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Via crucis della settimana
Incrocia le notizie piccole e grandi di questi ultimi giorni anche la riflessione lungo la
via del Calvario, curata questa settimana da Chiara e Diego Andreatta.
La accompagnano le stazioni realizzate a Trento dal genio creativo dello scultore di
Brunico Othmar Winkler ( 1907 – 1999), nella Via Crucis in legno di cirmolo,
considerata una della più significative testimonianze di arte sacra del Novecento.
Fu scolpita tra il 1951 e 1952 per la chiesa delle suore di Maria Bambina di via
Borsieri, dove ancora oggi viene “letta” e commentata dai bambini della loro scuola
paritaria.
Il capolavoro di Winkler presenta in 14 bassorilievi un’attualizzazione della Passione
di Cristo, dominata dalle tragedie del conflitto mondiale e dalle minacce – anche
ideologiche – su un futuro di pace. La riproduzione delle opere è stata gentilmente
curata per noi dal fotoreporter trentino Gianni Zotta.
I. GESU’ E’ ARRESTATO
In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Siete usciti come contro un brigante,
con spade e bastoni, per catturarmi. Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare,
e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture
dei profeti». Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono. (Matteo 26, 55-56)
Fra gli arrestati oggi ci sono anche loro. I profughi fermi lì da giorni, da mesi, nei campi
o nei centri di “prima accoglienza”: quassù al passo del Brennero – un tempo confine,
oggi traguardo in vista di altre ripartenza al Nord – ne hanno registrati 934 le cronache
dei giornali locali. In condizioni psicologicamente difficili, eppure migliori dei campi di
partenza, con le terribili catene fisiche della fame e della sete. E noi, impotenti, davanti a
queste condanne?
Cerchiamo spiragli positivi: sul piano politico c’è la proposta formalizzata questa
settimana dall’Italia in sede europea di puntare finalmente con decisione alla creazione
di Centri UE in vari Paesi africani di transito (Niger, Tunisia e Costa d’Avorio) per
raccogliere i profughi e vagliare le loro richieste di asilo. Un primo passo per non restare
fermi.
In transito, reclusi, aspettare. Espulsione, permesso, cittadinanza. E fuori fratelli in
attesa, padri, madri, figli.
La vita che apre, che chiude una porta. Ricominciare lontano in un paese accogliente,
tra mani aperte e occhi fraterni.
È oggi essere uomini. Sei tu oggi, Uomo.
II. GESU’ CADE PER LA PRIMA VOLTA
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri
dolori e noi lo giudicavamo castigato,percosso da Dio e umiliato. Egli è
stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il
castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi
siamo stati guariti. (Isaia, 53, 4-5)
Quanto ti fanno sprofondare certe “prime cadute”. Come la scivolata nelle
gelide acque di un torrente della val Fiorentina, nel Bellunese, che ha portato
via la piccola Anna per alcuni lunghi interminabili secondi dagli occhi dei suoi
genitori.
Papà Giovanni e mamma Michela ad un anno di distanza non dimenticano i
momenti in cui la loro piccola di 6 anni è stata ritrovata in stato di forte
esotermia, i due attacchi cardiaci, la temperatura corporea di 23 gradi. L’hanno
salvata dopo un delicato intervento con circolazione esterna (“le possibilità
sono legate ad un filo molto debole”, avevano detto i cardiochirurgi), un lento,
poi totale recupero che papà Giovanni in questi giorni ha raccontato in una
lettera ai Soccorritori Bellunesi e a quei medici trentini e padovani “di rara
umanità”. “Noi crediamo ai miracoli”, ha concluso nella sua infinita
riconoscenza. Una spinta a sperare contro ogni speranza, davanti ad ogni
caduta.
Cadiamo tante volte, Signore. La vita ci colpisce, ci pare di non farcela,
perdiamo il coraggio.
Ė faticoso rialzarsi. Ci vuole un miracolo, il miracolo della fiducia,
dell’abbandono alla tua volontà. Il miracolo della fiducia in chi ci sta accanto.
E rimettersi a camminare, ritrovare la strada, ritrovare te che sei la via per la
verità della nostra vita.
III. LA VERONICA ASCIUGA
IL VOLTO DI GESU’
«Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto!”. Il tuo volto,
Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira
il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio
della mia salvezza» (Salmo 27,8-9).
Appassisce in fretta la mimosa, ma i fatti dell’8 marzo possono lasciare un
segno. Come l’invocazione di preghiera ecumenica ispirate dalle donne delle
Bahamas nella veglia celebrata in tante città di tutto il mondo la sera prima:
«Ti preghiamo per tutte quelle che si sentono in colpa per i maltrattamenti
subiti e non osano chiedere aiuto…».
O come la resistenza delle dieci attiviste che il governo di Pechino ha arrestato
per evitare che partecipassero alle manifestazioni dell’8 marzo. Cinque di loro
sono ancora in carcere (la polizia in Cina può tenere in cella chiunque senza
incriminazione fino a 30 giorni). Nel gruppo c’è anche Li Tingting, descritta
come una timida e tranquilla attrice dell’Opera di Pechino, nota per aver
manifestato nel 2012 contro la violenza familiare in Cina indossando un vestito
da sposa macchiato di vernice rossa sangue.
Donne che subiscono violenza in famiglia, donne non tutelate dalla società
civile in tante parti del mondo.
Donne che come la Veronica si fanno vicine a chi fa fatica. Donne sulle strade
della passione dei crocifissi di oggi.
Posa il tuo sguardo sofferente e amoroso su di noi, Figlio di Dio!
IV. GESU’ CADE PER LA SECONDA VOLTA
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non
vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete
stati guariti.
(1 Pietro 2,24)
l recital sull’autismo, uno show per riflettere sul disagio mentale, un musical scritto da
una malata di sclerosi multipla. È sempre meno raro nel cartellone degli spettacoli
trovare eventi che portano sul palco le nostre fragilità, allestimenti “prodotti” da chi
attraverso il teatro trova motivi per risalire la china della vita. Dice il regista della
Compagnia Instabile, formata da utenti, familiari e operatori di un Centro di Salute
mentale, in scena questa settimana con “Nato per la follia”: “Attraverso questo
racconto riusciamo a far capire che chi soffre di disagio mentale vive una malattia che
può riservare delle ricadute, ma che ha anche lunghe fasi di assoluto benessere”. Le
due ore passate ogni settimana tra prove e spettacoli lo confermano.
Gioia e dolore, salute e malattia si intrecciano nelle giornate di ciascuno.
Saper guardare dentro, oltre, per trovare segni nuovi e risorse insperate. Inventare
percorsi nuovi.
Soffia Spirito di Dio, soffia su di noi. Riempici, rialzaci!
V. GESU’ VIENE INCHIODATO ALLA CROCE
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse
quello che ciascuno dovesse prendere. Erano le nove del mattino
quando lo crocifissero. (Marco 15,24-25)
La notizia non ha “bucato” molte pagine degli esteri, ma è partita ufficialmente
questa settimana la campagna per la messa al bando dei minerali di guerra. È
la richiesta di una legge più severa avanzata da un coordinamento di 17
organizzazione cattoliche di Europa e Nord America (in Italia promotrice è la
FOCSIV, Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario) che
mira a eliminare dai prodotti di consumo minerali provenienti da zone di
guerra. “Molte compagnie europee in questo settore si stanno rendendo
complici dei conflitti e dei loro abusi”. Ed anche i consumatori inconsapevoli
rischiano di fare il loro gioco di morte.
Paura, malattia, dolore. Una catena di morte per il profitto di pochi.
Aiutaci, Signore, a spezzare queste catene di oggi, a seminare pane, a
convertire i cuori, a proteggere i figli, a scegliere il bene.
VI. GESU’ PROMETTE IL SUO REGNO
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo?
Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu
hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente,
perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto
nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel
tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel
paradiso». (Luca 23, 39-42)
Dà il buon esempio papa Francesco, va al confessionale e si riconcilia. Poi si
mette la stola e attende.
“Non è un luogo di tortura, il confessionale”, ha ripetuto più volte. Il
sacramento della Riconciliazione ritorna oggi nell’iniziativa “24 ore per il
Signore” in programma il 13 e 14 marzo, annunciata nel messaggio per la
Quaresima 2015: «Siamo saturi di notizie e immagini sconvolgenti che ci
narrano la sofferenza umana e sentiamo nel medesimo tempo tutta la nostra
incapacità a intervenire», ha scritto il Papa. «Che cosa fare per non lasciarci
assorbire da questa spirale di spavento e di impotenza? In primo luogo,
possiamo pregare nella comunione della Chiesa terrena e celeste. Non
trascuriamo la forza della preghiera di tanti!».
ll perdono di Dio. Un Dio crocifisso che perdona.
Un amore senza misura che dona la pace. Ho bisogno del tuo perdono,
Signore!
Ho bisogno di imparare da te la dignità dell’amore.
VII. GESU’ MUORE IN CROCE
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del
pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà
sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama
Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una
canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a
toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del
tempio si squarciò in due, dall’alto in basso. Allora il centurione che gli
stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente
quest’uomo era Figlio di Dio!». (Mc 15,33-39)
È ufficiale: Oscar Arnulfo Romero sarà proclamato beato il prossimo 23
maggio, “martire della Chiesa universale”. Ma è festa doppia per il popolo
salvadoregno perchè l’attesissimo annuncio avviene alla vigilia del 12 marzo, la
ricorrenza del martirio di un altro profeta di El Salvador, padre Rutilio Grande,
per il quale pure è avviato l’iter di beatificazione.
Era amico fraterno di Romero e fra gli ispiratori della sua “conversione ai
poveri”, Rutilio Grande: fu eliminato da una raffica di dieci proiettili 38 anni fa,
3 anni esatti prima di Romero. Aveva pure denunciato le violazioni dei diritti
umani e preso le difese della povera gente: assieme a lui vengono assassinati
un ragazzino e un contadino, dopo di lui anche molti altri religiosi e difensori
dei poveri. “Davvero un grande” ha detto papa Francesco di questo confratello
gesuita – “perché lasciò il centro per andare alla periferia”. Il martirio di padre
Rutilio diede uno spirito di maggior fortaleza (il coraggio nella vita sociale) ai
suoi discepoli, ma anche alla sua gente di ieri e di oggi.
Fratelli martiri in Cristo per stare al fianco dei poveri. Martiri come Cristo
capaci di donare la vita.
Da dove viene tanta forza? Da dove viene il coraggio di denunciare l’ingiustizia
che colpisce i più deboli?
Donaci tu Signore di essere fedeli nella prova, testimoni del tuo amore fedele
fino alla croce.
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Chiara Bonvicini e Diego Andreatta
Chiara Bonvicini, insegnante di lettere, è caposcout e formatrice Agesci.
Diego Andreatta, sociologo, dal 1987 è giornalista professionista al
settimanale diocesano Vita Trentina e dal 1996 corrispondente di Avvenire.