sull’assoluto l’artista in bilico tra la deriva e la luce · il surrealista «geco» di tiziano...

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LA STAMPA SABATO 16 GENNAIO 2016 . V Michael cane da circo a un secolo dalla sua pri- ma pubblicazione è la traduzione integrale, e diventa così un libro complesso anche nel lin- guaggio. La storia infatti ha come scenografia le isole del Pacifico dove i personaggi, la gran parte marinai, si esprimono in un dialetto «be- che de mer», parlato tra coloni e indigeni, una sorta di inglese abbozzato che si mescola bene alle capacità di raccontare dei protagonisti umani, Dag Daughtry (stewart di velieri) e il Vecchio Marinaio. Il racconto è tutto dalla parte del cane, o me- glio degli animali, ma sono i sentimenti di Micha- el, la sua passione e il suo odio per il «dio padro- ne» che diventano un modo per vedere il vero volto di questo dio, l’uomo, capace di crudeltà gratuite. Come in una scena di pesca: mentre il Vecchio Marinaio assiste disgustato all’entusia- mo per il modo di ucciderei black fish «Daughtry, che era altrettanto (come il Vecchio Marinaio, ndr) ferito dalle ferite inferte agli animali inof- fensivi, solidarizzava con lui e gli portava non ri- chiesto un altro sigaro». Il viaggio di Michael è appassionante: «rapi- to» dallo steward - un «ladro di cani» si autodefi- nisce Daughtry - eccolo tra le isole del Pacifico, a bordo di veloci velieri, per approdare ai saloon affollati di marinai di San Francisco, fino agli speroni rocciosi della montagna di Sonoma. Il viaggio poi si trasforma però in una disce- sa agli inferi quando Michael cade tra le mani di un ammaestratore di animali. Con gli occhi del terrier le scene dei retroscena raccapric- cianti degli spettacoli circensi diventano anco- ra più crudeli, se possibile. Gli animali vengono legati per le zampe e trascinati per costringerli a genuflettersi, trafitti, privati del cibo. Micha- el si rende conto che «la conoscenza era appre- sa attraverso il dolore. In breve, era il collegio del dolore». Michael è considerato un cane speciale, ca- pace di imparare in fretta dal «giovane dio» che lo aveva in custodia. Ma una volta «liberato, Mi- chael guardò il dio padrone e aspettò quello che poteva succedere. Un grido di dolore di uno de- gli orsi gli suggerì cosa poteva aspettarsi». Ma Michael già «cane cacciatore di negri» al- l’inizio del romanzo è anche un cane molto intel- ligente e la sua vita non finirà in un circo per il divertimento degli uomini. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI NOIR ITALIANO. ROBERTO COSTANTINI Un gioco erotico letale per il matematico che soffre di narcisismo Un thriller psicologico a Roma con il torbido commissario Balistreri D opo un affresco a suo modo definitivo come quello della Trilogia del Male, aspettavamo al varco Roberto Costantini, curiosi di sapere se avrebbe cambiato registro oppure condotto il suo commissario su altre piste. E Michele Balistreri c’è, agisce, rompe le scatole, si fa odiare come sempre, questa volta in un contesto romano che ci ri- porta al primo romanzo della Trilogia, anche se adesso sia- mo nel 2001 e non nei sangui- nosi anni Ottanta del Balistre- ri estremista di destra. Miche- le ha cinquant’anni e una vita privata oscura o semplicemen- te inesistente. Dirige la terza sezione della Omicidi, fuma, beve e vede il mondo quasi solo dal lato sbagliato. In questa nuova inchiesta – La moglie perfetta – entra però quasi in punta di piedi, poiché a rubar- gli la scena, a tenergli testa fi- missario entra veramente in scena dopo quasi 150 pagine, quando viene chiamato sul luo- go di un altro delitto, quello del famoso professore italo-ameri- cano Victor Bonocore, vittima – sembrerebbe – di un gioco eroti- co finito male. Bonocore era un uomo pieno di sé, un narciso che tradiva la bellissima moglie Ni- cole Steele con la sorella venten- ne e disinibita, Scarlett, capro espiatorio perfetto in una storia oscura e intricata. Ma c’è qualcosa, oltre il de- litto Bonocore. Qualcosa di al- trettanto oscuro e intricato che riguarda un’altra donna, Bian- ca Benigni. Lavoratrice inde- fessa e moglie premurosa, Bianca si trova a operare con Balistreri sul caso Bonocore, ma a questo punto il lettore avrà già fatto da tempo la sua conoscenza e quella del marito, lo psicanalista Nanni Annibal- di, che aveva in cura la coppia in crisi, Nicole e Victor e – a sua volta – un debole per la provo- cante Scarlett. Bianca Benigni è una donna forte, reduce da una controversia con un impor- tante quotidiano che l’ha scre- ditata, ma la sua capacità di proteggersi e di proteggere il pavido marito e il figlio proble- matico, Luca, va ben oltre le di- namiche di un caso da seguire. I presupposti sono l’archetipo SERGIO PENT del tradimento coniugale con delitto salvifico, ma ciò che rie- sce a fare Costantini è di una precisione diabolica, con sfuma- ture e dettagli che rammentano i classici omicidi della camera chiusa, fino alle rivelazioni – in un 2011 in cui tutto torna casual- mente a galla – che davvero van- no oltre ogni lecito sospetto. Un altro geniale noir di Co- stantini, che oltre alla trama rie- sce a concretizzare in una luce narrativa speciale – tra demonio e santità – due figure straordina- rie, la moglie perfetta Bianca Benigni e il torbido Balistreri, un uomo che sa agire e fallire, per- dere e tuttavia sperare. c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Il capo della omicidi (protagonista della «Trilogia del male») affiancato dalla pm perfetta no all’ultima pagina, è la donna a cui si riferisce il titolo, il pubblico ministero Bianca Benigni. Diciamo subito che la sempli- cità dei contesti non si addice a Costantini. Il delitto e castigo della Trilogia ha richiesto un pa- io di migliaia di pagine, ma an- che qui, quella che poteva essere una storia di bugie e tradimenti sfociati in un delitto, diventa una intricata vicenda di sospetti e congiure, false piste e false veri- tà, in un gioco subdolo e spietato che lascia attonito lo stesso Bali- streri. Dopo aver risolto quasi per caso – ma attenzione, l’appa- renza inganna – l’omicidio di una ventenne romana figlia di un imprenditore edile, il com- Roberto Costantini «La moglie perfetta» Marsilio pp. 447, € 19 IL SURREALISTA «GECO» DI TIZIANO SCARPA L’artista in bilico tra la deriva e la Luce Di insuccesso in insuccesso verso l’incontro con la cristiana sovversiva tempo, sì, ne avrebbe, ma non ha più la giovinezza. Che fare? «Non è che, senza volerlo, io vo- lessi proprio questo? Non è che la mia arte, così com’è, conta non per le poche opere che produco, ma per quel che mi costringe a vivere?». Era un pensiero troppo duro da sopportare, aggiunge la voce narrante, appena dopo aver trascritto la domanda fata- le. Risuona per tutto il resto del libro. Ma Federico ha perso, o sta perdendo, che è lo stesso, Tiziano Scarpa «Il brevetto del geco» Einaudi pp. 328, € 20 non si contano più, siamo asse- diati! - e ci viene incontro, loro emissario e mascotte. Tiziano Scarpa costruisce Il brevetto del geco intorno a ciò che Federico non è, non è stato e for- se non sarà mai: un artista risol- to. Tale insuccesso lo rende infi- nitamente più interessante di qualunque fortuna: l’Inadegua- tezza si legge in ogni suo gesto, nello squallore rassicurante del non farcela. Ha idee, lampi, ma sembrano non dare frutto. Ha una fede - al contrario di ciò che indica il suo nome. Mentre in pa- rallelo la misteriosa ragazza Adele, impiegata solitaria e ma- linconica che traversa le perife- rie milanesi, rafforza la propria. L’arte non c’entra, o forse sì; c’entra comunque l’esistenza di Dio. Il geco del titolo, le cui zam- pe aderiscono a qualunque su- perficie fuorché al teflon, ne di- venta una prova indiretta: «Si sciolse in una dolce adorazione di Dio. Era profondamente, amorosamente ammirata. Sen- tiva l’armonia arcana fra gli in- gredienti segreti del mondo e la tensione umana che si proten- deva per scoprirli. Geco e te- flon, teflon e geco: e in quel con- tatto sdrucciolevole, il suo amo- re colmo di ammirazione per il Creatore». Che c’entra Federico con Adele? Niente, sulle prime. L’uno sbanda, si smarrisce e smarrisce certezze; l’altra ne guadagna, anche per via di un incontro amoroso: Ottavio, visto in una chiesa senza bellezza, portatore di una verità superio- re, che va difesa soprattutto dai preti e passa per un ineffabile «cronovisore». È difficile mettere insieme e in modo chiaro le tante e sor- prendenti piste di questo ro- manzo. Bisogna aspettare che si incrocino da sole, nell’ultimo quarto del libro: a Venezia, e nel modo più imprevedibile. In- volontariamente Adele mette piede nel piccolo mondo di Fe- derico, lui in quello di lei - bat- tagliera, sovversiva Cristiana pronta a migliorare l’umanità a suon di effettive buone azioni, di applicazioni sistematiche dei comandamenti. «Il gruppo Non commettere atti impuri procurò le prove che portaro- no a processo i dirigenti di sei fabbriche tossiche». Il lucidissimo surrealismo di Scarpa alimenta un romanzo si- mile alla lavatrice evocata dalla copertina (e da una bellissima lettura metaforica, pagina 141, della centrifuga). Il cestello dello stile va su di giri, ogni pagina in- venta, rilancia, spiazza; noi re- stiamo ipnotizzati come Morpio davanti all’oblò. È un’autentica festa delle parole, sono loro stes- se a prendere la parola - proprio così - a dire «noi», noi parole, a invadere il mondo facendosi car- ne. Come il Verbo nel Vangelo di Giovanni. Ma è per paradosso un non incarnato, l’onnisciente e onnivora voce narrante, il Verbo increato, a tenere in mano i fili di questo coraggioso, anomalo, elettrico romanzo sull’Assoluto e su ogni Vocazione. «Le descri- zioni delle cose minuscole e im- mense sono la mia esperienza. Il mondo mi manca, e non ho altro modo di conoscerlo che attra- verso le parole». c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Un coraggioso, anomalo, elettrico romanzo sull’Assoluto e su ogni Vocazione Nell’estate del 1967, l’adolescenza felice di Antoine che scopre l’amore e i viaggi allucinogeni, viene segnata dalla misteriosa sparizione del padre, aggressioni, macabri decessi, intrighi di spie. Thierry Smolderen e Alexandre Clerisse, i due geniali autori francesi (già autori di «Souvenir dell’impero dell’Atomo») propongono un nuovo graphic novel, «L’estate Diabolika» (Bao, pp. 160, 22), di altissima qualità cartotecnica, molto vintage e molto pop nei suoi colori acrilici. Con un omaggio a Diabolik, il criminale mascherato dalle sorelle Giussani, all’omonimo b-movie che Mario Bava ne trasse, e all’Antonioni di «Professione reporter». Benvenuti, come dicono gli autori, in un racconto grafico di «psichedelico rococò». Il graphic novel Jack London «Michael cane da circo» Tarka pp 311, € 16,50

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Page 1: sull’Assoluto L’artista in bilico tra la deriva e la Luce · IL SURREALISTA «GECO» DI TIZIANO SCARPA L’artista in bilico tra la deriva e la Luce Di insuccesso in insuccesso

LA STAMPASABATO 16 GENNAIO 2016 .V

Michael cane da circo a un secolo dalla sua pri-ma pubblicazione è la traduzione integrale, ediventa così un libro complesso anche nel lin-guaggio. La storia infatti ha come scenografiale isole del Pacifico dove i personaggi, la granparte marinai, si esprimono in un dialetto «be-che de mer», parlato tra coloni e indigeni, unasorta di inglese abbozzato che si mescola benealle capacità di raccontare dei protagonistiumani, Dag Daughtry (stewart di velieri) e ilVecchio Marinaio.

Il racconto è tutto dalla parte del cane, o me-glio degli animali, ma sono i sentimenti di Micha-el, la sua passione e il suo odio per il «dio padro-ne» che diventano un modo per vedere il verovolto di questo dio, l’uomo, capace di crudeltàgratuite. Come in una scena di pesca: mentre il

Vecchio Marinaio assiste disgustato all’entusia-mo per il modo di ucciderei black fish «Daughtry,che era altrettanto (come il Vecchio Marinaio,ndr) ferito dalle ferite inferte agli animali inof-fensivi, solidarizzava con lui e gli portava non ri-chiesto un altro sigaro».

Il viaggio di Michael è appassionante: «rapi-to» dallo steward - un «ladro di cani» si autodefi-nisce Daughtry - eccolo tra le isole del Pacifico, abordo di veloci velieri, per approdare ai saloonaffollati di marinai di San Francisco, fino aglisperoni rocciosi della montagna di Sonoma.

Il viaggio poi si trasforma però in una disce-sa agli inferi quando Michael cade tra le manidi un ammaestratore di animali. Con gli occhidel terrier le scene dei retroscena raccapric-cianti degli spettacoli circensi diventano anco-

ra più crudeli, se possibile. Gli animali vengonolegati per le zampe e trascinati per costringerlia genuflettersi, trafitti, privati del cibo. Micha-el si rende conto che «la conoscenza era appre-sa attraverso il dolore. In breve, era il collegiodel dolore».

Michael è considerato un cane speciale, ca-pace di imparare in fretta dal «giovane dio» chelo aveva in custodia. Ma una volta «liberato, Mi-chael guardò il dio padrone e aspettò quello chepoteva succedere. Un grido di dolore di uno de-gli orsi gli suggerì cosa poteva aspettarsi».

Ma Michael già «cane cacciatore di negri» al-l’inizio del romanzo è anche un cane molto intel-ligente e la sua vita non finirà in un circo per ildivertimento degli uomini.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

NOIR ITALIANO. ROBERTO COSTANTINI

Un gioco erotico letaleper il matematicoche soffre di narcisismoUn thriller psicologico a Romacon il torbido commissario Balistreri

Dopo un affresco a suomodo definitivo comequello della Trilogia del

Male, aspettavamo al varcoRoberto Costantini, curiosi di sapere se avrebbe cambiato registro oppure condotto il suocommissario su altre piste. E Michele Balistreri c’è, agisce,rompe le scatole, si fa odiare come sempre, questa volta in un contesto romano che ci ri-porta al primo romanzo dellaTrilogia, anche se adesso sia-mo nel 2001 e non nei sangui-nosi anni Ottanta del Balistre-ri estremista di destra. Miche-le ha cinquant’anni e una vitaprivata oscura o semplicemen-te inesistente. Dirige la terzasezione della Omicidi, fuma,beve e vede il mondo quasi solodal lato sbagliato. In questa nuova inchiesta – La moglie perfetta – entra però quasi in punta di piedi, poiché a rubar-gli la scena, a tenergli testa fi-

missario entra veramente inscena dopo quasi 150 pagine, quando viene chiamato sul luo-go di un altro delitto, quello delfamoso professore italo-ameri-cano Victor Bonocore, vittima –sembrerebbe – di un gioco eroti-co finito male. Bonocore era unuomo pieno di sé, un narciso chetradiva la bellissima moglie Ni-

cole Steele con la sorella venten-ne e disinibita, Scarlett, caproespiatorio perfetto in una storiaoscura e intricata.

Ma c’è qualcosa, oltre il de-litto Bonocore. Qualcosa di al-trettanto oscuro e intricato cheriguarda un’altra donna, Bian-ca Benigni. Lavoratrice inde-fessa e moglie premurosa,Bianca si trova a operare conBalistreri sul caso Bonocore,ma a questo punto il lettoreavrà già fatto da tempo la suaconoscenza e quella del marito,lo psicanalista Nanni Annibal-di, che aveva in cura la coppiain crisi, Nicole e Victor e – a suavolta – un debole per la provo-cante Scarlett. Bianca Benigniè una donna forte, reduce dauna controversia con un impor-tante quotidiano che l’ha scre-ditata, ma la sua capacità diproteggersi e di proteggere ilpavido marito e il figlio proble-matico, Luca, va ben oltre le di-namiche di un caso da seguire.

I presupposti sono l’archetipo

SERGIO PENT del tradimento coniugale condelitto salvifico, ma ciò che rie-sce a fare Costantini è di unaprecisione diabolica, con sfuma-ture e dettagli che rammentanoi classici omicidi della camera chiusa, fino alle rivelazioni – inun 2011 in cui tutto torna casual-mente a galla – che davvero van-no oltre ogni lecito sospetto.

Un altro geniale noir di Co-

stantini, che oltre alla trama rie-sce a concretizzare in una luce narrativa speciale – tra demonioe santità – due figure straordina-rie, la moglie perfetta Bianca Benigni e il torbido Balistreri, unuomo che sa agire e fallire, per-dere e tuttavia sperare.

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Il capo della omicidi(protagonistadella «Trilogia del male») affiancatodalla pm perfetta

no all’ultima pagina, è la donna acui si riferisce il titolo, il pubblicoministero Bianca Benigni.

Diciamo subito che la sempli-cità dei contesti non si addice aCostantini. Il delitto e castigodella Trilogia ha richiesto un pa-io di migliaia di pagine, ma an-che qui, quella che poteva essereuna storia di bugie e tradimenti

sfociati in un delitto, diventa unaintricata vicenda di sospetti econgiure, false piste e false veri-tà, in un gioco subdolo e spietatoche lascia attonito lo stesso Bali-streri. Dopo aver risolto quasi per caso – ma attenzione, l’appa-renza inganna – l’omicidio diuna ventenne romana figlia di un imprenditore edile, il com-

RobertoCostantini«La moglie

perfetta»Marsilio

pp. 447, € 19

IL SURREALISTA «GECO» DI TIZIANO SCARPA

L’artista in bilico tra la deriva e la LuceDi insuccesso in insuccesso verso l’incontro con la cristiana sovversiva

tempo, sì, ne avrebbe, ma non hapiù la giovinezza. Che fare? «Non è che, senza volerlo, io vo-lessi proprio questo? Non è che la mia arte, così com’è, conta nonper le poche opere che produco, ma per quel che mi costringe a vivere?». Era un pensiero troppoduro da sopportare, aggiunge la voce narrante, appena dopo aver trascritto la domanda fata-le. Risuona per tutto il resto del libro. Ma Federico ha perso, o sta perdendo, che è lo stesso,

Tiziano Scarpa

«Il brevettodel geco»Einaudi

pp. 328, € 20

non si contano più, siamo asse-diati! - e ci viene incontro, loro emissario e mascotte.

Tiziano Scarpa costruisce Ilbrevetto del geco intorno a ciò cheFederico non è, non è stato e for-se non sarà mai: un artista risol-to. Tale insuccesso lo rende infi-nitamente più interessante di qualunque fortuna: l’Inadegua-tezza si legge in ogni suo gesto, nello squallore rassicurante del non farcela. Ha idee, lampi, ma sembrano non dare frutto. Ha

una fede - al contrario di ciò che indica il suo nome. Mentre in pa-rallelo la misteriosa ragazza Adele, impiegata solitaria e ma-linconica che traversa le perife-rie milanesi, rafforza la propria.

L’arte non c’entra, o forse sì;c’entra comunque l’esistenza di Dio. Il geco del titolo, le cui zam-pe aderiscono a qualunque su-perficie fuorché al teflon, ne di-venta una prova indiretta: «Si sciolse in una dolce adorazionedi Dio. Era profondamente,

amorosamente ammirata. Sen-tiva l’armonia arcana fra gli in-gredienti segreti del mondo e latensione umana che si proten-deva per scoprirli. Geco e te-flon, teflon e geco: e in quel con-tatto sdrucciolevole, il suo amo-re colmo di ammirazione per ilCreatore».

Che c’entra Federico conAdele? Niente, sulle prime. L’uno sbanda, si smarrisce e smarrisce certezze; l’altra ne guadagna, anche per via di un

incontro amoroso: Ottavio, visto in una chiesa senza bellezza, portatore di una verità superio-re, che va difesa soprattutto dai preti e passa per un ineffabile «cronovisore».

È difficile mettere insieme ein modo chiaro le tante e sor-prendenti piste di questo ro-manzo. Bisogna aspettare chesi incrocino da sole, nell’ultimoquarto del libro: a Venezia, enel modo più imprevedibile. In-volontariamente Adele mette piede nel piccolo mondo di Fe-derico, lui in quello di lei - bat-tagliera, sovversiva Cristianapronta a migliorare l’umanità asuon di effettive buone azioni,di applicazioni sistematichedei comandamenti. «Il gruppoNon commettere atti impuri procurò le prove che portaro-no a processo i dirigenti di seifabbriche tossiche».

Il lucidissimo surrealismo diScarpa alimenta un romanzo si-mile alla lavatrice evocata dalla copertina (e da una bellissima lettura metaforica, pagina 141, della centrifuga). Il cestello dello stile va su di giri, ogni pagina in-

venta, rilancia, spiazza; noi re-stiamo ipnotizzati come Morpio davanti all’oblò. È un’autentica festa delle parole, sono loro stes-se a prendere la parola - proprio così - a dire «noi», noi parole, a invadere il mondo facendosi car-ne. Come il Verbo nel Vangelo di Giovanni. Ma è per paradosso un non incarnato, l’onnisciente e onnivora voce narrante, il Verbo increato, a tenere in mano i fili diquesto coraggioso, anomalo, elettrico romanzo sull’Assoluto e su ogni Vocazione. «Le descri-zioni delle cose minuscole e im-mense sono la mia esperienza. Il mondo mi manca, e non ho altro modo di conoscerlo che attra-verso le parole».

c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Un coraggioso, anomalo, elettrico romanzosull’Assolutoe su ogni Vocazione

Nell’estate del 1967, l’adolescenza felice di Antoine che scopre l’amore e i viaggi allucinogeni, viene segnata dalla misteriosa sparizione del padre, aggressioni, macabri decessi, intrighi di spie. Thierry Smolderen e Alexandre Clerisse, i due geniali autori francesi (già autori di «Souvenir dell’impero dell’Atomo») propongono un nuovo graphic novel, «L’estate Diabolika» (Bao, pp. 160, € 22), di altissima qualità cartotecnica, molto vintage e molto pop nei suoi colori acrilici. Con un omaggio a Diabolik, il criminale mascherato dalle sorelle Giussani, all’omonimo b-movie che Mario Bava ne trasse, e all’Antonioni di «Professione reporter». Benvenuti, come dicono gli autori, in un racconto grafico di «psichedelico rococò».

Il graphic novel

Jack London«Michael cane

da circo»Tarka

pp 311, € 16,50