perché interessarsi alla complessità

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Valerio Eletti E<oluzione orizzontale Roma, 23 Febbraio 2013 E<oluzione orizzontale 23.02.2013 VALERIO ELETTI “Perché interessarsi alla complessità”

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Page 1: Perché interessarsi alla complessità

Valerio ElettiE<oluzione orizzontale

Roma, 23 Febbraio 2013

E<oluzione orizzontale23.02.2013

VALERIO ELETTI

“Perché interessarsi alla complessità”

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Valerio ElettiE<oluzione orizzontale

Roma, 23 Febbraio 2013

Perché ci dovremmo interessare di complessità ... e di sistemi ... e di reti?

se guardiamo verso il FUTURO: perché sempre più complessi sono e saranno: la società, l’economia e la finanza del nostro mondo globale, gli ambienti naturali e le reti artificiali in cui siano immersi o comunque coinvolti, il mondo del lavoro e i mercati con cui veniamo continuamente in contatto, la sfera di informazioni, di spot pubblicitari e di narrazioni che ci circonda … la medicina, l’organizzazione sanitaria, le cosiddette living technologies, l’intelligenza artificiale, la biologia sintetica …

se guardiamo al PRESENTE e al PASSATO: perché sempre e comunque complessi sono stati molti sistemi che abbiamo affrontato male, con vistosi fallimenti, per colpa degli strumenti sbagliati di taglio riduzionista e lineare utilizzati: dallo sviluppo urbanistico e dai problemi del traffico delle nostre città alle interazioni, intersecazioni e scambi fra civiltà nel corso della storia, dalla propagazione di epidemie fisiche, di virus digitali e di credenze e mode fino all’emersione della vita dalla materia e all’emersione dell’intelligenza dalla vita

Focus sulla complessità: perché?

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... e in sostanza perché oggi ci possiamo vedere e studiare come ‘sistemi di sistemi complessi’ che osservano e modificano (essendone nello stesso tempo modificati, ma probabilmente non osservati) sistemi di sistemi complessi di ordine superiore (come i fenomeni sociali) e di ordine inferiore (come i batteri o gli organi del nostro corpo).

L’approccio complesso ci permette infatti di rileggere tutto il mondo, sia dentro che intorno a noi, in un modo nuovo: una opportunità capitata, in misura analoga, altrettanto ricca e rivoluzionaria, soltanto tre secoli or sono, quando nasceva il “metodo scientifico”...

Ma prima di procedere cerchiamo di condividere il significato della parola complessità: che cosa intendiamo per semplice? ... e per complicato? ... e infine per complesso? Vediamolo con qualche esempio concreto.

Focus sulla complessità: perché?

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Semplice, complicato, complesso

Primo esempio: supponiamo di avere un obiettivo “semplice”: centrare un bersaglio disegnato sul pavimento a 5 metri. E proviamo a raggiungere l’obiettivo usando prima uno strumento “semplice”, poi uno “complicato” e infine uno “complesso” ...

Parole chiave: - Lineare- Prevedibile- Ripetibile - Rapporto causa-effetto - Inanimato - Modello fisico e matematico …

calcolare con una certa approssimazione dove cadrà è un’operazione possibile e relativamente semplice.

Primo: immaginiamo di lanciare un sasso:

Etimologia: sine + plico (senza pieghe)

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Parole chiave: - S-piegabile (prevedibile, seppure con difficoltà) - Lineare (scomponendo il fenomeno nelle sue componenti lineari) - Ripetibile (a parità di condizioni iniziali e al contorno) - Rapporto causa-effetto - Inanimato - Paradigma riduzionista (Galileo, Cartesio, Newton)

calcolare con una certa approssimazione dove cadrà è un’operazione possibile ma complicata.

Secondo: immaginiamo di lanciare un aeroplanino:

Etimologia: cum + plico (con piegature)

Semplice, complicato, complesso

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Parole chiave: - Intrecciato (non riducibile: l’insieme è superiore alla somma delle parti) - Non lineare- Non ripetibile né prevedibile - Senza più rapporto causa-effetto - Fenomeni biologici e sociali - Visione sistemica, reticolare, non sequenziale…

... e dunque come possiamo arrivare all’obiettivo in questo caso?

calcolare con una certa approssimazione dove andrà a posarsi è un’operazione impossibile: lo “strumento” rientra nel campo della complessità.

Terzo: immaginiamo di lanciare un piccione:

Etimologia: cum + plècto (intrecciato, tessuto insieme): “composto di più parti collegate tra loro e dipendenti una dall’altra”

Semplice, complicato, complesso

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Nei casi in cui maneggiamo strumenti semplici o complicati per raggiungere l’obiettivo ci basta studiare a tavolino le varie componenti e poi utilizzare “azioni di forza”: dirette, lineari, top-down, che ubbidiscono a un progetto preciso, deterministico, e sono prevedibili.

Ma nel caso di uno strumento complesso (biologico o sociale)tutte queste azioni sono inutili: perfino nel caso di un obiettivo semplice come quello di centrare un bersaglio a pochi metri di distanza.

In situazioni complesse bisogna usare altre strategie, altri approcci, tenendo conto delle caratteristiche del fattore vivente: Invece di lanciare con più violenza il piccionebasta per esempio mettere un po’ di becchime sul bersaglio...

Figurarsi se è complesso, biologico, sociale non solo lo strumento ma anche l’obiettivo, il fenomeno, l’ambiente.

Vediamo un esempio di questo genere...

Riflessioni su questi primi esempi

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Secondo esempio: supponiamo di avere un obiettivo relativamente “complesso”: gestire un incrocio tra due strade con un traffico che varia molto a seconda dell’ora e della stagione.E proviamo a raggiungere l’obiettivo usando

uno strumento “semplice” ............................................................

uno “complicato” ...........................

e uno “complesso” ...............................................................

A voi il commento

Semplice, complicato, complesso

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La complessità: cos’è?

e quindi eccoci alla domanda centrale: che cosa intendiamo per complessità?

Sotto la ‘parola ombrello’ complessità (sistemi complessi, reti, complessità algoritmica, auto-organizzazione, soft computing…) si trova non una nuova disciplina, ma un paradigma culturale nuovo rispetto ai paradigmi culturali e ai modelli del metodo scientifico classico:

lo intuiamo già dal fatto che negli esempi che abbiamo visto scompaiono - nel caso del fenomeno complesso - principi basilari come il riduzionismo, la prevedibilità, il rapporto causa-effetto, la linearità…

Per comprenderne in maniera articolata la natura, le caratteristiche e le proprietà procediamo in maniera non semplificata, non sequenziale: procediamo per accumulo di descrizioni, stimoli, concetti chiave che ricaviamo dalle parole di studiosi e ricercatori di diversi ambiti disciplinari.

vediamo qualche definizione in contesti e discipline diverse. vediamo qualche definizione in contesti e discipline diverse. A voi il compito di appuntare le parole chiave che emergono da queste citazioniA voi il compito di appuntare le parole chiave che emergono da queste citazioni

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Questi sistemi sono formati da numerosi agenti che agiscono insieme.Possono essere cellule nervose nel cervello oppure individui nell’economia. Ogni elemento influisce sugli altri e subisce l’influsso degli altri. (…) Questi agenti interattivi non sono controllati centralmente; i comportamenti emergono dalle interazioni stesse (…) Il comportamento coerente del sistema deriva dalla competizione e collaborazione fra gli elementi. (…) Ogni livello del sistema serve come mattone per costruire il prossimo livello. Così un gruppo di cellule formerà un tessuto, e un gruppo di operai costituirà un team di lavoro, e così via per ogni livello e per ogni tipo di sistema complesso. Un fenomeno fondamentale di adattamento di questi sistemi è che essi si riorganizzano continuamente, mentre imparano.

Definizione di carattere divulgativo

brano da John Holland (Santa Fe Institute), Adaptation in Natural and Artificial Systems, Mit Press, Cambridge (Mass. US) 1992, tradotto e citato a pag.19 di A. Gandolfi, Formicai, imperi, cervelli, Bollati Boringhieri 1999)

brano da John Holland (Santa Fe Institute), Adaptation in Natural and Artificial Systems, Mit Press, Cambridge (Mass. US) 1992, tradotto e citato a pag.19 di A. Gandolfi, Formicai, imperi, cervelli, Bollati Boringhieri 1999)

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Cos’è la complessità? Esistono un gran numero di definizioni; alcune si basano sui concetti di informazione, di entropia (…), di caso o di casualità. Tutte, sebbene a diversi livelli, esprimono una relazione tra il tutto e le parti del sistema, per meglio dire sottolineano il fatto che la conoscenza delle parti non è sufficiente a spiegare il funzionamento del tutto. (…) La formula ormai consacrata della complessità postula che “il tutto è maggiore della somma delle parti”. Che si tratti di turbolenze atmosferiche, di colonie di insetti o di altre popolazioni animali sottoposte a fluttuazioni erratiche, dello sviluppo delle malattie epidemiche, dell’evoluzione dei regimi politici, di reti di telecomunicazioni, di movimenti sociali o di andamento dei mercati azionari, i sistemi complessi dinamici - insiemi aperti e instabili - non possono essere descritti attraverso l’analisi classica, che consiste nel segmentare il tutto e nel cercare di comprenderlo attraverso la scomposizione delle sue funzioni elementari. Un altro aspetto della complessità è il suo essere costantemente “di confine” tra due condizioni differenti, talvolta contraddittorie. La complessità rinvia spesso a una soglia critica, a una frontiera fra caos e ordine.

Réda Benkirane, La teoria della complessità Bollati Boringhieri 2007, pag. 9 (l’edizione originale è del 2002) Réda Benkirane, La teoria della complessità Bollati Boringhieri 2007, pag. 9 (l’edizione originale è del 2002)

Definizione di carattere divulgativo

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1. Emergence of complexity occurs in terms of A) function (simple structures causally underlying functioning of more complex structures), B) development (a single initial cell growing to a complex interlocking set of 103 cells), and C) evolution (a universe region containing no complex systems evolving to one containing billions of them), each occurring with very different timescales.

2. Complex systems are characterized by A) hierarchical structures delineating both complexity and causality with B) different levels of order and descriptive languages, plus C) a relational hierarchy at each level of the structural hierarchy.

3. These hierarchical structures are modular - made up by structural combinations of simpler (lower-level) components with their own state variables, incorporating encapsulation and inheritance, enabling reuse and modification.

4. Complex emergence is enabled by A) bottom-up and B) top-down action, the latter occurring by coordinating lower-level actions according to the system structure and boundary conditions.

… segue >

Definizioni di emergenza e livelli di complessità

George F.R. Ellis, “True complexity and its associated ontology”, in Science and ultimate reality. Quantum Theory, Cosmology and Complexity, edited by Barrow, Davies, Harper for the Cambridge University Press, 2004 (pag. 608)

George F.R. Ellis, “True complexity and its associated ontology”, in Science and ultimate reality. Quantum Theory, Cosmology and Complexity, edited by Barrow, Davies, Harper for the Cambridge University Press, 2004 (pag. 608)

1. L’emergenza della complessità ha luogo come A) funzione, B) sviluppo, C) evoluzione.2. I sistemi complessi sono caratterizzati da A) strutture gerarchiche che delineano

sia la complessità che la causalità, con B) diversi livelli di ordine e di linguaggi, più C) una relazione gerarchica a ciascun livello della struttura gerarchica.

3. Tali strutture gerarchiche sono modulari - costituite da combinazioni strutturali di componenti più semplici (lower-level) con le loro proprie variabili di stato…

4. L’emergenza della complessità è dovuta ad azioni sia A) bottom-up sia B) top-down… 5. I sistemi viventi comportano un uso mirato dell’informazione per controllare le funzioni

fisiche in accordo con gli obiettivi di più alto livello. Sono strutturati come A) sistemi di controllo retroattivo che B) possono apprendere grazie a C) la cattura, l’immagazzinamento, il recupero e l’analisi delle informazioni da utilizzare per mettere a punto gli obiettivi del sistema nel suo insieme; ciò comporta D) il riconoscimento di configurazioni ed E) l’utilizzazione di modelli predittivi semplificati.

1. L’emergenza della complessità ha luogo come A) funzione, B) sviluppo, C) evoluzione.2. I sistemi complessi sono caratterizzati da A) strutture gerarchiche che delineano

sia la complessità che la causalità, con B) diversi livelli di ordine e di linguaggi, più C) una relazione gerarchica a ciascun livello della struttura gerarchica.

3. Tali strutture gerarchiche sono modulari - costituite da combinazioni strutturali di componenti più semplici (lower-level) con le loro proprie variabili di stato…

4. L’emergenza della complessità è dovuta ad azioni sia A) bottom-up sia B) top-down… 5. I sistemi viventi comportano un uso mirato dell’informazione per controllare le funzioni

fisiche in accordo con gli obiettivi di più alto livello. Sono strutturati come A) sistemi di controllo retroattivo che B) possono apprendere grazie a C) la cattura, l’immagazzinamento, il recupero e l’analisi delle informazioni da utilizzare per mettere a punto gli obiettivi del sistema nel suo insieme; ciò comporta D) il riconoscimento di configurazioni ed E) l’utilizzazione di modelli predittivi semplificati.

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5. Living systems involve purposeful use of information to control physical functions in accord with higher-level goals. They are structured as A) feedback control systems that B) can learn by C) capturing, storing, recalling, and analyzing information which is used to set the system goals; this involves D) pattern recognition and E) utilization of simplified predictive models.

Riflessione sui livelli gerarchici di complessità

George F.R. Ellis, “True complexity and its associated ontology”, in Science and ultimate reality. Quantum Theory, Cosmology and Complexity, edited by Barrow, Davies, Harper for the Cambridge University Press, 2004 (pag. 608)

George F.R. Ellis, “True complexity and its associated ontology”, in Science and ultimate reality. Quantum Theory, Cosmology and Complexity, edited by Barrow, Davies, Harper for the Cambridge University Press, 2004 (pag. 608)

Figure:

hierarchy of structure and causation. Each lower level underlies what happens at each higher level, in terms of physical causation.

Sociology/Economics/PoliticsPsychologyPhysiology

Cell biology Biochemistry

ChemistryPhysics

Particle physics

Sociology/Economics/PoliticsPsychologyPhysiology

Cell biology Biochemistry

ChemistryPhysics

Particle physics

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Riflessione su reti e complessità

Albert-Laszlo Barabasi, Link. La scienza delle reti, Einaudi 2004 (ed. orig. 2002) (pag. 84 e pag. 77)

Albert-Laszlo Barabasi, Link. La scienza delle reti, Einaudi 2004 (ed. orig. 2002) (pag. 84 e pag. 77)

La natura, di norma, non ama le leggi di potenza*. Nei sistemi più comuni le grandezze seguono una curva a campana, e le correlazioni decrescono rapidamente secondo le leggi esponenziali. Ma tutto cambia se il sistema è costretto a subire una transizione di fase. In questo caso emergono le leggi di potenza: segno inequivocabile, in natura, che il caos sta facendo posto all’ordine. La teoria delle transizioni di fase ci dimostrò in modo forte e chiaro che la strada dal disordine all’ordine è tenuta insieme dalle potenti forze dell’auto-organizzazione e governata dalle leggi di potenza. Ci dimostrò che le leggi di potenza non sono un modo come un altro di definire il comportamento di un sistema. Sono l’autentico marchio di fabbrica dell’auto-organizzazione dei sistemi complessi.

* Le leggi di potenza esprimono in termini matematici il fatto che nelle reti del mondo reale la

maggioranza dei nodi ha solo pochi link, e questi innumerevoli piccoli nodi coesistono con pochi grandi hub dotati invece di un numero eccezionalmente alto di link. (vedi anche legge di Pareto o legge 80/20 o scale free network)

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… concludiamo questa carrellata con un pensiero di Edgar Morin:

Ci sono due aspetti fondamentali della complessità che ritrovo fin dal principio; da un lato la natura multidimensionale del problema: il complexus è veramente ciò che viene “tessuto insieme”; dall’altro lato le contraddizioni irriducibili che nascono da problemi profondi. (…) Ho adottato il termine complessità al culmine di un percorso preciso (…) solo a partire dagli anni 1968-1970, quando ho aggiornato la mia cultura scientifica e biologica, ho scoperto un certo numero di teorie, alcune tratte dalla cibernetica, altre sviluppate nella teoria dell’autorganizzazione, giungendo infine alla nozione di complessità.(…) Da questo percorso sono arrivato alla conclusione che, tanto per il pensiero quanto per l’azione, esisteva una forma di complessità che per le persone significa confusione, contraddizione, cioè qualcosa che non è possibile descrivere né spiegare. A quel punto ho capito che la sfida stava esattamente là

… e una riflessione di Morin sulla complessità

Edgard Morin, “Il complesso, ciò che è tenuto insieme”, intervista raccolta in La teoria della complessità di Réda Benkirane, Bollati Boringhieri 2007 (edizione originale: 2002) (pag. 19 e 20)

Edgard Morin, “Il complesso, ciò che è tenuto insieme”, intervista raccolta in La teoria della complessità di Réda Benkirane, Bollati Boringhieri 2007 (edizione originale: 2002) (pag. 19 e 20)

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Le parole chiave della complessità?

... in conclusione di questa carrellata andiamo a vedere e analizzare insieme le parole chiave che secondo voi emergono da questo accumulo di riflessioni e definizioni di complessità...

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E confrontiamo le prime impressioni con l’elenco di parole chiave (o meglio di proprietà e caratteristiche dei sistemi complessi) messo a punto da uno dei nostri relatori ormai dieci anni fa, ma ancora in parte valido

con una notazione: si tratta di item a volte ridondanti, a volte non presenti contemporaneamente in tutti i sistemi complessi, e a volte espressi in maniera non più attuale

Primo identikit della complessità

… dal Cap. 8 (intitolato “L’identikit di un sistema complesso”) di Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità di Alberto Gandolfi, pubblicato in prima edizione da Bollati Boringhieri nel 1999

… dal Cap. 8 (intitolato “L’identikit di un sistema complesso”) di Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità di Alberto Gandolfi, pubblicato in prima edizione da Bollati Boringhieri nel 1999

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Elementi dell’identikit di un sistema complesso secondo Alberto Gandolfi:

Alto numero di elementi Interazione non lineare fra gli elementi Effetti ritardati (nel tempo e nello spazio) Presenza di feedback negativi e positivi Struttura a rete Sistema aperto Sistema universale (ovvero si ritrovano sistemi analoghi su scale diverse) Sistema dinamico Sistema robusto Sistema creativo e innovativo Imprevedibile A sensibilità differenziata (presenza di punti critici all’interno del sistema) Non controllabile Comportamento spesso discontinuo Fenomeni di auto-organizzazione Strutturazione a livelli gerarchici Autonomia parziale degli elementi Presenza di paradossi nel sistema (p.es.: compresenza di stabilità e instabilità)

In corsivo le caratteristiche e le proprietà che si possono considerare ridondanti

Primo identikit della complessità

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Ma questo identikit va preso oggi solo come un primo approccio informale. Nell’idea di complessità, reti e sistemi complessi adattativi entrano in gioco infatti anche altri elementi molto importanti, come i concetti di:

Centralità dell’informazione (a fianco di spazio+tempo e di energia+materia) Comprimibilità delle info (per una definizione algoritmica della complessità ) Comprimibilità delle info (per una riflessione sul binomio comprensione-compressione) Architettura delle reti (rif. a studi di Strogatz, Watts, Granovetter, Barabasi) Approccio non riduzionista e non deterministico Entropia e sua inversione Turbolenza e transizione di fase Margine del caos ed emersione dell’ordine dal disordine Evoluzione e selezione naturale Importanza di imprecisioni ed errori per l’adattabilità (cfr errori di trascrizione nel Dna) Presenza di livelli gerarchici di complessità Autopoiesi e basi della vita (rif. specifico a studi di Varela e Maturana) Vita (e intelligenza) naturale e artificiale Ruolo dell’osservatore in quanto sistema complesso esso stesso

(limiti inevitabili, rapporto osservatore-oggetto osservato, interferenza dell’osservatore sull’osservazione)

Estensione dei concetti della complessità

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Analizziamo quindi i concetti centrali:

Processi bottom-up • Numerosi elementi • Poche e semplici regole locali • Numerose connessioni fra gli elementi

Non linearità • Feedback positivi (retroazione destabilizzante) • Feedback negativi (retroazione stabilizzante)• Effetto farfalla: grandi effetti da piccole cause

Transizione di fase al margine del caos • Auto-organizzazione• Emersione dell’ordine dal disordine

Evoluzione dei sistemi aperti• Strutture dissipative• Sistemi dinamici (non in equilibrio) • Evoluzione e selezione naturale

… e poi >>>

Focus sui concetti chiave della complessità

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… e infine focalizziamo l’attenzione su una serie essenziale di conseguenze e di concetti collaterali di cui va presa consapevolezza:

Abbandono del principio di “causa-effetto”

Abbandono del concetto di “terzo-non-dato”

Accettazione di imprevedibilità e indeterminazione

Diversità fra complicato (spiegabile) e complesso

Interferenza dell’osservatore

Comprensione come compressione (di informazioni o di dati)

che cosa può comportare questa serie di consapevolezze nuove non solo nello sviluppo della scienzama anche in concreto nel nostro lavoro di tutti i giorni? nella visione del mondo da parte di noi osservatori che operiamo al suo interno? nella costruzione razionale delle tecnologie e delle previsioni scientifiche?

Lasciamo aperta la risposta al pensiero di ciascuno di noi…

Focus sui concetti chiave della complessità

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Per chi vuole approfondire la bibliografia di riferimento, conoscere i siti dei centri di ricerca e studi su questioni legate alla complessità, avere notizia di iniziative riguardanti lo studio della complessità,

ecco l’indirizzo del sito del Complexity Education Project:

www.complexityeducation.it

e il mio indirizzo email:

[email protected]

Approfondimenti e contatti

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Studi sulla complessità dal 1940 ad oggi

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Mappa delle Teorie della Complessità.

Prima parte.

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Mappa delle Teorie della Complessità.

Seconda parte.