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Penelope mette lo zaino Il viaggio ormai è donna Più indipendenti, colte e curiose, girano il mondo da sole Tra libri e blog, le riflessioni dell’autrice canturina Maspero di Maria Tatsos «Svegliarsi sola in una città straniera è una delle sensazio- ni più piacevoli al mondo», scri- veva Freya Stark. Erano gli anni Trenta quando l’esploratrice, car- tografa e spia inglese, sulla scia di pochi illustri precedenti fem- minili, girò il Medio Oriente, inoltrandosi anche in luoghi ino- spitali dove nessun occidentale, neppure maschio, aveva osato mettere piede. Oggi le terre ine- splorate scarseggiano e le viag- giatrici non sono più una rarità. Al contrario, la cultura del viag- gio sta vivendo una grande tra- sformazione. Sempre più don- ne scelgono l’ebbrezza del viag- gio di scoperta. Molte evitano le formule organizzate, per poter- si immergere più profondamente nella cultura locale. Ci si muove in compagnia di pochi amici, in coppia, persino da sole. «Dagli anni Settanta, le donne hanno pre- so coscienza di sè grazie all’istruzione, a una maggiore li- bertà, all’indipeden- za economica, e han- no iniziato più nu- merose a girare il mondo», commenta Anna Maspero, viag- giatrice per passione, autrice di guide e blogger (www.aco- meavventura.com), nata a Cantù e residente in una fattoria della Brianza quando non è in giro per il mondo ad accompagnare gruppi o a esplorarlo per conto suo. «Le prime a muoversi sono state le anglosassoni e le nordeu- ropee, che avevano per tradizio- ne più dimestichezza col viag- gio, poi anche le italiane». Il re- sto è storia recente: la disponi- bilità di voli low cost e la facilità a spostarsi senza perdere i con- tatti - ormai è chic andare dove il cellulare non prende! - hanno trasformato il viaggio da impre- sa epica ad avventura alla por- tata di tutti. Un’opportunità che le donne, con la loro innata cu- riosità e il loro desiderio di co- municare e di interagire con gli altri, non si lasciano sfuggire. «Il viaggio è sempre più di Pe- nelope, e sempre meno di Ulis- se», dice Claudio Visentin, do- cente di Storia del Turismo al- l’Università della Svizzera ita- liana e ideatore della Scuola del viaggio, che prepara con lezioni specifiche di scrittura, fotografia e carnet de voyage ad affinare il proprio spirito d’osservazione quando si gira per il mondo. La Summer School di luglio nelle Cinque Terre ha visto, per la pri- ma volta, una schiacciante pre- senza femminile: su 30 parteci- panti, 28 erano donne e solo 2 uomini. Un segno dei tempi. Ma in che cosa differisce l’approc- cio maschile da quello femmi- nile al viaggio di scoperta? «Il viaggio maschile è più ostenta- to ed eroico, mentre per le don- ne è un’esperienza di crescita personale, più discreta. Non a caso, finora giornalisti e scritto- ri di viaggio sui media sono so- prattutto uomini», aggiunge Vi- sentin. Anche Anna Maspero, che ac- compagna gruppi da 30 anni, ha visto aumentare la partecipazio- ne femminile. «La curiosità è una motivazione forte. Spesso le donne hanno attività professio- nali più stanziali, mentre agli uo- mini capita di viaggiare anche per lavoro. Quindi, nella vacan- za cercano relax, sport, recupe- ro di energie». Ovviamente chi si muove in famiglia con bam- bini piccoli difficilmente affron- ta la traversata di un deserto o un tour culturale della Cina. Ma c’è un pubblico femminile, tra- sversale per età e non necessa- riamente single, che nel viaggio ripone grandi aspettative, anche personali. «È una scommessa con se stesse, che aiuta ad accre- scere l’autostima», dice Maspe- ro. «Affrontare un viaggio in luo- ghi lontani e dimostrare di riu- scirci per una donna è ancora importante, mentre per gli uo- mini l’esito positivo è qualcosa di scontato». Non a caso, c’è maggiore presenza maschile do- ve il contenuto del viaggio è più legato all’avventura e alla sfida sportiva, quale un trekking mol- to impegnativo, per esempio. Anche se non mancano illustri ecce- zioni. Come Carla Per- rotti (che sarà ospite al festival letterario Paro- lario, a Como, il 5 set- tembre, ndr), che ha at- traversato a piedi da so- la i più importanti de- serti del mondo. Alle donne che viaggiano sono dedicati siti, fra i quali www.per- mesola.com, che da 10 anni di- spensa suggerimenti e aiuta nel- la ricerca di "amiche di valigia" con cui partire, oppure l’ameri- cano www.journeywoman.com. Le guide offrono consigli spe- cifici al femminile, e un libro co- me In viaggio da sole , documen- tatissimo e scritto con ironia e dalla giornalista Rita Ferrauto (Sperling & Kupfer, 2008) è di- ventato un longseller in libreria. Malgrado ormai ci sia un’ugua- glianza fra uomini e donne nel- la possibilità di spostarsi ovun- que - con la sola eccezione del- l’Arabia Saudita, dove è obbli- gatorio un accompagnatore ma- schile - viaggiare da sola in un Paese del Terzo Mondo può a volte comportare qualche diffi- coltà. «In un luogo povero, è più facile che una donna divenga obiettivo di un malintenziona- to, perché è più fragile», com- menta Maspero. «Il mondo è so- lo apparentemente meno peri- coloso, oggi. Non bisogna abbas- sare la guardia, ma neanche tra- sformare la paura in una barrie- ra che ci impedisce di relazio- narsi con gli altri». Quest’ultimo punto è infatti uno dei vantaggi del viaggio in soli- taria: si stringono più facilmen- te conoscenze, si è più liberi di essere se stessi fino in fondo, senza condizionamenti dovuti alla presenza di qualcuno che proviene dallo stesso ambiente. Essere donna e straniera a vol- te può rivelarsi un’esperienza di- vertente. Si diventa oggetto di at- tenzioni e gentilezze, senza su- bire le restrizioni riservate, per motivi culturali o religiosi, alle donne locali. In molti Paesi mu- sulmani, anche oggi, come ai tempi di Lady Montagu (1689- 1762) - che per prima descrisse gli harem e gli hammam turchi - le viaggiatrici hanno l’opportu- nità di venire a contatto sia con il mondo maschile, sia con quel- lo femminile. Nello Yemen, do- ve ho viaggiato con un’amica, ho sperimentato personalmente questa libertà, incontrando don- ne e bambini nei villaggi, ma an- che conversando con la guida e l’autista - uomini - con una complicità quasi cameratesca, per loro impensabile con qual- siasi donna del luogo non appar- tenente alla famiglia. Natural- mente solo dopo che i nostri due accompagnatori avevano supe- rato lo shock culturale di trovar- si di fronte due viaggiatrici sole, non imparentate fra di loro, spo- sate ma senza mariti al seguito. Dalle loro parti, quanto di più si- mile a un marziano. VIAGGIATRICI E SCRITTRICI Anna Maspero in Mongolia e Carla Perrotti nel deserto. LA CONFERENZA / L’8 AGOSTO, A INGRESSO LIBERO Sgarbi svela a Zelbio i segreti di Caravaggio Dopo il presunto ritrovamento dei resti mortali di Cara- vaggio e l’ipotesi, poi rientrata, di un quadro romano at- tribuito all’artista, Michelangelo Merisi sarà ancora pro- tagonista di una serata speciale. L’8 agosto, a Zelbio, il critico d’arte Vittorio Sgarbi terrà una conferenza dal ti- tolo «Due o tre cose che so su Caravaggio: vita e opere del grande artista tra storia e leggenda». Si tratterà di un’anticipazione dell’attesa mostra, curata dallo stesso Sgarbi in ottobre a Bergamo. In un’intervista a «La Pro- vincia» il critico aveva tratteggiato così la personalità dell’artista: «La grandezza di Caravaggio è come quel- la di Leopardi. Entrambi sono dei grandi e tragici poeti di un mondo senza Dio. I soggetti di Caravaggio tradu- cono il senso di una religione tutta immanente. La mor- te della Vergine raffigura appunto la morte di una don- na. È un quadro tragico in cui della bellezza della Ver- gine non c’è assolutamente niente». L’incontro, ad in- gresso libero, si terrà alle ore 21 nel salone del cinetea- tro parrocchiale. Piermaria Pazienza storie Tra le grandi viaggiatri- ci, ricordiamo Gertru- de Bell (1868-1926), archeologa e agente segreto in Medio Oriente; Alexandra Da- vid-Néel (1868-1969), prima europea a entra- re a Lhasa, in Tibet; El- la Maillart (1903-1997), celebre per il viaggio in auto dalla Svizzera a Kabul, nel 1939, con Annemarie Schwar- zenbach (1908-1942). DA LEGGERE Memorabili naufragi dai Sette Mari di Bernardino Marinoni Ecco dove, forse, Pete Docter e Bob Peterson, autori del meraviglioso film d’animazione «Up», erano anda- ti a pescare (l’e- spressione non è fuori luogo) il loro Kevin, grande uccello variopinto di specie creduta estinta. Un uccello si- mile, da credere vivente solo nelle fa- vole, è invece esistito davvero, in Ma- dagascar. Ne rende conto Viviano Do- menici, già autorevole firma del «Cor- riere della Sera», nel più singolare dei portolani: s’intitola «Altri naufragi», è impaginato con il gusto delle anti- che carte nautiche e raccoglie storie d’amore e d’avventura scritte di isola in isola, cioè tra i relitti di terra, non di rado niente più che grumi, disper- si nei sette mari. Approdi talora fortu- nosi, non necessariamente remoti, ma sempre a se stanti, così da spiegare l’e- sistenza di uomini sopravvissuti su atolli deserti o il cui cognome si per- petua ad inattese latitudini: quello di Raffaele Cardinali, per esempio, ma- rinaio viareggino che a fine ottocen- to mise su famiglia a Rapanui, l’Isola di Pasqua. Lasciò invece una donna innamorata sulla scogliera di Tristan da Cunha, Agostino Lavarello, marit- timo di Camogli naufragato in mez- zo all’Atlantico: un paio di suoi com- pagni e compaesani, invece, uno scio- gliendo il voto che aveva fatto nel mo- mento di maggiore pericolo, non la- sciarono più l’isola dove oggi, assicu- ra Domenici, due degli otto cognomi presenti sono i loro. Di altri italiani na- vigatori, ma forse non proprio santi, riferisce le rotte: un Pasqualino Rispo- li, napoletano, ultimo leggendario pi- rata del canale Bearle, ma anche Cri- stoforo Colombo, a proposito di un av- vistamento di sirene, perché altri nau- fragi veleggia in acque dove la fanta- sia si è confusa talora a lungo con la realtà (che ha avuto il sopravvento) di isole disegnate su oceani di carta con mostri marini in fregio. La ricognizio- ne corre i mari e il tempo, dà corpo a quelle che si direbbero leggende (in- vece no: sull’isola North Sentinel, nel- l’Oceano Indiano circa trecento indi- vidui vivono allo stato preistorico), re- cupera storie di ragazze innamorate imbarcate in travestimenti maschili, tiene malinconiche anagrafi - l’ultimo dei Moriori, gli eredi degli ammutina- ti del Bounty, l’ultima tasmaniana pu- rosangue - e incrocia isola fantasma, qualcuno addirittura non ancora scom- parsa dalle mappe. E nel Mediterra- neo? L’Isola (artificiale) delle Rose, al largo di Rimini, proclamatasi indipen- dente e affondata manu militari una quarantina d’anni fa, la Ferdinandea, emersa davanti al mare di Sciacca nel 1831 per svanire dopo qualche mese tra colonne d’acqua bollente e fumi- gante, un effetto speciale che sarà cer- to stato memorabile. Viviano Domenici, «Altri naufra- gi»De Agostini, 293 pag., 20 euro. L’ INCHIESTA LA PROVINCIA [ 46 CULTURA ] MARTEDÌ 3 AGOSTO 2010

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Penelope mette lo zainoIl viaggio ormai è donnaPiù indipendenti, colte e curiose, girano il mondo da soleTra libri e blog, le riflessioni dell’autrice canturina Maspero

di Maria Tatsos

«Svegliarsi sola in una cittàstraniera è una delle sensazio-ni più piacevoli al mondo», scri-veva Freya Stark. Erano gli anniTrenta quando l’esploratrice, car-tografa e spia inglese, sulla sciadi pochi illustri precedenti fem-minili, girò il Medio Oriente,inoltrandosi anche in luoghi ino-spitali dove nessun occidentale,neppure maschio, aveva osatomettere piede. Oggi le terre ine-splorate scarseggiano e le viag-giatrici non sono più una rarità.Al contrario, la cultura del viag-gio sta vivendo una grande tra-sformazione. Sempre più don-ne scelgono l’ebbrezza del viag-gio di scoperta. Molte evitano leformule organizzate, per poter-si immergere piùprofondamente nellacultura locale. Ci simuove in compagniadi pochi amici, incoppia, persino dasole. «Dagli anni Settanta,le donne hanno pre-so coscienza di sègrazie all’istruzione,a una maggiore li-bertà, all’indipeden-za economica, e han-no iniziato più nu-merose a girare ilmondo», commentaAnna Maspero, viag-giatrice per passione,autrice di guide eblogger (www.aco-meavventura.com), nata a Cantùe residente in una fattoria dellaBrianza quando non è in giro peril mondo ad accompagnaregruppi o a esplorarlo per contosuo. «Le prime a muoversi sonostate le anglosassoni e le nordeu-ropee, che avevano per tradizio-ne più dimestichezza col viag-gio, poi anche le italiane». Il re-sto è storia recente: la disponi-bilità di voli low cost e la facilitàa spostarsi senza perdere i con-tatti - ormai è chic andare doveil cellulare non prende! - hannotrasformato il viaggio da impre-sa epica ad avventura alla por-tata di tutti. Un’opportunità chele donne, con la loro innata cu-riosità e il loro desiderio di co-municare e di interagire con glialtri, non si lasciano sfuggire. «Il viaggio è sempre più di Pe-nelope, e sempre meno di Ulis-se», dice Claudio Visentin, do-cente di Storia del Turismo al-l’Università della Svizzera ita-liana e ideatore della Scuola delviaggio, che prepara con lezionispecifiche di scrittura, fotografiae carnet de voyage ad affinareil proprio spirito d’osservazionequando si gira per il mondo. LaSummer School di luglio nelleCinque Terre ha visto, per la pri-ma volta, una schiacciante pre-senza femminile: su 30 parteci-panti, 28 erano donne e solo 2uomini. Un segno dei tempi. Main che cosa differisce l’approc-cio maschile da quello femmi-nile al viaggio di scoperta? «Ilviaggio maschile è più ostenta-to ed eroico, mentre per le don-ne è un’esperienza di crescitapersonale, più discreta. Non acaso, finora giornalisti e scritto-ri di viaggio sui media sono so-prattutto uomini», aggiunge Vi-sentin.

Anche Anna Maspero, che ac-compagna gruppi da 30 anni, havisto aumentare la partecipazio-ne femminile. «La curiosità èuna motivazione forte. Spesso ledonne hanno attività professio-nali più stanziali, mentre agli uo-mini capita di viaggiare ancheper lavoro. Quindi, nella vacan-za cercano relax, sport, recupe-ro di energie». Ovviamente chisi muove in famiglia con bam-bini piccoli difficilmente affron-ta la traversata di un deserto oun tour culturale della Cina. Mac’è un pubblico femminile, tra-sversale per età e non necessa-riamente single, che nel viaggioripone grandi aspettative, anchepersonali. «È una scommessacon se stesse, che aiuta ad accre-scere l’autostima», dice Maspe-ro. «Affrontare un viaggio in luo-ghi lontani e dimostrare di riu-scirci per una donna è ancoraimportante, mentre per gli uo-mini l’esito positivo è qualcosadi scontato». Non a caso, c’èmaggiore presenza maschile do-ve il contenuto del viaggio è piùlegato all’avventura e alla sfidasportiva, quale un trekking mol-

to impegnativo, peresempio. Anche se nonmancano illustri ecce-zioni. Come Carla Per-rotti (che sarà ospite alfestival letterario Paro-lario, a Como, il 5 set-tembre, ndr), che ha at-traversato a piedi da so-la i più importanti de-serti del mondo.

Alle donne che viaggiano sonodedicati siti, fra i quali www.per-mesola.com, che da 10 anni di-spensa suggerimenti e aiuta nel-la ricerca di "amiche di valigia"con cui partire, oppure l’ameri-cano www.journeywoman.com.Le guide offrono consigli spe-cifici al femminile, e un libro co-me In viaggio da sole, documen-tatissimo e scritto con ironia edalla giornalista Rita Ferrauto(Sperling & Kupfer, 2008) è di-ventato un longseller in libreria.Malgrado ormai ci sia un’ugua-glianza fra uomini e donne nel-la possibilità di spostarsi ovun-que - con la sola eccezione del-l’Arabia Saudita, dove è obbli-gatorio un accompagnatore ma-schile - viaggiare da sola in unPaese del Terzo Mondo può avolte comportare qualche diffi-coltà. «In un luogo povero, è piùfacile che una donna divengaobiettivo di un malintenziona-to, perché è più fragile», com-menta Maspero. «Il mondo è so-lo apparentemente meno peri-coloso, oggi. Non bisogna abbas-sare la guardia, ma neanche tra-sformare la paura in una barrie-

ra che ci impedisce di relazio-narsi con gli altri». Quest’ultimo punto è infatti unodei vantaggi del viaggio in soli-taria: si stringono più facilmen-te conoscenze, si è più liberi diessere se stessi fino in fondo,senza condizionamenti dovutialla presenza di qualcuno cheproviene dallo stesso ambiente. Essere donna e straniera a vol-te può rivelarsi un’esperienza di-vertente. Si diventa oggetto di at-tenzioni e gentilezze, senza su-bire le restrizioni riservate, permotivi culturali o religiosi, alledonne locali. In molti Paesi mu-sulmani, anche oggi, come aitempi di Lady Montagu (1689-1762) - che per prima descrissegli harem e gli hammam turchi- le viaggiatrici hanno l’opportu-nità di venire a contatto sia conil mondo maschile, sia con quel-lo femminile. Nello Yemen, do-ve ho viaggiato con un’amica, hosperimentato personalmentequesta libertà, incontrando don-ne e bambini nei villaggi, ma an-che conversando con la guidae l’autista - uomini - con unacomplicità quasi cameratesca,per loro impensabile con qual-siasi donna del luogo non appar-tenente alla famiglia. Natural-mente solo dopo che i nostri dueaccompagnatori avevano supe-rato lo shock culturale di trovar-si di fronte due viaggiatrici sole,non imparentate fra di loro, spo-sate ma senza mariti al seguito.Dalle loro parti, quanto di più si-mile a un marziano.

VIAGGIATRICI E SCRITTRICIAnna Maspero in Mongolia e Carla Perrotti nel deserto.

LA CONFERENZA / L’8 AGOSTO, A INGRESSO LIBERO

Sgarbi svela a Zelbio i segreti di CaravaggioDopo il presunto ritrovamento dei resti mortali di Cara-vaggio e l’ipotesi, poi rientrata, di un quadro romano at-tribuito all’artista, Michelangelo Merisi sarà ancora pro-tagonista di una serata speciale. L’8 agosto, a Zelbio, ilcritico d’arte Vittorio Sgarbi terrà una conferenza dal ti-tolo «Due o tre cose che so su Caravaggio: vita e operedel grande artista tra storia e leggenda». Si tratterà diun’anticipazione dell’attesa mostra, curata dallo stessoSgarbi in ottobre a Bergamo. In un’intervista a «La Pro-vincia» il critico aveva tratteggiato così la personalità

dell’artista: «La grandezza di Caravaggio è come quel-la di Leopardi. Entrambi sono dei grandi e tragici poetidi un mondo senza Dio. I soggetti di Caravaggio tradu-cono il senso di una religione tutta immanente. La mor-te della Vergine raffigura appunto la morte di una don-na. È un quadro tragico in cui della bellezza della Ver-gine non c’è assolutamente niente». L’incontro, ad in-gresso libero, si terrà alle ore 21 nel salone del cinetea-tro parrocchiale.

Piermaria Pazienza

storieTra le grandi viaggiatri-ci, ricordiamo Gertru-de Bell (1868-1926),archeologa e agentesegreto in MedioOriente; Alexandra Da-vid-Néel (1868-1969),prima europea a entra-re a Lhasa,in Tibet; El-la Maillart (1903-1997),celebre per il viaggio inauto dalla Svizzera aKabul, nel 1939, conAnnemarie Schwar-zenbach (1908-1942).

D A L E G G E R E

Memorabilinaufragidai Sette Maridi Bernardino Marinoni

Ecco dove, forse,Pete Docter e BobPeterson, autoridel meravigliosofilm d’animazione«Up», erano anda-ti a pescare (l’e-spressione non èfuori luogo) il loro

Kevin, grande uccello variopinto dispecie creduta estinta. Un uccello si-mile, da credere vivente solo nelle fa-vole, è invece esistito davvero, in Ma-dagascar. Ne rende conto Viviano Do-menici, già autorevole firma del «Cor-riere della Sera», nel più singolare deiportolani: s’intitola «Altri naufragi»,è impaginato con il gusto delle anti-che carte nautiche e raccoglie storied’amore e d’avventura scritte di isolain isola, cioè tra i relitti di terra, nondi rado niente più che grumi, disper-si nei sette mari. Approdi talora fortu-nosi, non necessariamente remoti, masempre a se stanti, così da spiegare l’e-sistenza di uomini sopravvissuti suatolli deserti o il cui cognome si per-petua ad inattese latitudini: quello diRaffaele Cardinali, per esempio, ma-rinaio viareggino che a fine ottocen-to mise su famiglia a Rapanui, l’Isoladi Pasqua. Lasciò invece una donnainnamorata sulla scogliera di Tristanda Cunha, Agostino Lavarello, marit-timo di Camogli naufragato in mez-zo all’Atlantico: un paio di suoi com-pagni e compaesani, invece, uno scio-gliendo il voto che aveva fatto nel mo-mento di maggiore pericolo, non la-sciarono più l’isola dove oggi, assicu-ra Domenici, due degli otto cognomipresenti sono i loro. Di altri italiani na-vigatori, ma forse non proprio santi,riferisce le rotte: un Pasqualino Rispo-li, napoletano, ultimo leggendario pi-rata del canale Bearle, ma anche Cri-stoforo Colombo, a proposito di un av-vistamento di sirene, perché altri nau-fragi veleggia in acque dove la fanta-sia si è confusa talora a lungo con larealtà (che ha avuto il sopravvento) diisole disegnate su oceani di carta conmostri marini in fregio. La ricognizio-ne corre i mari e il tempo, dà corpo aquelle che si direbbero leggende (in-vece no: sull’isola North Sentinel, nel-l’Oceano Indiano circa trecento indi-vidui vivono allo stato preistorico), re-cupera storie di ragazze innamorateimbarcate in travestimenti maschili,tiene malinconiche anagrafi - l’ultimodei Moriori, gli eredi degli ammutina-ti del Bounty, l’ultima tasmaniana pu-rosangue - e incrocia isola fantasma,qualcuno addirittura non ancora scom-parsa dalle mappe. E nel Mediterra-neo? L’Isola (artificiale) delle Rose, allargo di Rimini, proclamatasi indipen-dente e affondata manu militari unaquarantina d’anni fa, la Ferdinandea,emersa davanti al mare di Sciacca nel1831 per svanire dopo qualche mesetra colonne d’acqua bollente e fumi-gante, un effetto speciale che sarà cer-to stato memorabile.

Viviano Domenici, «Altri naufra-gi»De Agostini, 293 pag., 20 euro.

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LA PROVINCIA[46 CULTURA]M A R T E D Ì 3 A G O S T O 2 0 1 0