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Comunicazione e Innovazione Comunicazione e Innovazione Michele Tomasicchio Michele Tomasicchio presenta presenta

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La comunicazione e la sua evoluzione

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Comunicazione e Innovazione Comunicazione e Innovazione

Michele TomasicchioMichele Tomasicchiopresentapresenta

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I fili della storia: comunicazione e innovazione Il mondo nuovo verso il quale stiamo

avanzando sollecita in tutti noi dubbi e speranze, aspettative e incertezze e ci pone di fronte ad un sistema complesso di sentimenti, anzi, ammettiamolo, ad un senso di disorientamento. Certo sarebbe molto più rassicurante poter individuare un punto di partenza ed un punto di arrivo in un tracciato così articolato. Ma il senso della storia ci indica percorsi sovrapposti, concomitanze, concause, casualità e scelte consapevoli, variabili di varia natura, ovvero le ragioni e le dinamiche che hanno sempre accompagnato la storia dell’uomo e che hanno avuto nella comunicazione e nell’innovazione i motori propulsori del cambiamento. Se guardiamo alla comunicazione, per millenni saperi e civiltà sono stati accompagnati dalla parola, dalla lettura edalla scrittura, tre codici familiari e alla portata di ogni comprensione. Regnanti, scienziati, prelati, commercianti e gente comune sono stati per secoli gli agenti promotori dello sviluppo delle comunicazioni.

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I messaggi, le comunicazioni personali, le informazioni commerciali dei nascenti mercati dovevano viaggiare da un luogo all’altro, mentre nozioni, ricerche e saperi dovevano essere custoditi nel tempo per essere ulteriormente arricchiti e per essere trasferiti alle generazioni successive. L’avvento dell’uso dei caratteri mobili e della stampa ribaltò il controllo plurisecolare sulla conoscenza, offrendo le basi per una prima diffusione di massa del sapere e contribuendo così ad aprire le società dell’epoca a nuovi confini e alla prima libera circolazione delle merci. E così la scoperta di Gutenberg trasferì i testi dalle trascrizioni degli amanuensi alla carta che proveniva dalla Cina. La scoperta del nuovo mondo, lo sviluppo della scienza e delle arti furono causa ed effetto del grande sviluppo di quel tempo. Lì risiedono le radici moderne della globalizzazione: nelle grandi scoperte, nel primo trasferimento di massa di nuove colture e di nuove cultureda un continente all’altro.

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Parallelamente, uno dei tratti distintivi più forti del mondo in cui viviamo rispetto a quello in cui vivevano i nostri antenati è dato dalla nostra abilità collettiva di costruire strumenti sempre più complessi. Se guardiamo ai processi di innovazione,la storia dell’uomo è sempre stata scandita dalla introduzione di strumenti che hanno consoli- dato i modi di vivere e tracciato i percorsi di civiltà. Così è stato dall’era della caccia e del nomadismo. Così è stato dalla successiva età dell’agricoltura, accompagnata dalle prime attività di allevamento e successivamente dalla nascita dei primi mercati. Con la rivolu-zione industriale e il cavallo vapore si è verificata la prima accelera- zione dei processi di crescita, ma ancora in un contesto privo di rapporti maturi tra scienza e tecnica. La maggior parte delle innova- zioni strategiche dell’industria tessile dell’epoca derivò dalla trasfor- mazione di strumenti già in uso, piuttosto che dallo studio sistematico di teorie scientifiche: il telaio meccanico azionato ad acqua, ad esempio, fu inventato da un barbiere di Preston, mentre il filatoio multiplo fu messo a punto da un tessitore a mano del Lancashire.

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Ci vollero ancora molti decenni, perché la rivoluzione dei trasporti, la trasformazione delle strutture economiche, l’aumento della produttività, la nascita della competizione internazionale sollecitassero la nascita dei primi laboratori di ricerca e perché questi si affiancassero prima alle romantiche figure degli ingegnosi inventori, per sostituirli nel volgere di poche stagioni. Infine, con il secolo che si è appena chiuso si realizza una compiuta sovrapposizione tra scienza e tecnologia, ma con una costante. Se guardiamo all’arco e alla carrucola, al compasso e agli occhiali, al carattere tipografico mobile e alla macchina a vapore, all’asfalto e all’ascensore, all’acciaio per strutture e alla bomba atomica, abbiamo solo un piccolo esempio di invenzioni il cui impatto è andato ben al di là dei fini a cui erano destinate: la catena di sconvolgimenti nei sistemi politico ed economico ha avuto un impatto molto maggiore di quello prodotto dall’utilizzazione che si intendeva fare.

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La velocità del cambiamento Comunicazione e innovazione sono stati, a buona ragione, i propulsori di tali dinamiche e su di esse si fondata la nostra civiltà. Eppure, se guardiamo all’indietro, tali cambiamenti hanno percorsi del tutto lineari. E’ semmai aumentato il passo degli avanzamenti registrati nel corso della storia, man mano che ci avviciniamo ai giorni nostri.

I graffiti nelle caverne, il linguaggio, la scrittura, la numerazionedecimale, la stampa tracciano punti di civiltà distanti a volte secoli tra loro, più rarefatti prima, più ravvicinati poi, al punto che è stato sufficiente solo poco più di un secolo per spostare l’intera umanità nell’era attuale del cyberspazio.

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Dal telegrafo di Morse del 1838 alla nascita della Arpanet, incubatore di Internet di fine anni Cinquanta, è tutto un susseguirsi di scoperte che hanno cambiato il nostrovecchio mondo: dal telefono alla radio, dalla televisione alla programmazione, dal transistor alla fibra ottica e ai satelliti, consentendo le comunicazioni da un continente all’altro e rendendo così il pianeta più piccolo. Avvertiamo di aver fatto tanta strada, ma percepiamo anche di averne ancora tanta davanti, sapendo che l’ipotetico punto di arrivo non è altro che un orizzonte che ci sembra si sposti sempre più in avanti. Non possiamo non chiederci come sia stato possibile che scienza e tecnica, comunicazione e innovazione abbiano potuto via via assumere la rapida crescita che oggi li connota.

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Alvin Toffler indicò tutto ciò come la Terza Ondata, dopo quella della caccia e dell’agricoltura prima e quella dell’industrializzazione poi. Una Terza Ondata nata con la cibernetica degli anni Sessanta e caratterizzata dalle grandi innovazioni scientifiche e tecnologiche che ne seguirono. Ma se quantifichiamo le tre ondate in cui Toffler ha diviso la storia dell’uomo, emerge lo squilibrio temporale di ciascuna di esse: la prima occupa il 99,8% della storia dell’uomo, la seconda lo 0, 19%, Infine la terza, quella che stiamo vivendo, appena lo 0,01%.

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Avvertiamo che la linearità della storia si sta trasformando in un’altra dimensione, quella del cyberspazio , che non è solo un nuovo modello di società: è anche uno stato mentale il cui tasso di cambiamento può essere letto solo da una misura più complessa, diversa, rispetto a quelle del passato. Al concetto di velocità (che indica un movimento costante, quindi statico), cui si è successivamente affiancato quello di accelerazione (come tasso di incremento della velocità ), fa oggi seguito quello del tasso di incremento dell’accelerazione, dallosviluppo esponenziale. Ebbene, le tecnologie del cyberspazio stanno spostando la storia dell’uomo da uno sviluppo lineare e continuo ad una progressione non-lineare e discontinua che indica ampiamente come il mondo in cui viviamo non sarà più lo stesso.

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Lo scarto è dato dal fatto che mentre le strutture delle nostre società possono arrivare ad evolversi con velocità incrementale, la tecnologia, che è pur parte della nostra società, procede esponenzialmente. Al crescere della divaricazione fra i due fenomeni aumenta però il rischio del cosiddetto “cambiamento discontinuo”, ovvero del cambiamento radicale di qualità nella nostra storia evolutiva. Questa è l’epoca straordinaria, quanto rischiosa (almeno per noi, che ci troviamoa cavallo del cambiamento) alla quale stiamo assistendo e nella quale abbiamo, in un certo senso, il privilegio di vivere. “Il progresso è impossibile senza il cambiamento” – diceva G. B. Shaw. “Coloro che non possono cambiare la propria mente non possono cambiare nulla”.

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Le reti nel mondo globale

Il ruolo delle reti e i processi di globalizzazione sono due aspetti che hanno sempre accompagnato, anzi hanno in un certo senso fatto, la storia degli uomini e dei loro saperi. Per secoli essi hanno viaggiato assieme su un vettore combinato di comunicazione e scoperte. Il concetto di globalizzazione è di per sé un concetto

antico. La stessa diffusione della presenza umana è frutto di un processo di

globalizzazione dei flussi. Le nostre culture, poi, si fondano anche su abitudini alimentari legate a prodotti provenienti dal continenteamericano o da altri continenti.Oggi si parla di globalizzazione dei mercati, delle culture e più recentemente della finanza. Si dimentica la dinamica più significativa del fenomeno: la globalizzazione dei flussi umani.

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Per secoli gli uomini si sono spostati da un Paese all’altro o da un continente all’altro, per guerre o per commerci, magari con l’obiettivo di imporre le proprie culture e tradizioni, ma senza poter sottrarsi ad un fattivo ed inevitabile interscambio, con conseguente assorbimento delle culture altrui. Dagli inizi del “900 sino alle avvisaglie della Prima guerra mondiale, quindi in un arco di tempo di poco superiore ai dieci anni ed in un contesto di relativa pace, non meno di 15 milioni di europei lasciarono il vecchio continente alla volta degli altri quattro. Il concetto di globalizzazione non può essere perciò disgiunto da quello delle reti di comunicazione. La civiltà del Mediterraneo trasse impulso proprio dalle reti di navigazione che univano le quattro sponde del bacino.

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Le successive rotte transoceaniche non furono che la naturale estensione delle prime. Ma non si trattava solo di rotte. Prima di Gutenberg il sapere circolava nel circuito benedettino dei monasteri europei, che rappresentarono la prima ragnatela di provider della storia. La Via della seta, la Via dell’ambra, la Via del sale non sono che altri esempi di dorsali e reti, capaci di connettersi con altri sottosistemi, per essere utilizzati da pellegrini,viandanti, artisti e guerrieri dell’epoca. Quelle reti occupavano uno spazio che richiede va tempi di percorrenza che erano direttamente proporzio nali alle distanze da coprire. Poi sono sopraggiunte nuove reti, mediate dalla tecnologia: le reti ferroviarie, le prime reti nazionali e transcontinentali di telecomunicazioni, le grandi reti stradali e autostradali.

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Le quattro grandi reti:telefono, televisione, cellulare, internet La prima grande accelerazione a tali processi è stata impressa dalle reti di telecomunicazioni. Il punto di svolta furono le importanti prime pose dei cavi suboceanici della seconda metà dell’Ottocento. Esse furono salutate dall’opinione pubblica dell’epoca come uno straordinario salto verso il futuro. Ma il vero salto di qualità fu reso possibile grazie a Guglielmo Marconi, che nel 1901, per la prima volta, fece attraversare l’Atlantico ad un segnale in onde radio lanciato dalla Cornovaglia e ricevuto nell’Isola di Terranova, senza che venisse ostacolato dalla curvatura terrestre, come riteneva il mondo scientifico dell’epoca. Erano nate le moderne comunicazioni. Un primato tutto italiano. E così alle reti di cavi che univano città, nazioni e continenti per trasportare prima il ticchettio dei segnali Morse e poi la voce umana, con i primi servizi telefonici, siunì una nuova rete, quella del cosiddetto telegrafo senza fili.

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In pochi decenni essa lanciò prima la radio e, a partire dalla fine degli anni Trenta, la televisione con le sue prime trasmissioni sperimentali. Nel 1950 solo 5 Paesi al mondo vantavano le trasmissioni di un regolare servizio televisivo, nel 1960 il loro numero passò a 100. Oggi solo 20 Paesi, tutti di piccolissima estensione territoriale, tale da non giustificarne l’istituzione, non dispongono di un proprio servizio. Oggi, in tutto il mondo, poco più di 7 case su 10 dispongono di un apparecchio televisivo. Naturalmente si tratta di una media. La percentuale di famiglie con televisore sul totale varia tra Paesi ed aree continentali ed è pari a oltre il 90% in Nord America, Europa, Australia e Giappone, all’80% in Centro e Sud America, al 60% in Asia e al 20% in Africa.

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Nuovo apprendimento per i nuovi saperi Da sempre la storia dell’uomo è stata la storia delle sue conquiste, delle sue acquisizioni, della organizzazione sistematica delle sue conoscenze che hanno di volta in volta guidato ogni avanza- mento sociale ed economico. Il principio si fondava sulla accumulazione progressiva e lineare del sapere, che veniva custodito secondo le disponibili tà tecniche dell’epoca, per essere trasmesso alle generazioni successive. Nella vita di ogni giorno, per millenni, abilità, manualità, saggezze, sono state trasferite da una generazione all’altra. Il padre trasmetteva al figlio, il maestro al discepolo e così via.Oggi questo meccanismo viene interrotto dai nuovi paradigmi. Le generazioni dei padri di oggi, a cavallo tra società analogica e società digitale, si trovano in una condizione singolare e mai verificatasi prima: quella di chiedere spiegazioni e trasferimento di conoscenze ai figli, addirittura anche sugli strumenti abitualmente usati sul proprio luogo di lavoro.E’ la conferma che qualcosa di straordinario e senza precedenti sta accadendo.

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La comprensione dei meccanismi di cambiamento e la partecipazione attiva alle loro dinamiche diventano strategici per la crescita ed il benessere della nuova società e dei suoi cittadini. Ancora negli anni Cinquanta e Sessanta le teorie più in voga sostenevano che i fattori chiave per la crescita fossero il capitale “fisico” e la tutela dei mercati interni e che i Paesi che incoraggiavano gli investimenti in macchinari e impianti e mettevano in atto politiche protezionistiche sarebbero riusciti a crescere più rapidamente. Naturalmentemacchinari ed impianti hanno la loro importanza. Ma da soli sono ben lungi dall’essere sufficienti a produrre crescita, perché per impiegare macchinari sofisticati, per garantire produzione efficiente, per svilup- pare nuovi prodotti e processi e per utilizzare le innovazioni prove- nienti da altri Paesi sono necessari operai specializzati, dirigenti qualificati e imprenditori innovativi. Gli studi realizzati negli ultimi decenni mostrano, praticamente senza eccezione, uno stretto collega mento tra i risultati economici di un Paese e la scolarizzazione, l’aspettativa di vita e altri parametri relativi al capitale umano.

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Non a caso, tra i Paesi emergenti del Terzo Mondo, quelli che hanno una popolazione più istruita e in buona salute hanno anche un livello di crescita superiore alla media. In questo senso potremmo definire il secolo che si è appena concluso come “l’era del capitale umano”: esso ha sancito la convinzione che l’elemento principale per definire il tenore di vita di un Paese è la sua capacità di promuovere e sfruttare le competenze,le conoscenze, la salute e le abitudini della popolazione. Ignorare il problema del capitale umano rappresenta un vero pericolo per qualsiasi Paese. La quantità di conoscenze oggi disponibili è immensa, tanto immensa che nessun individuo e nessuna organizza zione può controllarne più di una piccolissima frazione. Il sapere diventa strategico, più di quanto non lo sia stato in passato. Ma è un sapere di tipo nuovo, dinamico, in continua evoluzione e con un continuo rinnovamento degli strumenti di trasmissione: una molteplicità di soluzioni a cui non eravamo abituati, ma di fronte alla quale dobbiamo essere pronti. Come lo sono già i nostri figli.

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C’è un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l’ignoranza, diceva Socrate. Se l’homo sapiens sopravvivera’ al XXI° secolo, ciò dipenderà dal modo in cui imparerà ad imparare. Il rischio oggi è quello di una nuova ondata di analfabeti smo: un analfabetismo di ritorno che scaturisce dalla difficoltà di stare al passo con il cambiamento. Per questo va rivisto il modo con cui abbiamo definito per oltre mille anni la metodologia dell’ apprendimento e del sapere. Le nuove forme di apprendimento dovranno essere creative e produttive, sviluppandosi, per l’intero arco di vita, in modo personalizzato, interattivo e multidisciplinare, con periodiche certificazioni dell’apprendimento acquisito. Dovrà essere un apprendi mento utile nel tenere il passo del cambiamento, per proteggere, accrescen dolo di nuovi contenuti e metodologie, il proprio lavoro, infine per trasferirsi in nuovi ambienti e contenuti di lavoro. Ma andranno anche aumentati gli sforzi per fornire una vera educazione globale ai due miliardi di persone oggi privi di adeguati sistemi di istruzione, facendolo nel rispetto delle società delle culture e delle lingue locali.

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In sostanza, non possiamo accelerare il vecchio treno della istruzione tradizionale semplicemente aumentando la velocità ed usando gli stessi vecchi binari. Non funzionerebbe. Dobbiamo reinventare i nostri sistemi educativi in modo radicale, aprendoci all’apprendimento continuo per l’intero arco della nostra vita e perché questo possa avvenire nel migliore dei modi, il sistema deve essere in grado di assicurare un’altrettanto permanente formazione dei formatori.

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A Guglielmo Marconi e Guido Guida si deve l'idea che . . portò alla sperimentazione della diagnosi via radio.. Il medico salvò lo scienziato da un attacco di asma . 'Sposiamo la tua medicina e la mia invenzione per . . salvare delle vite'. C'è una intuizione di Guglielmo .. . Marconi, inventore della radio, e del medico che lo . . salvò da un attacco d'asma, Guido Guida, all'origine .. . della telemedicina. A Guglielmo Marconi e Guido Guida .. si deve infatti l'idea che portò alla sperimentazione . . . della diagnosi via radio, progenitrice della moderna . . . telemedicina.

I due pionieri si conobbero poco prima del '20 quando Guida, che era medico, soccorse Marconi in preda a un grave attacco d'asma. In un successivo incontro, nel 1920, Guida raccontò all'inventore delle trasmissioni radio del grave lutto che lo aveva da poco colpito: il padre, armatore e proprietario di una flotta di pescherecci in Sicilia, era morto dissanguato a bordo di un battello. 'Sposiamo la tua medicina con la mia invenzione - disse - perché questo non accada ad altri'. Quello stesso anno, a New York nacque il primo centro radio medico del mondo. E quindici anni dopo, Guida e Marconi poterono inaugurare il Cirm, il Centro internazionale radio medico di Roma.

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Era il '35, e la medicina via radio . sperimentava varie difficoltà, legate . . sia alle descrizioni poco esaustive dei .. sintomi fatte dai pazienti, sia dalle .. . comunicazioni, spesso disturbate da .. . interferenze e dalle interruzioni dei . . ponti radio. Oggi, la foto a colori di . . una gamba gonfiata da una grave . . flebite e trasmessa via e-mail al Cirm . può salvare la vita di un marinaio che . si trovava su un cargo in mezzo al . .. mare. Attraverso il centro radio del . . .Cirm, i marinai che si ammalano a .. . bordo di un cargo nel Mar della Cina possono trasmettere immagini a uno specialista che si trova a Roma o a Genova e ricevere una diagnosi immediata e salvavita.

Nel 2002, il Cirm ha fatto curare via satellite oltre mille marinai impegnati a bordo di mercantili, petroliere e portacontainer. Traumi e ferite per incidenti a bordo sono state le prime cause di richiesta di soccorso, seguiti da patologie collegate all' apparato digerente. Il 34% delle patologie sono state seguite e curate attraverso messaggi inviati via e-mail e corredati da immagini che si sono spesso rivelate decisive per risolvere i casi più delicati. La foto della gamba di un marinaio gonfiata da una pericolosa flebite ha infatti subito fatto cambiare rotta a un cargo e ha salvato la vita al paziente. In un altro caso, una ulcera a una gamba si è rivelata in via di guarigione dopo l'analisi di una fotografia: la diagnosi ha consentito al paziente di attendere con serenità la fine della convalescenza e al comandante del naviglio di risparmiare migliaia di € proseguendo sulla rotta prestabilita senza dover raggiungere il I° porto.

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Su navi crociera, traghetti e grandi imbarcazioni da diporto, spesso dotate di sale mediche e chirurgiche, la telemedicina consente oggi di trasmettere dati relativi a elettrocardiogrammi o spirometrie a centri medici che, a terra, possono eseguire diagnosi più approfondite e sicure.

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La telemedicina

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La telemedicina: al centro sempre l’uomo La medicina è uno dei settori dove maggior mente si concentrano le innovazioni e le applicazioni legate all’uso degli strumenti della società dell’informazione. Non è un caso se nel nostro Paese, ad esempio, con esclusione degli informatici, i medici risultano essere la categoria professionale più informatizzata. Il fenomeno deve rallegrare: il futuro di una società deve poter contare sul benessere dei propri membri. E il benessere di una società non risponde al valore del prodotto interno lordo, bensì allo stato di salute, di benessere fisico, dei propri componenti. Sta peraltro cambiando il concetto stesso di medicina, che tende a contenere l’azione di tipo curativo (per combattere lo stato acuto) per accentuare quello preventivo (anche meno costoso per la società).

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La spinta è sì a combattere la malattia, ma ancor di più a preservare lo stato di salute, per ridimensionare il verificarsi delle manifestazioni acute. Lo sposta mento in avanti dell’età media nelle società avanzate accentua ulteriormen te questa esigenza. D’altra parte le nuove tecnologie puntano a migliorare l’ambiente che ci circonda. Sono soprat tutto i nuovi sistemi di diagnosi e terapia a proiettare la medicina verso il futuro. Grazie a internet, alle Telecomu nicazioni, e grazie ad un paziente sempre più attivo e consapevole, il mondo della sanità sta diventando sempre più piccolo.

Cosa si intende per telemedicina?

È l’uso delle telecomunicazioni per garantire assistenza medica a pazienti che non possono essere facilmente raggiunti da un dottore.

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Tra le attività di telemedicina più comuni figurano le consultazioni on line e le seconde visite, la lettura diagnostica di esami, la gestione di malattie croniche, la post-ospedalizzazione o i controlli post-operatori. La telemedicina può essere sostanzialmente distinta in tre categorie applicative. La prima è definita store-and-forward (“immagazzina e inoltra”). In questo caso, non è più indispensabile che paziente e medico si incontrino nello stesso luogo e nello stesso tempo. Basta raccogliere e memorizzare i dati clinici con immagini digitali, video, file sonori e documenti scritti del paziente; in seguito saranno interpretati dagli specialisti. Si tratta, in sostanza, di telemedicina asincrona, ma non interattiva. Si sta cercando di stabilire i protocolli attraverso cui questo sistema possa assicurare efficacia uguale a quella delle visite mediche tradizionali.

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La seconda forma di telemedicina è il cosiddetto self- monitoring: a malati cronici, a pazienti che non possono muoversi, o che hanno appena superato la fase acuta, la tecnologia permette oggi un rigoroso automonitoraggio. Una strumentazione maneggevole raccoglie tutte le informazioni importanti che riguardano il malato. Al self- monitoring si ricorre soprattutto per il controllo a distanza delle malattie di cuore, del diabete mellito, dell’asma. Ampi studi mostrano risultati comparabili con quelli della visita tradizionale e provano che il self- monitoring garantisce una tempestiva diagnosi, abbassa i costi ed è considerato molto soddisfacente dai pazienti.

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La terza categoria di telemedicina

consiste nella visita on line ma in tempo reale.

L’incontro a distanza,interattivo e in tempo reale

tra dottore e paziente sembra ottenere consensi.

Soprattutto nella medicina di emergenza e in

cardiologia può equivalere, quanto a risultati, alla

visita tradizionale. Inoltre può ridurre i costi e

facilitare i controlli medici. Non la si può praticare

sempre, ma quando ve ne sono le condizioni, può

assicurare un livello di efficacia del tutto straordi

nario. Nel nostro Paese, il settore appare in

grande evidenza nella azione del ministero

competente. Va però prima recuperata una condi

zione di sostanziale e grave arretratezza nelle

strutture e nella mentalità degli opera tori.

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Nei prossimi anni una immensa quantità di oggetti del nostro vivere quotidiano, dai prodotti di consumo ai beni durevoli, dagli abiti ai gioielli, dai complementi d’arredo alle banconote, dalle automobili alle stesse strade, saranno etichettati ed identificabili attraverso sensori intelligenti, programmabili e collegati alla Rete; l’ambiente che avremo intorno a noi interagirà con software residente su computer remoti. Sarà la Super Rete, la Supranet, l’habitat più pervasivo che l’uomo abbia mai costruito, in seno al quale agiranno utenti mobili sempre connessi e oggetti fisici “arruolati” nel mondo virtuale. Ciò di cui abbiamo descritto i tratti non è fantascienza, ma esattamente ciò che sta avvenendo intorno a noi, che sta già avendo influenza sulle nostre vite e condizionerà il nostro futuro.

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Molti di noi hanno amici che si ostinano pervicacemente a esprimere il più netto e aristocratico rifiuto nei confronti del P.C. come terminale di connessione alla rete. E qualche volta anche noi abbiamo subito la spinta al rifiuto, come apparente spinta verso una presunta umanizzazione. In realtà usiamo il computer 10 o 20 volte al giorno senza rendercene conto. Quando prendiamo soldi da un Bancomat, quello è un computer. Quando facciamo il pieno, quello è un computer.Quando viaggiamo in macchina, il sistema centrale è controllato da un computer. Ora li abbiamo anche in tutta la casa, verrebbe voglia di dire: “sono tra noi”. Ed è vero. I nostri elettrodomestici sono e saranno sempre più ricchi di microprocessori, che renderanno il nostro ambiente dome stico sempre più funzionale. Oltre i 2/ 3 dei microchip esistenti nel mondo non sono nei nostri personal computer di casa o di ufficio, ma sono negli oggetti che usiamo ogni giorno, anche se non lo sappiamo o non lo ricordiamo. L’airbag della nostra auto viene comandato da un chip e da alcuni mems (micro electro-mechanical systems).

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La tecnologia dei mems la cui grandezza è pari a 1/ 10 del diametro di un capello, si sta sperimen tando e applicando da almeno 10 anni. La “ mems dust ”, che potremmo definire come una sorta di polvere di mems , costituita da particelle ognuna delle quali è un microscopico computer, consentirà non solo di registrare l’aumento o il calo del tasso di umidità, ma anche di intervenire per ripristinare le condizioni ottimali. C’è poi qualcosa di ancor più piccolo dei mems e sono le cosiddette nanotecnologie. Siamo al livello di una molecola, con il diametro di nove atomi. Sono queste le dimensioni di un cavo che viene posto in un computer molecolare. Non è fantascienza, è la realtà di oggi, in cui viviamo, anche se in maggioranza non lo sappiamo.

Ma a che servono queste cose?

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Bene, ricordate i danni di decine di miliardi di dollari causati recentemente da alcuni virus informatici, primo fra tutti I love you I computer non sono stati in grado di riconoscere il virus al suo apparire e milioni di file sono andati distrut ti con danni incalcolabili sul piano economico e non solo. Questi nanocomputer sono estrema mente potenti e hanno la caratteristica di essere defect tolerant, il che vuol dire che niente li può abbattere perché sono autocostruiti, si accendo no e si spengono automaticamente all’occorren za e imparano a correggere anche i propri errori di costruzione.Lucent Technology ha fornito a un grande operatore telefonico europeo interrut tori ottici basati su mems che aumentano a dismisura le potenzialità delle centrali telefoni che, risolvendo gli attuali problemi di congestio namento delle linee a causa dei grandi flussi di dati. Più piccoli diffusi e pervasivi diventano i computer presenti in ogni oggetto e realtà della nostra vita quotidiana e maggiori devono essere le dimensioni, la ca pacità ed il livello di sofisticatezza delle strutture di telecomunicazione

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Quali le applicazioni nel campo della salute?

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I nanocomputer opereranno molto in ambito di ingegneria genetica, prendendo come obiettivi specifiche cellule del nostro corpo. Superati gli inevitabili problemi di rigetto, saremo in grado di affrontare ogni malattia che sia stata identificata dall’ingegneria genetica. Per ogni deficienza genetica saremo in grado di inoculare specifiche medicine proprio nelle cellule che manifestano problemi. Ad esempio in ambito dermatolo gico sarà possibile creare tessuti basati su nanotecnologie che consentiranno la sostituzione con quelli bruciati, tenendo conto delle caratteristiche genetiche dell’individuo. Questi sono solo alcuni sommari cenni di scenari che indicano un mondo in profonda trasformazione, perché la scienza è più veloce nelle sue conquiste della fantascienza.

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Ecco perché è importante

che la gente non vada impreparata,bendata

a questi nuovi appuntamenti con il mondo

di domani che è già il mondo di oggi. Nei

prossimi 25 anni l’abbinamento tra micro

processori,genetica e robotica creerà grandi

problemi all’umanità, se non si riuscirà a

immaginare come la nostra vita sarà modi

ficata e provvedere in tempo. Verrebbe

voglia di dire che avanzamento delle comu

nicazioni potrebbe portare pace e prosperi

tà generale, ma, è ovvio, il problema non è

così semplice come è stato formulato.

Page 37: Comunicazione e Innovazione

Un eccellente livello di comunicazione e persino una comune lingua non hanno di certo contribuito a sedare la guerra civile in Irlanda del Nord e non è che uno dei tanti esempi possibili, tra i conflitti regionali che la cronaca di ogni giorno ci sottopone. Ciò non di meno, buoni sistemi di comunicazione, di ogni tipo e ad ogni livello, sono necessari se vogliamo costruire una prospettiva di pace e benessere per il pianeta. Si tratta di una condizione necessaria, ma insufficiente: una prospettiva che va posta in opposizione alle ragionevoli osservazioni sulla difficoltà di realizzare un obiettivo così alto.

Page 38: Comunicazione e Innovazione

D’altronde mai l’uomo del Medioevo avrebbe potuto immaginare una versione da polso degli orologi che abbellivano i campanili, né gli informatici degli anni Cinquanta avrebbero minimamente immaginato da quali livelli di calcolo e miniaturizzazione sarebbero stati sostituiti i primi rozzi calcolatori che appena poche decine di anni fa avevano bisogno di spazi enormi. La base globale delle informazioni cresce oggi 200.000 volte in più della crescita della popolazione mondiale; il flusso globale di informazione raddoppia in media ogni cinque anni, dal 2005 tale raddoppio si realizzerà in soli tre anni. È come misurare il passo di una tartaruga con la velocità di una navicella spaziale. Processi industriali e sistemi di istruzione stanno affrontando informazioni da navicella spaziale con tecniche da andatura di tartaruga. Non funziona e non funzionerà.

Page 39: Comunicazione e Innovazione

Secondo Joseph Pelton il futuro non sarà nelle mani di nuovi tecnici superspecializ zati in nicchie di saperi ipercircoscritti. Egli esprime l’auspicio dell’affermazione di connessioni di conoscenza interdisci- plinare, attraverso un mondo sempre più elettronicamente connesso. Vi è in sostanza l’esigenza di nuovi modi di pensare a tutto tondo, piuttosto di spe cialisti di infonicchie Multidisciplinarietà ed altre inversioni di tendenza nei sistemi di istruzione e nelle procedure industriali saranno necessari alla soprav vivenza nel mondo del cyberspazio. In tal senso l’attesa e la speranza è tutta per un nuovo popolo rinascimentale capace di operare in un nuovo mondo internazionale, interculturale e interdisci plinare. E in questo, non bisogna confondere i fini con i mezzi. L’obiettivo che il nostro futuro ci pone non è l’illimitata crescita esponenziale e quanti tativa dei flussi di informazione, ma la individuazione di una nuova saggezza planetaria e di nuova conoscenza in un mondo sempre più interconnesso e interdipendente.

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Assistenza in diretta senza andare in ospedale, consulti a distanza, cartelle cliniche digitali, dispositivi indossabili che seguono i malati... Il futuro è già arrivato anche in Italia.

Siamo alla vigilia di una grande trasformazione del sistema sanitario. Una rivoluzione, l'ha definita Time, che coinvolge malati, centri di cura, medici e autorità. E che si tradurrà in grandi vantaggi per tutti.

È il risultato dell'applicazione delle reti informatiche per la cura dei pazienti. Consulti in videotelefono, monitoraggio a distanza dei

cardiopatici, trasmissione via web o via satellite tra località remote e centri specializzati in immagini diagnostiche, prenotazioni online, assistenza a distanza di malati cronici: sono solo alcuni esempi di

come la telemedicina sta cambiando il modo di curarsi.

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La volontà politica di compiere questo salto c'è: è necessaria una riforma legislativa per dare impulso alla «e-health revolution»; e a Bruxelles il commissario alla Sanità ha dichiarato di voler rafforzare il sistema delle comunicazioni in campo sanitario.

«Oggi possediamo tutti gli strumenti tecnologici per ridurre le distanze tra medico e paziente e fornire più elevati livelli di cura a tutti i pazienti»

«Il problema è imparare a gestire e integrare queste conoscenze nella maniera migliore».

In gioco c'è non soltanto l'uguaglianza tra cittadini nell'accesso alle cure, ma anche una maggiore libertà di scelta: chiunque potrà sottoporsi a un esame nel luogo più vicino a casa, decidendo di sottoporre, quasi in tempo reale, il referto nel centro specialistico che reputa migliore.

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«Si ridurrebbero anche i tempi d'attesa e, in parte, anche i costi nel settore della sanità e migliorerebbe la cooperazione tra i centri specialistici. Per questo occorre promuovere la professionalità dei medici e compiere progressi nell'organizzazione ugualmente condivisi da tutti: medici, pazienti, industrie, assicurazioni»

In Italia questa sfida è già partita. Con progetti nuovi in molte regioni, che ci mettono all'avanguardia in Europa.

La Regione Toscana ha avviato il programma Idit (informatizzazione della diagnostica di immagine in

Toscana); l'obiettivo, è una rete telematica su tutto il territorio per condividere immagini diagnostiche tra i

centri di cura.

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Quattro le principali aree di applicazione della telemedicina: emergenza sanitaria, quando è vitale intervenire subito; diagnosi e consultazioni in località remote; teleassistenza domiciliare, la cosiddetta home-care; teledidattica. Tutte esperienze avviate in Italia. Ma un po' qui e un po' là. Il ministero della Salute sta censendo e riordinando i vari progetti di ricerca sperimentati. Con un obiettivo: «clonare» quelli più innovativi e creare linee guida. Lavorando con il ministero dell'Innovazione tecnologica e le regioni.

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Molti i vantaggi: in un unico file elettronico ci saranno tutte le informazioni cliniche e i referti dei cittadini, la cui privacy è garantita con schermature a firma elettronica e trasmissioni crittografate che mettono al sicuro da eventuali violazioni. Una tac, per fare un esempio, potrà essere inviata da un luogo remoto a un centro specializzato nel ricevere diagnosi a distanza. In Veneto, grazie al programma Escape, da febbraio 2004 a oggi 120 mila cittadini hanno prenotato visite specialistiche e ottenuto risposte via

internet.

Ci si collega, ci si prenota, si riceve un codice con cui, effettuato l'esame, si ottiene una copia del risultato, stampabile dal proprio pc. In un anno e mezzo il 35 per cento dei referti ottenuti in tal

modo ha consentito ai cittadini un risparmio di tempo e denaro (si calcola che la spesa media per ottenere una

prenotazione sia circa 12 euro) e una riduzione dei tempi di attesa. Obiettivo cui punta anche il progetto e-Rmete, al quale

lavorano Toscana, Lombardia, Cnr, Istituto superiore di sanità e altre sette regioni.

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A Milano la società Telbios ha

preparato servizi di telemedicina

innovativi, grazie a tre società:

l'Alenia Spazio ha fornito collegamenti via satellite, la Telecom ha permesso la trasmissione dati su larga banda, la Science Park Raf ha aiutato nella ricerca biomedica.

Sono nati così due progetti: con il primo, Athena, per conto del ministero della Difesa, una lastra o un elettrocardiogramma da un ospedale da campo in Afghanistan o Iraq possono essere analizzati in tempo reale all'ospedale Celio di Roma.

Nel secondo, i detenuti di cinque carceri possono avere un consulto medico e ricevere diagnosi senza spostarsi.

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Ma a colpire di più l'immaginazione sono i dispositivi del San Raffaele di Milano: come il cardiobios, un apparecchio che, applicato al centro del torace, registra le caratteristiche del ritmo cardiaco; queste sono poi trasmesse al medico accostando lo strumento al microfono del telefono. C'è anche la maglietta con sensori che registra patologie respiratorie, circolazione sanguigna o movimenti degli arti, per monitorare a distanza la riabilitazione. Entrambi questi dispositivi fanno parte del programma Home Care: l'ospedale dimette il paziente dotandolo degli apparecchi di telemedicina adeguati alla sua patologia. Così il malato resta in contatto con l'ospedale, che ne segue la convalescenza.

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«Potrebbe essere un'arma vincente per un Paese dove nel 2010 il numero di anziani supererà quello dei giovani e i malati cronici aumenteranno. Questi ultimi saranno curati a casa, lasciando negli ospedali i posti liberi per chi ha malattie acute». Un risparmio notevole, considerato che la media per un posto letto è 700 euro al giorno. «Le politiche sanitarie dovrebbero investire sulle nuove tecnologie: si tradurrebbe in una riduzione dei costi nella sanità e in una migliore assistenza.

Vi è il Progetto Isole, con la trasmissione di immagini diagnostiche e videoteleconsulto fra ospedali della Campania e le Isole. Si può allora immaginare che in

prospettiva, sulla scia di nuove politiche sanitarie, chi soffre di cuore possa essere monitorato ogni giorno. O che avremo

una card con la nostra sequenza genica. «In futuro, informatica medica e bioinformatica si fonderanno e potremo

avere farmaci calibrati per la persona»

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«La rete cardiologica è già operante in 55 unità

coronariche italiane, nell'ambito del progetto

G8 Cardio promosso dagli otto paesi più

industrializzati»

«L'Italia, coordinatrice del progetto, ha fatto da apripista, avviando l'iniziativa con l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri». Scopo: connettere tutte le 225 unità coronariche italiane. «Il G8 Cardio vuole creare una banca dati che permetta ai cardiologi di tutto il mondo di parlare la stessa lingua, per gestire in maniera standardizzata e integrata i dati clinici del paziente» E’ come se dovessimo personalizzare la cura come fosse un abito, decidendone di volta in volta stoffa e modello.

Per i malati di cuore la telemedicina è già realtà perché la cardiologia è la specialità più tecnologica. «La carta elettronica G8 Cardio potrebbe invogliare altre specialità a seguire l'esempio, non più in modo sporadico ma creando una rete. Queste esperienze ora sono a macchia di leopardo»

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La telemedicina è nata nei paesi caratterizzati da

vaste distanze, come l'Australia. Qui potrebbe

servire per monitorare alcune categorie di pazienti riducendo i ricoveri inutili in ospedale e rendendo più veloce la gestione di terapie, dosaggi, diagnosi e interventi. «In Italia quasi tutte le regioni hanno creato o stanno per organizzare reti telematiche, in grado di collegare istituti di cura e aziende sanitarie» In Italia manca però una strategia complessiva: analisi dei bisogni, coordinamento delle sperimentazioni, costi, rimborsi e standard delle prestazioni, nonché responsabilità medico-legali. «Siamo in regola dal punto di vista tecnologico e possiamo adeguarci al piano di sviluppo europeo». L'Italia lo ha dimostrato partecipando a Netlink, progetto comunitario oggi concluso per l'uso della carta elettronica sanitaria: quattro le aziende sanitarie coinvolte (Pinerolo, Imperia, Trento e Bolzano) per un totale di 11 strutture, 130 mila pazienti, 730 medici e 120 operatori. Mentre in Lombardia, regione che ha avviato a Lecco un progetto di smart card, dovrebbe partire tra breve la prima sperimentazione di carta di identità elettronica integrata con la carta sanitaria. L'iniziativa è dei ministeri della Salute e dell'Innovazione tecnologica.

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«Attenzione, però, la telemedicina non deve

cadere a caso su tutti i pazienti, ma

raggiungere solo quelli gravi, più a rischio»

Sono stati presentati a Brescia i risultati di uno studio su 74 persone con scompenso cardiaco dotate a casa di un elettrocardiografo che trasmette il tracciato dal telefono a una centrale. Lì gli infermieri, aiutati da cardiologi, interpretano i dati e organizzano un teleconsulto. «Nei 12 mesi successivi il numero di reospedalizzazioni si è ridotto del 67 per cento» . In modo analogo, un servizio di telemedicina personalizzata consentirà il monitoraggio a distanza dei cardiopatici: il paziente manda per via telematica i propri dati ai medici delle strutture specializzate collegate a un Monitor center.In cinque aziende ospedaliere pubbliche sedi delle autoambulanze attrezzate con rete telematica, centrale di emergenza 118 e unità coronariche cittadine. «In caso di sospetta sindrome coronarica acuta» «si esegue un elettrocardiogramma sul luogo dell'intervento dell'ambulanza; il tracciato è inviato, tramite il 118, in ospedale dove il cardiologo predispone la terapia da somministrare tempestivamente all'arrivo del paziente».

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È una vera rete della salute (rete e-care) il progetto di telemedicina e teleassistenza che Cup2000, Seabo e

Telemedicina Rizzoli hanno realizzato a Bologna. «L'e-care collegherà il cittadino ai servizi fornendo informazioni,

facilitando prenotazioni di esami, ricevimento di referti e assistenza domiciliare. Mettendo in comunicazione

strutture sanitarie, medici di medicina generale, farmacie e centro unico di prenotazione» spiega Giuseppe Sberlati

del Cup2000.

Sempre a Bologna sarà avviato un progetto pilota di televisita messo a punto dalla Mortara Rangoni Europe con la Telecom: il medico (nello studio) si collega in videoconferenza con il paziente

(a casa) e lo visita a distanza.

«Il sistema è pensato per i malati di cuore ma può

essere usato anche per lungodegenti e terminali»

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Da gennaio 20 adulti e 20 bambini diabetici insulinodipendenti sono controllati a casa. Tramite telefono, pc o web-tv i pazienti inviano al medico curante informazioni

sugli effetti della terapia seguita e ricevono eventuali modifiche a questa o alla dieta.

Il servizio è curato dal Consorzio di bioingegneria e informatica medica di Pavia con finanziamenti Ue.

«A breve partirà un servizio per ipertesi che userà un sistema innovativo di computer-telefono tra paziente e medico curante.Il sistema interpreta le risposte del malato e, in base alla storia

clinica e ai farmaci assunti, modifica il dialogo per acquisire dati utili, come pressione, peso e stile di vita».

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Secondo l'Associazione italiana di telemedicina e informatica medica, il futuro è nelle neuroscienze «perché la popolazione invecchia e vuole invecchiare meglio.

In Italia il 24 per cento delle persone hanno più di 60 anni e molte patologie neurologiche sono legate all'età» precisa. Da qui l'idea di creare il portale Neuroweb con accesso a vari siti su malattie neurologiche. «È un progetto a cui partecipano Regione Lombardia, Istituto neurologico Besta, istituto di tecnologie biomediche Cnr, università di Milano-Bicocca e Istituto Mario Negri. Sarà pronto entro un anno».

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TELEDIAGNOSI: La nuova tecnica e' stata messa a

punto nell'universita' di Trento, in collaborazione con quella di Udine.

Un microscopio collegato ad una telecamera digitale riceve in tempo reale le immagini di un tessuto prelevato da un paziente che si trova a centinaia di chilometri di

distanza: sono stati analizzati cosi', a Trieste, i campioni prelevati da un paziente che era stato operato a Genova, nel primo esperimento italiano di telediagnosi. La

nuova tecnica e' stata messa a punto nell'universita' di Trento, in collaborazione con quella di Udine. La tecnica e' stata utilizzata finora tra gli ospedali del Trentino, per la diagnosi di pazienti che, dopo il trapianto, presentano sintomi sospetti di rigetto. dagli

ospedali periferici le immagini dei campioni sono inviate a Trento, dove vengono analizzate nel laboratorio. ''In futuro i campi di applicazione potrebbero essere molto

vasti''. La telepatologia, ad esempio, puo' fornire un aiuto immediato nella selezione dei casi sospetti della Sindrome acuta respiratoria severa (Sars): ''l'esame dei tessuti

al microscopio ottico permette di distinguere rapidamente la polmonite atipica da quella tradizionale''. Presto emergenze mondiali, come la Sars, potranno essere

affrontate mettendo in campo i migliori esperti, in qualsiasi parte del mondo essi si trovino. Tutto cio' che serve per collegare due centri sono linee di trasmissione dati, un microscopio con una telecamera, e un la presenza di un patologo esperto in entrambe le postazioni. L'esame dura solo due minuti in piu' rispetto a quelli eseguiti in sede e la

concordanza diagnostica e' risultata identica.  

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 . Le tecnologie di trasmissione ormai sono le più istantanee

e sofisticate, non certo solo all 'interno di una provincia

ma fra un continente e l'altro. Ormai non c'è intervento

chirurgico importante che non venga. preceduto da un

consulto via Internet fra i principali centri mondiali

specializzati in questa o quella terapia. Alcuni ospedali

americani hanno addirittura applicato la telemedicina ad una forma estrema di outsourcing Succede che in un qualche grosso ospedale ci si ritrovi a fine giornata con una gran quantita di esami, analisi, radiologie, effettuate nei vari reparti ma che non c'è stato il tempo di elaborare e "refertare".Allora, appunto a fine giornata' queste vengono trasferite via rete in INDIA, dove ci sono alcuni centri sanitari d'eccellenza che lavorano a pieno regime, per il gioco dei fusi orari, oltre che a costi ovviamente molto competitivi, mentre in America è notte. La preparazione dei medici è ritenuta accettabile, la lingua è l'inglese e così gli indiani lavorano, refertano e riversano all'ospedale Usa il loro "prodotto" prima dell'alba, così gli americani all'arrivo al mattino si trovano il lavoro fatto. «E’ indubbio che qualche problema di privacy questa procedura lo comporta», riflette il professor Chiesa. «Da noi non credo che ci arriveremo,e il controllo dei database e della correttezza della loro gestione rimane una priorità».

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Condividere in rete la cartella clinica dei pazienti, inviare via e-mail una radiografia, farsi controllare l'elettrocardiogramma dal cardiologo stando a casa, inviare messaggi sms di soccorso in presenza di incidenti: sono solo alcune delle applicazioni della telemedicina che tende a superare le distanze tra medico e cittadino riducendo di molto i tempi del soccorso e i costi per pazienti e strutture sanitarie. La diffusione dei servizi telematici è però ancora molto disomogenea e in quasi tutti i casi rimane legata al telesoccorso. Le strutture italiane all'avanguardia nei progetti di telemedicina si contano comunque ancora sulle dita di una mano: il San Raffaele di Milano, l'Ospedale Rizzoli di Bologna, il Bambin Gesù di Roma, l'Istituto Dermatologico dell'Immacolata (IDI) e il San Camillo di Roma.

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  Al San Raffaele già nel 1996 è stato costituito un Consorzio con la Società Telbios partecipata da Alenia Spazio per l'uso delle comunicazioni satellitari e l'Ospedale Militare del Celio per la teleassistenza dei militari nelle zone di guerra della Bosnia. Quella prima esperienza si è poi trasformata in un trampolino di lancio per molti altri esperimenti: oggi è possibile assistere le truppe italiane impegnate in Cossovo e Albania inviando analisi schermografiche come tac, risonanze magnetiche e raggi x che vengono, attraverso il satellite, direttamente dirottate all'Ospedale Militare del Celio

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I campi d’azione. I dispositivi di telemedicina prodotti in Italia, comprendono un ampio spettro di applicazione:

cardiologia (scompenso cardiaco), ortopedia e riabilitazione, disfunzioni respiratorie, dialisi, diabete,

neoplasie, malattie infettive gravi, e trovano applicazione su pazienti in attesa di trapianto, lungodegenti, malati

terminali, ginecologia (monitoraggio durante la gravidanza), nonché assistenza domiciliare agli anziani.

Stage in ospedale e formazione a distanza, con l'aiuto di web e pc, per raggiungere tutta Italia senza muoversi dalla propria azienda sanitaria. Questo il futuro della formazione per gli operatori sanitari italiani

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Ma in questo mondo alla Orwell, sia pure a fin di bene, non sarà penalizzata la relazione medico-paziente, che invece andrebbe rafforzata? «Paradossalmente, il rapporto è più frequente perché controllo e monitoraggio avvengono più spesso. Un rapporto non personale eppure umano. Non solo: la telemedicina consente contatti che finora non erano possibili»

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Grazie per l’attenzione