scautismo in liguria 27 maggio-giugno 2012

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Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova - N° 27/anno VI - Maggio/Giugno ScautismoinLiguria Speciale Giornata Libera 17 Marzo Sviluppo: oltre l’apro e chiudo Nuova rubrica spiritualità scout 3 11 36

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Scautismo in Liguria Periodico di proprietà dell’Agesci Liguria Vico Falamonica 1/10 16121 Genova Tel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08 Direttore Responsabile: Giuseppe Viscardi Direttore: Emanuela Ratto Redazione: Pietro Arnaldi, Pietro Barabino, Carlo Barbagelata, Stefano Barberis, Francesco Bavassano, Giorgio Costa, Paolo Marré Brunenghi, Luigi Picone.

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Poste Italiane spa - Spedizione in A.P. DL 353/2003(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB Genova - N° 27/anno VI - Maggio/Giugno

ScautismoinLiguria

Speciale Giornata Libera 17 Marzo

Sviluppo:oltre l’apro e chiudo

Nuova rubrica spiritualità scout

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Hanno collaborato:Alice e Irene (scolte del GE 53), Daniele Boeri, Centro Mario Mazza, Martina Maello, Marco Pa-glieri, Andrea Piazze, Enrica Roccotiello, Stefano Zec, la coca del Genova XX.

Aut. del Tribunale n. 23 del 5 novembre 2004Impaginazione: www.atreonline.itStampa: Microart srl - Recco - GeFinito di impaginare il 30 aprile 2012La tiratura di questo numero é stata di 1300 copie.

Scautismo in LiguriaPeriodico di proprietà dell’Agesci LiguriaVico Falamonica 1/10 16121 GenovaTel. 010.247.44.04 - Fax 010.247.43.08Direttore ResponsabileGiuseppe ViscardiDirettoreEmanuela RattoRedazione: Pietro Arnaldi, Pietro Barabino, Carlo Barbagelata, Stefano Barberis,Francesco Bavassano, Giorgio Costa,Paolo Marré Brunenghi, Luigi Picone.

Eppure se penso a tutte le volte che ci sono riu-scita è stato tutto molto più vero e profondo, che sia andata a buon fine o che sia andata incontro a un fallimento. Perché è qualcosa che mi è ap-partenuto fino in fondo. Esattamente quello che chiediamo ai nostri ragazzi… E non serve per forza FARE cose straordinarie, solamente osare buttare un po’ il cuore oltre l’ostacolo prenden-doci cura, nel nostro piccolo, del mondo in cui viviamo, sia che abbiamo il fazzolettone addos-so sia che non lo abbiamo.

In tutto questo forse non guasta ricordarci che se noi mettiamo davvero e con sincerità il me-glio che possiamo, con le forze, le capacità e i limiti che abbiamo, non siamo soli, come ci ricorda la promessa… “Con l’aiuto di Dio”. Lo “zampino” dello Spirito Santo è talmente pre-sente che a volte non ce ne accorgiamo, ma c’è e non poco.

Emanuela

Tra l’essere e il fare…In questo numero di SIL la domanda “perché” è piuttosto ricorrente, in maniera esplicita e im-plicita. Non tanto per arrovellarci su aspetti mi-nuziosi o formali… Esattamente nella direzione opposta, vuole essere uno stimolo per spingerci verso l’essere scout e non il fare scoutismo. SIL propone una rubrica che si intitola “Fare scoutismo” mi direte… Vorrei che fosse presa per quello che è, ovvero un contenitore di stru-menti e idee che siano di stimolo alla fantasia e alla creatività di ogni capo e non ricette da applicare pedissequamente, spunti da adatta-re facendo una lettura dei ragazzi che ci sono affidati che non sono ragazzi generici ma sono proprio quelli lì, in un momento preciso e in un luogo preciso.

EsserCI, essere noi stessi con loro, metterci in gioco per quello che siamo… non so a voi, ma a volte questo a me spaventa moltissimo, per-ché il timore è quello di non essere all’altezza.

editoriale

La redazione

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Libera!

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A cura di Martina Maello

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per difendere i diritti ha pagato con la propria vita. Una giornata storica. Un giorno di pensieri profondi ma soprattutto di gioia. Un giorno di memoria e di riflessione. Sul palco c’erano Nan-do Dalla Chiesa, Giancarlo Caselli, Marta Vin-cenzi, Barbara D’asta e Don Gallo, che con voce spezzata pronunciavano i nomi delle oltre 900 vittime delle mafie: semplici cittadini, magistra-ti, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere o “semplicemen-te” hanno detto “Basta!”.

Un silenzio surreale accerchiava il porto anti-co di Genova. Un silenzio colmo di rispetto e di condivisione. Qualcuno guardava verso il cielo, qualcuno guardava per terra e qualcuno, rivolto verso il mare, si perdeva nelle onde.

Le parole di don Ciotti, dure e concise, sono affondate nel fiume di attenti ascoltatori con grande carica emotiva: “Il vero problema è la zona grigia del paese, perché tutti capiscano - e c’è zona grigia anche nella Chiesa. La vera forza della mafia non sta dentro la mafia ma fuori

LIBERA, 17 MARZO.“La vera memoria è impegnarci di più tutti”. Queste sono alcune delle parole che don Ciotti pronuncia dal palco, un palco che sovrasta il mare, il Porto Antico di Genova. Tra don Ciotti ed il mare, centomila persone che lo acclama-no: ci sono anche i parenti delle vittime, im-mersi in un fiume di uomini e donne che vo-gliono tenere viva la memoria delle tremende atrocità compiute dalle associazioni criminali. Centomila cuori che vogliono dimostrare che la mafia, che ha tentato e tenta di dividere tutto, questa volta ha unito e riunito.

Quest’anno la “Giornata  della  Memoria  e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle ma-fie” ha assunto un valore particolare perché, proprio il giorno precedente a quello della cele-brazione, il Consiglio dei Ministri ha deliberato i funerali di Stato per Placido Rizzotto,  il sin-dacalista siciliano della Cgil, ed esponente del Partito Socialista, assassinato da cosa nostra nel 1948. Il giovane aveva messo in discussio-ne il controllo delle terre e lo sfruttamento dei braccianti da parte della mafia, e per questo fu ucciso, all’età di 34 anni. I mafiosi ne occultarono il cadavere nelle cam-pagne di Corleone per cancellarne anche la me-moria, ma anche questa volta non ci sono ri-usciti: il corpo martoriato è stato ritrovato ed identificato, mediante il confronto del DNA, dopo 64 anni, rendendo la sua testimonianza un patrimonio valoriale per tante persone.

A Genova migliaia di adolescenti, ragazzi ed adulti, molti con il fazzolettone al collo, con il sorriso sulle labbra, con striscioni in mano ma soprattutto con tanta voglia di impegnarsi. Nes-suna bandiera di partito, moltissimi striscioni di scuole e associazioni, tutti per ricordare vittime innocenti.

Marciando per le vie del centro di Genova si vedevano gambe che camminavano, che avan-zavano le une affianco alle altre, che procede-vano passo dopo passo per non cancellare la memoria di chi, per combattere le ingiustizie e

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La vera speranza di sconfiggere la mafia è quel-la di lottare tutti insieme, senza distinzione di partito politico o di regione, per dimostrare che noi vogliamo vivere in un paese di legalità.Scri-veva coraggiosamente il magistrato Borsellino, e Libera ne ha fatto uno slogan, che i ragazzi ostentano serigrafato sulle loro T-Shirt, come se fosse il titolo del loro album preferito: “chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Borsellino ha scelto di morire una volta sola.

Vuoi vedere il video della giornata? http://you-tu.be/k2NJWye5HKI?hd=1

da essa, in quella zona grigia costituita da seg-menti della politica, delle professioni e dell’im-prenditoria”. Dobbiamo impegnarci, cercare di colorare anche questa zona grigia del paese, affinché non sia l’alimento delle organizzazioni criminali.

Chi è intervenuto a Genova, in alcuni casi attra-versando l’Italia con mezzi di fortuna, ci vuole convincere che la mafia non è una cosa troppo grande per essere combattuta da un singolo, che molti singoli diventano un esercito e che tutti dobbiamo impegnarci attivamente per questa causa. Le speranze non possono che converge-re su di noi. Giovani scout pronti a sporcarci le mani, a metterci in gioco ed a essere attivi nelle nostre scelte sociali e politiche.

La giornata è proseguita con diversi laboratori di approfondimento ed attività, che hanno il-luminato la città per l’intera giornata con un arcobaleno formato dai colori dei fazzolettoni di tutta Italia. Il successo della manifestazione è anche nostro: giovani, tanti e da ovunque, nati negli anni in cui la mafia ha compiuto le peggiori stragi e segnati da tutti quei lutti che hanno contribuito a sviluppare ideali veri.

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La nostra esperienza è cominciata con l’assemblea regionale, alla quale anche noi, rover e scolte, siamo stati invitati per essere sensibilizzati al tema della mafia, attraverso il confronto con i ragazzi di Libera e l’intervento di Don Ciotti.

La giornata e le sue parole ci hanno toccato nel profondo, spingendoci ad accettare la proposta di dare vita ad una pattuglia regionale di capi e rover, diretta ad ideare un percorso fino al 17 marzo: data della manifestazione, a Genova, in memoria delle vittime di mafia.

La possibilità di mettersi in gioco al di fuori del proprio clan e confrontarsi con altri ragazzi della nostra età, sono stati i motori della pattuglia, costruire insieme qualcosa di grande ne è stato il frutto. L’idea di realizzare una veglia r/s è stata fin dall’inizio uno dei punti cardine, perché per noi è uno dei mezzi più espressivi che il mondo scout offre: capace di trasmettere forti

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emozioni e far sorgere interrogativi pungenti.La veglia è nata con qualche difficoltà da parte di chi ancora non sapeva come fosse strutturato questo tipo di strumento del clan, ma sono bastate poche riunioni per capirlo. Abbiamo lavorato sodo, e tra idee differenti e dibattiti l’evento ha iniziato a prendere forma.

Mentre il coinvolgimento aumentava, insieme all’ansia e all’entusiasmo, la trama e il filo conduttore della veglia emergevano. L’idea vincente è stata quella di costruire una trama snella e coreografica gestita dalla pattuglia che unisse i punti che volevamo toccare nella veglia e che trasmettesse il messaggio di un crescendo di coinvolgimento e impegno. I temi forti sono stati poi assegnati a cinque clan che si sono voluti mettere in gioco e si sono esibiti in performance davvero spettacolari. I clan del Ge 5, Ge 16, Ge 28, Ge 53 e Ge 100 ricorderanno a lungo il riconoscimento del pubblico alle loro esibizioni. Il risultato finale è stato quello che hanno potuto vedere i 1600 scout giunti da più regioni d’Italia, per i

Liberi tutti!

A cura di Alice e Irene, Scolte del GE 53

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Liberi tutti!

quali è stato possibile esserci grazie all’ottima organizzazione dei gemellaggi da parte del gruppo della logistica che ha sdoppiato la serata in due veglie per consentire a tutti gli iscritti di partecipare.

La sera della veglia, nonostante la stanchezza per la manifestazione della mattina e le prove continue del pomeriggio, il fervore e l’agitazione erano irrefrenabili. Siamo saliti sul palco titubanti ma contenti di esserci e alla fine, ballando sulle note di “Scouting for boys”, consapevoli di aver fatto “del nostro meglio”.

A qualche settimana di distanza, dopo una bella verifica, eravamo tutti soddisfatti e intenzionati a non far terminare la meravigliosa esperienza appena vissuta.

Non sta a noi stabilire come la veglia sia riuscita, e se abbia trasmesso con efficacia il messaggio che vi era dietro. Certamente il coinvolgimento, l’attenzione e gli applausi finali divenuti un vero momento di festa rimarranno a lungo nei nostri cuori.Ora certamente è cresciuta in noi R/S la

consapevolezza di quanto sia bella ed efficace la veglia!Quello che speriamo è di aver suscitato delle domande sul tema della mafia, aver fatto riflettere sull’influenza che ogni singolo può esercitare con le proprie azioni e aver trasmesso la voglia di battersi in prima linea contro l’indifferenza e l’omertà, per porre fine a quello che è stato definito “un fenomeno umano, che come tale avrà termine”.

Vuoi vedere il video della veglia? http://youtu.be/urxOroLQ8rg

A cura di Alice e Irene, Scolte del GE 53

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La giornata del pensiero (22 febbraio, ndr) è l’occasione per eccellenza che uno scout ha per sentirsi un pezzettino vivo di quel mondo sognato da B.P. e per pensare agli altri, pezzettini dello stesso puzzle.

Ma se ognuno di noi si sente pezzettino vivo allora può sentirsi responsabile non solo di quello che succede dietro la porta di casa ma anche di quello che succede un pò più in là e “considerarsi parte attiva di qualcosa di più grande del quartiere”: in due parole sentirsi cittadini del mondo... solo così riusciremo a salvarlo.

Passato prossimo

PASSATO PROSSIMO

Il tema del Thinking Day di quest’anno era “Salviamo il Pianeta” che richiamava l’obiettivo del millennio n. 7 delle Nazioni Unite (Assicurare la sostenibilità ambientale, ndr): grazie al materiale proposto da WAGGGS e all’esperienza dei singoli, la pattuglia ha elaborato la proposta per l’evento regionale mirando al fatto che sono i nostri piccoli gesti quotidiani che, se sono la normalità e non l’eccezione, potranno salvare il nostro pianeta. Abbiamo così pensato di puntare su quattro argomenti (riciclo, prevenzione, tutela

Thinking Day Una giornata in compagnia del Settore Internazionale

A cura di Stefano Zec

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- Il sottoscritto, attraverso un gioco di movimento ha insegnato il giusto modo di fare la raccolta differenzia e il compostaggio, distribuendo il materiale illustrativo fornitoci gentilmente da AMIU.

- Chiara (di passaggio in Liguria), in pieno stile scout, ha intrattenuto i partecipanti con esperimenti scientifici e attività manuali con materiale riciclato.

Dopo gli stand abbiamo animato una bella e grande Messa nell’atrio del palazzo durante la quale, grazie all’AE regionale Don Stelio, abbiamo avuto modo di riflettere sulla giornata

onorando quella C che contraddistingue la nostra associazione. Nel pomeriggio ci siamo spostati in piazza De Ferrari: l’ultimo gesto è stato quello di distribuire delle cartoline (preparate da Fabio); abbiamo così voluto portare la Giornata del Pensiero al mondo esterno. I partecipanti hanno donato le cartoline ai passanti spiegando, quando questi erano disponibili, il motivo del gesto e raccontando le attività che avevano svolto: si

dell’ambiente, lotta allo spreco) e scelto, forse in maniera un pò poco originale ma sempre molto efficace, come slogan della giornata: “Prova a lasciare questo mondo un pò migliore di come l’hai trovato”. All’evento regionale, che si è svolto nella sede di vico Falamonica, hanno partecipato 70 ragazzi di 6 gruppi diversi (un branco, tre CdA, un reparto e un clan) accompagnati da una quindicina di capi. L’attività si è svolta a stand tematici.

- Nadia con la collaborazione esterna di Danilo hanno lavorato sulla prevenzione durante le attività e i campi estivi e illustrando, col contributo di simpatici manuali di PC, i comportamenti da tenere in caso di situazioni di emergenza.

- Francesco (resp. pattuglia settore internazionale) ha tenuto lo stand sulla lotta allo spreco nel quale si poteva riflettere, attraverso esempi di consumi domestici e modalità di misurazione, le strategie di risparmio; ha inoltre distribuito materiale informativo sul consumo di acqua nel mondo e lo squilibrio tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo

- Ezio (MASCI) e Lorenzo, grazie anche all’amico Ennio (membro dell’Associazione Radioamatori Italiani di Genova che da sempre ci aiuta), hanno tenuto lo stand radio spiegando ai partecipanti tutti i segreti e le particolarità della comunicazione con un mezzo che, nonostante i suoi 117 anni, continua a incantare e affascinare i ragazzi, oltre a rimanere uno strumento largamente utilizzato, soprattutto nei momenti di emergenza.

Passato prossimoA cura di Stefano Zec

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Come avrete notato, nel raccontare le attività svolte durante la giornata, ho colto l’occasione per presentare i membri della pattuglia del Settore Internazionale: capi scout che, a volte supportati da esterni, dedicano un pò del loro tempo per valorizzare i sentimenti di fratellanza scout nello spirito di educazione alla fraternità internazionale e ad essere buoni cittadini del mondo. Se siete interessati ad approfondire queste tematiche o a contribuire alla realizzazione di eventi, contattateci al nostro indirizzo mail: saremo felici di incontrarvi e conoscervi !!

P.S.: avete vissuto in maniera particolare la giornata del pensiero? Scriveteci per raccontare la vostra esperienza, ci piacerebbe raccogliere contributi di tutti i gruppi liguri.

TESTIMONIANZE“mi sono molto divertita a giocare insieme

al resto del CdA e i bambini o ragazzi degli altri gruppi della Liguria. I giochi sul riciclo che i capi hanno organizzato erano molto divertenti ma allo stesso tempo istruttivi infatti hanno insegnato a me e anche agli altri cose nuove e importanti su come riciclare i materiali. Penso che questo incontro sia stato molto importante e quindi si ripeta i prossimi anni perché incontrarsi con gli altri gruppi è stato un bel modo per festeggiare il “thinking day”. Giulia F, CdA GE52

“Mi è piaciuto molto perché mi sono divertita e ho avuto l’occasione di conoscere altri scout-lupetti. Da quest’esperienza ho imparato in particolare 2 cose molto importanti: a fare la raccolta differenziata e a non sprecare le cose ad esempio l’acqua. Mi è piaciuto molto quando abbiamo parlato via radio con lupetti del Portogallo. È stato davvero forte parlare col codice morse! Il posto era bello: siamo andati nella sede regionale scout della Liguria che si trova a De Ferrari” Giada B, CdA GE52

sono così resi conto dellʼindifferenza di alcune persone o della riconoscenza di altre; è stata occasione di riflessione sulla disponibilità ad ascoltare gli altri e “condividere pensieri”. Abbiamo poi concluso con un forte e sonoro VOGAAAA!

Come saprete, il Thinking Day è anche l’occasione che permette a tutti i Paesi di effettuare la raccolta del “Penny”, un segno di solidarietà per lo sviluppo del Guidismo nei paesi in difficoltà. Quest’anno, come anche in altre situazioni particolari, la pattuglia ha pensato di proporre la raccolta del penny in favore dei gruppi liguri colpiti dalla recente alluvione, un piccolo gesto per esser d’aiuto a chi sta vicino.

Ringraziamo il MASCI e l’ARI per il supporto e la strumentazione necessaria per i collegamenti radio, l’AMIU per il materiale illustrativo e i gadget sulla raccolta differenziata e gestione dei rifiuti, Danilo (pensionato della Protezione Civile) per il materiale e il contributo fornitoci: sicuramente sono stati un valore aggiunto e determinante per la qualità delle attività proposte.

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“acchiappare” tutte le occasioni che ci si pre-sentano sulla strada, ricchissima di stimoli di tutti i generi. Ma forse in fondo cerchiamo tutti di lasciare un segno nella storia, di essere pro-tagonisti, di fare qualcosa che possa incidere su un cambiamento in meglio, vogliamo fare qualcosa di nostro e quando lo troviamo non ci importa più di tanto la fatica che facciamo, perché ci fa star bene. Lo scoutismo ci offre delle occasioni di fare tutto questo e, a differenza di tante esperienze che ci fanno star bene ma che sono mordi e fuggi, ci consente di assaporare il gusto delle cose e di tirare fuori il meglio di noi aiutan-do nello stesso tempo i ragazzi a tirare fuori il meglio di loro. A volte siamo visti dall’esterno come un grup-po di adulti che giocano a fare i bambini in pantaloncini corti, vestiti tutti nello stesso modo e conformati nel comportamento esem-plare. Ma chi lo dice che dobbiamo omologarci a questo stereotipo? I campi di formazione che l’associazione ci propone di fare non vanno in quella direzione, ma semplicemente ci offro-

…settembre….”Coca quadri”… “ragazzi, manca il capo reparto o il capo branco o (forse più spesso) il capo clan. Dai rimani ancora un anno… altrimenti dobbiamo chiudere un’uni-tà e lasciare a casa i ragazzi…” – “Ma io devo andare in Erasmus e forse potrei non esserci per sei mesi” – “Eh no, se non dai disponi-bilità almeno per tre anni non va bene, non diamo continuità ai ragazzi”. E così via finché non si trova chi si offre volontario per coprire il “buco”.Quante volte abbiamo sentito una conversa-zione simile? È solo un esempio provocatorio, ma il problema si presenta in tanti gruppi li-guri ogni anno. Ne abbiamo anche parlato e discusso un paio di anni fa durante la route re-gionale delle comunità capi a Vara. Ma siamo sicuri che il problema centrale sia chiudiamo o apriamo? Forse, come spesso accade, il quadro da guardare è un po’ più ampio e complesso..

So che probabilmente è una domanda diffici-le e un po’ scomoda, ma perché siamo scout? Cosa ci piace dell’essere scout? Cosa ci fa scegliere di continuare ad esserlo? Cosa ci ha fatto muovere in così tanti e con così tanto en-tusiasmo in occasione dell’alluvione a Genova e per la giornata di Libera lo scorso 17 marzo?

Mi sono chiesta queste cose pensando a questo articolo e provo a condividere con voi le con-siderazioni che ho fatto. Siamo in un momento storico particolare, in cui ci troviamo immersi nella precarietà e nei dubbi, spesso ci sem-bra di non avere sicurezze sul nostro futuro, di non sapere ciò che vogliamo, di non poter far nulla per cambiare le cose e cerchiamo di

Futuro semplice

Sviluppo. Oltre l’apro e chiudo

A cura di Emanuela Ratto

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Futuro semplice

Lo scopo dell’allenatore non è quello di avere tutte le risposte giuste ma il suo ruolo è quel-lo di indirizzare i giocatori a trovare ognuno la propria attraverso un contributo attivo, sul campo di allenamento, in mezzo ai giocatori stessi per far sentire loro la presenza e l’inco-raggiamento di chi ha fatto un pezzettino di strada in più, senza frenare però la fantasia di ognuno ma aiutando ognuno a dare il meglio in base alla situazione di gioco, al “territorio”. E un allenatore che vede i propri giocatori ri-uscire a fare un buon gioco di squadra essen-do al contempo soddisfatti di sé non può che essere contento e dire Ne è valsa e ne vale la pena…Sul sito www.liguria.agesci.it è scaricabile il documento preparato sulla base dei lavori fatti alla route regionale di Co.Ca.. Vi invitiamo ad andare a leggerlo!

no degli strumenti per esprimere noi stessi al meglio, portando nel gruppo ognuno le pro-prie caratteristiche, qualità, bagaglio di espe-rienza, idee. Perché non provare a pensare che la chiave dello sviluppo potrebbe essere quella di offrire ai ragazzi l’opportunità di tro-vare un luogo dove l’unicità di ognuno viene riconosciuta, stimolata, valorizzata dando a tutti il giusto spazio in un progetto comune? Lo scoutismo è un gioco semplice, vero e for-te e a volte pensiamo di dover essere bravi a fare tutto per poterlo giocare da Capi. Non è così… immaginate di essere allenatori di una squadra. Vi mettereste forse a giocare al posto dei giocatori? O forse in tribuna ad osservare la partita?

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6. Ritenere la propria comunità capi una manica di imbecilli può essere ragionevole, ma peggiora le cose.

7. Quando capiamo di essere a rischio overdose da scautismo prendiamoci una pausa, non morirà nessuno.

8. Se abbiamo le pile scariche, non tediamo il resto del mondo su quanti sacrifici stiamo facendo: facciamo dell’altro.

9. Diamo le giuste priorità alla nostra vita, nessuno deve sentirsi indispensabile e nessuno di noi dev’essere “tappo” per lo sviluppo delle competenze di qualcun’altro.

10. Se decidiamo di buttarci in politica, per favore, sospendiamo il nostro servizio associativo.

11. Il continuo riferimento a statici “modelli” paralizza e ammorba il clima, i “parrucconi” ammazzano le comunità capi.

12. Procedure nate per aiutarci possono diventare frustranti quando la realtà ci dice altro e serve interpretazione.

13. Evitiamo di arrivare di delega in delega al modello di altre associazioni in cui uno staff nazionale stila ogni anno un programma educativo uguale per tutti al quale adeguarsi. Pensare allo scautismo come un prodotto aziendale dovrebbe farci torcere le budella.

14. Quando i capi non sono condizionati da

In questi anni la precarietà lavorativa/geografica ed esistenziale sta falcidiando tutte le comunità capi, e in generale porta alla fuga verso un disimpegno generalizzato, non solo dallo scautismo. È urgente organizzare una resistenza che consenta di portare avanti i nostri progetti educativi salvaguardando la compatibilità tra scautismo e vita personale.

Come allargare la nostra comunità capi? Come conciliare scautismo e vita? Ce lo siamo chiesti con alcuni capi, qualche tempo fa, e vogliamo condividere con voi queste “20 tesi”.

1. L’impegno dev’essere una scelta non una prigione.

2. Le persone impegnate sono sempre pronte a prendersi nuovi impegni con entusiasmo, le persone che non si impegnano hanno sempre ottime scuse per continuare a non far nulla.

3. Pensiamo ai punti 1 e 2 quando cerchiamo di coinvolgere nuove persone in comunità capi.

4. Condividiamo i motivi per i quali per noi è importante quello che facciamo e ci scopriremo contagiosi.

5. Se il servizio ci pesa stiamo sbagliando qualcosa: fidiamoci incondizionatamente degli altri.

Futuro semplice

20 tesi sullo sviluppo (sostenibile) delle Comunità Capi

A cura di Pietro Barabino

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Futuro semplice

Quello che ci attrae dello scautismo è la straordinaria possibilità di metterci in gioco che può offrire, il gusto dello sperimentare, di sbagliare ma anche di innovare. Ci piace immaginarci come un getto d’acqua fresca sulla faccia di chi vive pensando solo a se stesso: impegno e allegria per i nostri quartieri.

Se le proposte non arrivano dai gruppi, come ci si può aspettare che quadri fuori servizio da anni siano sul pezzo?

Ci piace giocare a pensare in grande e costruire nel piccolo percorsi educativi che tengano conto delle nostre possibilità ma anche dei nostri sogni. Coinvolgiamo bambini, ragazzi e genitori nell’impresa di mettere le gambe a questi sogni condivisi. Ci annoia e ci pesa percepire lo scautismo come una serie di procedure e fredda organizzazione. Apparentemente stanca meno… ma al calare del protagonismo dei singoli capi segue una ripida discesa dell’entusiasmo e della voglia di togliersi le mani dal calduccio delle proprie tasche.

Speriamo che questi spunti possano essere spunto di riflessione per qualcuno. Buona caccia, buon sentiero e buona strada!

timori o da un eccesso di regole le comunità capi crescono. Quest’autonomia non significa “ognuno per sè”: siamo tutti uniti dal Patto Associativo.

15. Ciascuno da solo è inadeguato, per questo c’è la comunità capi, aiutiamoci: meglio far poco in tanti che tutto in pochi.

16. Liberare 6 giorni della nostra vita per i campi di formazione è cosa buona e giusta, ma non accaniamoci su chi non può farlo.

17. Siamo autonomi nel cogliere il senso delle attività da proporre ai ragazzi o andiamo di “abbiamo-sempre-fatto-così”?

18. Il nostro obiettivo è rendere il mondo un posto migliore, non di accettare l’esistente. Questa è ancora la priorità mentale alla base dei nostri progetti educativi?

19. Siamo stimolo all’impegno politico, sociale ed ecclesiale o ci limitiamo a un po’ di comodo volontariato paternalista?

20. Siamo parte attiva del territorio o bastiamo a noi stessi? Come siamo visti da fuori?

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a guardare le sue vecchie foto, a risentire gli amici della squadriglia o del clan, chi organiz-za gite nei prati di quel campo di reparto bel-lissimo e chi…decide di tornare in comunità capi!

Sempre di più nei gruppi della nostra regione, incontriamo realtà in cui l’“ex compagno di clan di mia mamma” o “il papà del mio lupet-to” decidono di rimettersi in gioco e rispondere alla chiamata del servizio attivo, non solo in Comunità Capi, ma anche nelle unità spesso per rispondere a situazioni di “difficoltà nume-riche” nella gestione del gruppo senza ascol-tare il “Ma dai…alla tua età?” che arriva da amici e conoscenti.

Come nel caso di Marco, classe 1966, rappre-sentante, papà di Francesco e da quest’anno capo clan del Genova 30, che ci racconta: “Sono stato lupetto ed esploratore nel Genova 8. Dopo il reparto ho deciso di lasciare lo scou-tismo per seguire da vicino l’animazione nella mia parrocchia del SS.Redentore in via Amare-na e per diventare poi volontario nell’associa-zione San Marcellino, ma il mondo scout mi è rimasto nel cuore, tanto che non ho esitato da

Ci sono momenti nel cammino scout di un capo in cui arriva il momento di fermarsi un attimo, fare il punto della propria strada e guardando il lavoro svolto e le energie che si possono ancora dare, decidere di fermarsi, appendere il fazzolettone al chiodo e lasciare il posto a qualche nuova leva. Motivi di lavoro, trasferimenti, nuovi progetti personali, matri-moni, la mancanza di nuovi stimoli per dare il massimo per il servizio, la sensazione di esser diventato ormai troppo grande per “giocare” agli scout…tanti sono i motivi che possono portare una persona ad uscire dalla comunità capi.

Ci sono momenti, invece, nei quali, qualunque sia il motivo per cui uno abbia abbandonato il proprio servizio, la nostalgia per i nostri ragaz-zi, per l’odore di quel fuoco che vale di più di qualsiasi profumo, per gli zaini pieni di roba di ritorno da campi e bivacchi, per pantaloni corti e saccopelo … ha il sopravvento.

E quando quella nostalgia di scoutismo ti prende, che si fa per toglierti quel nodo alla gola che ti si forma proprio lì dove c’è l’ultimo bottone della camicia azzurra? C’è chi inizia

Semel Scout,semper Scout... in servizio!Rientrare in Comunità Capi:un’esperienza sempre divertente e stimolanteal servizio dei nostri ragazzi

A cura di Stefano Barberis

Futuro semplice

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subito a iscrivere mio figlio nei lupetti del Ge-nova 30. Sono rientrato nel mondo scout quin-di dalla porta di servizio, aiutando la comunità capi del gruppo con alcuni progetti paralleli al lavoro delle unità come il rifacimento delle no-stre sedi. L’anno dopo poi, quando i capi grup-po hanno riunito i genitori per discutere insie-me della “crisi di capi” che stava affrontando il Genova 30, mi sono sentito come chiamato in causa, non ho pensato “ci sarà qualcun altro”, ma ho trovato naturale dare da subito la mia disponibilità”.

Certo la presenza di adulti (magari anche pa-dri o madri di famiglia) in comunità capi può esser un valore aggiunto per svolgere il nostro servizio con maggiore responsabilità, atten-zione nei dettagli e per meglio interfacciarci con le famiglie, ma i nostri ragazzi e bambini, come vivono una così grande differenza di età tra loro e la loro guida? Non c’è il rischio che vedano in questi “vecchietti” un alter-ego dei loro genitori rispetto al molto più “fresco” capo “fratello maggiore” over 23?

“Con i ragazzi del mio clan ho un rapporto davvero fantastico! Abbiamo fatto un sacco di attività stupende, la route di Pasqua e di Natale e la Settimana Comunitaria soprattutto che mi hanno permesso molto di conoscerli e di farmi conoscere. Certo all’inizio un po’di diffidenza c’era da entrambe le parti e il clan vedeva in me soprattutto un esempio di ser-vizio e mi erano molto riconoscenti per ciò che facevo per loro e per aver “salvato”il loro clan. Ora invece ci divertiamo insieme, scherziamo, giochiamo e anche se spesso mi prendono in giro per i miei giochi e bans un po’antiquati, i ragazzi con me giocano anche un po’ a sco-prire i loro genitori, a capirli e analizzarli, sono molto curiosi e spesso ci ritroviamo a parlare di lavoro, futuro, famiglia anche ricordando le mie esperienze personali. Sono davvero en-tusiasta della mia scelta di essere ritornato al servizio attivo, soprattutto per aver apprezzato in zona e nei due campi di formazione (CFT e CFM R/S) la bellezza dell’essere capo e penso sarebbe davvero molto difficile per me ora ab-bandonare il gruppo, sebbene mi renda conto che il mio ruolo di capo clan attuale debba essere una soluzione temporanea perché penso

Futuro semplice

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che per i ragazzi di questa età possa essere più giusto avere un capo clan/fuoco più vicino a loro come età ed esperienze”

Ma come si può coniugare la vita scout fatta di mille impegni, riunioni, incontri con i genitori, eventi regionali, eventi di formazione con la vita altrettanto impegnata di una famiglia?

Ce lo racconta Luisa, classe 1967, da quest’anno Bagheera del Branco Valle del Sambhur del Genova 12: “Sono entrata al secondo anno di reparto, da lì ho proseguito tutto il mio cammino scout all’interno del Ge-nova 12, fino alla partenza per poi entrare in Comunità Capi dove ho svolto servizio sempre in branca L/C. A ventisei anni ho lasciato la comunità capi, un po’perché mi sposavo, un po’perché forse era giunto per me il momento di lasciare spazio a qualcun altro. Sono una mamma molto partecipe alle attività dei miei figli, Enrico e Andrea: adoro stare con loro e giocare insieme a loro e quindi vivo in modo molto partecipe tutte le loro attività, tra cui gli scout e ho seguito il loro cammino scout stando molto a contatto con i loro capi, dei quali avevo a volte una sorta di invidia del loro gioioso servizio.

Così piano piano mi è cresciuta nella testa l’i-dea di tornare a giocare il mio servizio e quan-do quest’anno, la comunità capi del Genova 12 si è trovata in difficoltà, dopo aver sentito forte alle mie spalle l’appoggio dei miei figli e di mio marito, ho deciso di rientrare in asso-ciazione più seguendo la mia scelta di essere scout che la mia scelta di servizio. Certo avere un branco, una casa e una famiglia da portare avanti non è facile, spesso mi è difficile seguire gli eventi e le opportunità “al di fuori”della mia

unità, ma con l’appoggio della mia famiglia e qualche ora di sonno in meno penso di poter testimoniare ai miei bambini e ai miei aiuti di clan che “se si vuole si può”, che le scelte della Partenza sono davvero delle scelte per la vita e che se si crede in alcuni valori, come io credo nello scoutismo, con un po’di impegno anche le cose che altri possono vedere come assurde e stancanti, possono dare tantissime gioie e quest’anno i miei lupi di gioie me ne danno ad ogni caccia e riunione”.

A volte però alcuni anni fuori dallo scoutismo attivo possono “arrugginire” non solo la nostra abitudine e predisposizione al servizio, ma an-che le nostre competenze, è dunque importan-te non tralasciare, seppur da capi “rientranti”la nostra formazione e anche il confronto con la zona può essere fondamentale.

“Certo, le motivazioni e il modo di vivere il ser-vizio sono molto diversi oggi da quando avevo 20 anni – continua a raccontarci Luisa - Man-ca la “freschezza” nel ricordare riti, tradizioni, mancano alcuni aggiornamenti metodologici e sicuramente è diverso il modo di giocare e scherzare dei miei aiuti di clan rispetto al mio, ma penso che qualche anno in più sulle spalle porti a vivere il servizio anche con maggior sensibilità e attenzione verso quei ragazzi e bambini a volte difficili da capire. Inoltre, con il mio servizio e questa mia scelta, vorrei testi-moniare che i genitori, soprattutto quelli “ex-scout” che a volte a noi capi unità risultano indigesti e un po’saccenti, sono soprattutto una risorsa da poter sfruttare nel nostro servizio, soprattutto in questo periodo in cui spesso è difficile far quadrare i conti in Co.Ca.”

Futuro semplice

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Futuro semplice

Partendo da un’esigenza della nostra Co.Ca., per avere spunti di riflessione abbiamo chiesto a capi, adulti scout, assistenti ecclesiastici e qualche (ex)-scout attivo in politica di rispondere a questa domanda in soli 140 caratteri, come sul social network Twitter:

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Perché lo fai?

Perché ho avuto questa occasione, grazie a Dio, e sarebbe stato sciocco non coglierla. Amo mettermi a disposizione, ho tempo ed energie per farlo.

MIRKO

Per trasmettere questa voglia. Per “mischiare”, come l’influenza, il batterio della gioia!!!

GIUSEPPINA

La mia identità è talmente radicata nella Legge e nella Promessa che anche oggi, a 76 anni, lo spirito di servizio rimane il cuore pulsante della mia vita.

ITALO

Vedo nello scoutismo un buon sentiero per umanizzare le relazioni, formare cittadini critici e migliorare i quartieri: voglio fare la mia parte.

PIETRO

Che merito ho mai avuto per avere tutto ciò che la vita mi ha dato? Nessuno... Quindi, se tutto è dono, non resta che contraccambiare!

LAURA

Ho scelto di essere capo perché mi piacerebbe riuscire a trasmettere gli stessi valori che lo scoutismo, e quindi i miei capi, hanno trasmesso a me.

ALICE

A cura della Co.Ca. del Genova 100°

Cosa ti spinge a dedicarti al servizio degli altri? Le risposte sono state tante, con calorosa partecipazione del MASCI e di qualche “big” come il Cardinale Bagnasco (ex assistente del Genova 10) o il nostro Presidente Nazionale.

Ne pubblichiamo solo una parte, senza pretesa di essere esaustivi né di suggerire una risposta migliore delle altre, ma solo tentando di fare una carrellata dei diversi perché che abbiamo incontrato.

Unica ed embrionale riflessione che proponiamo qui: riusciamo a rispondere a questa domanda togliendoci idealmente per un attimo la camicia azzurra?

#PERché LO fAI?

DILLO cOn 140 cARATTERI!

#vocazione #giustizia #amore #libertà #progetto #profezia #nuovisentieri #pace #educare #gioia #felicità #ridare #Verità

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Futuro semplice

Perché ho bisogno di non sentirmi sola a lottare in questa vita.

ANNAMARIA

Penso che siamo stati tutti, in qualche modo, liberati ognuno dal proprio male, dalle proprie paure, dalle proprie paturnie: un buon motivo per servire.

SERGIO

Lo faccio perché penso che possa davvero essere utile per realizzare una società più giusta, in cui i giovani possano essere protagonisti, in cui l’educazione possa veramente cambiare le persone e il mondo.

ALBERTO

Perché sento dei talenti donatimi dal Signore che credo di far fruttare come Lui vorrebbe. Perché essere Capo fa parte del mio percorso verso la felicità.

FABIO

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Perché lo fai? Perché se non lo faccio io

non lo fa nessun altro al mio posto. E’ come se Dio stesso mi chiamasse per nome: «Ehi Claudio, non ti accorgi che c’è bisogno di te?». E se sono vero scout, meritevole di fiducia non posso rispondere no a Lui.

CLAUDIO

Perché Gesù ha scelto così e Lo ringrazio.

ANGELO

Semplice: per amore, solo per amore... Affidarsi al Signore e camminare sulle strade che Lui indica, senza decidere e scegliere più niente...

GIOVANNI

Lo faccio “per lasciare il mondo un po’ migliore di come l’ho trovato” mettendo a frutto i talenti.

ROBERTA

Per non dimenticarmi che servire dà gioia quando il servizio è gratuito (e magari nascosto).

BEPPE

Per cercare di essere “servi inutili”, perché alla fine della nostra corsa ci verrà chiesto conto di quello che abbiamo fatto, di come lo abbiamo fatto ma anche delle nostre omissioni. Omissioni che sono rinuncia alla Verità, quella unica che ci fa veri uomini, liberi.

MASSIMILIANO

Per educare ad amare e a lasciarsi amare. Per cercare il volto di Gesù. Per portare pace e cercare felicità. Perché mi sta a cuore.

FRANCESCO

Perché mi sento ricca dentro, il solo pensiero di fare la felicità degli altri mi rende serena.

PAOLA

Perché sempre di più sento il fare servizio all’interno dello scoutismo come una chiamata, come una parte del progetto che Dio ha su di me.

MICHELA

Perché i valori dello scoutismo donano “salute e forza fisica” anche alla nostra famiglia, fatta di sposi, genitori e figli.

MATTEO

A cura della Co.Ca. del Genova 100°

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Cambuse critiche: una scelta politicaalla portata di tutti

dell’ambiente e il sostegno dei paesi in via di sviluppo. In questo modo, diventando grandi consumatori insieme, si abbattono i costi di acquisto e soprattutto si diventa una macchina che desta attenzione nelle famiglie e nei ra-gazzi, che anche di questo progetto diventano i veri protagonisti imparando il potere dei loro acquisti e vivendo un modello alternativo di consumo.

Nel Patto associativo leggiamo: “Ci impe-gniamo a vivere e promuovere una cultura di responsabilità verso la natura e l’ambiente. Ci impegniamo a sostenere nella quotidianità e a promuovere nell’azione educative iniziative di equa ridistribuzione delle risorse e scelte di economia etica”. Come possiamo allora, alla luce di queste parole, accettare di fare la spesa per i nostri eventi al discount dietro l’angolo seguendo la logica del risparmio a più non posso? Come possiamo accettare di usare alle nostre cene/sagre/attività di autofinanziamen-to una valanga di piatti di plastica, affidandoci per le nostre spese alle superofferte dei grossi-sti seguendo la logica del massimo guadagno possibile? I nostri ragazzi conoscono i prodotti tipici del luogo in cui magari svolgono il campo estivo e riescono ad apprezzare la differenza del pane, del formaggio,dei salumi o della frutta che mangiano al campo rispetto ai pro-

Vi siete mai chiesti quanto caffè beviamo in un anno durante le nostre attività? Provate a contare tutti i cambusieri sparsi in giro per lo stivale: dal giovane rover cambusiere al campo di branco al cambusiere dei vari campi di for-mazione, tutti preparano un sacco di caffè vuoi per dare lo sprint giusto per difendersi dall’at-tacco dei lupetti indiavolati vuoi per resistere a quell’ultima sessione metodologica.

Ebbene qualcuno ha fatto questo conto e so-prattutto si è chiesto: quanto paghiamo il no-stro caffè? A chi vanno davvero i nostri soldi? Il prodotto che utilizziamo è un prodotto di qua-lità, non solo dal punto di vista del gusto, ma anche per la costruzione di un “mondo migliore di come lo abbiamo trovato”?

Loro sono i ragazzi del clan del gruppo Roma 72, che dall’estate 2010, per testimoniare il loro capitolo sul consumo critico, hanno lancia-to il progetto Cambuse Critiche, subito appog-giato dall’AGESCI Lazio ed Emilia Romagna per la spesa per i loro eventi EPPPI regionali.

Sull’esempio dei GAS (gruppi di acquisto solidale),il progetto punta a coordinare i grup-pi scout che decidono di acquistare, per i loro campi estivi, ma anche per le loro attività di autofinanziamento, prodotti etici, cioè realizzati attraverso la tutela del lavoro, la salvaguardi

Fare scoutismo

Imparara da (piccoli) errori scout a diventare (da grandi) consumatori attivi

A cura di Stefano Barberis

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correct”. Certo però, come capi, dobbiamo interrogarci sul nostro ruolo di consumatori sia durante le nostre attività che durante la nostra vita per evitare di relegare alle vacanze di branco o al campo estivo il nostro ruolo di consumatori attivi.

Privilegiare gli acquisti di prodotti freschi (frutta, verdura, carne, formaggi, salumi…) da produttori locali, scegliere alcuni prodotti provenienti dal commercio equo-solidale, uti-lizzare per l’igiene personale e per le pulizie di stoviglie e ambienti, solamente prodotti biodegradabili, magari acquistati in grandi quantità senza che ognuno si porti il suo denti-fricio, shampoo, balsamo, saponetta ecc…sono piccoli gesti che ci renderanno più responsabili delle nostre attività senza stravolgere le nostre abitudini.

Se invece volete entrare a far parte del pro-getto “Cambuse Critiche”, visitate il sito www.cambusecritiche.org. In Liguria il gruppo Geno-va 53 ([email protected]) , dopo aver conosciuto i ragazzi di Roma,ha aderito con entusiasmo all’iniziativa e aspettano altri gruppi per costruire anche nella nostra regione una rete di cambuse critiche affinchè ogni capo possa formare cittadini attivi, attenti al creato, inteso sia come ambiente naturale che come contesto sociale, dal carrello delle spesa al ta-volo di squadriglia.

dotti che mangiano a casa poiché privilegiamo acquisti locali o partiamo dalle nostre sedi con furgoni ricolmi di cibarie e frutta anche acerba cercando di minimizzare la quota?

Come cittadini responsabili e come scout, non possiamo esimerci dall’essere consumatori, ma si può scegliere che tipo di consumatori esseri. L’obiettivo di Cambuse Critiche è proprio quel-lo di educare i ragazzi ad uscire dalla massa del consumismo per diventare “consum-attori” capaci di leggere la differenza tra “laboriosi ed economi”, rispetto al rivisto “laboriosi ed economici”.

Diventare un cambusiere critico comporta misurare e pesare le cose che acquistiamo valutando non solo il prodotto finale (quanto mi costa?),ma tutto ciò che la realizzazione di quel prodotto ha portato proprio come ha fatto la nostra associazione cercando per le nostre uniformi una filiera critica:lo sapevate che i cappellini verdi che i nostri lupetti hanno in testa sono frutto di un progetto di cooperazio-ne internazionale tra la Caritas di Campulung (a nord di Bucarest in Romania) e la ditta marchigiana Sorbatti, leader mondiale per la produzione di cappelli?

Sicuramente un progetto ambizioso come quello di realizzare all’interno del proprio gruppo una “cambusa critica” costa fatica e qualche euro in più e in questo periodo di crisi non è facile,magari, dover aumentare la “quota campo” per poter avere una spesa “politically

Fare scoutismoA cura di Stefano Barberis

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reparto. È il sogno, lo spunto e il desiderio di rendere reale un pensiero, una cosa astratta, è così che si cresce.

3. Il progetto. Senza un buon progetto si va poco lontano. E’ importante che il progetto sia scritto e dettagliato. A questo proposito per costruzioni importanti, come per esempio una tenda sopraelevata o un ponte, un sopralluogo prima del campo potrebbe essere utile per individuare il luogo e la disponibilità di legna o altro materiale che il territorio offre. Ciò permette di preparare meglio il progetto e soprattutto il materiale necessario per la sua realizzazione. Per esempio potrebbe essere necessario un cordino di una sezione maggiore rispetto a quello standard per le legature, oppure strumenti come scalpelli o altro che se non li abbiamo possono pregiudicare la buona realizzazione del nostro progetto. A questo proposito credo che sia importante ricordare che ogni luogo dove facciamo il campo ha le sue peculiarità e caratteristiche e non è detto che ovunque sia possibile fare una tenda sopraelevata o una torretta per il palo bandiera. Lo scopo è quello di rendere più comodo il nostro soggiorno creando le condizioni migliori in base a quello che c’è disponibile, questo fa parte di un aspetto educativo molto importante. Siamo sicuri che sia utile portarci un camion con quintali di pali di legno per le costruzioni, piuttosto che inventarci qualche soluzione con quanto il luogo del campo ci mette a disposizione?

Questo articolo non vuole essere un manuale o una fonte per costruzione pionieristiche stravaganti o megalomani, ma un semplice vademecum su come affrontare costruzioni di questo tipo. Per due motivi: il primo perché il bello è proprio quello di inventarsi le cose, di studiare la soluzione ottimale, di vedere già realizzato il nostro progetto prima di iniziare; il secondo perché ci sono libri e pubblicazioni che sono in grado di offrirvi ogni tipo di modello e istruzioni. Restano comunque delle considerazioni importanti che ritengo vadano seguite sempre e comunque per realizzare una costruzione degna di questo nome, troppe volte si vedono in giro tende traballanti a 2 metri di altezza, tavoli scomodi e inutili, cucine inefficienti.

Provo a proporre una specie di ricetta:

1. Partiamo dal presupposto fondamentale per cui le costruzioni fanno parte in pieno del metodo scout; anzi per quanto riguarda il reparto ne sono un elemento a mio giudizio tra i più importanti, tanto che BP dedica un’intera chiacchierata all’argomento in “Scoutismo per ragazzi”. Parole importanti come impresa, lavoro di squadra, inventiva, progettualità, competenza, spirito di giudizio e valutazione, conoscenza dei propri limiti, manualità solo per citarne alcuni, rendono questo strumento trasversale nell’ambito educativo.

2. Realizzare un’idea. Questa fase risulta tanto più fondamentale, quanto importante alla buona riuscita, se l’idea è elaborata e condivisa dal gruppo: squadriglia o

Costruzioni al campo piccolo vademecum

Fare scoutismoA cura di Luigi Picone

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Costruzioni al campo piccolo vademecum

Fare scoutismoA cura di Luigi Picone

il meglio e si potrà ammirare quanto realizzato con le proprie mani. Se invece le cose non sono andate come previsto, non c’è niente di male si provvederà a fare le modifiche del caso e a ripartire se necessario. Per evitare di arrivare alla fine e dover tirare giù tutto e rifare, una botta tremenda per il morale, è fondamentale una valutazione costante dell’avanzamento. Se una legatura è mal fatta bisogna intervenire subito, non dire “Va beh, poi vediamo se mai la rifacciamo”.

8. Il collaudo. Questa forse è la parte più emozionante. “Vediamo se funziona”. Alcuni accorgimenti per questa fase: valutare se tutte le legature sono solide e affidabili, se è stata fatta una valutazione durante i lavori non dovrebbero esserci sorprese. Evitiamo di far fare incroci strani al cordino. Una legatura “bella” a vedersi è anche normalmente una buona legatura, infatti in questo caso il peso si distribuisce uniformemente su tutto il cordino se ci sono delle strozzature questo non può avvenire. Prova di carico sui pali, teniamo conto che la flessibilità non è per forza indice di resistenza o meno, chiaramente un palo verde sarà molto più flessibile di uno secco. Il palo sia in un caso che nell’altro dovrebbe avere una flessione minima o quasi nulla. La flessione infatti implica un accorciamento del palo e quindi le legature sono soggette a una sforzo anche laterale, che implica un notevole aumento del carico.La prova di carico va effettuata con attenzione in quanto una rottura potrebbe avere pericolose conseguenze. Sarebbe sempre meglio fare una verifica prima del montaggio a poca distanza del terreno.

9. La verifica. E da qui non si scappa! L’importante è avere sempre un occhio all’impegno e alle modalità di lavoro. Però è certo che se le cose sono state fatte passo passo, il risultato non potrà essere che positivo, migliorabile? Certo, ma cosa non lo è?

4. La competenza. Possiamo iniziare una costruzione senza sapere un nodo o una legatura? Come si fa ad utilizzare un’accetta o una sega? E lo scalpello o la mazza? Prima di tutto dobbiamo metterci in testa che dobbiamo realizzare le cose che siamo in grado di fare è inutile avventurarci in costruzioni avveniristiche o stravaganti se poi non si è in grado portarle a termine o renderle pericolose. La competenza va acquisita con il tempo, in una buona squadriglia o reparto ci deve essere un buon passaggio di nozioni, ma sarebbe anche importante prevedere un miglioramento delle capacità di tutti e questo bisognerebbe farlo nel corso dell’anno. Il metodo ci mette a disposizione tanti strumenti come l’impresa, le specialità etc. perché non sfruttarli di più e meglio?

5. La valutazione. Una volta raggiunto il posto del campo si verifica la fattibilità del progetto e si procede con eventuali modifiche e adattamenti necessari.

6. La costruzione. Arrivati a questo punto siamo pronti a partire. Prima di tutto è utile fissare un tempo limite in cui terminare il tutto. Inizia poi la ricerca del materiale da costruzione che è importante avere tutto subito disposizione: pali, paletti e strumenti vari deve essere completata prima di iniziare. Quando è tutto pronto bisogna definire i compiti di ognuno, qui il progetto scritto è fondamentale. Supponiamo per esempio un suddivisione di una sq di 6 persone: due iniziano a fare gli incastri, altri due fanno i buchi nel terreno e i restanti tagliano delle lunghezza prevista i vari pezzi. Sarebbe impossibile realizzare un vero lavoro di squadra senza un progetto scritto e senza sapere le competenze di ognuno o quali competenze un ragazzo deve acquisire.

7. La Realizzazione. Piano piano la costruzione inizierà a prendere forma e se ognuno avrà fatto quanto previsto e il progetto era corretto tutto andrà per

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Nelle nostre unità fervono i preparativi per i campi estivi. Ma mentre è normale cercare una bella casa per le VDB e un bel posto per il campo di Reparto, talvolta nelle comunità R/S si apre il dibattito route o “campo di lavoro”. Qui un contributo chiaramente di parte.

È tempo di campi estivi

L/CIdee per Case per VdB neL saVonese

RIFUGIO “PIAN DEI CORSI”: situato nel comune di Rialto, il rifugio si trova all’interno di quello che è un vivaio forestale prima gestito dalla comunità montana e tuttora in uso. La casa è spaziosa e può ospitare anche branchi numerosi, vi è un grande spazio per le attività e numerose possibilità per cacce e altre esperienze, ad esempio alla “Madonna della Neve” o alla vicina fattoria eolica, alla Colla di S.Giacomo, al Colle del Melogno e al Forte Settepani. Per info: 019 681037

CALIZZANO: tra le numerose possibilità vi è la casa della parrocchia San Giovanni Battista di Loano, costruzione moderna e davvero molto spaziosa, può ospitare anche 40 bambini. All’interno della struttura vi è un prato e un campo polivalente e un moderno “anfiteatro”.La posizione permette escursioni di vario tipo nelle zone limitrofe come: la Fontana delle Anime, Bric Morté, Madonna delle Grazie o Costa della Cianea. Per info: 019 675738 o 349 3826583

BALESTRINO: Nell’entroterra di Borghetto Santo Spirito, piccolo borgo con antiche scuderie che sono state ristrutturate e vengono affittate per gruppi. Le scuderie si trovano al centro del paese, questo permette di avere tutto ciò di cui si ha bisogno davvero molto vicino. Non distanti anche un campetto per attività e giochi. Possibilità di raggiungere a piedi mete come S.Pietro, il passo dello Scravaion o il Forte di Zuccarello.

e/GIL LuoGo per IL Campo dI repartoLa tradizione delle bellissime e ospitali valli alpine occidentali può talvolta essere riconsi-derata anche a favore dell’appennino ligure o tosco emiliano.Se si riescono a trovare luoghi prativi vicino ai torrenti si possono godere tanti vantaggi, quali abbondante disponibilità di legna, possibilità di salite fino alle cime più abbordabili di quelle alpine e se fa caldo… più attività nel torrente.

Fare scoutismoA cura di Giorgio Costa e Pietro Arnaldi

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È tempo di campi estivi

Fare scoutismoA cura di Giorgio Costa e Pietro Arnaldi

r/sroute estIVaLe classiche da non perdere• AltaViadaLimonealmare:tantevarianti,forticontenuticulturali,qualchetemporale

pomeridiano.• PercorsietraversateinzonaParcoAlpiMarittime:infinitevariantinellepiùbellemon-

tagne del cuneese. Anche transfrontaliere. Unico appoggio possibile bivacchi e rifugi.• Fralaghi,colliecimedellaValMaira:ipaesimenoabitatidellealpi,altevieoin

traversata dalla Valle Stura fino alla Varaita.• IlgirodelMonviso:unclassicodigrandesoddisfazione,chihatempopuòpartire

da… Saluzzo.• IlRocciameloneelevallidiLanzo:unassaggiodialpisevere,grandidislivelli.• L’altaviadeiGhiacciaidaRhêmeaValgrisanche(eoltre):unassaggiodiVald’Aosta.• GirodelMonteBianco:atrattiocompleto,fantasticomaunpo’trafficato.• Trattidell’altaviadellaVald’Aostan.1:grandidislivelliegrandipanoramidastudiare

con attenzione.Un esempio di due speciali:• RoutedelVajont.Itinerarivarisulle“dolomitidisinistraPiave”discesaaErtoealla

Diga fino a Longarone: sui luoghi di Mauro Corona, appoggiati alle tradizionali “Case-re” (non gestite).

• TrattidellaViaFrancigena:riscoprirepercorsimontanicheportavanoeportanoaRoma (vedi pubblicazione).

IL VALORE DELLA ROUTEQuando dovete scegliere tenete sempre conto dello straordinario valore spirituale degli itinerari in monta-gna, della traversata e del raggiungimento di una vetta. Prima di partire cercate notizie sulle caratteristiche e sulla cultura dei luoghi che visitate. Puntate sulle tradizioni, leggende, vicende storiche, produzioni tipiche che vi aiutino a “capire”.Durante il cammino cercate di incontrare le persone che vivono in quei luoghi, avvicinatevi con discrezio-ne, quando capiranno che cosa vi interessa saranno lieti di raccontare e spiegare.

SCELTE E DECISIONI IN COMUNITà RIGUARDO GLI ITINERARI DELLA ROUTELe scelte degli itinerari, gli obiettivi da raggiungere, gli aspetti della strada da vivere e focalizzare vanno decisi e soprattutto condivisi da tutta la comunità.Viceversa non è proponibile decidere in un grande gruppo in modo democratico la variazione di percorso o di programma nel corso del suo svolgimento: spetta alla pattuglia logistica ed al suo interno a quelli con maggiore esperienza prendere le decisioni sentiti gli altri.Una route per qualcuno può rappresentare una prova difficile: non ci si deve abbassare ai livelli minimi, è giusto chiedere a chi fa più fatica di dare il massimo per fare percorsi sempre più impegnativi. La fatica condivisa, l’aiuto del gruppo sono una grande forza soprattutto psicologica. Quante volte ci sentiamo dire “non credevo di potercela fare”!

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Fare scoutismo

aspettI pratICITralascio consigli facilmente reperibili su accorgimenti per un’alimentazione corretta e sul dotarsi di attrezzature adeguate.Per “vivere” positivamente l’esperienza della route è utile conoscere alcuni accorgimenti pratici da seguire riguardo tempi, ritmi, dosaggio della fatica.

tempI e performanCes da VaLutareneLLa proGettazIone e reaLIzzazIone deLLa route.

- Un gruppo con zaini da route in media raddoppia i tempi di percorrenza previsti dalle tempistiche tradizionali dei sentieri segnalati.

- In salita si arriva a percorrere circa 200 m di dislivello/ora (contro i 3-400 “vuoto”), ma anche meno se il sentiero non sale ripido e costante.

- In situazioni pianeggianti si possono percorrere 3-4 Km /ora contro i 5 classici del pedone.

- Non preventivate più di 7-8 ore di cammino al giorno.

- i giorni di riposo talvolta servono solo a “far uscire la stanchezza” creando difficoltà nel momento di ripartire: spostatevi tutti i giorni inserendo sempre qualche ora di cammi-no: è più defatigante.

- Cercate di inserire punti di rifornimento per non portarvi più di 3-4 giorni di viveri;

- Distribuite il più possibile la fatica del percorso nei diversi giorni evitando di concen-trate giornate faticose alla fine della route.

-Cercate di partire presto al mattino, nelle prime ore del giorno la fatica si sente molto meno.

- Tenete conto che un gruppo in tenda al mattino impiega in genere per partire quasi 2 ore dalla sveglia (compresa asciugatura tende, lavaggi, colazione calda e un momento di preghiera a inizio giornata).

- Cercate di fermarvi nelle ore calde in zone ombreggiate, se non c’è ombra non fermate-vi a lungo. L’esposizione al sole, soprattutto in montagna è particolarmente “stressan-te” per il nostro fisico; anche camminando stiamo attenti a proteggerci.

- Bevete sempre in abbondanza, la scarsa idratazione è un problema frequente, dà un forte senso di debolezza. Se avete poca sete abbondate con le bevande calde.

- Concedetevi serate rilassanti e lunghe notti di sonno….

Bibliografia citata: Il sentiero del Pellegrino. Sulle orme della Via Francigena. Edizioni Giovane Montagna GM. 1999.Per l’approccio all’ambiente si consigliano le guide di montagna edizioni Andrea Parodi.

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Visti da fuori

non indifferente. Gli aspetti attrattivi sono la dimensione internazionale, l’uscire dalle parrocchie per entrare nel tessuto della società civile. Negli ultimi anni l’Agesci mi ha parecchio deluso, ci ho visto tanti pseudo-politici a livello nazionale, che a parer mio hanno messo da parte la funzione primaria dell’associazione, che è l’educazione al senso del cittadino. Ci ho speso una vita nello scautismo, ci sono stato più di 40 anni, e spero che le nuove generazioni rivendichino il diritto e il dovere di dare una pedata nel culo a tutti quei cialtroni che usano l’Agesci o comunque lo scautismo per secondi fini…

Cos’era la cittadinanza attiva per Bp e come tradurla oggi?

Tra la prima e la seconda guerra mondiale, il nazionalismo inglese pigiava tantissimo su BP perché voleva strumentalizzare il metodo scout come già era stato fatto durante la prima guerra mondiale. Baden Powell dette una risposta politica fondamentale: organizzò il Jamboree “marmellata di ragazzi”. Fece arrivare giovani da tutto il mondo, parlò esplicitamente del superamento delle frontiere, tratteggiò una visione completamente antirazzista. Lo scautismo dovrebbe ribadire in maniera forte e autonoma alcuni valori fondamentali: no alla guerra in qualsiasi forma, no alle spese militari. Non si può parlare di “pace” e basta. 1938: un capo scout va da BP e gli dice: “Io faccio il militare, posso fare il capo reparto?” e BP gli rispose:”Non l’è lecito per uno scout partecipare in qualsiasi forma a una guerra, decidi tu.” È chiaro il concetto? Ventotto anni fa ero capo clan, nel Firenze 2 ed entrammo per la prima

pierluigi ontanetti nasce a Firenze il 12 novembre 1956. Gigi cresce nel quartiere dell’Isolotto e partecipa all’omonima comunità cristiana di base. Educatore scout, con il passare degli anni vive diverse esperienze di intermediazione nonviolenta in Africa, nell’ex-Jugoslavia e in America Latina. Insieme ai “Beati costruttori di pace” vive per un anno e mezzo sotto i bombardamenti a Sarajevo portandoviveri e posta alla popolazione assediata. Dal 2001 al 2004 incaricato nazionale del settore PNS. Ritornato in Italia lavora nel mondo edilizio “…e poi niente perché in Bosnia mi sono beccato l’uranio impoverito e di conseguenza il cancro e ora me lo tengo”.

Qual è la tua esperienza con lo scautismo, cosa ti ha “acchiappato” e cosa ti perplime?

Sono entrato all’età di 6 anni nel 1962/63. Il mio gruppo è stato il primo in Italia a sperimentare lo scautismo misto quando c’erano ancora l’Asci e l’Agi. Per questo rischiammo l’espulsione per poi vivere da protagonisti la nascita dell’Agesci: un’esperienza anche di carattere politico

Visti da fuori[interviste a persone significative per allargare gli orizzonti,fornire spunti di riflessione, metterci in discussione.]

A cura di Pietro Barabino

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altro senso: siamo noi che abbiamo bisogno di capire chi sono loro e ascoltarli. Poi mettersi in ascolto comporterà farsi sentire con le istituzioni per rivendicare che queste persone abbiano il giusto spazio per potersi esprimere, ma è una conseguenza.

Come conciliare accoglienza e proposta cristiana e cos’è per te un “percorso di fede”?

Se la comunione è il cuore del mio essere credente non potrà mai venirmi naturale dire: “Te si e te no”. L’accoglienza e il rispetto dei diritti di tutti è un aspetto centrale per il cristiano. Una cosa è essere parte della comunità ecclesiale, ben altra è assecondare tutti gli aspetti di un’istituzione con luci e ombre come la Chiesa di oggi. Per esempio a chi nella Chiesa ritiene l’omosessualità una malattia ripeto: o si disconosce a Dio la capacità di donare la vita per come viene, oppure ci sentiamo ancora più importanti di Lui, tanto da autorizzare noi stessi a discriminare o peggio ancora tacere la cosa, fare finta di niente. Io mi ritengo credente perché in Dio ci credo. Ma non nel dio che oggi fa piovere e domani fa venire il sole e magari un po’ di tempo fa per dispetto mi ha fatto venire il cancro perché ho fatto il bambino cattivo nella guerra in Bosnia. E nemmeno in quel dio che mi vuol mettere alla prova perché sono stato un bravo cristiano, nonviolento, che ha vissuto un anno e mezzo sotto i bombardamenti, ha patito la fame ed è stato torturato dai cattolici croati. Essere praticanti di una dimensione religiosa che ha delle regole di per sè non è negativo, ma lo può diventare quando le regole diventano più importanti degli uomini e di Dio. Sono stato per molti anni ministro

volta come volontari nel campo Rom di Quinto a Sesto. Uno dice: “Porca miseria”. No, abbiamo fatto il nostro. Sperimentando le contraddizioni, le debolezze, le fragilità e l’incompetenza. Il compito di un educatore, di un gruppo di educatori, è quello di andare la dove nessuno va, è andare in quei luoghi dove ci sono esseri umani cacati zero da tutti. Si va per mettersi in gioco e sperimentare con gli R/S che ognuno di noi ha la possibilià di lasciare davvero il mondo migliore, non lasciarlo come l’abbiamo trovato. Nel momento in cui definisco una persona “ragazzo” ho già stabilito quello che può fare e quello che non può fare, quello che veniva fatto negli anni di BP con l’età E/G oggi si dura fatica a farlo a 20 anni! Non è vero che prima era meglio di oggi, però su questo punto ci si è persi completamente.

Che ruolo ricopre il servizio nell’educazione degli r/s?

Quando si parla di scautismo non si parla di volontariato. Non si propone l’esperienza e il servizio per risolvere un problema di carattere sociale. Se poi entrare in relazione con i bambini Rom, con i disabili, con i nonvedenti, con gli anziani produce anche cambiamento ben venga. Ma l’obiettivo dello scautismo non è l’esercizio della politica: è far sperimentare a ogni singola persona che ha questa possibilità di rimboccarsi le maniche e fargli riconoscere i propri limiti e le proprie competenze. Se poi lo sceglierà per la vita ecco la partenza. Parliamoci chiaro: i bambini Rom non hanno bisogno degli scout per giocare, gli africani che arrivano dai barconi non hanno certo bisogno degli scout per imparare a vivere. Il servizio ha tutto un

Visti da fuori

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Visti da fuori

difficile. Al centro bisogna mettere i valori, perché quelli prescindono dalla condizione lavorativa. Non si può pensare a un progetto educativo su tempi lunghissimi come si faceva 30 anni fa, le comunità capi dovrebbero dare le giuste priorità ai propri valori in base alle esigenze del territorio e del gruppo. Non ci sono ricette, per fortuna, sta a voi capi mettere in moto la creatività!

A questo link il video dell’intervista: youtube/WFGeZbhzZ3s

straordinario dell’eucarestia, quando ai vescovi gli dicevo: “Ma non mi chiedete a chi la dò?” Mi rispondevano: “Lo sai te e il buon Dio”. Ecco, allora qui c’è il superamento della regola, e l’affidarsi a qualcosa che è davvero più grande di noi. Ma non lontano! Dio non è lontano, e tu ne sei un pezzetto, quindi ti senti anche responsabile, no?

La comunità capi può avere ancora un ruolo profetico o è destinata ad amministrare l’ordinario?

Il problema è che troppo spesso il fine dell’azione educativa è mantenere in vita il gruppo. Lo scautismo e il gruppo sono solo strumenti in mano a uomini e donne, giovani e maturi/e. Oggi più del 50% degli educatori scout sono precari, vanno e vengono e diventa tutto più

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Zoom Liguria

Val Polcevera: in occasione del cinquantesimo anniversario nel 1972 facciamo nascere altri due gruppi, a Manesseno e Campomorone, che purtroppo ora non ci sono più; nel 1991 invece ci dividiamo dai nostri fratelli e sorelle di Pontedecimo, il gruppo Genova 60.Personalmente sono stato testimone a fasi alterne degli ultimi vent’anni circa del grup-po, prima da ragazzo e ora da capo: tra alti e bassi, periodi felici e più difficoltosi (come ogni bella storia che si rispetti), ma sempre con l’idea che la nostra proposta, intesa come lo Scoutismo, sia qualcosa che ci fa “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”.Adesso è arrivato il momento di festeggiare tutti insieme, dal cucciolo che muove i suoi primi passi nel Branco Waingunga alle “vecchie glorie”, questo nostro vecchietto (!) ancora arzillo che ci ha aiutati a crescere e a far cre-scere tanti uomini e donne, e che proprio non ne vuol sapere di dimostrare tutti gli anni che porta sul groppone. Perciò, con il preziosissimo supporto del nostro gruppo genitori e della circoscrizione, abbiamo organizzato un insieme di iniziative, alcune ancora in corso, altre ormai passate, per unirci tra noi e insieme ai nostri concittadini attorno al nostro gruppo e al tema: “Insieme per cambiare… il nostro pezzetto di mondo!”.Alcuni festeggiamenti sono stati “in famiglia”: il lancio alla festa di gruppo dell’anno scorso, un grande gioco di gruppo la sera di Natale, il Thinking Day.Ma la festa non poteva essere solo nostra: abbiamo organizzato una mostra fotografica dal titolo “Tra le rapide del grande fiume” (in esposizione fino a settembre 2012 nel foyer del teatro Rina e Gilberto Govi di Bolzaneto)

Era il 1921. L’Italia, la Liguria e Genova non erano proprio quelle dei giorni nostri, in un tu-multo di cambiamenti che, poco dopo, avrebbe portato ad un periodo buio per la nostra bella penisola.In quei giorni, nel mese di novembre, nella parrocchia Nostra Signora della Neve che an-cora adesso fa da casa al nostro gruppo, anche se i mattoni non sono più gli stessi... nasceva il Bolzaneto 2, il gruppo che,col passare di tutti questi anni, sarebbe poi diventato il Genova 50: la mia casa, la nostra casa.I primi anni non furono semplici, e culminaro-no con lo scioglimento dell’intero movimento scout da parte del fascismo nel 1927. Ormai però il seme era stato gettato, la pianta aveva messo radici e, memori di quel “sorridono e cantano anche nelle difficoltà” che ancora oggi ci motiva, i nostri “avi” si organizzarono in bor-ghese: continuarono a svolgere campi e uscite nonostante tutto e una volta caduto il regime, il 1° maggio del 1945, il gruppo si ricostituì ufficialmente.Negli anni seguenti il gruppo diventò un motore importante dello scoutismo in alta

Novant’annie non sentirli!

Bisonte Pacifico & la Co.Ca. del Genova 50

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che ripercorre attraverso alcune immagini la storia del gruppo, dalla sua fondazione fino al 1990 circa. Una mostra più grande l’ha af-fiancata dal 1° al 15 aprile presso i locali della Croce Bianca, sempre a Bolzaneto, questa volta incentrata sugli ultimi quarant’anni.Per testimoniare il grande attaccamento del gruppo per il quartiere, il 31 marzo è stata invece l’occasione per un pomeriggio di attività in piazza, aperto a tutti. Abbiamo fatto cono-scere la nostra realtà attraverso giochi per i più piccoli a cura del Branco, dimostrazioni di costruzioni da campo E/G, testimonianze di attività della comunità R/S, stand gastronomi-co a cura del gruppo genitori e l’inaugurazione della mostra fotografica.Poteva essere abbastanza, ma noi amiamo e rispettiamo la natura, quindi come dimenti-carci di lei? Per questo il weekend del 19-20 maggio tutto il gruppo sarà impegnato nella riscoperta e recupero del sentiero Strâ di Bigiæ che da Murta porta alla strada militare di Scar-pino, in collaborazione con la sezione sentieri del C.A.I. di Bolzaneto, e a rendere più belle colorare le aiuole del quartiere.I festeggiamenti continueranno con la festa di gruppo nei giorni 2-3 giugno (ospiti d’onore tutti gli “ex” del gruppo) per poi culminare in estate con il grande campo di gruppo al Muli-no nella nostra base regionale.E infine, per lasciare un segno ancor più visibile nel quartiere, abbiamo in progetto la realizzazione di un murale nei primi mesi del prossimo anno scout: per ricordarci che la festa continua e che, nonostante i novant’anni... siamo giovani dentro!Buona Caccia, Buon Sentiero e Buona Strada a tutti!

Bisonte Pacifico & la Co.Ca. del Genova 50

Zoom Liguria

Il 16 marzo 2012, nei Giardini intitolati dal Comune di Genova a Maurizio Orengo fon-datore del Gruppo, e’ stato consegnato dai Responsabili della Zona Valbisagno il totem del nuovo Branco “Seeonee” del Genova XX.Il Branco ha iniziato le sue attività nel mese di Ottobre 2011 nella nuova sede della Parroc-chia di San Giacomo di Molassana.In questa nuova sede i Lupetti e la Comunità Capi hanno ricevuto una affettuosa accoglienza da parte della Parrocchia e dell’antica Confra-ternita di San Giacomo.Il nuovo Branco “Seonee” insieme allo storico Branco “Roccia della Pace” che ha sede presso la Parrocchia N.S. Assunta di Molassana rap-presentano le uniche realtà educative locali ed è soprattutto per questo motivo che costitui-scono una presenza significativa ed insostitui-bile per il nostro quartiere.

NuovobrancoSeoneedel Ge 20

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Scout chi legge

La famigerata polizia segreta dei Gruppi Parrocchiali ha sguin-zagliato spie ed osservatori per tutta la Liguria: queste letali figure hanno popolato le nostre riunioni, infiltrandosi a tutti i livelli, dal Comitato Regionale a qualche ritrovo di squadriglia ed hanno stilato profili dettagliati su noi scout per utilizzarli in future operazioni d’intelligence e sabotaggio. Per caso uno di loro è stato smascherato con l’ingan-no del mignolo: al segno della pace infatti non ha osservato quest’antica tradizione che risale ai tempi del fascismo (anche se alcuni fanno risalire tale usanza ai primi locali trasgressivi). Il suo zainetto, per niente tecnico, è stato perquisito ed è stato reperito questo fascicolo con le tipologie di guide e scout sche-date fino a quel momento.

IL VETERAnO:Questo scout ha stretto la mano a Baden Powell nel 1908 e non se l’è più lavata, ha visto i suoi lupetti diventare nonni e i loro nipoti diventare capigruppo ma lui è ancora lì; quando entra in una stanza tutti si alzano e fanno il saluto (scout); lui stesso ha generato o è parente di metà dei censiti; in molti gruppi non si dà nemmeno una specialità senza

il suo consenso firmato. Non si separa mai dallo sfollagente a serramanico del ventennio e ai campi fa il bagno nudo nel tor-rente ogni mattina, alle cinque. Come riconoscerlo: è sempre attorniato da figli, nipoti e corti-giani con i quali gestisce tutte le branche dall’interno.arma segreta: ‘È così! Me l’ha detto Baden quel giorno’.punto debole: non soprav-viverebbe ad un bans troppo movimentato.

L’ETnO-scOuT:Questo scout è in continua evoluzione perché trae ispira-zione dalle ultime mode gio-vanili, per dare un sapore un po’ underground all’altrimenti

noioso mondo scout. L’Etno-scout cambia con i tempi e le tendenze, negli ultimi anni è passato dallo stile giamaicano-rasta a quello alternative-indie-nerd-(aggiungere a piacere) con occhiali a montatura spessa e reflex digitale da 1000 euro usa-ta come collana; va forte anche lo stile trasandato finto-povero che talvolta sconfina nello scout Barbone, personaggio che tende a confondere il patto associativo con le canzoni dei Modena City Ramblers e tanto dà lustro alla credibilità dell’Agesci in giro per l’Italia. Come lo riconosci:gira spesso in vespa o, recente-mente, in eco-bicicletta, è dotato di eskimo/un’agenda moleskine/

“Una difficoltà non è più tale una voltache ne abbiate riso e l’abbiate affrontata.” (B.P.)

Scout chi legge!A cura di Francesco Bavassano(manda i tuoi X files [email protected])

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Scout chi leggeA cura di Francesco Bavassano

abbigliamento tecnico a spropo-sito.arma segreta: sono in tanti!punto debole:i suoi ragazzi del reparto sono abbigliati come lui.

L’ORATORE:Questo scout ama parlare e lo dimostra: è stato calcolato dall’Università degli Stuoini di Mafeking che senza la figura dell’oratore tutte le riunioni durerebbero la metà. Non c’è ordine del giorno che tenga, l’oratore sa insinuarsi in qualsiasi discorso ed iniziare uno dei suoi interventi. Questi iniziano sempre con cappelli interminabili, ai quali segue una fase centrale interessante come la finale del Grande Fratello e si concludono con la ripetizione del concetto almeno tre o quattro volte. Non pensate di metterlo a tacere con una risposta, siete già caduti in trappola! L’oratore si riconosce fin da piccolo, quando i Consigli della Rupe durano due ore e quelli della Legge finiscono a colpi di alpenstock.Come riconoscerlo:quando inizia a parlare tutti automaticamente si mettono a guardare l’infinito.arma segreta:‘Prima di andare, un’ultima cosa...’punto debole:i deserti e gli hyke.

IL cLERI-scOuT:Questo raro esemplare si riconosce dai suoi modi affettati ma implacabili: il Cleri-scout, anche noto come mezzo-prete è l’alfiere di una religione tutta

sua ed ha una grande paura che bambini e ragazzi, ma soprattut-to i suoi colleghi capi, non siano credenti quanto lui; è noto che in arcivescovado giungano decine di lettere anonime che denun-ciano prediche troppo bonarie o parole latine pronunciate male: anche i preti devono temerlo! Gli scout, secondo lui, sono miscre-denti promiscui che non sanno proprio come si deve credere, il suo slogan? “Incenso e cilicio come dice Fratel Bigio!”Come lo riconosci: ai campi come pigiama usa la veste talare.arma segreta: ‘E se poi te ne penti?!’punto debole:di solito viene completamente ignorato dall’AE.

IL cRITIcOnE:‘Non ha senso’ o ‘Che senso ha?’, è statistico che il 90% delle frasi pronunciate da questo scout inizino in uno di questi due modi.Come Obelix con la pozione, è caduto nel pentolone scout del senso critico da piccolo ed ha fatto indigestione.Normalmente attende che tutti facciano le proprie proposte e poi entra in scena; il più delle volte tenta di demolire direttamente il motivo del discutere, even-tualmente smontando anche le opinioni espresse dagli altri. Ne esistono due versioni, entrambe grandemente temute dai capi-gruppo, il Criticone Giullare, che veleggia al di sopra dei problemi e interrompe ogni discussione con battute e risatine ed il Criti-cone Burbero che non solo critica duramente ma è un incrocio tra

Clint Eastwood e la Santanchè. Come riconoscerlo:abbatte a colpi di machete le costruzioni mormorando: ‘Quella quadrata fatta così non ha senso’.arma segreta:un ‘Non ha senso’ è più imme-diato di un ‘Sì, perché’.punto debole:può incorrere nell’ira funesta e distruttiva degli altri.

LO scOuT InERZIALE:Questo scout, da quando è stato iscritto ai lupetti dai genitori, procede esclusivamente per inerzia; solitamente non è lo-quace, è entrato in Co.Ca. come se ci fosse inciampato dentro; è subdolamente inserito fra gli altri capi, non è semplice riconoscerlo perché in molti condividono, almeno in parte, le sue caratteri-stiche. Lo scout inerziale è parte di una catena di montaggio, di un mondo di regole e meccani-smi ben oliati e non ha alcuna voglia di scendere dal nastro trasportatore, è perfettamente a suo agio: ha gli amici, i bei ricor-di, le solite abitudini; la camicia azzurra che ha portato per tanti anni è diventata la sua coperta di Linus. Dopo due o tre anni, al massimo, nelle Co.Ca avviene il fuggi-fuggi di questi personaggi che sono sospinti verso altri lidi, dall’ingresso di tirocinanti freschi con cui darsi il cambio (se ci sono!).Come riconoscerlo:parla e agisce sempre per secondo.arma segreta:ci sei cresciuto insieme.punto debole: ‘Perché lo fai?’

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ascolta

A cura di Francesco Bavassano

Partita il 14 ottobre 2011, Dialogo nel buio è una mostra-percorso sensoriale allestita a fianco di Palazzo S.Giorgio, organizzata dall’Istituto David Chiossone e già presente, in forma permanente, a Milano ed in altre parti del mondo (Dialogue in the dark).Si entra a piccoli gruppi ed in pochi metri, oltrepassando una serie di tende nere, si raggiunge l’oscurità totale; inizia un percorso che attraversa vari ambienti di vita quotidiana nei quali la guida chiama ad utilizzare i quattro sensi ancora a disposizione per orientarsi, com-prendere e vivere ciò che si ha intorno.

Buio. Siamo verso la fine del percorso, seduti ad un tavolo, due bimbe stanno finendo i loro succhi, appena acquistati al bancone e serviti dalla nostra guida. -Come hai fatto a capire che era alla pesca e non alla pera?- chiede la più piccola.

Sta tutta qui la strana sensazione che oscil-la tra angoscia e curiosità: alle persone non vedenti o ipovedenti la pila è di poca o nulla utilità, noi usciremo dal percorso e torneremo alla luce, per la nostra guida rimane il buio.

(Piazza Caricamento, fino al 1° luglio)

Dialogo nel buio

Di’ la verità, voi poi usate la pila!

Educare è un’arte

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sfioraascolta

respiragustaA cura di Francesco Bavassano

Siamo indifesi, legati alla voce della nostra accompagnatrice come in cordata, quando è necessario Chiara ci indirizza con le mani, i nostri movimenti sono lenti e gli occhi spalancati sul buio, che sembra quasi uno specchio.Senza luce, almeno per chi non è abituato, quello che non si ha a portata di mano e non fa ru-more non esiste più ed è come alzare il volume della nostra coscienza.

L’esperienza della mostra offre numerosi spunti, sicuramente più complessi di quelli che si possono elencare: c’è la compo-nente di scoperta di un mondo estraneo ai più, di diversi e più profondi modi di percepire, c’è la componente di silenzio inte-riore; la certezza di non essere osservati paradossalmente fa sentire al sicuro e ci si mette in gioco più liberamente, senza paura di nascondere la curiosità di esplorare o le difficoltà nel muoversi.

Dialogo nel buio è un assag-gio di un mondo spesso poco noto, un’occasione da sfruttare, magari con le unità. Stefano, un Akela ligure, descrive così l’esperienza fatta con il suo C.d.A.:

“Secondo me ai bambini è servito sia come attività Kim, quindi atta a sviluppare i sensi, sia come un momento di riflessione e di incontro con la disabilità, una disabilità che non sempre è facile immaginare in quanto davvero difficile da capire per noi buoni visori. E poi è un’attività semplice e diver-tente, un’avventura giocosa restando in città!”

Quest’esperienza offre la pos-sibilità di conoscere qualcosa della vita di chi è ipovedente o non vedente, con la personale esperienza del percorso e con le parole delle guide; Chiara, mentre eravamo al bar interno alla mostra, ci ha brevemente parlato di dispositivi ingranditori per poter leggere, di etichette

parlanti per riconoscere gli oggetti, di camminate in città, di troppi semafori senza avviso sonoro che mettono in difficoltà e anche di automobili parcheg-giate sui marciapiedi, che per un cieco sono un fastidioso e pericoloso imprevisto.

Come si può sperimentare in questa mostra, siamo tutti un po’ guide ed esploratori, quante volte il nostro servizio è un vero e proprio Dialogo nel Buio! Ci muoviamo, facendo del nostro meglio, a volte a tentoni, tal-volta aggrappandoci al metodo, spesso guidiamo noi, a volte sappiamo obbedire e ci faccia-mo indirizzare. Riusciremo ad educare e formare buoni cittadini e buoni Cristiani? Sappiamo orientarci?

Che sia la mano del Padre, la nostra per i ragazzi che ci sono affidati o quella della guida nell’oscurità di Dialogo nel buio, quel legame è tutto quello che ci serve per continuare a procedere.

Educare è un’arte

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N

uova

rubrica!

che stiamo per iniziare l’anno della Fede, forse potrei anche pensarci un po’ su.

Chissà che dedicargli un po’ di spazio non sia quel di più che cerco per dare veramente gusto alla mia vita e non correre facendo solo una marea di cose? Bombardato di proposte da sballo e di cose da fare, spesso mi ritrovo ancora insoddisfatto a volere un di più… e se provassi a sentire Gesù per dare spessore e gioia vera alla mia vita?Da dove iniziare? La Congregazione per la dottrina della Fede a proposito di quest’anno dice: “Quest’anno sarà un’occasione propizia perché tutti i fedeli comprendano più profon-damente che il fondamento della fede cristiana è «l’incontro con un avvenimento, con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» [Deus caritas est n. 1]. Fondata sull’incontro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essere riscoperta nella sua integrità e in tutto il suo splendore. «Anche ai nostri giorni la fede è un dono da riscoprire, da coltivare e da testimoniare», perché il Signore «conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia dell’essere cristiani» [Omelia nella Festa del Battesimo del Signore, 10 gennaio 2010].”

E chi l’avrebbe detto che quegli uffici di curia e il Papa dicessero cose così belle e così bene? Forse potrei ogni tanto leggere qualcosa nell’o-riginale al di là dei commenti di giornalisti! Meta: la bellezza e la gioia dell’essere cristia-ni! Non una rottura di scatole! E da vivere, non da leggere!! Come arrivarci? Obbiettivo concreto: l’incontro con un avvenimento, con

Questa è la domanda che ciascun capo si pone 5 minuti prima del quadrato iniziale del campo ed è spesso a questo punto posta nei termini “Accidenti, cavolo facciamo di fede quest’an-no?” e quindi si risolve con un “Padre nostro” tirato lì e un “San Giorgio” per chiudere! Beh, forse non tutti sono messi così male, ma visto che in fondo siamo buoni, dato che la doman-da ce la poniamo ancora, perché non pensarci un po’ su per tempo e vedere cosa si può fare?“Cammino di Fede” di chi? Dei “miei” ragazzi! Ma io come sono messo? Lo dice San Tomma-so: “contemplata aliis tradere” (trasmettere ciò che abbiamo contemplato). Che in soldoni lo sappiamo dall’esperienza: non possiamo ven-dere aria fritta! Se gli propino una lezioncina copiata dal catechismo o scaricata da internet, serve a poco, se non a niente!Ci vuole un vissuto! Allora io cosa sto facendo? Che spazio dedico al mio cammino di fede nel mio progetto del capo? E nella mia vita? Visto

Come preparareil cammino di fede

A cura di Padre Paolo Marré BrunenghiAssistente GE15

Spiritualità scout

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una Persona, con Gesù Cristo Risorto! Ma un incontro vero, un’esperienza vera, non sentire un raccontino trito e ritrito senza rilevanza per me! Questa anche la sintesi del PUC, progetto uni-tario di catechesi dell’AGESCI, che forse potrei anche includere nel mio progetto del capo. E magari anche “Sentiero di Fede: Il Progetto, gli Strumenti, le Schede” che lo spiega e spezzet-ta… Sono un po’ come i campi scuola: cose per cui è difficile trovare il tempo e che a volte sembra non ci dicano tante cose nuove, ma, in effetti, poi ci gustiamo quando li facciamo e ci danno una visione sistematica a tante cose che abbiamo sperimentato e quindi ci danno un grande aiuto a fare i capi bene.Quindi? Beh, incomincia col riprendere la tua Bibbia in mano. A proposito hai una bibbia tua? It’s a must per un capo!! Anche se è un po’ ingombrante se te la dovessi portare in ro-ute, ti consiglio la Bibbia della TOB pubblicata dall’Elledici. Ha dei commenti ottimi ma chiari anche per gente poco addentro. Testi paralleli che impareremo ad usare e altre cose utili.

Anche quella di Gerusalemme è ottima, ma più difficile e i commenti non sono stati aggior-nati al nuovo testo… Ma leggi la Bibbia con attenzione per scoprire quello che non hai mai notato, non per risentire la solita cosa che sai già… “gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua” Mc 7, 33: e se sputasse in bocca a te? E ti infilasse le dita negli orecchi? Svegliati! Apri quelle orecchie e ascolta veramente il testo!! Chissà che non incontri qualcuno di nuovo e iniziate a parlar-vi?! In questa rubrica spero riusciremo anche

Spiritualità scoutA cura di Padre Paolo Marré BrunenghiAssistente GE15

a parlare di come leggere la Bibbia da adulti e come imparare a pregarci…una piccola esperienza di quel Gesù Cristo Risorto di cui parlavamo sopra!! Per intanto ti consiglio di procurarti i libri della scuola di preghiera che faceva il Card. Martini ai giovani: spero ti aiutino a scoprire un volto nuovo del vangelo e a fare esperienza di Gesù! Hanno aiutato me e tanti altri!

Cavoli, hai perso tutto questo tempo a leggere quest’articolo e non ti ho nemmeno detto che catechesi fare quest’anno al campo?! Si arriva in cima al Gran Paradiso in 5 minuti?! Non so se hai voglia di camminare, ma la vista da lassù è bella! E così il cammino! Spero ti sia rivenuta voglia di riprendere il tuo cammino di fede! Dargli spazio e attenzione, perché merita e da poi gusto alle cose! Tue e dei tuoi ragazzi! In questa rubrica vedremo che passi fare assieme e che passi fare da soli verso una meta comune. Con un occhio a noi stessi e uno ai ragazzi, perché come capi abbiamo imparato che bisogna dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Col tempo che ci ritroviamo ma anche con la voglia di guidare la nostra canoa e non lasciarci portare solo dalla corrente! Inizia con i pochi suggerimenti che ti ho dato e se riesci cercati un prete o una persona che ti accompa-gni nel cammino. Io da qui vedrò cosa riesco a fare per te e i tuoi ragazzi! Se vuoi puoi prova-re a scrivermi o a cercarmi anche se ammetto che non sono molto veloce nelle risposte! ʼ Meglio di persona! Ti accompagno con la mia povera preghiera! Buona Strada!

[email protected]

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Da questo numero di SIL è nostra intenzio-ne mantenere un filo diretto tra la Base “Il Rostiolo” e i lettori, con lo scopo di aggiornarli sull’avanzare dei lavori che renderanno la base davvero accogliente, ma anche sugli sforzi che ciò comporta.Vorrei cominciare proprio parlando di quelle persone che stanno investendo molto del loro tempo e delle loro energie in questo progetto.Da poco si sono conclusi due appuntamenti della pattuglia: il bivacco “Spacca pietre”, nel quale abbiamo iniziato la ricostruzione e messa in sicurezza del terrapieno davanti alla cucina di casa Mulino (come vedete nelle foto ndr), completamente eroso dal fiume nell’alluvione del 2010, e il campetto “Ora et Labora” che ha permesso grandi progressi in diversi lavori di manutenzione.Il campetto di Pasqua ha permesso di proce-

dere con la pulizia del bosco, da troppi anni in abbandono, con tanti alberi abbattuti o in stato precario, di proseguire la staccionata e la messa in sicurezza del sentiero di accesso alla base (lavoro che svolgiamo in collaborazione col comune di Urbe), ma anche di ordinare e ripulire i magazzini, di iniziare la bonifica del sottotetto di casa Pippo e predisporre la creazione di un nuovo locale adibito a servizi sanitari per il rifugio Quercia.Direi che non è poco, sebbene una verifica del campetto non sia ancora stata fatta, a mio giudizio tutti i ragazzi e le ragazze hanno fatto davvero un bel lavoro e a loro va non solo il nostro, ma il ringraziamento di tutti gli scout che alla base faranno i loro campi.Oltre che ai volontari, la base sta dando occupazione agli operai delle ditte che por-tano avanti quei lavori che sono al di fuori delle nostre capacità, dopo aver ottemperato

Bacheca

“Men (and women) at work!”

A cura di Daniele Boeri

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agli adempimenti burocratici, il comitato ha cercato di privilegiare la scelta di ditte della zona per avere una ricaduta positiva sull’eco-nomia locale. A breve riprenderanno alla casa Romana, quella che fu una delle prime in cui gli scout andavano a fare le loro vacanze, e a lavoro ultimato, diventerà una delle più belle strutture della base.Prima dell’inverno la ditta ha iniziato la bonifica della struttura e del tetto, ora inizie-ranno i lavori per la costruzione delle solette e delle scale di una delle due parti in cui la casa è suddivisa, infine la ristrutturazione delle facciate.Purtroppo i fondi di cui oggi disponiamo per questo progetto, non permettono di finire i lavori nelle due parti in cui la casa sarà divisa, perciò abbiamo deciso di investire il più possi-bile per rendere utilizzabile la casa più grande (circa 40 – 50 posti letto) affinché gli sforzi fatti da tutti gli scout liguri finalmente permet-tano di vedere i risultati utilizzando la casa per alcuni campi. In cantiere c’è poi il rifacimento degli acque-dotti della base, lavoro reso indispensabile

dal deterioramento, dal gelo e dai danni che l’alluvione ha causato alla “presa” dell’acqua non potabile. Già da qualche anno casa Mulino ha cam-biato aspetto; sono terminati i lavori a casa Mugnoli, con la creazione della scala esterna di emergenza e la ristrutturazione di tutti gli ambienti, a casa Pino i bagni sono nuovi, le stanze piastrellate e intonacate, in fine è stata creata la struttura in legno ad uso servizi per i campi tenda 2 e 3.La Pattuglia quest’anno è finalmente cresciuta numericamente, questo è per me uno stimolo ad andare avanti, nonostante la fatica, ma come spesso succede nello scoutismo, in que-ste circostanze ho avuto il piacere di scoprire persone meravigliose e davvero in gamba.Molto è stato fatto e tanto resta ancora da fare, ma i nuovi ingressi in pattuglia fanno sperare di vedere finalmente conclusi tutti i progetti.Nel salutare ricordo che, chi volesse dare consigli o fosse interessato a partecipare alla pattuglia può scrivere a:[email protected]

BachecaBachecaA cura di Daniele Boeri

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fratellino può esserlo un po’ meno per quel-la di un altro. Non è obbligatorio trovare un posto a tutti, ma dobbiamo sforzarci di proporre l’evento inserendolo nel miglior modo nella pista del nostro lupetto

• aicampettipartecipanoifratellinichestanno vivendo il terzo momento della progressione personale ed hanno più di 10 anni. Per semplificare il discorso si tratta di tutti i fratellini che sono già diventati Lupo della Rupe (o Coccinella del Bosco). Questi fratellini e sorelline dovranno poi avere davanti a loro un anno intero o comunque un periodo significativo di vita di Branco/Cerchio nel quale mettere a frutto l’espe-rienza delle Piccole Orme

• questicampettirappresentanoilprimovero momento di splendida autonomia che i bambini possano vivere. Partecipando ad un campo in cui non conoscono i vecchi lupi e, a volte, nemmeno un fratellino o sorellina che giocherà con loro, i bambini hanno la possibilità di giocarsi fino in fondo liberi da tutto e da tutti. Dai fratellini/sorelline svincolati per qualche giorno dalla loro comunità scout di riferimento possono emergere nuovi talenti, scomparire problematiche, insomma possono presen-tarsi bambine e bambini diversi da quelli presentati nelle schede

• infineleschededipresentazione...notaun po’ dolente. Queste schede sono l’unico modo in cui gli staff possono preventiva-

L’estate sta finendo, le Vacanze di Branco sono finite, le ferie con la famiglia stanno per concludersi ed è tempo di tornare di corsa a casa a far lo zaino perché fra qualche giorno si parte di nuovo… iniziano le Piccole Orme in Liguria!Questo è quello che più o meno succede verso fine agosto/inizio settembre a parecchi fratel-lini e sorelline dei nostri branchi e di qualche branco o cerchio del resto d’Italia. Le Piccole Orme sono ben radicate nella nostra regione, che col passare degli anni è arriva-ta ad attivare anche sei campetti, con una partecipazione media per campo di circa trenta bambini e bambine sia liguri sia di altre regio-ni. Le PO sono anche l’occasione per molti capi branco (e non solo…) di giocarsi ancora una volta in un servizio accattivante e divertente.Poichè le Piccole Orme accolgono ogni anno in media più di 200 fratellini e sorelline, e pos-sono aver luogo grazie ai numerosi capi liguri che credono in questo strumento. Abbiamo pensato che fosse utile per tutti fissare, ancora una volta, alcuni punti che riteniamo essere fondamentali:• lePiccoleOrmesonounostrumentodi

progressione personale e, per questo, la partecipazione dei nostri fratellini e sorelli-ne va progettata e per tempo. Questo può significare che non tutti i lupetti “aventi diritto” debbano automaticamente parteci-pare all’evento. Quello che è uno strumento valido per la progressione personale di un

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Piccole Orme: un piccolo grandepasso verso l’autonomia

A cura di Marco, Enrica, gli staff PO e tutta la Pattuglia Regionale L/C

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rante le vacanze di Natale! Fra poco lanceremo le Piccole Orme 2012, il 15 maggio si apri-ranno le iscrizioni e la macchina si rimetterà in movimento! Novità di quest’anno le iscrizioni avverranno tramite il sistema nazionale buona caccia http://buonacaccia.emiroagesci.it/De-fault.aspx, ora adottato anche da A.G.E.S.C.I. Liguria. Se questo articolo ti ha messo la pulce nell’o-recchio scrivici una mail a [email protected] per offrirci la tua disponibilità o per chiedere maggiori spiegazioni.Cogliamo qui l’occasione per ringraziare tutti quelli che dal primo campetto ad oggi hanno speso il loro tempo per offrire ai nostri fratellini e sorelline esperienze indimenticabili.

GRAZIE! Buona Caccia e Buon Volo!!!

mente conoscere i fratellini e le sorelline che parteciperanno al campetto, quindi spendiamo tutti qualche minuto in più nella loro compilazione, cerchiamo di essere chiari, concisi ma al tempo stesso esaustivi e, se abbiamo qualcosa di importante da aggiungere, telefoniamo! Se strumento di progressione personale deve essere, allora che sia seriamente affrontato e utilizzato. A volte una foto, una parola in più, qualche riga scritta bene o due minuti passati al te-lefono rendono il servizio di tutti migliore e l’effetto sul fratellino/sorellina più efficace!

Per concludere, come sempre, siamo alla ricer-ca di nuove energie per gli staff e le cambuse. I campetti si svolgeranno fra l’ultima settimana di agosto e la prima settimana di settembre e, udite, udite, ne sperimenteremo uno anche du-

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PO LIGuRIA 2012: primi avvisiApertura iscrizioni 15 maggio, chiusura iscrizioni 15 giugno

numero partecipanti: 35 a campetto, ad eccezione delle Po nauticheche hanno solo 25 posti disponibili

Anticipo 20 euro; saldo (da portare a mano alle PO) 40 euro

Iscrizione del L/c ad un solo campetto PO (no altre opzioni)

Iscrizione di max 2 LL/cc dello stesso Branco/cerchio allo stesso campetto

ci si iscrive su buona caccia http://buonacaccia.emiroagesci.it/Default.aspx; per chiarirsi le idee c’è anche un ottimo video tutorial che riassume tutto http://www.youtube.com/

watch?v=uKnpQ7t1Xss

Indispensabile, oltre alla scheda compilata, il codice censito del VL che iscrive il bambino e del lupetto che si sta iscrivendo, oltre alla foto del bambino

1) fAnTAsIA 21 - 26 AGOsTO

2) nAuTIcO 25 - 29 AGOsTO

3) InTERnAZIOnALE 27 - 31 AGOsTO

4) EsPREssIOnE 3 - 8 sETTEMBRE

5) nATuRA-AVVEnTuRA 3 - 7 sETTEMBRE

6) nATuRA-AVVEnTuRA Vacanze di natale 2012

n.B. non attiveremo ancora l’iscrizione alle PO invernali fino all’autunno,ma cominciate a diffondere la notizia!

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libri e oggetti che raccontano la nascita e lo sviluppo dello scautismo italiano, dagli albori ai nostri giorni.

Due sono le missioni prioritarie che svolge il Centro Mario Mazza:

- Conservare, catalogare, e valorizzare tutto il materiale presente e ciò che viene donato al Centro, per renderlo disponibile e fruibile a tutti

- Raccogliere le testimonianze dell’essere scout, ovvero ciò che gli scout hanno fatto e realizzato nella loro vita sul piano educati-vo, pedagogico e pratico.

IL nOsTRO TEsOROOggi sono custoditi presso il Centro Documen-

tazione:• ilfondoMarioMazzaealtri33fondiperso-

nali, cui si aggiungono una ventina di altri fondi archivistici: 295 faldoni di materiale ordinato e 407 scatole e casse di documen-ti ancora da riordinare e archiviare;

• circa100tesidilaureasulloscautismo;• unabibliotecaspecializzataconoltre3.000

volumi;• unaemerotecaconoltre100testatescout

dalle origini ad oggi, per circa 50.000 copie

Il Centro studi e documentazione scout Mario Mazza è una impresa condivisa dalle tre associazioni scout italiane: Masci, Agesci, Cngei. Ciò rappresenta già di per sé un valore. Ed è proprio alle associazioni che il Centro vuole rispondere, al mandato che queste gli danno.

Il Centro nasce a Genova nel 1962 per iniziati-va degli adulti scout genovesi e rappresenta una preziosa fonte documentaria per la storia e l’informazione sullo scautismo ita-liano. Inoltre il Centro offre una invidiabile raccolta di documentazione, fondi personali,

Bacheca

Centro studi edocumentazione scout Mario Mazza

A cura del Centro Mario Mazza

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A cura del Centro Mario Mazza

aspetti sono maturati negli anni ed altri cambieranno in futuro, per questo vogliamo incentivare l’elaborazioni di tesi di laurea sullo scautismo, fatte con il materiale del Centro o comunque raccolte al Centro. Passiamo l’informazione!

5. Associarsi: con 25 euro all’anno di quota associativa puoi contribuire a rendere il Centro più forte e puoi sostenere i progetti su cui lavorano i volontari. Iscriviti e fai iscrivere chi conosci!

su cOsA PunTIAMO A BREVE• IlcatalogoonLine,speriamodipoterpre-

sto rendere operativo il catalogo ragionato e tematico on line della biblioteca, eme-roteca e videoteca in modo che ognuno possa usufruire del materiale del centro. Contemporaneamente lavoriamo a comple-tare l’archiviazione dei fondi personali per valorizzare la documentazione utile a tutti;

• IDVDdeicentenari,stiamocercandopro-fessionalità e sponsorizzazioni per elaborare dei DVD divulgativi sui prossimi centenari dello scautismo italiano …. non possiamo perdere l’occasione storica!

• IlMuseodelloscautismo,stiamocercandouna localizzazione ottimale per aprire un museo, anche interattivo, sullo scautismo in uno dei luoghi che hanno visto il suo iniziale divulgarsi all’inizio del secolo.

di riviste in italiano e lingue straniere;• circa7.000fotografie(dicui4.000già

digitalizzate), 120 filmati, 70 nastri audio che documentano la vita dello scautismo dagli inizi ai nostri giorni;

• unaraccoltadidistintivi,cinture,cimeliecuriosità scout italiane e mondiali da finire di catalogare

DIAMOcI unA MAnOIl Centro vive sulla disponibilità di volontari

che prestano servizio in vari modi. Pos-siamo davvero contribuire tutti: chi abita vicino può dedicare qualche ora ogni tanto nei diversi progetti, chi è più distante collaborare alle diverse iniziative. Ecco altre proposte:

1. Raccolta fondi personali. Ognuno, in ogni parte d’Italia, conosce persone che hanno speso la loro vita per lo scautismo, hanno memorie, materiale, documentazione che possono davvero essere messi in rete e diventare utili a tutti …. Mettiamoci in contatto, è un servizio ai futuri scout!

2. Raccolta libri d’oro. Migliaia di gruppi ogni anno festeggiano un anniversario impor-tante della loro fondazione, e per l’occa-sione raccolgono la loro storia vissuta e stampano libri o elaborano DVD e altro….. Mandiamone una copia al Centro, così lo arricchiamo dell’esperienza di tutti!

3. Condivisione del materiale. Può capitare che ognuno sia in possesso di materiale scout di particolare originalità o pregio storico a cui è affezionato ma …. Con le moderne tecnologie si può condividerne il contenuto e metterlo in comune e mante-nerne la custodia…. Rendiamolo disponibi-le per tutti!

4. Tesi di laurea. Crediamo che la pedagogia scout sia qualcosa di sempre attuale. Molti

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Info varieVi ricordiamo che sul sito regionale

www.liguria.agesci.it trovate tutte le date di campi scuola, eventi per ragazzi, per R/S e molto altro…

Per comunicazioni, suggerimenti e segnalazioni, scrivici a: [email protected]

Bacheca

(Mario Mazza)

DOVE SIAMO:Via Asilo Garbarino, 6-B 16126 GenovaTel. e fax 010 [email protected]

ORARI DI APERTURA:È aperto tutti i giorni feriali, tranne il sabato-dalle ore 15 alle 18,30; è possibile anche la consultazione in altri orari da definire con la segreteria in base alle esigenze.

sOLO fAscIcOLI POLVEROsI??Certamente no! Ed è questa la sfida che oggi

il Centro Studi vuole affrontare, cioè far conoscere la ricchezza del materiale che custodisce e proporsi come luogo vivo e capace di offrire spunti utili per l’educazio-ne di bambini, ragazzi e giovani. Un luogo dove, - perché no? – poter organizzare attività mirate con lupetti (per esempio con un C.d.A….), squadriglie, reparti o singoli guide e scout (potrebbe essere una missio-ne per una specialità, o per un’impresa), clan in cerca di materiale per un capitolo…

Senza dimenticare che, opportunamente guidati, i capi possono anche trovare informazioni e idee, apparentemente un po’ “vecchiotte” ma proprio perché derivate da passate esperienze possono fornire spunti attualmente originali, per organizzare gran-di giochi, attività di pionieristica, di cucina, cacce natura…il tutto tornando un po’ alle origini dello scautismo, recuperando le famose tecniche che rischiano di diventare specie in via d’estinzione.

Il Centro – e i volontari che si impegnano a tenerlo vivo - sono naturalmente a disposi-zione di chi voglia conoscerlo ed esplorare il suo tesoro!