don giovanni - … giovanni esce di scena abbracciando tutte le donne. entra in scena leporello....
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Fiorella Colombo e Laura di Biase © www.recitarcantando.net
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Copione teatrale in rima
DON GIOVANNI
ossia Il dissoluto punito
di
Fiorella Colombo e Laura di Biase
Riscrittura teatrale dall’opera originale
“Don Giovanni” dal libretto di Lorenzo Da Ponte
musiche di Wolfgang Amadeus Mozart
Sono stati citati alcuni versi dal libretto originale, qui riportati in corsivo tra virgolette.
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Personaggi
DON GIOVANNI, galantuomo sciupafemmine
LEPORELLO, servitore di Don Giovanni
COMMENDATORE, padre di Donna Anna
DONNA ANNA, donna importunata da Don Giovanni
DON OTTAVIO, fidanzato di Donna Anna
DONNA ELVIRA, ex moglie di Don Giovanni
ZERLINA, contadinella appena sposata
MASETTO, contadino fresco sposo di Zerlina
NARRATORE
PESANE, prede di Don Giovanni
PAESANI, invitati alla festa
Sono previste tre coreografie di gruppo, corrispondenti a tre arie scelte da cantare e musicare.
1. La prima coreografia è realizzata sull’aria “Don Giovanni, a cenar teco”: danzano i diavoli attorno alle fiamme dell’inferno.
2. La seconda corrisponde all’Ouverture, qui utilizzata successivamente:
danzano le donne mentre Don Giovanni che le corteggia. 3. La terza corrisponde alla festa del matrimonio, durante il coro “Giovinette
che fate all’amore”.
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In questa messa in scena si comincia con l’ultima parte dell’opera “Don
Giovanni”. Questa scena verrà ripetuta alla fine dello spettacolo.
I SCENA
“Don Giovanni, a cenar teco” Aria n. 1, cantata dal grande gruppo e musicata dall’orchestra dei ragazz.
Nell’opera originale cantano il Commendatore e Don Giovanni.
CORO:
“Don Giovanni, a cenar teco
m’invitasti, e son venuto.
Non l’avrei giammai creduto,
ma farò quel che potrò!
Leporello, un’altra cena
fa che subito si porti!
Ah padron, siam tutti morti!
Vanne, dico…
Ferma un po’!”
CORO:
(recitato)
“Non si pasce di cibo mortale
chi si pasce di cibo celeste.
Altre cure più gravi di queste,
altra brama quaggiù mi guidò!”
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Ouverture
Si sentono le prime note dell’Ouverture, n. 2, in scena Don Giovanni e la tomba del Commendatore, rappresentata da
un lenzuolo illuminato dal retro, sul quale si staglia l’ombra del Commendatore stesso.
I ballerini sono vestiti da diavoli e fiamme dell’inferno: prima coreografia di gruppo sulla prima parte drammatica
dell’Ouverture.
COMMENDATORE:
Tu mi hai invitato a cena?
Eccomi, son qua!
Guardami! Ti faccio pena?
Vengo dall’aldilà!
DON GIOVANNI:
Non ho paura ombra,
torna nella tua tomba!
COMMENDATORE:
E tu verrai con me! Il Commendatore prende la mano di Don Giovanni.
DON GIOVANNI:
Eccomi! Ohimè!
Che orrore in questo loco! DIAVOLI:
Vieni con noi nel foco!!! DON GIOVANNI:
Ahhhhh!
L’inferno già mi prende!
Sprofondo nelle tenebre!
I diavoli e le fiamme circondano Don Giovanni e lo trascinano dietro la tomba del Commendatore.
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II SCENA L’Ouverture continua e la seconda parte, lieta, introduce la seconda coreografia.
NARRATORE:
Che fine maledetta!
Nessuno se l’aspetta!
E’ un uomo dissoluto,
E quindi ben punito!
e questa è la sua storia:
non è finita in gloria.
Volete ora ascoltare
ciò che stiam per raccontare?
Un dramma divertente,
un gioco irriverente…
La scena è mimata: entrano le paesane giocando a mosca cieca; poco dopo arriva Don Giovanni, scherza or con l’una,
or con l’altra.
Ecco là, vedete
quella bella danza
di tante donne liete…
…e Don Giovanni avanza…!
Sfacciato e malandrino
con far da biricchino…
Ci prova e ci riprova…
E qualche schiaffo trova,
ma prima o poi i suoi inganni
ragion danno a Giovanni…
DONNA 1:
Lasciami la mano!
DON GIOVANNI:
Ma io tanto t’amo!
Don Giovanni stringe forte un’altra donna
DONNA 2:
Sto respirando a stento!
DON GIOVANNI:
Consolo il tuo tormento!
Prende in braccio un’altra donna
DONNA 3:
Ehi, ma che gioco!
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DON GIOVANNI:
Ritiriamoci un poco…
Si rivolge ad un’altra donna
E tu che sei sì bella…
Hai mica una sorella?
DONNA 4:
Che uomo interessante!
DONNA 5:
Che amore appassionante!
Don Giovanni esce di scena abbracciando tutte le donne.
Entra in scena Leporello.
NARRATORE:
Non tutti son contenti…
Sentite quei lamenti
del suo buon servitore:
colpiscono qui, al cuore…
“Notte e giorno a faticar”
ria n. 3, cantata dal grande gruppo e musicata dall’orchestra dei ragazzi.
Nell’opera originale canta Leporello.
CORO:
“Notte e giorno a faticar
per chi nulla sa gradir;
piova e vento sopportar,
mangiar male e mal dormir…
Voglio fare il gentiluomo,
e non voglio più servir.
E non voglio più servir, no no no no
no no non voglio più servir, no no no no!
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Oh che caro galantuomo!
Voi star dentro con la bella,
ed io a far la sentinella!
Ma mi par…che venga gente…;
Non mi voglio far sentir.
Non mi voglio far sentir.”
NARRATORE:
Dar la caccia al gentil sesso
non è un crimine commesso.
Ma si ha colpa enormemente
se si mente grandemente!
Il suo vizio più marcato?
Tradimento immediato!
Entra Donna Elvira, coperta da un ombrellino da sole, non vede Don Giovanni e Leporello, già in scena, i quali non la
riconoscono.
DONNA ELVIRA:
(Dall’aria : “Ah! Chi mi dice mai”, n. 4)
L’aria può essere messa come sottofondo.
Ah!!!
Io cerco il barbaro che mi ha tradito!
Egli era quasi mio marito…
DON GIOVANNI:
Ascolta: una donna disperata!
LEPORELLO:
Un’altra ne ha trovata! (tra sé)
DON GIOVANNI:
“Cerchiam di consolare il suo tormento.” LEPORELLO:
“Così ne consolò milleottocento.” (tra sé)
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Donna Elvira si scopre il viso.
DON GIOVANNI:
Stelle! Questa è Elvira!
Chissà perché è arrivata?
LEPORELLO:
L’avete appena sposata,
e tosto abbandonata!
DON GIOVANNI:
Ma che pretese tiene?
Spiegatele, se viene,
che il mondo così è ormai:
oggi sposi, ma fedeli…mai!
DONNA ELVIRA:
Sei tu Don Giovanni?
Fellone! Mostro! Nido d’inganni!
LEPORELLO:
Che titoli e che pene..
Lei vi conosce bene!
DONNA ELVIRA:
Uomo vile e sciagurato,
che di me ti prendi gioco!
Don Giovanni esce di scena scappando.
LEPORELLO:
Che fugga ora lasciate!
Ad egli non pensate!
Vedere vi farò
lui quante donne amò:
“Madamina, il catalogo è questo”
Aria n. 5, cantata dal grande gruppo e musicata dall’orchestra dei ragazzi.
Nell’opera originale è cantata da Leporello.
CORO:
“Madamina, il catalogo è questo
delle belle che amò il padron mio;
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un catalogo egli è che ho fatt’io:
osservate, leggete con me,
osservate, leggete con me,
In Italia seicento e quaranta,
in Lamagna duecento e trentuna,
cento in Francia,
in Turchia novantuna,
ma… in Ispania…
ma in Ispania son già milletre.
Milletre, milletre.
V’han fra queste contadine,
cameriere, cittadine,
v’han contesse, baronesse,
marchesine, principesse,
e v’han donne d’ogni grado,
d’ogni forma, d’ogni età.”
LEPORELLO:
“Non si picca se sia ricca, se sia brutta, se sia bella: purchè porti la gonnella, voi sapete quel che fa!”
Escono di scena.
NARRATORE:
Adesso voi capite
che l’uomo sciagurato
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avea i cuori rapito,
tradito e calpestato.
Ma non gli era bastato…
Si sente un grido da fuori scena.
Entra in scena Don Giovanni con la spada insanguinata, corre via coprendosi il volto, esce subito di scena. Lo insegue
Donna Anna.
DONNA ANNA:
Prendete l’assassino
di mio padre, poverino!
Cade a terra e viene soccorsa dal fidanzato, Don Ottavio.
DON OTTAVIO:
Mia Donna Anna cara,
non siate così amara,
sposo e padre io sarò,
e vi vendicherò! (sguainando la spada)
Arriva Donna Elvira, unendosi ai due.
DONNA ELVIRA, DONNA ANNA, DON OTTAVIO:
Vendetta noi faremo,
e lo ritroveremo! Escono di scena.
NARRATORE:
Inteso che misfatto?
Quest’uomo è tutto matto!
Ha ucciso per dispetto
di un bel rifiuto netto!
E Donna Anna amata
or piange disperata!
Entrano Don Giovanni e Leporello.
LEPORELLO:
“Caro signor padrone, La vita che menate E’ da briccone!”
DON GIOVANNI:
Ma cosa dovrei fare?
LEPORELLO:
Le donne abbandonare!
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DON GIOVANNI:
Suvvia, non mi seccare! LEPORELLO:
Se le donne non lascerete
mai più mi rivedrete! DON GIOVANNI:
Lasciar le donne? Mai!
LEPORELLO:
Son fonte di guai! DON GIOVANNI:
Necessarie più dell’aria!
Senza loro sai che noia…
Si sente una musica da lontano.
Odi questa melodia?
Fiuto fanciulle sulla mia via…
LEPORELLO:
Che perfetto odorato!
Mai una volta si è sbagliato! (indicando le ragazze della coreografia che stanno entrando)
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III SCENA Terza coreografia di gruppo: entra il gruppo di paesani che danzano la festa di nozze di Zerlina e Masetto.
Entrano in scena Don Giovanni e Leporello.
“Giovinette che fate all’amore”
Aria n. 6, cantata dal grande gruppo e musicata dall’orchestra dei ragazzi (vedi spartiti e parole in appendice al
copione).
CORO:
“Giovinette che fate all’amore, che fate all’amore,
non lasciate che passi l’età, che passi l’età:
Se nel seno vi bulica il core, vi bulica il core,
il rimedio vedetelo qua!
La la la…
Che piacer, che piacer che sarà!
Giovinotti leggeri di testa, leggeri di testa,
Non andate girando qua e là, girando qua e là.
Poco dura dei matti la festa, dei matti la festa,
Ma per me cominciato non ha!
La la la …
Che piacer, che piacer che sarà!
Vieni, vieni carina e godiamo,
E cantiamo, balliamo e saltiamo;
Vieni e vieni carina e godiamo,
Che piacer, che piacer che sarà!
La la la…
Che piacer, che piacer che sarà!”
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DON GIOVANNI
Ma quanta bella gente!
State pure allegramente! LEPORELLO:
Don Giovanni, giudizio… (sottovoce)
DON GIOVANNI:
C’è qui qualche sposalizio?
E questa è la sposina? Prende la mano di Zerlina.
ZERLINA:
Sì signore, son Zerlina. (facendo una riverenza)
LEPORELLO:
Ci risiamo! Che rovina! Masetto prende subito la mano della sua sposa e si rivolge a Don Giovanni molto seccato.
MASETTO:
Benvenuto, vuol ballare?
DON GIOVANNI:
No, un giretto vorrei fare,
con la sua bella sposina. Prende a bracceto Zerlina.
MASETTO:
Ehi! Non far la birichina!
DON GIOVANNI:
(rivolgendosi a Leporello)
Intrattienili un pochino…
Offri a tutti del buon vino!
LEPORELLO:
“Io devo ad ogni patto per sempre abbandonar questo bel matto!” DON GIOVANNI:
“Oh, Leporello mio, va tutto bene!” LEPORELLO:
“Don Giovannino mio, va tutto male!” LEPORELLO:
Buona gente, su venite, e il buon vino sorseggiate!
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MASETTO : Figuriamoci se vengo!
Anzi qui io mi trattengo!
Senza me non può restare!
LEPORELLO:
Niente le farà mancare! Lo prende sottobraccio ed escono di screna.
DON GIOVANNI:
Zerlina già mi ama… (tra sé)
Non sembrate voi paesana,
con gli occhietti bricconcelli
e i labbretti così belli…
Vi darò la nobiltà
Se ci sposeremo qua!
“Là ci darem la mano”
Aria n. 7, cantata dal grande gruppo e musicata dall’orchestra dei ragazzi (vedi spartiti e parole in appendice al
copione).
Nell’opera originale cantano Don Giovanni e Zerlina.
CORO:
“Là ci darem la mano,
La mi dirai di sì.
Vedi non è lontano:
Partiam, ben mio, di qui.
Vorrei, e non vorrei,
Mi trema un poco il cor;
Felice, è ver, sarei;
Ma può burlarmi ancor.
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Vieni, mio bel diletto!
Mi fa pietà Masetto.
Io cangerò tua sorte.
Presto, non son più forte.
Andiam, andiam!
Andiam!
Andiam, andiam mio bene,
a ristorar le pene,
di un innocente amor!”
ZERLINA:
Voglio da qui partir!
Zerlina scappa e va verso Masetto, che rientra in scena. MASETTO:
Dove scappi donna ingrata? ZERLINA:
Don Giovanni mi ha imbrogliata! MASETTO:
Tu per poco mi hai tradito!
ZERLINA:
Su, perdonami, marito!
“Batti, batti o bel Masetto”
Aria n. 8, cantata da Zerlina e Masetto.
“Batti, batti,o bel Masetto,
la tua povera Zerlina:
starò qui come agnellina
le tue botte ad aspettar.
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Lascerò straziarmi il crine,
lascerò cavarmi gli occhi;
e le care tue manine
lieta poi saprò baciar.
Ah, lo vedo, non hai core?
Pace, pace, o vita mia!
In contento ed allegria
Notte e dì vogliam passar.”
Masetto l’abbraccia teneramente.
NARRATORE:
A seguirlo sono in tanti,
con le donne i lor galanti. (indicando a lato del palco i tre inseguitori: Donna Anna, Donna Elvira e Don Ottavio)
E per far la lor vendetta,
mentre nessun se lo aspetta,
cosa tramano e che fanno?
Con le maschere un inganno…
Si mettono le maschere in scena.
Rientrano in scena Don Giovanni, Leporello e i paesani.
“Riposate, vezzose ragazze!” Aria n. 9. L’aria può essere cantata o messa come sottofondo.
DON GIOVANNI::
“Riposate, vezzose ragazze.
LEPORELLO
Rinfrescarevi, bei giovinotti.
DON GIOVANNI, LEPORELLO:
Tornerete a far presto le pazze. Tornerete a scherzar e ballar.
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DON GIOVANNI:
Ehi! Caffè!
LEPORELLO:
Cioccolata!
MASETTO:
Ah, Zerlina, giudizio!
DON GIOVANNI:
Sorbetti!
LEPORELLO:
Confetti!
MASETTO:
Ah, Zerlina, giudizio!
MASETTO, ZERLINA:
Troppo dolce comincia la scena;
in amaro potria terminar,
sì! In amaro potria terminar!
Entrano tre maschere nere (Donna Anna, Donna Elvira, Don Ottavio)
LEPORELLO:
Son giunte qui, messere,
tre maschere tutte nere.
DON GIOVANNI:
Venite pure avanti! E’ aperto a tutti quanti!
Le maschere si avvicinano a Don Giovanni.
Aria n. 10 : “Tutto già si sa”, n. 10. L’aria può essere messa come sottofondo.
Le maschere avanzano additando Don Giovanni, poi escono di scena, lasciando soli Don Giovanni e Leporello
DON GIOVANNI:
Suvvia non vi arrabbiate
e il denaro da me accettate! Dona un gruzzoletto a Leporello.
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LEPORELLO:
Ancora un servizio da me volete?
Purchè sia l’ultimo, intendete… DON GIOVANNI:
Le vostre vesti, prego, mi date? LEPORELLO:
Cos’è questo: uno scherzo? Badate… DON GIOVANNI:
Sedurrò una bella cameriera.
LEPORELLO:
Capisco:la scena sarà più vera
DON GIOVANNI:
Bravo!
LEPORELLO:
Ho imparato a ben mentire!
DON GIOVANNI:
Ti vorresti divertire?
Su, non fare il dispiaciuto,
e consola Elvira col mio vestito!
Si scambiano i vestiti (il cappello e il mantello).
LEPORELLO:
Vile e meschino! DON GIOVANNI:
Orsù, vai! E sii carino! Leporello esce di scena e Don Giovanni fa la serenata ad una cameriera nascosta dietro la finestra (le tende del
sipario)
Aria n. 11: “Dhe, vieni alla finestra, oh mio tesoro”. L’aria può essere messa come sottofondo.
Entrano Masetto e alcuni paesani, armati di bastoni.
MASETTO:
Chi va là!
DON GIOVANNI (con le vesti di Leporello):
Son Leporello!
Chi cercate?
PAESANO 1:
Il tuo padrone, per riempirlo di legnate!
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PAESANO 2:
Se non ce lo dirai
questo assaggerai! (indicando il bastone)
MASETTO:
Allora lo sai?
Leporello…vedrai… Fa per dargli una bastonata.
DON GIOVANNI:
Venite vicino,
ancora un pochino,
state a sentire me
e vi dirò dov’è… DON GIOVANNI:
Dall’aria : “Ah! Chi mi dice mai”, n. 12. L’aria può essere cantata o messa come sottofondo.
“Metà di voi qua vadano, e gli altri vadan là, e pian pianin lo cerchino: lontan non fia di qua. Se un uom e una ragazza Passeggian per la piazza; se sotto a una finestra fare all’amor sentite, ferite pur, ferite: il mio padron sarà! In testa egli ha un cappello Con candidi pennacchi; addosso un gran mantello, e spada al fianco egli ha. Andate, fate presto! Tu sol verrai con me. Noi far dobbiamo il resto; e già vedrai cos’è.”
Escono di scena i paesani, rimangono in scena Don Giovanni e Masetto. Don Giovanni riesce a strappare di mano il
bastone a Masetto.
DON GIOVANNI:
E prendi questo! E poi questo! E poi questo!
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MASETTO:
Ahi! Ahi! Zerlina!
ZERLINA:
Oh povero Masetto!
Ma chi è stato?
MASETTO:
L’iniquo, scellerato,
da Leporello mascherato! ZERLINA:
Numi! Stelle! Ti ha massacrato!
“Vedrai, carino, se sei buonino”
Aria n. 13, cantata da Zerlina. L’aria può essere cantata o messa come sottofondo.
ZERLINA:
Vedrai carino, se sei buonino,
che bel rimedio ti vogli dar!
E’ naturale, non dà disgusto,
è lo speziale non lo sa far,
no! Non lo sa far, no! Non lo sa far!
E’ un certo balsamo ch’io porto addosso,
dare a tel posso, se il vuoi provar.
Saper vorresti dove mi sta?
Sentilo battere, toccami qua!
Sentilo battere, sentilo battere,
toccami qua!
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IV SCENA La scena si sposta in un cimitero. Rientra in scena la tomba del Commendatore. Giungono Don Giovanni e Leporello.
DON GIOVANNI:
Ah, ah, ah!
Ti hanno inseguito e poi picchiato!
E in un cimitero ti sei celato!
Ah, ah, ah!
Non mi par vero,
entrambi nascosti in un cimitero!
LEPORELLO:
Ah, ah; ah (schernendolo) per lei scambiato!
E in questo cimitero quasi sotterrato!
E sapete cosa ho saputo?
Che un certo signor Leporello… (indicando Don Giovanni, che era travestito da Leporello)
Ha loro suggerito… Si toglie i vestiti di Don Giovanni e li sbatte a terra.
DON GIOVANNI:
Ah, ah ah!
Che risate rotonde!
Tra le anime immonde.!
Ah, ah, ah!!!
COMMENDATORE:
“Di rider finirai pria dell’aurora!”
DON GIOVANNI:
Cos’è stato?
LEPORELLO:
Una voce dall’altro mondo,
“che vi conosce a fondo!”
DON GIOVANNI:
C’è solo qui la statua
del fu Commendatore…
LEPORELLO:
Pietà per lui, signore! (inginocchiandosi alla statua)
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DON GIOVANNI:
Non faccio nessun torto!
Costui è bello e morto!
Se seguita a parlare
Cercate d’invitare
a cenar nel Palazzo
con noi sto vecchio pazzo?
COMMENDATORE:
Non vi farò aspettar!
Cadono atterriti a terra
NARRATORE:
E adesso all’inizio siam tornati:
e la spiegazione dei dannati?
Don Giovanni facendo il gradasso
invitò a cena la statua di sasso!
Del Commendatore noi parliamo
Ma già la storia ben conosciamo.
“Don Giovanni, a cenar teco”
Fine