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.................. ....................................................... Avventure nel mondo 1| 2014 - 111 . a TACCUINO DI VIAGGIO | Australia noi maschietti, trovandoci spiazzati, abbiamo tentato di convincere le ragazze di essere dotati anche noi di addominali a tartaruga, sebbene alle volte rigirata dalla parte del dorso, ma senza successo. Altro posto fantastico da segnalare è Darling Harbour, una baia colma di negozi, ristoranti e bar con fontane e giochi d’acqua vari. Nelle vicinanze c’è il mercato del pesce, un area con enormi casermoni pieni di diversi stand che vendono il pesce appena pescato cucinato in tutti i modi possibili ed immaginabili. Credo che ognuno di noi abbia mangiato per tre, provando ad assaggiare di tutto, dai classici calamari e gamberi fritti al granchio, da code di aragoste ed astici a tranci di pesce alla griglia. I tavoli fuori danno direttamente sul porto ed è stato molto piacevole mangiarci malgrado il forte vento e la moltitudine di uccelli di ogni tipo alla ricerca di cibo. In acqua i pellicani la facevano da padrone riuscendo ad ingurgitare con il loro lungo becco le code di gambero avanzate. Sul molo invece sono stati i gabbiani a spadroneggiare arrivando prima di tutti sugli avanzi di pesce, lasciando così ai più lenti e timorosi Ibis gli scarti, patatine fritte comprese. Atteggiamento questo, per un animale sacro, di certo poco snob. Altre visite interessanti sono state Shelly beach, il Sidney Harbour National Park e la camminata sull’Harbour Bridge con scalata, per i più audaci, del pilone centrale. Meta da non sottovalutare è stata il Wild life alla periferia di Sidney, una sorta di zoo/fattoria che annovera tra i suoi recinti tutte le specie di animali australiani. Visto che nel corso della vacanza animali come il wombat ed i casuario sono stati avvistati solo sui cartelli stradali che ne preannunciavano la possibilità di attraversamento strada (mai avvenuta), alcuni di noi hanno scelto di visitare il parco. Scelta ripagata dalla possibilità di posare per una foto ricordo con un Koala, dar da mangiare direttamente con le proprie mani a canguri grigi e wallabies ed apprezzare specie rare quali il famigerato diavolo della Tasmania (di fatto instancabile camminatore grande poco più di un carlino), i kookaburra, le volpi volanti ed i ghost bat, nonché insetti e rettili vari. Menzione speciale merita l’incontro di una ragazza del gruppo con il casuario. Ad una distanza di circa 20 cm e separati da una gabbia, i due si sono fissati e studiati per qualche secondo con lo sguardo particolarmente sveglio che contraddistingue entrambi. Dopo un po’, forse pensando di avere di fronte una sorta di gallina cresciuta ad anabolizzanti, lei ha iniziato a giocare con l’animale provando ad accarezzargli il muso con la preziosissima mappa del parco che, vista l’accuratezza dell’editing, da sola sarebbe bastata a ricordare la visita. A quel punto il casuario non ci penda due volte e gliela strappa di mano provando ad ingurgitarla senza successo, risultando troppo piatta e lunga per il suo becco. Per recuperarla ci sono voluti ben due rangers muniti di scopa e bastone al fine di evitare i pericolosissimi calci del volatile noto a tutti per il suo carattere belligerante. A tutti tranne che, evidentemente, alla nostra amica. Alle 18 del 23, dopo gli ultimi acquisti, ci siamo ritrovati tutti in ostello dove, recuperati i bagagli, ci siamo diretti verso l’aeroporto per il ritorno a casa. I voli Sidney- Dubai e Dubai-Malpensa, sono stati piacevoli ed arriviamo a Milano in orario. Pare che, coloro che hanno dovuto aspettare il successivo volo per Fiumicino, in crisi di astinenza, si sono concessi subito un piatto di ravioli di vera pasta italiana. Non prima però di aver salutato e ringraziato tutti per la bellissima avventura con la certezza di rivedersi presto per un raduno di cui è stata già prescelta la location: Genova. Ma questa, è un’altra storia. 01 Gruppo a Fraser Island G razie Antonio. Il compagno di viaggio che vi auguro di incontrare. “Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti”. Italo Calvino Il mio viaggio in Marocco inizia tempo fa, prima di partire, forse ancor prima di conoscere la meta… la voglia di andare è imperante e necessaria… E’ il mio primo viaggio da coordinatrice, voglio sia perfetto (per quanto la perfezione possa esistere…), vorrei dare il meglio di me, prima di ogni cosa nell’organizzazione. E’ un viaggio semplice, direi comodo, facile da realizzare, ma è pur sempre la mia prima volta. Marocco. Africa. Terra di colori, suoni, odori di forte impatto. Marocco. Sguardi scuri, battiti di djembè, litanie di muezzin. Tutto questo e molto altro rapisce le emozioni, le scrolla, le frulla e te le restituisce… può anche capitare che tu, guardandole, quelle emozioni, non le riconosca più. Orio al Serio, (BG), Sabato 13 giugno Il viaggio comincia a casa. Nessuna citazione è più indovinata nel nostro caso... Il volo è un quadro in movimento. Intorno a noi, i soli europei, decine di bambini in partenza per le vacanze. Insieme alle loro mamme, celate nei loro lunghi abiti, nei loro veli e TACCUINO DI VIAGGIO | Marocco Il mio Marocco. Tra colori, suoni e odori un’esperienza di emozioni da un MARRAKECH EXPRESS gruppo Ginevra Colli Testo e foto della coordinatrice .....................................................................................................

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......................................................................... Avventure nel mondo 1| 2014 - 111.........................................................................

Australia

TACCUINO DI VIAGGIO | Australia

noi maschietti, trovandoci spiazzati, abbiamo tentato di convincere le ragazze di essere dotati anche noi di addominali a tartaruga, sebbene alle volte rigirata dalla parte del dorso, ma senza successo. Altro posto fantastico da segnalare è Darling Harbour, una baia colma di negozi, ristoranti e bar con fontane e giochi d’acqua vari. Nelle vicinanze c’è il mercato del pesce, un area con enormi casermoni pieni di diversi stand che vendono il pesce appena pescato cucinato in tutti i modi possibili ed immaginabili. Credo che ognuno di noi abbia mangiato per tre, provando ad assaggiare di tutto, dai classici calamari e gamberi fritti al granchio, da code di aragoste ed astici a tranci di pesce alla griglia. I tavoli fuori danno direttamente sul porto ed è stato molto piacevole mangiarci malgrado il forte vento e la moltitudine di uccelli di ogni tipo alla ricerca di cibo. In acqua i pellicani la facevano da padrone riuscendo ad ingurgitare con il loro lungo becco le code di gambero avanzate. Sul molo invece sono stati i gabbiani a spadroneggiare arrivando prima di tutti sugli avanzi

di pesce, lasciando così ai più lenti e timorosi Ibis gli scarti, patatine fritte comprese. Atteggiamento questo, per un animale sacro, di certo poco snob.Altre visite interessanti sono state Shelly beach, il Sidney Harbour National Park e la camminata sull’Harbour Bridge con scalata, per i più audaci, del pilone centrale.Meta da non sottovalutare è stata il Wild life alla periferia di Sidney, una sorta di zoo/fattoria che annovera tra i suoi recinti tutte le specie di animali australiani. Visto che nel corso della vacanza animali come il wombat ed i casuario sono stati avvistati solo sui cartelli stradali che ne preannunciavano la possibilità di attraversamento strada (mai avvenuta), alcuni di noi hanno scelto di visitare il parco. Scelta ripagata dalla possibilità di posare per una foto ricordo con un Koala, dar da mangiare direttamente con le proprie mani a canguri grigi e wallabies ed apprezzare specie rare quali il famigerato diavolo della Tasmania (di fatto instancabile camminatore grande poco più di un carlino), i kookaburra, le volpi

volanti ed i ghost bat, nonché insetti e rettili vari. Menzione speciale merita l’incontro di una ragazza del gruppo con il casuario. Ad una distanza di circa 20 cm e separati da una gabbia, i due si sono fissati e studiati per qualche secondo con lo sguardo particolarmente sveglio che contraddistingue entrambi. Dopo un po’, forse pensando di avere di fronte una sorta di gallina cresciuta ad anabolizzanti, lei ha iniziato a giocare con l’animale provando ad accarezzargli il muso con la preziosissima mappa del parco che, vista l’accuratezza dell’editing, da sola sarebbe bastata a ricordare la visita. A quel punto il casuario non ci penda due volte e gliela strappa di mano provando ad ingurgitarla senza successo, risultando troppo piatta e lunga per il suo becco. Per recuperarla ci sono voluti ben due rangers muniti di scopa e bastone al fine di evitare i pericolosissimi calci del volatile noto a tutti per il suo carattere belligerante. A tutti tranne che, evidentemente, alla nostra amica.Alle 18 del 23, dopo gli ultimi acquisti, ci siamo ritrovati tutti in

ostello dove, recuperati i bagagli, ci siamo diretti verso l’aeroporto per il ritorno a casa. I voli Sidney-Dubai e Dubai-Malpensa, sono stati piacevoli ed arriviamo a Milano in orario. Pare che, coloro che hanno dovuto aspettare il successivo volo per Fiumicino, in crisi di astinenza, si sono concessi subito un piatto di ravioli di vera pasta italiana. Non prima però di aver salutato e ringraziato tutti per la bellissima avventura con la certezza di rivedersi presto per un raduno di cui è stata già prescelta la location: Genova. Ma questa, è un’altra storia.

01 Gruppo a Fraser Island

Grazie Antonio. Il compagno di viaggio che vi

auguro di incontrare. “Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere: l’estraneità di ciò che non sei più o non possiedi più t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti”. Italo Calvino

Il mio viaggio in Marocco inizia tempo fa, prima di partire, forse ancor prima di conoscere la meta… la voglia di andare è imperante e necessaria…

E’ il mio primo viaggio da coordinatrice, voglio sia perfetto (per quanto la perfezione possa esistere…), vorrei dare il meglio di me, prima di ogni cosa nell’organizzazione. E’ un viaggio semplice, direi comodo, facile da realizzare, ma è pur sempre la mia prima volta.Marocco. Africa. Terra di colori, suoni, odori di forte impatto. Marocco. Sguardi scuri, battiti di djembè, litanie di muezzin. Tutto questo e molto altro rapisce le emozioni, le scrolla, le frulla e te le restituisce… può anche capitare che tu, guardandole, quelle emozioni, non le riconosca più.

Orio al Serio, (BG), Sabato 13 giugnoIl viaggio comincia a casa. Nessuna citazione è più indovinata nel nostro caso...

Il volo è un quadro in movimento. Intorno a noi, i soli europei, decine di bambini in partenza per le vacanze. Insieme alle loro mamme, celate nei loro lunghi abiti, nei loro veli e

TACCUINO DI VIAGGIO | Marocco

Il mio Marocco.Tra colori, suoni e odori un’esperienza di emozionida un MARRAKECH EXPRESS gruppo Ginevra Colli

Testo e foto della coordinatrice

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Marocco

foulard. Sono tanti, tutti sorridenti e con la voglia di parlare con noi, soprattutto con Francesca, che con i bambini, (e con gli animali... ma lo scoprirò più tardi) ci sa davvero fare!Una foto non scattata: in attesa della chiamata del volo, sulle poltrone di plastica nera, una mamma nascosta nel suo abito verde allatta una bimba, circondata e protetta dagli altri bambini.... tutti suoi? Mi chiedo io...La prima cena la consumiamo in un angolo invisibile di Casablanca, il cui cielo è sorretto da un surreale albero del pepe.

Domenica 14 giugno - Casablanca, il viaggio continua.La grandiosità della Moschea di Hassan II è sconvolgente. Il senso di potere e di potenza che trasmette lascia in sospeso molte domande...e molti timori.La piazza è una spianata infinita, lo sguardo si perde e non sa dove poggiarsi. Il contrasto è tanto più forte e immediato se si pensa alla Medina, ai suoi vicoli senza aria e senza luce, alla frenesia dei piccoli spazi di una qualsiasi città marocchina.. La moschea e il suo minareto svettano imponenti unendo cielo e terra, Corpo e anima, secondo le tradizioni. Pochissimi anni per la realizzazione di questo progetto all’avanguardia. Che lega il futuro al passato. Materiali naturali, legno, tinte vegetali, marmo... si sposano con la tecnologia più avanzata di un soffitto che si apre per ossigenare i fedeli in caso di sovraffollamento, pavimenti che si scaldano, porte rivestite in titanio...e chissà cos’altro di mai scritto e descritto.Colonne, luci soffuse, decorazioni policrome, marmi e tappeti... Nel piano interrato fontane come funghi, in un’ atmosfera surreale di archi e colonne, aspettano i fedeli per le abluzioni. La purificazione è rito d’obbligo prima di ogni preghiera, cinque volte al dì. Piedi, mani, viso e bocca... Ogni giorno la costanza, la fede, l’acriticità negli stessi movimenti. Piedi, mani, viso, bocca...

RabatLa Medina. Un intrecciarsi di vicoli, di gente, di richiami. Frutta, carretti, magliette, giocattoli, televisioni, olive.Il nostro impatto con Rabat e la

vita della strada ci trova entusiasti, curiosi e per niente intimiditi...nemmeno seduti al tavolo di un “ristorante” locale dalla molto dubbia igiene e pulizia...nessuno rinuncia al pranzo...ed è solo l’inizio! E’ incredibile come, entrando della Kasbah di Rabat, bianca e azzurra, sul mare, ci si senta proiettati in un altro tempo, fatto di ordine, pulizia e silenzio. I muri bianchi ed accecanti decorati e in parte tinti di azzurro, le porte di legno lavorate e incorniciate da mosaici policromi, sembrano sbucati da un quadro.E’ all’improvviso che veniamo travolti da un fiume di uomini, ragazzi e bambini, che si dirige al mare... La via principale mi conduce alla realtà. Un mondo al maschile. Uomini. Ragazzi. Bambini. Nessuna donna metterà il costume. Nessuna ragazza farà il bagno tra le onde.

Necropoli di ChellahPasseggiamo vaghi in questo luogo che sa di mistero e incuria, invaso da piante e fiori, abitato unicamente da gatti e cicogne. Grossi nidi vigilano sui resti del minareto e delle poche mura rimaste in piedi.

Verso MeknesAttraversiamo un territorio che ad ogni istante cambia inaridendosi, perdendo il verde brillante della costa si trasforma in quello cangiante degli ulivi per poi scaldarsi bruciando fino alla periferia di Meknes.

MeknesLa piazza palpita di vita. Questa è la grande differenza che percepisco. La gente vive, non corre, non scappa non transita... vive. Nella piazza, nelle strade. Lavora nelle strade. Parla, vende, compra, suona... Sono rapita. Vorrei lasciare i bagagli e inseguire i volti, le mani di hennè, i flauti magici...Un carretto a mano ci viene a prendere, carichiamo i bagagli per raggiungere il Riad che ci ospiterà. Il Riad Bahia.La magia continua e ci sta aspettando dietro la massiccia porta di una casa uguale alle altre, anonima in un vicolo stretto della medina... E’ la casa letta tempo fa nelle Mille e una notte... quella dove viveva la figlia del ricco mercante che ha fatto innamorare di se il bellissimo figlio del re...

Il Riad è un mondo a parte...è un cortile interno sul quale si affacciano i balconi e le stanze della casa. E’ una fontana e tanti tappeti. E’ un pezzo di cielo in una casa. E’ la luce calda di lampade e arazzi, piante e buon gusto. Nessuno è immune dall’incantesimo della magia di questo angolo...e nessuno resiste alle tentazioni della tavola imbandita per noi dai padroni di casa. Il gruppo è eterogeneo, per età, esperienze e cultura... ma il minimo comune denominatore esiste: ... l’appetito non manca mai!Vaghiamo ipnotizzati nella piazza, tra le bancarelle cariche di frutta profumata, il fumo della carne che cuoce, in mezzo a questa gente vera, che ti guarda e continua nei suoi gesti, gira lo spiedino speziato, pesa le pesche su una bilancia da antiquario, si carica un sacco in spalla e prosegue per la sua strada. Sono gli odori a coinvolgere di più, gli odori e i movimenti della gente, che non possono essere descritti, ma quando sei li, in mezzo, te li senti addosso, e allora sei tu diverso. Sei tu che non capisci, che non parli la lingua di quelle mani e di quegli sguardi, tanto caldi da sembrare carboni.

Lunedì 15 giugnoCi accompagna, attraverso la medina e i suoi segreti, il marito di Bouchra, la proprietaria del Riad. Normalmente è lei ad guidare gli ospiti per la città, ma è visibilmente in attesa di un bambino...il compito quindi è affidato a lui.Una persona dal viso aperto, la testa e i modi di chi ha viaggiato molto. Ci scorta nelle strade del suk, tra i laboratori dei fabbri e dei falegnami. Una Madrasa (suola coranica) che sembra un gioiello. Intarsi di legno

e gesso che farebbero arrossire di invidia i nostri cesellatori fiorentini!Mosaici policromi rivestono il pavimento (in fase di restauro) e parte delle pareti. Sul cortile interno si affacciano le finestrelle delle celle dove venivano alloggiati gli studenti.Nelle vie della medina si svolge tutta la vita della città. Ed è una vita tanto diversa dalla nostra che nemmeno riesco a rendermi conto di quando lo sia, diversa. Passa un carretto trainato da un mulo, carico d’acqua e galline vive. Il conducente parla al cellulare. Il forno non cuoce solo il pane che viene venduto, ma cuoce quello impastato a casa... Ogni quartiere ha il suo... di forno e anche di hammam. Prima di ogni preghiera il muezzin chiama i fedeli, che si lavano e poi si recano alla moschea, ogni moschea ha il suo hammam. Ogni hammam ha l’uomo che si occupa di mantenere acceso il fuoco della caldaia. Un inferno nero e caldo. Mi chiedo cosa possa avere fatto quel poveretto nelle vite precedenti, per trovarsi in quel buco nero, ora. Cerco di rubare qualche foto ai visi di donne, uomini senza tempo. Dopo la medina siamo stati alla kasbah, con le sue mura ocra e un campo da golf proprio dietro l’angolo.E’ folle, solo il pensiero.Moullay Idriss, la città santa.Ogni buon Musulmano, almeno una volta nella vita, deve recarsi alla Mecca...se proprio non ci riesce...allora può accontentarsi di Moullay Idriss.Bianca e abbarbicata sulla montagna è una città assolutamente non turistica. Aleggia qui un’atmosfera particolare, quasi sospesa nel tempo... e il contrasto lo sento ancor più forte passando dalla parte bassa, dove c’è il mercato, alle stradine

TACCUINO DI VIAGGIO | Marocco

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Maroccoche si arrampicano in mezzo alle case, salendo fino ad una terrazza panoramica... Ho l’impressione che si passi da qualcosa di molto concreto e carnale, come il mercato con i forti odori di cibo che cuoce, di polli e chissachè al silenzio bianco racchiuso tra i muri storti e screpolati delle case.

VolubilisMolto più vasta di quel che mi aspettassi è Volubilis, un’antica città romana, ricca di incredibili mosaici, rimasti chissà come nonostante il sole, il vento e il tempo, in buone condizioni, soprattutto in alcuni casi.Peccato non sia per nulla valorizzata, per nulla curata.Sembra un miraggio...dietro quelle colonne, dietro quell’arco...un panorama inaspettato. I colori della nostra Toscana estiva...ma di molto più vasto, a perdita d’occhio.

FezPiove. Tutto mi sarei aspettata, ma non la pioggia.Martedì 16 giugnoFez. Per ora la più bella. La medina

viva e pulsante. Come un cuore che batte.Said, la guida che ho contattato dall’Italia, ci viene a prendere all’albergo. Dopo un giro panoramico ci porta a visitare una scuola per ceramisti.Mi sento appiccicata addosso una sensazione poco piacevole... Il lavoro viene svolto tutto manualmente, anche quello più duro, l’impasto dell’argilla. In grosse quantità. Sotto il sole o in una stanza buia. Mani e braccia di uomini dagli occhi bassi, dai volti spenti. Mani che battono, si immergono, alzano, spostano. Mani.Uomini, ragazzi e ragazze...sono qui per apprendere, per imparare un mestiere. Questo ci hanno spiegato. Ma l’idea che ognuno di noi si è fatto è davvero molto diversa. Uno sfruttamento che qui passa inosservato (forse), noi abbiamo altri parametri di misura.Fez è composta da tre città ben distinte. L’Antica Medina, la Nuova Medina (ha solo 700 anni!) e la Ville Nouvelle.Un tuffo nell’Antica Medina...la senti respirare. Ne senti l’alito. La voce. Lavora, fa la sarta, il falegname, il commerciante, il cuoco e il fabbro.Cuoce il pane e impasta dolci. Vende olive, profumi e olii. Affascina, rapisce i sensi.Botteghe di abiti improbabili, luccicanti e appariscenti, occhiali, scarpe, saponi, lampade e pentole.... uomini, uomini e qua e là qualche donna.

Siamo forse dei perbenisti, è vero...

poiché tutti noi eravamo su quella terrazza a fermare con l’obbiettivo i colori delle vasche...quelle dei tintori...ma è stato come svegliarsi in un incubo. L’odore non era di zolfo, ma le immagini erano infernali. Uomini piegati in vasche colorate a rimestare pelli sotto un sole annichilente. Un lavoro che ai nostri occhi è sembrato assurdo e inutile. Una catena senza fine che prosegue da centinaia di anni. Sempre uguale a se stessa. Da lavoratore (schiavo?) a padrone... che era lavoratore...

Abbiamo provato a parlare con Said, la guida... tutto normale, tutto nelle regole...nessun sindacato, nessuna consapevolezza di classe. Si insegue uno stipendio, un lavoro, il sogno di diventare padrone di una o più vasche...

Mercoledì 17 giugnoLasciamo Fez. Oggi il percorso è lungo. La prima tappa è Ifrane, un fazzoletto di Svizzera teletrasportata in Nord Africa. Prati verdi, tetti spioventi, ordine e pulizia, ma....le donne sono e rimangono velate!La strada è un nastro che si srotola in paesaggio infinito e quasi desertico. Raggiungiamo i 2178 metri sul livello del mare, in realtà siamo su di un altopiano (Col du Zad) e lo sguardo si perde in uno spazio interrotto solo da sporgenze di roccia, alberi sempre più radi e qualche nera tenda berbera...Mi sento viva, sto bene e so che mai potrò rinunciare a queste sensazioni.

Mai potrò rinunciare a mangiare un pomodoro spolverato seduta su un marciapiede in una strada in giro per il mondo. A condividere l’acqua di una bottiglia con altri che guardano con occhi simili ai miei.Il paesaggio si scalda e si tinge di rosso. Le montagne intorno a noi si stringono e ora ci sovrastano... siamo nella Valle dello Ziz, la nostra meta di oggi.L’albergo che ci ospita è una fortezza tra il fiume e la montagna. Le stanze si aprono su cortili interni o corridoi ricoperti di tappeti... Il pavimento è terra...Usciamo per una passeggiata lungo il fiume, tra qualche casa rossa, una moschea che sembra una scatola di cartone , qualche palma e grandi occhi di bambini che ci seguono silenziosi.Conosciamo Ben. La guida nei prossimi due giorni.Note. Racconti di Ben davanti ad un the alla menta.Sesso. Argomento tabù. Il figlio non parlerà mai ai genitori...ma quando sarà pronto a prender moglie...si farà crescere la barba. La mamma capirà e inizierà le ricerche di mercato.La mamma valuta e sceglie. Secondo i propri criteri. La famiglia, il portamento, il modo di parlare, di servire il the, e soprattutto “...quel che dice la gente...” sembra avere molta importanza.I figli dovranno occuparsi dei genitori fino alla loro morte, devono sempre rispettarli. Se ti metti contro di loro l Corano recita che ti aspetterà

TACCUINO DI VIAGGIO | Marocco

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Marocco

l’inferno eterno. I genitori hanno quindi in mano un’arma potente di ricatto. Si impadroniscono della vita dei figli fino alla loro morte...ma poi... non sarà troppo tardi ormai?Avere una figlia femmina è come accendere un mutuo a vita... al momento del suo matrimonio la dote deve includere tutto il necessario all’arredo e alla vita di una casa... Nascere donne è invece nascere schiave senza saperlo, dipendi sempre, prima dal padre poi dal marito.Carcere per il tradimento. Carcere per i rapporti al di fuori del matrimonio. Bruttissima fine per il bambino e la sua mamma non sposata (chissà a me cosa avrebbero fatto!!!)...

Le domande e le risposte si spostano su argomenti politici e sociali... siamo tutti molto interessati, anche se in realtà le cose che Ben dice e non dice sono quelle che sappiamo, perchè la fame di potere è uguale in Marocco, in Birmania, in Colombia e a casa nostra. I mezzi che vengono usati a volte cambiano, ma lo scopo è uno.

Ben ci spiega che la società marocchina ha due leggi, quella della tradizione (che vince su tutto, che ancora e radica nel passato le idee, la testa della gente, che nutre la paura) e quella del Corano che, a detta sua è più innovatrice (caspita!!!!!)...

Penso però che ogni cosa abbia il suo tempo e debba maturare dall’interno... dopo la Moschea di Hassan II, spero non sarà troppo tardi!

Giovedì 18 giugnoCosteggiamo con il pulmino un’oasi che sembra non finire mai, d’impatto il contrasto del rosso della terra rocciosa e il verde delle palme.La temperatura è alta e le soste nei suk (ombrosi) e sotto le palme dell’oasi della Fonte di Blu di Meski sono davvero indispensabili.La kasbah di Eirfud. Bellissima non turistica, nonostante ci abbiano girato “nonricornoqualefilm” sembra deserta, inanimata... ma non è così. Dietro alle porte socchiuse, dentro ad un cortile interno, dietro quella grata si nasconde la vita, al riparo dal sole e dagli occhi degli stranieri.Veniamo accolti però da alcuni conoscenti di Ben... La loro casa è davvero diversa dal nostro immaginario di casa, mi sento in imbarazzo poiché siamo fuori posto. In piedi in mezzo alla stanza, con i nostri zainetti e le nostre macchine fotografiche. Una moglie giovane, cinque figli in scala e un marito vecchio...molto vecchio... Mi chiedo...che vita è? Dove sono le domande? Le risposte?...Sono in quella figlia grande, lo scopro dopo, che Ben qualche tempo fa ha riportato a casa dopo una fuga, poiché volevano ritirarla dalla scuola.... ecco la risposta.

Merzouga.Siamo ai piedi del deserto di dune. I nostri dromedari sono “parcheggiati” nel cortile dell’albergo.La passeggiata inizia e io ho voglia di silenzio, da far sposare allo spazio vuoto di fronte a me.Utopia. Marina è tesa e continua a parlare senza dire nulla. Qualcuno lamenta più o meno dichiaratamente dolori inguinali o giù di lì... Il tramonto sulle dune è faticoso, ma tutto sommato ne vale la pena. Riesco a trovare un po’ di tranquillità.Dormo fuori, voglio guardare le stelle...vicine, ma mai come in altra notte nel deserto giordano...

Venerdì 19 giugnoMi sveglio di soprassalto convinta di aver perso l’alba. Siamo ancora in tempo... I colori questa mattina sono più intensi e limpidi. Rientriamo tutti doloranti in albergo per ripartire poco dopo, nutriti e lavati...La prima sosta di oggi, sempre insieme a Ben (che non ci ha seguiti però nel deserto e se inizialmente potevamo non capirne il motivo ora ne siamo certissimi....) è un villaggio abitato dalla popolazione Gnawa. Sono africani, neri...un po’ sciamani, ma soprattutto musicisti. Non so cosa mi sia capitato, ma quella musica che avrebbe potuto passare per qualcosa di costruito appositamente per noi turisti, uno spettacolino con tanto di abiti e balletti, ha mosso qualcosa nella mia pancia, nelle mie emozioni. Qualcosa senza nome, ma che ha scatenato in me pianto e lacrime..solo lacrime...Gole del TodraQui ci sono stata anni fa e il ricordo è molto chiaro. Poco è cambiato ad esclusione della strada asfaltata. L’hotel è in una posizione fantastica, incastonato nella roccia con i piedi nel fiume che attraversa questa valle stretta e rossa.

Sabato 20 giugno 2009 - Valle del DadesE’ la valle più bella, pulsante di vita. Senza la folla delle città, vestita di colori armoniosi e tersi. Il rosso della terra, il rosa delle case e il giallo delle spighe lasciate ad asciugare fuori, lungo le strade. Le donne qui indossano un velo di pizzo bianco...quasi che il nero sia fuori luogo.

Qualche scatto dal finestrino del pulmino. Uomini al lavoro. Muli carichi di pesi. Donne che portano ceste e bambini sulla schiena. Tutto è movimento.La strada procede, le gole si stringono in un coro di rocce infuocate.Verso Ouarzazate sotto la pioggia.

Domenica 21 giugnoFa davvero molto caldo. Sembra che il sole che ieri sera è stato sostituito da un cielo nuvoloso oggi si sia dato appuntamento per accompagnarci fino ai limiti del deserto.In pullman l’aria condizionata è spenta poiché la strada in salita richiede tutta la forza motore possibile, iniziano i lamenti come giaculatorie.Stiamo percorrendo la strada che da Ouarzazate porta a Zagora, verso sud. Questa è una piccola modifica che ho proposto prima di partire, rinunciando ad una notte in più al mare, ad Essaouira.Incontriamo periodicamente un fiume, qualche piccola oasi, un po’ di verde. Il resto del panorama è la montagna, rocciosa, dura, desolata.Ci fermiamo per una sosta ad Agdz, qualche contrattazione per l’acquisto di gioielli in argento... io dimentico la macchina fotografica in una delle botteghe, ma... l’onestà della gente, a grande sorpresa di tutti noi, non ha confini. Il commerciante baffuto che pochi minuti prima ci ha offerto un bicchiere di the alla menta ci segue gridando con in mano la borsa marrone della mia Nikon.

TACCUINO DI VIAGGIO | Marocco

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Marocco La strada prosegue infuocata, per noi, fino al villaggio di Tamnougalt.Camminiamo nell’oasi insieme alla guida. Mi pervade un senso di pace e sospensione temporale. Qualcun altro invece soffre e pensa che sia un posto assurdo, abbandonato e angosciante. Io lo trovo magico. In una valle ampia, luce pura. Le palme, l’erba medica, i bambini e un mulo. Anche la kasbah è bellissima, una delle più belle viste fino ad ora, dal mio punto di vista. Come le altre è assolata, cotta e rossa...ma siamo a poche decine di chilometri dal confine algerino....Sono felice perchè Francesca baciandomi sulla guancia mi ringrazia della deviazione...c’è qualcuno che come me apprezza e sa passare attraverso le cose vere...Ouarzazate ci aspetta con un premio... il temporale ci sorprende in piazza!

Lunedì 22 giugnoPartenza per Marrakech. La prima sosta è Ait Benhaddou. La kasbah dove è stato girato “Il gladiatore”, protetta dall’UNESCO... in realtà non ha entusiasmato nessuno, troppo artefatta ormai, soprattutto dopo averi visitato quella

di ieri. Proseguiamo verso la catena montuosa dell’Atlante. Il panorama diventa sempre più grandioso. Montagne e fiori rosa. Siamo tutti, senza eccezione alcuna, affascinati.…Ma chi dice che in Marocco non piove mai?... Il cielo si incupisce e in lontananza si vedono gli scrosci grigi di pioggia... presto ne siamo travolti.Non piove solo acqua dal cielo. Le pareti della montagna si sciolgono e si sgretolano invadendo la strada. Io sono seduta davanti, non ho paura poichè di natura non sono timorosa, ma sento la tensione di Jawad alla guida. Concentratissimo si incolla alla macchina che ci precede senza perdere un metro di strada. La visibilità è ridottissima e l’asfalto è un fiume di fango... Se frenasse, penso, ci ritrovano a valle....

MarrakechArriviamo al Riad che personalmente trovo davvero affascinante.La piazza Djmnaa-al ci aspetta, al nostro arrivo è semideserta. Una spremuta d’arancia, due passi, un hennè sulla mano e tutto cambia, aspetto, suoni, odori... E’ una vera metamorfosi. La piazza ora è un ristorante, un teatro, un concerto. La luce si abbassa e il suo cuore pulsa.Suonatori di flauto, ballerini del ventre, venditori di denti e dentiere.... intingoli magici...

Martedì 23 giugnoLa giornata di oggi è dedicata alla città... Palazzo Bahia, la Madrasa, e le Tombe dei Sahaditi. Sono dei gioielli. Intarsi, marmi, legni pregiati, mosaici e riflessi d’acqua.Quello che invece non cancellerò più è la passeggiata nella zona ebraica di Marrakech... Nessun turista. Niente da vedere, tutto da respirare. Iniziata un po’ per caso seguendo un uomo a cui avevo chiesto delle indicazioni, ci siamo trovati nelle vie strette e popolose di questa zona abitata attualmente sia da ebrei che da mussulmani. Nessuno a rincorrerci per proporci nulla... solo sguardi un po’ sospettosi alle nostre macchine fotografiche che dolorosamente sono rimaste al loro posto. Piccole botteghe e moltissimi bambini per i vicoli. Gatti sotto il banco del macellaio ad aspettare golosi gli scarti, donne e anziani fuori

dalle porte, impegnati nelle proprie quotidiane attività.

Mercoledì 24 giugnoPartenza per Essaouria di buon’ora. Ci fermiamo a visitare una cooperativa dove si produce l’olio di Argan... che ha una storia piuttosto... pittoresca! E’ solo grazie alle capre arrampicatrici e ai loro... escrementi che si riesce ad estrarre l’olio dai semi... insomma, le capre si arrampicano sugli alberi, mangiano i frutti e li digeriscono... i semi vengono espulsi nelle feci, l’uomo raccoglie... Tutto il resto del lavoro viene svolto manualmente: i semi vengono spaccati dalle donne, estratti e spremuti con una macina di pietra dal diametro di circa 40 cm. Tutto a mano...

Essaouria Non sembra nord Africa. Case bianche screpolate a picco sull’oceano, barche blu nel porto di pescatori... Un vento forte e freddo ci fa rabbrividire. Copriamoci bene....Siamo fortunati! Domani inizia il Festival della musica Gnawa... musica Afro... arriveranno musicisti dal Mali, dal Senegal, dalla Mauritania e da moltissimi altri paesi africani.Percussioni. Di ogni tipo. Tamburi. Di ogni forma e sonorità. Gente. Tanta e diversa. Rasta con i dread al ginocchio, orecchini e abiti coloratissimi. Francesi biondini seduti un po’ chic ai tavolini delle piazze. Ragazze coperte e dal viso celato... Turisti armati di macchine fotografiche come cecchini... (io e Roberta incluse). E’ vero, forse sono parole e basta, ma la musica unisce,

parla una sola lingua.Fantastici i ristorantini nelle bancarelle sul mare, scegli il pesce, te lo pesano, lo discuti e ti fanno il prezzo. Lo cuociono alla griglia e buon appetito!Imperdibili.

Giovedì 25 giugnoOggi sono sola per questo paese che, pur essendo tanto diverso da tutto il resto, mi attira per l’atmosfera di festa e leggerezza che vi aleggia. Non ho paura a girare per le strade a fermarmi a chiacchierare o a rispondere alle domande. Dovrei chiamare le compagnie aeree per la conferma dei voli, ma le linee telefoniche non funzionano, così raggiungo, dopo una lunga passeggiata sulla spiaggia, il resto (parte di esso) del gruppo. Per tutto il pomeriggio, un po’ insieme un po’ per conto proprio, un po’ separandoci un po’ incontrandoci per caso, abbiamo passeggiato senza meta precisa passando da un ritmo di tamburi ad un altro. Da un the alla menta in una piazza ad un caffè nero in un’altra... Ci voleva proprio un giorno di relax!

Venerdì 26 giugno Il mio viaggio si è concluso in una piacevole chiacchierata con un ragazzo di Al jadida, uno scambio di idee rispetto alla bellezza femminile, alla cucina e alle mamme marocchine, alle città italiane… non avrei potuto lasciare questo paese con una fotografia migliore.

TACCUINO DI VIAGGIO | Marocco