

une interview à l'étranger à des athlètes étrangers. Quand il est en direct, il exerce

108

une sorte d'interprétation de liaison, brève et avec des réponse immédiates, pour

transmettre le message traduit aux auditeurs en direct. Un journaliste sportif en plus

a le langage technique adéquat et connaît la façon de communiquer avec le public.

Donc on peut affirmer qu'un journaliste sportif qui connaît une ou plus langues

étrangères pourrait être défini comme un médiateur linguistique dans le domaine

sportif, car il diffuse un message traduit à un grand nombre de personnes.

L’entraîneur est une autre figure qui utilise la communication dans le sport. Il a les

mêmes principes de déplacement que les athlètes. Il communique avec la presse et

doit transmettre ses principes athlétiques et moraux à l’athlète ou à l’équipe. Les

difficultés pour un entraîneur sont nombreuses car, transmettre un message

psychologique ou mental dans une autre langue est peut-être l’un des plus grands

obstacles qu’il puisse rencontrer. Chaque pays a ses propres dynamiques et ses

modalités de transmission d’un concept ; effectivement l’entraîneur a des bases

athlétiques et mentales de haut niveau, qu’il transpose aux athlètes, au début, avec

des gestes ou en faisant voir lui-même l’exercice. L’entraîneur peut être considéré

un médiateur de la culture sportive et athlétique ; mais aussi quand il intervient à

des interviews de presse, où il représente le club et les athlètes en devenant un pont

avec la presse. En outre pour réussir à transmettre un message à la presse, il devient

obligatoire qu’il apprenne la langue locale.

109

Conclusion

Grâce au sport, les populations et les langues provenant du Monde entier se

croisent, mais toujours plus en fonction d’intérêts économiques, commerciaux et

culturels. Le médiateur linguistique, dans cette situation, devient une figure

professionnelle très importante, car elle éclaircit et traduit la culture, dans des

termes linguistiquement compréhensibles pour la majorité des individus.

Un sujet qui a des compétences en langue étrangère devient une figure essentielle,

un médiateur professionnel porte à une majeure tranquillité chez les interlocuteurs.

La globalisation est en train de créer d’énormes barrières linguistiques, mais les

compétences et la maîtrise des langues du médiateur les abat. Par exemple dans le

domaine du sport, il y a toujours plus besoin de ces figures.

Un interprète sportif ne doit pas seulement être en mesure de transmettre un

message dans des langues étrangères, mais des sujets comme l'entraineur, l'athlète

et le journaliste, avec des notions linguistiques de haut niveau, peuvent remplacer

un interprète, en étant un médiateur linguistique en soi même. Donc on peut

affirmer qu'un médiateur linguistique dans le domaine du sport, est la figure qui

représente un pont linguistique et culturel entre différentes cultures sportives.

110

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