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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 77 (46.321) Città del Vaticano martedì-mercoledì 2-3 aprile 2013 . y(7HA3J1*QSSKKM( +@!z!&!"!% Nel messaggio «urbi et orbi» per la Pasqua La misericordia di Dio per il mondo Oggi il mensile «donne chiesa mondo» IN ALLEGATO La Corea del Nord rafforza l’arsenale nucleare mentre Seoul si dice pronta a reagire a nuove provocazioni Pechino invita alla moderazione Un carro armato sudcoreano durante le esercitazioni congiunte con le forze statunitensi (Reuters) PECHINO, 2. La Cina ha invitato og- gi tutte le parti in causa nella peni- sola coreana a «esercitare la calma e la moderazione». Il portavoce del ministero degli Esteri, Hong Lei, ha aggiunto che Pechino è «dispiaciu- ta» per la decisione nordcoreana di riattivare il reattore nucleare di Yongbyon, annunciata oggi. Hong, in una conferenza stampa, ha tutta- via sottolineato che «le sanzioni uni- laterali» non possono portare alla soluzione della crisi. «Bisogna riatti- vare al più presto il dialogo» ha concluso il portavoce cinese. Anche l’ambasciatore russo Grigory Logvinov ha affermato che la priori- tà nella penisola coreana è evitare uno scenario militare. Ovviamente — ha detto l’inviato speciale del mini- stero degli Esteri russo — «non sia- mo indifferenti alle tensioni sul no- stro confine orientale». Gli Stati Uniti e la Corea del Sud, ha aggiun- to Logvinov, citato da Interfax, han- no sicuramente reagito in maniera equilibrata e per questo la situazione non è irreversibile. «Speriamo che tutte le parti esercitino la massima moderazione e responsabilità». Come accennato, la Corea del Nord intende riavviare il reattore nu- cleare da 5 megawatt di Yongbyon fermato nell’ambito degli accordi del 2007 raggiunti nei colloqui a sei. Si tratta del tavolo multilaterale sull’ab- bandono delle ambizioni atomiche del regime comunista di Pyongyang in cambio di aiuti al quale partecipa- no Corea del Sud, Stati Uniti, Giap- pone, Russia e Cina ma in stallo da dicembre 2008. L’iniziativa, che do- vrebbe permettere alla Corea del Nord di estrarre plutonio dalle barre di combustibile esaurito, è stata an- nunciata dall’agenzia ufficiale del re- gime Kcna, riprendendo un portavo- ce del Dipartimento generale per l’energia atomica, secondo cui «sa- ranno adottate tutte le misure per riavviare il reattore e per ristrutturare gli impianti associati» al fine di svi- luppare le tecnologie nucleari e po- tere rispondere al fabbisogno ener- getico del Paese. La decisione, per altro verso, è coerente con i propositi del dittatore nordcoreano Kim Jong Un — dopo la riunione plenaria del Comitato centrale del Partito dei lavoratori svoltasi domenica — di «rafforzare l’arsenale nucleare sia in termini di qualità sia di quantità» ed è funzio- nale alla necessità di risolvere la gra- ve carenza di energia elettrica. Dal canto suo, la Corea del Sud ha avvertito di essere pronta a ri- spondere «con forza» a qualsiasi at- tacco sul suo territorio. Il nuovo presidente, Park Geun Hye, in carica dallo scorso febbraio, in un momen- to di alta tensione con Pyongyang, ha ordinato all’esercito di «risponde- re con forza» senza tener conto di «considerazioni politiche» in caso di un attacco nordcoreano. E il porta- voce della Casa Bianca, Jay Carney, ha affermato che la Corea del Nord dovrebbe cessare le sue minacce pro- vocatorie: la retorica usata dal regi- me non fa altro che aumentare il suo isolamento. Gli Stati Uniti comun- que rafforzano ulteriormente lo schieramento difensivo attorno alla Corea del Sud e il Giappone, per neutralizzare qualsiasi ipotesi di at- tacco del regime nordcoreano. Isabella Ducrot, «Santa Caterina» (2013) Lì troverai i trofei di coloro che fondarono la Chiesa CARLO CARLETTI A PAGINA 5 La visita di Papa Francesco nella necropoli vaticana Alle radici del pontificato romano di ANGELO COMASTRI* Aveva un grande desiderio Papa Francesco: visitare la necropoli va- ticana. Ce ne ha parlato poco pri- ma della Pasqua. In particolare de- siderava di vedere la tomba del- l’apostolo Pietro, il luogo nel quale i cristiani di Roma collocarono il corpo crocifisso del primo Papa dopo il martirio nel circo di Nero- ne, nell’anno 67 dopo Cristo. Il Papa si è voluto dunque reca- re laddove c’è l’origine del pontifi- cato romano, nel quale la Provvi- denza oggi ha voluto inserire anche la sua persona. Lunedì pomeriggio, 1° aprile, ab- biamo avuto la gioia, oltreché l’onore, di accompagnare Papa Francesco lungo questo itinerario unico al mondo. Dal piano delle Grotte vaticane siamo scesi nella necropoli: un salto all’indietro di 1800 anni. Fino al 1939-40 essa era sommersa dalla terra. Questo per- ché gli architetti di Costantino, nell’anno 320, per creare il piano del pavimento della prima basilica, riempirono di terra la parte scosce- sa del colle vaticano. Oggi, dopo In questo mausoleo, in mezzo a tante sepolture pagane, c’è anche una sepoltura cristiana. Il cristiane- simo infatti, come un lievito, stava entrando nel mondo pagano. Il Pa- pa, ammirato, ha esclamato: «Così accade anche oggi!». Abbiamo poi fatto una seconda sosta davanti alla lapide funeraria di un uomo chiamato Istatilio. Era sicuramente un cristiano: c’è infatti il noto monogramma XP che indica Cristo. Sulla lapide è scritto: «È andato d’accordo con tutti e non ha mai causato litigi». Il Papa, do- po aver letto la frase, ci ha guarda- to e ha detto: «È un bel program- ma di vita». Quando poi siamo giunti al luogo della sepoltura dell’apostolo Pietro ho visto il San- to Padre fissare, visibilmente com- mosso, quella parete bianca piena dei graffiti che testimoniano ancora oggi la devozione nei confronti dell’apostolo Pietro. Giunti nella Cappella Clementi- na, Papa Francesco si è raccolto in preghiera e ha ripetuto ad alta vo- ce le tre professioni di fede di Pie- tro: «Signore, Tu sei il Cristo, il Fi- glio del Dio vivente»; «Signore, da gli scavi, tutto è prodigiosamente riemerso. La prima sosta è avvenuta di fronte al mausoleo degli Egizi (che risale alla fine del secondo secolo). chi andremo? Tu hai parole di vita eterna»; «Signore, tu sai tutto! Tu sai che io ti amo!». In quel mo- mento, abbiamo avuto l’impressio- ne che la vicenda di Pietro uscisse dai secoli passati e diventasse pre- sente e viva nella vita dell’attuale successore dell’apostolo Pietro. Erano con me il vescovo Vittorio Lanzani, delegato della Fabbrica di San Pietro, monsignor Alfred Xue- reb e i responsabili della necropoli Pietro Zander e Mario Bosco e quando abbiamo salutato il Santo Padre abbiamo pensato che egli fa- ceva ritorno alla sua abitazione confortato dall’eco delle parole di Gesù: «Tu sei pietra e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa e le porte del male non prevarranno contro di essa». *Cardinale arciprete di San Pietro ABUJA, 2. Almeno 19 persone sono morte e diverse al- tre sono rimaste ferite in un nuovo attacco di un grup- po armato, all’apparenza musulmano, a un villaggio a maggioranza cristiana nello stato settentrionale nige- riano di Kaduna. L’attacco — che ha causato anche 4.500 sfollati — è avvenuto nel giorno di Pasqua: circa trenta uomini armati, presumibilmente di etnia fulani, hanno lanciato l’assalto al villaggio di Afaka e secon- do testimoni citati dall’emittente televisiva locale Channel, gli aggressori hanno sparato indiscriminata- mente contro le abitazioni private. Nella zona sono frequenti gli scontri tra pastori nomadi di etnia fulani e coltivatori di religione cristiana, che si contendono le scarse risorse naturali del posto. I nuovi episodi di violenza si sono registrati nonostante la massima aller- ta nel Paese dove nella scorsa settimana si erano già verificati sanguinosi scontri. Il presidente Goodluck Jonathan aveva ordinato di elevare lo stato di allerta negli Stati del nord di Kaduna, Kano, Plateau, Borno e Yobe, nel timore che gli estremisti islamici di Boko Haram potessero insanguinare con attentati e attacchi suicidi le celebrazioni della Pasqua. Altre vittime in Nigeria negli scontri a sfondo etnico Una Pasqua all’insegna della misericordia di Dio quella vissuta per la prima volta accanto a Papa Francesco. E non poteva forse essere diversamente vista la costanza con la quale il Pontefice sta cer- cando di riportare nell’ottica cristiana l’annuncio di quella misericordia «che vince sempre», come ha ricordato nel messaggio urbi et orbi. Il Papa dalla Loggia della Benedizione della basilica vaticana — dopo aver celebrato la messa sul sagrato — ha ricordato i popoli maggiormente colpiti dai conflitti, come quelli del Medio Orien- te, di alcuni Paesi dell’Africa e della penisola co- reana. Ma il suo pensiero è andato anche alle vit- time dell’avidità di chi cerca facili guadagni. Esplicito è stato il riferimento alla tratta delle per- sone, che secondo il Pontefice costituisce «la schiavitù più estesa in questo ventunesimo seco- lo». Sono proprio loro, i più deboli, quelli che hanno maggior bisogno di chi «trasforma la mor- te in vita», che sa mutare «l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace». «Non chiudiamoci in noi stessi — aveva raccomandato la notte della vigilia in basilica — non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situa- zioni che Dio non possa cambiare». Poi con il suo stile diretto si era rivolto a ciascun uomo, quasi personalmente: «Gesù — aveva detto — è ri- sorto. Accetta allora che Gesù risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia». Un concetto che ha ripetuto lunedì 1° aprile durante la recita del Regina Caeli: «Cristo ha vinto il ma- le in modo pieno e definitivo» ma, ha detto, spet- ta a noi «accogliere questa vittoria nella nostra vita». PAGINE 7 E 8

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIII n. 77 (46.321) Città del Vaticano martedì-mercoledì 2-3 aprile 2013

.

y(7HA3J1*QSSKKM( +@!z!&!"!%

Nel messaggio «urbi et orbi» per la Pasqua

La misericordia di Dio per il mondo

Oggi il mensile«donne chiesa mondo»

IN A L L E G AT O

La Corea del Nord rafforza l’arsenale nucleare mentre Seoul si dice pronta a reagire a nuove provocazioni

Pechino invita alla moderazione

Un carro armato sudcoreano durante le esercitazioni congiunte con le forze statunitensi (Reuters)

PE C H I N O, 2. La Cina ha invitato og-gi tutte le parti in causa nella peni-sola coreana a «esercitare la calma ela moderazione». Il portavoce delministero degli Esteri, Hong Lei, haaggiunto che Pechino è «dispiaciu-ta» per la decisione nordcoreana diriattivare il reattore nucleare diYongbyon, annunciata oggi. Hong,in una conferenza stampa, ha tutta-via sottolineato che «le sanzioni uni-laterali» non possono portare allasoluzione della crisi. «Bisogna riatti-vare al più presto il dialogo» haconcluso il portavoce cinese. Anchel’ambasciatore russo GrigoryLogvinov ha affermato che la priori-tà nella penisola coreana è evitareuno scenario militare. Ovviamente —

ha detto l’inviato speciale del mini-stero degli Esteri russo — «non sia-mo indifferenti alle tensioni sul no-stro confine orientale». Gli StatiUniti e la Corea del Sud, ha aggiun-to Logvinov, citato da Interfax, han-no sicuramente reagito in manieraequilibrata e per questo la situazionenon è irreversibile. «Speriamo chetutte le parti esercitino la massimamoderazione e responsabilità».

Come accennato, la Corea delNord intende riavviare il reattore nu-cleare da 5 megawatt di Yongbyonfermato nell’ambito degli accordi del2007 raggiunti nei colloqui a sei. Sitratta del tavolo multilaterale sull’ab-bandono delle ambizioni atomichedel regime comunista di Pyongyang

in cambio di aiuti al quale partecipa-no Corea del Sud, Stati Uniti, Giap-pone, Russia e Cina ma in stallo dadicembre 2008. L’iniziativa, che do-vrebbe permettere alla Corea delNord di estrarre plutonio dalle barredi combustibile esaurito, è stata an-nunciata dall’agenzia ufficiale del re-gime Kcna, riprendendo un portavo-ce del Dipartimento generale perl’energia atomica, secondo cui «sa-ranno adottate tutte le misure perriavviare il reattore e per ristrutturaregli impianti associati» al fine di svi-luppare le tecnologie nucleari e po-tere rispondere al fabbisogno ener-getico del Paese.

La decisione, per altro verso, ècoerente con i propositi del dittatorenordcoreano Kim Jong Un — dop ola riunione plenaria del Comitatocentrale del Partito dei lavoratorisvoltasi domenica — di «rafforzarel’arsenale nucleare sia in termini diqualità sia di quantità» ed è funzio-

nale alla necessità di risolvere la gra-ve carenza di energia elettrica.

Dal canto suo, la Corea del Sudha avvertito di essere pronta a ri-spondere «con forza» a qualsiasi at-tacco sul suo territorio. Il nuovopresidente, Park Geun Hye, in caricadallo scorso febbraio, in un momen-to di alta tensione con Pyongyang,ha ordinato all’esercito di «risponde-re con forza» senza tener conto di«considerazioni politiche» in caso diun attacco nordcoreano. E il porta-voce della Casa Bianca, Jay Carney,ha affermato che la Corea del Norddovrebbe cessare le sue minacce pro-vocatorie: la retorica usata dal regi-me non fa altro che aumentare il suoisolamento. Gli Stati Uniti comun-que rafforzano ulteriormente loschieramento difensivo attorno allaCorea del Sud e il Giappone, perneutralizzare qualsiasi ipotesi di at-tacco del regime nordcoreano.

Isabella Ducrot, «Santa Caterina» (2013)

Lì troverai i trofeidi coloro che fondaronola Chiesa

CARLO CARLETTI A PA G I N A 5

La visita di Papa Francesco nella necropoli vaticana

Alle radicidel pontificato romano

di ANGELO COMASTRI*

Aveva un grande desiderio PapaFrancesco: visitare la necropoli va-ticana. Ce ne ha parlato poco pri-ma della Pasqua. In particolare de-siderava di vedere la tomba del-l’apostolo Pietro, il luogo nel qualei cristiani di Roma collocarono ilcorpo crocifisso del primo Papadopo il martirio nel circo di Nero-ne, nell’anno 67 dopo Cristo.

Il Papa si è voluto dunque reca-re laddove c’è l’origine del pontifi-cato romano, nel quale la Provvi-denza oggi ha voluto inserire anchela sua persona.

Lunedì pomeriggio, 1° aprile, ab-biamo avuto la gioia, oltrechél’onore, di accompagnare PapaFrancesco lungo questo itinerariounico al mondo. Dal piano delleGrotte vaticane siamo scesi nellanecropoli: un salto all’indietro di1800 anni. Fino al 1939-40 essa erasommersa dalla terra. Questo per-ché gli architetti di Costantino,nell’anno 320, per creare il pianodel pavimento della prima basilica,riempirono di terra la parte scosce-sa del colle vaticano. Oggi, dopo

In questo mausoleo, in mezzo atante sepolture pagane, c’è ancheuna sepoltura cristiana. Il cristiane-simo infatti, come un lievito, stavaentrando nel mondo pagano. Il Pa-pa, ammirato, ha esclamato: «Cosìaccade anche oggi!».

Abbiamo poi fatto una secondasosta davanti alla lapide funerariadi un uomo chiamato Istatilio. Erasicuramente un cristiano: c’è infattiil noto monogramma XP che indicaCristo. Sulla lapide è scritto: «Èandato d’accordo con tutti e nonha mai causato litigi». Il Papa, do-po aver letto la frase, ci ha guarda-to e ha detto: «È un bel program-ma di vita». Quando poi siamogiunti al luogo della sepolturadell’apostolo Pietro ho visto il San-to Padre fissare, visibilmente com-mosso, quella parete bianca pienadei graffiti che testimoniano ancoraoggi la devozione nei confrontidell’apostolo Pietro.

Giunti nella Cappella Clementi-na, Papa Francesco si è raccolto inpreghiera e ha ripetuto ad alta vo-ce le tre professioni di fede di Pie-tro: «Signore, Tu sei il Cristo, il Fi-glio del Dio vivente»; «Signore, da

gli scavi, tutto è prodigiosamenteriemerso.

La prima sosta è avvenuta difronte al mausoleo degli Egizi (cherisale alla fine del secondo secolo).

chi andremo? Tu hai parole di vitaeterna»; «Signore, tu sai tutto! Tusai che io ti amo!». In quel mo-mento, abbiamo avuto l’i m p re s s i o -ne che la vicenda di Pietro uscissedai secoli passati e diventasse pre-sente e viva nella vita dell’attualesuccessore dell’apostolo Pietro.

Erano con me il vescovo VittorioLanzani, delegato della Fabbrica diSan Pietro, monsignor Alfred Xue-reb e i responsabili della necropoliPietro Zander e Mario Bosco equando abbiamo salutato il SantoPadre abbiamo pensato che egli fa-ceva ritorno alla sua abitazioneconfortato dall’eco delle parole diGesù: «Tu sei pietra e su questapietra io edificherò la mia Chiesa ele porte del male non prevarrannocontro di essa».

*Cardinale arciprete di San Pietro

ABUJA, 2. Almeno 19 persone sono morte e diverse al-tre sono rimaste ferite in un nuovo attacco di un grup-po armato, all’apparenza musulmano, a un villaggio amaggioranza cristiana nello stato settentrionale nige-riano di Kaduna. L’attacco — che ha causato anche4.500 sfollati — è avvenuto nel giorno di Pasqua: circatrenta uomini armati, presumibilmente di etnia fulani,hanno lanciato l’assalto al villaggio di Afaka e secon-do testimoni citati dall’emittente televisiva localeChannel, gli aggressori hanno sparato indiscriminata-mente contro le abitazioni private. Nella zona sonofrequenti gli scontri tra pastori nomadi di etnia fulanie coltivatori di religione cristiana, che si contendono lescarse risorse naturali del posto. I nuovi episodi diviolenza si sono registrati nonostante la massima aller-ta nel Paese dove nella scorsa settimana si erano giàverificati sanguinosi scontri. Il presidente GoodluckJonathan aveva ordinato di elevare lo stato di allertanegli Stati del nord di Kaduna, Kano, Plateau, Bornoe Yobe, nel timore che gli estremisti islamici di BokoHaram potessero insanguinare con attentati e attacchisuicidi le celebrazioni della Pasqua.

Altre vittime in Nigerianegli scontri a sfondo etnico

Una Pasqua all’insegna della misericordia di Dioquella vissuta per la prima volta accanto a PapaFrancesco. E non poteva forse essere diversamentevista la costanza con la quale il Pontefice sta cer-cando di riportare nell’ottica cristiana l’annunciodi quella misericordia «che vince sempre», comeha ricordato nel messaggio urbi et orbi.

Il Papa dalla Loggia della Benedizione dellabasilica vaticana — dopo aver celebrato la messasul sagrato — ha ricordato i popoli maggiormentecolpiti dai conflitti, come quelli del Medio Orien-te, di alcuni Paesi dell’Africa e della penisola co-

reana. Ma il suo pensiero è andato anche alle vit-time dell’avidità di chi cerca facili guadagni.Esplicito è stato il riferimento alla tratta delle per-sone, che secondo il Pontefice costituisce «laschiavitù più estesa in questo ventunesimo seco-lo». Sono proprio loro, i più deboli, quelli chehanno maggior bisogno di chi «trasforma la mor-te in vita», che sa mutare «l’odio in amore, lavendetta in perdono, la guerra in pace». «Nonchiudiamoci in noi stessi — aveva raccomandato lanotte della vigilia in basilica — non perdiamo lafiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situa-

zioni che Dio non possa cambiare». Poi con ilsuo stile diretto si era rivolto a ciascun uomo,quasi personalmente: «Gesù — aveva detto — è ri-sorto. Accetta allora che Gesù risorto entri nellatua vita, accoglilo come amico, con fiducia». Unconcetto che ha ripetuto lunedì 1° aprile durantela recita del Regina Caeli: «Cristo ha vinto il ma-le in modo pieno e definitivo» ma, ha detto, spet-ta a noi «accogliere questa vittoria nella nostravita».

PAGINE 7 E 8

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 martedì-mercoledì 2-3 aprile 2013

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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Mentre ad Atene è atteso l’avvio di una nuova tornata negoziale

La troika dà più tempo a CiproNicosia studia un piano di rilancio economico

Persi duecentomila posti di lavoro

Lisb onapaga l’amaro conto

della crisiNICOSIA, 2. La troika (la squadra diesperti di Ue, Bce ed Fmi) ha con-cesso a Cipro un anno di tempo inpiù per centrare l’obiettivo del risa-namento di bilancio. Intanto l’Ese-cutivo di Nicosia studia un piano dirilancio dell’economia. Questa matti-na il ministro delle Finanze cipriota,Michalis Sarris, ha annunciato le di-missioni.

Mentre i rappresentanti della troi-ka stanno per lasciare Cipro, un’altradelegazione è attesa giovedì ad Ate-ne per l’avvio di un nuovo round dinegoziati con il Governo greco dairisultati del quale dipenderà l’asse-gnazione delle due tranche del pre-stito — rispettivamente 2,8 e sei mi-liardi di euro — di cui il Paese ha as-soluto bisogno.

Ma il tempo a disposizione delGoverno di Atene stringe: ogni deci-sione sulle riforme dev’essere presaentro il 12 aprile, giorno della riunio-ne dell’Eurogruppo. Il Governo diSamaras ha deciso ieri di accelerareil processo di privatizzazioni delleferrovie con il ministero per lo Svi-luppo che ha annunciato il lanciodella procedura di dismissione dellaTrainose (la società delle ferrovie)che dovrebbe essere completata en-tro l’inizio del 2014. Per questo ilministro Costas Hatzidakis ha datoil via al trasferimento di azioni dellasocietà (oggi al cento per cento sta-tale) alla Taiped.

Nel frattempo, ieri, mentre il por-tavoce del Governo di Nicosia, Chri-stos Stylianides, annunciava la pro-roga al 2017 concessa dai creditoriinternazionali per centrare gli obiet-tivi del risanamento di bilancio, ilpresidente Nicos Anastasiades illu-strava ai suoi ministri un piano di ri-lancio economico. Un piano in do-dici punti per risollevare le sortidell’isola, centrato su una serie di

iniziative che vanno dall’ab olizionedel bando esistente sui casinò, alleesenzioni fiscali per le società chereinvestono i loro profitti nell’isola ealtre facilitazioni per attrarre investi-menti stranieri. Il piano sarà discus-so prima di essere sottoposto all’ap-provazione del Parlamento entro duesettimane. Parlando con i giornalisti,Anastasiades ha assicurato la massi-ma serietà dell’inchiesta che una

commissione di magistrati apposita-mente nominati condurrà sulle causeche hanno determinato la crisi delsistema bancario del Paese.

Sul piano internazionale, la Rus-sia ha escluso formalmente un aiutoa proprie società o privati colpiti dalpiano di ristrutturazione delle ban-che cipriote, che contempla possibiliperdite fino al sessanta per cento peri depositanti, anche se il vice pre-mier Igor Shuvalov è tornato a criti-care la misura del prelievo forzososui maxi depositi concordato conBruxelles. Il primo ministro, DmitriMedvedev, si è incontrato con il nu-mero uno della Banca centrale peresaminare la situazione della bancastatale Vtb, presente nell’isola. Il lea-der dei liberali europei (Alde), GuyVerhofstadt, e la collega coordinatri-ce per l’economia Sylvie Goulard,hanno invece chiesto a Bce, Eba eEsrb di informare l’E u ro p a r l a m e n t osul perché non hanno saputo preve-nire ed evitare la crisi cipriota. Gliocchi degli investitori, tuttavia, sonopuntati soprattutto verso Bruxelles everso l’Eurogruppo previsto per ve-nerdì 12 aprile.

Un bambino cerca di raggiungere uno sportello bancomat a Nicosia (Reuters)

Un uomo a una finestra nel quartiere di Alfama, a Lisbona (Reuters)

Lubiana escludela necessitàdi un piano

di emergenza

Ricevute in Quirinale le personalità nominate dal capo dello Stato

Napolitano indica un termineper il lavoro degli esperti

LUBIANA, 2. La Slovenia non saràla prossima Cipro. Il ministro del-le Finanze di Lubiana, Uros Cu-fer, esclude la necessità di un pia-no di emergenza. «Per quest’annonon c’è bisogno di alcun salvatag-gio; personalmente sono moltotranquillo». Secondo il Fondomonetario internazionale, la Slo-venia dovrà raccogliere almenotre miliardi di euro entro la finedell’anno, ma per Cufer non c’èalcuna fretta. «Non abbiamo al-cun bisogno di andare sul merca-to in questo momento di surri-scaldamento causato da Cipro»ha spiegato il ministro. «Possia-mo aspettare che i mercati si cal-mino, che gli investitori si senta-no rassicurati dalle nostre mosse epoi torneremo sul mercato».

Il progetto del nuovo Governosloveno prevede la creazione diuna bad bank entro il prossimosettembre: lì confluiranno partedei sette miliardi di sofferenzeche gravano sui bilanci dei treprincipali istituti del Paese, tuttiancora in gran parte controllatidallo Stato. Le banche avrannobisogno poi di un’iniezione di ca-pitali da almeno un miliardo dieuro che — secondo Cufer — p o-trebbero essere raccolti sul merca-to nella seconda parte dell’annotramite un’emissione obbligazio-naria. Nessun istituto sarà peròceduto. Secondo Cufer, le banchecostano oggi solo il 10-20 percento del loro vero valore. Dun-que, osserva, «non è questo ilmomento di dismettere le quotepubbliche. Vendere a questi prez-zi non avrebbe senso».

Nuove strategie monetarie dei Paesi emergenti

Bricsin fuga dall’e u ro

I leader dei Paesi del Brics durante il recente vertice in Sud Africa (Reuters)

P ro g re s s inella lotta

contro la povertàin America latina

BRASILIA, 2. Il responsabile dellaSegreteria generale iberoamerica-na, Enrique V. Iglesias, valuta po-sitivamente il processo di riduzio-ne della povertà in America lati-na, ma avverte che questo proces-so dev’essere consolidato. Infatti,per molti di coloro che sono ve-nuti dalla povertà è ancora possi-bile tornare alla situazione prece-dente. «In generale l’America la-tina è oggi molto ben ammini-strata» ha detto ieri Iglesias, du-rante un seminario economiconella capitale brasiliana. Pur sot-tolineando l’importanza della lot-ta contro la povertà, Iglesias haosservato che «molti di coloroche sono scampati alla povertàsono ancora borderline e possonoritornarvi». La riduzione dellapovertà — ha aggiunto — è pre-sente «non solo in Brasile, ma an-che in Argentina, Messico e nellamaggior parte dei Paesi della re-gione». Iglesias ha quindi chiestodi evitare «l’euforia che esiste sul-la situazione economica in Ameri-ca latina e cogliere il momentoper rafforzare i cambiamenti so-ciali degli ultimi anni».

Ricorso di Novartis respinto dalla Corte suprema indiana

Il farmaco anticancro rimane generico

NEW YORK, 2. La rincorsa dell’eu-ro al dollaro subisce una battutad’arresto, con i Paesi emergenti chescaricano la moneta unica. Nel2012 le Banche centrali dei Paesiemergenti hanno ridotto le proprieriserve in euro dell’otto per cento,vendendone 45 miliardi: la monetaunica rappresenta ora solo il 24 percento delle loro riserve, il livellopiù basso dal 2002 dopo il piccodel 31 per cento nel 2009. Il dolla-ro resta stabile al sessanta per cen-to delle riserve.

I dati — riporta il Financial Ti-mes — mostrano «i danni che lacrisi del debito europea ha causatoallo status dell’euro sui mercati in-ternazionali. «La scelta della com-posizione delle riserve invia infattiun chiaro messaggio sulla valutache i Paesi emergenti ritengono piùstabile, sicura e liquida».

Per gli analisti, l’euro potrà ri-conquistare il proprio fascino solose l’Europa si muoverà versoun’unione fiscale e un singolo mer-cato dei bond. Ma il suo momentopotrebbe anche essere passato con igrandi cambiamenti in corsonell’economia globale che spingo-no le valute dei Paesi emergenti asfidare sia il dollaro sia l’euro. «Glieffetti della crisi dell’euro continue-ranno, la crescita sarà lenta, i tassidi interesse resteranno bassi e il fa-scino esercitato dagli asset in euroresterà scarso» afferma Edwin Tru-man del Peterson Institute. «Il dol-laro tiene ma ci stiamo muovendo

verso un sistema multi valute». Ela dimostrazione arriva dall’a c c o rd oper trenta miliardi di dollari siglatofra Cina e Brasile, con il quale idue Paesi potranno prendere inprestito le rispettive valute in casodi turbolenze sui mercati finanziari,bypassando così l’uso del dollarocome riserva.

ROMA, 2. «Otto, dieci giorni»: èquesto il periodo di tempo ideale —«perché il loro lavoro possa essereutile» — dei due gruppi di espertiincaricati dal presidente della Re-pubblica italiana, Giorgio Napolita-no, di formulare proposte di pro-gramma alle forze parlamentari, neltentativo di superare la crisi politicain atto.

È quanto afferma lo stesso capodello Stato in una nota diffusa altermine dell’incontro avuto martedì

mattina in Quirinale con gli stessiesperti che fanno parte delle com-missioni, una, si ricorda, con compe-tenze in materia economico-socialeed europea, l’altra sui temi istituzio-nali.

Nella nota, Napolitano, a seguitodi «reazioni di sospetto e interpreta-zioni francamente sconcertanti», sot-tolinea di non aver creato «nulla chepossa interferire né nell’attività delParlamento», «né nelle decisioni chespettano alle forze politiche». Dun-que, i gruppi di lavoro non indiche-ranno «un tipo o un altro di solu-zioni di Governo». Si può invececoncorrere, precisa il capo dello Sta-to, «a creare condizioni più favore-voli allo scopo di sbloccare una si-tuazione politica irrigidita in posi-zioni inconciliabili».

Hanno accettato di far parte deidue gruppi di lavoro — che stabili-ranno contatti con i presidenti ditutti i gruppi parlamentari — in ma-teria istituzionale, il costituzionalistaValerio Onida, il senatore MarioMauro, il senatore Gaetano Quaglia-riello e il già presidente della Came-ra Luciano Violante; in materia eco-nomico-sociale ed europea, EnricoGiovannini, presidente dell’Istat,Giovanni Pitruzzella, presidentedell’Autorità garante della concor-renza e del mercato; Salvatore Rossi,membro del Direttorio della Bancad’Italia, l’onorevole Giancarlo Gior-getti e il senatore Filippo Bubbico,presidenti delle Commissioni specialioperanti alla Camera e al Senato, eil ministro per gli Affari europei,Enzo Moavero Milanesi.

LISBONA, 2. Quasi duecentomilaposti di lavoro andati perduti: il bi-lancio della crisi peggiora di gior-no in giorno per il Portogallo. Aconfermarlo sono i dati diffusi ieridal presidente dell’Istituto porto-ghese di occupazione e di forma-zione professionale, Octavio Oli-veira. Circa centomila persone so-no riuscite a trovare un altro lavo-ro, sono entrate in programmi diformazione o sono emigrate, haspecificato Oliveira.

La disoccupazione, intorno al 17per cento, è considerata uno deiprincipali problemi del Paese, chedeve affrontare la peggiore crisieconomica degli ultimi decenni.

Il Portogallo è anche oggetto diun accordo raggiunto nell’ambitodi un piano di salvataggio stabilitonel 2011, che lo ha costretto ad at-tuare drastiche misure di aggiusta-mento economico in uno scenariodi tre anni consecutivi di recessio-ne. In questo contesto — diconofonti della stampa specializzata —le previsioni per il 2013 sono stateriviste al ribasso da parte dellaBanca del Portogallo, che si aspet-tavano una perdita di circa 153.000

posti di lavoro. Il tasso di disoccu-pazione calcolato dal Governo delpremier Pedro Passos Coelho allafine di questo anno dovrebbe rag-giungere la quota del 18,2 per cen-to. Per il 2014, il Governo prevedeche la disoccupazione arriverà acirca il 18,5 per cento e al 18,1 percento rispetto al 2015 e al 17,5 nel2016.

Intanto, nonostante la crisi, perFitch è possibile fare buoni guada-gni, basta solo non guardare allospread. È questa la conclusione cheemerge da una simulazionedell’agenzia, che sgombra in uncerto senso il campo dal “mito” deldifferenziale come “t e r m o m e t ro ”delle economie. Infatti, l’agenzia dirating americana sottolinea come ildifferenziale abbia acquistato unagrande popolarità fra gli investitorigrazie alla capacità di riflettere inmaniera tempestiva la sensibilitàdel mercato. Tuttavia, un’analisicondotta da alcuni esperti eviden-zia come proprio queste caratteri-stiche si trasformino in limiti con-creti nel caso di una valutazionedei rischi per gli investimenti dilungo termine.

NEW DELHI, 2. La Corte supremadi New Delhi ha respinto il ricorsopresentato dal colosso svizzero No-vartis relativo al brevetto di un me-dicinale anticancro, il Glivec. I giu-dici hanno stabilito che le aziendelocali hanno il diritto di produrre ilmedicinale come farmaco genericoa basso prezzo per salvaguardare ildiritto alla salute della popolazio-ne. Secondo i giudici, infatti, ilGlivec non è una «invenzione» diNovartis, bensì la riformulazione diun preparato contenente la stessamolecola. L’atteso verdetto delmassimo organo giudiziario per-metterà ora ai gruppi farmaceuticiindiani, come Cipla e Rambaxy, dicontinuare a produrre la versionegenerica del medicinale usato so-

prattutto per trattare una rara for-ma di leucemia.

Reagendo negativamente, Novar-tis ha dichiarato che la decisionedella Corte suprema «scoraggia laricerca di farmaci innovativi, essen-ziale per l’avanzamento della scien-za medica al servizio dei pazienti».Parlando ai giornalisti da Mumbai,Ranjit Shahani, vice presidente emanaging director dell’azienda inIndia, ha ricordato che la sentenzarischia di «ostacolare i progressimedici nelle patologie per le qualinon sono ancora disponibili opzio-ni terapeutiche efficaci».

La Novartis ha tenuto a precisareche la sua terapia è gratuita per il95 per cento dei pazienti indianinell’ambito di iniziative benefiche.La battaglia legale della Novartis

era iniziata nel 2006 quando l’Uffi-cio indiano dei brevetti aveva re-spinto la concessione di un nuovaversione modificata del Glivec. Direcente, altri colossi farmaceuticistranieri hanno subito decisioni diquesto tipo.

Per le associazioni indiane cheda anni si battono per un maggioraccesso ai farmaci salvavita il ver-detto della Corte suprema è «unagrande vittoria». Un mese di tratta-mento con il Glivec costa circa2.600 dollari, mentre la versione abasso prezzo è venduta a 175 dolla-ri. Si tratta di un’enorme differenza— sottolineano le associazioni —che va a vantaggio dei malati ditutto il mondo dato che l’India, in-sieme al Brasile, è uno dei maggio-ri esportatori di farmaci generici.

L’OSSERVATORE ROMANOmartedì-mercoledì 2-3 aprile 2013 pagina 3

Il mese di marzo appena terminato è stato il più sanguinoso dall’inizio del conflitto

Nessuna treguadelle violenze in Siria

Dopo mezzo secolo di divieto escono i primi quattro quotidiani privati

Myanmar e la libera stampa

L’opp osizionein Egitto chiede

un Governodi unità nazionaleIL CA I R O, 2. Un eventuale Go-verno di salvezza nazionale, cheduri un anno, sia presieduto daMohammed Mursi e sia compo-sto da personalità autorevoli edesperte non provenienti dai parti-ti politici egiziani, con due obiet-tivi da raggiungere: la sicurezza ela ripresa dell’economia. È la ri-cetta urgente che l’ex segretariogenerale della Lega araba, AmrMussa — oggi componente diprimo piano del Fronte di salvez-za nazionale insieme con Moha-med ElBaradei e Hamdeen Sa-bahi — descrive come possibilesoluzione alla crisi che l’Egittosta attraversando. La ricetta è sta-ta offerta, racconta Mussa, allostesso presidente Mursi, negli ul-timi mesi sempre più contestatoda molti egiziani che scendono inpiazza quasi ogni settimana e chesi scontrano o con la polizia ocon le schiere di Fratelli musul-mani sostenitori del presidente.Ma Mursi, alle prese con un’eco-nomia sempre più in difficoltà ein attesa di nuovi negoziati con ilFondo monetario internazionaleper un prestito di quasi cinquemiliardi di dollari (non ancoraconcesso in assenza di un pianocredibile del Governo), fino aquesto momento non ha risposto.Nelle prossime ore è prevista unanuova visita al Cairo di una dele-gazione dell’Fmi e si aspetta disapere se nuove indicazioni delGoverno saranno giudicate ido-nee per la concessione o menodel prestito.

DA M A S C O, 2. Non conoscono treguale violenze in Siria. Il mese di mar-zo è stato il più sanguinoso dall’ini-zio del conflitto. Damasco e Alepposono diventate i principali campi dibattaglia sui quali si scontrano i ri-belli e le truppe governative del pre-sidente Assad. A ciò si aggiungel’emergenza dei profughi, che vivo-no in condizioni precarie nei campiin Turchia e in Giordania.

A confermare l’estendersi delleviolenze in Siria sono anzitutto inumeri. Più di seimila persone sonostate uccise nel solo mese di marzo,

che è così diventato il più sanguino-so dall’inizio delle sommosse controil presidente Assad due anni fa. Loriferiscono fonti degli attivisti, preci-sando che tra i morti «2.080 sonocivili, e tra loro vi sono 298 bambinie ragazzi di meno di 16 anni e 291donne». Le altre vittime, sempre se-condo la stessa fonte, sono 2.074 ri-belli (di cui 86 soldati disertori) e1.464 militari governativi. Tra i ri-belli, vi sono anche 588 morti nonidentificati, tra cui «un gran numerodi combattenti non siriani».

Secondo le cifre fornite dall’O nuin febbraio, due anni di scontri han-no causato almeno settantamilamorti. Gli attivisti abbassano di po-co la cifra, non tenendo conto deimiliziani che combattono per Assadma non appartengono all’e s e rc i t ore g o l a re .

Ieri, il bilancio delle violenze èstato di almeno ottanta morti. Lodenunciano diversi gruppi di attivi-sti citati dalle agenzie internazionalie dai social network. Le fonti riferi-scono che tra le vittime ci sarebberoanche cinque donne e quattro bam-bini. La maggior parte delle vittimeè stata registrata nella capitale Da-masco e nei suoi sobborghi, dove sicontano 37 morti. A Idlib gli attivi-sti hanno denunciato l’uccisione di16 persone, 13 ad Aleppo. Sei mortia Homs, quattro a Dayr Ezzor, tre aHama e uno a Daraa.

Oggi violenti scontri si registranosoprattutto in due sobborghi di Da-masco, Barzeh e Jobar. Secondo gliattivisti, nei bombardamenti su Bar-zeh, nel nord della capitale, si con-tano finora cinque feriti e danni aedifici. Arrivano notizie di violenzeanche da Jobar, in particolare neipressi della piazza Abbasiyeen, unadelle principali di Damasco. I ribelliche controllano alcune zone perife-riche stanno tentando di avanzarenei quartieri centrali, ancora nellemani delle truppe regolari. Situazio-ne molto tesa ad Aleppo, dove nelleultime ore i ribelli hanno preso ilcontrollo dell’area strategica diShaykh Maqsud, situata nella partenord della città.

Nel frattempo, il capo della Coa-lizione dell’opposizione siriana,Moaz Al Khatib, ha respinto condecisione l’ipotesi di un interventomilitare straniero nel Paese arabo,ma ha sottolineato la necessità difermare gli attacchi di missili dalconfine siriano contro il territorioturco, perché gli ordigni colpisconoaree abitate da civili. «Un interven-to militare straniero in Siria spinge-rebbe il Paese verso la frammenta-zione» ha detto Al Khatib. «I Paesiche vogliono aiutare i siriani — haaggiunto — lo possono fare in tantialtri modi, per esempio fornendo aiterritori liberati un sistema di difesadai missili del regime».

La preparazione per la vendita dei nuovi quotidiani (Reuters)

Otto morti in un attacco a Peshawar e cinque camion per i rifornimenti Nato dati alle fiamme nel Balucistan

Pakistan sempre senza pace

NAY P Y I D AW, 2. Dopo mezzo secolo di divieto, sonousciti ieri in Myanmar i primi quattro quotidiani priva-ti, grazie all’entrata in vigore di una nuova disposizioneche ha eliminato la messa al bando istituita nel 1964. Inuovi giornali fanno parte delle sedici pubblicazioni au-torizzate dal Governo, rispetto alle venticinque che ave-vano presentato la richiesta. Per la fine di aprile è previ-sta anche la prima uscita del quotidiano della Lega na-zionale per la democrazia, di Aung San Suu Kyi. Dalgiro di vite applicato dalla dittatura militare nel 1994,gli unici quotidiani ammessi erano quelli statali.

Nell’ambito della stampa privata, dunque, si registra-no significativi progressi. Ma non mancano gli ostacoli,a partire dalle grandi difficoltà di distribuzione, anzitut-to a causa della disastrata rete di infrastruttura naziona-le. Tanto che al momento i quotidiani escono solo nellacapitale. A livello legislativo, una nuova legge organicasulla stampa è ancora in preparazione, mentre rimango-no in vigore, almeno sulla carta, diverse norme restritti-ve che erano state stabilite dal regime militare. Le pub-blicazioni autorizzate sono andate comunque a ruba trala popolazione.

Attentatosuicidain Iraq

BAGHDAD, 2. Violenze in Iraq.Dieci morti e trenta feriti è il bi-lancio di un attentato suicidacompiuto ieri contro il quartiergenerale della polizia a Tikrit: loha riferito l’agenzia di stampaXinhua, che cita fonti della poli-zia locale. Un attentatore suicidasi è fatto saltare in aria a bordo diun camion carico di esplosivo. Trale vittime dell’attacco vi sono setteagenti di polizia. Uomini armatihanno poi attaccato un’a re adell’impianto gasiero di Akkas, af-fidato alla Koera Gas Company,nella provincia di Anbar. Lo han-no riferito fonti del Governo loca-le, precisando che gli assalitorihanno aperto il fuoco nel quartiergenerale della compagnia: quattrodipendenti sono stati uccisi e altridue sequestrati. Ieri il ministerodella Giustizia ha annunciato chesono state eseguite, per impicca-gione, le condanne a morte com-minate all’ex leader di Al Qaeda aBaghdad, Munaf Abdul RaheemAl Rawi, e ad altri tre detenuti ac-cusati di terrorismo.

Uso della biciclettap ermesso

alle donne sauditeRIAD, 2. Sì alle donne saudite inbici. Anche se in zone limitate.Secondo quanto riferisce il quoti-diano «Al Yaum», l’autorità sau-dita ha annunciato che le donnepotranno andare in bicicletta neiparchi e nelle zone ricreative. Maa due condizioni: che siano ac-compagnate da un parente e cheindossino l’abaya (la tradizionaleveste nera che copre le donne dal-la testa ai piedi). «Le donne sonolibere di andare in bici nei parchi,sul lungomare e in altre aree acondizione che indossino abitimodesti e che sia presente unguardiano in caso di cadute o in-cidenti», riferisce il quotidianoche cita una fonte della commis-sione per la Promozione della vir-tù e la prevenzione del vizio. Lastessa commissione ha ribadito dinon aver mai vietato alle donnestraniere di circolare in bici. Tutta-via, il permesso concesso alle sau-dite si limita solo a «scopo di di-vertimento»: cioè la bici non do-vrà essere usata come un mezzo ditrasporto. Inoltre, le autorità diRiad consigliano alle donne chevanno in bici di tenersi alla largadalle zone con manifestazioni gio-vanili per evitare il confronto congruppi di protesta.

ISLAMABAD, 2. Ancora violenze inPakistan. Questa notte otto personesono morte in un attacco contro unacentralina elettrica a Peshawar, nelnordovest. Secondo fonti della po-lizia, citate dall’emittente DawnNews, circa cinquanta miliziani, pro-venienti dal confine con l’Afghani-stan, hanno attaccato l’installazione,nell’area di Budhber, con il lancio dirazzi e mortai. La centralina è anda-ta completamente distrutta e l’interazona è piombata nel buio. Quattrovittime sono dipendenti della societàelettrica locale, le altre sono agentidi polizia. Gli assalitori si sono dile-guati nel distretto tribale di Khyber,dove c’è una forte presenza dei guer-riglieri talebani.

Si registra, intanto, un nuovo at-tacco contro i mezzi di rifornimentoper le truppe della Nato. Cinque ca-mion sono stati dati alle fiamme, ie-ri, nella provincia del Balucistan, nelsudovest del Paese. Lo hanno riferi-to fonti della polizia. Il convoglio,proveniente dall’Afghanistan, è statoattaccato da un gruppo di uominiarmati a bordo di motociclette men-tre attraversava il distretto di Bolan.I veicoli sono stati distrutti. Un ca-mionista è rimasto ferito. I camion,che trasportano macchinari ed equi-paggiamenti, fanno parte della pri-ma fase del ritiro delle truppe dellaNato dall’Afghanistan, che si com-pleterà il prossimo anno.

Sul piano politico si rileva unaprimizia: una donna delle aree triba-li pashtun del nordovest del Paese sipresenterà per la prima volta alleelezioni parlamentari che si svolge-

ranno l’11 maggio. La trentottenneBadam Zari h consegnato la doman-da per la sua candidatura come indi-pendente nel collegio elettorale delleAree tribali amministrate federal-mente (Fata). L’aspirante deputataproviene da distretto tribale diBajaur, che confine con l’Afghani-stan: nell’area è robusta la presenzadegli estremisti islamici. «Mi candi-do perché voglio rappresentare ledonne della mia area» ha detto Ba-dam Zari in una conferenza stampa,ricordando i gravi problemi di sicu-rezza el distretto tribale di Bajaur.L’area è stata teatro di diverse offen-sive dell’esercito di Islamabad controcovi dei ribelli, che hanno provocatoa più riprese lo sfollamento della po-polazione locale.

E ieri si è recato in Pakistan, perla sua prima visita ufficiale, il co-mandante della Forza internazionaledi assistenza alla sicurezza in Afgha-nistan (Isaf), generale Joseph Dun-ford, da quando ha assunto l’incari-co. Dunford ha incontrato il capo distato maggiore dell’esercito pakista-no, generale Ashfaq Pervez Kayani.Al centro dei colloqui, il processo dipace in Afghanistan, il rafforzamen-to della cooperazione militare e lasicurezza lungo il poroso confine traAfghanistan e Pakistan. Il generaleDunford, riferisce un comunicato,ha ribadito che «i pakistani, gli af-ghani e la comunità internazionaledesiderano pace e sicurezza nella re-gione». Il capo dell’esercito pakista-no, dal canto suo, ha auspicato unAfghanistan «stabile e unito».

P ro t e s t eantigovernative

in MaroccoRA B AT, 2. In Marocco sono ripre-se le proteste contro la disoccu-pazione e carovita. Nelle capitaleRabat sono tornati gli attivistidel Movimento 20 febbraio affer-mando che nel Paese «è in attoun regresso sociale». L’agenzia distampa marocchina Map ha datonotizia della manifestazione, rife-rendo della partecipazione dirappresentanti dei partiti di op-posizione e attivisti per i dirittiumani e della società civile, insie-me appunto ai militanti del Mo-vimento 20 febbraio. Secondofonti citate dalla Map, la protestaè stata «una sorta di ultimatum»per il premier Abdelilah Benkira-ne, accusato di trascinare il Paeseverso la rovina. Negli ultimi dueanni però le proteste — sulla sciadelle rivoluzioni in Tunisia edEgitto — non hanno ottenuto ilrisultato sperato e le iniziativedel Movimento 20 febbraio conil passare dei mesi hanno portatoa una perdita di vigore del grup-po. Nel frattempo ci sono stati ilreferendum sulla nuova Costitu-zione, voluta da re MohammedVI e approvata dalla maggioranzadella popolazione, e la significa-tiva vittoria nelle elezioni degliislamisti del partito Giustizia esviluppo. Ora, a due anni dallacosiddetta primavera araba, dila-ga il malcontento per l’aumentodei prezzi, da quello della benzi-na fino agli alimentari, in unPaese in cui la povertà colpiscecirca un terzo della popolazione.E inizia a diffondersi l’allarmeper il significativo aumento delladiso ccupazione.

Esecutivo provvisorionella Repubblica Centroafricana

Un uomo ferito nell’esplosione a Peshawar (Reuters)

BANGUI, 2. A due giorni dal verticestraordinario a N’Djamena dellaComunità economica degli Statidall’Africa centrale (Ceeac), nellaRepubblica Centroafricana l’auto-proclamato presidente MichelDjotodia ha annunciato di aver da-to vita a un Governo provvisorio dicui controlla 5 ministeri, tra cuiquello chiave della Difesa. È quan-to si legge in una dichiarazione, incui si annunciano nuove elezionima in un arco di tempo piuttostoampio, tre anni. Djotodia, che haestromesso François Bozizé, ha con-fermato come premier l’esp onentedell’opposizione Nicolas Tiangaye.

In totale i ministri saranno 34 eDjotodia si è riservato la Difesa,aggiungendo che non si candideràalle presidenziali del 2016. Noveministri fanno parte della fazionedei ribelli della Seleka, che ha con-quistato il potere, otto dell’ex op-posizione e uno legato all’ex presi-dente Bozizé. Tra i ministri della

Seleka quello del Petrolio, GontranDjono. Il portavoce del Governo,Crépin Mboli Goumba ha detto:«Bisogna mettersi subito al lavoro.La prima riunione di Gabinetto po-trebbe aver luogo tra poche ore».

Anche la maggior parte dei diri-genti dell’ex regime di FrançoisBozizé si sono detti pronti a coope-rare, tra questi Claude Lenga che èstato nominato ministro per l’Inse-gnamento professionale. Domani siterrà un vertice straordinario delCeeac con al centro proprio la crisinella Repubblica Centroafricana. Èstata confermata la presenza delpremier Tiangaye mentre resta in-certa la partecipazione di MichelDjotodia dopo il colpo di Stato chenon è stato ancora riconosciuto dal-la comunità internazionale. Il presi-dente sudafricano, Jacob Zuma, sirecherà a N’Djamena dopo unomaggio ai 13 soldati del suo Paeseuccisi per impedire ai ribelli — il 24marzo — di entrare a Bangui.

Il presidente sudanese ordinail rilascio dei prigionieri politici

KHARTOUM, 2. Il rilascio di tutti iprigionieri politici e l’avvio di undialogo nazionale con tutti i gruppi:questo l’impegno che il presidentedel Sudan, Omar Hassam El Ba-shir, ha preso ieri in un discorso te-nuto all’apertura del Parlamento diKhartoum, rimarcando l’attenua-mento delle tensioni con il Sud Su-dan. E i primi sei prigionieri politicisono stati liberati oggi all’indomanidell’amnistia annunciata dal presi-dente. I sei hanno lasciato il carceredi Kober a Khartoum.

Il discorso — di cui riferisce il sitodella Bbc — giunge in un momentoin cui sembra dunque avviarsi unadistensione nei rapporti finora mol-to tesi con il Sud Sudan. E sembravoler avviare anche una fase di di-stensione interna. Omar Hassam ElBashir, al potere da oltre vent’anni,ha anche detto che il Sudan ora«garantisce un’atmosfera di libertà edi salvaguardia della libertà diespressione per i singoli e per i

gruppi». «Ribadiamo il nostro im-pegno volto a preparare il climaadatto» ha aggiunto il presidentesudanese facendo appello a tutte leforze politiche affinché siano «pron-te per un dialogo serio e a trovareun meccanismo che garantisca ilsuccesso del dialogo stesso».

Le dichiarazioni del presidente difronte ai deputati dell’Assembleanazionale sudanese sono state accol-te positivamente dall’o rg a n i z z a z i o n einternazionale per i diritti umaniHuman Rights Watch (Hrw), cheha espresso — come riferisce l’agen-zia di stampa Ansa — l’auspicio cheora termini il regime poliziesco delledetenzioni arbitrarie e della tortura.Gli osservatori internazionali, citatisempre dalla Bbc, notano come ilpresidente sudanese non abbia spie-gato in che modo intenda metterein pratica i suoi annunci, le modali-tà con cui verranno individuati iprigionieri politici, né quale tratta-mento sarà riservato ai ribelli.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 martedì-mercoledì 2-3 aprile 2013

Giustizia e cittadinanza in un testo dell’arcivescovo di Buenos Aires per il bicentenario della Nazione argentina

Con i fari accesiCome affrontare le carestie materiali e spirituali che opprimono tante persone

di JOSÉ PARADISO

Possiamo apprezzare ladensità del testo che ab-biamo davanti solo attra-verso successive letture emediante quell’e s e rc i z i o

così poco frequente in tempi freneti-ci che favorisce scoperte a ogni visi-ta. Un testo che mette in discussionela superficialità facendo ricorso aun’accessibile profondità. Una cartanautica per chi deve dirigere, in par-ticolare per gli uomini e le donneimpegnati in politica, e una imbarca-zione sicura per quelli che saranno

tento alla natura e alle conseguenzedi un capitalismo che consuma uma-nità negli ingranaggi del consumi-smo; alle rinnovate forme di indivi-dualismo; al momentaneo e al domi-nio del breve termine; alla presenzamediatica che riduce la politica aspettacolo o a mera immagine e pri-vilegia l’annuncio pubblicitarioall’esposizione delle idee; all’intelli-genza senza talento — prosp ettivaautoreferenziale lontana dalla sag-gezza.

Una forma di riscatto perché cer-ca di restituire densità ed essenzialitàalla politica e al politico. Perché

oggi, tutt’altro che meri dati statisticiprivi di dolore e sofferenza per cen-tinaia di migliaia di persone.

Tuttavia, l’ideologia del mercatoautoregolato avrebbe preso la rivin-cita e, per qualche tempo, un codiceparadossalmente intitolato “consen-so” sarebbe diventato norma obbli-gata di pratiche socialmente ed eco-logicamente devastatrici. È l’ap olo-gia degli aggiustamenti strutturali;quello che si sarebbe potuto evitaresi è realizzato.

Da qui l’importanza del recuperodell’idea di sviluppo, ma sommatoall’aggettivo “integrale”, come tradu-zione di un significato e di esigenzeincentrate sui bisogni e sulle possibi-lità di un uomo assediato da forzeche vogliono condannarlo all’insigni-ficanza.

Nella visione del cardinal Bergo-glio, la vita dell’uomo contempora-neo si dibatte tra grandi tensioni bi-

p olari: tra la pienezza e il limite; tral’idea e la realtà; tra la globalizzazio-ne e la localizzazione. Sono grandidilemmi nei quali si gioca il suo de-stino e non gli resta altra soluzioneche riconoscerli e trovare il modo dirisolverli creativamente. E così, ogniprincipio per affrontarli scartainterpretazioni immobiliste e adatta-menti passivi che si rifugiano nel lo-ro carattere complesso o in letturesemplificanti e frammentarie: il tem-po come orizzonte dei processi,l’unità come risposta alla conflittua-lità insita nella vita sociale, il prima-to della realtà pensata attraversol’idea e di un tutto che è ricco nellasingolarità delle parti. In conclusio-ne, le parole capaci di far superarel’offuscamento e l’indifferenza sonostate dette. Non ci resta che aspet-tarne la necessaria eco. Che diventi-no volontà e realizzazione nell’a g i redi un popolo.

condotti o rappresentati senza rasse-gnarsi alla passività.

Come prima reazione, ascoltandoil cardinale Bergoglio che presentavaquesto testo in occasione della XIIIGiornata di Pastorale Sociale, mivenne in mente una metafora auto-mobilistica: Bergoglio accendeva ifari alti, sommandoli alle luci di po-sizione, quelle che illuminano ilcammino immediato, che indicanoquel che abbiamo davanti. Un ap-proccio preoccupato per quanto èvicino, ma orientato verso l’orizzontelontano.

Così facendo offriva una chiave dilettura fondamentale per il consoli-damento dell’equazione democrazia,sviluppo e giustizia sociale: dare ri-sposte alle domande del presente, af-frontare le carestie materiali e spiri-tuali che opprimono tante e tantepersone, ma farlo con lo sguardo ri-volto al futuro e dando a questo fu-turo le più ampie garanzie di uncontesto più propizio alla realizza-zione della persona.

Riempire l’oggi di futuro è per-correre il cammino opposto a quelloche propone l’invadente dominio delprofitto. È mettere in discussione lafrivola leggerezza della societàdell’acquistare. Lo sguardo di Bergo-glio è attento ed è anche una formadi riscatto. Attento perché esploraangoli che una retorica convenziona-le e piena di luoghi comuni preferi-sce lasciare in penombra o ai margi-ni. Perché va al fondo dei processi,mette in discussione i soliti discorsie non si adegua agli usi e alle defini-zioni che sono abitualmente menoinnocenti di quanto appaiano. At-

scatto dell’idea di progetto.Attenzione e riscatto si fondono

nel titolo dato al testo: «Noi comecittadini. Noi come popolo». Citta-dini in seno a un popolo. Nel con-cetto di p op olo c’è una vibrazioneemancipatrice. Un’impronta identita-ria con radici profonde, linfa e frutti.Un’esp erienza, densa, di fraternitàquotidiana e di generosità senzaaspettativa di ricambio, preservatadalla massificazione. Un sentimentodi cittadinanza attiva che esercita isuoi diritti ed esprime aspirazionicollettive. Il coinvolgimento con lasorte e il destino di un popolo èmolto più di quella solidarietà in do-si omeopatiche che serve solo a taci-tare una coscienza inquieta. È co-struzione in comune e riconoscimen-to dell’altro. È lo sforzo per dotaredi significati che sottendano la par-tecipazione e il coinvolgimento nonsporadico nella sorte della comunità,di tutti e di ciascuno. Coinvolgimen-to con chi ci è più vicino e con l’in-tera umanità.

È importante sottolineare il riscat-to dell’idea di svilupp o. Al riguardoil testo propone di riprendere il filodi un tema attorno al quale, in unpassato non molto lontano, emerse esi espresse, con acutezza critica etensione per la giustizia sociale, granparte del pensiero argentino e latino-americano più qualificato. Un con-cetto che avrebbe trovato tutta lasua profondità dottrinale nell’assimi-larsi al «nome della pace» e che,mettendo in discussione i dettamieconomici, proponeva per le nostresocietà forme alternative che avreb-bero evitato molti dei problemi di

Cittadini e popoloIn occasione del bicentenario dellaNazione argentina, il cardinale Bergogliotenne un importante discorso che riassumeil suo pensiero sociale. Il testo è orapubblicato in italiano con il titolo Noi comecittadini. Noi come popolo. Verso unbicentenario in giustizia e solidarietà 2011-2016 e una presentazione del vescovoMario Toso (Città del Vaticano - Milano,Libreria Editrice Vaticana - Jaca Book,2013, pagine 96, euro 9). Anticipiamo unostralcio del volume e la prefazione deldirettore della Scuola di RelazioniInternazionali della Facoltà di ScienzeSociali dell’università del Salvador.

parla della dignità del con-cetto e della realtà di unpopolo. Perché espone l’in-tima e necessaria connessio-ne tra la memoria e il pro-getto. Memoria di tutto edi tutti. Del tragitto percor-so e dei periodi di arrestopiù vicini a noi e che vedo-no in campo colpe e re-sponsabilità che non sonosimmetriche. Riscatto del-l’idea di utopia, intesa noncome visione totalizzante etotalitaria, ma come metadi un progetto storicamenterealizzabile, come orizzontecondiviso. Riscatto dellepossibilità concrete delmomento storico che vive ilPaese e della necessità dimettere da parte ostilità chemolto spesso riproduconoquello che criticano. Ri-

La politica come forma alta di caritàdi JORGE MARIO BERGO GLIO

Ognuno di noi deve recuperare sempre più con-cretamente la propria identità personale comecittadino, ma orientato al bene comune. Etimo-logicamente, cittadino viene dal latino citatorium.Il cittadino è il convocato, il chiamato al benecomune, convocato perché si associ in vista delbene comune.

Cittadino non è il soggetto preso individual-mente, come lo presentavano i liberali classici, néun gruppo di persone indistinte, ciò che intermini filosofici si definisce «l’unità di accumu-lazione». Si tratta di persone convocate a creareun’unione che tende al bene comune, in certomodo ordinata; ciò che viene definito «l’unità diordine». Il cittadino entra in un ordinamentoarmonico, talora disarmonico a causa delle crisi edei conflitti, ma comunque un ordinamento, fi-nalizzato al bene comune.

Per formare comunità ciascuno ha un munus,un ufficio, un compito, un obbligo, un darsi, unimpegnarsi, un dedicarsi agli altri. Queste cate-gorie, che ci vengono dal patrimonio storico-cul-turale, sono cadute nell’oblio, oscurate di fronteall’impellente spinta dell’individualismo consu-mistico che unicamente chiede, esige, domanda,critica, moraleggia e, incentrato su se stesso, nonaggrega, non scommette, non rischia, non “simette in gioco” per gli altri.

Non basta l’appartenenza alla società per esse-re pienamente cittadino; per avere la piena iden-tità di cittadino non basta, anche se è un grandepasso, appartenere a una società. Stare in unasocietà e appartenerle in quanto cittadino, nelsenso di ordine, è un grande passo di funzionali-tà. Ma la persona sociale acquisisce la sua pienaidentità di cittadino nell’appartenenza a un po-p olo.

Questa è la chiave, perché identità è apparte-nenza. Non c’è identità senza appartenenza. La

sfida dell’identità di una persona come cittadino èdirettamente proporzionale al modo in cui essa vivequesta sua appartenenza. A chi? Al popolo dal qualenasce e nel quale vive. (...) Quando parliamo dicittadino, quindi, lo contrapponiamo alla massadi persone. Il cittadino non è il mucchio, l’am-masso amorfo. Esiste una differenza sostanzialetra massa e popolo. Popolo è la cittadinanza im-pegnata, riflessiva, consapevole e unita in vista diun obiettivo o un progetto comune.

In questa prospettiva, la riflessione sul cittadi-no, la riflessione esistenziale ed etica, culminasempre in vocazione politica, nella chiamata acostruire con altri un popolo-nazione, un’esp e-rienza di vita in comune attorno a valori e prin-cìpi, a una storia, a costumi, lingua, fede, cause esogni condivisi.

Se dunque il cittadino è qualcuno che è con-vocato e obbligato a contribuire al bene comune,per ciò stesso fa politica, che, secondo il magiste-ro pontificio, è una forma alta della carità.

Benedetto XVI incontra gli artisti in Cappella Sistina il 21 novembre 2009

«Luoghi dell’infinito» celebra l’amore di Benedetto XVI per la bellezza e l’elezione di Papa Francesco

Arte e speranza sono parenti strette

Nella prima notte del pontificato— quando in piazza San Pietrole stelle si sono scioltein un pianto salutare —si è percepitoun alito misterioso di bontà

La sfida di essere cittadino, ol-tre ad essere un dato antropologi-co, si inquadra nell’orizzonte delpolitico. Si tratta infatti dellachiamata e del dinamismo dellabontà, che si dispiega verso l’ami-cizia sociale. E non si tratta diun’idea astratta di bontà, di unariflessione teorica che fonda unvago concetto di etica, un “etici-smo”, ma di un’idea che si svilup-pa nel dinamismo del bene, nellanatura stessa della persona, nellesue attitudini.

Sono due cose diverse. Ciò cherende la persona un cittadino è ildispiegarsi del dinamismo dellabontà in vista dell’amicizia socia-le. Non è la riflessione sulla bon-tà che crea vie etiche, le quali, inultima istanza, possono portaread attitudini che non concretiz-zano tutta la nostra capacità dibene. Una cosa è la bontà, altracosa è l’etica astratta. Può addi-rittura esistere un’etica senza bon-tà. Sono tipici di un “esistenziali-smo mediocre” l’intelligenza sen-za talento e un “eticismo” senzab ontà.

di LU C E T TA SCARAFFIA

Ogni numero della rivista «Luoghi dell’infi-nito», mensile del quotidiano «Avvenire», èuna gioia per gli occhi e un inno alla bellez-za, esempio di raffinatezza semplice che arri-va a tutti ed è rara a realizzarsi. L’ultimonumero, quello di aprile, ha l’eleganza e lagenerosità di celebrare l’amore di BenedettoXVI per la bellezza, con la gratitudine di chisa che, grazie alle sue parole, molti fedelihanno capito meglio il significato spiritualedelle opere d’arte sacra, dalla pittura allamusica e all’a rc h i t e t t u r a .

A Benedetto dedica un componimentopoetico Massimo Lippi, che in una spiega-zione lo tratteggia come «obbediente amicodi Gesù» e «creatura profondamente umilee nobile», mentre rievoca suggestivamentel’attesa della fumata bianca e le prime ore diPapa Francesco in un altro breve scritto:«In questa prima notte di pontificato, quan-do le stelle si sono sciolte in un pianto salu-tare, lo Spirito Santo era palpabile in piazzaSan Pietro, là dove si è percepito un alitomisterioso di soave bontà».

Nell’articolo di apertura il coordinatoreGiovanni Gazzaneo osserva che in Benedet-to «l’amore per la ragione che indaga gli

orizzonti ultimi è tutt’uno con l’amore per lamusica, in particolare per Bach, e per le ar-ti». La Chiesa alla quale egli pensa è quellain grado di «umanizzare» il mondo. Perquesto essa deve essere «una casa del bello»e impegnarsi affinché «ciò che è adatto siaanche bello e degno della più importante

prattutto una via di speranza: «L’arte musi-cale è chiamata, in modo singolare, a infon-dere speranza nell’animo umano, così segna-to e talvolta ferito dalla condizione terrena.Vi è una misteriosa e profonda parentela tramusica e speranza, tra canto e vita eterna:non per nulla la tradizione cristiana raffiguragli spiriti beati nell’atto di cantare in coro,rapiti ed estasiati dalla bellezza di Dio».

Nel discorso tenuto da Benedetto XVI du-rante l’incontro con gli artisti — avvenutonella Cappella Sistina il 21 novembre 2009, eintegralmente riportato nella rivista — il Pa-pa ricordava il Beato Angelico, proclamatopatrono degli artisti dal suo predecessore.Quel pittore che dipingeva per Dio e nonper gli uomini, come deduciamo dal fattoche nelle sue opere anche la realizzazionedelle parti più lontane e alte, quelle che l’o c-chio umano vede a stento e solo da lontano,è compiuta alla perfezione, per gloria delsuo spettatore più importante, il vero desti-natario del suo lavoro, il Signore. Perché ilpittore mistico sapeva quello che secoli doposcriverà Simone Weil, citata da BenedettoXVI: «In tutto quel che suscita in noi il sen-timento puro e autentico del bello, c’è real-mente la presenza di Dio».

azione ecclesiale in cui viene usato». Perchél’arte sola è capace di toccarci nell’intimo, dispezzare le catene degli slogan e delle modee, soprattutto «di scoprire l’anima, quel filosottile che lega il nostro cuore al cuore diD io».

Tornano qui le parole di Ratzinger cardi-nale, che sottolinea come la bellezza sia so-

L’OSSERVATORE ROMANOmartedì-mercoledì 2-3 aprile 2013 pagina 5

Nella necropoli vaticana

Lì troverai i trofei di coloroche fondarono la Chiesa

di CARLO CARLETTI

L’individuazione di unlocus funerario che di-venta area sacra per lapresenza delle spogliedi un martire è senza

alcun dubbio uno degli aspetti ma-croscopici e peculiari della storiadella Chiesa agli albori della tardaantichità.

In Oriente come in Occidente, findai primi secoli, si avviano una seriedi interventi, seppure non omogeneiné sincronici, che tendono ad assu-mere il carattere di un vero e proprioprocesso di progressiva monumenta-lizzazione — nella fase iniziale mini-male e poi macroscopica — conl’obiettivo primario di delimitare edi “s e g n a l a re ” nello spazio e neltempo un’area sacra, che si propo-nesse per le comunità dei fedeli co-me riservata, tutelata, accessibilenonché riconoscibile nel suo valoremateriale di catalizzatore identitario.

Come illuminante testimonianzadi questo fenomeno — solo poco piùrecente rispetto a quello archetipicodella memoria funeraria di Policarpodi Smirne (circa l’anno 170) — si puòlegittimamente richiamare un brevepasso riportato da Eusebio di Cesa-rea (Historia ecclesiastica, II, 25, 5–7),nel quale un presbitero romano dinome Gaio, al tempo di Papa Zefiri-no (199-217), dichiara orgogliosamen-te che a Roma si conservavano lememorie funerarie di Pietro e Paolo:«Io posso mostrare i trofei (tà trò-paia) degli apostoli: se vai infatti sulcolle Vaticano o sulla via Ostiense,

vero un evento considerato comeuna vittoria, come appunto nella vi-sione protocristiana era consideratoil martirio.

Questo è quanto si apprende dallapiù esplicita e antica delle fonti let-terarie che parlano espressamentedella memoria funeraria di Pietro.Ma certo di più si è potuto conosce-re dalla lettura non pregiudiziale de-gli esiti degli scavi condotti per undecennio a partire dal 1939 al di sot-to della confessio Va t i c a n a .

Il risultato più appariscente e cer-tamente inaspettato fu la scoperta —

proprio in prossimità della zona do-ve l’indagine archeologica riuscì arintracciare faticosamente — tra lemacerie della costruzione costanti-niana e le fondazioni della basilicaattuale — poche ma significativetracce materiali, che nella loro natu-ra e funzionalità sembrano rimanda-re direttamente a quanto descrittodal presbitero Gaio.

Si tratta di pochi e mutili restimarmorei (una colonnina con relati-va base) sovrastanti una piccola cavi-tà, nei quali — pur nella loro esiguità— è agevole riconoscere quanto rima-

nio nel 324 e della unifica-zione dell’Impero sotto ilsuo scettro, immaginò e av-viò un’impresa edilizia, checomportò un notevolissimoimpegno finanziario e tec-nico-esecutivo: appunto lamonumentale basilica inti-tolata all’Ap ostolo.

Il primo imperatore di-chiaratosi come cristianoaveva lucidamente percepi-to il preminente significatofondativo che per la Chiesadi Roma aveva ormai ac-quisito il locus sacer dellamemoria apostolica vatica-na e a questo alto valoreidentitario non poteva chefar corrispondere material-mente una realizzazione didimensioni fino ad alloramai viste a Roma. Il pro-getto prevedeva l’esattacorrispondenza in asse tral’erigenda basilica e la sot-tostante memoria petrina.Un’esigenza preliminare —il rispetto assoluto della in-tangibilità di una memoriamartiriale — impose la rea-lizzazione di una vasta pla-tea sulla quale sarebbe sor-to l’edificio: si dovettespianare la parte del pen-

Papa Pacelli nella piccola Pompei

Sepolcro in origine umilissimo

Pietro fu sepolto in un contesto generalequasi totalmente paganoCome è confermatoda una prassi consolidatanei primi tre secoli del cristianesimo

sto di una piccola edico-la, in definitiva quelladescritta come tròpaiondal presbitero Gaio.

Un altro dato signifi-cativo si “legge” sul mu-ro affrescato in rosso,che fa da supportoall’edicola e chiude aovest la piccola area pe-

a circa otto metri sotto la basilica at-tuale — di un’intera necropoli paga-na rimasta attiva dal II secolo finoall’inizio del I V, costituita da unadoppia fila di mausolei in ottimostato di conservazione, separati e resiaccessibili attraverso uno stretto sen-tiero. I defunti deposti in questo ci-mitero — come indicato dalla decora-zione ad affresco, dalle iscrizioni edai temi figurativi dei sarcofagi — siriconoscevano in diversi culti pa-gani.

Ma in tale contesto già verso lametà del III secolo sorprendentemen-te si insediò un mausoleo i cui pro-

trina, definita convenzionalmentecome “campo P”: è una mutila iscri-zione greca tracciata a sgraffio chereca Petr[os] / en i[rene) (Pietro inpace), una acclamazione rivoltaall’Apostolo con la più tipica delleformule ireniche di uso corrente findal III secolo, nella prassi epigraficadei cristiani.

Al di là delle polemiche non sem-pre produttive suscitate dagli esitidelle esplorazioni nel sottosuolo del-la basilica vaticana e dai connessiproblemi relativi alla presenza dipresunte reliquie riferibili all’Ap osto-lo, nonché alla lettura e alla inter-

«La gigantesca cupolas’inarca esattamentesul sepolcrodel primo vescovo di Roma»disse Pio XII

il 23 dicembre 1950

Epigramma damasiano per i lavori di risanamento del colle vaticano

pretazione dei graffiti tracciati sulmuro che delimitava a nord il cam-po P, si possono fissare almeno dueaspetti indubbiamente rilevanti e dif-ficilmente confutabili, che sembranoemergere da una lettura integrata deidati testuali e archeologici.

Il dato emergente è senza alcundubbio costituito dalla tangibile pre-senza a Roma sul colle Vaticano del-la più antica testimonianza materialeconnessa alla memoria funerariadell’apostolo Pietro, nei termini diun dispositivo modesto per forma edimensioni, ma senza dubbio alta-mente significativo nella sua essen-zialità di elemento segnaletico e nelcontempo identitario. Appunto il“trofeo di Gaio”, esito non già diuna “memoria culturale” (mitica),ma consapevole e immediato indottodi una “memoria storica”, veicolatacioè attraverso non più di tre gene-razioni rispetto al periodo della pre-senza di Pietro a Roma e della suamorte (circa 64–68) epì tòn Batikanòn(in Vaticano), come aveva affermatoil presbitero Gaio.

Ma vi è ancora un aspetto — nonsempre adeguatamente considerato— che caratterizza la necropoli vati-cana come cimitero plurale: la pre-senza cioè di deposizioni cristiane inun contesto generale quasi totalmen-te pagano. È la prova che la realtàdi una rispettosa convivenza funera-ria tra pagani e cristiani — a Romacome altrove — almeno nei primi tresecoli, era una prassi consolidata, co-me indicano anche altre testimonian-ze epigrafiche e archeologiche, docu-mentate sulle vie Appia, Labicana,Latina. Un fenomeno, che avrebbefatto inorridire il grande GiovanniBattista de Rossi, ma che appare deltutto naturale nel generale contestomultietnico e multiculturale della ca-pitale dell’Imp ero.

I parva initia di una “identità pe-trina” affidata e localizzata sul collevaticano nella struttura minimale del“trofeo di Gaio”, rimasero per circaun secolo nel loro originario assetto,senza che intervenissero ampliamentio modificazioni. Ma non era questoil destino per il modesto “campo diP i e t ro ”, poiché Costantino, all’indo-mani della vittoria definitiva su Lici-

quadrati di terreno e impose l’inter-ramento della necropoli pagana edunque la chiusura definitiva di unintero complesso funerario (appuntola necropoli vaticana) ancora attivo:un provvedimento eccezionale, chepoteva prendere solo il pontifex ma-ximus, nel caso specifico lo stessoCostantino.

L’edificio, a lavori conclusi — dacollocarsi non prima del 350 a operadi Costanzo II (337-361) — consistevain un’aula longitudinale a cinque na-vate con abside e transetto, che nellesue articolazioni raggiungeva dimen-sioni fino ad allora a Roma mai vi-ste: centoventicinque metri di lun-ghezza a esclusione dell’atrio; ses-santasei metri di larghezza; novanta

dio più a monte e interrare tutta laparte sud, ricavando un terrazza-mento alto circa sette metri dal fon-do della piccola valle. Un’i m p re s acolossale che comportò un taglio diuna parte della collina con la movi-mentazione di quarantamila metri-

troverai i trofei di colo-ro che fondarono que-sta chiesa».

Un testo fondamen-tale, non ambiguo néreticente, che fissa aRoma intorno alla finedel II secolo la localiz-zazione della memoriafuneraria dei due Apo-stoli: una realtà ogget-tiva, quella descritta daGaio, certo conosciutae controllabile proprioperché topografica-mente definita.

Il contesto nel qualesi inserisce questa di-gressione è quello diuna polemica con ilmontanista Proclo, ilquale rivendicava perla sua chiesa di Gerapoli il privilegiodi conservare le tombe di Filippo edelle sue figlie: ma anche Roma —rispondeva Gaio — custodisce me-morie funerarie apostoliche, definitenon casualmente come “t ro f e i ”, untermine greco che poteva indicare illuogo memoriale di una vittoria ov-

prietari — la famiglia dei Giuli — fe-cero decorare con mosaici a soggettoinequivocabilmente cristiano, il pro-feta Giona e una raffigurazione diCristo che ascende al cielo su unaquadriga. Il mausoleo dei Giuli sitrova a pochi metri a est del sopra-stante altare della confessio, e dunque

Dal diario di Yves Congar

Costantinocomei francescaniL’11 novembre 1964, durante ilVaticano II, un gruppo diosservatori di diverseconfessioni cristiane visitò gliscavi nel sottosuolo dellabasilica vaticana, allorafinalizzati alla ricerca dellereliquie di san Pietro. A loro siunì il teologo domenicanoYves Congar che ne lasciò unracconto intelligente ecommosso nel suo diario delconcilio (pubblicato postumonel 2002 dalle Éditions duCerf e tradotto in Italia dalleEdizioni San Paolo: «Ho vistogli originali: il pilastro dellatomba, dell’epoca di MarcoAurelio, ancora inglobato nelmuro costantiniano. La provaarcheologica è molto forte.Essa consiste nella continuità enel fatto che non si è maicreato niente, inventato niente.Ci si è contentati — e perquesto si sono fatte prodezze— di conservare quello chec’era prima. Costantino perprimo lo ha fatto. Lui cheavrebbe potuto e senza dubbiodesiderato fare un belmonumento funerario halasciato tutto com’era, un po’come i Francescani allaPorziuncola, costruendo soprae intorno. Sono moltocommosso. Una volta ancora aRoma i secoli rispettano econservano del passato ciò cheè più significativo».

Graffito del Muro Rosso con acclamazione all’apostolo

Lunedì 1° aprile Papa Francescoha visitato in forma privata latomba di Pietro, percorrendo gliscavi e la strada in mezzo alla ne-cropoli vaticana da cui gli archeo-logi erano arrivati fino alla tombadel pescatore di Galilea. La primacampagna si svolse tra il 1939 e il1949, periodo durante il qualevenne alla luce quella che i gior-nali dell’epoca chiamarono “lapiccola Pompei vaticana”.

Il 23 dicembre 1950, al terminedell’anno santo, Papa Pacelli nelsuo radiomessaggio natalizio an-nunciò ufficialmente il ritrova-mento della tomba di Pietro. «Seperò durante l’Anno Santo — silegge nel messaggio pubblicato inprima pagina su «L’O sservatoreRomano» del 24 dicembre 1950 —la Confessione di San Pietro inVaticano è stata testimone e cen-tro di così imponenti manifesta-zioni della unità dei cattolici ditutto il mondo nella fede enell’amore, la gloria di questoluogo sacro ha avuto anche in unaltro aspetto il suo compimento,gli scavi sotto la Confessione me-desima, almeno in quanto concer-nono la tomba dell’Apostolo, (ri-cerche alle quali Noi volgemmol’animo fin dai primi mesi delNostro pontificato), e il loro esa-me scientifico, sono stati, nel cor-so di questo Anno giubilare, con-dotti felicemente a termine. Nelpiù breve tempo una documenta-ta pubblicazione porterà a cono-scenza del pubblico il risultatodelle diligentissime esplorazioni.

Questo risultato è stato di sommaricchezza e importanza. Ma laquestione essenziale è la seguente:È stata veramente ritrovata latomba di San Pietro? A tale do-manda la conclusione finale deilavori e degli studi risponde conun chiarissimo Sì. La tomba delPrincipe degli Apostoli è stata ri-trovata. Una seconda questione,subordinata alla prima, riguardale reliquie del Santo. Sono stateesse rinvenute? Al margine del se-polcro furono trovati resti di ossaumane, dei quali però non è pos-

metri la larghezza del transetto; qua-ranta metri l’altezza del tetto all’api-ce (la copertura era a spioventi). Inconfronto all’articolazione e alle di-mensioni di questo complesso archi-tettonico, l’edificio gemello di SanPaolo realizzato su superficie pianasulla via Ostiense al livello del Teve-re doveva configurarsi poco più checome un oratorio: un’aula longitudi-nale con abside (larga 7,50 metri,profonda 3,50) senza transetto, largadodici metri e lunga ventuno: appe-na un quinto di quella vaticana.

Lo sconvolgimento intervenutonell’assetto idro-geologico del collevaticano in seguito ai lavori promos-si da Costantino e condotti a termi-ne da Costanzo II non tardarono amanifestarsi in maniera tangibile conallagamenti e smottamenti del ter-re n o .

Ma i danni per l’assetto comples-sivo del paesaggio e la salvaguardiadell’edificio costantiniano rimaserolimitati per l’intervento tempestivodi Papa Damaso, che peraltro avevagià maturato il progetto di dotare labasilica petrina di un battistero. Amemoria di questo risanamento am-bientale Damaso compose un epi-gramma, che sembra quasi proporsicome una relazione in versi di un“resoconto tecnico” e dei risultatiraggiunti: «Le acque avevano invasoil colle e con sottile infiltrazione ba-gnavano le ossa e le ceneri di moltidefunti; Damaso non sopportò chealcuni regolarmente sepolti, dopo lamorte, dovessero sopportare altrepene. Subito si adoperò per affron-tare la grande impresa: gettò giùdall’alto della collina una enormequantità di terra ed esplorò con curale più profonde viscere della terra;prosciugò tutto ciò che l’acqua avevainvaso e trovò la sorgente che recadoni di salvezza. Di queste opere sioccupò Mercurio, fedele diacono»

(Epigrammata Damasiana, a cura diAntonius Ferrua, Città del Vaticano,1942, n. 4).

Come si legge nei versi centrali(vv. 5–8) della composizione, il dia-cono Mercurio (Mercurius levita fide-lis), cui Damaso aveva affidato laconduzione dei lavori, procedettedapprima allo sbancamento di unagrande quantità di terra (aggeris im-mensi deiecit culmina montis) e quindia una serie di sondaggi in profondi-tà in seguito ai quali fu possibileprosciugare il terreno (siccavit totumquidquid madefecerat umor), indivi-duare la sorgente e canalizzarla perl’alimentazione della vasca battesi-male.

E in effetti l’espressione «trovò lasorgente che reca doni di salvezza»(invenit fontem qui dona salutis) si ri-ferisce con ogni evidenza al battiste-ro, anch’esso commemorato con unadedica epigrafica in versi, nella qualeDamaso, dopo aver presentato Pie-tro nella figura di «custode delleporte del cielo» (Petro cui tradita ia-nua caeli est) con il registro enfaticotipico del suo stile, propone l’elo-quente parallelismo tra due unicità:quella del battesimo e quella di unasedes fondata da Pietro: una Petri se-des, unum verumq(ue) lavacrum (Epi-grammata Damasiana, n. 4).

Paolo VI e il ritrovamento delle reliquie

Un annuncio feliceLa sera del 27 giugno 1968, ungiorno dopo l’annuncio della sco-perta delle ossa dell’apostolo nelcorso di un’udienza generale delmercoledì, Paolo VI p re s i e d e t t euna breve preghiera davanti alpiccolo monumento, presenti iprofessori Margherita Guarduccie Venerando Correnti, mentre ireperti venivano riposti nel locu-lo. Papa Montini si fermò anchenella cosiddetta Memoria nord,mentre gli venivano date informa-zioni più precise. «Non sarannoesaurite con ciò — aveva dettonell’udienza generale del giornoprecedente — le ricerche, le verifi-che, le discussioni e le polemiche.Ma da parte Nostra Ci sembradoveroso, allo stato presente delleconclusioni archeologiche e scien-tifiche, di dare a voi e alla Chiesaquesto annuncio felice, obbligaticome siamo ad onorare le sacrereliquie, suffragate da una seriaprova della loro autenticità, lequali furono un tempo vive mem-bra di Cristo, tempio delloSpirito Santo, destinate alla glo-riosa risurrezione (cfr. Denzinger-

Schönmetzer, 1822); e, nel casopresente, tanto più solleciti edesultanti noi dobbiamo essere,quando abbiamo ragione di rite-nere che sono stati rintracciati ipochi, ma sacrosanti resti mortalidel Principe degli Apostoli, di Si-mone, figlio di Giona, del Pesca-tore chiamato Pietro da Cristo, dicolui che fu eletto dal Signore afondamento della sua Chiesa, e acui il Signore affidò le sommechiavi del suo regno, con la mis-sione di pascere e di riunire il suogregge, l’umanità redenta, fino alsuo finale ritorno glorioso. Figlicarissimi! Invochiamo il martire,apostolo, vescovo di Roma e del-la Chiesa cattolica, Pietro, e, conlui, Paolo, il missionario, il dotto-re delle genti, l’assertore principa-le dell’universalità del messaggiocristiano, affinché entrambi ci sia-no maestri e protettori dal cielonel nostro pellegrinaggio terreno.Possa la Benedizione Apostolica,che a Noi da quella fonte Ci deri-va, essere per voi tutti effusivadelle più abbondanti grazie delSignore Gesù».

sibile di provare con certezza cheappartenessero alla spoglia morta-le dell’Apostolo. Ciò lascia tutta-via intatta la realtà storica dellatomba. La gigantesca cupolas’inarca esattamente sul sepolcrodel primo Vescovo di Roma, delprimo Papa; sepolcro in origineumilissimo, ma sul quale la vene-razione dei secoli posteriori conmeravigliosa successione di opereeresse il massimo tempio dellaCristianità».

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 martedì-mercoledì 2-3 aprile 2013

Intervista a padre Scannone direttore della facoltà teologica di San Miguel insegnante di greco del giovane Jorge Mario

Il mio alunno BergoglioCon il Pontefice alle fonti della spiritualità

Ritornoa Cristoda Buenos Aires

CRISTIAN MARTINI GRIMALDI

Ha 81 anni padre Scannone. È il di-rettore dell’istituto di investigazionefilosofica alla facoltà di teologia e fi-losofia di San Miguel. La stessa fa-coltà di cui fu rettore Papa France-sco tra il 1980 e il 1986. Padre Scan-none ci mostra l’interno dell’abita-zione che allora occupava Jorge Ma-rio Bergoglio, e che oggi ospita ilprovinciale del gesuiti. «Non è cam-biato quasi nulla da allora negli ar-redi», spiega il religioso mentre ciaggiriamo per il salotto e la stanzada letto che mantengono ancoraquel certo gusto semplice ed essen-ziale, tipico dello stile di Bergoglio.

Il Collegio Maximo e la facoltà diteologia e filosofia si trovano a unaquindicina di minuti di autobus dal-la stazione di San Miguel, a trentachilometri dalla capitale. San Mi-guel fu fondata nel 1864 da un fran-coargentino, Adolfo Sourdeaux, chebattezzò il luogo col nome di SanJosé de Pilar. Bergoglio prima di en-trare alla facoltà di San Miguel, stu-diò come seminarista dell’arcidio cesidi Buenos Aires in Villa Devoto.«Era mio studente di greco e lettera-tura al seminario», dice padre Scan-none, «non gli insegnai latino comealcuni giornali riportano in questigiorni. Bergoglio al tempo aveva ildiploma. Venne in seminario perstudiare materie umanistiche. Peròlui fu il mio padre spirituale, il miorettore, il mio provinciale, per cuiavevamo molti rapporti».

Per quanto tempo vi siete frequentati?

Ci siamo frequentati per almenodieci anni. Io mi consultavo con luisu questioni spirituali. Ero professo-re di filosofia e lui di teologia pasto-rale. Con la facoltà di teologia e fi-losofia di San Miguel e il CollegioMaximo Bergoglio ha avuto moltis-sime relazioni.

Che ricordi ha di Bergoglio?

È un uomo estremamente spiri-tuale. Un mio amico vescovo dicevadi Bergoglio che è un uomo cheprega molto.

L’ha sentito da quel fatidico 13 marzo?

Mi ha mandato una mail. E pochigiorni fa ha chiamato al telefono unfratello gesuita per fargli gli auguridi compleanno. Anche se Papa, è lastessa persona affabile e amica dis e m p re .

Che tipo di rettorato è stato il suo quia San Miguel?

Governava con discernimento dispirito. Era una guida spirituale pri-ma di tutto. È sempre stato un uo-mo molto austero e di grande intel-ligenza anche nelle cose manuali.Per esempio, sa guidare benissimol’auto. Quando era rettore aveva ri-nunciato all’autista. Lo stesso fecequando divenne arcivescovo. Quan-do era cardinale e qualcuno lo anda-va a trovare, sia per una visita uffi-ciale che una visita informale, ac-compagnava sempre tutti alla porta,con molto rispetto. Questi sono ge-sti di una persona semplice e istinti-va, e riflettono bene la sua persona-lità.

Di San Miguel si è detto molto inquesti giorni, anche che qui furonoospitate diverse persone invise alla dit-t a t u ra .

Bergoglio fece molto per proteg-gere chiunque fosse minacciato dalregime, ma non solo. E non soloquando fu rettore a San Miguel. Peresempio, c’era un curato, un certopadre Di Paola che lavorava in unbarrio malfamato di Buenos Aires,dove aveva salvato molti ragazzidalla droga. Per questa ragione ven-ne minacciato dai narcotrafficanti.Bergoglio, già allora cardinale lomandò in una provincia lontana, perp ro t e g g e r l o .

Cosa ricorda di Bergoglio cardinale?

Aparecida è un luogo del Brasilemolto importante per i cristiani. Quinel 2007 si fece la quinta conferenzadi tutto l’episcopato sudamericano,di cui Bergoglio era relatore e presi-dente della commissione per il do-cumento finale. Quel documentoche adesso da Papa ha regalato allapresidente argentina. E in questodocumento si parla della conversio-ne pastorale. Si dice in sostanza chenon si può aspettare che la gentevenga al tempio, bisogna uscire fuo-ri, andare a trovare la gente nellestrade e nelle periferie. Insomma,occorre andare incontro alle personenon aspettarle passivamente.

Quali saranno le prime mosse di Ber-goglio come pontefice?

Questo non saprei dirlo, sta allasua volontà operare come megliocrede. Ma penso che non gli treme-ranno i polsi se dovrà dare inizio adelle riforme all’interno della Chie-sa. Però non lo farà di colpo; in fon-do ha una discendenza italiana, vie-ne da piemontesi, per cui farà tuttomolto diplomaticamente, saprà farele riforme senza traumi, senza urti.

Cosa ricorda del periodo passato insie-me a San Miguel?

Quando fu rettore di entrambe lefacoltà accademiche della comunitàdei gesuiti, nel 1985, organizzò uncongresso internazionale di teologiasul tema «Evangelizzazione dellacultura e inculturazione del Vange-lo», al quale hanno partecipato, tragli altri, il cardinale Poupard e moltivescovi dell’America latina. Io fuinominato vice-presidente del con-gresso. Credo che sia stato il primoevento del genere dedicato all’incul-turazione dell’America latina. Sial’evangelizzazione della cultura edelle culture, che l’inculturazionedella fede, sono, a mio parere, tra lemaggiori preoccupazioni di PapaFrancesco. Il cattolicesimo latino-americano popolare è il risultatodell’incarnazione del Vangelo nellanostra cultura popolare, riguardapreferibilmente, ma non esclusiva-mente, i poveri e i semplici.

In questi giorni si è letto molto sullavita di Papa Francesco. Lei può ag-

giungere qualche aneddoto?

Bergoglio ha una capacità di faremolte cose insieme. Qui in Argenti-na usiamo un termine per descriverequesto tipo di persone speciali: uo-mo di orchestra. Uno che suona altempo stesso il piano, il trombone,il violino. Mi ricordo che una voltastava scrivendo un articolo a mac-china, poi andò a lavarsi il bucato,dopo ricevette una persona per unconsiglio spirituale. Un lavoro spiri-tuale, uno meccanico, uno manualeallo stesso tempo e allo stesso livellodi qualità. Non sono doti che tutttihanno. Per esempio sa cucinare be-nissimo. Io ricordo che uno tra isuoi piatti preferiti era il maialino ri-pieno, lo cucinava proprio qui a SanMiguel.

Molti conoscenti di Papa Francescosottolineano il suo altruismo...

Un giorno un sacerdote che eraandato al Mar del Plata si ammalò efu costretto a rimanere lì. Bergoglio,che allora era già vescovo ausiliare,fece quattrocento chilometri perstargli vicino. Per non lasciarlo solo.Capito? E allora era già vescovo au-siliare mica un semplice parroco.Un’altro episodio: un giorno andaidal cardinale Quarracino, il prede-cessore di Bergoglio. Andai lì conun altro sacerdote mio amico, perfargli firmare una petizione per unprogetto. Il cardinale lo firmò e poiin confidenza mi disse: sai qual è ilvescovo ausiliare più amato dal clerogiovane di Buenos Aires? Bergoglio!chiaramente. Sì perché lui era amato

soprattutto dal clero giovane. Pro-prio per la sua grande umiltà e sem-plicità.

Quali parole di Bergoglio le rimangonopiù impresse?

Quando era provinciale, Bergo-glio parlava di priorità, e dava deicriteri generali. Erano quattro assio-mi. Il tutto è maggiore della sommadelle sue parti. L’unità deve esseresempre superiore al conflitto. Larealtà è più decisiva delle idee. E iltempo ha la precedenza sullo spa-zio.

Padre Scannone alza la mano come ainterrompere la mia prossima do-manda...

Mi sono ricordato un’altro episo-dio che può essere di interesse per iromani. Quando Bergoglio era ve-scovo ausiliare di Buenos Aires, loandai a trovare e gli dissi che sareiandato a Roma. Mi chiese di passa-re per Santa Maria Maggiore e diportargli una piccola immagine dellaMadonna Salus Populi Romani. Si-gnifica che già aveva una grande de-vozione per quella immagine dellaVergine molto prima di diventarePapa. Il giorno della sua elezionepapale, quando ci fu la fumata bian-ca, tutti eravamo a guardare la tele-visione. E quando Papa Francescodisse che il giorno seguente sarebbeandato a pregare la Vergine, ho pen-sato che sarebbe andato a farlo da-vanti l’immagine della Salus PopuliRomani. E avevo ragione.

L’antico segretario di Giovanni XXIII, arcivescovo Capovilla, a colloquio con il Papa

Una telefonatasemplice e commovente

di MARCO RONCALLI

Un gesto semplice e commovente.Lunedì scorso, alle 18.30, a Ca’Maitino di Sotto il Monte, la di-mora estiva di Giovanni XXIII, doveoggi risiede l’arcivescovo LorisFrancesco Capovilla e le Suore Po-verelle custodiscono ricordi giovan-nei, è squillato il telefono. Capovil-la, come d’abitudine, ha rispostodirettamente. A chiamarlo era PapaFrancesco che, fra tanti messaggiaugurali, aveva già ricevuto b re v imanu il pieghevole Pasqua di Ri-surrezione nella luce del Concilio Vati-cano II curato dall’ex segretario diPapa Roncalli, sottotitolo: Con Pa-pa Francesco celebriamo il 50° di Pa-cem in terris 11 aprile 2013 e deltransito di Giovanni XXIII 3 giugno2013. Una manciata di minuti. Conil vescovo di Roma che saluta il se-gretario contubernale del Papa delconcilio e gli dice: «La vedo congli occhi del cuore». Ci ha dettoCapovilla: «È stata una grandissi-ma sorpresa e amo considerare que-sta telefonata, un gesto indirizzato,più che alla mia persona, a questoluogo dove nacque Giovanni XXIII:un omaggio a lui e alle sue radici».Capovilla, che in ottobre compirànovantott’anni, ha riferito che il Pa-pa gli ha sottolineato alcuni pas-saggi del messaggio da lui inviato-gli: poche pagine corredate da al-cune immagini (la medaglia diManzù sull’apertura del VaticanoII, Francesco alla loggia la seradell’elezione; Francesco e Benedet-to XVI di spalle inginocchiati a pre-gare insieme a Castel Gandolfo; un

ritratto di Giovanni XXIII re a l i z z a t oda Hans-Jürgen Kallmann) e bre-vissimi testi che Francesco ha defi-nito «preziosi come un’omelia»Nella conversazione il Pontefice hachiesto a Capovilla di «pregareGiovanni XXIII perché aiuti il Papae tutti a farsi più buoni». Monsi-gnor Capovilla ha proseguito: «Gliho ricordato anche la mia età e haosservato che conta più lo spirito».E ha aggiunto di aver «chiestoumilmente a Sua Santità la benedi-zione per gli abitanti di Sotto ilMonte, la sua comunità parrocchia-le, i congiunti del Papa del conci-lio» e «quanti lavorano con me in-sieme al vescovo di Bergamo».

Infine un incontro annunciato.«Sì. Andrò a Roma a baciare lamano di Francesco», ha confidatol’ex segretario di Papa Roncalli chericevette l’ultima telefonata papalecinquant’anni fa: «Sì. Bisogna tor-nare a Papa Giovanni, che mi chia-mava da una delle stanze vicine almio posto di lavoro». E alla richie-sta di dettagli sulle parole di Fran-cesco, su cosa l’attende, rimanda al-le ultime righe del pieghevole, unbrano di Giovanni XXIII nel giornodell’incoronazione: «Ogni pontifi-cato prende una sua fisionomia dalvolto di chi lo impersona e lo rap-presenta. Gli è certo che tutte le fi-sionomie di quanti Papi si succedo-no nel corso dei secoli si riflettono,e si devono riflettere, nel volto diCristo, il Divino Maestro che nonpercorse le vie del mondo se nonper diffondere la buona dottrina ela luce di un meraviglioso esempio.Ora l’insegnamento divino e la sua

grande scuola sono riassunte nelleparole di lui “Imparate da me, chesono mite e umile di cuore”.Dunque la grande mitezza e l’umil-tà». Quindi l’invito «a pregaresempre il Signore per il Papa,nell’intenzione di ottenergli l’e s e rc i -zio di perfezione della mitezza edell’umiltà, certi che la continua-zione dell’opera eminentementespirituale del Padre di tutti i fedelirecherà un immenso servizio anchea tutto l’ordine sociale temporaneoe terreno».

di JAV I E R EC H E VA R R Í A RODRÍGUEZ*

In tutto il mondo cattolico abbiamoaccolto con grande gioia l’elezionedi Papa Francesco quale successoredi Pietro nella sede di Roma eSommo Pontefice della Chiesa uni-versale. Il rintocco festoso dellecampane, che suonavano a distesain tutto il mondo, si è fatto portato-re di una notizia per la quale abbia-mo tanto pregato: Habemus Papam!E ancora una volta abbiamo speri-mentato l’azione del Paraclito che,al di sopra delle vicissitudini delmondo e della storia, guida e gover-na il Corpo mistico di Cristo.

Fin dal primo momento, il SantoPadre ha chiesto a tutti noi di pre-gare per aiutarlo a portare il pesoche il Signore ha posto sulle suespalle. In questo momento intensodi commozione, carico di contenu-to, nel quale si è potuto nuovamen-te vedere che la Chiesa è viva ed ècapace di trasmettere tale vita attor-no a sé, rinnoviamo il nostro desi-derio di accompagnare Papa Fran-cesco nel cammino appena intra-preso di servizio alla Chiesa e almondo.

Evangelizzazione, nuova evange-lizzazione, crescita della vita cristia-na: sono le parole-chiave con lequali, fin dal primo momento, ilRomano Pontefice ha indicato inqualche modo le sue priorità neldare inizio al pontificato. PapaFrancesco viene dall’America latina,dove la fede in Cristo si radicò piùdi cinquecento anni fa. È una Chie-sa ricca di tradizioni religiose chealimentano la fede del popolo diDio. Una Chiesa vicina alle personeche, in mezzo alle necessità e alledifficoltà spirituali e materiali deipoveri e dei ricchi, dei colti e degliignoranti, dei malati e delle personesane, si è mantenuta fedele a Cristoattraverso i secoli, riparata sotto ilmantello di Maria e molto unita aisuoi pastori. Una Chiesa che, nono-stante l’attrazione universale delmaterialismo, sa ritornare continua-mente alle fonti della vera spirituali-tà: i sacramenti; la devozione a No-stro Signore, soprattutto alla suaPassione; la fiducia filiale nella Ver-gine; il ricorso all’intercessione deisanti. Papa Francesco trasmetteràtutta questa ricchezza spirituale allaChiesa negli altri continenti, soprat-tutto in Europa, in Nord America ein Oceania, dove i sintomi di uncerto disincanto e logoramento spi-rituale sono più evidenti. Ciò pre-supporrà, allo stesso tempo, un im-

pulso nuovo per l’evangelizzazionedei popoli dell’Asia, dell’Africa edella stessa America latina, che han-no tanta fame di Dio.

Il Romano Pontefice desideracondurci all’essenziale. «Cristo è ilcentro», ha detto nell’udienza del26 marzo scorso. E nella messa del-la Domenica delle Palme ha affer-mato: «La croce di Cristo abbrac-ciata con amore mai porta alla tri-stezza, ma alla gioia, alla gioia diessere salvati e di fare un pochetti-no quello che ha fatto Lui quelgiorno della sua morte».

Ciò ci riporta al centro stessodell’esistenza cristiana. Papa France-sco insiste nel dirci che la misericor-dia di Dio è infinita, che il Signorenon si stanca di perdonarci. Comeera solito ricordare san JosemaríaEscrivá de Balaguer, «il nostro Dioè un Dio che perdona», un Padre alquale dobbiamo ricorrere frequente-mente nel sacramento della confes-sione.

Per portare avanti il suo compito,il Papa conta sulla preghiera diognuno di noi e soprattutto sull’in-tercessione della santissima VergineMaria e di san Giuseppe. Non perniente nella sua prima uscita dalVaticano, la mattina dopo la suaelezione, si è recato nella basilica diSanta Maria Maggiore per porre ilsuo pontificato ai piedi della nostraMadre, rifugio e salvezza del popo-lo romano e dell’intera Chiesa.

Nelle settimane trascorse da allo-ra, si è parlato molto del peso chericade sulle spalle del Romano Pon-tefice, al quale sono affidate in mo-do particolare l’unità della fede e lacomunione nella Chiesa. Per soste-nere con garbo questo peso, il Papacerca soprattutto l’aiuto di Dio, l’as-sistenza dello Spirito Santo, la vici-nanza della Vergine, l’i n t e rc e s s i o n edei santi; ma chiede anche — lo ri-dico, a costo di essere ripetitivo —l’affetto e la preghiera dei cattolici edi molte altre persone di buona vo-lontà. Non lasciamolo solo! Chenon gli manchi mai la nostra pre-ghiera quotidiana, avallata dal sacri-ficio e dall’offerta di un lavoro bensvolto! Possiamo unirci a lui in mo-do particolare nella santa messa, ilmomento migliore, il momento piùsublime di ogni giornata, per prega-re Dio nostro Signore con le paroledi san Josemaría: «Omnes cum Petroad Iesum per Mariam. Tutti, benuniti al Papa, andiamo a Gesù, permezzo di Maria» (Fo rg i a , 647).

*Vescovo prelato dell’Opus Dei

L’OSSERVATORE ROMANOmartedì-mercoledì 2-3 aprile 2013 pagina 7

La veglia pasquale celebrata dal Papa nella basilica vaticana

Le sorprese di DioPubblichiamo il testo dell’omeliapronunciata da Papa Francescodurante la veglia pasquale presiedutanella basilica vaticana sabato sera, 30marzo.

Cari fratelli e sorelle!1. Nel Vangelo di questa Notte lu-minosa della Vigilia Pasquale incon-triamo per prime le donne che si re-cano al sepolcro di Gesù con gliaromi per ungere il suo corpo (cfr.Lc 24, 1-3). Vanno per compiere ungesto di compassione, di affetto, diamore, un gesto tradizionale versouna persona cara defunta, come nefacciamo anche noi. Avevano segui-to Gesù, l’avevano ascoltato, si era-no sentite comprese nella loro digni-tà e lo avevano accompagnato finoalla fine, sul Calvario, e al momentodella deposizione dalla croce. Pos-siamo immaginare i loro sentimentimentre vanno alla tomba: una certatristezza, il dolore perché Gesù leaveva lasciate, era morto, la sua vi-cenda era terminata. Ora si ritorna-va alla vita di prima. Però nelle don-ne continuava l’amore, ed è l’a m o reverso Gesù che le aveva spinte a re-carsi al sepolcro. Ma a questo puntoavviene qualcosa di totalmente ina-spettato, di nuovo, che sconvolge illoro cuore e i loro programmi esconvolgerà la loro vita: vedono lapietra rimossa dal sepolcro, si avvici-nano, e non trovano il corpo del Si-gnore. È un fatto che le lascia per-plesse, dubbiose, piene di domande:“Che cosa succede?”, “Che senso hatutto questo?” (cfr. Lc 24, 4). Noncapita forse anche a noi così quandoqualcosa di veramente nuovo accadenel succedersi quotidiano dei fatti?Ci fermiamo, non comprendiamo,non sappiamo come affrontarlo. Lanovità spesso ci fa paura, anche lanovità che Dio ci porta, la novitàche Dio ci chiede. Siamo come gliApostoli del Vangelo: spesso prefe-riamo tenere le nostre sicurezze, fer-

Il Santo Padre al Regina Caeli del 1° aprile, lunedì dell’Angelo

Tutto passaattraverso il cuore

Nella mattina del 1° aprile, lunedìdell’Angelo, Papa Francesco siè affacciato dalla finestra dello studioprivato per la recita del Regina Caelicon i numerosissimi fedeli riunitiin piazza San Pietro. Ecco le suep a ro l e .

Cari fratelli e sorelle,buongiorno, e buona Pasqua a tuttivoi! Vi ringrazio di essere venutianche oggi numerosi, per condivi-dere la gioia della Pasqua, misterocentrale della nostra fede. Che laforza della Risurrezione di Cristopossa raggiungere ogni persona —specialmente chi soffre — e tutte le

Esprimere nella vita il sacramen-to che abbiamo ricevuto: ecco, carifratelli e sorelle, il nostro impegnoquotidiano, ma direi anche la no-stra gioia quotidiana! La gioia disentirsi strumenti della grazia diCristo, come tralci della vite che èLui stesso, animati dalla linfa delsuo Spirito!

Preghiamo insieme, nel nome delSignore morto e risorto, e per inter-cessione di Maria Santissima, per-ché il Mistero pasquale possa ope-rare profondamente in noi e in que-sto nostro tempo, perché l’odio la-sci il posto all’amore, la menzogna

marci ad una tomba, al pensiero ver-so un defunto, che alla fine vive so-lo nel ricordo della storia come igrandi personaggi del passato. Ab-biamo paura delle sorprese di Dio.Cari fratelli e sorelle, nella nostra vi-ta abbiamo paura delle sorprese diDio! Egli ci sorprende sempre! Il Si-gnore è così.

Fratelli e sorelle, non chiudiamocialla novità che Dio vuole portarenella nostra vita! Siamo spesso stan-chi, delusi, tristi, sentiamo il pesodei nostri peccati, pensiamo di nonfarcela. Non chiudiamoci in noistessi, non perdiamo la fiducia, nonrassegniamoci mai: non ci sono si-tuazioni che Dio non possa cambia-re, non c’è peccato che non possaperdonare se ci apriamo a Lui.

2. Ma torniamo al Vangelo, alledonne e facciamo un passo avanti.Trovano la tomba vuota, il corpo diGesù non c’è, qualcosa di nuovo èavvenuto, ma tutto questo ancoranon dice nulla di chiaro: suscita in-terrogativi, lascia perplessi, senza of-frire una risposta. Ed ecco due uo-mini in abito sfolgorante, che dico-no: «Perché cercate tra i morti coluiche è vivo? Non è qui, è risorto»(Lc 24, 5-6). Quello che era un sem-plice gesto, un fatto, compiuto certoper amore — il recarsi al sepolcro —ora si trasforma in avvenimento, inun evento che cambia veramente lavita. Nulla rimane più come prima,non solo nella vita di quelle donne,ma anche nella nostra vita e nellanostra storia dell’umanità. Gesù nonè un morto, è risorto, è il Vivente!Non è semplicemente tornato in vi-ta, ma è la vita stessa, perché è il Fi-glio di Dio, che è il Vivente (cfr. Nm14, 21-28; Dt 5, 26; Gs 3, 10). Gesùnon è più nel passato, ma vive nelpresente ed è proiettato verso il fu-turo, Gesù è l’«oggi» eterno di Dio.Così la novità di Dio si presenta da-vanti agli occhi delle donne, dei di-scepoli, di tutti noi: la vittoria sul

peccato, sul male, sulla morte, sututto ciò che opprime la vita e le dàun volto meno umano. E questo èun messaggio rivolto a me, a te, carasorella, a te caro fratello. Quantevolte abbiamo bisogno che l’A m o reci dica: perché cercate tra i morti co-lui che è vivo? I problemi, le preoc-cupazioni di tutti i giorni tendono afarci chiudere in noi stessi, nella tri-stezza, nell’amarezza... e lì sta lamorte. Non cerchiamo lì Colui che èvivo!

Accetta allora che Gesù Risortoentri nella tua vita, accoglilo comeamico, con fiducia: Lui è la vita! Sefino ad ora sei stato lontano da Lui,fa’ un piccolo passo: ti accoglierà abraccia aperte. Se sei indifferente,accetta di rischiare: non sarai delu-so. Se ti sembra difficile seguirlo,non avere paura, affidati a Lui, staisicuro che Lui ti è vicino, è con te eti darà la pace che cerchi e la forzaper vivere come Lui vuole.

3. C’è un ultimo semplice elemen-to che vorrei sottolineare nel Vange-lo di questa luminosa Veglia Pasqua-le. Le donne si incontrano con lanovità di Dio: Gesù è risorto, è ilVivente! Ma di fronte alla tombavuota e ai due uomini in abito sfol-gorante, la loro prima reazione è ditimore: «tenevano il volto chinato aterra» — nota san Luca —, non ave-vano il coraggio neppure di guarda-re. Ma quando ascoltano l’annunciodella Risurrezione, l’accolgono con

fede. E i due uomini in abito sfolgo-rante introducono un verbo fonda-mentale: ricordate. «Ricordatevi co-me vi parlò, quando era ancora inGalilea... Ed esse si ricordarono del-le sue parole» (Lc 24, 6.8). Questo èl’invito a fare memoria dell’i n c o n t rocon Gesù, delle sue parole, dei suoigesti, della sua vita; ed è proprioquesto ricordare con amore l’esp e-rienza con il Maestro che conduce ledonne a superare ogni timore e aportare l’annuncio della Risurrezio-ne agli Apostoli e a tutti gli altri(cfr. Lc 24, 9). Fare memoria diquello che Dio ha fatto e fa per me,per noi, fare memoria del camminopercorso; e questo spalanca il cuorealla speranza per il futuro. Imparia-mo a fare memoria di quello cheDio ha fatto nella nostra vita!

In questa Notte di luce, invocan-do l’intercessione della Vergine Ma-ria, che custodiva ogni avvenimentonel suo cuore (cfr. Lc 2, 19.51), chie-diamo che il Signore ci renda parte-cipi della sua Risurrezione: ci apraalla sua novità che trasforma, allesorprese di Dio, tanto belle; ci rendauomini e donne capaci di fare me-moria di ciò che Egli opera nellanostra storia personale e in quelladel mondo; ci renda capaci di sen-tirlo come il Vivente, vivo ed ope-rante in mezzo a noi; ci insegni, carifratelli e sorelle, ogni giorno a noncercare tra i morti Colui che è vivo.Amen.

Sacramenti dell’iniziazionea quattro catecumeni

Il Pontefice durante la celebrazione mattutina con dipendenti vaticani

La grazia delle lacrime

situazioni più bisogno-se di fiducia e di spe-ranza.

Cristo ha vinto ilmale in modo pieno edefinitivo, ma spetta anoi, agli uomini diogni tempo, accoglierequesta vittoria nellanostra vita e nelle real-tà concrete della storiae della società. Perquesto mi sembra im-portante sottolinearequello che oggi do-mandiamo a Dio nellaliturgia: «O Padre, chefai crescere la tuaChiesa donandole sem-pre nuovi figli, concediai tuoi fedeli di espri-mere nella vita il sacra-mento che hanno rice-vuto nella fede»(Oraz. Colletta delLunedì dell’Ottava diPa s q u a ) .

È vero, sì, il Battesi-mo che ci fa figli diDio, l’Eucaristia che ciunisce a Cristo, devo-no diventare vita, tra-dursi cioè in atteggia-menti, comportamenti,gesti, scelte. La graziacontenuta nei Sacramenti pasquali èun potenziale di rinnovamentoenorme per l’esistenza personale,per la vita delle famiglie, per le re-lazioni sociali. Ma tutto passa attra-verso il cuore umano: se io mi la-scio raggiungere dalla grazia di Cri-sto risorto, se le permetto di cam-biarmi in quel mio aspetto che nonè buono, che può far male a me eagli altri, io permetto alla vittoria diCristo di affermarsi nella mia vita,di allargare la sua azione benefica.Questo è il potere della grazia!Senza la grazia non possiamo nulla.Senza la grazia non possiamo nul-la! E con la grazia del Battesimo edella Comunione eucaristica possodiventare strumento della misericor-dia di Dio, di quella bella miseri-cordia di Dio.

alla verità, la vendetta al perdono,la tristezza alla gioia.

Al termine, il Papa si è poi rivoltoalle decine di migliaia di pellegrinigiunti da ogni parte del mondo, con leseguenti espressioni auguralipronunciate in italiano.

Saluto con grande affetto tuttivoi, cari pellegrini provenienti davari Continenti per partecipare aquesto incontro di preghiera.

A ciascuno auguro di trascorrereserenamente questo Lunedì dell’An-gelo, nel quale risuona con forzal’annuncio gioioso della Pasqua:Cristo è risorto! Buona Pasqua atutti!

Buona Pasqua a tutti, e buonpranzo!

Ha scelto di chiamarsi Francescoper essere battezzato dal Papa chedal santo di Assisi ha preso ilnome. Eugueni Strokov, russo,t re n t ’anni, è uno dei quattrogiovani ai quali il Pontefice hapersonalmente conferito i tresacramenti dell’iniziazione cristianadurante la veglia pasquale nella

Bertone. Durante la processionehanno accompagnato il Papaanche gli arcivescovi Guido Pozzo,elemosiniere, e Georg Gänswein,prefetto della Casa Pontificia, imonsignori Leonardo Sapienza,reggente della Prefettura dellaCasa Pontificia, e Alfred Xuereb, eil medico Patrizio Polisca. I primi

Lutto nell’episcopatoMonsignor Charles AmarinBrand, arcivescovo emerito diStrasbourg, in Francia, è morto il31 marzo, a Toulouse, all’età di 92anni.

Il compianto presule era nato aMulhouse, in arcidiocesi di Stra-sbourg, il 27 giugno 1920, ed erastato ordinato sacerdote l’11 luglio1943. Eletto alla Chiesa titolare diUtina e nel contempo nominatoausiliare di Fréjus-Toulon il 28 di-cembre 1971, aveva ricevuto l’o rd i -nazione episcopale il 13 febbraio1972. Il 18 novembre 1976 era statotrasferito come vescovo ausiliaredi Strasbourg. Il 30 luglio 1981era stato promosso arcivescovo diMonaco. Il 16 luglio 1984 era sta-to trasferito alla cattedra di Stra-sbourg, con il titolo personale diarcivescovo. E il 1° giugno 1988con l’elevazione della diocesi adarcidiocesi ne era divenuto primoarcivescovo. Il 23 ottobre 1997aveva rinunciato al governo pasto-rale. Le esequie saranno celebratevenerdì 5 aprile, nella cattedraledi Strasbourg.

È una grazia speciale quella che Pa-pa Francesco invita a chiedere: lagrazia delle lacrime. Perché «sonoproprio le lacrime che ci preparano avedere Gesù». Lo ha spiegato marte-dì mattina, 2 aprile, durante la messacelebrata nella cappella della DomusSanctae Marthae, alla quale, come diconsueto ormai, ha partecipato ungruppo di dipendenti vaticani. Que-sta volta è toccato agli agenti delCorpo della Gendarmeria e dei Vigi-li del Fuoco della Città del Vaticano,guidati dal comandante DomenicoGiani.

Commentando l’episodio del van-gelo di Giovanni dove è riferita lafrase pronunciata da Maria di Mag-dala «Ho visto il Signore!» dopoavergli lavato con le sue lacrime ipiedi, asciugati poi con i capelli (cfr.Giovanni, 20, 11-18), Papa Francescoha ricordato che Gesù ha perdonatoi tanti peccati di questa donna, per-ché «ha tanto amato». Quindi ha ri-proposto la testimonianza offertadalla donna «disprezzata da quelliche si ritenevano giusti» nel momen-to in cui deve affrontare «il fallimen-to di tutte le sue speranze. Il suoamore — ha detto — non c’è più epiange. È il momento del buio». Ep-pure essa «non dice “ho fallito”.Strano no? Piange semplicemente.Vedete, alle volte nella nostra vita gliocchiali per vedere Gesù sono le la-crime. C’è un momento nella nostravita che solo le lacrime ci preparanoa vedere Gesù. E quale è il messag-gio di questa donna? “Ho visto il Si-g n o re ”». È un esempio «per il cam-mino della nostra vita. Tutti noi —

ha aggiunto il Papa — abbiamo, nel-la nostra vita, attraversato dei mo-menti di gioia, dei dolori, delle tri-stezze, tutti siamo passati per questecose. Ma, e lascio cadere una do-manda, abbiamo pianto? Nei mo-menti più scuri, abbiamo pianto?Abbiamo avuto quel dono delle la-crime che preparano gli occhi a ve-dere il Signore? Vedendo questadonna che piange possiamo anchenoi domandare al Signore la graziadelle lacrime. È una bella grazia.Una bella grazia. Piangere è fruttodi tutto: del bene, dei nostri peccati,

delle grazie, della gioia pure;piangere di gioia! Quella gioia chenoi abbiamo chiesto di avere in cieloe che adesso pregustiamo. Piangere.Il pianto ci prepara a vedere Gesù.E il Signore ci dia la grazia, a tuttinoi, di poter dire con la nostra vita“ho visto il Signore”. “Perché, ti èapparso?”. “No, non so; ma l’hovisto, l’ho visto nel cuore. E perchél’ho visto vivo in questa maniera”.Questa è la testimonianza. “Ho vistoil Signore”, bello! E che tutti noipossiamo dare questa testimonianza:

“vivo così perché ho visto il Signo-re ”».

Conclusa la messa, il Papa si è in-trattenuto a salutare tutti i presenti.Tra i concelebranti, erano i cappella-ni del Corpo della Gendarmeria pa-dre Schiavella e don Pellini.

basilica vaticana. Insieme con luihanno ricevuto il battesimo, lacresima e la comunione dalle manidel Papa anche il diciassettennestatunitense di origine vietnamitaAnthony Dính Trân, ilventitreenne italiano MaurizioStefano Pilati e il trentunennealbanese Kleant Ismaili.Anche quest’anno dunque ilconferimento dei sacramentidell’iniziazione cristiana ad alcunineofiti ha caratterizzato lacelebrazione della veglia pasquale,sabato 30 marzo, nella basilica diSan Pietro gremita di fedeli. Itantissimi che non hanno trovatoposto all’interno hanno comunquepotuto seguire il rito attraverso imaxischermi allestiti in piazza SanPietro. E sono stati proprio loro asentire per primi il suono a distesadelle campane della basilica almomento del canto dell’Exsultet,intonato in latino dal diaconoKryztof Kucyński. La celebrazioneha avuto il suo solenne inizionell’atrio con la cerimonia del«lucernario», cioè la benedizionedel fuoco e la preparazione el’accensione del cero pasquale.Quindi il Papa ha guidato laprocessione al centro della basilicasino all’altare della confessione,dove ha celebrato la messa conventisette cardinali, tra i quali ilsegretario di Stato Tarcisio

passi della processione lungo lanavata centrale sono stati, comesempre, particolarmente suggestiviperché illuminati solo dallefiammelle: dal grande ceropasquale, infatti, la luce si èpropagata di candela in candelamentre il diacono per tre volte hacantato Lumen Christi. E tutte leluci della basilica sono state accesesoltanto quando Papa Francesco,tenendo anch’egli in mano lacandela, ha raggiunto l’altare sullatomba di san Pietro. Nell’orazioneuniversale, in italiano si è pregatotra l’altro perché «la luce dellarisurrezione apra i sentieri diperdono e di pace per tutti ipopoli della terra», perché «laforza della Pasqua sostenga econsoli nella prova i perseguitati acausa della fede» e perché «lacertezza della vittoria della vitasulla morte riapra alla speranza ipoveri e gli afflitti». Con il corpodiplomatico erano gli arcivescoviAngelo Becciu, sostituto dellaSegreteria di Stato, e DominiqueMamberti, segretario per iRapporti con gli Stati, imonsignori Peter Bryan Wells,assessore, Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti con gliStati, e José Avelino Bettencourt,capo del Protocollo. Tra i presentianche il cardinale WalterB r a n d m ü l l e r.

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 martedì-mercoledì 2-3 aprile 2013

Messaggio pasquale dalla Loggia della Benedizione

La misericordia di Dio per il mondo

Il salutodel Papa

per i più debolie bisognosi

La messa sul sagrato di San Pietro

Al termine del messaggio pasqualee della benedizione urbi et orbi,Papa Francesco ha salutato i fedelipresenti e quelli collegati attraversoi mass media con le seguenti parole.

Cari fratelli e sorelle, giunti daogni parte del mondo in questaPiazza, cuore della cristianità, etutti voi che siete collegati attra-verso i mezzi di comunicazione,rinnovo il mio augurio: BuonaPa s q u a !

Portate nelle vostre famiglie enei vostri Paesi il messaggio digioia, di speranza e di pace, cheogni anno, in questo giorno, sirinnova con forza.

Il Signore risorto, vincitore delpeccato e della morte, sia di so-stegno a tutti, specie ai più debolie bisognosi. Grazie per la vostrapresenza e la testimonianza dellavostra fede. Un pensiero e ungrazie particolare per il dono deibellissimi fiori, che provengonodai Paesi Bassi. A tutti ripeto conaffetto: Cristo risorto guidi tuttivoi e l’intera umanità su sentieridi giustizia, di amore e di pace.

minaccia la vitaumana e la fami-glia, egoismo checontinua la tratta dipersone, la schiavi-tù più estesa inquesto ventunesimosecolo; la tratta del-le persone è pro-prio la schiavitùpiù estesa in questoventunesimo seco-lo! Pace a tutto il

Pubblichiamo il testo del messaggiopasquale alla città e al mondopronunciato da Papa Francescodalla Loggia della Benedizionedella basilica di San Pietroa mezzogiorno di domenica 31 marzo.

Cari fratelli e sorelle di Romae del mondo intero, buona Pasqua!Buona Pasqua!Che grande gioia per me potervi da-re questo annuncio: Cristo è risorto!

siamo noi: l’uomo vivente (cfr. Ire-neo, Adversus haereses, 4, 20, 5-7).

Cari fratelli e sorelle, Cristo èmorto e risorto una volta per sempree per tutti, ma la forza della Risurre-zione, questo passaggio dalla schia-vitù del male alla libertà del bene,deve attuarsi in ogni tempo, neglispazi concreti della nostra esistenza,nella nostra vita di ogni giorno.Quanti deserti, anche oggi, l’e s s e reumano deve attraversare! Soprattut-to il deserto che c’è dentro di lui,quando manca l’amore di Dio e peril prossimo, quando manca la consa-pevolezza di essere custode di tuttociò che il Creatore ci ha donato e cidona. Ma la misericordia di Dio puòfar fiorire anche la terra più arida,può ridare vita alle ossa inaridite(cfr. Ez 37, 1-14).

Allora, ecco l’invito che rivolgo atutti: accogliamo la grazia della Ri-surrezione di Cristo! Lasciamoci rin-novare dalla misericordia di Dio, la-sciamoci amare da Gesù, lasciamoche la potenza del suo amore tra-sformi anche la nostra vita; e diven-tiamo strumenti di questa misericor-dia, canali attraverso i quali Diopossa irrigare la terra, custodire tut-to il creato e far fiorire la giustizia ela pace.

E così domandiamo a Gesù risor-to, che trasforma la morte in vita, dimutare l’odio in amore, la vendettain perdono, la guerra in pace. Sì,Cristo è la nostra pace e attraversodi Lui imploriamo pace per il mon-do intero.

Pace per il Medio Oriente, in par-ticolare tra Israeliani e Palestinesi,che faticano a trovare la strada dellaconcordia, affinché riprendano concoraggio e disponibilità i negoziatiper porre fine a un conflitto che du-ra ormai da troppo tempo. Pace in

Iraq, perché cessi definitivamenteogni violenza, e, soprattutto, perl’amata Siria, per la sua popolazioneferita dal conflitto e per i numerosiprofughi, che attendono aiuto e con-solazione. Quanto sangue è statoversato! E quante sofferenze dovran-no essere ancora inflitte prima che si

re le proprie case e vivono ancoranella paura.

Pace in Asia, soprattutto nella Pe-nisola coreana, perché si superino ledivergenze e maturi un rinnovatospirito di riconciliazione.

Pace a tutto il mondo, ancora cosìdiviso dall’avidità di chi cerca faciliguadagni, ferito dall’egoismo che

Accetta Gesù Risortonella tua vita.

Anche se sei stato lontano,fa’ un piccolo passo verso di Lui:ti sta aspettando a braccia aperte

(@Pontifex_it)

riesca a trovare una soluzione politi-ca alla crisi?

Pace per l’Africa, ancora teatro disanguinosi conflitti. In Mali, affin-ché ritrovi unità e stabilità; e in Ni-geria, dove purtroppo non cessanogli attentati, che minacciano grave-mente la vita di tanti innocenti, edove non poche persone, anchebambini, sono tenuti in ostaggio dagruppi terroristici. Pace nell’est dellaRepubblica Democratica del Congoe nella Repubblica Centroafricana,dove in molti sono costretti a lascia-

mondo, dilaniato dalla violenza le-gata al narcotraffico e dallo sfrutta-mento iniquo delle risorse naturali!Pace a questa nostra Terra! Gesù ri-sorto porti conforto a chi è vittimadelle calamità naturali e ci renda cu-stodi responsabili del creato.

Cari fratelli e sorelle, a tutti voiche mi ascoltate da Roma e da ogniparte del mondo, rivolgo l’invito delSalmo: «Rendete grazie al Signoreperché è buono, / perché il suoamore è per sempre. / Dica Israele:/ “Il suo amore è per sempre”» (Sal117, 1-2).

Un appello alla pace per l’umanitàdivisa dai conflitti, specie laddovequesti sono più radicati — in MedioOriente, in alcuni Paesi dell’Africae nella Penisola coreana — nelmessaggio pasquale che PapaFrancesco ha rivolto alla città e almondo. Nella prima celebrazionedella Pasqua dall’inizio del suopontificato, il Santo Padre —conclusa la messa sul sagrato dellabasilica vaticana — si è affacciatoalla Loggia della Benedizione e,con a fianco i cardinali Tauran eComastri, ha rivolto il suo augurioe ha impartito la benedizione urbiet orbi. Un’esplosione di gioia haaccolto le sue prime parole enumerosi, ripetuti applausi hannointerrotto più volte la lettura deltesto in italiano e i saluti.Successivamente il cardinaleprotodiacono Tauran ha annunciatola concessione dell’indulgenzaplenaria da parte del Santo Padreall’immensa folla di fedeli di ogniparte del mondo che gremivapiazza San Pietro e tutta via dellaConciliazione e a quanti assistevanoal rito attraverso la mondovisione.Prima di salire alla Loggia dellaBenedizione il Papa, a bordo dellajeep scoperta, aveva compiuto unlungo giro tra i fedeli,soffermandosi in particolare con idisabili e i bambini. Abbracci,

carezze, sorrisi ripetuti con quellasemplicità e quella tenerezzache caratterizzano ogni gesto diPapa Francesco.Come di consueto la piazza è statatrasformata in un giardino fiorito,addobbata con 40 mila tra piante,rami e fiori recisi, offerti per il 28°anno consecutivo da vivaistiolandesi. L’idea è nata nel 1985,in occasione della beatificazionedel loro connazionale sacerdoteTitus Brandsma.In precedenza Papa Francesco —assistito dai cardinali diaconi Farinae Comastri — ha celebrato la messa,introdotta dall’antico rito delR e s u r re x i t : l’annuncio dellaRisurrezione del Signore, conl’apertura delle ante dell’iconacollocata sul sagrato della basilica.È seguita la liturgia della Parola,con le letture proclamate inspagnolo e in inglese, il salmo èstato cantato in italiano e ilVangelo in latino.Non era prevista l’omelia e laprofessione di fede ha preceduto leintenzioni dei fedeli, durante lequali si è pregato per la Chiesa, initaliano; per il Papa Francesco, inhindi; per le necessità della vitaumana, in cinese; per il mondointero, in tedesco; e per l'assemblea,sempre in tedesco. Dopo il cantodell’antifona mariana Regina Caeli

con cui si è conclusa la messa, ilPontefice è andato a salutare idiciannove cardinali — tra i quali ildecano del Collegio Sodano, ilsegretario di Stato Bertone e ilvicario di Roma Vallini — p re s e n t isul sagrato. Dietro di loro,numerosi arcivescovi e vescovi. Inposti riservati erano gli arcivescoviPozzo, elemosiniere, e Gänswein,prefetto della Casa Pontificia, imonsignori Sapienza, reggentedella Prefettura, e Xuereb; e ilmedico Polisca. Su una terrazza delPalazzo Apostolico erano isuperiori della Segreteria di Statocon il corpo diplomaticoaccreditato presso la Santa Sede. Ilrito è stato diretto da monsignorMarini, maestro delle CelebrazioniLiturgiche del Sommo Pontefice,assistito dai cerimonieri pontifici eda studenti della Società divinevocazioni che hanno svolto ilservizio di ministranti.La Cappella Sistina, diretta damonsignor Palombella, ha eseguitoi canti coadiuvata dal coro guidaMater Ecclesiae e dalle corali delPontificio Collegio Germanico-Ungarico, e del Venerabile CollegioInglese, e dalle voci femminili dellaCarrolton School di Miami, StatiUniti d’America.

Vorrei che giungesse in ogni casa, inogni famiglia, specialmente dove c’èpiù sofferenza, negli ospedali, nellec a rc e r i . . .

Soprattutto vorrei che giungesse atutti i cuori, perché è lì che Diovuole seminare questa Buona Noti-

gnifica che l’amore di Dio è più for-te del male e della stessa morte; si-gnifica che l’amore di Dio può tra-sformare la nostra vita, far fiorirequelle zone di deserto che ci sononel nostro cuore. E questo può farlol’amore di Dio!

entrato con la nostra umanità, ci haaperto ad un futuro di speranza.

Ecco che cos’è la Pasqua: è l’eso-do, il passaggio dell’uomo dallaschiavitù del peccato, del male allalibertà dell’amore, del bene. PerchéDio è vita, solo vita, e la sua gloria

zia: Gesù è risorto, c’è la speranzaper te, non sei più sotto il dominiodel peccato, del male! Ha vintol’amore, ha vinto la misericordia!Sempre vince la misericordia di Dio!

Anche noi, come le donne disce-pole di Gesù, che andarono al sepol-cro e lo trovarono vuoto, possiamodomandarci che senso abbia questoavvenimento (cfr. Lc 24, 4). Che co-sa significa che Gesù è risorto? Si-

Questo stesso amore per cui il Fi-glio di Dio si è fatto uomo ed è an-dato fino in fondo nella viadell’umiltà e del dono di sé, finoagli inferi, all’abisso della separazio-ne da Dio, questo stesso amore mi-sericordioso ha inondato di luce ilcorpo morto di Gesù, lo ha trasfigu-rato, lo ha fatto passare nella vitaeterna. Gesù non è tornato alla vitadi prima, alla vita terrena, ma è en-trato nella vita gloriosa di Dio e ci è

L’OSSERVATORE ROMANO aprile 2013 numero 11

Sua madre confrontavatutte queste cose nel suo cuoredonne chiesa mondo

In politicaLe donne e la politica nella storia e nell’immaginariocollettivo sono state e, in gran parte, rimangono incontrapposizione. Ai più la politica non pare cosafemminile. Ma oggi siamo a una svolta. Lacontrapposizione donne e politica è meno forte. Sista allentando la divisione. Di fronte al fallimentodella politica gestita esclusivamente al maschile se necerca un’altra, più vera, più concreta, più vicina aibisogni della vita quotidiana. Ed ecco che nellanebbia e nella confusione emerge un femminile. Èpossibile definirlo, proporlo, disegnarlocompiutamente? Non proprio, ma sarebbe altrettantosbagliato non coglierlo in Paesi diversi e con diverseculture e fedi. Sicuramente in una politica femminilesono presenti servizio, passione, fede. E anchecompetenza. «Con la percezione che è propria dellatua femminilità — scriveva Giovanni Paolo II nellasua lettera alle donne — tu arricchisci lacomprensione del mondo e contribuisci alla pienaverità dei rapporti umani». Sicuramente le donnenon portano nella politica solo una parte di se stesse,ma tutto quel che sono. E se un tempo secondo lecategorie maschili si dividevano anche in politica frale conservatrici che mettevano al primo posto lamaternità e le progressiste che facevano una battagliaper il lavoro, oggi questa divisione non c’è più. Nelcostruire una politica al femminile le donnerimangono intere e della vita — la loro e quella deglialtri — difendono tutto. Troppo poco per parlare dipolitica delle donne? Può darsi. Abbastanza pernotare che una politica gestita solo al maschile nonce la fa più. Del resto in quella lettera GiovanniPaolo II lo aveva predetto. «I gravi problemi sultappeto vedranno, nella politica del futuro, sempremaggiormente coinvolta la donna: tempo libero,qualità della vita, migrazioni, servizi sociali,eutanasia, droga, sanità e assistenza, ecologia, ecc.Per tutti questi campi, una maggiore presenza socialedella donna si rivelerà preziosa, perché contribuirà afar esplodere le contraddizioni di una societàorganizzata su puri criteri di efficienza e produttivitàe costringerà a riformulare i sistemi a tutto vantaggiodei processi di umanizzazione che delineano la“civiltà dell’a m o re ”». (r. a . )

Una cattolica alla guida della PoloniaIntervista a Hanna Suchocka, prima e unica donna presidente del consiglio nella storia del Paese

«Il nostro rappresentante deve essere Hannaperché ha avuto il coraggio di votarenel Parlamento comunistacontro una legge ingiustaSappiamo che possiamo fidarci di lei»

Nata nel 1946 a Pleszew,Hanna Suchocka dal 2001 èambasciatore polacco pressola Santa Sede. Specialista in

diritto costituzionale emembro del Parlamento

polacco negli anni 1980-1985 e1989-2001, dal 11 luglio 1992 al

26 ottobre 1993 è stata primoministro e dal 1997 al 2000

ministro della Giustizia eprocuratore generale.

Membro della PontificiaAccademia delle Scienze

Sociali del Club di Madrid edel Consiglio Mondiale delleDonne Leader, ha pubblicato

nel 2012 un libro dedicato alleantiche chiese stazionali di

Roma.

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di DO R O TA SWAT

«Nella mia famiglia le donne sono semprestate attive socialmente e professionalmen-te. Mia zia, ad esempio, fu una delle pri-me donne in Polonia a laurearsi in farma-cia, e anche mia madre era farmacista. Perme il lavoro femminile extradomestico èsempre stato ovvio: piuttosto mi sembravastrano vedere le mamme delle mie amichefare le casalinghe! Eravamo una famigliamolto cattolica: a casa si pregava regolar-mente, andavamo insieme a messa, si par-lava di religione, spiritualità e storia dellaChiesa. Ricordo un vecchio libro che leg-gevo da piccola: era la storia dei papi finoa Pio XII. Poi mia madre aggiunse, a pen-na, Giovanni XXIII e Paolo VI. GiovanniPaolo II, invece, l’ho aggiunto io. Zia enonna, attiviste dell’Azione cattolica fem-minile, ricevettero l’onorificenza Pro Eccle-sia et pontifice (rispettivamente prima e do-po la seconda guerra mondiale): non svol-gendo un’attività nell’ambito ecclesialepensavo che, pur essendo anche io unaSuchocka, non avrei mai avuto l’onore diricevere una medaglia simile. Invece piùtardi mi è stata conferita un’onorificenzaanche più alta».

si quindi un altro partito, piccolissimo, ilPartito democratico (degli artigiani) chenon aveva alla base il materialismo stori-co. Così arriviamo al 1980, prima ancoradella nascita di Solidarność: il mio partitocercava a Poznań una donna, giovane giu-rista, da candidare alle elezioni politiche.Il caso ha voluto che in quel momento ioavessi i requisiti adatti e così fui messa inlista. Forse era anche in un certo sensol’azione della Provvidenza. Così mi ritro-vai in Parlamento, proprio nell'anno in cuinacque Solidarność, con cui collaborai:abbiamo lavorato bene e loro si fidavanodi me. L’anno seguente, dopo l’intro du-zione dello stato di emergenza, votai con-tro la messa fuori legge di Solidarność:fummo solo una decina di parlamentari afarlo. Non era facile, in un’epoca in cui sivotava a comando: a quel punto, la finedella mia carriera politica era certa. Cosìtornai a Poznań, riprendendo il lavoroall’università. Tutto però cambiò di nuovocon la svolta del 1989, quando la Poloniasi apprestava alle sue prime elezioni de-mocratiche. Divenni infatti membro delComitato civico di Solidarność, che creòuna lista per il futuro Parlamento. Tanti inquel momento fecero il mio nome: «Il no-stro rappresentante deve essere Hannaperché ha avuto il coraggio di votare nelParlamento comunista contro una leggeingiusta. Sappiamo che possiamo fidarcidi lei». In un primo momento rifiutai:non volevo entrare di nuovo in politica,l’avevo fatto per cinque anni e mi bastava.Poi però cambiai idea e il 4 giugno 1989venni eletta. È in questo momento che so-no veramente entrata in politica, e vi sonoentrata non come donna, ma come Hanna

Suchocka con una sua precisa storia sullespalle.

Il comunismo ha promosso l’emancipazionedelle donne? Crede nel modello imposto dalloStato?

Non penso che un modello impostodallo Stato possa risultare vincente. L’hoanche scritto, in uno dei miei articoli: nelsistema comunista veniva promosso un ti-po di emancipazione un po’ artificiale. Sivoleva cambiare il ruolo della famiglia, vi-

Novecento sono stati segnati da guerre einsurrezioni continue, e così mentre gliuomini combattevano, le donne gestivanola famiglia, erano degli autentici manager!Nel caso specifico di Hanna GronkiewiczWaltz, un ruolo importante lo hanno gio-cato i cambiamenti avvenuti dopo la cadu-ta del comunismo perché si cercavano per-sone nuove. La scelta del governatore del-la banca polacca è stata una scelta perso-nale del presidente Wałęsa: Hanna Gron-kiewicz Waltz, oggi sindaco di Varsavia, è

una giurista esperta di banche e sistemibancari.

In Polonia negli ultimi mesi Chiesa e governosi sono trovati su posizioni opposte rispettoalla convenzione contro la violenza sulledonne.

La firma della convenzione non rappre-senta affatto un motivo di conflitto traPolonia e Santa Sede: è un documento in-ternazionale. Ritengo però che questaconvenzione non sia la soluzione del pro-blema. Il titolo esprime un’idea giusta, an-che se nel testo ci sono due o tre frasi chesuscitano perplessità: interpretarle in unmodo particolare può effettivamente dareal documento un senso che ne stravolge lanatura. Scrivendo testi di questo tipo siusa un linguaggio molto generico, propo-nendo però soluzioni non applicabili atutti i casi. In Parlamento per anni ho fat-to parte della commissione legislativa do-ve si lavorava proprio sulle parole: il lin-guaggio ha un’importanza fondamentale!

Perché ha lasciato la politica?

Ho lasciato perché sentivo di non poterincidere sulle soluzioni e in alcuni mo-menti era impossibile trovare un compro-messo. Naturalmente il compromesso è unstrumento importante quando si fa politi-ca, ma c’è un limite. Inoltre, da un certomomento in poi la vita politica è diventa-ta sempre più aggressiva e brutale. Nonsono abituata a usare parole volgari, piùche urlare mi piace argomentare. Anche imedia hanno cambiato il loro linguaggio,nei dibattiti si grida e si litiga sempre dipiù. Questo non è il mio stile. Le campa-gne elettorali, poi, sono uno spettacolo in-degno: si dicono falsità, si usano argo-menti non verificabili che sembrano serima non lo sono. Ho passato anni in Parla-mento, e nel periodo più importante dellarecente storia polacca, quello tra il 1989 eil 1991, abbiamo messo a punto i modellidi sviluppo del Paese. Era veramente unlavoro difficile, ma non c’era quell’a g g re s -sività che oggi domina su tutto. Perciò nel2001 non mi sono presentata alle elezionipolitiche e ho accettato la proposta delministro degli Affari esteri di diventareambasciatore presso la Santa Sede.

La missione dei rappresentanti della SantaSede potrebbe essere svolta anche dalle donnereligiose o laiche?

In futuro si potrebbe immaginareun’apertura nei confronti dei laici e quindianche delle donne. So che secondo le re-gole il nunzio apostolico deve essere unarcivescovo, ma forse si potrebbe comin-ciare dagli organismi internazionali: già ilrappresentante della Santa Sede a Viennapresso le Nazioni Unite non è un arcive-scovo: si potrebbe quindi cominciare dagliosservatori. Mary Ann Glendon è statapresidente di una delegazione vaticana,anche a me fu proposto di guidarne unanel 1994, ma declinai: avevo appena lascia-to l’incarico di primo ministro e non misembrava opportuno diventare subito ca-po delegazione di un altro Paese (ne fuisolo membro). Se una donna può essere ilcapo della delegazione vaticana inviata auna conferenza mondiale, una donna po-trebbe anche rappresentare la Santa Sedepresso un’organizzazione internazionale.

Se tradizione femminile e cattolicesimo hannosegnato il percorso di Hanna Suchocka, sen’è poi aggiunto un terzo che l’ha condotta aessere la prima — e a oggi unica — p re s i d e n -te del Consiglio dei ministri donna nella sto-ria polacca. Come avvenne il suo ingresso inpolitica?

Cittadina all’epoca del comunismo, nonavevo mai pensato di entrare in politica,sebbene fossi animata dalla passione so-ciale. Era tuttavia ovvio che non potevoentrare nel partito comunista! Mi sonolaureata in legge nel 1968: in agosto vi ful’invasione della Cecoslovacchia, mentreprima, a marzo, in Polonia vi erano statele proteste degli universitari, represse du-ramente dalla polizia. Dopo questi avveni-menti si decise di “v e r i f i c a re ” l’adesionedegli studenti all’ideologia, con un’atten-zione particolare verso quanti volevano in-traprendere la carriera universitaria. Inpratica significava che bisognava iscriversial partito comunista. Anche se c’eranomolti cattolici membri del partito, a mioavviso erano due approcci incompatibilitra loro. Mentre aspettavo di entrare a la-vorare come ricercatrice all’università, scel-

sta come un’istituzione delpassato e senza utilità, male donne sono andate a la-vorare solo perché gli uo-mini non guadagnavanoabbastanza. Così i bambi-ni venivano affidati allestrutture pubbliche: la vitafamiliare e sociale venivaorganizzata dallo Stato at-traverso servizi di qualitàbassissima. Se in un certosenso tutto questo era unaforma di emancipazione, sitrattava però di un proces-so molto ambivalente.

A proposito di emancipazio-ne, Hanna GronkiewiczWaltz, attuale sindaco diVarsavia, è stata in passatogovernatore della Banca Po-lacca, un ruolo ancora inedi-to per una donna.

Nel nostro Paese le don-ne storicamente hanno do-vuto svolgere un ruolo im-portante. L’Ottocento e il

Isabella Ducrot,«Santa Caterina» (2013)

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L’OSSERVATORE ROMANO aprile 2013 numero 11

Inserto mensile a cura di RI TA N N A ARMENI e LU C E T TA SCARAFFIA, in redazione GIULIA GALEOTTIwww.osservatoreromano.va - per abbonamenti: [email protected] a

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Dio e una donna fanno una maggioranzaStoria di Josephine Butler la femminista cristiana che fece conoscere oltremanica Caterina da Siena

di LU C E T TA SCARAFFIA

«D io e una donna fannouna maggioranza»: sonoparole di una femmini-sta militante, che è stataanche un’appassionata

cristiana, l’inglese Josephine Butler.Donna colta, era nata in una famiglia istrui-

ta e progressista, impegnata contro la schiavi-tù, che le permise di studiare, e sposò GeorgeButler, studioso e ministro anglicano, che con-divise con lei le battaglie più radicali, pagan-done le conseguenze nella carriera accademi-ca. Madre di quattro figli, la cui unica femmi-na è morta bambina, Josephine ha combattutobattaglie politiche decisive per il benesseredelle donne lavoratrici ma soprattutto per ladignità delle prostitute. Ma è stata ancheun’appassionata intellettuale: dopo avere aiu-

tato il marito a preparare un’edizione criticadegli scritti di Chaucer conservati nella Bo-dleian Library, è stata la prima donna ad avereil permesso di frequentare la biblioteca.

Inizialmente, si era impegnata per dare alledonne la possibilità di accedere all’i s t ru z i o n esuperiore, ma — soprattutto dopo la mortedella figlia nel 1863 — la sua azione si è con-centrata soprattutto verso le donne che soffri-vano, cioè le prostitute. Dal 1866, quandoGeorge Butler si trasferì al Liverpool College,l’impatto con la grande città industriale fu de-cisivo per sensibilizzare Josephine sulla condi-zione delle donne delle classi basse.

A partire dal 1869, Butler ha diretto la cam-pagna contro il Contagious Diseases Act, cioè lalegge che imponeva alle donne sospettate diprostituirsi una visita ginecologica: se giudica-te infette da malattie veneree, dovevano passa-re un numero stabilito di mesi in ospedale, si-mile a una prigione, e poi naturalmente, or-mai schedate come prostitute, non potevanoche tornare al loro mestiere. Chi rifiutava disottoporsi all’esame veniva gettata in prigione.

Josephine denunciava la prepotenza dei po-liziotti, la violenza con cui anche i medici trat-tavano queste donne, il fatto che potevano ca-dere nelle retate anche donne povere, ma chenon si prostituivano, e che venivano poi sche-date definitivamente come prostitute. Ma so-prattutto si scagliava contro la doppia morale,che non prevedeva visite mediche per i fre-quentatori delle prostitute, che potevano cosìcontinuare impunemente a diffondere l’infe-zione.

Questo regolamento, all’origine applicatosolo nei porti e nelle città di guarnigione, nel1869 doveva essere esteso a tutto il Paese: que-sto provocò la nascita di una Associazionefemminile nazionale in cui Josephine gettòtutte le sue energie, nonostante aggressioni fi-siche e diffamazioni. Negli anni successivi, lasua azione si allargò ad altri Paesi europei incui stavano entrando in vigore norme analo-ghe di regolamentazione della prostituzione, esi impegnò anche nella lotta contro la trattadelle bianche. Oltre a qualche opuscolo di ti-po politico, finalizzato alle sue battaglie, Jose-phine scrisse un solo libro: una biografia diCaterina da Siena, in cui vede un modello diazione politica e di rigore morale molto vicinoalla sua esperienza. Intanto, non lesina parti-colari sulla sua influenza politica: «In effetti,si può veramente dire che Caterina governasse

Roma a quel tempo. I suoi sforzi erano quasisovrumani. Ogni mattina si recava in Campi-doglio dove l’attendevano i gonfalonieri dellarepubblica. Non veniva adottata alcuna misu-ra importante senza averla consultata. Gli in-teressi della comunità sembravano dipenderedalla sua presenza e dalla sua attività. UrbanoVI le conferì i pieni poteri e autorità per agireper il bene della Chiesa. Cittadini importantiattendevano alla sua porta ogni giorno per unbreve colloquio e per avere consigli su que-stioni difficili, private e pubbliche». Un veromodello per le prime femministe, quindi, an-che nell’aspetto, nel modo di fare: «Aveva unatteggiamento franco, era come un libro aper-to; aveva l’abitudine di guardare dritto negliocchi le persone cui si rivolgeva; la fronte eralarga e aperta, un po’ troppo stempiata per es-sere bella; aveva i capelli e le sopraccigliamarrone scuro; gli occhi grigi o nocciola; ilnaso diritto ed estremamente delicato; il men-to e la mascella forti e piuttosto prominenti; ilsorriso viene sempre ricordato; un sorriso af-fettuoso, dolce, che si diffondeva in tutto ilvolto, le illuminava gli occhi e spesso prorom-peva in una risata. Non aveva il fascino dellasicura bellezza, ma quello della gentilezza,della sincerità e della grazia. (...) Parlava ab-bastanza rapidamente e con il più dolce ac-cento senese; aveva modi particolarmente cor-tesi verso chi la veniva a trovare, inchinandosiprofondamente per accoglierli, come si facevaa quel tempo, a volte inginocchiandosi quan-do salutava persone che considerava special-mente venerabili, sedendosi poi accanto a loroper conversare in modo franco e amichevole. Isuoi modi, con uomini e donne, andavano unp o’ oltre le convenzioni prescritte del tempo».

Sulla scia di Caterina, nelle apparizioni pub-bliche, Josephine non si preparava un testo,ma si lasciava ispirare dallo Spirito Santo. Eriscuoteva grande successo.

La sua empatia con la santa la portava per-fino a dipingerla come proto-protestante:«Non c’è dubbio che, se fosse vissuta due se-

coli dopo, nel mezzo delle convulsioni che la-cerarono la cristianità, sarebbe rimasta salda afianco della verità evangelica e avrebbe unitola sua protesta a quella dei riformatori».

Il libro di Butler contribuì certamente a farconoscere Caterina fra le femministe inglesi, ea far capire a queste donne moderne che, sevolevano un esempio, un modello, lo trovava-no in questa santa medievale.

di RI TA N N A ARMENI

Maria Bonafede è stata laprima donna eletta a ca-po dei valdesi. È stata la

prima “mo deratora” della tavoladal 2005 al 2012. Oggi è in sabba-tico, studia, viaggia, ma si preparaa riprendere il suo ruolo di pasto-ra, questa volta lontano da Roma.

Nell’assumere il ruolo di “mo-deratora” ha sentito una particola-re responsabilità perché era unadonna ed era la prima volta cheuna donna diventava capo dellacomunità evangelica valdese?«Uno dei motivi che mi hannofatto decidere è stata proprio que-

sta responsabilità. Avevo dei dub-bi. Li ho cancellati quandoun’amica più giovane ha insistitodicendo che se non avessi accetta-to la sfida avremmo aspettato altricinquanta anni prima di avereun’altra opportunità. Allora hocapito che non dovevo rifiutare,non si poteva saltare un appunta-mento con la storia. Per avere unmoderatore donna c’erano già vo-luti ottocento anni».

La sua candidatura è stata laconseguenza di una battaglia delledonne o è nata per caso? «Si è in-contrata sicuramente con una cre-scente sensibilità, visibile, del re-sto, da quando è stato ammessol’accesso delle donne al ministeropastorale nel 1962. Se ne era di-scusso per quattordici anni fin dal1948. Quello è stato davvero undibattito importante in seguito alquale è aumentata la sensibilitàsulle capacità e sui doni femmini-li. Credo di essere stata scelta perun’attitudine alla mediazione aldialogo sia tra i valdesi che con lealtre confessioni cristiane».

Esiste una fede femminile di-versa da quella maschile? «Ci hopensato e credo di sì. Ci sono nonsolo una diversa sensibilità ma undiverso modo di credere, sperare epregare. La mia, come quella dimolte donne, è una fede capace diriconoscere il dubbio e di nomi-narlo, un combattimento quotidia-no con me stessa. Credo che que-sta sia una caratteristica femminileanche se so che tanti maschi si in-terrogano. Ma le donne sanno an-che esprimere i loro interrogativi,sanno renderli pubblici. Sonoconvinte che non c’è bisogno dimostrarsi sempre sicuri e forti.Anche la guida migliore conosce ipericoli e le fragilità di un percor-so di fede. E non per questo nonè una buona guida. La problema-ticità femminile, il mettersi inquestione e il saper ascoltare nonsolo le parole ma l’essenza dellepersone sono attitudini più pre-senti nelle donne e avvicinano,creano fiducia nella Chiesa».

La diversità femminile nella fe-de attraversa le religioni? «Certa-

mente sì. L’ho visto nei rapportiecumenici, ne ho parlato con mol-te donne cattoliche. Una suora re-centemente in convegno riflessio-ne ha affermato che le donne de-vono raccontare alla Chiesa tuttala loro esperienza di fede, che de-vono renderla patrimonio di tuttie metterla a disposizione. In mol-te ci siamo accorte di avere unavocazione e dei compiti che nonpossono essere ricoperti da altri.Che Dio vi ha fatto una propostanuova e personale. Certo vale pertutti, ma per le donne delle Chie-se cristiane è stata la scoperta diuna potenzialità nuova».

Lei ha avuto a che fare semprecon il mondo maschile: ha trovatodifficoltà? «La Chiesa cattolica titratta per come sei, sa che i valde-si sono diversi e ti riconosce. Sesei pastora, interloquisce con te inquanto pastora. All’interno delmondo valdese in questi anni ècambiato molto. Alcuni anni fauna donna doveva dare continuedimostrazioni di essere all’altezza.Le mie due lauree mi hanno aiu-

tato, ma ho faticato per rompereun pregiudizio. Appena consacra-ta sono stata inviata per alcunianni in una comunità che (l’hoscoperto solo dopo) non avrebbevoluto una donna. Nessuno me loaveva detto. Molte famiglie eranodiffidenti e hanno resistito finchéhanno capito di potersi fidare. Soche molte altre pastore hanno fat-to esperienze simili. Oggi molto ècambiato. C’è stata una comunitàche doveva scegliere il proprio pa-store e che ha rivolto la chiamataa concorrere solo a pastore.All’inizio eravamo tre-quattro, orasiamo il quaranta per cento».

Il dialogo fra le religioni oggi èpiù facile o più difficile? «Più dif-ficile. L’ecumenismo è difficile.Certo dopo il Vaticano II c’è statoun lavoro di apertura, di dialogo,di costruzione, sono crollati i muridel pregiudizio. Ma oggi si do-vrebbe osare di più e affrontareanche i temi più scomodi, quelliche fanno male».

Lei ha incontrato molte suorecattoliche, un mondo vario, inmovimento. «Ho incontrato teolo-ghe importanti, insegnanti e an-che suore molto semplici. Questerimangono sempre ai margini,quasi nascoste. Ho partecipatouna volta a un pranzo in una ba-silica romana. Un pranzo ottimonel quale però erano presenti solouomini. Ho chiesto chi lo avevapreparato. Mi hanno detto cheerano stare due suore che nessunoaveva invitato. Quando sono an-data a ringraziarle si sono nasco-ste, non volevano apparire. In unacomunità ortodossa etiope le don-ne mangiavano a parte. Io man-giavo con gli uomini ed ero moltoa disagio. Pure le Chiese, tutte leChiese, non avrebbero niente daperdere a valorizzare le donne.Anzi ci guadagnerebbero».

di GIULIA GALEOTTI

«A l femminismo rivoluzio-nario (…) si è aggiuntoun femminismo cristia-no: Benedetto XV nel1919 si è pronunciato in

favore del voto alle donne; Mons. Baudrillarte Padre Sertillanges fanno un’ardente campa-gna in questo senso (…). Al Senato numerosicattolici, il gruppo dell’Unione repubblicana,e d’altra parte i partiti di estrema sinistra, so-no per il voto alle donne: ma la maggioranzadell’assemblea è contraria». Così scriveva Si-mone de Beauvoir nel suo celeberrimo saggioIl secondo sesso.

Ricordando l’impegno di Papa della Chie-sa, del futuro cardinale Alfred-Henri-MarieBaudrillart, del teologo domenicano AntoninSertillanges, colei che viene universalmentericordata come la madre del femminismo ri-conosceva il favore attivo della Chiesa catto-lica verso l’allargamento del suffragio alledonne. E coglieva un punto che da metà Ot-tocento in poi caratterizzò questa battaglia inmolti Paesi occidentali: la poco nota vicinan-za tra cattolici e socialisti.

È stato il caso della Francia. Ma è statoanche il caso di altri Paesi occidentali. «Ipartiti democratici occhieggiano al femmini-smo, si atteggiano di quando in quando asuoi paladini ma non offrono nessun contri-buto di pensiero e di azione organico e dura-turo — si legge nella lettera aperta che nel1919 l’Unione Femminile Nazionale italianaindirizzò all’onorevole Antonio Salandra —Soltanto i partiti clericale e socialista (…)fanno un posto alla donna anche nelle loroorganizzazioni economiche e politiche».

Superato l’iniziale contrarietà della Chiesa(nel 1905 Papa Pio X affermava che «la don-na non deve votare ma votarsi ad una alta

espressamente il suffragio alle donne nel suoprogramma. Convinto che l’allargamento del-la partecipazione alla cosa pubblica alle si-gnore non avrebbe danneggiato la famiglia,don Sturzo non solo considerava il voto am-ministrativo e politico «una conseguenza lo-gica di una partecipazione extra-familiare allavita sociale e agl’interessi collettivi», ma so-

prattutto inseriva l’allargamento del suffragioin una «concezione dinamica» della demo-crazia, come «fattore complessivo di educa-zione civile». Tutt’altro che isolata, la posi-zione del Partito Popolare esprimeva la capa-cità di parte della Chiesa di cogliere il sensodi una presenza femminile in grado di arric-chire democraticamente la società.

Questa apertura aveva alle spalle non solola tradizione cattolica (il diritto canonico, adesempio, per secoli è stato il solo a porre sul-lo stesso piano adulterio maschile e femmini-le), ma anche un’attività indefessa da partedelle donne cattoliche che ne aveva messochiaramente in luce doti, capacità e valore.Basti pensare all’attività di tante giovani, perlo più maestre o impegnate nell’o rg a n i z z a z i o -ne delle operaie, come Angelina Dotti, Pieri-na Corbetta o Adelaide Coari (di costei è ce-lebre la contrapposizione con Elena Da Per-sico, fieramente contraria invece al suffragiofemminile, a dimostrazione di come le donnenon siano state mai in passato né siano oggiun blocco monolitico).

Non che, ovviamente, la nascita del PartitoPopolare avesse fatto scomparire forti per-plessità all’interno del variegato mondo cat-tolico verso il voto alle donne. Anzi, il suffra-gio femminile sembra giocare un ruolo cen-trale nell’attacco che «La Civiltà Cattolica»mosse al programma del Partito Popolare nel1919: premesso che il voto alle donne costi-tuisce uno dei «punti indiscutibili espressi

dal partito, ma per lo meno discutibili secon-do le dottrine cattoliche, perciò da non im-porsi alle coscienze dei cattolici», quello chedeve essere chiaro è che il suffragio femmini-le, tutt’altro che un diritto o una prova di de-mocrazia, è «una necessità sociale, per op-porre i voti supposti conservatori delle donneai voti generalmente sovversivi dei socialisti,degli anarchici o di altri siffatti partitie s t re m i » .

La via comunque era ormai tracciata. Equesto ben prima della netta presa di posi-zione del 21 ottobre 1945, quando Pio XIIesorterà, senza mezzi termini, le donne auscire dalla sfera privata: «La vostra ora è so-nata, donne e giovani cattoliche; la vita pub-blica ha bisogno di voi».

Ad esempio, scrivendo che «il femminismoè una questione di pane», nel 1930 padreSertillanges (ricordato, come visto, anche daSimone de Beauvoir) argomentava: «I fatti ele condizioni imposte alla donna da tutto ilmovimento contemporaneo vanno difenden-do la sua causa nel modo più efficace, perchénon sono più discorsi ma solide realtà che diqui a poco busseranno alle nostre cittadellepolitiche per farvi breccia in nome della don-na. Se ovunque, nei gruppi femminili, si svi-luppano iniziative, si assumono incarichi, sesi conquista una larga istruzione, se ci si co-struisce un valore personale e professionaleche presto diventerà un valore di opinione,non sarà permesso a lungo di ragionare divoto femminile in modo accademico».

È inoltre interessante ricordare che la fem-minista americana Dorothy Day — i n c a rc e r a -ta nel novembre 1917 per aver protestato, in-sieme ad altre 39 donne di fronte alla CasaBianca per l’esclusione femminile dal suffra-gio — è stata proclamata serva di Dio. E chela prima donna a far parte del Consiglio co-munale di Vienna nel 1919 per il Partito So-cialdemocratico nonché, l’anno dopo, la pri-ma donna a essere eletta deputata al Consi-glio nazionale austriaco, a suffragio universa-le appena conquistato, fu la beata HildegardBurjan.

Del resto, è una cattolica italiana ad averpronunciato una delle frasi più determinate adenuncia dell’uso pretestuoso che, troppo

spesso, ancora si fa delle donne in politica. IlI° ottobre 1945, durante i lavori della Consul-ta italiana, per la prima volta una donna par-la in aula in veste di esponente politica.

È la democristiana Angela Guidi Cingola-ni. Consapevole ma non paga del significatostorico del suo intervento, non pronuncia undiscorso di circostanza: denunciando quantopoco era stato fatto, e si continuava a fare,per le donne in politica, Guidi Cingolanirimprovera l’uditorio maschile: «Parole genti-li, molte ne abbiamo intese nei nostri riguar-di, ma le prove concrete di fiducia in pubbli-ci uffici non sono molte in verità».

Ottenuto, accanto al voto, l’elettorato pas-sivo (ora contestualmente, ora prima, ora do-po), tra le poche donne occidentali elette inParlamento, molte saranno cattoliche. Per lopiù ignorate, il loro determinante lavoro èstato però doppiamente ostacolato. Guardatecon diffidenza dai loro stessi partiti perchédonne, sono state marginalizzate anche dallealtre donne in quanto cattoliche, e quindi so-

spette di eccessivo conservatorismo. È questoil prosieguo della storia, che merita di essereraccontato nei suoi aspetti meno noti e piùs o r p re n d e n t i .

Il compito per le donne cattoliche in poli-tica è stato e resta grande: partecipando allacosa pubblica come elettrici e come elette,compiamo quotidianamente un passo ulterio-re verso il riconoscimento del valore dellasoggettività come diritto di cittadinanza. Unacittadinanza che si fa e che ci fa responsabilinella storia e della storia. Della storia civileche è e resta parte integrante della storia del-la salvezza.

Il romanzo

Se va via il ReLa seconda guerra mondiale è appenafinita, Roma riprende faticosamente avivere tra dolori, privazioni e grandisperanze: nel romanzo di Lia Levi Se vavia il Re (e/o 1996) la voglia diricominciare è vissuta e raccontata da unabambina ebrea curiosa e attenta. Lemacerie, la fame arretrata, gli aiutiamericani e il fatidico 2 giugno 1946quando, per la prima volta in Italia,votarono anche le donne. La bimbafotografa tutto: la consapevolezza dellastoricità del momento; la politica chechiama a raccolta tutte le donne, maproprio tutte; la preoccupazione(smentita) che costoro avrebbero votatocompatte per la monarchia; l’incubo delrossetto (all’epoca, la scheda elettoraleandava chiusa come una busta, e sitemeva che tracce di colore avrebberopotuto invalidare il voto). Nel nervosismodella madre e del padre, nella coralitàdella scena che vede uomini e donneappropinquarsi al seggio, attraverso gliocchi della bambina Lia Levi tratteggiacon grande maestria lo stato d’animo diun’intera comunità chiamata a entrare inrelazione con qualcosa di veramentenuovo. (@GiuliGaleotti)

Il film

The Iron LadyLa Lady di ferro, la leader politica disesso femminile più dura del Novecento,nel film The Iron Lady (2011) di PhyllidaLloyd, è raccontata dal lato della

debolezza: èun’anziana conproblemi dimemoria, chesoprattutto rifiutala morte delmarito, sempre insecondo pianonella sua vita, mainvece è statofondamentale peril suo equilibrio,con il quale siostina acontinuare ildialogoquotidiano. Ilmarito che ha

saputo accettare la ruvida figlia deldroghiere, tanto ambiziosa e intelligente,concreta e piena di coraggio, che è statacapace di superare i pregiudizi misoginidei colleghi in politica senza fare appelloa nessuna ideologia femminista, ma solodimostrando di essere più capace di loro.Ma per fortuna, nel film,viene dato spazio anche alla civetteriadi Margaret Thatcher, alla sua passioneper le borsette e per i colori pastello,alla sua rivalità tutta femminilecon la regina Elisabetta. Facendoci capireche anche una donna di ferroha il suo modo femminile di gestire ilpotere. (@ L u c e S c a ra f f i a )

PR E M I ATA LA CILENA SUOR NE L LY LEÓN

È stata suor Nelly León Correa, responsabile dellacappellania del penitenziario femminile di San Joaquín inCile, a vincere il riconoscimento dell’o rg a n i z z a z i o n eComunidad Mujer che ogni anno premia l’istituzione o lapersona distintasi per il lavoro svolto a favore delledonne. Cilena, la quarantottenne suor Nelly (che fa partedelle suore di Nostra Signora della carità del BuonPastore, vicine alle persone vulnerabili) ha creato lafondazione Mujer Levántate (Donna alzati) che sostienele donne in carcere. Nella sola Santiago le detenute(recluse principalmente per reati legati al microtraffico didroga) sono circa 1.400, provenienti da Cile, Bolivia, Perúe Argentina. Oltre alla relazione individuale e all’ascolto,suor Nancy (da nove anni impegnata in questo campo) sioccupa delle necessità pratiche delle detenute e deicontatti con le loro famiglie. Lavorano con lei 3 religiose(di altri istituti) e 35 laici. A Santiago, racconta,«abbiamo avviato anche una collaborazione con glistudenti dell’ultimo anno di legge dell’Università cattolicaper le detenute che non possono pagare un avvocato equindi hanno bisogno del patrocinio gratuito». In carcerela situazione è particolarmente critica per le donne conproblemi mentali: «Non esiste un luogo separato dovepossano vivere: stanno con tutte le altre, senza possibilitàdi essere curate. Come cappellania stiamo chiedendo uno

spazio protetto per loro, anche per arginare la violenzache può nascere». Nel settore dei diritti umani e dellaviolenza contro le donne, è stata invece premiatal’avvocato Paulina Maturana Vivero. Un riconoscimentoinfine all’impegno sociale dell’imprenditrice Rosa EstherSalazar: titolare di una fabbrica che realizza vestiarioprotettivo per i minatori, ha dato lavoro a cento detenutedel carcere della città portuale di Antofagasta.

BADANTI E ANZIANE IN COROCantano per creare un contatto tra generazioni enazionalità diverse e per recuperare il filo dei ricordi.Sono il Coro delle badanti, un gruppo formato da donneanziane e da persone che si occupano di loro giorno enotte. Al primo incontro, avvenuto il 12 marzo a VillaPiaggio a Genova, faranno seguito altri undici: tutti,gratuiti, di lunedì, fino al prossimo 17 giugno.L’iniziativa, che finora ha coinvolto una decina di donne— per la metà originarie di Ucraina, Russia ed Ecuador —è nata da un’idea dell’attrice Carla Peirolero, incollaborazione con UniAuser, Anziani Oggi e il sostegnodella fondazione Carige. A dirigere le coriste è LauraParodi, specializzata in musica popolare, secondo cui«cantare permette di mettere in circolo energieinascoltate. Vogliamo dare importanza alle culture dellebadanti e all’anziano, che spesso non ha modo di

esprimersi». Il repertorio del coro verrà scelto stradafacendo, con il contributo di badanti e anziane. Il primobrano eseguito è stato Voglio andare in America, cantotradizionale sull’emigrazione.

LE SUORE DEL GUAT E M A L A

Delicato ed essenziale: è il servizio che il giornalista di AlJazeera David Mercer ha realizzato da San Pedro, inGuatemala, raccontando l’impegno delle suore a favoredei bimbi appartenenti alla popolazione maya, tra leminoranze più povere e trascurate del Paese. Nell’assenzadi aiuti statali, le religiose offrono ai bimbi cibo, curemediche, istruzione e guida spirituale. Suor Maria DelRosario sente la responsabilità e la bellezza del propriolavoro: dare ai bimbi gli strumenti per affacciarsi all’etàadulta con consapevolezza e capacità.

RI TA PRIGMORE

Rita Prigmore, zingara di etnia sinti sopravvissuta agliesperimenti medici nazisti, ha raccontato la sua storia(grazie alla mediazione della comunità di Sant’Egidio)agli studenti di Frosinone. Nate nel 1943, Rita e lagemella Rolanda furono usate come cavie umane a solesei settimane di vita. Subirono incisioni sul cranio e altresevizie, a cui Rolanda non sopravvisse. La madre

(sterilizzata insieme al marito) riuscì a fare battezzarealmeno Rita. La bimba fu poi costretta a lasciare lascuola per dolori lancinanti alla testa, svenimenti emalori. Trasferitasi negli Stati Uniti, solamente da adultaconoscerà la verità. Rita — la cui testimonianza, insieme aquella della madre, è stata registrata da Spielberg ecustodita nell’Holocaust Memorial di Washington — nonsi stanca di raccontare ai più giovani le sue doloroseesperienze, mettendoli in guardia sulle terribiliconseguenze del razzismo verso zingari e immigrati. Aquanti le hanno chiesto se non provi sentimenti dirancore o vendetta, Rita Prigmore ha risposto serena edecisa: «Perdonare, ma non dimenticare».

UN B U FA L O PER UNA MO GLIERagazzine di 14-16 anni vengono comprate e vendutecome mogli nello stato centrale indiano del MadhyaPradesh in cambio di denaro. Al contante si va spesso adaggiungere un bufalo. La situazione è conseguenza dellastrage delle bambine: avendo difficoltà a trovare le sposeper i figli maschi nelle regioni di origine, le famiglie sirivolgono ai trafficanti perché procaccino loro futuremogli altrove. L’allarme è stato lanciato, tra gli altri, daAmarjeet Singh dalle pagine di «The Times of India». Ilgiornalista racconta anche che è molto difficile perseguireil crimine: la povertà, infatti, rende le vittime e le loro

famiglie incapaci di valutare ciò che stanno subendo, e diagire di conseguenza.

DUE MILIONI I BIMBI SIRIANI COLPITII bambini siriani stanno pagando il prezzo più alto per ilconflitto in corso nel Paese: la violenza è arrivata infatti acolpire oltre un milione e ottocentomila minori. «Ilrischio che diventino una generazione perduta cresce ognigiorno»: l’ennesima voce che sta tentando di richiamarel’attenzione su questo dramma è l’Unicef, che racconta diarresti, mutilazioni e omicidi. Un quinto delle scuolesiriane ha subito danni, compromettendo seriamentel’istruzione di centinaia di migliaia di minori. Oltrecinquecentomila sono già fuggiti in Libano, Giordania,Iraq, Turchia ed Egitto, finendo spesso nei campiprofughi. Sono, ad esempio, bimbi la maggior parte deglisfollati nel campo di Atmeh, al confine tra Siria eTurchia. Molti di loro sono stati testimoni di fatti atroci,alcuni hanno perso i familiari e tanti soffrono di insonniao hanno paura dei rumori forti come quelli degli aerei.Tra le tende del campo, creato quando la Turchia haridotto drasticamente l’ingresso dei siriani bloccandonemigliaia alla frontiera, è facile incontrare minori cheraccolgono la legna o portano l’acqua. Solo a volte sivede qualcuno di loro giocare. Ogni giorno continua adarrivare gente, ma non ci sono tende e cibo a sufficienza.

Il saggio

Dieci donneIn età contemporanea l’estraneità delledonne rispetto alla politica era talmentescontata che la maggior parte delle leggielettorali non sentì la necessità diescluderle espressamente dall’elettorato,esattamente come non avveniva per cani,piante o pietre. La lacuna però non passòinosservata: in diversi Paesi occidentali,infatti, alcune donne chiesero l’iscrizionealle liste elettorali. Le prime furono leinglesi: era il 1868. Nel 1906 anche leitaliane cercarono di approfittare delvuoto legislativo e, sorprendentemente, inalcuni casi le loro domande furonoaccolte. Ma la magistratura, chiamata apronunciarsi su tale ammissione, si opposesempre. Con una sola eccezione: il 25luglio 1906 la corte di appello di Anconavaluterà la loro iscrizione conforme alloStatuto Albertino. La sentenza sarà poichiaramente cassata e le signore cancellatedalle liste, ma il significato politicodell’episodio rimase. A queste elettricimancate lo storico Marco Severini hadedicato il volume Dieci donne. Storia delleprime elettrici italiane (Liberilibri 2012), dicui offre puntuali ritratti. Età media 28anni, estrazione modesta, professionemaestre (tre di loro frequentavano anchecorsi universitari). Otto si sposeranno:Igina Matteucci, però, aspetterà di avercompiuto 85 anni. (@GiuliGaleotti)

Il suo libro rivelò alle inglesiin cerca di un modello a cui rifarsiche questa santa medievaleera perfetta allo scopo

Sulla scia della mistica italiana,l’inglese non si preparava un testonelle apparizioni pubblicheSi lasciava ispirare dallo Spirito Santo

Josephine Butlerin una foto del 1870

La moderatora della TavolaIncontro con Maria Bonafede, la prima eletta alla guida del valdesi

La fede delle donneha un tratto specificoÈ una fede capace di riconoscereil dubbio e di nominarlo

La vita pubblica ne ha bisognoInchiesta sul contributo cattolico alla battaglia per la conquista del suffragio femminile

Ottenuto anche l’elettorato passivotra le poche occidentali in Parlamentomolte saranno cattolicheNonostante il loro apporto preziososubiranno un doppio ostracismo:dai partiti e dalle altre donne

«Il femminismo è questione di paneNon è più possibile ragionare di votofemminile in modo accademico»scriveva padre Sertillanges nel 1930

Papa FrancescoCon l’immagine

di questa suora in raccoglimento— ritratta in piazza San Pietro

nelle ore del conclave —vogliamo rivolgere

il nostro salutoe la nostra preghieraper Papa Francesco.

Donne francesi incatenatesiin Place de la Concorde a Parigi

per richiamare l’attenzione pubblicasul mancato allargamento

del suffragio alle donne

Suore in fila davanti al seggio (Roma, 18 aprile 1948)

idealità di bene umano»), analo-gamente a quanto accadeva tra isocialisti (inizialmente contrari alsuffragio femminile perché teme-vano il ruolo conservatore delledonne), in quegli anni si andavadefinendo un importante cambia-mento nella posizione assuntadalla Chiesa cattolica.

Eppure di lì a poco, con il ritorno dei cat-tolici sulla scena politica italiana, il PartitoPopolare di don Luigi Sturzo — oltre a inse-rire una donna nei suoi organi dirigenti(Giuseppina Novi Scanni, esponente del sin-dacalismo femminile cattolico) — p re v i d e

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La difficile vita del movimento

Donne al Muroper pregare

di ANNA FOA

Ebrei in preghiera malmenati e arrestati dalla polizia, il roto-lo della Torah strappato dalle mani di uno di loro. Quelloche non potrebbe succedere neanche nel più antisemita dei

paesi arabi succede invece in Israele al Muro Occidentale, il co-siddetto Muro del Pianto, il Kotel in ebraico, e a opera della po-lizia israeliana. Il fatto è che questi ebrei sono in realtà ebree,che l’ebreo a cui è stato strappato il rotolo della Torah è unadonna, Anat Hoff-man, leader delmovimento Donnedel Muro, Wo m e nof the Wall ( Wo w ) :un movimento natogià nel 1988, quan-do un gruppo didonne cominciò arecarsi al Muro Oc-cidentale, nella se-zione riservata alledonne, separata daquella molto piùampia riservata agliuomini, indossandoil talled, lo scialle dipreghiera e i tefillin(piccole scatole ne-re che contengonoversi della Torah eche si legano allafronte) e portandocon sé i rotoli dellaTo r a h .

La reazione degliultraortodossi, chenegavano loro il di-ritto di leggere laTorah ritualmente edi vestire gli oggettida preghiera, fuviolentissima. Daallora ogni RoshChodesh (Cap ome-se), le donne si ri-trovano davanti alMuro per pregare,nonostante gli at-tacchi degli ultraor-todossi, che le aggrediscono e insultano, gettano loro sedie e altrioggetti, le chiamano naziste.

Nel 2002 le Donne del Muro hanno interpellato la Corte Su-prema israeliana sul loro diritto a pregare collettivamente al Mu-ro leggendovi la Torah. Una prima risposta della Corte, che con-sentiva loro di farlo nello spazio antistante la zona riservata alledonne, è stata subito annullata in seguito alle proteste degli ul-traortodossi. La Corte ha deciso allora di proibire loro di pregarenella zona di fronte al Muro, relegandole in una zona laterale.Ciò nonostante, in particolare a partire dal 2010, esse vengonoaggredite mentre si recano nella zona loro destinata, arrestate,malmenate tanto dalla polizia che dagli ultraortodossi, che consi-derano il Muro come una zona a loro soggetta e da loro total-mente gestita.

Nonostante lo scandalo suscitato da tali fatti nel mondo ebrai-co statunitense e nella diaspora, le donne non hanno finora tro-vato un grande appoggio in Israele. Ai laici, in realtà, poco inte-ressano le modalità della preghiera e queste donne sono religiose.Molte di esse appartengono all’ebraismo riformato o conservative,ma molte sono anche ortodosse moderate, che chiedono l’ugua-glianza con gli uomini nella preghiera.

Le Donne del Muro non rimettono in discussione la separazio-ne fra la zona riservata agli uomini e quella in cui vengono rele-gate le donne, ma vogliono pregare come gli uomini, coperte daltalled, leggendo ad alta voce il rotolo della Torah. Una cosa chefinora nel mondo ebraico ortodosso le donne non fanno, e che èprerogativa dell’ebraismo cosiddetto “lib erale”. Per gli ultraorto-dossi, la questione in discussione non è la promiscuità fra uominie donne, su cui pure hanno condotto molte delle loro battaglie, efra l’altro quella sulla segregazione negli autobus di Gerusalem-me che attraversano il quartiere ultraortodosso di Mea Shearim,in nome della “mo destia” femminile e del fatto di non indurre intentazione i pii studenti delle scuole rabbiniche del quartiere(com’è noto molto facili a cadere in tentazione).

Qui si tratta invece proprio della libertà religiosa delle donne.Gli ultraortodossi le accusano di essere femministe e di voler in-dossare per questo, e non per spirito religioso, talled e tefillin. Lapolizia, che non può arrestarle per aver indossato il talled, o per-ché femministe, le arresta perché questo turba l’ordine pubblico.Poi le rilascia, proibendo loro l’accesso al Muro per un certo pe-riodo. E intanto la battaglia si allarga, e gli stessi laici, in Israele,cominciano ad accorgersi che la libertà religiosa è una questioneche interessa tutti, anche chi non prega.

Tu in me e io in te, SignoreLa santa del mese raccontata da Enzo Bianchi

Nell’imminenza del primo an-no santo del 1300, BonifacioVIII attribuì il titolo di dot-tori della Chiesa ad alcunipadri della Chiesa latina.

Era il riconoscimento di un’eccellenza diinsegnamento, di un magistero illuminanteper tutta la Chiesa. Nei secoli successivialtri padri, anche della Chiesa d’oriente,furono proclamati dottori, sicché dopo ilconcilio Vaticano II erano trenta questisanti “insegnanti”, ma nessuno di loro erauna donna. Paolo VI sorprese molti quan-do propose di esaminare la possibilità diriservare tale titolo a Caterina da Siena. IlPapa ricordò che certamente avevano pe-sato molto nella storia della Chiesa le pa-role dell’apostolo Paolo: «Le donne tac-ciano nell’assemblea» (1 Corinzi 14, 34).D’altra parte giustificò la propria scelta di-cendo che «la donna partecipa del sacer-dozio comune dei fedeli, che la abilita aprofessare la fede», e in questa professio-ne, attraverso le parole e gli scritti, puòdiventare una luce per tutta la Chiesa.Così Caterina da Siena l’8 gennaio 1970venne proposta ai cattolici quale dottore ericonosciuta tale nel culto.

Ma chi era Caterina? Era una donnacristiana, una semplice fedele, nata a Sie-na e vissuta tra il 1347 e il 1380. Una don-na «fatta fuoco», con una vita segnata dauna straordinaria assiduità e intimità conil Signore, una vita spesa a servizio deifratelli e capace anche di un’efficace “p re -sa di parola” nella Chiesa. Una donna chenon si sentiva chiamata, come comune-mente avveniva in quel tempo, a sceglieretra matrimonio o vita claustrale (aut mari-tus aut murus), ma che osò restare nellacompagnia degli uomini, nella pòlis, comeuna semplice battezzata che «vuole diven-tare un altro Cristo attraverso l’unione alui nell’amore», e in questa sua dignitàcristiana assumere anche una responsabili-tà pubblica.

Ultima dei venticinque figli di JacopoBenincasa, tintore di lana, e di Lapa Pia-centi, Caterina vive fino a 27 anni in mo-do quotidiano ma ascetico, impegnata nel-la “p enitenza” in una stanza diventata co-me una cella monastica, dove la contem-plazione del Signore e l’esercizio dell’artedel riconoscimento della sua presenza di-venta il suo impegno. Giovanissima eraentrata a far parte dell’ordine delle man-tellate, una sorta di terz’ordine domenica-no, dedicandosi alle opere di misericordiaquali le visite agli ammalati negli ospedalidella città, la cura dei lebbrosi. È la vitadel Gesù dei vangeli che assume comeispirazione, e in tutto cerca non solo diconformarsi a lui ma soprattutto di viverecon lui un’intimità di tutta la sua persona,compreso il suo corpo. Il mistero straordi-nario di Dio nella carne umanissima diGesù Cristo diventa per Caterina il “fuo-co” della sua contemplazione, della suapreghiera, della sua passione, di tutta lasua vita. Il corpo di Gesù, nella sua realtàdi corpo di carne e di sangue, diventa cosìla sua “esp erienza”, vissuta nel propriocorpo di donna di fuoco. Il corpo e il san-gue di Cristo contemplato è anche il cor-po e il sangue dei malati e dei poveri cheCaterina serve, è il corpo e il sangue diCristo nell’eucaristia, è il corpo e il sanguedi Cristo che è la Chiesa.

In questo tratto della vita spirituale diCaterina c’è tutta la capacità di percezionee di discernimento del corpo propria delledonne, un tratto della femminilità che saleggere il processo della nostra divinizza-zione in un corpo a corpo con Gesù Cri-sto. Possiamo addirittura essere scandaliz-zati dalle parole di Caterina, ma il suo lin-guaggio è quello dell’amore manikòs, folle,della passione che è vampa di fuoco (cfr.

Cantico dei cantici 8, 6), dell’amore chetutto brucia, purifica e consuma nel cro-giolo della comunione con il Signore. Ca-terina, donna di desiderio, brama il corpodi Gesù, brama l’eucaristia, brama di esse-re seduta alla tavola della Triunità di Dio,tavola imbandita dal Padre, in cui il Figlioè il cibo e lo Spirito è colui che serve. Ca-terina ha un abisso di conoscenza divinache quasi non riusciamo a sostenere, e inquesto intimo c o m m e rc i u m con Cristo giun-ge fino a sentire con lui uno scambio deicuori: il cuore di Gesù nel suo petto e ilsuo petto nel cuore di Gesù!

Certamente non si può non fare men-zione anche della Caterina che “prende lap a ro l a ” nella Chiesa. A partire dal 1374inizia infatti la sua azione pubblica: essasente questa sua attività di parola e discrittura come un mandato che viene dalSignore stesso, e in risposta a tale appello

vuole essere serva di Gesù Cristo e dun-que di tutta la Chiesa, serva del suo rin-novamento e della sua comunione. Im-pensabile ma vero: una donna, una sem-plice battezzata, indirizza lettere non soloa semplici cristiani, ma anche a vescovi ePapi. Che autorità ha? Nessuna, se nonl’autorevolezza di chi è teodidatta, am-

siamo citare, oltre alle Scritture, da lei co-nosciute e frequentate personalmente econ intensità, i padri del deserto, Agosti-no, Gregorio Magno, Bernardo di Clair-vaux, Tommaso d’Aquino. Potremmo sin-tetizzare tutta l’esperienza e la dottrina diCaterina in queste parole: «Tu in me e ioin te, Signore!» (Giovanni 17, 21).

Enzo Bianchi(1943) è fondatore epriore dellaComunitàmonastica di Bose.L’università diTorino gli haconferito la laureahonoris causa inScienze politiche.Membro delConsiglio delComitato cattolicoper lacollab orazioneculturale con leChiese ortodosse eorientali delPontificioConsiglio per lap ro m o z i o n edell’unità deicristiani, hapartecipato comeesperto alleassemblee delSinodo dei vescovinel 2008 e nel 2012.Autore di libri dispiritualità biblica epatristica, scrive per«La Stampa», «laRepubblica»,« A v v e n i re » ,«Jesus», «Famigliacristiana».

Francesco Messina,«Santa Caterina

da Siena» (1961)

Caterina non si sentiva chiamataa scegliere tra matrimonio o vita claustraleDonna «fatta fuoco», osò restarenella compagnia degli uomini, nella polis

maestrata da Dio,di chi è stata dotatada Dio di doni par-ticolari e li mette aservizio della comu-nità cristiana. E cosìecco Caterina dareun notevole contri-buto alla riformatentata da GregorioXI, eccola consiglia-re il Papa, eccola ri-chiedergli al Papadi riportare da Avi-gnone a Roma lasede apostolica. E sipotrebbero ricorda-re anche le sue pa-role di pacificazioneall’interno della vitadella pòlis.

Da dove le ven-gono questo fuoco equesta forza? Daldesiderio che laabita, desiderio diun amore bruciantedi Cristo, suo spo-so, come Caterinaspesso lo chiama.Da questa dinamicapassionale nasconole sue numerosissi-me lettere, il suoDialogo, le bellissi-me O ra z i o n i . Quan-to alle fonti di que-sta teodidatta, pos-