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il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Quindicinale - 18 dicembre 2009 - Anno 18 - Numero 10 “il Ducato online”: www.uniurb.it/giornalismo Distribuzione gratuita Spedizione in a.p. 45% art.2 comma 20/b legge 662/ 96 - Filiale di Urbino L’EDITORIALE U rbino cambia sotto i nostri occhi. Prendono corpo i lavori per il Centro commerciale. Si scava per il grande parcheggio di Santa Lucia. Così finalmente il Mercatale, liberato dalle auto- mobili, riavrà la sua vita insieme con la Data, le vecchie stalle con i trecento cavalli del Duca. Ma il recupero è fermo per man- canza di fondi e ci vorrà ancora tempo prima di poterci godere la biblioteca e l’ar- chivio della città che lì saranno ospitati. Chissà che un giorno non vedremo, poi, la funicolare che dalla vecchia Fornace porte- rà al centro anche se, ancora, c’è appena l’odore dei soldi per costruirla. E dentro Urbino cambia pelle anche l’uni- versità. In un ventennio l’immagine preva- lente dei pendolari (ricordate i quattromila, cinquemila iscritti a Magistero) ha lasciato il posto all’ateneo dei residenti, una città- campus in grado di offrire ospitalità a 1500 studenti. Più della metà dei ragazzi vengo- no da altre regioni. Il venti per cento vivono nelle case e negli appartamenti. Cento gio- vani in più arriveranno dall’area balcanica con borse di studio. Sul tavolo del nuovo rettore, Pivato, ci sono in questi giorni le pratiche, difficili (perché bisogna fare i conti con la Soprintendenza e con i vincoli), per portare tutta l’università dentro le mura. Il 7 gennaio parte San Girolamo, per ora solo metà; sempre per la questione dei danari. Il tradizionale connubio Urbino-università diventa più forte. Certo sarebbe un bel segno se il Sindaco Corbucci riuscisse a varare subito il “consigliere comunale aggiunto” nominato dall’università. E anche il binomio del Montefeltro “cultura- economia”, che va di pari passo, prende concretezza, come si è visto con Raffaello. Il contesto italiano però non aiuta: le spese che il nostro Paese riserva alla cultura sono tra le più basse d’Europa e stenta a morire l’idea di migliorare l’università “a costo zero”. (Anche se la forza della ragione talvol- ta sfonda il muro dell’ignoranza: 400 milio- ni di euro forniti dallo scudo fiscale andran- no alla riforma). Si fa strada un cambia- mento di mentalità: le comunità incomin- ciano a comprendere che l’investimento sulla conservazione, la costruzione e la tra- smissione dei saperi rendono e garantisco- no il futuro. Questo orizzonte nuovo a Urbino c’è. [email protected] Così Urbino sta cambiando pelle U n presepe d’eccezione per il Natale a Urbino. La foto mostra una parte della natività di Mauro Patarchi e Fernando Rusciadelli che ha come sfondo “La Città Ideale” di Piero della Francesca. L’installazione è esposta fino al 6 gennaio a Borgo Mercatale e fa parte del percorso de “Le vie dei presepi”. Ricco il calendario delle feste con botteghe dell’Avvento, spettacoli, mostre e concerti. La crisi quest’anno porta sotto l’albero regali meno costosi. alle pagine 6 e11 Natività nella Città Ideale Allargare la casa, il grande rebus Poca informazione, ancora nessuna domanda al Comune. Ma i tecnici sono al lavoro I cittadini alle prese con la legge che consente ampliamenti del 20 per cento In pericolo l’artigianato artistico urbi- nate. Un nuovo decreto del Ministero dei Beni Culturali istituirà un albo dei restauratori che rischia di tagliare fuo- ri quasi l’80 per cento degli addetti ai lavori in tutta Italia. Negata la qualifi- ca anche ai futuri laureati dell’univer- sità Carlo Bo. a pagina 7 Una professione a rischio estinzione Restauratori Pavimenti sconnessi, soffitti imbarca- ti, caminetti rovinati. La casa di Raf- faello sta cadendo a pezzi: c’è urgente bisogno di un restauro interno. L’Ac- cademia conta su un aiuto economico del Ministero e chiede unamaggiore attenzione da parte del Comune di Ur- bino. a pagina 8 Interni degradati, nessuno interviene Casa di Raffaello Dopo 105 anni di storia la squadra di volley femminile di Urbino partecipa per la prima volta al massimo campio- nato. Nonostante che la promozione non sia stata conquistata sul campo, ma sia arrivata “a tavolino”, la squadra sta andando oltre le più rosee aspetta- tive. a pagina 15 Sport Pallavolo in A1: la favola Robur Il piano casa in versione urbi- nate è nato poco più di un mese fa, ma molti hanno anco- ra le idee confuse. Al Comune non è arrivata nessuna doman- da di ampliamento e sono pochi a essersi rivolti ai tecnici per un progetto. Le richieste sono arrivate per- lopiù dalle Cesane, Canavaccio, Mazzaferro, Piantata, Gadana e Pieve di Cagna. Gli interventi riguardano soprattutto case mono e bi-familiari: creare una stanza in più, allargare un gara- ge o unire due appartamenti. Niente potrà essere fatto, però, negli edifici dentro le mura, né nella parte di territorio visibile dai bastioni: si è scelto di tute- lare lo scenario panoramico che fa da cornice al centro sto- rico. alle pagine 2 e 3 Il nuovo rettore incontra gli allievi dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo e traccia un bilancio dei suoi primi tre mesi. “Si è creato un clima gioioso, ma è fati- coso ricevere 30-40 persone al giorno”. Stefano Pivato ri- vendica gli obbiettivi rag- giunti: “L’80% del program- ma dei primi 100 giorni è sta- to già fatto”. Non accantona l’idea di una conferenza d’a- teneo e quella di un consi- gliere comunale che rappre- senti gli studenti. a pagina 12 Università I cento giorni di Pivato

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Page 1: AGE Ducato 1-16:ducatoultra def.qxd, page 2 @ Preflight · 2010. 9. 26. · il Ducato 2 A veva una casettapiccolina…nella periferia di Urbino, ma qualche metro cubo in più potrà

il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Quindicinale - 18 dicembre 2009 - Anno 18 - Numero 10 “il Ducato online”: www.uniurb.it/giornalismo

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L’EDITORIALE

Urbino cambia sotto i nostri occhi.Prendono corpo i lavori per ilCentro commerciale. Si scava per il

grande parcheggio di Santa Lucia. Cosìfinalmente il Mercatale, liberato dalle auto-mobili, riavrà la sua vita insieme con laData, le vecchie stalle con i trecento cavallidel Duca. Ma il recupero è fermo per man-canza di fondi e ci vorrà ancora tempoprima di poterci godere la biblioteca e l’ar-chivio della città che lì saranno ospitati.Chissà che un giorno non vedremo, poi, lafunicolare che dalla vecchia Fornace porte-rà al centro anche se, ancora, c’è appenal’odore dei soldi per costruirla.E dentro Urbino cambia pelle anche l’uni-versità. In un ventennio l’immagine preva-lente dei pendolari (ricordate i quattromila,cinquemila iscritti a Magistero) ha lasciato ilposto all’ateneo dei residenti, una città-campus in grado di offrire ospitalità a 1500studenti. Più della metà dei ragazzi vengo-no da altre regioni. Il venti per cento vivononelle case e negli appartamenti. Cento gio-vani in più arriveranno dall’area balcanicacon borse di studio.Sul tavolo del nuovo rettore, Pivato, ci sonoin questi giorni le pratiche, difficili (perchébisogna fare i conti con la Soprintendenza econ i vincoli), per portare tutta l’universitàdentro le mura. Il 7 gennaio parte SanGirolamo, per ora solo metà; sempre per laquestione dei danari.Il tradizionale connubio Urbino-universitàdiventa più forte. Certo sarebbe un belsegno se il Sindaco Corbucci riuscisse avarare subito il “consigliere comunaleaggiunto” nominato dall’università. Eanche il binomio del Montefeltro “cultura-economia”, che va di pari passo, prendeconcretezza, come si è visto con Raffaello. Il contesto italiano però non aiuta: le speseche il nostro Paese riserva alla cultura sonotra le più basse d’Europa e stenta a morirel’idea di migliorare l’università “a costozero”. (Anche se la forza della ragione talvol-ta sfonda il muro dell’ignoranza: 400 milio-ni di euro forniti dallo scudo fiscale andran-no alla riforma). Si fa strada un cambia-mento di mentalità: le comunità incomin-ciano a comprendere che l’investimentosulla conservazione, la costruzione e la tra-smissione dei saperi rendono e garantisco-no il futuro.Questo orizzonte nuovo a Urbino c’è.

[email protected]

Così Urbinosta cambiando pelle

Un presepe d’eccezione per il Natale a Urbino. La foto mostra una parte della natività di MauroPatarchi e Fernando Rusciadelli che ha come sfondo “La Città Ideale” di Piero della Francesca.

L’installazione è esposta fino al 6 gennaio a Borgo Mercatale e fa parte del percorso de “Le vie deipresepi”. Ricco il calendario delle feste con botteghe dell’Avvento, spettacoli, mostre e concerti. Lacrisi quest’anno porta sotto l’albero regali meno costosi. alle pagine 6 e11

Natività nella Città Ideale

Allargare la casa, il grande rebusPoca informazione, ancora nessuna domanda al Comune. Ma i tecnici sono al lavoro

I cittadini alle prese con la legge che consente ampliamenti del 20 per cento

In pericolo l’artigianato artistico urbi-nate. Un nuovo decreto del Ministerodei Beni Culturali istituirà un albo deirestauratori che rischia di tagliare fuo-ri quasi l’80 per cento degli addetti ailavori in tutta Italia. Negata la qualifi-ca anche ai futuri laureati dell’univer-sità Carlo Bo.

a pagina 7

Una professionea rischio estinzione

Restauratori

Pavimenti sconnessi, soffitti imbarca-ti, caminetti rovinati. La casa di Raf-faello sta cadendo a pezzi: c’è urgentebisogno di un restauro interno. L’Ac-cademia conta su un aiuto economicodel Ministero e chiede unamaggioreattenzione da parte del Comune di Ur-bino.

a pagina 8

Interni degradati, nessuno interviene

Casa di Raffaello

Dopo 105 anni di storia la squadra divolley femminile di Urbino partecipaper la prima volta al massimo campio-nato. Nonostante che la promozionenon sia stata conquistata sul campo,ma sia arrivata “a tavolino”, la squadrasta andando oltre le più rosee aspetta-tive.

a pagina 15

Sport

Pallavolo in A1:la favola Robur

Il piano casa in versione urbi-nate è nato poco più di unmese fa, ma molti hanno anco-ra le idee confuse. Al Comunenon è arrivata nessuna doman-da di ampliamento e sonopochi a essersi rivolti ai tecniciper un progetto.

Le richieste sono arrivate per-lopiù dalle Cesane, Canavaccio,Mazzaferro, Piantata, Gadana ePieve di Cagna. Gli interventiriguardano soprattutto casemono e bi-familiari: creare unastanza in più, allargare un gara-ge o unire due appartamenti.

Niente potrà essere fatto, però,negli edifici dentro le mura, nénella parte di territorio visibiledai bastioni: si è scelto di tute-lare lo scenario panoramicoche fa da cornice al centro sto-rico.

alle pagine 2 e 3

Il nuovo rettore incontra gliallievi dell’Istituto per laFormazione al Giornalismoe traccia un bilancio dei suoiprimi tre mesi. “Si è creatoun clima gioioso, ma è fati-coso ricevere 30-40 personeal giorno”. Stefano Pivato ri-vendica gli obbiettivi rag-giunti: “L’80% del program-ma dei primi 100 giorni è sta-to già fatto”. Non accantonal’idea di una conferenza d’a-teneo e quella di un consi-gliere comunale che rappre-senti gli studenti.

a pagina 12

Università

I cento giornidi Pivato

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il Ducato

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Aveva una casettap i c c o l i n a … n e l l aperiferia di Urbino,ma qualche metrocubo in più potràguadagnarlo. Sarà

soprattutto chi abita nelle cosid-dette “zone agricole” a beneficia-re del piano casa, varato all’ini-zio dell’anno dal governo nazio-nale e recepito dal comune diUrbino lo scorso 18 Novembre.Chi abita in frazioni comeCanavaccio e Pieve di Cagna, o inlocalità come Mazzaferro e laPiantata potrà ampliare la suacasa del 20% o demolirla e rico-struirla ampliata del 35%. Non potranno approfittarneaffatto invece gli abitanti delcentro storico, su cui pendono ivincoli dell’Unesco, né chi vive inquella fascia intorno al centroche è visibile dai bastioni: sul cri-nale sud-est, l’area di fronte alleCesane e al mausoleo dei duchi,e a sud la vallata rivolta versoFermignano. Al Comune non è ancora arrivatanessuna richiesta, ma probabil-mente dipende dal fatto che i cit-tadini hanno le idee molto con-fuse su cosa si possa e non sipossa fare. In molti lamentano lascarsa informazione sull’argo-mento.L’amministrazione ha individua-to un’area pari al 2% del territo-rio comunale in cui non si potràfare alcun intervento. La filosofiaè la stessa che stava alla base delpiano regolatore Benevolo deiprimi anni ’80 e del piano DeCarlo del ’94: tutelare non solo lazona dentro le mura, ma anchelo scenario panoramico che fa dacornice al centro storico.Al momento della presentazionedel piano casa, a livello naziona-le, aveva avuto una grande eco ilfatto che le procedure sarebberostate sveltite: “se vuoi innalzaredi un piano la tua casa o ingran-dire il tuo ristorante – si diceva –basterà far realizzare il progettoad un tecnico e presentare incomune la Denuncia di inizioattività (Dia)”. In realtà non è deltutto vero. “La Dia -spiega il

Piano casa, è un rebusGli urbinati sono ancora all’oscuro: nessuna richiesta inviata

Niente ampliamenti dentro le mura e intorno al centro storico per tutelare il panorama

CHIARA BATTAGLIA

responsabile del servizio ediliziadel comune CostantinoBernardini – può essere sufficien-te solo se esiste già la cosiddettapianificazione di dettaglio dellazona in cui l’edificio si trova”.Nella maggiorparte dei casi,quindi, chi vorràingrandire la suaabitazione conti-nuerà ad averbisogno del “per-messo di costrui-re” del Comune.Niente tempi svel-ti dunque: perlegge l’autorizza-zione dev’essererilasciata in mas-simo 90 giorni, maal Comune diUrbino i tempi sono molto piùlenti per via della carenza di per-sonale, e per un permesso si puòaspettare fino a quattro mesi. Ma cosa cambia con il “pianocasa” rispetto al passato? “La

novità più grande – dice ancoraCostantino Bernardini - riguardale zone agricole, in cui rientranoanche le aree a tutela integrale”.Grazie alla nuova delibera chiun-que potrà decidere di ingrandire

la sua casa, anchenelle zone a tutelaintegrale come peresempio il parcodelle Cesane. Ilche potrebbe cam-biare considere-volmente il voltodi Urbino conside-rato che le zone atutela integralec o s t i t u i s c o n ol’80% del territoriocomunale extraur-bano. Nelle zoneagricole inoltre si

può sia ampliare, che demolire ericostruire. Prima del piano casa,invece, nessun tipo di interventoera contemplato nelle zone atutela integrale: soltanto gliimprenditori agricoli potevano

fare lavori edilizi nelle aree agri-cole “per esigenze produttive”. “Ancora non abbiamo ricevutoalcuna richiesta – continuaBernardini del Comune – macredo che ne arriveranno diver-se. Il piano casa agevola soprattuttopiccoli ampliamenti funzionaliin aree agricole e negli ultimianni molti urbinati si sono tra-sferiti in zone di campagnaandando ad abitare in vecchiecase coloniche e casali”.Ma se a proposito della tutelaintegrale la delibera del C omuneha ammorbidito i vincoli previstidal Piano ambientale regionale(PPAR) del 1989, a propositodelle zone a rischio frana hainvece stretto le maglie. Il “pianocasa versione Urbino” vieta diintervenire anche nelle zone abasso livello di rischio, come lazona del Sasso. Cosa che invecepermetteva il Piano di assettoidrogeologico del 2004.

[email protected]

Per i lavorinon bastala firma

del tecnico,ma serve

il permessodel Comune

Come si fa a ingrandire un edificioLa domanda. Dal 1° dicembre ci sono 18 mesi di tempo per presentarla alComune.

Il progetto. Va richiesto a un tecnico: ingegnere, architetto o geometra.

Il Comune. La documentazione va consegnata al protocollo generale.

L’ufficio urbanistico. Dopo aver aperto la pratica, analizza il progetto ed even-tualmente decide se ci sono tutte le condizioni per rilasciare il “permesso dicostruire”.

L’autorizzazione paesaggistica. Occorre in più rispetto al permesso solo quandol’abitazione da ingrandire si trova in una zona soggetta a “vincolo paesaggisticostorico”. In questo caso è necessario anche il parere della Soprintendenza.

Il via ai lavori. Per legge, l’amministrazione ha 60 giorni per decidere se dare ilpermesso più altri 20 per emetterlo. Il Comune di Urbino tuttavia attualmente hatempi più lunghi per carenza di personale: può impiegare fino a 4 mesi prima dipoter dare l’ok.

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La spesa media stimatadai tecnici per l’amplia-mento del 20 per centodi un’abitazione.

50 mila €

Le domande giunte finoa oggi al Comune. Molteperò sono in stand-bynegli studi tecnici.

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PRIMO PIANO

Crisi e scarsa informazione: per ora è un flop

Geometri e ingegneri:“Poche domande,ci aspettavamo di più”

Il costo per una praticasu una casa fino a1.000 m3. Dal 2010potrebbe raddoppiare.

145 euro

Il costo per una praticasu una casa superiore a1.000 m3. Da gennaiopotrebbe raddoppiare.

290 euro

I NUMERI

Di tanto si può ampliareuno stabile purché finitodi costruire entro il 31dicembre 2008.

20%

Di tanto si può ingrandi-re un edificio se si sce-glie di demolirlo e rico-struirlo.

35%

E’ la parte del territorio diUrbino sotto tutela inte-grale in cui ora si puòampliare.

80%

E’ la parte del territoriodi Urbino fuori dal pianocasa, in cui non si puòampliare né demolire.

2%

Il piano-casa è partito, malo scatto d’inizio non hafatto scintille. Chi siaspettava di vedere file dicittadini impazientidavanti all’ufficio urbani-

stica del Comune dovrà ricre-dersi: geometri, ingegneri earchitetti sostengono che sonoancora poche le persone inte-ressate ad ampliare la propriacasa. Dallo scorso 1 dicembre, per 18mesi, i cittadini che voglionosvolgere dei lavori nelle proprieabitazioni dovranno primarivolgersi a un tecnico per sten-dere il progetto e poi presen-tarlo al Comune per avernel’approvazione. “Noi abbiamo avuto i primicontatti – dice l’architettoRaffaella Vagnerini – i privatiche intendono usufruire delpiano-casa sono quelli chehanno bisogno di ampliare unappartamento o migliorare leproprie condizioni di vivibili-tà”. Le abitazioni piùsoggette a cam-biamenti e inno-vazioni sono lec a s e s i n g o l e,quelle mono-fa-miliari o dove ri-siedono due nu-clei, magari legatida parentela co-me un padre e il fi-glio. “Per i condo-mini è più diffici-le – continua l’ar-chitetto Vagneri-ni – perché per esempio, ci sonole regole sui confini tra vicini darispettare”. Delle complicazioni nasconoanche se l’ampliamento in-tende svilupparsi verso l’alto.Per questi interventi, infatti,bisogna tenere conto dellanormativa antisismica natadopo il terremoto dell’Aquila.“Se si vuole fare un secondopiano – spiega l’architetto Lu-ca Franchi – la nuova norma-tiva antisismica dice che biso-gna ricalcolare tutta la strut-tura nel suo complesso”. Biso-gna, cioè, valutare quale im-patto si ha sulla costruzione,le sue pareti e colonne por-tanti, aggiungendoci sopranuove volumetrie. Per questomotivo, secondo Franchi, gliampliamenti tenderanno adandare più in orizzontale chein verticale. Per quanto riguarda le prati-che, la legge non apportamodifiche e l’iter burocraticoda rispettare rimane quelloprevisto dal Testo unico per l’e-dilizia. Il problema che vienesollevato dai tecnici, però, è suitempi di attesa. La legge stabi-lisce che il Comune debba

GIULIA TORBIDONI rispondere alla richiesta pre-sentata dal cittadino entro 60giorni e che entro altri 20 emet-ta il permesso di costruire.Secondo alcuni geometri urbi-nati, “in realtà il Comune haaccumulato grossi ritardi, tan-t’è che si rischia di aspettareben oltre gli 80–90 giorni”. Undeficit del servizio amministra-tivo che viene confermatoanche dall’ufficio all’urbanisti-ca secondo cui non c’è abba-stanza personale per svolgeretutto il lavoro. La differenza introdotta dallalegge regionale sul piano-casariguarda i costi. Da un lato diminuiscono glioneri di urbanizzazione che iprivati devono pagare alComune per ampliare la pro-pria abitazione. Dall’altroaumentano le spese di segrete-ria che possono arrivare ancheal doppio. In questo modo sicerca di retribuire gli straordi-nari che i dipendenti comunalidevono fare per colmare i pro-blemi legati allo scarso perso-

nale. Secondo alcunitecnici, l’entusia-smo che ci si at-tendeva non c’èstato per varie ra-gioni. Innanzitut-to, a causa dellacrisi economicaattuale. Il piano-casa fu motivato,circa un anno fa,come uno deimezzi per incen-tivare la ripresa,ma “se la gente

non ha i soldi, è difficile che pen-si ad allargare la casa”, dice Va-gnerini. Una seconda ragione sta nell’in-formazione giudicata carente.Secondo il geometra DanieleMaestrini, “nessuno ha benchiara la legge, la conoscenzanon c’è”. Il percorso, però, è ap-pena iniziato e c’è chi pensa chedopo le feste natalizie ci saran-no più richieste.Per il momento le domandearrivano da centri comeGadana, le Cesane, Mazzaferro,Canavaccio e Pieve di Cagna enon riguardano solo le caseprivate, ma anche i ristoranti,gli agriturismo e altre attività.Si tratta di allargare un garage,fare una stanza in più, chiuderedegli spazi esterni come unbalcone o un loggiato. E c’èanche un progetto di demoli-zione e ricostruzione. “Se il mattone cresce, cresceanche il paese”. Recita così undetto, comune a tutta Italia epiù volte ricordato dal presi-dente dei costruttori edili(Ance) Paolo Buzzetti. Ci sono18 mesi per vedere se è davverocosì. Anche a Urbino.

[email protected]

L’iter della leggeIl piano-casa, nato dalla Conferenza Stato-Regioni del 31marzo scorso, si regge su due punti. Il primo dà la pos-sibilità di ampliare del 20% le case uni-bifamiliari e quel-le non più grandi di 1000 metri cubi. Il secondo stabili-sce che, se si usano le fonti rinnovabili, si può demolirela struttura e ricostruirla allargata del 35%. Questi inter-venti non si possono fare, però, sulle case dei centristorici, su quelle abusive e su quelle che si trovanonelle aree di inedificabilità assoluta.Lo scorso 8 ottobre, la regione Marche ha fatto la pro-pria legge con la quale ha dato 45 giorni ai comuni perfare una ricognizione del proprio piano regolatore e sta-bilire ulteriori aree da escludere dal piano-casa. Il consiglio comunale di Urbino ha deliberato il 18novembre e ha scelto di escludere dall’attuazione delpiano casa solo un 2% del suo territorio per non limitarela potenzialità del piano di stimolare la ripresa economi-ca e per tutelare la visuale del centro storico. (G.T.)

LE NORMATIVE

L’architetto:“Se la gentenon ha soldi

è difficileche pensi

ad allargarel’abitazione”

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Domenico Brincivalli, la gravitàdella questione non sta nelladecisione del governo, ma nellatempistica della sua comunica-zione. “Non è possibile riceverequesta informazione a pochissi-mi giorni dalla fine dell’anno,quando un’amministrazione hagià effettuato i conti ed ha fattoaffidamento su cifre che improv-visamente cambiano”.Il bilancio di Urbino, un grandeportafoglio da circa 17 milioni dieuro (parte corrente), si preparaad essere colpito di nuovo neiprossimi mesi: in ragione di unanuova interpretazione di unalegge del 2001, il governo preten-de 350 mila euro dalle casseducali per le tasse riscosse sugliimmobili industriali.C’è poi chi sostiene che i guaimaggiori debbano ancora arri-vare: “Come i sindaci revisoriavevano già notato gli scorsianni, gli investimenti effettuatidal Comune sono spropositati:le prossime previsioni di bilan-cio – ha spiegato il consigliere diopposizione Maurizio Gambini(lista “Liberi per Cambiare”) –rischiano seriamente la crisi.Oltre ai problemi che già cono-sciamo, infatti, prevedo che cisarà un ammanco di circa unmilione nei prossimi mesi,dovuto alla carenza delle entrateprovenienti dalle imposte sulleopere di urbanizzazione”.

[email protected]

Un bilancio piccolo piccoloLa Finanziaria costringe l’amministrazione a “raschiare il fondo del barile”

Tagli alle spese per il personale, all’elettricità e al riscaldamento per pareggiare i conti dopo l’assestamento

Come una vera mas-saia, Maria Claradeve tagliare. C’è lacrisi, ci sono lespese inaspettate. Eancora rate, quote e

mutui. I conti della famigliasono nelle sue mani. MariaClara, che di cognome fa Muci, èl’assessore al bilancio delComune di Urbino. Prima dellefeste si è dovuta occupare dimettere a posto il libro dei contidi “famiglia”, con più di unimprevisto. Tecnicamente que-sta operazione si chiama “asse-stamento”: l’obiettivo è quello diriportare la lancetta della bilan-cia sullo zero, perché la leggenon contempla il segno menonelle previsioni di bilancio. Ilpercorso: la presentazione del-l’assestamento è prevista per il25 novembre.Ma improvvisa-mente vengono a mancare 200mila euro. O meglio, viene amancare la sicurezza su un’en-trata già calcolata ed iscritta abilancio. Le cose si complicano.E allora Maria Clara, propriocome farebbe una vera massaia,è costretta a tagliare, a “rivedereil bilancio in entrata e in uscita”,come dice. Molte spese preven-tivate, infatti, sono vincolate alleentrate: questo significa cheogni volta che una previsione diintroito si dissolve , nella casella

GIORGIO BERNARDINI

delle “cose da fare” deve scom-parire una voce. “La legge finan-ziaria, ancora in discussione inParlamento, ci ha riservato unasorpresa inaspettata: il finanzia-mento che avrebbe dovuto sosti-tuire gli introiti della vecchiatassa dell’Ici sulla prima casa –spiega l’assessore - è inferiorealle nostre aspettative, di granlunga al di sotto del nostro cal-colo di ammanco, che è di circa800 mila euro”. La Finanziaria, conti alla mano,ne riserva ad Urbino solo 600mila. Forse 700. E’ al filo di questaindecisione che sono appesi ibilanci di centinaia di Comuniitaliani, compreso quello della“famiglia” di cui si deve occuparel’assessore Muci. Così, in una solasettimana, l’amministrazioneurbinate è stata costretta a rinun-ciare ad alcuni interventi e a sco-vare i denari mancanti. Il 30novembre (ultimo giorno utile)l’assestamento di bilancio è stato

finalmente presentato in consi-glio. L’assessore ha riunito la suasquadra ed ha deciso di rimanda-re alcune spese: niente softwareper computer da cambiare o rin-novare, niente ordini per la cartadelle fotocopiatrici. Tutto rinvia-to, si farà uso delle scorte.La forbice di Maria Clara è pas-sata persino sulle spese del per-sonale, sull’elettricità e sulriscaldamento. E pensare cheper rimpinguare il portafoglio inrosso, si era dovuto fare ricorsopersino all’avanzo di bilanciodel 2008, circa 280 mila euro.Solo i Servizi sociali sono statirisparmiati. Dopo la corsa airipari, puntuali, sono arrivatianche polemiche e rimostranze. La prima è proprio quella dellostesso assessore: durante laseduta consiliare è stato appro-vato un ordine del giorno che“richiama il governo alle sueresponsabilità”. Come spiega ildirigente degli affari finanziari,

Gli immobili dell’ex Irab sono leproprietà ereditate nel 1996 dalComune di Urbino. Sulla naturadella loro “cessione” si concen-trano le perplessità di MaurizioGambini, consigliere di opposi-zione.Questi spazi si possono vende-re, affittare o riutilizzare sola-mente per fini socio-assistenzia-li. L’amministrazione ha decisodi cederne gran parte per finan-ziare alcune opere, come lanuova Casa di riposo (dettaPadiglione) che sarà costruitanei pressi dell’ospedale.“Questo intervento che aggravail bilancio, in una situazionefinanziaria così delicata, potevaessere affidato ai privati”,sostiene Gambini. Il consigliere,che fino all’anno scorso militavanelle file del Pd al governo dellacittà, ha inoltre spiegato: “Dopoalcune aste andate deserte,diversi terreni sono stati vendutia un prezzo inferiore al realevalore a coloro che già li stava-no affittando. Peccato che ilComune - denuncia il consigliere- non abbia posto alcun vincolosulla possibilità immediata dirivendere i terreni a prezzi dimercato”.Detto fatto: alcuni dei neo-pro-prietari non hanno perso tempoe hanno immediatamente avvia-to (con successo) le operazionidi vendita. (G.B.)

IL CASO-TERRENI

IL TOTALE

L’ammontare complessivo (spesecorrenti) del bilancio del Comunedi Urbino. Il 30 novembre è statopresentato l’assestamento relativoalla previsione per il 2010.

17 milioni €

L’IMPREVISTO

La differenza tra le mancate entra-te dell’imposta sull’Ici prima casae lo stanziamento della Finanziariacome introito sostitutivo. Comerimedio, tagli in ogni settore.

200 mila €

IL FUTURO

La cifra che il governo tratterràdalle casse urbinati nei prossimianni a causa di una nuova interpre-tazione di una legge sugli immobiliindustriali del 2001.

350 mila €

L’assessore Muci (al centro) con la sua squadra

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CITTÀ

Non sarà la fine delmondo, ma di cer-to nel 2012 qual-cosa cambierà.Per Urbino saràl’ultima tappa di

un rinnovamento già in corso,ma che darà i suoi frutti soltan-to tra il 2011 e l’anno a seguire.Parcheggio di S. Lucia, nuovoConsorzio e centro per gli anzia-ni: in tre anni, dicono all’asses-sorato ai Lavori pubblici, saràtutto pronto. E la città ducalenon sarà più la stessa. Con buo-na pace degli ambientalisti.Una delle principali novità chepotrebbe cambiare il volto diUrbino si affaccia sulla circon-vallazione Giro dei Debitori. E’ il“parcheggio” di S. Lucia, anchese la definizione gli sta un po’stretta. Oltre ai posti macchina apagamento (540 in tutto), lanuova struttura ospiterà ancheun centro commerciale con ne-gozi selezionati, un supermer-cato, uffici, ma soprattutto unastazione delle corriere che, percerti versi, prenderà il posto diBorgo Mercatale. Pullman di li-nea e scuolabus ci faranno an-cora tappa, ma non sarà piùquello il loro capolinea: a Mer-catale verranno rimossi tutti glistalli per le corriere, che andran-no a parcheggiare in uno deiquattordici nuovi slot previsti aS. Lucia.Ma il nuovo complesso, che sa-rà pronto a fine 2012, è da sem-pre al centro di una querelle tral’Amministrazione comunale eLegambiente. Per l’assessore aiLavori Pubblici Maria France-sca Crespini, la struttura nonavrà alcun impatto ambientale“perché ricoperta interamentedi vegetazione”. Ci sarà una sor-ta di giardino, una “terrazza pa-noramica” con tanto di panchi-ne e aiuole. Tra i cartelloni chedal cantiere si affacciano sullastrada ce n’è uno che parla chia-ro: “Qui ricrescerà il verde”.Gli ecologisti, però, ribadisconoil loro disappunto. “Si cercheràdi mascherare il cemento condelle piante cespugliose, manon ci sarà mai la macchia diprima”, ha detto Alessandro Bo-lognini, presidente del circoloLegambiente “Le Cesane” di Ur-bino, che critica anche il fattoche la costruzione avvenga ap-pena oltre le mura.“In altre città i parcheggi si fan-no fuori, e sono serviti da bus-navetta ecologici”. Per Bologni-ni, “Urbino si sta sviluppandoesclusivamente sull’economia.Ci aspettavamo un cambia-mento ecocompatibile. Ma sia-mo fuori strada”.Il Nuovo Consorzio, che proba-bilmente sarà inaugurato a me-tà del 2011, non si discosta trop-po dal modello di S. Lucia. An-che qui ci saranno parcheggi (dicui 180 gratuiti), uffici e soprat-tutto un centro commercialecon negozi scelti secondo certicriteri. Il Comune e la Torelli-Dottori (la ditta che si è aggiudi-cata il doppio appalto che com-prende sia il Consorzio sia il par-cheggio di S. Lucia) concordanodi voler puntare sulla qualità.

“Cerchiamo di colmare le lacu-ne di Urbino”, ha detto Crespini,spiegando che si darà priorità aesercizi che vendono prodottiche oggi in città non si trovano,come articoli sportivi, tecnolo-gia e strumenti musicali.Previsto anche un discopub,una soluzione che sembra volerrispondere ai reclami dei resi-denti contro la movida dei gio-vedì universitari. “Speriamo diriuscire a svuotare un po’ il cen-tro storico polarizzando l’atten-zione dei giovani su questastruttura”, ha precisato l’asses-sore. Mentre non è ancora scar-tata l’ipotesi di costruire ancheun cinema multisala.Avrà novanta posti per i non au-tosufficienti, invece, il nuovocentro per anziani che nasceràsul lato dell’ospedale che si af-faccia proprio sul cantiere di S.Lucia. L’inaugurazione è previ-sta per giugno 2011. Il comples-so darà alloggio a circa 150 per-sone, considerando anche i 30posti previsti per l’accoglienzagiornaliera. Numeri, dice Cre-spini, che ne faranno il centroper la terza età più importantedella provincia e uno dei princi-pali di tutto il centro Italia.

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“E78, vogliamo il tratto urbinate”

I lavori che cambiano la cittàNegozi, parcheggi, discopub: viaggio nei cantieri aperti. Tutto pronto nel 2012

Alessandro Bolognini (Legambiente): “Ci aspettavamo uno sviluppo ecocompatibile, non solo commerciale”

Timidi passi avanti per la realizzazio-ne del tratto urbinate della E78, lastrada di grande comunicazione

che porta da Grosseto a Fano: da decen-ni, un grande cantiere che taglia in dueorizzontalmente l’Italia. Urbi-no è solo sfiorata dal tratto mar-chigiano, ma se davvero l’arte-ria venisse completata gli effet-ti per il Montefeltro sarebberoviceversa notevoli: la nuovastrada a quattro corsie, infatti,si incrocerebbe proprio conl’imbocco della nuova bretellainaugurata pochi mesi fa. Rag-giungere Urbino da Fano in-somma diventerebbe unoscherzetto. Niente più curve,niente più passaggio lento inmezzo ai centri abitati.Dopo mesi di silenzio, qualcosasi muove. Mentre l’Anas ha av-viato le procedure preliminariper l’esproprio dei terreni, laProvincia di Pesaro e Urbinolancia un nuovo appello al mi-nistro per le Infrastrutture e itrasporti, Altero Matteoli. Con-siglieri provinciali e regionali, sindaci di60 comuni, forze sociali ed economiche,tutti sono d’accordo su un punto: il trat-to marchigiano della E78 s’ha da fare. E ilpresidente della Provincia, Matteo Ricci,lo ha ribadito in una lettera inviata inquesti giorni a Matteoli. È la seconda inpoco tempo: quella di ottobre non ha ri-cevuto risposta. Stavolta, contando suun fronte privo di dissenso, si spera in unesito diverso.

“Sono due - spiega l’assessore provin-ciale alle Opere pubbliche, Massimo Ga-luzzi - i settori che secondo noi devonoessere realizzati, entrambi con la stessapriorità, alle due estremità del trattomarchigiano. Il ‘lotto 10’, che consenti-rebbe di collegare la nuova bretella di Ur-bino all’imbocco del tratto a quattro cor-

sie verso Fano a Santo Stefano di Gaifa,dal costo di circa 180 milioni di euro. Epoi, a Mercatello sul Metauro, a una ven-tina di chilometri da Urbino, bisognacompletare una storica incompiuta: lagalleria della Guinza, lunga circa 6 chilo-metri. Per questo chiediamo al ministrodi finanziare anche l’insieme di opereche comprende la seconda “canna” e ilotti 3 e 4, per un importo stimato di cir-ca 600 milioni di euro”.

La Provincia bussa a denari quindi, re-clamando una somma totale di poco in-feriore agli 800 milioni. E lo fa anche allaluce del fallimento di una precedentestrategia.“Nel 2007 - ricorda Galuzzi - il ministerodecise di finanziare a sue spese il trattotoscano, mentre stabilì il “project finan-

cing” per quello marchigiano: unprivato avrebbe dovuto coprire il60-70 per cento della somma ne-cessaria, per poi rifarsi dopo la fi-ne dei lavori riscuotendo il pe-daggio per il transito su quellastrada. In questi anni nessunaditta si è fatta avanti, tranne unache proponeva di pagare solo il30 per cento, inaccettabile”. Laprocedura di project financing èscaduta lo scorso settembre. Diqui la decisione di richiedere conforza a Matteoli fondi statali perle opere più importanti.L’Anas sembra supportare gli en-ti che vogliono la strada nuova.La pubblicazione del procedi-mento per “l’apposizione delvincolo preordinato all’espro-prio” dei terreni interessati, in-fatti, sancisce formalmente l’ap-provazione del progetto definiti-

vo dell’opera. I privati o le istituzioni co-involte avranno due mesi di tempo (laclessidra ha già cominciato a scorrere)per presentare osservazioni o ricorsi, do-podiché il vincolo diventerà definitivo.“Un segnale sicuramente positivo - con-clude Galuzzi - e a questo punto ci augu-riamo che il ministero decida di ascolta-re l’appello condiviso da tutti gli ammi-nistratori e le parti sociali”.

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Lettera della Provincia al ministro Matteoli: chiesti i fondi

ALBERTO ORSINI

SIMONE CELLI

La bretella “aspetta” l’incrocio con la Fano-Grosseto

Lavori in corsoa Santa Lucia (destra)e al nuovo centroper anziani (riquadro)

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il Ducato

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Il Natale della crisi:i regali si fannoma si spende di meno

Gli acquisti tengono, il grande calo non c’è

In cerca di regali convenienti per le vie di Urbino

Le ore di Cig aumentano del 1500%

Ai regali non si ri-nuncia. Il Nataleporta buone noti-zie: gli acquisti reg-gono il confrontocon gli anni scorsi e

tra la gente non cala la voglia dicomprare. Anche se la tendenzaè quella di spendere meno. Glistudenti cercano l’oggetto piùconveniente, ma qualcosa daportare a parenti e amici si trovasempre. Ad andare per la mag-giore sono i prodotti tipici. “Inun momento di crisi si preferisceil regalo alimentare”, dice Alber-to Crinella della Degusteria Raf-faello.Un dato è certo: dal punto di vi-sta commerciale il Natale a Urbi-no arriva in anticipo. Gli studen-ti comprano regali prima di tor-nare a casa per le vacanze. “Il pe-riodo forte per le vendite è quel-lo antecedente – spiega EgidioCecchini, segretario della Conf-commercio di Urbino – che hainizio attorno alla seconda metàdi novembre”. Ma cosa succedequando le lezioni universitariesi interrompono per le vacanze ?“Gli acquisti natalizi inizianoprima rispetto alle altre città –dice il presidente dell’AssCommdi Urbino, Michele Gulini – equando gli studenti tornano acasa, le vendite si fanno un po’fiacche”. Accade in modo parti-colare per i negozi che vendonoarticoli giovanili; ma per gli altrigeneri, le vendite si mantengo-no stabili anche dopo che gli stu-denti se ne sono andati. “Que-st’anno non c’è stato un calo del-le vendite – spiega Catia Bertuc-cioli della libreria Montefeltro –anzi, abbiamo registrato un pic-colo incremento. Ci sono tantituristi, godiamo ancora l’effettodella mostra di Raffaello”.

“La situazione è sostanzialmen-te stabile. Dopo la crisi i consu-mi hanno subito un calo, ma Ur-bino ha avuto tre elementi fortu-nati – afferma Cecchini – la mo-stra di Raffaello; la struttura so-ciale della città composta perbuona parte da impiegati pub-blici e l’aumento degli iscritti al-l’Università”. Con un po’ più diaffanno si avvicinano al Nataleanche le strutture ricettive. Ri-spetto agli anni scorsi, le preno-tazioni negli alberghi sono in di-scesa. Poche camere già fissate aNatale all’hotel Bonconte, al SanDomenico e all’albergo Italia; la

situazione va un po’ meglio percapodanno anche se rispetto al-l’anno scorso si registra un calo.Per il 25 dicembre poche preno-tazioni anche all’hotel Raffaello,che però registra un quasi tuttoesaurito per l’ultimo dell’anno,con tanto di incremento rispet-to al 2008. Se gli acquisti di Nata-le a Urbino iniziano prima, que-st’anno il Comune ha deciso diaccendere in anticipo le lumina-rie. Lo stesso non è accaduto aFermignano dove, per rispar-miare, le feste passeranno conun po’ di luci in meno.

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A Urbino e Fermignano il 2010 vedrà molte aziende in difficoltà

“Il picco della crisi per i lavoratorinon è stato l’anno scorso. È adesso”.Non ha dubbi Cinzia Massetti, sin-

dacalista della Cgil di Pesaro: per i dipen-denti delle aziende di Urbino e Fermigna-no è questo il momento più duro, la fase incui il peso della congiuntura passa dallespalle robuste della finanza a quelle fragilidegli operai. Operai che Massetti conoscebene, grazie all’attività di delegata Fillea-Fiom, che le consente di toccare con manoi contraccolpi della crisi sulle imprese me-talmeccaniche e del legno, le più diffuse. D’altronde, la sua preoccupazione è con-fermata dai dati elaborati dalla Commis-sione Mobilità della Provincia, che mo-strano un aumento del numero di personeiscritte alle liste di mobilità. Nel trimestreche va da settembre a novembre, a Fermi-gnano si è passati da un totale di 15 perso-ne nel 2008 a un totale di 24 quest’anno. AUrbino l’incremento è stato meno consi-

stente: da 21 nel 2008 a 23 nel 2009. La si-tuazione non migliora se si prendono inconsiderazione i dati provinciali della cas-sa integrazione. A settembre si è passatidalle 63.239 ore di Cig autorizzate nel 2008a un totale di 1.030.767 ore quest’anno, conun aumento del 1530%.I settori più colpiti sono il metalmeccani-co, il legno e il vetro, mentre, per quantoconcerne le categorie di lavoratori, il pro-blema è trasversale, ma “a pagare il prezzopiù alto – secondo Massetti – sono le don-ne, gli stranieri e i giovani, che l’anno scor-so avevano contratti da precari e quest’an-no sono stati i primi a essere mandati a ca-sa”. Le aziende in crisi, infatti, stanno pun-tando “al ridimensionamento del perso-nale, dato che non vedono segnali di ripre-sa”. Così, per i dipendenti si prospetta unfuturo nero, anche perché gli ammortizza-tori sociali stanno per finire. Oltre ai lavoratori che rischiano il postonell’imminente futuro, ci sono quelli chela sicurezza di uno stipendio l’hanno già

persa. Proprio come Nazario Pizzicoli, li-cenziato l’anno scorso assieme ad altri 30colleghi, dopo dieci anni alle dipendenzedella Tvs di Fermignano. Adesso fa lavoret-ti di rappresentanza saltuari e ha deciso dipuntare su uno stage non retribuito pressoil Comune di Urbino. “L’obiettivo è incre-mentare il curriculum – spiega – nella spe-ranza di trovare un lavoro più qualificato,un giorno. È un piccolo investimento chefaccio, a 39 anni, per il mio futuro, anche senon mi dà garanzie. E poi ci rimetto di ta-sca mia. Io lo posso fare perché non ho figlie questa, paradossalmente, è la mia fortu-na, ma per molte altre persone sarebbe im-possibile. Bisogna tirare la cinghia, è mol-to complicato arrivare a fine mese, con ilmutuo da pagare”. Alla domanda su comevede il futuro, la sua risposta è tanto laco-nica quanto emblematica, così come la suarisatina sarcastica: “Ho dovuto imparare anon fare progetti. Non ci penso proprio alfuturo…”.

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CLAUDIA BANCHELLI

ANNALICE FURFARI

QUANDO L’ETÀFA CULTURA

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ECONOMIA

Federica Papi: restauratrice e titolare della ditta “Il Compasso”

L’artigianato a Urbino

Un cuscino e un vassoio diquelli per fare la cola-zione a letto. “Oggetti di

un certo valore, raffinati”, si ar-rabbia un po’ Maria CristinaBartolini, proprietaria di unatelier in via Vittorio Venetodove, oltre a cuscini, vassoi e al-tri manufatti, vende anche isuoi calchi e i dipinti. “Mi ricor-do una ragazza, avrà avuto unaventina d’anni – continua – en-trò e mi chiese: quanto costa-no, tre o quattro euro? Ma comesi fa a pensare di pagarli pocopiù di un cappuccio e una brio-che?”. Il problema per la signo-ra Bartolini - che mentre parlasegna con la penna rossa ordi-ni e vendite su un quadernone- è che “i giovani, abituati ai su-permercati, non comprendo-no il vero valore dei prodotti ar-

tigianali”. L’ultimo commentoè lapidario: “l’artigianato èmorto”.Certo, il momento non è deimigliori, ma la figura dell’arti-giano non sembra in procintodi scomparire. A Urbino, dall’i-nizio di quest’anno allo scorso17 settembre, sono nate diciot-to imprese artigianali a frontedelle venticinque che hannochiuso. Nell’intera provinciahanno abbassato le serrande839 attività, ma ne sono sorte659. Il saldo riportato dallaConfartigianato Imprese Pesa-ro e Urbino è negativo, ma èanche indice di un buon ri-cambio e di una discreta vitali-tà. “In sintesi – questo il com-mento di Francesco Albertuc-ci, responsabile marketing ecomunicazione della Confar-tigianato - il comparto artigia-no, grazie alle caratteristicheproprie di elasticità e flessibili-

tà, dimostra una buona tenutaanche in una situazione dav-vero difficile e complessa co-me l’attuale”. Massimo Galli è il responsabiledella Confederazione naziona-le (Cna) nell’ambito di Urbino.Galli ricorda che negli ultimidecenni l’artigianato a Urbino“ha ricevuto forti impulsi, so-prattutto in concomitanza conil calo delle attività legate all’u-niversità, fatto che ha costrettole persone a inventarsi nuovesoluzioni”. Ma Galli confermache questo è un momento dav-vero difficile, “soprattutto perl’edilizia, il settore più fermo ri-spetto agli altri”. Il 2010 sarà unanno di sofferenza: “si dovrà re-sistere piuttosto che puntareallo sviluppo”. I dati della Confartigianatosvelano che dal 2008 - dopouna crescita, seppur lieve, co-minciata nel 2000 - il numero di

imprese artigianali marchigia-ne ha iniziato a diminuire: del-lo 0,5 per cento. Per ClaudioSalvi del Cna di Urbino “Ci so-no buoni motivi per supporreche il massimo della recessio-ne verrà raggiunto entro la finedi quest’anno”. Poi, forse, le co-se miglioreranno.Fra gli artigiani che resistono,intanto, c’è Liliana Martinez e ilsuo negozio di bigiotteria in viaBramante: vende i gioielli checrea in laboratorio insieme almarito. Sorride. “Ce la caviamobene nonstante la crisi: si trovasempre un modo per cavarselae un nuovo prodotto su cuipuntare”. Però, ammette, “Farel’artigiano al giorno d’oggi è unlusso: non si può vivere solo deipropri prodotti”. Come mai?“Uno dei motivi è che i giovani,oggi, non sono più interessatiall’artigianato”[email protected]

Restauro a rischio estinzioneUn nuovo decreto ministeriale potrebbe escludere dall’albo migliaia di artigiani

Federica Papi: “Dopo quasi vent’anni di lavoro, costretta a mettere in discussione la mia professionalità”

Artigianato, un settore che non vuole scomparireVecchi mestieri che i giovani non amano: ma in città il ricambio è continuo

cussione la mia professionali-tà, formata con anni e anni dipratica e passione ”.Urbino è (o forse era) una dellecittà italiane con la più fortetradizione di restauratori for-matisi in bottega. Già dalla finedegli anni 60’nacque a PalazzoDucale un laboratorio di re-stauro con maestri toscani chetrasferirono tecniche e stile ailoro apprendisti urbinati. All’i-nizio degli anni ’90 però, l’ate-

nelle maglie strette di questiparametri. “Molti restauratori– ha fatto notare la sindacalista– se non hanno lavorato in ne-ro, sono stati inquadrati concontratti che poco hanno a chevedere con la qualifica di re-stauratore”, cosa che rende im-possibile documentare la loroattività. Luciana Nataloni, responsabi-le artigianato artistico dellaConfederazione Nazionale Ar-tigianato di Pesaro e Urbino fainvece notare che molti profes-sionisti del settore si sono for-mati in bottega e non sui libri discuola, per questo “avrebberogrosse difficoltà a sostenere unesame teorico”. Altri, come i giovani studentinon ancora laureati alla spe-cialistica del corso in Conser-vazione e Restauro del Patri-monio Storico-Artistico del-l’Università Carlo Bo verrannoautomaticamente tagliati fuo-ri e dovranno accontentarsidella qualifica di aiuto restau-ratore. Per essere sicura di rientrarenell’albo, Federica presenteràtre tipi diversi di domande: dalaureata, da candidata al con-corso unico, da restauratricecon alle spalle circa vent’annid’attività. E nonostante ciò,non è affatto sicura che almenouna delle sue domande riesca apassare. Un paradosso, vistoche ha lavorato con la Sovrin-tendenza fin dall’inizio dellasua carriera. “Per mettere insieme tutte lecarte richieste da questo de-creto – si lamenta la restaura-trice – non metto più un pen-nello sulla tela da due mesi. Inpiù – aggiunge – facendo do-manda per accedere al concor-so, mi sembra di mettere in dis-

Il laboratorio di restaurodi Federica Papi, unachiesa di via Saffi pienadi attrezzi, tele, porte af-frescate e frammenti dipitture murarie, potreb-

be rischiare a breve di rimane-re senza più opere da riportarein vita. Il cavilloso decreto emesso loscorso maggio dal Ministerodei Beni Culturali rischia dicancellare decine di migliaia direstauratori, compresi i 24 arti-giani urbinati. Il provvedimento è complessoe spesso “persino noi facciamofatica a orientarci”, confessaFederica, restauratrice da qua-si vent’anni e titolare di un’im-presa assieme al fratello mag-giore. Semplificando, la nuovalegge stabilisce i criteri per ot-tenere la qualifica di restaura-tore andando a creare un alboda cui gli enti pubblici sarannoobbligati ad attingere per asse-gnare gli appalti. Chi entro la fine dell’anno saràin possesso di una laurea spe-cialistica in restauro dovrà par-tecipare al concorso unico(due prove teoriche e due pra-tiche) che forse si terrà in pri-mavera.Per evitare il concorso bisognaessere in possesso di un titolodi studio quadriennale ricono-sciuto dal Ministero e ottenutoprima del 2001 (quando le uni-che scuole riconosciute eranodue in tutt’Italia). In alternativa bisogna dimo-strare di aver svolto la profes-sione per almeno 8 anni. Secondo Cinzia Massetti dellaCgil di Pesaro, circa l’80 percento dei 39.000 restauratoriitaliani non riuscirà a passare

lier è stato smantellato permancanza di fondi. Dal cantosuo, l’università Carlo Bo per ilmomento è in grado di sforna-re giovani restauratori che nonverranno mai riconosciuti co-me tali. “Era da tempo che chiedeva-

mo una regolamentazione del-la situazione dei restauratori –dichiara Federica – ma questanon è una sanatoria, è una mi-sura che farà fuori circa 30.000

addetti ai lavori”. Dietro l’imbuto del decretoministeriale, come confermala restauratrice, c’è l’ombradella crisi economica che hacolpito con particolare violen-za il settore della cultura. La torta dei finanziamenti si èridotta drasticamente e a be-neficiarne saranno sempre inmeno. Quanto resterà del re-stauro a Urbino? Difficile dirlo.

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ANDREA TEMPESTINI

ERNESTO PAGANO

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Non c’è più moltotempo da perde-re: la casa di Raf-faello ha biso-gno da anni di unrestauro interno

e chissà quanto potrà ancoraaspettare. Tra poco si conclu-derà il rifacimento della faccia-ta e del tetto, iniziato nel 2008 efinanziato dalla soprintenden-za di Ancona con fondi mini-steriali. Nelle sale interne, re-staurate per l’ultima volta nel1956-57, sono molte però le coseche non vanno. I mattoni dei pa-vimenti si muovono sotto i passidei visitatori, alcuni solai sonoimbarcati, i soffitti a cassettonideteriorati, i caminetti cadono apezzi e una chiazza di umidità èancora visibile nella grande salaal secondo piano. I soldi, racconta il professorGiorgio Cerboni Baiardi, presi-dente dell’accademia Raffaello(proprietaria del museo dal1873), arriveranno dal ministe-ro dei Beni culturali, che si èdetto interessato al monumen-to. Ma i tempi degli enti pubbli-ci, si sa, sono lunghi, e gli iterburocratici tortuosi. “Stiamolavorando a un progetto di re-stauro da presentare al Ministe-ro entro marzo del 2010”, spiegaBaiardi. Una richiesta formaledi finanziamento ministerialeperò non è stata ancora fatta. Entrando, sulla sinistra trovia-mo la bottega di Giovanni San-ti, padre di Raffaello, adesso uti-lizzata come sala espositiva. Isoffitti non sono in buone con-dizioni, soprattutto quello acassettoni della seconda stan-za: in diversi punti, la vernicenon c’è più. Salendo al primopiano, nella grande sala dove fi-no a marzo era esposta l’An-nunciazione di Giovanni Santi(ora al palazzo Ducale), ci tro-viamo davanti a una situazionepeggiore. Il soffitto a cassettoniè incurvato, il legno sta inizian-do a cedere sotto il peso del so-laio, le decorazioni floreali chelo abbellivano sono sbiadite.Nell’antica cucina, il caminettorinascimentale cade a pezzi. Salendo al secondo piano, si ve-dono crepe sulle pareti e sul sof-fitto, il pavimento avvallato. Nel-la sala dove un tempo si riuniva-no i membri dell’accademiaRaffaello, salta subito all’occhiouna grande chiazza di umidità,che risale al periodo precedentealla ristrutturazione del tetto.Tornando di nuovo al primo pia-no e attraversando il cortile, sientra nella parte della casa doveabitavano i nonni materni diRaffaello. Da restaurare le scaleche portano al primo piano, nel-la cosiddetta sala Petrangolini, eil grande caminetto.I finanziamenti del ministerodei Beni culturali servirannoanche ad adattare la casa agli

La musica scompare in silenzioNessuno vende più strumenti e cd. Chiudono gli ultimi negozi

Strumenti, spartiti e cd, addio. Nellacittà ducale, in meno di sei anni, i ne-gozi musicali sono scomparsi. Da

agosto anche il liutaio Filippo Battistelli harinunciato al laboratorio in via Santa Chia-ra, al civico 11. Dove, sempre in quella via,nel dicembre del 1990 aveva intrapreso l’at-tività di restauratore di mobili. Dedicandosi,poi, alla creazione di strumenti musicalimoderni: bassi e chitarre elettriche. Oltre alrestauro e alla riparazione di pianoforti,strumenti ad arco e a fiato. Battistelli, 41anni, ha ridotto le spese. Troppo alte. “Me-glio lavorare da casa, una vetrina in questacittà è inutile. Risparmio un migliaio di eu-ro al mese: pagavo circa 600 euro di affittomensili, più le bollette. Ho resistito finchého potuto”. Due mesi prima, dopo quasi nove anni diattività, ha chiuso i battenti l’ultimo nego-zio musicale della città, “Tasti Neri”. Gesti-to, al numero 5 di via delle Stallacce, da Do-nato Sciretta e Rosa, la fidanzata. Grazie auna forte passione per la musica e alla curio-sità, che li ha spinti a proporre anche musi-ca “indipendente”. Ma resta il rammaricoper un sogno svanito. Come nel caso di Mi-

chele Santoriello, 31 anni, musicista ed extitolare di “Sound Factory”. Vendeva stru-menti e impianti audio in via Salvemini.Anche lui, come Battistelli, ha ripiegatosulla sua abitazione. “Gli affitti in centrocostano un’esagerazione. In via Giro deidebitori pagavo 1500 euro mensili, più leutenze. Mi sono trasferito in periferia perrisparmiare, ma la gente ha sempre menosoldi e taglia il superfluo”. Oltre al caro af-fitti, a determinare la chiusura sono statelecrisi economica e discografica, la mancanzadi parcheggi in centro e internet. Gianfran-co Bonaventura, 46 anni, nel 2001 ha rileva-to, in via Battisti, il negozio di strumenti diproprietà di Anna Rosa di Gregorio, “Arte-musica”, aperto nel giugno del 1986. “Lacittà – dice Bonaventura – sta morendo.L’amministrazione comunale deve fare dipiù; per migliorare il servizio avevo am-pliato il negozio, ma ho dovuto chiudere”.Il segretario della Confcommercio di Urbi-no, Egidio Cecchini, sottolinea la necessitàdi “ridurre gli affitti” e contrastare la pirate-ria. Molto dipende da internet, “dove si puòscaricare musica illegalmente” facendo di-minuire l’acquisto dei dischi, e dalla “con-correnza di supermercati e ipermercati”.Ma in un Comune come Fermignano nonsi sono registrate chiusure. Il Comune di

Urbino cercherà di colmare i “vuoti com-merciali” in centro. Maria Francesca Cre-spini, assessore alle Attività produttive:“Favoriremo l’introduzione di settori co-me elettronica e musica, in aree come San-ta Lucia e il Nuovo Consorzio”. Per contra-stare il disagio di coloro che, per potercomprare ciò di cui hanno bisogno persuonare, sono costretti a spostarsi nei cen-tri vicini. Michele Mangani – insegna musica d’in-sieme per strumenti a fiato al “Rossini” diPesaro – parla di “situazione grave”. “Nellescuole italiane manca la cultura musicale. Ilprimo contatto con la musica arriva tardi, al-le medie. Anche a Urbino le istituzioni fati-cano ad avvicinare i ragazzi alla musica”.Pietro Dini, presidente dell’associazione“Musica Utopia”: “Il Comune di Urbino si èmostrato disponibile a sostenere ‘Fre-quenze Disturbate’, importante eventoculturale, ma il contributo dipenderà dalbilancio”. Stefano Mauro, presidente del-l’Associazione culturale “Il Vento”, è “fidu-cioso”: “Il programma elettorale del sinda-co prevede il sostegno all’associazionismomusicale e il rilancio della musica a Urbi-no. In passato c’è stata poca sensibilità.Spero che le cose cambino”.

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La casa di Raffaelloormai cade a pezzi

Solai imbarcati, pavimenti e caminetti in malora

L’Accademia aspetta i soldi del Ministero, ma i tempi sono lunghi

GIOVANNI PASIMENI

standard dei musei moderni.Mancano infatti audioguide epannelli illustrativi delle sin-gole sale e delle opere; non c’èun percorso guidato e moltiquadri non sono ben illumina-ti. A disposizione di turisti escolaresche, solo guide carta-cee consultabili in alcune stan-ze del museo. Chi non conosceRaffaello può imparare pocovisitando la sua casa natale,che ogni anno viene vista dacirca quarantamila persone. “Si tratterà di un intervento dirilancio della casa, in rapporto atutta la realtà museale urbina-te”, spiega Baiardi. L’idea è quel-la di un “museo diffuso”, ungrande centro espositivo costi-tuito dai diversi monumenti diUrbino. “Valorizzeremo anchel’affresco della Madonna colbambino di Raffaello, che si tro-va nella stanza dove è nato l’ar-tista”. E’ il vero fiore all’occhiel-lo della casa, a cui da un anno sisono affiancate le ceneri delcuore del divin pittore. “Capi-sco le difficoltà del Comune, mavorremmo che l’amministra-zione dedicasse maggiore at-tenzione al museo e all’accade-mia, perché non capita tutti igiorni di avere nella propria cit-tà la casa di un grande artistacon dentro un affresco che valemezzo miliardo di euro”.

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VERONICA ULIVIERI

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CULTURA

Come si fa a raccontare unacittà? Il modo migliore èmostrarla con gli occhi dichi l’ha vissuta e la vive an-cora ogni giorno. Deve es-sere questo lo spirito con

cui i responsabili della rivista OpenHouse hanno ideato “Urbino, identità econtaminazioni”. Un concorso lettera-rio che coinvolge i ragazzi iscritti all’u-niversità di Urbino, gli ex studenti, i re-sidenti o semplicemente chi in qualchemodo è entrato in contatto con la città,magari come turista o visitatore. E poifarne una raccolta, un piccolo volumeda distribuire a Urbino e non solo. L’ideache sta alla base del progetto è di pro-muovere l’espressività di chi partecipa;di catalizzare le sensazioni e gli umoridella gente per capire come viene per-cepita la città da chi la frequenta; di ri-unire identità diverse per provenienzageografica e culturale.La pubblicità viaggia veloce su Internet,e i social network ormai sono lo stru-mento più semplice per veicolare ini-ziative ed eventi. Non a caso è stata crea-ta una pagina ad hoc su Facebook cheinvita ad aderire al concorso. Sulla ba-checa si cominciano a leggere tiepidisegnali di interesse da parte dei ragazzi.Federico si complimenta con quelli diOpen House, FeboLukas dice: “Ci vole-va qualcosa di inventivo e di interessan-te... Bellissimo!”. Sono duecento le per-sone che hanno dato la presenza finora,ma oltre mille quelle che hanno rifiuta-to di partecipare. Tano Rizza, il fondato-re di Open House, non fa troppo affida-mento sui numeri del web: “Per il mo-mento ci sono arrivati solo una decina diracconti e nessuna poesia, ma altri sicu-ramente verranno inviati vicino alla sca-denza. Funziona sempre così. Alcunecomposizioni vengono da giovanissimi,ma un paio arrivano da ex studenti piùgrandi”. Il concorso infatti è aperto a tuttie la tematica è libera, purché abbia comepunto di partenza la città ducale. Anchel’ambientazione è lasciata alla scelta dichi scrive. Scene di vita quotidiana, amori, ini-ziative, idee, vita notturna. Fino al 10 gennaio2010 si potranno inviare racconti o poesie, pur-ché siano inediti e non eccedano le 1500 battu-te spazi inclusi. Il racconto deve essere cor-redato da una fotografia e un “consiglio diascolto”, un brano musicale da accoppia-re alla lettura come colonna sonora.Le composizioni verranno valutate dauna giuria mista, della quale faranno par-te alcuni membri di Open House e di Ana-logico.it. Il supporto tecnico è affidato adAnonima Scrittori (www.anonimascrit-tori.it). Il metodo di votazione prevededei bollini, da 1 a 5, da assegnare a ciascu-no scritto. I racconti vincitori saranno ri-uniti in una raccolta di circa trenta rac-conti brevi, da pubblicare in 5000 copieda distribuire a Urbino e nelle zone ricet-tive del Montefeltro. Quelli che rimarran-no fuori verranno comunque messi inuna sezione del sito di Open House.Il soggetto del concorso letterario è sta-to presentato a settembre all’Universitàdi Urbino per ottenere dei fondi. Ma lacommissione, composta da alcunimembri del consiglio degli studenti, hafinanziato altri progetti. Gli ideatorihanno comunque deciso che fosse il ca-so di provare a realizzarlo, e come pertutte le iniziative di Open House è co-minciata la caccia agli sponsor che pos-sano sostenere le spese per la pubblica-zione dei racconti. A quanto pare l’ideaè già stata accolta con entusiasmo dallacomunità.

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“Raccontacila tua città

in 30 righe”

Concorso letterario

MANUELA BALDI

A lato, la facciata dellacasa di Raffaello prima del-l’inizio del restauro esterno.Qui nacque il divin pittore il28 marzo del 1483. Sopra, lo spaccato delmuseo. Nelle foto piccole,alcuni particolari che evi-denziano lo stato di deterio-ramento delle sale: a sini-stra, la grande chiazza diumidità visibile sul soffittodel secondo piano; in alto adestra, la soglia danneggia-ta del camino della salaPetrangolini; in basso adestra, il soffitto a casset-toni dipinti della sala gran-de, imbarcato e con ledecorazioni sbiadite daltempo.

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il Ducato

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Cerco storie in cittàIl regista: “Un tempo c’era una proiezione diversa ogni sera”

Marco Campogiani, dopo “La cosa giusta”, vorrebbe girare un film nel Montefeltro

CHIARA ZAPPALA’

bili, professionali e bravi. In-fatti, malgrado il poco tempoper le riprese e l’inesperienzadel regista, il lavoro è stato re-lativamente poco difficile.Dopo una laurea in filosofia eun dottorato in filosofia del lin-guaggio con Tullio De Mauro,come è arrivato al cinema?Dopo gli studi a Roma, ho fat-

E’nato a UrbinoMarco Cam-pogiani, il re-gista del filmLa cosa giu-sta, presenta-

to al Torino Film Festival loscorso 17 novembre. Un castd’eccezione per l’opera primadell’urbinate trapiantato a Ro-ma: Ennio Fantastichini, Pao-lo Briguglia, Ahmed Hafienesono i protagonisti della pelli-cola, e il filosofo Gianni Vatti-mo ha concesso un cameod‘eccezione. Il film, che parladi immigrazione e integrazio-ne, è stato applaudito a Torino,eppure la distribuzione, di cuisi occupa Cinecittà Luce, stadando qualche grana.Lei ha affermato che il suofilm, che tratta il tema dell’ac-cettazione del diverso, non hapretese di impartire morali. Èuna scelta di disimpegno?Non credo, ma pensavo fossetroppo semplice fare la mora-le. Questo non vuol dire che ilfilm sia disimpegnato, anzi,racconta un possibile incon-tro, un percorso di amicizia edi conoscenza, che passa at-traverso difficoltà, diffidenza,incertezza. Non solo tra i duepoliziotti, tra i “noi” italiani, elo straniero, ma anche tra tuttie tre i personaggi a prescinde-re dalle categorie e le etichette.Sono tre persone estranee l’u-no all’altro che cercano di ca-pirsi. Volevo però evitare unaretorica buonista. Il temaesclude il disimpegno, ma c’èun tipo di impegno retoricotroppo semplice che ho volutoevitare.Come si è trovato a dirigere at-tori già affermati, convincen-do anche Gianni Vattimo a im-provvisarsi nella recitazione?Convincere Gianni Vattimo èstata la cosa più semplice. Ioho chiesto e lui mi ha rispostosubito di sì. All’inizio avevopaura che gli attori esperti pre-varicassero il regista esordien-te. Ma non è stato così. Gli at-tori sono stati molto disponi-

to un corso di sceneggiatura aCagli. Ma la passione per il ci-nema nasce prima, proprio aUrbino, quando c’erano tresale cinematografiche conprogrammazione variegata emolte rassegne. Si potevanovedere anche sette film diver-si a settimana. Io andavo spes-so e spendevo quelle 3 o 4 mila

La cosa giustaIl giovane Eugenio (Paolo Briguglia) e il più esperto Duccio (EnnioFantastichini) sono due poliziotti incaricati di pedinare Khalid(Ahmed Hafiene), un tunisino sospettato di terrorismo. Khalid capi-sce presto di essere sotto osservazione e, quando un gruppo padanolo inizia a minacciare, il pedinamento si trasforma in scorta.Eugenio, che studia l’arabo per cercare di capire culture diverse, eDuccio, ormai disilluso per la lunga esperienza in polizia, inizianoad affezionarsi a Khalid e ne diventano amici. Il tunisino vieneassolto dalle accuse di terrorismo ma viene rispedito in patria per-ché immigrato irregolare. Eugenio lo ritroverà in Tunisia dove hadeciso di trascorrere la luna di miele. Khalid consegnerà una letteraall’amico con la richiesta di portarla alla moglie rimasta in Italia.Eugenio sarà arrestato proprio a causa della lettera e sospettato diessere un presunto terrorista. Il film è stato presentato al TorinoFilm Festival e sarà al più presto nelle sale italiane.

IL NUOVO FILM DEL REGISTA MARCO CAMPOGIANI

carte

llone

Cinema

NATALE ABEVERLYHILLS

di NeriParentidal 18dicembreCinemaDucale

SALA 1

Dopo diciassette anniCristina (Sabrina Ferilli)incontra per un caso a LosAngeles, Carlo (Christian DeSica), che l'aveva abbando-nata incinta. Cristina gli

comunica che il figlio Lele(Emanuele Propizio) ora haun padre putativo,Aliprando (Massimo Ghini).Bloccato negli Stati Uniti esenza un soldo in tasca,Carlo chiede aiuto aCristina e, fingendosi suofratello missionario laico,riesce a farsi ospitare daAliprando…

IO E MARILYNdi LeonardoPieraccionidal 18dicembreCinemaDucale

SALA 2

Un gruppo di amici invocadurante una seduta spiriti-ca, Marilyn Monroe eGualtiero si ritrova a casal'icona mondiale della sen-sualità e della femminilità.Ma, solo lui riesce a veder-la e a parlarle. Meno maleche Arnolfo lo aiuterà a nonsentirsi pazzo, confidandogliad esempio di aver avuto incasa per 40 giorni Hitler.Marilyn diventa la consulen-te personale di Gualtiero elo aiuterà a risolvere guaiamorosi e tragedie persona-li.

LA PRINCIPESSA E ILRANOCCHIO

di RonClements,JohnMuskerdal 18dicembre

Cinema Ducale

Un principe, Naveen, arrivaa New Orleans e capitanelle mani del cattivo Dr.Facilier che lo tramuta inuna ranocchia. L'unicomodo per tornare umano èquello di essere baciato dauna principessa.

lire, che allora mi sembravanopochi, forse perché non ero io aguadagnarli. Insomma era unpo’ diverso da cosa succede oranelle sale, a Urbino, ma anche intutta Italia.Quando farà un film a Urbi-no?Dipende dalle storie e dalleopportunità. Mi piacerebbegirare un film in tutto il Mon-tefeltro ma bisogna trovareuna storia che si adatti a Urbi-no, che è un luogo universalema anche molto speciale eparticolare.Da sceneggiatore non ha maiscritto un film ambientato aUrbino?Avevo scritto Liscio, recitatoda Laura Morante e AntonioCatania, in cui parlavo dellescuole musicali, del mondo diserie b della musica, delle ba-lere, del liscio appunto. Tutterealtà che esistono a Urbino edintorni, così come in Roma-gna. Questa storia è legata airicordi, alle scuole medie a se-zione musicale. La cosa giustainvece non ha nulla a che ve-dere con Urbino.Ma le ha fatto scoprire Tori-no.Sì. Descrivo la realtà di unacittà del nord e la scelta è ca-duta su Torino perché ci sonoregioni italiane che attraggo-no più troupe di altre e il Pie-monte è una di queste. Anchele Marche si potrebbero muo-vere in questo senso.Quando arriverà a Urbino Lacosa giusta?La distribuzione del film, affi-data a Cinecittà Luce, è terri-bile. Al Torino Film Festival, ilfilm è piaciuto, ed è stato ap-prezzato anche dal pubblicoche lo ha visto nelle poche sa-le dove è arrivato. Ma non c’èstata una promozione ragio-nata da parte di Cinecittà Lu-ce. E anzi pare quasi che per ilfilm abbiano scelto un’uscitatecnica, cioè in tre o quattrocopie e nei cinema sbagliati.Comunque a Urbino dovreb-be arrivare, tra gennaio e feb-braio.

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Al viala stagioneCresconogli abbonati

Teatro Sanzio

Sono in crescita gli abbo-namenti per la stagione2009/2010 al teatro Raf-

faello Sanzio, circa il 60 % inpiù rispetto la rassegna delloscorso anno. Sono 214 gli ab-bonati agli spettacoli di prosa,95 a quelli di danza, sulle 460poltrone a disposizione. Il 14 dicembre ha inaugurato ilnuovo cartellone L’apparta-mento, testo degli americaniBilly Wilder e I.A.L. Diamond,recitato da Massimo Dappor-to e Benedicta Boccoli, direttoda Patrick Rossi Gastaldi. Seguirà il 26 e il 27 gennaio, mafuori abbonamento, Il piaceredell’onestà, la commedia intre atti di Luigi Pirandello ispi-rata alla sua novella Tirocinio.Protagonista dello spettacolosarà Leo Gullotta, con la regiadi Fabio Grossi. Subito dopo in programma c’èla celebre commedia shake-speariana Molto rumore pernulla (18 febbraio). La regia èdi Gabriele Lavia e il cast con-ta Pietro Biondi, Lorenzo La-via e Federica Di Martino. Il 2 e 3 marzo verrà rappresen-tato in anteprima nazionaleLa notte poco prima della fo-resta, il lungo monologo deldrammaturgo francese Ber-nard-Marie Koltès, messo inscena da Diego Puerta Lopez einterpretato da Claudio San-tamaria. Anche questo spetta-colo è fuori abbonamento. Il 24 marzo è il turno di Morsodi luna nuova, testo teatrale innapoletano di Erri De Luca, re-citato da Giovanni Esposito,Pino Tufillaro, Anna Ferruzzoe Antonio Marfella. La regia èdi Giancarlo Sepe. Chiude la stagione di prosa, il7 aprile, il capolavoro di Sofo-cle, l’Edipo Re. La tragediagreca sarà interpretata daFranco Brancioli e diretta daAntonio Calenda. mance inuna serata. Il primo spettacolo di danzasarà il 4 febbraio: il Balletto diRoma interpreterà l’Otello diAntonin Dvorak con la coreo-grafia di Fabrizio Monteverde.

(c.z.)

Marco Campogiani, sul set, a destra di Ennio Fantastichini

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ANatale Urbino torna indietro neltempo con un presepe viventeambientato nel cinquecento.

Per la prima volta nei vicoli della città, il20 e 27 dicembre, passeggeranno perso-naggi tipici della natività, soldati e lo-candieri vestiti con i costumi rinasci-mentali. Per il nono anno torna “Le vie dei prese-pi” con più di 100 natività realizzate da-gli artisti locali esposte in città. Un’ini-ziativa che nello scorso ponte dell’Im-macolata ha già richiamato migliaia divisitatori. Il 21 dicembre al Collegio Raffaello ci sa-rà un aperitivo musicale in tributo di Fa-brizio De Andrè e nei giorni successivi cisaranno concert al teatro Sanzio e nelcentro storico. All’arte sono dedicate lemostre sull’incisione e le visite guidate

a Palazzo Ducale e agli oratori storici.Fino al 6 gennaio nelle sale del CollegioRaffaello sono ospitate le opere ispirateal Natale dei ragazzi dell’Isia che hannopartecipato al concorso fatto dalla ProUrbino. Il 28 dicembre, invece, la stessaassociazione presenterà l’Agenda 2010fatta con le poesie in dialetto urbinate.Laboratori artistici, teatrino dei burat-tini e una rassegna di cartoni animatisono le iniziative pensate per i più pic-coli. A Fermignano, invece, il Natale ha un’a-ria più familiare con tombolate, lotteriee tornei di mercante in fiera. “Un cant deNatèl” è la commedia dialettale ispirataall’opera di Charles Dicksens che andràin scena il 20 e 21 dicembre. La vigilia diNatale i ragazzi dell’oratorio farannouna veglia cantata e per il 31 l’appunta-mento è al Palatenda per il cenone di fi-ne anno.

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SPETTACOLI

Digitale, le tv localirischiano la crisi

Con più concorrenza ci sarà meno pubblicità

Grandi investimenti, ma i finanziamenti regionali non arrivano

Secondo la legge attuale la finedel 2009 è la scadenza per lasperimentazione del segnaledigitale. Ma le televisioni mar-chigiane si sono mosse benprima. Spiega Paolo De Santis, ammi-nistratore di Rete TelevisioneMarche: «Noi la sperimenta-zione l’abbiamo iniziata nel2005, così prevedeva la legge.Poi è cambiato il governo, ècambiata la legge, e i tempi sisono allungati». Come dicePaolo Betti, «le cose si fannosempre alla maniera italiana.

Essendo mancata una chiaravolontà di regolamentazione,adesso regna la confusione».Intanto le televisioni hannoinvestito cifre enormi per unarealtà locale. Ad esempio nel2005 RTM ha sborsato un mi-lione e 700 mila euro. E la Regione Marche - come laquasi totalità delle “colleghe” -finora non ha stanziato fondi.Amato Tontini, amministrato-re di Tele2000, spiega che «c’e-ra una disposizione per i fi-nanziamenti regionali, manon è stata fissata né una data

per l’erogazione, né la quanti-tà. Io spero che prima o poi ar-rivino». Paolo Betti invece nonha fiducia: «Non ci aspettiamonulla dalla Regione perchénon hanno mai risposto ai no-stri segnali di preoccupazio-ne».L’utenza dovrebbe essere con-tenta del passaggio al digitale:con una sola antenna si potràvedere un’enormità di canali(sempre che poi non si verifi-cheranno gli stessi problemi diricezione che ci sono stati aRoma).

Ma c’è il rischio che sparisca lativù locale che si guarda datrent’anni.Inoltre chi abita in condominisappia - avverte Paolo De San-tis - che «le antenne centraliz-zate dovranno essere smantel-late. Una nuova antenna cen-tralizzata per ricevere il segna-le digitale costa dai 100 ai 150euro, ma bisogna stare attentia chi ci mangia sopra. Per miastessa esperienza posso direche c’è chi chiede 5-6 mila eu-ro».

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Le feste colorano di blu le stradePresepi, tombolate, spettacoli e mostre per grandi e bambini

DANIELE FERRO

«Tra gli ele-fanti, chef a c c i a n ol’amore ola guerra,a soffrire è

sempre l’erba che viene calpe-stata. E noi siamo l’erba».Gabriele Betti, amministratoredi TVRS, usa un proverbio cine-se per descrivere l’incognitache grava sul futuro delle tele-visioni locali. Secondo Betti ilpassaggio dalle trasmissionianalogiche a quelle digitali - ilcosiddetto “switch off” - favo-rirà le tivù nazionali, le quali ri-usciranno a mantenere le en-trate pubblicitarie attraverso ildominio che eserciterannosull’assegnazione dei nuovi ca-nali sui tasti del telecomando(lo switch off dovrà essere com-pletato per giugno 2011, e inquella stessa data ci sarà la de-finitiva distribuzione dei cana-li alle tivù).Il timore è che tra le emittentilocali la concorrenza sarà fero-ce: l’enorme quantità di canalia disposizione renderà diffici-le, per le singole emittenti, in-tercettare un numero di tele-spettatori tale da permetterericavi pubblicitari adeguati.«Non è stato stabilito un meto-do - sostiene Betti - che salva-guardi la storia delle televisionilocali, l’impegno che è statoprofuso negli anni, e la fiducianell’utenza che si è riusciti aguadagnare».Il timore sulla sopravvivenzafutura è condiviso. Come spie-ga Massimo Giuliano - tecnicodi TV Centro Marche - «noi co-priamo poca popolazione equindi abbiamo meno ricavipubblicitari rispetto ad altreemittenti regionali».

Musica

GOOD MORNING AMANdi Claudio Noce

dal 18 dicem-bre C i n e m aNuova Luce

Aman è un adolescente di ori-gine somala, scappato daMogadiscio per la guerra.Lava le macchine in un saloned'auto. Quando i giorni sonopiù bui e la Stazione Termininon è più abbastanza grande

per contenere i suoi sogni,Aman sale sulle terrazzedell'Esquilino, immaginandouna vita perfetta e un viaggioin Inghilterra. Concentratosifino al sonno sulle sue aspira-zioni, viene svegliato daTeodoro, un ex pugile depres-so.

UIBU FANTASMINOFIFONE

di Claudio Nocedal 18 dicembre Cinema Nuova Luce

Mai barare al gioco dellecarte: Baldovino, dopo averprovato a fare il furbo si ritro-va condannato a girovagarecome fantasma nelle stanzedel suo castello, senza nem-meno potersi togliere lo sfiziodi atterrire le persone che vi sitrovano, visto che è decisa-mente pauroso. L'unico a fingersi terrorizzato,giusto per compiacere il fan-tasma, è un vecchissimocastellano.

Teatro DALLA

IOLANDAdi AmletoSantoriello, musiche ecanzoni di DuccioAlessandro

Marchio Teatro Sanzio 5 e 6 gennaio ore 21,00

Liberamente tratto da LaLocandiera di Carlo Goldoni.Spettacolo a cura dellaCompagnia dialettale urbinate.

Mostra

SETTANTACENTOPalazzo Ducale,Sale del Castellaredal 10 dicembre 2009al 10 gennaio 2010

A cura dell’AssociazioneUrbino –Arte nell’ambito diSPAC Segnali d’arte 2009.Iniziativa realizzata con il con-tributo della Provincia

Natale in piazza della Repubblica

GIULIA AGOSTINELLI

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il Ducato

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“I miei primi cento giorni” Studente nel 1969, a gennaio inaugurerà da Rettore il 504° anno accademico

Pivato: “L’80% degli obbiettivi dei primi tre mesi è stato raggiunto”. In arrivo codice etico e carta dei diritti

FRANCESCO CIARAFFO

Studente nel 1969,laureato nel 1973,professore di storiacontemporanea nel1992, poi nel 2000preside della facoltà

di Lingue e Letterature Stranie-re. Da settembre MagnificoRettore. Stefano Pivato ha rico-perto tutte le cariche all’uni-versità di Urbino. E in 40 annil’ha vista cambiare molte volte. “C’è l’idea diffusa che il nostrosia un ateneo dopo-lavoristico,con molti non-frequentanti ependolari. Non è più così. Sia-mo la terza università per ser-vizi forniti agli studenti. Pos-siamo offrire ospitalità a 1.500universitari, circa il 10% degliiscritti. Abbiamo un’elevatapercentuale di fuori sede, pro-venienti da altre regioni”. Piva-to ha vissuto le varie riformeche hanno interessato gli ate-nei italiani e l’ultima, se il dise-gno di legge firmato dal mini-stro Gelmini sarà approvato, ladovrà attuare: “E’ difficile fareuna riforma a costo zero. In-dubbiamente ci sono degli ele-menti di modernizzazione, co-me l’obbligatorietà dell’intro-duzione del codice etico e l’au-mento al 40% dei membriesterni nel consiglio d’ammi-nistrazione. Non mi piace, in-vece, l’eccessivo peso che si dàal Rettore e che sia una riformatarata troppo sui numeri senzatener conto delle specificità.Spero che il Parlamento facciauna discussione serena che mi-gliorari alcuni aspetti, come lasituazione dei ricercatori chesono su un binario morto”. Il neo rettore è venuto a trovaregli studenti dell’Istituto per laFormazione al Giornalismo edè stata l’occasione per riper-correre a ritroso gli anni urbi-nati. Da professore ha vissuto ilprocesso di statalizzazione:“Siamo passati dall’essere unateneo libero a uno statale equesto ha modificato anche ilruolo del rettore. Grazie alla li-bertà di cui abbiamo goduto, siè sempre creduto che il rettorefosse il risolutore di tutti i pro-blemi. Oggi questa figura èparagonabile a quella di un no-taio, un regolatore”. E come sisente Stefano Pivato dopo tremesi dalla cerimonia d’inse-diamento? “Un po’ affaticato”,ride nel rispondere. Gli piacel’atmosfera di partecipazioneche si è creata: “E’ un climagioioso, ma faticoso. Ricevo 30-40 persone al giorno. E non èvero che vengono tutte a chie-dere favori. Quest’universitàha bisogno di essere ascoltata”. Lo “storico del senso comune”,come si definisce, rivendica illavoro svolto finora: “Sono inarrivo il codice etico e la cartadei diritti e dei doveri degli stu-denti; abbiamo approvato il ri-lascio di una carta di creditoper i centri di spesa e varato 100borse di studio per l’iscrizionegratuita di studenti provenien-ti dall’area balcanica; abbiamoratificato l’ingresso dei tremembri esterni nel consiglio

Un imprenditore del vetro, un pro-duttore di blue jeans di successo eun importante banchiere. Tutti

legati al territorio. Sono i tre nuovi mem-bri del consiglio di amministrazione del-l’Università di Urbino: serviranno “a por-tare il privato dentro al pubblico” e adaprire l’ateneo alle esigenze della realtàproduttiva locale. L’ingresso di tre mem-bri esterni di esperienza “amministrati-vo-gestionale” era previsto dal nuovostatuto dell’Università, approvato alla fi-ne del 2008 con il vecchio rettore, Gio-vanni Bogliolo, ancora in carica.“Mi sembra che anche con il nuovo retto-re si vada intelligentemente nella dire-zione della legge Gelmini, in attesa chevenga effettivamente approvata”. Paroladi Vittorio Livi, uno dei tre nuovi consi-glieri, l’imprenditore di Tavullia invento-re del cristallo curvato da arredamento.In realtà, se e quando diventerà legge, lariforma che porta la firma del Ministrodell’Istruzione obbligherà i consigli diamministrazione degli atenei a dotarsiper il 40% di membri esterni. Molto dipiù. Ma è un fatto che l’Università va gra-dualmente alla ricerca anche di un’ani-ma aziendale. Livi ha fondato nel 1974 la Fiam Italia,una ditta di elementi d’arredo con venti

milioni di euro di fatturato e sessantacin-que dipendenti: “Sono convinto che deb-ba esserci interscambio tra il mondo del-l’imprenditoria e quello dell’università;per ora non si è mai parlato di un simileruolo – spiega cauto Viti - ma ho fatto in-vestimenti in molti campi e diversificati,perché non dovrei nell’Università?”.L’ingresso dei privati potrebbe servire adattrarre fondi, non solo a portare espe-rienza manageriale. Uno dei tre mo-schettieri dell’imprenditoria è MassimoBianconi, direttore generale della Bancadelle Marche, impegnata già nel finan-ziamento di attività teatrali della regionee sponsor di alcune società sportive.

Bianconi è originario di Norcia, in Um-bria, e ha girato le banche di tutta Italia ri-coprendo ruoli dirigenziali. Dalla SanPaolo Imi, passando per una serie di cas-se di risparmio tra Spoleto, Mantova e Ve-rona, fino ad arrivare, nello scorso aprile,alla presidenza della Banca delle Marchee della Commissione dell’Abi regionale.Sul suo sito si legge: “È fra i giovani che siforma la società del futuro, una societàche ama la competizione e la sfida”.Il terzo imprenditore è Massimo Berloni.I suoi jeans Dondup da Fossombronehanno attraversato l’Atlantico per leboutique di moda americane. Come dastatuto, ogni nuovo membro privato delCdA è stato espresso dalle macroaree di-dattiche dell’Università. Berloni è statoscelto dall’area geps (giurisprudenza,economia, scienze politiche e sociolo-gia). Viti è espressione dell’area umani-stica. Bianconi è stato selezionato dall’a-rea scientifica.I venti membri del Senato Accademicohanno ratificato le scelte delle macroa-ree con diciotto voti a favore e due asten-sioni, arrivate entrambe dagli studenti.Simone Fabbrocile, uno dei due astenu-ti, ha spiegato di ritenere “i tre membriesterni un valore aggiunto”, però “lacomponente studentesca non è minima-mente considerata nell’iter decisionale”.

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Il Consiglio apre le porte della gestione a membri esterni

LORENZO ALLEGRINI

d’amministrazione. Mi imba-razza fare questo elenco chesembra la lista della spesa, maposso dire che l’80% degli ob-biettivi che erano previsti nelprogramma dei cento giornisono stati raggiunti”. Il primo atto da Rettore, però, èstato un gesto in linea con lasua filosofia: la richiesta al sin-daco dell’istituzione di un con-sigliere comunale aggiunto inrappresentanza degli studenti,senza diritto di voto. Una figu-ra che aiuti a ricomporre la frat-tura tra comunità universitaria

e cittadina: “Il Sindaco in lineadi massima è d’accordo, ma nedovrà discutere il consiglio co-munale”. Un’altra proposta fat-ta in campagna elettorale eral’organizzazione di una confe-renza d’ateneo. Annunciatacome un appuntamento prio-ritario del nuovo Rettore, non èstata ancora pianificata. Non sifa più? “In progetto non è statoaccantonato: si farà. Potrei far-la anche domani, con il rischioperò che sia il proseguimentodella campagna elettorale. Vor-rei organizzarla con la possibi-

lità di fare poi qualcosa di con-creto”. Per fare il Rettore a Urbino si èdimesso da assessore alla cul-tura nella giunta di Rimini.“Non c’è incompatibilità giuri-dica tra i due ruoli, ma ho sem-pre considerato che ci fosseun’incompatibilità etica”. Du-rante la campagna elettoraleaveva aperto un blog per illu-strare il programma e dialoga-re con docenti e studenti. Persostenerlo alcuni ricercatoriavevano anche aperto una pa-gina su Facebook che è arrivata

a contare 568 amici. Tutt’e duele utenze sono ferme ai compli-menti per la vittoria delle ele-zioni. Poi non sono più stati ag-giornati. “Ho già chiesto dichiudere il mio blog personaleperché all’interno del sito del-l’università ci sarà il ‘Filo diret-to con il Rettore’. Comunque ilrapporto diretto ce l’ho di per-sona. L’agenda degli appunta-menti è piena”. Il Rettore poi il-lustra come cambierà la comu-nicazione dell’ateneo: “I datisulle iscrizioni, immatricola-zioni e informazioni in genera-le verranno pubblicizzati almassimo. Così come tutte ledelibere del senato accademi-co. Per i verbali dobbiamo stu-diare un modo per non violarela privacy”. Il nodo cruciale ri-mane quello dei finanziamen-ti. “Ho incontrato il governo e ilministro dell’Istruzione Gel-mini. Una prima risposta arri-verà tra febbraio e marzo quan-do avremo l’esito della visitache gli ispettori hanno fattopoche settimane fa. In base aquesto il ministero ci dirà se ri-uscirà a darci dei fondi. Sonoottimista, ma prudente. Inoltreci sono delle buone speranzeper chiudere degli accordi diprogramma con il mistero suricerche specifiche”.Lo studente diventato Rettoreinaugurerà a gennaio il 504°anno accademico dell’Univer-sità “Carlo Bo”. Ma chi glielo hafatto fare? “Forse ho la vocazio-ne al martirio”.

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Il rettoreStefano Pivato durante l’intervistacon gli allievidell’Istituto per laFormazioneal Giornalismodi Urbino

E adesso arrivano gli industriali

L’imprenditore di Tavullia Vittorio Livi

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UNIVERSITÀ

Meno pendolari, più autobusSiglato un accordo tra la Carlo Bo e la società AdriaBus. Ecco tutte le novità

Crescono gli universitari che risiedono in città. L’ateneo: la Pesaro-Urbino tra le tratte più critiche da sviluppare

Una studentessa sfrutta il web per conservare una tradizione

Quando il ricamo finisce in Rete

Ad Urbino sempremeno studentiscelgono la stres-sante vita del pen-dolare e preferi-scono prendere

casa nella città ducale. Non-ostante ciò l’ateneo pensa an-che a chi è costretto a fare tuttii giorni il tragitto casa-Univer-sità, portando le proprie pro-poste all’attenzione di Adria-Bus, la società consortile chegestisce il servizio pubblico ditrasporto nella provincia conpartner privati. Contrariamente a quello che sipotrebbe immaginare infattiquasi il 30% degli iscritti all’a-teneo risiede nella città ducale(solo i collegi ne ospitano 1500,circa il 10% del totale) ma pervenire incontro ai pendolari inquesti giorni è stato firmato unprotocollo d’intesa tra l’ateneoe AdriaBus per coordinare il si-stema dei trasporti urbano conquello extraurbano. A tale pro-posito l’Università presenteràalcuni progetti tramite unacommissione di studio internaalla società di trasporti (si par-la per dopo Natale), che per vo-ce del presidente Giorgio Lon-dei si dice “pronta ad ascoltaretutte le proposte concrete, re-stando nei nostri bilanci”. Qua-li sono allora le tratte da poten-ziare? Per il rettore Stefano Pivato so-no tre i collegamenti da “inten-sificare”: quelli tra la città du-cale e Pesaro, quelli con Riminie infine quelli sulla tratta Urbi-no-Roma. Il tragitto considera-to più “critico” è quello tra Ur-bino e Pesaro, attualmente ser-vito da 28 corse giornaliere. Unnumero importante, ma perl’Università bisogna aumenta-re le corse “veloci”, portandolead almeno una all’ora. Ancheper AdriAbus questa tratta èstrategica perché, insieme aquella Urbino-Fano, collegal’ateneo a due città servite dal-la ferrovia ma anche importan-ti per i collegamenti con gli ae-roporti di Falconara, di Riminie di Forlì. Londei aspetta le pro-poste della Commissione: “Oraabbiamo un collegamentoogni mezz’ora e qualche diret-to. Siamo aperti a consigli e adinserire un paio di corse velo-ci”. Per Rimini l’ateneo propo-ne migliorie alla sola corsa diogni giorno, visto che l’orariodel pullman che parte da Rimi-

La passione ce l’ha avuta finda bambina. Fin da quan-do guardava ricamare la

nonna e la madre, e sfogliava ri-viste come Mani di Fata. A seianni ci ha provato da sola per laprima volta.E non ha più smes-so.Oggi, Caterina Mezzapelle,studentessa di Lingue a Urbino(e responsabile delle relazionicon i clienti e project managerdi un’azienda di telecomunica-zione mobile) ha unito la pas-sione per i lavori manuali conl’interesse più recente per inuovi media e le tecnologie.Sfruttando così la Rete per con-servare e riprodurre un sapereartigianale tradizionalmentepatrimonio delle generazionifemminili.Il suo blog (www.artedelrica-mo.com) – che le procura, tra-mite le inserzioni pubblicita-rie, un guadagno non trascura-bile – ha ben 800 visitatori algiorno e 1666 utenti registrati,ai quali arrivano periodica-mente le novità del sito e glischemi gratuiti che Caterina

mette continuamente a dispo-sizione: sono lezioni online diricamo, filmati e fotografie,guide e testi sulla storia e le ori-gini delle varie tecniche perl’uncinetto e i merletti.Oltre al blog ha creato anche ungruppo su Facebook, uno suGoogle e un social network.La passione per il ricamo, rac-conta, è stata accompagnata“dalla voglia di condividerlacon gli altri. Grazie allo studiodelle lingue sono riuscita a farericerche sui vari punti di rica-mo nel mondo, a conoscere leorigini e l’evoluzione di questaarte nel tempo. Grazie al mate-riale del museo americano TheScarlett Letter nel Massachu-setts, ho scritto una tesi su “Lastoria degli Imparaticci nelmondo” ovvero i samplers, pic-coli teli di lino o cotone, che lefanciulle ricamavano ad ago efilo con alfabeti, scritte augu-rali e tutto quanto la fantasiasuggeriva loro. Oltre che mar-care la biancheria di casa, im-paravano così anche la nume-razione e l’alfabeto acquisen-do dimestichezza con il leggeree lo scrivere”.

Attraverso internet, Caterinaspera di contribuire a far sì chequesta arte non venga dimenti-cata.“All’inizio scrivevo degli arti-coli su un sito che il mio fidan-zato aveva realizzato per il miocompleanno, ma era lui che sioccupava dell’aspetto tecnico.Un giorno ad un Barcamp (unformat di conferenza auto-or-ganizzata in cui non esiste di-stinzione fra partecipanti e re-latori, ndr) rimasi molto colpi-ta capendo quanto poteva es-sere interessante e divertentemettere online ciò che mi pia-ceva fare”.Così, oltre ai contenuti, ha ini-ziato ad occuparsi lei stessa an-che dell’organizzazione dellepagine web. E’ riuscita così adar vita ad una comunità onli-ne di appassionate e curiose,dimostrando che forse certepassioni sono senza tempo. Eche se non c’è più una trasmis-sione dei saperi da genitore a fi-glio (o figlia), la Rete può esse-re ben più di una risorsa per farsì che certe tradizioni non va-dano perdute.

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ni (le sei di mattina) è proibiti-vo per gli studenti che voglionoarrivare nelle Marche. “Questomezzo serve ai ragazzi dellescuole supe-riori -prose-gue Londei-che vengonoad Urbino af r e q u e n t a r el’istituto tecni-co. Anche qui,se ci chiedonodi rafforzare lalinea, siamopronti”. Inoltrela sola corrieragiornaliera perla Capitale nonsembra suffi-ciente, specieda quando la fermata del trenoa Fossato di Vico, utilizzata daipendolari provenienti da Ro-ma e dal Sud, è stata soppressa. Qui AdriAbus si era già attivata,

chiedendo il permesso al mini-stero dei Trasporti di poter spo-stare la corsa giornaliera del sa-bato alla domenica, giorno uti-

le agli studenti perraggiungere Urbi-no. La firma tra leparti dovrebbe ar-rivare presto. “La nostra aziendatrasporta 30 milapersone al giorno -dice Londei - econta 380 dipen-deti. Possiamo mi-gliorare ed espan-derci nel mercato.Gli studenti, di tut-te le età, sono im-portanti per noi,perchè il 75% dei

nostri utenti sono loro”.Ma il patto siglato tra AdriaBuse Università non prevede solomigliorie alle tratte: ci sarannoagevolazioni ai dipendenti del-

l’ateneo e iniziative da prende-re insieme con gli studenti.La società ha esteso l’abbona-mento di 30 euro al mese per unanno, propostoda fine 2007 agliuniversitari, an-che a tutti i lavo-ratori dell’Uni-versità. L’idea delpresidente Lon-dei è quella infat-ti di “toglierem a c c h i n e d a icentri urbani ed a l l e s t r a d a”,dando un “pienosupporto a stu-denti, docenti edipendenti chevorranno pren-dere i nostri mezzi”. La società pensa anche di par-lare direttamente agli iscrittialle facoltà, con workshop, sta-ge e congressi e attività di pro-

mozione e marketing dell’ate-neo. Ed è sulla promozione cheAdriaBus e Università, lancia-no un progetto innovativo: la

società mande-rà un bus nelleregioni italianestrategiche perUrbino, quellecioè con il piùalto numero dif re q u e n t a n t i ,per promuoverenelle scuole su-periori l’Uni-versità e Adria-Bus. Emilia ePuglia sono leprime. “Noi -commenta Lon-dei - spieghere-

mo quali sono i trasporti ad Ur-bino, l’ateneo inserirà l’inizia-tiva nell’orientamento, par-lando dell’offerta formativa”.

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MICHELE MASTRANGELO

MATTEO FINCO

Caterina Mezzapelle

Da sinistra,studenti chesalgono suun autobuse una folladi ragazzisotto lapensilina diborgoMercatale

Il presidentedell’aziendaconsortile:

“Siamo prontiad ascoltarele proposte concrete”

Estesa ai dipendentidelle Facoltà

la tesseramensile

che costerà30 euro

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il Ducato

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Riapre la Fratelli Cervi, chiusa per un anno per motivi di igiene e amianto

Qualità dell’acqua il fiore all’occhiello della comunale. La Mondolce punta su struttura e rieducazione

Hanno vinto, e bene, quel-li della Ducato UrbinoNuoto all’ultima compe-tizione agonistica, unastaffetta 8x25 dell’Adria-cos, il 29 novembre. Il

premio: un prosciutto cotto. Oltre agliaffettati, non mancano, tuttavia, i moti-vi di soddisfazione per questa associa-zione sportiva dilettantistica nata dapoco, nel 2007: la riapertura e la gestio-ne della piscina Fratelli Cervi, che, dalmaggio scorso, è di nuovo attiva per inuotatori urbinati.“La piscina – ha spiegato Michele Mun-no, presidente dell’associazione e diret-tore generale della struttura – è statachiusa per un anno, dal giugno 2008 amaggio 2009. Le condizioni igienicheerano pessime, ma grazie all’interventodella Urbino Servizi, la società che am-ministra la piscina che il Comune le haaffidato, la situazione è cambiata total-mente”. Le modifiche sono gli occhi ditutti: la palestra è stata rifatta, l’impian-to di depurazione è stato ammodernatoe sono stati messi in sicurezza le paretidella struttura che contengono amian-to, con l’aggiunta di ulteriori pannelli dicartongesso negli spogliatoi per evitarequalsiasi tipo di disavventura.Un responsabile di igiene e sicurezza, lavera particolarità della piscina, si aggira

tutti i giorni per la struttura, controllan-do i valori dell’acqua e lo stato degli im-pianti. “La qualità dell’acqua, l’attivitàagonistica e l’affiatamento del persona-le – ha aggiunto Munno – sono i nostripunti di forza: vogliamo che anche iclienti del nuoto libero chiedano aiutoai nostri bagnini, perché finalizzare l’at-tività sportiva è sempre utile e soddisfa-cente”.Come procedono le iscrizioni? Dopo unperiodo iniziale di magra, dovuto allabrutta nomea che la Fratelli Cervi si por-tava dietro, le cose stanno migliorando.Dai 30 iscritti di maggio si è passati in-fatti ai 300 di adesso. Per accedere allapiscina è necessario iscriversi alla asso-ciazione Ducato Urbino Nuoto al costodi 9 euro e, per godere di forti sconti, bi-sogna registrarsi al Cus, il centro sporti-

vo universitario (10 euro). E’ necessario,infine, presentare un certificato medi-co, che costa 40 euro secondo le indica-zioni del centro di cure primarie dell’o-spedale di Urbino. Tutti i clienti sonoschedati, per evitare che entrino malin-tenzionati, e la piscina è aperta a orariocontinuato.“Io sono psicologo dello sport – ha ag-giunto Munno - lavoro 15 ore al giorno etuttora non mi mantengo. Pago sempregli istruttori (tutti federali, laureati olaureandi in scienze motorie, ndr) per-ché siano motivati a lavorare al meglio.È questo che voglio creare: un autenticospirito di squadra che renda più acco-gliente e un po’ meno spartana la nostrastruttura”.A pochi metri dalla Fratelli Cervi, c’è an-che la piscina Mondolce, che non ha

avuto bisogno di invertire la rotta e con-tinua a essere una struttura virtuosa, neiconti e nei giudizi. La Mondolce ha unamedia mensile di 1800 clienti e di 450studenti della facoltà di scienze moto-rie. La piscina è proprietà dell’universi-tà di Urbino e parte delle sue attività so-no curriculari, in linea con le esigenzedei corsi di scienze motorie. “Oltre aclassi, insegnamenti professionali e ti-rocini formativi – spiega il professorGiovanni Bucci, responsabile della pi-scina – qui si fa ricerca: quest’anno ab-biamo avviato progetti sull’attività mo-toria dei vigili del fuoco e sulla preven-zione del diabete”.Mondolce, oltre ai corsi di nuoto, contasu attività di fitness (una palestra è dis-ponibile anche per chi fa nuoto libero),acqua gym e rieducazione funzionale. Ilcertificato medico è obbligatorio soloper i corsi o per gli abbonamenti, nonper il nuoto libero. “Nonostante – ha aggiunto Bucci - ci siabisogno di più parcheggi e maggior via-bilità nella zona, la nostra piscina puòcontare su una bella struttura, tribuneda cui è possibile anche navigare in in-ternet con il wireless universitario e unaconvenzione con il Cus. Prenotandosiagli uffici di via Pozzo Nuovo, infatti, do-po la registrazione, sette persone algiorno possono accedere alla piscinamartedì, mercoledì e giovedì dalle 14.30alle 21.00 pagando solo due euro”.

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La Fratelli Cervi dopo la ristrutturazione realizzata dalla società Urbino ServiziL’interno della piscina Mondolce, di proprietà dell’università di Urbino

Il confronto tra le strutture

NUOTO LIBERO 6 euro/ingr. 5,5 euro/ingr.

MONDOLCE FRATELLI CERVI

ACQUA GYM 65 euro (10 ingr.) 60 euro (8 ingr.)

CORSIE 4 4

LUCA ROSSI

Piscine, il nuoto raddoppia

10 INGRESSI 55 euro 50 euroCORSO ADULTI 140 euro (20 ingr.) 170 euro (24 ingr.)

RIEDUCAZIONE 20 euro/ingr. 20 euro/ingr.

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SPORT

Robur, l’emozione della A1L’estate scorsa l’ex società di Cesena ha ceduto il titolo allo Chateau d’Ax

Per la prima volta in 105 anni di storia la squadra di volley femminile cittadina partecipa al massimo campionato

La scommessa, perora, è stata vinta. Po-teva sembrare unapazzia affrontare laserie A1, per la primavolta nei suoi 105 an-

ni di storia, con una rosa com-posta da nove giocatrici nuovesu undici e uno staff tecnicoquasi completamente rivolu-zionato. E invece il campo stadando ragione al presidentedella squadra femminile di pal-lavolo di Urbino Giancarlo Sac-chi e ai suoi collaboratori. Nonostante sia la società chespende meno in massima se-rie, la Robur ha conquistatoaritmeticamente la partecipa-zione alle final eight di CoppaItalia alla terz’ultima giornatadel girone d’andata. Ma l’allenatore, Francois Sal-vagni, cerca di non caricaretroppo l’ambiente per evitareun pericoloso eccesso di fidu-cia: «Siamo riusciti a fare i pun-ti che volevamo per stare, aquesto punto dell’anno, in unasituazione di classifica tran-quilla. In più, abbiamo portatoa casa grandissime vittorie chehanno trasformato questa sta-gione in qualcosa di straordi-nario». Le vittorie a cui Salva-gni fa riferimento sono quelleottenute contro Bergamo, «chenon perdeva fra le mura ami-che da diversi anni» raccontasoddisfatto il direttore sportivoGianluca Merendoni, controVilla Cortese, «che quest’annoha speso 10 volte quello che ab-biamo speso noi», spiega anco-ra il diesse, e contro Novara,che l’anno scorso arrivò in fi-nale scudetto. Già, lo scorso anno. Quello incui l’allora Sea Urbino, oggiChateau d’Ax, che giocava inA2, uscì al primo turno dei playoff promozione contro NoceraUmbra che poi mancò la pro-mozione. I problemi fisici checostrinsero la palleggiatriceKatia Luraschi a ritiratasi dal-l’attività agonistica nel dicem-bre scorso e la maternità del li-bero titolare Antonietta Valleseridimensionarono quelle cheerano le aspettative della squa-dra, partita, se non proprio conl’intenzione di vincere il cam-pionato, comunque con l’o-biettivo della partecipazione aiplay off. Ma dopo aver sentito il profu-mo della promozione, a Sacchie Merendoni è venuta una vo-glia matta di partecipare allaA1. E allora si son messi a pen-sare come realizzare quel so-gno coltivato per ben 105 anni.Sogno poi diventato realtàquest’estate, anche se in ma-niera un po’ strana.Dieci giorni prima del termineultimo per la presentazionedelle domande d’iscrizione alcampionato (30 giugno), la di-rigenza della società di Cesena,che l’hanno scorso ha parteci-pato alla serie A1, ha contatta-to Sacchi per proporgli una sor-ta di fusione. Ma guai a nomi-nare questa parola al patron:«C’è stato solo un semplice e

gratuito passaggio di titolosportivo, nessuna acquisizio-ne o fusione». In pratica l’ex so-cietà di Cesena, valutando co-me impossibili da risolvere iproblemi economici che ave-va, ha concesso gratuitamentealla Robur il diritto a partecipa-re alla serie A1 al posto suo. Inquesta operazione, alcuni diri-genti di Cesena sono entrati afar parte dello staff dell’Urbino

Calcio, Pagnoni sogna la C2Dopo aver fondato e gestito con ot-

timi risultati la squadra di calcet-to della città ducale ha deciso di

entrare nel mondo del pallone. Nell’agosto scorso, a soli 30 anni, Gio-vanni Pagnoni, giovane imprenditoreurbinate, è diventato presidente dellasquadra di calcio della sua città. Ma l’Urbino calcio, che milita nel cam-pionato di Eccellenza marchigiana,quest’anno non sta facendo molto be-ne. «Stiamo andando peggio del previsto, iprogrammi non erano questi – affermadeluso Pagnoni - Eravamo partiti conl’obiettivo di una salvezza tranquilla einvece ci ritroviamo invischiati piena-mente nella lotta per non retrocedere». Come mai? Quali problemi avete avu-to? «Siamo partiti in ritardo. Per questioniburocratiche io e la nuova dirigenzanon ci siamo potuti insediare prima diagosto. Troppo tardi per poter imbasti-re una campagna acquisti». Intanto avete cambiato moltissimo ri-spetto all’anno scorso.«Tocca un tasto dolente. Io avrei tenutoalmeno 6-7 giocatori della rosa dellapassata stagione (dove l’Urbino ha sfio-rato i play off promozione, ndr), in pra-tica, i due terzi della squadra. Ma sonoarrivato tardi, ho ereditato molte deci-sioni della vecchia dirigenza e poi alcu-ni giocatori volevano andar via per scel-

te personali».Imprenditore, politico, da qualche an-no anche uomo di sport. Perchè ha de-ciso di entrare in questo mondo?Per passione soprattutto. Ma anche perrendere un servizio alla città.Nel 2001 ha fondato il Futsal, la squa-dra di calcio a 5 di Urbino. Qual è lamaggior differenza fra il mondo delcalcetto e quello del calcio vero e pro-prio?«Il numero dei giocatori in campo e nel-la rosa! Scherzi a parte, il giro d’affariche ruota intorno ai due sport. Spese,introiti, sponsorizzazioni, ingaggi degliatleti, nel calcio siamo su un altro ordi-ne di cifre. Basti pensare che le spese an-nuali di una squadra di calcio a 5 di ver-tice in serie A1 sono quelle di una squa-dra di vertice in Eccellenza (secondogradino del calcio dilettantistico). Finora nel calcetto le cose sono andatebene…«Si, è vero. In otto anni abbiamo scalatoben 3 serie (su un totale di sei, 3 semi-professionistiche – D, C2 e C1 – e 3 pro-fessionistiche – B, A2 e A1 – ndr). Nellastagione d’esordio siamo stati subitopromossi in C2. Poi, tre anni fa, siamostati ripescati in C1. Quest’anno stiamoandando benissimo».Dove vuole arrivare questo Futsal?«Visti gli ottimi risultati ottenuti finoracontiamo di lottare fino alla fine per lapromozione in serie B. Il sogno rimane

la A1, anche se un obiettivo più realisti-co per il futuro potrebbe essere la A2. Maè presto per pensarci. Meglio concen-trarsi sul presente, su questa C1».E l’Urbino calcio invece?«Intanto pensiamo a salvarci. Se ci ri-usciremo, l’anno prossimo contiamo diraggiungere accordi più vantaggiosicon gli sponsor. Solo così potremo dis-porre di un budget superiore con il qua-le puntare alla promozione».Il sogno qual è? In che serie spera di po-ter vedere giocare un giorno l’Urbino?«Penso che la giusta dimensione per lasquadra della città sia la serie C2. È que-sto il sogno ma c’è ancora tantissimastrada da fare». Qual è la strada per arrivarci?«Tenere i conti a posto perché una so-cietà sana è la base per ottenere succes-si sportivi. Come? Investendo sui giova-ni. Abbiamo cominciato a farlo già daquest’anno. Vedere ragazzi delle squa-dre giovanili fra campo e panchina èuna soddisfazione». Insomma, il mondo del calcio è più dif-ficile. «Vede, nel calcio c’è bisogno di un baci-no d’utenza alle spalle per poter ottene-re successi sportivi. Senza tifosi sia perun presidente che per gli sponsor è dif-ficile e rischioso investire perché si par-la di cifre molto alte. Negli altri sport in-vece, i costi sono contenuti».

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Il nuovo presidente dell’Urbino: intanto pensiamo a salvarci

FEDERICO DELL’AQUILA

Giulia Leonardi, libero titolare della Robur Tiboni

tivo rimane la salvezza. Se ver-rà qualcosa in più tanto di gua-dagnato». È questo il ritornelloche si ripete all’infinito in so-cietà. Leggermente fuori dal coro in-vece, l’allenatore Salvagni: «E’vero che l’appetito vien man-giando. Non è vietato sognare.Noi allenatori siamo costretti afarlo».

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re questa storia che sembratanto una favola, ma di favolaha ben poco perché è invecepura realtà. Inutile stropicciarsi gli occhidavanti alla classifica, non è unsogno, è tutto vero.Nonostante gli ottimi risultatiottenuti finora, presidente edirettore sportivo invitano avolare bassi e a mantenere ipiedi per terra: «Il nostro obiet-

così come il libero Giulia Leo-nardi.«Era nostra intenzione parteci-pare alla massima serie - spie-ga il presidente Sacchi - Erava-mo alla ricerca di una soluzio-ne. Avevo parlato con un’altrasocietà ma poi non se ne fecenulla. Fortuna che è arrivataCesena… ». Già, fortuna. Altrimenti la Ro-bur non avrebbe potuto scrive-

La schiacciatrice lituana Petrauskaite

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il Ducato

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MASS MEDIA

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: GIOVANNI BOGLIOLO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo".Vice: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE;per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRI-CO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione TribunaleUrbino n. 154 del 31 gennaio 1991

L’ambiente in prima paginaGrazie alla conferenza di Copenaghen si fa strada l’informazione verde

Due terzi degli italiani non sanno ancora cos’è l’effetto serra. Intanto nasce il primo quotidiano ecologico

ALICE CASON

Centinaia di giorna-listi da tutto ilmondo partecipa-no in questi giorni,dal 7 al 18 dicem-bre, alla conferen-

za sul clima di Copenaghen. Ilvertice, nelle intenzioni degliorganizzatori e nelle speranzedi molti, avrebbe dovuto porta-re ad un accordo definitivo perfermare il riscaldamento glo-bale. “Invece – Marco Zatterin èun inviato della Stampa nellacapitale danese – non sarà fir-mato alcun patto vincolante.L’opinione pubblica però pre-me e gli stati, non possono per-mettersi un totale fallimento.Questa grande aspettativa èstata alimentata anche graziealla pressione mediatica”. Ineffetti, Copenaghen è il verticeambientale più seguito di sem-pre. Anche in Italia, dove il gior-nalismo scientifico di solito ètrascurato. “L’informazioneambientale è cresciuta – rico-nosce Marco Fratoddi, diretto-re della Nuova Ecologia, ilmensile di Legambiente – e inquesti giorni ci sono state dellepubblicazioni importanti sulpiano simbolico”. Domenica 6dicembre la prima pagina dellaStampa era nascosta da una so-vraccoperta interamente dedi-cata a Copenaghen. All’internodel giornale, uno speciale diquindici pagine. Come laStampa, quasi tutti i quotidianihanno preparato con giorni dianticipo l’apertura della con-ferenza sul clima. Hanno pub-blicato nuove rubriche, specia-li di più pagine e approfondi-menti nelle edizioni on-line. Il7 dicembre Repubblica e altri55 giornali nel mondo avevanoin prima pagina un editorialecomune dal titolo “Ci resta po-co tempo”. Il Corriere della seraha venduto in allegato la guida“Impatto zero”. I maggiori quo-tidiani italiani hanno scelto unsimbolo grafico per marcare lepagine dedicate al clima: un al-bero, una manina verde, unafoglia. Copenaghen ha inizial-mente conquistato le primepagine. Poi è stato scalzato daaltre notizie. È tornato alla ri-balta con gli scontri dei blackblock. “I quotidiani italiani – com-menta Fratoddi – riportano ledichiarazioni istituzionali del-le grandi potenze e gli scontriin piazza. Ben pochi però stan-no raccontando il Klimaforum,il vertice parallelo organizzatodalla società civile e sostenutodal governo danese”. Zatterindifende il suo lavoro: “Credoche il mio giornale sia riuscito adare tutte le voci del vertice,dagli antagonisti ai politici, chedel resto nelle democrazie rap-

presentano i cittadini”. Dall’e-lezione del presidente degliStati Uniti Barack Obama, chetanto ha puntato sulla greeneconomy in campagna eletto-rale, le tematiche ambientalihanno conquistato sempre piùspazio nei giornali. Marco Gi-sotti è un esperto di comunica-zione ambientale. “L’ambienteè presente nelle pagine e negliinserti economici molto piùche nelle altre sezioni dei gior-nali. Il protocollo di Kyoto haobbligato le aziende a rivederei modi della produzione, equindi a interessarsi al temadell’efficienza ambientale. Nelresto del giornale però non c’èspazio per l’approfondimento.E si evitano gli argomenti piùscottanti: il fatto che ogni annoin Italia ci siano 18.000 morti acausa dell’inquinamento ur-bano non fa notizia. Il proble-ma è la nostra classe dirigente,poco preparata e disinteressa-ta all’ambiente. I giornali nonne sono che lo specchio. Non èun caso che l’Italia sia statol’ultimo paese dell’Unione eu-ropea a mettersi in linea sullefonti rinnovabili”. Secondo unsondaggio di le Monde dellascorsa settimana, il pubblicoitaliano è il meno preparato suiproblemi di cui si sta discuten-do a Copenaghen: il 67% nonha mai sentito parlare dell’ef-fetto serra. Però c’è una fettadell’opinione pubblica che aquesti temi si interessa: adaprile è nato per loro un nuovogiornale, Terra. Si definisce ilprimo quotidiano ecologistad’Italia. “I grandi quotidianisono schizofrenici – dice Gio-vanni Nani, direttore editorialedi Terra – perché di fianco ad ar-ticoli dai toni catastrofisti ri-portano le tesi non scientifichedei negazionisti”. Terra è af-fiancata da un comitato scien-tifico formato da 21 esperti che“vagliano le informazioni e in-dicano alternative fondate sul-la scientificità dei contenuti.”.Naturalmente l’attenzione cre-scente per le tematiche legate al-l’ambiente è motivata anche dainteressi economici. Gli specialidei quotidiani su Copenaghensono finanziati da pubblicità diautomobili ecologiche, elettro-domestici “ecocompatibili”,pannelli fotovoltaici. “Il nostrolavoro – afferma Zatterin (laStampa appartiene al gruppoFiat) – è assolutamente indipen-dente dagli interessi industriali.Il nostro azionista, come tutte leaziende, ha bisogno di certezzedai governi per programmare gliinvestimenti, ma non ha biso-gno di accelerare o di spingere”.Nello speciale on-line dellaStampa su Copenaghen, la Re-nault pubblicizza le sue nuoveauto “zero emissioni”.

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Il Giornale il 7 dicembre ha pubblicato in prima pagina un articolo di FrancoBattaglia, intitolato “Clima, il summit della malafede”. Alberto Taviani, caporedattore del Giornale on-line, ha dedicato uno speciale al vertice diCopenaghen. Che, rispetto agli articoli sul quotidiano cartaceo, non è ideo-logico e non si discosta molto dagli speciali degli altri giornali. “La redazio-ne on-line – spiega Taviani - è autonoma rispetto a quella centrale e haun’impostazione più laica dal punto di vista politico. Anche perché abbiamoun pubblico potenzialmente più ampio: tanti non acquistano il Giornale inedicola, ma leggono le nostre notizie on-line”.

’’Il risparmio energetico consente

processi produttivi più economici.E’ naturale allora che le aziende

si interessino al tema ambientale

’’LA DOPPIA SCELTA DE “IL GIORNALE”