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iscritta all’albo della Regione Puglia delle Associazioni e delle Federazioni di Associazioni dei Pugliesi nel Mondo Sede: Via Pietro Calvi, 29 - 20129 MILANO - e-mail: [email protected] - www.arpugliesi.com - gruppo Facebook “Terre di Puglia” Anno I Num. 3 Organo Ufficiale dell’Associazione Regionale Pugliesi Sotto La stessa Stella

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Tacco&Sperone è un periodico, alla cui realizzazione partecipano amici dell'Associazione Regionale Pugliesi di Milano, del gruppo Facebook “Terre di Puglia” e tutti coloro i quali hanno o mantengono un rapporto di affettività con le terre di Puglia.

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iscritta all’albo della Regione Puglia delle Associazioni e delle Federazioni di Associazioni dei Pugliesi nel MondoSede: Via Pietro Calvi, 29 - 20129 MILANO - e-mail: [email protected] - www.arpugliesi.com - gruppo Facebook “Terre di Puglia”

Anno I Num. 3

Organo Ufficiale dell’Associazione Regionale Pugliesi

SottoLa stessa

Stella

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Pochi giorni ci dividono dal Natale e per noi dell’Associazione Re-gionale Pugliesi significa ritornare nel proprio paese, dai propri cari, ri-trovare gli affetti e raccontare loro quello che si sono perso del nostro percorso. Spesso ci troviamo a dover affrontare la vita da soli, di far del bene e forse il più delle volte di sbagliare. L’augurio che vogliamo fare a tutti è un inno alla vita, per spingerci ad accettarla cosi com’è, con le sue imperfezioni e i suoi luccichii, nella spe-ranza che l’anno che verrà sia veramente migliore.Concludiamo con le parole di chi ha saputo prendere la vita giocando, di chi ha saputo far ridere, ma al contempo far riflettere su quella parte di vita che a volte ci sfugge:

il grande Charlie Chaplin…

Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili. Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch’io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie brac-cia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l’eternità. Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante. Ho vissuto d’amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte! Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso. Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e… ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)… ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca… E anche tu non dovrai stancartene. Vivi! È ve-ramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa! la vita è troppo bella per essere insignificante!

Osate!!!Buon Natale e Felice 2011 dall’Associazione Regionale Pugliesi

Cav. Dino AbbasciàPresidente Associazione Regionale Pugliesi

Armandone, giovane trentaquattrenne tarantino studente di economia e commercio, un po’ fuori corso, un po’ no, riflette tanto su temi di attualità tarantina e non, spesso sfocia nel mondiale, ma comunque senza mai preoccuparsi troppo essendo in ogni caso vicino a mammà con la quale vive quotidianamante, condivide riflessioni e proiezioni, e soprattutto, la PASTA AL FORNO past a u furne.

La Striscia di Alessandro Guido

Anni

‘70

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novra

finanzia

ria

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Sommario4 A Torino l’assemblea continentale dei pugliesi nel mondo

5 Editoriale. Sotto la stessa Stella

14 XXI° ed. Solenni festeggiamenti Maria SS. di Ripalta

14 CERIGNOLA:...un tuffo nei ricordi

6 “Lo Sterminio degli Italiani di Crimea: una tragedia attuale”

APPELLO

16 PUGLIA: da centro del mediterraneo a centro degli U.S.A. ... la grande sfida parte da Ruvo

18 Troviamoci su...8 Puglia a due punte: schema vincente

10 Divagazioni di un “Milanese”

11 Avetrana, la Mia Città

20 Le Mamme di San Vito... una tradizione che salva le vite

21 Profumi e sapori delle terre di Puglia

12 SPECIALE LA PUGLIA NEL CUORE

22 APPUNTAMENTIPuglia: una regione per il cinema

24 Motti e Detti Pugliesi

anno I, n.3In corso di registrazione

[email protected]: 347 4024651 - 392 5743734

Editore: Associazione Regionale PugliesiPresidente: Dino AbbasciàDirettore Responsabile: Agostino PiciccoFondatori e co-direttori: Giuseppe Selvaggi e Giuseppe De Carlo

Hanno Collaborato:Nicola Augurio, Renato Antonio Bandi,

Michele Bucci, Fabiana Di Cuia, Antonio V. Gelormini, Alessandro Guido,

Vittoria Chiara Peru, Paolo Rausa, Antonia Scarciglia, Elena Zinni.

Stampa: S&G - Galugnano (Le)

Redazione e Sede Legale: Via Pietro Calvi, 29 - Milano

La direzione declina ogni re spon sabilità ine-rente al contenuto degli articoli firmati, poiché essi sono diretta espressione del pensiero degli autori. La direzione si riserva di rifiutare qualsiasi colla-borazione o inserzione di cui non approvi il con-tenuto. Foto e manoscritti, anche se non pubbli-cati, non verranno restituiti. La collaborazione a questo giornale è a titolo gratuito.

Realizzato in collaborazione con:

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A fine ottobre si è svolta a Torino l’Assemblea delle Associazioni di emigranti pugliesi di tutta Europa per eleggere la propria rappresentanza in seno al Consiglio Generale dei Pugliesi nel mondo che comprende i rappresentanti di tutte le associazioni pugliesi dei cinque continenti.Si tratta di un organismo previsto dalla legge della Regione Puglia n. 23 del 2000 che rag-gruppa le associazioni riconosciute dalla Re-gione e iscritte in un apposito albo regionale gestito dal Servizio dei pugliesi nel mondo.L’assemblea di Torino, che ha visto la parte-cipazione di 33 presidenti di associazioni europee e di esponenti e dirigenti della Regione Puglia, non si è occupata solo di adempimenti previsti dalla citata legge, ma ha colto l’occasione di tali significative presenze per fare il punto sulle necessità e sullo stato delle associazioni degli emi-granti.Ovviamente quelle all’estero (ad esempio Belgio, Germania, Francia, Svizzera) hanno espresso difficoltà legate ai rapporti con i consolati, l’opportunità di un rientro, ecc.Diverso il discorso delle associazioni italiane.E’ toccato al sottoscritto, delegato dal Presidente Dino Abbascià e in collaborazione con Giuseppe Selvaggi, svolgere una riflessione sul ruolo e sulle modalità operative delle associazioni di pugliesi in Italia (oltre Milano, anche Roma e Torino hanno associazioni ricche di presenze e attività).Abbiamo parlato dello sforzo di queste associa-zioni per giungere a definire ruolo e obiettivi.Allo stato attuale, ma considerando sempre la necessità di essere aderenti al contesto e ai nuovi bisogni, una moderna e dinamica associa-zione di emigranti deve essere:- impostata culturalmente (ricca di eventi che promuovano eccellenze, autori, ricchezze di terra di Puglia)- fondata sull’amicizia dei soci (che prima che soci sono amici, e ciò è favorito da eventi di ag-gregazione e di accoglienza)

- aperta al sociale (a Milano ad esempio si sono svolte attività molto innovative di attenzione ai carcerati organizzando recite negli istituti peni-tenziari, con protagonisti gli stessi detenuti)- attenta alla comunicazione (ormai la gestione del sito internet come biglietto da visita, del contatto rapido e non dispendioso con i soci

tramite newsletter, facebook, canale youtube, periodico associativo, è realtà consolidata)- efficace organizzativamente (nel senso di gestione trasparente, attenzione alla pratiche burocratiche, all’archivio, ai contatti con gli enti pubblici territoriali, associazioni, pro loco, ecc.).A partire da queste attenzioni sono poi emersi i problemi della federazione con altre associa-zioni del medesimo territorio, di nuove modalità di finanziamento, della necessità di coinvolgere sempre più giovani nel tessuto associativo e negli incarichi direttivi, del rapporto con la Re-gione Puglia nell’armonia dei vari assessorati, del fatto che oggi emigrare non è solo una ne-cessità ma anche una scelta.Non si tratta, quindi, di un gruppo di nostalgici fuori dal tempo o fissati per le orecchiette, ma soci esigenti e nello stesso tempo attivi e non semplici fruitori di eventi. Agli orizzonti più vasti

si sono mescolati racconti di vita vissuta, ai ri-chiami più concreti si sono alternate le voci che indicavano mete più ambiziose e più alte.I vari delegati hanno anche intrecciato tra loro rapporti di collaborazione ed eventuali sinergie tra associazioni. Intenso era lo scambio di biglietti da visita, riviste associative, documenti vari.

Per la circostanza si sono svolti eventi culturali nel segno dei prossimi festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Non sono mancati anche momenti conviviali per la pro-mozione del marchio Puglia. La concomitante presenza a Torino del Salone del Gusto ha fatto sì che ai fornelli si alternassero grandi chef della cucina pugliese in un mix di sa-pori tradizionali pugliesi e più innovativi (dalla burrata scomposta con alici, allo sformato di cardi selvatici al peperoncino e cacio podolico, al guanciolo di scottona murgese cotta al primi-tivo, il tutto innaffiato – con abbondanza – da rinomati vini rigorosamente pugliesi).E soprattutto questi momenti hanno creato cor-dialità tra i presidenti, base necessaria per un lavoro fruttuoso per tutto il quinquennio pros-simo.

Agostino Picicco

A TORINO L’ASSEMBLEA CONTINENTALE DEI PUGLIESI NEL MONDO per l’Associazione Regionale Pugliesi erano presenti Giuseppe Selvaggi e Agostino Picicco

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Editoriale

… “non ho capito tutta questa enfasi, quando si parla dell’Associazione Regio-nale Pugliesi”… dice un signore, ma ap-pena il tempo di terminare questa frase e immediatamente il Vice-Presidente della Provincia di Milano, Ing. Umberto Novo Maerna, prende il mi-crofono e risponde “perché i Pugliesi sono fantastici, specie qui a Milano…sono una forza…sono davvero il massimo” e giù un fiume di applausi da parte dei presenti.Può sembrare una scena da film, uno sketch, in realtà, in-vece, è accaduto poche settimane fa, durante uno dei tan-ti eventi organizzati dall’Associazione Re-gionale Pugliesi. Nello splendido contesto di palazzo Isimbardi, le parole di affetto e di stima dell’Ing. Maerna hanno riempito i cuori di tutti noi che sia-mo orgogliosi di sentirci “Milanesi del tac-co”, Milanesi d’adozione di questa splen-dida terra che è Milano. Sono finite da un pezzo quelle grigie e buie giornate, in cui il meridionale arrivava in cerca di fortuna e, purtroppo, spesso si trovava di fronte ad una scritta: “non si affitta ai meridionali”.

Parole amare; per fortuna un lontano ricor-do, una ferita che si sta rimarginando nel cuore di coloro che hanno vissuto questa triste realtà.Ora non esiste più questo: “perché i Puglie-si sono fantastici”, non detto da uno e ba-

sta, ma detto da chi rappresenta chi qui vive, lavora al nostro fi-anco e pranza con noi.Ma da dove nasce questa “forza”? Dall’entusiasmo misto a semplicità, dal desi-derio di sentirsi uniti in questo grande Vil-laggio Globale: ricetta perfetta per il successo. Successo che non vuol dire essere sulle prime pagine dei giornali o nelle varie trasmissioni tv, ma inteso nel senso autentico del termine,

come realizzazione dei propri sogni. Que-sto è il magico mondo dell’Associazione Regionale Pugliesi, pronta a stupire, a coinvolgere, a far sentire tutti parte della stessa famiglia, con tanta voglia di fare, di valorizzare e di essere valorizzati, metten-dosi in gioco ed affrontando le difficoltà a testa alta.

Giuseppe De Carlo

Sotto la stessa Stella

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di Antonio V. GelorminiSì è vero, un tempo dicevi Puglia e pensavi Gargano. Oggi, dici Puglia ed inevitabilmente pensi innan-zitutto al Salento. Una dicotomia territoriale che se riuscisse a trian-golare anche con la Murgia e la sua declinazione più affascinante, rappresentata dalla Valle d’Itria, potrebbe innescare un irresistibile processo virtuoso, per una fideliz-zazione perdurante dell’intera de-stinazione Puglia.I dati della stagione, che volge al termine, restano confortanti e con-fermano la controtendenza virtuo-sa del Tacco d’Italia, che mantiene salda la sua posizione al centro dei desiderata di segmenti di mercato sempre più larghi. Una stagione che ha visto ulteriormente ridotto l’intervallo tra i tempi di prenota-zione della vacanza e quelli della sua fruizione. Che ha visto crescere l’utilizzo del web sia nei processi decisionali che nelle modalità di conferma della stessa. E che ha re-gistrato vento in poppa al Salento e brezze favorevoli per il Gargano. Indici interessanti, all’analisi dell’Assessore al Turismo Silvia Godelli, anche sulla diversifica-zione dei flussi di provenienza, che riducono l’influenza di quelli di prossimità ed allargano, invece, il fronte di quelli nazionali, in parti-colare da Centro e Nord Italia, men-tre continua a far fatica il recupero dei segmenti storici europei, poco bilanciati dalla conquista di nuove linee di mercati internazionali.Vincenti sono risultati l’incremento

e la consistenza degli approdi cro-cieristici, che ormai vivono la costa pugliese come tappa nevralgica del loro ricco dedalo di rotte, vin-cente la politica aggressiva, per rendere i prezzi più accessibili, del Salento, che sfrutta il fenomeno masserie e l’evento “Taranta”, riu-scendo a combinarli col turismo balneare. E, decisamente favorito dalla vicinanza degli aeroporti di Bari e Brindisi, attrae meglio buona parte dei labili flussi internazionali verso la Puglia. Infine, vincente è la vocazione naturalistica del Gargano. Un potenziale ricettivo ragguardevole, che puntando su paesaggio, genuinità dei prodotti alimentari locali, riqualificazione dell’offerta turistica in generale e attenzione ai brulicanti sentieri del turismo devozionale, contribuisce a rendere più solida e più duratura la performance globale della stes-sa Puglia.Nel quadro di un tale spartito suona stonata, cacofonica e fuori tempo, la nota autonomista di quanti provano a rivendicare un’improbabile indipendenza re-gionale salentina. A dire il vero i dibattiti sui separatismi, le auto-nomie, le annessioni o i secessio-nismi, più o meno di casa nostra, fortunatamente appassionano poco o niente affatto. Dovrebbe essere cosa assodata che il riscatto del Sud non può che passare at-traverso la riqualificazione delle

sue soggettività, quali tonalità di una stessa tela, sonorità dello stesso motivo, organi dello stesso corpo, esso stesso funzionale ad un organismo ancora più grande, declinazioni della stessa bellezza. Il Sud o meglio il Meridione, come ci invita a definirlo con lungimi-ranza programmatica il presidente Vendola, ha bisogno di consapevo-lezza dei suoi ambiti territoriali, da promuovere per macro aree e non per quartieri parrocchiali. Le strade del latte, tracciate nel tempo dagli esodi stagionali della transuman-za, sono la rete connettiva appen-ninica che tiene insieme Abruzzo, Molise e Puglia. I filari di viti che si intrecciano tra le cruste e i dorsali delle loro colline, danno vita ad ambasciatori autoctoni senza felu-ca, con blasoni e credenziali altiso-nanti come: Montepulciano, Nero di Troia, Primitivo e Negroamaro.Parchi, castelli, cattedrali e san-tuari, con masserie, frantoi, mulini, grotte, trulli e gravine costitui-scono la potenza di fuoco di un entroterra, che può fare la fortuna di un’offerta balneare senza eguali, ciò solo se l’azione alternata delle due punte di Puglia, godesse della regia illuminante e concertante di un sentire comune diffuso e con-diviso, se non ci si azzuffasse sugli apprezzabili, ma migliorabili, in-dici dei turisti in arrivo, se anziché disperdersi in aride promozioni di campanile, ci si organizzasse per imparare a vendere e rendere più appetibile, ai mercati dei flussi più

PUGLIA A DUE PUNTE ...SCHEMA VINCENTE

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consistenti, non solo la costa fami-liare a ciascuno di noi, ma anche quella dei vicini, e magari l’intera costa adriatica meridionale, in-sieme alla meno conosciuta co-stiera ionica.Zone umide, dimore storiche, riti e tradizioni, sapori perduti o solo dimenticati, la Puglia ha un incom-mensurabile gioco di sponda da sviluppare, una carica di fascino che solo la passione locale può far vivere, ad esempio, in un itinera-rio sull’asse di una “via Lucis”: che colleghi la Cattedrale di Troia, in Capitanata, e i suoi Exultet che ce-lebrano il cero pasquale, la Catte-drale di Ostuni col suo profilo on-

dulato e il bianco accecante della sua città, la Cattedrale di Otranto con la policromia del suo magnifi-co mosaico pavimentale di oltre 600 metri quadrati. In sintesi, i tre Rosoni più incantevoli di Puglia, che da soli valgono l’avvio di un viaggio suggestivo all’insegna del-la “luce”. Ma prima ancora che ven-duta o sognata, la Puglia ha biso-gno di essere amata. Uno dei modi è imparare a comunicarla meglio, guardandola anche attraverso gli occhi dei suoi artisti, dei suoi sto-rici, dei suoi personaggi più illustri. Imparare a proporla non solo at-traverso i riflessi del mare o i river-beri della sua pietra, ma anche con

la luce catturata nelle tele di De Nit-tis a Palazzo della Marra a Barletta, negli scorci mediterranei moderni dell’arte di Pino Pascali o nei pre-ziosi bagliori degli Ori del MarTa a Taranto. O ancora, nei citati ritmi esaltanti della “Taranta” e in quelli decisamente più melodici dei Ne-gramaro. Facciamo in modo che la Puglia, come nell’esortazione di Pina Belli d’Elia, un’innamorata consapevole di questo territorio: “torni ad essere una regione per gente dal palato fino”. Se lo merita davvero e, soprattutto, se lo merita in tutto il suo perimetro, insieme a tutti quanti noi.

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di Giuseppe Selvaggi

Era eccezio-nale la frase con la quale venivi accolto da chi incontravi alla tua prima uscita da turista - o “frastiero” come venivano defi-

niti i villeggianti “milanesi” di ritorno per le festività consacrate o le ferie al proprio paese d’origine -: “sei arrivato e … quan-do te ne vai”.Non c’era cattiveria era solo un modo di dire, che ti faceva sentire, anche se ben accolto, come non più parte della tua città alla quale pensavi per tutto l’anno.Quando ero ragazzo, i villeggianti, erano spesso un “piacevole” fastidio per i fa-miliari che erano rimasti: arrivavano e si piazzavano in casa tua facendoti perdere la pace per tutto il periodo della loro per-manenza.Le nostre città d’origine, avendo scoperto una “vocazione turistica”, non ti classi-ficano più, non sei più “frastiero” o “Mila-nese”. Le città sono cambiate , noi siamo cambiati, non ci arrangiamo più, siamo diventati vacanzieri: paghi, vai in albergo o in villa, sei ben accolto, ti confondi con altri “turisti”.Ora torno al mio paese sempre più rara-mente, fino a qualche anno fa un vicino di casa di mio padre mi accoglieva simpati-camente con la frase : dottò Vescegghie ie u chiu bell paes du munn” (Bisceglie è il più bel paese del mondo) e io ci credevo e ci credo ancora.Non torno per cercare il tempo passato, solo uno sciocco può sperare che nulla cambi. Oggi viaggio in aereo (è spesso più economico), se parto in treno uso treni

super veloci, prenotazione obbligatoria e quindi posto a sedere assicurato. A volte mi incanto a guardare i passeggeri che siincamminano senza spintonare, non mi pare vero …; ai miei esordi da “milanese” si partiva dando l’assalto ai vagoni e spargendo sui sedile ogni sorta di capo di abbigliamento, quando addirittura si cer-cava di ampliare la propria circonferenza per tenere il posto a familiari o amici e alla domanda c’è un posto … la risposta era inevitabilmente:” tutto occupato”, di qui le interminabili diatribe del tipo : dove sono gli altri, non è giusto e ……. ora chiamo il controllore. Altri tempi ap-punto!Vinta la prima scommessa (il posto a se-dere) si arrivava, rappacificati gli animi, pian piano alle domande di rito, spesso

con un italiano improbabile, partendo dal Lei e arrivando poi, al tu e alle domande da copione:- sei della bassa Italia- sei a Milano per “faticare” e dove lavori .. “in fabbbbrica ?”e poi sei sposato e vai avanti così sino a of-frire parte della propria cena o pranzo con la fatidica frase di rito … “favorisci”.Oggi, quando viaggio la gente non si par-la, telefonini e computer sono i compagni

di viaggio.Le immagini si sfumano …. semplici immagini in bianco e nero, come erano quegli anni …La stazione quale fascino, luogo di parten-za e di arrivo …. luogo in cui un partico-lare ti riporta a vivere una scena già vista: “era un tardo pomeriggio e mi sono recato in Stazione Centrale a Milano a ricevere degli amici …. a un certo punto mi sono ricordato di un episodio di cui ero stato testimone molti anni prima (quando ero militare a Legnano), salendo le scalinate della Stazione Centrale ho visto “ una donna anziana, di età indefinita, vestita di nero e con uno scialle in testa, si dispe-rava e in un dialetto stretto e di non facilecomprensione si lamentava e piangeva; allora vincendo ogni reticenza mi sono avvicinato per chiedere cosa fosse ac-caduto …… non la capivo e malgrado tutti i tentativi per tranquillizzarla più le parlavo e più la donna si disperava …. Solo dopo qualche minuto che mi sembrò interminabile si avvicinarono delle per-sone che con lo stesso dialetto la tran-quillizzarono; seppi poi da una di loro (un figlio credo) che la donna arrivava da un paesino del nostro profondissimo sud e che giunta a Milano per far visita ai figli in un momento di disattenzione si era persa e non sapendo altra lingua che il suo dialetto si disperava perché era in “un altro mondo” in “alta Italia” o “altra Italia” come allora qualcuno diceva e si sentì per-sa. La stessa scena mi si ripresentò quel pomeriggio … , ma , questa volta anche se il vestito nero, lo scialle e la lingua era identici per incomprensione non si trat-tata più di una donna del nostro Sud, ma di un Sud ben più lontano.

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Un tempo, nel Salento, un’atmosfera intrisa di magia, incantesimi e superstizioni, si intrecciava con le vicende della vita quotidiana rendendo soprannaturale tutto ciò che accadeva. Avetrana, come tutti i paesi salentini facenti parte del comprensorio della Terra d’Arneo, era una volta circondata da acquitrini nelle aree più vicine al mare e da intricate boscaglie frequentate da greggi e briganti all’interno. Ancora oggi è vivo il ricordo di un misterioso lamento, di una sorta di strano muggito, o ancora di invocazioni di aiuto che, specialmente quando il mare era in burrasca, uscivano da una delle paludi della città. Intorno a questo misterioso fenomeno nacquero alcune leggende popolari.Si diceva che in quella palude era scomparso un cavaliere saraceno senza che nessuno potesse soccorrerlo e che da quel giorno comin-ciarono a udirsi le sue invocazioni di aiuto. Altri ritenevanodi riconoscere in quei suoni la voce di un infelice frate che, pazzo d’amore per una giovane donna, dopo la proposta di matrimonio

e il rifiuto di lei, si era tolto la vita gettandosi nella palude. C’era chi invece giurava di aver visto uscire dal mare un mostro simile ad un bue che, dopo aver vagato per i campi di Avetrana, era caduto nel fango dal quale ogni tanto usciva il suo terrificante urlo. Questi fenomeni, che nessuno rileva più da quando c’è stata la bonifica, ha una spiegazione scientifica. Gli acquitrini una volta comuni-cavano tra loro attraverso meandri sotterranei che sfociavano nel mare.E’ noto che il vento di scirocco fa gonfiare ed agitare il mare Io-nio rendendo le correnti sottomarine molto forti. Queste, pene-trando negli anfratti del sottosuolo, probabilmente producevano un rumore sordo simile al muggito di un bue, oppure alle grida d’invocazione di un amante disperato e respinto o di uno sfortu-nato cavaliere.

All. 06/1990 de Il Quotidiano , Urla nella palude, in Racconti sotto le stelle, Edisalento s.r.l. Lecce.

Avetrana terra d’Arneo: “Urla nella palude”

Ora tutti lo sanno, ma prima “del fatto” quando dicevi di essere di Avetrana immancabilmente ti chiedevano, dov’è? Il comune di Avetrana è situato nel Salento in una posizione particolare, è al confine delle tre province sa-lentine di Taranto, di Brindisi e di Lecce nel cuore cultu-rale di tale subregione. Ciò si evince soprattutto dal dia-letto peculiare del comune, a tratti simile al leccese, con una forte impronta brindisina e con alcune influenze del tarantino.All’inizio degli anni ottanta Avetrana ebbe una certa notorietà in quanto fu luogo di manifestazioni del movimento antinucleare, in opposizione alla volontà, manifestata da parte della regione Puglia e del governo nazionale, di impiantare una centrale elettronucleare nel territorio avetranese. Oggi noi ne scriviamo, non per unirci al coro dei tanti che hanno parlato e sparlato, non per far conoscere la sua storia secolare, ma per tentare, scrivendo di altro, di contribuire a restituire alla normalità la vità di una comunità ingiustamente resa protagonista di un fatto più grande e sproporzionato rispetto alla ordinaria vita quotidiana fatta di lavoro,speranze e solidarietà. Quan-to segue è un racconto che fa parte delle “invenzioni” e si spiega se si vuole comprendere un linguaggio fatto da

proverbi, modi di dire, motti che in secoli di vita hanno condizionato e regolato una “credulità” che si giustifi-cava se calata nella storia, se vista in relazione alle con-dizioni economiche e sociali delle popolazioni.

Avetrana, la mia cittàdi Antonia Scarciglia

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“Milan l’è un gran Milan”…cantava Giovanni D’Anzi negli anni trenta. E Milan con i pugliesi l’è ancor più gran, diremmo noi oggi. La capitale meneghina ha offerto negli anni un ventaglio di op-

portunità di inserimento lavorativo e di integrazione sociale ai “fuorisede” che - generazione dopo

generazione – si sono trasferiti a Milano puntando all’obiettivo della stabilità economica o in-

seguendo semplicemente la vocazione all’abbandono. Lasciandosi alle spalle le pro-

prie terre natie, migliaia di Siciliani, Veneti, Calabresi, Abruzzesi, Campani, si sono

riversati nel territorio lombardo conquistando il più delle volte condizioni di

benessere e di affermazione sociale. Ma le storie dei pugliesi a Milano

sono, forse, tra le più importanti. Le genti di Puglia non sono solo una

numerosa comunità di “fuorisede”: costituiscono da sempre un valore

aggiunto. Tanti i nomi celebri che potremmo citare ma lasciamo ai lettori

più curiosi il diletto di ricercarli, leggendo anche gli articoli pubblicati nei

precedenti numeri di “Tacco&Sperone”.

Oggi sveleremo invece le origini pugliesi di una figura nota per essere il fulcro

della vita istituzionale meneghina: Letizia Moratti.

Ebbene, il sindaco di Milano, ospite di un recente incontro conviviale organizzato

dall’Associazione Regionale Pugliesi, insieme al sindaco di Bari Michele Emiliano,

ricordando con fierezza e commozione le sue radici pugliesi, si è fatta parte attiva di

un confronto con i sindaci delle città pugliesi, confronto mirato a creare sinergie sem-

pre più strette tra la Puglia e Milano, a cui hanno preso parte I sindaci dei capoluoghi

pugliesi. Un primo passo in tal senso è stato compiuto con la diretta televisiva resa possi-

bile grazie alle emittenti pugliesi Studio 100 TV sat e Salento Channell TV che nella serata

del 17 novembre hanno posto in collegamento Palazzo Marino con le sedi delle istituzioni

comunali delle province della Puglia.

Vivace e stimolante è stato il confronto dei sindaci pugliesi con Letizia Moratti.

Nell’ambito degli incontri “la Puglia vista da Milano” organizzati in collaborazione con l’Associazione

Regionale Pugliesi di Milano, ci sono state altre dirette televisive trasmesse sul canale della piat-

taforma Sky che hanno visto protagonisti numerosi volti di “milanesi del tacco” che vivono la nostra

realtà associativa.

Non mancheranno ulteriori occasioni di confronto... ad maiora semper!

di Elena Zinni

La Puglia nel Cuore

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La Puglia nel Cuore

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Ho partecipato a Milano alla XXI edizione dei festeggiamenti del-la patrona di Cerignola. L’evento organizzato dalla deputazione di Milano di Maria SS di Ripalta e dall’Associazione Regiona-le Pugliesi mi ha dato lo spunto per ripensare alla mia “città del cuore” “Cerignola”, città natale dei miei genitori.La sento anche mia. Ci sono sta-to l’ultima volta nel 2005: mam-ma mia com’è cambiata!Circonvallazione, quattro linee di autobus, casermoni tutt’intorno; quasi non sentivo più parlare il dialetto per le strade.Chiudo gli occhi per qualche minuto, ed inevitabilmente la memoria mi porta a 40 anni fa.Rivedo in un baleno la “mia Ce-

rignola”, ricordi che si sfogliano come pagine di calendario. La mia base era la casa colonica dei miei nonni, sulla Statale 16 tra Foggia e Cerignola. Era la mia base non solo logistica, ma anche per spaziare nell’infinita campagna, dove scorgevo in lontananza la cupola scura del Duomo Tonti.Era Settembre, il mese ideale per vivere in campagna. Io e mia madre eravamo ospiti dei miei zii contadini; non c’era più il caldo soffocante di piena estate. Giocavo tutto il giorno con i miei cugini, non avrei mai voluto muovermi da lì.Però non esistono parenti di se-rie A e serie B, infatti bisognava rendere visita ad altri miei parenti

che abitavano a Cerignola città, sparsi per i vari quartieri.Io non volevo andarci, piangevo e puntavo i piedi; inoltre cosa poteva dire una cittadina, con i suoi rioni ed edifici, a me che provenivo da un’altra città, sep-pure metropoli’, ma bisognava andare. Nel pomeriggio salimmo sul pullman di linea che ci portò a Cerignola in venti minuti.La base “cerignolana” (o ceri-gnolese) era la casa di mio zio, nei pressi della Scuola Agraria.Piano piano mi accorgevo che la vita cittadina mi piaceva, era a misura d’uomo, visitavo il paese con i miei cugini in lungo e in largo, scoprendo cose interes-santissime.Il convento dei frati, il “Corso”,

Cerignola ...un tuffo nei ricordi

di Renato Antonio Bandi

XXI° edizione Solenni Festeggiamenti Maria SS. di Ripalta

Per il ventunesimo anno consecutivo, abbiamo reso dovuto onore alla nostra protettrice Ma-donna di Ripalta riunendo i cerignolani resi-denti a Milano, in un contesto gioioso di incon-tro e di festa. Durante la serata è stato consegnato il ricono-scimento “Cerignolano dell’Anno” al Sig. Dave-nia alla presenza, inoltre, del maestro Sante Pa-lumbo, del Sindaco di Cerignola dott. Antonio Giannantempo e del presidente del Consiglio Comunale di Milano dott. Manfredi Palmeri.Si è svolto un concerto bandistico sul sagrato della chiesa presso la parrocchia Regina Pacis Ed è stata celebrata la santa messa. Questa è stata l’occasione per fornire visibilità ai cerignolani a Milano, creare mo-tivi di aggregazione, rinsaldare i legami con gli altri corregionali, ripro-porre l’identità cittadina, riscoprire il senso delle tradizioni pugliesi.

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famoso viale dello struscio, dove devo aver battuto il record di mangiata di fichi d’India in due minuti, comprati dal carretto del venditore ambulante, poi la “Vil-la”, dietro l’ospedale, con il Viale delle Rimembranze, ed i suoi viottoli immersi nel verde Il Cor-so, oggi intitolato ad Aldo Moro, era l’aorta di Cerignola; non c’era fatto, evento che non pas-sasse da lì. Circa a metà di esso, all’improvviso, si apriva maes-tosa la Piazza del Duomo, con quella cupola scura che vedevo in lontananza dalla campagna. In quella piazza, oggi trafficata, giocavamo a pallone, era il luogo di ritrovo.E la “Terra Vecchia”?: che sa-pore di Medio Evo!!! Con le viuzze lastricate di pavè, dove sentivo solo, per dirla con Car-ducci, “I CARRI ROTOLANTI SULL’ACCIOTOLATO”, erano i carretti di contadini provenienti dalla campagna che vendevano porta a porta verdura fresca, o

caraffe di latte appena munto al mattino.Poi c’era il rito del Cimitero, la visita alla tomba dei miei nonni.Non c’erano taxi, né autobus per percorrere i tre chilometri che separavano la casa dal cimitero stesso., l’unico mezzo era la car-rozza a cavallo. Era talmente forte l’emozione di salirci, che speravo quel viaggio non finisse mai.I miei zii mi raccontavano spes-so che qui erano nati personaggi illustri come Nicola Zingarelli e Giuseppe Di Vittorio, e che G. Mascagni vi compose La Cavalleria Rusti-cana, solo dopo anni capii che queste persone erano l’orgoglio della città.Girando in lungo e in largo per i

vari vicoli la costante era il pro-fumo di cibi genuini proveniente dalle case; questa atmosfera aveva il potere di mettermi il buon umore.Così ho imparato ad amare Ce-rignola, anche se ora quasi non la riconosco più.Quando un giorno, forse, ritor-nando, vedrò passare una car-rozza a cavalli con la scritta “Taxi”, vorrà dire che il Signore mi avrà abbonato 40 anni della mia vita.

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PUGLIA: da centro del Mediterraneo a centro degli U.S.A. la grande sfida parte da Ruvo

Questa volta la novità arriva da lontano… dalla grande mela dove un giovane tenore pugliese in-segue la sua passione musicale ed il sogno americano.Si chiama Luciano Lamonarca, un giovane dal carattere deter-minato e dalla voce potente, per tutti il maestro, che a New York vive e fonda l’organizzazione “Puglia Center of America” con lo scopo di creare interscambi di natura culturale mediante eventi di natura musicale, operistica

anche in lingua italiana. Il tenore Luciano Lamonarca originario di Ruvo di Puglia, ha studiato al se-guito di insegnanti del calibro di Gino Lo Russo-Toma, Carmen Sensaud e Salvatore Fisichel-la. Dotato di una voce potente e scura, e da acuti sfavillanti, viene spesso associato alle più grandi voci del melodramma ita-liano, come quella di Enrico Ca-ruso. Si è esibito sotto i patrocini delle più alte istituzioni: Nazioni Unite, Unione Europea, Ministe-

ro degli Affari Es-teri, Consolato Ita-liano di New York, Istituto di Cultura di New York, Re-gione Puglia e Regione Sicilia ed ha avuto l’onore di esibirsi negli Stati Uniti d’America ed in vari paesi d’Europa. Il pros-simo 14 dicembre presso il tempio della musica clas-sica mondiale la Carnegie Hall, Egli ha eseguito concerti a New York presso Il New York Theater for the Performing Arts in Lincoln Center, lo Snug Harbor Cultural Center, Merkin

Concert Hall, City Hall of Brook-lyn, Chiesa di San Giovanni Battista, Regina Opera Hall, Mil-waukee Athletic Club, a Chicago presso il Circolo Culturale Italia-no, a Philadelphia presso l’Holy Saviour Auditorium. È stato il più giovane cantante d’opera ad esibirsi alle Nazioni Unite di New York, dove nel 2007, è stato invi-tato quale unico rappresentante dell’Italia al concerto “United We are Peace” presso il prestigioso Dag Hammarskjold Auditorium. Nel 2008 è stato invitato come unico artista rappresentante del continente Europeo, al concerto organizzato dalle Nazioni Unite nell’assemblea Generale alla presenza del 62° Presidente dell’Assemblea Generale, S.E. Mr. Srgjan Kerim e del Segretario Generale delle Ban - Ki – Moon. È stato nominato Ambasciatore di Buona Volontà in sostegno agli obbiettivi del millennio delle Na-zioni Unite, dall’organizzazione IIMSAM, rappresentante perma-nente presso l’ONU. A marzo 2009 realizza il suo primo CD intitolato “Mamma” del quale de-volve parte degli incassi al pro-getto missionario in Zambia de-nominato “City of Hope”. È stato promotore del tour “Lamonarca & Friends – Uniti per l’Abruzzo”. In Italia si è esibito presso l’auditorium “La Vallisa” in Bari, presso il Teatro Politeama di Palermo, in occasione delle ce-

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PUGLIA: da centro del Mediterraneo a centro degli U.S.A. la grande sfida parte da Ruvo

lebrazioni della nascita del Magi-strato Paolo Borsellino. Si è esi-bito in Germania, in Bielorussia nella Grande Sala del Palazzo dell’Orchestra Filar-monica Nazionale, a Vienna nel prestigioso Palais Liechtenstein Museum.Puglia Center of Ame-rica offre agli artisti pugliesi la possibilità di esibirsi e presentare le loro performance ed è proprio a questo scopo che si sta cercando di creare opportunità per i giovani laureandi del-la Puglia, dando loro la possibilità di ese-guire tirocini presso la Puglia Center of Ame-rica. L’organizzazione ha creato una sorta di ponte tra New York e la Puglia, collaborando con le grandi istituzioni musicali quali Juilliard School e Manhattan School of Music di New York, per stabilire master class offerte dai migliori musicisti Pugliesi, all’interno della nostra regione, dove a ciascun studente/musi-cista, viene offerta la possibilità di imparare la lingua italiana, at-traverso lo studio dell’opera liri-ca e l’attenta guida di musicisti pugliesi di chiara fama.L’ultimo evento di Puglia Center of America, ancora una volta

ponte tra l’Italia e l’America, si è tenuto lo scorso 18 Ottobre, presso l’aula Senato del Rettora-to dell’Università di Bari, dove il

Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bari, Prof. Cosimo La Neve ed i professori Jay Carey e Marylinn Boscardin, rispettivamente pro-fessore e Preside della Facoltà del dipartimento di Scuola dell’Educazione dell’Università del Massachussets Amherst (Stati Uniti d’America), si sono incontrati per la prima volta allo scopo di avviare una coope-razione ed un programma di scambio studenti, tra le due Uni-versità.

Curiosando nel sito nel sito di Puglia Center of America si sco-prono nomi illustri tra gli organi che compongono l’associazione:

Rev. Mons. Nicho-las Lombardi, cap-pellano presso la Columbus Citizen Foundation, S.E. Mons. Francesco Cacucci, Arcivesco-vo di Bari e Presi-dente della Con-ferenza Episcopale Pugliese, Sandro Petrone, vice redat-tore TG2 RAI per l’Estero, Carmine Festa, de “La Stam-pa” e capo redat-tore del “Corriere del Mezzogiorno”, Francesco Schittul-li, presidente della Provincia di Bari,

Silvia Godelli, Assessore Re-gionale alla Cultura, Turismo, Pace e Mediterraneo della Re-gione Puglia, Paride De Masi di Italgest, Giuseppe Tartaglione, Presidente del Comitato Esecu-tivo Amministratore e delegato di Volkswagen Group Italia.

Puglia Center of America, 551 Westchester Avenue, Rye Brook,

NY 10573

www.pugliacenterofamerica.com [email protected]

di Michele Bucci

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Tempo fa, quando era nel pieno del suo boom, ci eravamo lasciati affascinare (o ammaliare?) dal fenomeno di facebook, apprez-zandone la novità e consapevoli delle potenzialità e dei rischi.A distanza di tempo, la novità è venuta meno a vantaggio di una più pacifica quotidianità e di una più serena valutazione di questo fenomeno tecnologico di comu-nicazione ormai generalmente ac-cettato e utilizzato quale strumen-to di relazione. Così possiamo dire che anche facebook ha raggiunto la sua maturità.I rischi si sono alquanto rarefatti e si possono controllare, e le poten-zialità si sono ampliate. All’inizio sembrava, infatti, che fosse solo un modo per ritrovare vecchi amici, o meglio, per raggiungere vecchi amici. Poi si è scoperto che non sempre si ha motivo a colti-vare rapporti che, complice anche il tempo e gli interessi mutati, si sono interrotti. E’ allora diventato uno strumento più che altro per diffondere eventi con rapidità e facilità a tutta una serie di “amici” (meglio dire di “contatti”). O di mostrare le proprie foto agli amici (quelli veri, nel senso di conoscen-za reale e non virtuale). O ancora uno strumento per ricercare cono-scenze del tutto nuove, quindi al di fuori di relazioni precedenti pur datate nel tempo.Ci si confronta con il fascino dell’incognito. Guarda che bel profilo. Chiedo l’amicizia? Mi ri-sponderà o no? E se accetta che gli dico? Devo ringraziare o faccio finta di nulla? Rivolgo un commen-to garbato sulle sue foto? E se mi chiede amicizia una persona che non conosco, che non gradisco,

di cui non mi importa nulla, o che appartiene a un periodo che non tornerà più? Che faccio: ignoro o tengo in sospeso? E se pure con questi sconosciuti mi scrivo qual-che volta, devo poi continuare? Non è un po’ superficiale dare e ac-cettare amicizie con un semplice

click e poi non sapere più nulla su quella “amicizia”? Come compor-tarmi con coloro che assumono una falsa identità e che ti dicono “Se ricevi richiesta di amicizia da Pinco Pallo, quello sono io”. E se

Troviamoci su...facebookdi Agostino Picicco

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voglio interessarmi alla bacheca o al profilo dell’amico, come faccio a seguirli tutti se ne ho 3.000? E ho motivo e tempo per seguirli? E’ giusto che incentivi i rapporti con gli amici recenti e trascuri i vecchi (questa è già una domanda più generale e non solo legata a in-

ternet)? E il batticuore per una ris-posta di accettazione che tarda? E se i tuoi amici (reali), che sistemati-camente vanno a spiare i fatti tuoi, scoprono che le tue amicizie sono fotomodelle con abiti succinti, come ti giustifichi?E’ evidente che ci troviamo di fronte a un galateo di facebook: come rispondere, come relazio-narsi, come evitare un contatto in-desiderato, come reagire quando il solito antipatico fa richiesta di amicizia a un tuo contatto “sen-sibile”. Si tratta di un galateo che agevola anche la comunicazione e le buone maniere (rispondere ai messaggi, valutare con garbo le richieste di amicizia o di adesione a pagine, link, ecc.). Si stanno scri-vendo anche dei manuali su que-sto argomento.E’ un fatto evidente che facebook ha occupato il modo di intendere il tempo libero. Se non è azzar-dato tale paragone, ha costituito una rivoluzione pari all’avvento della televisione negli anni Cin-quanta. Se la televisione ha mo-nopolizzato il tempo libero o il modo di trascorrere le serata (prima c’era l’incontro attorno al braciere d’inverno o il trattenersi fuori dalla soglia al chiarore delle stelle l’estate, oppure un bicchiere all’osteria) oggi la tv è stata sop-pianta da facebook. Ora è più fa-cile sentirsi dire “sono stato un paio d’ore su facebook”, piuttosto che “ho guardato un bel film in tv”.Per certi aspetti rappresenta an-che un antidoto alla solitudine, una forma di sfogo, di comunica-zione nel lasciare nella propria ba-checa un pensiero, un sentimento, una riflessione da condividere, tal-volta una richiesta di aiuto.

Per quanto ci riguarda continuia-mo a considerarlo come uno stru-mento per “navigare” un po’, per rilassarsi, per rispondere a qual-che messaggio simpatico. Oppure quando non si hanno biglietti da visita a portata di mano si potrà sempre dire: “Troviamoci su face-book”.E’ interessante segnalare che si stanno creando diversi gruppi di emigranti (anche non così de-nominati) che si dichiarano am-miratori di certe zone geografiche di origine o di approdo, di certi temi di discussione, di coloro con lo stesso cognome che scoprono di far parte di rami generazionali divisi proprio dal fenomeno mi-gratorio, che mai avrebbero avuto notizia l’uno dell’altro se non at-traverso facebook.Tutto fa brodo quando si cerca di socializzare. Occorre poi verificare se l’impegno dedicato sia propor-zionale ai risultati raggiunti e con-siderare con quale scopo e con che tempi ci si approccia al computer. Un dato di fatto è che nessuno è così impegnato nella vita, da non trovarlo collegato a facebook.Stiamo allerta nel monitorare qua-li altre interessanti prospettive ci darà il social network.I mesi invernali ci consentono più tempo (anche a causa del freddo) per trascorrere qualche ora serale a rivitalizzare le nuove amicizie estive o a rivedere qualche foto simpatica per risentire il calore della bella stagione. E per dirla con il celebre brano di Casadei Ciao mare: “II ricordo dell’estate si risveglia nel mio cuore. Il vento cancella dalla sabbia i ricordi ma dal cuore no, il vento non può”. Anche per merito di facebook!

Troviamoci su...facebook

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Il Municipio (prefettura) di San Paulo, su richiesta dell’Associazione Benefica San Vito Martire Polignano a mare, donò un grande suo-lo edificatorio con l’accordo che lì, a spese dei Polignane-si di Sao Paulo, sarebbe nata una struttura per accogliere bambini poveri. La comu-nità decise dunque di ricam-biare l’amore offerto dai brasiliani negli anni più duri della emigrazione con la costruzione di una enorme struttura capace di ospitare 130 bambini all’anno con tanto di assistenza medica, psicologica e ludica. Fino ad oggi sono transi-tati dalla “Creche de Sao Vito” (l’asilo di San Vito) circa 18mila bambini. L’associazione per raccogliere fon-di necessari al mantenimento an-nuale dei bambini organizza una Festa di San Vito che va avanti per due mesi (14 notti) con una parti-colarità fondamentale: le anziane donne emigrate da Polignano a mare (o figli di polignanesi) cuci-nano senza compensi, per benefi-cenza, prodotti tipici polignanesi/pugliesi da vendere nella Festa di San Vito. Ed ecco che la festa si trasforma in una enorme sala da pranzo dove nei due mesi (solo il sabato e la domenica, da maggio a luglio) si cucinano e vendono “fi-cazze” (focaccia), “ficazzelle” (pan-

zerotti), “guimmirelle” (involtini di fegato), “ricchitelle” (orecchiette al sugo), “piccigatelle” (taralli con o senza zucchero), e tanti altri prodotti tipici. Il successo è tale da veder transitare nella festa più di 80mila persone l’anno prove-nienti da ogni angolo del Brasile. Gli avventori sono di varie origini, indio, nordestini, eccetera, pochis-simi, quasi assenti gli Italiani. Molte le Tv che seguono l’evento (O Globe fa diverse dirette nei suoi telegiornali nazionali e satellitari), considerato il più importante ap-puntamento con la cucina “bene-fica” di Sao Paulo. I fondi raccolti con la vendita dei

prodotti culinari pugliesi riesco-no a garantire la continuazione dell’attività dell’associazione be-nefica Sao Vito Martire e la cresci-ta dei bimbi a loro affidati. L’amore per questa opera, colorata dalla folcloristica devozione verso San Vito (l’associazione si è slegata dalla Istituzione Ecclesiastica di-versi anni fa) manifestata da una processione “interna” e da canti al santo dedicati, subisce però una grande incertezza: le nuove ge-nerazioni si disinteressano della Tradizione mettendo a rischio la stessa esistenza della famosa Festa di San Vito.

Le Mamme di San Vito...una tradizione che salva le vita

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Quando si parte per un lungo viaggio, per scelta o per necessità, sono molte le cose che non si riescono a mettere in valigia. E anche se si portano con sé, custodite nel cuore, le immagini di una regione ricca di colori, gusti, tradizioni e tipicità culinarie, non si può fare a meno di sentirne la mancanza. Mi sono trasferita a Milano da poco più di un mese, pertanto sono ancora inebriata dei prodotti genuini che la terra pugliese produce. Il sole, il vento, il clima mite e le mani sapienti di tanti artigiani creano il mix perfetto per un prodotto unico ed inimitabile: il pane di La-terza. Un nome che oramai rie-voca, anche nei palati milanesi, l’inconfondibile sapore della tradizione laer-tina. Il segreto è racchiuso tutto nei “poveri” i n g r e d i e n t i : grano di semola r i m a c i n a t a , acqua, sale e lievito madre per un impasto che viene lasciato a riposare per circa sei ore. Nulla viene trascurato, a partire dalla cottura che segue un procedimento molto particolare, che si tramanda da anni di padre in figlio. Si inizia con il

preriscaldamento del forno a legna, utilizzando, a seconda della stagione, soltanto fasci di legna di bosco e di ulivo oppure nocciolino di albicocca o buccia di mandorle. Il pane resta a cuocere per un paio d’ore a circa 400 gradi, diret-tamente sulle “chianche” del forno che deve essere rigorosamente a legna. La pezzatura, varia dai due ai quat-tro chili, e la cosa più straordinaria è

che, a distanza di oltre una settimana, mantiene perfettamente integra la sua originaria freschezza. Una qualità che da oggi è certificata; si è infatti costitu-ito nel 1998 il Consorzio del Pane di La-terza che rappresenta una garanzia sia

per i consumatori che per i produttori. Il marchio è sinonimo di trasparenza e racchiude anche le altre specialità da forno del comune tarantino: focacce (rigorosamente con il pomodoro fresco e l’olio extra vergine d’oliva) e le friselle anche esse cotte nel forno a legno. Sapori così intensi ed autentici sono riusciti ad imporsi soprattutto al nord dove il pane di Laterza spopola anche

sulle tavole dei milanesi. Certo, vigilare sulla qualità e sul rispetto della ricetta originaria sarebbe importante per sal-vaguardare il lavoro dei tanti artigiani che nell’arco jonico fanno immensi sa-crifici in nome della tradizione.

Profumi e sapori delle terre di Puglia

di Fabiana Di Cuia

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Organizzata dalla Fonda-zione Cineteca Italiana in collabora-

zione con l’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, una rassegna dedicata alla regione che, soprattutto in questi ultimi anni, ha saputo proporsi come una delle più vitali e dinamiche del nostro paese, luogo di fermento culturale e laboratorio sociale che senza rinunciare alle proprie tradizioni e alla propria storia, e quindi difendendo sempre la propria forte identità, è riuscita a interpretare le tendenze più con-temporanee, a intercettare “l’aria del tempo”.

E questa vitalità ha coinvolto anche il cinema, come dimostrano i molti film più o meno recen-temente realizzati da registi pugliesi o girati, anche grazie al lavoro dell’attivissima Apulia Film Commission, in quello splendido territo-rio così ricco di bellezze artistiche e naturali. Il programma che qui presentiamo si articola in dieci film, alcuni certo già noti (fra questi se-gnaliamo il magnifico Nostra signora dei Turchi di Carmelo Bene), altri poco visti nonostante la loro indiscutibile qualità, e un paio di inediti per Milano. Ci riferiamo a Bell’Epokér di Nico Cira-sola, uno degli autori pugliesi più originali del nostro panorama e al documentario Milanesi del Tacco, realizzato per la Rai da Felice Pesoli. In particolare quest’ultimo film ci sembra dav-

vero interessante, soprattutto per Milano, visto che si tratta di una bellissima ricostruzione at-traverso immagini d’archivio e interviste della storia dell’immigrazione dalla Puglia verso il capoluogo lombardo. Oggi, a Milano, non solo la comunità pugliese è di gran lunga la più nu-merosa, ma in assoluto una larga parte dei “mi-lanesi” sono pugliesi o quantomeno in Puglia hanno le loro origini. Il documentario, nel con-durci alla scoperta di questa realtà, riesce anche a mettere in evidenza come molti di questi im-migrati arrivati al Nord in cerca di fortuna siano riusciti non solo a integrarsi perfettamente nel territorio lombardo, ma abbiano saputo farsi valere fino a conquistare posti di assoluto rilievo in campo politico, economico e artistico.

Ve. 17 dic. (h 21)Bell’Epokér

R.: Nico Cirasola. Sc.: N. Cirasola, Paola Cimmino. Int.: Totò Onnis, Frank Lino, Dino Abbrescia, Mini Martelli, Teodosio Barresi, Luca Cirasola. Italia, 2004, col., 110’.Nel 1991 il teatro Politeama di Bari viene distrutto da un incendio doloso. Durante l’incendio, solo una persona resiste all’istinto di fuggire, soffermandosi sulla porta a ricordare i momenti più im-portanti della vita del teatro.

Il signor Gi. Bi. - Gino BoccasileR.: Nico Cirasola.Int.: N. Cirasola, Luca Cirasola, Mingo De Pasqua-le, Marco Montingelli, Fanny Lamonica. Italia, 2010, col., 19’.Si firmava Gi Bi, all’anagrafe Gino Boccasile, artista barese nato nel 1901 e morto nel 1952. Cresciuto e ignorato nella sua città d’origine, Boccasile conquistò notorietà a Milano intorno al 1937 grazie alla creazione delle “Signorine Grandi Firme”, che facevano da copertina al periodico «Le Grandi Firme», edita da Pitigrilli e diretta da Zavattini. Durante la seconda guerra Mon-diale divenne grafico propagandista della guerra. Grande cartel-lonista, o come si direbbe oggi, grafico pubblicitario, fu autore di varie campagne di marchi noti come Amaro Ramazzotti, Borotalco Roberts, MIO, Yomo, Pasta Ambra. Incuriosito da que-sto geniale personaggio, cui a Bari è intitolata una triste strada (senza uscita) che nessuno conosce, Nico Cirasola ha intrapreso una personale ricerca sulla sua vita, da cui è nato questo corto, una via di mezzo tra documentario e fiction, ambientato fra Bari, Corato e il Lago di Garda. Avendo infatti a disposizione poche immagini di repertorio, Cirasola ha dovuto reinterpretare la vita

dell’artista, lasciando però al film l’idea di una narrazione storica e non romanzata.Il regista Nico Cirasola sarà presente in sala.

Gio. 23 dic. (h 18)Do. 2 gen. (h 18)

La capagiraR.: Alessandro Piva. Sc.: Andrea Piva. Int.: Dante Marmone, Paolo Sassanelli, Dino Abbrescia, Mommo Mancini, Mino Bar-barese. Italia, 2000, col., 70’.Due corrieri della droga di mezza tacca non riescono a recuperare una preziosa partita di merce. Il loro boss non la prende bene, anche perché deve rifornire una sala giochi che funziona da centro di spaccio e

il cui gestore è a sua volta pressato da tossici, poliziotti e altre losche figure.

Sa. 18 dic. (h 15)Marpiccolo

R.: Alessandro Di Robilant. Sc.: Andrea Cotti, Leonardo Fasoli, dal romanzo Stupido Di Andrea Cotto (ed. Rizzoli). Int.: Michele Riondino, Giulio Beranek, Anna Ferruzzo, Selenia Orzella, Nicola Rignanese. Italia, 2009, col., 87’.Taranto, zona sud della città. Qui vive il 17enne Tiziano, tra strade dissestate e case prefabbricate. Non c’è niente a parte pochi bar, alimentari e officine meccaniche, tutto gestito abusivamente. Tiziano va poco a scuola e la sua famiglia è piena di problemi. Sognando di potersene andare via, fa dei lavoretti per Tanio,

Dal 15 dicembre al 2 gennaioPUGLIA:

UNA REGIONE PER IL CINEMA

Programma delle Proiezioni

Appu

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n perde

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un boss locale, ma per lui il futuro sembra segnato, soprattutto quando finisce nel carcere minorile. Ma Tiziano non si arrende e con lui, disposti a dargli un’altra possibilità, ci sono anche una guardia carceraria, la sua ragazza, la sua sorellina, sua madre, suo padre e la professoressa di italiano della sua scuola.

Me. 15 dic. (h 21.15) - Do. 2 dic. (dopo La capagira)Milanesi del Tacco

R., sc. e ricerche d’archivio: Felice Pesoli. Mont.: Roberto de Bonis. Intervistati: Dino Abbascià, Piero Colaprico, Nichi Vendola, Bruno Perini, Enzo Jannacci, Riccardo De Corato. Italia, 2008, col., 50’.Numerosi personaggi della cultura e dello spettacolo divenuti simboli della “milanesità” sono in realtà originari della Puglia. Da Celentano e Abatantuono a Jannacci, al maestro Muti e al vicesindaco Riccardo De Corato. E poi ci sono coloro che sono arrivati da “terroni” nella città del nord e lì si sono fatti strada e che raccontano aneddoti ed emozioni, dalle iniziali difficoltà alle successive soddisfazioni. Le vite degli immigrati pugliesi, spesso innamorati della città che li ha adottati, formano una vera e pro-pria identità collettiva. Milano ha infatti rappresentato per molti emigranti meridionali una possibilità di lavoro ma anche il mi-raggio della modernità. È quella stessa Milano piena di vetrine e di insegne luminose che Alain Delon guarda attraverso il vetro del tram nel film di Luchino Visconti Rocco e i suoi fratelli (1960), e che Enzo Jannacci racconta in una sua canzone autobiografica: «Le parole di quella canzonetta vengono fuori dal desiderio di raccontare quanto mio padre vedeva da piccolo, un ragazzino che dal tram guardava le grandi case e sognava…».Alla proiezione di mercoledì 15 dicembre, saranno pre-senti in sala il regista Felice Pesoli e due dei protagonisti del film: Dino Abbascià, presidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano, e il giornalista Piero Co-laprico.

Sa. 1 gen. (h 15)Mio cognato

R.: Alessandro Piva. Sc.: A. Piva, Andrea Piva, Salvatore De Mola. Int.: Sergio Rubini, Luigi Lo Cascio, Mariangela Arcieri, Gigi Ange-lillo. Italia, 2003, col., 90’.In una Bari livida, periferica e minacciosa la storia di Toni e Vito, cognati e molto diversi fra loro. Scafato e intrallazzatore il primo, mite e goffo il secondo. La loro “notte brava” alla ricerca dell’auto rubata a Vito avrà una tragica conclusione.

Ma. 28 dic. (h 21)Nostra signora dei Turchi

R.: Carmelo Bene. Int: C. Bene, Lidya Mancinelli, O. Ferrari, A. Ma-sini, S. Siniscalchi. Italia, 1968, col., 124’.Il film è una sorta di autobiografia immaginaria, parodia della vita interiore – ricordi, visioni, ossessioni – dello stesso regista; e insieme è una ricerca testuale, a carattere tecnicolinguistico, sul-la forma cinematografica che Bene definisce: “bricolage di suoni e immagini destinato a una citazione di racconto. (…) La morte raccontata da un vivo.” Copia proveniente da Centro Sperimen-tale di Cinematografia - Cineteca Nazionale.

Me. 29 dic. (h 18)Pinuccio Lovero - Sogno di una morte di mezza estate

R.: Pippo Mezzapesa. Sc.: P. Mezzapesa, Antonella Gaeta. Int.: Pi-nuccio Lovero. Italia, 2008, col., 65’.La massima aspirazione di Pinuccio Lovero è sempre stata quella

di lavorare come becchino nel cimitero di Mariotto, una frazione di Bitonto, in provincia di Bari. Quando finalmente, giunto all’età di 40 anni, vede realizzato il suo desiderio e viene assunto come custode del camposanto, nessuno dei suoi compaesani si decide a passare a miglior vita lasciando Pinuccio a smaniare in fidu-ciosa attesa.

Do. 26 dic. (h 21.15)Ritratti del Salento - Storie di canti.

Uccio Aloisi e Anna Cinzia Villani

R.: Piero Cannizzaro. Fot.: Vasile Caplescu, Marc Van Put, P. Can-nizzaro, Mont.: Federico Maria Maneschi. Musiche: del repertorio tradizionale salentino. Int.: Uccio Aloisi, Anna Cinzia Villani. Italia, 2003, col., 14’.Il cantante e musicista Antonio Aloisi, è stato un cantore di mu-sica popolare tra più noti e apprezzati della tradizione musicale salentina della pizzica. Nel Salento un vero e proprio mito, ospite d’onore di numerose edizioni della “Notte della Taranta” a Mel-pignano, nella Grecìa Salentina. In questo breve ducufilm lo ve-diamo cantare e parlare della cultura musicale salentina insieme a Anna Cinzia Villani un’altra delle voci più importanti del reper-torio tradizionale salentino. Il “vecchio e la giovane”, ma sempre nel solco della tradizione del repertorio salentino.

La notte della Taranta e dintorniR.: Piero Cannizzaro. Italia, 2002, col., 52’.Il film ripropone le atmosfere, i suoni, le danze e il clima un po’ di-onisiaco di una terra dove la tradizione e l’innovazione musicale si fondono e trovano nuovi orizzonti. Nel documentario, costru-ito come un collage musicale, sono ripresi alcuni dei più signifi-cativi concerti svoltisi durante il festival “La notte della taranta” di Melpignano nel 2001: Occitanica Salentina, Zoè e Omino Stanco, Ghetonia, F.lli De Santis, Cesare Dell’Anna, Uccio Aloisi, Canzo-niere Grecanico Salentino.

Gio. 30 dic. (h 18)Sangue vivo

R.: Edoardo Winspeare. Sc.: Edoardo Win-speare, Giorgia Cecere. Musiche: Officina Zoè. Int.: Pino Zimba, Lamberto Probo, Claudio Giangreco, Alessandro Valenti, Ivan Verardo. Italia, 2000, col., 95’Il film racconta il conflitto tra due fratelli: Pino, contrabbandiere, e Donato, musicista senza lavoro. Pino ha litigato col fratello a causa della morte del padre e coltiva il sogno di mettere a frutto il talento musicale suo e di Donato, ma la realtà del Salento è dura e costringe Pino a diventare contrabbandiere, col rischio di pestare i piedi alla mafia.

Do. 19 dic. (h 15)La terra

R.: Sergio Rubini. Sc.: Angelo Pasquini, Carla Cavalluzzi, S. Rubini. Int.: Fabrizio Bentivoglio, Emilio Solfrizzi, Paolo Briguglia, Massi-mo Venturiello, Sergio Rubini, Claudia Gerini, Giovanna Di Rauso.Italia, 2006, col., 112’.Luigi, professore di filosofia a Milano, ritorna in Puglia per ven-dere la masseria di famiglia. Ben presto scopre che dei suoi tre fratelli soltanto Michele (commerciante in mano a uno strozzino) e Mario (studente impegnato nel volontariato) sono d’accordo: Aldo, il fratellastro, per nessuna ragione è intenzionato a dare il proprio consenso. La vicenda si complica con un omicidio e Luigi si ritroverà a dover ricomporre la precaria unione familiare.

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I detti, i proverbi o i modi di dire hanno consentito la soprav-vivenza di un linguaggio semplice e al tempo stesso pungente e irriverente. Invenzioni personali, battute popolari che possono dif-fondersi e diventare consuete, ma che non hanno pretese norma-tive o educative. Queste poche righe, sul filo della memoria, ci riportano a un lin-guaggio fatto di accostamenti o richiami, a modi di dire che pos-sono offrire chiavi interpretative valide per la comprensione di un mondo che a volte, a torto, crediamo definitivamente trasformato.

Quandu ncèrane le vigne mmiènzù lla chjazza

“Quando c’erano le vigne in mezzo alla piazza”. Si allude ad “al-tri tempi” in cui “si stava bene” o il cui ricordo è lontano e i fatti più che vissuti sono giunti attraverso il racconto: le piazze erano occupate da vigne e lenta e tranquilla scorreva la vita. E’ un modo di dire abbastanza diffuso in tutti i territori della puglia. Il motto gallipolino, che corrisponde a “nei tempi remoti” , ha un’altra curiosa variante : “a manu a llu Mmangane” (questi era un famoso notaio del luogo vissuto nel 1700). S’indirizza a chi crede di dare delle informazioni di prima mano, relative ad un fatto ormai noto ai più.

Acquanne parle te mètt-u fìerre mmane

“Quando parla ti mette il ferro (il coltello e la rivoltella) in mano”.Al tempo della malavita barese (per la quale ci fu, nel 1891, un processo passato alla storia), chi voleva vendicarsi di uno che gli aveva fatto un torto, ricorreva ad un “affiliato” al quale raccontava notizie false sul suo conto come se le avesse dette l’altro. Questi, accesosi d’ira, andava ad accoltellare il presunto calunniatore. Quindi, il detto si riferisce a chi istiga, eccita, altri a vendette.

Agghj sòrte e sciettit-a mmare

“Abbi sorte e but-tati a mare”. Con tale motto di origine foggiana, si vuole si-gnificare che, se si è accompagnati dalla buona sorte, vale la pena di avven-turarsi in un affare, in un’impresa rischiosa. Questo modo di dire esprime la speranza, sempre presente, nelle classi subalterne (e non solo) di migliorarsi economica-mente rischiando al massimo per ottenere comunque la pos-sibilità di un auspicato “riscatto”.

Ammèn-u ssale sop-a lla chjache

“Mena il sale sulla piaga”. Il detto nacque al tempo delle incur-sioni saracene in Puglia e si rifà al terribile supplizio che gli as-sedianti imponevano ai feriti, quello di mettere sulle piaghe il sale per vederli morire in preda ad un’atroce agonia. Perciò la frase significa “ trafiggere il cuore anziché consolare” ; e si ad-dice bene a coloro che alimentano il ricordo di un dispiacere e a quelli che provano gioia per il dispiacere procurato.

Un breve percorso, per apprezzare le sottolineature efficaci, l’arguzia bonaria e per diventare noi stessi custodi non gelosi di una tradizione verbale che rivivendo attraverso i nostri racconti o citazioni suscitino l’incanto e la seduzione per cui dal linguaggio dei “vecchi” e della memoria si arrivi a quello della appartenenza emotiva e culturale.

di Nicola Augurio

“Se non sai dove stai andando, girati per vedere da dove vieni”

E’ in atto una collaborazione con le emittenti televisive Studio 100 TV sat 925 Sky - Salento Channell TV 952 Sky tra le altre iniziative alcune di-rette televisive finalizzate alla creazione di un”ponte” tra la Lombardia e la Puglia dal titolo:

“ la Puglia vista da Milano”

Tra le progettualità, ci saranno nel corso del 2011 iniziative a Milano di conoscenza, e presentazione delle eccellenze agroalimentari e di località turistiche Pugliesi con l’auspicio della nascita di uno sportello permanente di promozione del marchio “Puglia” sotto tutti gli aspetti.

Motti e detti pugliesi