testi per festa al castello estense (30 marzo 2012)

17
1

Upload: lorenzo-bonoldi

Post on 23-Mar-2016

229 views

Category:

Documents


3 download

DESCRIPTION

Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012). Selezione a cura di Lorenzo Bonoldi e Monica Centanni.

TRANSCRIPT

Page 1: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

1

Page 2: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Giochi a corte da Baldesar Castiglione, Il Libro del Corte-giano, I 4-5

Erano adunque tutte l’ore del giorno divise in onorevoli e pia-cevoli esercizi cosí del corpo come dell’animo. […] Quivi adunque i soavi ragionamenti e l’oneste facezie s’udivano, e nel viso di ciascuno dipinta si vedeva una gioconda ilarità, talmente che quella casa certo dir si poteva il proprio albergo della allegria; […] e parea che questa fosse una catena che tutti in amor tenesse uniti, […]; ché a ciascuno era licito par-lare, sedere, scherzare e ridere con chi gli parea. […] e tra l’al-tre piacevoli feste e musiche e danze che continuamente si usavano, talor si proponeano belle questioni, talor si faceano alcuni giochi ingeniosi ad arbitrio or d’uno or d’un altro, ne’ quali sotto varii velami spesso scoprivano i circonstanti allego-ricamente i pensier sui a chi piú loro piaceva. Qualche volta nasceano altre disputazioni di diverse materie, o vero si mor-dea con pronti detti; spesso si faceano imprese come oggidì chiamiamo; dove di tali ragionamenti maraviglioso piacere si pigliava per esser, come ho detto, piena la casa di nobilissimi ingegni.

1

Page 3: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Beltramino Cusatro, ambasciatore di Federico Gonzaga, Mar-chese di Mantova, presso la Corte Estense, 8 aprile 1480.

“La Duchessa Eleonora d’Aragona mi disse che il suo Si-gnore Ercole, Duca di Ferrara le aveva fatto intendere che era-no di buona voglia a fare i patti così come pareva a Vostra Signoria. Al suo Signore era molto piaciuto che si cercasse di fare quei capitoli che l’uno stato fosse obbligato a difendere l’altro.

La Duchessa mi fece poi grande istanza che io volessi chiarire quale dote chiedeva la Signoria Vostra per avere in sposa la loro figliola, et io gli risposi che mai avevo inteso di alcuna domanda che si volesse far di dote, ma che avevo udito Vo-stra Signoria dire più volte che voleva fare parentado con un Signore italiano, non tedesco o ultramontano che prima cerca-no la dote che la donna, e che Vostra Signoria ben sapeva che il signor Duca avrebbe trattato sua figlia come figlia del Duca di Ferrara”

2

Page 4: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Beltramino Cusatro, ambasciatore di Federico Gonzaga, Mar-chese di Mantova, presso la Corte Estense, 8 aprile 1480.

“Incontrai adunque la piccola duchessa, la vostra promessa sposa. Interrogata di più cose sia da me che dagli altri, ma-donna Isabella rispondeva con tanto intelletto e con lingua tanto spedita, che mi parve un miracolo che una putta di sei anni facesse così degne risposte, e benché prima mi fosse detto del singolare ingegno suo, non avrei mai stimato che fosse stato tanto né tale. E madonna Eleonora mi promise di dar-mela ritratta al naturale per mandarla a Vostra Signoria, e co-sì pregava le facesse mandare il Signor Francesco ritratto”

3

Page 5: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Ercole d’Este, duca di Ferrara, a Federico Gonzaga, Marchese di Mantova, 23 Aprile 1480.

“Gli notifichiamo come in questi dì, l’Illustrissimo signor Ludovico Sforza ci mandò a richiedere la nostra figliola Isa-bella, al quale noi rispondemmo che ci doleva assai non poter compiacerlo, perché già avevamo qualche pratica con Vostra Signoria per il suo primogenito

Ma – avendone un’altra a Napoli, che ha circa un anno meno di questa, la quale si era presa la Maestà del Re per figliola, quando piacesse a Sua Maestà saremmo contenti di venire al parentado con lo illustrissimo Signor Ludovico per mezzo di essa, che di nome fa Beatrice. Ci fece rispondere di contentar-si tanto di questa quanto della prima, per rispetto di sua mae-stà il Re, il quale, avendogli dato notizia del tutto, ci rispose esserne molto ben contento.

Siamo certi che Vostra Signoria ne piglierà quella consolazio-ne che richiedono i vincoli che sono tra noi.”

4

Page 6: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Da Baldesar Castiglione, Il Libro del Cortegiano, II 29

Una cosa parmi che dia e lievi molto la riputazione, e questa è la elezion degli amici coi quali si ha da tenere intrinseca prati-ca; perché indubitatamente la ragion vol che di quelli che sono con stretta amicizia ed indissolubil compagnia congiunti, siano ancor le voluntà, gli animi, i giudici e gli ingegni conformi. Cosí, chi conversa con ignoranti o mali è tenuto per ignorante o malo; e per contrario chi conversa con boni e savi e discreti è tenuto per tale; ché da natura par che ogni cosa volentieri si congiunga col suo simile.

5

Page 7: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Il Prete da Correggio così scrive a Isabella d’Este

“Vi so dire che questa Signora Lucrezia Borgia va onesta del capo senza riccioli, coperto il petto. È donna di gran cervello, astuta e con lei bisogna aver la mente a casa. Qua dietro a questa Signora ci sono due buffoni, che quando danza la Si-gnora vanno gridando: ‘Mira la gran Signora come è linda, come danza bene! Cul de meo, mira la gran Borgia, mira lo personage!’. L’ho voluto scrivere acciocché vi facciate usa e quando li sentirete non vi spaventate che dicano mille parole spagnole galanti”

6

Page 8: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Isabella al marito Francesco Gonzaga, 1 febbraio 1502

Della statura di madonna Lucrezia non scrivo, sapendo che Vostra Signoria l’ha veduta a Roma. L’abito suo era una veste d’oro tirato con gale di raso cremisi con le maniche della cami-cia alla casigliana, sopra una sbernia schiappata da un lato di raso morello foderato di zibellino, il petto scoperto con la cami-cia schiappata nel mezzi alla foggia sua; al collo un vezzo di perle grosse con un balasso pendente forato, con una perla a pera sotto. La testa senza lenza con una scuffia d’oro”

7

Page 9: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Eleonora Del Balzo-Orsini marchesa di Cotrone, scrive a Francesco Gonzaga

“Madonna Isabella era vestita di una bella camora ricamata con quella invenzione di tempi e pause. Al collo portava una fila di perle grosse, in mezzo un grosso diamante, in fronte una ricca lenza di gioie di gran valuta.

Appena che fu nella sala, tutti gli occhi furono conversi in quella parte dove lei passava. Arrivata che fu fra le dame, sem-brò un sole, che col suo splendido raggio tutte le stelle oscuras-se.

Se Madonna Lucrezia avesse meglio conosciuto la bellezza, il bel sembiante e la grazia di Isabella si sarebbe premurata di entrare in Ferrara di notte, a lume di doppieri.

8

Page 10: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Isabella al Marito Francesco Gonzaga il 17 marzo 1502

“Oggi io, la Duchessa di Urbino e la Marchesa di Cotrone andammo alla messa alla Carità, e di là a San Marco, per ve-dere la Pala e il Tesoro che ci furono mostrate da Messer Paolo Barbo, procuratore. Andammo poi nella Sala Grande del Consilio del Palazzo del Doge, e di lì, attraverso le Mercerie, fino a Rialto, dove prendemmo la barca per tornare a casa a desinare. Andammo poi all’Arsenale dove il nostro amico Al-vise Marcello ci mostrò il luogo con la più grande gentilezza, […] sulla via di casa, la Regina di Cipro, che è qui nostra vi-cina, ci invitò a visitarla e ci fece a casa sua molte carezze. I gentiluomini ci scortarono poi fino a casa, e così finimmo la giornata. E se Vostra eccellenza considera la lunghezza del viaggio, ed ogni cosa che noi abbiamo visto e fatto, ci conside-rerà le più gagliarde donne che vadano per il mondo”

9

Page 11: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Caterina Cornaro, Regina di Cipro, a Isabella d’Este, 10 apri-le 1502

“Avendo ricevuto nuovamente le dolcissime lettere di vostra Si-gnoria, piene d’amore di affetto, per quanto già da prima fossi-mo predisposte ad amarla similmente, siamo ora spinte a offrire ogni cosa che sia in nostro possesso a qualsiasi suo desiderio.

10

Page 12: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Da Baldesar Castiglione, Il Libro del Cortegiano, II 1

Non senza maraviglia ho piú volte considerato onde nasca un errore, il quale, perciò che universalmente ne' vecchi si vede, creder si po che ad essi sia pro-prio e naturale; e questo è che quasi tutti laudano i tempi passati e biasmano i presenti, vituperando le azioni e i modi nostri e tutto quello che essi nella lor gioventú non facevano; affermando ancor ogni bon costume e bona maniera di vivere, ogni virtú, in somma ogni cosa, andar sempre di mal in peggio. E ve-ramente par cosa molto aliena dalla ragione e degna di maraviglia […] che non si avveggano che, se 'l mondo sempre andasse peggiorando e che i padri fossero generalmente migliori che i figlioli, molto prima che ora saremmo giunti a quest'ultimo grado di male, che peggiorar non po. […] La causa adunque di questa falsa opinione nei vecchi estimo io per me ch'ella sia per-ché gli anni fuggendo se ne portan seco molte commodità, e tra l'altre levano dal sangue gran parte degli spiriti vitali; onde la complession si muta e diven-gono debili gli organi, per i quali l'anima opera le sue virtú. […] Però come del resto, cosí parlano ancor delle corti, affermando quelle di che essi hanno memoria esser state molto piú eccellenti e piene di omini singulari, che non son quelle che oggidí veggiamo; […] e ricordano che in quei tempi non si saria trovato, se non rarissime volte, che si fosse fatto un omicidio; e che non erano combattimenti, non insidie, non inganni, ma una certa bontà fidele ed amorevole tra tutti, una sicurtà leale; e che nelle corti allor regnavano tanti bo-ni costumi, tanta onestà, che i cortegiani tutti erano come religiosi; e guai a quello che avesse detto una mala parola all'altro o fatto pur un segno men che onesto verso una donna; e per lo contrario dicono in questi tempi esser tutto l'opposito; e che non solamente tra i cortegiani è perduto quell'amor fraterno e quel viver costumato, ma che nelle corti non regnano altro che invidie e mali-volenzie, mali costumi e dissolutissima vita in ogni sorte di vicii; le donne lascive senza vergogna, gli omini effemminati.

11

Page 13: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Da Baldesar Castiglione, Il Libro del Cortegiano, II 1

Dannano ancora i vestimenti, come disonesti e troppo molli. […] Biasima-no ancor questi vecchi in noi molte cose che in sé non sono né bone né male, solamente perché essi non le faceano; e dicono non convenirsi ai gio-vani passeggiar per le città a cavallo, massimamente nelle mule; portar fodre di pelle, né robbe lunghe nel verno; portar berretta, finché almeno non sia l'omo giunto a dieceotto anni ed altre tai cose: di che veramente s'inganna-no; perché questi costumi, oltra che sian commodi ed utili, sono dalla con-suetudine introdutti ed universalmente piacciono, come allor piacea l'andar in giornea, con le calze aperte e scarpette pulite e, per esser galante, portar tutto dí un sparvieri in pugno senza proposito, e ballar senza toccar la man della donna, ed usar molti altri modi, i quali, come or sariano goffissimi, allor erano prezzati assai. Però sia licito ancor a noi seguitar la consuetudi-ne de' nostri tempi, senza esser calunniati da questi vecchi, i quali spesso, volendosi laudare, dicono: "Io aveva vent'anni, che ancor dormiva con mia madre e mie sorelle, né seppi ivi a gran tempo che cosa fossero donne; ed ora i fanciulli non hanno a pena asciutto il capo, che sanno piú malizie che in que' tempi non sapeano gli omini fatti", né si avveggono che, di-cendo cosí, confirmano i nostri fanciulli aver più ingegno che non aveano i loro vecchi. Cessino adunque di biasmar i tempi nostri, come pieni de vi-cii perché, levando quelli, levariano ancora le virtú; e ricordinsi che tra i boni antichi, nel tempo che fiorivano al mondo quegli animi gloriosi e ve-ramente divini in ogni virtú e gli ingegni piú che umani, trovavansi ancor molti sceleratissimi; i quali, se vivessero, tanto sariano tra i nostri mali ec-cellenti nel male, quanto que' boni nel bene; e de ciò fanno piena fede tutte le istorie.

12

Page 14: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Nicolò Machiavelli, Proemio ai Discorsi sopra la prima Decade di Tito Livio

“Ancora che, per la invida natura degli uomini, sia sempre su-to non altrimenti periculoso trovare modi ed ordini nuovi, che si fusse cercare acque e terre incognite, per essere quelli più pronti a biasimare che a laudare le azioni d'altri.”

Nihil vincitur, nisi aptissime praeparatum, quia fulgor ille non eodem omnibus communicatur modo "Niente può vincolarsi se non è già propriamente a quel vinco-lo predisposto: è un lampo di luce che non a tutti si comunica allo stesso modo"

Giordano Bruno, De vinculis in genere, 33, 1

13

Page 15: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Cosa sono le cose più belle della vita? Risponde Guido Cavalcanti

Biltà di donna e di saccente core e cavalieri armati che sien genti; cantar d’augelli e ragionar d’amore; adorni legni ’n mar forte correnti; aria serena quand’ apar l’albore e bianca neve scender senza venti; rivera d’acqua e prato d’ogni fiore; oro, argento, azzuro ’n ornamenti:

14

Page 16: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Ma stasera par di essere nel castello incantato di Alcina. Così canta Ludovico Ariosto nell’ Orlando Furioso VI, 59-ss

Lontan si vide una muraglia lunga che gira intorno, e gran paese serra; e par che la sua altezza al ciel s'aggiunga, e d'oro sia da l'alta cima a terra. Alcun dal mio parer qui si dilunga, e dice ch'ell'è alchimia: e forse ch'erra; ed anco forse meglio di me intende: a me par oro, poi che sì risplende. […] grosse colonne d'integro diamante. O ver o falso ch'all'occhio risponda, non è cosa più bella o più gioconda. 72 Su per la soglia e fuor per le colonne corron scherzando lascive donzelle, che, se i rispetti debiti alle donne servasser più, sarian forse più belle. Tutte vestite eran di verdi gonne, e coronate di frondi novelle. Queste, con molte offerte e con buon viso, tutti fecero entrar nel paradiso: 73 che si può ben così nomar quel loco, ove mi credo che nascesse Amore.

15

Page 17: Testi per festa al Castello Estense (30 marzo 2012)

Non vi si sta se non in danza e in giuoco, e tutte in festa vi si spendon l'ore: pensier canuto né molto né poco si può quivi albergare in alcun core: non entra quivi disagio né inopia, ma vi sta ognor col corno pien la Copia.

74 Qui, dove con serena e lieta fronte par ch'ognor rida il grazioso aprile, gioveni e donne son: qual presso a fonte canta con dolce e dilettoso stile; qual d'un arbore all'ombra e qual d'un monte o giuoca o danza o fa cosa non vile; e qual, lungi dagli altri, a un suo fedele discuopre l'amorose sue querele.

75 Per le cime dei pini e degli allori, degli alti faggi e degl'irsuti abeti, volan scherzando i pargoletti Amori: di lor vittorie altri godendo lieti, altri pigliando a saettare i cori

16