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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA STORYTELLING : IL POTERE DEL LINGUAGGIO E L'ARTE DEL RACCONTO RELATORI: CORRELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Claudia Piemonte Prof.ssa Marylin Scopes Prof. Wolfram Kraus Elisabetta Davì 2304 ANNO ACCADEMICO 2017/2018

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI

(Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA

DI

MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla

classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE

IN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

STORYTELLING : IL POTERE DEL LINGUAGGIO E L'ARTE DEL RACCONTO

RELATORI: CORRELATORI:

Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Claudia Piemonte

Prof.ssa Marylin Scopes

Prof. Wolfram Kraus

Elisabetta Davì

2304

ANNO ACCADEMICO 2017/2018

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A te, Andrea, per aver raggiunto questo traguardo insieme a me.

Alla mia famiglia.

A me.

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Indice

Introduzione ............................................................................................................................. 1

I. Cos'è lo storytelling .............................................................................................................. 3

I.1 Origini ............................................................................................................................. 7

I.2 Cos'è una storia ......................................................................................................... 10

II. Lo storytelling nell'era moderna ........................................................................................ 19

II.1 Digital Storytelling ...................................................................................................... 22

II.1.1 Storytelling a scuola : perché scegliere il metodo narrativo ................................. 25

II.2 Transmedia storytelling ........................................................................................... 28

III. Lo "Storyselling" e il consumo ........................................................................................ 41

III.1 Prodotto, logo e storia ................................................................................................ 45

III.2 Il linguaggio e il potere della pubblicità ................................................................. 50

IV. Lo storytelling politico ..................................................................................................... 55

IV.1 Cos'è una narrazione politica? ................................................................................... 56

IV.2 Il politico come storyteller efficace ....................................................................... 59

Conclusioni ............................................................................................................................ 65

RINGRAZIAMENTI ........................................................................................................... 125

BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................. 126

SITOGRAFIA ...................................................................................................................... 129

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Table of contents

Introduction ............................................................................................................................ 69

I. What is storytelling? ....................................................................................................... 71

I.1 Origins ...................................................................................................................... 73

I.2 What is a story?......................................................................................................... 74

II. Storytelling in the modern era ....................................................................................... 79

II.1 Digital Storytelling ...................................................................................................... 81

II.1.1 Storytelling in schools: why the narrative method should be chosen ................... 83

II.2 Transmedia Storytelling .......................................................................................... 85

III. Storytelling and consumerism ...................................................................................... 88

III.1 Product, logo and story .......................................................................................... 90

III.2 The language and the power of advertising ........................................................... 94

IV. Political Storytelling .................................................................................................... 96

IV.1. What is a political narrative? ................................................................................ 97

IV.2 The politician as a successful storyteller ................................................................ 99

Conclusions .......................................................................................................................... 102

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Inhaltsverzeichnis Einleitung ............................................................................................................................. 105

I. Was ist Storytelling? ......................................................................................................... 107

I.1 der Ursprung ............................................................................................................... 108

I.2 Was ist eine Geschichte? ........................................................................................ 110

II. Storytelling in der heutigen Zeit ....................................................................................... 112

II.1 Digital Storytelling .................................................................................................... 113

III. Storytelling und Konsum ............................................................................................... 115

IV. Politisches Storytelling .................................................................................................. 118

IV.1 Der Politiker als wirksamer Storyteller .................................................................... 119

Schlussfolgerungen ............................................................................................................ 123

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SEZIONE ITALIANA

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1

Introduzione

Argomento centrale della mia tesi è quel fenomeno comunemente conosciuto

oggi come "Storytelling" che, pensandoci meglio, altro non è se non un atto da noi

compiuto ogni singolo giorno della nostra vita quando prendiamo le nostre

esperienze quotidiane e le traduciamo in parole. Qualunque cosa ci capiti nel corso

della nostra vita, questa va ad aggiungersi a quell'enorme puzzle costituito dalle

nostre esperienze e dai nostri ricordi di esse. Ma cos'è effettivamente lo Storytelling ?

Lo Storytelling, o arte del raccontare, è considerato, al giorno d'oggi, importante

fenomeno linguistico e non solo, in grado di affascinare, interessare, influenzare e

convincere le persone. Questo fenomeno viene utilizzato da tutti noi molto più spesso

di quanto non sembri e, volenti o nolenti, ci condiziona in moltissime scelte

quotidiane. Proprio di questo e di molto altro tratterò all'interno della mia tesi per

spiegare come lo Storytelling possa rivelarsi una risorsa in molti casi ed un fattore di

rischio in altri. Per fare ciò, tuttavia, sarà necessario partire dalle vere e proprie

origini.

Il primo capitolo tratta, infatti, delle origini dello Storytelling, delle discipline

che lo hanno influenzato, della sua trasformazione nel tempo e delle diverse forme

che il fenomeno è in grado di assumere. Spazia tra la nascita dell'arte del racconto

orale nelle tribù americane alla concezione che abbiamo oggi dei termini storia,

racconto e narrazione chiarendone le differenze ancora oggi poco chiare.

Una volta spiegate le origini dello Storytelling, si passa, nel secondo capitolo,

all'analisi delle sue applicazioni all'interno della nostra era moderna. Non mi

soffermerò più solo sui racconti orali volti ad insegnare dei valori ma mi concentrerò

sugli innumerevoli effetti che le varie invenzioni tecnologiche hanno sortito sull'arte

del raccontare. Affronterò il discorso riguardante i diversi canali utilizzabili per

effettuare una comunicazione efficace e, naturalmente, sui diversi tipi di media

esistenti. Proprio a questo riguardo, parlerò del cosiddetto Digital Storytelling,

narrazione digitale, e di come esso possa rappresentare una risorsa nell'ambito

dell'istruzione al giorno d'oggi e del Transmedia Storytelling, narrazione

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transmediale, che si svolge, dunque, su media diversi. Di queste tipologie di

Storytelling riporterò numerosi esempi pratici, di modo da rendere più chiaro

possibile ogni concetto.

All'interno del terzo capito affronterò, invece, il tema dello Storytelling

nell'ambito del consumo. Come ho precedentemente menzionato, questo fenomeno

può rappresentare un fattore di rischio in alcuni casi e per alcuni individui. È il caso,

ad esempio, della pubblicità. Questa disciplina può convincere, influenzare ma anche

fuorviare e trarre in inganno le masse, specie in una società così dedita al consumo

come odierna. Il capitolo tratterà della storia della pubblicità e del suo linguaggio

così come dello stretto rapporto che si viene spesso a creare tra un'azienda, un ente o

un marchio, e la sua storia.

Nel quarto capito, infine, passerò ad un altro ambito molto importante per la

nostra società : la politica. O, per dirla meglio, la politica dal punto di vista dell'uomo

politico che si trova a dover basare la propria campagna o le proprie azioni politiche

su una narrazione di se stesso coerente, onesta, pulita e convincente che spinga

l'elettore ad identificarsi con lui, con il suo vissuto ed i suoi ideali.

La scelta di questo argomento è dovuta principalmente ad una passione

smodata per i libri, i racconti e le storie che ha caratterizzato la mia vita sin

dall'infanzia. Seppure il ricordo delle fitte pagine dei libri di storia tenda a sbiadire

con il tempo, non dimenticherò mai le storie che hanno accompagnato la mia crescita

riuscendo nell'intento più importante e che è proprio alla base dello Storytelling :

emozionare e rimanere impresso nella mente di chi legge,vede o ascolta.

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I. Cos'è lo storytelling

La parola storytelling fa rifermento all'atto del narrare e,in quanto disciplina,

deve le sue lontane origini ai principi della narratologia e della retorica. La

narratologia è lo studio storico-critico delle strutture, forme e tendenze della

narrativa mentre la retorica è tradizionalmente intesa come l'arte del dire, del parlare,

e, più specificatamente, del persuadere con le parole. Il termine viene dal latino

rhetorica (ars), a sua volta dal greco antico: ῥητορική τέχνη, rhêtorikề téchnê, "arte

del parlare in pubblico", da ῥήτωρ, "colui che parla in pubblico".

Questa disciplina ancora estremamente attiva oggi, la retorica, ha un bagaglio

lungo più di due millenni cosparso di tecniche e dottrine diverse e si è inoltre

mescolata con molteplici altre discipline come ad esempio l'oratoria assumendo

addirittura il ruolo di "teoria generale della comunicazione" grazie alla sua ampia

varietà di significati e aspetti diversi che hanno influenzato tutta la civiltà

occidentale. Insieme alla grammatica è la più longeva disciplina che si occupa del

linguaggio.

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Lo storytelling possiede numerose applicazioni nel mondo odierno ma un

aspetto in cui ricopre un ruolo essenziale è quello della pedagogia: ricorrere al

racconto di storie può infatti facilitare l'apprendimento di un bambino. Basti pensare

ai libri scolastici, soprattutto quelli delle scuole elementari, dove spesso rendere un

concetto attraverso storie e personaggi inventati è più semplice. Probabilmente

chiunque di voi abbia mai frequentato un corso di lingue, sopratutto a livello base, si

è trovato davanti a libri organizzati con storie e personaggi ricorrenti che, tramite

illustrazioni e dialoghi, spiegano un aspetto della lingua o una sua applicazione.

Lo storytelling, tramite l'utilizzo di procedure narrative specifiche, è impiegato

principalmente per la promozione di idee, valori e dinamiche sociali. Il suo

potenziale pedagogico e didattico porta a trarne benefici educativi e formativi e a

farvi affidamento per la riflessione sulla realtà sociale di oggi. La narrazione è uno

strumento per penetrare in profondità nelle cause e nelle ragioni di eventi. I

particolari che vengono raccontati costruiscono una storia, diventano reali e

determinano la storia stessa.

Lo storytelling sta diventando una vera e propria moda al giorno d'oggi ma,

diversamente dalla maggior parte delle mode che muoiono tanto in fretta quanto

nascono, questa disciplina è anche molto utile nelle nostre vite. La sua

efficacia,infatti, è un vero successo nei campi più disparati : dalla comunicazione al

marketing, dalla didattica alla televisione, sia nel mondo virtuale di internet che nella

vita reale di tutti i giorni.

Volendo analizzare ciò a cui ci riferiamo quando parliamo di storytelling

dobbiamo innanzitutto cominciare scomponendo la parola stessa. Il termine è

composto da due parole inglesi : "story" ( storia) e "telling" (raccontare).

Letteralmente, potremmo quindi rendere il termine in italiano come "raccontare una

storia" o, se vogliamo essere meno letterali, "comunicazione narrativa". Nella

sostanza, lo storytelling è una tecnica di comunicazione che consiste nel raccontare

una storia per attirare l’attenzione di un pubblico, veicolare ad esso il messaggio che

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la storia vuole raccontare e stimolare uno specifico desiderio nei lettori,

persuadendoli a compiere una specifica azione1.

Nonostante alcuni la considerino una moda passeggera o un semplice

raccontare storielle, lo storytelling rappresenta una forma di scrittura di grande

potenza. Ci sarà sempre differenza tra parlare e scrivere come tutti siamo in grado di

fare e parlare e scrivere seguendo le regole dello storytelling. Questa disciplina

possiede quel qualcosa in più che parla al pubblico, trasmette idee e punti di vista in

maniera sempre più efficace,diretta e coinvolgente.

Le grandi imprese e aziende internazionali, allo scopo di promuovere il proprio

brand, hanno iniziato già da tempo a servirsi delle tecniche dello storytelling per

comunicare con clienti,potenziali e non, con l'intenzione di persuaderli e spingerli a

"giurare" loro fedeltà. Come è stato notato,un cliente che si "affeziona" ad un brand

tramite la tecnica dello storytelling, lasciandosi dunque coinvolgere dalle storie che

tale brand racconta di sé, tende ad avvicinarsi molto di più alla marca rispetto a

qualsiasi altro cliente che ne sia venuto a conoscenza tramite altri canali. E questo si

realizza sia con le storie raccontate sul web sia su tutti gli altri innumerevoli media.

Lo storytelling viene usato dalla nostra mente come mezzo che inquadra la

realtà e la spiega secondo una logica di senso,organizzandone gli eventi e i dettagli.

L'atto del narrare, nello storytelling, fa parte dell'esperienza umana e può coinvolgere

diverse funzioni e forme (individuali o collettive). Le emozioni umane, ad esempio,

trovano nella narrazione il mezzo migliore per esprimersi. Il cosiddetto "pensiero

narrativo" ha molteplici significati non immediatamente comprensibili che

necessitano di una traduzione affinché si vengano a creare forme di comunicazione

comprensibili dai soggetti secondo i termini della narrazione. Il "discorso

narrativo",invece, permette di prendere ciò che si è vissuto e di dargli una forma

comunicabile,comprensibile e memorabile. Quindi, il pensiero narrativo organizza

l'esperienza soggettiva e interpersonale mentre il discorso narrativo ne rende

possibile la comunicazione e la riflessione. Quello che si viene così a creare è un

fenomeno interattivo poiché il discorso narrativo permette ai diversi soggetti che

entrano in contatto con una determinata storia di interpretarla e reagire a loro

1 http://comunicaresulweb.com/web-writing/storytelling-storyteller/

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piacimento e,sicuramente, in maniera diversa rispetto a chiunque altro. Trovandoci

davanti alla moltitudine delle nostre esperienze di vita quotidiana ricorriamo al

racconto per metterle in ordine e tentare di dar loro un senso attivo. Solo così il

nostro vissuto può prendere un'effettiva forma comprensibile e, una volta

comunicato, sarà in grado di essere ricordato.

Lo storytelling può essere visto come un'arte, uno strumento che prende

eventi, reali o fittizi che siano, e li trasforma in parole, suoni,immagini,concetti. La

sua forma comunicativa è così efficace poiché fa leva su elementi potenti come

emozioni, intenzionalità,contesti vari ecc. Si punta alla emozioni perché quando si

racconta una storia si mira a coinvolgere le persone ma anche a spingerle a dare un

significato e ad interpretare ogni atto in essa descritto. È inoltre attività collaborativa:

si hanno un narratore ed un ascoltatore e ciò che la rende collaborativa è il fatto che il

cervello umano, in questo caso quello dell'ascoltatore, comprende con molta più

facilità una storia narrata rispetto ad un processo più astratto come quelli logico-

matematici e questo comporta un maggiore feedback, una maggiore reattività e

collaborazione da parte di chi ascolta. Attraverso il racconto di una storia è possibile

trasferire con successo conoscenze ed esperienze, persuadere e in qualche modo

influenzare le persone e questo avviene grazie a quello che abbiamo definito come

discorso narrativo che è traduzione del pensiero narrativo di cui tutte le persone sono

dotate sin dalla nascita.

Il discorso narrativo, per essere efficace, deve possedere alcune caratteristiche

specifiche come: sequenzialità narrativa; particolarità; intenzionalità;

verosimiglianza; componibilità; referenzialità e appartenenza ad un genere. Queste

caratteristiche, e molto altro, verranno analizzate nel dettaglio nelle pagine e nei

capitoli a seguire.

Lo storytelling, a lungo considerato come una semplice forma di

comunicazione per bambini, praticata esclusivamente nei momenti di svago e resa

oggetto di studi solamente letterari (linguistica,grammatica

testuale,retorica,narratologia ecc.), sta riscuotendo dalla metà degli anni

90,soprattutto negli Stati Uniti, un successo sorprendente. Quella in cui ci troviamo

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oggi potrebbe essere definita "un'epoca narrativa". Ma si tratta davvero di un

fenomeno così nuovo?

Evan Cornog, professore di giornalismo alla Columbia University, in un

saggio che riesamina la storia dei presidenti americani da George Washington a

George W. Bush dal punto di vista dello storytelling, ha scritto :

"Dalle origini della Repubblica americana fino ai giorni nostri,coloro che hanno

cercato di conquistare la più alta carica hanno dovuto raccontare a chi aveva il

potere di eleggerli delle storie convincenti sulla nazione,sui suoi problemi

e,soprattutto, su loro stessi. Una volta eletto,la capacità del nuovo presidente di

raccontare la storia giusta, e a volte di cambiarla quando serve,è una qualità

determinante per il successo della sua amministrazione. E quando lascia il

potere,dopo una sconfitta o alla fine del suo mandato,egli occupa spesso gli anni

successivi ad assicurarsi che la propria versione della presidenza corrisponda a

quella che sarà ricordata dalla Storia. Senza una storia giusta non c'è né potere né

gloria".

L'approccio narrativo ha riscosso particolare successo nel campo delle scienze

umane, tanto da essere definito, a partire dal 1995, una svolta narrativa, "the

narrative turn", conquistando via via le varie scienze sociali.

Dopo una tradizione secolare di racconti di viaggio il concetto stesso di narrazione ha

iniziato la sua deriva da un continente scientifico all'altro : dalla psicologia

all'educazione,dalle scienze sociali a quelle politiche,dalla ricerca medica alla

giurisprudenza,alla teologia o alle scienze cognitive2.

I.1 Origini

2 (Christian Salmon, Storytelling. La fabbrica delle storie, Fazi Editore, Roma 2008)

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Lo storytelling ha preceduto la scrittura e le sue prime forme consistevano

tipicamente in storie orali combinate con gesti ed espressioni facciali. Secondo alcuni

archeologi la pittura rupestre, oltre ad essere stata una componente fondamentale

degli antichi rituali religiosi, veniva utilizzata anche come forma di storytelling in

molte culture dell'antichità. Le popolazioni aborigene australiane, ad esempio,

dipingevano simboli sulle pareti rocciose per aiutare il narratore a ricordare la storia.

Queste storie venivano dipinte o disegnate sui tronchi degli alberi e su oggetti

effimeri come ad esempio la sabbia e le foglie. In alcune tribù le persone avevano

addirittura dei tatuaggi molto complessi che ne rappresentavano la storia fornendo

informazioni sulla loro genealogia, appartenenza a uno specifico gruppo e lo status

sociale.

Con la comparsa della scrittura sono nati mezzi stabili e portatili con cui

registrare, trascrivere e diffondere le storie da una regione del mondo all'altra.

Nonostante al giorno d'oggi la scrittura e i media siano diffusi praticamente ovunque

esistono ancora storyteller che improvvisano racconti orali da tramandare di

generazione in generazione. La tradizione orale è riscontrabile in numerose civiltà

antiche che utilizzavano lo storytelling per spiegare i fenomeni naturali e per

spiegare la creazione del mondo inventando una serie infinita di divinità e di miti.

Queste storie si tramandavano di generazione in generazione sotto forma di canzoni,

poesie,canti e danze e gli storyteller erano considerati guaritori, insegnanti, guide

spirituali, e veri e propri intrattenitori.

Il filologo statunitense e professore di letteratura slava ad Harvard Albert

Lord esaminò alcuni esempi di narrativa orale iugoslava basandosi sul lavoro di

Milman Parry* negli anni '30 ed anche su testi epici come l'Odissea e Beowulf*.

Lord teorizzò che queste storie fossero perlopiù costituite da testi tramandati

oralmente per poi essere trascritti in seguito dagli scribi. Il narratore si basava

sull'utilizzo di quelle che Lord definiva formule , ossia specifiche frasi fatte che

vengono immagazzinate nella memoria dopo averle sentite e risentite in tutte le storie

che si sono ascoltate nel corso della vita, e sull'utilizzo dei temi, sequenze fisse di

azioni che aiutano a strutturare una storia. Un tema può essere così vasto da costituire

quasi la trama della storia. Un esempio : l'eroe parte per un viaggio pericoloso -

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nasconde la sua identità - riesce ad ingannare tutti circa la sua identità fatta eccezione

per un personaggio comune di poca importanza ( una vecchia strega, la cameriera di

una taverna o un taglialegna) che lo riconosce - il personaggio comune diviene un

alleato per l'eroe dimostrando di avere doti e capacità inaspettate. Questi temi

possono essere ritrovati in tante storie diverse anche se con delle piccole modifiche.

Nelle culture indigene d'America lo storytelling viene utilizzato come forma

di linguaggio orale fondamentale per lo sviluppo dell'identità della persona. Questo

perché tutti i componenti della comunità hanno la possibilità di aggiungere del

proprio alla narrazione partecipando alla sua creazione. All'interno di queste

comunità indigene lo storytelling più che avere una funzione di intrattenimento, è

utilizzato per l'insegnamento dei valori del loro popolo e della loro terra oltre che per

trasmettere ai membri più giovani della comunità la loro cultura e la loro identità.

Donna Eder, docente di sociologia presso l'università dell'Indiana, ha condotto alcuni

studi sulla comunità Navajo3 e il loro utilizzo dello storytelling come pratica

educativa per i bambini che essi ritengono essere un ottimo modo per insegnare ai

più piccoli i principi etici fondamentali per condurre una vita corretta. Apprendere

questi principi attraverso le storie aiuta a guidare le generazioni future nella ricerca

della loro identità. Spesso queste storie vengono raccontate dal punto di vista di altre

persone, degli animali o degli elementi naturali della terra ed in questo modo i

bambini imparano il valore della vita sulla terra e del rapporto con il prossimo. Nella

comunità Quechua, in Perù, non si fanno differenze fra adulti e bambini e il che

significa che i bambini hanno la possibilità di interpretare da soli le storie divenendo

così indipendenti nell'apprendimento della loro cultura e della loro storia.

Nelle culture indigene lo storytelling si pratica in diverse situazioni che

possono spaziare da un semplice raduno familiare ad eventi ufficiali come rituali o

cerimonie. Durante il racconto i bambini possono partecipare attivamente facendo

domande, mettendo in scena la storia o anche raccontandone piccole parti. Queste

storie non vengono mai raccontate allo stesso modo e per questo di ogni mito

esistono più versioni che cambiano in base a ciò che il narratore decide di inserire

3 I Navajo sono un popolo nativo americano stanziato nell'Arizona settentrionale e in parte dei

territori dello Utah e del Nuovo Messico. Attualmente formano il gruppo etnico più consistente fra i

nativi americani.

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nella storia affinché questa sia adatta ad ogni singola esperienza. Nelle comunità

indigene americane le storie sono viste come un metodo alternativo di insegnamento

volto anche alla correzione dei comportamenti sbagliati del bambino per permettere a

quest'ultimo di capire da solo, attraverso la comprensione della storia, dove ha

sbagliato e come può rimediare all'errore.

In Arizona, nella comunità Tewa, i genitori insegnano i valori e i principi morali ai

loro figli attraverso la narrazione orale raccontando storie sulla saggezza degli

antenati e sull'importanza dell'identità. Utilizzando una serie di personaggi "buoni" e

"cattivi" si insegna a questi bambini cosa è giusto e cosa è sbagliato lasciando loro lo

spazio necessario per coglierne il significato da soli. Senza l'interferenza dei genitori

a fornire loro ogni elemento, i bambini devono basarsi sulle proprie esperienze per

comprendere la storia. Attraverso questi metodi i bambini imparano a prestare una

profonda attenzione e ad ascoltare meglio ed in questo modo saranno maggiormente

in grado di raccontare una storia a loro volta. Ma aldilà delle tecniche e dei motivi

dietro queste narrazioni un elemento fondamentale del raccontare una storia è il

messaggio che essa cela. Lo storytelling, perciò, è cruciale nel comunicare un

messaggio contenuto nella storia, e una volta trasmesso il messaggio la storia giunge

al termine.

I.2 Cos'è una storia

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Parte di conoscere bene le tecniche del racconto consiste nell'essere

consapevoli della differenza che esiste fra i termini "storia", "racconto" e

"narrazione". Questi termini sono infatti spesso usati erroneamente come sinonimi

ma, seppure simili, non sono tutti la stessa cosa.

Per dare una definizione standard possiamo dire che :

una storia è l'insieme degli eventi descritti secondo una successione logica e

cronologica (la testimonianza sistematica di fatti memorabili data da un

autore,da un narratore o da un personaggio). È il contenuto di un certo

racconto;

un racconto è la forma del discorso con cui una certa storia viene raccontata.

È un'elaborazione (solitamente in forma scritta o orale) di vicende reali o

immaginarie. È la forma del contenuto enunciato;

una narrazione è l'atto attraverso cui una certa storia è concretamente

veicolata da qualche attore (che ha una intenzione retorica) verso qualche

pubblico. È l'azione di enunciazione4.

4 (Andrea Fontana, Story Selling, Rizzoli Etas, Milano 2016)

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Una storia è un dispositivo ordinatore poiché mette in ordine e sistematizza

gli eventi dando loro un senso, una direzione. Dunque, se si vuole raccontare

qualcosa a qualcuno è necessario possedere un contenuto da elaborare in una forma

di discorso(racconto) dotato di trama e genere che sia in grado di rimanere nella

memoria degli interlocutori tramite una procedura linguistica-iconica(con

suoni,immagini,parole ecc.).

Una buona storia deve coinvolgere, far battere forte il cuore ed è per questo

che manda in una specie di trance. Trasformare una storia in narrazione, scritta o

orale che sia, richiede dunque un lavoro molto paziente ed una serie di accortezze

che risultino nella costruzione di una storia che funzioni. Per questo motivo occorre

una strategia di racconto efficace.

Non esiste storia teatrale,filmica o letteraria che non sia nata da una strategia

preliminare. Lo storytelling è,infatti, un'attività strategica prima di ogni altra cosa

poiché in ogni narrazione l'autore punta a trovare la migliore strategia per

comunicare qualcosa ad un destinatario che ascolti e interpreti. Una delle sfide

maggiori è far sì che il contenuto e il mezzo della comunicazione generino attenzione

e rimangano impressi, sotto forma di ricordo, nella mente delle persone. Siamo

costantemente "bombardati" da informazioni al giorno d'oggi e,se non riusciamo a

trovare una strategia narrativa vincente, non arriveremo da nessuna parte. Ma quali

sono le tipologie di storie che generano interesse e che rimangono impresse nella

memoria? Essenzialmente, quelle che si basano sui grandi temi umani come paura

,speranza ,amore ,lavoro , salute/malattia,divertimento,potere,libertà ecc. A questo

punto ci troviamo di fronte ad una domanda cruciale : sono vere queste storie che

sentiamo? La risposta è : sono verosimili. Noi, in quanto lettori, o ascoltatori, siamo

disposti a crederci a patto che siano dotate di un inizio e di una fine. Sappiamo che

non sono totalmente reali, ma non sono neanche menzogne, bensì invenzioni.

Oltre ad essere un qualcosa di strategico e inventivo una storia è anche, in

poche parole, un "cosa" e un "come".

È un "cosa" perché è un atto comunicativo che contiene :

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un insieme di personaggi: che nel nostro caso potrebbero di volta in volta

essere gli individui,le aziende,i prodotti e i servizi;

un'articolazione di temi di base strategici per le intenzioni comunicative;

un sistema di azioni , cioè situazioni in cui un

personaggio(io,voi,l'azienda,l'uomo politico in TV,il nuovo prodotto) ha un

ruolo attivo,consapevole o inconsapevole;

un'ambientazione spaziale e temporale : i luoghi e le cronologie

(passato,presente,futuro) in cui la storia si svolge e viene raccontata:

una serie di avvenimenti, circostanze che capitano ai personaggi e che essi

subiscono all'interno di certi tempi storici;

un pubblico specifico : le narrazioni, essendo gesti strategici, si rivolgono

sempre a un ascoltatore ben definito5.

E una storia è anche un"come" poiché l'esito e l'efficacia cambiano in base al

mezzo che si utilizza e al prodotto comunicativo che si sceglie. Il mezzo influenza

sempre inevitabilmente il "cosa". L'esito della narrazione cambia se si racconta

attraverso una mail,un sito web,un'opera teatrale,un fumetto ecc. Per cui, prima di

costruire una narrazione è necessario chiedersi cosa si vuole raccontare e,soprattutto,

a chi. L'importanza del "chi" risiede naturalmente nella scelta di quale linguaggio

utilizzare e soprattutto su quali media fare affidamento per la diffusione della storia.

Una buona storia è quindi strutturata cosi :

ha temi definiti (amore,lavoro,paura ecc.);

è dotata di una trama consistente;

ha una sua precisa caratterizzazione;

ha una tensione emotiva;

si rivolge ad un determinato pubblico attraverso determinati media

comunicativi.

Dopo esserci focalizzati sul "cosa" e il "come" è necessario analizzare anche

il "perché" di una storia. Come spiega Andrea Fontana nel libro Story selling,

5 (ibidem)

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possiamo affermare che esistono perlomeno quattro ragioni che orientano la

costruzione di una narrazione:

1. il controllo : ossia necessità di sicurezza. È necessario esercitare controllo

sulle storie in quanto più una narrazione rimane stabile più questa genera

tradizione storica e inalterabilità sociale. Si arriva infatti, in alcuni casi, ad

un'omogeneità di alcuni prodotti che ad un certo punto diventano mitici e

immodificabili;

2. lo sviluppo : quanto più una narrazione si pone come vettore di una nuova

pratica, tanto più genera una tendenza che,se diffusa, poi diventa una routine

sociale di comportamento;

3. la cura : connessa alla necessità di tranquillità e protezione. Quanto più la

narrazione riesce ad attenuare le ferite dell'anima dell'interlocutore, tanto più

questi sarà riconoscente e fedele;

4. l'eccitazione : le storie vengono usate come strumenti di attivazione

emozionale straordinaria per generare sentimenti positivi e di investimento

affettivo sulle cose. Quanto più la narrazione riesce a "incendiare gli animi",

tanto più gli interlocutori saranno pronti a seguirne le imprese.

Una storia o un racconto è efficace quando :

intrattiene l'ascoltatore;

è memorabile;

spinge all'identificazione tramite l'emotività;

genera appartenenza e coinvolgimento;

aiuta a comprendere gli avvenimenti più complessi;

protegge i confini o spinge a superarli;

provoca la cosiddetta trance narrativa.

Perché una storia funzioni e sia potente questa deve essere innanzitutto

ascoltabile e, altrettanto importante, deve essere memorabile. Sarà sicuramente

capitato a tutti di perdersi in un libro, di non riuscire a staccarsi da uno schermo o di

perdere la cognizione del tempo durante una conversazione con un amico. Quando

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ciò accade ad un certo punto si ritorna alla realtà e ci si sente in qualche modo

cambiati : si è più tonici, o più contenti, più rilassati o più eccitati. Esiste un nome

per questa particolare esperienza di ascolto : "storylistening trance experience" che,

in italiano si potrebbe tradurre come "trance narrativa da ascolto"6. Se al giorno

d'oggi i brand vendono e i politici convincono è perché fanno leva sul nostro innato

bisogno di credere che ci manda in trance narrativa da ascolto. Questo fenomeno è la

conseguenza diretta di una narrazione efficace. Quando ascoltiamo o recepiamo una

storia entriamo in uno stato di coscienza alterata rispetto alla norma in cui siamo

inclini all'identificazione con l'oggetto della narrazione e con chi la narra

sospendendo temporaneamente la nostra incredulità. Nonostante il nostro essere

soggetti razionali e critici siamo comunque portati ad annullare la nostra capacità

critica e ad "autoingannarci". La sospensione dell'incredulità e del dubbio è un

processo che consiste nella volontà, da parte del lettore, di mettere da parte la propria

criticità per godere appieno di una narrazione. Lo storytelling,dunque, sfrutta questa

propensione al credere da parte del lettore.

Quando ascoltiamo una storia, però, non entriamo subito in una trance

narrativa da ascolto. Che sia un film,un libro,un seminario,un comizio elettorale,

esistono delle tappe che ci conducono fino a perderci nella narrazione. La

suddivisone delle tappe è quella che segue :

contatto : il primo momento in cui si entra fisicamente in contatto con la

narrazione attraverso i nostri cinque sensi;

familiarità : si inizia a prendere confidenza con la narrazione e ad avere

fiducia in essa;

immersione : è il momento in cui si entra completamente nella narrazione e

nel suo oggetto. Si inizia,quindi, a perdersi nel libro,film,spot pubblicitario

ecc;

identificazione : una volta entrati nella storia siamo anche in grado di

identificarci in essa e nei suoi elementi che si imprimono nella nostra

memoria e nelle nostre emozioni;

6 (Sturm 200, Nell 1988, in A. Fontana (a cura di), op. cit. , p..4)

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emersione : quando la narrazione giunge al termine, piano piano ne

emergiamo e torniamo al mondo reale;

distanziazione : con il passare del tempo quasi ci dimentichiamo della

narrazione, ne prendiamo le distanze ma qualcosa di essa ci rimane

inconsciamente dentro. Rimangono ricordi, immagini, frasi, personaggi ecc ;

trasformazione : a distanza di tempo, la narrazione ha lasciato qualcosa

dentro di noi, ha messo in moto dei cambiamenti, piccoli o grandi in base alla

persona. Una nuova idea, un nuovo modo di pensare si insinua dentro di noi e

duratura o breve che sia, rimane pur sempre una nostra trasformazione.

Chiaramente queste tappe dipendono anche dal tipo di narrazione, dalle sue

caratteristiche e dal tipo di media scelto per diffonderla e raccontarla. Estremamente

importante, quando si seguono queste tappe, è porsi alcuni quesiti sul destinatario

della propria storia : quali sono i suoi gusti? A quali grandi temi è interessato? Qual è

la sua cultura e cosa lo fa emozionare? Dove si troverà quando ascolterà la mia

storia?

Ma vediamo quali sono quegli elementi che ci portano a perderci in una storia :

realismo : quando entriamo in un racconto ci convinciamo di essere davvero

in un'altra realtà per cui le storie devono divenire reali;

resa del sé: una storia esige un abbandono volontario ad essa. Oltre ad

immergerci nel suo mondo come fosse reale dobbiamo avere fede e

abbandonarci ad esso;

sensorialità cinestesica : ogni storia ha elementi sensoriali e si muove

attraverso mezzi tangibili (carta,TV,web,audio e così via). Dunque, una storia

ci prende anche in base a quanto essa ci coinvolge fisicamente e a come è

raccontata ;

emozione autobiografica : più una narrazione richiama la nostra storia di vita,

più riusciamo a identificarci in essa e più ci lasciamo andare e ci perdiamo al

suo interno;

bilocazione spaziale : una storia è in grado di portarci altrove. Così, come

saremo nel nostro "qui e ora" , ci troveremo allo stesso tempo anche nel luogo

della narrazione;

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distorsione temporale : quando ascoltiamo,leggiamo,vediamo una storia è

come entrare in una macchina del tempo. La narrazione può portarci avanti o

indietro nel tempo e, quando siamo nella trance da ascolto, non ci accorgiamo

davvero dello scorrere di esso. Un minuto potrebbe essere un'ora e così via.

Il nostro bisogno di abbandonarci e identificarci nelle storie è la chiave dello

storytelling. Decidiamo volontariamente di abbandonarci ad un storia, un film,un

pettegolezzo,una pubblicità di un prodotto qualsiasi ecc.

Questo accade perché nella vita abbiamo bisogno ogni tanto di perderci in

una storia e questo nostro bisogno ci porta a lasciarci andare alla trance da ascolto e a

sperimentare quello che viene chiamato il senso del meraviglioso.

Vi è una parte della nostra psiche che ragiona per fiction,cioè ricordi e

ricostruzioni indimostrabili7. Il senso del meraviglioso, infatti, funziona così tanto al

giorno d'oggi perché non siamo più in grado di dimostrare i fatti che ci vengono

presentati. La maggior parte delle volte non sappiamo quasi nulla di quello che ci

circonda : sapete davvero cosa c'è nello yogurt con cui fate colazione? Capite

veramente le dinamiche politiche che sentite al telegiornale? La nostra conoscenza è

quasi sempre di seconda mano ma noi ci lasciamo "convincere" dalla realtà che

pensiamo ci circondi.

Il senso del meraviglioso è così una reazione emotiva e psicologica profonda

che il fruitore di un'operazione narrativa ha quando si confronta,cerca di capire o

viene messo di fronte a un'esperienza di ascolto :

assolutamente nuova(di cui non sa nulla);

oppure di cui non si hanno sufficienti informazioni.8

Per questo motivo la narrazione e le storie hanno così tanto potere : attivano il

senso del meraviglioso e ci coinvolgono. Quando ascoltiamo una storia non ci

importa più di sapere se i suoi contenuti sono veritieri o provabili. Ci abbandoniamo

7 (Bruner 1993,2002, in A. Fontana(a cura di), op. cit. , p. 14)

8 (ibidem)

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psicologicamente alla narrazione e ci identifichiamo con i personaggi, le loro lotte, i

loro problemi e,si spera, il loro lieto fine.

Una narrazione funzionante è raramente dimostrabile, nonostante sia

verosimile. Essa ci spinge a fidarci, a credere che ciò che ci viene raccontato sia

possibile. Questo accade in continuazione nelle nostre vite di tutti i giorni : crediamo

ai prodotti promossi dal marketing,ai politici improbabili nelle campagne elettorali,

ai discorsi sugli aspirapolvere nelle televendite e a molto altro ancora.

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II. Lo storytelling nell'era moderna

Lo storytelling moderno costituisce un campo molto vasto. Oltre alle forme

tradizionali come racconti popolari, fiabe, leggende, miti e favole lo storytelling

contemporaneo comprende anche rappresentazioni della storia,racconti personali e

commenti politici ed è inoltre impiegato per raggiungere vari obiettivi educativi. Gli

ultimi media che stanno nascendo offrono alla persone nuovi modi per registrare,

esprimere e consumare le storie. Giochi ed altre piattaforme digitali, come nel caso

dell'avventura testuale9 e dello storytelling interattivo, possono essere utilizzati per

permettere all'utente di divenire un vero e proprio personaggio all'interno di un

grande mondo virtuale. Anche i documentari, fra cui i documentari interattivi o web-

doc10

, impiegano tecniche narrative proprie dello storytelling per comunicare

informazioni.

9 Le avventure testuali sono programmi per computer che simulano un ambiente nel quale i giocatori

usano comandi testuali per istruire il personaggio della storia ad interagire con l'ambiente in cui si

trova. 10

Con web-doc si intende un particolare tipo di documentario inventato negli anni duemila, un

prodotto multimediale interattivo ed ibrido pensato per una fruizione su internet. Il web-doc si presta

ad una partecipazione attiva dell'utente che può esplorare il documentario seguendo percorsi

personalizzati e secondi i propri tempi.

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Una narrazione, per essere trasmessa, necessita di assumere una forma fisica,

ossia di prendere forma in uno dei tanti media esistenti. Grazie alla tecnologia di oggi

esistono numerose possibilità per lo storytelling di svilupparsi e di diffondersi.

Possiamo utilizzare la forma verbale,scritta,cinematografica,coreografica e molte

altre ancora sotto forma di libri, film, rappresentazioni teatrali, messaggi, email,

documentari, jingle di uno spot pubblicitario e chi più ne ha più ne metta,

producendo attraverso ognuno di questi una diversa risposta emotiva nell'audience.

Dunque, quando si decide di costruire una narrazione oltre alle domande

"cosa raccontare?" e "a chi?" è fondamentale porsi la domanda "come?". Spesso le

persone prendono la questione sotto gamba ma la verità è che il media attraverso il

quale la storia è raccontata è importante tanto quanto il contenuto della storia. Ogni

dettaglio conta : il font di scrittura di un documento, le immagini di un sito web, i

video caricati su un blog, tutto deve seguire una precisa coerenza narrativa.

Tutte le storie sono collocate :

in un tempo storico;

in uno spazio fisico/virtuale

in una cultura specifica.

È importante quindi fare un'operazione di narrative positioning, ossia di

posizionamento narrativo all'interno del tempo e dello spazio. Per fare ciò sono

utilizzabili tre diversi tipi di canale :

1. il canale cartaceo: diversi tipi di prodotti come biglietti da visita, cartoline

pubblicitarie,libri aziendali, opuscoli istituzionali ecc. La testimonianza

cartacea è la più definitiva in quanto il canale è estremamente rigido ma allo

stesso tempo duraturo e di maggiore impatto nella memoria delle persone;

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2. il canale relazionale : percorsi di training, workshop, convention, campagne

sociali forti come quella intrapresa da ATM nel 2009 per favorire

comportamenti socialmente sostenibili e rispettosi;

3. il canale digitale : ossia la creazione di prodotti digitalizzati che permettano

di condividere esperienze o magari conoscenze professionali tramite blog,

portali,siti, video-gallery ecc. Interessante è l'esempio di Google che ha

realizzato un video di un paio di minuti che ricostruisce in modo

completamente digitale tutta la storia dell'impresa dalle origini fino ad oggi.

La scelta del canale è influenzata anche e soprattutto dal tempo in cui si

svolgerà la narrazione e dalla cultura dei destinatari.

Narrare attraverso questi diversi canali e media è un processo articolato e gli

strumenti utilizzabili al giorno d'oggi sono molteplici ma, affinché una strategia

mediatica sia di successo è importante che tenga conto di cinque funzioni a cui i

media dovrebbero fare riferimento :

funzione affabulatoria : la storia e il medium dovrebbero soddisfare il

bisogno di evasione di un pubblico;

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funzione bardica : la storia e il medium dovrebbero porsi come attivatori di

narrazioni sociali;

funzione ritualizzante : la storia e il medium dovrebbero generare nuove

"scansioni della quotidianità" , permettendo l'istaurarsi di nuove

micropratiche rituali;

funzione modellizzante : la storia e il medium dovrebbero permettere di

comprendere meglio il reale o di interpretarlo in modo nuovo,allargando gli

orizzonti di senso individuali e collettivi;

funzione totemica : la storia e il medium sono chiamati a porsi come elementi

trans-generativi, cioè dovrebbero potersi fruire in una logica incrociata e

multipla.

Fondamentale è non solo scegliere un medium ma anche sviluppare la

strategia migliore per incrociare più media insieme di modo da rendere la narrazione

più memorabile e rimanere maggiormente impressi nella memoria del pubblico.

Infatti al giorno d'oggi un pubblico si può trovare dappertutto e per questo un passo

cruciale è quello di tentare con la propria storia di coprire il più ampio ventaglio di

audience possibile.

II.1 Digital Storytelling

Il Digital Storytelling, o narrazione realizzata tramite strumenti digitali, non è

altro che l'organizzazione di contenuti scelti dal web di modo da creare un sistema

coerente, retto da una struttura narrativa, per ottenere un racconto costituito da

molteplici elementi di diverso formato (video, audio, immagini, testi, mappe, ecc.).

Questa tipologia narrativa presenta alcune caratteristiche principali come:

il fascino: poiché, trattandosi effettivamente di racconti, non si può non tener

conto del fascino che possiedono le storie;

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la ricchezza e varietà di stimoli : dovuta alla grande quantità di

codici,personaggi,informazioni e formati diversi l'uno dall'altra che

interagiscono tra loro attraverso molteplici percorsi.

Specialmente nell'ambito del giornalismo,della politica,del marketing e anche in

quello della didattica, il digital storytelling rappresenta un ottima forma di narrazione

grazie alle sue doti comunicative.

Tipologie di Digital Storytelling :

Quali sono gli strumenti adatti per fare Digital Storytelling? In che modo il web,con

le sue innumerevoli applicazioni, consente la creazione di storie?

Storytelling e Timeline : La realizzazione di "timeline", ossia una linea del

tempo, pone la narrazione sotto forma di eventi ordinati in maniera

cronologica. Le varie risorse individuate nel web intorno a un tema, un

evento, una problematica, un personaggio, vengono disposte in forma di

schede o slide, entro una successione cronologica rappresentata da una barra

e disposte secondo la cronologia opportuna. Alcuni strumenti atti a questo

scopo sono: Whenintime,Xitmeline,Timeglider ecc.

Lo Storymapping : una forma di storytelling che,attraverso l'utilizzo di

mappe geografiche e immagini, crea, inserendo in esse diversi link a risorse

web relative ad una tematica particolare, un percorso navigabile. Mass media

e testate giornalistiche fanno spesso affidamento su tale forma di storytelling

per le loro inchieste e dossier. Servizi web di questo genere sono Build a

Map, Google Tourbuilder ecc.

Visual Storytelling : è proprio attraverso l'utilizzo delle immagini che si

riesce a raccontare la storia in questo caso poiché le possibilità di utilizzo di

un’immagine sono svariate: queste possono,infatti, essere disposte in serie

come in una presentazione o slideshow e accompagnate da testi,dalla voce

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registrata di un narratore,da link,possono essere accompagnate da link a

risorse multimediali e/o dalla voce registrata di un narratore; possono inoltre

essere rese interattive di modo da poter aprire, con un semplice clic su di

esse, risorse presenti sul web; si può raccontare un’esperienza attraverso la

raccolta di immagini, tramite album o bacheche di immagini con tanto di

brevi didascalie. Questi sono alcuni servizi di visual storytelling che

esemplificano le diverse possibilità sopra elencate:

1. "Thinglink: immagini interattive

2. Narrable: immagini accompagnate da commento audio registrato

3. Meograph: storie in forma di slideshow, con video, animazioni, link e

registrazione voce

4. Pinterest: raccolte di immagini con didascalie11

Video Storytelling : per questa forma di storytelling si utilizzano Servizi

Web o Browser Based in cui la storia viene realizzata manipolando dei video

inserendovi testo, link, immagini, annotazioni, , domande, ecc. e ne vengono

fuori dei veri e propri video interattivi che possono contenere al loro interno

elementi multimediali. Si possono usare,ad esempio, Metta,Popcorn

Maker,Storygami ecc.

11 https://insegnantiduepuntozero.wordpress.com/2015/02/18/digital-storytelling-cose-come-

utilizzarlo-nella-didattica-con-quali-strumenti-si-realizza/

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Quando si parla di storytelling si intende un'effettiva tecnica narrativa che fa

leva su parole,suoni,emozioni e immagini per attirare l’attenzione del lettore, cliente

o seguace se parliamo di reti sociali. Con gli anni questa tecnica è diventata sempre

più usata e ad oggi,con il boom di internet stiamo conoscendo questa forma che

prende il nome di digital storytelling.

Si possono individuare otto passaggi fondamentali per la realizzazione di un prodotto

del digital storytelling :

1. Definire l'idea iniziale attraverso una breve descrizione;

2. Fare ricerche e raccogliere informazioni su cui poter poi costruire la storia;

3. Scrivere la storia definendo lo stile della narrazione;

4. Tradurre la storia in una sceneggiatura;

5. Registrare immagini, suoni, video;

6. Montare e ricomporre il materiale;

7. Distribuire il prodotto;

8. Raccogliere e analizzare i feedback.

II.1.2 Storytelling a scuola : perché scegliere il metodo

narrativo

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Dal punto di vista della didattica lo storytelling è visto ormai come una

pratica didattica consolidata e considerata efficace ai fini dell'apprendimento poiché

risulta molto più semplice capire una storia che non ricordare una lunga spiegazione,

perché usa le stesse strategie che gli esseri umani usano per dare significato a quanto

hanno intorno e perché mantiene sullo stesso piano il linguaggio quotidiano e il

linguaggio proprio delle discipline. Quando si sceglie di utilizzare lo storytelling

nella didattica si divide il programma di insegnamento in due parti : una prima in cui

si impara la grammatica delle narrative e una seconda in cui si mette in pratica la

creazione di storie come strumento per sviluppare nuove competenze.

Le nuove tecnologie offrono molteplici strumenti per la creazione di storie e

la combinazione tra l'arte di inventare una storia e l'uso di una varietà di strumenti

multimediali come grafica, audio, video e web si definisce "digital storytelling".

Nonostante all'apparenza possa sembrare semplice creare questo tipo di prodotti in

realtà non è affatto cosi : la creazione di un prodotto del digital storytelling richiede

un'accurata pianificazione delle operazioni da svolgere e "obbliga" lo studente a

risolvere i numerosi problemi che possono sorgere con gli strumenti tecnologici

utilizzati mettendolo davanti a situazioni di problem solving.

È diventata ormai una necessità quella di portare lo Storytelling nelle scuole

poiché i vantaggi di introdurre il metodo narrativo sono ad oggi ben noti :

coinvolgere gli studenti in un corso di digital storytelling permette di costruire

autonomamente il proprio sapere seguendo,in parallelo, i programmi didattici

tradizionali.

"Nelle classi coinvolte in progetti o laboratori di storytelling si registrano ben

presto sensibili miglioramenti nelle capacità di apprendere e ricordare. Migliora

l’apprendimento degli studenti, portati a remixare le informazioni e a creare con le

proprie mani una conoscenza che prima non c’era o non era organizzata in un format

specifico. Si impara divertendosi. Si riducono i rischi connessi ai deficit di

attenzione, purtroppo sempre più numerosi e gravi."12

12

https://www.segnalezero.com/storytelling-scuola-didattica/

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Specialmente nella scuola secondaria lo storytelling stimola studenti e docenti

a ridiscutere,in maniera positiva, i reciproci ruoli grazie alla creatività e alla

comunicazione. Favorendo nuove forme di apprendimento esso porta lo studente ad

assumere un ruolo attivo e partecipativo quasi involontariamente. Inoltre, carica le

nozioni trasmesse di un significato simbolico ed emotivo, per cui fa dell’argomento

studiato materia viva, palpabile. Infine, aiuta ad immedesimarsi nel tema trattato

poiché sono sempre più numerosi i segnali ad indicarci che storytelling vuol dire

identità, confronto con l’altro, riconoscimento e crescita personale.

Oltretutto introdurre lo storytelling nella didattica della scuola primaria e

secondaria significa anche andare oltre il modello di apprendimento "verticale". In

quest'epoca moderna in cui tutto sta divenendo interattivo e multidisciplinare non c'è

più spazio per quei classici percorsi didattici in cui il docente è considerato l'unica

fonte di sapere. L'ideale sarebbe un buon compromesso tra i due percorsi di modo da

non ridurre il processo di apprendimento ad un semplice accumulo di informazioni

destinate ad esaurirsi nello spazio di un anno scolastico. Molto meglio puntare a

nuove reti di conoscenza che continuare a promuovere forme di sapere passive.

Un altro elemento a favore dell'introduzione dello storytelling nelle scuole è

l'dea del futuro. Nei prossimi anni le macchine potrebbero superarci e sopraffarci del

tutto in velocità ed efficienza. In molti si preoccupano già di tutti i lavori che

finiranno per sparire per questa ragione ma vi è ancora qualcosa in cui le macchine

non saranno mai in grado di superarci ancora per molto tempo. Ossia:

1. Immaginazione e creatività;

2. Empatia;

3. Capacità di comunicare attraverso registri complessi.

Per stimolare queste tre facoltà tipiche dell'essere umano è necessario studiare e

conoscere i processi di costruzione di narrazioni e di storie che siano in grado di

emozionare.

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II.2 Transmedia storytelling

Tra le tipologie narrative del digital storytelling ho tralasciato quella del

transmedia storytelling per poterne parlare più approfonditamente in un nuovo

sottocapitolo.

Una narrazione transmediale è un insieme di storie che si sviluppano su più

piattaforme e media e in cui ogni medium coinvolto contribuisce in maniera

specifica ad una migliore comprensione della narrazione.

Grazie alla narrazione transmediale il pubblico ha la possibilità di entrare in

contatto con la narrazione e con il contenuto di base tramite una struttura più

integrale composta da diverse piattaforme mediatiche.

Secondo il sociologo Henry Jenkins13

, si tratta di "un processo nel quale

elementi integrali di una fiction vengono sistematicamente dispersi su molteplici

canali di distribuzione con lo scopo di creare una esperienza di intrattenimento

unificata e coordinata. Ogni medium, idealmente, offre il proprio specifico contributo

allo sviluppo della storia". Ad aggiungersi a questo processo troviamo spesso anche

una ricca raccolta di contenuti creati e prodotti dai fan che possono sia potenziare sia

13

Henry Jenkins è un accademico, un sociologo e un saggista statunitense che si occupa di media,

giornalismo e comunicazione.

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a volte complicare questa idea di "esperienza di intrattenimento unificata e

coordinata"

Jenkins stabilisce 7 principi fondamentali nel transmedia storytelling :

1. Spalmabilità vs. Penetrabilità (Spreadability vs. Drillability);

2. Continuità vs. Molteplicità (Continuity vs. Multiplicity);

3. Immersione vs. Estraibilità (Immersion vs. Extractability);

4. Costruzione di mondi (Worldbuilding);

5. Serialità (Seriality);

6. Soggettività (Subjectivity);

7. Performance.

Spalmabilità vs. Penetrabilità

Come primo punto mettiamo in contrasto i concetti di spalmabilità e

penetrabilità. Il primo concetto, coniato da Henry Jenkins, consiste nell'abilità di un

determinato contenuto di diffondersi nelle varie reti sociali. Jenkins fa una

distinzione tra spalmabilità e viralità affermando che ciò che è virale si diffonde nelle

reti sociali a prescindere dalla volontà di chi lo crea mentre la spalmabilità fa

riferimento ad un contenuto che viene diffuso volontariamente dal pubblico che si

impegna attivamente per far sì che questo circoli nella rete e aumenti di valore

economico e culturale.

Il secondo concetto, quello della penetrabilità, è stato proposto da Jason

Mittell14

e, al contrario, fa riferimento alla capacità di un contenuto multimediale di

attirare l'audience e di invogliare i fan ad andare più a fondo nella scoperta della sua

storia e della sua complessità. Non vi è un'opposizione gerarchica tra il concetto di

spalmabilità e quello di penetrabilità. Semplicemente la differenza sta nell'impegno

culturale che essi implicano:

I media spalmabili raramente implicano lavori a lungo termine e riescono ad

attirare grandi quantità di utenti. Al contrario i media penetrabili coinvolgono meno

14

Jason Mittel è un docente al Midbury College negli Stati Uniti. Le sue ricerche si focalizzano su

temi come la storia della televisione, dei media, della cultura e dei nuovi media.

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persone ma richiedono molto più tempo, impegno ed energie per la creazione di un

prodotto.

Continuità vs. Molteplicità

All'interno di un cosiddetto universo narrativo è importante che ci sia il

concetto di continuità, ossia il principio di coerenza e di plausibilità dei suoi

contenuti. Ciò che i fan apprezzano maggiormente, visto il notevole investimento di

tempo ed energie da parte loro nel mettere insieme i pezzi nel tentativo di dargli un

senso, è proprio la coerenza e la presenza fissa di continuità. Grazie invece alla

molteplicità è possibile vedere personaggi ed eventi in prospettive nuove, esplorando

racconti alternativi all'interno dello stesso universo narrativo. Questa caratteristica

dà molto spazio al contributo dei fan e degli utenti in generale che hanno così modo,

senza troppi vincoli, di entrare nella narrazione trans-mediale.

Immersione vs. Estraibilità

Questi due concetti si riferiscono alla relazione che si viene a creare tra quella

che è la narrazione trasnmediale e la vita di tutti i giorni dei suoi fruitori.

Il concetto di immersione fa sì che gli elementi del mondo narrativo possano

uscire da esso ed entrare invece a far parte del mondo dello spettatore alimentandone

la sensazione di essere completamente immerso in tale universo narrativo.

L'estraibilità,invece, è ciò che permette ai fan di estrarre gli elementi che più

amano di un universo finzionale e di trasportarli nel mondo reale. Un esempio può

essere costituito dai parchi di divertimento a tema, come quello dedicato ai supereroi

della Marvel o al mondo di Harry Potter.

Costruzione di mondi

Quando si parla del concetto di costruzione di mondi è importante evidenziare

una caratteristica fondamentale della narratività transmediale: è molto più importante

porre l'attenzione sulla costruzione di un mondo o universo narrativo piuttosto che

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concentrarsi su una trama specifica. Questo perché creare un vero e proprio mondo

rende possibile lo sviluppo di trame parallele ma diverse tra loro che si svolgono

tutte nello stesso universo che è comprensibile nella sua interezza solo se si tiene

conto di tutti i media coinvolti nella costruzione di esso. La peculiarità di questo

concetto è che il senso fondamentale dell'opera può essere appreso anche se non si

conoscono tutte le trame e tutte le parti di essa. Il precursore di questo concetto è

J.R.R. Tolkien che all'interno di un unico mondo, in questo caso la Terra di Mezzo,

ha sviluppato le narrazioni dei suoi romanzi in trame completamente diverse ma

accomunate dallo stesso universo narrativo. (Lo Hobbit del 1937 e il Signore degli

Anelli del 1954-1955).

Serialità

Il concetto di serialità può essere spiegato tramite la distinzione tra storia e

trama: mentre la storia è ciò che ricostruiamo nella nostra mente dopo aver assorbito

tutti i pezzi di informazione possibili, la trama si occupa di prendere questi pezzi ed

organizzarli in un percorso sequenziale. La serialità, dunque, crea pezzi di racconti

dotati di senso e organizza la storia complessiva su diversi episodi ognuno collegato

al successivo. Nel racconto transmediale la serialità è portata all'estremo poiché non

solo si disperde la storia in episodi ma si fa anche in modo che questi ultimi siano

distribuiti non più solo sullo stesso medium ma su diversi media.

Soggettività

Quando una storia viene raccontata da più punti di vista individuali si parla di

soggettività. Questo accade, ad esempio, quando si affida un racconto parallelo ad un

personaggio secondario. La soggettività permette di sviluppare ulteriormente una

storia offrendo una maggiore comprensione dei diversi personaggi e delle loro

vicende. Nel transmedia storytelling questo principio può essere utilizzato

raccontando la soggettività di ciascun personaggio utilizzando,ad esempio, medium

diversi per ognuno.

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Performance

L'ultimo principio è quello della performance: la narrazione transmediale

chiama in qualche modo i fan a contribuire all'universo finzionale con delle proprie

produzioni. Gli utenti possono quindi produrre proprie performance creative

rispondendo a quelli che Jenkins definisce "cultural activators", ossia elementi

presenti nella narrazione che spingono e invitano lo spettatore a partecipare e ad

espandere l'universo narrativo. Un esempio può essere la mappa di Lost, mostrata

durante un episodio della seconda stagione, che i fan hanno ricreato e reso

disponibile online o i video su Youtube dove le persone reinterpretavano delle

performance di Glee ballando o minando in playback i vari numeri musicali.

Negli anni '90, grazie alla diffusione di internet, si è iniziato a pensare a come

raccontare storie al pubblico utilizzando più piattaforme contemporaneamente. Un

esempio potrebbe essere quello dell'alternate reality game (ARG), ossia un gioco che

collega internet alla realtà tramite numerosi strumenti web(siti,blog,.email) e che

consiste in una storia misteriosa in cui il giocatore riceve indizi legati al mondo reale

(come monumenti o veri e propri oggetti nascosti in località specifiche).

Solitamente questi giochi, soprattutto negli Stati Uniti, vengono creati come

veicolo promozionale per prodotti o servizi.

Uno dei primi esempi di transmedia storytelling può essere Matrix. La storia

si sviluppa su vari media : tre film,una serie di cortometraggi animati,due collezioni

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di storie a fumetti e diversi videogiochi. Un aspetto ancora più caratterizzante è dato

dal fatto che ogni medium è stato utilizzato da diversi autori per cui la costruzione

della trama è frutto della collaborazione di più autori. Matrix rappresenta un primo

archetipo di narrazione transmediale; non si ha quindi un unico testo di partenza per

comprendere la storia di Matrix ma per capirlo è necessario raccogliere le

informazioni disseminate per tutti i media coinvolti.

Un altro perfetto esempio di transmedia storytelling è costituito dalla serie

televisiva Lost. La struttura principale è la serie tv che godeva di una buona fama e

aveva una gran quantità di fan estremamente entusiasti e coinvolti. Questi fan erano

così coinvolti nei misteri dell'isola da arrivare a dare vita all'enciclopedia

"Lostpedia". I creatori ed i produttori della serie hanno inoltre creato un

ARG(Alternate Reality Game), The Lost experience 44 nel quale si svelavano degli

indizi per risolvere piccoli enigmi di minore importanza. La serie è inoltre integrata

con libri, puzzle, spot pubblicitari, web video, e falsi siti web, come ad esempio il

sito della compagnia aerea finzionale Oceanic (ossia la compagnia dell'aereo che

precipita nella prima stagione sull'isola), dove è possibile per i fan trovare nuovi ed

inediti indizi.

Ecco alcuni esempi di narrazione transmediale nei diversi media :

Nel cinema :

Star Wars (1977-2016): saga cinematografica, romanzi, fumetti, giochi di ruolo,

Matrix (1999-2003): film, cortometraggi, videogiochi, fumetti.

Nelle serie Tv :

Lost(2004-2010): serie,Alternate Reality Game, sito web.

Glee (2009-2015): serie,videogiochi, album.

Agents of S.H.I.E.L.D (in onda dal 2013): collegamento con i film del Marvel

Cinematic Universe

In libri, romanzi e fumetti :

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The Walking Dead (in onda dal 2003): serie televisiva.

Nei videogiochi :

Assassin's Creed (serie dal 2007): fumetti, romanzi, film (cortometraggi e

lungometraggi).

Anche i professionisti del marketing e della pubblicità hanno fatto uso del

transmedia storytelling di modo da poter pubblicizzare prodotti e servizi su più

media possibili creando intorno ad essi un vero e proprio universo. Uno degli esempi

più rappresentativi di campagne pubblicitarie transmediali è Happiness Factory,

ideata da Jeff Gomez nel 2010 per la Coca Cola.

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I vari media e le piattaforme comunicative utilizzabili per interagire con il

pubblico hanno la caratteristica di essere ben diversi tra loro. È perciò fondamentale

che colui che sceglie di comunicare qualcosa sia in grado utilizzare ognuno di essi,

integrandoli tra loro e sfruttando le potenzialità di ciascun mezzo in maniera efficace

di modo da poter offrire al destinatario un'esperienza globale e di successo.

Un altro esempio, quindi, oltre a quello della Coca Cola, può essere quello

della meno conosciuta compagnia assicurativa americana Aflac. Nel gennaio 2013 la

compagnia decise di realizzare e diffondere uno spot, andato in onda inizialmente

solo durante l'intervallo di una famosa partita di football nel quale appariva come

protagonista Aflac Duck, la papera testimonial della compagnia, disteso su un letto

d'ospedale a causa di un infortunio.

In questo spot Aflac ha cercato di trattare un argomento centrale per la

compagnia, ossia l'imprevedibilità di infortuni ed incidenti, aggiungendo un

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approccio originale e simpatico reso anche coinvolgente dalla presenza del tenero

papero.

Lo spot fa al caso nostro quando parliamo di transmedia storytelling perché,

come parte dell'iniziativa, alla messa in onda dello spot è seguita la creazione di un

sito apposito per permettere alla gente di inviare degli auguri di pronta guarigione per

Aflac Duck personalizzabili dall'utente: In soli due giorni e mezzo la papera è

riuscita a ricevere più di quattromila biglietti di auguri. L'intera narrazione ha

continuato ad andare avanti spostandosi anche su altri social network come Twitter e

Facebook, dove post con aggiornamenti sulla salute del povero pennuto ed altri

contenuti hanno seguitato ad apparire. Nel 2015, a distanza di 2 anni dall'evento, il

successo di questa iniziativa era stato così elevato che il profilo Twitter del papero

contava quasi 69mila follower e ancora oggi si aggira su quella cifra.

Il segreto di questa campagna comunicativa, e bene o male di tutte quelle che

seguono i principi dello storytelling, risiede nella conoscenza di due elementi

fondamentali:

Le caratteristiche dell'audience che verrà raggiunta da questa campagna;

Gli interessi di tale audience di modo da poter spingere il destinatario a

partecipare e lasciarsi coinvolgere da ogni eventuale iniziativa transmediale.

Come ultimo esempio a questo riguardo porto la campagna del 2013 della

Ferrero "Nutella sei tu". L'iniziativa consisteva principalmente nel rendere i barattoli

di nutella personalizzabili con il nome dell'acquirente, di modo da attirare

l'attenzione e fidelizzare il consumatore. Anche qui, grazie allo storytelling, è

possibile seguire una storia tramite lo spot pubblicitario per poi ampliarla tramite lo

storytelling transmediale.

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Lo spot pubblicitario mandato in onda in televisione segue la vita di un

personaggio, Stefano, da quando era un bambino fino all'età adulta, mostrando scene

della sua vita e tutti i modi in cui è stato chiamato dalle varie persone che ha

incontrato nel corso degli anni. Si passa dalla mamma alla sorellina che storpia il

nome di Stefano, le varie fidanzate e i nomignoli tipici tra innamorati, il capo e i

colleghi di lavoro che si riferiscono a lui come "quello nuovo", la moglie che lo

chiama "amore" e così via. Passando in rassegna momenti importanti della vita come

quello del matrimonio, del primo giorno di lavoro, della prima volta che si viene

chiamati papà da un figlio si mette in atto la tipica tecnica dello storytelling che mira

ad un coinvolgimento emotivo dello spettatore, volto ad instaurare un legame tra lui

e il brand. Proprio a questo scopo lo spot si conclude con il messaggio finale "per noi

rimarrai sempre Stefano" mostrando il barattolo di Nutella personalizzato con il

nome dell'uomo ormai adulto.

La campagna si avvale della strategia dello storytelling transmediale poiché si

sviluppa, non solo sotto forma di spot pubblicitario, ma anche sotto forma di

iniziativa di marketing tramite social network del calibro di Facebook e Instagram, di

un sito web dove è possibile venire a conoscenza di tutte le iniziative e i contenuti

della campagna,di eventi organizzati in tutta Italia e addirittura sotto forma di App di

Facebook, la Youtella App.

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Un'iniziativa importante è stata quella del Buongiorno Entusiasmo Tour,

un'operazione pubblicitaria che ha portato degli enormi scivoli rossi in moltissime

città italiane per attirare più persone e far sì che l'iniziativa restasse impressa nella

memoria. Trattandosi questa di una narrazione transmediale l'idea è stata proprio

quella di spingere coloro che accettavano di fare un giro sullo scivolo a condividere

su piattaforme come Facebook e Instagram le loro foto mentre si divertivano sullo

scivolo.

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Per quanto riguarda,invece, l'app di Facebook Youtella, la particolarità che

spingeva le persone ad interagire con la campagna era la possibilità che l'app offriva

di creare una cover o un'immagine del profilo personalizzata con il proprio nome ed

il barattolo di Nutella di modo da promuovere e diffondere l'iniziativa anche sul

social network.

Ciò che rende quindi un prodotto di storytelling efficace è la capacità da parte

del mittente di generare facilmente attenzione nei confronti del messaggio che vuole

comunicare ingegnandosi nella creazione di storie avvincenti e di qualsiasi tipo di

contenuti che corrispondano agli interessi e alle preferenze del target che vuole

colpire.

Si può quindi definire un buon storyteller colui che, qualunque sia lo scopo

della comunicazione, riesce ad arrivare al pubblico, al consumatore o ad un qualsiasi

destinatario in maniera efficace ed empatica, destandone l'interesse e spingendolo a

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voler partecipare spontaneamente alla narrazione portandolo spesso ad affezionarsi

più velocemente e ad apprezzare maggiormente la relazione con lui.

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III. Lo "Storyselling" e il consumo

Anche se non nel modo in cui siamo abituati a vederla oggi, la pubblicità

esisteva già dall'antichità in varie forme e si è evoluta sempre di più nel tempo fino a

divenire fondamentale per la nostra società.

A Pompei, per esempio, è ancora possibile, nonostante la devastazione

provocata dal vulcano nel 79 d.C., trovare scritte sui muri delle case romane che

rappresentavano veri e propri inviti a votare per un certo partito politico o insegne di

una bottega che mostrano le fasi della lavorazione della stoffa, per pubblicizzarne la

qualità. Per quanto assurdi possano sembrare,questi resti sono la riprova che la

pubblicità iniziava già a divenire parte integrante della società del tempo.

La situazione cambia drasticamente con l'invenzione della stampa in Europa

grazie al tedesco Johannes Gutenberg nel 1455. Pochi anni dopo, più precisamente

nel 1479, il tipografo britannico William Caxton diffonde per la prima volta un

opuscolo per promuovere le sue pubblicazioni, mentre i primi antenati dei volantini

iniziano a circolare nelle città europee all'inizio del Cinquecento. Un esempio

particolare è quello della Germania, dove, per invogliare le persone a prendere parte

alla lotteria, si inizia a disegnarne i premi.

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Nel 1630 appare il primo annuncio pubblicitario successivo all'invenzione

della stampa e viene inserito in un giornale d'epoca in cui era riportato

semplicemente il nome del prodotto.

La comunicazione pubblicitaria segue parallelamente le esigenze

economiche, sociali, politiche e culturali di un paese. L'Italia della fine del XIX

secolo dipendeva ancora prevalentemente da un'economia agricola, era estremamente

povera e le differenze socio-economiche fra Nord e Sud del paese erano ancora nette.

Le prime comunicazioni pubblicitarie (al tempo chiamate réclame) iniziano a

diffondersi con la nascita dei giornali tra la metà dell'Ottocento e gli inizi del

Novecento. Sulle ultime pagine dei quotidiani, quali la "Domenica del Corriere", la

"Tribuna Illustrata" e l' "Illustrazione Italiana", appaiono i primi annunci

pubblicitari.

Agli inizi la pubblicità veniva fatta principalmente con solo testi e disegni,

nonostante la maggior parte della popolazione fosse analfabeta e non erano in molti a

potersi permettere il lusso di comprarsi un giornale ogni giorno. Per questo la

pubblicità era estremamente semplice ed immediata, caratterizzata principalmente da

testi brevi e da verbi all'imperativo come : «Bevete...», «Prendete...», «Al vostro

farmacista chiedete...».

Negli Stati Uniti, quando negli anni '20 si iniziava a diffondere la radio nelle

case, era considerato inopportuno inserire messaggi pubblicitari durante le

trasmissioni poiché si riteneva che non dovessero arrivare all'interno delle case dei

cittadini, essendo queste dei luoghi privati da non invadere. Fu il programma di

successo "Amos 'n' Andy" ad infrangere questa sorta di regola trasmettendo per la

prima volta delle interruzioni pubblicitarie nel corso del programma.

Con la rivoluzione industriale ed il notevole aumento nella produzione di

merci la pubblicità è divenuta sempre più essenziale fino a diventare quella che

conosciamo noi oggi. Questo fenomeno coinvolge masse enormi di persone ed è

un'industria che investe ingenti capitali, impiega intelligenze sopraffine e dà lavoro a

milioni di persone.

La svolta narrativa delle scienze sociali ha coinciso con l'esplosione di

Internet a metà degli anni 90 e questo ha contribuito a favorire la rapida diffusione

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dello storytelling in numerose discipline. Sempre più ONG*,agenzie governative e

grandi aziende hanno iniziato a scoprirne l'efficacia : "la NASA,Verizon,Nike, e

Lands End considerano lo storytelling come l'approccio oggi più efficace negli

affari" constatava nel 2006 Lori L. Silverman, consulente americana in

management.15

Per capire la connessione tra storytelling e consumo è necessario

comprendere che,al giorno d'oggi, prima si comprano le storie dei prodotti e poi si

comprano i prodotti, prima si fa propria la storia di un candidato politico e poi lo si

vota. Questa è ormai la realtà degli oggetti di consumo e del mercato : sono diventati

pura narrazione. Il consumo contemporaneo ormai fa affidamento principalmente su

comunicazione,pubblicità e influenzamento del pubblico.

Eric Fromm16

diceva "è molto meglio essere che avere". Oggi, a quanto pare,

non è più così. Consumiamo, non tanto per fare colpo sugli altri e mostrare il nostro

status sociale, ma per costruirci un'identità basata su una storia, e spesso la nostra

storia è costituita in gran parte da ciò che possediamo.

Naturalmente l'economia,la politica, la pubblicità e così via devono adattarsi a

questo nuovo tipo di consumo e a questo nuovo tipo di società. Non è più importante

solo la qualità di un oggetto ma soprattutto la storia con cui lo si presenta.

Nella vita di tutti i giorni siamo circondati da numerose "strategie del

racconto" : basti pensare ai politici che, attraverso il racconto dei loro programmi,

riescono ad instillare dubbio, paura o speranza a loro piacimento. Ma le tecniche

narrative sono davvero ovunque intorno a noi : nelle campagne mass-mediatiche

delle agenzie comunicative, in TV, sul web, nella comunicazione e promozione dei

brand da parte degli esperti della pubblicità fino ad arrivare alla nostra mente, la

nostra memoria e al nostro modo di raccontare noi stessi anche semplicemente

quando conosciamo una persona nuova.

Le strategie del racconto si applicano a moltissimi aspetti ma i più comuni sono:

15 (C. Salmon, op cit. , p.9 )

16

Eric Fromm è stato uno psicologo, sociologo, filosofo, psicanalista ed accademico tedesco.

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gli individui : tutti noi siamo continuamente chiamati a raccontarci,

anche quando ci presentiamo ad un colloquio di lavoro;

le organizzazioni e le istituzioni : ad oggi le organizzazioni, che siano

profit o non profit, devono costruirsi un'identità e un marchio,

raccontare una storia ed un'identità d'impresa per mantenere una

propria coerenza e generare sentimenti di fiducia tra le persone. Basti

pensare a come,ormai, anche i territori, le località turistiche, vengano

pubblicizzate attraverso video-storie per trasmettere la vera essenza

del luogo ed attirare flussi di turisti;

Prodotti e servizi: gli oggetti, siano essi tangibili o non, si basano oggi

su una dimensione simbolica che va ben oltre l'oggetto stesso.

Prodotti come la Coca Cola o la Nutella non sono solo cose da

comprare ma sono ormai simboli di generazioni e della nostra

comunità.

Nonostante questi tre elementi siano ben distinti tra loro la tecniche della

narrazione non variano molto, sia che vengano usate per raccontare le gesta di un

personaggio mitologico, sia che servano a pubblicizzare un prodotto o un

personaggio pubblico.

L'importante è seguire delle "regole" per quanto riguarda la tecnica narrativa da

usare:

comprendere il momento narrativo di consumo dell'audience;

definire scopo e temi fondamentali della propria narrazione;

rendere la storia più dinamica utilizzando diversi stili di narrazione e tecniche

del racconto;

decidere quali media e strumenti utilizzare per la diffusione della narrazione;

scegliere il tipo di linguaggio adatto;

stabilire quali e quante siano le risorse economiche disponibili.

L'economia odierna, sempre più basata sulla narrazione, per essere efficace ha

bisogno di studiare la società, le sue abitudini e i bisogni maggiori di ogni

determinato periodo. Nella nostra vita, infatti, tutti noi attraversiamo delle fasi in cui

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siamo maggiormente concentrati su degli aspetti piuttosto che su altri, e abbiamo

determinati bisogni che magari fino a poco tempo prima non avevamo. Il consumo

deve adattarsi a queste nostre fasi, studiarle, capirle e offrirci esattamente ciò di cui

sentiamo e crediamo di avere così tanto bisogno.

Ma non siamo arrivati a questo momento ed a questo tipo di economia dal

nulla. Abbiamo alle spalle una lunga storia del prodotto, del suo logo e,

naturalmente, della sua narrazione.

III.1 Prodotto, logo e storia

Negli anni Novanta e agli inizi del 2000, secondo gli esperti di marketing, a

dominare il mondo del mercato e delle vendite non era il prodotto di per sé, ma il

marchio che lo rappresentava. Durante quegli anni un brand famoso significava

fedeltà : chi era appassionato del marchio Ford guidava solo Ford per tutta la vita, chi

acquistava una macchina da cucire acquistava solo Singer e questa fedeltà si

trasmetteva di generazione in generazione. Sul proprio marchio un'azienda poteva

puntare tutto, poteva considerarlo il simbolo della sua identità. Agli inizi degli anni

Duemila la situazione appariva ancora invariata : le grandi imprese continuavano ad

investire miliardi in campagne pubblicitarie basate sul loro logo e si continuava a

credere che marchi come Coca Cola e IBM potessero continuare a produrre enormi

profitti per decenni.

Nel giro di una decina di anni le cose si sono evolute completamente. Se

prima il marketing osannava i marchi e i brand adesso questi iniziavano a perdere

potere, sostituiti dalle storie. Come disse William Ryan, l'uomo che ha modificato

totalmente l'immagine della Apple in occasione dell'uscita dell'iMac, "Siamo entrati

nell'era della narrazione". La più grande sfida per le aziende era a quel punto

diventata quella di trovare il modo migliore per comunicare la propria storia nella

maniera più efficace possibile.

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Secondo il NDP Group, società americana di indagini di mercato, intorno alla

metà dei consumatori che nel 2003 affermavano di essere fedeli ad una marca non lo

era più già dopo un anno. Questa nuova instabilità dei consumatori minava le grandi

imprese rendendole fragili e portando alcune a perdere il loro potere e il loro valore

commerciale in maniera brusca e netta. Un esempio può essere la Nokia che, mentre

nel 2002 si trovava al sesto posto nella classifica mondiale delle marche, l'anno

successivo ha perso sei miliardi di dollari a causa di un repentino crollo delle vendite.

Già dagli anni Novanta si vennero a creare veri e propri movimenti

antimarchio, attivisti di ogni tipo che contestavano la dittatura del logo sulla vita

della società, il dare etichette ad ogni attività umana di natura commerciale o non

commerciale e la commercializzazione attraverso il branding di tutto, anche delle

ONG comunitarie e delle battaglie ideologiche.

Queste contestazioni colpirono anche il grande marchio della Nike : a partire

dal 1995 nei grandi paesi industrializzati si iniziano a condurre numerose inchieste in

Africa, in Asia e il America Latina per scoprire quali fossero le condizioni di lavoro

di coloro che fabbricavano i vestiti e le comode scarpe Nike. Ciò che ne venne fuori

fu una pubblicità estremamente negativa per l'azienda : in Cina come anche in

Indonesia e in Vietnam gli operai ricevevano una paga ben al di sotto del salario

minimo legale, lavoravano spesso sette giorni alla settimana sopportando turni che

potevano raggiungere anche le dodici ore al giorno.

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Le condizioni di lavoro negli sweatshop, letteralmente laboratori del sudore,

della Nike divennero rapidamente note in Canada, in Australia, in Europa, negli Stati

Uniti. Phil Knight, amministratore delegato della Nike, prese la parola in una

conferenza stampa nel maggio 1998 a Washington annunciando che sarebbero state

messe in atto una serie di iniziative allo scopo di migliorare le condizioni di lavoro

agli operai Nike in tutto il mondo. Knight stesso affermò che i prodotti Nike ormai

erano diventati sinonimo di "salari da schiavi,lavori forzati e abusi".

Queste iniziative, però, sarebbero servite solo a mettere a tacere lo scandalo

degli sweatshop ma il problema rimaneva fondamentalmente un altro : come fare a

conferire nuovamente prestigio al nome della Nike?

Di una cosa si era certi : il marchio ormai era irrimediabilmente danneggiato.

Si decise,perciò, di tornare alle vere e proprie basi del marketing , la cui funzione

fondamentale è una : vendere. Questo obbiettivo si può raggiungere in vari modi ma

quello migliore a questo punto sembrava essere attraverso il coinvolgimento emotivo

e duraturo del consumatore. Per molti anni i marchi erano stati in grado di farlo

egregiamente, basti pensare alla mela della Apple, ma i legami che questi marchi

creavano con il consumatore erano estremamente fragili.

Alla fine degli anni Novanta, infatti, il nome, lo slogan, i prodotti e

soprattutto il marchio della Nike provocavano tutto un altro effetto sugli ex

consumatori più fedeli. L'azienda ormai si era invischiata in un racconto infamante

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fatto di sfruttamenti e condizioni di lavoro impossibili e le orribili storie dietro il suo

marchio avevano ormai fatto il giro del mondo. Urgeva trovare una soluzione e

cancellare dalla mente dell'opinione pubblica queste brutte storie sostituendole con

storie edificanti.

Nel 1999 la Nike decise di commissionare uno studio ad alcuni ricercatori

universitari americani. Uno di loro, David M. Boje, aveva partecipato alle campagne

contro la Nike e sosteneva che le imprese fossero organizzazioni narrative, percorse

da molteplici racconti, terreno di un dialogo costante tra narrazioni che si

oppongono o si completano.17

Secondo lui era fondamentale che un'organizzazione si

impegnasse a comunicare sia all'interno sia all'esterno tramite strategie che

alternassero narrazione a contronarrazione.

Ai racconti di sfruttamento bisognava opporre nuovi racconti, una

contronarrazione. Per difendere la propria reputazione la Nike aveva bisogno di

diffondere storie diverse : riformando la politica del lavoro e impegnandosi nella

difesa dell'ambiente la Nike creava una nuova identità narrativa per se stessa

cambiando,così, il proprio racconto.

A partire dagli anni Duemila, perciò, i responsabili delle grandi aziende,

soprattutto americane, si immersero in una vera e propria campagna di ricostruzione

narrativa delle proprie marche. Molti smisero di rivolgersi agli esperti di marchi per

optare per i guru dello storytelling a cui tanti teorici del branding iniziarono a

convertirsi. Ashaf Ramzy, un importante consulente in marketing che possiede

un'agenzia chiamata "Narratività" ad Amsterdam afferma che "La gente non compra i

prodotti, ma le storie che questi prodotti rappresentano. Così come non comprano

marche, ma i miti e gli archetipi che queste marche simboleggiano."

Secondo gli esperti di marketing non è più sufficiente far sì che una marca

diventi famosa e conosciuta da una grande quantità di consumatori anonimi, al

contrario bisogna creare una relazione emozionale tra una marca e coloro che ne

comprano i prodotti. A tale scopo è necessario che le marche ritrovino e propongano

un'identità coerente e forte che riesca a raggiungere sia i consumatori sia tutti i

17

(ivi, p. 30)

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collaborati dell'azienda : dipendenti,investitori,fornitori ecc. Riuscirci è possibile se

si costruisce un racconto coerente in cui condensare tutti gli elementi costitutivi di

tale azienda : la sua storia,la natura dei suoi prodotti,la qualità del servizio offerto

alla clientela, i rapporti tra collaboratori e colleghi, l'atteggiamento nei confronti

dell'ambiente e molto altro ancora.

Abbiamo visto, quindi, come in meno di 15 anni il marketing abbia

attraversato diverse fasi. Si è passati infatti dai prodotti ai loghi e poi dai loghi alle

storie. Naturalmente marche e loghi esistono ancora e sono sempre presenti, ma ad

attrarci adesso non è più lo status che essi ci conferiscono ma le storie che ci

raccontano.

Quando si ha un prodotto che è perfettamente uguale ad un altro i metodi per

vincere la concorrenza sono più di uno : o si abbassa il prezzo, o si aggiunge valore

al prodotto raccontandone la storia e rendendolo, così, unico. Poiché i consumatori di

oggi sono esposti in media a circa 3000 messaggi commerciali e pubblicità al giorno,

le marche che vogliono spiccare hanno necessariamente bisogno di distinguersi

raccontando magari una storia originale,onesta, tanto accattivante da spingerci a

volerne fare parte.

Naturalmente, nonostante la grande efficacia dello storytelling nel marketing,

non tutti ne hanno un'opinione positiva. È il caso, ad esempio di Seth Godin, scrittore

e imprenditore statunitense che afferma che "Chi si occupa di marketing appartiene a

una razza particolare di bugiardi. Costoro mentono al consumatore perché così vuole

il consumatore". Ad esempio aggiunge "Ci sono neomamme persuase che la felicità

stia nell'ultimo prodotto uscito per la cura del bambino,ci sono appassionati di

bodybuilding convinti che il nuovo integratore nutrizionale permetterà loro di avere

un corpo perfetto". Per concludere afferma che "Le storie ci permettono di mentire a

noi stessi e soddisfano i nostri desideri. Il consumatore trae soddisfazione non dal

bene o dal servizio, ma dalla storia che lo accompagna".

Altri invece sostengono pienamente lo storytelling e affermano che gli esperti

di marketing dovrebbero farsi storyteller e non ragionare più secondo "piani

strategici" ma concepire la marca come un racconto e le campagne pubblicitarie

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come vere e proprie "sequenze narrative" da proporre non più a consumatori ma ad

una vera e propria audience.

III.2 Il linguaggio e il potere della pubblicità

Il linguaggio pubblicitario, dovendo essere compreso da tutti, o quasi tutti i

consumatori, presenta una grande varietà linguistica. Nel 1966 il linguista e

semiologo russo, a cui si deve lo studio della teoria della comunicazione linguistica,

Roman Jakobson (1886-1982), individua sei funzioni del linguaggio. Queste sei

funzioni sono fondamentali per l'analisi del linguaggio pubblicitario.

Questa teoria, che è anche la sua più nota, suddivide le funzioni del

linguaggio in :

1. Funzione referenziale, informativa o denotativa (attenzione centrata sul

contesto);

2. Funzione emotiva o espressiva (attenzione posta sull'emittente);

3. Funzione fàtica o di contatto (per stabilire, mantenere o interrompere il

contatto con un’altra persona);

4. Funzione conativa, interattiva o persuasiva (il focus è sul destinatario);

5. Funzione poetica (influisce sulla forma della comunicazione);

6. Funzione metalinguistica (utilizzata dalla lingua per riflettere sulla lingua

stessa).

Il linguaggio pubblicitario può essere analizzato seguendo tale classificazione

poiché ogni pubblicità contiene, almeno potenzialmente, tutti i fattori della

comunicazione ed anche tutte le funzioni. Lo stesso Jakobson afferma: “In ogni

messaggio possono coesistere e sovrapporsi tutte queste sei funzioni, o comunque

molte di esse, anche se generalmente una soltanto diventa predominante nella

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struttura gerarchica che viene a formarsi e sulla quale si fonda l’unicità di ciascun

messaggio”.

Nonostante possa apparire paradossale la pubblicità fa raramente affidamento

alla funzione referenziale : il messaggio fornisce informazioni sul prodotto come

nome della marca e immagine di esso ma non si presenta quasi mai come pura

informazione.

Una delle più presenti nel linguaggio pubblicitario è sicuramente la funzione

emotiva. Essa ha a che fare con la capacità dell'emittente di esprimere le proprie

emozioni e la propria identità all'interno del messaggio pubblicitario. Con il passare

del tempo l'aspetto emotivo e persuasivo della pubblicità non ha fatto che aumentare

facendo sempre più leva su fattori emozionali in grado di indurre comportamenti e

scelte del consumatore basate sulla persuasione. A questo proposito Calabrese (1975)

afferma che “tale funzione si esprime per lo più attraverso le interiezioni e le frasi

esclamative. In pubblicità tutto ciò è pienamente realizzato attraverso frasi che

manifestano lo stupore, la meraviglia per le doti e le prestazioni di un prodotto”.

Anche tramite una funzione fàtica o di contatto è possibile per un messaggio

pubblicitario suscitare emozioni nel destinatario. Essa ricorre ad elementi emotivi di

modo da attrarre lo spettatore e creare un contatto coinvolgendolo emotivamente. Si

tratta quindi di una funzione essenziale poiché si basa sullo slogan per attirare

attenzione e interesse da parte di un pubblico ormai già fin troppo sommerso da

infinite quantità di messaggi pubblicitari ogni giorno. Prendiamo ad esempio

l’azienda Apple, con il suo slogan “Think Different” : è chiaro come voglia attirare

l'attenzione dei consumatori affermando di non vendere solo prodotti ma vere e

proprie innovazioni.

La funzione probabilmente più importante nell'ambito del linguaggio della

pubblicità è la funzione persuasiva o conativa. Essa è infatti incentrata sul dare

ordini, consigli e sull'utilizzo dell'imperativo per indurre l'emittente ad acquistare un

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determinato prodotto o scegliere un determinato servizio . Un esempio può essere lo

slogan della Coca Cola "Bevi Coca Cola!" o "Passa a Vodafone!" della Vodafone.

La funzione estetica o poetica è anch'essa estremamente importante nei

messaggi pubblicitari, poiché si focalizza sulla forma del messaggio e sul modo in

cui esso è realizzato. Secondo Eco (1972) “insieme alla componente emotiva quella

estetica è la più importante. L’uso della figura retorica ha innanzitutto finalità

estetiche. Vige nella pubblicità il precetto barocco per cui è del poeta il fin la

meraviglia”. Infatti, ciò che rende la comunicazione memorabile è proprio l'aspetto

estetico del messaggio e della forma in cui è posto. Anche Sabatini (1968) si

sofferma in modo particolare su questa funzione, sottolineando come la pubblicità,

per attirare l’attenzione di un pubblico generalmente distratto, utilizzi spesso come

modello la letteratura. Secondo Sabatini la pubblicità ricalca i moduli espressivi e

ritmici della poesia italiana contemporanea da autori come Ungaretti o Quasimodo

alle tecniche del futurismo.18

Anche se raramente, il messaggio pubblicitario può svolgere una funzione

metalinguistica. Si tratta di una funzione in genere assente dai messaggi pubblicitari

anche se ci sono esempi di annunci pubblicitari in cui il messaggio si riferisce a se

stesso o alla pubblicità (ad. es. "Basta pubblicità" o "Attenzione! La pubblicità può

essere pericolosa per il vostro portafoglio e per il vostro cervello").19

Una conclusione chiara a questo punto è che non esiste una funzione

prevalente nel linguaggio pubblicitario. Nessun messaggio può essere solo fàtico,solo

referenziale o solo poetico ma, per poter ottenere un messaggio pubblicitario efficace

e di successo si ha bisogno di tutte queste funzioni insieme, ognuna nella misura

necessaria..Le funzioni del linguaggio possono quindi essere compresenti e

manifestarsi a tutti i livelli.

18

https://linguaggioetraduzionenellapubblicita.wordpress.com/il-linguaggio-della-pubblicita/

19 http://web.tiscali.it/a_fianda/it/lgp/c2.html

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Allo scopo di persuadere il destinatario il linguaggio pubblicitario si affida a

due strategie secondarie :

o Punta al coinvolgimento del destinatario, affidandosi alla funzione conativa

della lingua;

o Mira all’esaltazione del prodotto e delle sue caratteristiche grazie alla

funzione estetica o poetica della lingua, mettendo quindi ad esempio in risalto

i colori di tale prodotto o utilizzando una musica di sottofondo

particolarmente coinvolgente e che "entri facilmente in testa".

Per raggiungere un range sempre più ampio di persone la pubblicità si è

dovuta adattare a diverse varietà di linguaggio e di espressioni, come anche di segni,

immagini,parole,numeri. Non solo, il linguaggio è arrivato a comprendere anche

parole provenienti da lingue straniere, soprattutto dall'inglese, e a toccare anche

svariati registri come quello colloquiale e linguaggi settoriali come quello scientifico

e quello medico.

Allo scopo di attirare l'attenzione il più possibile, spesso la pubblicità

trasgredisce le regole linguistiche utilizzando tecnicismi che non le appartengono o

addirittura facendo uso del cosiddetto "fantalinguaggio" , ossia un linguaggio ludico

che,appunto, gioca con le parole per renderle ancora più espressive, talvolta

inventandole completamente.

Un altro elemento importante del messaggio pubblicitario è la ripetizione

dello stesso. È fondamentale per il linguaggio pubblicitario formulare una

comunicazione rapida ed efficace, limitando la lunghezza del messaggio per evitare

di annoiare il destinatario e assicurandosi che esso sia più conciso possibile. La

ripetizione del messaggio, dunque, fa in modo che questa comunicazione breve ma

efficace resti impressa nella mente delle persone, che queste lo vogliano oppure no.

Il messaggio di per sé, infatti, non basta : nonostante risulti spesso irritante

per il destinatario, la ripetizione del messaggio fa parte della struttura della

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comunicazione pubblicitaria poiché essa mira ad attirare l'attenzione di tutti, anche di

chi spontaneamente non mostrerebbe alcun interesse a ricevere informazioni riguardo

quello specifico messaggio. È quindi una pratica comune a tutte le strategie

pubblicitarie quella di affidarsi alla ripetizione per attirare l'attenzione e soprattutto

per superare la barriera della cosiddetta memorizzazione selettiva dell'utente, ossia

ciò che,in base ai propri interessi, la persona sceglie di ricordare oppure no.

Poiché queste continue ripetizioni portano spesso il pubblico a stancarsi di

sentire e risentire un messaggio è necessario che questo venga modificato spesso e in

maniera costante. Si può modificare lievemente il messaggio attenendosi però

sempre alla stessa strategia oppure si può persino creare una specie di storia seriale,

fatta quindi ad episodi, di modo da creare come una "saga" pubblicitaria. Un esempio

di questa seconda ipotesi può essere la pubblicità di Lavazza ambientata in Paradiso

o le varie serie ad episodi tipiche delle compagnie telefoniche di Tim,Wind o

Vodafone che impiegano solitamente gli stessi personaggi ogni volta in un episodio

diverso. È necessario apportare queste modifiche frequentemente per assicurarsi

sempre che il consumatore non si stanchi e non perda interesse nel prodotto che si

vuole pubblicizzare.

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IV. Lo storytelling politico

Per poter conquistare un elettorato, in politica, è necessario saperne

raccontare i drammi. Questo perché la politica, essendo un qualcosa di estremamente

complesso e critico, non è altro che una fiction,un dramma vero e proprio. Il solo

fatto che vi siano gruppi selezionati di persone in grado di prendere decisioni capaci

di influenzare la vita di milioni di persone e di determinare il futuro di una nazione o

del mondo ci fa capire quanto sia importante la componente drammatica nella

politica. Perché cosa c'è di più drammatico di una manciata di persone che tengono

in mano il destino di un'intera nazione?

Un politico non può essere una persona qualunque. Un politico deve

possedere caratteristiche psicologiche particolari, adatte ad un vero leader, come il

carisma,la resilienza,la concentrazione, l'abilità nell'influenzare i pensieri e i

comportamenti altrui e, anche se non tutti se lo aspetterebbero, deve essere abile nel

raccontare. Deve essere in grado di immaginarsi rappresentazioni plausibili

dell'esistenza umana e fornire soluzioni efficaci. Essendo lo scopo quello di ottenere

più voti possibili, l'uomo politico deve tentare di risultare sempre credibile e in grado

di entrare in sintonia con il suo elettorato.

Infatti, è proprio attraverso la sua narrazione che il leader politico riesce ad

avvicinarsi e ad instaurare un rapporto confidenziale con gli elettori. Deve mettersi

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nei loro panni, tentare di sentire ciò che percepiscono loro e regolarsi di

conseguenza, cercando di orientarne le aspettative. Il segreto è riuscire a influenzare

le loro azioni, ma ancora di più le loro emozioni : entusiasmarli quando si ha bisogno

di una spinta per raggiungere un obiettivo, rassicurarli quando sembra non esserci più

speranza e tutto sembra andare per il verso sbagliato.

Le neuroscienze contemporanee hanno dimostrato attraverso numerosi studi

sul cervello che quando ascoltiamo un racconto le aree cerebrali di chi racconta e di

chi ascolta si sincronizzano e per questo se ci viene raccontato qualcosa succede che:

la stessa azione che ci viene raccontata viene simulata nel nostro cervello;

Il meccanismo neurale tra chi parla e chi ascolta permette una comprensione

esperienziale diretta dell'emozione comunicata;

l'emozione ci porta a catapultarci nel mondo del racconto che ci viene riferito.

Perciò, per chi se lo stesse chiedendo: sì, le storie orientano i nostri neuroni tanto da

trovare grande impiego anche nel nostro sistema politico.

I politici del nostro tempo hanno quindi a che fare con un nuovo tipo di leadership, la

leadership "marsupiale" che non si basa solo sui contenuti ma anche e soprattutto

sulla risonanza emotiva. Una leadership "marsupiale" è una leadership narrativa che

costruisce un mondo,lo narra e permette agli altri di parteciparvi dal momento che

ormai la politica non è più solo realtà spettacolo, ma è andata ben oltre: è diventata

fiction drammatica,cioè un prodotto costruito ad hoc da individui e gruppi per

generare consenso e non solo.20

IV.1 Cos'è una narrazione politica?

Abbiamo stabilito che la politica di oggi è una fiction drammatica. Ma quindi

cos'è una narrazione politica?

20

(A. Fontana E. Mieli, Siamo tutti Storyteller, Giulio Perrone Editore, Roma 2014)

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Il racconto politico non corrisponde,innanzitutto,alla storia di un soggetto

politico ( individuo o partito che sia) poiché la storia non è altro se non l'insieme dei

fatti che quel soggetto politico ha compiuto o ha intenzione di compiere. Più che di

storia qui si parla di racconto politico, ossia della rappresentazione che quel soggetto

politico decide di interpretare. Dunque la narrazione politica consiste nella

narrazione o rappresentazione che ne risulta.

La narrazione è dunque la pratica grazie a cui un narratore e un destinatario

mettono in comune una storia : ma quali storie,come e perché vengono messe in

comune dipende dalla relazione che sussiste tra il narratore e il destinatario.21

Il leader politico,quindi, utilizza il racconto politico per costruire quel tipo di

rapporto emotivo che potrà poi tramutarsi in preferenze di voto da parte delle

persone.

Grazie alle scienze della narrazione e all'utilizzo della tecnica specifica dello

storytelling si possono seguire e rispettare i requisiti fondamentali per una

narrazione,in questo caso politica, di successo.

Secondo le scienze della narrazione ogni storia dovrebbe possedere delle

caratteristiche fondamentali per funzionare. Ecco quali sono i sette capisaldi della

narrazione da osservare quando si decide di raccontarsi :

1. Penetrazione = la narrazione deve penetrare nelle storie di vita degli elettori;

2. Credibilità = una narrazione politica ben costruita forma sempre una rete che

tiene conto del sistema culturale e delle sue variabili interpretative;

3. Significato = una storia politica credibile interagisce con il mondo, ha una

vita propria e, diventando parte integrante del mondo reale è in grado di

influenzarlo;

21 (ivi, p. 16)

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4. Riuso e serialità = una narrazione efficace deve contemplare un carattere di

serialità per adattarsi allo sviluppo degli episodi concatenati della vita.

Oggi,infatti, i racconti vengono aperti, vengono chiusi e possono essere

riaperti in qualsiasi momento.

5. Personalizzazione condivisibile = le narrazioni politiche sono soggettive

poiché tentano, tramite il punto di vista di un personaggio, di spingere chi

ascolta ad identificarsi con il personaggio. È infatti tramite il personaggio

politico che gli elettori entrano nella storia politica, ne assorbono i valori, ne

vivono i conflitti;

6. Performatività culturale = una narrazione ha ripercussioni anche dal punto di

vista culturale poiché dà alla comunità un obiettivo da raggiungere,

un'esperienza da vivere e un qualcosa da fare;

7. Molteplicità mediatica = al giorno d'oggi la tecnologia e i nuovi media hanno

un enorme impatto sulla comunicazione. Una narrazione deve essere quindi

trans-mediale, deve ossia uscire da più canali comunicativi sfruttandone

ciascuno appieno amplificando così la portata del contenuto della storia.

Nel panorama politico, oltre al leader, troviamo anche i suoi rivali.

Politicamente parlando, siamo tutti avversasi di qualcuno. Il nostro racconto è quindi

sempre opposto a quello di qualcun altro, che si tratti di narrazione politica oppure

no.

La politica di oggi è sempre più satura di veri e propri scontri di narrazioni.

Questa "battaglia" non si vince solo costruendo un proprio racconto, ma anche

imparando a gestire le contro-narrazioni che altri costruiscono in base ai loro valori e

alle loro proposte.

Un racconto politico attira costantemente le critiche dei cosiddetti avversari

politici, che altro non sono se non degli oppositori. L'oppositore è colui che intende :

Insidiare ed indebolire la struttura garante della narrazione;

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Impedire il contatto con l'elettore;

Ostacolare la diffusione delle storie di fatti;

Chiudere le porte delle storie future;

Infangare un soggetto con cattiva pubblicità e gossip.

Davanti ad una situazione del genere il focus della narrazione si sposta dalla

proposta politica all'avversario politico e i temi di scontro finiscono con l'allontanarsi

sempre di più dai bisogni del pubblico che si ritrova costretto ad assistere ad una

sorta di linciaggio, ben lontano da quanto vorrebbe realmente vedere e sentirsi

raccontare.

IV.2 Il politico come storyteller efficace

L'uomo politico che decide di voler potenziare la propria leadership e di

attirare l'attenzione degli elettori deve mettere in circolazione storie che li portino ad

interessarsi agli avvenimenti che lo riguardano come farebbero per il protagonista di

una grande narrazione, sia questa un libro,un film,un'opera teatrale ecc.

Ma come si fa ad ottenere un racconto politico che sia efficace?

Si tratta di un processo piuttosto articolato ma basterà focalizzarsi su tre livelli

fondamentali :

1. la strategia del racconto, ossia la visione ad ampio raggio del soggetto

politico;

2. l'insieme dei contenuti attraverso i quali ci si racconta (la propria storia

raccontata tramite lettere,interviste,discorsi,pubblicazioni ecc.);

3. Il mix finale dei media in cui strategia e contenuti si incarnano nel tempo.

È proprio grazie al racconto politico,quindi,che soggetto politico ed elettori

entrano in contatto attraverso un incontro, un confronto e uno scambio di storie.

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Le storie diffuse dal candidato divengono parte integrante della sua identità politica

ed è per questo che il leader ha bisogno di creare un insieme di storie che:

rappresentino la propria identità;

forniscano garanzia della propria abilità politica.

Il leader deve perciò tentare di capire quali siano i temi d'interesse degli

elettori di modo da creare una connessione tra questi e la propria storia biografica

così da aumentare il proprio potere di persuasione e arrivare alla sensibilità del suo

pubblico sempre più disorientato,confuso e complesso.

L'arte di governare, ormai, fa sempre più affidamento sull'antica arte di

narrare e,quindi, sulla scienza della narrazione. L'uomo politico, prima di tutto, deve

superare la grande sfida di dover conquistare il cuore degli elettori. Non potrà,quindi,

contare solo sulla sua immagine o sulle sue abilità peculiari,ma dovrà essere in grado

di raccontare la propria storia non sotto forma di episodi autobiografici e serie di

aneddoti ma come vera e propria strategia del racconto.

Tramite questa strategia il leader riesce ad individuare quegli episodi e quei

tratti della propria vita da condividere nella creazione di una connessione profonda

con il pubblico che non punta più ad un riconoscimento verso una posizione politica

precisa (destra,centro o sinistra) ma verso un determinato individuo.

Non a caso, il successo di ogni grande politico è quasi sempre dipeso dalla

narrazione che ha scelto di raccontare, dalla storia che ha fatto circolare per ottenere

consensi e dal personaggio che ha deciso di interpretare.

Infatti, per appassionare pienamente è fondamentale costruire una storia che

coinvolga sul piano interiore ed emotivo. Nell'ambito politico,ad esempio, dobbiamo

capire che le storie funzionano se contengono eroi che sperimentano verità sulla

vita,che soffrono,provano paura e dolore,le cui vittorie riempiono gli spettatori di

gioia e orgoglio,in cui ci si possa rispecchiare o riscattare.

Un esempio interessante e neanche troppo datato di storytelling applicato alla

politica si può ritrovare all'interno della campagna elettorale di George W. Bush alle

elezioni presidenziali del novembre del 2004. Il candidato repubblicano si era recato

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nella città di Lebanon in Ohio il 6 maggio 2004 per prendere parte ad un meeting.

Tra le tante persone a recarsi a vedere l'arrivo del presidente c'erano anche una

ragazzina con il padre e con un'amica di famiglia. La ragazzina si chiamava Ashley

Faulkner e si trovava lì per un motivo tanto preciso quanto drammatico. Sua madre

era stata una delle vittime dell'attentato a New York dell'11 settembre e Ashley, che

era stata portata proprio dalla madre quattro anni prima a vedere Bush,aveva deciso

di tornarci nuovamente anche se questa volta con l'amica di famiglia Linda Prince.

La foto ,dai Faulkner chiamata "La stretta", scattata dal padre della ragazzina,Lynn

Faulkner,ritrae George W. Bush che stringe tra le braccia l'adolescente di sedici anni

dopo aver saputo della sua tragedia familiare. Inizialmente inviata solo agli amici di

famiglia via email, la foto ha iniziato poi a circolare su internet tra i sostenitori di

Bush e sono bastati pochi giorni perché facesse il giro degli Stati Uniti.

Nel giro di poche settimane la foto si è diffusa così tanto che la lobby

conservatrice The Progress for America Voter Fund ha proposto a Lynn Faulkner di

realizzare uno spot elettorale per raccontare la storia di Ashley. Il padre della ragazza

accetta e da una semplice foto nasce Ashley's Story, uno spot che sarà poi trasmesso

sulle reti statunitensi trentamila volte, soprattutto nei nove stati in cui il risultato tra

repubblicani e democratici era ancora incerto, cambiando, almeno secondo numerosi

osservatori di entrambe le parti, il corso delle elezioni del 2004. Sicuramente Karl

Rove, il consigliere principale per la comunicazione di Bush, e il resto del suo team

hanno fatto un ottimo lavoro ma il cittadino che meritava di essere ringraziato più di

tutti era sicuramente il repubblicano Lynn Faulkner, cittadino di Lebanon,Ohio.

Ashley's Story si apre con Lynn Faulkner in maniche di camicia, in piedi in

casa propria, lo sguardo rivolto alla telecamera. L'uomo racconta di come sua moglie

Wendy sia morta l'11 settembre a causa dei terroristi. Nella stanza si riconosce una

vecchia foto di Wendy in mezzo alle due figlie e una voce narrante fuori campo

racconta : "Dalla morte di sua madre Ashley,la bambina dei Faulkner,si è chiusa in se

stessa". In quel momento viene mostrata una foto di Ashley distesa su un'amaca

intenta a leggere un romanzo ed il narratore prosegue affermando che quando George

W. Bush era andato a Lebanon Ashley,come quattro anni prima insieme alla madre,

era andata a vederlo.

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Nel frattempo iniziano a scorrere immagini di Bush che stringe mani tra la

folla e a seguire appare Linda Prince,l'amica di famiglia che quel giorno aveva

accompagnato Ashley e che si era rivolta al presidente raccontandogli di come la

ragazzina avesse perso la madre al World Trade Center. Ashley stessa a quel punto

appare in una ripresa girata nel giardino di casa sua e ripete ciò che Bush le aveva

detto : "So che è difficile. Come stai?" È stato in quel momento, come racconta

Linda Prince, che il presidente ha preso Ashley tra le braccia stringendosela al cuore

e gli occhi della ragazzina si sono riempiti di lacrime. Ashley stessa afferma : "È

l'uomo più potente del mondo e vuole assicurarsi che io stia bene".

Il video si conclude mostrando la foto della prima pagina di giornale che

racconta di come Bush abbia consolato la figlia di una vittima dell'11 settembre e con

la dichiarazione del padre di Ashley, Lynn Faulkner che afferma : "ciò che ho visto

quel giorno è ciò che voglio vedere nel cuore e nell'anima di un uomo che occupa le

più alte cariche del nostro paese".

Secondo uno studio realizzato dal Center for Public Integrity lo spot è stato il

più costoso della campagna elettorale di quell'anno : una spesa di 6.5 milioni di

dollari, per l'esattezza. Oltre ad essere stato mandato in onda in televisione durante le

ultime tre settimane prima delle elezioni è stato parte di un'operazione di

comunicazione estremamente vasta che includeva anche la creazione di un sito

Internet, la spedizione di più di 2,3 milioni di opuscoli, una campagna di chiamate

telefoniche automatiche e l'invio di milioni di lettere in tutto il paese. Ashley's Story

ha riscosso un successo così grande da essere senza precedenti rendendo questo

videoclip persino oggetto di studio per i ricercatori in materia di comunicazione.

L'efficacia di un tale trovata è stata riconosciuta sia dalla fazione

repubblicana che da quella democratica poiché, basandosi su una storia personale e

reale, trattava un tema difficile come quello del terrorismo e lo inseriva in un

contesto che potesse arrivare alla gente comune. Nonostante lo spot elettorale potesse

essere visto come una strumentalizzazione di una tragedia ricevette ben poche

critiche proprio per il suo carattere personale ed onesto in cui tutti avrebbero potuto

rispecchiarsi.

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La caratteristica fondamentale dello spot è quella di riuscire a comunicare

motivazione e positività provocando un impatto emotivo memorabile sullo

spettatore. In un rapido minuto vengono mostrati i personaggi e le loro testimonianze

e questo basta a rendere credibile e coerente il racconto. Un aspetto che va notato è la

totale assenza di interventi da parte del presidente che, nonostante sia una figura

centrale della storia, non parla neanche una volta . Non espone alcun programma

politico né idee di alcun tipo, viene semplicemente raffigurato come simbolo di bontà

e speranza, specie grazie alle testimonianze dei personaggi che ne riportano le gesta

come si fa con i santi.

La frase chiave dell'intero messaggio è quella pronunciata da Ashley riguardo

il presidente : "È l'uomo più potente del mondo e vuole assicurarsi che io stia bene".

Secondo quanto afferma il padre di Ashley, Lynn Faulkner, l'intervento di

Bush era riuscito a sbloccare Ashley,permettendole di affrontare il suo dolore e

agendo da guaritore : "Quando il presidente Bush l'ha presa tra le braccia Ashley ha

mostrato più sentimento e dolore di quanto non avesse fatto nei tre anni precedenti.

Ha detto che era la prima volta dall'uccisione di sua madre che si sentiva sicura".

L'uomo, aprendo e chiudendo il racconto, ci mostra Bush come appariva ai suoi

occhi, il mediatore di un miracolo, portatore di sicurezza e protezione.

Tutti gli elementi inseriti nel filmato aiutano a confermare la veridicità del

messaggio centrale dello spot, ossia la frase "È l'uomo più potente del mondo e vuole

assicurarsi che io stia bene", come la foto della madre con le bambine, l'articolo di

giornale, Bush tra la folla e mentre si congratula con un pompiere di New York.

Tutto questo a sostenere il racconto di un uomo politico che consola ed ha a cuore la

vita della figlia di una vittima dell'11 settembre.

Proprio come pensava Lynn Faulkner la storia di Ashley e la fotografia di lei

tra le braccia di Bush poteva essere interpretata quasi come un'immagine sacra

poiché utilizza i codici narrativi di una parabola evangelica che racconta di gesta, di

miracoli e di guarigione.

Grazie allo storytelling,dunque, il leader può analizzare,sviluppare e

controllare la narrazione,di sé o dei suoi avversari, facendo sì che ogni singolo

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racconto si confaccia al personaggio politico e agli obiettivi politici che si è preposto

nella creazione della sua narrazione politica.

Il politico che decide di narrarsi deve,infine, tenere a mente che per essere un

efficace storyteller, e ricevere voti, è necessario :

generare storie coerenti ricordando che il racconto è potere;

promuovere ideali sociali all'interno delle sue narrazioni;

spingere alla consapevolezza e non al semplice e banale consenso, restando

vicini all'elettore e alla realtà;

accelerare la relazione tra individuo e comunità, perché narrare è fare;

connettere esperienze di vita in modo significativo;

attivare percorsi sociali e azioni economiche concrete.

In conclusione è importante sottolineare come, considerando il potere che la

narrazione ha su di noi, occorra mostrare un profondo rispetto per le storie e per chi

le consuma e le usa. Occorre,quindi, fare attenzione ai diversi significati che gli

individui conferiscono alle storie.

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Conclusioni In conclusione, a seguito di lunghe ricerche e di tanto impegno, posso

affermare di aver imparato molte cose riguardo un argomento di cui conoscevo ben

poco, nonostante fossi convinta del contrario. Una cosa è amare le parole e il potere

che da esse scaturisce, un'altra è studiarle e capire come si usano e cosa sono in grado

di fare. In una realtà interconnessa come la nostra saper comunicare, in qualunque

linguaggio e forma, è una risorsa enorme. Proprio per questo motivo ho deciso di

centrare la mia tesi di laurea su una particolare forma di comunicazione che è quella

del racconto, una forma comprensibile per tutti, adulti e bambini, ma che, allo stesso

tempo, non deve essere mai data per scontata.

Per questa ragione ho voluto iniziare l'intero discorso soffermandomi proprio

sulle origini di tale forma comunicativa, sul significato delle parole e sui valori che le

parole possono trasmettere. Anche se a volte non sembra, l'utilizzo di una

determinata parola al posto di un'altra può cambiare completamente, a volte in

positivo e a volte in negativo, l'effetto di una frase. Ho imparato che è fondamentale

dare importanza a ciò che si dice, legge o scrive.

Proprio per questo quando si tratta di istruzione e di formazione è importante

constatare come con il passare delle generazioni cambino le forme e i canali di

comunicazione ma anche come, di base, lo scopo della comunicazione rimanga lo

stesso.

Saper comunicare, esprimere pensieri ed essere in grado di tradurli in parole

o,addirittura, in altre lingue è la chiave per comprendere la realtà in cui viviamo al

giorno d'oggi. Questo principio si confà praticamente a tutti gli ambiti della nostra

società e riguarda tanto la scuola e l'apprendimento quanto la vita politica e le

pubblicità che vediamo giornalmente in televisione.

Ciò che mi ha spinta a dedicarmi a questo argomento nella mia tesi è stata la

passione per le parole, il linguaggio in generale e le lingue, prima fra tutte quella

italiana, e ho ritenuto che questo potesse essere un ottimo modo per concludere

questi tre anni di studi impegnativi ma, più di ogni altra cosa, estremamente

stimolanti.

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ENGLISH SECTION

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Introduction

The central topic of my thesis is that phenomenon commonly known today as

"Storytelling" which, if we think about it, is nothing more than an act performed by

us every single day of our lives when we take our daily experiences and translate

them into words. Whatever happens to us throughout our lives, it will add a piece to

that huge puzzle consisting of our experiences and memories of them. But what

exactly is Storytelling? Today, storytelling, or the art of telling stories, is considered

an important linguistic phenomenon which, among other things, is able to fascinate,

interest, influence and persuade people. This phenomenon is more widespread in our

lives than it seems and, whether we like it or not, it affects us in many of our daily

choices. I will discuss this and many other things in my thesis in order to explain

how storytelling can be a resource in many cases and a risk factor in others. To do

this, however, I will have to start from the very beginning.

The first chapter, in fact, covers the origins of storytelling, the disciplines that

have influenced it, its transformation over time and the different forms the

phenomenon can take. The first chapter ranges from the origin of the art of oral

narration in Native American tribes to the conception we have today of the terms

story, narrative and narration, clarifying the differences that are still unclear today.

Once the origins of storytelling have been explained, in the second chapter we

move on to the analysis of its applications in our day and age. I will no longer focus

only on oral storytelling aimed at teaching values but I will focus on the countless

effects that various technological inventions have had on the art of narrating. I will

address the issue of the different channels that can be used to communicate

effectively and, of course, the different existing types of media. In this regard I will

discuss the so-called Digital Storytelling, and how it can represent a resource in the

field of education today and transmedia storytelling, transmedia narration, which

occurs, in fact, on different media. Of these types of storytelling I will provide many

practical examples, so as to make each concept as clear as possible.

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In the third chapter, instead, I will examine the theme of storytelling in the

field of consumption. As I mentioned above, this phenomenon can be a risk factor in

some circumstances and for some individuals. This is the case, for example, with

advertising, which can persuade, influence, but also mislead and deceive the masses,

especially in a society so dedicated to consumption as that of today. The chapter will

cover the history of advertising and its language as well as the close bond that is

often created between a company, an institution or a brand, and its story.

Finally, in the fourth chapter, I will move on to another very important

subject in our society: politics. To be more accurate, I will examine politics from the

point of view of politicians who find themselves having to base their campaign or

their political actions on a coherent, honest, clean and convincing narrative of

themselves so that voters identify with them, their experience and their ideals.

The choice of this topic was mainly due to an overwhelming passion for the

books, tales and stories which have shaped my life since I was a child. Even if the

memory of the densely printed pages of history books tends to fade a little with time,

I will never forget the stories that have accompanied me while I was growing up.

They fully succeeded in their most important intent that is the very basis of

storytelling; that is, to touch others and to remain firmly in the memory of those who

read, watch or listen.

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I. What is storytelling?

The word storytelling refers to the act of narrating and, as a branch of

knowledge, originates from the principles of narratology and rhetoric. Narratology is

the historical-critical study of narrative and narrative structures and the ways that

these affect our perception whilst rhetoric is traditionally considered as the art of

discourse, or more precisely something a writer or a speaker uses to inform, motivate

and especially persuade audiences in specific situations.

Storytelling, through particular narrative methods, is mostly used to promote

ideas, values and social dynamics. Its potential in the pedagogical and didactical

fields leads not only to educational benefits but also to the introduction of a new and

improved way to reflect on our current social reality. Narration is a tool to penetrate

in depth the causes and reasons behind events and the details recounted go to form a

story, become real and then determine the story itself.

Storytelling is becoming an actual trend nowadays but, unlike most trends

that disappear as fast as they emerge, this discipline can also prove to be very useful

to our lives. It is, in fact, extremely successful in many diverse fields : from

communication to marketing, from education to television and both in the virtual

world of the internet and in our daily lives.

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In order to thoroughly analyze the phenomenon we call storytelling we must

start by breaking down the term itself. The word is composed of two short ones :

"story" and "telling". So, literally, we could define the term as "the act of telling a

story" or, if we want to make it a bit more sophisticated we could call it "narrative

communication".

Substantially, storytelling is a communication technique which implies telling

a story to draw the attention of an audience, convey the message of the story, and

stimulate a specific desire in the readers or listeners, thus persuading them to act in a

certain way.22

In order to promote their brands, for some time now, important businesses

and international companies have been using storytelling techniques to communicate

to potential and actual clients, to persuade them and push them to" pledge their

allegiance" to their firms. It has been noticed that a client tends to grow fonder of a

brand when he or she finds out about it through storytelling, getting therefore

involved in the stories the brand tells about itself while those who hear about it

through other media tend to have less of a relationship with it. This occurs both with

the stories told on the Internet and with those told via all the other media.

Storytelling could be seen as a form of art, an instrument which takes real or

unreal events and turns them into words, sounds, images and concepts. Its

communicative form is so effective since it takes advantage of powerful elements

such as emotions, intent, various contexts and so on. It relies on emotions because

when one tells a story one aims at involving people but also at pushing them to give a

meaning and interpret every act described in it. It is also a collaborative activity since

it includes a narrator and a listener and what makes it collaborative is the fact that the

human brain, in this case that of the listener, understands a story much more easily

than he would a more complex process such as a logic-mathematical one. This leads

to a greater feedback, increased reactivity and collaboration from the listener.

By telling a story it is possible to successfully transfer knowledge and

experience, to persuade and somehow influence people and this happens thanks to

22

http://comunicaresulweb.com/web-writing/storytelling-storyteller/

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what we can define as "narrative discourse" , which is the translation of our

"narrative thought" which we have all possessed since the day we were born.

Narrative discourse, to be effective, must have narrative sequentiality and

intentionality, it must be particular, plausible, combinable and referential, and it must

belong to a genre. These characteristics and many other things will be analyzed in

detail in the following pages and chapters.

I.1 Origins

Oral tradition can be found in numerous ancient civilizations which used

storytelling to explain natural phenomena and the creation of the world by inventing

an infinite series of deities and myths. These stories were passed on from generation

to generation in the form of songs, poems, chants and dances while storytellers were

considered as healers, teachers, spiritual guides and actual entertainers.

In Indigenous American cultures storytelling is used to this day as a form of

oral language which is fundamental for the development of a person's identity. This

is because each member of the community has the chance to add something personal

to the narrative by contributing to its creation. These indigenous communities don

not consider storytelling a form of entertainment but, instead, they use it to teach the

values of their people and their land and to also explain to younger community

members their culture and identity.

Donna Eder, professor of sociology at the University of Indiana, has carried

out some studies on the Navajo23

community and on how they use storytelling as an

excellent way to teach children the fundamental ethical principles to lead a proper

life. Learning these principles through stories contributes to helping future

generations in the pursuit of their identity. These stories are often told from the point

23

The Navajo are a native American people settled in northern Arizona and part of the territories of

Utah and New Mexico. They currently form the largest ethnic group of Native Americans.

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of view of other people, of animals or of the Earth's natural elements so that children

can learn the value of life on Earth and of their relationship with others.

In indigenous cultures storytelling is used in various situations ranging from a

simple family gathering to official events such as rituals or ceremonies. Children can

actively participate in the telling of the story by asking questions, by performing the

story or also by telling parts of it. These stories are never told in the same way and

that is why there are different versions of every myth since they change depending

on what the narrator decides to add to the story so that it is suitable for every single

experience. In these American indigenous communities stories are also considered as

an alternative teaching method aimed also at correcting children's bad behavior by

helping them understand what they did wrong and how to remedy their mistakes,

through the comprehension of the story.

Apart from the techniques and the motives behind these narratives/narrations

a fundamental element of telling a story is the message it conceals. Therefore

storytelling is crucial to communicate a message inside the story and, once the

message has been conveyed, the story comes to an end.

1.2 What is a story?

Part of knowing the techniques of storytelling is also being aware of the

difference between the terms "story", "narrative " and "narration". These words, in

fact, are often wrongly used as synonyms but, although similar, they are not the same

thing.

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The standard definitions of the three terms are as follows :

a story is a set of events described according to a logical and chronological

sequence. It is the content of a certain narrative;

a narrative is the form of the discourse through which a story is told. It is an

elaboration (usually oral or written) of real or unreal events. It is the form of

the enunciated content;

Narration is the act through which a story is actually conveyed by someone to

an audience. It is the act of enunciation. 24

Turning a story into written or oral narration requires hard work , patience

and shrewdness in order to come up with a successful story. That is why an effective

narrative strategy is necessary.

Storytelling is, in fact, first and foremost a strategic activity since in every

narrative the aim of the is to find the best strategy to communicate something to a

recipient who listens or reads and interprets. One of the greatest challenges is to

make sure that the content and the means of a communication draw attention and

become fixed in the form of a memory in people's minds. Nowadays we are all

24

(Andrea Fontana, Story Selling, Rizzoli Etas, Milano 2016)

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constantly bombarded with information and, if we do not manage to find a successful

narrative strategy we will not get anywhere.

So, which types of stories generate interest and leave a bigger trace in

people's minds? Essentially the ones based on major human themes such as fear,

hope, love, work, health/sickness, fun, power, freedom and so on.

This is how a good story is structured :

it has definite themes (love, work, fear and so on);

it has a valid plot;

it has its own precise characterization;

it has emotional tension;

it is addressed to a specific audience through a specific set of media.

The story is effective when :

it entertains the listener;

it is memorable;

it pushes toward identification through emotions/emotionality:

it generates a sense of belonging and involvement;

it helps to understand the most complex events;

it protects boundaries or pushes people to go beyond them;

it provokes the so-called narrative trance.

In order for a story to work and be powerful it must above all be worth

reading and listening to and memorable. Undoubtedly, at least once in our lives we

have all got lost in a book, kept staring at a screen or lost track of time during a

conversation with a friend. After this happens at some point we must go back to

reality and we are somehow changed : we feel restored, happier, more relaxed or

excited. This particular listening experience is called "storylistening trance

experience". 25

25

(Sturm 200, Nell 1988, in A. Fontana ,op. cit. , p..4)

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When we listen or absorb a story we enter a state of altered consciousness

which makes us prone to identifying ourselves with the subject of the narration and

with the person narrating it whilst temporarily suspending our disbelief.

The suspension of disbelief and doubt is a process in which a reader or

listener decides to set aside his or her ability to criticize in order to fully benefit from

a story. Therefore storytelling takes advantage of the reader's tendency to believe

everything he or she hears.

However, when we are listening to a story we do not immediately enter a

state of trance . In fact, we usually follow these seven steps :

contact : the first time we come into contact with the story through our five

senses;

familiarity : we start to get acquainted with the story and to trust in it;

immersion: we fully enter the narration and its content;

identification : we are now able to identify ourselves in the story and its

elements;

emergence : once the story comes to an end we emerge and come back to

reality;

detachment : as time goes by we forget about the story but something remains

inside of us without us even noticing;

transformation : the story has left something inside of us starting a

transformation, big or small depending on the person. A new idea or way of

thinking emerges in us as a result of our transformation.

Clearly these steps depend also on the type of narration, on its characteristics

and on the medium used to tell it and spread it.

Consequently, when we are creating a story, it is extremely important to take

into account these steps and ask ourselves some questions about our audience such as

: what is their taste? What themes are they interested in? What is their culture and

what makes them emotional? Where will they be when they hear my story?

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Our need to lose ourselves and to identify ourselves in stories is the key to

storytelling. We voluntarily decide to lose ourselves in a story, a movie, gossip, or a

commercial of a certain product, and so on.

The reason why narration and stories have so much power over us is that they

make us feel involved. When listening to a story we do not care about knowing if its

contents are real or not . We mentally and psychologically abandon ourselves to it

and identify ourselves with the characters, their struggles, their problems and,

hopefully, their happy ending.

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II. Storytelling in the modern era

Modern storytelling is an extremely diverse field. In addition to the traditional

narrative forms such as folk tales, fables, legends, myths and fairytales,

contemporary storytelling includes also history representations, personal narratives

and political comments as well as its being used to achieve various educational goals.

A narrative, in order to be convey its meaning, needs to take a physical form

through one of today's many media forms. Thanks to modern technology the

potential of storytelling to develop and spread is incredible.

Therefore, once we decide to come up with a narrative the questions we need

to ask ourselves are "what are we going to tell?" , "To whom are we going to tell it?"

and, most importantly, "How are we going to do it?". People often take the matter

lightly but the truth is the medium through which the story is told is just as important

as the content of the story itself.

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Every detail counts : the font of a document, the images of a website, the

videos uploaded on a blog. They all must follow a precise narrative coherence.

All stories are placed :

1. in a historical time;

2. in a physical and virtual space;

3. in a specific culture.

Therefore, it is essential to engage in an operation of narrative positioning

within space and time. To do so, it is possible to use three different types of

channels:

1. the paper channel : various types of products such as business cards,

promotional cards, business brochures, institutional pamphlets and so

on. Printed testimonials are the most definitive since this channel is

extremely inflexible though, at the same time, long-lasting and of

greater impact on people's memory ;

2. the relational channel : training, workshops, conventions , strong

social campaigns such as that launched by ATM in 2009 to promote

socially sustainable and respectful behavior on public transport;

3. the digital channel : the creation of digitalized products which allow

us to share experiences and professional knowledge through blogs

,portals ,websites ,video-galleries and so on. An interesting example is

that of Google that created a two-minute video that is a digital

recreation of the company's story from its origins to this day.

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The choice of which channel to use is mostly influenced by the time in which

the narrative will occur and by the culture of the target audience.

It is crucial not only to choose a medium but also to develop the best strategy

to cross more media together so as to make the narrative more memorable so that it

will remain more impressed in the memory of the audience. Nowadays, in fact, an

audience can be reached everywhere and this is why it is fundamental to try to cover

the widest possible range of audiences with our story.

II.1 Digital Storytelling

Digital Storytelling, a form of narration created through digital tools, is

nothing more than the organization of contents chosen from the internet in order to

create a coherent system, held together by a narrative structure to produce a story

made of multiple elements of different formats ( video, audio , images , text , maps

and so on).

This narrative method has a few main characteristics such as :

appeal : since we are talking about stories we must not underestimate the

power and the appeal that stories have;

richness and variety of stimuli : which is due to the large amount of codes

,characters , information and different formats that interact (with each

other??) through multiple paths.

Especially in the field of journalism, politics, marketing and education ,

digital storytelling is an excellent narrative method thanks to its highly

communicative nature.

Types of Digital Storytelling:

What are the right tools for Digital Storytelling? How does the web, with its

countless applications, make the creation of stories possible?

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Storytelling and Timelines : The creation of timelines places the narrative in

the form of events organized in chronological order;

Story mapping : a form of storytelling that, through the use of geographical

maps and images, creates a navigable path by inserting different links to web

resources related to a particular theme;

Visual Storytelling : this is a very versatile form of storytelling because of the

numerous ways that images can be used It is possible to arrange pictures in a

series as in a presentation or slideshow and accompanied by texts, the

recorded voice of a storyteller, links and so on. They can include links to

multimedia resources and / or the recorded voice of a storyteller; they can

also be made interactive so that you can open, with a simple click on them,

resources on the web, you can report an experience through the collection of

images, through albums or boards accompanied by short captions;

Video Storytelling : for this form of storytelling, Web or Browser Based

Services are used to create the story by manipulating videos, inserting text,

links, images, notes, questions, etc., and real interactive videos , which may

contain multimedia elements, are produced.

There are eight fundamental steps to follow in order to create a digital

storytelling product :

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1. Defining the initial idea through a brief description;

2. Researching and gathering information before creating the story;

3. Defining the narration style before starting to write the story;

4. Turning the story into a script;

5. Recording images, sounds and videos;

6. Assembling and recomposing the material;

7. Distributing the product ;

8. Seeking and analyzing feedback.

II.1.2 Storytelling in schools: why the narrative method

should be chosen

From an educational point of view storytelling is now a consolidated teaching

practice and considered a very effective learning tool since a story is much simpler to

understand and remember than a long explanation because it uses the same strategies

human beings use to give meaning to what surrounds them and is ,thus, much more

familiar to them.

New technologies offer multiple instruments for the creation of stories and

the combination of the art of inventing a story and the use of a variety of multimedia

tools such as graphics, audio, video and internet is what we define today as digital

storytelling.

Bringing storytelling to our schools has become a necessity since the

advantages of introducing the narrative method are well known nowadays : involving

students in a digital storytelling course will allow them to autonomously build up

their knowledge autonomously while simultaneously following traditional

educational programs.

Especially in secondary school storytelling stimulates students and teachers to

reconsider, in a positive way, their mutual roles through creativity and

communication. By fostering new learning forms it encourages students to almost

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unconsciously take on an active and participating role. Furthermore, it adds a

symbolic and emotional meaning to notions by making them seem more alive and

tangible/palpable. Lastly, it is becoming increasingly evident that it also helps

students relate to the subject matter since storytelling means identity, confrontation

with others, recognition and personal growth.

Another element in favor of the introduction of storytelling in schools is the

idea of the future. In the coming years machines could overpower us all in terms of

speed and efficiency. Many are already worried about the number of jobs that could

disappear for this reason but there will always be things that we have more of at least

for many years to come, such as :

1. Imagination and creativity;

2. Empathy;

3. The ability to communicate through complex registers.

In order to stimulate these three human traits it is necessary to study and

know the processes through which a good story is invented.

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II.2 Transmedia Storytelling

Transmedia narration is a set of stories that develop on more than one digital

platform and medium and in which each medium contributes in a specific way to a

better understanding of the narration itself.

Thanks to transmedia narration the audience has the chance to get in touch

with the narration and with the basic content through an integral structure made up of

different media platforms.

Henry Jenkins26

, an American media scholar, has established seven

fundamental principles in transmedia storytelling :

Spreadability vs. Drillability ;

Continuity vs. Multiplicity;

Immersion vs. Extractability;

Worldbuilding;

Seriality;

Subjectivity;

Performance.

One of the first and of the many examples of transmedia storytelling is "The

Matrix". The story develops on various media : three movies, a series of animated

short films , two collections of comics and several videogames. An even more

26

Henry Jenkins is an American academic, sociologist, and essayist in the fields of media, journalism,

and communication.

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characterizing aspect is that every medium was used by several authors collaborating

with each other. The Matrix is a first archetype of transmedia narration; there is no

single source text and, in order to understand the story, one must gather all the

information scattered through all the media involved.

Another good example of transmedia storytelling is the TV series "Lost". The

main structure was the much-loved TV series, which had a strong and passionate fan

base. The fans were so passionate and involved with the island's mysteries that they

created an encyclopedia called "Lostpedia". The series' creators and producers also

invented an ARG ( Alternate Reality Game), "The Lost Experience 44" where clues

to solve secondary enigmas were revealed. The series is complemented with books,

puzzles, commercials, web videos, and fake websites such as, for example, the

website of the fictional airline called "Oceanic" ( the airline of the plane that crashes

on the island during the first season of the series), where it is possible for fans to find

new and unreleased clues.

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A less known but still excellent example is that of the American insurance

company Aflac. In January 2013 the company decided to create and broadcast a

commercial, which initially only aired at half-time during a famous football match

where the protagonist, Aflac Duck, the company's testimonial, appeared lying on a

hospital bed due to an injury.

In this commercial Aflac tried to address a key topic for the company, that is

the unpredictability of injuries and accidents by using an original and fun approach

made even more captivating by the presence of the cute duck.

This commercial is a perfect example when talking about transmedia

storytelling because, as part of the initiative, a website was created to allow people to

send personalized "get well soon" cards to Aflac Duck : in just two and a half days

the duck received more than four thousand cards. The whole narrative went on also

on other social networks such as Twitter and Facebook where updates on the poor

bird's health conditions and other contents kept being posted. In 2015, two years after

the event, the initiative had been so successful that the duck's Twitter profile had

almost sixty-nine thousand followers and the situation has not changed much since

then.

The secret of this communication campaign, and of almost all those following

the principles of storytelling, lies in the knowledge of two main elements :

The characteristics of the campaign's target audience;

the interests of the aforementioned audience so that the recipients can be

persuaded to participate and to get involved in every possible transmedia

initiative.

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III. Storytelling and consumerism

Advertising simultaneously follows the economic, social, political and

cultural needs of a country. At the end of the 19th century Italy was still

predominantly dependent on an agricultural economy , it was extremely poor and the

socio-economic differences between the North and the South of the country were still

significant and marked. The first forms of advertising started to appear with the

introduction of newspapers between the mid-nineteenth and early twentieth

centuries. It was on the last pages of newspapers such as "La Domenica del

Corriere" , "La Tribuna Illustrata" and "Illustrazione Italiana" that the first adverts

appeared.

At first advertising only consisted of text and drawings, despite the fact that

most of the population was illiterate and only a few could afford the luxury of buying

a newspaper on a daily basis. This is why advertising was extremely simple and

immediate, mainly characterized by short texts and imperative verbs such as

"Drink..", "Take..." " Ask your pharmacist...".

In the United States, when radio broadcasting began in the 1920s, it was

considered inappropriate to insert advertising messages during broadcasts because

they were not supposed to enter the homes of citizens, these being private places not

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to be invaded. It was the successful TV show "Amos 'n' Andy" that broke this

"taboo" by inserting advertising breaks for the first time during the program.

With the advent of the industrial revolution and the significant increase in the

production of goods, advertising started to become more and more essential until it

turned into what we know today.

In order to grasp the connection between storytelling and consumerism it is

necessary to understand that, nowadays, first we buy the story of a product and then

we buy the product, first we make a politician' s story our own and then we vote for

him or her. This is what objects and markets have become today : pure narration.

Modern consumerism mainly relies on communication, advertising and influencing

the public.

According to Eric Fromm27

it is much better to be than to have. Today,

apparently, this does not apply anymore. We buy and use things, not so much to

impress others and show our social status, but to create an identity for ourselves that

is based on a story and our story is often made up, for the most part, of what we own.

In our daily life we are surrounded by numerous storytelling strategies. These

strategies apply to many aspects and the most common are :

Individuals : we all are constantly asked to tell our story , just think of when

we are at a job interview;

Organizations and institutions : today profit and non-profit organizations need

to create an identity and a brand for themselves, to tell their firm's story, stay

coherent and earn people's trust. An example could be even that of tourist

destinations and all those territories that are starting to be promoted and

advertised through video-stories in order to convey the true essence of the

place and to attract tourist flows;

Products and services : objects, whether they are tangible or not, are based on

a symbolic dimension that goes far beyond the object itself. Products like

Coca Cola or Nutella are not just something we buy, they are consolidated

symbols of generations and of our community. 27

Eric Fromm was a German psychologist, sociologist, philosopher, psychoanalyst and academic.

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Today's economy, being more and more based on narration, needs to study

society, its habits and the greater necessities of each particular period in order to be

effective. During the course of our lives , in fact, we all go through some phases in

which we are more focused on certain aspects rather than on others and we have

specific needs that maybe we did not previously have. Consumerism must adapt to

these phases, study them, understand them and then offer us exactly what we feel and

think we so desperately need.

However, we did not get to this moment in time and to this type of economy

out of nowhere. We have a long history of products, their logos and, naturally, of

their stories.

III.1 Product, logo and story

According to marketing experts, during the 90s and the early 2000s what

dominated markets and sales was not the product itself but the brand representing it.

At that time a brand meant loyalty : those who loved the Ford brand only drove Ford

cars their entire lives, whoever purchased a sewing machine only bought a Singer

one and this loyalty was passed on from generation to generation. A firm could put

all its eggs into one basket, its brand, since it was considered as the symbol of the

firm's identity.

Within ten years or so things started to change radically. Brands and logos,

once worshipped by marketing experts, were starting to lose their power and to be

slowly replaced by stories. What William Ryan, the man who completely changed

the image of Apple when the iMac was launched on the market, thought was that we

had finally entered the age of narration. Therefore, the biggest challenge companies

were facing at that point was that of finding the best way to convey their story as

effectively as possible.

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According to the NDP Group, an American market research company, about

half of the consumers who in 2003 affirmed to be loyal to a brand no longer were

after just one year.

In the 90s many anti-branding and no-logo movements started to appear and

activists of all kinds challenged the dictatorship of logos on society and protested

against the act of labeling every commercial and non commercial human activity and

the commercialization through brands of everything, Community NGOs and

ideological battles included.

These protests hit also the great Nike logo : starting from 1995 the big

industrialized countries began to conduct investigations in Africa, Asia and Latin

America to find out the conditions in which the people making the comfortable

fashionable Nike sports clothes and shoes were working. What they discovered was

terrible publicity for the company . For instance in China, Indonesia and Vietnam the

workers received much less than the legal minimum wage, they often worked seven

days a week and endured shifts that could be as long as twelve hours a day.

The working conditions in Nike sweatshops rapidly became known in

countries like Canada, Australia, and in the United States, as well as in Europe.

During a press conference held in Washington in May 1998 Phil Knight, who at that

time was the company's CEO, announced that a series of initiatives aimed at

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improving the working conditions of Nike's workers all over the world would be

implemented. Knight himself admitted that Nike products had become synonymous

with slave wages, forced labor and abuse.

These initiatives would only have silenced the sweatshop scandal but the

main problem was another: how could Nike's prestige be restored?

One thing was certain : the brand was irretrievably damaged. The next step, at

that point, was to go back to basics and focus on the fundamental aim of marketing :

selling. Among the many ways in which a company can successfully sell its products

the most suitable one appeared to be through the long lasting emotional involvement

of the consumer. For many years brands had been quite good at that , just think of

Apple, but the ties these brands created with the consumer were extremely fragile.

In the late 90s Nike's name, slogan , products, and especially its logo, had a

completely different effect on its former loyal consumers. The company had become

involved in a shameful issue of exploitation and impossible working conditions, and

the horrific stories behind its brand had now spread around the world. A solution to

erase these horrifying stories from the public's mind by replacing them with uplifting

ones was needed.

A counter narration was necessary to make people forget about all those

exploitation stories. Nike decided to spread completely different stories in order to

clear its own name : by reforming its work policy and committing itself to defending

the environment Nike created a new narrative identity for itself, thus changing its

own story.

According to marketing experts making sure a brand becomes famous and

known by a large quantity of anonymous consumers is not enough anymore; on the

contrary, the best strategy is to create an emotional relationship between a brand and

those who buy the brand's products. To that end it is very important that brands find

and propose a new coherent and strong identity in order to be able to reach both

consumers and the company's collaborators : employees, investors, suppliers and so

on. It is possible to do that only if the company remembers to make sure that this

story contains all the main components of the firm and organizes them in a coherent

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way : its story, the nature of its products, the quality of the service offered to clients,

the relations between colleagues, the attitude towards the environment and much

more.

As we saw, marketing has gone through different phases over less than 15

years. It went from products to logos and then from logos to stories. Brands and

logos, of course, still exist and still have a certain importance, but what interests us

now is no longer the status we think they symbolize, but the stories they tell us.

When you have a product that is identical to another one, the methods to win

the competition are more than one: either you lower the price, or you add value to the

product by telling its story and making it unique. Since today's consumers are

exposed to an average of around 3000 commercials and advertisements a day, brands

that want to stand out need to do that by telling perhaps an original and honest story

and by making it so captivating that we want to be part of it.

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III.2 The language and the power of advertising

The language of advertising, in order to be understood by the vast majority of

consumers, needs to have a great linguistic variety. In 1966 the Russian linguist and

semiologist Roman Jakobson, to whom we own the study of the linguistic

communication theory, distinguished six communication functions. These six

functions are fundamental for the analysis of the language of advertising.

This theory, his most famous one, divides the functions in :

1. referential function (attention focused on the context);

2. emotive function ( attention focused on the issuer);

3. phatic function ( to establish, maintain or terminate contact with someone

else);

4. conative function ( attention focused on the receiver);

5. poetic function (attention focused on the form of the communication);

6. metalingual function ( used by language to reflect on language itself).

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None of these functions prevails over the other when it comes to the language

of advertising. No message can only be phatic, referential or just poetic because to

obtain a successful message we need them all together, each in the suitable amount.

In order to reach a wider and wider range of people advertising has had to

adapt to different varieties of language and expressions as well as to signs, images,

words and numbers. Furthermore, language has come to include also words coming

from foreign languages and to use numerous registers from the colloquial one and the

jargon used by a specific group, to the specific language used, for example, in the

scientific or medical field.

Another important element of advertising is the repetition of the message. It

is of fundamental importance for the language of advertising to formulate a quick

and effective form of communication by limiting the length of the message to avoid

boring the recipient and to make sure the message is as concise as possible. The

repetition of the message, therefore, makes sure that people remember this brief but

effective communication, whether they want it or not.

The message per se, in fact, is not enough : although the repetition of the

message is quite annoying for the recipient, it is part of the structure of advertising

since it aims at drawing everybody's attention, even the attention of those who,

otherwise, would not show any interest in receiving the information contained in a

specific message.

Since people become fed up hearing the same message repeated over and

over , it needs to be modified often. These frequent changes are essential to make

sure that the consumer never gets tired or loses interest in the product one intends to

promote and, of course, sell.

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IV. Political Storytelling

A politician cannot be just anyone. A politician must possess particular

personality characteristics and leadership qualities such as charisma, resilience,

concentration, the ability to influence other people's thoughts and behavior and,

unexpectedly, the ability to tell stories. They must be able to picture plausible

representations of human existence and to provide effective solutions. Since their

goal is that of obtaining as many votes as possible politicians must always try to be

credible and to connect with their electorate.

It is, in fact, through the act of narrating that a political leader can get closer

and establish a confidential relationship with the voters. They must put themselves in

their shoes, try to feel what they feel and act accordingly by trying to orient their

expectations. The secret is to influence their actions and ,most importantly, their

emotions. They must motivate them when a push to reach a goal is needed and

reassure them when all hope seems to be lost and everything appears to be going

wrong.

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Contemporary neurosciences have shown through numerous studies on the

brain that when somebody listens to a story the brain areas of the teller and of the

listener synchronize and this is the reason why when somebody tells us any sort of

story these things happen :

the actions recounted in the story are simulated in our brain;

the neural mechanism between the speaker and the listener allows a direct

experiential understanding of the emotion communicated;

emotion transports us into the world of the story we are told.

Therefore, in case anyone was wondering... yes, stories influence our neurons

so much that they are widely used also in our political system.

IV.1 What is a political narrative?

First of all, a political narrative does not coincide with the story of a political

subject. What we are really interested in here is not the story but the narrative the

politician decides to create and tell.

Thanks to narration sciences and to the use of a specific storytelling technique

the basic requirements for a successful narration, in this case political narration, can

be followed and met.

According to narration sciences, in order to be successful every story should

possess a few fundamental characteristics. Here are the seven cornerstones of

narration which must be observed by a politician when telling a story :

1. Penetration : the narrative must penetrate the life story of voters ;

2. Credibility : a well-constructed political narrative always forms a network

that takes into account the cultural system and its interpretative variables;

3. Meaning : a credible political narrative interacts with the world, has a life of

its own and, by becoming an integral part of the real world, is able to

influence it;

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4. Re-use and seriality : an effective narrative must contemplate the

characteristic of seriality so as to adapt to the development of the

concatenated episodes of life;

5. Shareable personalization : political narratives are subjective because they

try, through the point of view of a character, to push the listener to identify

with that character. It is in fact through the political figure that the voters

enter the political narrative, absorb its values and live its conflicts;

6. Cultural performativity : a narrative also has cultural repercussions, as it

gives the community a goal to achieve, an experience to live and something

to do;

7. Media multiplicity : nowadays technology and new media have a huge impact

on communication. A narrative must therefore be trans-media, that is, it must

come out of several communication channels, exploiting each one to the

utmost and thus amplifying the extent of the content of the story.

In the political scene we do not only find leaders but also their rivals. We are

all somebody else's rivals, politically speaking. Our narrative, whether it is political

or not, is therefore always opposed to that of someone else.

Today's politics is increasingly saturated with actual clashes of narratives.

This battle can be won not only by building one's own story, but also by learning to

manage the counter-narratives that others build based on their values and proposals.

A political narrative constantly attracts criticism from the so-called political

rivals, who are nothing more than opponents.

An opponent is someone who intends to:

undermine and weaken the structure that guarantees the narration;

prevent contact with the voter;

obstruct the dissemination of facts;

hinder the dissemination of future stories;

sully a person's reputation with bad publicity and gossip.

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IV.2 The politician as a successful storyteller

A politician who decides to strengthen his or her leadership and to draw the

voters' attention must tell stories that lead them to become interested in events

concerning him exactly how they would in the case of the protagonist of a great

story, whether it is a book, a movie, a play and so on. The stories a candidate spreads

become an integral part of his or her political identity and that is why a leader needs

to create a set of stories that :

express his or her identity ;

guarantee his or her political abilities.

The leader must therefore try to understand what issues the voters are

interested in so as to create a connection between the voters and his or her life story

in order to increase his or her power of persuasion and to reach the sensitivity of the

audience, which is more and more disoriented, confused and complex.

The art of governing relies increasingly on the ancient art of narrating and,

therefore, on the science of narration. First and foremost, politicians have to

overcome the great challenge of having to win the hearts of voters.

It is no coincidence that the success of all great politicians has almost always

depended on the narrative he chose to tell, on the story he told to obtain consensus

and on the character he decided to portray.

In fact, to fully engage people it is essential to build a story that captivates

them at inner and emotional level. In politics, for example, we need to understand

that stories work if they involve heroes who experience life truths, who suffer, who

feel fear and pain, whose victories, through which one can recognize oneself or be

redeemed, fill audiences with pride and joy.

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Therefore, through storytelling, the leader can analyze, develop and control

the narrative, of himself or his opponents, making sure that each story fits the

political character and political objectives he has set in creating his political

narrative.

Politicians who decide to tell people about themselves must finally keep in

mind that in order to be an effective storyteller, and obtain votes, they will have to :

generate coherent stories while keeping in mind that the ability to narrate

means having power;

promote social ideals within his narrative;

raise awareness and not simply aim at consensus;

accelerate the relationship between individual and community;

connect life experiences in a meaningful way;

implement social programs and concrete economic actions.

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In conclusion, it is important to underline how, considering the power that

narration has over us, we must show a deep respect for stories and for those who

consume and use them. Therefore, attention should be paid to the different meanings

that individuals give to stories.

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Conclusions

In conclusion, after much research and effort, I can say that I have learned a

lot about a subject of which I knew very little, despite being convinced of the

contrary. It is one thing to love words and the power that they produce, but it is

another to study them and understand how they are used and what they are able to

do. In an interconnected reality such as ours, knowing how to communicate in any

language and form is a huge asset. For this specific reason I decided to focus my

thesis on a particular form of communication which is that of storytelling, a form

understandable to everyone, adults and children alike, but that, at the same time,

should never be taken for granted.

That is why I decided to open the topic by reflecting on the very origins of

this form of communication, on the meaning of words and on the values that words

can convey. Although at times it may not seem so, using one word instead of another

can completely change the effect of a sentence, sometimes positively and sometimes

negatively. I have learned that it is essential to give importance to what you say, read

or write.

For this very reason, when it comes to education and learning, it is important

to note how from generation to generation the forms and channels of communication

change, yet, basically, the purpose of communication remains the same.

Being able to communicate, express our thoughts and translate them into

words or even into other languages is the key to understanding the reality in which

we live today. This principle is pertinent to virtually all aspects of our society and

applies to school and learning as well as to politics and to the advertisements we see

on television every day.

What drove me to focus on this subject in my thesis was my passion for

words, language in general and foreign languages, but above all Italian, and I felt that

this could be a great way to end these three years of challenging but, more than

anything, extremely motivating studies.

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DEUTSCHER ABSCHNITT

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Einleitung

Das zentrale Thema meiner Diplomarbeit ist das heute als "Storytelling"

bekannte Phänomen, das, wenn man besser darüber nachdenkt, nichts anderes ist als

eine Handlung, die wir jeden Tag unseres Lebens ausführen, wenn wir unsere

täglichen Erfahrungen in Worte fassen. Was auch immer uns im Laufe unseres

Lebens passiert, es fügt dem riesigen Rätsel unserer Erfahrungen und Erinnerungen

an sie hinzu. Aber was ist Storytelling? Storytelling, oder die Kunst des Erzählens,

gilt heutzutage als ein wichtiges sprachliches Phänomen, das Menschen faszinieren,

interessieren, beeinflussen und überzeugen kann. Dieses Phänomen wird von uns

allen viel häufiger genutzt, als es scheint, und es beeinflusst uns in vielen täglichen

Entscheidungen. Genau dies und vieles mehr werde ich in meiner Diplomarbeit

erläutern, wie Storytelling sich in vielen Fällen als Ressource und in anderen als

Risikofaktor erweisen kann. Dazu ist es jedoch notwendig, von den wirklichen

Ursprüngen auszugehen.

Das erste Kapitel beschäftigt sich mit den Ursprüngen des Storytelling, den

Disziplinen, die es beeinflusst haben, seiner Transformation im Laufe der Zeit und

den verschiedenen Formen, die das Phänomen annehmen kann. Sie reicht von der

Geburt der Kunst des mündlichen Erzählens in amerikanischen Stämmen bis zu der

Vorstellung, die wir heute von den Begriffen Geschichte, Erzählung und Narration

haben, und verdeutlicht die Unterschiede, die heute noch unklar sind.

Sobald die Ursprünge des Geschichtenerzählens erklärt sind, gehen wir im

zweiten Kapitel zur Analyse seiner Anwendungen in unserer modernen Zeit über. Ich

werde mich nicht mehr nur auf mündliche Erzählungen beschränken, die auf die

Vermittlung von Werten abzielen, sondern mich auf die unzähligen Effekte

konzentrieren, die verschiedene technologische Erfindungen auf die Kunst des

Erzählens hatten.

Ich werde auf die Frage der verschiedenen Kanäle eingehen, die für eine

effektive Kommunikation genutzt werden können, und natürlich auf die

verschiedenen Arten von Medien, die es gibt. Genau in diesem Zusammenhang

werde ich über Digital Storytelling sprechen, und wie es eine Ressource im Bereich

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der Bildung heute und Transmedia Storytelling, transmediale Erzählung, die daher

auf verschiedenen Medien stattfindet, darstellen kann. Von diesen Arten des

Geschichtenerzählens werde ich zahlreiche praktische Beispiele berichten, um jedes

Konzept so klar wie möglich zu machen.

Im dritten Kapitel werde ich mich stattdessen mit dem Thema Storytelling im

Bereich Konsum beschäftigen. Wie ich bereits erwähnt habe, kann dies in einigen

Fällen und für einige Personen ein Risikofaktor sein. Dies ist z.B. bei der Werbung

der Fall.

Diese Disziplin kann die Massen überzeugen, beeinflussen, aber auch

irreführen und täuschen, besonders in einer Konsumgesellschaft wie heute. Das

Kapitel befasst sich mit der Geschichte der Werbung und ihrer Sprache sowie der

engen Beziehung, die oft zwischen einem Unternehmen, einer Institution oder einer

Marke und ihrer Geschichte entsteht.

Im vierten Kapitel komme ich schließlich zu einem weiteren für unsere

Gesellschaft sehr wichtigen Bereich: der Politik. Oder, um es besser auszudrücken,

Politik aus der Sicht des Politikers, der seine Kampagne oder sein politisches

Handeln auf eine kohärente, ehrliche, klare und überzeugende Selbstdarstellung

stützen muss, die den Wähler zur Identifikation mit ihm und mit seiner Erfahrung

und seinen Idealen drängt.

Die Wahl dieses Themas ist hauptsächlich auf eine übertriebene Leidenschaft

für Bücher, Erzählungen und Geschichten zurückzuführen, die mein Leben seit

meiner Kindheit geprägt hat. Obwohl die Erinnerung an die dichten Seiten von

Geschichtsbüchern mit der Zeit verblasst, werde ich nie die Geschichten vergessen,

die mein Wachstum begleitet haben und die die Grundlage des Storytellings bilden:

das heißt, zu erregen und in den Köpfen derer zu bleiben, die lesen, sehen oder

hören.

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I. Was ist Storytelling?

Das Wort Storytelling bezieht sich auf den Akt des Erzählens und verdankt

seinen Ursprung als Disziplin den Prinzipien der Narratologie und Rhetorik.

Narratologie ist die historisch-kritische Untersuchung der Strukturen, Formen und

Tendenzen der Erzählung, während Rhetorik traditionell als die Kunst des

Sprechens, Redens und insbesondere des Überzeugens mit Worten verstanden wird.

Storytelling hat viele Anwendungen in der heutigen Welt, aber ein Aspekt, in

dem es eine wesentliche Rolle spielt, ist die Pädagogik: Das Erzählen von

Geschichten kann für das Lernen eines Kindes einfacher zu verstehen sein. Ein

Beispiel sind Schulbücher, vor allem in der Grundschule, wo es oft einfacher ist, ein

Konzept durch Geschichten und erfundene Charaktere zu entwerfen.

Storytelling wird vor allem zur Förderung von Ideen, Werten und sozialen

Dynamiken eingesetzt. Storytelling wird heutzutage immer mehr zur Mode. Seine

Wirksamkeit ist ein echter Erfolg in den verschiedensten Bereichen: von der

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Kommunikation bis zum Marketing, von der Lehre bis zum Fernsehen, sowohl in der

virtuellen Welt des Internets als auch im reellen Alltag.

Wenn wir eine kleine Analyse dessen machen wollten, was wir meinen, wenn

wir über das Storytelling sprechen, sollten wir zunächst das Wort selbst

aufschlüsseln. Der Begriff setzt sich aus zwei Wörtern zusammen: Geschichte und

erzählen. Im wahrsten Sinne des Wortes könnten wir den Begriff dann auf Deutsch

wie folgt formulieren: "eine Geschichte erzählen“ oder, wenn wir weniger wörtlich

sein wollen, "narrative Kommunikation".

Große internationale Unternehmen und Firmen haben, um ihre Marke zu

fördern, längst damit begonnen, mit Hilfe von Storytelling-Techniken mit den

Kunden zu kommunizieren, um sie zu überzeugen und sie dazu zu bewegen, ihre

Loyalität zu "schwören".

Das Storytelling wird von unserem Verstand als Mittel benutzt, um die

Realität in eine Logik der Bedeutung zu fassen und zu erklären, sowie um ihre

Ereignisse und Details zu organisieren. Der so genannte narrative Gedanke hat

mehrere Bedeutungen, die nicht sofort verständlich sind und die übersetzt werden

müssen, um Kommunikationsformen zu schaffen, die von den Subjekten den

Bedingungen der Erzählung entsprechend verstanden werden können. Der narrative

Diskurs hingegen erlaubt es, das, was man gelebt hat, in eine kommunizierbare,

verständliche und einprägsame Form zu bringen. Das narrative Denken organisiert

also subjektive und zwischenmenschliche Erfahrungen, während der narrative

Diskurs die Kommunikation und Reflexion ermöglicht.

Während wir uns der Vielzahl unserer Alltagserfahrungen stellen, nutzen wir

die Geschichte, um sie in Ordnung zu bringen und ihnen einen aktiven Sinn zu

geben. Nur so kann unsere Erfahrung wirksam nachvollziehbar werden und, wenn sie

erst einmal kommuniziert wird, in Erinnerung bleiben.

I.1 der Ursprung

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Das Storytelling ging dem Schreiben voraus und seine ersten Formen

bestanden typischerweise aus mündlichen Geschichten, kombiniert mit Gesten und

Mimik. Diese Geschichten wurden auf Baumstämme und flüchtige Objekte wie Sand

und Blätter gemalt oder gezeichnet.

Mit dem Aufkommen des Schreibens wurden stabile und tragbare Mittel

geboren, um Geschichten von einer Region der Welt in eine andere aufzunehmen, zu

transkribieren und zu verbreiten. Trotz des Schreibens und der Medien sind heute

fast überall verbreitet, es gibt immer noch Storyteller, die mündliche Geschichten

improvisieren, die von Generation zu Generation weitergegeben werden. Die

mündliche Überlieferung findet sich in vielen antiken Zivilisationen wieder, die das

Storytelling benutzten, um Naturphänomene und die Erschaffung der Welt zu

erklären, indem sie eine unendliche Reihe von Gottheiten und Mythen erfanden.

Diese Geschichten wurden von Generation zu Generation in Form von Liedern,

Gedichten, Gesängen und Tänzen überliefert und Geschichtenerzähler galten als

Heiler, Lehrer, spirituelle Führer und als wahre Unterhalter.

In den indigenen Kulturen Amerikas wird das Erzählen von Geschichten als

eine Form der mündlichen Sprache verwendet, die für die Entwicklung der Identität

einer Person von grundlegender Bedeutung ist. Das liegt daran, dass alle Mitglieder

der Gemeinschaft die Möglichkeit haben, der Erzählung etwas hinzuzufügen, indem

sie an ihrer Entstehung teilnehmen. Innerhalb dieser indigenen Gemeinschaften wird

das Geschichtenerzählen nicht nur als Unterhaltungsfunktion genutzt, sondern auch,

um die Werte ihres Volkes und ihres Landes zu vermitteln und um den jüngeren

Mitgliedern der Gemeinschaft ihre Kultur und Identität zu erklären.

In indigenen Kulturen wird das Storytelling in verschiedenen Situationen

praktiziert, vom einfachen Familientreffen bis hin zu offiziellen Veranstaltungen wie

Rituale oder Zeremonien. Während der Geschichte können Kinder aktiv teilnehmen,

indem sie Fragen stellen, die Geschichte inszenieren oder sogar kleine Teile davon

erzählen.

Diese Geschichten werden nie auf die gleiche Weise erzählt, und aus diesem

Grund gibt es mehrere Versionen jedes Mythos, die sich je nachdem, was der

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Erzähler beschließt, in die Geschichte aufzunehmen, so dass sie für jede einzelne

Erfahrung geeignet ist.

Durch diese Methoden lernen die Kinder, besser zuzuhören und eine

Geschichte zu erzählen. Aber jenseits der Techniken und Motive, die hinter diesen

Erzählungen stehen, ist ein grundlegendes Element des Erzählens einer Geschichte

die Nachricht, die sie verbirgt. Das Storytelling ist daher entscheidend, um eine in

der Geschichte enthaltene Botschaft zu vermitteln, und wenn die Botschaft einmal

übermittelt wurde, geht die Geschichte zu Ende.

I.2 Was ist eine Geschichte?

Um sagen zu können, dass man die Techniken der Geschichte gut kennt,

muss man sich des Unterschieds zwischen den Begriffen "Geschichte", "Narration"

und "Erzählung" bewusst sein. Diese Begriffe werden oft als Synonyme

missbraucht, sind aber nicht alle gleich.

Um eine Standard-Definition zu geben, können wir sagen, dass :

eine Geschichte die Menge von Ereignissen ist, die in einer logischen und

chronologischen Reihenfolge beschrieben werden (das systematische Zeugnis

einprägsamer Fakten, die von einem Autor, einem Erzähler oder einer Figur

gegeben wird). Es ist der Inhalt einer bestimmten Erzählung;

eine Erzählung die Form der Rede ist, in der eine bestimmte Geschichte

erzählt wird. Es ist eine Ausarbeitung (meist in schriftlicher oder mündlicher

Form) von reellen oder imaginären Ereignissen. Dies ist die Form des

angegebenen Inhalts;

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Eine Erzählung ist der Akt, durch den eine bestimmte Geschichte von einer

Person (die eine rhetorische Absicht hat) einem Publikum konkret vermittelt

wird. Es ist die Aktion der Darlegung. 28

Eine Geschichte ist ein Ordnungsmittel, weil sie Ereignisse in Ordnung bringt

und sie systematisiert und ihnen einen Sinn und eine Richtung gibt. Wenn Sie also

jemandem etwas erzählen wollen, brauchen Sie einen Inhalt, den Sie in einer Form

von Sprache (Erzählung) mit Handlung und Genre verarbeiten können, der durch ein

sprachlich-ikonisches Verfahren (mit Tönen, Bildern, Worten usw.) im Gedächtnis

der Gesprächspartner bleiben kann.

Eine gute Geschichte muss faszinieren, das Herz stark schlagen lassen und

deshalb in eine Art Trance versetzen. Eine Geschichte in eine Erzählung zu

verwandeln, sei es schriftlich oder mündlich, erfordert daher eine sehr geduldige

Arbeit und eine Geschichte, die sehr sorgfältig funktioniert. Deshalb brauchen wir

eine effektive Storytelling-Strategie.

Storytelling ist vor allem eine strategische Aktivität, denn in jeder Erzählung

zielt der Autor darauf ab, die beste Strategie zu finden, um einem Empfänger, der

zuhört und interpretiert, etwas mitzuteilen. Eine der größten Herausforderungen ist

es, dafür zu sorgen, dass die Inhalte und Kommunikationsmittel Aufmerksamkeit

erzeugen und in den Köpfen der Menschen als Erinnerung bleiben. Wir werden heute

ständig von Informationen "bombardiert", und wenn wir keine erfolgreiche

Erzählstrategie finden, kommen wir nicht weiter.

28

(Andrea Fontana, Story Selling, Rizzoli Etas, Milano 2016)

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II. Storytelling in der heutigen Zeit

Modernes Storytelling ist ein sehr weites Feld. Neben traditionellen Formen

wie Volksmärchen, Märchen, Legenden, Mythen und Fabeln umfasst das

zeitgenössische Storytelling auch Darstellungen der Geschichte, persönliche

Geschichten und politische Kommentare und wird auch zur Erreichung

verschiedener Bildungsziele eingesetzt. Um vermittelt zu werden, muss eine

Erzählung eine physische Form annehmen, um in einem der vielen vorhandenen

Medien Gestalt anzunehmen. Dank der heutigen Technologie gibt es viele

Möglichkeiten für die Entwicklung und Verbreitung von Storytelling.

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II.1 Digital Storytelling

Digital Storytelling ist nichts anderes als die Organisation von Inhalten, die

vom Web gewählt werden, um ein kohärentes System zu schaffen, das von einer

narrativen Struktur gehalten wird, um eine Geschichte zu erhalten, die aus mehreren

Elementen verschiedener Formate (Video, Audio, Bilder, Texte, Karten, etc.)

besteht.

Diese Art der Erzählung hat einige Hauptmerkmale, wie zum Beispiel:

der Charme: Da es sich eigentlich um Geschichten handelt, kann man den

Charme, den Geschichten besitzen, nicht außer Acht lassen;

der Reichtum und die Vielfalt der Reize: Diese sind auf die große Anzahl

unterschiedlicher Codes, Zeichen, Informationen und Formate

zurückzuführen, die über mehrere Wege miteinander interagieren.

Arten des digitalen Storytellings :

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Was sind die richtigen Mittel für Digital Storytelling? Wie ermöglicht das

Web mit seinen unzähligen Anwendungen die Erstellung von Geschichten?

Storytelling und Timeline : Die Schaffung von "Zeitlinien" stellt die

Erzählung in Form von zeitlich geordneten Ereignissen dar;

Storymapping : eine Form des Storytellings, die durch die Verwendung von

geografischen Karten und Bildern einen navigierbaren Pfad schafft, indem sie

verschiedene Links zu Web-Ressourcen zu einem bestimmten Thema einfügt;

Visual Storytelling : Durch die Verwendung von Bildern können wir die

Geschichte in diesem Fall erzählen, weil die Möglichkeiten der Verwendung

eines Bildes vielfältig sind: diese können in der Tat in Serie wie in einer

Präsentation oder Diashow angeordnet und von Texten, von der

aufgezeichnete Stimme eines Geschichtenerzählers und von Links begleitet

werden. Die Bilder können auch interaktiv gemacht werden, sodass Sie mit

einem einfachen Klick auf die Ressourcen im Web öffnen können; Sie

können ein Erlebnis durch die Sammlung von Bildern, durch Alben oder

Bildtafeln mit vielen kurzen Bildunterschriften erzählen;

Video Storytelling : für diese Form des Storytellings werden Web Services

oder Browser-based verwendet, bei denen die Story durch Manipulation von

Videos, Einfügen von Texten, Links, Bildern, Anmerkungen, Fragen etc.

erstellt wird, und somit können echte interaktive Videos, die multimediale

Elemente enthalten, herauskommen.

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III. Storytelling und Konsum

Obwohl nicht so, wie wir es heute gewohnt sind, existiert die Werbung seit

der Antike in verschiedenen Formen und hat sich im Laufe der Zeit immer weiter

entwickelt, bis sie für unsere Gesellschaft grundlegend geworden ist.

In Pompeji zum Beispiel ist es trotz der Verwüstung durch den Vulkan im

Jahre 79 n. Chr. immer noch möglich, Schriften an den Wänden römischer Häuser zu

finden, die echte Einladungen zur Wahl einer bestimmten politischen Partei oder

Zeichen eines Geschäftes darstellten, die die Stadien der Verarbeitung des Stoffes

zeigen, um die Qualität bekannt zu machen. So absurd sie auch erscheinen mögen,

diese Überreste sind ein Beweis dafür, dass die Werbung bereits ein integraler

Bestandteil der damaligen Gesellschaft war.

Mit der Erfindung des Druckverfahrens in Europa durch den Deutschen

Johannes Gutenberg im Jahre 1455 änderte sich die Situation dramatisch. Einige

Jahre später, im Jahre 1479, veröffentlichte der britische Drucker William Caxton

zum ersten Mal ein Prospekt, um für seine Publikationen zu werben, während die

ersten Vorfahren der Flugblätter Anfang des sechzehnten Jahrhunderts in den

europäischen Städten zu kursieren begannen. Ein besonderes Beispiel ist

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Deutschland, wo man, um die Menschen zur Teilnahme an der Lotterie zu ermutigen,

damit begann, Preise zu zeichnen.

Im Jahre 1630 erschien die erste Anzeige nach der Erfindung des Drucks und

wurde in einer Zeitungsausgabe veröffentlicht, in der der Produktname einfach

angegeben wurde.

Die Werbekommunikation folgt auch den wirtschaftlichen, sozialen,

politischen und kulturellen Bedürfnissen eines Landes. Italien war Ende des 19.

Jahrhunderts noch überwiegend von einer Agrarwirtschaft abhängig, war extrem arm

und die sozioökonomischen Unterschiede zwischen dem Norden und dem Süden des

Landes waren noch deutlicher als heute. Die ersten Werbebotschaften (damals noch

"reclame" genannt) begannen sich mit der Geburt der Zeitungen zwischen Mitte des

19. und Anfang des 20. Jahrhunderts zu verbreiten. Die ersten Anzeigen erscheinen

auf den letzten Seiten von Zeitungen wie "Domenica del Corriere", "Tribuna

Illustrata" und "Illustrazione Italiana".

Am Anfang wurde hauptsächlich mit Texten und Zeichnungen geworben,

obwohl die Mehrheit der Bevölkerung Analphabeten war und es nicht viele gab, die

sich den Luxus leisten konnten, jeden Tag eine Zeitung zu kaufen. Deshalb war die

Werbung extrem einfach und unmittelbar, vor allem durch kurze Texte und Verben

zum Imperativ wie "Trinken....", "Nehmen....", “Ihren Apotheker fragen...."

gekennzeichnet.

Mit der industriellen Revolution und der beträchtlichen Zunahme der

Warenproduktion ist die Werbung immer wichtiger geworden, um das zu werden,

was wir heute wissen. Dieses Phänomen betrifft eine große Zahl von Menschen und

ist eine Industrie, die riesige Mengen an Kapital investiert, superfeine Intelligenz

einsetzt und Arbeitsplätze für Millionen von Menschen schafft.

Um den Zusammenhang zwischen Geschichtenerzählen und Konsum zu

begreifen, muss man verstehen, dass man heutzutage zuerst die Geschichten von

Produkten und erst dann die Produkte kauft, zuerst die Geschichte eines politischen

Kandidaten annimmt und dann dafür stimmt. Das ist nun die Realität der

Konsumobjekte und des Marktes: Sie sind zur reinen Erzählung geworden.

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Zeitgenössischer Konsum beruht heute hauptsächlich auf Kommunikation, Werbung

und öffentlichem Einfluss.

Natürlich müssen sich Wirtschaft, Politik, Werbung und so weiter auf diese

neue Art des Konsums und diese neue Art der Gesellschaft einstellen. Nicht nur die

Qualität eines Objekts ist wichtig, sondern vor allem die Geschichte, mit der es

präsentiert wird.

In unserem Alltag sind wir von zahlreichen "Geschichtenerzählstrategien"

umgeben: Politiker können zum Beispiel Zweifel, Ängste oder Hoffnungen wecken,

indem sie ihre eigene Geschichte erzählen.

Die Strategien der Erzählung beziehen sich auf sehr viele Aspekte, aber die

häufigsten sind:

Individuen: Wir alle sind ständig dazu aufgerufen, von uns selbst zu erzählen,

auch wenn wir uns für ein Vorstellungsgespräch präsentieren;

Organisationen und Institutionen: Heute müssen Organisationen, ob

gewinnbringend oder nicht, eine Identität und ein Markenzeichen aufbauen,

eine Geschichte und eine Corporate Identity erzählen, um ihre eigene

Kohärenz zu bewahren und Vertrauen bei den Menschen zu erzeugen;

Produkte und Dienstleistungen: Objekte, ob materiell oder immateriell,

basieren heute auf einer symbolischen Dimension, die weit über das Objekt

selbst hinausgeht. Produkte wie Coca Cola oder Nutella sind nicht nur Dinge,

die man kaufen kann, sondern auch Symbole der Generationen und unserer

Gemeinschaft.

Obwohl diese drei Elemente sehr unterschiedlich sind, differenzieren sich die

Techniken der Erzählung nicht sehr stark, ob sie nun dazu dienen, die Heldentaten

eines mythologischen Charakters zu erzählen, oder sie der Werbung für ein Produkt

oder einen öffentlichen Charakter bewerben.

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IV. Politisches Storytelling

Ein Politiker kann nicht irgendjemand sein. Ein Politiker muss besondere

psychologische Eigenschaften haben, die für einen wahren Führer geeignet sind, wie

Charisma, Belastbarkeit, Konzentration, die Fähigkeit, die Gedanken und das

Verhalten anderer zu beeinflussen und, auch wenn es nicht jeder erwarten würde,

muss er erzählen können. Mit dem Ziel, so viele Stimmen wie möglich zu erhalten,

müssen die Politiker immer versuchen, glaubwürdig zu sein und sich auf ihre Wähler

einzustellen.

Gerade durch seine Erzählung gelingt es dem politischen Führer, sich zu

nähern und ein vertrauliches Verhältnis zu den Wählern aufzubauen. Er muss sich in

ihre Lage versetzen, versuchen zu spüren, was sie wahrnehmen, und sich

entsprechend anpassen, um ihre Erwartungen zu orientieren. Das Geheimnis ist, ihre

Handlungen, aber noch mehr ihre Emotionen beeinflussen zu können: sie zu

begeistern, wenn man einen Anstoß braucht, um ein Ziel zu erreichen, sie zu

beruhigen, wenn es keine Hoffnung zu geben und alles schief zu gehen scheint.

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Zeitgenössische Neurowissenschaften haben durch zahlreiche Studien des

Gehirns gezeigt, dass, wenn wir einer Geschichte zuhören, die Hirnareale derjenigen,

die erzählen und derjenigen, die zuhören, synchronisiert sind, und aus diesem Grund,

wenn uns etwas erzählt wird, geschieht folgendes:

Die gleiche Aktion, die uns gesagt wird, wird in unserem Gehirn simuliert;

Der neuronale Mechanismus zwischen dem Sprecher und dem Zuhörer

ermöglicht ein direktes, erfahrungsmäßiges Verständnis der kommunizierten

Emotion;

Emotion führt uns dazu, uns in die Welt der Geschichte zu katapultieren, die

uns erzählt wird.

Also, für diejenigen, die sich es fragen: Ja, die Geschichten lenken unsere

Neuronen so sehr, dass sie auch in unserem politischen System weit verbreitet sind.

IV.1 Der Politiker als wirksamer Storyteller

Der Politiker, der beschließt, seine Führung zu stärken und die

Aufmerksamkeit der Wähler auf sich zu ziehen, muss Geschichten in Umlauf

bringen, die sie dazu bringen, sich für die Ereignisse zu interessieren, die ihn

betreffen, wie in einer großen Erzählung, sei es ein Buch, ein Film, ein Theaterstück

etc.

Es ist also der politischen Geschichte zu verdanken, dass politische Subjekte

und Wähler durch ein Treffen, eine Konfrontation und einen Austausch von

Geschichten in Kontakt kommen.

Die Geschichten, die der Kandidat verbreitet, werden zu einem integralen

Bestandteil seiner politischen Identität, und deshalb muss der politische Führer eine

Reihe von Geschichten erstellen, die:

ihre Identität repräsentieren ;

Sicherheit für ihre politischen Fähigkeiten darstellen.

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Der politische Führer muss daher versuchen zu verstehen, welche Themen die

Wähler interessieren, um eine Verbindung zwischen diesen und seiner

biographischen Geschichte herzustellen, um seine Überzeugungskraft und die

Sensibilität seines Publikums zu erhöhen, das zunehmend desorientiert, verwirrt und

komplex wird.

Die Kunst des Regierens stützt sich mittlerweile mehr und mehr auf die alte

Erzählkunst und damit auf die Wissenschaft des Erzählens. Der Politiker muss vor

allem die große Herausforderung meistern, die Herzen der Wähler zu gewinnen.

Deshalb kann er sich nicht nur auf sein Image oder seine besonderen Fähigkeiten

verlassen, sondern muss seine Geschichte nicht in Form von autobiografischen

Episoden und Anekdotenreihen erzählen können, sondern als echte Strategie der

Geschichte.

Es ist kein Zufall, dass der Erfolg eines jeden großen Politikers fast immer

von der Erzählung abhängt, die er erzählt hat, von der Geschichte, die er verbreitet

hat, um einen Konsens zu erzielen, und von der Figur, die er zu interpretieren

beschloss.

Tatsächlich ist es unerlässlich, eine Geschichte aufzubauen, die die innere

und emotionale Dimension betrifft. In der Politik zum Beispiel müssen wir

verstehen, dass Geschichten funktionieren, wenn sie Helden enthalten, die

Lebenswahrheiten erfahren, die leiden, die Angst und Schmerz empfinden, deren

Siege den Zuschauer mit Freude und Stolz erfüllen, wo sie reflektiert oder erlöst

werden können.

Ein interessantes und nicht allzu altes Beispiel für politisches Storytelling

findet sich im Wahlkampf von George W. Bush bei den Präsidentschaftswahlen im

November 2004 wieder. Der republikanische Kandidat reiste am 6. Mai 2004 in die

Stadt Lebanon im Bundesstaate Ohio, um an einem Treffen teilzunehmen. Unter den

vielen Menschen, die die Ankunft des Präsidenten besuchten, befand sich auch ein

kleines Mädchen mit ihrem Vater und einem Freund der Familie. Das Mädchen hieß

Ashley Faulkner und war aus einem ebenso präzisen wie dramatischen Grund da.

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Seine Mutter war eines der Opfer des Anschlags in New York vom 11. September

2001 und Ashley, die vier Jahre zuvor von ihrer Mutter zu Bush gebracht worden

war, beschloss, wieder dorthin zurückzukehren, obwohl diesmal mit einer Freundin

der Familie, Linda Prince. Das Foto, aufgenommen vom Vater des Mädchens, zeigt

George W. Bush, der das sechzehnjährige Mädchen in den Armen hält, nachdem er

von seiner Familientragödie erfahren hat. Ursprünglich nur an Freunde der Familie

per E-Mail geschickt, begann das Foto dann im Internet unter den Bush-Anhängern

zu zirkulieren und es dauerte nur ein paar Tage, bis es durch die gesamten

Vereinigten Staaten reiste.

Innerhalb weniger Wochen verbreitete sich das Foto so sehr, dass der

konservative Lobbyist The Progress for America Voter Fund Lynn Faulkner

vorschlug, einen Wahlspot zu schaffen, um die Geschichte von Ashley zu erzählen.

Der Vater des Mädchens akzeptierte und aus einem einfachen Foto wurde die

Ashley's Story geboren, eine Werbung, die auf US-Netzwerken dreißigtausend Mal

ausgestrahlt werden, vor allem in den neun Staaten, wo das Ergebnis zwischen

Republikanern und Demokraten noch ungewiss war, und hat, zumindest nach

Ansicht vieler Beobachter auf beiden Seiten, den Verlauf der Wahlen von 2004

geändert. Sicherlich haben Karl Rove, Bushs wichtigster Kommunikationsberater,

und der Rest seines Teams einen großartigen Job geleistet, aber der Bürger, der es

verdient hat, am meisten gedankt zu werden, war sicherlich der Republikaner Lynn

Faulkner, ein Bürger aus Lebanon, Ohio.

Laut einer Studie des “Center for Public Integrity“ war der Spot der teuerste

im Wahlkampf des Jahres: 6,5 Millionen Dollar, um genau zu sein. Er wurde nicht

nur in den letzten drei Wochen vor den Wahlen im Fernsehen ausgestrahlt, sondern

war auch Teil einer sehr umfangreichen Kommunikationsaktion, die auch die

Erstellung einer Website, das Versenden von mehr als 2,3 Millionen Flugblättern,

eine Kampagne für automatische Telefonate und das Versenden von Millionen von

Briefen im ganzen Land umfasste. Ashley's Story war so erfolgreich, dass sie sogar

von Kommunikationsforschern untersucht wurde.

Das grundlegende Merkmal des Spots ist, dass er Motivation und Positivität

vermitteln kann, was eine einprägsame emotionale Wirkung auf den Zuschauer hat.

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In einer kurzen Minute werden die Charaktere und ihre Zeugnisse gezeigt und das ist

genug, um die Geschichte glaubwürdig und kohärent zu machen. Ein Aspekt, der

beachtet werden sollte, ist das völlige Fehlen jeglicher Intervention des Präsidenten,

der zwar eine zentrale Figur in der Geschichte ist, aber nicht einmal spricht. Er zeigt

kein politisches Programm oder Ideen irgendeiner Art, er wird einfach als Symbol

der Güte und Hoffnung dargestellt, besonders dank der Zeugnisse der Charaktere, die

seine Taten bringen, wie man es mit den Heiligen tut.

Der Schlüsselsatz der gesamten Botschaft ist Ashleys Aussage über den

Präsidenten: "Er ist der mächtigste Mann der Welt und er will sicherstellen, dass es

mir gut geht".

Alle Elemente des Films bestätigen die Wahrhaftigkeit der zentralen

Botschaft des Werbespots, nämlich "Er ist der mächtigste Mann der Welt und er will

sicherstellen, dass es mir gut geht", wie das Foto ihrer Mutter mit den Mädchen, der

Zeitungsartikel, Bush in der Menge zeigt und während er einem Feuerwehrmann in

New York gratuliert. All dies unterstützt die Geschichte eines Politikers, der die

Tochter eines Opfers des 11. September tröstet und umsorgt.

Genau wie Lynn Faulkner dachte, könnte Ashley's Story und das Foto von ihr

in Bushs Armen fast als ein heiliges Bild interpretiert werden, weil es die narrativen

Codes eines evangelischen Gleichnisses verwendet, das von Taten, Wundern und

Heilung erzählt.

Dank des Storytellings kann der Politiker also die Erzählung von sich selbst

oder seinen Gegnern analysieren, entwickeln, kontrollieren und sicherstellen, dass

jede Geschichte dem politischen Charakter und den politischen Zielen entspricht, die

er sich bei der Erstellung seiner politischen Erzählung gesetzt hat.

Abschließend ist es wichtig zu betonen, dass wir angesichts der Macht, die

die Erzählung über uns hat, einen tiefen Respekt vor den Geschichten und vor denen,

die sie konsumieren und nutzen, zeigen müssen. Daher sollte auf die verschiedenen

Bedeutungen geachtet werden, die der Einzelne den Geschichten gibt.

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Schlussfolgerungen

Abschließend kann ich sagen, dass ich nach vielen Recherchen und

Anstrengungen viel über ein Thema gelernt habe, von dem ich sehr wenig wusste,

obwohl ich vom Gegenteil überzeugt war. Es ist eine Sache, Worte und die Kraft, die

von ihnen ausgeht, zu lieben, es ist eine andere, sie zu studieren und zu verstehen,

wie sie benutzt werden und was sie können. In einer vernetzten Realität wie unserer

ist die Fähigkeit in jeder Sprache und Form zu kommunizieren eine riesige

Ressource. Genau aus diesem Grund habe ich mich entschlossen, meine

Diplomarbeit auf eine bestimmte Form der Kommunikation zu konzentrieren, die das

Erzählen von Geschichten ist, eine Form, die für alle, Erwachsene und Kinder,

verständlich ist, die aber gleichzeitig nie als selbstverständlich angesehen werden

sollte.

Deshalb wollte ich den gesamten Diskurs mit den Ursprüngen dieser

kommunikativen Form , mit der Bedeutung der Worte und mit den Werten beginnen,

die Worte vermitteln können. Obwohl es manchmal nicht scheint, kann die

Verwendung eines Wortes anstelle eines anderen die Wirkung eines Satzes völlig

verändern, manchmal positiv und manchmal negativ. Ich habe gelernt, dass es

wichtig ist, dem, was Sie sagen, lesen oder schreiben, Bedeutung beizumessen.

Gerade deshalb ist es wichtig, bei der Bildung darauf festzustellen, dass sich

im Laufe der Generationen die Formen und Kanäle der Kommunikation ändern, aber

auch, dass der Zweck der Kommunikation im Wesentlichen derselbe bleibt.

Die Fähigkeit zu kommunizieren, Gedanken auszudrücken und sie in Worte

oder sogar andere Sprachen zu übersetzen, ist der Schlüssel zum Verständnis der

Realität, in der wir heute leben. Das gilt für nahezu alle Bereiche unserer

Gesellschaft und betrifft Schule und Lernen ebenso wie das politische Leben und die

Werbung, die wir täglich im Fernsehen sehen.

Was mich veranlasste, mich in meiner Diplomarbeit diesem Thema zu

widmen, war die Leidenschaft für Wörter, Sprache im Allgemeinen und

Fremdsprachen, auch wenn die italienische Sprache an erster Stelle steht, und ich

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fühlte, dass dies eine großartige Art sein könnte, diese drei Jahre eines

anspruchsvollen, aber vor allem äußerst anregenden Studiums abzuschließen.

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RINGRAZIAMENTI

Vorrei ringraziare la direttrice Adriana Bisirri, le professoresse Claudia Piemonte e

Marilyn Scopes ed il professor Wolfram Kraus per avermi guidata e aiutata durante

questo percorso.

Ringrazio la mia famiglia per avermi sostenuta sin dall'inizio di questi bellissimi ma,

a volte, difficili tre anni. Senza di voi non sarebbe stato possibile.

Alle persone che hanno reso questi tre anni meravigliosi e pieni di risate ed amicizia.

E dedico un ultimo ringraziamento a te, per il sostegno, l'aiuto e, soprattutto, il

coraggio che mi hai dato ogni giorno.

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