venezia nel tempo

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Corrado Balistreri, Dario Zanverdiani Venezia nel tempo Atlante storico dello sviluppo urbano 726–1797 con un saggio di Egle Renata Trincanato

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Page 1: Venezia nel tempo

corrado Balistreri, dario Zanverdiani

Venezia nel tempo atlante storico dello sviluppo urbano 726–1797

con un saggio di egle renata trincanato

Page 2: Venezia nel tempo

copyright © mmXiiiaracNe editrice s.r.l.

[email protected]

via raffaele Garofalo, 133/a–B00173 roma

(06) 93781065

isbn 978–88–548–5938–8

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

i edizione: giugno 2013

Page 3: Venezia nel tempo

iNdice

Olimpia Niglio

Prefazione 7

corrado Balistreri

Introduzione 9

Nota biografica e bibliografica su Egle Trincanato 10

egle renata trincanato

L’evoluzione urbana della città dalla Decima Regio alla Repubblica Serenissima 11

Da Provincia bizantina all’indipendenza (726 – 888) 12

La città dei Veneziani (888 – 1008) 13

Il dominio dell’Adriatico (1008 – 1118) 14

La conquista dell’Impero coloniale (1118 – 1229) 15

L’egemonia nel Mediterraneo (1229 – 1312) 16

La rivalità tra Genova e Venezia (1312 – 1423) 17

La conquista della Terraferma (1423 – 1485) 18

L’Europa contro Venezia (1485 – 1521) 19

La lotta contro l’Impero Ottomano (1521 – 1605) 21

La perdita dell’Impero coloniale (1605 – 1694) 22

Il declino e la fine della Repubblica (1694 – 1797) 24

dario Zanverdiani

Criteri di riedizione, schede storico-architettoniche 27

Nota bibliografica 28

corrado Balistreri, dario Zanverdiani

Da Provincia bizantina all’indipendenza (726 – 888)Edifici religiosi: schede 31 Edifici civili pubblici e privati: schede 34

La città dei Veneziani (888 – 1008)Edifici religiosi: schede 35 Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 39

Page 4: Venezia nel tempo

Il dominio dell’Adriatico (1008 – 1118)Edifici religiosi: schede 43 Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 46

La conquista dell’Impero coloniale (1118 – 1229)Edifici religiosi: schede 53 Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 59

Dimore patrizie e cittadinesche: schede 63

L’egemonia nel Mediterraneo (1229 – 1312)Edifici religiosi: schede 71 Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 74

Dimore patrizie, cittadinesche e popolari: schede 78

La rivalità tra Genova e Venezia (1312 – 1423)Edifici religiosi: schede 83 Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 88

Dimore patrizie e cittadinesche: schede 95

La conquista della Terraferma (1423 – 1485)Edifici religiosi: schede 111 Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 116

Dimore patrizie e cittadinesche: schede 121

Edifici cittadineschi, borghesi e popolari: schede 135

L’Europa contro Venezia (1485 – 1521)Edifici religiosi: schede 147

Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 153

Dimore patrizie e cittadinesche: schede 158

Edifici borghesi e popolari: schede 163 La lotta contro l’Impero Ottomano (1521 – 1605)Edifici religiosi: schede 167

Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 175

Dimore patrizie e cittadinesche: schede 182

Dimore cittadinesche e borghesi: schede 193

Corti collettive, edifici borghesi e popolari a schiera e seriali: schede 201

La perdita dell’Impero coloniale (1605 – 1694) Edifici religiosi: schede 213

Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 221

Dimore patrizie e cittadinesche: schede 227

Page 5: Venezia nel tempo

Edifici cittadineschi e borghesi: schede 238

Corti collettive, edifici borghesi e popolari a schiera e seriali: schede 245

Il declino e la fine della Repubblica (1694 – 1797)Edifici religiosi: schede 253

Edifici civili pubblici e privati, opere d’urbanizzazione: schede 259

Dimore patrizie e cittadinesche: schede 263

Corti collettive, edifici cittadineschi, borghesi e popolari a schiera e seriali: schede 268

corrado Balistreri

Legenda 273

Piante della città i – XXXViii

Page 6: Venezia nel tempo

Prefazione

Olimpia Niglio Prefazione La conoscenza del passato e quindi la memoria di una comunità nasce e si sviluppa laddove questa abbia avuto occasione di maturare una consapevo-lezza dei valori che la contraddistinguono rispetto ad altre realtà. Solo una chiara coscienza del significato connesso al proprio passato e al patrimonio culturale eredi-tato costituisce un punto fondamentale di partenza da cui dare principio a riflessioni ed interpretazioni finalizzate alla conoscenza della realtà passata e presente. In tal modo ogni comunità, secondo cri-teri strettamente dipendenti dalla propria apparte-nenza culturale, stabilisce riferimenti e metodi di analisi e di valutazione della propria realtà al fine di esaltarne quell’immortalità di valori che l’uomo stesso attribuisce al proprio patrimonio. Così la memoria della storia non è tramandata u-nicamente dalla storiografia ma principalmente dall’uomo e dalla sua capacità di trasmettere al prossimo quanto ha ereditato; per fare questo è necessario avviare un percorso di conoscenza e di approfondimento della realtà nella quale si vive. Tale percorso tocca ambiti complessi nonché diffe-renti perché interagiscono tra loro aspetti antropo-logici, sociologici, economici, politici, religiosi, ecc., tutti uniti da un unico filo conduttore che li lega indissolubilmente: la memoria del passato. L’epoca attuale ha visto un cambiamento profon-do degli strumenti di analisi ed interpretazione del-la realtà nonché di trasmissione della memoria; è infatti innegabile che la protagonista della nostra epoca sia «l’immagine» in grado di influenzare e deviare i nostri modi di vita e di pensiero, accanto all’informatizzazione della vita quotidiana che ha distratto l’individuo dalla realtà di appartenenza facendolo sentire spesso altro dalla propria realtà. Tutto questo non ha certo contribuito a facilitare il percorso di conoscenza e di analisi della memoria del passato, ma piuttosto ne ha allontanato la co-munità, favorendone così forme di forte estranea-zione dal proprio ambiente la cui conseguenza spesso ha determinato l’abbandono ed il degrado. Infatti non si può certo negare che la conoscenza e quindi “l’interpretazione” della realtà siano stret-tamente condizionate dal tempo e dal contesto culturale nel quale si vive. Al tema dell’interpretazione fa diretto riscontro quello del “riconoscimento”, ovvero dell’identificazione e dell’appartenenza ad un luo-go e, quindi, dell’identità. Si tratta di un argomento fondamentale che nell’esperienza quotidiana di ogni individuo pren-de forma all’interno del rapporto tra identità per sé ed identità per gli altri e quindi nel riconoscimento di sé all’interno di un gruppo, di una comunità, di una città, ecc.; ancora al riconoscimento si associa

il modello “dell’attribuzione” e quindi della capaci-tà dell’individuo di stabilire affinità tra sé e la realtà nella quale vive ed opera. In questa triade composta dall’interpretazione, dal riconoscimento e dall’attribuzione dei significati di un luogo si riconosce il riferimento culturale che Egle Renata Trincanato ha sempre ben espresso sin dai suoi primi scritti e nei suoi numerosi dise-gni e dipinti di edifici e scorci della città di Venezia, nonché già nella prima indagine sull’edilizia mini-ma veneziana confluita nel volume Venezia Mino-re, pubblicato nel 1948. Con la pubblicazione nel 1971 del libro Venise au fil du temps, che Egle Renata Trincanato scrive con Umberto Franzoi per i tipi di Editions Joel Cuenot, i temi di riflessione proposti in questa pre-fazione trovano una loro più forte collocazione culturale, infatti il suo saggio storico sulla evolu-zione urbana della città, qui ripubblicato con il ti-tolo L’evoluzione urbana della città dalla Decima Regio alla Repubblica Serenissima, all’interno del volume Venezia nel tempo per la collana Esempi di Architettura, fornisce al lettore l’opportunità di affrontare un viaggio nel passato, ripercorrendo appunto le tappe fondamentali della storia urbana della città di Venezia e della sua architettura. Questo viaggio è accompagnato da minuziose de-scrizioni, citazioni documentali e da oltre 1780 schede relative ad architetture perfettamente indi-viduate, anche topograficamente, nelle 38 tavole illustrative, e consente al lettore di approfondire con maggiore consapevolezza la conoscenza della forma urbis di Venezia. Un viaggio attraverso le tracce della storia che al-tro non sono che rappresentazione del patrimonio culturale che ciascuna comunità riceve e trasmette in dono; è un dono che avviene mediante una transazione che non è condizionata da alcun prin-cipio basato su regole del mercato economico; in quanto dono il valore di questo bene ereditato è strettamente legato all’identità del luogo di appar-tenenza e la sua conoscenza è resa possibile princi-palmente attraverso un percorso di riconoscimen-to e di interpretazione diretta, così come ha ben espresso Egle Renata Trincanato nelle sue opere. Non è infatti possibile, come si riscontra frequen-temente, generalizzare il concetto di valore di un patrimonio culturale senza averlo riconosciuto, analizzato e studiato in tutte le sue parti. L’opera della Trincanato si muove in tale direzio-ne in quanto l’autrice era consapevole che il pa-trimonio culturale, a cui i concetti di valore e di identità si riferiscono, è il risultato di esperienze e di scelte elaborate dalla comunità nel corso del tempo e che, per conservare questo patrimonio, è necessario imparare a leggerlo per tradurne i suoi significati più reconditi. Così i concetti di valore e di identità, in quanto di-pendenti dal luogo, assumono connotazioni diffe-renti a seconda della loro capacità di esprimere e soprattutto di stabilire dei legami tra il patrimonio

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Page 7: Venezia nel tempo

Prefazione

culturale e la società di appartenenza. Tutti concetti che in questo straordinario libro Venezia nel tempo emergono chiaramente all’interno delle differenti periodizzazioni analizza-te; ed ecco che ritorna la triade composta dall’interpretazione, dal riconoscimento e dall’attribuzione dei valori della memoria storica e quindi della conoscenza del patrimonio, una triade in grado di stabilire uno stretto legame tra comu-nità e città, quindi tra identità e luogo. La conoscenza di queste identità è infatti favorita dalle numerose e diversificate azioni che investono aspetti anche sensoriali ed emozionali che ben si rilevano nella ricca documentazione delle tavole della forma urbis allegate al volume. Dalla lettura di Venezia nel tempo si comprende chiaramente come l’analisi del valore di un patri-monio culturale ricevuto in dono, pertanto senza una transazione economica, sia strettamente lega-to al contesto sociale e culturale cui il patrimonio stesso si riferisce e quindi all’identità del luogo il cui riconoscimento è fondamentale per la sua con-servazione. Infatti solo un percorso di avvicinamento culturale finalizzato alla conoscenza diretta del luogo e alla sua contestualizzata conservazione può garantire il riscatto della memoria storica e quindi allontanarci da valutazioni troppo spesso frettolose e non ma-turate sulla base di solidi riferimenti culturali. Venezia nel tempo, attraverso un’approfondita analisi dell’identità storica della città, con metodi prettamente filologici, pone le basi per aprire an-che un interessante confronto e dialogo sulle di-versità culturali che da sempre hanno caratterizza-to la storia sociale, economica e culturale del capo-luogo veneto. La consapevolezza di queste diversità consente di analizzare con maggiore accuratezza la storia rac-contata nel volume all’interno anche di quelle di-namiche che nel corso dei secoli hanno permesso a Venezia di distinguersi oltre i propri confini ed in contesti socio-culturali tra loro molto diversificati. La conoscenza di queste diversità culturali diviene così risorsa principale e fondamentale per analizza-re e valorizzare il patrimonio e la storia della città di Venezia dalle origini fino al 1797, senza ovvia-mente escludere riflessioni sui giorni odierni; infat-ti la scelta dei diversificati parametri conoscitivi ri-sulta fondamentale per un’oggettiva valutazione storica dell’urbanistica di Venezia e della sua archi-tettura, il tutto in stretta relazione con i paradigmi culturali contemporanei dove evidenti sono anco-ra i segni che rimandano al passato e giungono fi-no ad oggi con tutte le alterazioni prodotte dal «tempo grande scultore». Buona lettura

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Prefazione

culturale e la società di appartenenza. Tutti concetti che in questo straordinario libro Venezia nel tempo emergono chiaramente all’interno delle differenti periodizzazioni analizza-te; ed ecco che ritorna la triade composta dall’interpretazione, dal riconoscimento e dall’attribuzione dei valori della memoria storica e quindi della conoscenza del patrimonio, una triade in grado di stabilire uno stretto legame tra comu-nità e città, quindi tra identità e luogo. La conoscenza di queste identità è infatti favorita dalle numerose e diversificate azioni che investono aspetti anche sensoriali ed emozionali che ben si rilevano nella ricca documentazione delle tavole della forma urbis allegate al volume. Dalla lettura di Venezia nel tempo si comprende chiaramente come l’analisi del valore di un patri-monio culturale ricevuto in dono, pertanto senza una transazione economica, sia strettamente lega-to al contesto sociale e culturale cui il patrimonio stesso si riferisce e quindi all’identità del luogo il cui riconoscimento è fondamentale per la sua con-servazione. Infatti solo un percorso di avvicinamento culturale finalizzato alla conoscenza diretta del luogo e alla sua contestualizzata conservazione può garantire il riscatto della memoria storica e quindi allontanarci da valutazioni troppo spesso frettolose e non ma-turate sulla base di solidi riferimenti culturali. Venezia nel tempo, attraverso un’approfondita analisi dell’identità storica della città, con metodi prettamente filologici, pone le basi per aprire an-che un interessante confronto e dialogo sulle di-versità culturali che da sempre hanno caratterizza-to la storia sociale, economica e culturale del capo-luogo veneto. La consapevolezza di queste diversità consente di analizzare con maggiore accuratezza la storia rac-contata nel volume all’interno anche di quelle di-namiche che nel corso dei secoli hanno permesso a Venezia di distinguersi oltre i propri confini ed in contesti socio-culturali tra loro molto diversificati. La conoscenza di queste diversità culturali diviene così risorsa principale e fondamentale per analizza-re e valorizzare il patrimonio e la storia della città di Venezia dalle origini fino al 1797, senza ovvia-mente escludere riflessioni sui giorni odierni; infat-ti la scelta dei diversificati parametri conoscitivi ri-sulta fondamentale per un’oggettiva valutazione storica dell’urbanistica di Venezia e della sua archi-tettura, il tutto in stretta relazione con i paradigmi culturali contemporanei dove evidenti sono anco-ra i segni che rimandano al passato e giungono fi-no ad oggi con tutte le alterazioni prodotte dal «tempo grande scultore». Buona lettura

Introduzione

Corrado Balistreri Introduzione Nel 1971 Egle Renata Trincanato ed Umberto Franzoi pubblicarono in lingua francese il libro Venise au fil du temps per i tipi di Editions Joel Cuenot, un atlante storico dello sviluppo urbano con testi della Trincanato e cartografia, leggende e iconografia di Franzoi; nel 2008, nel corso delle celebrazioni della ricorrenza dei dieci anni dalla morte della Trincanato, dopo aver dato alle stampe la riedizione di Venezia minore, lo scrivente ed Emiliano Balistreri hanno pensato di ripubblicare il volume del 1971 in concomitanza del centenario della nascita dell’autrice; quindi, fin dalla prima rilettura, i testi della Trincanato sull’evoluzione urbana in riferimento alla cronologia storica si sono rivelati ancora attuali e dunque si è ipotizzato di procedere con una mera ristampa del volume, ma, svolta da Luisa Bellina la traduzione in italiano delle schede di Franzoi, si è palesata l’esigenza di rivedere completamente questa parte del libro originale, infatti, vagliate le piante in bianco e nero (scala 1:20.0000) dallo scrivente e da Dario Zanverdiani, si è giunti alla conclusione della necessità di ridisegnarle a colori (fuori scala), per una più efficace lettura intuitiva, essendo le originali giocoforza graficamente datate dalle tecniche a retino allora in uso, e soprattutto si è ritenuto di dotare gli apparati di tante schede quanti sono gli edifici ed i manufatti individuati e localizzati in modo che, sotto tale profilo, la trattazione fosse più esaustiva possibile. Del resto, a fronte di verifiche ulteriori e dettagliate di fonti archivistiche e cronachistiche e di dati archeologici e storici, è risultata evidente l’opportunità di scrivere ex novo tutte le schede relative agli edifici esulando da quelle redatte nel 1971 da Franzoi che appunto nella presente pubblicazione non figurano; ritenuta valida la conformazione della forma urbis delineata dagli autori della ricerca del 1971, il sottoscritto e Zanverdiani hanno proceduto sistematicamente alla localizzazione e nuova datazione di tutti gli edifici inclusi negli elenchi originali, con integrazioni, espunzioni ed aggiunte. Avendo poi i curatori deciso di mantenere la peri-odizzazione storica presente nel testo della Trin-canato, si sono determinate incongruenze laddove l’edificazione dei fabbricati è probabilmente o si-curamente ascrivibile a date a cavallo tra gli anni delle periodizzazioni stesse, quindi, in tali casi, in linea di massima, la logica seguita è stata quella di ascrivere gli edifici alla rispettiva pianta di riferi-mento descrivendo un’unica volta lo stato dell’edificio a seconda delle notizie reperibili sui dati dell’epoca così da non ripetere più volte sche-de di medesimi edifici, metodo che prevede però

eccezioni rispetto ad edifici particolarmente signi-ficativi per il loro valore emblematico e storico. Si avverte quindi il lettore che talvolta è possibile riscontrare una qualche discrepanza cronologica soprattutto in riferimento a fabbricati di cui esisto-no a riscontro scarse testimonianze e nessun do-cumento e che sono stati parzialmente o totalmen-te demoliti o modificati. Comunque, dall’analisi della conformazione delle singole insule e dalla forma urbis generale il lettore potrà ben comprendere, visivamente e confron-tando i dati, quali alterazioni si siano prodotte nei secoli e quanta parte del patrimonio architettonico della città sia stata stravolta o cancellata da inter-venti ottocenteschi e novecenteschi; interventi di modifica talora determinati da reali esigenze di ri-sanamento e riqualificazione ma spesso attuati in modo scellerato a causa di una totale mancanza di una cultura della conservazione del patrimonio ar-chitettonico. La trattazione si ferma al 1797 escludendo gli in-terventi edilizi intercorsi tra Ottocento e Novecen-to (invece presenti nella redazione del volume del 1971) in quanto gli autori hanno preferito ometter-li poiché tanti e di tale entità sono stati e troppo spesso mediocri e peggiorativi che meritano una specifica disamina a parte; bisogna però almeno rilevare a proposito dei secoli XIX e XX che, sep-pur in presenza talvolta di singoli fatti esemplari, magari dettati dall’intento di dotare la città di ser-vizi o di edifici funzionali, a distanza di 50 anni ed oltre un giudizio critico permette di constatare l’inadeguatezza di tutti questi interventi, episodici o meno, in relazione al tessuto urbano di un luogo unico per pregio che si sarebbe dovuto preservare con maggior rigore quanto a identità e integrità; d’altra parte il risultato degli stravolgimenti otto-centeschi, novecenteschi e dell’odierno secolo, ov-vero lo stato attuale della città che non è più inte-gra persino nella sua antica forma e consistenza, è facilmente intuibile partendo dalla conoscenza del-la realtà storica che questo volume intende testi-moniare illustrando l’evoluzione urbana svoltasi nei secoli.

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Nota biografica e bibliografica su Egle Renata Trincanato

Nota biografica e bibliografica su Egle Renata Trincanato 1 Egle Renata Trincanato (Roma 1910 - Venezia 1998), laureatasi nel 1938 al Regio Istituto Superio-re di Architettura di Venezia, ha legato il proprio nome e la propria attività di docenza alla storia stessa dell’Istituto dove dal 1939 è stata assistente alla cattedra di Disegno architettonico e rilievo dei monumenti e dal 1968 professore ordinario dello stesso insegnamento; progettista, docente e saggi-sta, può essere considerata una personalità signifi-cativa nell’ambito culturale ed istituzionale vene-ziano in quanto ricoprì prestigiosi incarichi, tra cui quelli di Funzionario della Sottocommissione per lo studio del Piano Regolatore generale della Pro-vincia di Venezia (1952), di Capo della Divisione tecnico artistica del Comune di Venezia (1954-1964), di Direttore del Palazzo Ducale (1954-1964), di vice Rettore (1974) e Direttore dell’Istituto di scienza e tecnica del rilievo e del restauro (1975-1985) all’Università IUAV, di Presidente della Fon-dazione Scientifica Querini Stampalia (1990-1994); si ricorda inoltre che è stata membro dell’Ateneo Veneto (1948) e Accademico residente per la Clas-se degli storici dell’arte dell’Accademia di Belle Ar-ti di Venezia (1951), e poi socio fondatore dell’Associazione Nazionale per i centri storici (1960). Il suo libro più conosciuto, Venezia minore, del 1948, con cui ha conseguito il Premio Nazionale Olivetti per la Critica nel 1955, è un repertorio classico di esempi di edifici di Venezia dal XIII sino al XVIII secolo; sicuramente altrettanto importan-te, anche se meno nota, è la ricerca sull'evoluzione urbana di Venezia dalle origini al XX secolo edita nel 1971 in lingua francese con il titolo di Venise au fil du temps; rimane invece tuttora inedita la ricerca sull’architettura e sull’urbanistica venezia-ne sviluppata tra gli anni ’70 ed ’80 del Novecento in collaborazione con Giuseppe Samonà. Sull’opera della Trincanato è stato pubblicato il volume Egle Trincanato 1910-1998, Marsilio Edi-tore, Venezia, 2008, libro commissionato dall’Università IUAV e dalla Fondazione Scientifica Querini Stampalia per editare la catalogazione completa del suo archivio personale (conservato presso l’Archivio Progetti IUAV) in concomitanza con la mostra dedicatale presso le sale di Palazzo Querini; poi per i tipi di Cierre Editrice nel 2008 è stata data alle stampe la riedizione di Venezia mi-nore, cui si rimanda per una trattazione sulla casa veneziana minima e delle origini (E. Trincanato), sulla tipologia dei corpi di fabbrica delle case vene-ziane (E. Balistreri), sulle case veneziane a loggia (C. Balistreri) e sulle schede aggiornate degli edifici d’edilizia minore trattati nel testo ed individuati nella pianta dei Combatti (D. Zanverdiani). In occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Egle Renata Trincanato alcuni suoi ac-querelli con soggetti veneziani sono stati acquisiti

dal British Museum per la collezione permanente del Gabinetto dei disegni e delle stampe di arte contemporanea. Un corpus di suoi carboncini autografi è conserva-to presso il Gabinetto dei disegni e delle stampe della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, mentre alcuni disegni e di-pinti con vedute di scorci di Venezia si trovano nelle collezioni di altre Istituzioni museali venete tra cui i Musei Civici di Treviso e la Galleria Riz-zarda di Feltre. 1 Estratto da Emiliano Balistreri, Prontuario delle Istituzioni e delle Magi-strature di Venezia, Collana Esempi di Architettura / 16, Aracne, Roma, aprile 2013, cui si rimanda per una trattazione della storia delle Istituzioni di Venezia, per la cronologia storica in sintesi dalle origini della città alla cadu-ta della Repubblica Serenissima (421 - 1797) e per il saggio di Egle Renata Trincanato sulla conformazione del Palazzo Ducale.

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Da Provincia bizantina all’indipendenza (726 - 888)

EDIFICI CIVILI PUBBLICI E PRIVATI: SCHEDE CANNAREGIO 1 - Palacium de Agnelo Partecipazio: Campielo de la Cason, nn. aa. 4494 - 4496; si tramanda che qui sorgesse la prima residenza fortificata del Doge Partecipazio autore del trasfe-rimento della sede ducale da Metamaucus all’Insula de San Marco. Metamaucus = Malamocco. 2 - Prison de Stato: collocazione incerta; secondo alcune fonti era connessa o contigua alla residenza fortificata del Doge Partecipazio. 3 - Approdo per le Isole e l’Istria poi imbarcadero per Murano e la Terraferma: collocazione incerta; tutt’ora sul Rio dei Santi Apostoli, all’altezza del Ponte de San Canzian, sussiste il Sottoportego del Tragheto. Questo collegamento acqueo sarebbe stato sotto il controllo dei Partecipazio. La Calle del Tragheto e la Calle de la Malvasia collegano il Campielo de la Cason al rio. SAN MARCO 4 - Porto e Mercato de Rialto (Insula Realtina). 5 - Zona residenziale e commerciale: nella vasta insula su cui insistono le Chiese de San Demetrio e de San Salvador era presente uno tra i primi nuclei residenziali e commerciali. 6 - Palazzo di Agnelo Partecipazio: collocazione incerta; si ha la notizia di una residenza in Rialto, ma in realtà coinciderebbe con quella presente ai Santi Apostoli. 7 - Proto Zecca: collocazione incerta; nel 1112, Ordelaffo Falier, a nome del Comune, vende ai Basilio un fondo pubblico già adibito a zecca, sull’attuale Riva del Ferro, in vicinanza della Chiesa de San Bartolomeo e dell’attuale Ponte de Rialto, ai quei tempi non ancora realizzato. 8 - Sede Ducale: Piazza de San Marco; viene eretta la prima Sede Ducale turrita di fronte al Bacino San Marco ed accanto alla Cappella Du-cale (poi Basilica de San Marco). CASTELLO 9 - Ponte (poi Ponte de la Canonica): ponte di barche o passerella lignea che fungeva da

collegamento tra le aree di San Marco e Castello; in particolar modo tra l’area marciana ed il Mona-stero di San Zaccaria. Alcune cronache narrano venisse realizzato nel 864, altre dopo il 1172, il tut-to in relazione alla nota visita annuale del Doge (istituita nell’anno 855) alla chiesa. Il ponte sulla riva del Bacino di San Marco è documentato nel 1170. 10 - Abitazioni del Monastero de San Zaccaria: Insula de San Zaccaria; proprietà fondiarie del monastero, sulle quali si realizzano complessi abitativi d’affitto, costituiti da case lignee poste nelle aree perimetrali a ponente. 11 - Residenza di Giustiniano Partecipazio: nei pressi di San Severo; poteva essere un edificio fortificato. 12 - Castrum: area arsenalizia; un castrum sarebbe sorto dov’è oggi l’ingresso dell’Arsenale; in un breve tratto di sottofondazio-ne dell’attuale muro di cinta dell’Arsenale vi sono blocchi di pietra che si ritiene appartenessero alla primigenia struttura difensiva; la costruzione si ipotizza già scomparsa all’epoca del Doge Pietro Tribuno e delle relative opere di fortificazione. SAN POLO 13 - Stallon: Insula Realtina; di questo edificio adibito a mattatoio è rimasto il toponimo “el Stallon” dove sorse poi la Drapperia. Prima notizia sulla struttura riferita al 976, quando vi fu portato il cadavere di Pietro IV Candiano. ISOLA DI SAN GIORGIO MAGGIORE 14 - Mulini: Isola de San Zorzi Mazor. 15 - Saline: Isola de San Zorzi Mazor; presso l’isola era situato un lago con le connesse attività produttive lagunari di saline e mulini, che già Cassiodoro aveva descritto scrivendo ai Tribu-ni venetici nel 537 (sintesi): «Il mare è la vostra ca-sa, non diversamente dagli uccelli acquatici. Quel tratto che ora si presenta all’occhio come terra-ferma, si vede poi sparso di isole e per l’ampia e-stensione disperse le abitazioni. Una sola è l’abbondanza degli abitanti: la pesca. Tutti sono occupati nel lavorare le saline. In luogo di aratri e falci voi ravvolgete cilindri, per essi diventati pos-sessori anche di ciò che non avete. Con saline e coi mulini quivi si conia, per così dire, moneta vitale e dell’arte vostra ogni vantaggio trae. Si può fare a meno dell’oro, ma non del sale.».

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Legenda

Legenda

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Il declino e la fine della Repubblica (1694 - 1797)

CORTI COLLETTIVE, EDIFICI CITTADINE-SCHI, BORGHESI E POPOLARI A SCHIERA E SERIALI: SCHEDE CANNAREGIO 1 - Case in Fondamenta de Cannaregio: Fondamenta de le Penitenti poi detta de Cannaregio nn. aa. 894 - 896, 910 - 911, Sotoportego Giustinian n. a. 897; gruppo eterogeneo ed alterato, anche di recente, di edifici popolari, con magazzini, che serravano il fronte di una corte (Giustiniana) di case di simile tenore, distrutte via via nel XIX - XX secolo. Il complesso si colloca tra il Sotoportego Giustinian ed il Sotoportego del Faraon poi corretto in Feraù. Ferraù = famiglia che qui abitava nel XVII secolo, successivamente trasferitasi in una vicina casa pro-prietà della famiglia cittadinesca Pozzo. 2 - Casa Valier: Fondamenta de le Penitenti poi detta de Cannaregio n. a. 948; edificio borghese nel quale l’architettura del Sei-Settecento si adegua al secolo successivo con line-ari balconcini al secondo piano e sull’abbaino e con rivestimento lapideo e modifiche al piano ter-reno. Singolarmente la casa compare sempre va-riata nell’iconografia: in opere del Guardi o della sua scuola a volte viene delineato l’abbaino; Mo-retti nel 1820 la raffigura schematicamente come oggi la vediamo, con le terrazze; Moro (1859) ag-giunge due volute barocche e le finestre diventano addirittura gotiche. Il fabbricato è simile a quello contrassegnato dal n. a. 924, dove però i caratteri e le variazioni planimetriche indicano una più com-pleta ristrutturazione ottocentesca. 3 - Case Grimani-Morosini: Fondamenta de le Capuzine nn. aa. 3029 - 3030 / 3040 - 3042, Sotoportego e Corte Nova nn. aa. 3031 - 3039; complesso del ‘600-700, a corte allungata, con ac-cesso da sottoportico munito di arco policentrico e capitello votivo. Un lato lungo si affaccia sulla Cal-le de San Girolamo, dove tutte le porte sono po-steriori al 1841: testimonianza di un originario as-setto chiuso attorno alla corte. Il temine “nuova” veniva usato per indicare le corti posteriori ad altre limitrofe o in genere realizzate dopo il ‘400. 4 - Case Labia: Calle del Magazen nn. aa. 3122 - 3135, Corte Borella nn. aa. 3120 - 3121/A, Fondamenta Labia nn. aa. 3118 - 3110; complesso in linea facilmente settecentesco, con sopraelevazione più recente, articolazioni in testa-ta e corti interne; altre proprietà della medesima famiglia erano situate oltre il Rio de le Torete. Rio de le Torete = secondo la tradizione per la presenza di due antiche torrette scomparse.

5 - Case Boldù: Campielo Briani nn. aa. 1444 - 1499, Calle dei Ormesini n. a. 1493; case popolari seicentesche in linea, identificabili per la presenza di due scudi con cimiero. 6 - Case in Calle de le Vele: Calle de le Vele nn. aa. 3964 - 3966; un lato della calle, costituito da una eterogenea edificazione in linea, cittadinesco-popolare, si con-clude con una costruzione su barbacani sei-settecentesca, affacciata sul Rio Priuli o de Santa Sofia. La schiera, adorna dei barbacani, inizia dal n. a. 3961; il pianoterra è segnato da ingressi di recen-te fattura; sulla contenuta facciata sul Rio Priuli si nota un “fogher”. Fogher = focolare, camino. 7 - Case in Campo de le Erbe: Campo de le Erbe nn. aa. 4064 - 4068; un complesso di case popolari in linea, parzial-mente alterato, con testata di maggior tono archi-tettonico all’incrocio dei Rii de Santa Sofia e de la Racheta. L’urbanizzazione del sito risale al XVI secolo, con case popolari anche minime, di cui di-verse ancora in legno nel 1582. 8 - Casa Santorio: Fondamente Nove nn. aa. 5033, Salizada dei Spechieri nn. aa. 4886 - 4887, 4888 F; casa secentesca di tono borghese; con l’adiacente, in base alla pianta prospettica del Merlo, risulta già edificata nel 1660. CASTELLO 9 - Case Michiel: Calle de le Rasse nn. aa. 4612 - 4620, Salizada de San Provolo nn. aa. 4621 - 4625; queste abitazioni d’affitto, che si dispongono at-torno ad una corte centrale, furono realizzate nel 1736 - 1737 da Antonio Visetti per conto della fa-miglia Michiel, dopo un incendio. La calle era in-dicata con il nome di “Rascianum vicum”. 10 - Case Corner-Diedo: Fondamenta del Remedio n. a. 4401 - 4405; casa con portalino classico composto da più ele-menti, tra cui mensole scolpite secentesche di riu-so; altri portali simili, privi di quest’ultime, ma rialzati e affiancati (due) da finestrini mistilinei, ricavati in un paramento lapideo. Considerati inol-tre i rigidi balconcini sagomati, l’originario edificio sei-settecentesco risulta rinnovato a fine Settecen-to o inizio Ottocento. 11 - Casa Guizzetti: Calle del Giazzo nn. aa. 5637 - 5637/A; alto blocco di case e magazzini, di puro utilitaristi-co sfruttamento fondiario, con portale bugnato d’accesso a una stretta corte interna. È verosimil-

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Il declino e la fine della Repubblica (1694 - 1797)

CORTI COLLETTIVE, EDIFICI CITTADINE-SCHI, BORGHESI E POPOLARI A SCHIERA E SERIALI: SCHEDE CANNAREGIO 1 - Case in Fondamenta de Cannaregio: Fondamenta de le Penitenti poi detta de Cannaregio nn. aa. 894 - 896, 910 - 911, Sotoportego Giustinian n. a. 897; gruppo eterogeneo ed alterato, anche di recente, di edifici popolari, con magazzini, che serravano il fronte di una corte (Giustiniana) di case di simile tenore, distrutte via via nel XIX - XX secolo. Il complesso si colloca tra il Sotoportego Giustinian ed il Sotoportego del Faraon poi corretto in Feraù. Ferraù = famiglia che qui abitava nel XVII secolo, successivamente trasferitasi in una vicina casa pro-prietà della famiglia cittadinesca Pozzo. 2 - Casa Valier: Fondamenta de le Penitenti poi detta de Cannaregio n. a. 948; edificio borghese nel quale l’architettura del Sei-Settecento si adegua al secolo successivo con line-ari balconcini al secondo piano e sull’abbaino e con rivestimento lapideo e modifiche al piano ter-reno. Singolarmente la casa compare sempre va-riata nell’iconografia: in opere del Guardi o della sua scuola a volte viene delineato l’abbaino; Mo-retti nel 1820 la raffigura schematicamente come oggi la vediamo, con le terrazze; Moro (1859) ag-giunge due volute barocche e le finestre diventano addirittura gotiche. Il fabbricato è simile a quello contrassegnato dal n. a. 924, dove però i caratteri e le variazioni planimetriche indicano una più com-pleta ristrutturazione ottocentesca. 3 - Case Grimani-Morosini: Fondamenta de le Capuzine nn. aa. 3029 - 3030 / 3040 - 3042, Sotoportego e Corte Nova nn. aa. 3031 - 3039; complesso del ‘600-700, a corte allungata, con ac-cesso da sottoportico munito di arco policentrico e capitello votivo. Un lato lungo si affaccia sulla Cal-le de San Girolamo, dove tutte le porte sono po-steriori al 1841: testimonianza di un originario as-setto chiuso attorno alla corte. Il temine “nuova” veniva usato per indicare le corti posteriori ad altre limitrofe o in genere realizzate dopo il ‘400. 4 - Case Labia: Calle del Magazen nn. aa. 3122 - 3135, Corte Borella nn. aa. 3120 - 3121/A, Fondamenta Labia nn. aa. 3118 - 3110; complesso in linea facilmente settecentesco, con sopraelevazione più recente, articolazioni in testa-ta e corti interne; altre proprietà della medesima famiglia erano situate oltre il Rio de le Torete. Rio de le Torete = secondo la tradizione per la presenza di due antiche torrette scomparse.

5 - Case Boldù: Campielo Briani nn. aa. 1444 - 1499, Calle dei Ormesini n. a. 1493; case popolari seicentesche in linea, identificabili per la presenza di due scudi con cimiero. 6 - Case in Calle de le Vele: Calle de le Vele nn. aa. 3964 - 3966; un lato della calle, costituito da una eterogenea edificazione in linea, cittadinesco-popolare, si con-clude con una costruzione su barbacani sei-settecentesca, affacciata sul Rio Priuli o de Santa Sofia. La schiera, adorna dei barbacani, inizia dal n. a. 3961; il pianoterra è segnato da ingressi di recen-te fattura; sulla contenuta facciata sul Rio Priuli si nota un “fogher”. Fogher = focolare, camino. 7 - Case in Campo de le Erbe: Campo de le Erbe nn. aa. 4064 - 4068; un complesso di case popolari in linea, parzial-mente alterato, con testata di maggior tono archi-tettonico all’incrocio dei Rii de Santa Sofia e de la Racheta. L’urbanizzazione del sito risale al XVI secolo, con case popolari anche minime, di cui di-verse ancora in legno nel 1582. 8 - Casa Santorio: Fondamente Nove nn. aa. 5033, Salizada dei Spechieri nn. aa. 4886 - 4887, 4888 F; casa secentesca di tono borghese; con l’adiacente, in base alla pianta prospettica del Merlo, risulta già edificata nel 1660. CASTELLO 9 - Case Michiel: Calle de le Rasse nn. aa. 4612 - 4620, Salizada de San Provolo nn. aa. 4621 - 4625; queste abitazioni d’affitto, che si dispongono at-torno ad una corte centrale, furono realizzate nel 1736 - 1737 da Antonio Visetti per conto della fa-miglia Michiel, dopo un incendio. La calle era in-dicata con il nome di “Rascianum vicum”. 10 - Case Corner-Diedo: Fondamenta del Remedio n. a. 4401 - 4405; casa con portalino classico composto da più ele-menti, tra cui mensole scolpite secentesche di riu-so; altri portali simili, privi di quest’ultime, ma rialzati e affiancati (due) da finestrini mistilinei, ricavati in un paramento lapideo. Considerati inol-tre i rigidi balconcini sagomati, l’originario edificio sei-settecentesco risulta rinnovato a fine Settecen-to o inizio Ottocento. 11 - Casa Guizzetti: Calle del Giazzo nn. aa. 5637 - 5637/A; alto blocco di case e magazzini, di puro utilitaristi-co sfruttamento fondiario, con portale bugnato d’accesso a una stretta corte interna. È verosimil-

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mente il risultato della trasformazione ottocente-sca di una residenza dei Guizzetti che a fine ‘700 possedevano una fabbrica di cera e contempora-neamente avevano registrato “a proprio uso” an-che il vicino Palazzo Gussoni alla Fava. Caratteri sei-settecenteschi sono stati mantenuti da una li-mitrofa casa d’affitto, nella Calle del Giazzo, già di medesima proprietà. 12 - Case del Monastero de San Lorenzo: Borgoloco de San Lorenzo nn. aa. 5076/A - 5085; i manufatti sono individuabili nella schiera sud del-le case d’affitto del Convento in Borgoloco, rico-struita negli anni 1668 - 1670. 13 - Casa del Monastero de San Lorenzo: Fondamenta de l’Osmarin n. a. 4981/B, Calle dei Preti nn. aa. 4998, Calle del Diavolo nn. aa. 4979/A - 4980; edificio settecentesco d’affitto e di medio tono già appartenente al Monastero de San Lorenzo, come gran parte dell’insula; possiede ingresso centinato e quattro balconi a balaustri sagomati. Infisso, sul fronte, un rilievo cinquecentesco del Santo. 14 - Case de la Schola de San Rocco e altri: Calle e Corte Bosello nn. aa. 3671/A - 3676; case piuttosto popolari, in linea, databili alla se-conda metà del ‘500, con motivi compositivi che permangono in periodi successivi; furono pesan-temente alterate, con l’eliminazione di caminetti, canne fumarie e abbaini, modifica del piano terra e sopraelevazione. Nel Catastico disegnato dal Fos-sati (1770), risultano appartenere alla Schola de San Rocco due sole case di primo piano, comprese nella commissaria Dalla Vecchia (1585) e situate nella Corte allora chiamata Bresella. 15 - Case Zaguri: Calle dei Furlani nn. aa. 3274 - 3280; gruppo di case d’affitto organizzate attorno ad una stretta corte allungata; risultano appena riedificate ad inizio 1754. Tipico edificio borghese del perio-do, in cui si perde l’individualità degli accessi e la valorizzazione formale è affidata a isolati, ma cura-ti balconcini, ed alle bande orizzontali d’intonaco, che dovevano comporre in unità l’insieme (in par-te eliminate in un recente rifacimento). 16 - Case dell’Ospitale dei Santi Pietro e Paolo: Fondamenta de la Tana nn. aa. 458 - 461; case a schiera di medio tono ricostruite nel 1783, ripropongono, più dilatati, schemi compositivi se-centeschi, come la potenziale serliana, al centro, scomposta in tre monofore. 17 - Case del Monastero de Sant’Ana: Calle de Sant’Ana nn. aa. 227 - 230, Campielo de Sant’Ana n. a. 239; la schiera sorge sul sedime di un preesistente ma-nufatto leggibile nella pianta del de’ Barbari; i ca-

ratteri stilistici la assegnano alla fine del ‘500, con modifiche. Elemento architettonico caratterizzan-te era l’imponente sequenza di comignoli tronco-conici sul rio, quasi totalmente perduti. 18 - Case Flangini: Calle de le Ole nn. aa. 305 - 306, Calle Maraffoni o de la Costantini nn. aa. 317 - 321; schiera di quattro unità di case minime in linea la cui stretta testata si affacciava sul Canal de San Piero e che vennero del tutto demolite nel ‘900. Tre di esse, al tempo superstiti, sono documentate nel Venezia Minore di Egle Trincanato. Oltre uno scoperto, verso Calle Ruga, esisteva un’altra picco-la schiera probabilmente identica. Parallelo si svi-luppa invece un altro complesso in linea di più alte case rinascimentali, con affaccio anche su Calle Salomon, finestre ad arco al primo piano ed un residuo doppio comignolo a cono rovesciato. 19 - Case del Patriarcato: Fondamenta de Quintavale nn. aa. 54 - 57; quattro case in linea fondate alla fine del ‘200, su lascito del Vescovo Bartolomeo Querini; vengono ancora indicate come Case Querini in una mappa del 1768. Gli attuali sobri caratteri rinascimentali, con modifiche posteriori, hanno perso il ricordo dei tipici, vivaci decori degli intonaci, visibili negli anni ‘30 del Novecento e attribuiti al periodo goti-co. Inizialmente concesse a religiosi, furono poi affittate ad artigiani della cantieristica locale. SAN POLO 20 - Casa Giustinian-Contarini Guizzetti: Riva del Vin nn. aa. 742/A, 743, Calle del Paradiso nn. aa. 719 - 721; ricostruzione, dopo l’incendio del 1753, di case quattrocentesche gotico-rinascimentali, attestate dall’iconografia. Si evidenziano caratteri ormai neoclassici, uniti ad altri più tradizionali; l’ala più bassa, demaniale, è imitazione posteriore al 1828. 21 - Ca’ Sansoni Astori: Campielo Sansoni nn. aa. 894 - 896; ampio complesso che guarda sul Rio de le Becca-rie, riferibile alla fine del ‘600 o alla prima metà del ‘700, per l’unico significativo elemento decorativo, costituito dai balconi a balaustra barocca. Qualche vestigia gotica, come la piccola vera da pozzo in rosso di Verona, nell’alterata corticella interna. Gli Astori commerciavano in zuccheri e droghe. 22 - Case Pisani Contarini: Calle de la Madoneta nn. aa. 1457 - 1465, Calle del Forno nn. aa. 1455, 1466 - 1470; complesso di case di antica proprietà Pisani; si no-tano patere romaniche, un arco sulla calle con stemma del ‘400, numerose finestre cinquecente-sche e successive ampie trasformazioni ai corpi di fabbrica.

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23 - Casa de la Parrocchia de San Tomà: Campielo San Tomà nn. aa. 2815 - 2819, Campielo de la Scoazera nn. aa. 2824 - 2825; l’edificio è composto da quattro piani più botte-ghe, con scala centrale in comune; edificato nel 1739, come da iscrizione, per affitti di medio-basso livello. Il dimesso, ma dignitoso prospetto defini-sce il lato a tramontana del campiello, dominato dal coevo fianco della chiesa. 24 - Case de la Scuola de San Rocco: Calle dei Volti nn. aa. 2835 - 2840, Campielo de la Scoazzera n. a. 2841; tre case allineate in un lotto di forma rettangolare e forse edificate tra 1625 e 1644 da Paolo Palladin che le lasciò, con altre, in eredità alla Schola de San Rocco. Questa infatti possedeva la maggior parte degli immobili dell’isolato. I due archi presenti ai lati estremi della calle le danno il nome e sono stati mantenuti nonostante i cambi di proprietà e le ri-costruzioni, quale elemento identificativo (esiste-vano già nel 1594); si nota inoltre che i capitelli sui loro stipiti, sono tutti due-trecenteschi e che due sono stati riposizionati per innalzare l’arco. 25 - Case del Capitolo de San Pantalon: Calle Larga de le Chiovere nn. aa. 3097 - 3098, Calle de Castelforte n. a. 3099; questi edifici settecenteschi di medio tono sono caratterizzati da eleganti davanzali sagomati e da solidi camini; erano prossimi all’area perimetrata dai Rii de San Zuane Evangelista e de le Muneghe-te che era totalmente occupata da orti. 26 - Case Correr: Campielo del Forner o del Marangon nn. aa. 2369 - 2370, Corte del Calderer nn. aa. 2414 - 2416, Calle de l’Ogio o del Cafetier nn. aa. 2413, 2371/A; due fronti di case sei-settecentesche si fronteggia-no nel campiello. In particolare, a nord, un edificio binato presenta balconcini ben lavorati e vivaci ingressi bugnati che interpretano popolarmente spunti aulici. La toponomastica denota la presenza di attività connesse all’artigianato e al commercio al dettaglio. 27 - Case de la Schola de San Rocco: Calle Zane nn. aa. 2362/A - 2365/A, Calle de la Vida nn. aa. 2389 - 2393; edificio progettato nel 1745 dall’architetto Giorgio Fossati, secondo un innovativo e razionale sche-ma, organizzato a blocco attorno ad una corte. 28 - Case in Campo de Sant’Agostin: Campo de Sant’Agostin nn. aa. 2290 - 2292 / 2296; di fronte alle absidi il Campo era chiuso da una schiera di case popolari, poi fortemente alterata, e a nord, come oggi, da una casa civile con abbaino, del tardo ‘700 - primo ‘800.

SANTA CROCE 29 - Case Crotta: Campielo de l’Isola nn. aa. 1482 - 1489; superstite schiera perimetrale di casette sei-settecentesche, con ampi focolari situati al piano-terra o al primo; avulso l’attuale assetto urbano dovuto all’interramento del rio e alle alterazioni edilizie. Buona parte dell’isola era nel ‘700 occupa-ta da un orto, di proprietà Panciera ad inizio ‘800. 30 - Case de la Scuola de la Carità: Calle del Tragheto de Santa Lucia nn. aa. 683 - 685; case con emblema della Scuola de la Carità inciso sulla incorniciatura lapidea della porta (n. a. 685). 31 - Case Bernardo: Fondamenta de le Burchiele nn. aa. 403 - 414; agli inizi occupate dai «paroni de le Burchiele», che svolgevano attività di trasporto di persone, di mer-canzie e acqua, collegando Venezia alla Terrafer-ma. Le singole unità formano un corpo unico e sono separate, da piccoli orti, dall’altro simile complesso sul Rio Terà dei Pensieri. Risultano edi-ficate nel 1678 dal patrizio Antonio Bernardo. 32 - Case Corner: Rio Terà dei Pensieri nn. aa. 329 - 332 / 345 - 352, Corte Correra nn. aa. 333 - 344; case d’affitto popolari riedificate nel 1696 e 1708 dai Corner presso un preesistente «terreno da ce-reria» (fabbrica di candele). Per quasi tutta la lun-ghezza del rio terà sono presenti costruzioni di simile fattura. DORSODURO 33 - Case a schiera Pinton-Priuli-Ruzzini: Calle de San Pantalon nn. aa. 3739 - 3751; il complesso a residenza e botteghe si contrappone a quello frontale, cinquecentesco ma con vestigia gotiche (nn. aa. 3759 – 3764). 34 - Edificio della Chiesa de Santa Margharita: Campo Santa Margharita nn. aa. 3429/A - 3430/B; l’edificio accoglieva la Schola ed il Sovegno dei Santi Vettore e Margarita. Venne ricostruito, con la chiesa, verso la fine del XVII secolo. 35 - Case Foscarini: Fondamenta Foscarini nn. aa. 3469 - 3474, 3465; una parte dell’insula dei Ragusei era occupata da case cinquecentesche di proprietà dei Foscarini; tuttora lungo Calle dei Ragusei vi sono resti mura-ri di questi edifici ed appezzamenti a verde. Sulla fondamenta vennero invece sopraelevate nel corso del ‘700, come attestano le incisioni di Carlevarijs, Zucchi e Giampiccoli. Ragusei = provenienti dalla città di Ragusa ovvero Dubrovnik.

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Il declino e la fine della Repubblica (1694 - 1797)

23 - Casa de la Parrocchia de San Tomà: Campielo San Tomà nn. aa. 2815 - 2819, Campielo de la Scoazera nn. aa. 2824 - 2825; l’edificio è composto da quattro piani più botte-ghe, con scala centrale in comune; edificato nel 1739, come da iscrizione, per affitti di medio-basso livello. Il dimesso, ma dignitoso prospetto defini-sce il lato a tramontana del campiello, dominato dal coevo fianco della chiesa. 24 - Case de la Scuola de San Rocco: Calle dei Volti nn. aa. 2835 - 2840, Campielo de la Scoazzera n. a. 2841; tre case allineate in un lotto di forma rettangolare e forse edificate tra 1625 e 1644 da Paolo Palladin che le lasciò, con altre, in eredità alla Schola de San Rocco. Questa infatti possedeva la maggior parte degli immobili dell’isolato. I due archi presenti ai lati estremi della calle le danno il nome e sono stati mantenuti nonostante i cambi di proprietà e le ri-costruzioni, quale elemento identificativo (esiste-vano già nel 1594); si nota inoltre che i capitelli sui loro stipiti, sono tutti due-trecenteschi e che due sono stati riposizionati per innalzare l’arco. 25 - Case del Capitolo de San Pantalon: Calle Larga de le Chiovere nn. aa. 3097 - 3098, Calle de Castelforte n. a. 3099; questi edifici settecenteschi di medio tono sono caratterizzati da eleganti davanzali sagomati e da solidi camini; erano prossimi all’area perimetrata dai Rii de San Zuane Evangelista e de le Muneghe-te che era totalmente occupata da orti. 26 - Case Correr: Campielo del Forner o del Marangon nn. aa. 2369 - 2370, Corte del Calderer nn. aa. 2414 - 2416, Calle de l’Ogio o del Cafetier nn. aa. 2413, 2371/A; due fronti di case sei-settecentesche si fronteggia-no nel campiello. In particolare, a nord, un edificio binato presenta balconcini ben lavorati e vivaci ingressi bugnati che interpretano popolarmente spunti aulici. La toponomastica denota la presenza di attività connesse all’artigianato e al commercio al dettaglio. 27 - Case de la Schola de San Rocco: Calle Zane nn. aa. 2362/A - 2365/A, Calle de la Vida nn. aa. 2389 - 2393; edificio progettato nel 1745 dall’architetto Giorgio Fossati, secondo un innovativo e razionale sche-ma, organizzato a blocco attorno ad una corte. 28 - Case in Campo de Sant’Agostin: Campo de Sant’Agostin nn. aa. 2290 - 2292 / 2296; di fronte alle absidi il Campo era chiuso da una schiera di case popolari, poi fortemente alterata, e a nord, come oggi, da una casa civile con abbaino, del tardo ‘700 - primo ‘800.

SANTA CROCE 29 - Case Crotta: Campielo de l’Isola nn. aa. 1482 - 1489; superstite schiera perimetrale di casette sei-settecentesche, con ampi focolari situati al piano-terra o al primo; avulso l’attuale assetto urbano dovuto all’interramento del rio e alle alterazioni edilizie. Buona parte dell’isola era nel ‘700 occupa-ta da un orto, di proprietà Panciera ad inizio ‘800. 30 - Case de la Scuola de la Carità: Calle del Tragheto de Santa Lucia nn. aa. 683 - 685; case con emblema della Scuola de la Carità inciso sulla incorniciatura lapidea della porta (n. a. 685). 31 - Case Bernardo: Fondamenta de le Burchiele nn. aa. 403 - 414; agli inizi occupate dai «paroni de le Burchiele», che svolgevano attività di trasporto di persone, di mer-canzie e acqua, collegando Venezia alla Terrafer-ma. Le singole unità formano un corpo unico e sono separate, da piccoli orti, dall’altro simile complesso sul Rio Terà dei Pensieri. Risultano edi-ficate nel 1678 dal patrizio Antonio Bernardo. 32 - Case Corner: Rio Terà dei Pensieri nn. aa. 329 - 332 / 345 - 352, Corte Correra nn. aa. 333 - 344; case d’affitto popolari riedificate nel 1696 e 1708 dai Corner presso un preesistente «terreno da ce-reria» (fabbrica di candele). Per quasi tutta la lun-ghezza del rio terà sono presenti costruzioni di simile fattura. DORSODURO 33 - Case a schiera Pinton-Priuli-Ruzzini: Calle de San Pantalon nn. aa. 3739 - 3751; il complesso a residenza e botteghe si contrappone a quello frontale, cinquecentesco ma con vestigia gotiche (nn. aa. 3759 – 3764). 34 - Edificio della Chiesa de Santa Margharita: Campo Santa Margharita nn. aa. 3429/A - 3430/B; l’edificio accoglieva la Schola ed il Sovegno dei Santi Vettore e Margarita. Venne ricostruito, con la chiesa, verso la fine del XVII secolo. 35 - Case Foscarini: Fondamenta Foscarini nn. aa. 3469 - 3474, 3465; una parte dell’insula dei Ragusei era occupata da case cinquecentesche di proprietà dei Foscarini; tuttora lungo Calle dei Ragusei vi sono resti mura-ri di questi edifici ed appezzamenti a verde. Sulla fondamenta vennero invece sopraelevate nel corso del ‘700, come attestano le incisioni di Carlevarijs, Zucchi e Giampiccoli. Ragusei = provenienti dalla città di Ragusa ovvero Dubrovnik.

Il declino e la fine della Repubblica (1694 - 1797)

36 - Case Tron: Fondamenta Tron nn. aa.1876 - 1891, Campielo Tron nn. aa. 1877 - 1886; queste abitazioni, dette “dei sette camini”, forma-no un corpo unico che si affaccia sul Rio de le Te-rese. Costruito tra 1711 e 1740, l’edificio è stato compromesso da un mediocre restauro a spesa pubblica. L’originario assetto fu studiato dalla Trincanato ed è descritto ne Venezia Minore. 37 - Case a schiera in Calle de le Botteghe: Calle de le Botteghe nn. aa. 3169 - 3187, Calle Pedrocchi nn. aa. 3156 - 3168/A, Corte dei Furlani nn. aa. 3153 - 3155; eterogenea, doppia schiera a residenza, a botteghe e magazzini; le testate minori si affacciano sulla Fondamenta de Ca’ Rezzonico e sulla Calle del Fabbro. Nel 1790 si fece richiesta, approvata, per la sopraelevazione, di due piani, delle Case Contari-ni, in Calle de le Botteghe. 38 - Case Torni: Campo San Barnaba nn. aa. 2843 - 2844, 2852, Corte del Boter 2845 - 2850, Calle Lunga 2853 - 2854; interessate complesso settecentesco incompiuto che uniforma esternamente il preesistente edifica-to di fondazione gotica, del quale conserva diversi cornicioni di gronda. Su un corpo laterale, in Fon-damenta Girardini, rilievo con scudo (forse Gerar-di, del ‘500) datato 1733. Il complesso dimostra inoltre notevoli affinità con il vicino, dignitoso edi-ficio in Fondamenta del Squero n. a. 3080, già pro-prietà e in parte abitazione del Conte istriano Ago-stino Carli Rubbi, archivista ai Frari, che avrebbe fornito al Manzoni l’iniziale spunto storico per la trama dei Promessi Sposi. 39 - Case Balastro Giustininan Savorgnan: Calle Avogaria nn. aa. 1610 - 1615 / 1619 - 1621; schiera di case popolari connesse al complesso di Campielo Balastro, alle spalle del palazzo tardo rinascimentale sulla Fondamenta di San Basegio. 40 - Case Balastro Giustininan Savorgnan: Calle e Corte Balastro nn. aa. 1551 - 1565, 1579; a schiera, sorte probabilmente sul sedime di pre-cedenti costruzioni, possiedono prevalenti caratte-ri attribuibili al ‘700. Il complesso, tra ‘800 e inizi del ‘900, ha subito demolizioni, alterazioni e rialzi. 41 - Case Canal-Morosini Corte Canal nn. aa. 1423 - 1430; due corpi in linea di abitazioni si fronteggiavano nella corte, prolungamento delle proprietà Dolfin-Gradenigo connesse al palazzetto gotico sulle Zat-tere (n. a. 1416). Rimane la schiera di ponente, con caratteri sei-settecenteschi, mentre la testata sul rio, di diversa proprietà, è stata suddivisa nell’800 ed alterata e sopraelevata nel ‘900, con parziali simmetrie di casa binata, forse in parte originali.

42 - Casa Venezia detta Roncan: Piscina de Sant’Agnese nn. aa. 830 - 833; casa binata di popolare quanto raffinata composi-zione settecentesca, con una forte simmetria ed elementi mistilinei posti a mitigare la consueta rigidità delle aperture, qui ordinate con spaziature inusuali. 43 - Edificio della Schola de San Rocco: Fondamenta de Ca’ Bragadin nn. aa. 605 - 605/A; parte della testata, ai piedi del Ponte de Mezo, di un gruppo di fabbricati della Schola disposti lungo Calle del Squero. L’edificio, di fondazione almeno cinquecentesca, presenta un assetto del sei-settecento, poi alterato con diverse modifiche alle aperture, ad esempio: la bottega del pianoterra. 44 - Case Corner Pisani: Calle de le Mende nn. aa. 512 - 517, Calle del Forno nn. aa. 504 - 511; esempio, purtroppo fortemente compromesso, di una schiera di case d’affitto d’investimento nobilia-re; un muro di spina divide le singole case, con un solo lato di affaccio ed un abbaino; incerta la data-zione, tra Seicento e Settecento, in quanto even-tuali ricostruzioni che non comportassero varia-zioni tipologiche e quindi di reddito, non lasciava-no segno nella documentazione fiscale d’epoca. INTEGRAZIONI SAN MARCO 45 - Edificio del Capitolo di San Zulian: Marzaria San Zulian nn. aa. 790 - 790/A, Marzaria de l’Orologio nn. aa. 229 - 230; costruito nel 1704 - 1705 da Antonio Gaspari. 46 - Casa Albrizzi: Calle del Ridoto n. a. 1385; in un complesso borghese di proprietà patrizia, è l’unità di maggior tenore, dai raffinati stilemi set-tecenteschi ispirati al ‘500. Al pianoterra il bugnato accoglie un portale tipico del tempo, per la con-formazione a “tau” raccordata sugli stipiti, ma sormontato da cornice con fregio a cuscino che si ripete sotto i timpani ai piani superiori. Su questi si notano i marcapiani, i balconi, appena sporgenti, con allungati balaustri a vaso, le lavorate incorni-ciature delle finestre e le mensole svelanti fogge rinascimentali; al mezzanino di sottotetto le ele-ganti bucature riprendono il motivo della porta. Manlio Brusatin annota che l’edificio fu ideato da Pietro Bianchi, figlio del gondoliere letterato e ri-vale del Selva nel concorso per il Teatro La Fenice. 47 - Casa Contarini-Papafava-Pasqualigo-Sandi: Ramo primo Corte Contarini 1516 - 1517; databile a cavallo tra ‘700 e ‘800; risultano partico-lari due corpi aggettanti sagomati e i davanzali so-stenuti da una sorta di rigonfiamento in cotto. Ri-

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levante il numero di proprietari patrizi indivisi, per un piccolo lotto appetibile per la collocazione cen-trale. In tutta la calle un vasto repertorio di bal-concini di foggia settecentesca, anche bizzarri e rifatti. Poco distante (n. a. 1575), uno stretto cor-po, alle spalle di un edificio sei-settecentesco della Frezzaria, mostra una struttura esterna totalmente lignea, tranne che per il piano terra a doppio porta-le centinato, ma di fine ‘800 - inizio ‘900. Frezzaria o Frezzeria = qui si producevano e si vendevano frecce per archi e balestre. 48 - Casa Zennaro: Crosera de le Boteghe nn. aa. 3450 - 3451; in costruzione nel 1808, insieme a quasi tutto l’isolato; di nota il focolaio retto da peduccio sa-gomato di tipo settecentesco, un condotto di scari-co sullo spigolo di piega della Crosera, i balconcini con sagoma ad ovale allungato e mensoline muta-te in triglifi neoclassici, quale concessione al nuovo secolo. È possibile un intervento dell’architetto Dal Peder che qui possedeva uno stabile. CASTELLO 49 - Case de la Schola Granda de la Misericordia: Via Garibaldi nn. aa. 1831 - 1832, Calle Bassa nn. aa. 1834 - 1835; datato 1751, l’edificio testimonia la permanenza di omogenei caratteri architettonici, dalla seconda metà del ‘500 al ‘700, ma anche oltre, nell’edilizia minore. La calle prende il nome dai confratelli Basso legati alla Schola Granda de la Misericordia. Lungo questa e il Rio de la Tana si sviluppano i lati maggiori. La testata, volta sulla Fondamentina de San Gioachin, presenta due botteghe al pianoter-reno e sui pilastri che ritmano le bucature poggia un architrave ligneo che funge anche da catena. Tre grandi abbaini integrano la copertura, uno sul fronte corto, due verso il Rio de la Tana. 50 - Casa Tamagnini Massari Negri: Campiello del Piovan n. a. 3769, Calle del Forno n. a. 3768, Riva dei Sciàvoni o dei Schiavoni n. a. 4123/A; dall’elegante prospetto, forse rinnovato nel 1717 - 1718 da Giorgio Massari, che nel 1735 vi andò ad abitare, quale erede del committente e marito del-la vedova. L’edificio si prolunga fino alla riva, dove i balconi mostrano elementi di reimpiego databili al ‘500, come buona parte della cornice di gronda. 51 - Casa Ghezzi: Riva degli Schiavoni nn. aa. 4124 - 4126, Campiello del Piovan nn. aa. 3764 - 3766; edificio borghese a più piani con abbaino datata 1800, disposto in linea con la Casa Tamagnini. Come in altri casi noti, di edilizia minore, i caratte-ri settecenteschi travalicano il secolo: i balconcini bombati, il cornicione con mensoline a gola rove-scia, le incorniciature dei fori che si allargano agli

angoli superiori, con pendente, come nell’edificio del Fadiga in Borgoloco Santa Maria Formosa. 52 - Casa Grandi (Castagna): Calle Castagna nn. aa. 4763 - 4764; tipico prospetto cittadinesco assegnabile ai primi decenni del XVIII secolo, con buona lavorazione delle parti lapidee; in calle, due portali del ‘500, uno dei quali con stemma. 53 - Ca’ Maccaruzzi: Ramo Grimani n. a. 4856; defilata sul rio. Curata e elegante costruzione ese-guita, per sé e gli eredi, dall’architetto Maccaruzzi nella seconda metà del ‘700. I palesi richiami al ‘500 trovano riscontro anche nella riproposta del motto del “NON NOBIS” sul portale da terra. 54 - Case Fadiga: Borgoloco Molmenti nn. aa. 5868 - 5868/A, Calle del Dose n. a. 5870/A; la lavorazione di un balconcino sagomato con pe-duccio, forse destinato ad essere intarsiato, e degli altri elementi lapidei può essere stata concepita soltanto da uno scultore lapicida come Domenico Fadiga, proprietario dell’edificio e collaboratore del Selva; quest’ultimo morì proprio mentre pas-seggiava con lui, lungo Riva dei Sciavoni, nel 1819. SAN POLO 55 - Casa Correr Bernardi-Fantini: Campo San Polo nn. aa. 2125 - 2126; in origine edificio gotico-rinascimentale, ritratto in una stampa edita dal Lovisa nel 1717 circa, venne rinnovato riutilizzando alcuni elementi lapidei. Di lato sorgeva il merlato, gotico Palazzo Da Canal. COMMENTO DEGLI AUTORI Secondo più recenti studi condotti dagli autori, una serie di edifici risultano realizzati precedente-mente o non databili con precisione, sia per le tra-sformazioni e manomissioni avvenute nel tempo, sia per lo spirito conservatore ed utilitarista della committenza che imponeva alle maestranze di seguire modelli costruttivi e applicare gli essenziali profili lapidei, ad essi connessi, che perduravano a lungo. Si sono sottolineati o introdotti esempi di poco posteriori e sconfinanti nel XIX secolo, proprio per evidenziare l’iniziale continuità dell’espressione architettonica in epoca neoclassica. NOTA AL LETTORE Tutte le schede storico-architettoniche (726 - 1797) relative agli edifici analizzati sono state ideate e scritte da Corrado Balistreri e Dario Zanverdiani.

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