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A tre mesi dalla dismissione di Malagrotta a Roma incalza il toto discariche. Il prefetto Sottile indica il sito di Monti dell'Ortaccio. Ma la differenza resta al palo

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Page 1: Rifiuto capitale

La nuova ecologia / ottobre 201266 ottobre 2012 / La nuova ecologia

di Rocco Bellantone

A tre mesi dalla dismissione di Malagrotta a Roma incalza il toto discariche. Il prefetto Sottile indica il sito di Monti dell’ortaccio. Ma la differenziata resta al palo

ai 18 mesi e non convince affat-to i residenti e gli ambientalisti. «Abbiamo detto sin dall’inizio che Monti dell’Ortaccio non poteva es-sere il sito per il dopo Malagrotta – spiega Cristiana Avenali, diret-trice di Legambiente Lazio – E ciò, anzitutto, perché si continua a non tener conto dei criteri per la localizzazione degli impianti, af-fidandosi ancora una volta a un privato piuttosto che seguire una procedura di evidenza pubblica».

PROFITTO AI PRIVATIIl sito, infatti, non solo è adia-cente a Malagrotta, ma è anche considerato zona ad alto rischio (classificato “Seveso 2”) a ridos-so di un inceneritore dei rifiuti ospedalieri, una raffineria, un gassificatore e un deposito di gas liquido, e poco più lontano le acque del Rio Galeria, uno dei fiumi più inquinati d’Italia. Insomma, un territorio che di rifiuti non ne può più, dalle cui viscere emergono in maniera sempre più preoccupan-te rischi di malattie respiratorie e cardiovascolari e diverse for-

storie

In alto,il sito di Monti dell’Ortaccio, sotto cittadini manifestano contro la discarica. Qui sopra, Sergio Apollonio, presidente del Comitato Malagrotta

i prospetta un autunno caldo per lo smaltimen-to dei rifiuti di Roma. A novanta giorni dalla di-smissione definitiva di

Malagrotta, la discarica più gran-de d’Europa, da trent’anni polmo-ne nero dell’hinterland capitolino, il toto-sito incalza. Le proteste dei cittadini dell’area non si placano, mentre rimane confinata all’ango-lo l’alternativa della differenziata. Nel momento in cui questo nume-ro va in stampa, non sono ancora noti gli esiti della conferenza dei servizi indetta per il 24 settembre dal commissario per l’emergenza rifiuti, Goffredo Sottile, che per il dopo-Malagrotta ha deciso di puntare dritto sulla soluzione provvisoria di Monti dell’Ortaccio. Si tratta di un sito di proprietà del patron del consorzio Colari, Manlio Cerroni, l’imprenditore che con il placet della politica lo-cale da quarant’anni domina il mercato dei rifiuti della Capitale. Il suo piano è di realizzare qui una nuova discarica che funzioni fino al 2015, quando Roma, a suo dire, avrà raggiunto la soglia del 55 % della raccolta differenziata. La proposta non soddisfa il mini-stro dell’Ambiente, Corrado Clini, che per questa fase provvisoria ipotizza un periodo non superiore

Sme tumorali per i cittadini della Valle Galeria, come evidenziano gli ultimi studi realizzati dal Di-partimento di Epidemiologia della Regione Lazio e dall’Arpa Lazio. «Di fronte a questa situazione – prosegue Cristiana Avenali – non può essere nemmeno concepibile l’invio all’estero dei nostri rifiuti». La ricetta per uscirne e ripartire comunque c’è, e comprende l’al-largamento della capacità dell’im-pianto di compostaggio di Macca-rese, l’abbandono dell’idea di un nuovo gassificatore ad Albano e, soprattutto, l’immediata conver-sione dei quattro impianti di Tmb (trattamento meccanico-bilogico) attualmente operativi al 30%. «Questi impianti – spiega Sergio Apollonio, presidente del Comitato Malagrotta, da anni in lotta per la salvaguardia di questo territorio – sono in grado di trattare fino a circa 3mila tonnellate di rifiuti in-differenziati al giorno sul totale di 4.500-5mila. Se vengono portati a pieno regime e adattati senza nes-sun costo al recupero di materia, il resto può farlo la raccolta diffe-

RIFIuTO CAPITAle

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ottobre 2012 / La nuova ecologia 67

di Mauro Cifelli

Sopra, la discarica vista dall’antica strada della Tiburtina Cornicolana

renziata con il sistema del porta a porta. Dai quartieri il meccanismo può essere trasferito ai comuni di tutte le province e coprire l’intera regione. Stabilito ciò, se ci sarà bi-sogno di una piccola discarica di supporto per materiale inerte che non disturbi la salute delle persone e dell’ambiente, la accetteremo. Se funziona a San Francisco – chiosa Apollonio – perché non può succe-dere a Roma?». SAnzIOnI In VISTAIl resto può farlo la differenziata. Ma a Roma dal 2005 a oggi anzi-ché aumentare è rimasta al palo con un poco dignitoso 25%, oltre 40 punti al di sotto di quota 65, la soglia che secondo l’Ue deve esse-re raggiunta entro la fine dell’anno per evitare pesanti sanzioni. Mis-sione praticamente impossibile, ma «non perché non ci sono soldi – sottolinea Cristiana Avenali – come afferma il sindaco Gianni Alemanno», che con questa moti-vazione vorrebbe rinviare al 2016 l’obiettivo. «Si pensa – conclude la Avenali – che la raccolta differen-ziata rappresenti solo un costo e non ci si rende conto invece che l’Ama per scaricare a Malagrotta spende oltre 120 milioni di euro l’anno. Se questo smaltimento in discarica diminuisse i cittadini romani potrebbero spendere mol-to meno dei 719 milioni di euro che arriveranno a pagare entro la fine dell’anno, senza nemmeno usufruire di un miglioramento del servizio. Inoltre, i costi aggiuntivi legati alla differenziata potrebbe-ro comportare anche nuovi posti di lavoro». Una strategia vincente che ancora una volta viene rispedita in soffitta. Anzi, in discarica. � n

Immondizia fra i reperti

n sito ad alto valore storico e naturalistico è minacciato dai rifiuti. Continua la battaglia degli ambientalisti per

tutelare il Parco archeologico e naturale dell’Inviolata di Guidonia dalla realizzazione di un impianto di Trattamento meccanico biolo-gico (Tmb) per lo smaltimento di 190mila tonnellate annue del “tal quale” che conferisce nella secon-da discarica del Lazio. In un’area dove nel 1994 è stata ritrovata la Triade Capitolina, blocco marmo-reo raffigurante Giove, Giunone e Minerva risalente secondo gli storici al periodo Antoniniano (260-280 d.C.). E dove nel 2008 è stata scoperta un’antica necropo-li romana. Gli scavi – finanziati dalla Ecoitalia ’87 che gestisce la discarica – hanno portato alla luce 80 metri dell’antica Tiburtina Cornicolana, strada in travertino e basalto, e oltre diecimila reperti archeologici.

L’area però andrebbe bonifi-cata: l’Arpa Lazio ha lanciato l’al-larme rilevando il superamento di alcuni valori di riferimento per in-quinanti e contaminanti nelle ac-que sotterranee. Allarme seguito da una diffida da parte della Pro-vincia di Roma al gestore della di-scarica (Ecoitalia 87) che ad aprile ha così presentato il piano per la caratterizzazione del territorio potenzialmente inquinato. «Anche il terreno dove dovrebbe sorgere il Tmb risulta inquinato – spiega Roberto Coccia, presidente di Le-gambiente Guidonia che insieme all’associazione Amici dell’Invio-lata ha presentato un ricorso al Tar contro l’impianto – Quindi il piano è stato approvato con l’ag-giunta di alcune prescrizioni im-

Un impianto di trattamento meccanico biologico minaccia il parco archeologico dell’Inviolata. Gli ambientalisti: «Si allunga la vita alla discarica»

poste dall’Arpa, motivate dal fatto che il lato nord della discarica (la parte più vecchia) è privo di polder, la struttura periferica di conteni-mento ed isolamento, e che tutto l’impianto è privo di un sistema di drenaggio del percolato. Per questo chiediamo la sospensione di ogni procedura finalizzata alla costruzione del Tmb in quel sito e che l’autorizzazione ottenuta ven-ga riconsiderata».

Sembra avere più fretta invece il sindaco. «L’impianto è necessario a chiudere il ciclo dei rifiuti aperto con l’avvio della raccolta differen-ziata spinta porta a porta», è la tesi di Eligio Rubeis, primo cittadino di Guidonia. Intanto in Comune, ad aprile, hanno approvato l’impianto, ma solo ad avvenuta bonifica del sito. Una scelta non condivisa dal Comitato risanamento ambientale di Guidonia. «È un male peggiore del rimedio – scrive il Comitato in un documento condiviso dalle as-sociazioni che lo compongono – In-vece di portare alla chiusura della discarica per ragioni economiche porterà il Tmb ad essere in eser-cizio per almeno 30 anni».� n

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