aio 2018 sempre nel nostro ricordo e nel nostro cuore · "il tuo volto io cerco signore"...

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Dr.ssa Stefania Marchesi

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Febbraio 2018 1

Comunità ApertA: Periodico mensile della parrocchia di Almenno San SalvatoreDirezione, redazione, amministrazione e corrispondenza: COMUNITà APERTA - via XXV Aprile - Almenno San Salvatore (Bg)e-mail: [email protected] o [email protected]: Don mario rosa - Direttore Resp.: don oliviero GiulianiAutorizzazione del tribunale di Bergamo n. 32 del 28.09.1988 Pubblicità inferiore al 70%- redazione: don Mario Rosa - don Giorgio Albani - don Lorenzo TestaRenzo Cornelli - Anna Cortinovis - Paolo Manzoni - Romano Bonfanti - Roberto Bonalumi- impaginazione e grafica a cura di: Renzo Cornelli- Stampa a cura di: Press R3 S.N.C. di Rota Alessandro & C.

Copertina a cura di: Roberto Bonalumi

"Il tuo volto Io cerco SIgnore"

Fotografia di don Giorgio

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Quaresima tempo di deserto... e di incontro con Dio Calendario Parrocchiale Marzo 2018 Lettera aperta a San Giovanni Bosco Il significato del Triduo Pasquale Caritas Parrocchiale Famiglie in Festa Messaggio per la 40a Giornata per la Vita Fermati, guarda, ritorna: omelia di Papa Francesco AVIS: Pool Party Dal Monastero Francescano di Zogno Festa Parrocchiale della Candelora Consiglio Pastorale Parrocchiale I Vescovi Lombardi verso il voto Pillole di vita spirituale Festa delle famiglie in maschera Famiglie in festa Breve storia dell'Ospedale Giovanni Carlo Rota (12) Giornata per la vita: Da Folgaria riceviamo Associazione Vedove Cattoliche Chiedilo al Parroco Gita Dolomiti Gruppo del Sorriso L'Angolo della poesia Missioni: ci hanno scritto Mi fanno ritornare in mente... Un tempo Almennese Basket Cara maestra Anagrafe parrocchiale Sempre nel nostro ricordo e nel nostro cuore

Com

unità

Ape

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Feb

brai

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Sommario

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Comunità Aperta 2

Editoriale

Quaresima tempodi deserto......e di incontro con DioCon ancora qualche coriandolo impigliato nei capelli, abbiamo abbassato la testa dinanzi al prete che vi ha seminato un pizzico di cenere ammonendoci: “Convertiti e credi al Vangelo”.È cominciata la Quaresima, il cammino che ci conduce alla Pasqua del Signore. Siamo solleci-tati dalla Parola di Dio alla conversione, al cam-biamento radicale della nostra mentalità, dei no-stri atteggiamenti, in una parola della nostra vita. La conversione investe la nostra persona nella sua totalità (pensieri, cuore, sguardo, parole, condotta…) e determina una inversione di rotta.

Tutto questo non avviene senza fatica; è come attraversare un deserto: è stata l’esperienza di Israele (quarant’anni nel deserto!) è stata la scel-ta di Gesù prima di entrare nella sua vita pubbli-ca (quaranta giorni nel deserto).

Chi è stato nel deserto ha potuto constatare come i beduini, allorché scarseggia l’acqua, si lavano con la sabbia; anzi è la sabbia che ti sot-

topone forzatamente al suo bagno purificatore. Una specie di battesimo della sabbia. Ne vieni investito con prepotenza, non puoi dosarla come si fa con il tappo della bottiglietta del bagno schiuma: la sabbia ti entra negli occhi, penetra nelle tasche, si insinua nelle orecchie, ti raspa in gola, ti strofina rudemente il collo, la senti solca-re la schiena… non risparmia nulla.

Nel deserto (quello della Quaresima) il Signore si serve della “sabbia” per la sua opera di puri-ficazione; così vieni costretto alla pulizia; obbli-gato alla più implacabile sincerità con te stes-so. Dopo che ti sei lavato con la sabbia, che ha staccato le incrostazioni, grattato la verniciatura, appari per quello che sei, ripulito di tutti i tuoi compromessi, privo delle maschere che spesso nascondevano il tuo vero volto (non solo a Car-nevale), liberato dai ruoli che normalmente ti sono appiccicati sulla pelle.

Il “deserto” è così il luogo dell’autentici-tà, dell’essenzialità, della sobrietà,

“dell’austerità”… Il deserto è, però, anche il luogo dell’intimità, dell’in-contro, del dialogo con Dio.

Gli arabi sostengono che il deserto è il giardino di Allah. Da qui il Signore dei Fedeli ha tolto ogni animale ed essere umano superfluo perché ci fosse un posto dove Egli potesse pas-seggiare in pace.È forse, invece, più giusto pensare che Dio abbia creato il deserto per permettere la ripresa del dialogo in-

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Febbraio 2018 3

Editoriale

Sono attivi su Internet i Siti della Parrocchia e della Scuola Materna che sono stati totalmente aggiornati con nuovi servizi e fotografie. Alcune parti sono ancora in lavorazione e saranno attive a breve tempo. Nel frattempo le stringhe per accedere ai due siti della Parrocchia e della Scuola Materna sono le seguenti:

www.almennosansalvatore.parrocchiesulweb.it www.infanziasansalvatore.it

Quaresima tempo di deserto... e di incontro con Dio

terrotto nel giardino di Eden. Dopo la partenza di Adamo, Dio non si è mai rassegnato ad essere il Dio dei fiori, del cielo e delle stelle; Egli vuole essere il Dio dell’uomo.

Nella spiritualità biblica il deserto è uno spazio di ricordi e di esperienza; è il luogo di solitudine, di fame e di sete, ma è anche il luogo del fidan-zamento (Os 2,16) del primo amore (Ger 2,2-3) tra Dio e il suo popolo.

Il deserto è uno spazio dove le per-sone sperimentano il proprio limite, il proprio bisogno, il proprio essere creatura. Il deserto educa l’uomo ad essere “figlio”, perché lo educa a tra-sformare il bisogno in grido, ad atten-dere il pane, l’acqua, la vita dal Padre, giorno dopo giorno.

Come un padre si prende cura di un figlio, così Dio ha custodito il suo po-

polo durante la peregrinazione nel deserto. Non solo lo ha custodito, lo ha nutrito con manna, lo ha dissetato con l’acqua della roccia, ma più ancora lo ha fatto vivere del-la sua Parola, attraverso Mosè ed i profeti lo ha ricreato mediante le parole della sua bocca e lo ha reso popolo, suo figlio “Io sarò il vostro Dio e voi il mio popolo”.

Come il popolo di Israele anche Gesù (lo vediamo nella prima domenica di Quare-sima) è condotto nel deserto per impara-re ad essere “Figlio”; anche per noi questi quaranta giorni sono un tempo di grazia

nel quale siamo condotti attraverso il “deserto” in un cammino di austerità, lotta e penitenza per arrivare a scoprire a Pasqua nel Crocifisso- Ri-sorto fin dove arriva l’amore di Dio per noi.Buon cammino Quaresimale!

Il parrocodon Mario

Monastero Marsaba nel Deserto della Giudea Israele

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Comunità Aperta 4

GIORNO APPUNTAMENTO ORARIO LUOGO

Giovedì 1S. Messa e Adorazione Eucaristica

Incontro Catechisti

20,00

20,30

Cappuccini

Oratorio

Venerdì 2 S. Messe Vicariale di Quaresima

VIA CRUCIS OPERA PIA

06,00

20,00

Cappuccini

DOMENICA 4III Quaresima

Vespri e Catechesi adultiMattino: Ritiro per IV e V elem.

15,00 Parrocchia

Lunedì 5Catechesi adulti

Scuola della Parola

15,00

20,45

Oratorio

Oratorio

Martedì 6Preghiera di Quaresima per i ragazzi

Consiglio di Azione Cattolica

07,45

20,45

Cappuccini

Oratorio

Mercoledì 7 Conferenza San Vincenzo 19,45 Parrocchia

Giovedì 8 Incontro Gruppo Missionario 16,30 Parrocchia

Venerdì 9S. Messe Vicariale di Quaresima

VIA CRUCIS SANTUARIO

06,00

20,00

Sedrina

DOMENICA 11IV Quaresima

Vespri e Catechesi adultiMattino: Ritiro per I media

15,00

14,30

Parrocchia

Oratorio

Martedì 13

Preghiera di Quaresima per i ragazzi

S. Messa Madri Cristiane

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE

7,45

9,00

20,45

Cappuccini

Cappuccini

Parrocchia

Mercoledì 14 Incontro Genitori Cresimandi

Giovedì 15S. Messa Associazione Vedove

Incontro ConfratelliIncontro Adulti Azione Cattolica

09,0020,3020,45

CappucciniParrocchiaOratorio

Venerdì 16S. Messe Vicariale di Quaresima

VIA CRUCIS ITINERANTE S. GIORGIO - S. NICOLA

06,00

20,00

Villa d'Almè

Sabato 17 Esposizione Statua Beata Vergine Addolorata

DOMENICA 18V di

Quaresima

S. Messe orario festivoVespri e Catechesi adulti

Incontro Genitori Sacramenti e Animazione15,00

16,30

Parrocchia

Oratorio

Calendario Pastorale Ma r z o 2018

Parrocchia informa

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Febbraio 2018 5

Parrocchia Informa

"Maestro, dove abiti?"

GIORNO APPUNTAMENTO ORARIO LUOGO

Lunedì 19FESTA DI S. GIUSEPPE SPOSO DI MARIA VERGINE

Martedì 20Preghiera di Quaresima per i ragazzi

TRIDUO DI PREPARAZIONE ALLA PASQUA

7,45

20,00

Cappuccini

Parrocchia

Mercoledì 21 TRIDUO DI PREPARAZIONE ALLA PASQUA 20,00 Parrocchia

Giovedì 22 TRIDUO DI PREPARAZIONE ALLA PASQUA 20,00 Parrocchia

Venerdì 23

FESTA PAROCCHIALE DELLA B.V. ADDOLORATAS. Messe Vicariale di Quaresima

S. Messe 7,30 - 10,30 Madri cristiane16,00 per i Ragazzi Catechesi

VIA CRUCIS ITINERANTE S. NICOLA - PARROCCHIAsegue S. Messa di chiusura Festa Adolorata

Parrocchia

DOMENICA 25delle PALME

Corteo con gli UliviS. Messa solenne e lettura del Passio

Confessioni adolescenti e giovani

9,3010,3018,30

CappucciniParrocchiaCappuccini

Lunedì 26 Confessioni ragazzi III - IV- V elem.CENA DEL POVERO

16,1520,30

CappucciniOratorio

Martedì 27Preghiera di Quaresima per i ragazziConfessioni ragazzi I - II - III media

7,45

16,15

Cappuccini

Cappuccini

Mercoledì 28 ore 15,00 Confessioni Opera Pia - ore 17,00 Santuario

Giovedì 29Santo

Nella CeNa del SigNoreS. Messa con tutti i ragazzi della Catechesi

S. Messa solenne con lavanda dei piedi16,3020,00

ParrocchiaParrocchia

Venerdì 30Santo

Nella PaSSioNe del SigNoreSolenne Actio liturgica

Dalle 16,00 alle 18,00 Confessioni AdultiSolenne via Crucis e Processione con il Cristo deposto

15,00

20,00

Parrocchia

Parrocchia

Sabato 31Santo

Nell'atteSa della riSurrezioNeBenedizione uova pasquali

Dalle 16,00 alle 18,00 Confessioni AdultiVeglia Pasquale

15,0021,0021,00

Parrocchia

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Comunità Aperta 6

Caro don Bosco,

scusa se oso disturbarti con questa lettera, ma non ho potuto fare a meno di pensare a te quando, passando davanti alla bacheca del nostro oratorio, ho visto la locandina con le iniziative della settimana a te dedicata. C’erano segnalate alcune celebrazioni, dei giochi, un film, addirittura una serata con paninoteca. Accanto c’era la locandina del carnevale e poi altri fogli che a dire il vero non ho letto ma che riportavano diverse iniziative.

Mi sono detto: quanta roba! Non c’è che l’imbarazzo della scelta! La scelta… appunto. Cosa avrebbero scelto i destinatari di queste proposte? Non c’era che da andare a vedere. Ero curioso, forse perché mi sembravano cose interessanti, forse perché pensando alla mia infanzia volevo vedere se anche oggi l’ora-torio è un cuore pulsante ricco di presenze.

Sono passato in chiesa parrocchiale per le due messe domenicali e poi il mercoledì alla chiesa dei Cappuc-cini e il venerdì nel Santuario; poi ho sbirciato dentro la sala Sacra Famiglia in occasione del film e ancora nel salone don Bosco per i giochi della domenica e del martedì grasso, e poi per le strade nel pomeriggio della domenica di carnevale… Sono rimasto un po’ deluso.

Pensavo di vedere tanti ragazzi pieni di entusiasmo e invece ho notato presenze risicate (salvo la serata della paninoteca). Mi chiedevo: dove sono tutti i ragazzi? Non riuscivo a darmi una risposta. Ho pro-vato a chiedere ad alcune persone. “Ma diversi ra-gazzi sono agli allenamenti”. Ah!, ho pensato. Ma anche alla domenica? “Alla domenica tanti hanno la partita”. Ah!, certo. Ma proprio tutti?

E poi c’era anche una proposta di martedì, e una di mercoledì, e anche la messa alla Candelora di venerdì. Sono tutti occupati i giorni? “Certo”, mi ha risposto qualcuno. “Non c’è un giorno libero”, ha aggiunto un altro. “Ci sono impegni sportivi, mu-sicali, ricreativi, scolastici, poi lo shopping e altro ancora”.

Poveri ragazzi, pensavo, sembrano quasi dei con-dannanti ai lavori forzati. Saranno contenti di tutti questi impegni? “Beh, lo spero e comunque non esa-geriamo”, mi ha detto un’altra persona, “non ci sono

Oratorio

Lettera aperta aS. Giovanni Bosco

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gli impegni. C’è anche il tempo libero per il divertimento”.

Appunto, pensavo io, e infatti alcune iniziative che com-parivano in bacheca mi sembravano un’ottima occasione per divertirsi. “Non hai capito. Che bisogno c’è di andare in oratorio o in altri luoghi aggregativi? Hanno tutto a casa: Tv, giochi, connessioni… e lì si è al sicuro. A che serve uscire? Al massimo si va in casa di amici”. Non ci avevo pensato.

Ma qualcosa non mi quadrava. Perché se stanno bene a casa come mai si sente dire talvolta che le proposte in paese e in parrocchia sono poche?

Boh, sarà forse un nuovo sport: la lamentela.

Ma ancora non mi tornavano le cose. Ci si può anche lamen-tare, e magari anche a ragione per certe cose, ma resta il fatto che tanti non si muovono. Non ripetono il miracolo di riempire i cortili, le aule dell’oratorio, le chiese, le strade… Cosa manca? Forse un prete come te, don Bosco? Forse un oratorio vivo come il tuo? Forse animatori entusiasti? Forse un calendario più ricco e appetitoso? Forse tutto questo e magari ancora di più.

Ma il problema non è probabilmente ciò che manca, ma ciò che si ha. Si ha forse troppo e questo troppo sembra bastare e provoca nausea e non fa desiderare l’incontro con gli altri, lo slancio per una proposta, l’adesione a una iniziativa.

Gesù un giorno, se non sbaglio, ha messo in guardia i ricchi non perché sono avidi, non perché si disinte-ressano dei poveri, ma perché hanno già la loro consolazione e non si aspettano nulla di più e se aspettano

qualcosa non sanno accoglierlo in ciò che viene donato.

Come sarebbe bello ritornare tutti un po’ più poveri, essenziali, capaci di appassio-narci a ciò che viene proposto.

È forse un’utopia la mia? Dimmelo tu, don Bosco. Dillo a tutti noi e insegnaci il segreto per vi-vere con entusiasmo nella nostra comunità.

tidielle

Lettera aperta a San Giovanni BoscoOratorio

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Comunità Aperta 8

Lasciamoci guidare dalla Liturgia

Il significato del Triduo PasqualeA cura di don Giorgio

Estratto dalla meditazione sul Triduo Pasquale di Papa Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì 8 aprile 2009.

La Settimana Santa, che per noi cristiani è la settimana più importante dell’anno, ci offre l’opportunità di immergerci negli eventi cen-trali della Redenzione, di rivivere il Mistero pa-squale, il grande Mistero della fede. A partire dal pomeriggio del Giovedì santo, con la Messa nella Cena del Signore, i solenni riti liturgici ci aiuteranno a meditare in maniera più viva la passione, la morte e la risurrezione del Signo-re nei giorni del Santo Triduo pasquale, fulcro dell’intero anno liturgico. Possa la grazia divi-na aprire i nostri cuori alla comprensione del dono inestimabile che è la salvezza ottenutaci dal sacrificio di Cristo. Questo dono immenso lo troviamo mirabilmente narrato in un celebre

inno contenuto nella Lettera ai Filippesi (cfr 2,6-11). L’apostolo ripercorre, in modo tanto essenziale quanto efficace, tutto il mistero della storia della salvezza accennando alla superbia di Adamo che, pur non essendo Dio, voleva essere come Dio. E contrappone a questa superbia del primo uomo, che tutti noi sentiamo un po’ nel nostro essere, l’umiltà del vero Figlio di Dio che, diventando uomo, non esitò a prendere su di sé tutte le debolezze dell’essere umano, eccetto il peccato, e si spinse fino alla profondità della morte. A questa discesa nell’ultima profondità della passione e del-la morte segue poi la sua esaltazione, la vera gloria, la gloria dell’amore che è andato fino alla fine. Ed è perciò giusto – come dice Paolo – che «nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore!» (Fil 2,10-11). San Paolo accenna, con queste parole, a una profezia di Isaia dove Dio dice: Io sono il Signore, ogni ginocchio si pieghi davanti a me nei cieli e nella terra (cfr Is 45, 23). Questo – dice Paolo – vale per Gesù Cri-sto. Lui realmente, nella sua umiltà, nella vera grandezza del suo amore, è il Signore del mondo e davanti a Lui realmente ogni ginocchio si piega.

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Lasciamoci guidare dalla Liturgia

Il significato del Triduo Pasquale

Quanto meraviglioso, e insieme sorprendente, è questo mistero! Non possiamo mai sufficiente-mente meditare questa realtà. Gesù, pur essendo Dio, non volle fare delle sue prerogative divine un possesso esclusivo; non volle usare il suo essere Dio, la sua dignità gloriosa e la sua potenza, come strumento di trionfo e segno di distanza da noi. Al contrario, «svuotò se stesso» assumendo la misera e debole condizione umana. La forma divina si na-scose in Cristo sotto la forma umana, ossia sotto la nostra realtà segnata dalla sofferenza, dalla povertà, dai nostri limiti umani e dalla morte. La condivisione radicale e vera della nostra natura, condivisione in tutto fuorché nel peccato, lo con-dusse fino a quella frontiera che è il segno della no-

stra finitezza, la morte. Ma tutto ciò non è stato frutto di un meccanismo oscuro o di una cieca fatalità: fu piuttosto una sua libera scelta, per generosa adesione al disegno salvifico del Padre. E la morte a cui andò incontro – aggiunge Paolo – fu quella di croce, la più umiliante e degradante che si potesse immaginare. Tut-to questo il Signore dell’universo lo ha compiuto per amore nostro: per amore ha voluto “svuotare se stesso” e farsi nostro fratello; per amore ha condiviso la nostra condizione, quella di ogni uomo e di ogni donna.

Preludio al Triduo pasquale, che incomincerà nel pomeriggio del Giovedì Santo, è la solenne Messa Cri-smale, che nella mattinata il Vescovo celebra con il proprio presbiterio, e nel corso della quale insieme ven-gono rinnovate le promesse sacerdotali pronunciate il giorno dell’Ordinazione. È un gesto di grande valore, un’occasione quanto mai propizia in cui i sacerdoti ribadiscono la propria fedeltà a Cristo che li ha scelti come suoi ministri. Sempre nella Messa Crismale verranno poi benedetti l’olio degli infermi e quello dei catecumeni, e sarà consacrato il Crisma. Riti questi con i quali sono simbolicamente significate la pienezza del Sacerdozio di Cristo e quella comunione ecclesiale che deve animare il popolo cristiano, radunato per il sacrificio eucaristico e vivificato nell’unità dal dono dello Spirito Santo.

Nella Messa del pomeriggio, chiamata Messa nella Cena del Signore la Chiesa commemora l’istituzione dell’Eucaristia, il Sacerdozio ministeriale ed il Comandamento nuovo della carità, lasciato da Gesù ai suoi discepoli. Di quanto avvenne nel Cenacolo, la vigilia della passione del Signore, san Paolo offre una delle più antiche testimonianze. «Il Signore Gesù, – egli scrive, all’inizio degli anni cinquanta, basandosi su un testo che ha ricevuto dall’ambiente del Signore stesso – nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese an-che il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me” (1Cor11,23-25). Parole cariche di mistero, che manifestano con chiarezza il volere di Cristo: sotto le specie del pane e del vino Egli si rende presente col suo corpo dato e col suo sangue versato. È il sacrificio della nuova e definitiva alleanza offerta a tutti, senza distinzione di razza e di cultura. E di questo rito sacramentale, che con-segna alla Chiesa come prova suprema del suo

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Comunità Aperta 10

amore, Gesù costituisce ministri i suoi discepoli e quan-ti ne proseguiranno il ministero nel corso dei secoli. Il Giovedì Santo costituisce pertanto un rinnovato invito a rendere grazie a Dio per il sommo dono dell’Eucaristia, da accogliere con devozione e da adorare con viva fede. Per questo, la Chiesa incoraggia, dopo la celebrazione della Santa Messa, a vegliare in presenza del Santissimo Sacramento, ricordando l’ora triste che Gesù passò in solitudine e preghiera nel Getsemani, prima di essere arrestato per poi venire condannato a morte.

E siamo così al Venerdì Santo, giorno della passione e della crocifissione del Signore. Ogni anno, ponendoci in silenzio di fronte a Gesù appeso al legno della croce, avvertiamo quanto siano piene di amore le parole da Lui pronunciate la vigilia, nel corso dell’Ultima Cena. “Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti” (cfr Mc 14,24). Gesù ha voluto offrire la sua vita in sacrificio per la remissione dei peccati dell’u-manità. Come di fronte all’Eucaristia, così di fronte alla passione e morte di Gesù in Croce il mistero si fa insondabile per la ragione. Siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire assurdo: un Dio che non solo si fa uomo, con tutti i bisogni dell’uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo.

La morte di Cristo richiama il cumulo di dolore e di mali che grava sull’umanità di ogni tempo: il peso schiacciante del nostro morire, l’odio e la violenza che ancora oggi insanguinano la terra. La passione del Signore continua nella sofferenze degli uomini. Come giustamente scrive Blaise Pascal, “Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire durante questo tempo” (Pensieri, 553). Se il Venerdì Santo è giorno pieno di tristezza, è dunque al tempo stesso, giorno quanto mai propizio per ridestare la nostra fede, per rinsaldare la nostra speranza e il coraggio di portare ciascuno la nostra croce con umiltà, fiducia ed abbandono in Dio, certi del suo sostegno e della sua vittoria. Canta la liturgia di questo giorno: Ave, o croce, unica speranza!

Questa speranza si alimenta nel grande silenzio del Sabato Santo, in attesa della risurrezione di Gesù. In questo giorno le Chiese sono spoglie e non sono previsti particolari riti liturgici. La Chiesa veglia in pre-ghiera come Maria e insieme a Maria, condividendone gli stessi sentimenti di dolore e di fiducia in Dio. Giustamente si raccomanda di conservare durante tutta la giornata un clima di preghiera, favorevole alla meditazione e alla riconciliazione; si incoraggiano i fedeli ad accostarsi al sacramento della Penitenza, per

poter partecipare realmente rinnovati alle Feste Pasquali.

Il raccoglimento e il silenzio del Saba-to Santo ci condurranno nella notte alla solenne Veglia Pasquale, “madre di tutte le veglie”, quando proromperà in tutte le chiese e comunità il canto della gioia per la risurrezione di Cristo. Ancora una volta, verrà proclamata la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, e la Chiesa gioirà nell’incontro con il suo Signore. Entreremo così nel clima della Pasqua di Risurrezione.

Lasciamoci guidare dalla Liturgia

Il significato del Triduo Pasquale

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Febbraio 2018 11

“ N O N A M I A M O A P A R O L E M A C O N I F A T T I ”

È nella condivisione che la nostra comunità si accorge di chi è ai margini...

Nel Padre nostro, ci ricorda Papa Francesco, “il pane che si chiede è “nostro”, e cioè da condividere, nella consapevolezza che l’amore verso il povero trova radice in Dio.

I poveri, insieme all’Eucarestia, sono carne viva di Cristo.

Durante la Settimana della Carità (dall’8 al 17 dicembre 2017) nelle chiese della nostra Parrocchia sono stati raccolti generi alimentari a lunga conservazione, prodotti per l’igiene personale e per l'infanzia successiva-mente distribuiti a circa 25 famiglie del nostro paese.È stato un segno semplice di attenzione a chi fa più fatica ad affrontare la vita di ogni giorno; nel ringraziare di cuore quanti hanno contribuito vi riportiamo in sintesi quanto raccolto:

• Olio, zucchero, caffè, pasta, riso e farine … (circa 82 Kg.);

• Tonno,carneinscatola,polpadipomodoro,legumi…(circa120scatolette);

• Alimentiperl’infanzia…(circa40confezioni);

• Dolci..(circa65confezioni);

• Prodottiperigienepersonale…(circa60confezioni); • Prodottiperigieneinfanzia…(circa15confezioni).

Caritas Parrocchiale

Congratulazioni per i Coniugi

Pina e Antonio Cordoniche, circondati dall'affetto

di figli, nuora, generi, nipoti e pronipoti

hanno festeggiato il

70° anniversario di nozze.Auguri

Famiglie in Festa

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Comunità Aperta 12

Conferenza Episcopale Italiana

Messaggio per la 4O^ Giornata per la vita.

«Il Vangelo della vita, gioia per il mondo».

“L’amore dà sempre vita”: quest’afferma-zione di papa Francesco, che apre il capitolo quinto dell’Amoris laetitia, ci introduce nella ce-lebrazione della Giornata della Vita 2018, incen-trata sul tema “Il Vangelo della vita, gioia per il mondo”. Vogliamo porre al centro della nostra riflessione credente la Parola di Dio, consegnata a noi nelle Sacre Scritture, unica via per trovare il senso della vita, frutto dell’Amore e generatri-ce di gioia. La gioia che il Vangelo della vita può testimoniare al mondo, è dono di Dio e compito affidato all’uomo; dono di Dio in quanto legato alla stessa rivelazione cristiana, compito poiché ne richiede la responsabilità.

Formati dall’Amore

La novità della vita e la gioia che essa genera

sono possibili solo grazie all’agire divino. È suo dono e, come tale, oggetto di richiesta nella pre-ghiera dei discepoli: “Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, per-ché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,24). La gra-zia della gioia è il frutto di una vita vissuta nella consapevolezza di essere figli che si consegnano con fiducia e si lasciano “formare” dall’amore di Dio Padre, che insegna a far festa e rallegrarsi per il ritorno di chi era perduto (cf. Lc 15,32); figli che vivono nel timore del Signore, come in-segnano i sapienti di Israele: «Il timore del Si-gnore allieta il cuore e dà contentezza, gioia e lunga vita» (Sir 1,10). Ancora, è l’esito di un’e-sistenza “cristica”, abitata dallo stesso sentire di Gesù, secondo le parole dell’Apostolo: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», che si è fatto servo per amore (cf. Fil 2,5-6). Timo-re del Signore e servizio reso a Dio e ai fratelli

al modo di Gesù sono i poli di un’esistenza che diviene Vange-lo della vita, buona notizia,capace di portare la gioia gran-de, che è di tutto il popolo (cf. Lc 2,10-13).

Il lessico nuovo della relazione

I segni di una cultura chiusa all’incontro, avverte il Santo Padre, gridano nella ricerca esa-sperata di interessi personali o di parte, nelle aggressioni con-tro le donne, nell’indifferenza

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verso i poveri e i migranti, nelle violenze contro la vita dei bambini sin dal concepimento e degli anziani segnati da un’estrema fragilità. Egli ricorda che solo una comunità dal respiro evangelico è capace di trasformare la realtà e guarire dal dramma dell’aborto e dell’eutanasia; una comunità che sa farsi “samaritana” chinan-dosi sulla storia umana lacerata, ferita, scorag-giata; una comunità che con il salmista ricono-sce: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia

piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 16,11).Di questa vita il mondo di oggi, spesso senza ri-conoscerlo, ha enorme bisogno per cui si aspetta dai cristiani l’annuncio della buona notizia per vincere la cultura della tristezza e dell’individua-lismo, che mina le basi di ogni relazione.Punto iniziale per testimoniare il Vangelo della vita e della gioia è vivere con cuore grato la fati-ca dell’esistenza umana, senza ingenuità né illu-sorie autoreferenzialità. Il credente, divenuto discepolo del Regno, men-tre impara a confrontarsi continuamente con le asprezze della storia, si interroga e cerca rispo-ste di verità. In questo cammino di ricerca spe-rimenta che stare con il Maestro, rimanere con Lui (cf. Mc 3,14; Gv 1,39) lo conduce a gestire la realtà e a viverla bene, in modo sapiente, contan-do su una concezione delle relazioni non generica e temporanea, bensì cristianamente limpida e incisiva. La Chiesa intera e in essa le famiglie cri-stiane, che hanno appreso il lessico nuovo della relazione evangelica e fatto proprie le parole dell’accoglienza della vita, della gratuità e della generosità, del perdono re-ciproco e della misericordia, guardano alla gioia degli uomini perché il loro compito è annunciare la buona notizia, il Vangelo. Un annuncio dell’amore paterno e materno che sempre dà vita, che contagia gioia e vince ogni tristezza.

Messaggio per la 4O^ Giornata per la VitaConferenza Episcopale Italiana

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Comunità Aperta 14

La "Parola" di Papa Francesco

Fermati, guarda,ritorna!

Come "Parola del Papa" proponiamo questo mese l'Omelia di Papa Francesco del Mercoledì delle Ceneri (Basilica di Santa Sabina 14 febbraiio 2018)

Il tempo di Quaresima è tempo propizio per correggere gli accordi dissonanti della nostra vita cristiana e accogliere la sempre nuova, gio-iosa e speranzosa notizia della Pasqua del Si-gnore. La Chiesa, nella sua materna sapienza, ci propone di prestare speciale attenzione a tutto ciò che possa raffreddare e ossidare il nostro cuore credente.

Le tentazioni a cui siamo esposti sono moltepli-ci. Ognuno di noi conosce le difficoltà che deve affrontare. Ed è triste constatare come, di fronte alle vicissitudini quotidiane, si levino voci che, approfittando del dolore e dell’incertezza, non sanno seminare altro che sfiducia. E se il frutto della fede è la carità – come amava ripetere Ma-

dre Teresa di Calcutta – il frutto della sfiducia sono l’apatia e la rassegnazione. Sfiducia, apatia e rassegnazione: i demoni che cauterizzano e pa-ralizzano l’anima del popolo credente.

La Quaresima è tempo prezioso per smaschera-re queste e altre tentazioni e lasciare che il no-stro cuore torni a battere secondo il palpito del cuore di Gesù. Tutta questa liturgia è impregna-ta di tale sentimento e potremmo dire che esso riecheggia in tre parole che ci sono offerte per

“riscaldare il cuore credente”: fermati, guarda e ritorna.

Fermati un poco, lascia questa agitazione e questo correre senza senso che riempie l’anima

dell’amarezza di sentire che non si arriva mai da nessuna parte. Fermati, lascia questo obbli-go di vivere in modo accelera-to, che disperde, divide e finisce per distruggere il tempo della famiglia, il tempo dell’amicizia, il tempo dei figli, il tempo dei nonni, il tempo della gratuità… il tempo di Dio.

Fermati un poco davanti alla necessità di apparire ed essere visto da tutti, di stare continua-mente “in vetrina”, che fa di-menticare il valore dell’intimità e del raccoglimento.

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Le Ceneri: Omelia di Papa FrancescoLa "Parola" di Papa Francesco

Fermati un poco davanti allo sguardo altero, al commento fugace e sprezzante che nasce dall’a-ver dimenticato la tenerezza, la pietà e il rispetto per l’incontro con gli altri, specialmente quelli vulnerabili, feriti e anche immersi nel peccato e nell’errore.

Fermati un poco davanti alla compulsione di voler controllare tutto, sapere tutto, devastare tutto, che nasce dall’aver dimenticato la grati-tudine per il dono della vita e per tanto bene ricevuto.

Fermati un poco davanti al ru-more assordante che atrofizza e stordisce i nostri orecchi e ci fa dimenticare la potenza feconda e creatrice del silenzio.

Fermati un poco davanti all’at-teggiamento di fomentare senti-menti sterili, infecondi, che de-rivano dalla chiusura e dall’au-tocommiserazione e portano a dimenticare di andare incontro agli altri per condividere i pesi e le sofferenze.Fermati davanti al vuoto di ciò che è istantaneo, momentaneo ed effimero, che ci priva delle

radici, dei legami, del va-lore dei percorsi e di sa-perci sempre in cammino.Fermati. Fermati per guardare e contemplare!

Guarda. Guarda i segni che impediscono di spe-gnere la carità, che man-tengono viva la fiamma della fede e della speranza. Volti vivi della tenerezza e della bontà di Dio che opera in mezzo a noi.

Guarda il volto delle no-stre famiglie che continua-

no a scommettere giorno per giorno, con grande sforzo per andare avanti nella vita e, tra tante carenze e strettezze, non tralasciano alcun tenta-tivo per fare della loro casa una scuola di amore.

Guarda i volti, che ci interpellano, i volti dei nostri bambini e giovani carichi di futuro e di speranza, carichi di domani e di potenzialità che esigono dedizione e protezione. Germogli viventi dell’amore e della vita che sempre si fan-no largo in mezzo ai nostri calcoli meschini ed egoistici.

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Comunità Aperta 16

La "Parola" di Papa Francesco

Le Ceneri: Omelia di Papa Francesco

Guarda i volti dei nostri anziani solcati dal passare del tempo: volti portatori della memoria viva della nostra gente. Volti della sapienza operante di Dio.

Guarda i volti dei nostri malati e di tanti che se ne fanno carico; vol-ti che nella loro vulnerabilità e nel loro servizio ci ricordano che il va-lore di ogni persona non può mai essere ridotto a una questione di calcolo o di utilità.

Guarda i volti pentiti di tanti che cercano di rimediare ai propri erro-ri e sbagli e, a partire dalle loro miserie e dai loro dolori, lottano per trasformare le situazioni e andare avanti.

Guarda e contempla il volto dell’Amore Cro-cifisso, che oggi dalla croce continua a essere portatore di speranza; mano tesa per coloro che si sentono crocifissi, che sperimentano nella propria vita il peso dei fallimenti, dei disinganni e delle delusioni.

Guarda e contempla il volto concreto di Cri-sto crocifisso, crocifisso per amore di tutti sen-za esclusione. Di tutti? Sì, di tutti. Guardare il

suo volto è l’invito pieno di speranza di questo tempo di Quaresima per vincere i demoni della sfiducia, dell’apatia e della rassegnazione. Volto che ci invita ad esclamare: il Regno di Dio è pos-sibile!

Fermati, guarda e ritorna. Ritorna alla casa di tuo Padre. Ritorna senza paura alle braccia desiderose e protese di tuo Padre ricco di mise-ricordia che ti aspetta (cfr Ef 2,4)!

Ritorna! Senza paura: questo è il tempo op-portuno per tornare a casa, alla casa del “Padre mio e Padre vostro” (cfr Gv 20,17). Questo è il tempo per lasciarsi toccare il cuore… Rimanere nella via del male è solo fonte di illusione e di tri-stezza. La vera vita è qualcosa di molto diverso, e il nostro cuore lo sa bene. Dio non si stanca né si stancherà di tendere la mano (cfr Bolla Mise-ricordiae Vultus, 19).

Ritorna senza paura a sperimentare la tenerez-za risanatrice e riconciliatrice di Dio! Lascia che il Signore guarisca le ferite del peccato e com-pia la profezia fatta ai nostri padri: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36,26).

Fermati, guarda, ritorna!

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Gruppi e Associazioni

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Comunità Aperta 18

Per riflettere

Dal Monastero Francescano di Zogno

MonasteroFrancescano

T.O.R.Zogno

Guardare i l passato con gratitudine (4)A cura di Suor Giacinta Rota

Facciamo della contemplazione l'anima.

Sua Santità Papa Francesco ci esorta ad avere una grande gratitudine verso il passato. Pensiamo a Dio che ci ha donato la vita con amore e gratuitamente, al mondo stupendo e colmo di ricchezza, ai genitori Santi che ci hanno donato la Fede e l’amore, con sa-crifici e sofferenze enormi. Pensiamo alla parrocchia, a quanto ci ha donato per aiutarci a crescere da Cri-stiani e per divenire santi e missionari nella fedeltà ai propri doveri. Bisogna fermare però l'attenzione e saper leggere la presenza di Cristo Risorto e non distogliere dal no-stro cuore la preghiera come S. Francesco d'Assisi che era diventato "l'uomo tutto fatto preghiera" (FF 682) e che è considerato giustamente uno dei più grandi evangelizzatori,

È la Risurrezione di Cristo che fa fermentare il mon-do in continuazione. Ogni Cristiano deve vivere colmo di gratitudine, di speranza, di amore e di gioia per ogni dono ricevuto.

Pensiamo al nostro operato e recuperiamo un atteg-giamento di umiltà, di amore verso Dio e verso il prossimo. La nostra gratitudine aumenti la pace, la serenità, l'amore verso tutte le persone che ci hanno fatto del bene, perché tutto è dono. La gratitudine ci porti a fare della contemplazione l’anima della nostra vita.

Partecipare alla vita sacramentale della Chiesa è la via privilegiata per poter ricercare costantemente la persona di Cristo.

La contemplazione letteralmente è "lo stare con Cri-sto" per poterlo riconoscere nella storia personale e nella storia dell'umanità.

Questa contemplazione ci è donata a partire dall'In-carnazione. Gesù per primo ha scelto di stare con noi. Questo stupendo dono va riconosciuto e guar-dato con stupore e grande gratitudine.

A questo dono immeritato è possibile rispondere in-traprendendo un continuo cammino di conversione

attraverso i Sacramenti e in questo modo ognu-no ritrova il senso del suo cammino e la sua re-lazione privilegiata e profonda con Cristo.

La contemplazione ci invita a ricercare la per-sona vivente di Cristo nei fratelli, nella Sacra Scrittura, nella Chiesa e nelle azioni liturgiche.

È chiaro che la contemplazione non si misura in S. Confessioni e S. Messe, ma da esse trae nutrimento e forza per riconoscere la presenza di Gesù in ogni circostanza, in ogni momento e in ogni occasione. Essa ci porta a vedere Dio in tutto ciò che è bene e di bello vive accanto a noi e dentro di noi.

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Le nostre Feste

La Festaparrocchialedella "Candelora"La tradizione della 'Candelora' ad Almen-no San Salvatore: religiosità, storia e riti.

“Alla candelora dall'inverno semo fora, ma se piove e tira vento nell'inverno semo den-tro”. Così recita una perla di saggezza popo-lare secondo la cui cultura, il 2 febbraio di quest'anno – giorno della “Candelora” - fa da spartiacque dell’inverno. Venerdì (2 febbra-io) non c’è stata tuttavia una netta demarca-zione meteorologica, poiché se è vero che di primo mattino vi è stata pioggia e aria fredda, già in tarda mattinata ha fatto capolino sulla località Madonna di Almenno San Salvatore un quasi tiepido sole, poi attardatosi sino al tramonto; così probabilmente saranno solo 20 quei 40 giorni di rinnovato inverno che se-condo la credenza romagnola, simile anche in Veneto, To-scana e Umbria, si susseguono ad una “Candelora” piovosa.

Ma, tralasciando le previsioni Meteo, ripartiamo dal si-gnificato prettamente religioso dell’evento che anche quest’anno ha richiamato al Santuario mariano della Ma-donna del Castello migliaia di visitatori provenienti da ogni

parte della Provincia, taluni anche a piedi per devozione o ex-voto dalle Valli o paesi vicini. Per la Chiesa Cattolica il 2 febbraio si celebra la presentazione di Gesù al Tem-pio. Il nome 'Candelora' viene attribuito dalla tradizione popolare perché oggi si benedicono le candele, simbolo di Cristo "luce per illuminare le genti". Fu per questo, per portare luce alle genti, che il vecchio Simeone - secondo

il Vangelo - chiamò Gesù durante l'episodio della presentazione al tempio, prescritta per i primogeniti maschi dalla legge giudaica.

La Candelora è anche chiamata festa della Pu-rificazione di Maria perché cade esattamente 40 giorni dopo il 25 dicembre. Secondo l'usan-za ebraica, una donna era considerata impura del sangue mestruale per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio. Per questo motivo doveva andare al Tempio per purificar-si. Le funzioni religiose si svolgono principal-mente nella chiesa quattrocentesca a navata unica coperta da un tetto ligneo sorretto da ampi arconi ogivali ove in un tempietto otta-gonale cinquecentesco vi è l’immagine della Madonna a cui è attribuito il miracolo dell’ar-

Testo a cura di Raffaele RotaFotografie adi Raffaele Rota e Luigi Locatelli

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Comunità Aperta 20

retramento del contrafforte di un metro e mez-zo che sino ad allora ne copriva la visuale.

Attraverso una porta posta sulla destra del tem-pietto si accede alla chiesa romanica dell'XI se-colo composta da una prima parte divisa in tre navate da due coppie di arconi ricadenti su un pilastro quadrangolare; qui ci si approvvigiona delle candele che vengono poi benedette e si compie il rito del bacio della reliquia. Il comples-so del Santuario è arricchito dalla cripta – già cappella palatina longobarda – a quattro nava-te su due campate divise da quattro colonne di reimpiego, alla quale si accede, ugualmente per il bacio della reliquia, mediante due passaggi la-terali che scendono nella parte interrata.

Già dalla S.Messa delle ore 7.00 i fedeli han-no affollato i tre ordini di Chiese del Santuario mariano rinnovando quella tradizione e quella devozione la cui origine si perde nella notte dei tempi. Così è stato anche per la S.Messa delle ore 8 e per quella delle 9, celebrata dal parroco don Mario Rosa con l’assistenza del cappellano don Angelo Bernini. Alle 10.30 la Santa Messa solenne con benedizione delle candele e pro-cessione presieduta dal vicario generale della Diocesi di Bergamo Mons.Davide Pelucchi.

Nel pomeriggio le funzioni religiose hanno ripre-so alle ore 15 con i Vespri solenni, seguiti dalla Santa Messa celebrata alle 16 per tutti i ragazzi;

conclusione alle ore 18 con l’ultima S.Messa in programma. Tutte le funzioni sono state accom-pagnate dalla musica sacra che in una atmosfera quasi surreale, emanava dalle canne dell’Orga-no Bossi (costruito nel 1760 con ultimo restau-ro fatto dalla ditta Piccinelli di Ponteranica nel 1992) dagli organisti della Parrocchia.

All’esterno del complesso del Santuario, nel-la piazza e lungo le vie di accesso alla località Madonna, per tradizione immemore vi sono per tutta la giornata una miriade di bancarel-le tra cui primeggiano i famosi biligocc, il tor-rone, i mandarini, il “croccante”, le caldarroste, lo zucchero filato di quello che come una volta

Le nostre Feste

La Festa Parrocchiale della "Candelora"

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si tira a mano. Articoli e prodotti di ogni genere completa-no l’offerta dell’area mercatale anche se, in realtà, la tradi-zione della presenza delle bancarelle contestualmente alle funzioni della ricorrenza religiosa della “Candelora” origina dall’atavica usanza che in quel particolare periodo dell’anno, quando cominciava ad affacciarsi la prima apertura verso la Primavera, era occasione per i contadini di ostentare sulla piazza, con l’ausilio di panche prestate dal Curato, gli attrezzi e le sementi che di lì a poco sarebbero serviti alla gente per la coltivazione dei campi e la tenuta degli orti.

Poco più in là del Santuario, nelle vicinanze della Caserma Carabinieri in via C.A.Dalla Chiesa, il “Luna Park” dei F.lli Ga-brielli da oltre quarant'anni allieta la Festa della Candelora con attrazioni varie per la gioia dei meno grandi. Ma la Ma-donna Candelora ad Almenno, non è festa solo il 2 febbraio. I preparativi, il fervore, l’attesa cominciano molto prima. Chi si dà appuntamento per curiosare tra le bancarelle e soffer-marsi a chiacchierare in piazza mentre si degusta pane e co-techino del Purtiner; chi, abitando in località Madonna, orga-nizza la cena in casa la sera prima invitando parenti o amici che abitano nella parte opposta del paese; chi, predispone il pranzo il giorno della ricorrenza invitando conoscenti che per l’occasione rientrano al paese natìo; chi prepara - per tradizione mai sopita – i Casonsei dela Madona con pasta e ripieno rigorosamente fatti in casa secondo ricette antiche gelosamente occultate; gli stessi ristoranti della zona che per l’occasione propongono menù tipici locali.

Al di là dell’aspetto religioso, la gestione logistica ed ammi-nistrativa dell’evento, anche sotto il profilo della sicurezza dei visitatori e della regolarità della circolazione stradale, è espletata dal Comune di Almenno San Salvatore.

"Almenno è un paese ricco di tradizioni e la festa della Cande-lora è la più importante della comunità almennese - spiega Stefano De Sanctis, Assessore alla Cultura e Turismo -. Ha ori-gini molto antiche ed è molto sentita non solo in paese, ma sul vasto territorio servito dalla Pieve. Sono migliaia i fedeli arrivati anche quest'anno ad Almenno e numerosi i banchi degli ambulanti in piazza e sulle vie di accesso al santuario. Non si sono avuti intoppi grazie all'impegno della polizia loca-le. Sono tradizioni da tenere vive nella comunità perchè sono espressione di identità e valori. In particolare serve attenzio-ne per trasmetterle alle giovani generazioni. Quest'anno i fedeli hanno trovato i ponteggi in corrispondenza della pieve. Le crepe visibili all'interno e all'esterno della pieve destano qualche preoccupazione, ma la situazione è sotto esame da parte della parrocchia e dell'amministrazione comunale."

E così per gli almennesi, i quali sono tanto affezionati,

vien quasi di coniare un nuovo detto popolare: “alla Can-delora, dell’inverno semo dentro o semo fora, l’importan-te che venga sempre la sua ora”.

Le nostre Feste

La Festa Parrocchiale della "Candelora"

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Organismi parrocchiali

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è riunito presso la casa parrocchiale in data 16 gennaio 2018 per discutere i seguenti punti all’ordine del giorno:

1. Preghiera ed introduzione dei lavori;2. Lettura ed approvazione verbale della seduta precedente (vedi “ComunitàAperta” dicembre 2017);3. Lettera Pastorale del Vescovo (particolarmente pag. 10/12);4. In vista dell’ EQUIPE EDUCATIVA per il nostro Oratorio;5. Proposte ed iniziative prossime Quaresima – Pasqua;6. Varie ed eventuali.

1. È stato introdotto dal Parroco con la preghiera, la lettura di una parte del brano di Vangelo di Giovanni e una invocazione allo Spirito Santo

2. Approvazione verbale della seduta precedente (vedi “Comunità Aperta” di dicembre 2018): il verbale viene approvato all’unanimità.

3. Lettura della Lettera Pastorale del Vescovo sui giovani: la prosecuzione della lettura viene ri-mandata ad un successivo Consiglio Pastorale, per poter dedicare più tempo ai punti all’ordine del giorno.

4. Equipe educativa dell’Oratorio: il Par-roco ha ripreso i passaggi finora seguiti per la costituzione dell’équipe educativa, suggerita dal Vescovo a tutte le parrocchie (anche a quelle che avranno ancora un sa-cerdote direttore dell’Oratorio); si tratterà di pensare alle persone che potrebbero as-sumere questa responsabilità: le persone disponibili potrebbero cominciare a parte-cipare agli incontri formativi che la Diocesi organizza a febbraio.

Don Lorenzo ha proposto la organizza-

Consiglio

Pastorale

ParroCChialeVerbale del Consiglio Pastorale ParroCChiale

del 16 gennaio 2018

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Organismi parrocchiali

zione di un terzo incontro (dopo i due di ottobre-novembre) per rendere partecipe la comunità, in modo che i fedeli non siano solo fruitori della proposta, con una rifles-sione che coinvolga più persone e realtà; il progetto educativo dell’Oratorio sarà il primo compito dell’équipe. Dell’équipe si è parlato negli incontri per genitori, per cercare di capire cosa una famiglia chiede all’Oratorio, ma è difficile che in seguito le persone si mettano in gioco.

A questo proposito è stata sollecitata una riflessione sulla riduzione dell’impegno nella comunità cristiana.

Alla domanda sull’attuazione dell’équipe in altre parrocchie, don Lorenzo ha risposo che la Diocesi sollecita ad accelerarne la costituzione, ma molte parrocchie non l’hanno ancora realizzata: ci sono comunque configurazioni diverse, a seconda della parrocchia.

Dal Consiglio è stato rilevato che c’è nella Comunità desiderio di capire, ma anche una certa con-fusione. Il Parroco ha ricordato che l’Oratorio non è una realtà separata dalla Parrocchia: è tutta una co-munità si interroga su come comunicare la fede, con la consapevolezza che educare alla fede è la risposta a un dono ricevuto.

Don Lorenzo ha annunciato che il terzo incontro avrà luogo il 28 febbraio (da confermare la data!). Si cercherà di coinvolgere le associazioni chiedendo loro di riflettere sull’équipe educativa, sulla base di alcune domande.

Don Lorenzo ha anche informato sull’esperienza invernale di Piazzatorre, che ha avuto una buona riuscita grazie ad alcuni giovani che hanno assunto la propria responsabilità educativa.

5. Prossime iniziative: • invistadel31gennaio,inOratoriocisarannoiniziativeperricordaredonBosco;• giornatadellavitail4febbraio:Messaconibambininatinel2017;• sistapensandodiinvitarelegiovanicoppieperiniziareunpercorsodiconfronto;• il10-11-12febbraioviaggioaRomapericresimandi;• l’11febbraiosfilatadicarnevale;• neivenerdìdiQuaresimasisvolgeràlaViaCrucis:laprima,vicariale,avràluogoinRoncola.

Null’altro essendovi su cui discutere, la riunione viene sciolta alle ore 22.45

p. La Segretaria Tarcisio Plebani Il Parroco

Don Mario Rosa

Consiglio Pastorale Parrocchiale

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Comunità Aperta 24

I Vescovi Lombardiverso il voto:

Elezioni 2018

Nota in vista delle elezioni politiche e amministrati-ve elaborata durante la sessione di lavoro svoltasi il 17 e 18 gennaio presso il Centro di Spiritualità del Santuario di Caravaggio.

Mentre prosegue l’intensa campagna elettora-le che culminerà con le elezioni amministrative regionali e politiche nazionali, la Conferenza Episcopale Lombarda ritiene opportuno of-frire ai propri fedeli alcune indicazioni pastorali, per incoraggiare alla serenità e alla responsabili-tà nel cammino di preparazione a questi impor-tanti appuntamenti.1. La premessa fondamentale è che i cristia-ni, come tutti i cittadini italiani, vogliono riaf-fermare la necessità di una buona politica. Le comunità cristiane devono essere non solo voce che chiede e critica, ma piuttosto luogo di for-

mazione per accompagnare le persone alla ma-turità, quindi anche alla capacità e passione per un impegno politico coerente e generoso.Di fronte alla tentazione molto diffusa dell’asten-sionismo e del disinteresse, è necessario e urgen-te che l’opera educativa delle comunità cristiane solleciti tutti alla presenza e alla partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elet-torali: anzitutto attraverso l’espressione consa-pevole del proprio voto; più approfonditamente auspicando l’impegno attivo di un numero sem-pre maggiore di fedeli laici in ambito politico e più in generale praticando una partecipazione alla vita politica che non si limiti al momento delle elezioni, ma accompagni la vita quotidiana delle istituzioni, attraverso lo strumento dell’in-formazione, della vigilanza e del richiamo.A nessuno può sfuggire l’importanza dell’eser-

cizio del diritto-dovere del voto: con esso si concorre infatti a determinare l’indirizzo politico del proprio Stato e della nostra Re-gione. Chi non va a votare non è uno che si astiene dal voto; è piuttosto uno che decide che siano altri a decidere per lui.2. Ci aspettiamo che il confronto tra le parti sia il più sereno possibile e non gri-dato, su programmi ben articolati, sinceri e reali nelle promesse. Si devono curare le condizioni perché il popolo degli eletto-ri possa compiere a ragion veduta la scel-ta che giudica più valida. Chiunque sarà chiamato a governare avrà il compito di rafforzare le condizioni per un vivere insie-

«Partecipazione attiva e responsabile per una buona politica»

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Elezioni 2018

me che rigeneri fiducia e legami tra le persone. Soltanto a questa condi-zione si potranno affrontare le que-stioni urgenti che permetteranno di riaccendere una stagione di rinasci-ta dopo una crisi che ha lasciato tra noi ben evidenti tanti segni di declino, in Italia come nella nostra Regione Lombardia.Questo clima di fiducia sarà realiz-zabile se insieme lavoreremo per sal-vaguardare dall’erosione dell’indivi-dualismo i nessi fondamentali che sostengono la nostra vita comune:– la famiglia, e in particolare la sua capacità di donarci il futuro attraverso le nuove nascite;– i giovani, sviluppando progetti per il loro futu-ro anzitutto lavorativo: soltanto in questo modo i giovani potranno sentirsi parte attiva e motore del rinnovamento sociale che tutti auspichiamo;– le tante forme di povertà che rischiano di non coinvolgerci nemmeno più emotivamente, tal-mente sono visibili e diffuse nei nostri territori urbani;– i legami sociali, promuovendo processi di ac-coglienza e integrazione che evitino di sca-ricare sui migranti stranieri e sui profughi l’in-soddisfazione per i problemi che non sappiamo risolvere– la regolamentazione della finanza affinché sia a servizio di una giusta economia e di ogni uomo;– il dialogo e il sostegno all’imprenditoria per-ché tuteli e crei nuova occupazione, favorendo una ripresa più promettente.Alla politica, ai politici chiediamo anche atten-zione alle grandi questioni che il progresso della scienza mette nelle nostre mani, come oggetto di un discernimento necessario: le questioni etiche rilevanti della vita, della morte, della di-gnità e sacralità della persona.3. Chiediamo attenzione perché la presenza dei cattolici nelle diverse parti in competizione non si ripercuota in termini di lacerazione den-tro il corpo vivo delle comunità: la Chiesa non si schiera in modo diretto per alcuna parte politi-

ca. Ciò significa che tutti – in particolare coloro che si propongono come candidati – si guardino dalla tentazione di presentarsi come gli unici e più corretti interpreti della Dottrina sociale del-la Chiesa e dei valori da essa affermati. Occor-re educarsi maggiormente sia alla condivisione dei medesimi principi ispirati alla retta ragione e al Vangelo, sia al rispetto dell’ineludibile di-versità di esiti dell’esercizio di discernimento e della conseguente pluralità di scelte. Su ciascu-na di queste scelte – purché siano coerenti con i principi derivanti dalla medesima ispirazione cristiana – il giudizio andrà formulato a partire dalle ragioni addotte a loro sostegno, dalla loro percorribilità ed efficacia, dal rispetto che esse esprimono e promuovono del sistema democra-tico.4. Per evitare ogni possibile strumentaliz-zazione (...) durante questi periodi, è prudente che le iniziative di formazione, riflessione e pre-ghiera, pensate proprio per prepararci agli ap-puntamenti elettorali e per accrescere la nostra coscienza critica circa la politica, non coinvol-gano persone già impegnate a livello sociale e politico.Ai presbiteri è richiesta l’astensione da qualsiasi forma di partecipazione diretta alla vita politico-partitica e alle iniziative elettorali. Per la stessa ragione, fedeli laici che presiedono o occupano cariche di rilievo in organismi ecclesiali, qualora intendano concorrere per le elezioni e assumere un ruolo politico di rilievo, si dimetteranno dai loro incarichi di responsabilità ecclesiale.

I vescovi della Conferenza Episcopale Lombarda

I Vescovi Lombardi verso il voto: partecipazione attiva e responsabile

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Comunità Aperta 26

Chi sente “la vocina”, ma io so già tutto è pregato di procedere nella lettura di Comunità Aperta. A chi vuole trovare qualcosa per crescere buona lettura e buon viaggio.

Vita spirituale

Pillole di vitaspirituale

È possibile vivere da cristiani dentro il nostro tem-po? Avere una vita “spirituale” senza lasciarsi trasci-nare dalle “mode” di oggi? Il nostro cuore è sempre in ricerca di un Altro che lo riempia che gli dica chi è lui, e che gli permetta davvero di dire “io”, e poi rende possibile dire “noi”.

La sola risposta, la pienezza, il compimento, è il mona-chesimo. Un monachesimo che non è fuga dal mondo, dal presente e dalla realtà nella quale viviamo e siamo inseriti; che si porti un abito o si faccia qualsiasi altro lavoro, è prima di tutto mettere in moto una vita spi-rituale seria. Una vita di fede che renda unificata la nostra persona che sia al fondo di ogni respiro. Non è una cosa facile: i monaci sono dei guerrieri che lotta-no nel loro posto di trincea per mettere queste cose al centro del loro cuore e per mantenercele. Monaco è la persona le cui azioni hanno tutte un unico centro, e a quello tendono sempre a ritornare. “Monaco” non è una persona sola, come pensano i più, ma colui che è unitario, unificato, cioè pensa, dice e fa la stessa cosa.

Un lavoro di scavo nella mia carne per togliere quel-lo che non serve alla vita vera. Recintare uno spazio

di silenzio e di incontro perché noi non possiamo far sorgere il sole, ma possiamo trovarci lì quando sorge. Se non isoliamo uno spazio dal rumore di fondo e dai pensieri, dalle urgenze e dalle richieste esterne, dalle voci degli altri e anche dalla nostra, non lo sen-tiamo Dio che ci parla, perché lui non urla.

La maggior parte di noi si adatta alle situazioni sen-za porsi tante domande, procedendo nella vita senza

un progetto, più come uno che vaga dentro un centro commerciale in un giorno di saldi che non come uno che costruisce qualcosa secon-do un progetto. Il fatto è che possiamo pren-dere solo una delle due vie, quella del bene o quella del male, della santità o del peccato: la maggior parte della gente pensa di barcame-narsi in mezzo, solo che la via di mezzo non c’è, e allora sta malissimo. Cerca solo di schivare la rottura di scatole, aspirando al divano e al telecomando: dei bravi cristiani da salotto. Un monaco è uno che sceglie da sé la strada, non si fa trascinare dalla corrente. Questo non vuol dire che non stia nel groviglio. Un monaco che vive nel mondo, ricama la sua vita con una mi-

A cura di don Giorgio

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Febbraio 2018 27

Vita spirituale

Pi l lo le di vita spir ituale

riade di fili intrecciati, magari rotti e riannodati, però ci sta per scelta e in modo consapevole. La realtà di questo tipo di monachesimo è stare dentro questa vita imperfetta, abbracciare questa croce passiva che, se l’abbracci ti cambia.

Il nostro problema non è mendicare, perché questa è la nostra condizione: noi cerchiamo, mendichiamo re-lazioni appaganti. Il problema è che mendichiamo nel posto sbagliato, cioè riempiamo il nulla con il nulla.

Non è più il tempo di una fede che si respira dall’am-biente nel quale si vive, una fede scontata. Cristiano è solo colui che ha fatto un vero incontro con Cristo. Questo incontro che deve essere personale, ha biso-gno di essere fatto dentro la Chiesa, l’unica che può garantire che non ti stai facendo un Dio a tua im-magine e somiglianza. Bisogna andare alla sorgente, cercare i criteri, ritrovare un cammino, una morale e una vita di preghiera (=liturgia) unitari. Come gli artigiani che, sotto le vele delle cattedrali, rifinivano le pietre e creavano intarsi e sculture, a volte piccole e nascoste che nessuno avrebbe mai notato, così a noi è chiesto di lavorare sul nostro cuore.

L’importante è provarci. È fondamentale avere un programma, una regola da amare e cercare di rispet-tare, nella certezza che ci porti alla felicità, sapendo che a volte non la si rispetterà per niente, e non per impegni urgenti, ma perché si è perso tempo in altro. Ci saranno anche momenti in cui ci si sta per riu-scire, ma salterà fuori qualcosa di prepotentemente ingovernabile.

La grande novità del Concilio Vaticano II: la vita spirituale seria non di seconda categoria rispetto a quella dei consacrati, ma la vita spirituale è per tut-

ti. Per tutti quelli che la vogliono fortemente. Dio ci ama, ci dice la Sacra Scrittura, di un amore infi-nitamente grande e ci ama nella libertà. Per questo nella libertà possiamo trovarlo. Ci sono dei momenti

“sacri”, momenti che appartengono solo a Dio, quelli in cui dobbiamo toglierci i sandali perché la terra su cui camminiamo è santa. Abitata da Dio. Sono i momenti dell’incontro. Momenti dedicati esclusiva-mente a Dio, per stare davanti al roveto ardente.

Questi momenti vanno pensati, programmati e poi difesi. Come dice santa Caterina da Siena, le anime si convertono ma «poi ritornano al vomito loro». Ave-re un progetto è esercitare un giudizio su quello che il nostro mondo interiore sballato continua a sugge-rirci. È decidere di ascoltare un’altra voce oltre alla nostra, prima della nostra. Il progetto è quello che fa la differenza fra le nostre vite. La vita è un lavoro di trasformazione. Ci è data la possibilità di passare dallo stato di animali a quello di uomini. Se togli Dio, non rimane che l’idea di un uomo brutto, che è quello che racconta la maggior parte dell’arte di oggi. Noi però vogliamo scommettere che la realtà ultima sull’uomo è la bellezza, e una vita, piena di senso, dove ogni minima azione abbiamo un senso, perché persino i capelli del nostro capo sono contati, e le nostre azioni risuonano nell’eternità.

Il nostro progetto è quello di assomigliare a Gesù Cri-sto e ci sono stati regalati cinque sassi, le cinque pietre su cui fondare l’edificio nel quale accoglierlo (la Paro-la di Dio, la preghiera, la Confessione, l’Eucaristia, il digiuno). Servono a conoscerlo, parlarci, trasformarci in lui, fargli spazio nella nostra vita e chiedergli perdo-no quando serve. Non è una questione di avere norme morali da seguire, ma di agire per una sovrabbondanza di contentezza e di pienezza, che solo da pieni si riesce a regalare qualcosa a un altro.

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Comunità Aperta 28

Scuola Materna

Da parecchi anni il Comi-tato Genitori della Scuola Materna è solito organiz-zare una cena delle fami-glie, un momento impor-tante di aggregazione, di condivisione e di cono-scenza reciproca. Sino all'anno scorso la cena veniva organizzata prima delle festività nata-lizie.

Quest'anno però le date sul calendario non erano favorevoli e così si è deciso di spostarla all'anno nuovo. Gennaio no, Febbraio si può fare, sì Feb-braio mese del carnevale...ecco qui l'idea quindi di trasformare la tradizionale festa delle famiglie in una allegra e colorata CENA DELLE FAMIGLIE IN MASCHERA, divertimento assicurato!

La partecipazione è stata molto alta, genitori e bimbi ma anche tanti nonni e zii! E così il salone dell'asilo si è riempito di super eroi, di principesse, di pagliacci, di sceriffi e cavalieri,

di fate, farfalle, coccinel-le, draghi...mascherine per tutti i gusti... il tut-to condito da tante stelle filanti e dall'allegria de-gli animatori che hanno organizzato giochi, bal-li e attività con i nostri bimbi!

Grazie a tutte le famiglie che hanno partecipato, a chi ha dedicato del tempo prezioso per dare un aiuto all'organizzazione di que-sta festa che come obietti-

Festa delle famigliein maschera

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Scuola Materna

Festa del le Famigl ie in maschera

Nozze di diamante per i Coniugi

Giuseppe Galizzi e Maria Galizzi che hanno ricordato il

6 febbraio il loro 60° di matrimonio

"Insieme abbiamo fatto un lungo percorso prezioso

come la pietra che lo rappresenta".

Un mondo di auguri e felicità da parte di tutti i loro cari.

Famiglie in Festa

vo ha quello di raccogliere fondi da utilizzare per i laboratori e le attività della scuola materna ma soprattut-to quello di stare insieme e condi-videre un momento di serenità e spensieratezza in un ambiente per i nostri bimbi familiare.Un ringraziamento particolare alle maestre, a Margherita e al nostro Parroco che si sono uniti a noi e, la loro presenza, ha reso ancor più speciale la festa.

Il prossimo appuntamento è fis-sato per il 25 Aprile alla Strama-terna, vi aspettiamo numerosi!

Il Comitato Genitori

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Comunità Aperta 30

Curiosità storiche

Breve storia dell'Ospedale Giovanni Carlo Rotaa cura di Paolo Manzoni Tr e d i c e s i m a p a r t e

destra, correva una stradina detta Vicolo Caratti. Da qui si poteva entrare in chiesa da una porta laterale secondaria, mentre l’accesso principale avveniva dal-la strada provinciale della Valle Imagna.

Nel corso dei decenni l’edificio sacro, rimasto pres-soché identico, non aveva avuto particolari attenzioni, perché ritenuto adeguato alle necessità. A sessanta anni dalla sua costruzione, però, non si trovava in buone condizioni di manutenzione.L’inconveniente più grave era l’umidità che dal ter-reno risaliva lungo i muri scrostandoli. Nel 1940

AMPLIAMENTO DELLA CHIESINA DELL’OSPEDALE (1946)

La chiesina dell’Ospedale, costruita appositamente per volontà del fondatore nel 1879, in origine era molto diversa dall’attuale. Innanzitutto era più pic-cola sia in lunghezza che in larghezza. Aveva infatti una sola navata, perché, dove adesso c’è la navata di

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Breve storia del l 'Ospedale Giovanni Carlo RotaCuriosità storiche

Festeggiamenti per l'inaugurazione dell'ampliamento della chiesina 15 settembre 1946

pertanto, per allontanare l’acqua, si provvide a so-stituire con tubi in cemento la vecchia conduttura in cattivo stato “seguente perimetralmente” la chiesina. Per favorire lo scolo della pioggia furono anche poste delle griglie in ferro ai due ingressi dell’edificio.

Bisognava poi provvedere ad una nuova intonacatu-ra e tinteggiatura delle pareti interne rovinate dall’u-midità. A tale scopo furono fatti predisporre dei preventivi di spesa ammontanti a 3.096 lire. I lavori però, data la stagione avanzata (si era nel settembre del 1941), furono rimandati alla primavera seguente e non sarebbero certamente stati attuati, visto il pro-trarsi della guerra, se non ci fosse stata la spinta della popolazione locale. Questa, nella primavera del 1943, “sotto la direzione ed il controllo” del cappellano dell’Ospedale Pietro Pandolfi, “con fondi raccolti quali elemosine” aveva provveduto alla posa dello zoccolo in marmo della chiesina. L’Opera Pia completò l’intervento, finan-ziando la sigillatura dello zoccolo e la tinteggiatura interna di tutto l’edificio.

La buona riuscita dei lavori, grazie alla collaborazione della gente che frequentava la chiesa, dovette far na-scere nel cappellano Pandolfi l’idea di un intervento ancora più impegnativo: ampliare l’edificio. L’occasio-ne propizia per realizzare l’opera fu la fine della guerra.

Anzitutto si chiese e, dopo i tanti precedenti tentativi andati a vuoto, finalmente si ottenne la cessione da parte del Comune del Vicolo Caratti, sulla cui area era prevista la realizzazione di una navata laterale. La domanda fu presentata nell’aprile del 1945 da die-ci capifamiglia residenti nella contrada Ospedale; il

Comune acconsentì per ragioni di pulizia e di decenza e anche in considerazione del fatto che nel 1934 l’Opera Pia gli aveva ceduto il terreno per la realizzazione del lavatoio pubblico.

I lavori furono attuati nell’estate del 1946, da maggio ad agosto, come si deduce dal registro delle messe del periodo. Solo ad opera ormai conclusa, il 2 settembre 1946 vennero presentati alla Commissione Dio-cesana per l’Arte Sacra presso la Curia Ve-scovile di Bergamo il progetto di ingrandi-mento firmato dall’ing. Giacomo Benigno e la richiesta, sottoscritta dal cappellano,

di autorizzazione ad eseguire le opere. L’approvazio-ne fu concessa il 13 settembre.

La popolazione contribuì ai lavori con grande gene-rosità ed entusiasmo, con “giornate gratuite di ope-

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Comunità Aperta 32

rai, ragazzi e giovani che trasportavano a braccia ed a spalla sabbia e sassi dal greto del Brembo, (con) iniziative le più varie dettate dalla necessità di porta-re a termine quanto progettato”.

L’Opera Pia fu ben lieta di non dover sostenere di-rettamente i costi dell’operazione e lasciò piena li-bertà di agire al cappellano e all’ing. Benigno, anche perché, appena terminata la guerra, non disponeva di risorse. Infatti, dovendo attuare degli scavi per le tubazioni degli scarichi e per le condutture dell’ac-qua potabile, che passavano sotto il pavimento del-la parte nuova della chiesina, deliberò di tenere in sospeso tali lavori, poiché materiali e manodopera costavano “enormemente”.

L’ampliamento della chiesa fu inaugurato il 15 settem-bre 1946, in occasione del 25° anniversario dell’incoro-

nazione del simulacro di Maria Bambina che fu portato in processione attraverso le contrade di Almenno Basso.

L’impegno della gente aveva contribuito a realizzare il grosso dei lavori, ma non “il rifinimento” della chiesa, tanto che solo nel marzo del 1950 gli amministratori prendevano in considerazione la necessità di comple-tare gli interventi. Nel dicembre del medesimo anno veniva ricollocata sul campanile una nuova campana al posto della precedente tolta durante la guerra.

A lavori conclusi la chiesina, passata da una a tre navate, risultava dotata di un nuovo altare principale in marmo, con ancona pure marmorea contornante la pala dell’Ad-dolorata del Loverini, e di un secondo altare in marmo di Carrara dedicato a Maria Bambina, addossato alla parete perimetrale a metà della navata laterale destra.

(continua)

Breve storia del l 'Ospedale Giovanni Carlo RotaCuriosità storiche

L'altare di maggiore dedicato all'Addolorata del Loverini e l'altare con il simulacro di Maria Bambina nel 1952

A fianco: Indicato dalla fraccia bianca il Lavatoio pubblico si trovava dove adesso si accede dal provinciale al piazzale della Fondazione,m sul terreno dell'Opera Pia e costruito dal Comune negli anni '30, per que-sto nel 1946 il Comune concesso il Vicolo Ca' Ratti per l'ampliamento della Chiesina.

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Febbraio 2018 33

LA SEGRETERIA DELL’ORATORIO è APERTA NEI GIORNI:

LUNEDì - MERCOLEDì - VENERDìDalle ore 15,00 alle ore 17,00

E negli orari sopraindicati saranno a disposizione i seguenti numeri telefonici:

cellulare n° 3487929673- tel. 035/640366oltre al fisso dell'Oratorio n° 035/640378

AVVISO DELLA REDAZIONESi invitano sempre, i collaboratori di Comunità Aperta, i responsabili dei Gruppi che sono interessati

alla pubblicazione di articoli, avvisi, ecc., a far pervenire il materiale da pubblicare, fotografie comprese, entro e non oltre il 15 del mese precedente al mese della pubblicazione.

Anche gli avvisi per il Foglio della Messa domenicale - che potranno essere pubblicati sempre compatibilmente con lo spazio a disposizione - devono comunque pervenire entro e non oltre

il martedì antecedente la domenica.Gli articoli possono essere fatti pervenire anche via e-mail al seguente indirizzo:

[email protected]

Notizie importanti

GIORNATA PER LA VITA 2018

Il Parroco ha ricevuto lunedì 19 febbraio una comunicazione via e-mail dal Comune di Folgaria in provincia di Trento, che così diceva:

Buongiorno,oggi abbiamo trovato in centro a Folgaria, provincia di Trento, un vostro palloncino lanciato presumibilmente in occasione della "Giornata della Vita". Sul cartoncino purtroppo non è più leggibile il messaggio ed il nome di chi l'ha lanciato.Cordiali saluti.Ag. Gianluca Valle Servizio Polizia Locale Comune di Folgaria (TN)

Ringraziamo l'Agente sig. Luca Valle ed il Comune di Folgaria per la delicatezza dimostrata.Anche se non si è potuto sapere chi fosse il bambino che ha lanciato il palloncino, fa piacere a tutti i ragazzi e alla Comunità di Almenno San Salvatore (BG) che il nostro Messaggio di Pace sia arrivato fiìn lì.Cordiali saluti e auguri a tutta la Comunità di Folgaria.

Il Parroco don Mario Rosa

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Comunità Aperta 34

Gruppo Missionario

Almenno San SalvatoreLe incaricate del Gruppo Missionario sono presenti

ogni Lunedì pomeriggio dalle ore 15,00 alle ore 17,30nel locale accanto alla Casa Parrocchiale.

Raccogliamo e ricicliamo materiale in buono stato - «Non da discarica».

Si prega di non lasciare borse o sacchi fuori dalle abitazioni delle incaricate, della Parrocchia o dell'Oratorio.

Grazie per la collaborazione!

Buone Feste a tutta la Comunità

Incontri/corsi per Associazioni(dalle 20,00 alle 23,00)

ORATORIO SAN FILIPPO NERI

L'Oratorio offre anche alcuni spazi per

Feste di Compleanno (dalle 14,00 alle 20,00)

Riunioni Condominaili (dalle 14,00 alle 23,00)

Referente: Zonca Claudia: 035/641234

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Febbraio 2018 35

Vendita legnaPESSINA MARCOvia G. Marconi, n. 1524031 Almenno S.SalvatoreTel. 035 643390Cell. 347 0438854P.I. 00106328883

cod. fisc. PSSMRC68C03A217J

Gruppo Comunale “Rota Severino”Almenno San Salvatore

Per informazioni e/o adesionitel. 035 641302 - 035 641089

Tuttiinsiemeper lavita

AssociazioneItalianaDonatoriOrgani eTessuti

Accurato lavaggio anche diabiti da sposa - Piumoni - tappeti

capi in pelle e rennaServizio stireria

Via Collodi, 12 - 24031 ALMENNO S.S. (Bg)Cell. 338 1981425

Michelangelo Manzoni

MarMi graniti - arte Funeraria

Sede Operativa: Via fonte, 8 - 24012 Brembilla (Bg)

Tel. e Fax. 0345/98133 - Cell. 3284861557

Sede legale: Via Gerosa, 8 - 24031 Almenno San Salvatore (BG)P. IVA 03283610164

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Comunità Aperta 36

Gruppi e Associazioni

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Trasporto infermi e dializzatiAssistenza manifestazioni sportive e nonTrasporti in Italia e all’esteroDimissioni da Ospedali e Istituti

ADERENTEA.N.P.A.S.

ORARI DI SERVIZIOper il Servizio di

emergenza urgenza 11824 ore su 24

Dai senso al tuo tempo liberoDiventa anche tu volontario

Pubblica Assistenza

CroCe AzzurrAVia C.A. Dalla Chiesa, 5

24031 Almenno San Salvatore (Bg)Segreteria: Tel 035 641837

Fax: 035 642172e-mail: [email protected]

Sezione di Almenno San Salvatore fondata nel 1969

“Ol cör del donadurl’è òrb, ma generus”

Per informazioni e adesioni telefonare ai numeri:035/643171 -

035/640638 - 035/642094

PALANCACHIUSO LUNEDì SERA E TUTTO MARTEDì

di RONCELLI24031 ALMENNO SAN SALVATORE (Bg)

Telefono: 035 640800

Esposizione ad Almenno San Salvatore

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Comunità Aperta 38

Santa Maria dellaConsolazione,o San Nicola?

a cura di Romano Bonfantida un'idea di Sandro Rota "ol Ghirì".

Chiedilo al Parroco

Domanda:

Sono pochi mesi che abito ad Almenno e ho saputo che la chiesa di Maria della Consolazione ha avuto dal FAI un congruo contributo per il suo restauro. Domanda: perché, quando sento parlare di questa chiesa, mi dicono: "San Nicola, ol Convènt, la chiesa degli Agostiniani, Santa Maria della Consolazione, la Frasca, I Löra". Come mai tutti questi nomi? Ci tengo perché io mi sono sposato in quella chiesa".

Un nuovo parrocchiano

Risposta

Per trovare la risposta alla sua domanda basta prendere in mano tra le numerose pubblicazioni sulle Chiese di Almenno le ultime due di Paolo Manzoni, di cui una molto approfondita e ricca di documenti e testimonianze, tratta proprio in modo specifico del complesso di “San Nicola” dal titolo: Agostiniani ad Almenno, oppure l’altra più snella e facilmente consultabile che tratta in forma di Guida dialogata di tutte le Chiesa sul territorio degli Almenno: Romanico, Gotico e Rinascimento ad Almenno.

Da parte mia mi limito pertanto ad una risposta molti sintetica, ispirandomi all’opera di Paolo Manzoni. La prima pietra della Chiesa è stata posta il 10 agosto 1488. Il titolo originario è quello di S. Maria della Consolazione; soppian-tato poi da quello di S. Nicola in seguito alla peste del 1630, quando San Nicola da Tolenti-no, frate agostiniano invocato come protettore contro il contagio, fu al centro di una grande devozione popolare che ha scalzato la preceden-te intitolazione.Le causa che portarono alla costruzione della

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Chiedilo al Parroco

Santa Maria del la Consolazione, o San Nicola

Questa rubrica sarà tenuta aperta se perverranno le domande ogni mese al Parroco.

In merito ad essa, coloro che fossero interessati all'iniziativa, potranno presentare delle domande, per scritto (ma, perché no, anche a voce), entro il 25 di ogni mese precedente a quello di uscita del Bollettino a questi recapiti:

Redazione Comunità Aperta presso Casa Parrocchiale (cassetta delle lettere) e-mail Parrocchia: [email protected] e-mail Renzo Cornelli: [email protected] Il sottoscritto curatore della rubrica mette a disposizione la sua cassetta in via S. Giorgio 5.

La redazione raccoglierà le domande, non le filtrerà né le modificherà e le sottoporrà al Parroco. Non saranno prese in considerazione quelle non consone alla rivista e quelle anonime.

L'anonimato, se richiesto, verrà effettuato nella pubblicazione.

Chiesa (come specifica Paolo Manzoni) furono sostanzialmente tre: la peste che colpì Almenno negli anni 1484-’86 e che portò gli abitanti a fare voto di costruire una cappella in onore dei Santi Sebastiano e Roc-co, protettori contro le malattie infettive; la crisi che investì la Parroc-chia a causa del prevosto accusato di furto e quindi rimosso dalla sua sede lasciando i fedeli senza guida spirituale; e l’opera di persuasione degli Agostiniani, che ogni anno venivano a predicare il quaresimale, e che approfittando della incresciosa situazione, convinsero gli Almen-nesi ad edificare loro una Chiesa ed un convento con la promessa di garantire una costante assistenza religiosa.Tutto andò avanti con alterne vicende fino agli anni 1767-’72 quan-

do la Repubblica Veneta che occupava questo territorio a causa della grave decadenza politica ed economica, soppresse molte istituzioni religiose e caritative, incamerandone i beni, e tra questi il complesso di San Nicola.I frati furono allontanati e i loro beni venduti all’asta. Il convento, il vigneto attuale e altri terreni furono acquistati dal nobile conte Paolo Francesco Vitalba con l’onere della manutenzione ordina-ria e straordinaria della Chiesa. Col passare del tempo ai Vitalba si sono succedute le nobili famiglie Barca e attualmente i Lurani e la situazione del “complesso” è quel-la che possiamo vedere visitandolo oggi.Da un anno a questa parte “San Ni-cola” è balzato all’occhio della cronaca grazie all’iniziativa del FAI (I luoghi del cuore) che sta portando vari enti coinvolti ad impegnarsi a raccogliere fondi per un suo necessario restauro e possibilmente con il tempo riportarlo al suo originario splendore.

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Comunità Aperta 40

Gite

GIOVEDÌ 14/06: Partenza ore 5.50 da Almenno basso Migross, ore 6,00 da Almenno alto Gabbione. Sosta a Rovereto per la colazione. Arrivo al Santuario di Pietral-ba, il più importante del'Alto Adige con la chiesa barocca risa-lente al XVII secolo. Il Santuario sorge a 1500 mt di altitudine e gode di un panorama stupendo delle Dolomiti, dal gruppo dello Sciliar al Catinaccio, dal Latemar al gruppo dell'Ortles. Dopo la messa partenza per il Lago di Caldaro, località famosa anche per la produzione di vino e dal clima mite. Ore 12.30 pranzo e tempo permettendo sosta ad Appiano e visita alle sue cantine. Ore 18,00 arrivo a Dobbiaco e sistemazione in albergo, cena e pernottamento.

VENERDÌ 15/06: Dopo colazione si parte per la Val Badia con sosta a Corvara e a San Cassiano. Visita al Museo ladino "Ursus Ladinicus" dedicato all'orso preistorico delle Dolomiti vissuto 40.000 anni fa e dove possiamo vedere anche una bellissima e interessante esposizione di fossili e tappe principali che illustrano la nascita delle Dolomiti. Ore 12.30 pranzo. Partenza poi attraverso il Passo Falzarego per Cortina e Misurina con shopping.

SABATO 16/06: Dopo colazione partenza per la meravigliosa Valle Aurina con sosta e shopping a Campo Tures. Ore 12.30 pranzo a Luttago poi si parte per Casere, ultima località della valle con possibilità di fare passeggiate rilas-santi o di visitare il Centro Culturale Visite della Valle Aurina nel quale è possibile assistere a proiezioni di filmati del Parco Naturale Vedrette di Ries-Aurina. Il piano terra ospita l'Ufficio turistico di Predoi e un'esposizione sull'artigianato artistico e l'agricoltura dell'alta Valle Aurina. Inoltre vengono presentati i parchi naturali dell' Alto Adige. Un plastico tridimensionale riproduce fedelmen-te la Valle Aurina. La panoramica sul fondovalle invita ad un'escursione.

DOMENICA 17/06: dopo colazione si parte per Riscone nei pressi di Brunico e salita con una veloce cabinovia al Plan de Corones con un panorama circostante spettacolare. In cima al Pian de Corones c'è il Museo più alto dell'Alto Adige creato dal famoso alpinista Reinhold Messner e si trova anche la Campana della Pace "Concordia 2000", alta 3.11 mt., la più grande dell'arco alpino con la scritta "Dio doni pace ai Popoli". Ore 13,00 pranzo a Riscone; ore 15.30 rientro ad Almenno.

Quota Individuale di partecipazione è € 385,00 - Supplemento camera singola: € 20,00 a notte.

La quota comprende: Viaggio A/R con pullman GT, pensione completa e 4 pranzi completi di antipasto, primo, secondo, dolce, acqua vino e caffè, tassa di soggiorno ed entrata al Museo Ladino di S. Cassiano.

Munirsi di carta d'identità NON SCADUTA e tessera sanitaria. Per iscrizioni chiamare Cell. 3333479644

Acconto € 150,00 alla prenotazione - Saldo entro e non oltre il 31/05/2018

l posti sul pullman vengono assegnati in priorità di iscrizione e con acconto versato.

La Cifra è stata calcolata su 25/30 partecipanti. In caso contrario potrà essere aumentata.

Emilio

GITA SULLE DOLOMITIdal 142 al 17 giugno 2018

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Comunità Aperta 42

Al servizio della persona

"Gruppo del Sorriso" On lus

O n e y Ta p i a

Una sfida dopo l’altra per Oney Tapia, il gigante buono italo-cuba-no che abbiamo conosciuto nel 2016 durante le paralimpiadi in Brasile in cui dopo la conquista della medaglia d’argento nella gara del lancio del disco nella ca-tegoria non vedenti, ha commos-so tutti cantando una canzone dei Modà dedicata alle sue figlie e dando un messaggio di grande umanità e coraggio a tutti: “Bi-sogna fare tesoro delle disgrazie, piangersi addosso non serve a niente, bisogna agire, provare e riprovare, confidando che l’amore per la vita regala speranza”.

Ma l’atleta non è non vedente dalla nascita, di origini cubane, Oney si è trasferito in Italia, a Sotto il Monte per poi entrare a far parte di una squadra di base-ball e successivamente dedicandosi al rugby, sport questi non certo in grado di garantire uno stipendio adegua-to a mantenere una fa-miglia, così ha trovato lavoro come giardinie-

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Febbraio 2018 43

Al servizio della persona

Gruppo del Sorriso

re in una cooperativa del posto.

Nel 2011 proprio durante il lavo-ro è stato vittima di un incidente, mentre stava abbattendo un al-bero un ramo gli è caduto addos-so colpendolo sul viso, all’altezza degli occhi facendogli perdere per sempre la vista. A quel punto ha dovuto abbandonare i suoi sport, ma con l’aiuto dell’unione ciechi italiani entra in contatto con il mondo del «Goalball», una disci-plina sportiva nata nel 1946 come strumento di riabilitazione per i veterani della Seconda guerra mondiale e che dal 1980 fa parte del programma delle Paralimpiadi.

Si tratta di un gioco in cui due squadre di tre giocatori si affrontano cercando di lanciare in rete una palla che contiene sonagli metallici. Il gioco si svolge in palestre, per non distrarre i giocatori con rumori esterni che potrebbero confondere il suono emesso dalla palla. Proprio in questa disciplina Oney ha vinto la me-daglia d’oro ai Campionati europei paralimpici di Grosseto. Per lui è stato un secondo inizio, una seconda vita. Usando le sue parole: “C’è sempre una seconda opportunità”.

La sua si è tradotta ed è proseguita se pur in modo diverso nello sport. “All’inizio ridevo quando mi spiega-vano quante cose possono fare i non vedenti. Non mi sembrava possibile, anche perché quello era stato un mondo a me totalmente estraneo fino a quel momento. E invece ho scoperto quante cose si possono fare pur avendo questo tipo di handicap”, ha detto l’atleta.

Successivamente si è specializzato anche nel lancio del disco e del peso, discipline con cui ha partecipato alle paralimpiadi in Brasile. L’atleta, quando gli impegni sportivi lo consentono condivide momenti di ri-flessione con ragazzi non vedenti, raccontando loro la sua storia e cercando di essere uno stimolo a non mollare mai, anche quando la vita ti pone davanti grandi ostacoli, portando loro un messaggio di coraggio:

"Noi ciechi conosciamo il segreto della vita, non dobbiamo mettere mai limiti alle occasioni, possiamo fare quello che vogliamo".

Insomma, nonostante il dramma della cecità Oney Tapia tenta di vivere nel modo più normale possibile questa sua condizione. E a sentirlo parlare sembra quasi che preferisca la vita di adesso a quella prece-dente. «Sinceramente - ha confermato - non farei cambio con uno che ci vede. Ormai ho visto tutto quello c’era da vedere e credo che questa esperienza mi stia arricchendo.

Certo, non nego che ci sono alti e bassi, ma sono una persona con una grande forza d’animo e non mi lascio abbattere facilmente».

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Comunità Aperta 44

L'Angolodella Poesia

Per elevare "lo Spirito"

a cura di Maria Luisa Salvi

Un periodo un po’ strano quello che stiamo vivendo in questo secondo mese dell’anno. Difficile dire se siamo in inverno o no data la stranezza del clima! Neve? Solo sugli alti monti! Una sola giornata con neve in dicembre

… c’è comunque attesa soprattutto dai bambini e ragazzi , ma anche dai”grandi” che borbottano perché non si capisce che periodo sia questo così strano: inverno o primavera? Febbraio è comunque un “signor mese” se leggiamo il calendario: festa della nostra Vergine del Castello detta anche “Candelora,” della Madonna di Lourdes, il giorno delle Ceneri, l’inizio della Quaresima, tutte mete importanti per il nostro cammino di fede. In questo “Angolo” presentiamo tre poesie : “UN GIORNO D’INVERNO” – “VERSO LA PRIMAVERA” e “SAN MAURO”

UN GIORNO D’INVERNO

Leggiarda e bianca trina di stelle,la neve fitta cade dal cielo;nel suo candore, salendo in sella,bel cavaliere, va verso il gelo.

Bagliori azzurri, gli occhi stupitidi bimbi dietro vetri appannati;voci sommesse, suoni attutitilungo le strade; luoghi incantati.

Grida di gioia, giochi di bimbiche sa far belli, grandi pupazzi;con i giacconi, cappelli sghembi,fan con bottoni, occhi un po’ pazzi

Gonfia le piume l’uccello invano,cinguetta e trema, di neve intriso.Una bambina tende la mano,lascia cadere chicchi di rìso.

Scenderà ancora fitta la neve;città, campagne, si laveranno,strade e giardini, cadendo lieve,d’un manto bianco si copriranno.

(Autore anonimo)

VERSO LA PRIMAVERA

Ogni giorno aumentanoi minuti di luce.Dai rami stanno cadendole ultime foglie seccheaccartacciate.

Ora l’albero mostra se stesso:tronchi e rami con gemme.Alla baseun intimo rapportotra radici e terra:

un lavorio segreto preparala fioritura primaverile.La promessa di luceche via via sta aumentando,è un invito a raccogliermia guardarmi dentro consapevolmente ead aprirsi alla speranza.

Tra cuore e mentesboccia un segreto anelitoche affiora e concretamentediventerà progetto di vita.

Fernanda Peruzzi

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Febbraio 2018 45

Il nostro caro JOSEPH DE LEMINE, con la sua poesia “SAN MAURO”, ci richiama a questa impor-tante ricorrenza festeggiata da grandi e piccini a BRUNTINO . parrocchia di Villa d’ Almè, in gennaio.Egli, deceduto nel mese di agosto del 1988, merita tutta la nostra attenzione per le sue poesie così “umane” e ricche di spunti!

È questo il trentesimo anno della sua morte! Ricordiamolo quindi ancora una volta apprezzando le sue poesie e tutto ciò che ha donato al suo paese.

S. MAURO Su queste dolci colline a poggiolofrondanti di filari a liquorizie di vitiosservo incuriosito e incantatoil passeggiar de le nubi a bambagia.

Evaporate si alzano,accarezzano e ovattano il cielo e la piana.

Su questo splendido panoramaS. Mauro di Bruntino,angolo maestosodi splendida collinami trasporta d’immenso.

In questo anfiteatrodi sinfonie silvestri,cantano coniferementre emanano profumi di rage.(*)

Gli augelli cinguettano,aspettano la primavera,mentre col mio sentire, ammiro.

Rivolgo lo sguardo al cielo emi avvio nel proseguir contento.

*resine Josph de Lemine (5 gennaio 1988)

Grazie a tutti coloro che amano la poesia e che leggono volentieri il nostro “Angolo”- Se ci sono richieste o proposte per questo settore “poetico”ci si può mettere in contatto con la redazione di” Comunità Aperta”.

Per elevare lo "Spirito"

L'Angolo della Poesia

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Comunità Aperta 46

Ci hanno scritto... dalla TanzaniaDalle Missioni

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Febbraio 2018 47

Dalle Missioni

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Comunità Aperta 48

Mi fanno ritornare in mente...a cura di R.G.B.Illustrazioni di Michela Bonfanti

"Ricordi"

La mietitura e la trebbiatura

Con il Bepino invidiavo ai nostri coetanei contadi-ni anche il loro apporto lavorativo nella conduzione quotidiana dell'economia della famiglia. Ma anche noi, non contadini, cercavamo di essere coinvolti nelle loro attività. Nei lavori, ad esempio, della mietitreb-biatura del frumento, della vendemmia e della "scar-tocciatura" delle pannocchie di mais. La mietitura del frumento allora avveniva ancora a mano. Con un fal-cetto che non era quello normale perché aveva la lama più arcuata ("ol sighès dèl formèt"), si recidevano alla base gli steli della pianta, si facevano delle fascine, si legavano con un fascetto sempre di steli di frumento e si ammonticchiavano sul campo. Era un lavoro duro ed eseguito da specialisti. Ore e ore sotto il sole bat-tente, la sera la schiena non la sentivano più.

Noi, non contadini non eravamo ammessi a questo lavo-ro perché si temeva che combinassimo dei pasticci, però potevamo assistere alla segatura del grano e poi poteva-mo passare sul campo a raccogliere qualche rara spiga

rimasta sul terreno (eravamo noi le spigolatrici). In que-sta operazione dovevamo contendere spiga per spiga alle galline che venivano starnazzando a farsi una scorpaccia-ta di grano. C'era anche il tempo per raccogliere papaveri e fiordalisi che crescevano abbondanti tra il frumento.

La prima mietitrice a motore che ricordo (tagliava il frumento e lo depositava affastellato) risale al '68. Era guidata dall'Ettore Moèta e mieteva proprio davanti a casa nostra, in via delle Strette (oggi via Verdi). Allora quel terreno era "un campo di grano che dirvi non so" e

"un grande prato verde dove nascono speranze", "Dove c'era l'erba ora c'è ... lo svincolo per Bergamo e Valle Imagna". Poi c'era la trebbiatura che si faceva sull'aia delle fattorie.

Arrivava un immenso macchinario trainato da un rumorosissimo trattore. Erano "i Maté" di San Bar-tolomeo. Era lo spettacolo dell'anno e della contrada quando i contadini trebbiavano il loro raccolto ("a i fàa fò ol formét"): c'era più gente che alle Quarantore!

Sull'alto macchinario i contadini a tor-so nudo, ma con il fazzoletto a coprir-si naso e bocca come i banditi "cobboi", infilavano uno dopo l'altro tutti i covo-ni in una bocca enorme; dall'altra par-te della trebbiatrice, come per magìa, uscivano le balle di paglia a guisa di parallelepipedo e ben legate; da un beccuccio scrosciava il frumento che andava a riempire i sacchi che i conta-dini tenevano ben aperti.

Il rumore era assordante: i conta-dini per intendersi dovevano urla-re e comunicare a gesti; l'aria era

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Febbraio 2018 49

Mi fanno ritornare in mente"Ricordi"

un balenìo di polvere e di schegge di steli.

Appena finito di trebbiare l'elefantiaco macchinario do-veva andare via subito perché c'erano altre case coloni-che che aspettavano le sue prestazioni. Non c'era nean-che il tempo per i conducenti di farsi un bicchiere di vino.

Il tempo era oro, come il sole che spaccava le pietre.

Sull'aia rimanevano le balle di paglia e i sacchi di frumen-to. Aiutavamo a portare le balle nel pagliaio sopra la stalla. I sacchi di frumento rimanevano lì, bene in vista, perché era presente il padrone della mezzadria che visionava personalmente alla spartizione del frumento: un sacco a me, un sacco a te, un sacco a me, un sacco a te ... Faceva-no come quando noi ragazzi ci dividevamo le figurine ...

I contadini seguivano l'operazione in silenzio religio-so e con il cappello in mano. E noi ragazzi, non con-tadini, ci chiedevamo perché quel signore biancove-stito, che non faceva niente tutto l'anno e lo si vedeva ogni tanto discutere con i contadini, dovesse pren-dersi la metà delle fatiche dei nostri amici contadini.

Mi meravigliava il fatto che in quelle occasioni il con-tadino, che in genere era altero, deciso, potente, si trasformasse in un agnellino pauroso davanti al lupo prepotente. Ma quel che più turbava la mia mente di ragazzetto era il comportamento e soprattutto l'esi-stenza del cosiddetto "padrone". Chi era? Perché ave-va tanto potere? Perché c'era chi era ricco e chi no?

Perché, per esempio, a scuola alcuni miei compagni venivano vestiti bene, parlavano italiano e all'interval-lo mangiavano le "brioches", mentre altri avevano ve-stiti rammendati e con le pezze sul culo, non sapevano parlare neanche in dialetto e all'intervallo dovevano mendicare un po' di merenda? L'avevo chiesto alla mamma e lei aveva detto: "I ricchi ("i sciòre") ci sono sempre stati e sempre ci saranno, come pure i poveri ("i pòer màrter"). C'è chi nasce ricco e chi povero. È de-stino". E io mi arrovellavo con quella parola "destino", non riuscendo a capire che cosa fosse. E dentro di me incominciavo a pensare che questo mondo non fosse troppo giusto se uno poteva nascere ricco o povero solamente a discrezione di questo "destino".

Avevo chiesto anche al babbo la faccenda dei ricchi e dei poveri e lui: "Ci sono ricchi bravi e ricchi meno bravi. Perché sono ricchi? Perché discendono da una

famiglia di ricchi. Io sono muratore, tuo nonno era operaio, il tuo bisnonno e il tuo bisavolo erano con-tadini. L'importante è essere onesti, in buona salute e cercare di essere felici". Belle parole, ma io non avevo avuto risposta alla mia domanda.

Ricordo che, un giorno, discutevo di questo argo-mento appunto con il Bepino. Lui troncò la discus-sione con un: "I sciòre a gliè töcc di ciù". E da allora non affrontammo più questo argomento.

E il mio pensiero va ai ragazzi di oggi e mi chiedo: anche loro avranno nelle loro menti questi problemi? Rispondo: no. Le loro menti tecnologiche sono trop-po occupate dalle play-station, dai games boys, dai Cucciolotti per occuparsi di queste sciocchezzuole ...

Tornando alla trebbiatura, la sera tornavamo a casa portando come compenso un po' di paglia per fare il letto dei conigli e qualche manciata di frumento che la trebbiatrice aveva perso, per la cena delle galline.

E con il Bepìno continuerò nel prossimo numero.

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Comunità Aperta 50

"Ricordi"

Untempo...a cura di Carlo Rota

I compiti scolastici (parte terza)

Quando andavamo a scuola il momento più brutto era quello del compito. La ma-estra, verso la fine della lezione, quasi per farti dispiacere, diceva: "Ragazzi, vi assegno il compito. Scrivete: quattro problemi a pagi-na 92 del Sillabario, un tema sul vostro paese, studiate a memoria la poesia appena spiegata e domani mattina voglio che la sappiate tutti a memoria!". E così faceva.

Appena arrivati a casa mettevamo la cartel-la o la sacca sulla sedia in un angolo della cucina e alla domanda della mamma: "Hai tanto compito da fare?" noi rispondevamo

"Poco", come facevamo sempre. "Guarda che oggi - diceva - devi aiutare il Tàta (il papà) quando ar-riva dal lavoro, poi devi andare a prendere l'acqua

alla "sòrba" e riempire il mastello che devo lavare i panni, poi devi andare a prendere il latte dal "Gigì" (che si trovava in fondo al paese, vicino a Moli-na), poi devi fare il compito". Signorsì!

Ma noi ragazzi eravamo già d'accordo di trovarci subito dopo mangiato al prato del cimitero, che era il nostro stadio per i no-stri giochi.

Come tutti i giorni facevamo la partitella al pallone, all'inizio eravamo tre per squa-dra poi arrivavano gli altri e si arrivava alla fine che eravamo otto-dieci per parte. Si giocava finché non ci si sentiva chiamare o qualcuno non veniva a prenderti dicendo:

"È arrivato il Tàta, devi tornare a casa!". Così, a malincuore, un po' alla volta la squadra si assottigliava e il gioco finiva.

Con il padre si facevano dei lavoretti: ta-gliare la legna a pezzi e metterla sotto la tettoia perché non si bagnasse, la legna ve-

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Un tempo.. ."Ricordi"

niva arsa nella stufa per far da mangiare e per riscaldarsi d'inverno. il lavoro durava due ore poi si sgattaiolava via e si andava a vedere se nel cortile c'era ancora qualcuno per giocare, ma, appena ti vedeva, la mamma ti chiamava e ti ri-cordava il compito, ma prima dovevi riempire il mastello con l'acqua. Una sbuffata, ma si prendevano i due sec-chi di ferro col "cadùr" (legno ricurvo con due tacche per i secchi) e si facevano due-tre viaggi alla fontana, si riempiva il ma-stello, poi i secchi dovevano rimanere pieni perché servivano per cucinare e per bere.

Verso le diciassette, in compagnia di un fratello o di una sorella, si andava a pren-dere il latte per la cena o la colazione del mattino. Alle diciotto e trenta si cenava, fi-nito si usciva in cortile a giocare con gli al-

tri ragazzi. E il compito? Ce lo ricordava la mamma. "Va bene, lo faccio dopo!" dicevamo. Così veniva notte e il compito era ancora da fare; si faceva in fretta: cinque minuti per i problemi, cinque per il tema, la poesia si leg-geva un paio di volte e intanto che si era a letto si cercava di impararla. La mattina, a scuola, la maestra chiedeva chi avesse stu-diato la poesia. Tutti dicevano di sì, allora cominciava a chiamare a caso: se eri fortu-nato e non ti chiamava nei primi, avevi il tempo per impararla, altrimenti balbettavi e allora la maestra ti diceva di studiarla ancora.

Per i figli dei contadini che, subito dopo mangiato, dovevano andare nei campi ad aiutare, era dura perché il lavoro fini-va quando faceva buio, magari poi a casa anche loro dovevano andare alla fontana o al pozzo a prendere l'acqua prima di man-giare. Dopo cena si vedevano pochi minuti con gli amici per giocare; poi di corsa a fare i compiti prima di dormire.

Così siamo arrivati alla quinta classe ele-mentare: pochi hanno proseguito gli studi, solo i figli dei "benestanti"; gli altri già a un-

dici anni andavano a fare il "bòcia" dai muratori, che era il mestiere più facile da reperire.

Lì il compito era continuo e allora ci veniva in mente di quanto eravamo fortunati quando si andava a scuola ...

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Comunità Aperta 52

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Comunità Aperta 54

AlmenneseBasket

Sport

Lo scorso 22 dicembre, l'Almennese basket, ha festeggiato con tutti i suoi tesserati e una marea di genitori e spettatori al seguito, l'inizio delle festività natalizie.La festa di Natale é stata L' occasione giusta per mettere in vetrina il risultato del grande lavo-

ro svolto in questi anni, circa 120 i tesserati alla società quest'anno, il doppio rispetto alla passata stagione.La cosa più importante era riuscire a dare continuità nel tem-po ai bambini e alle bambine che si approcciavano alla palla-canestro da piccolini, senza doverli poi obbligare a cambiare squadra o addirittura sport per mancanza di risorse e iscrizioni.Ce l'abbiamo fatta.Oggi il minibasket ha una squadra in ogni categoria:Scoiattoli (2010/2011/2012) :12 bambiniAquilotti (2008/2009) :16 bambiniEsordienti (2006/2007) : 18 ragazzi

E anche le giovanili iniziano ad essere ben strutturate:Under 13 insieme ad Almenno S.Bartolomeo (2005) : 16 ragazzi

Under 15 (2003/2004) : 28 ragazziUnder 18 insieme ad Almenno S.Bartolomeo (2000/2001) : 16 ragazzi

La nostra Prima squadra milita il campionato di Promo-zione e quest'anno, più che mai, é una vetrina impor-tante per tanti ragazzi usciti dalle nostre giovanili, e so-prattutto dei tanti under 18 che con minutaggio e punti a referto si stanno facendo valere anche tra i senior.

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Almennese BasketSport

E visto che ci piace pensare al futuro... una bella novità é il corso di microbasket, per piccole pesti, annata 2013, organizzato il sabato mattina, al fine unico di aiutare i bimbi sin da piccoli ad approcciare allo sport, non generalizzandolo per forza al basket. Ma cercando di promuovere il mo-vimento sin da piccini. Risultato raggiunto grazie alla collaborazione con i cugini di Al-menno S.Bartolomeo, che ci aiuta a dare continuità nelle giovanili e a rendere final-mente anche il basket un'importante realtà.

Per quanto riguarda la festa che dire, non ci si é fatti proprio mancare nulla.Presentazione squadre, rinfresco, e la prima lotteria del basket.Colgo l'occasione per ringraziare tutti gli esercenti del paese e non che hanno reso questa prima espe-rienza ricca di premi fantastici, e il guadagno dei biglietti venduti è stato subito investito dalla società per regalare il trasporto ai tantissimi bambini e ragazzi, direzione forum di Milano, per una partita di eurolega contro stella rossa Belgrado.Un'esperienza unica. Ma questa è un'altra storia...Colgo l occasione per augurare a tutti, un anno ricco di sport e perché no, anche tante vittorie.

Rocco Filippone, resp.tecnico Almennese Basket.

Venerdì’ 29 Dicembre, la Società Almennese Basket ha organizzato una bellissima iniziativa: ha dato la possibilità agli atleti e alle loro famiglie di recarsi, con ben due pullman, al Forum di Assago, per assistere all’incontro di Euroleague tra l’AX Armani Exchange Olimpia Milano con la Crvena Zvezda Belgrade. Molti di noi non avevano mai assistito ad una partita così importante. È stato un incontro molto emozionante, l’Olimpia è riuscita a risollevare una partita che sembrava ormai persa già dopo il primo quarto. L’impegno di Cinciarini e compagni riesce sul finire della partita a portare il punteggio in parità. Purtroppo, negli ultimi se-condi, la Stella Rossa sfrutta meglio il possesso palla, mentre l’Armani commette fallo portando la squadra ad una amara sconfitta di 88 a 91. È stata sicuramente una bellissima esperienza! Ringraziamo la Società e il nostro formidabile allenatore Rocco per l’opportunità offerta.

Nicolò

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Comunità Aperta 56

Cosa dire della nostra avventura nell'almennese basket.....È il primo anno che nostro figlio approccia il mondo del Basket, e ha voluto farlo a 14 anni.

Siccome nel nostro paese questo sport non viene praticato parlando un po’ qua e un po’ la ci hanno proposto l’Almennese.

Siamo partiti un po’ titubanti sia per il cambio sport sia per il totale cambiamento di compa-gni di allenatore e di genitori.

A distanza di 5 mesi possiamo dire che è sta-to un cambiamento molto ma molto positivo nostro figlio ha trovato compagni fantastici che l'hanno integrato senza nessun problema, un allenatore che l’ha fatto crescere non solo come giocatore ma anche come ragazzo per-ché tiene ai suoi atleti come se fossero tutti figli suoi, ed infine ad un gruppo di genitori simpatici e gentili che ci hanno accettato sen-za nessuna discriminazione.

E un esperienza positiva che non ci saremmo mai aspettati....ringraziamo tutta l’Almennese per la loro disponibilità e accoglienza con un

grazie di cuore.Elena

Almennese BasketSport

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Febbraio 2018 57

Almennese BasketSport

Una nuova Almennese BasketIl 21 dicembre 2017 si è svolta presso il palazzetto comunale la festa di Natale della nuova Almennese Basket. Nuova perché sotto la supervisione del responsabile tecnico sportivo Rocco Filippone la società dopo la soddisfazione di aver militato in se-rie D nella stagione 2016/2017 sta ripartendo investendo tem-po e risorse nelle sezioni giovanili e nel minibasket contando quest’anno oltre i 100 iscritti. Durante la festa sono state presentate tutte le squadre iscritte ai vari campionati e i ragazzi hanno dato dimostrazione di cosa sono in grado di fare in campo. Il presidente Fabio Rota, il vice Ezio Ventre e il dirigente Ric-

cardo Velardo hanno ringraziato personal-mente gli sponsor che hanno scelto di in-vestire nella società e una ricca lotteria ha premiato il folto pubblico presente.

Si è terminato il tutto con un ricco buffet consumato in compagnia. Tutti noi genitori dei ragazzi iscritti ci teniamo a ringraziare Rocco anche per tutte le iniziative proposte come, ad esempio, la trasferta al forum di Assago per assistere ad un incontro di Euroleague o il basket camp che si svolge con ottimi risultati a fine agosto. Per i nostri ragazzi il basket è più che una passione e ci teniamo a vederli crescere come atleti e nella vita in questa società, e ci auguriamo che le cose vadano sempre meglio.FORZA ALMENNESE!!

Un genitore

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Comunità Aperta 58

CaraMaestra

Svolgimento

D I R.G.B.

I Temi di Romano

Tema: HA GH'È OL BU È OL CATÌF DEPERTÖT" (sesta puntata)

Lett. c'è il buono e il cattivo dappertutto. Era un invito a rifuggere dagli estremismi.

DIseGnI DI

MICheLa BonFantI

E continuo, cara maestra, con i proverbi appartenenti alla categoria OTTIMISTI.

Legenda: lett. = letteralmente TRAD = proverbio nazionale tradotto in "almennese". SOLO NOSTRO = proverbio usato solo da noi almennesi oppure non trovato nei testi consultati. I proverbi senza legenda, tradotti in dialetto "almennese", sono tratti da ANTONIO TIRABOSCHI- Edizione integrale degli studi paremiologici (che studiano proverbi). Edizione del 2000. Le spiegazioni in corsivo sono mie.

57) A l'è mèi sudà chè barbèlà = lett. è meglio sudare per il caldo che gelare. Era un invito ad accontentarsi.

58) A l'è mèi tàrde chè mài = lett. è meglio tardi che mai. Era un invito a non perdere mai la speranza.

59) A l'è mèi tègn sèmpèr la stràda dè mès = lett. è sempre meglio tenere sempre la via di mezzo. Era meglio non farsi ingolosire dagli estremismi.

60) A l'è mèi tirà la có i uzànse di póèr vècc = lett. è meglio campare secondo le abitudini dei nostri antenati.

"Póèr" qui non significava "povero", ma "defunto". Era un invito a difidare dei facili modernismi .

61) A l'è mèi ü candèlì dènàcc chè öna tórsa dè dré = lett. è meglio una piccola candela davanti che una torcia dietro. Chi si accontentava godeva. Meglio un uovo oggi che una gallina domani.

62) A l'è mèi u màghèr acòrt chè ona gràsa sèntènsa = lett. è meglio un magro accorso che una grande sconfitta. Era un invito ad accontentarsi.

63) A l'è mèi ün öf incö chè ona galina in dómà = lett. meglio un uovo oggi che una gallina domani. Anche questo era un invito od accontentarsi.

64) A l'è mèi ü ózèlì in di ma che un'óca pèr ària = lett. è meglio un uccellino in mano che un'oca per aria. Meglio un uovo oggi che una gallina domani.

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Febbraio 2018 59

Cara Maestra

I Temi di Romano

65) A l'è mèi zét chè ròba = lett. è meglio gente che roba. Nei tempi lontani, quando non esisteva lo Stato, l'individuo isolato non avrebbe potuto sussistere.

66) A l'è mia amùr sè as tàca mia béga = lett. non è amo-re se non si litiga. L'amore non era bello se non era litigarello. SOLO NOSTRO. Per il DB era: "Nò l'è amùr sé nò s'rampìna".

67) A l'è mìa asé iga rèzù, mè fàla alì = lett. non basta avere ragione bisogna che venga riconosciuta. Era un invito a non arredersi mai.

68) A l'è mia bèl chèl chè l'è bèl, ma chèl chè al piàs = lett. non è bello quello che è bello, ma quello che piace. Ognu-no aveva il diritto di decidere secondo lo propria testa.

69) A l'è mìa chèl chè al va in bóca chèl chè al fa mal, ma chèl chè al ve fò = lett. non è quello che va in bocca quello che fa male, ma quello che viene fuori. Era un invito a fare attenzione a quello che si diceva.

70) A l'è mia sèmpèr fèsta = lett. non è sempre festa. La fortuna non sempre ci asseconda.

71) A l'è töt mónt è paìs = lett. tutto il mondo è paese. Tutto il mondo è uguale, dappertutto si leva il sole.

72) A l'è u bé sal un pé dè tot = lett. è bene sapere un po' di tutto. Era un invito a non fossilizzarsi in una sola materia.

73) A l'Èpifanìa i dé i va in alègria = lett. dopo l'Epifania comincia il carnevale. Non era vero che "l'Epifania ogni festa portava via, ma era l'inizio di giorni di festa perima della quaresima".

74) Al mör nigü dè fam = lett. non muore nessuno di fame. Era un invito a non abbattersi mai.

75) Al nàse chèl chèl nàse, mé a só nasìt = lett. nasca ciò che deve nascere, io sono nato. Accada quello che debba accadere, io voglio andare fino in fondo.

76) A l'osteréa as ve mìa ècc oppure as ve mia ècc a l'osteréa = lett. all'osteria non si diventa vecchi. In compagnia e davanti a un buon bicchiere di vino si dimenticavano le preoccupazioni e gli acciacchi che facevano invecchiare.

77) Al pès d'avrìl respóndega gentìl = lett. al pesce d'aprile rispondi gentile. Era un invito a non essere troppo permalosi. SOLO NOSTRO.

78) Al val dè pio ü piasér amò dè fa chè sènto di chi facc = val più un piacere da farsi che cento di quelli fatti. Era un invito a non accontentarsi mai di quello che si aveva fatto. SOLO NOSTRO.

E con questo, cara maestra, ho finito la sesta puntata di questo tema.

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Comunità Aperta 60

Febbraio 2018

Rinati nell'acqua del Battesimo

Anagrafe parrocchiale

GOTTI DYLANnatO il 10 maggio 2017

di Gianluca e Pelli Jessica

l'11 Febbraio 2018

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Febbraio 2018 61

Gennaio - Febbraio 2O18

Morti in Cristoin attesa della Risurrezione

Anagrafe parrocchiale

ROTA CRISTINAanni 91

morta il 23 gennaio 2018

ARNOLDI GIUSEPPEanni 92

morto il 23 gennaio 2018

ROTA ELISAbETTAanni 95

morto il 6 febbraio 2018

CONSONNI FRANCOanni 53

morto il10 febbraio 2018

ADOBATI CELESTINOanni 93

morto il 26 gennaio 2018

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Comunità Aperta 62

sempre nel ricordo e nel nostro cuore

Febbraio 2018

2012

Luigia Locatelli

2008

Giannina Cornali

2005

Sabrina Pellegrini

1998 1999

Luigi Locatelli e Carmela Mazzoleni

2004

Luigi Rota

2015

Maria Previtali

2015 1969

Maria Pessina e Giovanni Gotti

2002

Maria Angela Locatelli

2010

Antonio Locatelli

1998

Vittorio Locatelli

2016

Michele Cortinovis

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Febbraio 2018 63

Sempre nel ricordo e nel nostro cuore

2002 2015

Francesco Bonfanti e Maria Rota

Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se è morto vivrà .

(Gv 1,25)

2004 2010

Antonio Pessina e Rosa Sonzogni

Giovanni Crippa

2003

Giacomo Rinaldi

1990

Enrica Maria Mazzoleni

2015

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Comunità Aperta 64

Parrocchia San Salvatore Diocesi di Bergamo via XXV Aprile 5 - 24031 Almenno San Salvatore - Tel. 035 640227Sito Web: almennosansalvatore.parrocchiesulweb.it - e-mail: [email protected]

Sacerdotidon Mario Rosa 035/64.02.27e-mail [email protected]

don Angelo Bernini 035/64.00.83don Giorgio Albani 035/64.18.05don Antonio Manzoni 035/64.15.38don Lorenzo Testa - oratorio - 035/64.03.78 " " " - cellulare - 3392523771

Segreteria OratorioLa Segreteria è aperta nei giorni:Lunedì - Mercoledì - Venerdì dalle ore 15,00 alle ore 17,00Telefono Segreteria 035/640378Cellulare 348/7929673oppure 035/640366

Istituti religiosi Suore Sacra Famiglia 035/64.03.47

Enti pubbliciMunicipio 035/63.202.11(Il Sindaco Gianluigi Brioschi riceve il Martedì dalle ore 9,00 alle ore 12,00 eil Giovedì su appuntamento)ATS Distretto di Ponte San Pietro 035/60.31.11ATS Distretto di Villa d’Almè. 035/63.46.11Pretura di Almenno S. S. 035/64.02.74Poste e Telegrafi 035/64.00.39Biblioteca Comunale 035/64.42.10

Fondazione Giovanni Carlo Rota Onlus 035/63.200.11

Istituti di CreditoUBI Banca Popolare di Bergamo 035/64.30.22Intesa San Paolo 035/64.14.16Banco Popolare Credito Bergamasco 035/64.42.30

ScuoleIstituto Comprensivo 035/64.41.55Scuola Media Statale “Giovanni XXIII” 035/64.00.92Scuole Elementari Statali 035/64.00.03Scuola Materna “San Salvatore” 035/64.14.00e-mail [email protected]

EmergenzeNuMERO uNICO dI EMERGENzA 112Carabinieri di Almenno S. S. 035/64.00.64Croce Azzurra 035/64.18.37Croce Rossa - Villa d’Almè 035/54.25.25Servizio di continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) 0353535

Medici di baseDr. Leonello Mazzoleni Dr. Giambattista Cordoni Dr. Claudio Amato Dr. Gianmauro Salvi Dr.ssa Lisa Maestroni

rivolgersi al numero telefonico o cellulare sottoindicati

Informazioni Utili

Agenda della Comunità

Centro prenotazione uniCo Visite mediChe mediCina GeneraleLe modalità di accesso agli ambulatori dei medici (solo su appuntamento) sono le seguenti:

Per fissare gli appuntamenti telefonare dalle ore 9,00 alle ore 12,00 e dalle ore 15,00 alle ore 18,00 al numero:035 511386 oppure 333 3590620

Un’Infermiera Professionale sarà presente negli ambulatori secondo i seguenti orari: dalle ore 8,00 alle ore 9,00 studio Dr. Mazzoleni dalle ore 9,00 alle ore 10,00 studio Dr. Salvi dalle ore 10,00 alle ore 11,00 studio Dr. Amato dalle ore 11,00 alle ore 12,00 studio Dr. CordoniLe richieste di visita domiciliare vanno fatte telefonando all’infermiera presso lo studio del medico secondo l’orario

di presenza dell’Infermiera stessa presso lo studio. Gli studi medici sono aperti nei seguenti orari:

Amato Mazzoleni Al.SS. Cordoni Salvi MaestroniLunedì 16.00/19.30 09.00/12.00 - 19.00/20.00 8,00/9,30-17,30/19,30 16.00/20.00 Martedì 9.00/11.30 14.30/18.30 8.30/11.00 10.00/12.30 12,30/13,30 Mercoledì 16,00/19.30 09.00/12.00 - 19.00/20.00 8.30/11.00 10.00/12.30 Giovedì 9.00/11.30 09.00/12.00 - 19.00/20.00 17.00/19.30 16,00/20.00 Venerdì 16.00/19.30 14.30/18.30 8.30/11.00 11.00/12.30

ambulatorio prelieVi ematoChimiCi presso la Fondazione rotaI prelievi si effettuano nei giorni di LUNEDì - MERCOLEDì - VENERDì dalle ore 7,30 alle ore 9,00

pressoPoliambulatorioFondazione G.C. Rota

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... dal 1969

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