sanità camuna - asst della valcamonica camuna/sanita camuna... · 16_ il ruolo della nutrizionista...

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PSICOLOGIA CLINICA INFORMA FAMIGLIA Intervista con il Dr. Marcello Acciaro: “Coordinare e Programmare” Osteoporosi: un nuovo Ambulatorio per una vecchia conoscenza Il Centro Diurno Anziani: un’importante risorsa del territorio all'interno Sanità Camuna L’ASL INFORMA Periodico trimestrale a carattere tecnico-informativo, ANNO XII - n. 1 ASL di Vallecamonica-Sebino Iscr. Trib. di BS n. 10/2004 in data 8 marzo 2004 01/2015

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Page 1: Sanità Camuna - ASST Della VALCAMONICA camuna/Sanita camuna... · 16_ Il ruolo della nutrizionista nei disturbi dell’alimentazione 17_ Il trattamento del disturbo bipolare

■ PSICOLOGIA CLINICA■ INFORMA FAMIGLIA

Intervista con il Dr. Marcello Acciaro:“Coordinare e Programmare”

Osteoporosi: un nuovo Ambulatorio per una vecchia conoscenza

Il Centro Diurno Anziani: un’importante risorsa del territorio

all'interno

Sanità CamunaL’ASLINFORMAPeriodico trimestralea carattere tecnico-informativo,ANNO XII - n. 1ASL di Vallecamonica-SebinoIscr. Trib. di BS n. 10/2004in data 8 marzo 2004

01/2015

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Sommario L’editoriale

03_ Intervista con il Dr. Marcello Acciaro: “Coordinare e Programmare”

05_ Customer Satisfaction: il tuo giudizio sulla nostra Azienda - Anno 2014

07_ Osteoporosi: un nuovo Ambulatorio per una vecchia conoscenza

14_ La Medicina di genere

Psicologia Clinica 16_ Il ruolo della nutrizionista nei disturbi

dell’alimentazione 17_ Il trattamento del disturbo bipolare 19_ Il Servizio di Psicologia Clinica -

Intervista alle Psicologhe 21_ Lo Psicologo risponde 22_ Nursing Transculturale, indagine

conoscitiva presso gli Ospedali di Esine ed Edolo

Informa Famiglia 24_ Incontri per Neogenitori - Sostegno

alle prime cure dei figli nel primo anno di vita

26_ Mal d’amore: quando la sofferenza nella coppia genera malessere nei figli

28_ A casa propria è meglio...: servizi ed interventi di sostegno alle persone fragili ed alle loro famiglie

31_ Il Centro Diurno Anziani:

un’importante risorsa del territorio 34_ 2015 - La tua pubblicità su “Sanità

Camuna”

Eugenio Fontana

IN TRINCEA

Chi non ha avuto la necessità o il bisogno di passare dal Pronto Soccorso (di Esine o di Edo-lo) - più propriamente Dipartimento di emer-genza e di urgenza - non può rendersi conto dell’importanza vitale, strategica, insostituibile di questa Unità Ospedaliera. Non può rendersi conto del clima di collaborazione che corre tra medici e infermieri. Ma poi, per il resto, per il via vai, sembra di essere in trincea per il continuo arrivo dei “feriti”. È vero che quest’anno ricorre il centesimo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia. È vero che la prima guerra mondiale, su tutti i fronti, ma soprattutto su quello occi-dentale (Im Western nichts Neues), è stata una guerra di trincea e cioè del puro massacro: un passo avanti e due indietro. Ma questo richiamo (suggerito da un anniversario) ha nulla, proprio nulla in comune con la trincea del Pronto Soc-corso. Quella era una trincea di guerra. Questa è un trincea di pace. E ridare salute e speranza ad un ammalato che arriva magari in condizioni disperate è davvero creare le basi di una società più giusta: perché al Pronto Soccorso non si fan-no distinzioni di portafoglio. Vige l’uguaglianza più assoluta, salvo le diverse condizioni di salute per le quali sono stati introdotti i famosi codici. Ma non è questo il punto. Io vi sono passato recentemente, evidentemente perché avevo un problema. E ho visto transitare in quelle ore che vi sono rimasto ogni genere di umanità: vec-chi, giovani, bambini, neonati. Descrivere una giornata al Pronto Soccorso dovrebbe essere un’esperienza irripetibile (Una giornata di Ivan Denisovic). E mi piacerebbe farlo. Questa è la prima constatazione. Ma poi la cosa che con-ta di più è la cordialità, coniugata con un’ alta professionalità degli operatori: di tutti, senza ec-cezione alcuna. Infine il Pronto Soccorso non è un corridoio di passaggio per essere smistati altrove. È una struttura dotata di attrezzature d’a-vanguardia: Raggi X, Risonanza magnetica, tem-pestività nell’eseguire gli esami clinici. Pensiamo adesso a quante persone ogni anno passano dal Soccorso di Esine (30.000) e di Edolo (9.000). Bisogna dare atto e riconoscere, senza far torto a nessuno, che il dottor Matteo Soccio ha fatto del Soccorso di Esine e di Edolo una struttura davvero avanzata.

Direttore Responsabile: Eugenio FontanaDirettore Editoriale: Siro CasattiComitato di Redazione: Gemma Torri (Coordinatore) Daniele Venia Loredana SanzogniEditore: ASL di Vallecamonica - SebinoVia Nissolina, 2 - 25043 Breno (BS)E-mail: [email protected] grafico e stampa: la Cittadina - Gianico (BS)

www.aslvallecamonicasebino.it

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Da poco tempo il Dr. Marcello Acciaro è stato nomi-nato direttore medico del presidio ospedaliero di Esine e di Edolo. Ma, nel pur breve incontro che ho avuto con lui, in una conversazione piana e ami-

chevole, la mia netta impressione à che il dottor Acciaro sia entrato nel pieno esercizio delle sue delicate funzioni: e vi è entrato con un a autentico spirito di servizio e con quell’e-spressione di cordialità che rende i rapporti non solo più se-reni ma anche più costruttivi.

Il curriculumD’altra parte Acciaro non è affatto nuovo a siffatte esperienze. Ha alle spalle molte realtà ospedaliera dove ha avuto modo, nella sua opera, di mostrare la sua conoscenza e soprattutto quella sicurezza, quella padronanza della materia che non si improvvisa e quando si improvvisa si rischia di ingarbugliare le cose, perdendo di vista le coordinate di fondo.Laureato nel 1992 in medicina e chirurgia all’Università di Sas-sari, specializzato in igiene e medicina preventiva, il dottor Acciaro pare essersi orientato sui ruoli direttivi come i più confacenti alla sua formazione e al suo carattere. Nel 2004 - tanto per elencare qualche data - era all’ospedale di Lecco; nel 2006 direttore sanitario a Villa Erbosa di Bologna; nel 2007 direttore sanitario dell’ASL di Sassari; nel 2010 direttore sani-tario dell’ospedale San Giuseppe di Milano; l’anno successivo direttore di presidio a Gallarate; nel 2014 di nuovo a Lecco. E alla fine eccolo approdare in Vallecamonica, dove mi è sem-brato di cogliere il senso di un entusiasmo contagioso, di una buona armonia tra lui e i suoi collaboratori.

Le funzioniSe questa è la scheda, certamente sommaria e forse in qualche passaggio anche imprecisa, sicuramente il profilo complessivo non può che destare sentimenti di stima e auguri di buon la-voro. E che in un ospedale, anzi in due ospedali (Esine e Edo-lo) ci sia bisogno di un lavoro non solo buono, ma condiviso è conditio sine qua non perché la struttura funzioni bene e funzioni al meglio. Da qui la domanda ingenua eppure essen-ziale: «Dottor Marcello Acciaro cosa significa in concreto fare il direttore medico di un presidio ospedaliero?»La risposta non si fa attendere ed in un primo tempo è quanto mai lapidaria; «Tutto passa per le mani del direttore medico. Il che significa davvero fare squadra.» E a questo punto il nostro direttore cita il ministro Lorenzin: «Il vero male delle strutture ospedaliere è la disorganizzazione.»Queste cose sembrano e sono facili a dirsi. Molto più dif-

a cura di Eugenio Fontana

Intervista con il Dr. Marcello Acciaro«COORDINARE E PROGRAMMARE»

■ Il Dr. Marcello Acciaro

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ficili da attuare. Si pensi al coordina-mento tra le diverse Unità Ospedaliere, al lavoro d’équipe di tutto il personale medico e paramedico, si pensi alla po-litica delle economie di base. Non di-mentichiamo mai che il periodo delle vacche grasse è passato. È arrivata l’ora dei sacrifici, delle economie intelligenti e strategiche. «Eppure di fronte a queste difficoltà, noi non possiamo abbassare la guardia, non possiamo arrenderci, non possiamo fornire servizi scadenti o di serie B. La qualità deve essere sempre alta e garantita. Ecco il perché del coor-dinamento, della programmazione, del-la razionalizzazione e soprattutto della collaborazione».

I compiti e i ruoliDetto questo, quali sono i compiti e i ruoli che l’attendono?«Partiamo anzitutto da un principio ge-nerale: tutte le cose dipendono da come si fanno. E in strutture così delicate e così complesse come sono le strutture ospedaliere, non c’è regola che tenga, non c’è distinzione di compiti e di re-sponsabilità che funzioni. Tutto dun-que si riporta e si deve riportare alla

collaborazione. Ma fin qui sarebbe solo questione di buona volontà, Le cose non stanno così. La legge regola e definisce con precisione i compiti di ciascuno. Al direttore generale (e alla sua squa-dra) spetta definire la politica generale dell’Azienda, secondo le direttive regio-nali, spetta indicare i percorsi giusti e la politica degli investimenti. In defini-tiva la responsabilità generale appunto è sua. Il direttore sanitario aziendale indica la strategia sanitaria dell’Azien-da (e quindi anche quella dell’Ospedale e il direttore medico di Presidio la at-tua) nonché monitora i risultati delle attività svolte. La nostra ASL poi non ha solo il governo dell’Ospedale ma si deve occupare anche del territorio ov-vero dei medici di base, dei pediatri di famiglia, della prevenzione medica e veterinaria; e a occuparsi del territorio è sempre la direzione strategica e i capi dipartimento territoriali: il mio compi-to quindi è di collaborare con loro per assicurare la filiera della continuità as-sistenziale ospedale-territorio. Noi non siamo dei semplici meccanici esecuto-ri, noi siamo e vogliamo essere dei leali collaboratori.»

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O gni anno l’ASL di Vallecamo-nica-Sebino, così come tutte le ASL della nostra Regione, raccoglie i dati di customer

satisfaction, cioè l’indice di gradimento degli utenti rispetto ai servizi erogati. Per rilevare queste informazioni l’Azienda for-nisce un apposito questionario da compi-lare in pieno anonimato agli utenti che sono stati ricoverati presso gli ospedali o che hanno usufruito di servizi presso gli ambulatori dell’ASL presenti sul territorio camuno.Il set di domande permette di esprimere un parere sulla qualità delle cure prestate dal personale medico ed infermieristico, sulla qualità alberghiera e delle strutture, sull’assistenza e le informazioni ricevute relativamente allo stato di salute e all’or-ganizzazione in generale nonché sui tem-

Customer satisfaction:il tuo giudizio sulla nostra aziendaanno 2014

pi di attesa per ottenere un ricovero o una visita. L’utente ha poi la possibilità di se-gnalare liberamente quali sono le criticità riscontrate o qualsiasi nota ritenga op-portuno portare all’attenzione dell’ASL di Vallecamonica-Sebino. La nostra Azienda distribuisce due questionari: uno spe-cifico per la valutazione dei ricoveri e l’altro per i servizi ambulatoriali.

L’obiettivo della rilevazione della Custo-mer Satisfaction è multiplo:- permettere all’utenza di valutare il ser-

vizio offerto e segnalare, in un ottica costruttiva, le eventuali problematiche riscontrate;

- per l’ASL è uno degli strumenti di mi-surazione delle performance aziendali, degli obiettivi fissati e di valutazione complessiva dell’operato aziendale;

Dr. Fabio Besozzi Valentini - Direttore Sanitario Aziendale

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- le criticità che emergono dai questiona-ri sono un dato necessario all’Azienda per apportare modifiche e soluzioni mi-gliorative alle attività in atto, perseguen-do l’obiettivo della qualità totale.

L’anno 2014, con le dovute variabili, conferma il trend positivo della rile-vazione 2013, con una maggioranza di utenti “abbastanza soddisfatti” e “molto soddisfatti” sia in ambito am-bulatoriale che in regime di ricovero.Per l’area ricoveri sono presenti alcune segnalazioni riguardanti la qualità del vit-to ad Esine e la carenza di manutenzione e di pulizia delle stanze; due segnalazio-ni riguardano i tempi d’attesa al Pronto Soccorso di Esine. Nel complesso però si possono rilevare un gran numero di se-gnalazioni positive e di ringraziamenti.L’elaborazione delle domande del que-stionario divise per singolo reparto con-ferma il trend positivo; la maggior parte dei reparti hanno percentuali di risposta alle domande superiori alla soglia di po-sitività del 90% di soddisfatti, altre fra l’80 % ed il 90%.I Servizi Ambulatoriali riescono a rag-giungere - per uno o più aspetti presi in considerazione - la soglia di positività del 90%, con percentuali medie complessive intorno al 75% - 80% di soddisfatti.Se consideriamo la criticità dei servizi ambulatoriali relativa al tempo di atte-sa dalla prenotazione alla data del-

la prestazione, abbiamo un forte miglioramento del-la percentuale di soddisfazione dal primo al secondo semestre 2014 (da 66% a 72%, atte-standosi sul 68% di soddisfatti su anno). Tale forte miglioramento è sicuramente da attribuire all’i-niziativa “Am-bulatori Aperti”, attiva dal luglio 2014.

Anche quest’anno lo strumento della

Customer Satisfaction ha evidenziato la volontà da parte degli utenti di collaborare per la buona riuscita dell’indagine. Ciò è dimostrato dal fatto che i que stionari sono per la maggior parte compilati con scrupolo e attenzione, permettendo di ricavarne informazioni attendibili, anche attraverso la presenza di molte segnalazioni a risposta “aperta”, che evidenziano con maggior precisione alcune criticità.Le informazioni raccolte hanno permesso quindi al management aziendale di valu-tare la rispondenza tra il livello di quali-tà percepito ed atteso sia in relazione a ciascun fattore di qualità del servizio che nel suo complesso, con l’obiettivo di far coincidere l’offerta dell’Azienda con le ri-chieste degli utenti.Il miglioramento riscontrato ad esem-pio sui tempi di attesa nel secondo semestre 2014 è testimonianza del con-tinuo impegno che l’ASL di Vallecamoni-ca-Sebino sta dedicando alla risoluzione delle criticità rilevate. La rilevazione del-la customer satisfaction risulta quindi un fattore chiave nella gestione dell’Azienda e del suo miglioramento che stimola l’ot-timizzazione delle risorse disponibili e l’intervento con azioni mirate e progetti specifici in quegli ambiti dove la soddisfa-zione degli utenti è risultata debole.

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Introduzione

I l progressivo invecchiamento della popolazione sta producendo impor-tanti ripercussioni dal punto di vista sanitario anche nel nostro Paese: se-

condo i dati pubblicati dall’Istituto Inter-nazionale di Statistica l’Italia tra le Nazioni con la più alta percentuale di individui ul-trasessantacinquenni (i quali, a tutt’oggi, rappresentano circa il 20% dell’intera po-polazione). In questi termini l’Osteoporo-si costituisce uno degli aspetti più preoc-cupanti in ragione sia dell’elevato numero di fratture che si verificheranno (circa il 40% delle donne in menopausa andrà in-contro nella restante parte della loro vita ad almeno una frattura) sia per l’enorme onere economico che richiede la gestione del paziente fratturato in termini di tratta-mento medico e chirurgico, riabilitazione e supporto assistenziale della disabilità permanente legata ad esempio, alle due più comuni fratture secondarie da Oste-oporosi e cioè la frattura di femore e le fratture vertebrali.Dal mese di ottobre 2014, nell’ASL di Vallecamonica-Sebino, è stato aper-to un ambulatorio interdisciplinare per l’individuazione ed il trattamen-to dell’osteoporosi dove specialisti in-ternisti e fisiatri/ortopedici con la con-divisione dei MMG mettono in atto un percorso diagnostico-terapeutico per il miglioramento della qualità dell’assisten-za ai pazienti affetti da osteoporosi. (Si accede con ricetta del SSR con dicitura “visita fisiatrica per osteoporosi” previa prenotazione al CUP).

AnatomiaLo scheletro è l’impalcatura del nostro corpo: esso è costituito da tessuto osseo il quale ha la funzione di conferire forza, stabilità statica e dinamica allo scheletro, inoltre rappresenta una riserva di calcio e altre sostanze per il nostro corpo. Esi-

Osteoporosi: un nuovo ambulatorioper una vecchia conoscenza

stono due tipi di osso: quello corticale o compatto che è soprattutto presente a li-vello delle ossa degli arti e quello trabe-colare o spugnoso che è soprattutto pre-sente in ossa come le vertebre e il bacino ed all’estremità delle ossa lunghe. L’osso trabecolare assume una precisa confor-mazione tridimensionale che ne garan-tisce la stabilita strutturale: è necessario che tale impalcatura rimanga intatta per-ché lo scheletro sia in grado di svolgere al meglio il suo compito di sostegno. Nei soggetti affetti da osteoporosi essa perde la sua integrità e ciò compromette le ca-pacità di resistenza dello scheletro ai trau-mi e facilita il verificarsi di fratture.

Che cos’è e come nasce l’osteoporosi?L’osteoporosi è una malattia che colpisce il metabolismo osseo, caratterizzata da una diminuzione della resistenza ossea e dal deterioramento della microarchitet-tura dell’osso con conseguente aumento della fragilità scheletrica e della predispo-sizione alle fratture. In altre parole ciò significa che viene compromessa la capa-cità dello scheletro di sopportare i traumi anche modesti, rendendo molto più fre-quente il verificarsi di fratture.L’osteoporosi (un tempo considerata un processo “normale” legato all’invecchia-

a cura del reparto di Riabilitazione specialistica Esine - Dr.ssa Cattaneo Maria Grazia,Dr. Stofler Paolo Maria, Dr. Andreoli Marco, Dr. D’Antonio Arturo, Dr.ssa Lo Monaco Marina

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mento) è oggi riconosciuta come una ma-lattia cronica dovuta a diversi fattori. In primo luogo essa è legata al patrimonio scheletrico individuale (ossia la quantità di massa ossea che siamo riusciti a costru-ire fin da bambini): per tale motivo i primi fattori che entrano in gioco sono quelli che consentono di ottenere un adeguato “picco di massa ossea”. Il primo e principale fattore è la patrimo-nio genetico individuale. Ognuno di noi ha una predefinita densità minerale ossea che può raggiungere nell’arco della pro-pria vita. Se tutti i fattori che influenzano il raggiungimento del picco vengono uti-lizzati nel migliore dei modi, allora otti-mizzeremo le nostre potenzialità geneti-che, altrimenti avremo una densità mine-rale ossea inferiore a quella promessa dai nostri cromosomi. La genetica conta per l’80% nel determinare il picco di massa ossea. Il restante 20% è dovuto ad altri fattori che influenzano il picco di massa ossea come: un’adeguata nutrizione (in particolar modo un adeguato introito di calcio e di proteine negli anni della nostra crescita così da poter garantire i “matto-ni” necessari per la costruzione del nostro scheletro), un corretto sviluppo ormonale (necessario per avere uno scheletro ro-busto), un’attività fisica corretta durante l’infanzia (un fattore importante e lo sarà poi anche nell’età adulta per mantenere la massa ossea sui siti scheletrici che ri-sentono del carico).

Quali sono i fattori che danneggiano il nostro scheletro?Assolutamente da evitare sono l’assun-zione eccessiva di alcool (più di 2 bic-

chieri di vino al giorno) e il fumo. An-che l’introito di caffeina non deve essere eccessivo. Ci sono inoltre diversi farmaci che possono indebolire il nostro schele-tro. Tra tutti ricordiamo i cortisonici che provocano dei danni anche a basse dosi; ci sono poi gli anticonvulsivanti, gli an-ticoagulanti, l’eccesso di ormoni tiroidei, alcuni diuretici. Questi farmaci tuttavia vengono prescritti per trattare situazioni cliniche impegnative e spesso il medico non può esimersi dal prescriverli. E’ bene comunque sapere che è possibile ridurre il rischio per l’osteoporosi legata a queste terapie sia ottimizzandone le dosi sia as-sociando opportune terapie di supporto.

Come si può capire se il nostro sche-letro è affetto da osteoporosi?La presenza di uno o più fattori di rischio (Tab. I) non è comunque sufficiente a stabilire se un singolo individuo abbia in effetti uno scheletro più fragile della nor-ma. L’unico mezzo di cui per ora dispo-niamo è misurare direttamente il conte-nuto minerale dello scheletro. L’indagine strumentale adeguata per la diagnosi di osteoporosi è la Densitometria Minera-le Ossea, conosciuta anche come MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata). Deve essere il medico sulla base delle in-formazioni cliniche di cui dispone a deci-dere quando è il momento opportuno per fare il primo esame densitometrico e per decidere il successivo controllo. La MOC non è in ogni caso un esame di screening da fare in tutta la popolazione, bisogna valutare i fattori di rischio di ogni singolo individuo per evidenziare i soggetti a ri-schio in cui è indicato eseguire l’esame.

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In ogni caso non vi è indicazione a ripe-tere l’esame prima di 18 mesi: è inoltre molto importante ripetere l’esame sempre nella stessa sede (cioè vertebre o femore) e nella stessa struttura (cioè con lo stesso apparecchio) perché siano confrontabili. La MOC più utile nelle donne fino ai 65 anni è quella eseguita a livello delle ver-tebre lombari perché offre infatti delle informazioni sul quel tipo di osso (tra-becolare) che è il primo a diminuire di densità nelle donne in postmenopausa poiché risente maggiormente del deficit degli estrogeni. Dopo i 65 anni o se sus-sistono delle condizioni che rendono la MOC a livello vertebrale poco attendibile (per esempio fratture vertebrali o un’im-portante artrosi) il sito scheletrico in cui va eseguito l’esame è il femore.Le indagini di laboratorio non rivestono un ruolo primario per la diagnosi di oste-oporosi primitiva, ma sono di fondamen-tale importanza per la diagnosi differen-ziale con le forme secondarie.Va ricordato che la radiografia standard delle ossa non è in grado di quantificare il grado di demineralizzazione del seg-mento osseo esaminato, può al limite far nascere un sospetto, a meno di mostrare quelle deformità a livello delle vertebre che sono tipiche dell’osteoporosi. La dia-

gnosi di osteoporosi si pone solo con l’e-secuzione di una metodica MOC che mo-stra un risultato di T score inferiore a -2.5.

Osteoporosi “primitiva” e “secondaria”Per osteoporosi “primitive” si intendono quelle forme in cui non vi è una causa che ha scatenato la malattia, non sono cioè “secondarie” a una particolare pato-logia. Tra le secondarie rientrano anche quelle indotte da farmaci. La terapia con i cortisonici, per esempio, causa un’im-portante e rapida perdita di tessuto osseo a cui consegue un aumento significativo del rischio di frattura. La perdita di tessuto osseo è più cospicua nei primi 6-12 mesi di terapia. L’effetto dei cortisonici sull’os-so dipende dalla durata del trattamento, dalla dose e dal tipo di cortisonico oltre che da fattori individuali del soggetto trat-tato (età, altri fattori di rischio per osteo-porosi, densità minerale ossea di parten-za). Anche in corso di diverse patologie l’osteoporosi si configura come una mani-festazione secondaria. Per esempio l’oste-oporosi rappresenta una manifestazione di molte malattie reumatiche, in particola-re quelle a decorso cronico e invalidante. In generale essa è più frequente nel cor-so di malattie come l’artrite reumatoide e le spondiloartriti, essendo correlata agli

FATTORI DI RISCHIO PER L’OSTEOPOROSI E PER LE FRATTURESesso femminile

Menopausa precoce (prima dei 45 anni)

Periodi prolungati di assenza di mestruazioni

Scarso introito di calcio con la dieta

Magrezza (peso <57 kg o indice di massa corporea <20)

Alcune malattie endocrine della tiroide, delle paratiroidi e dei surreni

Pregressa frattura osteoporotica

Malassorbimento intestinale o malnutrizione

Trapianti d’organo

Uso prolungato di cortisonici o altri farmaci che influenzano negativamente il metabolismo osseo

Fumo di sigarette o eccessivo consumo d’alcool

Familiarità per fratture osteoporotiche

Uso di sonniferi (aumenta il rischio di cadute)

Disturbi dell’alimentazione (anoressia)

■ Tabella I

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stessi meccanismi che sostengono la ma-lattia di base e, a volte, ai farmaci utilizzati per il trattamento di queste malattie.

In quali soggetti possiamo riscontra-re l’osteoporosi e dove?Secondo i criteri dell’OMS il 15% circa del-le donne di 50 anni è affetto da osteopo-rosi e il 40-50% da osteopenia. A 75 anni il 40% ha osteoporosi e il 95% ha osteo-penia. Il 40% circa delle donne e il 30% degli uomini di età superiore a 50 anni presenteranno negli anni futuri almeno una frattura da fragilità. Nel maschio solo il 30-45% dei casi di osteoporosi è “primi-tiva”, nella maggior parte dei casi è invece

secondaria a malattie o a farmaci. L’uomo si ammala meno di osteoporosi perché raggiunge un picco di massa ossea mag-giore, ha una maggior forza muscolare, ha una minore aspettativa di vita e non presenta un’equivalente della menopausa femminile. Le cause più frequenti di oste-oporosi secondaria nel maschio sono: l’u-so di cortisonici, l’alcolismo, la carenza di testosterone. Oltre a queste vi sono altre patologie endocrine, neoplastiche, gene-tiche e svariati farmaci.Le fratture da fragilità sono quelle fratture che si associano in maniera significativa con una riduzione della densità ossea e si verificano perché l’osso è più fragile del normale. Le fratture conseguenti a traumi maggiori (per esempio incidenti strada-li, cadute da altezze rilevanti) non sono considerate fratture da fragilità. Sebbene l’osteoporosi sia una malattia sistemica le tipiche fratture da osteoporosi sono con-siderate quelle dei corpi vertebrali, del collo del femore e dell’avambraccio dista-le (frattura di Colles).Ricordiamo che è stato dimostrato che avere avuto una frattura vertebrale qua-druplica il rischio di averne una seconda. Inoltre, per una progressiva deformazio-ne a cuneo dei corpi vertebrali, la colon-na può incurvarsi in avanti conferendo un tipico aspetto “ingobbito” (cifosi a largo

ASSUNZIONE OTTIMALE DI CALCIO NEI DUE SESSI E NELLE DIVERSE FASI DI VITAIDO* (mg/die)

InfanziaDalla nascita a 6 mesi 4006 mesi-1 anno 600Bambini1-5 anni 8006-10 anni 1200Adolescenti dagli 11 ai 24 anni 1200-1500Maschi25-65 anni 1000>65 anni 1500FemminePremenopausa 1000Postmenopausa in trattamento estrogenico fino ai 65 anni 1000Postmenopausa senza trattamento estrogenico 1500>65 anni 1500Gravidanza e allattamento 1200

* Introito Dietetico Ottimale

■ Tabella II

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Araggio). In questi casi la deformazione della gabbia toracica può portare a insuf-ficienza respiratoria e a disturbi digestivi.La frattura del polso è sempre associata a un trauma, è più frequente tra i 50 e i 60 anni e in genere non lascia importanti esiti se trattata in maniera adeguata.La frattura femorale è invece la frattura più tipica del soggetto anziano, aumenta notevolmente dai 65 anni in su e può ac-compagnarsi ad un’invalidità permanente.

Che cosa posso fare per prevenire l’o-steoporosi?Come abbiamo già detto è indispensabile ottenere un buon picco di massa ossea nella prima fase della nostra vita, poi, da adulti, dobbiamo assumere un adeguato introito di calcio (Tab. II pag. 10). Se non è possibile ottenerlo attraverso latte e lat-ticini si deve ricorrere alla supplementa-zione calcica; è inoltre necessaria un’atti-vità fisica costante. Bisogna poi evitare le abitudini di vita che possono compromet-tere la salute del nostro scheletro come il fumo o l’eccesso di alcolici.

Ricordiamo che la presenza di colesterolo elevato non inficia il consumo di latticini: l’assunzione di latte scremato, formaggi magri (per esempio ricotta, quartirolo, primo sale) e yogurt magro è in grado di apportare un adeguato introito calcico senza apportare grassi eccessivi nella die-ta. Esistono inoltre delle acque minerali ricche di calcio che aiutano a raggiungere la quota di calcio che dobbiamo assume-re giornalmente. Altro nodo cruciale da ricordare è il ruo-lo della vitamina D. Il nostro organismo ottiene la vitamina D in piccola parte at-traverso l’apporto dietetico (i cibi che la contengono sono il pesce azzurro, il sal-mone e alcuni cereali) e la maggior parte attraverso l’esposizione della nostra pelle ai raggi solari. A dispetto della convinzio-ne di molti in Italia la carenza di vitami-na D è molto diffusa nel nostro Paese. La vitamina D gioca un ruolo fondamentale nell’assorbimento intestinale del calcio, per cui quando è carente il nostro orga-nismo non riesce ad ottenere la quota di calcio che gli serve e quindi cerca di ri-

■ Figura 1: Piramide alimentare

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■ Figura 2: Porzioni standard di alimenti e relativo apporto di Calcio

mediare richiamando il calcio dallo sche-letro che in questo modo si indebolisce: è quindi comprensibile l’estrema importan-za di un adeguato apporto sia di calcio che di vitamina D (sia attraverso la dieta, l’esposizione solare che la supplementa-zione vitaminica).

APPENDICE: OSTEOPOROSI E DIETA

Una corretta alimentazione, in tutte le fasi della vita, è il miglior modo di prevenire l’osteoporosi. L’osteoporosi deve essere prevenuta fin dall’infanzia e dall’adole-scenza attraverso il raggiungimento del Picco di Massa Ossea (il massimo valore potenziale di massa ossea, geneticamente programmato). Questo obiettivo può es-sere raggiunto con un’assunzione equi-librata di tutti i nutrienti (non solo del calcio) e lo svolgimento di una regolare attività fisica. Non esiste una dieta spe-cifica per la prevenzione o per il tratta-mento dell’osteoporosi ma soltanto una dieta normocalorica, normoproteica equi-librata, adeguata ai fabbisogni individuali e basata sui principi della “Linee Guida

per una sana alimentazione italiana” e della Piramide della Dieta Mediterranea Moderna.In presenza di osteoporosi una corretta alimentazione serve a prevenire l’ulteriore riduzione della massa ossea e a migliora-re la risposta alle terapie.L’alimentazione “preventiva e protettiva”:●Latte e derivati: sicuramente il latte

e i suoi derivati sono le maggiori fonti di calcio, ma è anche vero che sono ricchi di grassi saturi e colesterolo, quindi sarebbe meglio scegliere latte e yogurt parzialmente scremati. In caso di intolleranza al lattosio è possibile utilizzare il latte delattosato o il latte di soia addizionato con calcio. E’ da tener presente che il lattosio facilita l’ assorbimento del calcio nell’intestino.

●Formaggi: sono alimenti molto ricchi di calcio ma il loro consumo dev’es-sere mantenuto entro le 2 porzioni a settimana poiché sono anche fonte di proteine animali, sodio, grassi saturi e colesterolo: ciò comporta sia un au-mento del rischio cardiovascolare che una maggiore escrezione urinaria di calcio. Fra i formaggi sono consigliati

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Ail grana, il parmigiano e la ricotta.●Carni rosse: un eccessivo consumo

di carne rossa porta ad un maggiore eliminazione urinaria di calcio.

●Pesce: il pesce è consigliato poiché pur non essendo particolarmente ric-co di calcio (ad eccezione del pesce azzurroalici, acciughe), contiene Vita-mina D e un tipo di grasso (omega 3) particolarmente salutare.

●Frutta e verdura: gli alimenti vege-tali contengono una quantità variabile di calcio. Particolarmente consigliate sono le verdure contenenti Vitami-na K. Buone fonti di questa vitamina sono le verdure a foglia larga (lattuga, spinaci, broccoli, cavolo). Si consiglia di assumere 5 porzioni di verdura e/o frutta al giorno.

●Legumi: i legumi rappresentano una buona fonte di proteine vegetali, non contengono colesterolo e grassi saturi.

●Sodio: un consumo eccessivo di sale, superiore ai 2,4 g/die è in grado di determinare un’eccessiva escrezione urinaria di calcio. Ridurre il consumo

di alimenti ricchi di sodio, come salumi e formaggi, oltre a prevenire l’osteo-porosi previene anche l’ipertensione e riduce il rischio di malattie cardiova-scolari.

ASSICURARSI un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali attraverso il cibo, facendo attenzione a dare varietà ai piatti durante la settimana. Alcuni consigli pratici:●Adeguare l’apporto proteico al fabbi-

sogno individuale.●Ridurre l’assunzione di sale e di grassi,

soprattutto di origine animale.●Assumere quantità moderate di alcol e

di caffè.●Non fumare.●Incrementare il consumo di pesce,

frutta, verdura ed ortaggi.●Bere almeno 1,5 litri di acqua ricca di

calcio.●Fare una moderata ma costante attività

fisica.●Esporsi ai raggi solari per favorire l’as-

similazione del calcio grazie ad un’a-deguata produzione di Vitamina D.

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L ’Organizzazione Mondiale della Sanità ha preso atto delle diffe-renze di genere nel 1998 e già dal 2002 ha chiesto che l’integrazione

delle considerazioni di genere nelle po-litiche sanitarie diventi pratica standard in tutti i suoi programmi. In quest’ambi-to la Medicina di genere diventa uno strumento di appropriatezza clini-ca, di principio di equità delle cure per i bisogni di salute della donna e dell’uomo; si configura inoltre come una nuova dimensione della medicina che studia l’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, la fisiopatologia e la pa-tologia umana. Forse ancora più impor-tante la Medicina di genere permette un approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche.Prima di definire la Medicina di genere, dobbiamo differenziare due concetti: il sesso è ciò che è dato dalle caratteristiche biologiche (genetiche, anatomiche, endo-crine), il genere è un riferimento sociale, di comportamenti, di attività, di attributi che una società considera specifici per gli

La medicina di genere

uomini e per le donne. Essere biologica-mente maschi o femmine non significa essere automaticamente considerati uo-mini o donne. Bisogna quindi distinguere il sesso, categoria legata alla biologia, dal genere, categoria simbolica, prodotto di una costruzione culturale, che porta con sé delle implicazioni sociali; riassuntivo: maschi e femmine si nasce, uomini e don-ne si diventa.L’influenza del genere si manifesta anche sulla salute: la salute è un fenomeno pro-dotto, costruito, interpretato e vissuto so-cialmente dove il genere gioca un ruolo fondamentale.Per definire la Medicina di genere quindi abbiamo bisogno di tre premesse:1) la Medicina di genere non è la medici-

na che studia le malattie che colpisco-no prevalentemente le donne rispetto agli uomini;

2) con il concetto di genere ci si riferi-sce ad una complessa interazione ed integrazione fra sesso (inteso come differenza biologica e funzionale dell’organismo) ed il comportamento

Dr. Marco Andreoli - Specialista in Medicina Interna - U.O. Riabilitazione Specialistica Ospedale di Esine - Coordinatore della Medicina di genere dell’ASL di Vallecamonica-Sebino

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psicologico e culturale dell’individuo che deriva dalla sua formazione etni-ca, educativa, sociale e religiosa;

3) la salute umana è strettamente corre-lata a queste due fondamentali costi-tuenti del genere.

Possiamo così definire la Medicina di Genere come la scienza che studia l’influenza del sesso (accezione biolo-gica) e del genere (accezione sociale) sulla fisiologia, fisiopatologia e clini-ca di tutte le malattie per giungere a decisioni terapeutiche basate sull’evi-denza sia nell’uomo che nella donna.La Medicina di genere è quindi una scien-za multidisciplinare che vuole dedicarsi alla ricerca per:• descrivereledifferenzeanatomo-fisio-

logiche a livello di tutti gli organi e sistemi nell’uomo e nella donna;

• identificareledifferenzenellafisiopa-tologia delle malattie;

• descrivere le manifestazioni clinicheeventualmente differenti nei due sessi;

• valutarel’efficaciadegliinterventidia-gnostici e terapeutici e delle azioni di prevenzione;

• sviluppare protocolli di ricerca chetrasferiscano i risultati degli studi ge-nere-specifici nella pratica clinica.

Perché è necessaria la Medicina di ge-nere?Un dato sconfortante nella Letteratura in-ternazionale ci dice che le donne sono da sempre paradossalmente sottostimate

negli studi epidemiolo-gici, nelle sperimenta-zioni farmacologiche, negli studi clinici, negli esami di laboratorio e della diagnostica per immagini. Di conse-guenza le cure medi-che rivolte alle donne sono compromesse da un vizio di fondo: i metodi utilizzati nelle sperimentazioni farma-cologiche e cliniche e le successive analisi dei dati risentono di una prospettiva maschile che sottovaluta le va-riabili di genere.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che entro il 2030 il numero delle donne over 50 nel mondo raggiungerà le rispettabile cifre di 1 miliardo e 200 mi-lioni circa. In Italia, su una popolazione di 60 milioni di persone, circa 31 milio-ni sono donne e, di queste, circa 12 mi-lioni hanno più di 50 anni di età. Inoltre le donne si ammalano di più (ISTAT, 2008) e l’8,3% delle donne italiane denun-cia un cattivo stato di salute contro il 5,3% degli uomini. Il 6% delle donne soffre di disabilità (vista, udito, movimento) contro il 3% degli uomini. Le malattie per le quali le donne presentano una maggiore pre-valenza rispetto agli uomini sono: alcune malattie cardiache (+5%), allergie (+8%), diabete (+9%), ipertensione arteriosa (+30%), calcolosi (+31%), artrosi e artri-te (+48%), cataratta (+80%), Malattia di Alzheimer (+100%), cefalea ed emicrania (+123%), depressione ed ansietà (+138%), malattie della tiroide (+500%), osteopo-rosi (+736%). Le donne consumano più farmaci degli uomini e sono anche più soggette degli uomini a reazioni avverse.

Per il 2015 l’ASL di Vallecamonica-Sebi-no, in linea con gli indirizzi della Regione Lombardia, si propone di attivare com-petenze e professionalità per costruire il cambiamento volto alla massima attenzio-ne per le differenze di genere dei pazienti all’interno dell’Ospedale e sul Territorio, promuovendo attività gender orien-ted e proponendo incontri di formazione e approfondimento.

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SCRIVETECI A: SERVIZIO DI PSICOLOGIA CLINICAC/O Ospedale di Vallecamonica, Via Manzoni 142, 25040 Esine (BS)o, via mail, all’indirizzo [email protected] [email protected]

Visita il nostro nuovo sito: www.menopesoalpeso.it

PSICOLOGIACLINICADipartimento di Salute Mentale

I Disturbi dell’Alimentazione (DA), come l’anoressia, la bulimia e il di-sturbo da alimentazione incontrollata, sono un problema emergente e fre-

quente anche in Valle Camonica.

Il Centro DA, operativo presso l’Ospe-dale di Esine, prevede la collaborazione di diverse figure professionali: psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, nutrizioniste e infermiere. La collaborazione tra diversi specialisti consente di trattare queste pro-blematiche a 360°.

Il nostro ruolo, come nutrizioniste, ha prin-cipalmente tre obiettivi:• ilmiglioramentodelleabitudiniattra-

verso un percorso di educazione ali-mentare

• ilraggiungimentooilmantenimentodiun peso adeguato

• l’acquisizionediunabuonacapacitàdigestire la propria alimentazione

Per raggiungere questi obiettivi, ogni nostro incontro tocca diversi aspetti delle abitudini

alimentari dei pazienti. Inizialmente i pasti vengono pianificati con il nostro aiuto. Suc-cessivamente la persona monitora la pro-pria alimentazione attraverso un’apposita scheda, che sarà oggetto di confronto e di lavoro nei successivi colloqui nutrizionali.Il nostro supporto si estende anche ad aspetti più pratici dell’educazione alimen-tare, dai metodi di cottura, alla spiegazione del contenuto nutrizionale dei cibi, nonché

Il ruolo della nutrizionistanei Disturbidell’AlimentazioneDott.ssa Claudia Pastorelli e Dott.ssa Laura Imperadori -Nutrizioniste presso il Centro Disturbi Alimentazione - Ospedale di Esine

■ Le nutrizioniste del Centro Disturbi dell’ali-mentazione

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alla traduzione in parole semplici di con-cetti legati alla fisiologia e al metabolismo. Spesso infatti i pazienti hanno informazioni distorte circa gli alimenti e il funzionamento del corpo umano, aspetti che contribuisco-no a mantenere il loro problema.Ciascun paziente è seguito in modo perso-nalizzato, di solito con una frequenza set-timanale.Grazie alla collaborazione con il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescen-za (SNPIA), dallo scorso anno è stato rag-giunto un traguardo importante: possono accedere al Centro anche i minori a partire dai 15 anni, ai quali possiamo offrire il no-stro aiuto nutrizionale.Inoltre, da alcuni mesi, alcuni pazienti,

possono seguire un percorso di cura “in-tensivo”, caratterizzato dalla possibilità di fare pasti assistiti all’interno del Centro. In questo tipo di trattamento il nostro obiettivo è la riabilitazione nutrizionale, guidando i pazienti nelle scelte e aiutandoli a mitigare le preoccupazioni mediante informazioni scientifiche e corrette. Un aspetto fondamentale nella nostra prati-ca professionale consiste nel mettere molta cura per instaurare un rapporto di fiducia, empatia e comprensione, senza però essere giudicanti.

Non esiste la dieta perfetta, ma un modo di mangiare accettabile e accet-tato.

I l Disturbo Affettivo Bipolare, cono-sciuto storicamente con il termine di “disturbo maniaco-depressivo”, è una patologia psichiatrica gra-

ve, caratterizzata da severe alterazioni dell’umore, dell’energia e del comporta-mento. Tipicamente, nei pazienti affetti da Disturbo Bipolare si riscontra un’al-ternanza di due condizioni psichiche: la fase di eccitamento (maniacale o ipo-maniacale) e la fase depressiva. Questa disregolazione si traduce nello sviluppo di alterazioni dell’umore, dei processi di pensiero, dell’attività motoria e dei com-portamenti, nonché in anomalie nei livelli di energia, nell’appetito, nella libido e nel ritmo sonno-veglia di chi ne è affetto. Tali condizioni possono arrivare ad assumere un’ intensità tale da rendere necessario il ricovero della persona ed il trattamento ospedaliero del disturbo.Non si conoscono le cause esatte dello sviluppo del Disturbo Bipolare, ma la maggior parte delle ricerche attualmente disponibili concorda nell’affermare che si tratti della conseguenza di uno squilibro

Il trattamento del disturbo bipolareL’intervento psicoeducativo per pazienti con disturbo bipolare secondo il modello di Vieta e Colom: l’esperienza di collaborazione tra il centro IRCS “San Giovanni di Dio Fatebenefratelli” di Brescia ed il Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL di Vallecamonica-Sebino

a cura della Dr.ssa Chiara Moreschi – Psicologa/Psicoterapeuta del Servizio Psicologia Clinica

chimico in alcune aree del cervello. Si tratta quindi di un quadro patologico a forte componente biologica, che può avere anche una predisposizione geneti-ca. A volte alcuni eventi traumatici della vita possono innescare, in soggetti pre-disposti, un disturbo di questo tipo, ma è importante sottolineare che spesso la patologia si manifesta anche in assenza di cause scatenanti specifiche.Con un’incidenza nella popolazione ge-nerale di circa l’1,2%, questo disturbo rappresenta un importante problema di salute pubblica, dal momento che si tratta di una patologia cronica, ad andamento ricorrente, che necessita di cure per tutta la vita e spesso determina una grave com-promissione della qualità di vita della per-sona che ne soffre e dei suoi familiari. Se attualmente esistono numerose opzioni per il trattamento farmacologico del Di-sturbo Bipolare, non altrettanto è possibi-le affermare per i trattamenti psicosociali di cui sia stata confermata l’efficacia. Un posto di assoluta rilevanza spetta tuttavia al modello psicoeducativo di

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gruppo messo a punto dagli spagnoli Francesc Colom e Eduard Vieta, Medici Psichiatri responsabili del Bipolar Disor-der Program di Barcellona.A tutt’oggi, la psicoeducazione secondo questo specifico modello rappresenta l’in-tervento psicosociale per il quale vi sono le più forti evidenze di efficacia nel trat-tamento del Disturbo Bipolare, come è stato dimostrato dagli stessi autori in un rigoroso studio clinico controllato, con un follow-up di ben 5 anni. Si tratta quindi di una metodologia di intervento che riveste un’importanza essenziale per garantire ai pazienti con diagnosi di Disturbo Bipo-lare un trattamento integrato di provata efficacia.Nello specifico, l’intervento psicoeducati-vo si struttura in tre fasi: in una prima fase informativa-formativa vengono fornite ai partecipanti al gruppo le informazioni ri-guardanti il disturbo bipolare ed i fattori di rischio che possono favorire le ricadu-te. Viene anche fornito un aiuto puntuale perché ciascuno impari a riconoscere i segnali precoci che contraddistinguono il “suo” disturbo e che precedono la rica-duta (sia in senso depressivo che mania-cale), al fine di prevenire le fasi acute di malattia. In un secondo momento vengono inse-gnate ai partecipanti specifiche tecniche di problem solving ed abilità di gestio-ne precoce dei segnali di crisi. Inoltre, si lavora al fine di aiutare i pazienti ad adottare uno stile di vita regolare e nor-malizzante, volto a prevenire ed evitare i fattori di rischio. Infine, nella terza e ul-tima fase dell’intervento, si cerca di otti-mizzare l’adesione dei partecipanti al trattamento farmacologico.

Attraverso un lavoro orientato a rendere consapevoli le persone portatrici di que-sto disturbo della natura della patologia e dei mezzi per poterla fronteggiare, l’in-tervento psicoeducativo si pone come obiettivo l’ottimizzazione della relazione terapeutica e un miglioramento dello stile di vita, prevenendo e riducendo il rischio di ricadute e il conseguente utiliz-zo di servizi ospedalieri.

L’esperienza del Dipartimento di Sa-lute Mentale (DSM) dell’ASL di Valle-camonica-SebinoNel corso del 2014, nella sede di Esine del Centro Psicosociale (CPS) del DSM dell’ASL di Vallecamonica-Sebino, è stato condotto un primo intervento psicoedu-cativo di gruppo, rivolto a pazienti affetti da Disturbo Bipolare già in carico al CPS. La realizzazione di questa iniziativa è sta-ta resa resa possibile grazie ad una colla-borazione tra il Centro IRCS “San Giovan-ni di Dio Fatebenefratelli” di Brescia ed il DSM di questa ASL, nell’ambito dell’attua-zione dei Programmi Innovativi in Salute Mentale finanziati da Regione Lombardia per l’anno 2014.Il percorso, che è stato condotto da due psicologhe formate del “Fatebenefratel-li” di Brescia, affiancate da chi scrive, ha coinvolto quindici pazienti provenienti dall’intero territorio della Vallecamonica ed è proseguito circa dieci mesi, per un totale di venticinque incontri settimanali della durata di 1,5 ore ciascuno.In considerazione della grande soddisfa-zione riscossa tra i partecipanti, l’iniziativa verrà replicata nel corso del 2015 e sarà condotta dagli operatori del Servizio di Psi-cologia Clinica del DSM di questa ASL.

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D: domanda - R rispostaD: Siamo qui per avere alcune informa-zioni utili alle personeCi spiega cos’è il Servizio di Psicologia clinica?R: Il Servizio di Psicologia Clinica fa parte dell’Unità Operativa di Psichiatria, diretta dal Dottor Vincenzo Zindato; si trova nell’o-spedale di Esine (Bs), al piano terra, vicino al Centro Odontostomatologico.

D: Cosa significa “psicologia clinica”?R: Significa occuparsi delle problematiche psicologiche del paziente, prendendosi cura della persona con un atteggiamento basato sull’empatia e sulla vicinanza, utilizzando un intervento fatto direttamente a contatto con la persona.

D: Quali specialisti lavorano?R: Nel Servizio ci sono psicologi e psicote-rapeuti, che collaborano con gli operatori dell’Unità Operativa di Psichiatria.

D: Cosa fa lo psicologo in questo Ser-vizio?R: Lo psicologo promuove il benessere psi-cologico e psicosociale a partire dalla com-prensione della problematica della persona. Vengono considerati gli aspetti psicologici, familiari, relazionali e ambientali che ge-nerano e mantengono le difficoltà.Questo specialista offre consulenze, soste-gno psicologico e trattamenti psicoterapeu-tici per affrontare efficacemente i problemi principali delle persone che si rivolgono a lui, promuovendo il benessere personale.

D: In che modo lo psicologo può capire il problema del paziente?R: Lo psicologo è esperto nell’ascolto della persona, nel porre domande e nel promuo-ve un dialogo che consenta di comprendere il problema dell’altro. Questo professionista può inoltre utilizzare dei test utili ad appro-fondire le problematiche del paziente.

Il Servizio di Psicologia ClinicaIntervista alle Psicologhe

D: Psicologo e psicoterapeuta: quale differenza?R: Lo psicoterapeuta è uno psicologo specia-lizzato in psicoterapia. Più specificamente, mentre lo psicologo comprende il problema, lo psicoterapeuta in più cura il problema, promuovendo un cambiamento profondo della persona, al fine di perseguirne il be-nessere.

D: Lo psicologo prescrive farmaci?R: No, i farmaci,se necessari, vengono pre-scritti dallo psichiatra del paziente. Lo psi-cologo collabora in modo sinergico con gli psichiatri del servizio di psichiatria.

D: Lo psicologo lavora soltanto con il singolo individuo?R: Gli psicologi del Servizio lavorano anche con i familiari, con lo scopo di aiutarli a capire la problematica del paziente e trova-re delle modalità per gestire le difficoltà nei contesti quotidiani. Sono inoltre proposte attività psicologiche di gruppo, ad esempio tra persone con problematiche simili.

D: Lo psicologo collabora con altri re-parti ospedalieri?R: Si, allo psicologo sono richieste consulen-

Dott.ssa Giacinta Pini - Responsabile del Servizio di Psicologia ClinicaDott.ssa Nadia Baccanelli - Psicologa e Psicoterapeuta del Servizio

■ I tirocinanti del servizio Psicologia clinica e la nutrizionista del Centro Disturbi dell’ali-mentazione

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ze da altri reparti, come il reparto di Psi-chiatria e la Medicina.

D: Come è possibile accedere al Servi-zio di Psicologia Clinica?R: Essendo un Servizio dell’Unità Operativa di Psichiatria, è necessario rivolgersi al Cen-tro PsicoSociale (CPS) di Esine, prenotando una prima visita che sarà con lo psichiatra. Il numero di telefono è 0364.369.670 (dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 16.30). A seguito di questa prima visita, lo psichiatra valuterà se indirizzare la persona al Servi-zio di Psicologia Clinica.

D: A quale età è possibile accedere al Servizio?R: Il Servizio si rivolge a persone dai 18 anni in avanti. Particolare attenzione è de-dicata anche ai ragazzi di età inferiore ai 18 anni per determinati disturbi (disturbi dell’alimentazione e psicopatologia grave). A tal fine è attiva una collaborazione con il Servizio di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SNPIA). Ragazzi con età inferiore ai 18 anni devono rivolgersi al SNPIA che valuterà il problema. Per mag-giori informazioni telefonare al numero 0364.369.670.

D: Per quali problemi le persone si ri-volgono a voi?R: I problemi principali delle persone che si rivolgono a noi sono ansia, depressione, at-tacchi di panico, difficoltà a gestire alcune forti emozioni come la rabbia e la tristez-za, problemi caratterizzati dalle perdita del rapporto con la realtà e disturbi dell’ali-mentazione come anoressia e bulimia.

D: Quante persone si rivolgono al vo-stro Servizio?R: Nell’ultimo anno si sono rivolte al nostro Servizio 262 persone.

D: Per concludere c’è qualcosa da ag-giungere a quanto già detto?R: Con il sostegno della Regione Lombardia da sei anni sono attivi due progetti chiama-ti “innovativi” a cui teniamo molto e che rappresentano la risposta a problematiche emergenti anche in Valle Camonica: il pro-getto Diogene, dedicato al riconoscimento e al trattamento degli esordi precoci di grave psicopatologia e il Centro Disturbi dell’A-limentazione, con annesso l’ambulatorio intensivo, dove le ragazze con problemi dell’alimentazione complessi sono assistite durante il pasto.

Numero di nuovi pazienti afferiti 128

Numero complessivo di pazienti afferiti 262

Numero di interventi psicologici effettuati 3.189

■ Tabella 1: Alcuni dati relativi all’attività del Servizio di Psicologia Clinica nel 2014

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me alle gioie, propone an-che dei periodi difficili, pe-riodi dove mette alla prova.

Ebbene, da ciò che racconta, si trova in un momento in cui si sente imprigionata in un malessere generale che non le consente né di vivere serenamente la propria quotidia-nità né di affrontare ciò che le sta molto a cuore: l’università. I sintomi che riferisce sarebbero riconducibili ad una depressio-ne lieve, presumibilmente reattiva all’esito negativo dell’esame. In questa situazione è assolutamente normale che una persona si possa abbattere, si investe sempre molto nelle cose e quando i risultati non arrivano una possibile reazione, legata anche allo stress ed alla stanchezza, è quella di “mol-lare” e lasciarsi andare. Certo, lei fatica a riconoscersi in questo modo di essere ma lo pensi come un momento transitorio.I primi consigli che mi vengono da dar-

le sono strettamente pratici: cerchi di non isolarsi, di ridurre gli impegni mantenen-do esclusivamente quelli obbligatori, di praticare delle attività che la rilassano e di scrivere l’elenco delle cose che vorrebbe fare ogni giorno: la lista la potrà aiutare ad essere maggiormente puntale ed a risolle-varsi percependosi nuovamente “attiva”. In secondo luogo, potrebbe valutare di rivol-gersi ad un professionista, uno psicologo la potrebbe sostenere in questo momento difficile e la potrebbe aiutare ad impara-re nuovi modi di pensare e di comportar-si con l’obiettivo di modificare gli stili di pensiero e di comportamento che contri-buiscono a mantenerla in questo stato di malessere.In breve tutto risplenderà, coraggio!”

Un caro saluto,Dr.ssa Milva Guzza

Lo psicologo rispondeRisponde la Dr.ssa Milva Guzza - Servizio di Psicologia Clinica

Sentirsi giù di morale, senza energie.Sono una ragazza di 22 anni, da qualche tempo mi sento svuotata, senza energie, triste e giù di morale. Ogni cosa mi appare complessa, ogni piccola difficoltà, insormonta-bile. Non mi riconosco più. Sono sempre stata determinata ed attiva. Dopo la recente bocciatura ad un esame universitario importante, sto provando a reagire ma a nulla valgono i miei sforzi: la situazione sta peggiorando, dormo poco e sono tesa. Fatico a concentrarmi, troppi pensieri mi tormentano. Sto molto male e temo di non riuscire a recuperare, cosa posso fare?

Elisa

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22 D urante i tre anni di università del corso di laurea in infermieristica presso la sede di Esine, in occasio-ne dei tirocini formativi effettuati

in alcune Unità Operative dell’ospedale di Esi-ne e di Edolo, ho potuto osservare la presen-za di pazienti stranieri. Da qui è nato il mio interesse per l’infermieristica transculturale (una disciplina che si occupa di adattare l’assistenza infermieristica rispetto alla cultura del paziente, fondata dall’infermiera statunitense M. Leininger), che applicata a una ricerca sul campo presso l’ospedale, è diventata l’argomento del mio elaborato finale. L’obiet-tivo era quello di valutare la consapevolezza e la sensibilità del personale infermieristico e ostetrico, rispetto alla necessità di un’assisten-za basata sui principi dell’infermieristica tran-sculturale, al fine di rispondere ai bisogni assi-stenziali dei pazienti stranieri che accedono ai servizi dell’ospedale dell’ASL di Vallecamonica – Sebino. Un secondo obiettivo era quello di verificare l’utilità e sollevare le criticità del servi-zio di Mediazione Culturale presente nel nostro ospedale.In seguito alle direttive regionali a favore della creazione di un “Ospedale Interculturale”, è sta-to avviato nel 2007, in collaborazione con l’Ente Gestore Centro Casa Giona di Breno, il servizio di Mediazione Culturale, compreso all’interno del progetto “Ospedale Interculturale”, gestito dal Gruppo Operativo Aziendale, coordinato dalla Direzione Sanitaria Aziendale. Il servizio prevede la presenza di un mediatore di lingua araba presso il CUP dell’ospedale di Esine, tre giorni alla settimana dalle ore 8.00 alle 12.00. In questa fascia oraria il mediatore è inol-tre disponibile per interventi in tutte le Unità Operative dell’ospedale. Nel caso in cui nelle Unità Operative ci sia necessità del mediatore culturale in orari diversi da quelli in cui è presente in ospedale, o per una lingua diversa dall’arabo, è disponibile un servizio di mediazione linguistica a chiamata, attivabile previa prenotazione da tutte le U.O. almeno 24 – 48 ore prima dell’intervento, contattando Casa Giona. Gli interventi effettuati dal servizio di mediazione tra giugno 2013 e maggio 2014 nelle varie Unità Operative sono stati in tutto 637.

Dai dati forniti dall’azienda risultava che tra gennaio e agosto 2013 i degenti stranieri era-no stati in tutto 471; l’U.O. con il maggior nu-mero di ricoveri era l’ostetricia – ginecologia con 160 donne straniere, a seguire il nido con 104 nuovi nati, la pediatria con 50 piccoli pa-zienti, e i reparti chirurgici con 107 pazienti.Per effettuare la mia ricerca ho elaborato due questionari, uno per il personale infer-mieristico e uno per i pazienti stranieri dell’o-spedale dell’ASL di Vallecamonica – Sebino.Per quanto riguarda i questionari per il perso-nale, ne ho somministrati 275 in tutti i reparti di degenza e di Pronto Soccorso dell’ospeda-le di Esine e Edolo e ne sono stati compilati in tutto 202.Dalle risposte ai questionari è risultato che la maggior parte degli infermieri/e e ostetri-che eroga normalmente assistenza a pazienti stranieri e utilizza il servizio di mediazione culturale; la metà degli operatori ha rilevato delle criticità in merito al servizio, riguardanti principalmente i tempi di attivazione lunghi e la reperibilità esclusiva in orario di ufficio. La maggior parte degli operatori pensa inol-tre che la cultura sia un elemento importante da tenere in considerazione per la persona-lizzazione dell’assistenza al fine di favorire la guarigione del paziente.Il questionario per i pazienti stranieri è stato somministrato a 20 degenti di diverse nazio-nalità, grazie all’aiuto della mediatrice cultu-rale Nadia. Dalle risposte fornite risulta che solo il 35% ha notato delle differenze tra l’assistenza erogata da infermieri italiani nel nostro ospedale e quella erogata nel proprio paese d’origine; solo il 15% ritiene l’assistenza infermieristica del nostro ospedale molto di-stante rispetto alla propria cultura; il 65% ha avuto modo di riscontrare barriere culturali durante la sua permanenza in ospedale, so-prattutto riguardo alle difficoltà comunicative; solo il 5% dichiara che le attività assistenziali hanno interferito con le proprie pratiche re-ligiose, tenendo conto che l’80% dei pazienti era di religione musulmana.In entrambi i questionari ho poi proposto delle situazioni in cui potevano insorge-re difficoltà assistenziali a causa delle barriere culturali: gestione della comunica-

Nursing transculturale,indagine conoscitiva pressogli Ospedali di Esine ed EdoloTESI DI LAUREA IN INFERMIERISTICARELATRICE BRUNA MARINA BERTOLI

Erika Brullo - Neolaureata in Infermieristica

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Azione orale e scritta (documenti come il con-senso informato e l’informativa sulla privacy), gestione del dolore, delle cure igieniche, educazione sanitaria e terapeutica prima del-la dimissione, promozione dell’allattamento al seno e dell’igiene del neonato e gestione del decesso (pratiche di composizione della salma).Gli operatori e i pazienti hanno segnalato tutte queste situazioni, ma la difficoltà mag-giormente riscontrata da entrambe le parti è stata sicuramente la gestione della comu-nicazione. La mediatrice culturale nell’inter-vista che mi ha concesso così dichiara: “Si-curamente il motivo principale per cui vengo chiamata è per tradurre al paziente quel-lo che i medici stanno facendo, spiegare la terapia, l’intervento chirurgico; trovo pa-zienti terrorizzati perché non hanno capito a quale intervento chirurgico devono essere sottoposti, è mio compito spiegare insieme al medico le modalità dell’intervento e tranquil-lizzarli. Spesso vedere anche solo una persona dell’ospedale che appartiene alla loro cultura li tranquillizza molto; mediare non signifi-ca solo tradurre ma soprattutto mediare la cultura, spiegare alle infermiere il perché di un particolare comportamento riconducibile alla cultura del paziente.”E’ inoltre attivata la traduzione di alcuni do-cumenti (es: consenso informato e informati-va sulla privacy) in varie lingue da parte dei mediatori di Casa Giona.

Riporto alcune parti dell’intervista dello scor-so 15 ottobre che ho proposto alla Sig.ra Nadia Ben Dhifallah, mediatrice cultura-le araba:

Esiste secondo lei una diversa percezio-ne del dolore nella cultura araba?“Questo per me non dipende dalla cultu-ra, ma dal carattere della persona. Esistono infatti persone in tutte le culture che anche se hanno male cercano di resistere e di non chiedere antidolorifici, e ci sono invece per-sone che appena hanno il minimo dolore vanno subito dal medico. Tuttavia spesso mi viene detto dalle infermiere e ostetriche della ginecologia, che durante il parto o nel post intervento le donne arabe si lamentano molto di più di quelle italiane per il dolore. Questo secondo me è dovuto a un aspetto psicologi-co - sociale; queste donne infatti trovandosi in un paese sconosciuto in cui mancano le reti familiari, la mamma, la nonna, le zie, che nel loro paese sono abituate ad avere accanto durante il parto, esternano questo loro sen-timento di “abbandono” lamentandosi molto per il dolore fisico, quando invece la soffe-

renza è più di natura psicologico - sociale.”

L’ospedalizzazione interferisce con le pratiche religiose dei musulmani?“La preghiera si fa dappertutto, perché è uno dei pilastri dell’Islam, è la cosa che Dio chie-de a tutti i musulmani. Si fa cinque volte al giorno e prima della preghiera c’è la parte della piccola purificazione che consiste nel lavaggio prima delle mani fino ai polsi, poi la bocca, il naso, il viso, di nuovo le mani fino ai gomiti, le orecchie, la testa e infine i piedi fino alle caviglie. C’è poi la grande purificazione che è un tipo di doccia che si fa in determinati momenti, per esempio dopo i rapporti sessuali, alla fine del ciclo mestruale, dopo il parto, dopo uno svenimento e pri-ma della preghiera canonica del venerdì. Per questo motivo l’islam è basato anche sull’igie-ne. Smentisco i pregiudizi su chi pensa che i musulmani siano sporchi e che non si lavino; abbiamo un detto: “Lo sporco arriva da Sata-na, più si è puliti più si è credenti”. Il fatto che ci siano musulmani con una scarsa igiene, non lo lego mai alla cultura o alla religione, semmai al sistema di vita e all’ambiente di vita. (…) Questo aspetto lo lego quindi più a una situazione economico – sociale e non religioso – culturale. Credo che nessuna reli-gione e nessuna cultura chieda ai suoi fedeli di non lavarsi.”

In ospedale i musulmani hanno quin-di la possibilità di eseguire la piccola e grande purificazione?“Il problema non sussiste perché i malati sono esenti dalla preghiera. Comunque chi se la sente e ha però problemi di movimento do-vuti alla patologia, invece di usare l’acqua può utilizzare un ciottolo di fiume per purificarsi.”

Per quanto riguarda l’educazione tera-peutica al momento della dimissione, sulla prescrizione di determinati far-maci, l’iniezione di insulina o eparina, vengono accettate e comprese o vengo-no considerate maggiormente le prati-che popolari di cura?”Sicuramente accettano le indicazioni delle infermiere, il problema più grosso è assi-curarsi che abbiano compreso. Per esem-pio di recente sono stata chiamata per una signora diabetica che seguiva una terapia insulinica scorretta, in quanto non aveva compreso bene gli orari di somministra-zione; la figlia infatti nonostante parlasse bene l’italiano, non aveva spiegato alla ma-dre che la terapia era stata cambiata, e la signora ha continuato a seguire la terapia prescritta un anno prima.”

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I l bambino è nato, un bel-lissimo bam-bino sano e

paffutello, il par-to è andato bene anche se è stato lungo e doloroso (magari anche più del previsto), eppu-re, quando si esce dall’ospedale con il bambino in brac-cio per ritornare a casa un migliaio di dubbi e domande assalgono le mam-me i papà che fan-no rientro a casa “Saremo capaci di essere buoni geni-tori?” “Quando ar-riverà la montata lattea?” “Sarà tutto pronto a casa?” “Se il bambino piange tanto come faccio a consolarlo?” “ E se si fa male?” “Se si ammala?” “Se...se...se...se...”.Il primo anno di vita di un bambi-no è un periodo delicatissimo per tutta la famiglia, la mamma si trova proiettata in una di-mensione comple-tamente nuova fatta di cambiamenti repentini, di costruzione di un nuovo ruolo, di adattamento a ritmi di vita completamente nuovi, nel tenta-tivo di imparare a conoscere e prendersi cura giorno e notte di una nuova vita. Per il bambino è anche il periodo più sen-

sibile per la costruzione di una propria identità e per l’acquisizione di quelle basi sia a livello affettivo che cognitivo che gli permetteranno di diventare una adulto sano. A tal proposito Bowlby scriveva “una madre responsiva e sensibile ai se-

INCONTRI PER NEOGENITORISostegno alle prime cure dei figlinel primo anno di vitaD.ssa Irene Benaglio - Psicologa Consultorio di Darfo

DIPARTIMENTO ASSI

Consultorio Familiare di Darfo

Incontri a cadenza mensile, aperti a neo-genitori con figli da 0 a 1 anno per riflettere sulla lororelazione con il bambino, come educarlo e accompagnare la sua crescita passo dopo passo, peresprimere eventuali dubbi, chiedere suggerimenti e confrontarsi.

SAPORE DI MAMMA: allattamento materno e cure neonatali (giovedì 5 febbraio 2015 ore 14.30) Ostetrica Cotti Cottini

CRESCERE SANI: vaccinazioni e cure neonatali(giovedì 26 febbraio 2015 ore 14.30) Pediatra dr. Tomagra

PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO: (è necessaria la prenotazione telefonica)• la prevenzione degli incidenti (giovedì 19 marzo 2015 ore 14.30) • come agire in situazioni di emergenza (giovedì 26 marzo 2015 ore 14.30)

Dr.ssa Toniolo e Dr. Agostini

LA PAPPA CHE “FA GRANDI”: lo svezzamento (giovedì 16 aprile 2015 ore 14.30) Pediatra dr. Tomagra

IO E TE GENITORI: diventare genitori restando uniti nella coppia (giovedì 28 maggio 2015 ore 17.00) Psicologa dr.ssa Piccineli

LA NANNA DEL BAMBINO e il sonno del genitore (giovedì 24 settembre 2015 ore 14.30) Psicologa dr.ssa Pedretti

PAPA’ CHE PASSIONE: riflessioni e confronto sul ruolo del padre (solo per i papà)(lunedì 5 ottobre 2015 ore 17.30) Psicoterapeuta dr. Margutti(è preferibile la prenotazione telefonica)

PRONTO SOCCORSO PEDIATRICO : (è necessaria la prenotazione telefonica)• la prevenzione degli incidenti (giovedì 22 ottobre 20145ore 14.30) • come agire in situazioni di emergenza (giovedì 29 ottobre 2015 ore 14.30)

Dr.ssa Toniolo e Dr. Agostini

A CHE GIOCO GIOCHIAMO: attività e stimoli per una crescita armoniosa(giovedì 26 novembre 2015 ore 14.30) Psicologa dr.ssa Benaglio

LA PAPPA CHE “FA GRANDI”: lo svezzamento (giovedì 17 dicembre 2015 ore 14.30) Pediatra dr. Tomagra

Consultorio Familiare di DarfoVia Barbolini n.2 (II piano)

0364-540210 0364-540212

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gnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento in cui il bambino lo richie-de genera sicurezza nell´esplorazione del mondo, convinzione di essere amabile, fi-ducia nelle proprie capacità e in quel-le degli altri, un Sé positivo e affidabile. L´emozione predomi-nante è la gioia.”Oggi le famiglie han-no a disposizione molti strumenti “ca-salinghi” per comuni-care e trovare rispo-ste ai loro perchè (li-bri, internet, gruppi su facebook), ma le risposte più esaustive e professionali pas-sano più spesso da un confronto con chi “esperto” in ambito di cure neonatali si trova a lavorare tutti i giorni con le mamme e i loro bambini.I Consultori Familiari di Darfo ed Edolo da alcuni anni promuo-vono cicli di incontri aperti a tutti i geni-tori che desiderano confrontarsi e acquisire informazioni sui vari aspetti della cura del bambino da 0 a 1 anno. Il cicli di incontri, aperti a tutti e quasi sempre ad accesso libero) offrono la possibilità di ascoltare un esperto (pe-diatra, psicologo, medico, ostetrica) sui temi scelti (allattamento, svezzamento, pronto soccorso pediatrico, gioco e rela-zione con il bambino, ecc) e di ricevere risposta a tutte le domande e i dubbi dei genitori.Gli incontri, di cui riportiamo i volan-tini informativi, sono ad accesso libe-ro e gratuito.Sarà possibile consultare i calendari an-che tramite il sito dell’ASL di Vallecamo-nica sebino, consultando la sezione della home page.

DIPARTIMENTO ASSI CONSULTORIO FAMILIARE DI EDOLO

È nato…e adesso?Incontri a cadenza mensile, aperti a neo-genitori con figli da 0 a 1 anno, per rifletteresulla loro relazione con il bambino, per educarlo ed accompagnare la sua crescita passodopo passo, per esprimere eventuali dubbi, chiedere suggerimenti e confrontarsi.

Pronto soccorso pediatrico: la prevenzione degli incidenti, come agire in situazioni

d’emergenza(Giovedì 19 Febbraio 2015 ore 13.00-16.00) Dr.ssa Toniolo e Dr. Agostini

Mani in pappa: lo svezzamento (Venerdì 27 Marzo 2015 ore 14.30-16.00) Ostetrica Luisella Pè

A che gioco giochiamo: l’importanza del gioco nella crescita dei figli(Giovedì 23 Aprile 2015 ore 9.30-11.00) Assistente Sociale Barbara Baccanelli

Primo soccorso pediatrico: come gestire tranquillamente e in autonomia piccole

problematiche sanitarie(Giovedì 21 Maggio 2015 ore 10.00-12.00) Pediatra dr. Danilo Viggiani

Le emozioni dei bambini: coltivare l'intelligenza emotiva(Venerdì 25 Settembre 2015 ore 9.30-11.00) Psicologa dr.ssa Genny Poetini

Allattamento al seno: alimenta la salute, nutre l’amore(Giovedì 29 Ottobre 2015 ore 14.30-16.00) Ostetrica Donatella Lorenzi

CI SI PUÒ PRESENTARE AD UNO O PIÙ INCONTRI A SECONDO DEL TEMA PREFERITO

IL CORSO E’ GRATUITO E SI POSSONO PORTARE I BAMBINI

S I RICHIEDE CORTESEMENTE L' ISCRIZIONE

Consultorio Familiare di Edolo, Via Santa Maria, 12 (al piano terra dell’Ospedale)

Tel. 0364-772505 (Assistente Sociale) – 772605 (Psicologa) – 772570 (Ostetrica)

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L’amore dovrebbe essere un piacere,non un tormento.

Napoleone Bonaparte

L ’amore da sempre ha incuriosito e animato la penna di poeti, can-tanti, scrittori, registi e il pennel-lo di pittori e, ognuno a proprio

modo, ha scritto, cantato, narrato, dipinto delle immagini rappresentative interpre-tando quello che, nella propria epoca, era inteso con questo termine. Oggi, in un periodo storico fortemente arroccato su un piano narcisistico sembra quasi impossibile creare un sano, costruttivo e appagante legame di coppia che fonderà un altrettanto equilibrato nucleo familia-re. Dietro al termine “amore” si nasconde

tutto uno spettro di significati altri che rendono difficoltoso estrapolare le co-stanti che corrodono la vita di coppia e che ne determinano una pressante soffe-renza. Prevaricazione, controllo, lamenti, ricatti affettivi, menzogne, inganni, più o meno inconsciamente, caratterizza-no questi legami patologici. Riuscire a chiedere aiuto ad un consultorio fa-miliare permette di fermarsi e di met-tere in luce una varietà di relazioni a due avvelenate che sembrano essere ben lontane dall’amore adulto e ri-spettoso dell’altro. Nel corso del tem-po, la progettualità e la crescita comune della coppia spesso lasciano il passo al bisogno di sopraffare, primeggiare, ac-cattivarsi i figli, apparire come adeguati, premurosi, migliori, in un’eterna rincorsa

MAL D’AMORE:quando la sofferenza nella coppiagenera malessere nei figliDott.ssa Laura Piccinelli - Psicologa psicoterapeuta dipartimento ASSI

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a possedere un qualcosa che faccia sentire meno vuoti e più desiderabili ma che, in realtà, non fa che alimentare questa smania di possesso e di apparen-za. L’arrivo dei figli può inquinare o, apparente-mente, bonificare questi legami nocivi di coppia anche se, inevitabilmente, sulla prole vengono spo-state delle pesanti eredità. Figli contesi, usati, sedot-ti, monopolizzati, stru-mentalizzati per i propri interessi e come mezzo per potersi far la guerra. I figli malati, inibiti, bulli, devianti, sopra le righe, sono i portavoce della sofferenza della famiglia e della coppia, funzionali a negare la crisi del legame e a catalizzare su di loro tutte le attenzioni e le cri-tiche. Frequentemente, infatti, arrivano ai Servizi di aiuto solo i minori; per aiutarli a stare bene è fon-damentale coinvolgere la famiglia e lavorare su quei legami che potrebbero aver generato la patologia di cui loro sono portatori.È difficile per un adulto mettersi in di-scussione ma diventa fondamentale far-lo quando è il proprio figlio ad essere il portavoce del malessere della famiglia intera. Ogni relazione chiede nel tempo una ma-nutenzione faticosa ma necessaria dove accettare l’altro come individuo separato non è mai scontato e dove la stereotipia dei ruoli, all’interno dei quali si rischia di essere imprigionati, è sempre in agguato. Non esistono ricette, anche se tanti esper-ti hanno cercato di elencare decaloghi di ciò che salva o di ciò che fa naufragare la coppia, ogni storia e famiglia è par-ticolare, unica, pur seguendo alcuni schemi costanti. Gli incastri patologici della coppia, quando non sono pensati, transitano nella mente della discendenza, dei figli, di chi viene dopo, inquinando anche il sociale.

Aprire degli interrogativi, accompagnati da professionisti, aiuta a trovare utili bus-sole chiarificatrici per poter lavorare oltre che con la coppia anche con i figli che, invischiati in questi legami, non possono che soffrire e diventare a loro volta porta-tori di sintomi. “Un’ampia progettazione sociale che sia finalizzata all’educazione sentimentale delle nuove generazioni” pare essere l’unico antidoto efficace per questo potente veleno relazionale che, partendo dalle fatiche della coppia e del-la famiglia, si estende non solo agli eredi ma anche a tutto il sociale.

Berto, F., & Scalari, P. (2011). Mal d’a-more: relazioni familiari tra confusioni sentimentali e criticità educative. La Me-ridiana ed., Lecce.

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L ’aumento dell’aspettativa di vita, l’invecchiamento della popolazio-ne, l’incremento dell’incidenza del-le malattie croniche e degenerati-

ve e la presenza delle diverse comorbilità, configurano un quadro di bisogni che sol-lecitano al sistema sanitario, sociosanitario e sociale un impegno rilevante in termini di risorse umane ed economiche, senza di-menticare che tali bisogni richiedono alle famiglie impegni assistenziali, psicologici e finanziari assolutamente nuovi e che spes-so disarticolano l’organizzazione della quo-tidianità familiare.

In talune situazioni, ma soprattutto nelle persone di età avanzata, lo stato di cronicità si accompagna alla condizione di fragilità che intreccia sia gli aspetti clinici legati alla patologia, sia le risorse fisiche (aspetti fun-zionali delle attività corporee e della vita quotidiana), psicologiche (risorse cogniti-ve, emotive e comportamentali) e sociali (relazioni con gli altri, apertura all’esterno, interazione con l’ambiente, adattabilità e socialità).In questa prospettiva, lo stato di salute è l’e-

sito delle “relazioni” tra sistemi in cui è inse-rita la persona (famiglia, ambiente, scuola, lavoro, ecc); fra questi sistemi, la “sanità” e il “sociale” sono quelli per cui l’integrazione è essenziale per le forti interconnessioni e la difficoltà di distinguere il livello di sepa-razione pertanto l’integrazione diventa una priorità per rispondere alla complessità delle domande di salute.In effetti i bisogni sociali e sanitari di ogni persona variano nel tempo e questo com-porta implicazioni rispetto alla necessaria continuità e all’appropriatezza delle risposte.In questo quadro generale è sempre più forte la richiesta consapevole da parte delle persone fragili e delle loro famiglie di inter-venti a sostegno della domiciliarità e di una residenzialità integrata nel territorio, per poter continuare a permanere nel proprio contesto abituale di vita.A seguito dell’evoluzione sopra descritta, Regione Lombardia ha avviato da tempo una politica del Welfare che mette al centro la persona fragile e la sua famiglia.L’importanza del ruolo affidato ai servizi dell’ASL incomincia dalla corretta e diffu-sa informazione ai cittadini, alle famiglie, in merito alla gamma di servizi ed interventi di cui possono usufruire, a chi e come si fa la richiesta, ecc.

A casa propria è meglio...:servizi ed interventi di sostegnoalle persone fragili e alle loro famiglieDr. Ermanno Scotti - Responsabile Servizio Fragilità

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Questo articolo va proprio in questa dire-zione, assieme ad altre modalità informati-ve, ad esempio sul sito web aziendale e con brochure distribuite ai medici di famiglia e nelle farmacie.Oltre al più conosciuto e già diffuso servi-zio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), prescritto dal Medico di Famiglia ed erogato gratuitamente alle persone non au-tosufficenti, servizio che nel 2014 ha avuto ben 2.107 utenti:se la tua famiglia sta vivendo una si-tuazione di fragilità o difficoltà per la presenza di persone minori, adulte o anziane con:• Grave o gravissima disabilità• Parziale o totale non Autosufficienza Regione Lombardia e la tua ASL possono darti il sostegno di cui hai bisogno.

Per presentare domanda e ottenere infor-mazioni rivolgiti alloSPORTELLO WELFAREPRESSO L’ASL DI VALLECAMONICA-SE-BINO – DIPARTIMENTO ASSI - SEDE DI BRENO, VIA NISSOLINA 2 – 4° PIANONUMERO VERDE: 800 480.288(Gli operatori sono presenti dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 17,30)e.mail: [email protected] [email protected] relazione al bisogno della tua famiglia, potrai ottenere:• Prestazioni finalizzate a favorire la

permanenza a domicilio es: prestazioni infermieristiche, medi-

che, fisioterapiche e altre), erogate a domicilio o presso centri diurni o resi-

denze sanitario assistenziali (RSA)• Accoglienza temporanea di persone

anziane presso strutture residenziali• Accoglienza di minori con gravissi-

ma disabilità presso strutture residen-ziali

• Benefici economici di sostegno all’assistenza fornita dai familiari

Le azioni di sostegno sono rivolte ai cittadi-ni residenti in Lombardia iscritti al Servizio Sanitario Regionale ed erogate indipen-dentemente dal reddito.

Come si accede...Per l’accesso agli interventi e servizi sopra elencati serve:una richesta scritta su apposito modu-

lo alla Unità di Valutazione Multidimen-sionale (UVM) dell’ASL (i moduli sono reperibili sul sito dell’ASL www.aslvalle-camonicasebino.it o presso lo Sportello Welfare

la Valutazione multidimensionale, in genere effettata al domicilio della perso-na o in ospedale,

il Progetto Individuale steso dall’UVM e condiviso con la famiglia,

l’erogazione del Buono e/o del Vou-cher da parte dell’ASL,

la scelta di un ente erogatore accre-ditato da parte dei famigliari cui affidare le cure della persona malata,

l’Ente erogatore scelto attua gli inter-venti necessari definiti nel Progetto In-dividuale in base ad un Piano Assisten-ziale Individualizzato concordato con la famiglia.

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aCosa si offre...“RESIDENZIALITÀLEGGERA/ASSISTITA”destinatari: persone che abbiano compiu-to i 60 anni, in condizioni di fragilità e/o parziale autosufficienza, che vivono a do-micilio o che provengono da RSA (non da altre strutture residenziali)intervento: é prevista l’erogazione di due tipologie di voucher a parziale copertura della retta giornaliera praticata dalla strut-tura di accoglienza (RSA, Case Albergo, Alloggi Protetti per anziani, Strutture resi-denziali attivate come unità di offerta speri-mentali) con valore proporzionale al livel-lo di assistenza richiesto: • Bassa intensità con valore giornaliero di

€ 14•Media intensità con valore giornaliero

di € 24

“RESIDENZIALITÀ PER MINORICON GRAVISSIMA DISABILITÀ”destinatari: minori con gravi e gravissime patologie non assistibili a domicilio che ne-cessitano di assistenza nell’arco delle 24 oreintervento: sono previste prestazioni so-ciosanitarie di residenzialità di tipo conti-nuativo, da realizzarsi mediante l’assegna-zione di un voucher, finalizzato alla par-ziale copertura della retta della struttura di accoglienza (RSD, CSS), diversificato in funzione del bisogno: • voucher a media intensità: 140 € al

giorno• voucher ad alta intensità: 200 € al

giorno

“RSA APERTA”destinatari: persone affette da demenza certificata o persone non autosufficienti di età superiore ai 75 anni che vivono al pro-prio domiciliointervento: sono previsti interventi flessi-bili, in relazione al bisogno della persona/famiglia, quali ad esempio integrazione del lavoro di assistenza prestata dai familiari o da chi si prende cura, addestramento del familiare a interventi di stimolazione cogni-tiva, adattamento degli ambienti ecc., ade-guati ai bisogni della persona ed erogabili dalle RSA sia a domicilio che in struttura.Si realizza mediante l’attribuzione, a seguito di valutazione multidimensionale, di vou-cher differenziati secondo l’intensità del bisogno e corrispondenti a profili assisten-ziali di bassa, media o alta intensità:- voucher del valore mensile di 350 € per

persone con bisogni di bassa intensità- voucher del valore mensile di 500 € per

persone con bisogni di media intensità- voucher del valore mensile di 700 € per

persone con bisogni di alta intensità

BUONO MENSILE E VOUCHER SO-CIOSANITARIO destinatari: Persone al domicilio in condi-zione di dipendenza vitale:- di qualsiasi età, se affette da malattie del

motoneurone o in Stato Vegetativo- con età inferiore ai 65 anni, se affette da

altre patologie- che hanno compiuto i 65 anni, affette da

altre patologie, già beneficiarie del buo-no mensile di € 1.000

intervento:- buono mensile di € 1.000, finalizzato a

sostenere l’intervento di cura prestato dalla famiglia e/o dall’assistente perso-nale impiegata con regolare contratto

- voucher socio sanitario mensile fino ad un massimo di € 500 per minori, per progetti a carattere educativo/socializ-zante

‐ voucher socio sanitario mensile fino ad un massimo di € 360 per adulti e anzia-ni, per il monitoraggio delle condizio-ni di salute della persona e per even-tuali altre prestazioni di mantenimento dell’autonomia.

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Introduzione

T ra le competenze del Servizio Vigilanza e Accreditamento del-la Direzione Sociale dell’ASL di Vallecamonica-Sebino rientrano i

controlli e il monitoraggio della rete delle Unità d’offerta socio-assistenziali presenti sul territorio.La rete delle Unità d’offerta socio-assisten-

Il Centro Diurno Anziani:un’importante risorsa del territorio

ziali comprende una serie di Servizi diurni e residenziali rivolti a soggetti presenti in tutto il ciclo dell’età evolutiva della persona e della famiglia, a partire dai minori fino agli anziani, nelle loro componenti di fra-gilità determinate da situazioni di disabilità e di disadattamento.Sono infatti presenti in ambito territoriale le seguenti tipologie di Servizi socio-assistenziali:

Dr. Pierangelo Troletti - Responsabile del Servizio Vigilanza e AccreditamentoSig. Fiorenzo Formentelli - Coadiutore amministrativo espertoSig.ra Orietta Barcellini - Assistente amministrativoSig.ra Alessandra Scattolini - Assistente amministrativo

Area Minori Area Disagio adulto Area Disabili Area Anziani

Nidi Famiglia

Comunità Alloggio per Utenza Mista

Comunità di Accoglienza Residenziale per Disabili Alloggi Protetti per

Anziani

Asili Nido e Micronidi

Centri Socio EducativiCentri Ricreativi

Diurni

Centri Diurni per Anziani

Comunità Educativeper Minori Servizi di Formazione

all’AutonomiaAlloggi per l’Autonomia

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Il Piano dei Controlli 2013/2014 prevedeva, su precisa indicazione regionale, la rivisita-zione e il monitoraggio da parte del Servi-zio Vigilanza e Accreditamento dell’ASL di tutte le Unità d’offerta sopra citate.Si precisa che i Centri Diurni Anziani (CDA)

In ambito territoriale sono ovviamente presenti altri Centri per Anziani dislocati presso vari Comuni, che svolgono attività analoghe, pur senza far parte della rete

presi in considerazione e monitorati sono stati solo quelli autorizzati con provvedi-mento della Provincia di Brescia ai sensi della normativa regionale precedentemente vigente, e precisamente le seguenti Unità d’offerta:

ufficiale di Centri Diurni Anziani ricono-sciuti a livello regionale.La normativa regionale (DCR 871/87) defi-nisce i Centri Diurni per Anziani “Servizi

Denominazione Indirizzo Ente GestorePosti

autorizzati Foto

Centro Diurno per Anziani

Via Regina Elena, 11425040 Angolo Terme (BS) *Tel. 0364.548999

Comune di Angolo TermePiazza Alpini, 225040 Angolo Terme (BS)Tel. 0364.548012

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Centro Sociale Diurno per Anziani

Piazza Liberazione, 1325040 Bienno (BS)Tel. 0364.300462

Comune di Bienno Piazza Liberazione, 125040 Bienno (BS)Tel. 0364.40001

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Centro Diurno per Anziani

Via Laffranchini, 30/A25040 Cividate Camuno (BS)Tel. 3640.342055

Associazione di fraternità tra anziani, Pensionati e InvalidiVia Laffranchini, 30/A 25040 Cividate Camuno (BS) Tel. 364.342055

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Centro Diurno per Anziani

Via Civitanova Marche, 1/A25040 Esine (BS)Tel. 0364.360166

Comune di EsinePiazza Garibaldi, 125040 Esine (BS)Tel. 0364.367800

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Centro Sociale Diurno per Anziani

Via Marconi, 925040 Gianico (BS)Tel. 0364.534217

Associazione Pensionati e Invalidi Via Marconi, 9 - 25040 Gianico (BS)Tel. 0364.534217

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Centro Diurno per Anziani

Via Cava 4025053 Malegno (BS)Tel. 0364. 341186

Associazione VolontariAssistenza Malegno Via Cava, 4025053 Malegno (BS)Tel. 0364.341186

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Centro Diurno per Anziani

Via Bertolotti 1325050 Paspardo (BS)Tel. 0364.48072

Comune di Paspardo Via Roma, 2425050 Paspardo (BS)Tel. 0364.48025

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Centro Diurno per Anziani e Pensionati

Via Torre, 11325050 Piancamuno (BS)Tel. 0364.590297

Comune di Piancamuno Via Don Stefano Gelmi, 3125050 Piancamuno (BS)Tel. 0364.593811

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* La sede del Centro Diurno per Anziani di Angolo Terme è stata trasferita in altro stabile del Co-mune di Angolo Terme, precisamente in Via Regina Elena n. 52, e sta perfezionando le procedure autorizzative in merito.

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Adi assistenza a carattere integrativo e di sostegno alla vita domestica e di relazione. Questi Centri si propongo-no di assicurare agli anziani effetti-ve possibilità di vita autonoma e so-ciale, favorendo il rapporto di comu-nicazione interpersonale e le attività ricreative culturali. Il Centro Diurno si caratterizza per la polifunzionali-tà delle sue prestazioni. Le funzioni minime essenziali che devono essere garantite dal Centro Diurno sono le attività organizzate di tempo libero, svago, culturali e di incontro”.I Centri Diurni Anziani sopra citati sono stati ricontattati dal Servizio Vigilanza e Accreditamento nel corso del Piano Con-trolli e hanno mostrato degli aspetti in-teressanti, che si ritiene opportuno illu-strare.E’ emerso il seguente quadro complessivo:• tutti i Centri Diurni Anziani sono ri-

sultati funzionanti e in “buona salu-te”, elemento tutt’altro che scontato, considerata la crisi generale in atto e quella specifica di alcune tipologie di Unità d’offerta socio-assistenziali, qua-li ad esempio gli Asili Nido;

• tali Servizi per anziani si sono evolu-ti in una direzione che è quella più specificamente di animazione, abban-donando progressivamente le presta-zioni sanitarie, peraltro attualmente assorbite da altre più specifiche tipo-logie di Unità d’offerta;

• le persone che vi operano svolgono la loro attività esclusivamente a titolo di volontariato. Anche in tale settore la risorsa del volontariato sta consenten-do di far fronte alla crisi economica in atto;

• i responsabili, nonostante le difficol-tà, resistono “imperterriti” e motivati a svolgere le loro attività di coordina-mento e di animazione socio-culturale;

• gli stabili sono tutti di proprietà comu-nale e vengono gestiti da associazioni di volontariato per anziani;

• i locali visionati si sono rivelati di buona qualità, in condizioni igienico-sanitarie adeguate e gestiti in modo accurato e ordinato;

• gli orari di apertura coprono tutto l’ar-co settimanale e i pomeriggi, a volte fino a sera;

• le attività ricreative, culturali e sociali

vengono svolte sia presso la sede del Servizio che all’esterno. Le principali iniziative realizzate sono relative a gite e cene sociali, incontri culturali e mo-menti ricreativi di gruppo.

Tali attività costituiscono importanti mo-menti di aggregazione e socializzazione, strumento di prolungamento della vita at-tiva, considerata anche la presenza di una significativa fascia di pensionati relativa-mente giovani e attivi.Gli elementi di criticità possono essere ri-condotti ai seguenti aspetti:• scarso sviluppo del lavoro in rete tra i

vari Centri presenti sul territorio, che favorirebbe uno scambio di esperien-ze e di opportunità;

• ridotta pubblicizzazione delle inizia-tive proposte, che consentirebbe una maggiore partecipazione alle attività e un’informazione diffusa delle stesse.

L’obiettivo della pubblicazione dell’ar-ticolo si colloca in tale direzione e può rappresentare una nuova opportunità in tal senso.Il prospetto e gli indirizzi sopra ri-portati costituiscono una modalità per pubblicizzare tali Servizi.La ricognizione dei Centri Diurni Anziani, al di là dei verbali di visita ispettiva, si è conclusa con un arrivederci al prossimo Piano dei Controlli e un augurio a prose-guire l’attività in corso con il medesimo entusiasmo e rinnovata vitalità.

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34 L a rivista “Sanità Camuna” rappre-senta una realtà ormai consolida-ta sul territorio. Essa viene infatti distribuita in 5.000 copie presso

84 farmacie dislocate sul territorio di af-ferenza dell’ASL costituito da 42 Comuni, all’interno delle struture Aziendali (Ospe-dali di Esine ed Edolo; sedi territoriali di Cedegolo, Breno, Darfo e Pisogne) e

2015La tua pubblicità su “Sanità Camuna”

presso altri Enti quali Comunità Montana di Vallecamonica e Azienda Territoriale per i Servizi alla Persona.Il giornale viene inoltre pubblicato sul sito aziendale www.aslvallecamonicase-bino.it, anche nella sua versione digitale.Per le attività commerciali che fosse-ro interessate sono a disposizione al-cuni spazi pubblicitari.

Per informazioni e per riservare gli spazi pubblicitari è necessario rivolgersi all’Ufficio Comunicazione Aziendale, tel: 0364 329.352e- mail: [email protected]

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Intervista al Primario del Reparto diMedicina Generale dell’Ospedale di EsineDr. Roberto Furloni - Primario UO Medicina GeneraleDott.ssa Cinzia Zanardini - Staff Direzione Sanitaria Aziendale

A bbiamo deciso di incontrare il dr. Roberto Furloni, primario del reparto di Medicina Gene-rale dell’Ospedale di Esine, con

il quale abbiamo fatto il punto della situa-zione sull’attività ed i servizi erogati dalla Unità Operativa da lui diretta.

1. In data 01.02.2014 è stato nominato primario della UO di Medicina Gene-rale presso l’Ospedale di Esine. Qual’è il bilancio di questi primi sette mesi di attività?Quando leggo interviste relative al tema sanità e ospedali, mi chiedo sempre quale sara’ il grado di sincerità dell’intervistato, ovvero quante bugie credibili o mezze ve-rità riuscirà a propinare al lettore o all’a-scoltatore. Essendo un pessimo bugiardo ed avendo la tendenza a mantenere uno stretto collegamento fra parola e pensiero, rispondo alla sua domanda in modo di-retto: il bilancio personale di questi mesi di attività è assolutamente positivo, nella consapevolezza delle numerose problema-tiche correlate alla direzione di un Reparto di Medicina e nella certezza che possiamo migliorare ancora.Il personale medico e infermieristico man-tiene un elevato profilo professionale, come mi viene manifestato ogni giorno dai fami-liari dei ricoverati. E questo è sintomo che stiamo andando nella giusta direzione. E’ mia opinione infatti che il nostro com-pito di medici rimane quello di esercitare la nostra professione, con la competenza, l’entusiasmo e la professionalità che ab-biamo acquisito dai nostri Maestri, man-tenendo il paziente al centro della nostra azione di diagnosi e cura; è indispensabile stabilire un clima di fiducia che consenta al malato di sentirsi sereno perché seguito e curato al meglio nel “suo ospedale”, nel “nostro ospedale”. Dare risposte concrete ai bisogni di salute in Vallecamonica la-sciando polemiche e gossip da salotto ad

altri, passare dal “to cure” al”to care”... si può fare, si deve fare.

2. Numeri alla mano, quali sono i dati rilevanti sull’attività del reparto?Le attività del Reparto Medicina hanno mo-strato negli anni un progressivo incremen-to, sia come regime di ricovero che come attività ambulatoriale. Ritengo che anche quest’anno chiuderemo in positivo sotto il profilo strettamente aziendale, anche se la sfida vera è, a mio avviso, recuperare la fi-ducia di quei cittadini camuni che hanno sentito la necessità o sono stati costretti ad “emigrare” in altre sedi per ottenere presta-zioni sanitarie. In questa ottica dobbiamo continuare a lavorare bene, meglio.All’interno del mio Reparto vi sono nume-rose eccellenze. La Diabetologia, inserita anche sul territorio con una attività qua-

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insegnanti e gli operatori del Consultorio consente di affrontare e superare tali resi-stenze, individuando strategie di interven-to condivise ed efficaci. Alla luce delle linee guida regionali, si è ritenuto necessario potenziare la funzione preventiva della scuola e della famiglia, valorizzandone il compito educativo, at-traverso la crescente attivazione di per-corsi formativi rivolti agli insegnanti ed ai genitori dei bambini frequentanti la Scuola dell’infanzia. Le proposte for-mative hanno permesso di consolidare la collaborazione, costruita nel corso del tempo, tra le diverse figure coinvolte. Nel corso degli anni i temi affrontati sono stati numerosi: le parole che facilitano la comunicazione, i disturbi del comporta-mento e le stategie per affrontarli, il di-segno infantile, il gioco, le emozioni dei bambini... Nell’ultima annualità gli incon-tri formativi, sia per i genitori che per gli insegnanti, si sono focalizzati sull’appro-fondimento di tematiche relative all’edu-cazione all’affettività e alla sessualità. La modalità di conduzione degli incontri, sia con i genitori che con gli insegnan-ti, attiva ed esperienziale, ha stimolato le riflessioni e gli scambi tra i partecipanti al gruppo, permettendo di andare oltre il mero confronto sugli aspetti teorici legati al tema.Ora, dopo oltre un decennio di attività, si è ritenuto di fare una pausa per riflettere e valutare nuove modalità per raggiunge-re l’obiettivo del benessere del bambino,

secondo una forma di prevenzione che metta in rete famiglia, scuola e operato-ri psico-sociali. Nel frattempo siamo certi che il progetto Pinocchio, oltre ad aver raggiunto il principale obiettivo suddetto, ha contribuito anche ad arricchire in ge-nitori ed insegnanti la conoscenza delle funzioni del Consultorio Familiare, delle diverse figure professionali che vi opera-no e delle modalità di accesso, e la colla-borazione costruita negli anni sarà terre-no fecondo per nuove progettualità.In conclusione si riportano le testimo-nianze di due genitori che hanno parte-cipato al ciclo di incontri di formazione presso il Consultorio nello scorso anno scolastico:

“Ho partecipato al primo incontro chie-dendomi se non fosse troppo prematuro un “corso” per genitori di approccio alla sessualità dei bambini in età prescolare. Mi aspettavo delle lezioni teoriche e di-stanti con consigli difficilmente applica-bili nella realtà. Invece da subito si è cre-ato tra genitori e operatrice un clima di interazioni e scambi molto interessante. Abbiamo svolto degli esercizi molto utili, ci siamo soffermati a riflettere su aspetti della vita in famiglia che spesso nella fret-ta degli impegni non consideriamo, ab-biamo parlato molto tra di noi e abbiamo ascoltato.

Papà Riccardo

L o Staff Osservatorio Dipen-denze ha pubblicato sul sito istituzionale dell’ASL (www.aslvallecamonicasebino.it)

il Report Osservatorio Dipendenze anno 2013 che descrive l’evoluzione del fenomeno in Vallecamonica da un punto di vista quali-quantitativo. Di seguito si riporta un’elaborazione sintetica dei dati contenuti nel Report, che peraltro rispec-chiano l’andamento dei consumi a livello nazionale. Dalle indagini campionarie sul-la popolazione eseguite dal Dipartimento Politiche Antidroga, contenute nell’ultima Relazione al Parlamento 2013 sull’uso di sostanze stupefacenti e tossicodipenden-za, in Italia emerge che:• la cocaina e l’eroina segnano una co-

stante e continua contrazione della prevalenza di consumatori;

• gli allucinogeni e gli stimolanti regi-strano un trend in leggero aumento del consumo;

• il fenomeno cannabis su internet è in forte espansione;

• la ludopatia (gioco d’azzardo patolo-gico) stima che circa il 3% della po-polazione tra i 15 e i 64 anni ne sia affetta;

• l’abuso di alcol in Italia riguarda il 25,4% degli uomini ed il 7,3% del-le donne di età superiore a 11 anni. Nei consumatori di bevande alcoliche

sono presenti, più frequentemente che nei non consumatori, comportamenti o abitudini che possono aggravare il rischio connesso all’uso di alcol, quali l’uso quotidiano dell’automobile o l’a-bitudine al fumo.

Utenza presa in carico anno 2013Nell’anno 2013 i Servizi Dipendenze (Ser-vizio Territoriale Dipendenze, Servizio Multidisciplinare integrato) hanno tratta-to 740 soggetti residenti nel territorio di Vallecamonica Sebino, di cui 373 per pro-blematiche connesse all’uso di sostanze stupefacenti illegali e 367 per dipendenza da sostanze alcoliche.Rispetto all’anno precedente si rileva un aumento complessivo del numero di soggetti con problematiche legate all’uso di sostanze stupefacenti legali e illegali. Si evidenzia una maggior in-cidenza dell’utenza di sesso maschile sul totale dei soggetti in trattamento, distribu-ita in fasce d’età che comprendono l’età minorile fino agli over 60 anni. Si assiste progressivamente ad un invec-chiamento dell’utenza e ad un innalza-mento dell’età media dei soggetti trattati, tale dato rispecchia la realtà del feno-meno dipendenza a livello Regionale e Nazionale. Gli utenti in carico ai Servizi hanno prevalentemente un’età oltre i 39 anni. Si registra un lieve calo del dato

Report osservatorio dipendenzeValle CamonicaDr.ssa Marina Salada - Referente Osservatorio e Prevenzione

■ Tabella Utenti SERD ■ Tabella Utenti SMI

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litativamente e quantitativamente davvero notevole; il Day Hospital Oncologico, che, nonostante problemi di personale medico e infermieristico (solo parzialmente risol-ti), continua a mantenere standard elevati sia nella fase diagnostica che nella eroga-zione delle cure chemioterapiche. L’Uni-tà Operativa di Epatologia che mantiene contatti diretti con il Centro Trapianti di fegato dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ed è all’avanguardia nella terapia dei pazienti con patologie epatiche di natura virale. L’attività ambulatoriale di Endocrinologia, cresciuta ulteriormente negli ultimi mesi. L’ambulatorio di Emato-logia che è stato in questi anni un punto di riferimento all’interno dell’Ospedale, ma soprattutto sul territorio, la cui attività mi auguro possa proseguire anche in futuro. L’Hospice e le cure palliative per pazienti affetti da neoplasie. La attività di diagno-stica ecografica; l’attività dei nostri infet-tivologi che con la coordinazione del CIO (comitato infezioni ospedaliere) risolve i quotidiani problemi relativi alle infezioni ospedaliere ed infine l’attività sempre cre-

scente del Day Hospital Internistico. I dati di tutte queste attività sono molto rilevanti e va sottolineato come i colleghi impegna-ti in tali ambiti hanno anche in carico i pazienti ricoverati, non essendo esclusiva-mente dedicati alla sola attività ambula-toriale.

3. Quali sono le attività che intende in-crementare o stabilizzare?Tutte le attività citate in precedenza vanno stabilizzate ed avranno un incremento, dettato dalla sempre maggiore richiesta dei pazienti, richiesta guidata dalla qualità delle prestazioni erogate. Di recente è stato attivato l’ambulatorio di gastroenterologia e presto verrà ripresa l’attività delle cure palliative territoriali, dopo l’esperienza positiva del progetto pi-lota del 2012. La presenza di numerosi pazienti con pa-tologia cardiovascolare vedrà l’attivazione di un ambulatorio per la diagnosi e la terapia della ipertensione arteriosa e l’in-cremento della fase diagnostica mediante l’utilizzo di diagnostica ecocardiografica

L’approccio geriatrico alla riconciliazione farmacologica: una visione multidimensionaleper una cura incentrata sulla personaDr. Paolo Maria Stofler - Responsabile UOS di GeriatriaDott.ssa Cinzia Zanardini - Staff Direzione Sanitaria Aziendale

I l dr. Paolo Maria Stofler dal 2006 è di-rigente medico dell’ASL di Vallecamo-nica-Sebino presso la UOC di Medi-cina e Riabilitazione dell’Ospedale di

Esine e da un anno è Responsabile della UOS di Geriatria. L’abbiamo intervistato per approfondire il tema della cura del paziente anziano con particolare riferimento alla te-rapia farmacologica.

L’invecchiamento della popolazione e l’evoluzione della medicina hanno determinato un progressivo aumento della presenza di più patologie nello stesso individuo (comorbilità) e quin-di l’aumento del numero di farmaci as-sunti giornalmente dal paziente.Questo cosa comporta?La realtà oggi ci pone di fronte a pazienti sempre più vecchi, più malati e più tratta-ti; considerando ogni malattia secondo un modello che anche le linee guida continua-no ad avere, ma che portano spesso all’as-sunzione di decine di farmaci al giorno. Il classico modello lineare di approccio al paziente, basato sul passaggio dalla diagno-si, alla prognosi e quindi alla terapia (cu-rative care o curative medicine), considera il malato affetto da una e una sola malattia senza prendere in considerazione il “con-testo” in cui il processo morboso si è ve-rificato.Lo stato di salute e la prognosi del vecchio malato, ospedalizzato per un fatto acuto, non sono determinati dalla sola patologia acuta, che pur svolge un ruolo importante; ci sono fattori altrettanto importanti di tipo premorboso: presenti prima del fatto acuto; fattori legati all’ospedalizzazione e fattori post-ospedalieri: legati al rientro al domi-cilio, che vanno tenuti in considerazione.

Quale dovrebbe essere quindi l’approc-cio del medico nei confronti di un pa-ziente anziano?Le linee guida sono basate su studi rando-

mizzati controllati o metanalisi, che spesso escludono o sottorappresentano le età più avanzate, specialmente se in presenza di comorbilità e politerapia. Gli internisti del terzo millennio dovrebbero quindi andare oltre i paradigmi della propria specialità e abbracciare un approccio multisistemico, che tenga conto dei cambiamenti di età correlati, del decadimento cognitivo, della comorbilità, della politerapia, di fattori psi-cologici e socioeconomici, e delle preferen-ze personali.Questo passaggio è essenziale per una cura individualizzata del paziente anziano, per avere un approccio prescrittivo razionale e cauto, e innovare la evidence based medici-ne ad una specifica attenzione agli autcome clinici e alla soddisfazione del paziente.

Esistono degli strumenti clinici che permettono l’inquadramento dei pa-

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a: ANDOS - Comitato di Vallecamonica-Sebino

- per la donazione di € 3.000,00 volta a finanziare la prosecuzione della borsa di studio finalizzata alla continuità del supporto ammi-nistrativo per reparti dell’Area Chirurgica dell’Ospedale di Esine

- per la donazione a favore del Servizio di assistenza ospedaliera Day Hospital dell’Ospedale di Esine, consistente n.2 set di poltroncine, una carrozzina pieghevole ed un saturimetro, del valore complessivo di € 1.299,66

KALTEK srl di Padova per la donazione di € 5.000,00 a favore del Dipartimento dei Servizi Aziendale

Boheringer Ingelheim Italia Spa di Milano per la donazione di n.5 pulsossimetri da polso per un valore complessivo di € 1.048,37, a favore dell’UO di Pneumologia dell’Ospedale di Esine

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