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Water Music Il racconto inedito di Amélie Nothomb per GoodBook.it Scritto dagli utenti di GoodBook.it insieme all’autrice franco-belga. Racconto a più mani

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Water MusicIl racconto inedito di Amélie Nothomb per GoodBook.it

Scritto dagli utenti di GoodBook.it insieme all’autrice franco-belga.

Racconto a più mani

Grazie a Amélie Nothomb che ha collaborato con grande entusiasmo e disponibilità a questo piccolo esperimento letterario.

Un ringraziamento alla casa editrice Voland, senza la quale non avremmo potuto sviluppare questo progetto.

Un grazie speciale a tutti gli autori che hanno scritto con noi questo racconto. Che la vostra creatività possa essere la chiave per uno splendido futuro.

La Redazione GoodBook.it

Alberto Clamer, Angela Santamaria, Anna Maria Lucchese, Beatrice Denaro, Caracol De Jardin, Cinzia Giuntoli, Clotilde Alizzi, Diana Giancola, Elena Chiara Mitrani, Giacinta Cincina, Giovanna Calà, Ivy Vazzy, Lorenza Lorenzi, Lucia Pardini, Manuela Ferrari, Marta Fornasiero, Mina Patrizia Paciello, Nadia Bianco, Piera Anna Masia, Rebecca Furlanin, Rita Mary Frustaci, Roberta Ghiandari, Serena Viola, Sesilià Cruccolini, Silvia Vtf, Stefania BellaFex Cingia, Valy Sapienza, Varese Mi Piace, Viviana Venga.

Cari amici,grazie ai vostri scritti ispirati dall'incipit di "water music" ho capito questa grande verità geografica: L'Antartico ormai si situa in Italia!Grazie e bravi a tutti!

Amélie Nothomb

Water MusicIl racconto inedito di Amélie Nothomb per GoodBook.it

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“Dalla finestra, non si vedeva né flora né fauna. E a ragione, non ce n’era.

- L’acqua è sopravvalutata, mia piccola Ondine. Non sai la fortuna che hai di vivere in Terre Adélie. Io ho passato l’infanzia a Maubeuge, pioveva, pioveva… L’acqua non ha proprio niente di divertente. In India ci sono i monsoni: piove così tanto che la gente affoga. Qui non piove mai. C’è il sole o nevica. Nei paesi normali si paga per andare a vedere la neve o il ghiaccio. Tu esci di casa e ci sei 365 giorni l’anno.”

Manuela Ferrari  Freddo, solo tanto freddo e ghiaccio, bianco e luminoso. Sarebbe anche splendido, se non fosse così sempre! Mi manca la pioggia, la primavera, il caldo.Marta Fornasiero Così pensava Ondine ascoltando ubbidiente il racconto che aveva sentito tante volte. Il bianco non era semplice bianco. C’era il bianco color crema della morbida pelliccia degli orsi adeliani, il bianco azzurrognolo del ghiaccio che si formava sulla sua sciarpa dove si condensava il suo fiato.

Lorenza Lorenzi Chi pensa che il ghiaccio e la neve abbiano un solo colore, si sbaglia: il bianco ha mille sfumature.

Stefania BellaFex Cingia Ondine guardò fuori dalla finestra. Non sapeva se sua nonna avesse ragione. Acqua o non acqua, ciò che contava adesso era che lì attorno non c’era anima viva. Fissava incantata un punto imprecisato all’orizzonte, quando qualcosa si mosse laggiù. Ondine aveva preso la sua decisione. Elena Chiara Mitrani Non poteva non negare il fascino di questo mondo incantato. L’aura di perfezione e silenzio che avvolge il paesaggio e chi, come lei, era nato nel popolo del ghiaccio. Era ora di andare.

Serena Viola “Non mi resta che raccogliere le mie cose”, pensava. Ma intanto era già partita, la sua mente era già lontana. Era solo il suo corpo a doversi adattare. Ancora non lo sapeva, ma ce l’avrebbe fatta.

Valy Sapienza Aveva pensato spesso a quel momento nelle ultime ore! Lasciare quel rifugio e andare via lontano...quella coltre bianca la teneva come prigioniera ma al tempo stesso la inebriava trattenendola misteriosamente. Una luce vivida teneva in allerta i suoi  pensieri, Ondine non si decideva ad uscire da lì, ma era giunto il momento di proseguire il suo viaggio. Aprì la porta, avvertì un brivido lungo la schiena e fece un passo, adesso finalmente iniziava la sua avventura.

Lucia Pardini Adesso che il primo passo era compiuto, non era più possibile esitare. Forse un istante, soltanto: un ultimo sguardo al mondo bianco che l’aveva fino allora accompagnata; giusto per raccogliere forza, ricordi e desideri nelle proprie intirizzite dita; alla luce riverberante che chiamava, al sussurro amico del vento. Poi, dato un colpo secco alla porta metallica, in un unico movimento del capo, si scosse in un brivido di dosso neve e pensieri. Era fuori. Davanti solo quel vuoto immenso. Finalmente era uscita.

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Giovanna Calà I suoi passi lasciavano una traccia che presto sarebbe scomparsa sotto altra neve, altro bianco...ma il suo piccolo daimon le bisbigliava gridando di andare e così prese coraggio dalla fiamma che perpetua si conserva nel tempio della sua anima, della nostra anima.

Varese Mi Piace Indossò il parka imbottito, apprestandosi a uscire. Chiuse con un piccolo sforzo gli alamari in vita. Aveva preso qualche chilo in poche settimane. Un brivido sottile la percorse tutta. Pensava a quella bufera di neve che aveva costretto il postale a fermarsi da loro per due giorni.

Diana Giancola Due giorni, solo due giorni che a Odine sembravano già sei mesi per quanto era diventato invadente quell’uomo, potevi ritrovartelo ovunque, anche dietro la porta del bagno che blaterava che era lì ad aspettare di andarci quando uscivi e te lo ritrovavi davanti.

Sesilià Cruccolini Quell’uomo era come la neve. La neve non lascia scampo, la neve copre, nasconde; la neve camuffa il mondo e lo stravolge. Ondine doveva scavare, togliere quel gelo, ammassarlo da una parte e riconoscere tutto quello che c’era sotto. Come riuscirci? Sommersa dal pensiero di quella presenza, si domandava come riuscire definitivamente ad allontanare una persona di cui non si era mai preoccupata, né tantomeno preoccupata di attrarre. E pensare che, da bambini, tutti sogniamo la neve. Giovanna Calà Ormai questi erano solo ricordi...buoni compagni di viaggio. Assorta nei suoi pensieri Ondine non badava nemmeno alla strada. “Alza gli occhi Ondine” un bivio...

Alberto Clamer Per Ondine il primo passo era quello di raggiungere la base scientifica che si trovava a 20 Km di distanza dalla loro abitazione. Doveva avvertire Marcel prima del suo rientro a New York.

Piera Anna Masia “Pronto, Marcel? Mi trovo a pochi chilometri dalla base davanti a due sentieri; va tutto bene, sono molto eccitata dall’idea di arrivare al più presto e mettermi subito al lavoro. Vedessi che silenzio qui attorno, è bellissimo, la mia voce risuona come un’orchestra!”.

Giovanna Calà “Ciao Ondine ti sento male, qui è in corso una tempesta, prendi il sentiero a destra, a un certo punto ti troverai davanti a un vecchio rompighiaccio scccchhh scchhhh...” “Marcel, Marcel....” La conversazione s’interruppe, Ondine di diresse verso destra, il sole stava tramontando.

Roberta Ghiandari Durante il viaggio verso la base scientifica pensava a come si sarebbe sistemata, a chi avrebbe incontrato, a come avrebbe organizzato i suoi spazi e il suo tempo. Sapeva che proprio questa era la parte più intrigante dell’avventura. Di tempo ce ne era, 20 chilometri sul ghiaccio sono un giusto spazio per immaginare un po’ di futuro.

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Giacinta Cincina Erano ormai cinque anni che Ondine viveva al Nord, languiva nell’anima ogni volta che pensava alla sua terra di origine. I caldi rossi del deserto , le ombre verdi delle palme, il caldo sulla sua pelle. Che dolce ricordo quando la mattina presto si recava al bagno, dopo una notte di umida insonnia… ecco il bagno con i suoi saponi neri lascivi sulla pelle, l’acqua che scorreva fresca sui suoi capelli... e Naget cara Naget che giocava seduta tra lo scorrere di rivoli pieni di umori femminili. Ancora odorante di gelsomino, nelle strade del mercato alla ricerca di menta fresca per un caldo the....guardò attraverso la finestra “sta ancora nevicando” pensò tristemente...

Beatrice Denaro Si rese conto che dopo cinque anni non sapeva ancora a che cosa lavorava ogni giorno senza tregua in quel laboratorio circondato soltanto dal ghiaccio. Le avevano detto che si trattava di un progetto segretissimo, lei era una dei pochi privilegiati che aveva l’onore di collaborare alla scoperta scientifica del secolo. Ma non poteva sapere niente di più. E proprio nel momento in cui pensava di aver perso invano tutti quegli anni, Marcel, che non vedeva dall’inizio del suo internamento, la convocò nel suo ufficio.

Viviana Venga Marcel era seduto alla scrivania, dava le spalle alla porta, non si accorse dell’entrata di Ondine fin quando non ne sentì il profumo. “Ricordi l’ultima volta che abbiamo condiviso il palcoscenico?”, voltandosi vide le sue labbra schiudersi in un sorriso sottile.

Piera Anna Masia Marcel...i suoi neri occhi, gli zigomi alti e i capelli folti. Era bellissimo come sempre e come sempre quando i loro sguardi si incrociarono un magico fruscio attraversò i loro corpi. Era come trovarsi di nuovo a casa sapendo che da quella casa era andata via per sempre; per un attimo le immagini di quel passato si fermarono negli occhi di Ondine, niente scrivania, niente pareti, solo sfumature di bianco e lembi di sole ripiegati sulle tende.

Ivy Vazzy “Ondine” mormorò cupo, il capo reclinato sul sedile di pelle di foca. “E’ arrivato il momento di dirti in cosa consiste la missione. Non avrei voluto, perché questo significa che è stata portata a termine. E non è un bene. Dieci anni fa, le multinazionali del petrolio di Terre Adélie hanno stipulato un contratto con la Fijkan Enterprise affinché tutto l’oro nero prodotto da allora a oggi fosse convogliato in una maxi cisterna, per boicottare le multinazionali occidentali quando esse avrebbero finito le loro riserve. Ahimè, oggi le riserve occidentali sono finite, anche grazie al tuo lavoro.”

Clotilde Alizzi Ondine vai in terra lontana. Sempre oltre il punto oscuro puoi raggiungere la luce. Se ami l’acqua devi raggiungere il Sud e lì bagnarti nella pura madre che ti ha generato. Se non hai il coraggio di lasciare la neve in cui sei intrappolata lasciati cullare. Asciugherò le tue lacrime e ti terrò delicatamente tra le braccia come una madre. Ma Ondine amava la luce e l’acqua...Cinzia Giuntoli Eppure sentiva freddo. E non era il freddo che si ancorava al suo parka. Era il freddo che emanava Marcel. Aveva fatto di tutto per riuscire a capirlo, aveva provato anche ad amarlo, ma adesso era solo il ghiaccio che sentiva e che vedeva nei suoi occhi.

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Nadia Bianco Distolse lo sguardo. Grandi fiocchi bianchi scivolavano sul vetro della finestra e disegnavano arabeschi. Ondine li osservava e aveva l’impressione di avere davanti a se la Terre Adélie, con le sue mille sfumature di bianco. Puntava i piedi e scivolava sul ghiaccio, le braccia protese in avanti a cercare equilibrio. Quando cadeva, le sembrava, per un attimo, che il respiro si fermasse poi la sua risata si diffondeva nell’aria. Si rialzava e ricominciava. Questo era il suo gioco di bambina. Ondine scosse la testa e l’immagine scomparve.

Lorenza Lorenzi Tornò a guardare Marcel. Se il freddo dei suoi occhi fosse, invece, solo paura?

Giovanna Calà Ondine doveva capire che fine avesse fatto il suo Marcel. “Ok Marcel, vuoi che io ritorni a New York? Vuoi che butti via così 10 anni della mia vita? Vuoi che io sparisca?” “No Ondine, devo chiederti ancora un favore...”

Silvia Vtf  “Ondine devi aiutarmi a fuggire” le disse Marcel con la paura negli occhi “solo tu puoi aiutarmi. Non posso più restare qui alla base. Ho disobbedito agli ordini, non sopportavo più di chiudere gli occhi davanti a quello che facevano.” Ondine non capiva cosa volesse dirle. Perché voleva scappare? E perché ora le chiedeva aiuto, dopo averla rifiutata tante e tante volte? Non le importava! Lei lo amava, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. Anche infrangere la legge.

Cinzia Giuntoli Il silenzio di nuovo avvolgeva tutto. Solo la voce nella sua testa urlava a chiare lettere “Vattene Ondine, vattene, non farti coinvolgere. Questo uomo ti porterà alla rovina.” Ma il suo cuore era più forte: non era ancora il momento di abbandonare Marcel, o molto semplicemente, non era ancora arrivato il momento di chiudere i conti

Giacinta Cincina Si amare fa tanta paura , vivere la vita fa paura.....Ondine pensava e ripensava come poter uscire da quella situazione così pericolosa in cui si era cacciata. Si ricordò quando si era trovata sola nel mezzo di una rivolta della sua tribù, era sola... la sua mamma era sparita tra la polvere, si guardò la manina vuota...alzò gli occhi e tra le fiamme e il fumo un soldato della coalizione la prese in braccio portandosela via. Scendendo dall’aereo, in braccio al suo soldato per la prima volta nella sua vita vide la neve. Aprì la bocca , un brivido di gioia!!

Nadia Bianco Il soldato la guardò sorpreso. “Ti piace, vero?” non aspettò la sua risposta. Sorridendo, si abbassò per darle la possibilità di toccare la neve. Lei allungò la mano fino a sfiorarla in una carezza. Si sentì percorrere da un brivido, tenne le dita sospese per dar loro il tempo di abituarsi e poi rituffò la mano fino a non vederla più.

Piera Anna Masia Marcel fece un gran sospiro, prese la sua pipa dal cassetto e accese il tabacco; un sapore dolciastro accarezzò subito le sue labbra. Per un attimo i pensieri diventarono fumo lieve e profumato, lo seguì in quelle strane forme senza peso, senza materia, solo onde vuote che si alzavano oltre lo sguardo.

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Rebecca Furlanin Ondine lo fissò negli occhi e, sorprendendosi di quello che stava per dire, esclamò: “Andiamocene Marcel. Lontano da qui, lontano dalla neve, lontano dal ghiaccio.” Marcel le sorrise...

Piera Anna Masia  In quell’istante squillò il telefono più volte, poi la stampante si mise a funzionare. Era in arrivo un fax. Ondine e Marcel capirono subito che qualcosa di importante stava per accadere; osservarono il foglio che lentamente veniva fuori e quando arrivò a fine corsa si guardarono negli occhi come per interrogarsi su chi avrebbe dovuto prendere per primo in mano quel fax.

Ivy Vazzy ‘Ma scappare è tipico dei perdenti’ mormorò lui. Tirò un’altra boccata. Il fax era ancora lì. Nessuno dei due aveva il coraggio di prenderlo. Non si sa mai che notizie rechi. Si sa solo che lì rimarrà.

Diana Giancola  Bastò uno sguardo, entrambi pensarono la stessa cosa, entrambi decisero: Ondine prese il fax e senza leggerlo lo accartocciò e lo lasciò cadere a terra, “andiamo” disse “prima che sia troppo tardi, prima di ripensarci, prima che qualcosa ci intralci..” e abbassandogli occhi a terra concluse “prima che io ci ripensi..”

Angela Santamaria Già, ripensarci...ma su cosa? Cosa rappresentava per lei ora Marcel? Che ne era dei sentimenti che l’avevano fatta sentire, un tempo, così vicina a lui, così complice? E andare dove, poi? Scappare non è mai una soluzione, questo lei lo sapeva bene! Eppure, in quel momento, non vedeva altre vie d’uscita!

Cinzia Giuntoli Appena aprirono la porta una folata di neve li avvolse. Ondine pensò che mai come allora aveva visto la neve come un segnale. Il bianco la stava accecando, e il freddo le penetrava ovunque. In un altro momento sarebbe tornata indietro, sicura che quello era un avvertimento.

Giovanna Calà Da quella tormenta di neve sbucò una macchina, due colpi e quel bianco si tinse di un rosso immobile. “Marcel Marcel....” “ Vai Ondine, mi hanno solo ferito, nella mia tasca troverai le chiavi della mia macchina e il numero di Marie, chiamala subito e raccontale cos’è successo...” “Non ti lascio!!” “Ondine devi andare, prendi le chiavi, la mia macchina è sul retro” “Ma io...” “Vai, ti prometto che ci rivedremo presto.”

Piera Anna Masia Quel fax era rimasto là ripiegato sulla scrivania. Solo una riga: Marcel, sei in pericolo, raggiungici al più presto.Marie.

Caracol De Jardin Ondine si costrinse a distogliere lo sguardo da Marcel e a guardare davanti a sé. Inizio a muoversi con difficoltà, come sul fondo di un oceano di latte. Ora soltanto il tam tam del suo cuore, sempre più. Iniziò

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Anna Maria Lucchese Camminò per un tempo senza tempo. Quando il bianco aveva ormai invaso la sua testa come un veleno insidioso e cieco, lo vide. Un castello che affondava nel candore. Una chiazza di Francia medievale in mezzo al nulla assoluto. Sapeva di dover raggiungere Marie, ma la stanchezza e la fame la accompagnarono al prodigioso cancello d’ingresso.

Giacinta Cincina Alcuni mastini iniziarono ad abbaiare pericolosamente... si fermò ansimante ed impaurita. Si voltò e vide una donna da lontano che richiamava i cani. Era vestita con un caftano nero bordato in oro, in testa aveva un turbante che l’ avvolgeva sinuoso come un serpente avvolge la sua preda, aveva degli occhi neri e terribilmente vivi di luce propria... Ondine fece un respiro di sollievo era Marie, la sua cara amica di sempre. Immediatamente i ricordi volarono lontano... Algeri... odore di lilla, di menta... fu un attimo, corse verso di lei.

Clotilde Alizzi Algeri del cuore, la luce accecante del Sud, la risvegliò all’istante, profondendole forza e vigore, strappandola alla neve, alla paralisi in cui era precipitata, al terrore che offuscava financo i pensieri. Si sciolse dal ghiaccio gelido che il sudore sulla fronte coagulava e si ritrovò tra le braccia dell’amica che l’avvolse con le sue certezze e la forza dell’abbraccio...

Anna Maria Lucchese “Che ci fai qua?” chiese Ondine ancora stordita dal tepore dell’abbraccio. “Ti spiegherò tutto. Ma prima fa un bagno caldo e mangia qualcosa: stasera serviamo arrosto alle mandorle e torta di mele calda.” Mentre l’immaginazione le proponeva, ingorda, un delizioso anticipo di quelle delizie, Ondine si accorse che Marie non era sola.

Rita Mary Frustaci Mentre si cambiava nella stanza che Marie le aveva messo a disposizione, continuava a pensare come poter raccontare alla donna l’accaduto... Si guardò intorno: era un ambiente accogliente, dai caldi colori che le ricordavano il nord Africa e si percepiva un piacevole odore di incenso. Si spogliò ed immerse nell’acqua calda: finalmente riusciva a riscaldarsi dopo tutto quel freddo.. Ricordò, improvvisamente, il motivo per cui era lì: Marcel e i loro lavori nella base... Il fax che era arrivato... Continuò a rimuginare fin quando si scosse, si sciacquò. Dopo essersi rivestita, scese nella sala da pranzo.

Piera Anna Masia Marie guardava oltre la finestra, era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse della presenza di Ondine- La musica “To build a Home” in sottofondo rendeva tutto così stranamente calmo e rassicurante. “Questo è il posto dove non mi sento solo, questo è il posto dove mi sento a casa”- Marie, ascoltami, è successa una cosa molto grave. Intanto, fuori, iniziava a piovere –

Roberta Ghiandari - La pioggia! Anche la pioggia, così inattesa in quel periodo, sembrava volerle dire qualcosa.

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Anna Maria Lucchese “Hanno ferito Marcel. Non credo sia grave, ma è rimasto alla base.” Il volto di Marie si oscurò in un attimo, veloce e improvviso come un temporale estivo. Ondine non capiva cosa l’amica ci facesse in quel posto surreale, perché avessero provato ad uccidere Marcel né chi fosse la persona che aveva visto con Marie all’ingresso. Mentre i dubbi la scuotevano e la pioggia continuava a battere violenta sui vetri smerigliati, un intenso odore di mandorle e menta la travolse.

Cinzia Giuntoli “Prendi.” disse Marie. Quella bevanda era dolce e amara. Ondine non capiva perché Marie non aveva avuto nessuna reazione. Ma Ondine era stanca. Doveva riposare. Marie l’avrebbe accudita. I pensieri si affollavano e la stanza cominciò a girare. Marie adesso rideva. Era tutto chiaro adesso.

Piera Anna Masia Una potente benzodiaozepina : ecco il perché di tanto improvviso stordimento. Ondine doveva stare lontana da tutta la faccenda per almeno per 24 ore, il tempo necessario alla Fijkan Entreprise per isolare Marcel e i suoi amici più stretti. Per quella strana circostanza della vita che spesso rende gli uomini succubi del potere e del danaro, Marie aveva venduto la sua onestà, ma ne era quasi inconsapevolmente divertita. Intanto Ondine dormiva profondamente mentre, oltra la finestra sul giardino, i fulmini interrompevano a tratti il buio del cielo.

Rita Mary Frustaci L’avevano narcotizzata, ecco cosa era successo... Man mano che l’effetto del farmaco si andava attenuando, Ondine si svegliava dal torpore in cui era caduta. Fuori, sembrava che si fossero scatenati gli elementi: i fulmini solcavano il cielo notturno, il vento scuoteva le cime degli alberi sibilando e una pioggia come non capitava da tanto... Atmosfera piuttosto inquietante, pensò nel dormiveglia...

Lorenza Lorenzi -quando le cose prendono una brutta piega non hai che due scelte: o seguire quella tendenza e lasciarti trasportare, o avere il coraggio di cambiar corrente, costi quel che costi–

Anna Maria Lucchese Decise che sarebbe scivolata via dall’infida piega che gli eventi avevano preso. Riempì il buco che Marie aveva fatto alla sua fiducia con la determinazione e, aggrappandosi alle briciole di forza che il narcotico le aveva lasciato, guadagnò la porta di quel posto irreale. Le risate dell’amica di una volta risuonavano ancora in lontananza. Doveva avere delle risposte. L’istinto le disse piano che si trovavano al caldo, fra il gelsomino e la polvere della sua terra natia.

Piera Anna Masia Sembrava tutto un incubo uno di quelli che ti tolgono la forza di chiedere aiuto . Ondine aveva capito di essere finita dentro qualcosa più grande di lei; ricordò le parole di Marcel e la sua decisione di uscire fuori dal quel brutto affare. L’amica Marie che era stata complice dell’agguato; e Marcel, era ancora vivo Marcel? Voleva andare a casa, riordinare le idee e aspettare, ormai non poteva far altro che aspettare.

Lorenza Lorenzi E le idee cominciarono a comporsi, come tessere di puzzle, e svelare

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il quadro. Lei, giovane laureata, piena di entusiasmo e desiderosa di mettere a frutto ciò che aveva imparato con tanta costanza, lei, faceva parte di questo disegno. Ecco, ora chiare le intenzioni di Marie: non aveva supportato i suoi ultimi anni di studi per semplice mecenatismo, aveva visto in lei competenze da sfruttare! Sempre Marie aveva fatto sì che arrivasse alla base: sapeva che lei e Marcel, insieme, avrebbero trovato l’algoritmo giusto! Ora, non servivano più

Rita Mary Frustaci Conscia del doppio gioco dell’amica, o presunta tale, finse di assecondarla, giusto per prendere tempo ed avvisare la polizia... Ricordò il numero di un capitano della Gendarmerie, conosciuto anni addietro, e lo chiamò, non vista, per chiedergli un appuntamento e raccontargli il tutto... Chissà se, col suo aiuto, sarebbero riusciti a mettere fine a quella vicenda.

Rebecca Furlanin Ondine scappò via. Correva. Più correva veloce, più sentiva di lasciarsi indietro il passato. E allora correva ancora più veloce, sempre più lontano. Correva per non pensare, correva per non accorgersi delle lacrime, correva per tornare ad immergersi nel bianco della neve. Alla fine della corsa sarebbe stata pronta per ricominciare.

Mina Patrizia Paciello ...ma poi si accorse che si, stava correndo ma le sue impronte sulla neve erano lì a tradirla. Avrebbero potuto facilmente trovarla e poi sarebbe stato davvero difficile ricominciare anche solo a respirare.

Piera Anna Masia “Marcel, Marcel, sei vivo!! Dio ti benedica, ma da dove chiami?” “Non posso dirti da dove chiamo ma sono più vicino di quanto possa immaginare, Ondine! Devi sapere che la Fijkane Entreprise è stata costretta a chiudere la sua missione. Dopo l’agguato sono stato soccorso dai tecnici della base ai quali ho svelato il retroscena di tutta la faccenda. Abbiamo scatenato un’autentica bufera e sappiamo che la polizia ha emesso un mandato di cattura internazionale per i manager della Entreprise mentre Marie è stata condotta al commissariato. Ora devo chiudere, ti richiamo presto..”. Ondine usci dalla toilette della stazione, si guardo attorno e da lontano vide una figura che le veniva incontro; i folti capelli gli zigomi alti, bellissimo come sempre. Era proprio lui, Marcel, i suoi occhi neri. Ondine chiuse gli occhi per un istante! Il suo pensiero andò a Terre Adelie, un bianco ricordo perso nel traffico di un venerdì qualsiasi.

Dalla carta a Facebook,il racconto di Amélie Nothomb diventa collettivo

Gli utenti italiani del social network scriveranno in Rete insieme all’autrice franco-belga, che giudicherà il risultato finale.

Amélie Nothomb è tra gli scrittori contemporanei più amati e prolifici: dal 1992, ha pubblicato più di venti romanzi, tradotti in 45 paesi diversi. Il suo ultimo lavoro, Barbablù, edito in Italia lo scorso febbraio da Voland, diventerà presto un �lm diretto da Daniel Auteuil.

Come si addice a ogni celebrità contemporanea, l’autrice è molto amata (e citata) dagli utenti dei social network. Tanto che, pur non frequentando molto la Rete in prima persona, la Nothomb ha scelto di fare un piccolo regalo ai suoi lettori italiani iscritti a Facebook. Dal 27 maggio al 7 giugno 2013, partendo dall’incipit di un racconto della scrittrice, inedito nel nostro Paese, gli utenti del social network avranno l’opportunità di far proseguire la narrazione in base alla loro creatività, con una sorta di scrittura collettiva. Le regole per parteci-pare sono semplici: ogni frase aggiunta dovrà avere un senso logico e una lunghezza massima di cinque righe. A ospitare l’incipit della Nothomb e i contributi degli utenti sarà la pagina www.facebook.com/GoodBook.it, che ha ideato e lanciato l’iniziativa. Al termine di questo divertente esperimento, il risultato verrà pubblicato su Facebook e sarà disponibile per il download in formato pdf sul sito GoodBook.it insieme al racconto inedito scritto dall’autrice. Non solo: la stessa Amélie Nothomb leggerà il “rac-conto collettivo” e lo commenterà su Facebook.

GoodBook.it, che ha ideato e lanciato l’iniziativa in collaborazione con la scrittrice franco-belga e l’editrice Voland, è il primo servizio in Italia che permette di prenotare on line libri, dvd, blu-ray, per poi ritirarli e pagarli direttamente nel proprio punto vendita di �ducia, evitando l’uso della carta di credito e i costi di spedizione.

L’impiego del web come mezzo principale per il servizio, ha reso naturale la creazione della pagina Facebook di GoodBook.it, che ospita approfondimenti e iniziative per gli utenti. Come questa, che offre loro la possibilità di “af�ancare” virtualmente una delle scrittrici più interessanti del panorama letterario contemporaneo.

Racconto Inedito